La Paligenesi Del Classico

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La Paligenesi Del Classico Num. 2/2019 (anno II) La paligenesi del classico a cura di Giovanna Battaglino Antonello Fabio Caterino Alessandra Di Meglio Francesca Favaro Alessia Marini Ururi Al segno di Fileta MMXX Al Segno di Fileta editore in Ururi (CB) www.keposrivista.it ISSN 2611-6685, ANCE E247635 ISBN 9788832173048 This is this a peer reviewed journal Quest’opera è stata rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/ o spedisci una lettera a Creative Commons, PO Box 1866, Mountain View, CA 94042, USA. Kepos – Semestrale di letteratura italiana Direttori: Antonello Fabio Caterino (Università degli Studi del Molise), Francesca Favaro (Università degli Studi di Padova) Comitato scientifico: Giovanna Battaglino (Università degli Studi di Salerno), Luca Beltrami (Università degli Studi di Genova), Alberto Beniscelli (Università degli Studi di Genova), Francesca Bianco (Università degli Studi di Padova) Maria Grazia Bonanno (Università di Roma “Tor Vergata”), Lorenzo Braccesi (Università degli Studi di Padova), Eleonora Cavallini (Università di Bologna), Maria Di Maro (Università degli Studi di Bari), Wafaa El Beih (Helwan University), Marco Faini (Università di Venezia), Fabio Finotti (University of Pennsylvania, Philadelphia), Marco Daniele Limongelli (University of Kyoto), Giuseppe Lozza (Università degli Studi di Milano), Quinto Marini (Università degli Studi di Genova), Nikica Mihaljevic (Sveučilište u Splitu), Antonio Montefusco (Università Ca’ Foscari), Salvatore Puggioni (Università degli Studi di Padova), Mario Andrea Rigoni (Università degli Studi di Padova), Cristiano Rocchio (Eberhard Karls Universität Tübingen), Enrica Salvaneschi (Università degli Studi di Genova), Mauro Sarnelli (Università degli Studi di Sassari), Jiří Špička (Univerzita Palackého v Olomouci), Barbara Tonzar (Univerzita Palackého v Olomouci), Simone Turco (Università degli Studi di Genova), Gianni Venturi (Università degli Studi di Firenze), Stefano Verdino (Università degli Studi di Genova), Claudia Zavaglini (Univerzita Palackého v Olomouci). Comitato di lettura: 1 Anna Cesaro (Università Orientale di Napoli), Mario Cianfoni (Sapienza – Università di Roma), Maria Cicala (Università di Napoli Federico II), Silvia Corelli (Sapienza – Università di Roma), Maria Cristina Di Cioccio (Università degli Studi “G. D’Annunzio”), Enrico De Luca (Università della Calabria), Fabrizio Foligno (Università di Pisa), Fausto Maria Greco (Università Federico II di Napoli), Matteo Navone (Università degli Studi di Genova), Giulio Osto (Facoltà Teologica del Triveneto), Thomas Persico (Università degli Studi di Bergamo), Girolamo Rodda (Università degli Studi di Genova), Gennaro Tallini (Università di Verona). Comitato redazionale: Elena Bilancia (Università di Napoli “Federico II”), Alessandro Carlomusto (Sapienza – Università di Roma), Valentina Caruso (Università di Napoli “Federico II”), Alessandra Di Meglio (Università di Napoli “Federico II”), Stefano Di Pino (Sapienza – Università di Roma), Vanessa Iacoacci (Sapienza – Università di Roma, Responsabile di Redazione), Sara Parisi (University of Strathclyde), Francesco Rizzo (Université Paris-Sorbonne), Abdelhaleem Solaiman (Aswan University), Carlotta Susca (Università degli Studi di Bari), Alessandra Trevisan (Università Ca’ Foscari), Nicole Volta (Sapienza – Università di Roma) Supporto informatico: Alessia Marini (Università degli studi di Siena) Col patrocinio della società Dante Alighieri, comitato di Bergamo, del dipartimento di Italianistica, Romanistica, Antichistica, Arti e Spettacolo” (DIRAAS), Università degli Studi di Genova, dell’associazione culturale “Lo stilo di Fileta” e del dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Trieste. 2 Indice EDITORIALE...................................................................................................................5 ANTONELLO FABIO CATERINO – FRANCESCA FAVARO, Sempre, la palingenesi ....6 SAGGI ............................................................................................................................8 BEATRICE BARBALATO, Disdire il centro: dalle identità di mattone a Le città invisibili di Italo Calvino.................................................................................................9 GIOVANNA BATTAGLINO, Una palingenesi (volutamente) mancata: l’anti-Orfeo di Pavese ne L’inconsolabile, tra demitizzazione e riflessi autobiografici ..............54 DANIELA CAVALLARO, Omero cambia genere: le scrittrici italiane portano l’Odissea a teatro ............................................................................................................75 CATERINA CONTI, Il classico nella radiofonia: la Divina Commedia a Radio Trieste. ..........................................................................................................................113 GIULIO COPPOLA, Pierre Vidal-Naquet, Cesare Pavese, Paula Philippson, l’età di Crono, l’età degli uomini: alcune riflessioni ......................................................153 ALESSANDRA DI MEGLIO, La riscoperta del ‘sentimento umano’ nell’Agamennone di Eschilo: la traduzione tragica di Ottiero Ottieri...................173 ANNARITA MAGRI, Il mistero della Digitale purpurea, tra Eden, peccato e sogno ...................192 FRANCESCO MOLES, Tra religione ed Estetismo: il Compianto di Niccolò Dell’Arca con gli occhi di D’Annunzio....................................................................266 3 PIERFRANCESCO MUSACCHIO, La catena di influenze nella ricezione moderna di Plutarco e il riuso delle Vite di Cesare e Bruto: teoria e prassi dei Classical Reception Studies ...........................................................................................................................277 TIZIANO OTTOBRINI, Il latino pettinatissimo di un letterato scapigliato: intorno al De Redemptione Italica di Giovanni Faldella ........................................................302 LEONARDO PAGANELLI, Giorgio: il vincitore sconfitto.......................................325 SIMONE PETTINE, Perdere Euridice per salvare se stessi: modernità del mito nell’Inconsolabile di Cesare Pavese ............................................................................334 PAOLA PIZII, Sangu sciura sangu: Eschilo tra Aci Trezza e Hollywood............351 ALESSANDRA TREVISAN, “Ipotesi” e Non è un ospite: su un canovaccio e un soggetto di Goliarda Sapienza ‘a prestito’ ..............................................................376 RECENSIONI ..............................................................................................................401 VANESSA IACOACCI, Recensione al volume Daniele VOGRIG, Gianni Schicchi. Ritratti di un folletto fiorentino, Roma, Lithos, 2019 .................................................402 4 EDITORIALE 5 ANTONELLO FABIO CATERINO – FRANCESCA FAVARO, Sempre, la palingenesi «On n’échappe pas de la machine» (‘non si sfugge alla macchina’) affermava Gilles Deleuze nel sostenere l’impossibilità umana di sottrarsi ai meccanismi ripetitivi della produzione industriale. Il Novecento, in ambito culturale, sembra non avere un buon rapporto coi meccanismi di ripresa e imitazione del quod factum: la critica – comunque indirizzata – pare infatti sempre incline a enfatizzare il nuovo, inteso come sinonimo di libero. Eppure l’economia del classicismo – l’eterna ricerca dell’originalità nella rielaborazione e risemantizzazione di quanto già scritto e detto – si trova agli antipodi ermeneutici, ed ha funzionato per secoli. Inevitabile è dunque chiedersi chi abbia ragione: libertà e originalità sono amiche del nuovo o amanti dell’antico? E quali e quante forme di mediazione sono possibili, fra le due alternative? Non è certo questa la sede adatta per provare a rispondere, ammesso che sia possibile. Il volume che qui si presenta – numero 2/2019 di «Kepos-Semestrale di letteratura italiana» – non aspira dunque a sciogliere la questione, bensì ad affrontarla, contribuendo alla pressoché inesauribile vastità delle sue declinazioni, concentrandosi su di un concetto portante del dittico classico- classicismo: la palingenesi. L’opera letteraria, infatti, nasce e risorge continuamente nel ‘giardino’ (traduzione proprio del greco Kepos) del classicismo, come fosse un’araba fenice. Il magistero dei Classici indica la strada e fornisce stimoli ed esempi formali e concettuali: lungo un sentiero tracciato, chi ha voglia di esprimersi è invitato a 6 seguire le orme dei primi, finché non è in grado di imprimere sulla terra a sua volta le proprie, che a loro volta saranno poi seguite da altri ancora, in una ‘catena’ che si suppone possa anche non avere mai fine. 7 SAGGI 8 BEATRICE BARBALATO, Disdire il centro: dalle identità di mattone a Le città invisibili di Italo Calvino1 La città come topos Città centripete e città centrifughe Il Gran Kan contempla un impero ricoperto di città che pesano sulla terra e sugli uomini, stipato di ricchezze e d’ingorghi, stracarico d’ornamenti e d’incombenze, complicato di meccanismi e di gerarchie, gonfio, teso, greve. «È il suo stesso peso che sta schiacciando l’impero», pensa Kublai, e nei suoi sogni ora appaiono città leggere come aquiloni, città traforate come pizzi, città trasparenti come zanzariere, città nervatura di foglia, città linea della mano, città filigrana da vedere attraverso il loro opaco e fittizio spessore2. 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    TEATRO CARIGNANO Il Teatro Carignano è uno dei più begli esempi di teatro all’italiana e allo stesso tempo uno dei luoghi simbolo della Città. La genesi della sala teatrale trae origine dall’importante progetto di trasformazione ed espansione della Torino tardo cinquecentesca, esigenza sorta dalla necessità, da parte della casata Savoia, di accreditarla come moderna capitale, affrancandola definitivamente dall’angustia e dalla modestia architettonica lamentate, tra gli altri, da Montaigne. L’ascesa al trono di Vittorio Amedeo II (1684) e la sua successiva designazione a re di Sicilia accompagnano l’arrivo di Filippo Juvarra che apre la struttura dei palazzi e della vie cittadine a un respiro urbanistico inedito: suo allievo è Benedetto Alfieri, zio di Vittorio, che ne prosegue la visione nel riassetto del centro, un’opera grandiosa che coinvolge anche gli spazi dedicati allo svago del sovrano e dei nobili. Il Teatro Carignano si inserisce a pieno titolo in questo contesto: nel 1710 il principe Vittorio Amedeo di Carignano fa adattare a teatro il salone secentesco chiamato Trincotto Rosso, un edificio utilizzato per il gioco della pallacorda, facendo costruire 56 palchetti e destinandolo a sala di spettacolo: solo dopo il passaggio alla Società dei Cavalieri nel 1727 lo spazio si apre a prosa, canto e balletti. Nella stagione 1752-53 su richiesta del Principe Luigi Vittorio di Carignano l’architetto regio Alfieri ricostruisce il teatro dalle fondamenta, riproponendo una versione ridotta della pianta del Teatro Regio. Il teatro viene inaugurato per la Pasqua del 1753 con la Calamita dei cuori di Carlo Goldoni, musicata da Baldassarre Galluppi.
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