La Latinità Di Ariccia E La Grecità Di Nemi. Istituzioni Civili E Religiose a Confronto
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ANNA PASQUALINI La latinità di Ariccia e la grecità di Nemi. Istituzioni civili e religiose a confronto Il titolo del mio intervento è solo apparentemente contraddittorio. Esso è volto a mettere in relazione due contesti sociali tanto vicini nello spazio quanto distanti per impianto culturale e per funzioni politiche: la città di Ariccia e il lucus Dianius. Del bosco sacro a Diana e della selva che lo circonda si è scritto moltissimo soprattutto da quando esso costituì il fulcro di un’opera straordinaria per ricchezza ed originalità quale quella di Sir James Frazer1 Su Ariccia, invece, come comunità cittadina e sulle sue istituzioni politiche e religiose non si è riflettuto abbastanza2 e, in particolare, queste ultime non sono state messe sufficientemente in relazione con il santuario nemorense. Cercherò, quindi, di svolgere qualche considerazione nella speranza di fornire un piccolo contributo alla definizione degli intricati problemi del territorio aricino. Ariccia, come comunità politica, appare nelle fonti letterarie all’epoca del secondo Tarquinio, il tiranno per eccellenza, spregiatore del Senato e del popolo3. Al Superbo viene attribuita una forte vocazione al controllo politico del Lazio attraverso un’accorta rete di alleanze con i maggiorenti del Lazio, primo fra tutti il più eminente di essi, e cioè Ottavio Mamilio di Tuscolo, che è anche suo genero (Livio I 49); è ancora Tarquinio che, secondo le fonti (Livio I 50), indirizza la politica dei Latini convocando i federati in assemblea presso il lucus sacro a Ferentina4. La scelta del luogo non è casuale. Il bosco sacro è stato localizzato nel territorio di Ariccia, ma esso viene considerato idealmente collegato con il Monte Albano, cioè con il centro sacrale dei Latini, 1 La prima edizione dell’opera, The Golden Bough, risale al 1890. Da allora, in successive edizioni, l’autore andò ampliando il nucleo iniziale della sua ricerca che nell’edizione definitiva (1911-1915) arrivò a contare dodici volumi. Nel 1922 lo stesso Frazer curò un’edizione ridotta, poi tradotta in italiano, e molte volte ristampata per i tipi della Universale scientifica Boringhieri. Su Frazer (1854-1941) e il suo capolavoro cfr. M. Beard, Frazer et ses bois sacrés, in Les bois sacrés, Actes du Colloque J. Bérard, Napoli 1993, pp. 173-180; F. DEI, La discsa agli inferi. J.G. Frazer e la cultura del Novecento, Lecce 1998; N. SPINETO, “The King of the Wood” oggi: una rilettura di James George Frazer alla luce dell’attuale problematica storico-religiosa, in “Nemi status quo”. Recent Research at Nemi and the Sanctuary of Nemi, ed. by J. R. Brandt, A.-M. Leander Touati, J. Zahle, Rome 2000, pp. 17-24 con bibl. prec. 2 La bibliografia su Ariccia, municipio romano, non è particolarmente ricca. Cfr. da ultimo M. LILLI, Ariccia. Carta archeologica, Roma 2002, con bibliografia. 3 Su questi aspetti, dopo la classica opera di A. ALFÖLDI, Early Rome and the Latins, Ann Arbor 1965, cfr. la lucida sintesi di M. PALLOTTINO, Origini e storia primitiva di Roma, Milano 1993, pp. 269 ss. 4 C. AMPOLO, Ricerche sulla lega latina, I. Caput aquae Ferentinae e lacus Turni, in «Parola del Passato» XXXVI 1981, pp. 219-233. 1 come riferisce un lemma di Festo, in cui si dice espressamente che il caput Ferentinae...est sub Monte Albano (Festo p. 276 L)5. Comunque, il territorio del bosco federale è, come ho detto, nel territorio di Ariccia e, coerentemente, Livio vi ambienta la vicenda di Turno Erdonio di Ariccia, esponente autorevole del nomen Latinum, di cui rivendica l’autonomia nei confronti di Tarquinio e di Tuscolo, che è il principale alleato del tiranno (Livio I 50-51, Dionisio di Alicarnasso IV 45-48). Turno Erdonio, con l’inganno, è accusato di tradimento e subisce per questo uno strano supplizio finendo annegato nella fonte Ferentina sotto un graticcio colmo di pietre6. Al di là della rappresentazione “antropologica” della vicenda che rimanda ad una sorta di espulsione rituale, emerge chiaramente un contrasto assai deciso tra forze contrapposte: da un lato Tuscolo che sostiene Tarquinio e quindi Roma, dall’altro Ariccia che, nella figura simbolica di Turno Erdonio, si propone come antagonista alla leadership tuscolano-etrusca e campione della latinità. Il ruolo di Ariccia è nuovamente in primo piano quando, cacciato Tarquinio e giunto Porsenna di Chiusi ad occupare Roma, il nuovo sovrano decide di ristabilire a suo vantaggio la preminenza di Roma sui Latini e di inviare suo figlio Arrunte ad assediare Ariccia (Livio II 14; Dionisio di Alicarnasso V 36). Perchè Ariccia? Perchè essa costituisce, come dicevo, una città leader dei Latini; Livio dice espressamente che essa chiama in aiuto i populi Latini e che nella medesima occasione ottiene il sostegno di Cuma. Cuma è governata a quel tempo (504-480) da Aristodemo, che accoglierà in seguito Tarquinio esule. I Latini, con Aristodemo, si rendono conto che è necessario sposare la causa della città allora più esposta, in un momento in cui Tuscolo è defilata. Il nemico da battere è Porsenna, che non ha sostegni consistenti fra i Latini, e in effetti gli Etruschi sono sconfitti dalle forze greco-latine sotto le mura di Ariccia, dove trova la morte lo stesso Arruns Porsenna (504). Questo sostegno da parte di Aristodemo in un frangente così delicato non può certamente essere frutto di un’alleanza estemporanea. Evidentemente i maggiorenti delle città del Lazio, ancora sotto l’influenza dei Tarquini, avevano già intrattenuto rapporti di amicizia con l’importante città di Cuma. La politica del Lazio, già dilatata in ambiti sovranazionali, è diretta in questo momento da Ariccia, che ricopre un ruolo primario7. 5 A. GRANDAZZI, Identification d'une déesse: Ferentina et la ligue latine archaïque, in «CRAI», 1996, p. 273 ss. 6 C. AMPOLO, Un supplizio arcaico: l’uccisione di Turnus Herdonius, in Du châtiment dans la cité. Supplices corporels et peine de mort dans le monde antique, Coll. Éc. Fr. Rome 79, Rome 1984, pp. 91-96. 7 A. MELE, Aristodemo, Cuma e il Lazio, in Etruria e Lazio arcaico, «Quaderni Arch. Etr. It.» 15, Roma 1987, pp. 155-177; G. GHINI, Aspetti politici e religiosi della Lega Latina: alcune note, in Tusculum in c.d.s. 2 È in questo scenario che va collocata la dedica del lucus Dianius in nemore Aricino conservataci da Catone8. L’iniziativa della dedica, datata unanimemente a prima del 495 a.C., è della Lega latina, con a capo il dittatore di turno, il tuscolano Egerio Bebio9; Aricia compare nell’elencazione dei populi al secondo posto; la posizione eminente della città e quella momentaneamente defilata di Tuscolo, anche se non ufficiale, a causa della caduta di Tarquinio, costituiscono le ragioni più plausibili per lo spostamento del centro politico della lega in alternativa o in sostituzione del caput Ferentinae e del lucus menzionato di sfuggita da Plinio, che ebbe parimenti carattere federale e di cui sappiamo oggi grazie ad un fortunato rinvenimento epigrafico che si trovava nell’area dell’odierna Frascati10, come l’altro dell’Algido11. È in questo quadrante, a sud del massiccio dell’Artemisio, che costituisce il cuore territoriale del nomen Latinum, che si concentra l’azione militare a causa, se non vado errata, della presenza dei Greci di Cuma, che certamente presero la via del mare per avvicinarsi al Lazio, tanto che Dionisio di Alicarnasso dice 12 espressamente che agli Aricini “erano giunti aiuti da Anzio, da Tuscolo e da Cuma in Campania . La lega, in omaggio o per propiziarsi il sostegno dei Cumani, attribuirono al nuovo centro di culto caratteristiche affini alle tradizioni religiose della metropoli campana. Diana, dea dei cicli lunari13, della natura selvaggia, delle acque e delle donne, viene affiancata a Trivia, la stessa che sarà riprodotta sul verso del denario dell’aricino P. Accoleio Lariscolo, coniato nel 43 a.C.14, il cui recto reca una testa di Diana, che viene unanimemente connessa con la bellissima testa arcaica di bronzo ora a Copenhaghen15. Questo passaggio, o meglio arricchimento, delle funzioni di Diana è da ricollegare ad un celeberrimo brano di Virgilio. Il poeta, nel VI libro dell’Eneide, narra l’approdo di Enea alle spiagge euboiche di Cuma; appena sbarcati, l’eroe con un pugno di uomini trascorre le selve ed infine tutti insieme subeunt Triviae lucos atque aurea tecta (VI 13). Qui, alla presenza della Sibilla, Enea promette di edificare un tempio di “solido 8 Cfr. per tutti C. AMPOLO, Ricerche sulla lega latina, II. La dedica di Egerius Baebius (Cato fr. 58 Peter), in «Parola del Passato» XXXVIII 1983, pp. 321-326. 9 Il comando federale era esercitato a turno dai popoli della lega come informa un celebre lemma di Festo p. 276 L. 10 Plinio, Historia naturalis, XVI 242; sulla dedica a Diana rinvenuta a Frascati in via Macchia della Sterpara cfr. M.G. GRANINO CECERE, Tusculum, in Epigrafia. Actes du Colloque en memoire de A. Degrassi, Roma 1991, p. 361 ss. 11 Sui boschi sacri del Lazio e sulle loro valenze cfr. A. PASQUALINI, in Dizionario epigrafico di antichità romane, IV, 1975, pp. 1969-1989, s.v. lucus; C. AMPOLO, Boschi sacri e culti federali, in Les bois sacrés citato a nota 1, pp. 159-167. 12 V 36, 2. 13 Cicerone De nat. Deor. II 68-69; Varrone, de lingua Latina, V 68-69; Id., de re rustica, I 37, 3; Probo, ad Bucolicas, VI 31; Macrobio, Saturnales, I 9, 8. 14 CRAWFORD, RRC, nr. 486, 1, tav. 58, 5. 15 M. MOLTESEN, in I Dianas hellige lund. Fund fra en helligdom i Nemi = In the sacred grove of Diana. Finds from a sanctuary at Nemi, Ny Carlsberg Glyptotek, København 1997, p. 128 3 marmo” a Febo e a Trivia16 e chiede alla profetessa di scendere nell’Averno per rivedere l’amato padre Anchise (VI 103-116).