La Distribuzione Dell'acqua Nell'antica Grumentum

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La Distribuzione Dell'acqua Nell'antica Grumentum Antonio Capano LA DISTRIBUZIONE DELL’ACQUA NELL’ANTICA GRUMENTUM La città romana, edificata tra il torrente Sciaura, in prossimità della sua confluenza con l’Agri, e il fiume Maglia, dovette risolvere fin dall’inizio il problema dell’approvvigiona- nento idrico (figg. 115-117). Nei primi secoli di vita del centro, funestati dalle dure bat- taglie con i Cartaginesi e dalla guerra sociale, nel corso della quale la città subì il sac- cheggio degli Italici in rivolta contro Roma, sua alleata, dobbiamo immaginare un siste- ma di acquisizione del prezioso elemento soprattutto tramite cisterne e pozzi, sull’esem- pio di altre città romane1.Tuttavia, dopo tali avvenimenti inizia, con la metà del I sec. a. C., una imponente opera di ricostruzione che comprende, da un lato, il restauro di opere quali la cinta muraria (57 e 51 a. C.)2, e, dall’altro, la costruzione di gran parte degli edi- fici pubblici tra cui le terme, alterando, in aree già edificate, la precedente destinazione funzionale. Si tratta di un periodo collegato probabilmente alla istituzione della colonia3 che può con un disegno unitario progettare grandi realizzazioni, grazie a nuove impor- tanti infrastrutture, tra cui un posto di rilievo tocca all’acquedotto. Esso è uno dei resti tra i più ammirati dai viaggiatori che in epoca moderna visitano quanto rimane dell’antica città; lo sottolinea il noto studioso della vicina Tramutola, Andrea Lombardi che nel 1836 lo descrive con chiarezza4, anche perchè esso rimaneva in vista ben più integro di quanto lo sia attualmente: «Più considerevoli sono gli avanzi del - l’acquedotto che riceveva le acque che sorgono nel luogo detto Castagnito ai piedi del colle ove siede Moliterno e pel corso di due miglia e mezzo le trasportava a Grumento. Un picciolo ponte si elevava sul fiume Sora, sul quale l’acquedotto passava e penetrava nella città per altro ponte al di sopra della “Porta Aquilia”. Non indifferenti ruderi di tale acquedotto si scorgo - no nelle contrade dette Pantani e Mercato, in tenimento di Sarconi, ove le mura che lo sosten - gono sono alte palmi sei e larghe tre e quattro once. Nella valle detta del Monaco vedesi l’ac - quedotto sostenuto da molti archi, ciascuno dell’ampiezza di sette palmi (= m. 1,80 circa), e quivi le mura sono alte non meno di palmi sedici», cioè m. 4,20 circa. Il Caputi aggiunge che i pilastri che sostenevano le arcate, detti “pilieri”, erano «a doppio ordine di condotti, l’uno all’altro sovrapposti ... visibili nel rialto presso la Città nella vigna Cavallo. E ciò per gl’irrigui giardini e le pubbliche fonti, giusta i doccioni di pietre diverse, che mettevano in larga vasca, e i grossi tubi di piombo della fabbrica di Appio Rullo, oltre i piccoli, che corre - vano in tanti rami entro i muri»5. Ma attualmente dell’acquedotto restano visibili soltanto quattro tratti6. Il primo, in località Mercato, costruito in opera cementizia con paramento in opera quasi reticolata, su cui è ricavata la canaletta nella quale alloggiava la tubatura, lungo quasi un chilometro ed alto circa cm. 50, ha inizio dalla sorgente che, come ci informa il Ramagli7, prende il nome «dal castagneto che, insieme con le vigne, riveste il declivio orientale della collina di Moliterno e dal quale essa sorge, poco sopra il fiume Sciaura, dirim - petto ai pantani di Sarconi». Tale tratto è parallelo ad una più antica strada, per affianca- re la quale si spezza in due parti il suo percorso pianeggiante8; essa, da identificare con quella collegante Grumentum a Nerulum (Castelluccio Inferiore), per il tramite della 167 fig. 115. Grumento. Planimetria della città antica Statio di Semuncla (area di S. Chirico Raparo), e citata nell’Itinerario di Antonino (II sec. d. C.)9, è databile all’età repubblicana, in un periodo dunque precedente a quello della costruzione all’acquedotto che è della metà I sec. a. C., per le stringenti affinità con il paramento delle mura urbane che, allo stesso modo, separano le fondazioni dal- l’ e l e vato con un filare di ciottoli e restringono pro g re s s i vamente verso l’alto la dimen- sione dei quadre l l i1 0. Il secondo tratto dell’acquedotto, distaccandosi dalla strada menzionata, punta a nord per circa 500 m., questa volta sostenendosi su archi, motivati dall’esigenza tecnica di mantenere una certa pendenza; rimangono alcuni pilastri (il più alto conservato per un’altezza di m. 3), distanti tra di loro m. 1,80 e larghi m. 2,40 circa, dallo spessore, nella base rastremata, di circa m. 0,90. Il terzo tratto, posto tra la chiesetta di San Marco, presso il museo, e il settore meridio- nale di Grumentum, è a struttura continua ma restaurata successivamente, come dimo- 168 Capano, Grumentum stra il paramento con l’impiego di tegole che per un’altezza di circa 80 cm. e caratteriz- zato da tegole spesso abbinate a “^” o a “v”, si sovrappone ad una struttura in cui tale impiego è più sporadico e senza alcuna progettualità, dell’altezza massima dal piano di campagna di m. 1,30. La canaletta, rivestita da cocciopesto, è larga m. 0,35 circa ed alta circa m. 0,35, rilevando un contenuto a metro lineare di circa litri 12 di acqua, mentre la spalletta ovest ha lo spessore di circa cm. 41 e quella ad est di cm. 35. Nulla rimane, come negli altri tracciati, della copertura del condotto che, solitamente, era a cappucci- na o in piano o a volta, nè al momento è stato possibile determinare la pendenza, ove possibile, dei tratti che, a seconda dei livelli del terreno, poteva avere anche notevoli oscillazioni che, comunque, le arcate ottimizzavano con una struttura appresa dai ponti fluviali. Il quarto ed ultimo tratto terminava in corrispondenza dell’asse stradale centrale della città, alimentando con un castellum aquae, ridotto attualmente in macerie11, le tre tuba- ture in piombo, di cui due con iscrizioni alimentavano la domus12 e un edificio sito pres- so il Capitolium, citato da Del Monaco13; infine, la terza conduttura serviva un edificio ubicato a sud-ovest dell’anfiteatro14. Quanto a quest’ultimo autore, sappiamo da lui che esse vengono rinvenute nel Settecento durante lo scavo del decumano, quando, «in distanza di quattro piedi in circa si trovò un cannone di piombo, fatto per condur l’acqua nelle fontane; il qual trapassava all’altra parte della strada sotto di essa da mezzo piede, per altri tre piedi in circa, ove poi si trovò rotto, senza essersene rinvenuta altra parte, che forse à potuto esser trovata prima. Nella parte del detto cannone ritrovato fuor della strada si vide questa iscrizione, con lettere rileva - te di un dito in circa di grandezza. FABR. AP. R L’altra parte del cannone che stava sotto la strada avea rilevate di sopra, con caratteri più grandi, e di tre oncie, le medesime lettere, con due altre aggiuntevi: cioè FABR. AP. RVL. Che si può leggere Faber Appius Rullus, ch’è forse l’artefice di detti cannoni ... I cannoni son di forma assai grande, in maniera che ogni piede di lunghezza di essi à di peso libbre 24, o poco più; ed ogni sette piedi si veggono commessi, e saldati»15. Si tratta di fistulae di piombo che il Mommsen ha più correttamente letto FABR(ica) AP(pii) RVL(li)16 Altre due raggiungevano, affiancate, l’impluvio della domus con mosaici: la prima è ane- pigrafe, la seconda reca due nomi, secondo un uso iniziato nel primo periodo imperiale e che si afferma a fine I sec. d. C., andando a declinare nei secoli successivi. Come soli- tamente si riscontra, i due nomi anche nell’esempio di Grumentum sono relativi, rispet- tivamente, al fabbricante (plumbarius), di probabile condizione servile in presenza del solo nome, altrove anche con cognome, ed al proprietario della casa, il cui nomen com- pare per la prima volta a Grumentum, E.PERASTV(s). FE(cit) e T(iti). STASI. CVLI, datati in ordine ad un rifacimento dell’impianto successivo al periodo antoniniano (II sec. d.C.). Inoltre, la sezione delle fistulae è, come da consuetudine, ovale ed i segmenti sono lunghi m. 2,50; quindi rispondenti alle misure canoniche di circa 3 metri (10 piedi)17.Il peso riscontrato in un frammento di fistula della medesima tubazione per- mette di calcolare che esso è di circa kg. 8,500 in rapporto ad un metro di lunghezza, mentre per tale misura si è appurato un contenuto di mezzo litro di acqua. La domus, costruita nella prima metà del II sec., al di sopra di un precedente edificio di 169 fig. 116. Grumento. Decumano della città antica 170 Capano, Grumentum età repubblicana, presenta condutture sia afferenti alla raccolta dell’acqua piovana in un p o z zo, rivestito internamente da cocciopesto, posto tra l’atrio, al cui i m p l u v i u m è col- legato, e il triclinio invernale, sia in una fontana ubicata accanto a quest’ultimo a nord , sia, ancora, a bagni ubicati a nord - ovest della cucina. In uno di questi ultimi è stato rile- vato un pavimento in opus spicatum, pareti rivestite in cocciopesto, intercapedine e canale di scolo1 8. Quanto alle terme della tarda età repubblicana19 site, come le successive terme imperia- li, presso l’asse viario urbano orientale (fig. 116), che collegava la porta “Aquilia” con l’u- scita nord-orientale della città, esse, in parte riutilizzate nella struttura di tre palmenti di epoca moderna20, presentano una struttura in opera cementizia con paramento in opera incerta in pietre vive, di colore grigio chiaro, tendente al quasi reticolato, che una fascia arricchita da laterizi (spess.
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