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12 ottobre della Scoperta dell’America: Chiusanico rivendica i Natali di Cristoforo Colombo

di Redazione Riviera24.it – 11 Ottobre 2006 – 22:00

Chiusanico ne rivendica i natali, stando ai documenti non è seconda a nessuno, per cui ognuno può scegliersi la sua teoria, senza star lìa litigare) illustre suo piazzista (del moscatello), cui lo scrivente disegnò già un annullo postale per il XXIII Festival dello Stoccafisso, inserendolo nelle Celebrazioni Columbiane del 1992. Nell’annullo postale faceva bella mostra la famosa “Caravella Bacallea” al comando della quale Cristoforo Colombo faceva il commerciante part-time di stocche (stoccafisso). Che il “ponentino” Christofforus de Columbo filius Dominici fosse commerciante di stocche tra la Bretagna e la Spagna èancora da dimostrare, secondo i pareri degli addetti ai lavori. Come diciamo noi, “sa passa a l’è bona!”. Invece sappiamo per certo, documenti alla mano, che Cristoforo Colombo era commerciante di “Moscatello di Tagia”. Il 31 ottobre 1470 fu rogato dal notaio Nicola Raggio di Genova, conservato nell’Archivio Notarile di Stato di Genova (Filza 2, a.1470, N-905 e pubblicato da Marcello Staglieno nel 1887 sul “Giornale Ligustico d’Archeologia, Storia e Letteratura anno XIV, Genova”. In detto atto Cristoforo Colombo dichiarasi debitore di lire 48, soldi 13 e denari 6 di moneta di Genova, che obbligasi a pagare entro un anno a favore di un Pietro Belesio di Porto Maurizio per il resto di vini dal Belesio provvisti a lui e a suo padre (Pro resto a favore eidem Chistofforo et dicto Dominico venditorum et consegnatorum per dietimi petrum.) A Porto Maurizio come a e nel Medio Evo v’era grand’esportazione di vini; una domanda ci assale: che tipo di vini si produceva? Facile, basta leggere gli Statuti Portorini dove era assolutamente obbligatorio che il 20 per cento delle barbatelle di una vigna fossero di moscatello di Taggia, pena pesantissime multe. E, ancora, per il Cinquecento conosciamo il giudizio di un sommelier di tutto rispetto: Sante Lancerio, “bottigliere” al seguito di Papa Paolo III Farnese nel viaggio di ritorno da Nizza a Roma, quando nel 1538 s’incontrò in Oneglia con l’imperatore Carlo V e il principe Andrea Doria. “Tali vini sono molto buoni – ebbe a scriverne – et un dilicato bere massime la state. Sono di una terra detta Taglia, dove fa buono il moscatello…” Tre anni fa il comune di Taggia, a Villa Boselli, ha indetto un importante Convegno sul Moscatello di Taggia. L’idea far risorgere a nuova vita il “Moscatello di Taggia” di cui si è quasi perduto il vitigno è un’idea da valorizzare al massimo. Come mai il vitigno del Moscatello di Taggia, coltivato da Monaco a si è perso? Bisogna sempre, quando si parla di Taggia, , Sanremo distinguere il comune attuale dai confini antichi che corrispondevano alla Podestaria, cioè erano delle piccole provincie che la Repubblica di Genova aveva diviso il suo territorio. La Podesteria di Sanremo comprendeva Sanremo, , , Coldirodi, Poggio. La Podesteria di Triora comprendeva: Baiardo, , Montalto, e Triora. La Podesteria di Taggia comprendeva, Bussana, , , Riva, , Santo Stefano. Tutto quello che era fatto nell’ambito della Podesteria veniva attribuito alla città referente. Dunque dire che il Moscatello di Taggia era di Taggia è una limitazione storica inesatta, produceva più moscatello Bussana o Pompeiana e Riva e Terzorio e Porto Maurizio, a ponente di Taggia abbiamo il moscatello anche a , vedere se anche negli Otto

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Luoghi si coltivava il moscatello e a Sanremo? Sarebbe bello che tutti questi paesi si consociassero per la valorizzazione del Moscatello di Taggia. Altrimenti come facevano ad esportarlo in tutto il mondo? Stando a recenti documenti le prime notizie che parlano di moscatello è nella grangia o priorato San Martino di Mentone Cristoforo Colombo venditore di Moscatello. Il moscatello scomparve, stando al manoscritto Zunini, (parroco di Pompeiana) “per la venuta del critogamo, i più ubertosi vigneti furono abbandonati e nei terreni furono impiantati alberi d’ulivo (l’albero della fame)”. Pompeiana, per lo scrivente, è il centro del Moscatello di Taggia, tanto è vero che il calo della popolazione fu di un terzo, voleva dire che il moscatello rendeva benissimo! Furono censiti 1200 abitanti nel 1850, dopo “la venuta del critogamo” nel 1889 furono censite 800 anime. Quattrocento persone fanno notizia. Tutto questo per togliere i soliti “Ipse dixit” ed avere una giusta panoramica degli “accadimenti” che andiamo a narrare. Fino a quando non mi sono interessato al “Corteo Storico di Taggia non sapevo chi era Sante Lancerio. Potremmo dire che nel XVI secolo è paragonabile all’attuale Veronelli. Nel suo libro, che si legge in una sola “gue” (sorso) dal titolo “I vini d’Italia giudicati da P. Paolo III e del suo bottigliere Sante Lancerio” così si giudicano i vini della : “Il vino di Riviera viene da più luoghi della Riviera di Genova. Tali vini sono molto buoni et un dilicato bere massime la state (estate). Ma per la loro delicatezza spesso, et bene presto levati di barca, si fanno forti. Sono di una terra detta Taglia, dove fa buono il moscatello… Sono bianchi et rossi, ma meglio li bianchi…”. Del “Razzese” (l’attuale nostro Rossese, che v’・chi fa derivare da roccese, “vino di roccia”, per l’appunto) “… Sua Santità non beveva, ma alcuna volta alle gran tramontane faceva zuppa, ovvero, alla stagione del fico buono, mangiatolo mondo et inzuccherato, gli beveva sopra di tale vino, massime del dolce et amabile, et diceva essere gran nodrimento (nutrimento) alli vecchi”.

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