Editoriale in Muscolo, La Sua Voracità Si Trasformerà in Robusto Appetito
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APRILE 2006 NUMERO 20 Il facchino obeso assisterà alla miracolosa metamorfosi del suo grasso Editoriale in muscolo, la sua voracità si trasformerà in robusto appetito. Per i tribuni grassi compreso lo scrivente In certe società, alcuni individui, come i giapponesi lottatori di Sumo, Numerose inchieste condotte in diversi paesi confermano che i grassi vengono ingrassati istituzionalmente, affinché possano svolgere fun- sono in genere giudicati più simpatici, aperti e disponibili dei magri. zioni altamente considerate.. Esistono anche versioni occidentali di Basta pensare alla popolarità goduta da Giovanni XXIII, papa bene in sportivi “grassi”: dai sollevatori e lanciatori di pesi, ai lottatori e ai carne, di gran lunga superiore a quella del suo ossuto predecessore. Pare pugili. insomma che i grassi riscuotano consensi quasi unanimi... Anche loro sfuggono alla categoria degli obesi per accedere a quella dei Eppure siamo tutti d’accordo nell’affermare che una delle caratteristi- giganti di professione. che della nostra epoca è l’ossessione per la magrezza, il rigetto quasi Molti attori comici hanno sfruttato la loro grassezza per costruire un maniacale dell’obesità. personaggio tipico e quasi mitico: pensiamo a “Stanlio e Olio”. Altri Nella maggior parte dei paesi sviluppati, un’ampia fetta di popolazione hanno utilizzato la propria obesità in ruoli cinematografici più sfac- sogna la magrezza, ma si scopre grassa, e soffre di tale contraddizione. cettati, oscillando tra i due poli, maligno e benigno, a seconda delle In Italia, il 47 % delle donne ed il 42% degli uomini sentirebbero, se- occasioni, esempio: Orson Welles e il più recente Burt Spencer. Gli condo i sondaggi, la necessità di dimagrire. stessi comici giocano a volte su questa ambiguità, caricando il proprio Come spiegare questa contraddizione tra la simpatia suscitata dai grassi personaggio di un’ombra di sadismo, come quando “Olio” tiranneggia e il rifiuto quasi fobico dell’obesità, questo rapporto di odio-amore? il magro “Stanlio”. La corpulenza è innanzitutto il segnale esteriore della quantità di cibo La distribuzione sociale della grassezza, nei paesi sviluppati, è cam- di cui possiamo disporre, cioè della parte che ci spetta, legittimamente biata radicalmente. Qui, un tempo (ma ancora oggi nel Terzo Mondo), o meno, nella divisione della ricchezza mondiale. Il nostro corpo è un il “popolo grasso” occupa gli strati superiori della gerarchia sociale, segno immediatamente percepibile della nostra adesione ai vincoli so- mentre il “popolo minuto” quelli bassi. 1 ciali, della nostra lealtà alle regole della distribuzione e della reciprocità La metafora serve ora a rappresentare il rapporto di sfruttamento fra economica. Nord e Sud, fra mondo ricco e mondo povero. L’obeso è descritto in genere come un buontempone, allegro, Al tempo in cui i ricchi erano grassi, è chiaro che spiritoso, con il gusto dell’amicizia e dei una ragionevole rotondità godeva di una certa lieti convivi, dietro questa dimostrazione considerazione. La si associava alla salute, al di simpatia si percepisce anche un giudizio benessere economico, ad una pacifica rispet- negativo: sull’obeso grava spesso il sospetto tabilità. Dell’uomo grassoccio si diceva “sta di nascondere, sotto la maschera gioviale, bene” (l’è in tè bò) ; chi era magro suggeriva tristezza e sofferenza. solo un’idea di malattia, di cattiveria o di Il quadro che emerge conferma insomma sfrenata ambizione. l’esistenza di un doppio stereotipo del grasso. “Vorrei che attorno a me ci fossero uomini Da un lato un uomo pienotto, estroverso, abile grassi e con la testa ben pettinata, e tali, nelle relazioni sociali, pronto allo scherzo e alla insomma, che dormano la notte. Quel Cassio battuta, che racconta barzellette sempre nuove, laggiù ha un aspetto troppo magro e affamato: ma che nell’intimo probabilmente soffre del suo pensa troppo, e uomini del genere sono perico- stato fisico. losi” scrive Shakespeare nel Giulio Cesare. Ne nasce un dilemma: come “riconoscerli” Il modello che domina oggi è nettamente diverso da quello del XIX nella realtà. Come si può distinguere un grasso “buono” da un grasso secolo e da quelli tuttora dominanti in certe culture, persino in certi “cattivo”? strati delle nostre società occidentali. Ciò non significa che i nostri an- È evidente però che non abbiamo bisogno di conoscere il peso delle per- tenati apprezzassero l’obesità, o che non sapessero distinguerla dalla sone che frequentiamo per sapere se ci sono più o meno simpatiche. corpulenza. Spesso possono risultare decisivi particolari tratti morfologici, come Il sospetto di trasgressione che pesa sui grassi è permanente e univer- pancia, doppio mento, struttura della pelle, consistenza “molle” o sale. “soda” del tessuto adiposo, e via dicendo. Ancora una volta però, il Occorre dunque distinguere fra le categorie propriamente dette (ma- criterio non sembra rendere conto di tutte le situazioni reali. grezza, grassezza, obesità) e i limiti che una data cultura attribuisce Se poi entra in ballo la forza fisica, non si parla più di obesità, ma di loro. persone “robuste”. Criteri, misure e linee di demarcazione che variano sensibilmente. Il grande problema di ogni dibattito sull’obesità, sia esso scientifico o Una volta, ci voleva più ciccia per essere ritenuti obesi, e bastava un no, riporta in fin dei conti ad un unico interrogativo: i grassi sono col- fisico meno esile per essere considerati magri. Una volta… pevoli o innocenti? Sono vittime delle loro ghiandole, della loro eredità genetica, oppure sono rei di ingordigia? No, quasi sempre sono grassi Gian Franco Fontana perché mangiano troppo, senza controllarsi. La grassezza viene dunque ineluttabilmente associata all’ingordigia, L’appuntamento della CCIX Tornata è fissato a a sua volta percepita come violazione di quelle leggi di condivisione BERTINORO nella Cà de Bè del cibo che in molte società costituiscono l’essenza stessa del legame per domenica 26 marzo 2006 alle ore 10,00 sociale. Ne deriva che l’ingordo (e di conseguenza il grasso) è implicita- mente accusato di minacciare le fondamenta stesse dell’organizzazione L’On. Stefano Servadei tratterà il tema : sociale. “Le Eccellenze Romagnole” che sarà il filo conduttore Non c’è da stupirsi che egli debba restituire in qualche modo ciò di cui delle tornate del 2006. si è indebitamente appropriato. Successivamente il Tribuno Luigi Rivola parlerà sul tema : Cosa può restituire l’obeso alla collettività? Innanzitutto la forza. Infatti, chi è sottoposto a lavori pesanti non viene giudicato grasso, “Il ciclismo in Romagna”. Al termine, ci fermeremo per il pranzo rustico (15 Euro) presso la stessa Cà de Bè. anche se in realtà lo è. PSICOLOGIA DELL’IDENTITÀ nella comunità di Bertinoro Senza identità, siamo Di contro si sente poco legato alle istituzioni pubbliche (Comune e un oggetto della storia ASL). Joseph Zerho In particolare, per l’uomo bertinorese assumono grande valore la ter- ra, il luogo dove vive, il dialetto, la tradizione familiare, le origini. Costruzione dell’ identità Discreto il suo legame con la comunità: la tradizione culturale, il Per Aristotele, l’identità é una “unità”della sostanza. Questa conce- proprio paese, le proprie radici, la propria cultura. Per la donna di zione che ha influenzato per secoli il pensiero occidentale (per esem- Bertinoro assumono grande valore al pari dell’uomo, la terra, il luogo pio Rousseau) ha portato a considerare l’identità’ personale come dove vive, il dialetto, il paese, le radici, la tradizione familiare, ma coscienza di un’unità e continuità spazio-temporale, riguardante sia il anche l’essere “bertinorese”. corpo, sia gli aspetti non-corporei dell’individuo. Circa l’età, il gruppo dei più giovani della comunità (dai 15 ai 29 anni) Nell’Europa medioevale, nel cosiddetto mondo feudale, l’identità di evidenzia di amare molto il proprio dialetto e di essere molto legati una persona aveva poco a che fare col suo modo di proporsi, ma deri- al proprio paese, ed é abbastanza legato alla propria cultura e alla vava piuttosto dal suo “appartenere” in altre parole era data da un tito- tradizione familiare mentre ritiene che le generazioni di ieri abbiano lo che spettava al Signore o al membro del clero. S’inizia a cambiare trasmesso molti valori alle generazioni di oggi. quando l’individuo comincia a proporsi in modo nuovo: il dominio di Il gruppo degli adulti (dai 30 ai 50 anni) è molto legato a origini, un individuo “su di sé” l’immagine di una identità autonoma. dialetto, luogo. Con la modernità abbiamo la cultura dell’innovazione, dell’indivi- Infine il gruppo degli over 50 evidenzia un numero di aspetti ai quali dualismo e delle opportunità molteplici, la produzione di differenze, è molto legato: radici, storia, gente, luogo ed è molto appagato dei esclusioni, ma anche la liberazione di potenzialità. L’identità é uno valori coltivati. degli aspetti centrali e costanti della personalità: non é possibile com- prendere pienamente un individuo se non si conoscono i contenuti e Identità e valori la struttura della sua identità o immagine di sé. Il concetto di “valore” si lega a quelle che sono le linee guida di una L’identità é quindi un aspetto essenziale della persona mentre il Sé personalità centrata sulla costruzione prima, e sul mantenimento poi, è un elemento presente nell’identità. Successivamente - e siamo nel dell’identità: questa ultima rappresentando il nucleo centrale della per- secolo scorso- al termine identità vie ne attribuito un rapporto con sonalità, s’impegna proprio sui valori che ne condensano la struttura, il sociale. Pertanto, secondo le i valori, per così dire, costituiscono moderne teorie sociali, l’individuo gli ‘atomi’ dell’identità ed indivi- trova la sua continuità di sviluppo duarli significa “poter interpretare 2 dell’identità ,la sua collocazione la stabilità che si nasconde dietro il 3 sociale, nel giudizio degli “altri”. fluttuare dei comportamenti”. Le ricerche di psicologia sociale Le tradizioni nelle quali, in tempi mentre confermano la dipendenza passati, l’abitante della.