Lustri Ravennati

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Lustri Ravennati SERAFINO PASOLINI LUSTRI RAVENNATI Dall’anno 640 dopo l’universal diluvio all’anno 1713 L’Autore, l’Opera e gli indici analitici a cura di Pier Giorgio Bartoli Ravenna, 2015 1 2 Sommario Presentazione p. 5 L’Autore e l’Opera p. 7 Storici, cronisti (e loro Opere) consultati per i Lustri Ravennati p. 13 Composizione dell’Opera p. 17 Indici analitici, avvertenza per la consultazione p. 19 Indice onomastico p. 21 Indice luoghi e istituzioni p. 131 Indice dei fatti notevoli p. 167 3 4 Per i Lustri Ravennati Alludendo all’Arme, ch’è un’Onda, aggiuntegli le parole della Genesi: Et Spitus Domini Ferebatur super Aquas. Alle scosse del Tempo al fine estinta Cadde Donna Real Ravenna altera, E ’l Sacro Onore, e la Virtù primiera Andò perduto, e dall’Oblio fu vinta. Visse Augusta fra l’Onde; e a morte spinta Fu ne l’Onda di Lete orrida e nera; S’hebbe giorni felici, or fosca e nera; Solo gli avanza, a sue miserie avinta. Ma che? S’in fine un Serafin, che porta Su l’Acque Ravennati i voli illustri, E ripara i suoi danni, e Noi conforta. Oh di Spirto Sovrano Opere industri! S’a momenti mancò naufraga e absorta, Raccolta in Porto si raviva in Lustri. Marco Antonio Zinanni 5 6 L’autore e l’opera. Il letterato e patriota ravennate Filippo Mordani (1797-1886), nelle sue Vite di Ravegnani illustri 1, ci presenta gli storici ravennati. Inizia con Andrea Agnello autore, nell’anno 830, del Liber Pontificalis; prosegue con Desiderio Spreti la cui opera De amplitudine, vastatione, et instauratione Urbis Ravennae scritta nell’idioma latino, puro, facile, chiaro, preciso quanto si potesse scrivere in que’ dì, e di belle e gravi sentenze adornate 2 fu pubblicata postuma nel 1489. Il canonico Giovanni Pietro Ferretti verso il 1510 scrisse il Liber Nobilium Familiarum Civitatis Ravennae. Tomaso Tomai, medico e filosofo, nel 1574 mandò alle stampe Historia di Ravenna che, piena di errori, fu ripubblicata nel 1580 3, ma anche questa fu classificata dal Berti 4 una mostruosità chiamata con poco pudore Storia. Al contrario le Storie Ravennati di un altro medico, Girolamo Rossi, sono una copiosa ed elegante narrazione delle cose ravegnane 5. Scritte in latino e stampate nel 1572 a Venezia da Aldo Manunzio sono state tradotte da Mario Pierpaoli e ripubblicate a Ravenna nel 1996. Degna di essere citata è anche l’opera di Vincenzo Carrari, laureato nell’una e l’altra legge (ottenendo il titolo accademico di Dottore, da non confondere con Medico), Istoria di Romagna, rimasta manoscritta fino al 2007 quando è stata pubblicata a cura di Umberto Zaccherini. Buona fonte anche di notizie di civile istoria fu il sacerdote Girolamo Fabri, che scrisse Le sagre memorie di Ravenna antica stampate a Venezia nel 1664. Ultimo, in ordine cronologico (e anche per celebrità) 7, ci viene presentato Serafino Pasolini. Nacque il 19 giugno del 1646 al nobile Pier Maria e Isabella Biancoli e fu battezzato Pier Francesco, nome che 7 fu poi mutato in quello di Serafino quando, all’età di tredici anni, vestì l’abito dei Canonici Lateranensi nel Cenobio Portuense 8. Serafino, come i tre fratelli Ignazio (1640 - 1667), Giovan Girolamo Cherubino (1648 - 1728) e Massimiano (? - ?), fu indirizzato alla vita religiosa, probabilmente vittima del Maggiorasco, ovvero il diritto del primogenito di ereditare tutto il patrimonio familiare. Fino al XVIII secolo ai maschi cadetti era preclusa la possibilità di contrarre matrimonio: per non far sfigurare la famiglia erano destinati a intraprendere o la carriera ecclesiastica o quella militare (questa più onerosa in quanto si dovevano acquistare le armi e magari la cavalcatura) spesso al servizio del primogenito. Per le femmine era peggio: c’era la monacazione forzata. Infatti, il matrimonio non era per tutte, poiché la dote da portare all’altare era di gran lunga superiore a quella da versare al convento. Pier Desiderio Pasolini nelle sue Memorie di Famiglia 9 cita solo tre dei quattro fratelli (omettendo Massimiano) e la paternità viene indicata solo per Serafino. Tutti furono discendenti di Giovanni Battista (1567 - 1649), il capostipite dei rami ravennati della famiglia, che tuttavia non sono ben inquadrati nell’albero genealogico. Questo perché, sebbene i Pasolini siano una delle poche famiglie superstiti di cui si conservino memorie risalenti ai primi anni del XIII secolo, mancano molte notizie, in quanto antiche carte furono senz’altro distrutte nel memorabile sacco del 12 aprile 1512 e dalla disastrosa alluvione del 27 maggio 1636 10. Per quanto riguarda il genitore, Serafino ci da una sola notizia: rimase ferito nel 1641 11 quando, al seguito del Maggiore di fanteria Giulio Rasponi 12 e in appoggio al Pontefice Urbano VIII contro i Farnese di Parma e agli alleati veneziani, attaccò Palazzo della Rizza nel veronese. Serafino, in santa Maria in Porto, apprese le Sacre Scienze e insegnò Teologia e Morale, scrivendo anche una decina di testi come si 8 poteva in quell’infame seicento non avendo altezza d’ingegno ma desiderio di durevole fama 13. Questa stroncatura del Mordani è controbilanciata dall’apprezzamento del cartografo ed enciclopedista veneziano Vincenzo Coronelli (1650 - 1718) che lo chiamò Filosofo peripatetico, democratico, canonista e moderno celebre Istorico della città di Ravenna 14. Onori ebbe anche dal friulano Giusto Fontanini (1666 - 1736), arcivescovo e storico 15; da Nicolas Lenglet du Fresnoy (1674 - 1755), storico e geografo 16; dal medico ed erudito fiorentino Giovanni Cinelli Calvoli (1625 - 1706) 17; dallo storico Dionigi Andrea Sancassani 18. Lodi ebbe dal legale modiglianese Agostino Fontana 19; dall’abate memorialista Cesare Nicolao Bambacari 20; dallo scienziato Gianfrancesco Pivati 21 e infine dallo storico Giovanni Bernardino Tafuri 22. Purtroppo Serafino fu poi colpito da una dolorosa infermità agli occhi che lo tenne continuamente indisposto per sette anni e questo gli tolse la possibilità di poter meglio profittar negli studi 23. Ripresosi, continuò nella docenza: per vent’anni insegnò Filosofia e Teologia, e per quarantaquattro Scienze Morali. Accortosi che le memorie della Patria Istoria andavano perdendosi per negligenza degli uomini e ingiuria del tempo, iniziò nel 1677 la stesura dei Lustri Ravennati 24, storia presentata a modo di annali dall’anno 640 dopo il Diluvio Universale fino al 1713, pari a tremila trecento ventisette anni, un’impresa di circa milleottocento pagine che lo impegnò fino a due anni dalla morte avvenuta il 24 dicembre del 1715. L’ipercritico Mordani avrebbe lodato l’alto e magnanimo concetto se Pasolini avesse saputo e voluto riordinare meglio quel suo lavoro, e usare diligente cura nell’appurare le cose che metteva su carta così come le raccoglieva da ogni fatta di libri, o le udiva dalle credule genti, onde evitare che non sieno tenute vere tutte le cose che in quella sua storia si leggono. I testi consultati furono di circa centoventi autori, dei quali diciotto citati in continuazione. Questi libri, cronache e diari facevano parte della raccolta iniziata da Serafino che, per primo, ebbe la splendida 9 idea di istituire una biblioteca pubblica a utilità e comodo de’ suoi concittadini. Cosa che riuscì a realizzare solo nel 1692 grazie all’interessamento del conte Girolamo Rota e soprattutto del Cardinal Legato Domenico Maria Corsi che gli donò (per onorare il suo servizio di teologo) 27 sessanta scudi per acquistare quei libri che due decenni dopo confluirono nella Biblioteca Classense fondata dall’abate Pietro Canneti. Nei Lustri si trovano non solo notizie su guerre, alluvioni, terremoti, costruzioni di chiese e di città (Cervia e Cotignola), personaggi, famiglie nobili e il susseguirsi di arcivescovi, legati, abati, ma anche dettagliati fatti di cronaca come la nascita di un bimbo con due teste o strane visioni celesti. A questo punto potrebbe meravigliare che Dante Alighieri sia citato solamente due volte: dobbiamo però ricordare che il culto per il Sommo Poeta nacque solamente nell’ottocento col Romanticismo. 10 NOTE 1 F. Mordani, Vite di Ravegnani illustri, Ravenna, 1837. 2 Ivi, p. 59. 3 Ivi, p. 117. 4 G. Berti, Sull’antico Duomo di Ravenna, Ravenna, 1880, p. 12. 5 F. Mordani, cit., p. 131. 6 Ivi, p. 173. 7 Ivi, p. 175. 8 P.P. Ginanni, Memorie Storico-critiche degli scrittori ravennati, tomo II, Faenza, 1769, p. 142. 9 P. D. Pasolini, Memorie storiche della Famiglia Pasolini dall’anno 1200 al 1867, Venezia, 1867. 10 Ivi, p. 7-8. 11 S. Pasolini, Lustri Ravennati, parte V, libro 14°, p. 141, Forlì, 1684. 12 P. Uccellini, Dizionario Storico di Ravenna, Ravenna, 1855. 13 F. Mordani, cit., p. 175. 14 P.P. Ginanni, cit., p. 143, lo riporta da V. Coronelli, Atlante Veneto - Descrizione di Germania, Venezia, 1695. 15 G. Fontanini, Biblioteca dell’eloquenza italiana, Venezia, 1753. 16 N. Lenglet du Fresnoy, Metodo per studiare la storia, Tomo II, cap. 47, Parigi, 1729. 17 G. Cinelli Calvoli, Della Biblioteca Volante, scanzia XVII, pp. 87-88, Modena, 1715. 18 D. Andrea Sancassani, Continuazione della Biblioteca Volante di Cinelli, scanzia XX, p. 111, Padova, 1718. 19 A. Fontana, Biblithecae legalis amplissimae, pars V, Parma, 1688. 20 C. N. Bambacari, La città del refugio, Forlì, 1678. 21 G. F. Pivati, Nuovo dizionario scientifico e curioso sacro-profano, Tomo VIII, voce Ravenna, Venezia, 1749. 22 G. B. Tafuri, Istoria degli scrittori del Regno di Napoli, tomo XVI, voce Calogerà, Napoli, 1770 ca. 23 F. Mordani, cit., p. 175. 24 S. Pasolini, cit., parte I, Al lettore, Bologna, 1678. 25 F. Mordani, cit., p. 176. 26 Ivi, p. 177. 27 S. Pasolini, cit, parte VII, libro 18°, p. 18. 11 12 Storici, cronisti (e loro Opere) consultati da Serafino Pasolini per i Lustri Ravennati (In grassetto gli Autori maggiormente citati) Abbiosi Camillo Storia delle Famiglie Nobili. Abdimonople Armeno Acrobio Adone Viennensis Breviarium Chronicorum ab origine Mundi ad sua usque tempora.
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