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Pd, si indebolisce l’asse De Luca-Renzi, cresce il consenso per di Andrea Pellegrino

Con l’intesa è a metà. Tra e l’ex premier i rapporti non sarebbero come quelli di un tempo. Renzi non si fiderebbe al 100 per cento, considerato anche il pesante risultato negativo incassato al referendum, nonostante una intensa campagna referendaria in Campania. Vincenzo De Luca, dall’altro lato, non sarebbe totalmente convinto di ritornare tra le braccia del rottamatore, ora che la certezza di ritorno al Governo si affievolisce sempre di più, anche sotto i colpi delle inchieste giudiziarie. Però i due si sopportano. Così come il Pd campano sopporta il governatore. Anche se alle primarie del 30 aprile i dovrebbero correre separatamente: da un lato i deluchiani, dall’altro tutto il resto del partito, sotto la guida di Umberto del Basso de Caro. In pratica due liste di sostegno a Renzi con caratteristiche ben diverse ma il medesimo obiettivo: quello di strappare seggi all’assemblea nazionale del Partito democratico. Tutto questo, naturalmente, in vista delle prossime elezioni politiche. Fondamentalmente, tutti sognano Roma. Così le primarie altro non saranno che posizionamenti in vista delle composizioni delle liste. Nel salernitano, Tonino Cuomo ribadisce il sostegno ad Andrea Orlando, opzionando così la ricandidatura al parlamento. Il guardasigilli starebbe recuperando terreno. Rappresentante nella commissione provinciale è Giuseppe D’Ascoli. Si dice che la candidatura del ministro della giustizia sia vista, inoltre, di buon occhio anche da Ugo Carpinelli, ex consigliere regionale e già sindaco di Giffoni Valle Piana, e dal gruppo cavese che fa capo a Flora Calvanese, in netto contrasto con le posizioni di Matteo Renzi. Simone Valiante, invece, resiste con Michele Emiliano. In commissione provinciale c’è Riccardo Orlando Ruocco, segretario del Pd di Vallo della Lucania. Ma accanto al congresso ci sono anche le prossime elezioni amministrative. Il Pd, oltre ad aver stretto l’intesa a Nocera Inferiore con Manlio Torquato, pare che abbia trovato la quadra anche a Mercato San Severino. Qui circola il nome di Vincenzo Bennet, già candidato alle elezioni regionali nel 2010. Anche i Dp (democratici e progressisti) si organizzano anche per le prossime elezioni amministrative. Nel mentre recuperano adesioni. In settimana potrebbero ufficializzare il proprio passaggio, formando il gruppo consiliare a Salerno, i consiglieri Antonio Carbonaro e Peppe Ventura, nonché l’assessore Mariarita Giordano. Ma il movimento cresce anche nell’Agro. «Il Pd nell’Agro – spiega Antonio Polichetti (esponente di Dp dell’Agro) – perde iscritti storici a Roccapiemonte, Nocera Inferiore, Scafati, Siano e Pagani. Solo con il soccorso di transfughi di altri partiti che transitano in Campania Libera, riesce a contenere le perdite. In tal modo il partito nell’Agro e in tutta la provincia, subisce una mutazione genetica. Perde militanti storici, acquisisce ceto politico che cambia casacca in riferimento al colore di chi guida la Regione. Con Caldoro ieri. Oggi con il Pd? Domani? Noi continuiamo il nostro lavoro teso a coinvolgere la base tradizionale che mostra sempre più insofferenza verso questo indegno spettacolo. Si aggiunga a ciò – prosegue – gli accordi con amministratori di destra a Nocera Inferiore, Battipaglia e Pagani e si può stabilire a tavolino anche il risultato delle primarie. Nei prossimi giorni promuoveremo forum tematici per precisare la nostra piattaforma programmatica. Alle amministrative andiamo senza pregiudiziali verso il Pd. Dove compie scelte chiare di centro sinistra, noi ci saremo. Dove si accorda con la destra non saremo insieme». E, a proposito di centrodestra, per ora, non pervenuto il quadro complessivo. Anche se è partita la corsa per garantirsi un seggio parlamentare. Quanto alle amministrative, questa sera alle 19,00, si riunirà il direttivo provinciale, sotto la guida del commissario Enzo Fasano. All’ordine del giorno le elezioni che si terranno a Nocera Inferiore, Agropoli (qui non si esclude la candidatura a sindaco di Mario Capo), Capaccio e Mercato San Severino. Ma i casi politici più spinosi riguarderebbero Capaccio e Nocera Inferiore. Nel primo caso l’asse Ciccone – Zitarosa vorrebbe Sica sindaco, mentre Cardiello spingerebbe per Palumbo. Nel comune dell’Agro, invece, a tener banco è il caso Roscia (commissario cittadino) che bloccherebbe le trattative con Pasquale D’Acunzi. L’imminente adesione di Giovanni Romano a potrebbe risolvere, invece, la partita a Mercato San Severino. A Buccino, invece, blindata la candidatura di Gregorio Fiscina, eletto recentemente in Consiglio provinciale. Il direttivo provinciale azzurro affronterà anche la vicenda Salerno. Qui per il coordinamento cittadino era stato avanzato il nome del consigliere provinciale Ciro Russomando.

D’Alema: “Voteranno più persone a Salerno che a Genova, vedrete” di Andrea Pellegrino

«Vedrai che a Salerno voterà molta più gente che a Genova. Le primarie sono come il festival di Sanremo». La “sentenza” arriva direttamente da Massimo D’Alema che prende ad esempio il caso Salerno durante la sua conversazione con le telecamere di Gazebo. Il leader di Gallipoli, conosce bene tanto la città di Salerno quanto Vincenzo De Luca. Un tempo amici, oggi nemici, dopo l’improvviso cambio di rotta dell’allora sindaco di Salerno verso Renzi alle ultime primarie di partito. D’Alema, in provincia di Salerno, conta su Federico Conte, già candidato alle ultime elezioni regionali con il Pd. Oggi, la famiglia Conte (naturalmente l’ex ministro Carmelo compreso), fa parte degli “scissionisti” e parte integrante del nuovo gruppo “Dp”. Il 3 aprile, Massimo D’Alema farà tappa a Salerno: in mattinata sarà all’Università di Fisciano, nel pomeriggio nel capoluogo. Sarà l’occasione per fare il punto della situazione con gli esponenti del nuovo partito. Secondo una prima radiografia del nascente movimento, «solo il 30/40 per cento – dice Andrea De Simone, già senatore della Repubblica – proviene dalle fila del Pd. Il restante 60/70 per cento non aveva la tessera o aveva lasciato il partito da tempo. Molti di loro sono stati recuperati durante la campagna referendaria». Intanto ieri si è chiuso il tesseramento del Partito democratico. I dati sono in rialzo in provincia. Si parla, secondo la prima stima, di 10500 tessere: qualche centinaio in più rispetto allo scorso anno. Il guinnes va a Minori, dove il sindaco Andrea Reale ha tesserato 512 persone al Pd, battendo anche roccaforti come Agropoli (433 tessere). Buon risultato anche a Nocera Inferiore che con il commissario Fabio Tamburro si prepara alle amministrative con l’accordo già sancito con l’attuale sindaco Manlio Torquato. Qui nessuna iscrizione per Antonio Iannello che già lo scorso anno aveva restituito la tessera. Nessun rinnovo neppure per i fratelli Esposito (Esa Costruzioni) – ed in particolare per Enrico – finiti tra l’altro nell’inchiesta e nelle intercettazioni riferite alla variante ai lavori di Piazza della Libertà. In vista delle primarie, invece, i posizionamenti interni vedono i deluchiani con Matteo Renzi, il deputato Simone Valiante con Emilano mentre Andrea Orlando recupera l’ebolitano Tonino Cuomo. Niente tessera per Michele Ragosta che aderisce alla nuova componente di sinistra, opzionando così la ricandidatura alla Camera dei deputati. La sinistra convince, Andrea De Simone prepara la squadra di Andrea Pellegrino

Oggi si riuniscono a Roma i fuoriusciti del Pd, capeggiati da Speranza e Rossi. Si definirà il percorso per la costruzione della nuova formazione politica e dei gruppi parlamentari, nonchè poi la composizione degli organismi provinciali e regionali. A Salerno prosegue l’impegno dell’ex senatore Andrea De Simone che sta ricevendo molte adesioni rispetto al nuovo progetto politico. Da Cava de’ Tirreni c’è interesse da parte dell’ex parlamentare Flora Calvanese, dell’ex segretaria della Cgil Maria Di Serio, dell’ex candidata sindaco Cettina Capuano e di Raffaele Cervantes. Da Fisciano in campo ci dovrebbe essere l’ex segretario dei Ds Rocco Iannone e i consiglieri Andrea Landi e Giovanni Gioia. Impegno concreto anche da parte di Michele Gravano che è stato segretario regionale della Cgil in Campania. Contatti anche con Ennio Pergamo di Baronissi, Nicola Bimbi di Pellezzano, Antonio Zito di Pagani, Antonio Iannello, Catello Pane e Salvatore Soriente di Nocera Inferiore. Per quanto riguarda la componente di Michele Emiliano (che resta nel Pd), il Governatore della Puglia ha conquistato a Salerno Roberto Schiavone, presidente dell’Humanitas.

Piero De Luca candidato? Papà Vincenzo: “Niente so” di Andrea Pellegrino Sostegno a Renzi in cambio della candidatura al parlamento del figlio Piero. Il nuovo accordo tra il governatore della Campania e l’ex premier dovrebbe essere questo. Ma Vincenzo De Luca, intercettato dopo la conferenza dei presidenti delle Regioni, non risponde alla domanda dei giornalisti del fattoquotidiano, mentre liquida così la vicenda, in serata, nel corso di una intervista a Night Tabloid su Rai 2: «Non so niente di niente informate anche me se avete delle notizie». In vista delle primarie, conferma: «Sosterrò Renzi chiedendo di fare alcune innovazioni profonde. Ho parlato con lui proponendo la mia opinione: avere grande umiltà, chiedere scusa per gli atteggiamenti di arroganza del potere, e di supponenza che abbiamo avuto, bisogna chiedere scusa al mondo della scuola». «Il Pd – ha continuato il governatore – ha tentato di fare operazione caritatevole dopo i mesi di notizie su Roma, le polizze, gli assessori, ha cercato di proporre agli italiani una seduta psicoanalitica collettiva, una seduta spiritica… Io sono tra quelli che non hanno capito niente di ciò che è successo. Avremmo dovuto evitare di offrire all’Italia un’immagine che è apparsa francamente demenziale. La gente non ha capito niente», ha quindi aggiunto. A suo avviso, «dopo il referendum c’è stato un momento pesante nella vita del Pd e la sconfitta avrebbe meritato grande umiltà e capacità di ascolto. Avrei immaginato una discussione sui temi concreti». Infine sul governo: «Gentiloni e’ una persona per bene, un elemento di serenità e rasseneramento: se il governo lavora può andare avanti fino alla conclusione della legislatura».

LANDOLFI: «SUPERARE LE PRIMARIE PUBBLICHE» Ma la proposta per un nuovo Pd arriva anche dal segretario provinciale di Salerno, Nicola Landolfi: «Ho scritto alla commissione nazionale per il congresso. Bisogna, partire dai livelli provinciali e, progressivamente, arrivare a quello nazionale; Superare le primarie pubbliche, coinvolgendo solo gli iscritti, con una eventuale proroga sulle date; Discutere del programma del Partito, per l’Italia, partendo dai Circoli e coinvolgendo nel dibattito il mondo della scuola, delle professioni, dell’Università e del lavoro; Cooptare un rappresentante dei Gd giovano democratici), lo scelgano loro, nella Commissione Nazionale per il congresso».

ANCHE ORLANDO SCENDE IN CAMPO. Il 9 aprile è la data migliore per le primarie del Partito democratico. Questa è la conclusione cui è arrivata, a quanto si apprende da fonti vicine al segretario, la Commissione congresso nella riunione di ieri al Nazareno. L’organismo ha tracciato il percorso del Congresso dem fissando i passaggi più importanti, partendo dal presupposto che in vista delle elezioni amministrative il simbolo del partito va dato ai segretari provinciali del Pd entro la prima settimana di maggio e che il simbolo stesso deve essere ‘consegnato’ dal segretario per evitare ricorsi. Visto che il segretario formalmente viene eletto dieci giorni dopo le primarie, per la Commissione la data migliore è quella del 9 aprile. Se, infatti, si arrivasse al 23 aprile (il 16 è Pasqua) il segretario del Pd sarebbe nelle sue piene funzioni il 3 maggio, con margini estremamente stretti rispetti alle scadenze ‘tecniche’ delle amministrative. Oltre al fatto che il 23 cade in un ponte, con conseguente rischio di rallentare la partecipazione. Oggi alle 16 è stata convocata la direzione del Partito democratico, secondo quanto si apprende, che stabilirà le regole ed i tempi del congresso. Intanto ieri ha annunciato la sua candidatura alla segreteria il ministro Andrea Orlando: «Non sarò capo della mia corrente ma sarò il segretario del mio partito e il giorno dopo non chiederò ad un dirigente o parlamentare di dirmi con chi si schiera o dei voti che ha portato al congresso, ma delle sue idee. Io mi candido ad essere riferimento di tutto centrosinistra». Poi annuncia: «Non ci sarà la conferenza programmatica del Pd? La farò io e la farò nella capitale del Mezzogiorno, a Napoli, dove è esploso il populismo». A sorpresa, poi, arriva anche la proposta di Carlotta Salerno. E’ segretario cittadino a Torino dei Moderati, partito fondato da Giacomo Portas e alleato del Pd: «E’ stato Portas a pensarci. Me ne ha parlato e poi mi ha chiesto: se proponessimo il tuo nome in questo dibattito, anche per dare importanza ai nomi femminili, al momento assenti tra i nomi dei candidati? E io ho risposto sì ».

Ragosta lascia il Pd, va con gli scissionisti di Andrea Pellegrino

Entro sabato saranno composti i gruppi parlamentari degli ex Pd. Sempre entro fine settimana sarà pronto il regolamento del congresso del Partito democratico. Per le primarie la proposta renziana porta la data del 9 aprile. Ma la novità in casa Pd potrebbe essere la candidatura di Andrea Orlando, attuale ministro della giustizia, che potrebbe così sfidare il suo ex premier Matteo Renzi e il governatore della Puglia Michele Emiliano. Sul fronte scissionisti il gruppo si rafforza con la presenza di , attuale commissario per il terremoto. In parlamento il “Movimento per una costituente della sinistra” dovrebbe contare 36 deputati e 12 senatori, tra questi dovrebbe esserci anche il salernitano Michele Ragosta, ex Sel poi Pd e oggi scissionista. Tra i campani invece ci dovrebbe essere Luisa Bossa. Ai gruppi degli ex Pd dovrebbero aggiungersi quelli degli ex Sel pronti a seguire Arturo Scotto, si parla di dodici parlamentari in tutto. “Nella costituzione dei gruppi parlamentari del nuovo soggetto di centrosinistra stiamo registrando adesione oltre le aspettative”, ha dichiarato il deputato bersaniano Nico Stumpo. Il salernitano Simone Valiante pare rimanga organico al Pd ma con molta probabilità seguirà la linea di Michele Emiliano. Pd, Emiliano resta Rossi e Speranza no di Andrea Pellegrino

Michele Emiliano resta nel Pd e si candida alla segreteria del partito. Rossi e Speranza proseguono sulla loro strada e preparano anche gruppi autonomi alla Camera dei Deputati ed al Senato. Ieri la direzione nazionale ha eletto ed insediato la commissione per il congresso. «La commissione che abbiamo composto, con criteri di pluralismo e rappresentanza, fotografa lo stato attuale del Partito Democratico – spiega Matteo Orfini che ha assunto le funzioni di segretario nazionale, dopo le dimissioni di Matteo Renzi – Avevo invitato alcuni aspiranti candidati al congresso a partecipare a questa discussione, hanno deciso di non partecipare, ma abbiamo lo strumento per integrare la commissione in futuro». L’organo di partito sarà così composto: Fregolant, Nardi, Del Barba, Carbone, Lo Sacco, Bini, Ginoble, Di Marzio, Piccione, Morassut, Montanari, Mancini, Campana, Bordo, De Maria e Acunzo. Più Lorenzo Guerini, già vicesegretario nazionale del Pd. Poi l’appello: «C’è ancora tempo – dice Orfini – perché la richiesta di una discussione programmatica che accompagni il congresso sia accolta. Può e deve essere accolta. C’è tempo per organizzare, in giro per l’Italia, una discussione che renda ricco e carico di contenuti il lavoro del nostro congresso». «Dalla Direzione Pd nessuna novità. Prendiamo atto della scelta assunta da Michele Emiliano di candidarsi nel Pdr – ha commentato Roberto Speranza – Noi andiamo avanti sulla strada della costruzione di un nuovo soggetto politico del centrosinistra italiano che miri a correggere quelle politiche che hanno allontanto dal nostro campo molti lavoratori, giovani e insegnanti. Occorre iniziare un nuovo cammino». Presenti quasi tutti i big del partito, compreso Vincenzo De Luca. «E’ bene che si discuta ma stanno all’interno evitando lacerazione. Mi auguro che prevalga la stagione della responsabilità», ha detto il governatore della Campania. «Bisogna – afferma ancora – chiedere scusa per alcuni errori commessi nella riforma della scuola e della Pubblica amministrazione, pur se è necessario eliminare sacche di parassitismo». Per ora il sostegno del governatore è per Matteo Renzi. Dopo l’allontanamento tra i due, in seguito alla sconfitta referendaria, pare che oggi, in vista del congresso, si sia ritrovata la pace (armata). Con un De Luca, però, ridimensionato su tutti fronti e soprattutto all’interno del Pd in Regione Campania.

Oggi la direzione Pd, ma resta la frattura di Andrea Pellegrino

Oggi la direzione del Pd: una nuova tappa in vista del congresso, ed una nuova conta in vista della scissione. Speranza e Rossi non parteciperanno, mentre Emiliano non ha ancora sciolto la riserva. “Per me non ci sono le condizioni per stare nel congresso, e non credo andrò alla direzione del Pd dopo quello che è accaduto domenica”. A sottolinearlo è proprio Roberto Speranza, uno dei leader della minoranza Dem, arrivando ieri sera a Mestre ad un incontro cui è presente anche Giuliano Pisapia. “Ci aspettavamo – ha aggiunto – che nelle repliche di Renzi ci fosse un messaggio di riapertura della discussione. Non è avvenuto. Lui ha fatto una scelta molto chiara, che va nella direzione di rompere il Pd”. “Che non sono come Renzi e’ noto, se ci fossero state le condizioni per svolgere un congresso in cui le mie idee potevano confrontarsi, e non essere bastonate, come mi e’ toccato sentire all’assemblea nazionale del Pd per ben sei ore e mezzo, mi sarei presentato dentro il Partito Democratico. Non c’e’ spazio democratico. E’ una questione di come si conduce il partito. Dopodiche’ ci separiamo, ci sono separazioni anche che non portano rancore e io non porto rancore”. A scendere in campo su queste parole invece è Il governatore della Toscana Enrico Rossi. “Sono assolutamente sereno – ha aggiunto Rossi-, con il Pd ci confronteremo, con Renzi uguale”. In bilico dunque la presenza di Michele Emiliano, che fino a ieri ha dichiarato: “Ancora non lo so se sarò alla direzione Pd”. “Disertare i luoghi della discussione non aiuta il confronto. Bisogna parlare di quello che vogliamo fare per l’Italia”. Di questa idea invece il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, che ha parlato a Porta a Porta evidenziando l’annunciata assenza di una parte della minoranza del partito alla direzione in programma oggi. Ma tra i salernitani pronti ad aderire alla nuova formazione c’è Michele Ragosta, ex Sel, approdato nel Pd per poi ripassare ora a quanto pare a sinistra. E in questa avventura potrebbe seguirlo anche l’ex assessore comunale all’ambiente Gerardo Calabrese, che proprio grazie a Ragosta ha ricevuto due incarichi pubblici: presidenza del Cgs e nomina del consiglio di amministrazione di Campania Ambiente. Ancora in dubbio la posizione di Simone Valiante. Intanto ieri sera Pietro Folena ha fatto tappa a Roccapiemonte, accompagnato dal senatore Andrea De Simone. “Una grave rottura si è consumata in questi anni con migliaia e migliaia di elettori di sinistra – ha sottolineato il politico – una nuova stagione progressista può nascere solo dal basso dando voce a chi non ha voce e prospettando una nuova agenda sociale della politica italiana. Così si battono i nuovi populisti e la destra dell’odio e dell’intolleranza”. Renzi si dimette: e la minoranza prepara la scissione di Andrea Pellegrino

Matteo Renzi si dimette ed apre al congresso ma dalla minoranza arriva l’annuncio: «Ha scelto la scissione». Era parsa una conclusione dai toni concilianti quella dell’assemblea di ieri, dopo l’intervento di Michele Emiliano. Ed, invece, a poche ore dall’annuncio di Orfini dell’avvio del congresso, Michele Emiliano, Enrico Rossi e Roberto Speranza hanno chiarito le loro posizioni: «Nei nostri interventi in assemblea c’è stato un ennesimo generoso tentativo unitario. È purtroppo caduto nel nulla. Abbiamo atteso invano un’assunzione delle questioni politiche che erano state poste, non solo da noi, ma anche in altri interventi di esponenti della maggioranza del partito. La replica finale non è neanche stata fatta. È ormai chiaro che è Renzi ad aver scelto la strada della scissione assumendosi così una responsabilità gravissima». Immediata la replica dei vertici del Pd hanno sperato, dopo le dichiarazioni di Emiliano, di riaprire la trattativa con la minoranza: «Sono esterrefatto ed amareggiato – ha detto Lorenzo Guerini – per la presa di posizione di Emiliano, Rossi e Speranza. Chiunque abbia seguito il dibattito della assemblea nazionale si è potuto rendere conto che esso andava in tutt’altra direzione, intervento dopo intervento. Segno che questa presa di posizione – del tutto ingiustificata alla luce del confronto odierno nel Pd – era evidentemente una decisione già presa». La controreplica a Guerini arriva da Dario Ginefra e : «Il silenzio dopo la mano tesa da Emiliano, in risposta ai calorosi appelli rivolti da Franceschini, Orlando, Cuperlo e Damiano, tra gli altri, è apparso come un diniego alla proposta avanzata dal presidente della Regione Puglia – dicono i deputati dem che aggiungono – al vicesegretario del nostro Partito Lorenzo Guerini diciamo che non solo non siamo venuti con posizioni precostituite, ma che attendiamo dal gruppo dirigente uscente, sebbene dimissionario, proposte concrete e non comunicati stampa». Fonti renziane rassicurano che i margini di manovra, seppur strettissimi ci sono ancora. C’è chi ha mostrato “disponibilità piena a fare la conferenza programmatica, mentre sui tempi siamo distanti”. Quanto alla tempistica: «Il congresso si concluderà prima delle amministrative», ribadisce la vice segretaria Debora Serracchiani. «Renzi può arrivare al massimo a fare le primarie il 7 maggio, più in là non si può andare», spiega un parlamentare renziano che incalza: «Bisogna vedere se per il candidato -governatore sarà sufficiente». Martedì si darà ora vita alla commissione congresso, in direzione e solo in questa occasione si vedrà chi accetterà e chi no. Durante la direzione verranno decise le regole base a garanzia di tutti i candidati e poi inizierà il confronto nei circoli tra gli iscritti. Solo in una seconda fase si procederà alla presentazione delle candidature.

Matteo Renzi chiama Michele Emiliano di Andrea Pellegrino

Un vera e propria corsa contro il tempo quella messa in atto tra le varie ‘anime’ del partito democratico per evitare che domenica l’assemblea si chiuda con una scissione. Un impegno da cui Matteo Renzi non intende tirarsi indietro. E così dopo giorni di contatti ridotti al lumicino, il leader del Pd alza il telefono e chiama uno dei ‘rivali’, Michele Emiliano. Un colloquio che arriva dopo l’ennesimo affondo del governatore della Puglia proprio contro il segretario Dem, paragonato a Napoleone che si appresta ad “andare incontro a delle Waterloo”. Soddisfatto della telefonata il deputato salernitano Simone Valiante: «Il clima più disteso di queste ultime ore è un passo in avanti significativo. Emiliano – aggiunge – ha dimostrato grande senso di responsabilità ed il profilo di un leader nazionale che sa parlare al Paese ma anche alla classe dirigente del nostro partito. Chi ha l’ossessione culturale della scissione la mettesse da parte e Renzi ragioni da vero leader di un grande Paese occidentale, non ascoltando tutti quelli che sognano un posto in più da capolista bloccato. È in gioco il futuro di una grande comunità politica e del Paese intero!». Nella giornata degli appelli si fa sentire anche l’ultimo segretario dei Ds, Piero Fassino, che in una lettera all’Huffington Post dal titolo “fermatevi anche voi” si rivolge direttamente a Bersani: “Insieme – scrive l’ex sindaco di Torino – abbiamo concorso con Romano Prodi a creare l’Ulivo. Insieme abbiamo guidato i Ds a fondare il Partito Democratico. Vi sono dunque buone ragioni perche’ noi si agisca per evitare scelte da cui ne’ l’Italia, ne’ il Pd trarrebbero beneficio”. Nel ruolo di ‘pontiere’ anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando dato in questi giorni come possibile sfidante di Renzi alla segreteria del partito: “La scissione nel Pd sarebbe una prospettiva sciagurata contro la quale personalmente lavorerò fino all’ultimo minuto utile”. Il Guardasigilli fa inoltre sapere che al termine della riunione del Consiglio dei ministri si è intrattenuto con alcuni colleghi proprio a discutere del futuro del Pd: “Quando si inizia una strada di divisione si capisce solo una parte delle conseguenze che poi si determinano in un lungo periodo”. Le ultime speranze sembrano appese al dialogo che il leader Dem ha deciso di aprire con il presidente della Puglia che avrebbe chiesto nuovamente di spostare ad autunno il congresso. Ricucire lo strappo però appare complicato e lo dimostrano le diverse interpretazioni che vengono date all’appello del leader democratico: “Non e’ un’intervista che può sciogliere il nodo. Ci vuole umilità”, osserva Gianni Cuperlo nel corso di un videoforum su Repubblica “Nessuno può avere un livello di autostima tale da anteporre se stesso a un’esperienza politica”. Non cambiano linea nemmeno i bersaniani che domenica hanno assicurato la loro presenza all’assemblea.

Deluchiani: nuovo patto con Renzi di Andrea Pellegrino

«Bisogna lavorare fino in fondo per l’unità del partito. Noi siamo in sintonia con Renzi». Piero De Luca raggruppa i suoi e traccia la linea in vista dell’assemblea nazionale del partito democratico che si terrà domani. Al suo fianco il sindaco Vincenzo Napoli ed il segretario provinciale Nicola Landolfi, reduce da una lezione politica tenutasi a Nocera Inferiore ed organizzata da Forza Italia. Dunque, nessuna rottura e nessuna scissione per quanto riguarda i deluchiani. Si resta con Matteo Renzi, nonostante l’allontanamento che c’è stato all’indomani della sconfitta referendaria. A sancire, sostanzialmente, l’accordo ritrovato è stato l’incontro tenutosi tra il premier Gentiloni e Vincenzo De Luca. Oltre ai progetti in corso da riprendere per la Campania, il presidente del Consiglio avrebbe aperto uno spiraglio anche rispetto alla vicenda del commissariamento della sanità e alla possibile applicazione della norma De Luca (con la nomina a commissario del governatore) approvata proprio alla vigilia del referendum costituzionale. «Dopo il 4 dicembre – spiega Piero De Luca – si è aperta una nuova fase politica. Abbiamo la necessità di riprendere i progetti per la Campania e per Salerno lasciati in sospeso, dopo la caduta del governo Renzi. La nostra area si riconosce nell’attuale segretario nazionale. Il compito nostro come gruppo di maggioranza del Pd è quello di provare a fare ogni sforzo possibile per evitare una frattura che sarebbe deleteria soprattutto per il Paese, in quanto il Pd è l’unica forza di governo seria in Italia e Renzi resta oggi il leader più credibile. Dobbiamo avere il ‘coraggio’, però, di far mettere da parte alibi e tatticismi di posizioni di contrasto che sembrano davvero strumentali, e sfidare tutti ad aprire una grande stagione di confronto programmatico non solo al nostro interno ma soprattutto con la società italiana, che ci chiede idee e proposte serie ed efficaci in grado di dare risposte alle problematiche del lavoro soprattutto per i giovani, all’incentivazione degli investimenti privati in particolare al Sud, alla modifica di alcuni punti deboli delle attuali norme in materia di appalti che rischiano di bloccare o comunque rallentare eccessivamente gli interventi pubblici, al perfezionamento della riforma della scuola e della pubblica amministrazione, all’ammodernamento della rete di trasporti e infrastrutture in tante zone del Paese, nonché all’esigenza di garantire senza esitazioni la sicurezza urbana nelle nostre città, rafforzando in particolare le misure per assicurare un trattamento serio e responsabile dei flussi migratori irregolari, su cui il Governo sta compiendo già dei passi in avanti importanti in questi giorni. Il Pd, nonostante i toni talvolta duri del confronto interno, resta ancora oggi l’unica forza politica credibile in grado di aprire una nuova stagione di rilancio e ripartenza del nostro Paese. Ovviamente – conclude Piero De Luca – i tempi devono essere definiti e non rinviabili all’infinito perché l’Italia non può aspettare un confronto che si trasformi in una seduta psicoterapeutica collettiva piuttosto che in un congresso di partito». Ma prima del vertice presso la sede del Partito democratico, con Piero De Luca è stato affrontato il caso Nocera Inferiore, alla presenza del commissario Fabio Tamburro, e – successivamente – sono state definite le prime deleghe che il presidente Giuseppe Canfora assegnerà ad inizio settimana ai neo consiglieri provinciali. Due i punti fermi: Luca Cerretani sarà vicepresidente mentre Carmelo Stanziola capogruppo del Pd.