Vrolok, Una Creatura Vampirica Nata in Televisione Tanti Anni Fa
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V.R.O.L.O.K. 1 Parte Prima Ambizioni Soddisfatte 2 1 Il signor John Murray Valentine era molto sicuro di sé quella mattina. Aveva percorso ogni suo rito giornaliero nei minimi dettagli: sveglia alle 7 e 51, due pedalate in ciclette, caffè nero bollente, bacetto a Maggie, la sua compagna, e poi via, al lavoro. Stavolta, però, era diverso. I riti furono eseguiti alla perfezione, tuttavia non c’era la solita componente depresso-compulsiva degli altri giorni; John Murray Valentine, giovane biologo, il 18 luglio 2012, dopo anni di cittadinanza a Perdentilandia, aveva avuto il proverbiale colpo di genio. Questa volta l’azienda per cui lavorava, la Grimes Chemical, avrebbe messo sul piedistallo il suo culo da sfigato a vita. In strada, il Nostro, passeggiava come se fosse stato un bambino di otto anni al parco. Aveva il sorriso di una tale radiosità da risultare addirittura una faccia da schiaffi. Per ogni cento metri che faceva gli arrivavano alla mente pensieri di ultra ricchezza, agi, fama internazionale e, perché no, anche un assortimento di squillo di lusso, in barba a Maggie. Arrivato alla Grimes Chemical, John si aggiustò la cravatta, si schiarì la voce e attraversò la porta-vetro automatica dell’ingresso. L’edificio era composto da un lungo corridoio odorante di pungente igienizzante all’ammoniaca, le pareti e il soffitto erano di un colore verde acqua e dei neon rotondi a luce bianca illuminavano il percorso. Sembrava una sala operatoria più che un’azienda di prodotti chimici. Quello era il giorno in cui se nessuno avesse avuto una concreta proposta sarebbero finiti a gambe all’aria. I finanziatori e gli investitori della Grimes Chemical, in vista della crisi, avevano iniziato ad indebolire gli introiti della ditta e solo un’idea rivoluzionaria poteva salvare il tutto. Di cosa si occupava realmente l’azienda? Di solventi, detergenti e smacchiatori. Quello era il giorno in cui se non si fosse riusciti a soddisfare casalinghe e, in genere, gente fissata col pulito sarebbero finiti tutti sotto un ponte a bere gin distillato clandestinamente contenuto in sudice bottiglie coperte dal cartone del pane. 3 2 La sala riunioni era al completo. Non solo il gran capo, ma anche tutti i dipendenti erano già seduti intorno ad un ampio tavolo circolare, grande come un rondò stradale. Anche quella sala ricordava un blocco operatorio, solo che emanava un forte odore di sudore. L’atmosfera era pesante. La “Grimes” era praticamente in Assetto Charlie, come al militare. Urgenza e azione per risolvere cazzi amari. Da poco distante, tutti i tizi del tavolo rotondo si voltarono ascoltando passi tranquilli accompagnati da un fischiettare più o meno melodico. Era John Murray Valentine che si avvicinava. Arrivò davanti alla porta, la aprì e, incurante degli sguardi da rimprovero causa leggero ritardo, si sedette come fosse al mare. “Non c’è motivo che mi rimproveriate signore e signori –esordì John con aria da spaccone- si dà il caso che io abbia l’idea giusta per risolvere quest’incresciosa situazione” Il sudore gli colava tiepido sulla schiena e sulla fronte. Era più che determinato, ma non così tanto da non cagarsi addosso per via di possibili figuracce o licenziamenti futuri. Humphrey Goodman, il capo, guardò Valentine con diffidenza ed autoritarismo. Quest’ultima parola si addiceva più che bene a Goodman, visto che somigliava molto ad un assolutista di estrema destra: pelato, a metà fra il muscoloso e il grassoccio, mascella quadrata e sguardo di pietra. Come paragone gli si addiceva molto di più al di fuori del contesto lavorativo. Molte volte era stato protagonista di piccoli exploit xenofobi, omofobi e misogini. Era il cognome che non c’entrava un beato cazzo con la persona. Ah, i casi della vita. “E perché dovremmo starla a sentire signor Valentine?” Gli chiese Goodman con l’espressione tipo ai-dissidenti-le-purghe. “Perché io oggi vi porto la Manna dal cielo, signori. Ho qui una cosa che, scusate il termine, ci farà uscire dalla me…” Poi John si trattenne, sapeva che Goodman oltre che essere un fascistoide era anche un battista, una parolaccia in sua presenza equivaleva a mollare uno stronzo puzzolente sul tavolo durante il Giorno del Ringraziamento. “…dalla mesta situazione in cui ci troviamo –improvvisò John- Sicuramente, grazie al mio ritrovato ci riprenderemo.” Concluse sicuro. “Mmm…di che si tratta?” Si mostrò fintamente interessato Goodman. John si sistemò il ciuffo anni Cinquanta impomatato e posò la sua valigetta sul grande tavolo rotondo. Tutti osservarono la scena con ardente curiosità mista, però, ad un zinzino di preoccupazione. John aprì la valigetta ed estrasse un flacone, molto simile a quelli per lo sciroppo per la tosse, ed una pezza sudicia. Il flacone aveva un’etichetta color porpora in cui vi era ritratto il disegno di un vampiro dalla pelle 4 azzurrognola e gli occhi rosso fuoco, sotto di esso un acronimo scritto in rosso vermiglio: V.R.O.L.O.K. La pezza sudicia era, ovviamente, per testare il prodotto davanti a tutti. Goodman prese la boccetta e la squadrò con aria di sufficienza. Poi guardò John e gli disse: “E secondo lei dovremmo vendere alle brave massaie uno smacchiatore con la faccia di Dracula sull’etichetta? Ma dico, Valentine, si è bevuto il cervello? Noi dobbiamo eliminare macchie, non incutere timore!” Aveva l’aria da i-dissidenti-in-esilio in quel momento. E proprio tu mi vieni a parlare di timore, viscido unto pezzettino di merda? Chiedilo a tua moglie cos’è il timore! Costano un po’ le operazioni ortopediche e le sedute dall’analista di tua moglie, vero? “Timore” dici, vediamo un po’ perché entra ed esce da ospedali e sedute, la tua consorte. Sei una carogna e a vederle certi lividi e certe crisi di pianto che senza volerlo mostrava a tutti si sono fatte molte illazioni sul tuo conto. Come quella volta che venne a trovarti in ufficio e tu le urlasti un qualcosa come 34 cori ultras messi insieme e lei se ne andò piangendo. Violenza fisica e psicologica, e mi parli di timore per un vampiretto su una boccetta di smacchiante? Spero che tu muoia, stronzo! Pensò John in preda alla collera, ma senza darlo a vedere. Spense poi gli interruttori dell’incazzo e tornò sereno, iniziando a mostrare la grandezza del V.R.O.L.O.K. “Il nome del prodotto è preso dal Vrolok, una creatura vampirica nata in televisione tanti anni fa. Questo, insieme all’etichetta, avrà anche un altro tipo di fruitori oltre che massaie e gente amante del pulito: i ragazzini. Si immagini, signor Goodman, tutti quei figli di massaie vorranno che la madre compri quello smacchiante solo per come si presenta. E non è finita qui, V.R.O.L.O.K. è una sigla. In realtà sta per Virally Remover Off Likely Object Kleaner. Certo, è scritto un po’ alla rinfusa, come in latino –e lui non sa un cazzo di latino, pensò- tuttavia un prodotto chiamato Oggetto Pulente che Rimuove Viralmente e Facilmente può essere un’attrattiva per il consumatore, la frase un po’ in disordine serve a dare forma alla parola Vrolok, coniugata, appunto, con l’etichetta attira-teenager...” Dopo la breve arringa, John fu accolto da Goodman con un’insolita espressione di convincimento ed interesse. “Mi pieghi una cosa –disse- perché il Kappa finale e perché Virally?” “Rispondo subito –disse John risoluto- il Kappa è un’altra figheria per presentare il prodotto come valido a più fasce d’età e il Viralmente svela, in parte, la composizione del prodotto.” “Si spieghi meglio..” Disse interessato Goodman. “Il principio attivo del mio prodotto è un batterio sinora sconosciuto. Io mi diletto di giardinaggio oltre che essere laureato in biologia. Una sera, lavorando su una pianta d’orchidee, ho trovato delle chiazze verdi-bluastre ai bordi della ciotola. Ne prendo un campione e lo diluisco con acqua. Entro in casa e mi studio questa strana sostanza. Al microscopio vedo milioni di microrganismi batterici iperattivi. Eccitato dalla ricerca, applico la scoperta su quello per cui lavoriamo qui, ossia igiene e pulizia. Metto tre gocce di questi esserini su una camicia sporca. Ha due macchie, una sul torace e una sulla manica. Metto il tutto sulla manica. Dopo 3 minuti circa, manica 5 pulita, senza aloni. Quello che è successo dopo è più sbalorditivo. Dopo altri 2 minuti vedo che la macchia sul torace, senza che io ci gocciolassi i batteri sopra, si impregna, dal nulla, dello stesso composto. Macchia sparita anche lì. Ora ha capito perché Viralmente, signor Goodman? Questi cosi sembrano contagiare qualunque cosa capiti loro a torno smacchiandola, inodori e senza usare acqua e lavatrici! Dopo un po’ ho indossato la camicia.” Sorrise. Goodman fissò John con un ritrovato scetticismo. Volle una dimostrazione. “Signor Valentine, io vorr…” “Arriva, signor Goodman. Le faccio vedere.” Interruppe determinato John. Prese la pezza sudicia e con un tagliacarte la divise in due, in modo da avere la macchia su ogni singolo pezzo. Posò i due straccetti sul grande tavolo rotondo, a tre centimetri di distanza l’uno dall’altro. John svitò il tappo del V.R.O.L.O.K. e con un contagocce applicò il prodotto sulla macchia di uno dei due pezzi di stoffa. Goodman e gli altri fissarono con molta attenzione il fenomeno, come fossero dei bambini attorno ad un mangiatore di spade. Dopo pochissimi minuti la macchia si restrinse sino a sparire e le gocce con lei. Punti esclamativi inondarono la stanza. Lo stupore aumentò a dismisura, quando la macchia del secondo brandello, quello non trattato, si impregnò spontaneamente di V.R.O.L.O.K., sino a far sparire la macchia e il composto stesso.