Marzia Maino
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA Sede Amministrativa: Università degli Studi di Padova Dipartimento di Storia delle Arti visive e della Musica SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA IN STORIA E CRITICA DEI BENI ARTISTICI , MUSICALI E DELLO SPETTACOLO INDIRIZZO: STORIA DEL TEATRO E DELLO SPETTACOLO CICLO XXI DISPOSITIVI ILLUMINOTECNICI E SPETTACOLO A VICENZA: L’ACCADEMIA OLIMPICA, L’INAUGURAZIONE DEL TEATRO E GLI INFLUSSI SUL CONTESTO SPETTACOLARE (1555-1656) Direttore della Scuola: Ch.mo Prof. Alessandro Ballarin Supervisore: Ch.ma Prof.ssa Cristina Grazioli Dottoranda: Marzia Maino INDICE GENERALE Introduzione p. 5 I. Nobiltà, circoli culturali e accademie a Vicenza nel Rinascimento 1. I circoli culturali, l’Accademia dei Costanti e le accademie “minori” p. 11 2. L’Accademia Olimpica p. 28 3. Le «pubbliche Rappresentazioni» dell’Accademia Olimpica tra 1557 e 1558: l’ Adria e i Giochi Olimpici p. 36 4. «Lo splendidissimo apparato»: «un teatro di legname simile agli antichi» per l’ Amor Costante e la Sofonisba (1561-1562) p. 43 5. Aspettando l’ Edipo : gli spettacoli dell’Accademia Olimpica dopo il 1562 p. 54 6. L’Accademia Olimpica: un’Istituzione di rappresentanza p. 59 II. Il Teatro Olimpico e lo spettacolo inaugurale 1. Esperienze palladiane dopo il 1562 p. 71 2. La fondazione del teatro p. 76 3. Lo spettacolo inaugurale p. 95 4. Angelo Ingegneri e la questione illuminotecnica a fine Cinquecento p. 140 5. L’Olimpico: modello per la riforma del luogo teatrale p. 146 III. Gli allestimenti a Vicenza prima e dopo il 1585 e le tipologie spettacolari “minori” 1. L’assetto del Teatro p. 146 2. Barriere e tornei: in Teatro (1588, 1612), nel Cortile (1611) nel Palazzo (1642) p. 157 3. Una commedia “mancata” e una tragedia “misteriosa”: l’ Eugenio di Fabio Pace (1595-1598) e il Torrismondo di Torquato Tasso (1618) p. 182 4. L’Olimpico “in musica”: La mensa de gli dei (1652) p. 191 5. Luce e apparati nelle tipologie spettacolari “minori”: entrate trionfali e processioni religiose, alcuni esempi tra 1565 e 1612 p. 196 2 IV. Lucernari, specchiari, apparatori ed ingegneri tra Vicenza e Ferrara: definizione di una “professione” 1. Intellettuali e apparatori tra Ferrara e Vicenza p. 212 2. Marcantonio Pasi da Carpi: «eccellente d’inventioni per illuminare» p. 225 3. Una consulenza da Torino: Alessandro Tessame e l’«invenzione d’allumar la scena» p. 240 APPENDICE ICONOGRAFICA p. 253 MATERIALI Presentazione p. 258 Nota ai testi p. 258 I. Regesto degli allestimenti (1557-1656) p. 260 II. Entrate trionfali, visite in Accademia e nel Teatro Olimpico, processioni religiose: alcuni esempi tra 1565 e 1628 p. 296 BIBLIOGRAFIA p. 311 3 Alla mia famiglia A mia sorella Laura che ama Palladio 4 Introduzione La presente ricerca tenta di delineare il profilo di una ipotetica “questione illuminotecnica” nell’area vicentina tra Rinascimento e Barocco, offrendo da un lato una ricognizione sull’impiego dei dispositivi connessi al coefficiente luminoso, dall’altro i termini della riflessione sulla luce in ambito spettacolare. Lo sguardo si fissa idealmente sulla messinscena dell’ Edipo Tiranno , evento capitale per la storia del teatro avvenuto il 3 marzo 1585 in occasione dell’inaugurazione del Teatro Olimpico, che assume anche nel corso della trattazione la posizione di imprescindibile termine di confronto. Sulla base di una preliminare verifica dei documenti, si è scelto di circoscrivere la ricognizione entro un arco cronologico compreso tra il 1555 e il 1656, in un certo senso “prima” e “dopo” la celebre messinscena al teatro palladiano, nel tentativo di indagare sia gli antefatti di un evento di tale portata, così come le ripercussioni sulla spettacolarità successiva. Si osservi che i confini entro cui si articola il discorso rappresentano a loro volta tappe significative nella storia vicentina. Il 1555 sancisce la fondazione dell’Accademia Olimpica, principale istituzione culturale della città e promotrice di eventi tra i più eloquenti nel percorso della ricerca. Il 1656 costituisce per certi versi un limite nell’attività del Teatro palladiano oltre cui si assiste ad una svolta nella scelta degli allestimenti. A partire dalla seconda metà del Seicento prende avvio a Vicenza l’attività dei teatri impresariali che ben presto acquistano il controllo sugli spettacoli; da questo momento all’Olimpico spettano quasi esclusivamente cerimonie ufficiali di congedo o d’ingresso del Podestà, del Capitano e delle maggiori personalità politiche del tempo. La prima parte della ricerca, di carattere introduttivo, rende conto del panorama artistico entro cui si collocano gli eventi. Naturalmente la sottomissione di Vicenza alla Serenissima Repubblica di Venezia influenza il contesto culturale; così si sopperisce all’assenza di una “corte” con l’attività delle accademie, che divengono i principali veicoli per l’elaborazione e la trasmissione del sapere all’interno della vita cittadina. L’indagine indugia sull’impronta nobiliare delle prime istituzioni accademiche, come quella dei Costanti per esempio, organismi che per la loro costituzione e strutturazione sono, in un certo senso, specchio della stessa società locale, tradizionalmente connotata da un forte orientamento oligarchico. In un panorama così delineato spicca l’Accademia Olimpica, di impronta certamente ed eccezionalmente più paritaria rispetto alle altre istituzioni, di cui si ripercorrono puntualmente le vicende, rilette attraverso gli Atti dell’Istituzione stessa. L’analisi svela l’influenza del clima 5 culturale instauratosi intorno a personalità appartenenti alle diverse accademie sull’attività spettacolare che a quest’epoca si pone sotto il patrocinio dei principali esponenti del patriziato vicentino. Anche la ricostruzione, a partire dagli Atti dell’Olimpica, di alcuni allestimenti minori o meno noti permette di compiere comparazioni da cui estrapolare dettagli significativi sul processo che porta all’evento del 1585. Così, nell’analisi di allestimenti come l’ Amor Costante (1561) o la Sofonisba (1562) per esempio (in cui lo stesso Palladio interviene progettando un apparato effimero d’ispirazione antica che nella concezione d’insieme prelude all’Olimpico), s’intravedono in nuce meccanismi di gestione dei coefficienti spettacolari poi ripresi con esiti altissimi dalle équipes attive per l’ Edipo . Il nucleo centrale della tesi ripercorre le tappe che segnano la genesi, la costruzione e l’inaugurazione del Teatro Olimpico. Ampio spazio è riservato all’ Edipo tiranno (1585), esaminato a partire dal punto di vista di Angelo Ingegneri, corago della messinscena, ma non trascurando di integrarlo con documenti tramandati dagli Atti dell’Olimpica; l’allestimento viene studiato nel dettaglio, facendone «quasi anatomia» ossia una «distillatione à parte à parte di tutta la sostanza sua» come suggerisce Ingegneri stesso. L’analisi si sofferma sui coefficienti dello spettacolo che il corago concepisce secondo un disegno unitario. Il frequente appello alla «verisimilitudine», quindi ad un principio estetico che guida la messinscena, consente di scorgere nella poetica di Ingegneri affinità con quelle pronunce che nel corso dell’Ottocento saranno parte attiva nel processo di “creazione” della regia teatrale. Un posto rilevante ha costituito nel corso del lavoro l’attenzione alla materialità del dispositivo luminoso. Nel caso dell’inaugurazione i congegni, di cui l’accurata descrizione di Ingegneri evidenzia il grado di raffinatezza raggiunto, sono concepiti in accordo con le architetture palladiane. L’efficacia del sistema illuminotecnico si misura sulla ricezione del pubblico: in particolare, la scelta di schermare i lumi nelle prospettive per creare un determinato effetto, lascia pensare ad una volontà di aderire alla verosimiglianza quale criterio indispensabile per favorire l’illusione dello spettatore. Lo studio delle questioni legate all’illuminazione del Teatro viene supportata dall’analisi dell’ équipe di tecnici ed artigiani che collabora con Ingegneri nella progettazione e realizzazione dei dispositivi. Le ricerche permettono di affermare che il corago è affiancato da veri “specialisti” della luce, come Vincenzo Scamozzi, Marcantonio Pasi da Carpi e Alessandro Tessame: maestranze eclettiche che offrono consulenze di alto livello e manodopera qualificata. In particolare, spicca la figura di Pasi che appare sotto una veste nuova. Sono note agli studiosi le competenze di questo ingegnere in materia di cartografia ed ingegneria idraulica. Attivo alla corte 6 estense, Pasi nel 1569 si cimenta anche in ambito spettacolare collaborando all’allestimento del noto torneo L’Isola Beata ; in questa occasione Marcantonio palesa interessanti, e per certi versi inaspettate, abilità che a quest’epoca lo qualificano già quale esperto in materia d’illuminotecnica. L’indagine ha evidenziato l’esistenza di una relazione intercorsa tra Ferrara e Vicenza negli ultimi decenni del Cinquecento, assecondata anche da Giovan Battista Guarini che si pone quale tramite tra i due entourages culturali accompagnando le vicende degli Olimpici come consulente per circa un ventennio (1583-1605). L’intellettuale promuove la chiamata di Pasi (che risulta essere determinante) a Vicenza durante l’allestimento dell’ Edipo , ma favorisce anche l’arruolamento nella troupe dell’illustre Giovan Battista Verato; sul finire del Cinquecento Guarini ipotizza una collaborazione, purtroppo naufragata, tra l’Accademia Olimpica e Giovan Battista Aleotti. La ricostruzione di questa rete di relazioni offre innanzi tutto una chiave d’accesso per rintracciare e, forse,