Speciale Satira 5

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Speciale Satira 5 narrazioni rivista semestrale di autori, libri ed eterotopie diretta da Vito Santoro n. 4 anno III, I semestre 2014 Direttore Vito Santoro Redazione Antonio R. Daniele e Lucia Dell’Aia (vicedirezione); Antonella Agostino, Marianna Comitangelo, Francesca Giglio, Marco Marsigliano, Stefania Segatori, Nives Trentini, Luana Tritto Segretarie di redazione Alessandra Miola, Simona Specchia Illustrazioni Claudia Lonero Hanno collaborato a questo numero Luigi Abiusi, Cosimo Argentina, Domenico Calcaterra, Silvia Ceracchini, Giuseppe Del Curatolo, Marco Ignazio De Santis, Mario Desiati, Viola Di Grado, Stefano Disegni, Mariangela Giordano, Carlo Gubitosa, Valentina Introna, Alessandro Leogrande, Domenico Lonigro, Giuseppe Lupo, Mara Mundi, Raffaello Palumbo Mosca, Luca Paulesu, Vincenzo Sparagna, Sergio Staino, Marilù Ursi, Mariapia Veladiano, Vincino Sede della redazione Dipartimento Filosofia, Letteratura, Scienze Storiche e Sociali (FLESS), Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” Piazza Umberto I, 1, 70125 Bari – tel. 0805714074 email: [email protected] SOMMARIO SPECIALE SATIRA 5 Comici rivoluzionari guerrieri a cura di Giuseppe Del Curatolo e Vito Santoro 6 Per una storia della satira in Italia dal 1977 ad oggi di Giuseppe Del Curatolo 8 Dove va la satira? 5 domande per 5 direttori 27 Il piccolo Gramsci nel mondo grande e terribile di Vito Santoro 35 SCRITTORI NEL TEMPO 43 Viaggiatori di nuvole: la scrittura al galoppo dei sogni di Stefania Segatori 44 «Lo mestiere più belo xe fantasticulare li homini» Stefania Segatori intervista Giuseppe Lupo 49 Tre sguardi sul periurbano tarantino di Valentina Introna 53 Il tempo e le parole: Il tempo è un dio breve e Ma come tu resisti, vita di Mariapia Veladiano di Nives Trentini 60 «In quel che scrivo passa l’ascolto della vita così come mi appartiene» Nives Trentini intervista Mariapia Veladiano 66 Scrivere per non restare inermi: Il coltello di Permunian di Domenico Lonigro 72 Vivere della morte: su Cuore cavo di Viola Di Grado di Antonio R. Daniele 77 «Come tuffo nello specchio di Alice». Antonio R. Daniele intervista Viola Di Grado 81 3 LAVORO CRITICO 84 “Perriera sentimentale”: L’umanesimo gentile di un soave eroe della mitezza [Il sottosuolo e il cielo di Michele Perriera] di Domenico Calcaterra 86 «Tutto torna alla notte tranne questa grande parola. Diciamo: d’amore». La pietas del romanzo, primi approcci. di Raffaello Palumbo Mosca 93 Le inquadrature su carta. Gli occhiali d’oro di Giorgio Bassani di Mariangela Giordano 104 «Gli avventurosi viaggi del sogno»: L’isola di Arturo di Elsa Morante di Silvia Ceracchini 111 Ciprì e Maresco: un cinico tuffo nel vuoto di Marilù Ursi 118 SCHEDE 125 Walter Siti, Il realismo è l’impossibile di Vito Santoro 126 Luisa Brancaccio, Stanno tutti bene tranne me di Mara Mundi 128 Michele Serra, Gli sdraiati di Alessandra Miola 130 Vincenzo Latronico, La mentalità dell’alveare di Vito Santoro 132 Matteo Marchesini, Atti Mancati di Domenico Calcaterra 134 Cosimo Argentina, Per sempre carnivori di Noemi Malerba 135 Giordano Tedoldi, I segnalati di Raffaello Palumbo Mosca 138 Tilde Pomes, Amore scarno di Luigi Abiusi 139 Domenico Di Palo, Le relazioni di Marco Ignazio De Santis 140 Libri di cinema a cura di Simona Specchia 142 La redazione segnala: 146 Carla Cirillo, 12. Racconti a Hopper Valeria Biuso, Maledettismo Adriano Sconocchia, Mindgap 4 narrazioni n.4 SPECIALE SATIRA COMICI RIVOLUZIONARI GUERRIERI narrazioni n.4 La satira in Italia a cura di Giuseppe Del Curatolo e Vito Santoro a satira è un’arte antichissima. Il sotto-diacono de Santeuil usava dire “castigat ridendo mores”, intendendo, con ciò, che alla pubblica opinione bisognava mo- Lstrare aspetti criticabili di persone o costumi mediante il riso, elemento rivelatore (e magari correttivo) dell’ingiustizia. La satira, si sa, non è una somma di battutacce. Anzi, di solito rivela agli occhi del lettore, in qualche tratto di matita e un paio di repliche, qualcosa che egli non aveva con- siderato, pur avendo a disposizione le stesse informazioni del satirico. Perché la satira vede cose che gli altri non vedono. E soprattutto (fatto da sempre assai affascinante) ride e fa ridere di cose tutt’altro che divertenti. Detto questo, sorge subito una domanda: come deve essere la satira? Obiettiva e imparziale, o faziosa e mirata? Elegante e di buon gusto o spietata e volgare? Se ne di- scute da sempre in Italia, specie da quando, a partire dall’anno di grazia 1977, nacquero riviste indimenticabili e con esse esplose una generazione di autori ‘cattivi’, cui si deve riconoscere la qualità rara di saper vivere emotivamente delle idee. È la loro emotività talora isterica, o maniaco-depressiva, o tragi-farsesca, e una certa litigiosità dell’anima che fa di questi maestri un fenomeno prezioso, un vero accadimento dell’intelligenza. Un patrimonio artistico-culturale da non perdere. Un riso amaro, che è sarcasmo, ironia, umorismo nero ma che esprime, attraverso l’arte, il disegno umoristico e lo scherzo, un atto di resistenza: in una società in cui – prendendosi molto sul serio – si fa a chi la spara più grossa, il fatto che ci sia ancora gente che continua a vedere e a far vedere l’ipocrisia dilagante e che ci ride sopra, mette di buon umore. In quei tempi d’oro, c’era qualcuno che se ne lagnava persino. «Troppa», «ripetitiva», «volgare». Appunto. La satira ha le sue leggi, la sua ars poetica. È ripetitiva? Ci fu un tempo, il tempo del sonetto, in cui la ripetizione era una glorio- sa figura retorica; bisognava ripetersi, e possibilmente quasi alla lettera. Ripetersi su di uno spazio breve non è una iterazione, è un ritmo, una monotonia calcolata. Prendendo, ad esempio, il corsivo, un genere naturalmente incline al satirico, il corsivo è per eccel- lenza ripetitivo, e deve esserlo. In più, a vantaggio della satira disegnata, c’è la rapidità: una battuta con disegno è una folgore. A leggere ci si mette più tempo. È volgare? La volgarità è la finezza della satira. La satira non vi può rinunciare. Certo, la volgarità disegnata ha le sue leggi, e non è opportuno violarle, anche quando della volgarità e della brutalità un satirico fa il suo stemma. È troppa? In questo momento non è affatto troppa; il problema è che la satira ha SPECIALE SATIRA oggi a che fare con una fantasia tematica e strutturale straordinaria. Dove va la satira 6 La satira in Italia se un Premier può scherzare sui sinistrati dell’Abruzzo “in campeggio” e può dare del “kapò” a un eurodeputato tedesco (l’ormai storico «la suggerirò per il ruolo di kapò»), mentre se è lei a farlo, viene presto additata come indegna ed immorale? Certo è che la satira non si arrende: se si cercano su internet parole chiave come Staino e Vauro, si trovano tutte le proteste, le accuse e gli scandali che i vignettisti hanno provocato con un semplice disegno e due battute. Si può parlare di libertà di stampa anche per i vignettisti satirici che pubblicano nei giornali? In principio sì: una vignetta è un commento disegnato, spesso molto più chiaro e incisivo di un lungo articolo di analisi. Eppure le vignette satiriche non sono esenti da scandali e denunce, né tanto meno dalla mannaia della censura. Per le ragioni storiche che dicevamo, in Italia la cultura della vignetta non è così sviluppata come in altri paesi e molti la prendono come un elemento puramente deco- rativo dell’articolo. Magari non la leggono neanche, ma forse è solo una questione di rinnovamento del ‘supporto’. Forse oggi non è più il tempo della rivista satirica, del periodico cartaceo a fumetti; è subentrata la stagione dei graphic novel ed è stata forse già superata pure questa: la sa- tira muta e il linguaggio dei fumetti si sta espandendo nel territorio della saggistica ed è ampiamente usato come strumento per il giornalismo, le inchieste e l’informazione alternativa. Nell’era di internet e delle news multimediali, i “vecchi” articoli, editoriali e repor- tage possono raccogliere la sfida dell’era digitale con l’aiuto del fumetto. È come se la vignetta ci dicesse: questa è la realtà. E la forza della satira e del giornalismo disegnato è proprio questa, quella di provocare il riso (o il sorriso) in una sola immagine. Il riso, si sa, fa bene alla salute, anche a quella di un paese. «Una risata li seppellirà» – speriamo – come dicevano nel ’77. 7 narrazioni n.4 PER UNA STORIA DELLA SATIRA IN ITALIA DAL 1977 A OGGI di Giuseppe Del Curatolo Quel formidabile 1977! L’avventura del «Male» e si volesse fissare “l’anno zero” della satira italiana, quello che serve a dividere un “prima” da un “dopo”, quello dopo il quale “nulla sarebbe mai più stato lo stesso”, Ssenza dubbio quell’anno sarebbe il 1977. Ciò, tuttavia, non significa che fino al 1977 in Italia non fosse mai stata fatta della satira scritta disegnata, anzi. Fino ad allora l’Italia aveva prodotto testate storiche quali, tra le altre, «Il Becco Giallo», «Marc’Aure- lio», «Bertoldo», «Candido», che erano state veri e propri punti di rottura nel giornali- smo nazionale di tradizione e fondamentali officine per forgiare autori che si sarebbero rivelati fondamentali nel successivo panorama culturale, dal cinema,all’illustrazione, alla letteratura. Semplicemente, fino ad allora la satira era stata un’altra cosa. Il 1977, anno di fermento, eccitazione, effervescenza e grandi stimoli in molteplici situazioni, segnò, tra le altre cose, l’incontro da parte di un nutrito gruppo di giovani disegnatori che avevano delle cose da dire e volevano farlo attraverso un giornale, non necessariamente satirico, ma che fosse fatto da disegnatori e che si erano stufati di come venivano trattati dagli editori. Insomma, una roba da ’77 a tutti gli effetti. Tuttavia, la cosa più importante che capitò in quella circostanza fu, banalmente, che quegli autori si conobbero tra loro: si trattava di un ardito manipolo di giovani, agguer- riti e geniali disegnatori, tutti alle prime armi tranne uno, Pino Zac, al secolo Giuseppe Zaccaria, già attivo sia nel campo dell’illustrazione sia in quella della regia cinematogra- fica.
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