“Le Istituzioni Arcaiche Prof .Ssa Claudia Iodice
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
“LE ISTITUZIONI ARCAICHE” PROF.SSA CLAUDIA IODICE Università Telematica Pegaso Le istituzioni arcaiche Indice 1 IL MITO DELLE ORIGINI DI ROMA TRA LEGGENDA E STORIOGRAFIA -------------------------------- 3 2 LE CURIAE --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 5 3 IL COMIZIO CURIATO ----------------------------------------------------------------------------------------------------- 7 4 LEGISLAZIONE MONARCHICA E IUS PAPIRIANUM ------------------------------------------------------------ 9 5 DALLA GENS ALLA CITTÀ STATO ----------------------------------------------------------------------------------- 15 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 2 di 18 Università Telematica Pegaso Le istituzioni arcaiche 1 Il mito delle origini di Roma tra leggenda e storiografia Appare a questo punto indispensabile, ai fini di una ricostruzione quanto più possibile fedele della storia della costituzione romana, presentare per grandi linee la storia delle origini di Roma antica. La parte meno popolata del Latium vetus era nel sec.VIII a.C. rappresentata da quella parte di territorio per gran parte paludoso che si estendeva alla sinistra del Tevere in prossimità di quella che ancora oggi è chiamata isola Tiberina. Quel territorio malsano imponeva una vita frammentata a quelle pochissime famiglie di pastori che con coraggio si erano decisi ad abitarvi. Quello stesso territorio col passar del tempo si rivelò di grande importanza sul piano economico perché permetteva il controllo degli approdi e dei guadi di cui si servivano gli Etruschi per i loro traffici con la Campania nonché i Sabini per l’approvvigionamento del sale sulla riva destra presso il Campus Salinarum. Proprio questi gruppi che abitavano la riva sinistra del Tevere, verso la metà del sec. VIII a.C. diedero impulso a una serie di processi federativi che ne aumentassero ovviamente la forza e al contempo ne garantissero l’autonomia dai Latini stanziati sui Monti Albani nonché dai Sabini e dagli Etruschi. Questo quadro delle origini romane si perde e quasi scompare nella ricostruzione che a posteriori è stata fatta dalla storiografia romana dei primordi. Secondo il racconto avallato da annalisti celebri come Fabio Pittore, Calpurnio Pisone, Celio Antìpatro e Valerio Anziate, massimi esponenti della storiografia pre-augustea, Roma sarebbe stata fondata nel 754 a.C., da Romolo, di stirpe latina, venuto via da Albalonga, città emblema delle antiche popolazioni Latine. Alla nuova comunità, continua il racconto degli annalisti, Romolo avrebbe imposte in una sola volta tutte le istituzioni politiche. Il popolo sarebbe stato diviso nel ceto dominante dei patricii, raccolti in un certo numero di gentes, e nel ceto inferiore dei plebeii, non ammessi alla organizzazione Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 3 di 18 Università Telematica Pegaso Le istituzioni arcaiche gentilizia ed aggregati, in posizione di dipendenza e con il titolo di clientes, alle varie gentes patrizie. I patricii sarebbero stati poi distribuiti nelle tre tribus dei Ramnes, Tities e Lùceres, ciascuna divisa in dieci distretti, le curiae. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 4 di 18 Università Telematica Pegaso Le istituzioni arcaiche 2 Le curiae Nel trattare, sia pure in maniera sintetica delle istituzioni arcaiche, appare indispensabile esaminare una delle istituzioni più antiche della civitas quiritaria quella appunto delle curiae. In seguito a quello che è stato tramandato dalla tradizione annalistica sembra evidente che le curiae ( da co-viriae, cioè raggruppamenti di uomini) fossero composte dalle gentes. Ciò naturalmente non implica che gli appartenenti ad una curia fossero tutti astretti da legami di sangue, e questo discorso può farsi senza dubbio anche per le tre tribù originarie dei Tities, Ramnes e Luceres. Queste, come le prime, sembrano essere dunque divisioni artificiali dello stato, come si desume dalla regolarità della distribuzione. Se questo è vero, non altrettanto sicuro è che esse saranno state il risultato di un atto di fondazione o di meditata organizzazione statale. L’esistenza di un rito di fondazione, con l’inauguratio del rex compiuta dagli augures e la determinazione della linea sacra del pomerium come confine per gli auspici del magistrato e delimitazione dell’urbs, fu certamente patrimonio della cultura romana. Questo rito potrebbe essere stato importato dall’Etruria. Da parte sua, Cicerone attribuirà a Catone il Censore un’idea di città profondamente diversa da quella della Grecia. Le città greche avevano un unico fondatore, mentre Roma non si era costituita in base all’ingegno di un uomo, ma attraverso il tempo e le generazioni. Perciò il tema della fondazione “istantanea” , quella per intenderci mitica di Romolo, potrebbe essere emerso anche successivamente, nella coscienza degli antichi e in quella dei moderni. È però esatta l’affermazione che le curiae siano appartenute al periodo della unificazione politica degli abitanti dei Sette colli di Roma. Noi già conosciamo le incertezze della tradizione sulle tre tribù originarie dei Tities, Ramnes e Luceres. Ci viene tramandata la leggenda di un atto d’imperio operato, come si è detto sin d’ora, che avrebbe diviso Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 5 di 18 Università Telematica Pegaso Le istituzioni arcaiche il popolo in queste tre tribù e trenta curiae, dando ad esse i nomi delle sabine rapite. Tutto ciò potrebbe rimanere incerto, se non apprendessimo, da una tarda testimonianza, che negli annales pontificali di cui si è parlato in precedenza, erano annotati, con sigle, i nomi delle tribù, delle curiae e delle decuriae. Se essi erano registrati nella cronaca pontificale, ne consegue che avessero evidentemente carattere ufficiale. Tuttavia, in un sistema originario in cui il dato più pregnante è costituito da progressive suddivisioni delle sfere del potere, è il senato a manifestarsi come un organismo cui sono destinati evidenti compiti di organizzazione sociale e di governo. Da esso può scaturire il monarca, o il consenso per il monarca. In tutti i casi, il senato arcaico appare come un gruppo relativamente ristretto, alla continua ricerca di elementi di omogeneità e di unione, richiesti anche dalle difficili condizioni esterne, e si manifesta come la struttura guida della politica romana e dell’organizzazione della città. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 6 di 18 Università Telematica Pegaso Le istituzioni arcaiche 3 Il comizio curiato L’unica assemblea costituzionale dei cittadini contemplata nella civitas dei Quiriti, fu quella denominata dei comitia curiata, cioè del consesso generale dei patrizi di sesso maschile nelle trenta curiae. Le adunanze si svolgevano di norma nel Forum, una vasta piazza a ridosso del Campidoglio, all’interno di uno spazio denominato per l’appunto Comitium. Soltanto successivamente e comunque sempre a titolo eccezionale, in occasione di particolari cerimonie religiose, i comizi si riunirono sul Campidoglio, davanti alla sede del collegio pontificale. Una volta giunti al luogo di riunione, i Quirites si ripartivano ordinatamente per curiae, ciascuna presieduta da un curio e la riunione era diretta dal rex in carica. Un lungo dibattito si è svolto nella storiografia moderna intorno alle possibili attribuzioni di questa particolarissima e antichissima assemblea. Secondo l’orientamento tradizionale queste attribuzioni sarebbero state per certi atti, semplicemente di partecipazione passiva. Per altre categorie di atti, invece, i comitiia, sembra abbiano rivestito una vera e propria competenza deliberativa. Queste ultime, per noi di maggior interesse, possono essere ricondotte essenzialmente a due: a) una funzione elettorale, consistente in un primo voto di approvazione del nuovo rex, così come designato dall’interrex, e in un secondo voto inteso al riconoscimento solenne dell’imperium (comando) del monarca detta lex curiata de imperio; b) una funzione legislativa in senso sostanziale, consistente nella votazione delle leges normative proposte dal re (leges regiae o curiatae) In età storica, al comizio curiato, oltre alla lex curiata de imperio, rimarranno le vestigia di una sua centralità, incidente soprattutto sull’organizzazione familiare. Il testamentum calatis comitiis si presenta ai nostri occhi come la più antica forma testamentaria, compiuta in tempo di pace, in due giorni dell’anno prestabiliti, davanti Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale