COMUNE Di PROSSEDI Tav. 01

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COMUNE Di PROSSEDI Tav. 01 COMUNE di PROSSEDI PIANO PARTICOLAREGGIATO CENTRO STORICO centro prossedi e pisterzo Tav. 01 relazione tecnica scala 1: II Tecnico Il Sindaco Arch. Pierfrancesco De Angelis via degli uffici, 10 04019 terracina -lt c.f. dngpfr55b27l120b p.iva 01043430592 Collaborazione data:28.09.2016 Arch. Italo Ranieri Relazione Tecnica Indice: 1-Il Centro Storico:urbs e civitas pag.2 2-Descrizione Storico - Geografica . pag.5 2.1-Prossedi pag.6 2.2-Pisterzo pag.7 3-Analisi della situazione demografica pag.8 4-Verifica degli incrementi temporanei previsti pag.11 4.1 Prossedi pag.11 4.2 Pisterzo pab.12 5-La valorizzazione del patrimonio residenziale pag.12 5.1- Il patrimono edilizio pag.12 5.2-L'albergo Diffuso pag.14 6. - Scelte generali per il dimensionamento del piano pag.15 6.1- Incrementi residenziali pag.15 7-Il Rapporto con il P.T.P.R. pag.15 8-ANALISI DEGLI STANDRD URBANISTICI di PRG. pag.15 8.1-Prossedi pag.16 8.2-Pisterzo pag.16 9-Il Patrimonio Abitativo Storico - Conclusioni Pag.17 9.1-Analisi della condizione Pag 17 9.2-Azioni e Obbiettivi per la mitigazione delle criticità in atto Pag.17 9.3-L’Albergo Diffuso pag.18 9.4-Il Cambio di destinazione d'uso ed Il rapporto con la L.R. n. 33 DEL 18.11.1999 Disciplina relativa al settore commercio pag.18 9.5-Le unità minime di intervento: pag.20 10-Le Norme Tecniche di Attuazione pag.20 PPE_zona A_REL-1 Relazione Tecnica al Piano 1-Il Centro Storico:urbs e civitas Il concetto di città storica nasce all’inizio dell’ottocento quando i tessuti urbani più antichi cominciano ad essere d’intralcio alle esigenze di organizzazione degli spazi richieste dalla rivoluzione industriale. Il concetto di “città storica” nasce dunque in opposizione al concetto di “città moderna”. Ci si accorge che esiste una città storica perché si sente l’esigenza di sbarazzarsene per far posto ad una modernità che avanza senza sosta. Si può ipotizzare che nell’immaginario della nascente società industriale ottocentesca, la rappresentazione sociale del “centro storico” si sia formata parallelamente all’evoluzione delle nuove esigenze di spazio urbano, e che in seguito, forse proprio a fronte dei danneggiamenti che stavano subendo le forme urbane antiche, sia nato il concetto accademico di “centro storico”. Possiamo tranquillamente affermare invece che è con Ruskin, nel 1860, che la città storica diviene oggetto di conservazione al pari di qualsiasi monumento; essa infatti, pur non essendo stata edificata a scopo evocativo, ha la capacità di rievocare e rafforzare l’identità di coloro che la abitano, divenendo in tal modo il monumento della modernità. “Ruskin ha fatto una scoperta che la nostra epoca non ha ancora finito di riscoprire. Esercitando il doppio e meraviglioso potere di radicare i suoi abitanti nel tempo e nello spazio, la città ha giocato il RUOLO RIEVOCATIVO DEL MONUMENTO senza che ne avessero coscienza né intenzione coloro stessi che la edificavano e la vivevano.” Il passaggio dall’attribuzione identitaria del centro storico come tessuto urbano antico ed unico, all’intenzione conservativa di tale tessuto urbano non deve essere considerato un passaggio automatico ed universale. I concetti di “antichità come monumento storico”, di “autenticità” nascono infatti nella cultura occidentale del XV secolo, quando iniziano ad essere elaborati i fondamenti razionali di una disciplina storica e critica che postula la linearità di una storia universale. Solo concependo la storia come un percorso lineare, e non ad esempio ciclico come in altre culture, le tracce del passato assumono valore in quanto tali, in quanto antiche, e per questo meritano di essere conservate. Il centro storico diviene monumento da preservare, da conservare in quanto “patrimonio urbano” di una determinata società; è Gustavo Giovannoni ad utilizzare per primo la locuzione “patrimonio urbano”: patrimonio in quanto ereditato dalle società passate ed in quanto “riserva di valore storico”. Il Convegno di Gubbio del 1960 sancisce in Italia lo status di monumento storico dei centri storici ed avvia un filone di riflessioni strutturate sul problema della loro conservazione. Sin dal principio la difficoltà più evidente sembra essere quella di definire cosa si intenda per “conservazione del centro storico”. Giovannoni ad esempio lega la conservazione fisica dei centri storici alla loro integrazione nella città contemporanea in modo che il nuovo utilizzo sia compatibile con la loro morfologia e la loro scala. Ma è nella Carta di Gubbio che viene introdotta una riflessione più radicale, PPE_zona A_REL-2 seppur acerba, in quanto attinente alla definizione stessa di Centro Storico: viene esplicitata l’ esigenza di preservare non solo l’Urbs, il tessuto fisico del centro storico, ma anche la Civitas, il tessuto sociale, prevedendo il fenomeno di gentrification che ha di fatto successivamente interessato molti centri storici risanati. La storia ci dice che i propositi di preservare il tessuto sociale dei centri storici accanto a quello fisico sono in buona parte falliti. Il concetto accademico di centro storico si è istituzionalizzato al punto da rientrare in una normativa edilizia molto particolare e severa che ne vieta alcuna alterazione fisica. Gli interventi per il risanamento (dagli aiuti alle pietre agli aiuti agli abitanti) (Aristone; Palazzo, 2000) hanno sempre anteposto le esigenze del tessuto fisico a quelle del tessuto sociale, il più delle volte relegato a strumento per un miglior intervento conservativo, o considerato come un fastidioso ostacolo ai progetti conservativi dei “tecnici”. Si è progressivamente ignorato che il Centro Storico esiste non perché qualcuno ha disegnato un cerchio su una mappa, ma perché continuano ad esserci varie rappresentazioni sociali che legano, in una determinata relazione di senso e valore, ciascun abitante con questo particolare tessuto urbano. Nella trattazione della dimensione sociale di ciò che oggi definiamo Centro Storico non può essere tralasciato il processo storico-sociologico che ha generato tale costrutto fisico. Le città dell’Europa occidentale, per lo più identificabili oramai con i loro centri storici, non sono solo un “semplice” insediamento urbano, ma una conformazione fisico-sociale peculiare della cultura dell’Europa occidentale, formatasi nell’anno mille con la nascita dei Comuni; tali città rivestono un ruolo talmente importante all’interno del sistema culturale dell’Europa occidentale, che l’individuo lega la sua appartenenza sociale al luogo in cui abita. In altre parole, gli abitanti di una stessa città si riconoscono come un soggetto collettivo e come un soggetto politico. Di fatto tutte le città europee hanno una comune estetica, la qual cosa permette ai cittadini europei di riuscire ad interpretare ogni città, proprio perché inconsapevolmente dotati di una “grammatica comune” adatta all’interpretazione del “testo - città”. Nello specifico i “termini della città” equivarrebbero ai “temi collettivi” e le “regole sintattiche” al “ritmo della loro disposizione nello spazio”. quindi: “Lo stile (di una città) si legge nei temi collettivi e nel ritmo della loro disposizione che ne costituisce la trama.” La città rappresenterebbe fisicamente la consapevole volontà collettiva di costituire un soggetto politico e raccoglierebbe i segni fisici della continuità morale della medesima Civitas. E’ il desiderio di immortalità che spingerebbe la Civitas ad oggettivarsi nell’Urbs: “Questa disperata sete di immortalità che accompagna la consapevolezza della nostra morte, (..) viene depositata dai cittadini europei nella consistenza materiale della loro città” Il processo che porta alla materializzazione dell’identità della Civitas nella materialità dell’Urbs non è semplice e lineare, può passare molto tempo, anche diverse generazioni, tra l’imposizione di un Tema Sociale Collettivo e la sua materializzazione fisica: PPE_zona A_REL-3 “Il rapporto tra Urbs e Civitas ( ... ) è al suo interno una tensione permanente ed irrimediabile tra i tempi lunghi della pietra ( ... ) e i ritmi di gran lunga più brevi della viva tematizzazione sociale. ” Il Centro Storico si può definire dunque, come il luogo ove sono presenti ambienti, organismi ed edifici che con continuità di stratificazione storica sono stati prodotti dalla umanizzazione del sito e che grazie alla sedimentazione dell'opera precorsa costituisce oggi il più prezioso dei beni urbani, sia in termini culturali che, e soprattutto, in termini sociali ed economici. E' noto infatti che è abbastanza difficile ritrovare un ambiente urbano di recente fondazione che possa offrire maggiore ricchezza e possibilità di relazione sociale di un Centro Storico; ancora al momento attuale infatti sembra non esistere modello alternativo più valido. Sì riesce così a capire come la speculazione edilizia, si sia rivolta ai Centri storici, oggi che in essi si sono riscoperte altre e ben maggiori plusvalenze, e che essa stessa se non regolamentata potrebbe costituire l'elemento di distruzione dei centri storici e non come si crede il volano economico che ponendo le basi per un nuovo utilizzo del centro stesso, costituisca l'elemento base della sua salvezza . D'alto canto , però, a quanto detto va aggiunta la necessità di un nuovo modo di considerare la risorsa urbana ed edilizia del centro storico, il cui recupero , corretto e generalizzato, può costituire un fondamentale strumento per la soluzione del problema della casa e più in generale dell'equilibrio del territorio. In questa ottica l’amministrazione si accinge alla redazione dello strumento che tenterà di dare al Comune
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