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14705114.Pdf View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk brought to you by CORE provided by Electronic Thesis and Dissertation Archive - Università di Pisa 1. Introduzione Saper scegliere un allocutivo adatto per rivolgersi al proprio interlocutore è molto importante per una comunicazione riuscita sia dal punto di vista della chiarezza del messaggio sia da quello dell'adeguatezza pragmatica1. L'importanza dell'allocuzione è direttamente proporzionale alla sua problematicità, non solo per parlanti non-nativi 2, ma anche per quelli madrelingua. In quanto rispecchiano i rapporti interpersonali e più generalmente le strutture sociali di una data comunità di parlanti, gli allocutivi subiscono cambiamenti e variazione nel tempo e secondo il luogo in cui avviene la comunicazione. Oltre agli aspetti diacronici e diatopici, nell'allocuzione entrano in gioco anche fattori diastratici, come l'età, il back round sociale e l'istruzione dei parlanti; quelli diafasici in base alla situazione comunicativa, per esempio la sua maggiore o minore formalità o gli usi linguistici legati a determinati ambiti professionali; e ancora quelli diamesici in base al canale comunicativo dallo scritto al parlato attraverso i gradi intermedi. Decisivi nella scelta di un allocutivo, inoltre, sono aspetti come il rispetto e la confidenza interpersonale e altri fattori dovuti alla gerarchia sociale difficilmente quantificabili. L’obiettivo di questa tesi di laurea è analizzare il sistema allocutivo dell'italiano in un corpus cinematografico. Sono presi in esame sia i pronomi allocutivi tu, voi, lei sia i vocativi – nomi, cognomi, titoli e altre forme nominali – e i saluti che li accompagnano. L'attenzione è posta su come e in quale misura l'interazione delle forme allocutive rifletta i rapporti interpersonali dei personaggi e i cambiamenti in essi. Le coordinate sociolinguistiche di base – diacroniche e diatopiche – sono stabilite da un corpus di 15 film contemporanei (usciti nel 1998-2007) in cui si mira a una distribuzione regionale equilibrata nonostante la prevalente ambientazione romana. Tenendo presente sempre la natura diamesicamente intermedia della lingua trasmessa sono esaminati di volta in volta le variabili diastratiche e diafasiche di ciascun esempio riportato: l'identikit demografico dei personaggi e le caratteristiche della rispettiva situazione comunicativa. Il sistema allocutivo italiano merita di essere studiato sia per la peculiarità del sistema tripartito tu/voi/lei e le vicende storiche a esso collegate sia per la scarsità degli 1 Lakoff (1973: 292-3). 2 Le difficoltà di apprendimento di parlanti francofoni davanti all'allocutivo reverenziale lei italiano sono state descritte da Scarpa (2003). 1 studi specifici della situazione attuale. Se gli studi di Laura Benigni ed Elizabeth Bates sulla pragmatica dei pronomi allocutivi italiani risalgono a metà degli anni '703 e la Grammaire critique de l’italien di Jacqueline Brunet, uno dei volumi della quale è dedicato agli allocutivi, al 19874, ormai sono passati quasi 20 anni anche dalla pubblicazione della Grande grammatica italiana di consultazione, che comprende i contributi di Lorenzo Renzi e Marco Mazzoleni5 sulla deissi sociale e sul vocativo. Nel Duemila gli studi sul sistema allocutivo dell'italiano si limitano quasi esclusivamente ad alcuni contributi in conferenze, come quelli di Jacqueline Brunet e Laura Scarpa sull'italiano al convegno organizzato dall'Istituto Cervantes di Parigi nel 20036, e gli articoli in uscita miei, di Elina Suomela-Härmä e Ciro Imperato all'interno del progetto di ricerca Deissi sociale: le forme allocutive come spia di cambiamenti sociali dell'Università di Helsinki7. Come osserva Luca Serianti in un suo consuntivo relativamente recente: alla sua nascita l'italiano, “come altre lingue romanze, disponeva di un sistema bipartito, imperniato sull’asse tu/voi. Il lei si è diffuso nelle cancellerie e nelle corti del Rinascimento ed è stato rafforzato, in séguito, dal modello spagnolo. Per alcuni secoli – diciamo dal Cinquecento al pieno Novecento – la nostra lingua disponeva dunque di un sistema tripartito: tu/voi/lei.”8 Oltre a questa ricchezza di forme – attestata anche nella letteratura nazionale dei secoli passati9 – la storia del sistema allocutivo dell'italiano ha visto anche l'episodio del tutto particolare dell'abolizione del lei nell'epoca fascista. Se in passato l’uso degli allocutivi era meno stabile di adesso e condizionato dai forti squilibri nella posizione sociale degli interlocutori, oggi la distribuzione degli allocutivi sembrerebbe più fissa dal punto di vista sociale. Sintetizza Serianti: “1) ci si dà del tu o del lei reciprocamente, senza tener conto (per fortuna!) di eventuali differenze di condizione o di cultura; 2) se si decide di comune accordo di variare il sistema allocutivo la variazione può consistere solo nel passaggio dal lei al tu; 3) un rapporto dissimmetrico è ammesso solo tra un adulto e un ragazzo (un quindicenne darà del lei a un adulto sconosciuto, ma si sentirebbe a disagio se questi lo ricambiasse con un altro lei e non col tu; anche in questo caso la variazione potrà consistere solo nell’estensione 3 Bates – Benigni (1975); Benigni – Bates (1977). 4 Brunet (1987). 5 Mazzoleni (1995); Renzi (1995). 6 Brunet (2003); Scarpa (2003) negli atti del convegno Pronombres de segunda persona y formas de tratamiento en las lenguas de Europa. 7 Ala-Risku (in stampa); Imperato (in stampa); Suomela-Härmä (in stampa). 8 Serianni (2000: 7). 9 Romano (2011: 31). 2 bidirezionale del tu).”10 Questo prontuario dà alcune linee guida molto utili, ma l'immagine del sistema allocutivo dell'italiano che ne emerge è fortemente semplificata e non dà conto di alcuni fattori importanti. Come vedremo più avanti, anche se la società occidentale moderna è guidata dagli ideali di democrazia e uguaglianza, ciò non toglie il fatto che c'è sempre chi ha più potere (sociale, politico o economico) degli altri. Il potere – accanto alla solidarietà – è uno dei due fattori fondamentali su cui si basa la teoria di Power and solidarity semantics di Roger Brown and Albert Gilman, una pietra miliare per lo studio degli allocutivi. I due studiosi statunitensi osservano nel loro articolo, pubblicato nel 1960, come un rapporto di potere sia per sua natura intrinseca non reciproco, perché due persone non possono avere la stessa quantità di potere in un determinato ambito. 11 Sebbene la classe sociale come un tratto distintivo di un parlante sia diventata (o stia diventando) anacronistica per via della maggiore mobilità sociale, ugualmente importanti sono le differenze nel grado di istruzione e nella posizione economica, ben percettibili oggi (quindi non solo il fattore costituito dall'età). E sebbene da tempo si segnali il diffondersi sempre più largo degli usi allocutivi simmetrici e della confidenzialità reciproca espressa dal tu in italiano12, questa tendenza non tiene conto dell'uso delle forme nominali. Basti pensare alla cosiddetta forma intermedia lei + nome riscontrabile nell'uso reale per esempio nell'ambito universitario dove lo riceve spesso lo studente che a sua volta si rivolge al docente con lei + professore. Il pronome è reciproco ma il rapporto è tutt'altro che simmetrico. Dunque semmai sono cambiati i modi per riflettere i rapporti di potere nella lingua o i criteri su cui si basano, ma non i rapporti di per sé. Va ricordato, inoltre, che gli allocutivi non sono utilizzati solo per esprimere i ruoli in qualche modo stabili e istituzionalizzati dei parlanti, dovuti a criteri esterni di ruolo o posizione, ma anche per riflettere sentimenti individuali di vicinanza o distanza e cambiamenti in essi tra due persone. Quindi, anche se il galateo di norma non prevede che il passaggio di avvicinamento dal lei al tu, esso può essere utilizzato per esplicitare ben altre emozioni e non è escluso neanche il passaggio inverso dal tu al lei. In realtà l'uso degli allocutivi riflette una varietà molto più sfaccettata di una semplice scelta binaria tu/lei e permette al parlante di esprimere un repertorio variegato di atteggiamenti nei confronti dell'interlocutore. Di questo repertorio fa parte anche il voi, il cui uso non 10 Serianni (2000: 7). 11 Brown – Gilman (1960: 255). 12 Bates e Benigni (1975: 287); Bazzanella (2005: 145). 3 è scomparso pur essendo limitato a determinati usi in determinati luoghi. Nel capitolo che segue sono discussi prima gli studi precedenti considerati più rilevanti sulla deissi personale, la cortesia verbale e l'allocuzione in generale e poi quelli sull'evoluzione storica degli allocutivi italiani e la descrizione dell'attuale sistema allocutivo dell'italiano. Sono tenute in debita considerazione anche le caratteristiche della lingua filmica. Nel terzo capitolo sono descritti i 15 film che compongono il corpus del presente lavoro prima di procedere all'analisi. Gli esempi riportati nell'analisi dei dialoghi sono classificati secondo una divisione in items allocutivi stabili e in allocutivi mutevoli, ovvero, da una parte, gli usi allocutivi che rispecchiano rapporti interpersonali stabili e, dall'altra, quelli che riguardano situazioni comunicative in cui il rapporto dei personaggi e con esso la scelta dell'allocutivo cambia in un certo qual modo. Nella prima categoria sono descritti i diversi contesti comunicativi, dai rapporti di famiglia, di amicizia o d'amore alle situazioni lavorative e agli incontri con gli sconosciuti. Nella seconda, invece, sono esaminati i casi di passaggio da un allocutivo all'altro, l'oscillazione tra gli allocutivi
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