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EVELI NA BOREA

ROMA 1565-1578: INTORNO A CORNELIS CORT

Notoriament6 nel suo soggiorno italiano Cornelis la composizione gigantesca di misurarsi con difficoltà Con operò a Venezia, Firenze, Roma, fra il 1565 e il assai diverse da quelle sino ad allora affrontate dai va­ 1578, anno di morte. Non ci sono ombre sulle sue at­ ri Vico, Fagiuoli, Bonasone, Beatrizet, dediti a ripro­ tività in quel periodo, le stampe da lui prodotte in durre i piccoli disegni cJi Perin del Vaga e Francesco quel tempo sono quasi tutte datate e il benemerito Salviati, o, in ogni caso, a tradurre in forma grafi ca, Bierens de Haan che le ha catalogate ne ha indicato come base per le incisioni, dipinti di dimensioni nor­ tlllte le connessioni con i modelli pittorici e grafi ci da mali. Fu allora che ne lle stamperie nacque l'idea di far cui derivano, con gli stampatori, nonché Le ristampe e comporre delle suites di stampe non assimilabili alle le copie che se ne trassero, a dimostrazione della for­ pagine di un libro, ciò che si faceva comunemente - a tu na ottenuta dal Cort stesso nel suo paese, in Italia e cominciare da Durer - , bensì come tasselli di forma in generale.'> irregolare rispecchianti singole parti della composizio­ ella recente mostra di Rotterdam il Sellink ha rag­ ne, numerati, da montarsi su tavole di legno per rico­ gruppato a parte un'antologia delle stampe italiane stituire l'immagine intera del 'Giudizio Universale' ed del Con , e pur mantenendo il criterio del raggruppa­ eventualmente di tutta la volta della Cappella Sistina. mento per soggetti, ha reso più evidente rispetto al ca­ A ciò si adeguarono Giorgio Ghisi Mantovano e Nic­ talogo del Bierens, nel quale le stampe sono cataloga­ colò della Casa lorenese, con esiti diversi, ma egual­ Le mischiandosi indifferentemente quelle del periodo mente apprezzabili per il 'Giudizio Universale'. Alla fia mmingo e quell e de l ~pe ri odo italiano, la capacità volta invece si dedicarono in molti, ma trascrivendo straordin aria del Cort di aderire allo stile dei diversi solo dei particolari della complessa decorazione: lo piltari italiani di cui si incarica di trascrivere nel rame stesso Ghisi, Enea Vico, Bonasone, Beatrizet, Adamo le invenzioni.2l Scultori, Bonasone e Beatrizet, e inoltre Michele Luc­ È ben nota la situazione della pittul·a in Italia in quel chese, riprodussero in formato piccolissimo anche il periodo, con Tiziano ancora vivo e Paolo Veronese e 'Giudizio Universale', compiendo prodigi di miniatu­ f inooretro già all'opera da tempo a Venezia, e Jacopo rizzazione. 3) Bassano nell'area veneta, mentre in quella lombarda si I.: effeno Cappella Sistina comportò un in teressa­ di tinguevano i Campi; Giorgio Vasari licenziava le sue mento generale degli incisori per tutta l'opera miche­ Vile nel 1568, seguitando a operare come pittore tra langiol esca, comprese le sculture, un interessamento Fi renze e Roma; Federico Barocci dal suo ritiro m·bina­ che perdurò dopo la morte del Buonarroti. Fra il 1565 te inviava quadri in vari luoghi dell'Italia centrale e e il 1570 Dominique Lampson inviò da Liegi tre lette­ anche a Roma; il bresciano emer­ re ad amici italiani, Vasari, Tiziano, Clovio, ben note gente nella Roma di Gregorio XIII dava ombra a Fe­ agli studiosi di quegli artisti, ma che meriterebbero derico Zuccari marchigiano, che dopo la morte del un'edizione unitaria commentata in quanto documen­ fratello Taddeo, avvenuta nel 1566, stentava ad attri­ ti fondamentali per la storia dell'incisione riprodutti­ buirsi a Roma un ruolo di primo piano; mentre nel Vi­ va, non solo in relazione a Cornelis Con, che in due di tcreame di Napoli spiccava come protagonista il senese esse, quella a Tiziano e quella a Giulio Clovio, è parti­ ~ !a rco Pino. colarmente menzionato.~ > 1 on è invece chiaro, se non per episodi singoli non Quell'uomo coltissimo conosceva e apprezzava Le correlati tra loro, quale fosse lo stato dell'incisione ri­ stampe riproduttive come forse nessuno all'epoca sua, produttiva in quello stesso periodo in cui il Cort disce­ neanche Vasari, che pure ne tratta con grande impe­ -;o d'oltralpe decise di vivere tra Venezia e Roma. Si gno nel capitolo del suo libro dedicato a Marcantonio hanno notizie a riguardo di chi operava a Venezia, a e agli altri intagliatori; ma egli nutriva dei pregiudizi \erona, a , e soprattutto, a Roma- altri cen­ al riguardo, come mi sono provata a sottolineare in al­ u·i consistenti per quella attività particolare non ve n'e­ tra occasione.5l I due però erano d'accordo nel ricono­ rano -, ma resta vaga la conoscenza dello svolgimen­ scere il malcostume che si era prodotto in Italia intor­ to dei fatti dell'incisione intrecciati con quelli della no alle opere michelangio lesche, e usano frasi assai piltura e de!Ja cultura artistica in generale. aspre, che si fanno l'eco a distanza, per giudicare le Farò il punto da quell'evento, la scoperta al pubblico stampe tratte da esse. I famosi innominati «intagliato­ del 'Giudizio Universale' di Michelangelo nella Cap­ ruzzi da tre quattrini», così menzionati da Lampson, pella Sistin a, che nel 1541 aveva segnato l'inizio di sono gli stessi personaggi che il Vasari sbriga con di­ una nuova epoca per la storia dell'incisione riprodutti­ sprezzo, dicendo, in relazione a Michelangelo, «ch'è va. giacché impose agli incisori risoltisi a ritrarre quel- meglio tacere il loro nome, _6l

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venzioni, dava egli stesso propri disegni relativi ai pro­ pri dipinti perché fossero incisi, e non riconosceva per buone quelle fatte altrimenti.9l Devo accennare al rapporto Cort-T iziano perché anche se esso si svo lge lontano da Roma - e il tema di questo convegno è i Fiarnrninghi a Rorna - costituisce un episodio dell'attività del Cort che si intreccia crono­ logicamente con le vicende romane ed essendo ben documentato getta luce anche sul periodo successivo per quel che attiene il modo di lavorare del fiammin­ go. Il Cort incideva sempre da disegni e, poiché, se­ condo la ben nota testimonianza del Lampson, non era dotato della capacità di tradurre graficamente le pitture, doveva ricorrere a un mediatore, che poteva anche identificarsi con lo stesso autore delle pitture­ per esempio, Tiziano - oppure con altri, una terza persona, che possedesse quella dote. IO) Molti altri incisori in quel tempo si trovavano nella stessa difficoltà del Cort di fronte all a richiesta di stampe da pitture, che per altro stava allora sopravan­ zando quella di stampe da disegni originali . Dopo lo scoprimento del 'Giudizio Universale' e gli effetti di vario genere che la colossale pittura murale produsse, si creò in certe fasce di pubblico colto, incita­ to dagli editori di stampe che avevano fornito le prime immagini di quella e di altre opere di Michelangelo, un'attesa particolare per le stampe tratte dai dipinti, quelle che si vedevano nelle chiese e nei palazzi, alla portata d'occhio come i resti di Roma antica che face­ vano parte del paesaggio urbano e che da tempo costi­ tuivano materia per ottimi affari da parte dei vari Sala­ manca e Lafrery.ll)

l -ROMA, ISTITUTO NAZIONALE PER LA GRAFICA Ma il compito di tradurre graficamente e in scala GABI ETTO DELLE STAMPE minore un dipinto non era affatto facile, ci si era pro­ G!AJ'\J BATTISTA CAVALIERI: DEPOSIZIO E, 1566 vato Giorgio Ghisi, presumibilmente da suoi propri di­ (DA DANIELE DA VO LTERRA) segni, non solo con il 'Giudizio Universale' nella Cap­ pella Sistina e molti particolari della volta della stessa, ma anche con la 'Scuola d'Atene' e la 'Disputa del Sa­ Ma il Vasari, sparito dalla scena italiana il Ghisi - cramento' nella stanza della Segnatura. Egli stesso, do­ trasferitosi oltralpe nel 1550 -, allontanatosi da Ro­ po tanta prova, preferì dedicarsi alla riproduzione di ma, e poi morto nel 1567, Enea Vico, morto nel 1561 disegni, quanti poté trovarne originali , di Giuli o Ro­ Gian Battista Franco, morto anche il Beatrizet, presu­ mano, che abbondavano, di Luca Penni, appena dece­ mibilmente nel 1566 all'incirca, di incisori dediti alla duto in Francia, del Bertano mantovano, di Teodoro riproduzione delle pitture in Italia non ne vedeva, fatta suo fratello. Solo occasionalmente, sul finir della vita, eccezione per Gian Battista Cavalieri, che gli sembrava riprodusse una pala d'altare, il 'Riposo durante la fuga promettente. E incisori validi scarseggiavano anche a in Egitto' di Giulio Campi, in una chiesa di Milano, e Venezia, quando raccomandato dal Lampson a liziano un quadretto con una 'Madonna col Bambino e Santa vi giunse il Cort. Intorno al grande maestro, oltre Nic­ Caterina' di Correggio.l2) colò Boldrini, uno degli ultimi silografi cresciuti nella A Roma, verso il 1565, cominciò a presentarsi come sua ombra, si aggiravano intagliatori in rame veneti di riproduttore di pitture il già ricordato Gian Battista buon mestiere, ma in fase di esaurimento, come Giulio Cavalieri, che avrebbe operato sino alla fine del seco­ Sanuto, Giulio Fontana e anche il dalmata Martino Ro­ lo. Le sue stampe dagli affreschi della Cappella Paoli­ ta, che prese il posto del Cort vicino a Tiziano, nel na e dai dipinti di Daniele appena deceduto (fig. 1), 1568-1569, imitandone la maniera e copiandone stam­ sono citate dal Vasari, ch'è avarissimo nelle sue men­ pe_?) Da Bologna si affacciava sulla laguna anche Giulio zioni di incisori viventi, e ciò sorprende perché il Ca­ Bonasone, che nel 1563 pubblicava quattro stampe con valieri non appare all 'altezza di quel Ghisi e di quel l'invenit di Tiziano; ma non si conoscono le circostanze Beatrizet che si meritano altrettanta menzione vasaria­ in cui si attuò il rapporto con liziano,Bl il quale come si na; mentre si comprende che il Bartsch non l'abbia induce dai documenti disponibili, sovrintendeva perso­ fatto oggetto di trattazione nel suo Le peintre grave'tf'r, nalmente all 'esecuzione delle stampe tratte da sue in- data la mediocrità del suo intaglio e delle sue capacità

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2- ROMA, l T TTUTO NAZIO ALE PER LA GRAFICA, CAB I NETro DELLE TAMPE GLA BATTISTA CAVALIER I: RITROVAMENTO DELLA VERA CROCE, 1569 (DA LlVIO AG RE T !)

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l' architettura si fa riconoscere per l'epoca cui appartie­ ne. Egli copiava altresì stampe altrui, come la 'Strage degli innocenti' di Marco Dente da Baccio Bandinelli, o la 'Adorazione dei pastori' del Ghisi dal Bronzino _1 3) Verso il 1566 aveva cominciato a riprodurre dipinti anche Mario Cartaro viterbese, poi affermatosi come cartografo. 14l Egli introduce nell'interesse dell'incisio­ ne un altro autore celebre morto dal 154 7, il venezia­ no Sebastiano del Piombo, divulgando in stampa la 'Pietà' in San Francesco a Viterbo, dipinta mezzo seco­ lo addietro, di cui si diceva che i disegni preparatorii fossero di Michelangelo; e infatti il rame reca !'invenit più prestigioso del fiorentino ifìg. 3).1 5) Sempre nel 1566, all'arrivo a Roma del Cort, un al­ tro incisore di qualche nome, Adamo Scultori manto­ vano, data la stampa dalla 'Pietà' di Michelangelo in San Pietro, situando il gruppo marmoreo in un pae­ saggio: il che non è cosa nuova; ma questo rame po­ trebbe essere più antico, poiché se ne conosce uno sta­ to privo di data.l 6) Quell'anno a Roma il Cort poté incontrare anche il connazionale Philippe Soye che, oltre Michelangelo, toccò anche Federico Zuccari e Clovio, preferendo quindi dedicarsi ai ritratti dei papi per illustrare l'ope­ ra di Onofrio Panvinio Pontifìcum ... elogia et imagines, pubblicata da Lafrery nel 1568.1 7) Di fatto il NosU"O nei suoi primi tempi a Roma non incontrava concorrenza alcuna, anche perché nel frat­ tempo era morto il Beatrizet, lasciando un vuoto che agli occhi degli artisti committenti di stampe nessuno sul posto poteva colmare.I S) Forse si deve alla circostan­ 3 - PARIGI, BIBLIOTHÈQUE NATIONALE za della scomparsa dell'incisore lorenese, avvenuta, MARJO CARTARO : PIETÀ, 1566 (DA SEBASTIANO DEL PIOMBO) sembra, proprio nel 1566, a indurre Muziano che si era avvalso felicemente della sua opera - al punto che i frutti di quella collaborazione si erano meritati gli elogi interpretative. Resta l'importanza storica di questo in­ sia del Vasari che di Lampson -a sollecitare il trasferi­ cisore, per la molteplicità dei suoi interessi, che noto­ mento da Venezia a Roma del fiammingo. Ma anche il riamente si estesero all'area dell'antiquaria e, più tar­ venticinquenne Federico Zuccari, che probabilmente di, a quella delle tematiche religiose da trattarsi, per aveva conosciuto il Cort a Venezia e che cominciava al­ mandato della Chiesa controriformata, con destinazio­ lora a interessarsi di incisione, a partire da quello stesso ne ai circuiti devozionali. 1566 lo adottò come suo intagliatore di fiducia ifìg. Quando il Cort si stabilisce a Roma, Gian Battista 4), 19l e così il vecchissimo Giulio Clovio, decisosi quasi al Cavalieri incideva con disinvoltura, da disegni presu­ termine della vita a dare diffusione alle sue raffinate in­ mibilmente suoi, sia pitture murali risalenti alla prima venzioni sin ora riservate alla miniatura. 20) metà del secolo di grandi dimensioni come il 'Giudizio Fra Cort e questi artisti si instaurò, io credo, un rap­ Universale' michelangiolesco, o la 'Battaglia di Co­ porto della stessa natura di quello che il nostro aveva stantino' di Giulio Romano, che dipinti contempora­ intrattenuto con Tiziano: era il rapporto che nella sua nei di cui forse il disegno gli veniva fornito dall'autore lettera del 1565 a Vasari il Lampson aveva auspicato stesso, per esempio Livio Agresti ifìg. 2), dipinti che intercorresse d'abitudine tra ogni artista e i suoi inci­ infatti appaiono riflessi in stampe di discreta qualità. sori se si volevano buoni risultati; era il rapporto che Si distinse per un excunus lontano da Roma - se fu Raffaello aveva ricercato, e Michelangelo ricusato, o lui stesso a eseguire i disegni poi incisi nel 1566 -, a perlomeno ignorato: con la conseguenza che il primo Loreto, dove attirava le attenzioni la Santa Casa della aveva ottenuto che si realizzassero da sue invenzioni Madonna con le splendide sculture dovute ad Andrea bellissime stampe, il secondo, al contrario, nessuna Sanscivino, Baccio Bandinelli, e altri toscani. Natural­ con suo mandato e molte a sua insaputa, e moltissime mente il Cavalieri non si preoccupava di connotare in da suoi affreschi, sculture, disegni, indegne di lui. modo differenziato i bassorilievi dei varii autori, né le Scrive il Lampson a proposito della 'Resurrezione statue a tutto tondo nelle nicchie e i putti nei timpani; della figlia dell'Arcisinagogo' del Muziano incisa dal la Santa Casa ne viene fuori come un cofano d'avorio Beatrizet ifìg. 5), lodata anche dal Vasari: << questa mi minutamente istoriato e decorato, che quasi solo dal- pare mirabile [a differenza di altre dello stesso lorene-

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se, che non sempre gli piace] né credo l'abbia potuto Ma gli capitò anche qualche disegno di e p~xa ante­ fare tale et si fatta senza aversi avuto appresso l'inven­ riore, di Polidoro, di Giulio, di Marco Pino. E interes­ tore il quale di continuo l'abbi a indirizzato». E riferen­ sante confrontare la 'Adoraz ione dei pastori' incisa dal dosi ad incisori del suo paese, lodati per «la bella ma­ Cort su disegno del senese (fig. 6) con la stampa con no•• , soggiunge: << il difetto è che questi tal giovani non 'Annunciazione' da invenzione dello stesso Pino pub­ so no condotti e di continuo indirizzati da eccell enti blicata in quel peri odo da Mario Cartaro (fig. 7), per maestri et buon disegnatori come credo facesse quel­ comprendere il divari o di intelli genza critica che sepa­ l'amorevole e cortese Raffaello i suoi>>.2 1) rava i due incisori. 22) A Roma il Cort venne a trovarsi nell e condizioni Il breve allontanamento del Cort da Roma a cavallo ideali , giacché la maggior parte dell e stampe ch'egli vi del 1570 per riavvicinare Tiziano e per adempiere al­ eseguì appaiono essere state reali zzate in accordo con i l'incarico affidatogli dal Granduca Cosimo de' Medici pittori di cui recano I'invenit, i quali erano presenti e a Firenze - ritrarre le tombe monumentali dei suoi poteva no dargli sia disegni originali - come certa­ av i in San Lorenzo _ 23) non impedisce che nel frat­ mente fece Federico Zuccari, suoi propri o del fratello tempo Lafrery pubblicasse sue stampe dagli Zuccari, Taddeo, da poco deceduto - sia disegni d'après, e che tra le quali la famosa 'Annunciazione con i Profeti' dal lo assistevano e avvalendosi di lui ripetutamente nel grande dipinto murale nella chiesa gesuitica oggi non corso di dieci anni gli dimostrarono consenso e stima. più esistente di Santa Maria Annunziata.24>

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5 - ROMA, ISTITUTO NAZIONALE PE R LA GRAFICA, GABIJ E-n -o DELLE STAMPE ICOLAS BEATR IZET: LA FIGLIA DELL.:ARC ISINAGOGO (DA GI ROLAMO MUZLANO)

Quell 'allontanamento da Roma veniva registrato Egli vi auspica che un mecenate si facc ia promotore di con preoccupazione dall 'osservatore Lampso n il quale un'iniziativa senza precedenti, che dovrebbe fa r capo nel 1570 inviava all 'amico Clov io una lettera che per al Cort, per intagliare tutte le eccell enti opere di Roma noi e per la storia dell'in cisione, co ì povera nei suoi << da tutta la Cappe ll a di Mich elangelo .. . a quell e di due primi secoli di supporti documentari che non sia­ Raffae ll o et di Daniello di Volterra ... acciocché poi di no le stampe stesse, costituisce una fo nte primaria. tutte queste stampe si face e un libro .. . il quale libro

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©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo-Bollettino d'Arte potesse correre per tutto il mondo et essere goduto da lunga gestazione, da mediocri disegni di diverse mani qualsivoglia amatore dell'arte et della gloriosa et im­ e con incisioni di un certo Leonardo, accompagnate da mortale memoria et fama delli detti artefici, le opere t es~ i esplicativi dell'erudito Alfonso Chacon.27) delli quali essendo in un sol lu ogo et individue et per­ E un evento di portata storica. Per la prima volta in­ ciò guastandosi di più in più col tempo ... si manter­ fatti un monumento figurato viene riprodotto integral­ rebbono et in certo modo si farebbono immortali ed mente in stampe e con commenti alle singole tavole; e eterne, non solamente rinascendo, ma etiandio in infi­ si tratta di un ciclo figurativo enorme. In ogni caso l'i­ nito moltipli c ~ndosi per quella veramente divina in­ niziativa riguarda l'antiquaria, la storia antica; e l'ano­ ventione e via della stampa».2.5) nimo grande Maestro della Colonna Traiana, la sua Un elogio più appassionato delle stampe raramente originalità, la sua forza espressiva, restano come erano, sarebbe stato pronunciato. Il meraviglioso proposito affidati al marmo. dell 'uomo di Bruges di pubblicare un libro con le im­ A Roma antica dedicava le sue attenzioni l'architetto magini delle principali pitture di Roma (<> ) del Lafrery, e che nel 1575, sulla scia di Jérome Cock, non si sarebbe realizzato, né allora da parte del Cort, né pubblica I Vestigi delle antichità di Roma per Lorenzo mai da parte di nessun altro. Per quei tempi era un pro­ Vaccari, raccolta di quaranta tavole con lunghe scritte getto troppo ambizioso, che presupponeva una unità di esplicative sui monumenti e siti raffigurati.28) intenti inesistente da parte di più forze quali necessarie Precedenza all'arte antiquaria la riserva anche Gian per tanta attuazione, committente, disegnatori, incisori, Battista Cavalieri, l'infaticabile trentina qui già ricorda­ stampatori e i destinatari, infine, i compratori, ossia gli to, che era anche stampatore, il quale con il suo bulino intendenti in grado di apprezzare siffatta pubblicazione, di poche pretese incise quanti più disegni poté, forse che sarebbe dovuta essere tutt'altra cosa dallo Speculum fatti da lui stesso, ritraenti statue antiche viste per Ro­ Rornanae Magnificentiae del Lafrery, raccolta aperta di ma: uscito una prima volta senza data, poco avanti il stampe sciolte di varia epoca e mano, non importa di 1560, il suo Antiquarum Statuarum Urbis Romae Liber chi , con le vedute dei monumenti di Roma, le vedute, P.rimus, consistente in 58 tavole, ha reso benemerito appunto, fissate nel rame da varie angolazioni talvolta questo incisore presso i cultori di antiquaria del tempo in chiave pittoresca, tal altra documentaria, per un pub­ e secoli seguenti: punto di partenza per tutti gli inciso­ blico vario di pellegrini e viandanti, intendenti e no, in ri che avrebbero coltivato quel campo, dal Thomassin giro per la Città Eterna.26) Il Lampson chiedeva un libro al Perrier al Bartoli, fino ai neoclassici.29> Ma il Cavalie­ organizzato e coerente, ad opera di un solo incisore, ri non badava solo alle statue: sono sue le stampe che nelle cui tavole figurassero riprodotte le principali pit­ costituiscono la raccolta Urbis Romae aedificiorum illu­ ture della città, anche le più nascoste come quelle nei strium quae supersunt reliquiae, da disegni di Giovan palazzi vaticani, un libro per intendenti, oggi diremmo Antonio Dosio, uscita nel 1569.30) Forse furono opere per storici dell'arte. Più avanti nel tempo si sarebbe riu­ come queste, che dimostravano la possibilità di realiz­ sciti a realizzare propositi simili in altre città, a Bologna, zare imprese incisorie tematiche programmate con un a Venezia; dove l'incisione riproduttiva della pittura criterio unitario a indurre il Lampson a pensare che si precedentemente aveva fatto poco, ma dove fortissime potesse fare molto di meglio per le pitture moderne. erano la coscienza e la fierezza di una identità culturale Ma alla realizzazione del suo progetto si sarebbe op­ pro pria, quella coscienza e quella fierezza che promove­ posto a Roma un ostacolo ancor più difficilmente su­ vano le opere storiografiche di un Malvasia, di un Ri­ perabile della smania per le antichità. dolfi e di un Boschini. Poco prima del 1570, con incisioni del Soye e anche Roma era troppo grande, le opere d'arte antiche e dello stesso Cavalieri, e con commenti di Onofrio Pan­ moderne non vi si contavano, vi operava gente di tutte vinio, erano uscite le già citate Pontificum Romanorum le nazioni, molti capolavori di Raffaello e di Michelan­ Effigies, successivamente riedite e accresciute più volte, gelo erano già stati riprodotti, anche più volte. Concor­ con titoli diversi, brutte stampe che non mancarono reva no sul luogo stampatori anche di bassa lega miran­ però di avviare il processo di contrapposizione ti al rapido guadagno; dato il prevalere della richiesta dell'iconografia dei papi a quella degli imperatori ro­ per le riproduzioni grafiche delle cose antiche, che mani; effigi, quelle dei papi medievali per lo più fan­ esercitavano una attrazione fortissima in ragione della tastiche; e poi i monumenti sepolcrali dei vari perso­ loro rarità, e anche della novità essendo molte venute naggi e le loro gesta, spesso sintetizzate nelle in luce da poco, oggetto esse stesse di un ingordo mer­ figurazioni di medaglie e monete, avrebbero avuto lar­ cato, costoro erano inclini piuttosto a predisporre rac­ ghissima diffusione nelle tavole incise; predeterminan­ co lte di stampe riproducenti statue e bassorilievi anti­ dosi così, almeno a Roma, la dedizione di incisori e chi , oltre tutto assai più facili a farsi, poiché ciò che stampatori al soddisfacimento delle autorevoli richie­ interessava era ritrarre modelli iconografici, non di sti­ ste della Chiesa controriformata, che avrebbe caratte­ le. Tanto si vede nel volume Historia utriusque belli daci­ rizzato per molti anni a venire la produzione incisoria, ci a Traiano Caesare gesti ... apparso a Roma nel 1576, con conseguente notevole riduzione degli spazi riser­ con 130 tavole riproducenti per intero i rilievi della vati alle stampe liberamente tratte da modelli origina­ Colonna Traiana, a cura di Girolamo Muziano, dopo li dell'arte moderna. Si pensi anche solo alla fioritura

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6- FI RE ZE, FFIZI, GAB INETr O DISEGN I E STAM PE- CORNELIS CORT: ADORAZIO E DEI PASTORl , 1568 (DA MARCO PINO)

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N la fine il Cort non toccò cosa alcuna di Michelan­ gelo pittore, mentre ci riproverà a partire dal 1575, con alcuni particolari della Si tina, Cherubino Nberti, l'unico incisore dedito anche all a riproduzione che nell 'ottavo decennio a Roma costituiva un potenziale concorrente per il Cort. Ma men tre il fi ammingo per­ severava nel coltivare rapporti con artisti viventi dai quali ottenere i disegni e il consenso- derogando so­ lo quando incide nel 1573 la 'Trasfi gurazione' di Raf­ fae llo in San Pi etro in Mon torio, in un momento di ge­ nerale ripresa d i interesse per la pittura del San zio tardo, e poi quando affronta, su disegno del connazio­ nale Speckaert (morto subito dopo) la grande 'Batta­ gli a di Costantino' di Raffaello e Giulio Rom ano (di cui lascerà incompiuto il rame per la sopravvenuta morte) - ,33) , che era anche pittore e ottimo e attivi simo disegnatore di proprie invenzio­ ni oltre che trascrittore nel rame di invenzioni altrui, senza bi sogno di mediatori , rivolgeva le sue attenzioni di incisore preferibilmente su opere pittoriche ri salen­ ti a cinquanta, settanta anni addietro, ridisegnando egli stesso, a partire dal 1571 , testi di Andrea del Sar­ to, Polidoro da Caravaggio, Giulio Romano, e inoltre

<; ('!PF. \'1RGO. SACRVM YERBVM Tlf3! . 11SSVM .A. PATR: ':'' .J D .c ,_.BRI EL ç~b..IL1.. DIXER I T '\ 'E PLf NA

7- FIRENZE, U FFIZI, GABINETTO DISEGN I E STAM PE MARIO CARTARO: ANNUNCIAZIONE, 1571 (DA MARCO PINO) dei Rosarii, ossia illustrazioni dei mi steri dell a Vergine, tema primario di devozione cui si dedicarono anche inci ori affermati come Adamo Scultori : è di quest'ulti­ mo infatti , allora attivo a Roma, il frontespizio di una su ite d i 22 tavole pubblicata nel 1573. 31) on c'era luogo, dunque, non c'era tempo, non c'e­ ra volontà per una sistematica riproduzione delle pit­ ture moderne di Roma; tanto più che il 'Giudizio Uni­ ve rsale' di Michelangelo lo si era visto stampato già più volte - l'ul tima, da , nel 1569 -, e lo stes o cardinal Farnese, di cui il Lampson auspicava il patrocinio per il Cort, aveva avuto «dedicata (... ) una certa stampa del Giudizio (... ) di fi gure piccole all 'inta­ glio di qualche Michele di Lucca o d'un Giulio Bona­ sa ne, la quale opera reca sì poco onore a S. S. ill.ma e R.ma, a Michelangelo et ad esso intagli atore quanto porge poco diletto ai riguardanti ... »; una stampa in cui però, lamenta l'erudito di Bruges, il cardinale ave­ va consentito si inscrivesse il proprio nome come se 8- LONDRA, BRIT ISH MUSEUM per lu i fosse un onore.32) CH ERUBINO ALBERTI: PIETÀ IN UN PAESAGG IO (DA MICHELANGELO)

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9- FIRENZE, UFFlZJ l O- ROMA, ISTITUTO NAZ IONALE PER LA GRAFICA GAB INETTO DISEGNI E STAMPE GABINETTO DI SEGNI E STAM PE CH ERUBINO ALBERTI: LAPIDAZJONE DI SANTO STEFANO, 1574 CHERUB INO ALBERTI: CONVERSIONE DI SAN PAOLO, 1572 (DA ROSSO FJORENTI NO) (DA TADDEO ZUCCARI)

porzioni della volta Sistina di Michelangelo, e la 'Pietà' e grafiche, di questo artista, che concepisce tutto il raf­ di marmo dello stesso ora nel duomo di Firenze. figurabile in termini di ornata e cadenzata eleganza, e È interessante osservare come si comportino diver­ solo raramente si impegna, allora però dimostrando di samente il Cort e l'Alberti di fronte a sculture di Mi­ esserne capace, a riflettere fedelmente lo stile dei testi chela ngelo: il primo r itrae i gruppi all egorici delle figurativi che va incidendo, rinunciando in tal caso alla tombe medicee e quello della Madonna nella Sacrestia propria maniera.35) Ciò avviene sopratutto quando si Nuova di San Lorenzo a Firenze con l'occhio del guar­ rivolge a invenzioni degli Zuccari, artisti ai quali egli dante che si pone ortogonalmente di fronte ai monu­ evidentemente riconosceva un ruolo di protagonisti menti, li registra nella loro concretezza marmorea, con nell'arte del suo tempo. Per esempio, egli riproduceva gli accidenti della luce e dell'ombra naturali; l'altro si­ la pala d'altare di Taddeo in San Marcello al Corso con tua il drammatico viluppo della sua 'Pietà' all'aperto la 'Conversione di San Paolo' (jìg. l O) e anch e dello (jìg. 8), in un paese selvaggio alla maniera di Muziano, stesso la 'Flagellazione' (jìg. 11 ), un particolare del ciclo cosa che certamente non sarebbe piaciuta a Michelan­ di affi"eschi con 'Storie di Cristo' nella Cappella Mattei gelo, come altre consimili date in precedenza per la in Santa Maria della Consolazione, uno dei testi di 'Pietà' in San Pietro da Beatricetto, Bonasone, Adamo punta della maniera italiana verso il 1560.36) Scultori. 34l Agli Zuccari, a partire all'incirca dal 1575, si interes­ Il caso volle che in case private, a Borgo San Sepol­ sava anche Aliprando Caprioli, che venuto da Trento cro, sua patria, e a Perugia, gli capitassero in mano dei si pose sulla scia del Cort, come risulta evidente dalla dimenticati disegni di Rosso Fiorentino, anteriori al stampa con le 'Nozze di Cana' datata 1577, dall'affre­ 1530: ne trasse, fra il 1574 e il 1575, quattro stampe sco di Taddeo in Santa Maria della Consolazione (jìg. che se pur brillano per le idee del Rosso (jìg. 9), tutta­ 12). Senza particolari meriti egli inciderà opere d i via come tutte le stampe dell'Alberti risentono della Clovio, Raffaellino da Reggio, N iccolò Circignani e connotazione stilistica comune a tutte le opere, murali anche di Tiziano, distinguendosi piuttosto per la suite

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'· ~l'An llEIPMA.VI~G I NISCUN S(>LAT ,AffA MF. DEP IC T-V ii'.NlSTABElLISNV PER EXC\isV l' lll ~.flONCOP/\GI\0 - S · R· E· I'I\E SB:, , ,-r_,~ C: t~DS·S IXT I ~ J,.,J.,,..,I'J.,,,or t" · - · ,1~;_~ /\0 t.l.ll LX\C IInn.-•

Il - PA RI GI, BI BLIOTH [QUE NAT I ONAL E- CH ERU BINO ALBERT I: FLAGELLAZIONE, 1574 (DA TADDEO ZUCCARI) con Vita et mimcula Sanctis imi Patris Benedicti, uscita ne, quel centro di nuove invenzioni tanto importante nel 1579 con cinquanta tavole da disegni di Bernardi­ nell 'ultima stagione italiana del manierismo cinquecen­ no Passeri, una delle tante raccolte agiografi che pro­ tesco, si appoggia all'arti ta che in quel luogo appariva mosse dalla Chi esa controriformata.37) il meno toccato dall a modernissima tendenza rappre­ Negli ultimi anni della sua vita Cornelis Cort poté sentata da Marco Pino e da Raffaell ino da Reggio, ca­ incrociarsi a Roma con un altro incisore italiano non ratterizzata da sovraeccitato grafismo, ossia Livio Agre­ secondario, venuto da Mantova ve rso il 1575: una sti ; e anche tra i pittori attivi nella Sala Regia in donna, Dian a Scultori, cresciuta nel culto di Giulio Ro­ Vaticano sceglie il moderato Lorenzo Sabatini,39) rima­ mano sull' esempio del padre Gian Battista, ma ora a nendo nel contempo legato a Muziano, a Clovio e a Fe­ Roma apertas i anche verso l'arte contemporanea, con derico Zuccari, che gli propongono invenzioni solida­ il merito fra gli altri di attirare all e sta mpe Raffaell ino mente ancorate alla tradi zione in cui si riconosce: quella da Reggio (jig. 13). 38) che fa capo a Tiziano per il paesaggio, a Clovio per gli Stranamente il Cort, che ebbe modo di vedere realiz­ ascendenti della tarda scuola raffaell esca, a Federico zata la decorazione pittorica dell 'Oratorio del Gonfalo- ammiccante al l'immaginario allegorico fiammingo.

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12- RO MA, IST IT UTO NAZ IO NALE PER LA GRAFICA, GABINETTO DELLE STAMPE - ALI BRANDO CAJ' RJ O LJ : NOZZ E DI CAN A, 1575 (DA TAD DEO ZUCCARI)

Cort, dopo l'occasione offertagli nel 1568 dal dise­ 15). Le stampe del De Santis, da invenzioni del poco gno di Marco Pino per !"Adorazione dei pastori', non noto e mal studiato aquilano Pompeo Cesura, come si compromette oltre con i divincolamenti formali che pure quelle silografi che a chiaroscuro del misterioso caratterizzano la pittura del filone disceso dal senese, J oannes Gallus, di cui non si conosce la nazione, da cui attingono oltre Raffaellino anche i protagonisti del disegni di Marco Pino, apparivano tra le ultime pro­ cosiddetto manieri smo internazionale; e incidendo nel ve, in Itali a, della tradi zione del bel di segno fin e a se 1573 un compunto 'San Domenico leggente' di Barto­ stesso, da moltiplicarsi in stampe, la tradizione che lomeo S pra n ge 1~ allora a Roma in fase di apprentis age aveva preso avv io con Raffaello, nel suo rapporto con vicino al pittore reggiano,40J non poteva prevedere che Marcantonio, e trionfato co n le invenzioni del Rosso quel suo compatriota avrebbe portato al limite estre­ incise dal Caraglio. 4 1) Esse esprimono l'apice in Italia, mo le grazie e i tormenti dello stile che in Italia cessa­ fra il 1570 e il 1580, del trionfo nell 'incisione di quel­ va di essere vitale proprio con la morte di Raffaellino, la maniera intellettuale, essen zialmente grafi ca, nata nel 1578. dall 'esasperazione di tutti i formali smi estratti dall 'o­ Nel frattempo il Cort conobbe fo rse anche Orazio pera tarda di Raffaello, da quelli dei suoi allievi, da De Santis, ved erne le stampe che anch'esse, nono­ Parmigianino, da Rosso e soprattutto da Mi chelange­ stante della loro fo rtuna non sia risul tanza nell e fonti, lo, nell a quale Corneli s Cort, che aveva assaporato a dovettero essere guardate con interesse proprio dall o sazietà, evidentemente, il romanismo di. Heemskerck Spranger e da i suoi fu turi incisori nordici (jìgg . 14 e e di Floris, non si riconosceva più: egli cercava ora al-

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tri modelli, più naturali, perché condizionato forte­ mente dall'esperienza fatta vicino a Tiziano, che con­ tinua a influenzarl o anch e nel suo rapporto con Mu­ ziano paesaggista, e perfino con Federico: quei bagli ori, quel fuoco nello sfondo di stampe di inven­ zione dello Zuccari come !"Annunciazione con i Profe­ ti' o !"Allegoria della Verità' ne sono la prova.42) lì"OVÒ alla fine un altro modello conforme all'ideale artistico della ua maturità, in due dipinti, o disegni per, di Federico.Barocci. Il Barocci, attivo da tempo co­ me pittore, circa il 1570 si era espresso anche come ac­ quafortista da propria invenzione, pubblicando la 'Ma­ donna delle nuvole'. Nel 1575 standosene a Urbino, poté vedere la stampa che il Cort aveva tratto dal suo 'Riposo in Egitto'; e nel 1577 anche l'altra dello stesso sempre da sua invenzione, con la 'Madonna della gat­ ta'.4 3) on poterono non piacergli. Infatti il Barocci ri­ prenderà a incidere di propria mano solo più tardi, dal 158 1, quando avvertendo nel proprio volontario isola­ mento la necessità di divulgare le proprie invenzioni, non U"OVÒ più incisore che gli se!llbrasse all'altezza del Cort, nel frattempo scomparso. E ben noto che non lo avrebbe accontentato neanche Agostino Carracci. 44 ) Dopo la morte del Cort, nessun incisore a Roma, né italiano né straniero, prende il suo posto nella fiducia di pittori contemporanei eminenti. Attenti al suo ma­ gistero entreranno in ,campo, occupandolo per un quarantennio e oltre, figure di pieno rispetto, Philippe

T homassin e Francesco Villamena, che terranno alta la i.-o ,,t,l,, M "'N 'fVAW ... l tlH ..O ••< • I> • I XXV fi amma del manierismo tosco-romano sino all a sua 13- ROMA, ISTITUTO NAZ IONALE PER LA GRAFICA estinzione nella pittura. Intorno ad essi vanno e ven­ GAB IN ETTO DISEGN I E STAMPE gono incisori fiamminghi anche di gran talento, come DIANA SCUL.:TO RI : 1ADONNA COL BA 1BI O E SAN GIOVA Nl , 1575 , che nei confronti dell'arte italiana (DA RAFFAELLINO DA REGG IO) si pone non come traduttore, ma come interprete in­ ca ntato; e uno stuolo di professionisti della traduzio­ ne, che non poco devono alla lezione del Cort, da Matham a Gijsbert van Veen a Aegidius Sadeler. Tutti DO, Gli affreschi sistini di Michelangelo nelle stampe antiche, ibidem, pp. 3 1-132. so no presenti senza dar segno di accorgersene all'avvi­ ce ndamento epocale dei pittori venuti dalla Lombar­ 4) Sul Lampson: J. PuRA VE, Dominique Lampson, Bruges dia: Caravaggio, Annibale Carracci, con idee e attua­ 1950. Il Puraye pubblica in lingua francese le tre lettere i cui zioni che mutano il corso dell'arte e non tarderanno a manoscritti originali erano in italiano. Per le edizioni d i que­ riflettersi nell e stampe. sti ultimi si veda: lettera al Vasari del 25 april e 1565, in K. FREY, Der literarische Nachlass Giorgio Vasaris, tomo II, Mi.inchen 1930, pp. 158-162 (commento del PURAYE alle pp. 7 1-72 e 75-78); per la lettera a Tiziano del 13 marzo 1667: G. GAYE, Carteggio inedito di artisti, tomo III, Firenze 1880, l) H. BIERENS DE HAAN, L:ceuvre gravé de Comelis Cort pp. 242-245 (commento del P RAYE all e pp. 72-73 e 78); graveur hollandais. 1533-1578, LHaye 1948. per la lettera a Giuli o Clovio del 9 dice mbre 1570: U. DA 2) M. SELLINK, Comelis Cort, catalogo della mostra (Rot­ COMO, Girolamo Muziano, Bergamo 1930, pp. 180-183 teJ"dam, Museum Boymans van Beuniungen), Rotterda m (commento del PURAYE all e pp. 79, 92 e 100). 1994; The illustrated Bartsch, 52 (Supplement), a cura di W. 5) E. BOREA, Vasari e le stampe, in Prospettiva. Scritti in TRA US e T SHIMURA, ew York 1986 (nel quale le tavole re- ricordo di Giovanni Previtali, 57-60, 1989-1990, II, pp. cano la numerazione conforme a quella delle schede del cata­ 18-38. logo del BIERE NS DE HAAN). Inoltre: F. W. HOLLSTEIN, Duchi and Flemish etchings, engravings and woodcuts, Amsterdam, 6) Lettera del Lampson al Vasari in FR EY, ojJ . cit., p. 159; 1949-1990, V, pp. 40- 60; B. MEIJER, in Fiamminghi a Roma Vasari nel 1568 in G. VA ARJ , Le vite de' pittori, scultori e ar­ 1508-1608, catalogo della mostra, a cura di N. DAcos e B. chitettm-i nelle redazioni del1550 e1568, a cura di R. BET­ MEIJE R, Bruxelles 1995, pp. 44-46 e 163-168. TAR INI e P. BAROCCHI , Firenze 1966-1987, V, pp. 19 e 20. 3) E. BOR EA, Michelangelo e le stampe nel suo tempo, in 7) Sul Rota: L. DONATI, Martino Rota incisore sebenicense, in La Sistina riprodotta, catalogo della mostra (Roma, Istituto Archivio Storico della Dalmazia, II , 1927, pp. 29-38; The Illu­ azionale per la Grafica), Roma 199 1, pp. 17-30; A. MOLTE- strated Bartsch, cit., 33, a cura di H. ZERNER, 1979, pp. 9-123.

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14- ROMA, l TITUTO NAZ IONALE PER LA GRAF ICA, GAB I ETTO DELLE STAMPE ORAZ IO DE SANTIS: AN GIORG IO LIBERA LA PRI NCIP ESSA (DA POMPEO CESURA)

8) Sul Bonason e: S. MA ARI, , catalogo 1976, con bibliografia precedente (lettera a Margherita de ll a mo tra (Roma, Istin1to azionale per la Grafica), Roma d'Austria del 15 Giugno 1567, pp. 245 e 246; lettera a Filip­ 1983; The Illustrated Bartsch, cit. , 28, a cura di S. BOORSCH e po II del l agosto 1571, pp. 260-261; ordinanza del Consi­ J. SPIKE, 1985, pp. 205-351; ibidem, 29, a cura di S. BoORSCI-I , g li o dei Dieci del 22 gennaio 1567, p. 236). 1982, pp. 9-157. 10) Lettera a Giulio Clovio del1570, in DA COMO, op.cit., p. 9) Su Tiziano e l'incisione al tempo del Cort chi scrive si è 181. Il Lam p so n scrive: << non essendogli concessa [a Corneli ] intratte nuto in uno studio di taglio più ampio, sull a storia dal cielo la gratia di saper copiar et trarre dall'originale le ope­ d ell 'incisione riproduttiva da Mantegna a Canova, in corso re con queUa bontà e perfettione che ben ne sarebbe richiesta». di ultimazione. Per i documenti cui i allude: Tiziano. Le let­ Il) Sugli stampatori a Roma a ll a fine del Cinquecento: F. tere, a cura di C. GA DI NI, Magnifica Comunità di Cadore ROLAND , Antoine Lafréry. Un franc-comtois éditeur et mar-

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I5- ROMA, ISTITUTO NAZ IONALE PER LA GRAFICA, GAB INETTO DELLE STAMPE ORAZIO DE SANTI : DEPOS IZIONE, I572 (DA POMPEO CESURA) chand d'estampes à au XV!ème siècle, Besançon 1911 ; 12) S. BooRSCH, M. e R. E. LEWIS, The Engravings of su An tonio Salamanca: S. DESWARTE-RosA, Les gmvures de Giorgio Ghisi, NewYork 1985, pp. 192-194,169-170, nn. monuments antiques d'Antonio Salamanca à l'origine du 59 e 5 1. Speculum Romanae Magnificentiae, in Annali d'architettu­ 13) B. PASSAMAN I, Cavalieri Gian Battista, in Dizionario ra, I, 1989, pp. 4 7-62. Sul catalogo dell e stampe in vendita Biografico degli Italiani, 22, 1979, pp. 673-675; CH. LE presso Lafrery, la cui datazione al 1572 è indotta: F. EHRLE, BLANC, Manuel de l'Amateur d'estampes, Paris 1854-1889, I, Roma prima di Sisto V, Roma 1908; E. BoREA, Stampa figu­ pp. 616 e 617; per le stampe dalle sculture di Loreto: F. GRI ­ rativa e pubblico dall'origine all'affermazione nel Cinque­ MALDI, Loreto, Basilica della Santa Casa, Bologna 1976, pp. cento, in Storia dell'arte italiana, II, Torino 1979, pp. 90 e 91. Stampe del Cavalieri dall'Agresti non citate dal Le 319-413, in particolare pp. 384 e 385. Blanc sono a Roma, Gabinetto Nazionale delle Stampe.

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14) F. BORR O 1, Cm·taro Mario in Dizionario Biografico 32) In DA COMO, op.cit., pp. 180 e 18 1. pp. degli Italiani, 20, 1977, 796-799; The Illustrated 33) BI ERE NS DE HAAN, op. cit. , pp. 82 e 83, n. 63, p. ) 77, Bartsch, cit. , 3 1, a cura di S. M. BOORS CH e J. SPIKE, l 986. n. 195. 15) The Illustrated Bartsch, cit., 31, tav. 156. 34) E. BoREA, Stampe da modelli fiorentini nel Cinquecen­ 16) P. BEL LINI , E opera incisa di Adamo e Diana Scultmi, to , in Il Pr'irnato del disegno, catalogo della mostra (Firenze, Vicenza 1991, p . 11 4, n . 100; BOREA 199 1, cit., pp. 25 e 26. Palazzo Strozzi), Firenze 1980, pp. 235 e 236. l 7) Per il Soye: Hou..sTEI , op. cit., XXVII, pp. 235-240. 35) Suii 'Alberti d isegnatore: K. H ERRMANN FI ORE, Disegni degli Alberti, catalogo della mostra (Istituto Nazionale pe1· la 18) Per il Beatrizet: The illustrated Bartsch, cit., 29, pp. Grafica), Roma 1984. Sulle stampe: The illustrated Bartsch, 242-377; S. BIANCH I, Contributi per l'opera incisa di Nicolas cit., 34, a cura di S. BUFFA, 1982, tavv. l l 8-303. Sulle stampe in IX, 198 1, pp. 47-143. Beatrizet, Rassegna di studi e notizie, deii'Aiberti dal Rosso: E. A. CARROLL, Rosso Fiorentino. 19) La prima stampa del Cort da una invenzione di Fede­ Drawings, Prints and Decorative Arts, catalogo della mo­ rico è !"Allegoria della Giustizia', connessa ad un affresco del stra, National Gall ery of Was hington, 1984, nn. 48, 52 e 53, marchigiano dipinto in palazzo Grimani a Venezia intorno al 56. 1565 (B IERENS DE HAAN, op. cit., pp. 207 e 208, n . 223; SEL­ 36) The Illustrated Bartsch, cit., 34, tavv. l 36 e 176. LI NK 1994, CÌt., n . 65). 37) G . SusTER, Dell'incisore trentina Alibrando Caprioli, in 20) Lettera del Lampson al Clovio, in DA COMO, op. cit., Archivio trentina, 1903, 2, pp. 144- 206; A. PASSAMAN I, Ca­ pp. 180 e 18 1; sul Clovio in generale: I. W. BRADLEY, The li­ prioli Alibrando in Dizionario Biografico degli Italiani, l 9, fe and works of Giulio Clovio, Amsterdam 197 1. 1976, pp. 209 e 2 10. 21) Lettera del Lampson al Vasari, in FREY, op.cit., p . 160. 38) Diana incise alcuni disegni di Raffaellino lui ancora vi­ Per la stampa di Beatrizet: The illustrated Bartsch, cit., 29, vente, dal 1575 al 1578, e altri anche negli anni successivi, tav. 258. sino al 1586; BELLI 1, op. cit. nn. 22 e 23, 27, 43, 57, 59 e 60. 22) Per la stampa del Cort: BIERENS DE H AAN op. cit., pp. 39) BIERENS DE HAAN, op. cit., p. 78, n. 58. 53- 54, nn. 31 e 32; per quella del Cartaro: The illustrated Bartsch, cit., 31, tav. 103. 40) Ibidern, p. 135, n. 127. 23) B. W. MEIJER, Una committenza medicea per Cornelis 41) Per De Santis: The illustrated Bartsch, cit., 34, tavv. 20 Cort, in Mitteilungen des Kunsthistorisches Instituts in Flo- e 21, 23 e 24, 27; G. SCAVIZZI, Cesura Pornpeo, in Dizionario renz, 1987, XXI, pp. 168-176. ;, Biografico degli I taliani, 24, 1980, pp. 301-303. Per il Gal­ / lus: The Illustrated Bartsch, cit. , 48, Italian Chiamscuro 24) BIERE s DE HAAN 1948, op. cit., p. 49, n. 25 ; M. SEL­ Woodcuts, a cura di C. KARP INSK I, 1983, tavv. 50, 76, LINK, in Fiamminghi a R oma ... cit., 1995, cit. p . 167, n. 75. 198-1 99,262. 25) In DA COMO, op.cit., pp. 180 e 18 1. 42) BI ERENS DE H AAN, op. cit., pp. 49- 51 , n. 25; SELLINK 26) Sull o Speculum: C. HUELSEN, Das Speculum Romanae 1994, cit., nn. 66 e 67. Magnificentiae, in Collectanea variae doctrinae. L S. Olsky, 43) Ibidern, pp. 6 1-63, n . 43; e pp. 64 e 65, n. 44. Miinchen 192 1; DESWARTE-ROSA, op. cit., pp. 4 7-62. 44) La citazione di quest'ultimo incisore obbli ga a rievoca­ 27) M. POMPONI, La Colonna Traiana nelle incisioni di Pie­ re, anche se ormai archiviato, il caso singolare di fraintendi­ tro Santi Bartoli. Contributo allo studio del monumento nel mento in cui è incorsa una sua stampa, firmata e datata XVII secolo, in Rivista dell'Istituto Nazionale di Archeologia e 1586, tratta dalla pala d'altare con 'Madonna e Santi' del Storia dell'Arte, XIV- XV, 1991-1992, pp. 347- 378; in partico­ Correggio, allora a Reggio, chiesa di San Prospero (oggi a lare alla p. 369 e seguenti; inoltre: A. GRELLE Iusco, Indice del­ Dresda), creduta dai più copia della stampa pressoché iden­ le stampe De Rossi. Contributo alla storia di una Stamperia ro­ tica datata dello stesso anno, recante la firma "C. Cart.", una mana, Roma 1997, p. 82. firma interpretata come quella, abbreviata e con un refuso, di Cornelis Cort. L'equivoco, creatosi per il fatto che effetti­ 28) G. GuARDIA, in Vestigi dell'antichità di R oma ... et altri vamente Agostino nei suoi primi anni aveva copiato stampe luochi, catalogo della mostra a cura di A. GRELLE (Istituto del fiammingo, è stato chiarito da Ch arles Dempsey (CH. N azionale per la Grafica), Roma 1987, pp. 71-96. DEMPSEY, in Scritti dei Carracci, a cura di G. PERI NI, Bologna 29) T. AsHBY, Antiquae Statuae Urbis Romae, in Papers of 1990, pp. 14-16), il quale ha dimostrato definitivamente che the British School at Rome, IX, 1920,5, pp. 107-158. "C. Cart." è il nome abbreviato di Cristoforo Canaro, paren­ te del più noto Mario Cartaro, e attivo perlomeno dal 30) C. AcmiNI, in Roma antica e i disegni di architettura 1577, mediocre incisore che nell'occasione si scopre falsario dalla agli Uffizi, Firenze 1976, pp. 27-166. dedica iscritta nella sua stampa, mutila e senza senso rispet­ 3 1) BELLI NI, op.cit., pp. 117 e 11 8, n. 102. to a quella che si legge nell'originale di Agostino.

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