DOMENICA 24 NOVEMBRE 2013 LADI REPUBBLICA DOMENICANUMERO 455 CU LT A casa di

All’interno

La copertina Mao Ecco perché A centovent’anni la discrezione dalla nascita può vincere siamo andati nel suo villaggio sull’apparenza per vedere come e perché ANAIS GINORI sopravvive il mito e GABRIELE ROMAGNOLI

Il libro Da Picasso a Marilyn le memorie di Topor DARIA GALATERIA

Straparlando Gualtiero Marchesi “Io, il risotto e il vizio della perfezione” ANTONIO GNOLI DISEGNO DI MASSIMO JATOSTI

L’opera

IL GIOVANE MAO ZEDONG E SULLO SFONDO LA SUA CASA NATIA IN UN DIPINTO DI XU BAOZHONG (1978) Il bel Falstaff GIAMPAOLO VISETTI di colpo L’Oriente è rosso. Gli operai impegnati a ritinteggiare la sa- di Luca Ronconi La storia le, cambiare le lampadine, scrostare i vetri e sostituire i bambù in- SHAOSHAN gialliti, attaccano l’inno con lui. C’è un certo odore di mobili in de- tra locomotive “Sono io il bambino composizione, ma sulle pareti scorrono immagini ad alta defini- che Giacomelli el reliquiario di Mao Zedong ogni oggetto è sacro. zione che ritraggono il Presidente Mao mentre “nuota sorridente in bianco e nero Le sue sigarette non fumate, un thermos per il tè, la in un lago dalle acque gelide”. L’uomo che ha fondato la Repub- fotografò a Scanno” boule azzurra che gli riscaldava lo stomaco, il luci- blica Popolare Cinese, cambiando il destino dell’umanità, nac- GUIDO BARBIERI do per le scarpe, la racchetta verde da ping-pong, i que centovent’anni fa e nel suo villaggio resta un dio immortale. MICHELE SMARGIASSI Nsuoi mutandoni di lana. Due piani di reperti esposti nella pe- Tanto più eterno adesso, alla vigilia dell’anniversario: «Ventisei nombra, a temperatura costante, illuminati e protetti come ca- dicembre 1893 — si affretta a puntualizzare la guida al termine polavori. La colonna dei pellegrini scorre in silenzio davanti alle della sua baritonale esibizione di maoismo spontaneo — il gior- L’arte vetrine che esibiscono “i calzini del Presidente Mao”, il suo petti- no in cui è venuto al mondo il bambino che i genitori chiamarono Spettacoli ne e le scatole dei biscotti di cui aveva bisogno non per la gola, ma profeticamente “Ze-dong”, ossia “splendere sull’Oriente”». Il Museo “perché lavorava sempre”. Alcuni anziani, al cospetto di un pigia- Shaoshan, cinquanta chilometri a sud di Changsha, capoluogo Parla Keith Jarrett ma rattoppato, non trattengono le lacrime e qualche donna toc- dello Hunan, contava allora quattrocento famiglie di contadini e del mondo ca un busto presidenziale mormorando parole di preghiera per- le sue colline erano infestate dalle tigri. Si aravano le risaie con i “Voglio pura musica ché il figlio recuperi salute e prosperità. Il funzionario che mi gui- bufali e la vita, sotto l’agonizzante dinastia Qing, scorreva come L’Orlando da nel museo del Grande Timoniere improvvisamente si ferma nel Medioevo: la notizia della morte dell’imperatore giunse nella altro che Facebook” davanti al celeste letto, immenso e in pendenza per “ospitare le fattoria dei Mao casualmente, due anni dopo il decesso. di Delacroix GIUSEPPE VIDETTI montagne di libri che divorava di notte”. Respira a fondo e intona (segue nelle pagine successive) MELANIA MAZZUCCO

Repubblica Nazionale DOMENICA 24 NOVEMBRE 2013 LA DOMENICA ■ 28

Il reportage Milioni di cinesi vanno in pellegrinaggio nel paese di Mao

LA STANZA DA LETTO LA CAMERA DEI GENITORI IL DEPOSITO PER IL RISO Dove nacque la Lunga marcia

GIAMPAOLO VISETTI in scena infanzia e giovinezza del Presidente Mao «L’hotel è vuoto — avverte la cameriera incarica- si astiene resta un traditore. Alimentare il culto di e a trascorrere una notte in albergo. Lo show, do- ta di sorvegliare il mio piano — Duecento came- massa, dopo centovent’anni, è però tremenda- (segue dalla copertina) po decenni di sempre più stanche correzioni po- re, lei è l’unico cliente. Sono scomparsi tutti, do- mente dispendioso e il popolo degli ex compagni, litiche, è in via di riadeguamento alla sensibilità po la caccia scatenata da Xi Jiping contro corrot- pronti a piangere davanti alle “scarpe bucate del ex borgo conta oggi centoventi- dei nuovi leader e alle imminenti celebrazioni. ti, lussi e stravaganze. Pensi: anche il gala orga- Presidente Mao”, è meno propenso ad assolvere mila abitanti, di cui quarantamila Due ore di fiamme, battaglie, vittorie, sangue, fio- nizzato per l’anniversario del Presidente Mao è i costi di una propaganda che, assieme al padre, si chiamano Mao, e quasi nessu- ri e bandiere rosse, chiuse dai fuochi d’artificio stato cancellato». Lo spreco di Stato per non promette di consegnare all’eternità anche i figli, no coltiva la terra. È stato ribattez- del trionfo. Il messaggio è semplice: le forze occi- smettere di venerare la sola figura tuttora capace auto-proclamati successori. zato “Città della Memoria Rossa” dentali erano il Male e Mao, grazie al suo corag- di tenere uniti i cinesi è in effetti un problema Per la prima volta, alla vigilia del sacro anniver- e qui tutti vivono grazie al culto di gio, ha salvato il popolo cinese dalle belve del No- ideologicamente imbarazzante. A quasi qua- sario, la Cina si indigna dunque per i 2,5 miliardi L’Stato per il padre del comunismo cinese. Un gi- vecento, facendo prevalere il Bene. Buona parte rant’anni dalla sua scomparsa, nella Cina iper- di dollari stanziati dal governo per i festeggia- gantesco manifesto affisso in piazza Mao Ze- del pubblico, al termine di una giornata sfian- consumista che l’ultimo Plenum ha appena menti del 26 dicembre a Shaoshan. Una bestem- dong, proprio davanti a una statua di Mao alta sei cante nel santuario maoista, crolla in un sonno aperto al “mercato decisivo”, che è l’opposto di mia: condannare le energie profuse per «dire col- metri, ricorda che “il nostro eroe è morto prema- ostinato, che resiste anche ai fragorosi inni rivo- quella teorizzata dal Grande Timoniere, il partito lettivamente grazie al Presidente Mao». Eppure è turamente il 10 settembre 1976, all’età di quasi 83 luzionari. Quando cala il sipario però sono tutti scopre di essere ancora Mao-dipendente. Altro così, la nuova classe media dei consumatori ur- anni, ma noi ameremo per sempre il Presidente doverosamente commossi. che riforme: il potere dei “prìncipi rossi” discen- banizzati alza la voce contro i nostalgici naziona- Mao”. Un simile trasporto non permette che L’albergo Shengdi, storico rifugio dei dirigenti de dal suo ricordo, che sostiene la società, lo Sta- listi dell’antico mondo rurale e si capisce perché qualcuno faccia la fame e dopo centovent’anni il spediti dal partito a omaggiare il padre della na- to, il regime, tutto. Nessuno, da Deng Xiaoping a nel villaggio natìo, investito della titanica missio- Grande Timoniere, mummificato nella piazza zione, è invece un mito a sé. Sconfinato, in mar- Jiang Zemin e Hu Jintao e ora a Xi Jinping, ha avu- ne di «gestire sedici piani patriottici» senza smar- Tienanmen a Pechino, può dire di aver reso ric- mo bianco, imbottito di moquette rossa e gialla. to il coraggio di mettere sostanzialmente in di- rire uno yuan, non si vedono volti rilassati. Mao chi i suoi compaesani. A Shaoshan, per onorare la Troni e tavoli fingono di essere d’oro, come le te- scussione il dio dei cinesi e la nazione si scopre an- Zedong costa, la ri-maoizzazione succede alla sua casa natale, arrivano cinque milioni di cinesi ste di leone e i putti trombettieri appesi alle pare- cora prigioniera del dittatore da cui non ha sapu- de-maoizzazione, e il partito rischia. Bisogna all’anno. Solo in dicembre, per la ricorrenza, se ne ti. Nelle sale risuona la colonna sonora del film Ti- to affrancarsi, nemmeno dopo la sua morte. Di- ammettere che, nell’eccesso obbligato di zelo attendono altri due milioni. Assolti i lunghi dove- tanic e le cameriere accorrono per mostrare i wc scutere in modo aperto di Mao equivarrebbe a apologetico, si è esagerato. A Changsha, dove ri di fede, tutti entrano in un ristorante per man- giapponesi riscaldati e i soffitti affrescati delle parlare liberamente del partito-Stato, permette- “l’ultimo imperatore” studiò e insegnò nell’Ac- giare “maiale stufato alla Mao” e “tagliolini della stanze, che illustrano l’epopea del Presidente re la ricerca della verità: come imprimere un si- cademia Yuelu, una sua testa di granito alta tren- felicità”, acquistano una copia del Libretto Rosso Mao come fossero le scene della vita di Cristo nar- gillo sulla fine del regime. Pechino deve così ali- tadue metri domina il fiume Xiang e funge da e una piccola effige magnetica con il volto del di- rata dal Vangelo. Non si può dire che la struttura, mentare la fiamma della sola fede ammessa: chi sfondo per le foto degli sposi. Di qui parte l’auto- vino per il cruscotto dell’auto, a benedizione dei ai piedi della Montagna del Drago, esalti la fruga- viaggiatori. Ma soprattutto tutti sono invitati dal- lità delle origini, messaggio essenziale affidato a le autorità ad assistere allo spettacolo che mette Shaoshan dai successori del “padre di tutti noi”.

Repubblica Nazionale DOMENICA 24 NOVEMBRE 2013 ■ 29

Un culto ancora oggi funzionale sia alla Cina comunista sia a quella consumista

IL CORTILE INTERNO

CON I CONTADINI Mao Zedong davanti alla casa di Shaoshan in cui nacque il 26 dicembre 1893, ora trasformata in museo (nelle foto a colori) In basso, la grande illustrazione raffigura il pellegrinaggio verso la casa: sotto il disegno si legge la scritta “Shaoshan, il luogo in cui sorge il sole rosso” strada personale di Mao, che in un’ora conduce abiti da monaci e sosia presidenziali, di varie età, seria, dalle privazioni, dal sacrificio, dall’onestà, ca del Grande Timoniere — Mao non appartiene direttamente alla fattoria dove è nato. L’asfalto è si offrono a prezzi proletari per foto-ricordo. dall’abnegazione filiale, dalla frugalità, dalla de- alla sinistra, è l’ispiratore di ogni cinese e i giova- tirato come un velluto e centinaia di operai rab- Nessun grande dittatore del Novecento, non terminazione che permisero a un giovane conta- ni di tutto il mondo devono conoscerlo». L’ambi- boccano a mano impercettibili buche. Il percor- Lenin, non Stalin, e tantomeno Mussolini o Hi- dino dello Hunan di trascinare la patria coloniz- guità scientifica della divinità e dei suoi interpre- so è deserto e l’autista del pullman non può smet- tler, ma neanche alcun statista democratico, zata dall’impero al socialismo, mutando il corso ti: dopo centovent’anni, grazie all’umiltà della tere di suonare per disperdere stormi di gazze che conserva un memoriale così impressionante e di due secoli. È il cuore dell’aggiornata ideologia Casa, il Presidente Mao resta il volto del partito- riposano sulla corsia di sorpasso. La “Città della ancora decisivo, fondamentale per la sorte della capital-comunista della svolta riformista annun- Stato, ma diventa pure l’immagine dei suoi op- Memoria Rossa” invece è in fermento. Ordini dal- Cina e tanto influente sul destino del mondo, ciata il 12 novembre da Xi Jinping: «Spianare le positori interni, del montante ma imperseguibi- l’alto: centinaia di botteghe di souvenir rinnova- quale è la fattoria dove Mao Zedong «cominciò a montagne», «arricchirsi gloriosamente» e ora le dissenso-maoista che vorrebbe abbattere la no le fotografie dei vecchi leader, gli album con le vivere aiutando i genitori nei lavori della stalla». «consegnarsi al mercato», ma non rinunciare «al- casta corrotta che, proprio nel nome di Mao, tor- poesie del Presidente Mao e quelli con la sua Chi ci arriva è stato preparato: conosce biografia l’anima marxista del servire il popolo». A questo na a teorizzare il potere come dinastia ereditaria “struggente calligrafia”. Su una spianata di can- e storia a memoria, ha scorso centinaia di foto- appalto della persuasione resta affidata l’irrinun- dei grandi interessi di clan. Primo difensore e at- tieri si costruiscono il nuovo “Museo di Mao e del- grafie d’epoca, digerito decine di documentari ciabile sacralità della casa natale del Presidente to d’accusa, sintetizzati in unico mandato del cie- la Cina”, alcuni alberghi, una nuova stazione per seppiati e si limita a dire «vado alla Casa». Sa che, Mao. Si può evitare il mausoleo di Tiananmen, lo, «insidiato solo — assicura la guida — dalla ten- i treni ad alta velocità, un centro commerciale «a dopo due ore d’attesa e giorni di viaggio, scorrerà non la culla di Shaoshan. Cinque minuti di rac- tazione del denaro». Lo spirito di Mao però non tema rivoluzionario», cinema e teatri per replica- in cinque minuti attraverso sei stanze spoglie di coglimento e una fotografia sull’augusto uscio, ha impedito alla Cina di crescere fino a diventare re «un’adolescenza leggendaria». Le impalcatu- una vecchia dimora contadina con muri e pavi- come in una Mecca materialista, bastano per una la potenza più ricca del secolo. Un tappeto di te- re nascondono anche la casa degli avi dei Mao, mento di fango, in riva a uno stagno, davanti a una vita obbediente, se si riconosce l’autorità del luo- ste adoranti, mentre la notte risale il passo del “Ri- eretta nel 1763 e trasformata in scuola per la se- risaia e alla collina dove riposano l’amata madre go-mito. Il rinnovato impegno a una tale fedeltà poso della tigre”, si inchina così emozionata da- conda moglie del giovane Zedong, come i vene- e l’odiato padre del Presidente Mao. Eppure, do- vale ben l’investimento di Pechino che, per l’oc- vanti alla gigantesca macina di pietra che il pic- rati “bagni sovietici” color smeraldo del bunker po centovent’anni dal divino vagito, la massa dei casione, rompendo un altro storico tabù, si ap- colo Zedong «riuscì a muovere già all’età di tre an- anti-atomico segreto, scavato nel 1960 sotto il cinesi indebitati per una berlina tedesca e con il presta a lanciare il cartoon Quando Mao Zedong ni». Fantasie, storia, parabole, propaganda: dosso dove è sepolto suo nonno. Dietro la statua sogno inconfessabile di fuggire in America, pro- era giovane, a esportare il film d’animazione Co- quanto tempo resisterà questa Cina del dopo fi- del centenario, voluta da Jiang Zemin nel 1993, si cede in religioso silenzio tra il focolare e la vasca me si fa a diventare presidente e a stampare il vo- glio unico e liberata dai campi di lavoro, ma co- cambiano i fiori, si potano i sessantatré pini, uno per l’acqua, commossa dalla propria, presto di- lume Qualcuno deve finalmente dire la verità, che stretta ad aggrapparsi all’unico dio che riconosce per ogni etnia, e si sostituiscono le corone con la menticata povertà. È questo il capolavoro della nega i quaranta milioni di morti del “Grande Bal- come proprio, per poterlo quotidianamente ab- scritta “Noi ameremo Mao per sempre”. La coda propaganda maoista, più forte del silenzio che zo in Avanti”. battere senza crollare? «Mao Zedong vivrà per per accedere alla casa natale del Presidente Mao torna ad avvolgere lo sterminio del “Grande Bal- «Nessuno spreco per l’anniversario — dice il sempre — recita il falegname che entro il 26 di- comincia qui, a poco meno di un chilometro dal zo in Avanti” e i crimini della Rivoluzione cultu- funzionario che mi accompagna a salutare l’ulti- cembre deve finire di restaurarne l’altare dome- letto in cui la madre, fervente buddista, lo partorì rale, abomini negati o ignorati del maoismo. Il ma vicina di casa che assicura di essere stata ami- stico degli avi — Ma una cosa è certa: se Lui tor- dopo due figli defunti. Eserciti di guide turistiche messaggio universale della rinnovata nomencla- nasse qui e vedesse ciò che siamo diventati, altro e ambulanti assediano i fedeli-clienti, ordinati tura è potente: l’energia dell’epocale successo ci- che riforme, farebbe subito un’altra rivoluzione». fuori dai pullman delle gite di partito. Giovani in nese continua a derivare dalla forza di questa mi- © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale DOMENICA 24 NOVEMBRE 2013 LA DOMENICA ■ 30 L’attualità

Nome George Nome Daniel Cognome Nyonge Cognome Ndunju Professione Venditore Età 24 anni di paralumi Professione Venditore Guadagno Fino a 1000 di peluche scellini al giorno Segni La sua moto (10 euro) particolari è negozio Famiglia Sposato con 4 figli e magazzino

una settimana. Un piccolo patrimo- George è specializzato in paralumi, Jackson nio, da queste parti. Dove quello del- l’ambulante è diventato il nuovo me- in scarpe, Michel in reggiseni, Erastus canta stiere, l’ipotesi di un pezzo di futuro, Piccolissimi imprenditori per molti giovani del ghetto. Evitando i furti, la violenza e il controllo della del ghetto sono (anche) loro malavita locale fanno circolare mer- ci, sorrisi, trattative e oggetti. Dalle gli artefici della nuova Africa giacche vendute da Isaac ai paralumi di George, fino agli scaldavivande in plastica di Peter. Tutti hanno bisogno di qualcosa, tutti offrono qualcosa. Come le scope Slum di saggina di Josiah o le sim card di Ben. Ma anche le marionette di Ber- nard e i cappelli di Jimmy, i medici- nali di Lessiamon e i vestiti da bambi- ni di George. Per la musica, invece, basta rivolgersi a Erastus, 27 anni: speaker a tracolla e microfono in ma- no, canta e improvvisa sulle basi regi- economy strate raccogliendo le offerte tra il pubblico. Perché questa è una storia fatta di aniel, per esempio. Ha più di seicentomila persone. E decine piccoli, ma importanti esempi. Den- 24 anni, una moglie, di venditori ambulanti, come Daniel. tro un movimento continuo di facce e I negozi di Nairobi un figlio. E la vecchia Oppure Jackson e Mike, 36 anni in commerci, che arriva fino a noi grazie motocicletta con cui due, specializzati in scarpe usate: do- alle immagini scattate da Filippo Ro- gira, sommerso da po averle scelte tra quelle che riem- mano, quarantacinquenne milane- una montagna di pu- piono i container in arrivo da Europa se. A Mathare lavora con due venten- hanno buone gambe pazziD di peluche, tra i vicoli di questa e Stati Uniti, le hanno aggiustate, la- ni: Jfam, rapper molto noto nel ghet- immensa distesa di baracche. Ovve- vate e lucidate. E ora le vendono, arri- to, e Adigo, attivista e volontario di MARCO MATHIEU ro, Mathare: slum alla periferia di vando a guadagnare anche 3.000 una ong. «Sono le mie guide, le mie Nairobi dove provano a sopravvivere scellini (l’equivalente di 30 euro) in antenne, ma soprattutto condivido-

Nome Johnston Nome Michel Cognome Mutunga Cognome Mtuo Età 21 anni Età 50 anni Professione Venditore Professione Venditore di pesticidi di reggiseni Guadagno 200 scellini Guadagno 300 scellini (circa 2 euro) (circa 3 euro) al giorno al giorno Segni Indossa un cappello Famiglia Ha 4 figli particolari “da topo” Segni Parla bene per attirare particolari l’inglese l’attenzione dei clienti FOTO DI FILIPPO ROMANO

Repubblica Nazionale DOMENICA 24 NOVEMBRE 2013 ■ 31

Nome Lessiamon Nome Jack Età 25 anni Professione Lucidatore Professione Venditore di scarpe di medicine Guadagno 150 scellini tradizionali (1,50 euro) Segni particolari Nella tanica per ogni ha un siero paio di scarpe antimalarico venduto per 30 scellini (30 centesimi di euro) al bicchiere

no il mio progetto (LiveInSlums) che segna la storia di Tommy, o almeno parte dal rapporto speciale che gli così tutti lo chiamano a Mathare. «Fa- abitanti dello slum hanno con le im- ceva parte di una delle tante gang di magini», racconta Filippo. «Se entri in Gli ambulanti che sfidarono l’apartheid rapinatori», ricorda Filippo. «Ma nel una baracca chiunque ti mostra il suo ghetto il controllo della malavita è album personale con le foto in forma- PIETRO VERONESE pressoché totale e non ammette sgar- to 10x15. La fotografia diventa il mo- ri, eccezioni. Sono frequenti gli episo- do per raccontare la propria vita: so- egli anni Ottanta del secolo scorso, meno di dieci testo, sconvolgente. Gli hawkers, che subito popolarono di in cui la mafia locale trova questi no scatti fatti in giorni speciali, tutti anni prima di crollare per sempre, il regime segre- i marciapiedi del centro città con ogni sorta di mercanzia, giovanissimi banditi e li espone al lin- tendono a essere eleganti, attenti al Ngazionista sudafricano appariva ancora forte. erano gli araldi di una rivoluzione. ciaggio delle persone comuni, fino a modo in cui si vestono». Compresi i Certo, i ghetti neri erano in rivolta, il governo costretto al- Lo sbarco dei venditori di paccottiglia nel central busi- bruciarne i corpi». Tommy ce l’ha fat- nuovi ambulanti che si muovono ve- lo stato d’emergenza, il prezzo di sangue era molto alto, ness district di Johannesburg mise infatti sotto gli occhi di ta: si è tirato fuori accedendo al pro- loci tra le strade dissestate di Matha- ma la forza del regime razzista appariva invincibile. Ep- tutti due cose. Primo, che sebbene negli schieramenti getto dello scambio, raccontando la re. «Ho iniziato tre anni fa a raccoglie- pure, l’azione combinata della instabilità interna e delle della guerra fredda il regime sudafricano fosse stato un sua storia e facendosi fotografare, ini- re le loro storie: a ognuno di quelli che crescenti pressioni internazionali cominciarono a pro- baluardo del “libero mercato”, esso era in realtà statalista, ziando così anche lui ad andare in gi- ritraggo regalo una foto, perché ricor- durre le prime crepe. Ci fu un tentativo di ammorbidire il ipernormativo, illiberale nel campo economico forse an- ro a vendere qualcosa: canna da zuc- di il giorno che muzungo — il muso rigore delle leggi segregazioniste. Il simbolo di questa cor più di quanto non lo fosse in quello politico. Non a ca- chero, che la gente compra e poi suc- bianco — lo ha ritratto. E quelle im- svolta inattesa furono gli hawkers, i venditori ambulanti. so il grande capitalismo privato, a cominciare dalle mul- chia, mentre lui gira con il suo carrel- magini servono poi per entrare nel Le leggi dell’apartheid disciplinavano in maniera rigi- tinazionali di oro e diamanti, gli era diventato ostile. lo tra i vicoli. circuito del microcredito, che è di- dissima la separazione delle razze. Separate, in particola- La seconda era il suo carattere radicalmente anti-afri- Perché il futuro è un concetto lon- ventato il nuovo e piccolo motore re, erano le aree di residenza. Alla sera i neri dovevano cano. Come confermano i ritratti fotografici pubblicati in tano, in questo slum a venti minuti economico dello slum». rientrare nei loro sterminati quartieri-ghetto e per uscir- questa pagina, scattati a Nairobi, il venditore ambulante dal centro di Nairobi. Ma i giovani Piccoli scambi, altri esempi. I nuo- ne dovevano a richiesta esibire dei lasciapassare, dei è in tutta l’Africa la cellula economica di base. Potremmo ambulanti ora provano ad arrivarci vi ambulanti vengono infatti aiutati “passaporti interni”. Nelle zone dei bianchi erano am- chiamarlo un liberismo antropologico, prima ancora che con un altro scambio. Un altro picco- — con un principio simile a quello messi solo per motivi di lavoro, e il lavoro era a sua volta economico. Egli incarna una verità spiacevole che non lo, ma importante esempio. E a senti- delle start-up — da WhyNotAca- molto rigidamente codificato. La manodopera necessa- amiamo sentirci dire: siamo stati noi europei, con la con- re Filippo sembra già di rivedere il demy, la scuola che li mette in rela- ria alle varie attività era puntigliosamente quantificata. quista coloniale prima, con le regole di scambio ineguali sorriso di Daniel, sulla sua moto in zione con una piccola galassia di ong Così il venditore ambulante, che propone la sua merce a poi, saccheggiando le materie prime in regime di mono- mezzo alla montagna di pupazzi di e imprenditori. Sono poi loro a soste- un angolo di strada, incarnava ciò che l’apartheid com- polio o mettendo fuori gara gli agricoltori africani perché peluche. «Faremo un libro, con le im- nere l’avvio dei progetti, muovendo batteva con tutte le sue forze: un moto di libertà. Ed era sovvenzioniamo slealmente i nostri, a impedire a questi magini e le storie di questi ragazzi, or- così un circuito virtuoso di potenzia- perseguito alla stregua di un sovversivo, di un terrorista. umili venditori appostati all’incrocio di diventare com- ganizzeremo una piattaforma online le riscatto sociale in questa gigante- Per questo la notizia che il governo aveva deciso di li- petitors sul mercato mondiale. per far continuare il racconto a loro, beralizzare il commercio ambulante suonò, in quel con- sca area precaria di umanità alla ri- © RIPRODUZIONE RISERVATA sul web». cerca della sopravvivenza. Come in- © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nome William Nome Erastus Cognome Thega Cognome Kamau Wa Shaini Età 24 anni Età 27 anni Professione Cammelliere Professione Canta su basi Ogni corsa registrate dura 10 minuti e costa 10 scellini Guadagno 500 scellini (circa 5 euro) al giorno Segni particolari Il cammello è suo

Repubblica Nazionale DOMENICA 24 NOVEMBRE 2013 LA DOMENICA ■ 32

La storia Tutto solo, le mani in tasca, lo sguardo sereno e un’aureola intorno Quell’immagine magica scattata nel paesino abbruzzese alla fine degli anni Cinquanta Incroci finì poi al MoMa di New York. Ora la nipote del grande fotografo italiano ha scoperto chi è quel ragazzino. Noi l’abbiamo incontrato: “Se sto così rigido è perché faceva freddo e avevo addosso soltanto un golfino...” FOTO © ROBERTO SERRA

MICHELE SMARGIASSI LIVORNO

ho trovato!», esulta Simona via email. Simo- na è un’eccel- «lente archivistaL’ e ricercatrice di fotogra- fia, trovare è il suo mestiere. Ma ha tro- vato cosa? «Il bambino! Il bambino di Scanno, quello nella foto dello zio. Non ricordi?». Simona Guerra è anche la ni- pote di Mario Giacomelli, il Leopardi del bianco-e-nero, il genio irregolare di Se- nigallia, uno dei quattro o cinque nomi che tutto il mondo conosce nella storia della fotografia italiana. Sì, ricordo, un paio d’anni fa, quando Simona pub- “Sono io il capolavoro di Giacomelli” blicò un suo colloquio biografico con lo zio registrato poco prima che mo- risse nel 2000, parlammo di quella foto di mezzo secolo fa che diventò la sua più Claudio non vive più a Scanno da de- giunto il mio ultimo scalino. Tu se credi ridionale delle donne in nero fra stradi- spartiacque “Looking at Photographs”. celebre, la foto magica col bambino au- cenni. Ha una sessantina d’anni, è spo- cerca il tuo». ne di ciottoli e scalinate, quel paesino Quel bambino aureolato in realtà non reolato di luce in mezzo alle donne in sato, ha figli, abita in Toscana. Bene, an- Ed eccomi davanti a un condominio montano d’Abruzzo divenne la Mecca entusiasmava il suo autore, la sua foto nero, nel paesino abruzzese di Scanno, diamo a trovarlo. «No, io non vengo», ri- anni Cinquanta, nel centro di Livorno. dei fotoamatori, che ci facevano le gite più famosa non è mai stata la sua prefe- e le dissi: «pensa che emozione sarebbe sponde Simona, lapidaria. Ma come? Apre la porta, sorridendo un po’ imba- domenicali, ma anche di grandi firme, rita, al collega Alfredo Camisa confessò incontrare oggi quel bambino... La riap- L’hai cercato per anni... «Io mi fermo razzato. Stempiatura. Sopracciglia. E Berengo Gardin, Roiter, Cresci, Monti... addirittura che quell’alone rinforzato in parizione del Referente...». Lei non qui. A Scanno ho cercato qualcosa di ha le mani in tasca! «È più forte di me», I bar espongono foto da museo, c’è pu- camera oscura gli era venuto «masche- sembrava convinta. Invece poi l’ha tro- me, la mia infanzia, quel che mi ha dato ride «non sa che fatica trattenermi, re una “via della Fotografia”. rato male», «quasi una porcheria». Ma il vato. Nel modo più semplice: è andata a quell’immagine, e io le resto fedele. Le quand’ero in divisa...». Claudio è stato Giacomelli, tipografo intellettuale e guru americano stravide per le diago- Scanno con la fotografia sottobraccio, e fotografie bisogna lasciarle stare. Cer- per quarant’anni un finanziere. È anda- un po’ misantropo, andò a Scanno due nali, i contrasti, per quei profili malin- ha cominciato a fermare la gente per care è meglio che trovare». Resto senza to in pensione un anno fa col grado di volte, nel ’57 e nel ’59, anche un po’ per conici di donne scure che gli parvero strada: «Riconosce questo bambino?». parole. Simona, nelle foto ci sono le no- luogotenente, poi la nomina a cavalie- sfidare lo stereotipo di eden del pittore- «bersagli di un tirassegno meccanico»... Non ha dovuto insistere. «È Claudio De stre emozioni, ma anche il mondo... re. Il salotto è pieno di quadri. La foto- sco che Scanno era diventata. Per lui era «Ma no, avevano freddo», sorride Cola», prima due anziani, poi un capan- Certe fotografie ti tirano dentro, e que- grafia di Giacomelli non c’è. «Devo ave- «posto di favola», luogo immaginario, Claudio, mite e senza retorica. «A Scan- nello, identificazione corale, «Abitava sta è una. Come disse Roland Barthes di re il ritaglio da qualche parte». forzò i diaframmi per evitare il docu- no fa freddo d’inverno. Vede, io sto rigi- vicino alla chiesa. Ci stanno ancora i fronte a uno scatto di Kertész, ritratto di Sì, l’aveva già incontrato il suo avatar mento, tornò a casa con un pugno di im- do perché ho freddo e ho solo un golfi- suoi genitori». E i genitori, che quella fo- un bimbo dell’età di Claudio: «È possi- in bianco e nero. Una quindicina d’an- magini rarefatte, contrastate, «spor- no. E quelle donne di sicuro hanno lo tografia celebre non l’avevano mai vi- bile che Ernest viva ancora? Ma dove? ni fa la foto era apparsa su un quotidia- che», di bianchi bruciati e neri catramo- scaldino sotto il mantello». Me ne mo- sta: «È Claudio», confermano sicuri, ti- Come? Che romanzo!». Ecco Simona, io no, e un conoscente gli aveva detto si. Il critico Piero Racanicchi se ne inna- stra uno, di quegli scaldini, piccolo bra- rano fuori l’album delle prime comu- vorrei il romanzo. «Allora vai tu», sospi- «guarda, ci sei tu». Ma Claudio pensava morò. Le mostrò a John Szarkowski, di- ciere di ottone, stufetta portatile: «Per nioni, e non ci sono dubbi: ecco Clau- ra, capisco che solo l’amicizia le impe- fosse una delle tante foto storiche di rettore della sezione fotografia del Mo- questo camminano così curve». Esplo- dio, più grandicello ma identico, so- disce di essere più brusca, «scriverò un Scanno. Città fotogenica, fin troppo. Da Ma di New York. Che ci impazzì. Il ra la fotografia che gli ho portato, col di- pracciglia, orecchie, stempiatura, stes- libro su questa foto, pubblico la scoper- quando, nel 1952, passò di lì Henri Car- “bambino di Scanno” fu l’unica foto- to, centimetro per centimetro. Giaco- se mani in tasca. ta sul mio sito, ma con questo ho rag- tier-Bresson, e creò il cliché arcaico me- grafia italiana tra le cento della mostra- melli ha “mangiato” i dettagli, ma Clau-

Repubblica Nazionale DOMENICA 24 NOVEMBRE 2013 ■ 33 FOTO © SIMONE GIACOMELLI / ARCHIVIO GIACOMELLI SENIGALLIA GIACOMELLI ARCHIVIO FOTO © SIMONE GIACOMELLI /

dio li ripesca: «Questa è la chiesa di ricorda. Giacomelli che lo fotografa non Sant’Antonio. Io abitavo nell’ex con- c’è, nella sua memoria. «Curioso, quel- vento, queste sono le finestre di casa lo spiazzo era sempre pieno di bambini, mia, ci sono i nostri panni stesi, vede?». chissà come ha fatto a prendermi da so- Un anno fa Claudia, sua figlia, laurea- lo». La solitudine di quel bimbo è il fa- ta in Storia dell’arte, incontrò questa fo- scino che ha reso celebre l’immagine, to su una parete del Mart di Rovereto. come il suo volto, unica cosa a fuoco, «Babbo sei in un museo», gli telefonò. unico volto sereno, l’unico che sembra Appresero con stupore la fama di quel- guardare verso un futuro... «Mi sa che la immagine vista forse da milioni di stavo andando da mia zia», si schermi- persone in mezzo mondo. «E dire che a sce Claudio. «Ma qualcosa di vero c’è. me non piace viaggiare...». Claudio Qui avrò forse sei anni. L’anno dopo mi guarda il suo alter ego con moderato af- misero in collegio dalle suore, all’Aqui- fetto, come fosse uno dei suoi cugini la. Questa fotografia segna un passaggio emigrati. Quel momento, però, non lo nella mia vita. Da allora non ho mai più FOTO © MATTIA GALLO vissuto a Scanno». Non ci sono più co- se da dire. Sapersi l’originale di un’o- pera d’arte, sentirsi come la Monna Li- sa della fotografia, è stata per lui una curiosità piacevo- le, «ma non mi cambia la vita». Ci salutiamo. Pro- mette: «Magari un giorno andrò a New York a veder- mi in quel museo». FOTO © RENZO TORTELLI FOTO © MATTIA GALLO Più tardi, Simo- LE IMMAGINI na mi chiama al cellulare. Un po’ ansio- In alto, il “Bambino di Scanno” di Mario sa. «Allora?». Tranquilla. Anche io ho Giacomelli (per gentile concessione raggiunto il mio gradino. Oggi ho in- dell’Archivio Giacomelli di Senigallia contrato una persona, non una fotogra- e di Simone Giacomelli). Nell’altra fia. Spesso le strade delle persone e del- pagina, Claudio De Cola in posa le fotografie si incrociano, rare volte con il suo ritratto da bambino quell’incontro produce immagini che A sinistra, dall’album di famiglia, restano patrimonio dell’umanità. Ma una foto di Claudio da piccolo messa dura pochi centesimi di secondo, poi fo- a confronto con quella di Giacomelli to e persona prendono ciascuna la pro- Qui accanto Simona Guerra, nipote pria strada. Rarissime volte, per qualche del fotografo, con la madre e (sopra) istante, si incontrano di nuovo e si salu- il padre di Claudio; cerchiato in rosso, tano con rispetto e distaccata cortesia. Giacomelli nel 1957 a Scanno

FOTO © LISA CALABRESE © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale DOMENICA 24 NOVEMBRE 2013 LA DOMENICA ■ 34

Spettacoli Duri e puri

“Vivo isolato dal mondo ma contro la stupidità I DISCHI La copertina di No End (edizioni Ecm), non c’è muro che tenga” ultima fatica di Keith Jarrett: in un cd venti brani sovraincisi Il grande jazzista in splendida solitudine nel 1986 e fino a oggi rimasti inediti racconta Sotto, la copertina di The Köln Concert (1975), a “Repubblica” il disco più venduto della storia del jazz (4 milioni di copie) e quella di Restoration Ruin la fatica di vivere (1968), il suo “manifesto hippie” Nell’altra pagina Jarrett oggi, ai tempi sessantottenne. Tutt’intorno alcune di Facebook copertine dei suoi oltre 100 dischi pubblicati Ma pure l’entusiasmo per il suo ultimo lavoro “Arriva da un luogo dove sempre più raramente i creativi hanno accesso” Keith Jarrett

Repubblica Nazionale DOMENICA 24 NOVEMBRE 2013 ■ 35

“La mia musica sorprende anche me”

GIUSEPPE VIDETTI

straordinario sen- che ho provato quando ho cominciato nipotina di cinque anni, si è messa im- tipo sebbene come gli altri hippie fossi tirlo ridere. Non la a riascoltare le vecchie cassette e lavo- mediatamente a ballare. Noah ha alla ricerca di una verità fuori del dog- smorfia a denti rare alla postproduzione del cd. Ho esclamato: “Papà, hai allargato la tua ma. Avevo appena lasciato il gruppo di stretti che indiriz- impiegato almeno settanta ore per ot- platea al pubblico dell’asilo”. In effetti Charles Lloyd, ero disoccupato. Nella za al pubblico alla tenere un risultato sonoro accettabile. fu un approccio innocente. Non ricor- West Coast c’era una scena musicale fine dei più felici E non mi sono mai annoiato». do esattamente perché lo feci. Fu un’e- molto effervescente e un locale, il Fill- concerti in trio, ma Furono musiche registrate in ordi- sigenza liberatoria? Stavo preparando- more West, che era il sogno di tutti i scoppi allegri, fra- ne sparso o lostream of consciousness mi a uno di quegli estenuanti tour per musicisti. Ero un figlio dei fiori a tutti gorosi, irrefrena- di un artista? piano solo? Era musica terapeutica, nel gli effetti, presi anche a frequentare bili. Ricordare, l’e- «Ero in preda a una sorta di smania senso più primitivo del termine, e an- corsi in cui si parlava di spiritualità e sercizio che l’ha creativa, andavo in studio ogni giorno cora lo è». del ruolo dell’uomo nell’universo». sempre indispetti- senza nessuna idea melodica o ritmica Lasciare in un angolo il piano, cui Nel 1968 incise Restoration Ruin, il to, ora lo diverte. Quando parla di Miles in mente, improvvisavo dall’alba al concede solo un cameo, e suonare al- suo manifesto hippie, in cui usava an- ÈDavis ne imita perfettamente la voce, tramonto. Ricordo solo il feeling, lo tri strumenti le servì ad allentare la che voce e sassofono. quando racconta dei suoi anni Sessan- stato di grazia in cui mi sentivo, ispira- tensione? «Lo spirito era lo stesso, ma No End ta è sereno e divertito. Keith Jarrett, ses- to, in estasi, rapito in una dimensione «Non direi. Il punto è un altro: riesco suona molto meglio. Odio gli studi di santotto anni, pianista sublime il cui parallela che stento a decifrare. Ogni a stabilire un rapporto di maggiore in- registrazione, asettici come sale ope- genio e tormento non hanno uguali se volta che imbracciavo uno strumento timità con gli strumenti che posso im- ratorie. In quello che mi sono costrui- non in Glenn Gould nella storia musi- era come se mi preparassi a suonare bracciare. Il pianoforte è uno stru- to qui nel New Jersey c’è una grande fi- cale del Novecento, ha ritrovato il buo- nel gruppo di qualcun altro». mento molto complicato, tra lui e me nestra che si spalanca su uno sconfi- numore riascoltando una serie di regi- Qual era lo strumento guida? c’è un costante scontro di personalità, nato paesaggio americano. Quando strazioni che aveva seppellito nello «Di solito era la batteria a entrare per non sono mai me stesso come con una suono e guardo fuori, lo spirito si ri- studio di Warren County, nel New Jer- prima, un drumming primitivo che ac- chitarra, un basso o un sassofono che crea. Qui dentro ho superato un com- sey. Un raptus che lo colse nel cuore de- compagna vibra- stringo in mano. plicato esaurimento nervoso (nel gli anni Ottanta: abbandonato in un zioni decisamente Ricordo un con- 2008, dopo la separazione dalla secon- angolo il pianoforte, prese a sovrinci- rock, il rock come certo che tenni a da moglie, ndr). Avevo bisogno di un dere basi di chitarra elettrica, basso, l’intendo io, non New York molti posto dove suonare liberamente, ma- percussioni e voce — quelle tipiche in- come i batteristi anni fa, alla fine gari per tutto il giorno, proprio come a trusioni vocali sempre più udibili nei tradizionali che ri- degli anni Sessan- Golden Gate Park». suoi concerti. Il risultato esce soltanto petono lo stesso ta (con Charlie Ha- L’America e il mondo intero sem- adesso e sta in un doppio cd, No End ritmo fino alla den e Paul Mo- brano aver dimenticato le aspirazioni (pubblicato contemporaneamente al noia. Alteravo i vo- tian), in cui cerca- pacifiste di quegli anni. triplo per piano solo Concerts: Bre- lumi a seconda di vo di far suonare il «Tutto sepolto sotto una coltre di genz/Münchene alle Sonate per violino com’era l’ascolto pianoforte come conformismo e perbenismo. La musica e tastiera di Bach eseguite con Michel- in cuffia. Oggi ot- una chitarra. Mi- che si ascolta oggi ne è il riflesso — le Makarski). Sono venti movimenti tenere lo stesso ri- les Davis, che era schiavi della ripetizione. Non ci sono musicali senza titolo, diario sonoro di sultato sarebbe venuto ad ascol- più certezze, tutto è soggetto a mera va- uno stato di grazia e di una leggerezza più difficile che fa- tarci, mi disse: “Tu lutazione economica. Un artista non di cui non lo credevamo capace; un’e- re rafting alle sor- suoni lo strumen- dovrebbe farsi influenzare dalle circo- sperienza sorprendente nella sua vasta genti del Nilo. È un to sbagliato”. Sa- stanze esterne. Vivo in completo isola- discografia di quasi cento album, tra esperimento uni- pevo esattamente mento, dunque non sono costretto a incisioni per pianoforte (The Köln Con- co e irripetibile; in quel che intende- subire l’inquinamento acustico di altri cert, del 1975, è il disco più venduto del- quel momento va. In quegli anni condomini, non ascolto musica a me- la storia del jazz con quasi quattro mi- avevo l’energia di nella mia testa no che non voglia farlo. Ma nonostante lioni di copie), in trio e incursioni nella sei musicisti, e ronzavano altri la mia priorità — che probabilmente musica classica e contemporanea (Ba- questo è uno dei suoni, voci e chi- conosce: mantenere la musica a un li- ch, Händel, Mozart, Shostakovich e Ar- motivi per cui oggi tarre soprattutto». vello più puro possibile — non riesco a vo Pärt). Qui non c’è ombra del Jarrett non sarei in grado Era il 1986, prendere le distanze da tutta la merda ombroso, scontroso, egotista, schizoi- di rifarlo. Le sem- sembra un secolo che c’è lì fuori. Non ci sono mura che rie- de, lacerato da un fervore creativo che brerà ridicolo, patetico, ma mentre ero fa. In No End si lasciò andare a una scano a isolarti dalla stupidità, nulla è sfida l’impossibile. No end è piuttosto intento alla preparazione del disco im- musica che sembra l’appendice del più potente dell’ignoranza. Credo che una serie di mantra antistress, suoni maginavo le conversazioni di studio sogno hippie. Evidentemente lo spiri- gli avvenimenti degli ultimi anni abbia- per un moderno Zabriskie Point. «Dan- tra vari musicisti — e lo facevo ad alta to degli anni Sessanta era ancora ben no scosso tutti gli artisti, anche quelli ze tribali di mia invenzione», le chiama voce. Ci sono almeno sei diversi Keith vivo. più impermeabili. È triste, e per questo Jarrett entusiasta. «I miei amici, anche Jarrett in questo progetto». «Mi trasferii a San Francisco nel pe- sono così affezionato a queste musiche: musicisti, che l’hanno ascoltato mi Musica per risollevare lo spirito: ci riodo di massima fioritura del movi- arrivano da un luogo dove sempre più hanno guardato stupefatti. “Che roba riporta a Ravi Shankar, ai viaggi inter- mento, quando sembrava che nessu- raramente i creativi hanno accesso». è?”. Poi, alla fine: “Una cosa è certa, sei galattici di John Coltrane e alla musica no capisse quei messaggi di pace e Si sente isolato? tu!”», aggiunge soddisfatto. totale che lei sperimentò col gruppo di amore così semplici ed efficaci se non «No. Sto finendo di leggere The Cir- Sembra ancora più sorpreso di noi Miles Davis nei primi anni Settanta. coloro che ruotavano nell’area di Hai- cle, l’ultimo romanzo di Dave Eggers, quando parla di No End. «Infatti oggi ripenso a quella come a ght-Ashbury. Abitavo in un seminter- una storia ambientata nell’era del- «Lo sono. È musica diversa, ricca, un’esperienza mistica. I miei figli erano rato proprio nel quartiere dei figli dei l’informazione globale che rischia di ritmica, contagiosa». giovanissimi all’epoca — uno era in pie- fiori. Una mattina chiesi al mio vicino appiattire le nostre identità, fare scem- Cosa ricorda di quei giorni trascor- no trip punk con il taglio da moicano e di casa — ora non ricordo il suo nome pio della privacy, neutralizzare le opi- si in solitudine nel suo studio? tutto il resto, l’altro invaghito di Michael — se avesse voglia di venire a suonare nioni prima ancora che vengano «Sono passati ventisette anni, non Jackson. Entrai in studio e presi in ma- qualcosa con me. “Se ne incontriamo espresse. Mi dispiace, ma non mi sen- eravamo ostaggi del terrorismo, se- no la chitarra pensando: riuscirò mai a altri lungo la strada potremmo forma- to parte della cosiddetta corporate life dotti dalla Apple, indottrinati da sub- suonare qualcosa che li interessa? Ma re una band”, gli dissi. Rimasi a suona- né della community di Facebook. Ma doli messaggi politici. La felicità era siccome credo fermamente che qual- re il sassofono sotto un albero del Gol- sono pur sempre cittadino del Paese ancora a portata di mano, la libertà era siasi musicista di un certo livello non sia den Gate Park fino al tramonto. La mu- dove questo ha avuto origine, lo stesso un diritto acquisito. Suonare era gioia capace di suonare per altri che per se sica è qualcosa che viene da dentro, che ha prodotto una musica straordi- allo stato puro. Il resto è nebuloso; feci stesso, una volta che quest’avventura qualsiasi circostanza esterna, qualsia- naria, meravigliosamente multiraz- tutto da solo, mi ero preso terribilmen- prese piede dimenticai i miei figli, era si forzatura uccide la spontaneità; la ziale e multiculturale». te sul serio anche come ingegnere del una cosa mia e solo mia. Noah, il più musica affoga quando è costretta a Il jazz: la musica classica del vente- suono. C’erano momenti in cui mi la- grande, che ora ha più di trent’anni e nuotare in acque limacciose». simo secolo? sciavo andare, uscivo da me; come se non aveva mai ascoltato queste musi- Che ragazzo era all’epoca, di quali «Speriamo non ci vogliano due se- stessi ascoltando la performance di un che, è venuto a trovarmi qualche giorno sogni si nutriva come artista? coli per acclararlo».

altro musicista. La medesima euforia fa e le ha trovate geniali; sua figlia, la mia «Non ho mai preso droghe di nessun © RIPRODUZIONE RISERVATA

Repubblica Nazionale DOMENICA 24 NOVEMBRE 2013 LA DOMENICA ■ 36 Next Trasporto aereo Molto più economiche, 10 ecologiche, veloci volte meno incidenti e perfino belle, le funivie rispetto al treno stanno conquistando 50 volte meno incidenti i grandi centri urbani rispetto all’auto Dopo Londra, Rio e Medellin, dove si viaggia già sospesi, anche Amburgo, Ankara e Lagos (tra le tante) avranno presto una metropolitana in cielo CittàLe volanti Se il traffico è appeso a un filo

VALERIO GUALERZI neidettagli che si nasconde il diavolo. Così, tra un futu- ro visionario e uno molto più banale, la differenza può farla un semplice filo. Intere generazioni di autori di fantascienza hanno immaginato città avveniristiche dove il traffico è sparito, sostituito da un viavai di navi- celle che si muovono libere nell’aria. Effettivamente è Èciò che sembrano riservarci gli anni a venire, ma il me- rito non sarà di qualche rivoluzionario sistema di tra- sporto capace di vincere la gravità. A trasferire buona parte degli spostamenti a qualche decina di metri da terra sarà piuttosto una tecnologia vecchia di oltre un secolo: la funivia. Più ecologica, più economica, più semplice da gestire e spesso decisamente più bella, la funivia sta emigrando dalle cime delle montagne per conquistare sempre più spazi in città, dimostrando di essere anche nelle zone di pianura una validissima al- ternativa a bus, tram e metropolitane. «Le cabinovie e i sistemi di transito a cavo sono al momento una delle tecnologie più dinamiche e a più rapida diffusione al mondo», spiega Steven Dale, urbanista canadese a ca- po del Creative Urban Projects. «Mano a mano che un numero crescente di città fa a gara per realizzare reti di trasporti sempre più complesse, aumenta il ricorso al- le funivie per risolvere i loro problemi», sottolinea. «È

GLOSSARIO

FUNIVIA AEREA CABINOVIA Cabine Mezzo per passeggeri a fune o contenitori che prevede per le merci il funzionamento viaggiano continuativo sospesi di più di due e trainati cabine da un sistema per il trasporto di funi di persone

Repubblica Nazionale DOMENICA 24 NOVEMBRE 2013 ■ 37

I PROGETTI

ANKARA Con una portata di 2.400 persone l’ora su un percorso di 3.204 metri, sarà la più lunga tra Europa e Asia

TOLOSA Sarà ultimata entro il 2017 una linea di 2,6 km: unirà tre punti strategici trasportando 7.000 persone all’ora

LAGOS Anche la capitale nigeriana avrà la funivia nel 2015: farà risparmiare ai cittadini fino a 70 minuti nel traffico

FONTI: UNIVERSITÀ DI CATANIA, ACI

una tendenza generale, ma a trascinare il boom è so- nea ancora Todisco. La Paz, Tolosa, Groningen, Lagos, prattutto l’America Latina», conferma Carlo Iacovini, Amburgo, La Mecca sono solo alcuni dei nomi di un manager di Clickutility e curatore di un recente conve- elenco di progetti che tocca ormai i cinque continenti, gno dedicato al tema dalla fiera Citytech. «L’economi- ma il caso più clamoroso è forse quello di Ankara dove cità delle linee — osserva — consente l’accessibilità per è in via di realizzazione un vero e proprio reticolo di li- quelle aree localizzate in collina e poco raggiungibili nee aeree che anche nella mappa ricorda a tutti gli ef- LIMA con servizi di terra. Spesso si tratta di periferie degrada- fetti la tipica ragnatela di un efficiente sistema di me- Pronta per l’estate 2014 la linea te ad altissima densità abitativa che si possono rag- tropolitane. E chi non passa alle funivie per risolvere i che collegherà il Parco Muraglia giungere solo sorvolandole. Medellin Metrocable in problemi di traffico lo fa per richiamare turisti, come con il Cerro di San Cristobal Colombia è in servizio dal 2006; ha reso accessibile il Londra, dove la linea che sorvola il Tamigi inaugurata quartiere Aburra Valley trasportando seimila passeg- in occasioni delle Olimpiadi del 2012 è diventata una geri all’ora e risollevandolo da una situazione di degra- delle principali attrazioni. Sostanzialmente assente da do e isolamento. Rio de Janeiro ha inaugurato la prima questo grande fermento l’Italia, malgrado abbia in ca- Teleferica Do Aleman nel 2011 con 3,5 km di lunghez- sa un’azienda come la Leitner che insieme agli austria- za e sei stazioni che collegano alcuni quartieri residen- ci della Doppelmayr si spartisce il mercato mondiale ziali con il centro, con una capacità di tremila persone del settore. Da noi, da Segrate a Genova, dal Ponte sul- all’ora. Il successo è stato tale che si è replicato con una lo Stretto all’Eur di Roma, siamo fermi a qualche pro- seconda linea aperta in queste settimane che unisce il getto a corto di soldi o in attesa di passare dalle tante for- quartiere di Morro da Providencia (la più antica favelas che caudine burocratiche. Eppure non mancano le di Rio) con il centro in pochi minuti». idee d’avanguardia. L’architetto Stefano Panunzi, do- I numeri dei collegamenti via cavo sono sorpren- cente di Ingegneria edile all’Università del Molise, denti. Ogni chilometro costa tra i tre e i quattro milioni sponsorizza da anni la proposta di una «circolare vo- LA PAZ di euro contro i cento di una linea metropolitana, ma lante» che unisca i vecchi forti dismessi che fanno da co- La più lunga teleferica urbana può garantire lo spostamento anche di tre o quattro mi- rona al centro di Roma, ma davanti allo stop della so- del mondo, con 10.337 mt. per 3 linee la persone all’ora, con punte fino a ottomila. «Ancora vrintendenza collabora ora alla battaglia per la realiz- e 11 stazioni, sarà pronta tra un anno più interessanti sono i costi di gestione, davvero bas- zazione di una cabinovia che unisca una zona periferi- sissimi visto che queste linee hanno bisogno di poco ca (Casalotti) al capolinea di una linea della metro (Bat- personale di controllo e solo alle stazioni del capoli- tistini). «Ma non bisogna farne una questione ideologi- nea», sottolinea Maurizio Todisco, manager della Leit- ca, le funivie non sono una panacea, occorre ner, azienda altoatesina leader del settore. Molto più si- promuoverle partendo dal basso, sulla spinta dei citta- lenziose e meno inquinanti grazie ai motori elettrici, le dini e dei comitati di quartiere finalmente consapevoli funivie hanno anche tempi di realizzazione decisa- che esistono delle valide alternative, economiche ed mente più rapidi visto che, se il percorso non prevede ecologiche, per riqualificare i loro quartieri». Anche ostacoli particolari, un classico tracciato cittadino da 5- quest’ultimo progetto per il momento è solo un sogno, 6 km richiede meno di un anno per la sua realizzazione ma come spesso accade, nel Paese dove il normale è mentre tram e metropolitane possono avere bisogno di quasi sempre impossibile, a volte succede qualcosa di oltre un decennio. Così, a fronte di questi vantaggi, la li- eccezionale. È il caso di Perugia, dove dal 2008 è in fun- sta delle città che hanno già scelto o che si accingono a zione il primo esemplare al mondo di “minimetro”, GENOVA scegliere la mobilità via cavo si allunga di mese in me- una teleferica composta da 25 vagoni privi di condu- Potrebbe essere la prima in Italia: se. «Nel giro di pochi anni la parte del nostro fatturato cente che adagiati su un binario vengono tirati da un ca- una linea che in 90 secondi porterà derivante da cabinovie urbane è passato dal dieci al vo lungo un percorso di 4 km articolato in sette ferma- dal centro all’aeroporto Colombo venti per cento del totale e siamo convinti che il busi- te, compresi i capolinea.

FOTOMONTAGGIO DOPPELMAYR GROUP, JOHANNES GEISLER DESIGN ness del futuro ormai sia sempre più questo», sottoli- © RIPRODUZIONE RISERVATA

TELEFERICA MINIMETRO RETICOLO Impianto Evoluzione Sistema per il trasporto della funicolare: di funivie di materiali trasporto a ragnatela Il più diffuso automatico che mira è il continuo su rotaia, a sostituire ROMA trifune, costituito con trazione le linee Una teleferica che da Monte Mario da due funi a fune ferroviarie arriverà allo Stadio Olimpico: portanti Il primo della metro, un progetto ancora sulla carta e una traente è a Perugia come ad Ankara

Repubblica Nazionale DOMENICA 24 NOVEMBRE 2013 LA DOMENICA ■ 38

I sapori Più che il gusto poté il marketing. Fatto sta che i nuovi modi di preparare la bevanda più amata dagli italiani Familiari conquistano sempre più fette di mercato A ottant’anni dalla nascita dell’ “Omino coi baffi”, tocca quindi schierarsi: vecchia macchinetta o modernissima capsula?

LICIA GRANELLO himai potrebbe prepararmi un caffè come me lo preparo io, con lo stesso zelo... Acqua con la stessa cura... Capirete che, dovendo servire me stesso, seguo le vere espe- Temperatura rienze e non trascuro niente». Il monologo di Eduardo de Filippo in Questi fan- ambiente, minerale tasmi! suona come il racconto di uno dei piccoli lussi che scandisce le nostre oligominerale giornate. Roba per palati adulti, da concedersi in compagnia o in beata solitu- dine, a piccoli sorsi o tutto d’un fiato, nero e bollente o ingentilito da un nonnulla o microfiltrata, di« latte, buonoC a tutte le ore o contingentato per paura della caffeina. Un piacere lungo un secolo — dai per evitare che cloro primi brevetti delle macchine — che non conosce flessioni. Anzi, là dove la fruizione casa- e calcare rovinino linga non andava al di là di napoletana e “Moka Express”, inventata da Alfonso nel 1933, oggi gli aromi del caffè furoreggiano le mini-espresso. Una rivoluzione annunciata, destinata a dividere gli appassionati. Mai superare Il fuori-casa è indissolubilmente legato al consumo del cosiddetto “caffè da bar”: i tempi compres- la valvola si, l’ansia di un altrove da raggiungere un attimo dopo l’ultimo goccio, lo scambio rapido di battute con i vicini di bancone. Un consumo “sociale” così abitudinario che qualità della miscela e bravura del ba- rista spesso scadono a optional: con un tristanzuolo cambio di vocale, il gesto diventa più importante del gusto. A casa, il caffè obbedisce a una ritualità diversa, che solletica tutti i sensi. Il gorgoglìo del li- quido che sale, l’aroma di tostatura, la tazzina calda tra le mani, il sapore deciso accompagnano l’ini- zio giornata in milioni di case. Una tradizione così rapida a radicarsi che già negli anni ’30 la ditta tori- nese Gaud aveva lanciato una caffettiera-sveglia pronta a entrare in funzione all’ora desiderata, arri- vando perfino a versare il caffè direttamente nella tazzina. Un rapporto d’affezione testimoniato dai quasi due milioni di pezzi venduti lo scorso anno. Così, negli ultimi anni , e Nespresso si sono mossi con l’obbiettivo di scardinare il pote- Filtro re dell’Omino coi baffi — caricatura dello stesso Bialetti ideata dal grafico Paul Campani per una for- Inserito sulla caldaia tunata serie di Carosello — e conquistare il mercato del caffè porzionato. Più del caffè (solo negli ulti- e riempito senza mi mesi si è arrivati alle capsule mono-origini), hanno potuto i poderosi investimenti nel marketing pressare la polvere — le campagne con Clooney e Brignano testimonial — e nella tecnologia (comprese le primissime por- tatili). Sforzi capaci di produrre una prima erosione sensibile, se è vero che oggi quasi il 15 per cento (rapporto di 1 a 10 delle famiglie italiane ha già affiancato, quando non sostituito, l’espresso alla Moka. con l’acqua) Se ancora non avete deciso a chi far vincere il derby del caffè, regalatevi una gita a Milano, dove fi- Controllare no all’8 dicembre il Museo della Permanente ospita “La Moka si mette in mostra, 80 anni di un’in- periodicamente tuizione geniale diventata mito”. Quando uscite, andate in uno dei bar della “Rete del caffè Sospe- che i forellini so”, che il 10 dicembre in concomitanza con la Giornata Internazionale dei Diritti Umani, riproporrà siano liberi l’usanza napoletana di lasciare un caffè pagato (sospeso) a chi non può permetterselo. Bevetene uno e pagatene due. Perché il caffè è un piacere: se non lo puoi condividere, che piacere è.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Moka

L’evoluzione

Caffè Macinatura non troppo fine (al momento, se possibile), conservazione in frigo I in un barattolo ld a chiusura ermetica er di metallo by d IN MOSTRA e Un manifesto degli anni ’60 l e un disegno c della Moka a in mostra f a Milano. Sopra, Fiamma macchine Rigorosamente f è per il caffè bassa, da spegnere dall’inizio del ’900 a oggi al primo gorgoglìo, s per estrarre solo le parti più nobili, i sacrificando 240 g la coda del caffè, milioni i

sovraestratta o e amara i chilogrammi

di caffè tostato c consumati nel 2012

in Italia a

i

n

c

Tazzina a

In ceramica spessa, s per mantenere a il calore, di forma conica (maggior superficie aromatica), preriscaldata in un pentolino Gli indirizzi d’acqua o nel microonde TORINO MILANO VERONA VENEZIA BOLOGNA TORREFAZIONE TORREFAZIONE TORREFAZIONE CAFFÈ TORREFAZIONE GRAN BRASILE HODEIDAH GIAMAICA CAFFÈ DEL DOGE CAFFÈ LELLI Corso Cadore 33 Via Piero Via Vittorio Merighi 5 Sestiere San Polo 608 Via del Mobiliere 1 Tel. 011-8990895 della Francesca 8 Tel. 045-569499 Tel. 041-5227787 Tel. 051-531608 Tel. 02-342472

Repubblica Nazionale DOMENICA 24 NOVEMBRE 2013 ■ 39

LA RICETTA Crostata al caffè Cialda La polvere chiusa Ingredienti in un filtro Per la frolla: di carta, spesso 30 g. di burro intercambiabile 3 g. di sale + 20% tra i vari marchi 110 g. di zucchero a velo Viene utilizzata 40 g. di farina di nocciole anche per i caffè 60 g. di uovo intero l’aumento delle vendite 290 g. di farina di caffè in cialda alternativi Rigore e creatività nei dolci rispetto alla moka (orzo, aromatizzati) di Gianluca Fusto, Per la ganache: nel 2013 che aprirà un concept store 500 g. di panna UHT milanese dedicato 160 g. di copertura al cioccolato bianco Ivoire ai dolci moderni, 40 g. di caffè in grani come quello ideato 1 g. di caffè in polvere per i lettori di Repubblica 1 g. di vaniglia in polvere

FROLLA. Ammorbidire il burro a 25°C. Aggiungere zucchero a velo e uovo Unire la farina di nocciole, poi i primi 70 g. di farina. Terminare con la farina Capsule restante. Conservare in frigo 3h, stendere in due teglie quadrate Monoporzione di 18 cm di lato a 2.5 mm. Cuocere 22’ in forno a 160°C GANACHE. Bollire 150 g. di panna e mettere in infusione i chicchi in materiale rigido, di caffè scaldati, il caffè in polvere e la vaniglia. Filtrare, riportare contenente a bollore la panna, poi versarla sulla copertura di cioccolato da 5,5 a 7 grammi

tritata. Aggiungere la panna restante liquida, frullare. Conservare di polvere, declinata ✃ al fresco per 2 o 3h. Riprendere con la frusta e colare una parte in miscele diverse della ganache nel fondo di pasta frolla raffreddata1h in frigo Compatibilità Montare il resto della ganache. Collocarla in due stampi quadrati di 15 cm di lato e raffreddare ancora. Togliere la ganache limitata dallo stampo, appoggiarla sulla frolla e decorare a piacere tra le macchine

Iperespresso Grazie alla doppia estrazione, la crema ingloba più aria e resta a lungo nella tazzina Si smaltisce come gasolio È un brevetto Illy

A tavola E poi c’è quello sospeso A leva SILVIO ORLANDO Ideata a fine anni ’40, onosco a memoria, grazie a Eduardo, l’autentica ricetta del caffè, quello da pre- ha una caldaia parare col coppittello sul becco della caffettiera. Ma non l’ho mai messa in atto, con resistenza Cperché non è che poi io sia un fanatico del caffè. Mi rendo conto, nel confessarlo, elettrica della gravità inaccettabile di questa affermazione per un napoletano che ha avuto l’o- e un gruppo nore di interpretare Pasquale Lojacono in Questi fantasmi!. Ma a casa il caffè lo fa mia moglie Maria Laura, a fuoco lentissimo, senza pressare la miscela nel filtro, lasciando- con pistone azionato lo pippiare e servendolo bollentissimo. Quello delle varie macchinette con capsule e da una leva cialde sostiene non essere caffè, e chi sono io per contraddirla? In casa si beve solo quel- per l’erogazione lo della moka, e quando si vuole l’espresso bello cremoso e si va al bar. Dove, se del caffè lo si trova “sospeso”, è ancora più gustoso. Perché all’aroma caldo della miscela giusta si aggiunge quello dell’amicizia. Quella del caffè sospeso è un’usanza napoletana che, risalente al Secondo Dopoguerra, dicono si sia diffusa in molti altri Paesi, perfino in Sve- zia o Australia. In questi casi temo si tratti di una ciofeca sospesa, ma non è il caso di fa- re del razzismo, quel che conta è il pensiero. La tradizione è nata, durante un periodo di miseria nera, per regalare un sorriso all’anima di chi non aveva nemmeno uno spiccio- lo in tasca da spendere al bar. Sebbene, di questi tempi, forse sarebbe più gradito uno smartphone sospeso, purtroppo c’è ancora chi quel caffè non se lo potrebbe altrimen- ti permettere. Quello di trovare un caffè pagato da un amico è un’attenzione che anche io e Maria Laura, non ancora indigenti nonostante la crisi del cinema, gradiamo riceve- Automatica re al bar Farnese in via dei Baullari a Roma, vicino casa, dove Angelo è oltretutto rapido Un solo pulsante nel servirti al bancone un espresso fatto a pressione davvero come Dio comanda. E su per ottenere questo garantisce mia moglie. il caffè, da ristretto © RIPRODUZIONE RISERVATA a lungo Il grinder con dosatore macina i chicchi per preparare MONSUMMANO NAPOLI CATANIA CAGLIARI PALERMO la singola tazzina TERME (PT) GRAN CAFFÈ CAFFÈ CAFFÈ SLITTI CIOCCOLATO CAFFÈ CONDORELLI GRAFFINA MORETTINO Espresso & CAFFÈ Piazzetta Arenella 7 Via Rapisardi 436 Via XX Settembre 23 Via Nuova 105 Via Francesca Sud 1268 Tel. 081-5562023 Tel. 095-354701 Tel. 070-651852 Tel. 091-6883736 Tel. 0572-640240

Repubblica Nazionale DOMENICA 24 NOVEMBRE 2013 LA DOMENICA ■ 40 L’incontro Saggi Da piccolo a salvarlo fu Gino Cervi, ha lavorato poi con Strehler (e c’era anche Brecht), ha prestato la voce a Humphrey Bogart (“la mia scuola”) ed è stato il volto del fustino di detersivo (“mi infuriavo quando Paolo Ferrari in teatro qualcuno mi faceva il verso”) Dopo più di settant’anni di onorata carriera si è ritirato in campagna: “È tempo di chiedermi che cosa sono venuto a fare su questa palla”

ANNA BANDETTINI concentrarmi sullo spettacolo». facile doppiarlo perché non apriva mai be Vitta. Ferrari era mia madre, Giuliet- nica Vitti, Francesco Mulè, con De Bo- Paolo Ferrari ha fatto l’attore per un la bocca, andare in sincrono era una sfi- ta, quotata pianista che introdusse in sio, con De Lullo prima di dedicarsi al SANT’ORESTE (Roma) tempo esagerato. Appunto, tutto co- da, ma doppiandolo ho potuto vedere Italia la musica di César Franck. Fu lei a repertorio brillante accanto a Valeria minciò che aveva cinque anni. Bambi- come modificava il suo personaggio, dirmi del mio vero padre e io pensai su- Valeri, per tutti gli anni Settanta e Ot- ennaio di quest’anno. no, si era pericolosamente avvicinato come cambiava il modo di mettere la si- bito che se ero figlio di un uomo così, tanta, l’unica attrice di cui ha la foto sul- Nel teatro di Casateno- all’acqua di un lago ma Gino Cervi lo garetta tra le dita, in bocca, il suo sguar- qualche cosa dovevo avere dentro an- la scrivania dello studio. «Il teatro è sta- vo, provincia di Lecco, aveva preso in braccio portandolo via. do... L’ho studiato imparando enorme- ch’io. Era console italiano in Belgio. E ta una grande passione. Di diventare Paolo Ferrari recita con «Ho un vago ricordo di quell’episodio, mente». questo è il motivo per cui fui scodellato famoso non mi è mai importato gran- GAndrea Giordana in Un ispettore in ca- ma essere stato tra le braccia di quel Paolo Ferrari è stato un tipo di attore a Bruxelles». In una vita ricca e lumino- ché. Quando feci la pubblicità del Da- sa Birling. Quindi a un sito internet del- grande attore dev’essere stata una pre- molto borghese, misurato, discreto, sa, la sola ombra oscura era il fratello, sh, quella di “Le do due fustini in cam- la locale annuncia, serenamente e sen- destinazione». Sta di fatto che a soli no- equilibrato, perfino modesto. «È vero, Leopoldo, che era stato nella polizia fa- bio del suo Dash” e per anni in teatro a za clamori, il suo ritiro dalle scene dopo ve anni recita in Ettore Fieramosca, film ma anche nella mia vita sono capitate scista e morì annegato nel lago di Co- ogni mia apparizione sentivo dalla pla- più di settant’anni di lavoro. «Gli anni storico-avventuroso di Alessandro Bla- cose strane. Mio padre, per esempio, mo. «Era il ’45, eravamo sfollati. Una tea il sibilo del “Dashshshsh”, diventa- passano via veloci. Fare teatro vuol dire setti, e alla radio fa il giovane balilla; a era un uomo dotato di una grossa forza mattina mi salutò dicendo che doveva vo furente». stare lontano da mia moglie, stare lon- tredici anni è già in carriera come atto- medianica: parlava e la gente si sentiva andare in un posto. Lo vidi allontanarsi Alla visibilità ha sempre preferito il tano da casa. Recito da quando avevo re di cinema, a diciannove debutta con come toccata. Una volta parlando alla con un uomo, non tornò più. Lo giusti- pudore; alla fama, la sicurezza; agli ec- cinque anni, ne ho ottantaquattro. È Giorgio Strehler, a trenta è uno dei volti radio salvò un uomo che, confessò poi, ziarono i partigiani. Per me fu uno cessi, la propria malinconia, tanto che tanto no? Così mi sono detto “adesso più popolari della tv. Con Vittorio Gas- si stava per suicidare, ma ascoltandolo shock. Dormii per cinque giorni conse- il personaggio che più ha amato è basta. Mi fermo qui”» racconta oggi. Ve- smann e Marina Bonfigli, sua prima desistette. E pensare che mio padre per cutivi. Non ce l’ho mai avuta con i par- Adriano di Anima nera, il dramma di terano dello spettacolo italiano, inter- moglie, fa Il mattatore nel ’59, l’anno me era stato a lungo “lo zio”. Solo quan- tigiani per questo, però mi piace ricor- Patroni Griffi su un uomo tormentato. prete teatrale di commedie brillanti, il dopo con Enza Sampò approda al Fe- do sono diventato grande ho saputo dare che quando il padre di un suo ami- «Che bel testo», dice cercando nella mitico Archie Goodwin di una delle più stival di Sanremo come presentatore, che era il mio vero papà, e non mi di- co gli aveva proposto di fuggire per sal- memoria come in trance le battute che belle serie tv di Nero Wolfe, la voce ita- poi sarà protagonista di show, varietà, spiacque. Sì c’era stato anche un padre varsi, Leopoldo aveva risposto: “Questa un tempo diceva in scena. “E tu non hai liana di Humphrey Bogart, Ferrari ha serie tv. Nel ’64 sarà il signor Collalto del “formale”: il mio cognome vero sareb- divisa l’ho presa, l’ho portata, ho la co- niente da dirmi? E tu non hai niente da scelto di allontanarsi dalla ribalta con la Giornalino di Gian Burrasca di Lina scienza pulita, non la tolgo e accada dirmi? Nooo”, urlavo, “Nooo”». Le stessa discrezione con cui ci ha vissuto. Wertmuller con la Pavone (ed era già quel che deve accadere”». manca essere quello che è stato? Silen- Ha scelto di farsi dimenticare, più che di stato Barozzo nella versione cinemato- Per tanti anni Il giovane Paolo passa il dopoguerra ziosamente si volta e dalla libreria dimenticare. grafica di Sergio Tofano del ’43). Alla ho chiamato tra i tavoli di ping pong («giocavo pun- prende un cofanetto dell’opera omnia Si è ritirato in un posto magico, nella metà degli anni Settanta il grande suc- tando soldi e vincevo») e il cinema. di Beethoven e dal tavolino il libro del- campagna romana, in una bella villa a cesso, è Archie Goodwin nel Nero Wol- «Finché nel ’49 mi chiamò Strehler. Fu le poesie e dei racconti di Rilke come un piano, solitaria, isolata tra pioppi e fe con Tino Buazzelli. «Quando girai “zio” mio padre una cosa divertente e strana. Io non ero due totem pronti a difenderlo dall’iso- querce, con un prato davanti e tutto in- quella serie non avevo letto neppure un perché mi riconobbe nessuno, avevo fatto fino a quel mo- lamento. «Mi stendo su questo piccolo torno un bosco fitto, silenzioso. Un luo- romanzo: non volevo essere influenza- mento parti da tenentino, nulla più. divano e dalla finestra che mia moglie go bello e pauroso. «Ma no, è un posto to. Tino Buazzelli? Un autentico ciocia- solo da grande Fatto sta che mi chiama il Piccolo Tea- ha disegnato con questo grande arco, che invita a guardarsi dentro — dice ro, un casinista. Il contrario di Gassman tro per una piccola parte ne Il Corvo di guardo il bosco, leggendo le mie poesie Ferrari con la celebre voce dal timbro che era timidissimo, nonostante sem- Quando parlava Carlo Gozzi. Io avevo avuto un’altra e ascoltando la mia musica. Andare a caldo che è stata la sua fortuna — Un po- brasse così sicuro di sé. Che risate con proposta dalla compagnia Stoppa- Roma? A teatro? Al cinema? No, troppa

sto dove leggere, ascoltare musica, col- Vittorio una volta, doveva essere pro- la gente si sentiva Morelli. Quindi dissi no al Piccolo. Ma fatica. E perché poi? Qui ho un po’ di tivare rose, andare in bicicletta, medi- prio durante Il mattatore. Facevamo loro insistevano, due, tre, quattro volte. tempo per ampollosamente guardar- tare. Alla meditazione io dedico ogni uno sketch in cui io dovevo tirargli in te- come toccata Paolo Grassi in persona mi scrisse un mi dentro, per guardare che succede e giorno qualche ora. Lasciar passare i sta una sedia, ovviamente fatta apposta telegramma: prendiamo atto della sua farmi qualche domanda... Che sono pensieri, lasciarli andare senza tratte- per rompersi facilmente. Senonché un indisponibilità ma ci teniamo a dirle venuto a fare o che dovrei fare dal mo- nerli grazie a tecniche speciali, all’om... tecnico puntiglioso l’aveva rinforzata, che nessuno ha rifiutato con tale osti- mento che sono su questa palla. Cose

aiuta, fa bene. Io lo faccio da parecchio così quando gliela diedi in testa non so- nazione una nostra proposta, scrisse. così... E mi bastano». tempo. Quando recitavo mi mettevo in lo non si ruppe ma un rivolo di sangue Io ero incosciente, mi ero pure detto

camerino e meditavo. Era un modo per cominciò a scendergli sul viso... Finim- che forse c’era una omonimia... perché © RIPRODUZIONE RISERVATA mo poi per riderci su ogni volta che ci in- non capivo quella ostinazione: io non crociavamo. Per esempio in occasione ero proprio nessuno. Sta di fatto che lo de Il sorpasso di Risi. Io fui chiamato a spettacolo con Stoppa e Morelli saltò. Il ‘‘ doppiare Jean Louis Trintignant. Mi ar- Piccolo venne a saperlo e mi richiamò rabbiai: “Non lo potevo fare io, il perso- ma l’offerta del mio cachet era stata ab- naggio di Trintignant? Non sono Alain bassata. Non mi restò che prendere il Delon, ma neanche lui”. Mi intortarono mio trenino di terza classe e andare a col fatto che era una coproduzione ita- Milano. Al Piccolo recitai per qualche lo francese...». Il doppiaggio è stata una anno e nel ’56 dalla platea seguii anche parte importante della sua carriera di le prove de L’opera da tre soldise ben ri- attore fin dal ’48: David Niven, Franco cordo con Bertold Brecht presente che Citti e, dall’inizio dei ’70, Humphrey fece anche correzioni sul testo». Il Pic- Bogart ne Il mistero del falco, Il grande colo, soprattutto, lo laurea definitiva- sonno, Agguato ai tropici. «Non ho fre- mente alla carriera teatrale: con il Tea- quentato nessuna scuola di recitazio- tro dei Gobbi insieme a Paolo Panelli, ne. La mia scuola è stata Bogart. Non era Marina Bonfigli, Anna Menichetti, Mo- FOTO CONTRASTO ‘‘ Repubblica Nazionale