UNA SPIA NAZISTA A MARINA LEE

RICCARDO DE ROSA

Nata in , a San Pietroburgo, Marina Lee studiò per diventare ballerina anche quando si trasferì in Scandinavia, nel 1917, dopo la morte dei genitori per mano dei bolscevichi. Nel corso della Seconda guerra mondiale fu considerata una pericolosa spia tedesca: poliglotta, abile e seducente, riuscì, tra l’altro, a infiltrarsi nell’alto comando inglese di Tromsø (Norvegia), carpendo informazioni di rilievo sui piani strategici e sugli spostamenti delle truppe. Della ‘bellissima spia bionda’ non si hanno fotografie e le notizie che la riguardano si fermano al 1947, quando fu identificata, per l’ultima volta, da un agente britannico al Ritz Hotel di .

arina Lee è una figura alquanto insolita nell’ampio e variegato mondo dello spionaggio internazionale. Nata nel 1902 a San Pietro- burgo, durante la Rivoluzione del 1917 perse entrambi i genitori, trucidati dai rivoluzionari bolscevichi. Del suo periodo giovanile si conosce molto poco: fu battezzata con il nome di Marina Alexeevna Me, una volta rimasta sola, si rifugiò in Scandinavia dove studiò come ballerina per vari anni. Dopo aver fissato la residenza in Norvegia, sposò l’ingegnere Einer Andreas Lee e fece una brillante carriera nel mondo dello spettacolo divenendo, in pochi anni, Di- rettrice della Scuola di danza di Oslo. L’intelligence inglese, commettendo un errore di valutazione che tranquillizzò il con- trospionaggio norvegese – che, infatti, dopo le rassicurazioni giunte da Londra, revocò il controllo dei movimenti della donna – la identificò come una simpatizzante filoco- munista, mentre invece da tempo parteggiava per la Germania di Hitler.

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Sedotta, come milioni di europei, dalla personalità carismatica del I principali scontri della sanguinosa campagna erano volti ad acquisire Führer, nel 1935 venne contattata dall’Abwehr di Canaris proprio per il controllo della strategica zona di Narvik dove, tra aprile e giugno 1940, l’esaltazione manifestata, tale da stupire gli stessi dirigenti dell’Or- fu impiegato un contingente terrestre composto da truppe francesi, po- ganismo informativo tedesco. Nei colloqui con i funzionari incaricati lacche, norvegesi e britanniche, coadiuvato da forze navali assicurate di vagliarne il profilo in vista di un suo eventuale reclutamento, di- da questi ultimi due paesi. Durante le due battaglie navali (10 e 13 mostrò di aver appreso pienamente i fondamenti ideologici del na- aprile) e i diversi scontri terrestri, le truppe tedesche, inferiori a quelle zionalsocialismo; soprattutto, colpì la sua profonda conoscenza del contrapposte, furono costrette alla difensiva, riuscendo per varie setti- Mein Kampf, di cui aveva assimilato i princìpi. L’MI5 inglese, quindi, mane a mantenere a stento le posizioni, mentre l’arrivo dei rifornimenti dovette rapidamente mutare opinione sul suo conto tanto che, negli era ostacolato dal blocco aeronavale. Sugli insuccessi tedeschi pesò anni immediatamente successivi, in documenti riservati, la definì «a molto l’esiguità delle truppe schierate nella zona, composte da un reg- highly valued and experienced German agent». Da quel momento le gimento di fanteria da montagna – a organico incompleto – che avrebbe informazioni che si andavano raccogliendo su di lei divennero sempre dovuto fruire dell’appoggio di unità d’artiglieria fatte invece colare a più minuziose. Fra i tanti frammenti, ad esempio, emerse che la picco dagli inglesi il 9 aprile, assieme alla nave che le trasportava. donna «was famous for her passion for telling fortunes by cards». Quella che il nemico dovette fronteggiare a Narvik era quindi una fan- Dalle descrizioni che ne sono state offerte, «blonde, tall, with a be- teria improvvisata, raccolta dal comandante tedesco tra i sopravvissuti autiful figure and languid in manner», Marina appare un agente ido- all’affondamento delle navi che li trasportavano, chiaramente non ad- neo alle missioni più delicate e impegnative. Oltre a parlare destrata al combattimento terrestre. Profilandosi un buon successo per correntemente sei lingue, era infatti dotata di notevoli capacità nel- le armi dell’Impero, Churchill – che il 10 maggio era subentrato a Ne- l’assumere con spigliatezza identità diverse. Lei, che era vissuta in ville Chamberlain nella carica di Primo ministro – d’accordo con i con- Germania tra il 1935 e il 1937, vi si recava frequentemente, servendosi siglieri militari decise di inviare sul posto il Tenente Generale Claude ufficialmente di un permesso speciale per malattia ma, in realtà, per Auchinleck, che nel corso dei primi anni di guerra lo avrebbe deluso ri- esservi addestrata a compiti di spionaggio. E tutto ciò conservando petutamente, con l’obiettivo di assicurare al corpo di spedizione uno la preziosa copertura che il lavoro in Norvegia le garantiva. Stato Maggiore in grado di dirigere le operazioni con una visione stra- Subito dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale, la Lee si at- tegica rispetto a quella dei comandanti sul campo. L’alto ufficiale arrivò tivò per sostenere le mire naziste sulla Scandinavia e, in particolare, a Narvik il 13 maggio, mantenendo fede al suo stile di comando ener- sulla Norvegia, la cui occupazione era considerata vitale per instal- gico. A questo punto per i tedeschi, che sin dall’inizio delle operazioni larvi basi aeree per la Luftwaffe e porti per gli U-Boot della Kriegsma- a Narvik avevano brancolato nel buio sia riguardo all’effettivo spiega- rine, al fine di mettere in ginocchio le rotte atlantiche della Gran mento delle forze alleate sul campo che alle reali intenzioni del nemico, Bretagna. Canaris, colpito sin dall’inizio dalle capacità della Lee, le divenne impellente poter disporre di informazioni aggiornate sui piani affidò un ruolo nevralgico in Norvegia e, a giudicare dai risultati, non avversari. Considerata la critica situazione delle proprie forze terrestri, sembra abbia mai avuto ragione di pentirsene. Allorché la Wehrmacht Hitler affidò così il difficile compito a Canaris che, oltre ad altri agenti attaccò il paese, Marina non perse tempo ottenendo significativi ri- in Norvegia, ordinò alla Lee di adoperarsi al massimo per conoscere sultati in favore delle forze germaniche. L’invasione (Operazione We- celermente le progettualità avversarie. La donna, intuendo la gravità serübung), iniziata il 9 aprile 1940 – prima dell’attacco alla Francia e del momento, era già entrata in azione riuscendo a infiltrarsi, avvalen- con il corpo di spedizione inglese ancora in Europa – si rivelò tuttavia dosi anche del proprio fascino, nell’alto comando inglese a Tromsø per più lunga e complicata del previsto: nonostante l’immediata caduta tentare di carpire ogni informazione utile al comandante tedesco, il ge- della Danimarca, per l’industria bellica nazista il controllo dei porti nerale Eduard Dietl. Questi, alle prese anche con gravi problemi logi- norvegesi era essenziale per poter ricevere i rifornimenti di ferro, stici e organizzativi, era convinto dell’impossibilità di volgere a proprio senza contare il valore di basi militari come la Sola Air Station di Sta- favore l’esito degli scontri, anche in ragione della sovrastima delle forze vanger, indispensabile per garantire con i suoi idrovolanti il supporto anglo-norvegesi. Circostanze, queste, che lo avevano indotto a ventilare alle navi tedesche lungo quelle coste. a Berlino l’ipotesi di una ritirata, mandando su tutte le furie Hitler.

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Non è chiaro come la Lee sia riuscita ad accedere a questi docu- delle truppe anglo-norvegesi. L’informazione si rivelò utilissima menti, considerando anche il fatto che la Marina britannica al- quando, il 27 maggio, le truppe alleate lanciarono un poderoso l’epoca non aveva ancora sviluppato un rapporto sinergico con attacco di alleggerimento, al quale i tedeschi – sebbene ancora l’Esercito, pari a quello delle ultime fasi del conflitto; i coman- in inferiorità numerica nonostante i rinforzi giunti da poco – sep- danti ai più alti livelli erano restii a condividere i propri piani. È pero reagire con determinazione, rallentandone l’avanzata. probabile, pertanto, che abbia avuto conoscenza soltanto di Gli scontri si svolsero con alterne vicende anche se, alla fine, fu- quelli relativi alle forze di terra anglo-norvegesi e abbia fatto ri- rono gli inglesi a dover cedere. Un furibondo Auchinleck fu co- corso a ogni risorsa disponibile pur di acquisire i piani di Auchin- stretto a reimbarcarsi agli inizi di giugno con tutto il contingente leck. Il generale britannico ebbe modo di accorgersi presto, e a inglese e gran parte di quello norvegese, mentre un altrettanto proprie spese, che molto era trapelato dal suo Quartier Generale adirato Churchill fece di lui un comodo capro espiatorio facen- a vantaggio dei tedeschi, dato che nelle fasi finali degli scontri dolo trasferire, a titolo punitivo. Se l’Esercito e la Marina rimasero furono proprio le truppe sotto il suo comando ad avere la peggio. disorientati dagli avvenimenti norvegesi, anche l’MI5 brancolò Già il 3 maggio il contingente che difendeva Namsos era stato nel buio per molto tempo riguardo alla responsabilità della fuga costretto a ritirarsi rapidamente a causa dei furiosi attacchi por- di notizie a Narvik. Gli inglesi intuirono che v’era stata un’azione tati da un nutrito contingente germanico appena sbarcato, che spionistica da parte tedesca, ma non riuscirono a risalire alla Lee ebbe così modo di iniziare la marcia di avvicinamento a Narvik, che, intanto, continuava a vivere nella Norvegia occupata con il ricongiungersi ai propri compagni e stroncare definitivamente la marito – che, stranamente, continuava a esser catalogato come resistenza inglese. fervente comunista – e a svolgere qualche piccolo incarico per La strategia nazista e la perfetta organizzazione dello sbarco su- Canaris: situazione imbarazzante per gli inglesi che dimostrarono scitarono forte sospetto in Auchinleck e nei suoi collaboratori, in di non aver tenuto alta la guardia, anche se nel prosieguo del quanto per l’Oberkommando (Okw) sarebbe stato molto difficile im- conflitto seppero far tesoro anche dell’esperienza norvegese. I bastire in poco tempo un’operazione così ardita ed efficace senza britannici vennero a conoscenza dell’esistenza della Lee indiret- l’ausilio di aggiornate informazioni sull’esatta dislocazione delle tamente, grazie a un altro episodio. Agli inizi del 1942 essi riusci- truppe nemiche. Fu proprio grazie alle rivelazioni di Marina che i rono a catturare una nave-spia tedesca, sulla quale operava tedeschi poterono cogliere questa vittoria. Tuttavia, gli avveni- personale con la copertura di meteorologi su un’isola del Mare menti sempre più incalzanti resero molto complicato avviare Artico. Tra loro vi era anche Hans von Finckestein, un aristocratico un’accurata indagine sull’accaduto e sulla grave fuga di notizie. che prima della cattura riuscì a disfarsi di molti dossier compro- Anche se gli inglesi a Narvik riuscirono a tenere i tedeschi sotto mettenti relativi a spie di Berlino, tra cui quello di Marina. pressione ancora per vari giorni, al punto che Dietl prese in con- Von Finckestein però, pur di sfuggire al cappio, una volta giunto siderazione l’eventualità di passare la frontiera della neutrale in Inghilterra, al Camp 020 di Richmond, a sud-est di Londra – Svezia e chiedere a quelle autorità l’internamento suo e delle sue dove era stato internato con gli altri agenti catturati – raccontò, truppe, una nuova e inaspettata notizia arrivò il 10 maggio: i te- con la promessa di aver salva la vita e della libertà dopo la guerra, deschi avevano lanciato l’operazione Fall Gelb («caso giallo») – numerosi dettagli ed episodi concernenti lo spionaggio tedesco, prima fase dell’offensiva sul fronte occidentale – che si sviluppò compreso quello di Narvik, rivelando, con sorpresa degli inqui- con ritmo inarrestabile, sortendo un pieno successo contro la renti, anche il vero ruolo della Lee. Le sue dichiarazioni – dove Francia, il Belgio e i Paesi Bassi. peraltro ammetteva di aver conosciuto personalmente la donna Un simile cambiamento del quadro strategico rendeva necessario – non convinsero completamente gli inglesi, i quali ebbero però il reimbarco, nel più breve tempo possibile, di tutto il contin- riprova di quanto appreso da un altro prigioniero, tale Van Wijk, gente dislocato nella zona di Narvik, per non lasciarlo isolato e che confermò il racconto dell’aristocratico e rivelò che «with in balìa della rabbiosa reazione germanica. La Lee, inoltre, aveva these details in hand [i piani militari inglesi, n.d.A] Deatl was able fatto trapelare ulteriori notizie sul morale sempre più depresso to rearrange his defense and to defeat Auchinleck».

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Anche in vista di un eventuale processo alla fine della guerra, fu aperto un file su Marina Lee la quale, almeno sino alla resa tedesca, continuò a vivere indisturbata in Norvegia. Nel caos dell’immediato dopoguerra, la donna – scampata anche alla grossa purga operata dalla Gestapo di Himmler nei confronti dell’Abwehr, dopo la congiura contro Hitler del luglio 1944 − che non aveva alcuna in- tenzione di languire nelle prigioni di Sua Maestà, sfruttando la propria rete di relazioni negli ambienti diplomatici dei paesi neutrali, già da tempo si era preparata una via di fuga e per ben due anni riuscì a far per- dere le proprie tracce. Riapparve nel 1947, avvolta da un alone di mistero, nella Spagna franchista – terra di rifugio per molti nazisti in fuga – dove un agente inglese la identificò tra gli ospiti del Ritz Hotel di Madrid. Ma anche questa volta Marina riuscì a scomparire sfuggendo all’arresto, ben consapevole che, diversamente, Londra ne avrebbe chiesto l’estradizione per spionaggio e crimini di guerra. Di lei non si hanno più notizie certe: alcune fonti inglesi l’hanno data per deceduta nel dicembre 1976 ovvero passata al Kgb sovietico. Infatti, in una nota inviata in Inghilterra dallo stesso agente che l’aveva smasche- rata in Spagna, si legge che «She’s in fact the type to transfer her alleyance having once had a taste of the game», ipotesi questa piuttosto inverosi- mile. Più realistica appare quella secondo cui la donna avrebbe trovato il modo di eclissarsi e farsi dimenticare definitivamente

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