1700-01; 1707-10

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1700-01; 1707-10 ALMA MATER STVDIORVM – UNIVERSITÀ DI BOLOGNA Dottorato di Ricerca in Musicologia e Beni musicali Ciclo XXIV Settore concorsuale di afferenza: 10/C1 - Teatro, musica, cinema, televisione e media audiovisivi Settore scientifico disciplinare: L-ART/07 - Musicologia e Storia della musica I DRAMMI PER MUSICA DI GIACOMO ANTONIO PERTI PER IL TEATRO DELLA VILLA MEDICEA DI PRATOLINO (1700-01; 1707-10) Tesi presentata dal Dott. Francesco Lora Coordinatore del Corso di Dottorato Relatore interno Prof. Cesarino Ruini Prof. Paolo Cecchi Relatore esterno Dott. Francesco Giuntini ESAME FINALE SOSTENUTO NELL ’ANNO 2012 CAPITOLO I Il committente, la scena, le fonti e gli indizi 1. Ferdinando de’ Medici, l’“Orfeo dei prìncipi” Figlio primogenito di Cosimo III granduca di Toscana e di Marguerite-Louise d’Orléans, il principe Ferdinando de’ Medici onorò in modo preclaro la vocazione di fami- glia al mecenatismo. Accanto all’interesse per la letteratura e l’arte figurativa, l’architettura e la matematica, la selezione d’allevamento e il gioco di squadra, egli coltivò una spiccata pas- sione per la musica, intesa tanto come branca del sapere quanto come genere performativo. Una biografia successiva al primo quarto del ’700, tramandata in almeno due manoscritti ed edita sul finire del secolo seguente, 1 dà in tal senso informazioni eloquenti. Benché plurici- tata nella letteratura già intenta allo studio del personaggio, val la pena di riportarne qui al- cuni stralci, come presentazione di prima mano del deuteragonista di questa dissertazione: sonava varj strumenti a perfezione, ma il Cimbalo da gran professore, si dilettava assaissimo della musica e cantava anch’egli graziosamente. ... Gli piacquero l’opere in musica, ma serie e malinconi- che più dell’altre ... In tutti i tempi egli aveva i proprj divertimenti ... L’autunno si portava alla sua diletta villa sopra d’ogni altra, di Pratolino, che per la struttura e vaghezza non solo è mirabile, ma per la quantità dell’acque, costrette dall’arte a fare mirabilissimi giuochi, ha pochi paragoni, e per la nobiltà degli stradoni, boschi e ragnaje adorni di peschiere e statue, e di fonti che rendono da per tutto mirabile piacere e magnificenza. Quivi egli si portava alla caccia, ed ogni anno da’ più squisiti musici e cantatrici faceva recitare un dramma per musica con il concorso universale della città non solo, e di tutte le città dello Stato, ma delle città forestiere ancora, che allettate dalla curiosità del dramma e dalla generosità del Principe, che tutti riceveva e trattava, venivano e dalla Lombardia e da ogni altra parte ancora, e cavalieri e dame a godere tali nobilissime feste. Nell’inverno principiava il carnevale in Firenze, ove promoveva nobilissime mascherate, festini, opere in musica ecc. ... Egli dipoi si portava a Pisa alle Caccie, indi si trasferiva a Livorno alla recita di due drammi per musica, per la recita dei quali, oltre al contribuire con grossa somma d’ajuto all’Impresario, obbligava con gentilezza i più ricchi mercanti a prendere ogni sera de’ biglietti, acciò l’impresario vi avesse dell’utile sopra le spese, e perciò gli dava ancora i suoi musici ed il suo famoso Martinetto Bitti, per primo violino, gratis. Sul principio della quaresima tornava a Firenze, ove nella chiesa di S. Felicita provvedeva il pulpito de’ più dotti ed eccellenti uomini che fussero nell’Europa, regalandogli colla sua solita generosità ... Nella settimana santa sceglieva i più squisiti professori di musica (oltre ai suoi provvisionati) che trovar si potessero, per cantare i responsori e le lamentazioni nella stessa chiesa di S. Felicita. Era divoto di San Francesco di Paola, ed ogni anno nel suo quartiere del Palaz- zo Pitti vi solennizzava la festa ... Possedeva nella musica questo Principe il contrappunto in guisa 1 Cfr. Vita e morte del Gran Principe Ferdinando ... de’ Medici , I-Fm, C.c.s.3, cc. 145-162, e I-Fas, MM, 458 (o- lim 781), int. 12; Vita di Cosimo III sesto Granduca di Toscana – Vita del Principe Francesco Maria già Cardinale di San- ta Chiesa – Vita del Gran Principe Ferdinando di Toscana , Firenze, Il Giornale di Erudizione, 1887 («Bibliotechina grassoccia, 3»), pp. 45-96 (rist. anast. Bologna, Forni, 1967, ibid. ). tale che essendole in Venezia stata posta avanti una difficilissima sonata di cimbalo, egli non solo all’improvviso francamente la suonò, ma dipoi, senza più riguardarla, con istupore di tutti quei no- bili, mirabilmente la replicò. 2 Gli stralci riportati testimoniano la competenza e l’iniziativa di Ferdinando in più àmbiti della produzione musicale, e diversi altri mancano all’appello – documentati per contro in altre sedi – fra quanti ricordati dall’anonimo autore della biografia: grazie al personale inte- resse del Principe, intorno a lui fu notevole anche la produzione di cantate e oratorii, non- ché quella di musica sacra con altra destinazione rispetto alla settimana santa. Competenza e iniziativa suddette recarono una sferzata benefica alla vita musicale toscana, altrimenti piuttosto scialba nel periodo di attività mecenatesca (tale periodo può essere fissato dalla prima maturità di Ferdinando, nato nel 1663 e già pieno di fervore nel 1680, fino all’anno 1713 della sua prematura scomparsa per malattia). A cavallo dei secoli XVII e XVIII si rileva infatti la pressoché totale concentrazione in Firenze dell’attività musicale di peso all’interno del Granducato, con eccezioni nei soli casi del carnevale operistico di Livorno (l’unica città europea in sensibile rialzo economico du- rante la crisi del ’600) e della vivacità di Pistoia nel fornire manodopera artistica (legata tut- tavia più a Bologna, tramite la via Porrettana, che alla capitale toscana: allievi promettenti e musiche da stampare raggiunsero maestri e torchi felsinei, riguadagnando la città d’origine con una patente o un frontespizio di alta referenza, o rivolgendosi a un mercato più lusin- ghiero di quello subappenninico; il fenomeno è reso palese da un esame persin sommario di carriere e cataloghi). 3 Prima che l’assenza di una vita accademico-musicale propria, o an- che di una scuola compositiva o esecutiva peculiare (ben altrimenti rilevanti sono i vicini esempi di Bologna e di Roma, nonché anche di Napoli e Venezia, e persino di Modena), in Firenze stessa si osserva il ridotto numero di musicisti autoctoni, i quali sono pressoché mai impiegati in ruoli di prestigio con mansione di dirigenti: il caso della famiglia Veracini resta isolato e senza premio considerevole nella città madre, mentre la cappella musicale della corte medicea è retta dal genovese Giovanni Maria Pagliardi e quella del duomo di S. Maria del Fiore dal bolognese Pietro Sanmartini. La fierezza campanilistica ostentata in altre piaz- ze, come esito dell’individuazione di un’identità artistica specifica, in Firenze è inconsisten- te: un campione locale come Giuseppe Maria Orlandini si afferma solo in epoca postferdi- nandea, e si riferisce comunque anch’egli – chiedendo e ottenendo l’ammissione – al con- sesso straniero dell’Accademia Filarmonica di Bologna. L’artefice del dinamismo artistico in tale contesto fiorentino, altrimenti stagnante, è con evidenza Ferdinando, non a caso comunemente acclamato come l’“Orfeo dei prìncipi”. Dagli anni di entusiasmo giovanile e di reverente apprendistato sotto la guida di Pagliardi, fino a quelli – a partire dal volgere del secolo – di crescente autonomia rispetto all’autorità paterna e nella definizione di un modello estetico prediletto, è egli a far convergere su di sé un alto numero di dediche di opere musicali, 4 a ricevere doni di manoscritti e autocandida- 2 Vita di Cosimo III sesto Granduca di Toscana cit., pp. 45-52 e 93 sg. 3 Per una rassegna di autori, opere ed editori tra l’Emilia e la Toscana, cfr. FRANCESCO LORA , I mottetti di Giacomo Antonio Perti per Ferdinando de’ Medici principe di Toscana. Ricognizione, cronologia e critica delle fonti , tesi di lau- rea, Università di Bologna, a.a. 2005/06, pp. 83-86. 4 Cfr. ibid. 4 ture da compositori stranieri, 5 a commissionare la costruzione di strumenti tanto arcaistici (i cornetti torti di fattura norimberghese) quanto d’avanguardia (il cimbalo di piano e forte di Bar- tolomeo Cristofori), 6 a stabilire in Firenze e nei territori circostanti l’annuale attesa esecu- zione di musiche teatrali o sacre, e a convocare in Toscana compositori e virtuosi di chiara fama: compositori e virtuosi legati a istituzioni lontane, accolti come ospiti di lusso e altri- menti non attivi nel Granducato, latori di prassi compositive o esecutive differenti tra loro e perlopiù inedite in riva all’Arno; compositori e virtuosi – questo aspetto merita d’essere rimarcato – talora chiamati a cimentarsi in generi musicali non compresi nella loro consue- tudine presente: il maestro di cappella ormai poco avvezzo alle scene teatrali torna a essere operista di grido – è il caso di Giacomo Antonio Perti, come avrò agio di trattare in séguito – e il cantante deve saper garantire la propria trasversalità tra chiesa, teatro e camera. L’ingaggio da parte di Ferdinando è infine uno tra gli atti di ‘clemenza’ più agognati nell’Italia dell’epoca. Prossimo a salire al trono, competente di cose musicali e con aspetta- tive ben definite, generoso negli emolumenti, è egli il mecenate perfetto nel quale a ogni musicista conviene spremere un investimento perenne, tanto più che le sue scelte tendono a riconfermarsi, e a costituire un organico quasi stabile di persone fidate. Ogni musicista fa- vorito risulterà dunque chiamato a superar sé stesso in ogni nuova occasione, e a mettere a punto – laddove possibile – una sorta di linguaggio musicale superiore al proprio consueto, e cioè “mediceo”, commisurato alle speciali attese di Ferdinando e cifra eclettica di un Granducato senza una distinta scuola musicale. Nel corso dell’anno, il Principe sovrintendeva per propria iniziativa a una serie di musi- che da eseguirsi in occasioni fisse, sia che si trattasse di commissionare partiture nuove, sia che si trattasse di curare la ripresa di composizioni già esistenti: gli stralci biografici già citati hanno fornito un primo quadro, da integrare con qualche informazione aggiuntiva.
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