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La rassegna stampa diOblique dicembre 2010

«…quanto risulta importante per te che una storia esista?» Severino Cesari

– Cristiana Raffa, «La riscossa dei piccoli editori» Il Sole 24 Ore, primo dicembre 2010 3 – Marco Belpoliti, «Tondelli, quei libertini siamo noi» La Stampa, 3 dicembre 2010 5 – Paolo Di Stefano, «I manoscritti della letteratura moderna rischiano di finire all’estero o ai privati» Corriere della Sera, 4 dicembre 2010 7 – Antonio Monda, «La scrittura è etica» la Repubblica, 6 dicembre 2010 9 – Massimiliano Parente, «Piccolo catalogo critico dei critici letterari» il Giornale, 6 dicembre 2010 11 – Stefania Vitulli, «Piccoli Tolkien crescono» il Giornale, 8 dicembre 2010 14 – Stefania Scateni, «Nell’officina di Art Spiegelman» l’Unità, 11 dicembre 2010 16 – Antonio Gnoli, «Il rabdomante di storie» la Repubblica, 15 dicembre 2010 18 – Francesco Borgonovo, «“Io e Boccaccio, altro non c’è”» il Riformista, 15-17 dicembre 2010 21 – Carlo Arcari, «I libri, il pane della mia vita» ItaliaOggi, 16 dicembre 2010 29 – Alessandra Iadicicco, «Dürrenmatt. Requiem per il poliziesco» La Stampa, 17 dicembre 2010 31 – Giuseppe Scaraffia, «Fitzgerald, quell’intruso» Il Sole 24 Ore, 21 dicembre 2010 33 – Andrea Di Consoli, «“Nei nostri licei la letteratura deve essere facoltativa”» il Riformista, 22 dicembre 2010 35 rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.46 Pagina 2

– Armando Besio, «Hoepli, dinastia da manuale» la Repubblica, 22 dicembre 2010 37 – Tommy Cappellini, «Penne in bolletta» il Giornale, 24 dicembre 2010 40 – Aridea Fezzi Price, «Donne, scrittori e libri. I segreti di Mr Bellow» il Giornale, 27 dicembre 2010 42 – Gianpaolo Serino, «Feltrinelli vs minimum fax» il Giornale, 28 dicembre 2010 44 – Silvia Truzzi, «Editoria, la Spagna parla italiano. Lo sbarco delle nostre major» l’Unità, 28 dicembre 2010 46 – Riccardo Chiaberge, «La regola di Faulkner per diventare scrittori: “Essere ciò che si è”» Corriere della Sera, 30 dicembre 2010 48 – Cristina De Stefano, «Creazione da Tiffany» Elle, dicembre 2010 50

Raccolta di articoli pubblicati da quotidiani e periodici nazionali tra il primo e il 31 dicembre 2010. Impaginazione a cura di Oblique Studio. rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.46 Pagina 3

LA RISCOSSA DEI PICCOLI EDITORI Fatturato e catalogo in crescita nel 2010 per la maggior parte delle case romane

Cristiana Raffa, Il Sole 24 Ore – Roma, primo dicembre 2010

Il mercato editoriale del Lazio è fervido. È romana Le Edizioni Nottetempo hanno visto i fatturati la maggior parte delle piccole e medie imprese che lievitare dal 2006 grazie alla consacrazione dell’au- competo no con i grandi editori del Nord e stanno trice Milena Agus. Ma le vendite quest’anno hanno affrontando a testa al ta la diminuzione generale dei fatto registrare un segno positivo anche al netto della consumi culturali dovuta alla crisi economica. Le Agus. E la politica è di continuare a puntare sugli vendite online (aumentate nei primi mesi del 2010 esordien ti anche nel 2011. Successo ininterrotto di oltre il 20 per cento) trascinano il mercato al li- anche per Newton Compton, primo editore indi- vello nazionale. E in prospettiva sono destinate a pendente italiano: «Il 2010 sta finendo a quota 45 mangiare altre quote ai canali «trade» tradizio nali milioni, +40 per cento rispetto al 2009. La cre scita (anche a causa dello sbar co in Italia del colosso è stata principalmente dal catalogo, ci premia il dell’e commerce Amazon). Ma sul mercato romano prezzo economico» dice l’a.d. Raffaello Avanzini. le librerie ten gono meglio che altrove. Minumum fax ha visto per tutta l’estate primo in Negli ultimi dieci anni l’offerta delle case editrici classifica Acqua in bocca di Camille ri e Lucarelli con 270 romane è cresciuta del 25,9 per cento, molto più di mila copie, per un totale di 405 mila vendite dal cata- quella nazionale ( +17,2 per cento). In molti casi i logo compre se le altre novità (aggiornamen to al 30 ot- grandi fatturati si sono registrati per la scelta di au- tobre 2010): «Siamo a un +110 per cento rispetto al tori di successo. Ad esempio Fazi editore è passato 2009 che era stato già un anno molto po sitivo e pen- da 28 milioni sul prezzo di copertina nel 2008 a 33 siamo che anche il Natale ci darà ulteriori soddi - milioni nel 2009, grazie al fenomeno editoriale dei sfazioni» dice Marco Cassini co-fondatore della casa vampiri di Twilight. «Chiuderemo il 2010 a 17 milio - editrice. E ancora Fandango Libri che con la narrativa ni perché si è esaurito il fenomeno» spiega Elido ha raddoppiato dal 2008 al 2009, quest’anno raddoppia Fazi, fonda tore della casa editrice «l’incre mento ancora. Mentre Edizioni e/o, che aveva avuto un suc- dell’anno precedente era stato assolutamente ecce- cesso senza precedenti con l’autrice Muriel Barbery, zionale. Ci sentiamo in forma e per il 2011 uscirà ha fermato la crescita: «Si tratta di un consolidamento» una guida illustrata ufficiale della saga di Twilight precisa il direttore commerciale Gianluca Catala no scritta dall’autrice stessa, molto attesa dai fan». E Fazi «non potevamo continuare a crescere in quel modo. ripone grandi speranze an che nella nuova collana Abbiamo avuto un grande successo anche con Amabili Campo dei Fiori che dirigerà perso nalmente col fi- resti di Alice Sebold (50 mila copie), ri pubblicato dopo losofo Vito Mancuso. l’uscita del film di Peter Jackson». rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.46 Pagina 4

Rispetto ai generi le case edi trici laziali hanno raf- 2009 abbiamo pubblicato 90 titoli per un totale di forzato l’attenzione ai libri per ragazzi, un segmento 1200. Siamo nati come pro duttori di saggistica, ma triplicato dal 2000. Fanucci, un editore noto per aver ad essa abbiamo affiancato l’editoria per ragazzi. iniziato prima di altri l’avventura nel settore «teen», Negli ultimi cinque anni siamo cresciuti a un ritmo ha venduto il 10 per cento in più nel 2010 e ha avuto dell’8 per cento su base annua. Fino a qualche anno la soddisfazione di vedere per la prima volta un ro- fa ci prendevano per pazzi quando dicevamo di voler manzo per ragazzi, I bambini nel bosco di Beatrice Ma- differenziare il target. La qualità delle edizioni, della sini, nella rosa dei 12 finalisti al premio Strega. car ta, dei colori sono le nostre ar mi vincenti». Anche Carmine Donzelli, fondato re della Donzelli Edi- Gallucci, editore per ragazzi di dimensioni più pic- tore, sostiene che un libro per bambini debba per cole, si dice soddi sfatto del consolidamento delle prima cosa piacere ai grandi e i numeri sembrano vendite e racconta che per il 2011 punterà sull’ani- dargli ragione: «Siamo diventati una casa editrice di mazione d’autore in formato multime diale con i dvd ragguardevoli dimensioni, con 15 dipendenti. Nel per libreria della collana Stravideo.

L’EBOOK NUOVA FRONTIERA DEL BUISINESS Cristiana Raffa, Il Sole 24 Ore – Roma, primo dicembre 2010

Fino a pochi mesi fa parla re di ebook con gli edito ri rettore di Tenuè, piccola casa editrice di Latina spe- indipendenti era come immaginare scenari di auto- cializzata in graphic novel che pubblica ogni anno mobili volanti. Eppure la tecnologia corre molto più 28 titoli con un fatturato di 250 mila euro, dice: in fretta del pensiero dominante, anche per chi ha «Siamo stati i primi in Italia a lanciare il fumetto su fatto dell’amore per la carta il proprio mestiere. Così iPad, in modalità revenue share e in collaborazione negli ultimi mesi tutti si sono posti il problema di con Enhanced Press. Non vediamo uno scenario come affrontare la rivolu zione, anche perché il digi- apocalittico per la carta, ma avremo si curamente più tale potrebbe rappresentare per i piccoli e medi edi- visibilità ri spetto ai canali tradizionali». tori un pun to di svolta nella battaglia con tro i grandi L’altra casa editrice che ha colto la sfida nel editori, grazie so prattutto al superamento dei pro- modo più efficace, per ora, è Fandango Libri, con blemi di distribuzione. Per ora la maggior parte si sta Caos Calmo di Sandro Veronesi. È stato il primo ro- limitando a proporre delle versioni digitali dei testi manzo italiano in forma di applicazione per iPad e venduti nei rispettivi cataloghi. Domina la cautela e iPhone, come spiega il multimedia designer Fede- Natale sarà il banco di prova. rico Mauro: «L’esperienza di lettura è multimediale, Ai primi posti delle classifi che dei libri più scari- si possono cambiare caratteri e colore alle pagine, cati nei negozi virtuali come Ibs.it c’è Newton e si possono vedere scene del film che appaiono Compton, con i ro manzi recenti a 4.99 euro e i clas- durante la lettura, o a parte consecutivamente i 50 sici come Orgoglio e pre giudizio a 1.99 euro. E la pros - minuti tratti dalla pellicola. Ci sono anche degli sima messa in vendita su iTu nes Italia (il negozio on- extra di XY, il nuovo romanzo dell’autore, quindi line di Apple) delle guide per iPad e iPhone. Una rap presenta anche un traino com merciale. È stata casa editrice di ri cerca come Voland, cresciuta negli l’applicazione più scaricata in assoluto dall’iTunes ultimi anni (con un fattu rato di 350 mila euro), ha store italiano nelle prime tre settimane dall’uscita a messo in vendita edizioni digitali della sua autrice metà ottobre. E stiamo lavorando a nuove ap - più fortunata Amélie Nothomb che ha registrato in plicazioni, con caratteristi che ad hoc per ogni titolo media 200 acquisti a titolo. Emanuele Di Giorgi, di- che presenteremo».

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TONDELLI, QUEI LIBERTINI SIAMO NOI Trent’anni fa il libro d’esordio dello scrittore morto nel ’91 segnò un cambio di stagione: dal decennio dell’impegno alla riscoperta del privato, al riflusso e più tardi al localismo

Marco Belpoliti, La Stampa, 3 dicembre 2010

Come poteva il lettore misurare il tentò, con un gioco abilissimo, di cambio di stagione tra il giugno recuperare lo spazio perduto del 1969 e il gennaio del 1980? nell’ultimo decennio, quello che Bastava uscire dal bar della stazione va dal 1968 al 1978, in cui il vec- ferroviaria dove ha inizio Se una chio mondo è di colpo collassa to notte d’inverno un viaggiatore di Italo davanti ai suoi occhi. Tondelli rac- Calvino, tra spie e vecchie mon- conta in sei episodi – un romanzo dane, ed entrare in un altro bar di di racconti – le storie della sua un’altra stazione a Reggio Emilia. gioventù e dei suoi coetanei. Con Postoristoro si apre Altri li- L’iniziazione alla vita, al sesso, ai bertini, libro di esordio di Pier Vittorio Tondelli, nel sentimenti, alla droga e al viaggio di quella genera - gennaio del 1980. Gli anni di piombo sono al loro zione che è stata la protagonista del movimento del culmine; a Bologna esplode la bomba neofascista Settantasette. nella stazione, ma il declino del terrorismo è già co- Con un colpo di coda Massimo D’Alema, segre- minciato. Sta per iniziare il «riflusso» o, come si di- tario dei giovani co munisti, prima di essere spedito ceva allora, il «trionfo del privato». a Bari dal partito per punizione, ne scrive sul- Il bar della stazione di Reggio Emilia, baricentro l’Espresso il 10 febbraio 1980: Altri libertini è un libro geografico dell’intero libro di racconti di Pier politico «perché l’esperienza giovanile che racconta Vitto rio, è il ricettacolo di eroinomani, piccoli de- svela una “mancanza” di po litica, o se si preferisce, linquenti, spacciatori, checche e travestiti, giovani di crisi della politica». Il successo è immediato: 4.000 abban donati da tutti e da tutto. Come ha scritto copie della prima edizione vanno subito esaurite, Fulvio Panzeri, suo editore postumo, il romanzo del segue una tiratura di 3.000 sparita dalle librerie, venticinquenne ragazzo correggese pone al centro men tre la terza di diecimila, pronta in tipo grafia, è della narrazione «un immediato che non sembra bloccata dal sequestro stabi lito dal procuratore ge- avere né pas sato né futuro». Tutto il contrario del nerale del l’Aquila, Donato Massimo Bartolo mei, che super-raffinato romanzo di romanzi di Calvino che lo accusa di oscenità e turpiloquio per le bestemmie rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.46 Pagina 6

e le oscenità che contiene. Anni dopo, poco prima l’Italia con i suoi Scritti corsari. L’ini ziazione omoses- della morte per Aids, Tondelli emen derà quella prima suale raccontata in Viaggio, terzo racconto del vo- edizione, togliendo quelle parole, così che oggi la lume, è lontana anni luce dalla passione erotica per versione che il lettore trova in commercio, ristampata i giovani ragazzi di PPP. Con questo, che è il rac- da Feltrinelli, è purificata. Nel 1981 al processo Pier conto più gioioso e insieme malinconico di Altri li- Vittorio è assolto con formula piena, e il libro ri- bertini, si può osservare dall’interno la tra sformazione torna in circolazione. avvenuta alla fine degli anni Settanta, mentre le Br Sono trascorsi trent’anni e molta acqua è passata uccidevano Moro, i partiti si liquefacevano e i co- sotto i ponti della let teratura e della società italiana. munisti non riuscivano a conquistare il potere con Sono comparsi i nuovi narratori giovani, fratellini di le elezioni democratiche. Il patetico sembra il senti - Tondelli, è finito l’impe gno politico dello scrittore, mento dominante di Tondelli, stigma di un’intera è venuta l’epoca del bestseller e del megasel ler, la te- epoca in cui lo sguardo dei singoli si rivolge verso il levisione berlusconiana ha modificato i consumi cul- proprio Self: estenuazione dei sentimenti, de riva nar- turali; e poi personal, cellulare, internet, Facebook, cisistica, passione come pati mento, impossibilità di hanno cambiato tutto tra i giovani (anche se i gio- raggiungere la perfezione di sé. vanotti del movi mento Onda2 scendono in piazza Altri libertini non ha perso il suo smalto. A tratti inal berando sui loro scudi i nomi dei clas sici della sono pagine piroettanti, a tratti esplosive, a tratti il letteratura). Il mondo è mu tato, non una ma almeno racconto implode su sé stesso. Diverte, commuove, due o tre volte. L’Italia non è più la stessa. Gli anni fa riflettere sul nostro «come eravamo». Lì ci sono le Ottanta, il lungo decennio, sono finiti da un pezzo, radici non solo degli anni Ottanta, decennio del mu- eppure Altri liberti ni sembra ancora parlare una lingua tamento, regressivo e progressivo insieme, ma anche che si comprende benissimo. Non è invecchiato, non degli anni Novanta, in cui il «riflusso» diventa loca- ha perso di freschez za, dote che parve allora decisiva, lismo, il ritorno al privato si esprime negli egoismi e al tempo stesso è diventato un documento. I ra- di gruppo e la crisi della politica diventa pasto can- gazzi di oggi lo compren dono benissimo perché al nibalico di sé stessa. C’è già Drive in nelle storie sbal- centro della sua narrazione c’è l’educazione senti- late delle Splash di Mitri e istrioni , secondo racconto mentale di un ragazzo: le passio ni, i timori, le sco- post-Macondo e post-Lotta continua del libro. Re- perte, le bizzarrie di un’educazione amorosa che è perti del passato, se vogliamo, ma Tondelli è riuscito scoper ta di sé stessi e del mondo. a dare loro una forma che resta fissata nel tempo, e Del resto, il grande modello letterario che lo sor- resiste. Scritti nel giro di poco tempo, dopo che la reggeva, oltre ad Arbasino, Celati, Scabia, è il ro- Feltrinelli gli ha respinto un vo luminoso romanzo manzo epistolare del Settecento, su cui Tondelli si sperimentale an cora inedito, in cui erano in parte in - era laureato al Dams di Bologna. Rileggerlo ora si- castonati, questi sei racconti segnano anche l’avvento gnifica misura re la distanza anche con uno dei mae - della letteratura industriale di cui il giovane di Cor- stri del decennio precedente, Pier Paolo Pasolini, che reg gio è stato l’inconsapevole ostetrico. Trent’anni solo cinque anni prima aveva scioccato e abbacinato passati in un lampo, ed è subito ieri.

«Gli anni Ottanta, il lungo decennio, sono finiti da un pezzo, eppure Altri liberti ni sembra ancora parlare una lingua che si comprende benissimo. Non è invecchiato, non ha perso di freschez za, dote che parve allora decisiva, e al tempo stesso è diventato un docu mento»

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«I MANOSCRITTI DELLA LETTERATURA MODERNA RISCHIANO DI FINIRE ALL’ESTERO O AI PRIVATI» L’allarme del direttore del Fondo Pavia: un tesoro che non deve andare disperso

Paolo Di Stefano, Corriere della Sera, 4 dicembre 2010

Gli archivi della letteratura lanciano il loro SOS. Sono di Gozzano, nell’Università di Torino), sul cui esem- alla canna del gas, come si dice. I materiali da con- pio sarebbero nate iniziative analoghe un po’ ovun- servare e da studiare non mancano, anzi si mol- que, a cominciare dal Fondo Palazzeschi e dall’Ar- tiplicano, e le disponibilità finanziarie diminuiscono chivio Bonsanti del Vieusseux a Firenze, per a vista d’occhio. Il caso del famoso Fondo mano- continuare con il Centro Fortini di Siena e il Centro scritti di autori moderni e contemporanei di Pavia Apice di Milano. Tutti, più o meno, nella stessa con- è significativo. dizione economica del fondo pavese. E non vanno Nel 1969 Maria Corti si trovò tra le mani alcuni dimenticate le Fondazioni Rizzoli-Cor riere della preziosi bloc-notes di Eugenio Montale con pri me Sera e Mondadori, che raccolgono notevoli corpus stesure di vecchie poesie e abbozzi di testi più re- editorial-letterari. centi. Fu allora che pensò di creare a Pavia un Fondo Gli anni Settanta e Ottanta erano decisamente di autografi novecenteschi. Costituito nel ’73, quel- altri tempi, quanto a sensibilità e attenzione. Allora, l’archivio, in cui la studiosa avrebbe investito buona la Corti riuscì nel miracolo di chiamare a raccolta parte del suo entusiasmo, venne af fiancato trent’anni non solo l’Università, ma sponsor privati ed enti fa da un Centro di ricerca. Morta nel 2002, la Corti pubblici come la Regione e la Provincia per poter riuscì a raccogliere una delle più ampie collezioni proce dere alla gestione delle carte, alla loro sistema- italiane di manoscritti del se colo scorso grazie a una zione fisica (in luoghi adatti), alla catalogazione. Il vasta rete di amicizie con scrittori e intellettuali. Dai Centro di Pavia divenne così un laboratorio di ri - primi nuclei (tra cui le carte di Romano Bilenchi), cerca letteraria da cui è nata una rivista, Autografo, presero corpo successive acquisizioni ad ampio rag- uscita dal 1984 al 2002 (e ora in ripresa), non ché gio (da Gadda a Se reni, da Calvino a Montanelli, da convegni, mostre, saggi scientifici, edizioni di inediti Fortini ad Arbasino, da Zanzotto a Manganelli) che ed epistolari in volume (De Marchi, Flaiano, Gatto, sono andate formando un patrimonio immenso. Gli Quasimodo, Morselli, Carlo Levi, Saba, Verga e gli autori presenti oggi in quello «scrigno della memo- stessi Bilenchi e Montale). ria» sono 236. Si trattava di un’impresa pionieristica Lo spirito era quello di Maria Corti, che in Ombre (già esisteva allora, tra l’altro, la raccolta delle car te dal Fondo, una cronistoria in cui la filologa raccontava rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.46 Pagina 8

«…ri schiamo la dispersione di fondi cultu rali importantissimi che vanno al l’estero o ai privati per mancanza di disponibilità di denaro pubblico»

le molte avventure legate alla sua creatura, scriveva: novembre si è tenuta a Pavia una giornata di studi «Al di là degli eventi che passano, le Carte durano, per Giorgio Manganelli nel ventennale della scom- ciascuna con la sua minuscola storia, e vivono in parsa. Ma non basta certo il la scito della Corti. «Per quella che Borges chiama la nostra “quarta dimen- la conservazio ne e l’archiviazione» ricorda la Gri - sione, la memoria”. E quando an che noi ce ne an- gnani «devi avere specialisti e non solo studenti tiro- dremo, loro, le Carte, resteranno lì e non sapranno cinanti: catalogare foglio per foglio richiede una pre- mai che noi non ci siamo più». Le Carte, infatti, sono para zione anche filologica, inoltre è indispensabile rimaste lì, anzi, si sono moltiplicate. un frame informatico per la consultazione da lon- L’attuale direttore, Maria Antonietta Grignani, tano. Tra l’altro il Centro è consultato quotidiana- consapevole della quantità e qualità dei materiali mente da ricercatori italiani e stranie ri, mentre il per- conservati, si lamenta per le ristrettezze economiche sonale fatica a tenere dietro al cumulo di lavoro. Il che limitano la gestione del Fondo. Intanto, l’elenco momen to di crisi economica universitaria non è delle donazioni più recenti resta pre gevole. Siamo certo favorevole a tutto ciò e rischiamo la dispersione ancora ai nomi-faro della nostra letteratura del se- di fondi culturali importantissimi che vanno all’estero condo Novecento: , Luigi Mene- o ai privati per mancanza di disponibilità di denaro ghello, il poeta-critico della neoavanguardia Alfredo pubblico». Giuliani. «Il Fondo Giuliani» dice Maria Antonietta Si sa, del resto, che quando un fon do finisce nel Grignani «contiene la biblioteca, le carte autografe mercato antiquario, rischia la frammentazione, poi- e un epistolario in dispensabile per ricostruire la na- ché le possibilità economiche della vendita pezzo per scita del Gruppo 63: Sanguineti diceva che la corri- pezzo sono nettamente superiori. «Noi» si consola spondenza di Giuliani offrirà un panorama impor- la Grignani «possiamo almeno avvalerci del nostro tantissimo per capire come si formò il movimento. prestigio per le donazioni. Un esempio recentissimo Ma si tratta di catalogarle e di trovare spazi per i viene ancora una volta dalla governante di Montale, volumi, l’Università si sta attivando per mettere a di- Gina Tiossi, che ha regalato importanti quadri dipinti sposizione ulteriori locali, ma la coperta è sempre dal poeta». corta. Due anni fa abbiamo acquisito il fondo Zan- Il prestigio non è acqua fresca, certo, ma non basta zotto con molti materiali poetici. Di recente una neanche quello. Dovrebbero saperlo anche gli enti borsa di dottorato, dedicata a Meneghello, è stata isti- pubblici: «La nostra istituzione ha avuto, in passato, tuita dalla Fondazione Corti». un buon sostegno dalla Regione». Sostegno che – Presieduta da Angelo Stella, la Fondazione Corti sia detto tra parentesi, ma neanche tanto – oggi per si propone di aiutare giovani di valore che hanno ap- gli archivi in genere è quasi ridotto al nulla. E il me- pena intrapreso la carriera di ricerca, detie ne gli cenatismo privato, come si è detto, è del tutto as- scritti e i libri della studiosa, oltre al patrimonio fisico, sente: «L’Italia, si sa, da questo punto di vista, è ben e dovrebbe dare respiro alle iniziative scientifi che. In diversa dagli Stati Uniti».

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LA SCRITTURA È ETICA Englander e Smith: «Fare buona letteratura aiuta il mondo»

Antonio Monda, la Repubblica, 6 dicembre 2010

L’occasione della conversazione in pubblico tra Na- simi e il modo sempre origi nale in cui sapeva af- than Englander e Zadie Smith è stata un evento di frontare temi diversi. La prima volta che l’ho incon- beneficenza curato da Matawi, l’organizzazione nata trato ha voluto parlare dei capelli delle persone di con il fine di garantire il diritto alto studio alle gio- colore. Mi sembrava molto strano, ma poi ne sono vani donne che vivono nei campi profughi. I due rimasta affascinata. scrittori hanno accettato l’invito della curatrice Ra- E.: Con me ha parlato molto di tennis, ma io non chel Silver, la quale, prima dell’incontro, ha spiegato dicevo quasi niente, David ne sapeva molto di più. le condizioni in cui vivono le donne somale in Ed è stato lo stesso con il calcio, voleva sapere tutto: Kenya e le opportunità che la cultura e lo studio forse la sua libertà intellettuale consisteva nell’umiltà possono offrire. Ma dopo un atto di testimonianza della sua conoscenza. Ma abbiamo parlato anche nei confronti dei deboli, la conversazione si è svilup- della moralità della scrittura. pata su temi letterari, per la convinzione, da parte di S.: Qual è la tua opinione a riguar do? entrambi i protagonisti, che uno scrittore interpreti E.: Che la moralità consiste nella prosa degli scrit- bene il proprio ruolo sociale solo scrivendo bene e tori, non mi interessa la moralità della loro vita pri- condividendo al meglio la propria cultura. È Englan- vata, nean che se dovessi scoprire che mangiano i der a dare il via al dialogo, ricordando, con una punta bambini. di commozione, un amico scomparso. S.: Io arrivo a pensare che a volte, sulla pagina, alcuni Englander: Siamo stati entrambi amici di David Fo- scrittori arrivino ad essere l’opposto di quello che ster Wallace, e ho visto che ne parli a lungo nella tua sono. raccolta di saggi Cambiare idea. E.: Che ruolo ha avuto per te, come scrittrice e Smith: David è stato uno scrittore sem pre profondo, come donna, l’idea di diversità? e per quanto mi riguarda ha rappresentato un’in- S.: Nella mia famiglia sono stata la prima, insieme ai fluenza importante. Ma la cosa che mi ha colpito miei fratelli, ad andare all’università. Si trattava di un maggior mente è sempre stata la sua libertà intellet- college orgoglioso del fatto che si parlassero 110 lin- tuale, la capacità di spaziare tra argomenti diversis- gue diverse, e c’erano moltissime varianti: io ad rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.46 Pagina 10

esempio appartenevo alle persone miste con madre recentemente: sono andata alla Public Li brary a ve- di colore, ma conoscevo ragazzi che avevano invece dere il manoscritto di Gita al faro di Virginia Woolf. il padre di colore, e poi molte altre combinazioni. In Sono rimasta colpita dalla minima quantità di note quello che sono e in quello che scrivo è impossibile e da come fossero scarne. Se penso ai lunghissimi prescindere da un’idea di diversità che ho vissuto da saggi scritti su quel libro. Ma sempre all’interno della sempre, spesso scoprendo altre realtà dolorose: ri- Public Library ho visto i libri di George Eliot, che cordo ad esempio, sempre all’universita, l’impres sione scriveva pagine di note su ogni cosa: mi ha com- che mi fece l’arrivo di molti giovani somali, in fuga mosso il suo bi sogno di conoscere il mondo. dai conflitti del paese. Tu riusciresti a prescindere E.: Io mi interrogo sempre sul fatto che lo scrivere dalla tua realtà culturale, dalla tua tradizione? sia rilevante per il lettore, e penso che il ruolo della E.: Ti rispondo dicendo che questo è stato uno dei scrittura sia realizzare l’irrealizzabile. Ritieni a que- motivi per il quale ci ho messo otto anni a scrivere sto riguardo che i cambiamenti tecnologici mute- il mio ro manzo Il ministero dei casi speciali. All’inizio ranno i rapporti tra libro e lettore? ho tentato di scrivere un libro nel quale non com- S.: Non credo, a mio avviso è determinante la vo- parissero ebrei, ma ho capito subito che si trattava di lontà, da parte del lettore, di essere con lo scrittore. un’illusione. E ho pensato al fatto che sono cresciuto Il formato, o lo stru mento sul quale leggiamo, è non so lo tra ebrei, ma tra ebrei ortodossi. poco impor tante. Nello stesso tempo la tecnologia S.: Sto leggendo le lettere di Saul Bellow, e mi sem- può distrarre. bra evidente come abbia voluto includere sempre, E.: Ci penso spesso quando scrivo e sono collegato nei suoi libri, persone e situazioni che conosceva su internet: un momento di compiutezza espressiva, da vi cino. E mi sembra che all’inizio della sua car- persino di genio, può essere alla portata di chiunque, riera avesse pochi dubbi. Poi nella vita ha combi- ma il momento di epifania può non arrivare mai se nato disastri di ogni tipo, a co minciare da tutti quei si è continuamente distrat ti. matrimoni: forse era il prezzo che ha pagato per la S.: Penso che sia importante imparare la pazienza e sua grande letteratura. Estendendo il discorso in ge- non aver paura delle rivoluzioni. Ed è sbagliato cre- nerale, rifletto sul fatto che nei libri, i personaggi dere che i giovani siano pecore. negativi non sanno di esserlo, e spesso sono anche E.: Se una forma espressiva è destinata a morire, lascia simpatici. che muoia. Ma senza atteggiamenti apocalittici: la E.: Sono sempre stato scetti co sul collegamento tra fotografia non ha ucciso la pittura, mentre il cinema vita disastrata e arte. È una concezione antiquata. Ma sonoro ha ucciso quello muto perché era giusto che quello che hai detto mi fa venire in mente che il ge- fosse così. nere che preferisco è il libro degli amici, per quello S.: In questo momento sto leggendo molte graphic che riesci a vedere tra le righe. novel, e seguire le storie disegno dopo disegno mi S.: Nei miei libri ci sono molti rife rimenti autobio- apre la mente. Nello stesso tempo ho sentito il biso- grafici e mi chiedo se a volte non abbia fatto male a gno di ringraziare i miei docenti per il modo in cui qualcuno, anche se ho cambiato i nomi. mi hanno insegnato a capire cosa sia la struttura e a E.: Ritorniamo alla scrittura etica: esistono persone scrivere dei saggi. L’educazione, anche nella lettura, secondo cui due più due fa quattro e altre per cui fa è fondamentale. cinque, cioè la loro è una scrittura furba. A loro dico E.: Penso alla scrittura come qualcosa che è sempre che questo è sbagliato. sovversivo: a me è servita per andare via da dove S.: Crescendo ho imparato a giudi care meno: molte sono nato e cresciuto. E ancora oggi penso che se gli persone non fanno sem pre il meglio per loro stesse. scrittori salvano la tua vita allora quello che vuoi fare Ma voglio raccontarti un’emozione che ho vissuto è scrivere.

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PICCOLO CATALOGO CRITICO DEI CRITICI LETTERARI Ci sono quelli per cui tutto è capolavoro, quelli che stroncano per partito preso, ma soprattutto quelli che giudicano senza leggere. Eccoli categoria per categoria

Massimiliano Parente, il Giornale, 6 dicembre 2010

Si parla tanto di riforma universitaria, di meritocra- Gu glielmi definì Aldo Busi «un grande scrittore che zia, di ri sultati verificabili. E se dovessimo appli care scriveva brutti libri», non significa nulla ma suona alle terze pagine i criteri meritocratici, quali sareb- bene. Filippo La Porta continua a dare dello scritto- bero i risultati? Se a un dottorando in letteratura si re fallito a Moresco ma a cola zione mi rivela di non richiedono risultati scientifici, una volta uscito dal- aver letto se non le prime trenta pagine di Canti del l’università cosa mai potrà diventare? Non certo un Caos e, in quanto giurato allo Strega, di aver letto critico letterario, al quale è richiesto di non sapere dell’ultimo Pennacchi, il vincitore, solo le prime nulla e, se mai avesse saputo qualcosa, di dover di- trenta pagi ne, pur avendolo votato, e mi chiede: «Tu menticare tutto. Così non troverete mai un critico l’hai letto? Co m’è?». Siamo l’unico paese in cui un che faccia riferimento a quello che Harold Bloom grande romanzo di mille pagine di Jonathan Littell chiama canone in base a un principio meritocratico non ha suscitato dibattiti ma stroncaturine piccate universale. Quindi perché studiare letteratura nelle perché non era facile da leggere come Aldo Nove. scuole e all’università se poi i più grandi scrittori ita- D’altra parte ho molte esperienze personali anche liani sono Camilleri, Piperno, Saviano, perfino Vel- sui più insospettabili: Car la Benedetti, prima di scri- troni e Francheschini? Chi sono i critici italiani? Li vere un’entusiastica recensione di un mio romanzo si può dividere in categorie, volendo, ma ciascuno le su L’espresso, mi inviò decine di mail per chiedermi rappre senta tutte, uno per tutti, tutti per uno. come finiva, perché non aveva tempo di leggerlo. Per fortune lo stesso romanzo fu altrettanto entusiastica- L’ACCADEMICO Non scrive sui giornali. Al massimo men te recensito da Filippo La Porta e definito «Il dà un’occhiata alle pagine culturali di Repubblica, del Fratelli d’Italia del 2000», e anziché sentirmene lu- Corriere, del manifesto o del Sole 24 Ore per vedere se singato, poiché con il libro di Arbasino il mio qualcuno lo nomina. Infatti non c’è nessuna solu- c’entra va ben poco, ne dedussi che do vesse aver letto zione di continuità tra le classifiche di vendita, le re- solo le prime trenta pagine di Arbasino. Da allora censioni e gli autori viventi studiati e invi tati come smisi di contestare a un genio come Aldo Busi di an- oratori negli atenei, troverete gli stessi nomi del da re in televisione in contesti sciocchini e ballerini mainstream editoriale: Pennacchi, Scarpa, Saviano, e lo compresi. Meglio avere come referente Maria Scurati, Ammaniti, Avallone. Spesso a parlare di po- De Filippi che un critico italiano, e ormai quan do litica, perché della letteratura non frega niente nep- mi invita Barbara D’Urso ci vado perché meglio an- pure a loro. dare dalla D’Urso a pagamento che a cena con un critico gratis. DA TRENTA PAGINE Legge solo l’inizio dei romanzi che recen sisce per lavoro e, se troppo voluminosi e L’AMICO DELL’UOMO Se sei uno scrittore vero e co- complessi, li stronca preventivamente, contando sulla nosci un criti co lo eviti, se sei lesivo e autole sionista certezza che tanto nes sun altro li leggerà. Angelo come Parente lo umili o lo sputtani pubblicamente rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.46 Pagina 12

consapevole che tanto di loro, mancando le opere, vertire i generi per portare in alto il basso e l’alto in nulla re sterà. Intanto ti faranno terra bruciata intorno basso, sotto la sua scrivania, sotto i suoi piedi. L’esem- ma non ci riu sciranno, l’hai già bruciata tu. Se sei un pio più noto è Antonio D’Orrico: dopo aver stroncato autore qualsiasi e arri vista quanto basta lo coccoli e Joyce e Musil, dopo aver elevato Piperno a Proust ita- lui ti ricambia citandoti appe na può: il critico è il mi- liano e Faletti a il più grande scrittore italiano vi vente, glior amico dell’uomo, basta accarezzarlo, tanto non oggi esalta il librino di Ammaniti Io e te come un legge. Così è sufficiente vedere le liste degli autori capolavoro. Meno è meglio è. Più i libri sono insigni- indicati nei recenti dibattiti sugli «under 40» apparsi ficanti più sono immensi. Ha perfino inven tato le re- negli ultimi mesi sul Sole 24 Ore per avere una mappa censioni in venticin que parole, per sbrigare il lavo ro complete delle consorterie. Li ritrovate insieme alle ancora prima. presentazioni, nei cenacoli, all’interno delle stesse col- lane dove spesso gli autori sono anche direttori di IL GIORNALISTA È sostanzial mente uguale agli altri collana che offrono collabora zioni e saranno fedel- ma è dichiaratamente un giornalista che scrive di ro- mente ricambiati, e non mancano pa rentele: il Pedullà manzi co me scriverebbe di mozzarel le se fosse un critico che elogia tanto non è il padre critico gastrono mico, tanto ormai non c’è bi sogno ma il figlio, ma il Nicola Lagioia elogiato da Pe dullà di aver scritto i saggi di Bachtin o di Steiner o di To- figlio è anche il suo direttore di collana. dorov o Genette o Adorno per essere critici, neppure di averli letti, anzi è d’obbligo ignorare tutto, al mas- L’ABUSIVO Non essendo uno scrittore, e tantomeno simo citare Pasolini che va bene sempre. Le recen- un critico, attacca chiunque osi scrivere un capolavoro. sioni saranno poi raccolte in tanti pamphlet: il cri- Spesso, non essendo neppure un critico, tende a sov- tico come intruso, casi critici, il critico militante, il

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tradi mento del critico. Nessuno li legge ma loro se li spulciano tra loro, è l’equivalente del grooming degli scimpanzé.

IL MULTICULTURALISTA Ospite da Michele Mira- bella, su Rai Tre, due settimane fa, cercavo di spie- gare in tv che uno scrit tore scrive delle opere e, se «Filippo La Por ta continua a dare sono opere d’arte, un critico è in funzione del- dello scritto re fallito a Moresco l’opera, mai il contrario. Rispetto alle grandi opere: ma a cola zione mi rivela di non Proust o Michelangelo o Gadda sono più impor- aver letto se non le prime trenta tanti di Debenedetti o Vasari o Contini, perché i se- pagine di Canti del Caos e, condi studia no i primi e dipendono dal primi, mai in quanto giurato allo Strega, il contrario. Ma il buon Mirabella non mi capiva, io di aver letto dell’ultimo Pennacchi, ero il vecchio e il giovane era lui: «Ma perché questa il vin citore, solo le prime trenta ge rarchia così rigida? È bella la contaminazione» e, pagi ne, pur avendolo votato, e mi contami nato anche Michele, mi ri spondeva come chiede “Tu l’hai letto? Co m’è?”» Jovanotti.

L’AUTOCITAZIONISTA La Porta cita Berardinelli che cita Manica che cita Onofri, nella spe ranza che qual- cosa resterà. Emblematico il titolo dell’ulti mo libro di La Porta: Meno let teratura, per favore!, la porta aperta agli amici critici. Diffici le capire quale sia la differen - miei romanzi da chi non te li aspetteresti mai, illu- za qualitativa tra una recensione di Giovanni Pac- minanti perfino per me, positivi o negativi. Un chiano, cri tico professionista, e una re censione di Lo- cuoco abruzzese che si chiama Domenico Valeriano redana Lipperi ni, giornalista, né su cosa si fondi la Durante, un ventunenne sar do al primo anno di giu- loro autorevolezza se i risultati sono identici e i rispru denza che si chiama Claudio Ottonello, un ba- curri cula anche. Interpellare la Gelmini. rista di Torino, un impiegato delle poste di Palermo, un avvocato di Na poli e tanti altri. Sono loro i ve ri L’AUTOCRITICO È crucciato e impegnato a interro- critici. garsi sul ruo lo della critica. Non leggono più i grandi scrittori ma studia no i critici colleghi perfino co me VISTO DAL GENIO Witold Gom browicz: «Come può modello di scrittura. Se la Gelmini fosse andata a as- un inferiore giudicare un superiore?». Alberto Arba- sistere al convegno sulla critica tenutosi alla Sapienza sino: «L’affrettato feuilletton per il quoti diano o il set- di Roma avrebbe tagliato non i finanziamenti alla timanale è la prin cipale attività del recensore – e non facoltà di Lettere e Filosofia ma direttamente le loro il sottoprodotto occasionale di impegni più seri, teste. come la saggistica o l’insegnamento – come non de- finire questo tipo di critico un architetto che non QUELLO VERO Non scrive sui giornali, e per quanto abbia costruito né una casa né una scuola, ma solo mi riguarda nonostante le belle recensioni ricevute cabine da spiaggia o la cuccia del cane?». Gustave negli anni sui miei romanzi, i migliori cri tici li ho Flau bert: «Siamo invasi dalla mer da». Massimiliano trovati nei lettori, che a differenza dei critici leggono Parente: «Non è ora di tirare lo sciac quone? Ma i libri. Mi sono arrivati, nel tempo, lunghi scritti sui dov’è?».

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PICCOLI TOLKIEN CRESCONO Il fantasy italiano alla conquista del mondo (reale) Troisi, Rizzo e Strazzulla vendono milioni di copie e lanciano, per la prima volta, i nostri editori in un mercato «fantastico»

Stefania Vitulli, il Giornale, 8 dicembre 2010

Troisi, Rizzo, Calenda at tesissimo volume contro J.K. Rowlings, conclusivo, Gli ultimi Paolini (californiano, a eroi [pagg. 392, euro 18] dispetto del cognome), è in libreria da pochi Pullman. Sono gli au- giorni per Mondadori, tori italiani di fantasy insieme all’illustrato contemporaneo – quello «tradizionale», che discende Guerrieri e creature) e alla Ragaz za Drago, è un’astro- in linea diretta da Tolkien, per capirci, e ancor prima fisica, ricercatrice all’Università di Tor Vergata, che dalla mitologia, nordica soprattutto – arrivati insieme quando non si occupa di elfi, guerrieri e fanciulle in libreria per lo shopping prenatalizio con i loro ul- dagli occhi viola studia i metodi per calco lare età e timi successi, pronti a battere sul piano delle vendite contenuto di elio degli ammassi globulari. Roberta e del successo i megaseller internazionali. E forse Rizzo, che con lo pseudonimo «Moony Witcher» ha non tutti sanno che potrebbero farcela. Perché la ve- anch’essa supe rato i due milioni di copie solo in Ita- rità è che il fantasy nostrano, seppur se ne parla poco, lia sempre per la scuderia Mondadori, è tradotta in si vende molto. I lettori sono eterogenei, scordatevi 30 paesi e arriva ora in libreria con il secondo libro le torme di ragazzini assatanati di videogame. Tra i della saga di Morga la Maga del vento, Il deserto di fan si annidano moltissimi adulti, come ci confer- Alfasia (pagg. 396, euro 16). Nonostante riesca a po- mano gli editor, tra cui manager cinquantenni, stu- polare i suoi successi di sogni infantili, «Imperaleggi», denti universitari e casalinghe. mamme coraggiose e parti in sanscrito, è una croni- E anche le biografie dei narratori più venduti na- sta di nera che inventa i suoi mondi di notte e nei scondono formazioni e occupazioni parallele inso- giorni di riposo. spettabili. Licia Troisi, classe 1980, l’autrice italiana Per non parlare della nuova scommessa Einaudi, di fantasy più venduta al mondo, che ha da poco su- l’esordiente assoluto Fabio Calenda, che da ie ri è in perato i due milioni di copie ed è tradotta in 18 libreria con il suo fantasy storico La porta del tempo paesi, grazie soprattutto alla sua tripla trilogia di Cro- (pagg. 372, euro 20): è un professionista di mezza età, nache, Leggende e Guer re del Mondo Emerso (il nono, economista, che ha diretto gli studi finanziari e la rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.46 Pagina 15

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for mazione in una banca di investimento e che per editor Einaudi dopo cinque anni in Fanucci, dove di caso, durante un viaggio in Grecia, nell’isola di Si - fantasy ne ha «masticato parecchio». «In Einaudi ab- ros, ha partorito Robert Zardi, protagonista di quella biamo cominciato in modo quasi casuale, senza l’idea che si avvia ad essere una nuova interminabi le saga di una vera e propria linea. Ma il fantasy italiano, al incentrata sugli Asterii, scomparsi da tempo, e am- di là del fatto che segua i modelli di una lettera tura a bienta ta nella Grecia di Omero, Agamennone e Ifi- formula, è di altissima quali tà, richiede talento note- genia, mescolando gli ingredienti della magia e dei vole ed è, senz’altro, meno seriale rispetto a quello «mondi» tipici del genere con la mitologia. anglosassone. Chi scrive, in Italia, è lettore di fantasy, Stile libero, la collana Einaudi che ospita Calenda, ma poi sviluppa un suo percorso rispetto ai modelli è la stessa dell’esordio kolossal Gli eroi del crepuscolo di internazionali. Questo è quello che ci ha convin to a Chiara Strazzulla nel 2008, quando l’autrice aveva 17 insistere e ad entrare in una nebulosa di genere». Per anni: un nome da centomila copie, un caso editoriale il 2011 in progetto altri due titoli Stile libero, ad aprile da 40 mila solo in Germania. «Si parla sempre di noir e a ottobre – uno firmato dall’esordiente ventenne e giallo italiano ma è giusto sottolineare che ci sono Giulia Besa. Nel frattempo, per chi voglia conoscere anche altri fenomeni di genere che hanno i numeri le firme nostrane di genere prima che entrino in clas- per produrre dal bestseller al prodotto di nicchia e sifica, in questi giorni in libreria anche Stirpe angelica vanno esplorati da editori che vo gliano fare ricerca (Edizioni della Sera, 12 euro), antologia di quindici senza il naso all’insù» ci racconta Luigi Briasco, ora racconti delle firme italiane del fantasy.

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NELL’OFFICINA DI ART SPIEGELMAN Escono anche in Italia gli sketchbook del disegnatore e romanziere americano, autore di Maus. Nei taccuini schizzi, abbozzi di storie, prove di copertina per Raw, cagnolini, scheletri e, naturalmente, tanti topi… Stefania Scateni, l’Unità, 11 dicembre 2010

Art Spiegelman è una delle forma d’arte in grado di di - menti (e delle mani) che ci ha ventare romanzo. Maus gli valse aiuta to ad attraversare gli anni il ti tolo di padre del graphic Ottanta e a renderli persino novel. Lui non è proprio d’ac- meravigliosi nonostante tutto, cordo – «in fondo si tratta di compreso l’edonismo reaga- un fumetto dietro l’altro», ha niano e il craxismo. Disegna- detto più volte – e in effetti ha tore, artista, romanziere e inna- un bel gruppetto di «padri» alle morato dei fumetti, si convinse spalle. Da al lora a oggi, la sua e decise, insieme a un manipo lo di disegnatori e ar- produzione ha spaziato dalla collaborazione con il tisti genialoidi e irriverenti – da Charles Burn a New Yorker, per il quale ha realizzato numerose co- Chris Ware, da Loustal a Muñoz, Swarte, Mattotti, pertine, tra le quali l’intensa e cupa immagine tutta Tardi –, che si dovessero realizzare storie per gli nera del 24 settembre 2001 pubblicata dopo la tra- adulti per sot trarre il fumetto ad una sorta di mar- gedia delle Torri Gemelle, alla pubblicazione di ginalità. Decisione che aprì le porte della creatività All’Ombra delle Torri , fino alla partecipazione come e di mille idee, che confluirono in Raw Magazine, r i- autore e collaboratore con la collezione di libri per vista che segnò e impose un’avanguar dia del fumetto bambini Toon Books: un legittimo «ritorno alle fonti». che fa ancora scuola. Era il 1980. Lì Spiegelman pub- La sua produzione editoriale si arricchisce ora blicò a puntate il suo capolavoro, una delle più belle con la pubblicazione di tre dei suoi molti taccuini storie sulla Shoah: Maus. Raccontò a fumetti la storia di lavoro: Be a Nose – Three Sketchbooks, usciti l’anno dei suoi genitori Vladek e Anjia, ebrei polac chi, so- scorso negli Usa da McSweeney, appena pubblicati pravvissuti al lager, disegnan do i ricordi e la testimo- in Italia da Einaudi Stile libero Extra (pagine 270, nianza del padre. Quella storia lo rese celebre, prima euro 30,00). Da regalare, per Natale ma anche ancora di vincere il Pulitzer (lo as segnarono al ro- prima e dopo. Sono bellissimi e ci portano nel mi- manzo nel ’92), ma soprattutto con quella storia il- ste rioso mondo della «creazione»: boz zetti, tavole, luminò il fumetto e mostrò che poteva essere una lavori a china e matita, «sfoghi» visivi, abbozzi di rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.46 Pagina 17

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storie, ri tratti, prove di copertina per Raw… Gli derni di lavoro «proprio perché penso che gli schizzi schizzi coprono un arco tempora le che va dal 1972 abbiano un grande valore. Uno di questi libri con- al 2008 e ci per mettono di osservare le varie fasi di tiene gli schizzi fatti nell’ultimo anno. Un anno fa studio e lavorazione, dagli schizzi preparatori alla mi sono detto che avrei fatto un disegno al giorno, versione definitiva, passando per le matite e le chine, qualsiasi cosa succe desse. In fondo che cos’è uno co sì da poter meglio comprendere il la voro e lo stile schiz zo? O meglio, che cos’è invece il dise gno finale? dell’autore. «Ho deciso di pubblicare gli sketchbo- Il disegno finale è ciò che resta sul campo di battaglia oks» ha raccontato l’anno scorso in occasione del- do po che si è combattuta una guerra. In mezzo, so- l’inaugurazione di una mostra dedicata ai suoi qua- spesi, ci sono gli schizzi».

Sbirciare nei suoi appunti è il sogno di tutti gli autori di fumetti Francesca Fornario, l’Unità, 11 dicembre 2010

Sbirciare negli appunti di Art Spiegelman è il sogno provato, sarà come ascoltare la storia per la prima di tutti gli autori di fumetti. Scrutare gli schizzi, cer- volta, quella definitiva. «Good comics make an im- care un nesso tra le frasi smozzicate, indagare i fram- pression that lasts forever», dice Spiegelman. Un menti del processo creativo per entrare nella mente buon fumetto non si scorda mai. Maus ha cambiato di quel ragazzo che ha 25 anni ha capito che per per sempre il modo di fare e di leggere i fumetti. Ha mettere in scena l’Olocausto servivano i topi e i gatti dimostrato che il racconto per immagini evocati ve e i maiali. Come Orwell, certo: animali che sono e stranianti, apparentemente distanti dalla realtà, può metafora degli esseri umani, ma nel fumetto è un’al- esplorare luo ghi della storia e dell’anima che sono tra cosa, perché non devi dare spiegazio ni. C’è un preclusi alle altre forme di narrazione. Sbirciare negli topo che fuma seduto in pol trona e quello è un an- appunti di Spiegelman è un po’ come entrare nella ziano ebreo so pravvissuto ai campi di concentra - botte ga di un artigiano, sedersi in un ango lo e os- mento. C’è un topo più giovane che prende appunti servarlo mentre cuce la pelle o piega il metallo e ac- e quello è suo figlio, autore di fumetti. Ci sono gatti corgersi di quan to lavoro c’è dietro. «C’è molta fatica che vo gliono sterminare i topi e quelli sono i soldati dietro alla pulizia dei miei fumetti», dice Spiegelman: tedeschi. Ci sono baffi e code e zampe e l’essere «limo, taglio, cancello». C’è una scena di un film hor- umano che legge e che guarda pensa che quella sto- ror di Roger Corman del 1959. Un futuro serial kil- ria di animali non lo riguardi e che non pos sa scon- ler tenta disperatamente di diventare un artista. Prova volgerlo, e la osserva come si guarda un insetto al a plasmare una massa di creta e la implora: «Sii un microscopio, sen za preconcetti, senza difese. E così, naso! Sii un naso!!!». Dice Spiegelman: «Ho sempre per quante storie possa aver già letto sull’Olocausto, pensato che quella scena sia in assoluto la rappresen- per quanta rabbia e quanto sdegno possa aver già tazione precisa del mio processo creativo».

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IL RABDOMANTE DI STORIE Severino Cesari: «Fare libri è ascoltare la voce degli scrittori»

Antonio Gnoli, la Repubblica, 15 dicembre 2010

La parola «editor» non piace a derstatemant. A cominciare dal Severino Cesari che di mestiere modo di parlare: sommesso, appunto fa l’editor. Sono quin- come se ogni volta che apre dici anni che, in sieme a Paolo bocca ti debba chiedere scusa. Repetti, manda avanti quella lu- crosa aziendina che è Stile li- In che senso fa un mestiere invisibile? bero, costola dell’Einaudi con Nel senso che non esiste dav- licenza di stupire e di fare soldi. vero. Cos’è un editor? Per me Catalogo ricco: molta lettera- è solo uno che legge e che tura noir, non solo stranie ra ascolta ciò che legge. Non ci (anche se è prevalente), molta narrativa che vede – sono regole, di scipline da seguire: c’è solo la tua caso forse unico in Italia – una pattuglia di giovani mente che risuona di parole al trui. Naturalmente italiani molto bene ag guerrita e spesso presente nelle non vorrei che si scadesse in una specie di afflato mi- classifiche dei romanzi più ven duti. Qualche nome in stico, perché è ovvio che esiste anche una parte tec- ordine sparso: Aldo Nove, Tommaso Pincio, Niccolò nica. Ma non è il lato più importante. Ammaniti, i Wu Ming, Giancarlo De Cataldo, Pao lo Nori, Valerio Evangelisti fino al le acquisizioni più re- E qual è il lato più importante? centi: Giorgio Falco, Antonella Lattanzi e ora Giu- È quello – per dirlo con una fiaba raccolta da Fro- seppe Genna che ha speso un peana su Stile libero e i benius – che scoprono i sudditi del Re ascol tando suoi due maghetti. I quali non sono come il gatto e la le storie raccontate da Farlimas. Le persone che lo volpe. Nel senso che Repetti ricomprende in sé la ve- ascoltano sentono accadere qualcosa den tro di loro: locità felina e l’astuzia commerciale, mentre Cesari è tempeste di emozioni, paure, rabbia, gioia. Ecco, quello che riflette, medita, si apparta. Tanto uno è quan do si è in grado di avvertire tutto questo, allora estroflesso, quanto l’altro è ripie gato sul lavoro interno. si è davanti alla nascita di un vero libro. «Faccio un mestiere invisibile», dice Cesari. E in effetti gli si può credere. Tutto in lui è votato all’un- C’è differenza tra creare una storia e riviverla nell’ascolto? rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.46 Pagina 19

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È come chiedersi perché uno è scrittore e l’altro no. romanzo. L’ho conosciuta bene e so che ha sempre Un autore è una specie di rabdomante che sa trovare cercato e trovato scrittori veri. Stefano Benni e Mas- le storie. La mia funzione è mettermi al suo servizio. simo Carlotto, per esempio, li ha scoperti lei. E non E questo presuppone una cosa: se tu, che svolgi quel li ha riscritti o manipolati, perché la loro cifra era au- compito, non ritieni importante che le storie na - tentica. Il compito dell’editor è di far sentire che scano, non avrai mai l’atteggia mento giusto. La do- quella voce c’è, correggerla nei particolari, renderla manda che ti devi rivolgere – lo dico per coloro che leggera se è appesantita, più profonda se è superficiale, un giorno magari vorranno intraprendere la profes- più estesa se è contratta. sione – è: quanto risulta importante per te che una storia esista? Ci fornisca un esempio. Quando Giancarlo De Cataldo ci inviò Romanzo cri- Come decide che una storia è pubblicabile? minale, fu subito chiaro che era un libro for te e av- Si deve ascoltare quello che si legge e sentire che la vincente. Però, alla fine della lettura, mi resi conto che storia abbia una voce. La voce è il timbro, la cifra di il romanzo non aveva un punto di ingresso. Mancava, un autore. Quando Valeria Parrella spedì i suoi primi ai miei occhi, una facilitazione per il lettore, qualcosa raccon ti alla minimum fax, Nicola Lagioia leggen- che lo portasse imme diatamente nell’epica criminale doli ha sentito quella voce. Che è inconfondibile. È di quella storia. Gli comunicai la mia perplessità e co me un clic che scatta nella testa. Poi, è chiaro, bi- Giancarlo, bravissimo, qualche giorno dopo ci con- sogna vedere se ha potenza, respiro, tenuta. segnò le due paginette iniziali che ruotano attorno alla frase chiave: «Io stavo con il libanese». In quel mo- Lei parla di voce e di ascolto, cioè di aspetti legati più mento il romanzo ha preso il volo. all’ora lità che alla scrittura. È vero, ma l’essenza di una storia è nel suo essere A proposito di voci e di editor viene in mente l’ultimo film prima di tutto racconto orale. Poi arrivano i dati più di Woody Allen nel quale uno scrittore mediocre si appro- tecnici. Ricordo che quando ci arrivò il testo di Si- pria di un manoscritto di un amico che cre de morto e lo mona Vinci, capimmo subito che c’era una voce. La spedisce al suo edi tor. Il romanzo è bellissimo e l’e ditor storia non era messa a fuoco perfettamente. Ma c’era estasiato glielo pubblica. Ma poi l’amico si risveglia dal quel timbro particolarissimo che, in termini analitici, coma. sintattici, linguistici, significava che la storia era fatta È una storia che avrebbe potu to raccontare Frobenius. di immagini nette, staccate per paratassi, molto foto- grafica e poco dinamica. E i lettori si affezionano alla La domanda è un’altra: l’editor, che ha respinto tutti i voce di un autore. E se quella voce cambia o stec ca precedenti romanzi, non si accorge che quella è una storia se ne accorgono e spesso se ne allontanano. rubata? Probabilmente sì, o forse si convince di essere in pre- C’è molta empatia in ciò che dice. Ma l’editing di un libro senza di un miracolo e così aggira ogni sospetto. Chi è anche qualcosa di più specifico. Ricordo il lavoro di Gra- può dirlo? Occorre distinguere tra l’editore e l’edi- zia Cherchi e di Cesare Garboli che a volte riscrivevano tor: il primo ha il dovere morale di proteggere la le- un testo. galità dell’opera; il secondo ha la necessità di tirare C’è una mitologia dell’editing che non condivido. fuo ri la storia nel modo migliore. Parto dalla considerazione che se devi riscrivere un libro, tanto vale lasciar perdere. Hai fallito in partenza. Lavora in una casa editrice che ha avuto straordinarie figure Perché quello scrittore non diventerà un vero scrit- di editor: Vittorini, Pavese, Bolla ti, Calvino, Fruttero e Lu- tore. Non so se Grazia Cherchi abbia mai ri scritto un centini. Quel mondo sopravvive da qualche parte?

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Sono figure oggi improponibili. Tra l’altro, non solo L’ideale da questo punto di vi sta è la fabbrica dei bestseller. decidevano quali libri pubblicare, ma spesso erano Non necessariamente. Anche se le classifiche sono essi stessi dotati di una voce narrativa straordinaria. importanti. Ma poi c’è il saper cogliere le novità e E poi non credo che avessero un’attenzione, come saper investire sui propri au tori. Io so – tanto per fare c’è oggi, al merca to. La centralità dello scrittore era degli esempi – che intercettare scrittori come Gior- così forte da far passare in secon do piano ogni altra gio Falco o Antonella Lattanzi significa seguirli nella esigenza. loro crescita e non limitarsi al singolo libro.

Intende dire che Stile libero ha una cifra editoriale Far parte della costellazione Mondadori le crea qualche completa mente diversa? pro blema? Con Paolo Repetti abbiamo costruito Stile libero nel- Per niente. Lì ci sono fior di professionisti. Come da l’idea di conservare una dimensione artigianale senza noi, del resto. Nessun impedimento o intrusione ci prescindere dal mercato e dalle sue ragioni industriali. sono mai stati. Per il semplice motivo che la nostra Per noi un autore è uno scrittore che, fatte salve tutte au tonomia è garantita prima di tutto dalla capacità le sue prerogative, va aiutato a stare sul mercato. di ottenere risultati.

Nel nuovo progetto grafico della collana, l’art director Riccardo Falcinelli amputa lo storico Struzzo

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«IO E BOCCACCIO. TUTTO IL RESTO NON È LETTERATURA» Aldo Busi: «I romanzi italiani non mi piacciono, perciò ho smesso di scrivere. oltre a me e al Decamerone c’è solo letterarietà ancillare al target dei Signo- rini di turno. E oggi purtroppo nessuno consulta più un dizionario. Saviano scrittore? Sarebbe come dire che Cristina Parodi è Marilyn Monroe…»

Francesco Borgonovo, il Riformista, 15 dicembre 2010

«Sono sempre io», scriveva, «il euro», mi ha detto. Mi sembrava centro del mio interesse, io un bel po’ per uno sconosciuto quello che sottopongo alla giu- di ventidue anni. Allora gli ho ria del mio insindacabile giudi- detto che gliene avrei dati due- zio su me stesso – mentre del miladue cento e gli avrei fatto mondo perdono quasi tutto, fare la copertina del libro. In se- perché il mondo è sé e indivisi- gui to, è risalito da Comiso, e an- bile e non può farci niente, e dato a Roma a riprendersi il m’interessa solo come reagente quadro e me lo ha portato a a me stesso e alle sentenze se- casa. Quando è arrivato gli ho grete che pronuncerò contro di me, stivando verdetti dato quattromiladuecento euro, ma più i trecento come se facessi scorta per letarghi della ragione a ve- euro che la Mondadori gli doveva per i diritti d’im- nire». Così Sodomie in cor po 11. Però poi lo vedi par- magine della co pertina, rieccoci a quei favolosi quat- lare con emozione, commozione quasi, dell’ultimo tromilacinquecento euro. Meritatissimi, l’opera è un gioiello della sua collana. «Mondadori manderà in capolavoro, che ora sta ap peso in una bellissima casa libreria la nuova ristampa di Un cuore di troppo, con romana a goduria dei molti ospiti che vi passano e una nuova copertina. Raffigura un torso che è una che subito rilevano la differenza tra l’arte processo sorta di unione tra Giotto e Freud. L’autore si chiama di comunicazione di massa e l’arte processo espres- Fabio Romano, un siciliano di ventidue anni. È una sivo di una mente unica e in sé irripetibile». mia scoperta. L’ho incontrato a una ce na di Luigi «Poi uno si chiede come si fa a restare memorabili Ontani a Londra. Vedo questo Torso senza testa nel almeno per qualcuno, non sono necessarie le grandi catalogo della sua prima mostra, a Modica, provin- opere proprie in qualche campo, basta solo un po’ di cia di Ragusa, e gli chiedo: lo hai già venduto? Mi giusta generosità non ricattatoria, un semplice gesto ha detto che si trovava in una casa di Roma, ma che di agnizione del genio altrui, Romano è giovane, aspettava ancora lo pagassero. «Ma quanto dovreb- fosse stato ottuagenario per me non cambiava as - bero darti?», gli ho chiesto. «Quattromilacinquecento solutamente nulla». rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.46 Pagina 22

Capisci, allora, che Aldo Busi, lucente a ses santadue quello di rinunciare, di tagliare i rami secchi, di sop- anni nella sua camicia rosa con radiosa cravatta mul- portare la ferita d’orgoglio di un solo altro “ahi!”». ticolore Regimental, è qualcosa di più dello scrittore Rinunciare. Busi ha rinunciato alla scrittura, da un spietato e provocante, del personaggio televisivo che po’. Gli chiedo se per caso, come Cormac McCar- educa i ragazzi di Amici e si fa cacciare dall’Isola dei thy, non gli siano venuti a noia i romanzi e legga solo famosi per le sue di chiarazioni sul papa. C’è un cuore saggi scientifici. «Io cerco sempre di trovare il ro- ben compatto, lì, sotto le strisce della cravatta. manzo. Per me il romanzo va oltre il saggio, se è un Busi è riapparso in video venerdì 3 dicembre, al- romanzo in quanto ultimo organismo aggiornato l’Ultima parola di Gianluigi Paragone su Raidue. In- dell’antropologia linguistica e quindi del dare forme tanto, in auto, continua a raccontarmi del suo artista. nuove al vecchio fatto di essere gli stessi umani di «Non lo conosceva nessuno, ora non mi stupirebbe sem pre soggetti alle variazioni poli tiche, economi- se avesse già fin troppe richieste, ma io gli ho proibito che, scientifiche, religiose, tecnologiche e infine al- di vendere, se no non farà mai una mostra. Lo finan- l’immediato oblio di tutto quanto ci si crede di es- zio, per un anno niente dispersione di opere. E non sere e di essere diventati in meglio o in peggio, cioè è mica il primo, Andrea Gotti e Kieran Moore, che se è un romanzo non confezionato a fini contin - ho appena rincontrato a Berlino, e parecchi altri». genti, per compiacere la versione moderna del Prin- È fortunato, Fabio Romano, gli scrittori giovani cipe, cioè il cosiddetto mercato delle malchiavate di non li finanzia mai nessuno. L’unico caso noto è entrambi i sessi di Facebook e altra plebe consu - quello di Stefano D’Arrigo, foraggiato a oltranza da matrice di sogni a tradimento, reazionari. Guardi, io Arnoldo Mondadori. «Quei venti anni e passa di fi- piuttosto che intitolare un libro Leielui mi uccido, è nanziamento sono stati la rovina di D’Arrigo, che ho già un delitto di lesa maestà che si permetta un tito - anche incontrato, con la moglie, poco prima che mo- lo così con me in vita». risse. Io l’ho letto, sa, Horcynus Orca. Chissà che capo- Ma ci sono romanzi italiani che gli siano piaciuti? lavoro pensava di avere Arnoldo, il semianalfabeta più Figuriamoci. «Non ci sono. È anche per quello che creativo del secolo insieme a… lasciamo perdere, non ho smesso di scrivere. Alla letteratura è capitata la vorrei tralasciare troppi nomi… gli dava di quei soldi, stessa cosa che capitò all’arte con l’irruzione dell’in- da mantenere lui e la sua famiglia, come forse solo al formale e dell’astrattismo, diciamo, del segno psi- D’Annunzio, ma quelli a D’Arrigo erano a fondo chico oggi del tutto impiegatizio, di cui già quasi due perduto, quegli altri era per ingraziarsi Mussolini e il secoli fa ci dice tutto Balzac nel Capolavoro scono- cartaceo della scolastica nazionale. Tutto per questa sciuto. Sono venuti meno i parametri e si sono arric- cosa che veniva procrastinata, procrastinata… A un chiti gli addetti alle pubbliche relazioni per rendere certo punto, D’Arrigo ha perso il senso, e la sintesi appetibile l’invendibile. L’arte contemporanea, di cui del romanzo. Capisco che quando uno scri ve e ag- sono un esperto forse unico in tutto l’Occidente in giunge poi è duro togliere e invece di andare per sot- quanto scrittore, è in balia della propaganda, del di- trazione si va per accumulo. Ma l’accumulo di per sé scorso che verrà fatto sull’arte stessa. In Italia poi, la non crea l’opera. C’è la ripetizione, il compiacimento letteratura non c’è mai stata, perché essa si basa sulla del termine arcaico, la stessa cosa magari D’Arrigo la libertà, anche da sé stessi, dal meschino proprio dice tre volte perché un anno l’ha detta così, poi cin- punto di vista stesso. Per me la letteratura italiana è que anni dopo in altro modo e cinque anni dopo an- costituita dai racconti del Decamerone, sprovvisti ov- cora diversamente e invece di scegliere una sola viamente della parte moralistica del proemio e del versione le ha messe tutte e tre. Ed è chiaro che un finale, e dai miei libri. Boccaccio e Aldo Busi. Questa libro che avrebbe potuto essere un capolavoro di tre- è stata la letteratura italiana. Non c’è altro. Tutto il cento pagine, portato al triplo… Il problema è sempre resto non è letteratura, è un’altra cosa, chiamiamola

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pure letterarietà ancillare al Signore o al Monsignore che secondo me è un capolavoro – perché non capivo o al target dei Signorini di turno e ci siamo». minimo cinque parole a pagina”. E consultare un di- Aldo Busi era già lo Scrittore in tenera età. «La mia zionario? Non viene più in mente a nessuno». lingua madre è il dialetto bresciano, per me è l’italiano Però, nel 2010, lo scrittore più celebrato del paese la prima lingua straniera appresa. A trent’anni, avendo non è Aldo Busi, ma Roberto Saviano. «Non è uno anche la madre veneta, non sapevo la differenza tra scrittore, è un giornalista, sarebbe come dire che copia con una “p” e coppia con due “p”. Facevo di Cristina Parodi è Marilyn Monroe. Io l’ho difeso quelle toppe tremen de. Ma ho cominciato a scrivere oltre ogni limite sin dall’inizio, il suo impegno civile professional mente a sette anni. In terza elementare i non si discute, poi è un ragazzo in motorino e io miei temi facevano il giro del paese. Citavo le bestem- sono così apprensivo… Mi sembra di avergli rico- mie, sempre però fra virgolette, quindi non erano at- nosciuto il minimo. Uno che legge professional- tribuibili all’autore. Ero considerato tre mendo e mente, se si trova sotto gli occhi Gomorra, vede un quindi affascinante. E scoppiavano cer ti casini tra salto di stilemi – perché di stile non ce n’è – ogni provveditorato, curia e caserma… Nella mia gioventù dieci pagine. C’è troppa gente che c’ha messo le sono stato in Francia, in In ghilterra, in Germania, in mani, lo senti e lo vedi, è zeppo di ripetizioni, è Spagna, ma non ho imparato nessuna di queste lingue stato editato malissimo. Io Saviano ho cercato anche a livello di lingua madre, perché ero concentrato nel- di leggerlo su Repubblica. Ragazzi, gronda retorica l’apprendere l’italiano e poi, per quanto sembri strano, come io cerume da decompressione aerea. E non perché, più per pigrizia che per carattere sono taci- ci racconta mai niente di sé. Sborra Saviano? La sua turno, insomma, se non mi si chiede niente, taccio, e mi sembra una solitudine molto affollata, un Rotary chiedo io e sto zitto e intanto ascolto… ascoltavo, di cene da ex Cenerentole tutte col faccino tuttora ecco, adesso tutta questa pazienza non ce l’ho, dopo contrito per mestiere… seghe collettive ho i miei tre frasi so già cosa chiunque potrebbe dirmi tra tre dubbi… sa, l’ambiente debenedettiano è un tantino ore, quindi me la batto subito. Questo lessico dell’Ita- puritano e perbenista per certi schizzi liberatori non liano sarebbe immenso quanto quello dell’Inglese se a parole. Tante cose sulla camorra, se voglio, le trovo fosse parimenti mediato dai dia- anche sul Mattino di Napoli, che letti, dalle vulgate locali… la magari trova anche, a differenza gente quando parla usa tre - di Saviano, un trafiletto per dirci centocinquanta lessemi, la let - qualcosina anche del fu cardi- teratura, quella che oggi chia - nale Giordano e della storia di miamo letteratura, non ne ha più usura in cui fu coinvolto col di millecinquecento, se si toglie il fratello. Qualcosa di sé, della sua birignao dei sinonimi voluto da struttura profonda, anche so- quella orribile incli nazione al ciale e, ormai, societaria, non ce bello scrivere cruscante. Io, qual- la dirà mai, esattamente come cuno lo ha calcolato per me, ne non ce la dice Eco e tanto ho trecentocinquantamila, e non meno Travaglio… Gomez, poi, sono affatto difficile o astruso o meglio stendere un velo pie- elitario. C’è una bella differenza, toso. Sanno parlare solo d’altro, no? Mi è capitato che qualcuno d’altri, come se loro fossero dei mi abbia detto: “Ho dovuto in- semplici messaggeri alati, ases- terrompere la lettura di La signora suati, apolitici, senza dazio di Gentilin dell’omonima cartoleria – appartenenza ideologica, di

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condivisione della stessa torta occultata ma non oc- mente, è anche una costruzione della mente sociale culta, mica siamo tutti scemi. Non sto parlando di nella sua storia o nel suo mito della Storia, della pruriti autobiografici frustrati, io sono l’antitesi del mente dal primo grido non ancora traslitterato guardone. uscito dalla bocca del primo ominide e di conse- Gli inglesi parlano di sé stessi utilizzando la terza guenza dal primo graffito o formalizzazione del pen- persona; i francesi usano la prima ma perché sono siero in poi. Aldo Busi… Aldo Busi è un ente molto degli sporcaccioni, amano molto mettere la bolletta astratto per me prima di ogni altro. E poi a me Aldo delle mutande in piazza, anche se è letteraria, inge- Busi ha portato so lo male, disgrazia, emarginazione. nuamente pornografica; gli italiani o sono aulici o E poi soprattutto mancanza d’amore, perché tanto omertosi. A me queste sacre trinità del bello in ma - amabile non è neppure con me». schera non interessano. Quando scopro qualcosa in me, penso che non sia mia e quindi ho il do vere di Della solitudine, dell’impossibilità di avere una rela- portarla alla luce, di renderla pubblica. La mia idea, zione stabile si duole anche Saviano. «A me di avere soprattutto la sua forma, non è solo frut to della mia una relazione stabile non è mai importato un fico e,

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se è per questo, neppure una fica. La mia unica rela- appena avrò qualcosa di privato o “a due” Glielo co- zione stabile perseguita per mezzo secolo è stata con municherò, contemporaneamente all’Ansa. B.». la mia scrittura, punto. Chi potrebbe mai immagi- Ma prima della decisione di non partecipare a nare che nel momento stesso in cui io divento pub- Quelli che il calcio, le trattative sono in corso, il telefono blico la mia sessualità muore? Ed è stato un sacrificio squilla varie volte. Ora è la commercialista di Busi. totale. O appari o scopi, esattamente se come me sei «Matilde! L’ho appena detto alla conduttrice, la quale obbligato a prendere un po’ di purganti per andare è disperata. Io gratis non ci vado perché è amorale. di corpo, perché è provato che a lungo termine l’uso Io non posso accettare. Mi ha detto che i soldi, die- dei purganti rende impotenti o quanto meno toglie cimila euro lordi, me li dà lei, con fattura e tutto, ogni libido sia a uomini che a donne, o caghi o ovvio, ma io li pretendo dall’azienda per la quale vado scopi, tertium non datur». a lavorare. Altrimenti non ci vado. Non sono uno che Ed eccolo, ancora, il cuore di Busi, così in bella ha bisogno della televisione, è la televisione che ha vista. Decisamente un cuore di troppo. Poi gli squilla bisogno di me, non calpesto così la mia forza con- il cellulare. È una conduttrice televisiva, Simona Ven- trattuale. È lavoro accidenti, ho già preparato le cin- tura. Stanno trattando la partecipazione a un pro- que poesie sul calcio di Umberto Saba da leggere e gramma, ma la rete non vuole pagare Busi. Rias- da spiegare, sono bellissime e non le conosce nessuno. sumo: pretendono che vada gratis, quasi a sigillare la Non è che apro il rubinetto e vado a presentare il rimozione del bando a vita con un suo dovuto gesto mio libretto come al mercatino delle pulci e dei pi- di gratitudine. Alla fine dice, «Neanche morta, come docchiosi da Fazio. Mi pagano, mi avranno, non mi direbbe Sua Santità» (e non ci andrà, vedrà il pro- pagano, non mi avranno. Che ritorni il bando a vita. gramma da casa, due giorni dopo e, allorché il lunedì Se loro pensano di farmi un favore a mandarmi in al telefono gli chiederò, «Com’è poi finita con la televisione gratis si sbagliano. Io non sono qua per Ventura? Ci andrà domenica prossima?», lui mi ri- raccogliere voti. Loro sono abituati a farsi favori l’uno sponde, «Che combinazione, le ho appena inviato un con l’altro. Io non devo favori a nessuno, non solo sms un’ora fa, aspetti che passo sul fisso che così perché non ne ho chiesti, ma perché ho rifiutato glielo leggo dal cellulare: “Ieri ti ho guardato 5 mi- quelli che in tanti volevano impormi. Io sono la pic- nuti (mancavo poco alle 14 o forse alle 15, tenevi in cola azienda di me stesso, la mia economia, dunque mano un maialino o una coniglia, credo, allusione al il prezzo lo faccio io. Se volessi andare in giro a fare presepio: magari fossero state quelle le statuine!) e in le serate a tremila euro per la bella faccia degli asses- tutta quell’eternità non è successo niente, un’ovvietà sori, ne faccio cento all’anno, preferisco farne una via l’altra, una tristezza senza fine, sembravate com- gratis per una causa piuttosto che scendere sotto i parse smarrite dentro Domenica In, sul Primo, che cinquemila netti. Come si permettono questi qua costa milioni e poi si osa dare a me diktat affinché della Rai, io non faccio parte di un clan nella melina lavori gratis! Eri davvero come svuotata e senza bus- della finta opposizione, non ho prebende sottobanco sola, e ho subito spento. Tu hai un problema via l’al- o entrate a latere tramite la farsa delle consulenze. Il tro, ormai, e i tuoi ospiti fissi sono pesci muti anche denaro è una forma di onestà intellettuale e civile, quando parlano, e ora ti tolgono anche me, vedi un una forma di pensiero, il denaro muove il pensiero po’ tu. Aldo”. Non ha ancora risposto»). esattamente come la scoperta del fuoco, l’invenzione Del resto, gli sms di Busi si possono trascrivere. della ruota e del remo in un tronco cavo, certo biso- Me lo ha detto lui, via sms: «Guardi che Lei è il tra- gna vedere come lo guadagni e come e se viene fi- mite e non il destinatario dei miei eventuali mes- scalizzato. Un po’ di moralismo, cazzo!». saggi, essi scaturiscono pubblici di per sé, quindi, se Poi richiama la conduttrice. «Ma no, darling, non vuole farne uso nella Sua intervista, faccia pure. Non mi disturbi…». Ancora trattative, anzi nessuna, perché

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Busi è irremovibile, trasparente e dignitoso. Non cala scritti del gran vate Eugenio Scalari. «Sì, è imbaraz- di un centesimo. Infine sbotta: «Ma sai quanti milioni zante, la più brutta collana oggi esistente in Italia, una è costata la mia diseducazione, diventare Aldo Busi vera Cripta dei cappuccini col latte cagliato. Io non in un paese di baluba inginocchiati a farsi cospargere lo voglio un Meridiano, anche perché bisogna aver il capo e la cappella di cenere come questo?». compiuto i settant’anni e gliel’ho detto che non lo La conversazione finisce, torniamo all’intervista. voglio, preferisco che continuino a ristampare i miei Parliamo di Berlusconi. Busi odia il berlusconismo, titoli negli Oscar uno per uno. Siccome il mio con- pensa che ci vorranno decine di anni prima di libe- tratto scade nel 2014, e allora io avrò 65 anni e non rarsene, di “bonificare l’Italia e, purtroppo, non solo”. potrebbero farlo, io non so se rinnovo il contratto. È Eppure è raro trovare qualcuno, a sinistra, che parli del di una cifra forfettaria di una modestia… ma non Cavaliere con tale onestà e meno pregiudizi. Busi de- vedo grosse alternative, e poi sto parlando a vanvera, molisce anche gli antiberlusconiani di mestiere, i Mi- se me lo chiede Maurizio Costa in persona tiro un chele Santoro, gli Antonio Di Pietro. Personaggi che profondo respiro e lo rifirmo a occhi chiusi. Per me, hanno acquisito il modello Berlusconi, semplicemente Busi scrittore, Mondadori è stato uno stampatore, non ribaltandolo. «Sono loro che hanno creato Berlusconi, un editore, perché non ha la forza, la determinazione anzi, diciamo che si sono creati a vicenda. Adesso che intellettuale per promuovere la mia opera, che è tal- Berlusconi finalmente se ne andrà fuori dalle palle, mente antiberlusconiana e antidebenedettiana e anti- vada come vada il voto in Parlamento sulla s/fiducia, montezemoliana e anticlericale e antisinistra e ovvia- a lui e ai suoi figli farà molto comodo gente come me mente antifascista… e antidemagogica nella sua stessa che ha sempre difeso le loro aziende a prescindere lingua… che loro non riescono a capire che si tratta dalla propria ideologia e pur dandogli contro come di un’opera per l’umanità solo aggravata dal pregiu- nefasta ditta… torello del tutto sudamericano e sub- dizio di essere scritta in una lingua morta, perché qui sahariano. Tanto di cappello per come ha organizzato tutto ciò che è vivo, anzi, vivissimo, come osa nascere, la Mondadori libri rispettandone la tradizione… per- viene sepolto per principio. È talmente un’opera per ché io ho a che fare con Mondadori libri, non Mon- lettori che la considerano ancora inedita. Perché Ca- dadori periodici, tutta di regime, con Mediaset non milleri scrive non libri per non lettori, è una Antonella mi ricordo l’ultima volta…». Ah, la vituperata Mon- Clerici versione ricette gialletto siculo, e sono quelli dadori. «A proposito di onestà intellettuale: io sono così che fanno i grandi numeri. Io sono uno scrittore un bruscolino a livello di vendite, non faccio un de- e scrivo per i lettori. Non hanno fatto nulla per me a cimo delle tirature di quel ragazzo torinese dei Nu- Mondadori, però nessuno avrebbe potuto fare di me- meri primi, di Brown o di Vespa e ora, che non scrivo glio, anzi avrebbero fatto di peggio, nel senso che non più e il catalogo è l’ultimo pensiero della Mondadori, mi avrebbero dato le due lire… abbondanti… che mi nemmeno quel poco. Nel mio piccolo posso dire però ha dato Mondadori o me le avrebbero fatte sospirare, la semplice verità: che è un’azienda correttissima, invece Mondadori è sempre stata corretta, puntualis- esemplare, persino generosa. Poi che a me non mi sima con me bruscolino, figuriamoci con gli altri, i abbia promosso è un altro paio di maniche, magari pezzi grossi per niente, fatturato a parte». sono proprio io che sono impromozionabile da qual- Questo è il mercato della carta, bellezze. Dove gli siasi parte mi si prenda… il fatto è che, ma non lo editori puntano all’aumento di fatturato e stop. «Anche scriva, io sono anche imprevedibilmente colto anche l’Einaudi non è più l’Einaudi, dove c’era un corpo ora se lo sono talmente che faccio finta di niente e non abbiamo un alone. Così come la Feltrinelli di Carlo faccio sconti agli sciatti e ai velleitari». non è più quella di Giangiacomo. Carlo è di una tac- Niente promozione a Busi, dunque? Allo Scrittore? cagneria molieriana, è l’unico editore che si è fatto of- Però è in preparazione a Segrate il Meridiano con gli frire un pasto da uno scrittore, cioè da me, cosa che

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non si dà. Arnoldo Mondadori o Valentino Bompiani, la cosa mi venne su bito all’orecchio. Prima l’ho la- ma anche i defunti Leonardo Mondadori o Gian Ar- sciato ben parlare del libro, immagino a modo suo, turo Ferrari o Elvira Sellerio non l’avrebbero mai fatto. lasciando cadere qui e là qualche pic cola ma preziosa Sarebbe maieuticamente impensabile anche per So- goccia di rugiada come una dea Kalì tanto stitica. Poi, crate. Carlo Feltrinelli, che è venuto da me per una visto che Adelphi non voleva darmi comunque l’an- possibile trattativa sull’intero mio catalogo, l’ho portato ticipo, sono andato da Mondadori, da Alcide Paolini. in trattoria, e ho pagato io, lui non ha fatto il minimo Lo hanno letto e lo hanno preso subito. Volevano gesto. Non si dà. Non si può, è un’effrazione non del- darmi tre milioni di antici po. Io dico: cosa? Non li l’etichetta, ma sociologica, storica, anzi, etologica da voglio tre milioni. “Ma guardi che se li merita”, mi Gutenberg in poi, questi ruoli editore/scrittore sono rispondono. E io dico: no, non avete capito, ne voglio gli unici caratteri non mobili del processo di stampa». venti, di mi lioni. Una cifra che nemmeno Agatha Resterebbe la raffinata Adelphi, con cui Busi ha Christie poteva sognarsi, per dire. Domenico Porzio, pubblicato il Seminario sulla gioventù nel 1984. «Adel- che era stato l’e minenza grigia già di Arnoldo, mi phi è meglio dimenticarla. Loro pensavano di darmi disse che poteva arrivare al massimo a dieci milioni, la gloria ma di tenersi i soldi. Io invece volevo tutti e per le cifre superiori si doveva riunire il Cda. Allora due. Visto che c’erano, perché dovevano tenerseli gli dissi che si riunisse alla svelta o mi sarei ripreso il loro? Le opere sono mie… Loro hanno pubblicato romanzo seduta stante. Hanno chiamato non so se solo il Seminario. Il secondo non gliel’ho dato, gliel’ho For menton o Tatò o Leonardo Monda dori stesso. E tolto io. Ci sarebbe una storia anche qui… Pubblico mi hanno detto: lo prendiamo. Venti milioni. Dal il Seminario e una settimana dopo arrivo all’Adelphi nulla dell’Adelphi a venti milioni. Ho rifatto subito con il malloppo di Vita standard di un venditore provvi- il tetto della piccola casa di mia madre, dodici milioni sorio di collant, centinaia e centinaia di pagine dattilo- solo per quello. Lei era così felice che mi sono sentito scritte editate a penna. Quando ho pubblicato il ripartorito dalla parte più attaccata al suo corpo: la primo libro, avevo già scritto Vita standard, ero a buon sua sporta della spesa non più mezza vuota». punto della Delfina bizantina e avevo quasi terminato Mica scriteriati, Paolini e Porzio. Sodomie in corpo 11. Anche se non pubblicavo, la mia Avevano letto il Seminario sulla gioventù e avevano opera andava avanti lo stesso, anche se avessi fatto capito chi era Busi. «Sì, ma guardi che quel libro è l’operaio o il gigolò per mantenermi». stato stroncato da tutti. Pampaloni, Carlo Bo, quel- l’altro critico dell’Espresso, Milani o Mi lano credo si «Ad Adelphi mi hanno detto, dopo aver stam pato il chiamasse… Erano tutti soldatini di Cristo in catte- Seminario: “Ma non si può pubblicar ne un altro prima dra. Un fiorire di stroncature. Ma erano stroncature di due anni!”. Io stavo per andare a fare di nuovo il regali, da regalare al miope del momento un mazzo cameriere a New York, “non è possibile”, mi dicevo, di rose. Ogni stroncatura equivaleva a mille copie “mica sono Martin Eden, mica ho le sue donne a sfa- vendute in più, anche se non ho venduto molto, marmi”. Mi hanno dato ottocentomila lire di anti- sette-ottomila copie, neppure l’Adelphi fece nulla cipo lorde nell’83 che è come dare adesso 500 euro per Seminario sulla gioventù , spaventati come furono al netto. Non avevo una lira, avevo anzi duecentomila dalla violenza dis sacratoria delle mie critiche all’esta- lire di debito in libri che erano tante, per me. Lo ro blishment. Poi il libro ha cominciato a funzionare, però non potevano darmi un anticipo per un libro ne hanno ap pena ristampato due edizioni in un che sarebbe uscito due anni dopo. E io dove vo andare colpo, ormai non le conto più». a New York di nuovo a far girare i vassoi… Quando Come del resto funziona quasi tutto quel che Busi ha letto il manoscritto, però, Calasso ha cominciato a racconta. Lui parla e gli altri stanno lì a pen dere dalle dire che era un capolavoro. Lo disse nel giro giusto, e sue labbra inclinate da un ictus perife rico. Lo lasciano

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parlare di sé e ancora di sé, di Aldo Busi, sempre, per- Comunque, mi porta a casa e mi fa guardare questi ché è come se stesse parlando di tutt’altro, forse pro- due fotogramma dopo fotogramma. Si vede que- prio di te che lo ascolti e non lo sai. st’uomo bellissimo, e lei che non era bellissima di viso, «Sono uno alla vecchia, barolo, stufato d’asino e po- però aveva un bellissimo corpo. Lui aveva un colore lenta. Poi una volta, quando mi tirava ancora più da- oliva e lei era bianca come il latte. Come lei si abban - vanti che di dietro, che mi ha tirato poco o nulla e donava e come lui la prendeva… Nello stesso tempo mai se non davanti a più gente possibile per dare deciso e proprio maschio e poi così tenero. Si vedeva qualche lezione pedagogica agli indecisi, una tromba- che si amavano di una passione folle, proibita, vulne- tina ogni tanto, ma poco, con sempre meno convin- rabile alla prima scossa di vento pubblico. Io ho co- zione, giusto per gradire. Anche adesso, quando guardo minciato a piangere, mi sono commosso e ho pianto le cose porno su internet non capisco più, aspetto in- a lungo in silenzio… forse per anni. Dove chiunque vano una reazione qualsiasi, mi sembra un remake del- altro avrebbe potuto aspettarsi da un adolescente una l’Invasione dei corpi ultraterrestri , proprio come dal vivo. tempesta ormo nale, io ho avuto una reazione così. E poi a me non è mai piaciuto molto guardare. Non Pensavo: adesso lui, il carcerato in libertà provvisoria, sono guardone, ripeto, il sesso mi è sempre piaciuto se ne va, lei è venuta di nascosto, i suoi genitori guai farlo. Non mi è mai interessato, non mi ha mai ecci- se sapessero e il fatto che quest’uomo che avevo co- tato il buco della serratura, ma chi se ne frega del sesso nosciuto facesse da ruffiano… Ero sconvolto perché degli altri, per carità, è eccitante come una re clame ero… ero diventato loro, quei due, ma non la loro del pannolone universale imminente. Se non è dentro gioia fuggitiva, solo il loro dolore stabile! Mi ha tolto è fuori e se non è fuori è dentro… non è che ci siano il respiro, quella scena di un amore così intenso e di- grandi varianti. Solo una volta mi è capitato di emo- speratamente angosciato da essere lunare, intollerabile zionarmi guar dando un filmino». alla vista, perché ogni gesto sessuale riconduceva a una E racconta, racconta. «Avevo 16 o 17 anni e facevo compenetrazione de gli spiriti di quel dato uomo e di il camerierino qui a Milano, in via Verri. Incontrai uno quella data donna, era riduttivo vederci del sesso, non che voleva farmi a tutti i costi. A me non facevano ne- dico che fosse di più o di meno, era un’altra cosa, anche in tempo a chiederla, la mischia, che gliela tiravo un’ap parizione divina calatasi in due e fusasi in uno, dietro. In tutto e per tutto simile a Marlon Brando, perciò interamente umana, se mai questo aggetti vo ha non è che dessi molta importanza alla cosa, tanto, dico, mai avuto un senso non arbitrario. Vede, ero già scrit- era l’unico biglietto da visita decente che avessi. Allora tore e per giunta pagano, sapevo che una cosa così io era il cazzo, il culo non ancora. Ero un po’ pudico e l’avrei potuta vivere solo appartan domi con carta e grezzo, sa, e quindi del tutto satiresco. E comunque penna, e senza provare né invidia né nostalgia, va da questo qua che era brutto come la fame ma simpatico, sé, grato comunque di es serci e poi anche solo di es- mi porta in casa sua e mi racconta la storia di un car- serci stato, e da solo». cerato che ogni tanto ha una libera uscita. Lui era sem- E mentre lo dice, quasi si sente il cuore di Busi pre appostato fuori da San Vittore perché aveva la fissa battere sotto la bella cravatta. Anche se, dopo tutte le alla Genet, gli piacevano i delinquenti, il mito del ma- intemperanze televisive, le provocazioni, gli sms, le schio ri belle, che è un mito molto piccolo borghese. incazzature e i rimproveri, i suoi silenzi irritati per Lui organizzava nella sua casa incontri fra questo car - l’intervista da rileggere… e probabilmente da riscri- cerato e una figlia di farmaceutici, di una gran dissima vere… sempre rinviata, oltre a sentire il cuore di azienda, perché i due giovani erano innamoratissimi. Busi, resta soprattutto la «ferma convinzione di aver Io non voglio vederlo, il filmino, gli dico. Perché que- avuto a che fare con un essere umano la cui princi- sto qui li riprendeva di na scosto, quantomeno di na- pale caratteristica era, e tale perdura in me, l’intelli- scosto da lei. Non so se addirittura a fini ricattatori. genza». La fra se è sua, dello Scrittore.

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I LIBRI, IL PANE DELLA MIA VITA «Farli, stamparli, leggerli, scriverli, raccoglierli, venderli, recensirli. Non mi sembra di aver fatto altro. Il vezzo? Le cravatte di Hermes»

Carlo Arcari, ItaliaOggi, 16 dicembre 2010

Politica e libri, sono state le uniche passioni di Cesare «Far libri, stamparli, leggerli, scriverli, racco- De Michelis, già angelo ribelle negli anni Sessanta che glierli, venderli, recensirli, nella mia vita mi sembra oggi guarda agli ideali fiammeggianti del suo secolo di non aver fatto altro», os serva De Michelis, ed è con lo sguardo di chi ha imparato che non sempre il così. Nel 1966 pubblicò il suo primo studio, L’illu- nuovo è sinonimo di meglio. Da Toni Negri a Susanna minismo veneziano, nel 1969 divenne direttore e am- Tamaro, infatti, il percorso non era affatto scontato ministratore delegate della Marsilio dando inizio a quarant’anni fa, anche se, come dice lui, «alla fine tutto una fase di espansione della casa editrice, svilup- si tiene». Laurea in Lette re moderne a Padova nel pando la saggistica di riflessione politica e culturale 1965, assistente e nel 1970 libero docente, nell’80 pro- e la narrativa italiana, puntando soprattutto sui gio- fessore ordinario: questa la carriera accademica del- vani autori. «Allora eravamo piccolissimi, a muo- l’attuale presidente di Marsilio Editori. «Ma le riviste, verci erano soprattutto motivazioni ideologiche e i libri e la politica sono stati il pane della mia vita», ri- avevamo sempre problemi di costi. Eravamo una corda De Michelis, che è fratello di Gianni, nome delle nuove case editrici italiane, un’onda progres- noto della politica nazionale, «cominciai con Massimo sista di cui facevano parte molti altri editori come Cacciari, subito dopo la laurea, fondando la rivista An- Savelli, Guaraldi, Mazzotta, Bertani; ma a differenza gelus Novus e contempora neamente entrai nel consi- di questi, noi oggi siamo ancora qui, tra i primi 20 glio di amministrazione della Marsilio, alla quale col- editori italiani, con molti libri nelle classifiche di laboravo già dal 1962, dove sono rimasto tutto questo quelli più venduti. Non era un risultato così pre- tempo». Nel 1969, dopo tre anni all’università di Mes- vedibile. Il progetto ideologico iniziale si è molto sina, tornò a insegnare a Padova e nel 1972 fondò la ridimensionato, anche perché le ideologie sono rivista Studi Novecenteschi . In quel decennio rovente si morte e molte discipline quali sociologia, urbani- trovò a lavorare, più tra i contestati che tra i contesta- stica e programmazione economica nelle quali noi tori, nell’ateneo allora considerate il centro della ri- allora credevamo, non sono più proponibili come bellione sociale e politica. Nel 1980 è consigliere co- strumenti di governo. Allora politica e letteratura munale e assessore al Comune di Venezia, in seguito è andavano di pari passo e gli esempi erano Calvino nominato vice presidente della Biennale. e Pasolini». rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.46 Pagina 30

In quarant’anni i cambiamenti di scenario sono Non ho hobby, non faccio sport, colleziono libri, stati radicali e Cesare De Michelis è stato interprete ne ho circa 60 mila nella mia biblioteca, selezionati e testimone attento del suo tempo, «sbagliando da una massa di 90 mila, che sono un piacere, ma spesso, ma mai finendo fuori strada», sottolinea. anche un potentissimo strumento di lavoro». Fino alla fine degli anni Novanta è stato il rappre- L’auto per De Michelis è un mezzo di trasporto, è sentante di un’idea di narrativa italiana che ha dato veneziano e la strada non è il suo elemento. Usa solo i suoi frutti. Negli ultimi tre decenni ha scritto auto aziendali e preferisce le utilitarie, come la Lancia libri, saggi e introduzioni, da Letterati e lettori del Set- Ypsilon. La moda non lo interessa: «Sono noioso, tecento veneziano del 1979, al suo più recente vo- compro gli stessi vestiti nello stesso posto da 55 anni: lume, Moderno antimoderno, edito nel giugno scorso giacche spigate, pantaloni grigi, camicie azzurre. Unica da Aragno. E naturalmente ha scoperto e lanciato concessione, di tanto in tanto, le cravatte di Hermes». scrittori di grande successo quali la Tamaro e Mar- Il vino veneto gli piace, compra ogni anno cento bot- garet Mazzantini, Antonio Debenedetti e Nico tiglie di Cabernet e Merlot, non è un esperto, ma sa Orengo. Nel luglio 2000 ha traghettato Marsilio apprezzare il valore di un buon Amarone. Ama il teatro nel gruppo Rcs Libri, pur mantenendo inalterate e in particolare quello musicale. È stato consigliere identità e indipendenza nelle scelte editoriali. Nel della Fondazione del teatro La Fenice di Venezia. 2005 ha acquistato il catalogo della casa editrice to- «Non avessi fatto l’editore, avrei fatto volentieri rinese Testo & Immagine, nota soprattutto per la l’uomo di spettacolo. Un mondo che conosco bene e collana Universale di architettura fondata da Bruno in cui ho molti amici. Per quanto riguarda la lirica Zevi. Nel 2009 è la volta di LOG607 e di Sonzo- sono un verdiano accanito e trovo la Traviata un ca- gno. Oggi Marsilio ha ancora in listino 2.500 dei polavoro assoluto». Ma a proposito di assoluti qual è seimila titoli stampati e presenta ogni anno 150 no- stato il libro della vita di un uomo di libri? «Dal 1965 vità. «Mi sono molto divertito», afferma «anche se a oggi mi ha accompagnato sempre l’opera di Gol- la passione per i libri mi ha praticamente impedito doni, che è stato l’amore più duraturo. Poi c’è Ippolito di occuparmi d’altro. Nievo, un autore che più studio e più mi affascina».

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DÜRRENMATT. REQUIEM PER UN POLIZIESCO Vent’anni fa moriva il drammaturgo-romanziere che fece a pezzi le regole del genere giallo. Esce ora anche in Italia Il pensionato

Alessandra Iadicicco, La Stampa, 17 dicembre 2010

Moriva vent’anni fa a Neucha- Sul vasto campo del ro- tel, in Svizze ra, Friedrich Dür- manzo, li bero dai vincoli spa- renmatt per le conseguenze di ziali e organizzativi della scena un infarto. Se ne andava così, tendeva, ammise lui stesso, «a all’età di 69 anni, uno scrittore impantanarsi». Più congeniale di lingua tedesca tra i più grandi però di ambiziosi affreschi ro - del secondo dopoguerra. Scrit- manzeschi gli risultò una scrit- tore di drammi teatrali di chiara tura di genere apparentemente ispirazione goethiana, e di rac- più leggero: il giallo, il krimi, il conti brevi di spiazzante ironia poliziesco. Cui Dürrenmatt in kafkiana. Lessing e Brecht furono poi tra i suoi artisti varie fasi della sua produzione si dedicò a latere di riferimento: presi a modello per la veemenza della dell’alta letteratura. Vi si abbandonò come a un be- denuncia morale e per l’impudenza nell’esibire il grot- nefico svago, un hobby, una va canza: un passa tempo tesco, il sordido, il macabro come una diffusa piaga so- da pensionato. ciale. Grandissimo autore di prosa capace di dense me- Il pensionato, appunto, è il capolavoro incompiuto, tafore tragiche, di rappresentazioni fittamente inedito, postumo che la casa editrice Casagrande di simboliche, di scabrose provocazioni drammatiche (È Bellinzona propone oggi per celebra re il ventennale scritto, La visita della vecchia signora, Un angelo scende a della scomparsa del genio elvetico. Non è che l’ab- Babilonia tra le ope re che gli diedero la fama su palco - bozzo di un thriller, il Fragment eines Krimi nalromans, scenici europei e americani), in più di un’occasione ma resta tra i suoi testi più significativi e rappresen- non seppe egli stes so essere all’altezza dei suoi più tativi. C’è tutto Dürrenmatt in queste pagi ne. grandiosi progetti narrativi. Il com plice, il testo su Israele L’umorista pungente, il nichilista lucido, il prosatore Zusammenhänge («Relazioni»), lo stermi nato lavoro smagliante, il giustiziere smagato, il narratore arreso. degli Stoffe («Materiali»), il Romanzo di Königen non C’è il meglio del Dürrenmatt giallista a tempo perso rima sero che storie embrionali, fram menti di narra- e non perciò disimpegnato. L’autore che, acclamato zioni, schemi, appun ti, scalette. nelle accademie e dalle platee, si era fatto notare en rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.46 Pagina 32

pas sant per le trame di Il giudice e il suo boia o di Il so- fin troppo bene. Arrivato al suo ultimo giorno di la- spetto: scritti negli anni Cinquanta per guadagnarsi il voro prima del pensionamento decide perciò di an- pane, pubblicati a puntate nei feuilleton e letti come dare a ria prire per divertimento i casi che vo - una satira di leggi e legislatori. C’è il critico di quella lutamente aveva lasciato irrisolti. Lo sfizio Giustizia che fu promossa all’onore del titolo nel ro- post-professionale vale come un’autoassoluzione per manzo del 1985 (tradotto da marcos y marcos nel Il pensionato che era stato «scettico riguardo al pro- 2005) e messa alla berlina come istanza su cui rove- prio lavoro», «privo delle ambizioni di tanti servitori sciare il proprio scetticismo. O, ancora, il premeditato dello stato», critico del perbenismo di facciata della fautore di quel La promessa che – portata al cinema confederazione elvetica e del tutto incredulo rispetto una prima volta da Ladislao Vajda con il titolo Il mo- a «la promessa» di una giustizia che non coincide mai stro di Magendorf (1958), trasposta in film una seconda con le leggi costituite. volta da Sean Penn (2001) e interpretata da un Jack Anche per l’autore, come per il suo eroe, ripren- Nicholson in stato di gra zia – ancora oggi suona so- dere e rimaneggiare per anni quella bozza di poli- lenne come un «requiem per il poliziesco». Dür- ziesco che, concepita nel ’69 a Puerto Rico, riela- renmatt infatti, lasciandovi aperto il caso di infanti- borata a più riprese negli inter valli tra più austere cidio, impunito il mo stro assassino, risentito e beffato pièce teatrali, rimase infine irrisolta, valse come un il detective, vi smontava calcolatamente, con cinica, redde rationem. Letta oggi col sen no di poi la storia dolente, consapevolez za, i classici meccanismi del del commissario li berato da uniforme e distintivo, giallo. Non c’è logica inquisitoria – questo voleva sollevato da scadenze e aspettative, dà una risposta dire l’autore – né possibile trama investigativa che chiara al dubbio che tormentò Dürrenmatt per una possa far tornare i conti, scoprire la verità, ristabilire vita e che così esprimeva quando scrive va: «Che deve la giustizia, rendere ragione dell’assurdo che governa fare oggi l’artista per sopravvivere in un mondo di gli umani destini. Di fronte al caso cieco e indifferen- erudi ti? Forse farebbe meglio a scrivere gialli, a pro- te «la promessa» di una soluzione non è che una durre arte laddove nessuno se l’aspetta. La letteratura mendace finzione intel lettuale. deve farsi sempre più leggera, fino a non pesare Dopo anni di carriera nella polizia cantonale, il niente sulla bilancia della cri tica letteraria. Solo così commissario Gottlieb Höchstettler sapeva tutto questo avrà di nuovo peso».

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FITZGERALD, QUELL’INTRUSO Settant’anni fa moriva lo scrittore dell’alta società

Giuseppe Scaraffia, Il Sole 24 Ore, 21 dicembre 2010

Nel 1940, quando si spense a Il fasto e l’equivoca elegan- soli quaran taquattro anni, Fran - za del Grande Gatsby di F.S. Fi- cis Scott Fitzgerald era peggio tzgerald non bastano a salvarlo che morto: era passato di moda dall’abisso in cui lo precipita la come il suo mondo, il jazz e le fatua Daisy. In Tenera è la notte maschiette, spazzato via dalla è l’identità stessa del dandy crisi del 1929. Quando com- Dick Diver a essere erosa len- parve la notizia, molti si stupi- tamente dalla follia della mo- rono, non sapendo che fos se glie, l’ereditiera Nicole. Se i ancora vivo. racconti di Scott sono sempre Nelle librerie i suoi libri erano introvabili e gli meravigliosi, nella no stra epoca disillusa i romanzi editori si rifiutavano di ripubblicarli. La guerra im- migliori, oltre a Gatsby, sem brano essere proprio minente e l’impegno politico sembravano avere ac- quelli faticosamente nati quando lo scrittore pensava cantonato definitivamen te quel classico in apparenza di avere or mai smarrito definitivamente il suo ta- fri volo e leggero. Se è sopravvissuto a tante epoche lento nella mondanità e nell’alcol. Nella tragedia dei ideologizzate lo dobbiamo senz’altro al più grande suoi personaggi, Belli e dannati secondo il titolo del biografo e studioso delle sue opere, Matthew J. Bruc- suo secondo libro, era facile riconoscere quella del- co li, scomparso nel 2008. l’autore, Fitz gerald con la bellissima moglie Zelda. Del resto la vita, sosteneva Fitzgerald, è un pro- Per Francis Scott Fitzgerald, le donne erano divine cesso di de molizione e paradossalmente l’oblio sem- e infantili, come sua moglie, che aveva inventato gli bra averci conservato intatta la straordinaria fre- streap-tease di addio per gli amici in partenza, lan- schezza e la squisita eleganza della sua prosa, ormai ciando in aria, come un ultimo saluto, le mutandine fuori diritti. Ai primi di gennaio usciranno in nuove di pizzo nero. traduzioni, da Newton Compton e poco dopo da Malgrado il suo fascino, i suoi successi e la sua ele- minimun fax e da Marsilio, Il grande Gatsby, Tenera è ganza, Scott continuava a sentirsi, co me Gatsby, un in- la notte e I racconti dell’età del Jazz. truso nell’alta società. In una scena rivelatri ce, Gatsby rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.46 Pagina 34

prende una pila di camicie e comincia a sciorinarle: sempre sul punto di sorridere. Tuttavia, notò He - «camicie di lino semplice, di seta spessa, di flanella leg- mingway, la raffinatezza di quei tratti lasciava trapelare gera, che perdevano le pieghe caden do, e coprivano una sensazione di disagio. la tavola in un disordine multicolore… cami cie a «La storia della mia vita è quella del conflitto tra righe, a disegni e a scacchi color corallo e verde mela un biso gno irresistibile di scrivere e un concorso di e la vanda e arancione chiaro, con i monogrammi». circostanze che si accaniva a impedirmelo». Quelle Davanti a quella cascata di stoffa, Daisy, la donna amata circostanze avevano i capelli biondo scuro e lo sguar - da sempre, scop pia in singhiozzi: «Che belle ca micie… do verde della moglie. A Zelda non bastava essere Mi fa piangere perché non ho mai visto camicie una musa, voleva anche essere contemplata e amata così… così belle». come un capola voro. Diventò la rivale del lavoro di Come Gatsby, Fitzgerald aveva cercato di sedurre Scott, fu gelosa delle sue ammiratrici e ancora di più quel mondo dorato quanto, nessu no lo sapeva me- dei suoi amici. Zelda scriveva mol to bene, ma aveva glio di lui, fasullo. «I ricchi sono diversi da noi. Im- accanto a sé uno dei più straordinari autori del- parano prima ad approfittare, a divertirsi e questo li l’epoca. Tentò di tenere a bada il suo smarrimento rende duttili mentre noi siamo rigidi, cinici mentre in qualsi asi modo. Provò a ballare, a scrivere con noi siamo fidu ciosi». Per questo diceva orgogliosa- Scott e da sola. Lo tra dì per indebolirlo. Bruciò in mente: «Zelda era per plessa all’idea di condividere la un ritmo di vita pazzesco il denaro che lui aveva mia sorte, prima che diventassi uno che faceva soldi». guadagnato scrivendo e cioè allontanandosi da lei. Al Dingo Bar, a Parigi, si pote va ammirare Scott, Lo spinse a bruciare il suo tempo nell’alcool. avvolto nel l’abito di Brooks come un cavaliere nel Hemingway la detestava, ma in realtà detestava suo mantello. Un lieve gonfiore minava la perfezione anche Scott, che lo aveva tanto aiutato ed era mi- del viso. Una scriminatura divideva l’onda chiarissima gliore di lui. «Io, riassumeva Fitzgerald, parlo con dei capelli. Vivacità, bontà e umori smo brillavano l’autorità del fallimento. Lui con quella del successo. nelle pupille chiare. Le labbra sinuose sem bravano Non potremo mai sederci alla stessa tavola».

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«NEI NOSTRI LICEI LA LETTERATURA DEVE ESSERE FACOLTATIVA» Davide Rondoni. «La scuola italiana ha fallito nella trasmissione del gusto per l’arte, è un massacro. Bisogna lasciare liberi i ragazzi: solo così potranno apprezzare la lettura. Citati, Celati, Pennac e Todorov sono d’accordo. Cortellessa mi accusa di elitarismo. Ma così difende solo l’attuale disastro»

Andrea Di Consoli, il Riformista, 22 dicembre 2010

Continua a far discutere il pamphlet di Davide Io mi riferisco alle scuole su periori, e non mi va che Rondoni Contro la letteratura (Il Saggiatore, 134 non si consideri la libertà come fattore decisivo per pagine, 13 euro), saggio nel quale il poeta forlive- fare esperienza estetica in un ragazzo di 16-17 anni. se lancia una proposta provocatoria, ovvero ren- E che l’insegnante punti sulla comoda e però morti- dere facoltativo, nelle scuole superiori, l’insegna- ficante autorità che gli proviene dalla cattedra invece mento della letteratura italiana. Rondoni parla che dal mettersi in gioco nel proporre questi capola- apertamente di «massacro» della letteratura sui vori attraverso la pro pria libertà ed esperienza. Perciò banchi delle scuole, dove la natura profonda e di- voglio che la storia della letteratura sia insegnata nel rompente della letteratura viene quotidianamente programma di storia come elemento di civiltà, men- umiliata da burocrazia, storicismo, accademismo, tre il gusto e la fatica della bellezza della lettura siano illuminismo e mancanza di passione. Abbiamo ri- proposti per alcuni mesi e poi lasciati alla li bertà dei volto a Davide Rondoni alcune domande intorno ragazzi. Se l’insegnante che li propone è bravo e vivo, al suo pamphlet. i ragazzi lo seguiranno, se no, cambi mestiere.

Perché ha deciso di lanciare una proposta così provocatoria? Come hanno reagito i professori italiani a questa sue Perché non ci sto ad assistere allo scialo, allo spreco propo sta? di bellezza e profondità che avviene di fron te ai no- In molti hanno detto: final mente una proposta che stri ragazzi. Perché se l’Italia fallisce come sta fallendo prende sul serio il desiderio con cui abbiamo scelto nella trasmissione del gusto per la letteratura e l’arte, questo mestiere. Altri, o per sgomento, o per paura cosa ci resta da passare? Non è una provocazio ne, la di perdere un po’ di tranquillità, si difendono. Ma la mia, ma un’idea, una pro posta che scommette sugli di scussione procede, e non mancano sorprese, come inse gnanti e sui ragazzi. E sulla bel lezza e la forza di Pietro Citati e che si dicono d’accordo Manzoni, Leo pardi, Ungaretti, Dante. con me, o Ezio Raimondi, che prende sul se rio la mia proposta, e tanti insegnanti che vedono final- Cosa non le piace del modo di insegnare, oggi, la letteratura mente un atto d’amore vero verso di loro e non un a scuola? ruffiano e ideologico plauso allo status quo. rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.46 Pagina 36

E i critici? Andrea Cortellessa, su la Repubblica , è stato Dante, Baudelaire, Leopardi, Ungaretti, Pasolini, molto duro con lei. Luzi, Caproni, Testori, Pavese come si fa a definire in Critici? Più che da critico si è comportato da eti- questo modo banale, se non per il vizio di voler ri- chettatore, sfuggendo al nocciolo della questione e durre tutto e tutti al pic colo orizzonte del proprio riducendo la mia proposta a una faccen duola poli- impegno? Non sto né con la destra né con la sinistra. tica, campo che evidentemente gli è più proprio. Di- Sto con Ungaretti, Leopardi e Manzoni. mostrandosi un conservatore e, di fatto, difendendo l’attuale disa stro. Altri critici, più liberi, hanno di- Spesso nel suo libro lei si scaglia contro la cultura illumi- scusso e si sono confrontati più seriamente. nistica. Perché? Contro alcuni suoi prodotti, che hanno preteso di Cosa risponde a chi la accusa di essere elitario e, quindi, in immaginare gli uomini del nostro tempo mi gliori qualche misura, antidemocratico? perché colti, garantiti da una cultura imposta dallo Di leggere o di rileggersi me glio il libro e di vedere Stato e dal potere, e contro una mentalità che come la mia proposta va esattamente in senso con- pensa che l’uomo (e la letteratura) sia un disposi- trario. Oggi stiamo sottraendo alla maggior parte dei tivo che possiamo smontare per capirne dimen- nostri ragazzi la possibilità di fare un’autentica espe- sioni e prospettive. rienza del valore, della inquietudine e della forza di tanti capolavori dell’arte. C’è un falli mento di si- I giovani italiani di oggi trovano ancora ri sposte nella stema che vediamo nei dati e nell’esperienza. È un letteratura? siste ma, un insieme di regolamenti e di prassi che I giovani cercano nella letteratura e nell’arte qualcosa non riesce oggi a garan tire crescita per tutti ed è di che sia una messa a fuoco della vita che urge in loro, fatto elitario, solo che si preferisce non vedere per delle domande e dei desideri, delle ombre e delle non mettere in discussioni statuti e luoghi comuni scoperte. Offriamo loro spesso invece delle furbizie di va rie culture che hanno allignato nel la scuola e di mestiere, un’erudizione peraltro fasulla, e degli nelle università. Del resto, sono in compagnia di schemini con cui stare tutti alla fine più tranquilli, scrittori e pensatori come Pennac, Barthes, Aira, To- cioè dormienti. Ma loro cer cano, altroché, e l’incon- dorov. Tutti elitari e antidemocratici? tro con una poesia auten tica ridesta sempre le di- mensioni intere e irriducibili dell’esistenza. Lo vedo, Sempre Cortellessa la definiva apertamente un intellettuale l’ho visto in tanti po sti e in tante esperienze da cui di destra. Si riconosce in questa definizione? il mio libro trae conseguenze metodologiche. Perciò Etichette, appunto. Gli intellettuali, se sono tali, non i rivoluzionari di ieri e i conservatori dell’altrieri si sono di destra o di sinistra, ma gente che come lavoro uniscono con tro proposte come la mia perché hanno e contributo al bene comune cerca di mettere a in comune l’ossequio al domino di un potere e fuoco dei problemi e di cercare soluzioni. Le eti- hanno fi ducia non nelle persone ma solo nell’orga- chette sono un modo banale per difendersi, e sono nizza zione, che però produce sempre e solo altra or- il segno di una cultura succube della politica e dei ga nizzazione e non vita, come diceva Pasolini, e co- suoi schemi. E poi uno che si è formato leggendo me accade, troppo spesso, nelle nostre scuole.

«Oggi stiamo sottraendo alla maggior parte dei nostri ra gazzi la possibilità di fare un’au tentica esperienza del valore, della inquietudine e della forza di tanti capolavori dell’arte»

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HOEPLI, DINASTIA DA MANUALE La celebre famiglia di editori e librai compie 140 anni. Parla l’ultimo erede: «In catalogo ci sono titoli eterni, il più venduto esce, aggiornato, dal 1887»

Armando Besio, la Repubblica, 22 dicembre 2010

Capelli a spazzola, pizzetto, oc- Dottor Hoepli, da dove parte la vo- chiali rotondi che incorniciano stra avventura? uno sguardo severo. Il ritrat to di Da un villaggio della Svizzera Ulrico primo, «l’ardito e avve- tedesca: Tuttwil, nel cantone di duto» capostipite, che sorveglia Turgovia. Qui nasce Ulrico, nel l’ufficio di Ulrico (Carlo) quar - 1847. I genitori sono contadini, to, l’attuale presidente, è il sim- ma a lui piacciono i libri. A 15 bolo di una longevità aziendale anni lascia il paese e va a fare il e dinastica da Guinness dei pri- commesso in una libreria di Zu- mati. Ulrico Carlo, classe 1935, rigo. Proseguirà l’apprendistato a Hoepli di quarta generazione, festeggia in questi Magonza, Trieste, Breslavia, perfino al Cairo. Finché, a giorni coi tre figli che lavorano al suo fianco, con gli 23 anni, si sentirà pronto per mettersi in proprio. otto nipoti che sta già allenando alla successio ne e coi 110 fedelissimi dipendenti i primi, formidabili A Milano come arriva? 140 anni della libreria e casa editrice di famiglia. Legge su una rivista che c’è una libreria in vendita. La libreria è una delle più grandi d’Europa: sei La acquista per corrispondenza, al prezzo di 16 mila piani nel cuore nobile di Milano, tra la Scala e il lire prestate dai fratelli. E il 7 di cembre del 1870 Duomo, 2500 clienti al giorno tra gli scaffali più altri sbarca in città per prenderne possesso. L’ha scelta per- 75 mila che quotidiana mente la visitano (e fanno ac- ché è dotata di legatoria. Presto infatti diventa anche quisti) online. La casa editrice licenzia 120 novità editore. l’anno (300 volumi con le ristampe) e celebra l’an- niversario con un’edizione speciale del Cata logo Ge- Il primo libro che pubblica? nerale (introdotta da Enrico Decleva) che non è sol- Una grammatica francese, nel 1871. E quattro anni tanto un fitto elenco di autori e di titoli (1600), ma dopo, con il Manuale del Tintore del chimico svizzero anche un capitolo importante della storia della cul- Robert Lepetit, inaugura la nostra collana più im- tura italiana. portante e fortunata. rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.47 Pagina 38

Un’importanza «sfuggita troppo spesso all’attenzione della spe cializzata. Senza la meraviglia, ma anche senza il clas se dei colti», ha notato Tullio De Mauro. pericolo, dei bestseller. Preferiamo i longseller: libri Un’esperienza unica, una novità rivoluzionaria. A eterni, che vendono poco ma vendono sempre. cominciare dal nome, che Ulrico tradusse alla sua maniera dall’inglese hand book. I manuali Hoepli svec- Per esempio? chiarono una cultura italiana elitaria ed essenzial- Il Manuale dell’Ingegnere, 84 edizioni dal 1887 a mente umanistica, nel segno della scienza e della tec- quest’anno. Ogni volta aggiornate, si capisce. Allora nica. Rappresentarono un’enciclopedia permanente era un singolo libro di un solo autore, oggi sono per la formazione di un paese che da agricolo di- quattro volumi firmati da 200 collaboratori. Vanno ventava industriale. Nascevano nuovi mestieri e pro- forte anche certi dizionari storici, come quello delle fessioni che avevano bi sogno di strumenti di forma- abbreviazioni latine. La prima edizione è del 1899, zione a buon prezzo, facilmente accessibili ma ma continuano a chiedercelo in tutto il mondo, per- completi. I nostri manuali furono innovativi in tutto, fino in Nuova Zelanda. anche dal punto di vista grafico e linguistico. Mai tentati dalla narrativa? Che cosa resta oggi di quella intuizione? In catalogo abbiamo molti classici: Dante, Boccaccio, Una strategia editoriale ancora essenzialmente legata Manzoni. Nello zaino di Gadda, quando partì per la alla scienza, alla tecnologia, alla formazione. Che oggi guerra, c’era la nostra Divina Commedia in formato significa, per esempio, pubblicare manuali di infor- tascabile, che vende ancora duemila copie l’anno. La matica, marketing, management. O anche Il cinese per letteratura contempora nea, quella no. È un altro gli italiani. Eravamo e restiamo editori di una nicchia mondo, anche dal punto di vista commerciale.

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Negli ultimi anni la vostra libreria è stata accerchiata dai Pollini, il progetto di questo palazzo che ha resistito nuovi megastore: Feltrinelli, Mondadori, Fnac. al tempo e funziona ancora benissimo. Ogni nuova libreria che apre è un problema, perché i lettori restano più o meno gli stessi. Ma ci siamo Un’altra, più straziante tragedia l’ha raccontata Alina Ma- difesi bene. Abbiamo aperto un al tro piano in sede, razzi nel film Un’ora sola ti vorrei, dedicato alla e siamo sbarcati su internet. Un successo superiore mamma suicida. L’infelice Li seli era sua sorella. Alina è alle previsioni. sua nipote. E c’era suo padre dietro la cinepresa a girare quelle immagini private diventate pubbliche in un film che Qualche cifra? immagino vi abbia scosso. In cinque anni la Hoepli online, la nostra piccola Non me. Io ogni volta che lo ri vedo mi commuovo. Amazon, che offre 500 mila volumi italiani e stra- È un film im portante, vero, solido, bellissimo. Alza nieri, è arrivata a coprire il 50 per cento del fattu- un velo di verità dolorosa ma necessaria, ricostruisce rato della libreria. Abbiamo 350 mila iscritti alla un matto ne della nostra storia. Alina è una di noi. newsletter. E spediamo 400 mila pacchi di libri ogni anno in tutta Italia. Molti al Sud, dove le librerie tra- Centoquarant’anni dopo, qual è la morale della storia dizionali sono meno presenti, ma i lettori forti sono Hoepli? numerosi. Una famiglia capace di restare unita, nonostante le diverse opinio ni, intorno a un leader forte. La fe deltà La storia della Hoepli non è stata soltanto una bella fa- alla doppia vocazione editoriale e libraria. La coe- vola. Le bombe della Seconda guerra mondiale distrussero renza nelle scelte culturali. E un po’ di fortuna. la vecchia sede, e con essa il 90 per cento dei volumi in magazzino. I suoi nipoti venderanno ancora libri di carta? Allora fu decisivo mio padre, che contro il parere di Magari un po’ meno, ma credo proprio di sì. Avere tutta la famiglia acquistò il terreno in questa zona, un libro tra le mani, toccarlo, sfogliarlo, diventare suo oggi elegante, ma allora malfamata. Quartiere di sca- complice. Me lo insegnava mio padre, e io cerco di ricatori e prostitute, si diceva. Ma lui tenne duro, e trasmetterlo a loro. È un piacere che nessuno libro affidò a due grandi architetti razionalisti, Figini e elettronico potrà mai sostituire.

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PENNE IN BOLLETTA. RENDE PIÙ LA PIZZA DEI LIBRI. LO SCRITTORE PIANGE MISERIA Anticipi modesti, royalties «tagliate» e la concorrenza digitale è stato un 2010 avaro con gli scrittori. Che si rifugiano nel primo mestiere

Tommy Cappellini, il Giornale, 24 dicembre 2010

Il 2010 è stato annus horribilis per le tasche dei no- poi cerco un altro tipo di lavoro, i miei interlocutori stri scrittori? Durante le interviste che abbiamo con- credono che in quanto scrittore io esiga ricchissimi dotto su queste pagine negli ultimi mesi, molti di emolumenti oppure, chissà perché, sia di sposto a la- loro ci hanno sussurrato off the record: «Il mio editore vorare gratis. Cer to, l’ologramma scrittore, penso a mi ha messo in ginocchio. Mi ha dimezzato anticipi Saviano, oggi viene reclutato per collaborazioni e royalties e mi ha tolto l’effettiva possibilità di so- giornalistiche, ma in fondo non lo si considera un pravvivere». E qualche volta chi parlava così era un elemento decisi vo. Lavoro anche su internet, ma è autore di catalogo, con dieci titoli in commercio tra dura: la soglia di attenzio ne per i contenuti è crollata. novità e paper back. Oggi vanno le “apps”. Il siste ma ti ricostringe a una L’arrivo degli ebook con relative «opzioni digitali» “vita agra”, con la differenza che Luciano Bianciardi nei contratti fra autore e editore non sembra aver por- trovava co munque lavoro, mentre ora è quasi impos- tato un euro in più a chi vive di inchio stro e fantasia. sibile scovarne uno che ti permetta di passare il sa- Per non parla re delle migliaia di premi letterari che bato e la domenica senza l’angoscia. In più, devi ge- punteggiavano il Bel paese. Con la crisi economica stire una specie di affannoso network che somiglia a molti di essi sono stati ridi mensionati o cassati del una mafietta. Mi interessa invece, per motivi non solo tutto. I più grandi, invece, sono ben lontani dai cen- economici, il mercato dell’arte contem poranea: ho tomila euro, per esempio, dell’irlandese Im pac, vinto voglia di fare libri, ma ancor di più installa zioni». l’anno scorso da Michael Thomas con Un uomo a È vero che i «tagli orizzontali» dei colossi dell’edi- pezzi, appena uscito nelle nostre librerie (Nutrimenti, toria stanno penalizzando chi aveva una posizione pagg. 496, euro 19,50). Questo romanzo piuttosto più di chi è agli inizi. «C’è ancora un’intensa caccia buono (un «blues sulla solitudine dell’anima», è stato all’esordiente» dice Vicki Satlow, agente let teraria tra definito), Thomas ha dovuto però scriverlo di notte, le più attive in Italia. «Perché costa meno e poi è un poiché di giorno, per un anno e mezzo, ha lavorato ignoto, e nell’ignoto solitamente si spera di più. È un come muratore, ca meriere, insegnante, allenato re di se gno di ottimismo, a ben guardare. Ma occorre con- football e baseball. Vincere l’Impac è stato un colpac- statare questo: si è allargata tantissi mo la forbice tra cio, non c’è che dire, che gli ha assicurato un buon chi vende meno di 3000 copie e chi ne ven de più 2010. Ma com’è andata a tutti gli altri? di 15 mila. Lo dico al di là del valore letterario». «È stato un disastro» ci rac conta Giuseppe Genna, «La mia testimonianza per quest’anno, invece, è in una quindicina di titoli pubblicati tra Mondadori, con trotendenza» spiega , storico au- minimum fax, Rizzoli, Pequod. «Alcuni editori tore Einaudi «poiché aver vinto lo Strega con Stabat hanno cavalcato la crisi in modo antietico. Quando Mater ha portato a un rialzo dei miei compensi. rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.47 Pagina 41

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Cristiano Cavina

Per il primo semestre dell’an no ho fatto molti in- per corrispondenza. Penso che se un autore vende contri nel le scuole, rappresentazioni sceniche, pre- regolarmente in cinque o sei Paesi ogni anno può sentazioni: tutto ciò di cui vive davvero un autore. aumentare in modo efficace i propri ricavi: occorre Poi ho potuto fermarmi a studiare e scrivere. Faccio tendere l’orecchio durante la fiera di Francoforte. però una riflessione: è indubbio che dai Paesi anglo- Se il telefono squilla ed è il tuo agente, come è ac- sassoni ar rivano romanzi mediamente migliori di caduto a me, l’annata sarà buona. Essere opzionati quelli europei con tinentali. Questo perché lì ci sono per il cinema, invece, paga poco, a meno che il film scrittori professionisti che possono scrivere per tutto non venga realizzato: allora si possono guadagnare l’anno. Certo, un autore si de ve “immergere” nella anche centomila euro». realtà umana e lavorativa per ricavarne materiale, e E infine c’è persino chi non si lamenta tout court. va bene, ma poi occorre anche che si sieda a scrivere «Per il mio primo romanzo, scritto in una settimana» per mesi inte ri! Philip Roth, Ian McEwan… mi ri- rivela Cristiano Cavina, in libreria con Scavare una sulta che passino la giornata a scrivere, non a fare il buca (marcos y marcos) «ho preso un antici po di 1500 banconiere! Per carità, tutto è possibile, anche com- euro. Per l’ultimo ho preso 40 mila euro. L’editore porre Martin Eden dopo che si è la vorato dieci ore me li paga a 1300 al mese. Quando non può, non in tintoria, ma ribadisco: il tempo della visio ne e faccio problemi. Ho anche un altro stipendio: faccio dello stile è lungo e richiede denaro. In Italia questa il pizzaiolo da mio zio. Sono nelle spese: sto siste- possibilità scarseggia e non è un caso che qui ab- mando la casa di mia madre, sono di quelli a cui pia- bondi la forma breve. O nei peggiori dei casi un ce aiutare la propria madre anziché farsi aiutare da libro raffazzonato». lei, e questo intacca i miei guadagni. Il bello è che Una soluzione potrebbe essere, come al solito, siccome le mie con vinzioni non confinano con il una «parziale» fuga all’estero. «Il mercato dei diritti mio portafogli, posso litigare con tutti nel piccolo stranieri può aiutare parecchio» ci dice Piero Degli mondo della letteratura italiana di og gi e senza pre- Antoni, che quest’anno ha colpito nel segno con il occuparmi! Non organizzo presentazioni dei miei thriller ambientato a Auschwitz Blocco 11. Il bam- libri il sabato e la domeni ca, perché la pizzeria è bino nazista (Newton Compton). «Il mio ultimo piena, ma nel resto della settimana sì. Scrivo la notte, libro è stato venduto in Spagna, Francia, Russia: perché di giorno sto con mio figlio di tre anni. Le l’anticipo spagnolo è pa recchi multipli quello bozze le correggo in pizzeria quando posso. Mi italiano, quello francese qualche multiplo, quello hanno detto che c’è la crisi, ma io non ho grandi russo la me tà, ma c’è da dire che un libro costa due necessi tà. Se avanzo qualche soldo, lo spendo in chi- euro e se ne possono vendere decine di migliaia tarre, e non ne prendo mica una al mese».

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DONNE, SCRITTORI E LIBRI. I SEGRETI DI MR BELLOW Pubblicato l’epistolario del premio Nobel 1976: oltre 700 lettere ad amici e nemici, familiari e colleghi che spiegano la sua storia

Aridea Fezzi Price, il Giornale, 27 dicembre 2010

Molti scrittori sono deludenti e 2004. Sono lettere che in corrispondenti e molte delle ogni pagina rivelano l’altezza lettere che scrivono hanno so- spi rituale e intellettuale del- lo un rapporto mar ginale con l’autore, lettere energiche, pro- la loro opera. Non nel caso di fonde e impe gnate, fin dalla Saul Bellow (1915-2005), il prima scritta nel 1932 all’età di premio Nobel per la letteratura 17 anni in cui spiega alla fidan- nel 1976, indimenticabile au- zata Yetta (che flirta con un tore di Herzog , Le avventure di altro) il motivo per il quale è Augie March, Il mago della pioggia co stretto a rompere con lei – e molti altri capolavori, la cui narrativa scaturiva perché pur pensandola notte e giorno, i suoi pensieri sempre dalle sue esperienze perso nali, un’«autobio- per lei non sono gentili, «sono pungenti, sferzanti… grafia superiore» l’ha definita Martin Amis. Nel 1992 perciò rompo ogni rapporto con te» – fino all’ul- lo scrittore dichiarava in una lettera a Stanley Elkin: tima, del 2004, in cui racconta di non fare più gran- «Preferisco pensare alle pagine di narrativa che scrivo ché, salvo giocare con la sua bambina Rosie, di quat- come a lettere rivolte alla gente che amo, per la mag- tro anni. gior parte degli sco nosciuti». Si sarebbe tentati di considerare questo epistolario, Non solo non c’è un vero stacco fra i romanzi di indirizzato a quattro generazioni, come l’autobio- Bellow e la sua corrispondenza, ma una ricca edi- grafia che Bellow non scrisse, ma è soprattutto un zione delle sue lettere pubblicata postuma è oggi un autoritratto che emerge, assieme al ritratto di evento letterario che già pone l’epistolario fra i libri un’epoca. I destinatari sono infiniti e svariati: mogli, belli dello scrittore, morto nel 2005. Uscito in questi figli, amici d’infan zia, scrittori, amanti, studenti, il giorni in America e in Inghilterra, Letters of Saul Bel- ven taglio umano di una vita impegnata a scrivere ro- low (Viking, pagg. 572, sterline 30; a cura di Benja- manzi, a sposarsi, a divorziare, a fare il padre, a trattare min Taylor) raccoglie circa 700 lettere, due quinti con gli amici, con i nemici, con il dolore, con i della corrispondenza dello scrittore, scritte fra il 1932 grandi eventi della storia e i piccoli eventi della vita rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.47 Pagina 43

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letteraria, a nutrire la sua prodigiosa voracità di let- Romanziere delle idee, il vero Bellow emerge dai tore, e la sua devozione all’insegnamento. romanzi in prima persona, e la tendenza quasi osses- Molte lettere riguardano la sua vi ta sentimentale siva a rimuginare è confermata nel l’epi stolario. A e domestica più che mai contorta, i suoi matrimoni Roth scrive che «in uno scrittore dovrebbe esserci e i suoi continui divorzi: «Tutto questo sposarsi e di- un certo distacco dalle proprie passioni». In un’altra vorziare è un’idiozia», scriveva nel 1960. Alla fine lettera allo stesso Roth è indispettito dall’idea Bellow avrà cinque mogli e quattro divorzi. Soltanto freudia na che «la vita di un uomo non sia altro che nel 1980 ammette in una lettera, indirizzata a un un fronte per le operazioni dell’inconscio». «Il pro- vecchio amico, che forse la sua vita erotica è state di- blema dell’antropologia» scrive altrove «è che non storta dalla sua devozione alla scrittura: «Mi sono di- considera la gente in profondità». vertito con una specie di indiscriminazione da exe- Riflessione distaccata ma di ricerca e di lotta cutive – senza nessun particolare interesse nelle continua, vissuta con una scrittura di getto, l’epi- donne». Il lamento continua nelle lettere del 1977 stolario ci consegna in toto l’uomo Bellow, al l’amante Margaret Statts: «Non sono affatto spe- esperto osservatore, come scrive nei romanzi, della ciale, ho commesso gli errori più ovvi e comuni». dolorosa evasione dall’infanzia, del declino delle Bellow è generoso con gli scrittori che ama e ri- amicizie, della morte degli amici. Capace di spetta: confessa a Philip Roth di aver riconosciuto grande amicizia, che egli considera strettamente in lui lo scrittore autentico fin della lettura del suo legate ai doveri della memoria, rassicura le per - primo libro. Ricorda: «Quand’ero bambino, c’erano sone che ama, ma è pieno di disprezzo per altri: ancora in giro i fabbri ferrai, e non ho mai di- John Updike, Gore Vidal (specializzato in scan- menticato il suono di un martello vero su un’incu- dali), Ge orge Steiner (di tutti gli scocciatori il più dine vera». Con quello che non rispetta, invece, è fe - insopportabile). roce. A William Faulkner, che gli aveva chiesto di Nella sua ultima lettera, scritta a 88 anni, descrive appoggiare la petizione per la liberazione di Ezra il «piacevole diversivo» di giocare con Rosie, la sua Pound, nel 1956 lancia un duro rim provero: «Pound ulti ma bambina. Ma dal presente passa subito al pas- non è in prigione, ma in un istituto per malati di sato profondo: «Pare che i miei genitori volessero mente. Se fosse sano dovrebbe essere processato di che crescessi in fretta e che io invece facessi resi- nuovo come traditore; se malato non dovrebbe essere stenza, puntando i piedi… mia madre mi comperò messo in libertà soltanto perché è un poeta. Nelle un paio di sandali di pelle con un elegantissimo sue poesie e nelle sue trasmissioni Pound ha predica- cinturino. Li lucidavo col burro per conservare la to ostilità e odio per gli ebrei. Mi chiedi davvero di pelle. Avevo sei o sette anni, appena più grande di unirmi a te per onorare un uomo che invoca la di - Rosie. È straordinario come tutto si riduce a un struzione della mia gente?». paio di sandali di pelle».

«Non sono affatto speciale, ho commesso gli errori più ovvi e comuni»

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FELTRINELLI VS MINIMUM FAX CACCIA GROSSA PER ACCHIAPPARE FITZGERALD A settant’anni dalla morte dell’autore di Tenera è la notte e Il Grande Gatsby il copyright sta per scadere. È battaglia tra editori per pubblicare in tutta fretta le sue opere. Magari con la traduzione dello scrittore giusto

Gianpaolo Serino, il Giornale, 28 dicembre 2010

Non è senz’altro la guerra dei diritti televisivi ma la sorta di testamento e la confessione di un uomo e di battaglia sul campo (di carta) dei diritti letterari dei un artista di fronte a Il Crollo (que sto il titolo in ita- grandi scrittori scomparsi da 70 anni è già comin- liano). Scritti per l’Esquire nel 1936 rappresentano la ciata. Dopo 70 anni, infatti, tutti gli scrittori diven- «bancarotta affettiva» di Fitzgerald: la «crepa» nel tano patrimonio dell’umanità e qualunque editore piatto, il momento della crisi. È una disperata am- può pubblicare liberamente i loro romanzi, saggi e missione della propria incapacità di lavorare, di cre- scritti (a meno che non appartengano a Fondazioni dere ancora nella for ma-romanzo e nella letteratura: private). Ed è in virtù di questi giochi e conti edito- «Io volevo soltanto una pace assoluta per riflettere riali che di anno in anno i riflettori si accendono sui sul per ché avessi sviluppato un atteg giamento triste classici moderni. Il 2011 sarà all’insegna di Francis nei riguardi della tristezza, un atteggiamento malin- Scott Fitzgerald, lo scrittore americano autore di ro- conico nei riguardi della malinconia e un atteggia- manzi di culto come Il Grande Gatsby, Belli e Dannati mento tragico nei riguardi della trage dia». o L’Età del jazz. Nato a Saint Paul il 24 settembre Fitzgerald aveva avuto uno straordinario successo 1896 e morto a Hollywood il 21 dicembre 1940, è da giovane. Poi qualcosa si incrinò. I suoi romanzi stato senza dubbio l’esponente più «spericolato» della non vendevano più come prima. Il lavoro a Holly- Lost Generation, quella «Generazione Perduta» di ar- wood come sceneggiatore era frustrante. Lui voleva tisti che dopo aver combattuto la Prima guer ra mon- scri vere romanzi e a furia di buttar giù parole in cui diale in Europa decisero di stabilirsi a Parigi: da He- non credeva, le parole finirono per abbandonarlo. Da mingway a Ezra Pound, da Sherwood Anderson a solo si era fatto credito e ora da solo andava in falli- John Dos Pas sos, quasi poi tutti immortalati in Fiesta mento. Un fallimento che si respira, in parte, anche di Hemingway. E così, trascorsi i fatidici 70 anni dalla in Come vivere con 36 mila dollari all’anno (appena sua morte, tutte le opere di Fitzgerald, fino ad oggi edito da Mattioli 1885, pagg. 86, euro 10): tre scritti proposto in Italia dal gruppo Mondadori, tornano giornalistici del 1924 in cui lo scrittore americano libere. Ad anticipare tutti è stata Adelphi che ha pub- descrive le proprie disavventure finanziare. Il titolo, blica to integralmente pochi mesi fa The Crack Up, se pensiamo a cosa erano 36 mila dollari negli anni una raccolta di tre articoli giornalistici sospesi tra una Venti, potrebbe indignare la «generazione mille euro» rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.47 Pagina 45

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ma per uno scrittore abituato a vivere negli alberghi i Raccon ti dell’età del jazz, nella versio ne italiana fir- più lussuosi e a considerare Tenera la notte rap - mata da Giuseppe Culicchia (scrittore e già tradut- presentavano un vero tracollo. Perché le speranze tore di Bret Easton Ellis) e Il Grande Gatsby nella ver- (economi che) e le velleità (artistiche) qui lasciano il sione di Tommaso Pincio. posto a qualcosa di più amaro: la sensazione dello E in Italia già si pensa al 2012 quando scadranno scrittore di vivere in una «liquida oscurità». i diritti di Ja mes Joyce: per adesso è senz’al tro da an- Ma la vera battaglia editoriale si combatterà a gen- notare l’Ulisse che Newton Compton presenterà naio con la riproposta dei suoi libri più cele bri. Si nella traduzione del giovane Enrico Terrinoni, già inizia con Il Grande Gatsby , i Racconti dell’età del jazz considerato un piccolo genio dell’opera joyciana e e Tenera è la notte proposti in edi zione superecono- membro d’onore di numerose società accademiche mica da Newton Compton (con prefazione di Wal- irlandesi specializzate nel maggiore scrittore d’Ir- ter Mauro e tradu zione di Bruno Armando, a soli landa di tutti i tempi. Ancora nessuna in discrezione 4,9 euro). Dal 12 Il Grande Gat sby si troverà anche per il destino editoriale di Virginia Woolf: anche i di- nella Universale Ecomica Feltrinelli (euro 12) tra- ritti della grande scrittrice in glese, tra le prime a mo- dotto da Franca Cavagnoli. Minimum fax punta sulle dernizzare la letteratura del Novecento, scadranno traduzioni d’autore: a fine gennaio manda in libreria nel 2012 ma almeno da noi tutto tace.

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EDITORIA, LA SPAGNA PARLA ITALIANO. LO SBARCO DELLE NOSTRE MAJOR È il gioiello dell’editoria spagnola. Sembra che il suo nome si ispiri al titolo di un saggio di Re nato Barilli. Detiene 3000 titoli di primissimo piano. Ora è sicu ro: il patron, Herralde, cede la sua Anagrama a Feltrinelli

Claudia Cucchiarato, l’Unità, 28 dicembre 2010

«L’Italia ci invade». Scherzando, Planeta, di proprietà del filo- circolava così, la settimana popo lare José Manuel Lara, da scorsa nel mondo editoriale tempo sperava di mettere la spagnolo, la notizia dell’acqui- mani sul gioiello della corona sto da parte di Feltrinelli di una spagnola. An che Random delle maison indi pendenti più House Mondadori fi gurava tra importanti dell’edi zione in lin- gli interessati. Ma il self made gua spagnola: Anagra ma. man Jorge non ha mai voluto rendere note le sue intenzioni: Tremila autori vendere, appaltare, affidare…? Fondata a Barcellona nel 1969 da Jorge Herralde, oggi Anagrama è, insieme all’altra prestigiosa indi- Settantaquattro anni pendente Tusquets, la casa editri ce più solida e rino- Fino a mercoledì scorso nessuno in Spagna sapeva che mata del mercato spagnolo. Con un fondo di 3000 fine avrebbe fatto la maison più corteggiata, sulle cui titoli e autori del calibro di Martin Amis, Hanif Ku- sorti incideva il fatto che Herralde ha già 74 anni e reishi e Ian MacEwan, oltre a Claudio Ma gris, An- nessuna voglia di svendere un catalogo così rino mato. tonio Tabucchi, Enrique Vila-Matas e Roberto Bo- laño, in 41 anni di premiato lavoro si è im posta come Dal 2009 una specie di mito in Spagna e in America Latina. Eppure, risalgono all’autunno del 2009 i primi con- tatti con Feltrinelli, che si sono svolti alla fiera di Senza figli Francoforte e che si sono conclusi il 21 di cembre Da qualche anno si speculava sul futuro del marchio, scorso con la firma di un ac cordo di cessione il cui visto che il suo padre fondatore non ha figli e nessun ammontare in denaro ancora non è stato rivelato. editore spagnolo si è fino ra guadagnato la fiducia Quello che si sa è che da oggi fino al 2015 Herralde dell’esi gente Herralde tanto da essere vi sto come un andrà progressivamente cedendo percentuali di Ana- possibile erede elet to. Si sapeva che il potente gruppo grama pari al 10 per cento l’anno. Tra cinque anni rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.47 Pagina 47

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Carlo Feltrinelli acquisi rà di colpo il 99 per cento delle tra Mondadori e la tedesca Bertelsmann per formare azioni diven tando il proprietario di maggioran za. il mega gruppo Random House Mondadori: attual- mente il più importante in lingua spagnola. Lo stesso Omaggio a Barilli anno Rcs compra l’editore dei giornali El Mundo, «È la decisione più sensata che pote vo prendere», ha Expansión e Marca (il quotidiano sportivo più ven- dichiarato Herral de, «Feltrinelli e Anagrama hanno duto della penisola iberica) e fonda una costellazione in comune molti autori, la stessa idea alla base della di marchi tra i più consolidati in spa gnolo, catalano formazione del catalogo e una visione “di sinistra e e portoghese. Nel 2009 è il turno di Mauri Spagnol, rivoluzionaria” dell’edizione». Tra i molti tratti in co- che crea a Barcellona Duomo Edi ciones (il nome mune c’è anche l’origine italiana del nome della casa prende ispirazione dalla basilica di Milano ed è un editrice barcellonese: Herralde infatti avrebbe tratto omaggio al bestseller spagnolo tradotto da Longa- ispirazione dal titolo del libro di Renato Barilli Senso nesi: La cattedrale del mare): costola del gruppo in cui e anagramma, che avrebbe incontrato nella libreria figurano Garzanti e Chiarelettere. dell’agente letteraria Carmen Balcells, rappresentante in Spagna degli autori della casa fondata da Giangia- Effe sulle Ramblas como Feltri nelli. La ciliegina sulla torta è arrivata appunto sotto Na- tale: la mitica Feltrinelli che, grazie a evidenti affinità Duomo e cattedrale elettive, sceglie proprio la Spagna e il suo marchio Ma si può davvero parlare di un’«in vasione italiana»? indipendente più rinomato per organizzare la prima Se si osservano da vicino i movimenti che ci sono operazione commerciale fuori dai confini italiani. stati nell’ultimo decennio nel mercato editoriale spa- «Presto vedremo librerie “F” dalle parti della Sagrada gnolo si nota un’affermazione della presenza del no- Familia o sulle Ramblas» diceva qualcuno, tra il pre- stro Paese piuttosto evidente e, per alcuni, preoccu- occupato e l’intri gato, commentando la notizia la pante. Il tutto è iniziato nel 2001 con la joint venture set timana scorsa.

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LA REGOLA DI FAULKNER PER DIVENTARE SCRITTORI: «ESSERE CIÒ CHE SI È» Esce una raccolta di saggi del grande scrittore. Dove consiglia: «Leggete i classici. E dimenticateli»

Franco Cordelli, Corriere della Sera, 30 dicembre 2010

Quando Mario Materassi pub- Saggi, Di scorsi, Introduzioni, blicò la sua imponente mono- Recensioni e Letture pubbli- grafia dedicata a William Faul- che: una miniera di cui non si kner, nel 1968, che l’autore di può rendere conto in modo Sartoris o di Luce d’agosto fosse esauriente. Ne vorrei sottoli - il più grande scritto re ameri- neare qualche punto. cano del XX secolo non era Vi sono, in questi testi, tre per niente scontato. Si parlava grandi temi che Faulkner tratta di una triade, Hemingway- in modo diverso in ragione dei Faulk ner-Fitzgerald; si era a diversi contesti. due terzi di secolo. Se il rango di Faulkner in Italia 1) Come si apprende. Si apprende, per Faulkner, leg- è ora indiscutibile, ed è quel lo che è, lo dobbiamo gendo Conrad, Dostoevskij, Melville, Turgenev e proprio a Ma terassi in quanto suo traduttore, e a Flaubert a più non posso e poi smettendo di leggere, Adelphi da quando ha cominciato a ripubblicarlo. addirittu ra dimenticando quanto si è letto. Come sappia mo, Adelphi è un editore-Mida, non 2) Come si scrive. Lo si potrebbe sintetizzare con solo rende brillante ciò che di per sé lo sarebbe quanto una volta proclamò per Sherwood Anderson, meno, ma attesta una gloria che altrove sarebbe riu- suo primo e vero maestro: «Era come se scrivesse scita più difficile da riconoscere. non per la sete logorante insonne implacabile di glo- Faulkner, poi! Faulkner è obietti vamente uno scrit- ria per la quale qualsiasi ar tista normale è disposto a tore di ardua lettura, vi sono alcuni suoi testi, da L’urlo elimina re la propria vecchia madre, ma per ciò che e il furore a L’orso, che a viso aperto sfidano il lettore. egli considerava più im portante e più urgente: non Un tardivo ma non indifferente contributo a chiarire la mera verità, ma la purezza, la più esatta purezza. qualche punto, oltre che alla conoscenza dell’autore, […] Gli si confaceva quel l’annaspare in cerca del- lo fornisce W. F. , una raccolta di testi faulkneriani non l’esattezza, della parola e della frase esatta nell’oriz- narrativi, scritti in un arco che va dai primi anni Venti zonte limitato di un vocabolario controllato e per- al 1960. Il curatore, James Meriwether, li ha divisi in sino represso da ciò che in lui era quasi un fetic cio rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.47 Pagina 49

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di semplicità, spremere parole e frasi insieme fino in volta, non tradurla in: «Come si scrive, ecco perché fondo, cercare sempre di penetrare all’estremo con- si scrive»? In modo più spiccio Faulkner una volta fine del pensiero». Ma poiché semplicità e repres- comunque chiarì: «Nobilitare il cuore dell’uomo; sione del vocabolario non furono tipici di Faulkner vale per tutti noi: per chi cerca di essere un artista, è giusto aggiungere queste altre: «Ho imparato che, chi cerca di scrivere semplice intrattenimento, chi per essere uno scrittore, occorre essere prima di tutto scrive per stupi re, e chi semplicemente fugge dai ciò che si è, ciò che si è nati; che per essere americani propri tormenti privati». e scrittori non è obbligatorio dover dare la propria Un’ultima osservazione. In que sto libro la cosa più adesione formale a chissà quale immagine conven- bella sono le recensioni, quasi sempre fulminan ti, a zionale come il granturco dolente dell’Indiana, o volte veri inni, a volte malizio se stroncature, sempre dell’Ohio, o Iowa. […] Basta ricordare ciò che si è». circonfuse dal tipico alone faulkneriano, luce più luce. 3) Perché si scrive. Qui la faccenda è più complessa. A questo proposito vale sottolineare che l’unico Personalmen te ho sempre ricordato, di Faulk ner, due tratto in comune tra scrittura creativa e non creativa frasi o concetti. In Fino all’ultimo respiro di Godard, è questo alone, che non viene mai meno. È un ac- leggen do Palme selvagge Jean Seberg chiede a Jean- cento di alta retori ca: esso va dall’uso di aggettivi ma- Paul Belmondo: «Tra il dolore e il nulla, cosa sce- gniloquenti («imperituro», «lo scheletro evocativo gli?». La citazione è identica in All’ultimo respiro, il delle foglie es siccate»), a metafore di vasta eco («ri- remake di Jim McBride del film di Godard: a chie- spetto a Conrad Aiken gli altri versificatori sono tanti derlo è Valerie Kaprisky a Richard Gere. Ma in una rumori chiassosi persi nel fitto di una siepe di ligu- Nota a Una favola, Faulkner attribuisce questa possi - stro», oppure: «sarebbe venuto il giorno in cui il pa- bile scelta a Levine, un giovane pilota inglese che lato della mia anima non avrebbe più reagito al sem- simboleggia il ni chilismo: «Tra il niente e il male, plice pane-e-sale del mondo che avevo assaporato scelgo il niente». Non fu la scelta di Faulkner, che negli anni delle scoperte»), fino a sprezzature alla però pose l’ipote ca, sia pure con due diverse dizio - John Ford-John Wayne: «Accidenti che buon lavoro. ni, o traduzioni (sebbene io dubiti fortemente che Questa è lingua non britannica, non americana, non abbia usato la me tafisica parola «male» piuttosto che sudafricana, non di Ebury Street né di Chicago: sol - la parola «dolore»). tanto lingua. È quasi come un bel ciclone pulito o L’altra frase che sempre ram mento è: «Come si una dose di sale, poiché la maggior parte dei libri muore, ecco perché si muore». Ma come, a no stra d’oggi sembra scritta da mammolette o da stalloni».

«Ho imparato che, per essere uno scrittore, occorre essere prima di tutto ciò che si è, ciò che si è nati; che per essere americani e scrittori non è obbligatorio dover dare la propria adesione formale a chissà quale immagine convenzionale come il granturco dolente dell’Indiana, o dell’Ohio, o Iowa. […] Basta ricordare ciò che si è»

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CREAZIONE DA TIFFANY Ha disegnato e realizzato splendide lampade, capolavori contesi dai grandi musei. Eppure Clara Driscoll è ancora sconosciuta. Ora un libro racconta il suo genio

Cristina De Stefano, Elle, dicembre 2010

Aveva un giro d’affari molto moltissimi progetti, tutto ve- meno ricco della sezione gio- niva poi firmato da Louis Tif- ielli, ma lo stesso famosissimo fany. Solo una volta, all’Esposi- nome. Capriccio personale di zione universale di Parigi del uno degli eredi della famiglia, 1900, venne premiata con la Louis Com fort Tiffany, la Tif- Medaglia di Bronzo per una fany Glass and Decorationg sua creazione. Però Clara Dri- Company non resisterà a lungo scoll scriveva moltissime let- alla concorrenza della produ- tere, ed è grazie alla scoperta zione in serie, ma diventerà co- del suo carteggio nel 2006 che munque una delle leggende della New York della sono stati possibili una grande mostra su di lei – A Belle Epoque. Una fabbrica a Corona, appena fuori New Light on Tiffany alla New York Historical So- città, decine di atelier di design fra cui uno intera- ciety – e poi il romanzo di Susanne Vreeland. mente formato da donne segregato in uno spazio a Non sappiamo come Clara, nata nel 1861 in una parte in Park Avenue South, non senza tensioni sin- fami glia povera dell’Ohio, sia arrivata a dirigere nel dacali e polemiche degli antifemministi. Ora, grazie 1888 il Women’s Glass Cutting Department dei Tif- alle scrit trice Susanne Vreeland e al suo romanzo fany Studios. Aveva certamente alle sue spalle studi Una ragazza da Tiffany (Neri Pozza), esce dall’ombra d’arte, prima a Cleveland poi a New York all’Art la donna che per vent’anni diresse questa équipe School del Metropolitan Museum, un matrimonio femminile e ideò le più famose lampade artistiche dettato dal bisogno ma trasformatosi presto in vedo- di Tiffany, inventando un nuovo modo di illuminare vanza, e moltissimo carattere. Ama l’opera, il teatro, le case dei ricchi americani. l’amicizia, la bicicletta, la campagna. È una tipica rappresen tante delle «new women» di quegli anni, Lettere rivelatrici che apre la strada alla «garçonne» degli anni Venti. Si chiamava Clara Driscoll e il suo nome non è pas- Vive da sola in una pensione di artisti, ama libera- sato alla storia perché anche se era all’origine di mente fuori dal matrimonio, si circonda di amici e rs_dicembre2010:Layout 1 17/01/2011 10.47 Pagina 51

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amiche. La domenica scorrazza nella campagna piatti su una superficie cur va – sono notevoli, ma fuori New York su uno dei primi modelli di bici- Clara riesce a superarle tutte. Le idee per le decora- cletta, con una scandalosa gonna che lascia scoperti zioni non le mancano, e vengono tutte dalla natura, i polpacci. che coltiva nelle lunghe gite in bicicletta fuori città, carta e penna nel cestino per prendere schizzi dal Le proteste degli uomini vero. Ogni prototipo di lampada è un inno alla na- È quella che oggi definiremmo una workaholic. Di tura, e intorno alla sorgente luminosa i mosaici si co- giorno lavora in atelier, di notte sogna i bozzetti per prono di sottili libellule azzurre, rotondi papaveri le sue realizzazioni. Tutto fa a capo a lei. Deve occu- rosso fuoco, pesanti grappoli di glicine e di uva, mor- parsi della creazione ma anche di tenere i conti, di bidi fiori di palude… girare le scuole d’arte per cercare nuove lavoranti e Ogni giovedì sera Clara chiude i consuntivi della di gestire i conflitti interni nel laboratorio femminile settimana e litiga con i dirigenti della contabilità, o tra il laboratorio femminile e i molti laboratori che trovano le sue lampade artistiche troppo co- maschili, spesso gelosi dei successi delle Tiffany Girls. stose. Biso gna venderle a una media di 400 dollari Un giorno i colleghi arrivano perfino a bloccare gli l’una, un prezzo elevatissimo per l’epoca, e anche se ingressi degli atelier per protestare contro la concor- alcune clienti ricche iniziano a ordinarne, questo renza interna femminile. non basta a fermare le resi stenze interne. La produ- Il segreto del suo successo è di certo la relazione zione non è in pari e le pressioni perché si inter- pri vilegiata con Louis Tiffany, che l’ammira profon- rompa sono sempre più forti. Alla fine si trova una damente e le dà carta bianca per i suoi progetti. soluzione di compromesso: solo sei delle moltissime Clara è la sua collaboratrice più fidata per i lavori lampade progettate da Clara sono messe in produ- tradizionali di vetrate e mosaici, in genere commit- zione, e in versione economica, con materiali meno tenze di chiese e istituzioni, ma ha talmente tante pregiati. Il commercio vince sull’arte. Louis Tiffany, idee che presto lo trascina in una nuova avventura, che finanzia i suoi Studios con i soldi che il resto quelle delle lampade artistiche. I Tiffany Studios della famiglia fa con i gioielli, non riesce a ottenere producono già da tempo paralumi in vetro soffiato, di più per la sua beniamina. perfetti per nascondere i serbatoi di gas. Ma – com- Ma a Clara non basta. Complice la domanda di plice l’arrivo dell’elettricità nelle case private – matrimonio di un uomo con cui ha una relazione Clara ha l’idea di produrre lampade ben più leggere da tempo, decide di dare le dimissioni. Lascia i Tif- e ambiziose, sogni di vetro colorato illuminati dal- fany Studios nel 1908, si sposa l’anno seguente. l’interno dalle lampadine. I paralumi tradizionali Clara ha 47 anni, sei di più del fidanzato. Continua sono ricavati da un solo pezzo di vetro soffiato, Clara a creare i suoi amati motivi floreali per l’industria vuole osare di più e produrre arte. Ispirandosi alle tessile. Poi si ritira col marito in Florida, dove mo- vetrate, ha l’idea di decorare le lampade con fram- rirà, molto anziana, nel 1944. A ben guardare, la sua menti di vetro colorato uniti dal piombo. Vetrate in epoca è finita da tempo e i Tiffany Studios non a miniatura, minuscole cupole illuminate dall’interno, caso hanno chiuso per fallimento nel 1932. Perfino le sue lampade resisteranno al tempo e sono oggi la villa di Louis Tiffany viene rasa al suolo per fare pezzi da collezione. spazio a un palazzo di diciassette piani. Dei sogni bucolici di Clara restano più di cento lampade, do- Prezzi da capogiro nate da privati e oggi raccolte alla New York Histo- Le difficoltà tecniche – in particolare applicare vetri rical Society.

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