La Poetica Dello Spazio
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GASTON BACHELARD LA POETICA DELLO SPAZIO EDIZIONI DEDALO © 1957 Presses Universitaires de France Titolo originale: La poétique de l'espace Traduzione di Ettore Catalano Revisione per questa nuova edizione di Mariachiara Giovannini © I97fl lidi/.ioni Dcdulosrl Viiile Luigi Jutobini5.7()l2Ì Buri www.cdi/.ionideclulo.il Nuovn edi/loiie: 2(K)6 PrliTiH rlNtHiiipii: febhrMio 2011 Tuilil diritti nono riHorvati. RIpnKlUKloiie vietai» ai Mmi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) Introduzione I Un filosofo che lega tutta la formazione del suo pensiero ai temi fondamentali della filosofia delle scienze e si è sforzato, per quanto gli è stato possibile, di seguire l'asse del razionali- smo attivo, l'asse del crescente razionalismo della scienza con- temporanea, è obbligato a dimenticare il suo sapere e a rom- pere con tutte le sue consuetudini di ricerca filosofica, se desi- dera studiare i problemi posti dall'immaginazione poetica. Il passato culturale, in questo caso, non ha valore, così come ri- sulta inefficace il prolungato sforzo di legare e costruire pen- sieri, sforzo di settimane e di mesi. È indispensabile essere pre- senti, presenti all'immagine nell'istante dell'immagine: se esi- ste una filosofia della poesia, tale filosofia deve nascere e ri- nascere in occasione di un verso dominante, nella totale ade- sione a un'immagine isolata, precisamente nell'estasi stessa pro- vocata dalla novità dell'immagine. L'immagine poetica è un im- provviso picco dello psichismo, picco mal studiato nelle causa- lità psicologiche subalterne. Nulla di generale e di coordinato potrebbe servire da base ad una filosofia della poesia. La no- zione di massima, la nozione di «base» sarebbe, in questa oc- casione, disastrosa, in quanto impedirebbe l'essenziale attualità, l'essenziale novità psichica del poema. Mentre la riflessione fi- losofica che si esercita su un pensiero scientifico lungamente elaborato necessariamente richiede che la nuova idea si integri in un corpus di idee collaudate, anche nel caso che tale corpus di idee sia costretto dalla nuova idea a un profondo rimaneg- giamento (ed è quanto accade in tutte le rivoluzioni della scienza contemporanea), la filosofia della poesia deve riconoscere che l'atto poetico non ha passato, almeno non ha un passato recente, lungo il quale sia possibile seguire ciò che lo prepara, la sua stessa epifania. Quando dovremo parlare, in seguito, del rapporto tra un'im- magine poetica nuova ed un archetipo assopito nelle profondità dell'inconscio, bisognerà far capire come tale rapporto non sia propriamente causale. L'immagine poetica non è sottomessa ad alcun impulso, essa non è l'eco di un passato ma è piuttosto il contrario: attraverso una folgorante immagine, il passato lon- tano risuona di echi e non si riesce a cogliere fino a quale profondità tali echi si ripercuoteranno e si estenderanno. Nella sua novità, nella sua attività, l'immagine poetica possiede una propria essenza, un proprio dinamismo, dipende da una ontolo- gia diretta: ed è precisamente su questa ontologia che deside- riamo concentrare il nostro lavoro di ricerca. Molto spesso, proprio in una direzione contraria rispetto a quella della causalità, nel retentissement* studiato con tanta fi- nezza da Minkowski\ ci sembra di poter ritrovare le vere mi- sure dell'essenza di un'immagine poetica. In tale retentissement, l'immagine poetica acquisterà una sonorità di essenza. Il poeta parla stando ai limiti dell'essere e, perciò, per determinare l'es- senza di un'immagine, ci occorrerà avvertire il retentissement, secondo lo stile della fenomenologia di Minkowski. * Preferiamo lasciare al francese retentissement la suggestiva carica em- patico-immedesimativa che il vocabolo intrinsecamente possiede. Un equiva- lente italiano (che, in ogni caso, non potrebbe sinteticamente esprimere il pro- cesso complesso presente nel francese retentissement) correrebbe facilmente il rischio di occultarne, in parte o del tutto, proprio la ricchezza fenomenolo- gica (per altro verso, ambigua). Del resto, lo stesso Bachelard chiarisce (cfr. pp. 12 sgg.) la distinzione tra risonanza e retentissement [N.d.T.]. ' Cfr. E. MINKOWSKI, Verso una cosmologia: frammenti filosofici, Einaudi, Torino 2005, capitolo nono. Affermare che l'immagine poetica sfugge alla causalità si- gnifica, probabilmente, dichiarare qualcosa di grave: tuttavia, le cause attribuite dalla psicologia e dalla psicoanalisi non rie- scono mai del tutto ad esplicitare il carattere veramente inat- teso di una nuova immagine e neppure l'adesione da essa su- scitata in un'anima estranea al suo processo creativo. Il poeta non mi fornisce il passato della sUa immagine, eppure essa affonda immediatamente le proprie radici in me. La comunica- bilità di un'immagine singolare è un fatto che riveste un grande significato ontologico e ci toccherà ritornare su una simile co- munione attraverso atti brevi, isolati ed attivi. Le immagini tra- scinano - a cose fatte - ma esse non sono i fenomeni di un si- mile processo. È certo possibile nel corso di ricerche psicolo- giche, prestare attenzione ai metodi psicoanalitici per determi- nare la personalità di un poeta e poter comprendere in tal modo quante pressioni - soprattutto quanta oppressione - un poeta sia stato costretto a subire durante la sua vita, ma l'atto poetico, l'immagine improvvisa, la fiammata dell'essere nell'immagi- nazione sfuggono a inchieste di questo tipo. È necessario per- venire ad una fenomenologia dell'immaginazione, per poter get- tare luce filosofica sul problema dell'immagine poetica: inten- diamo con ciò uno studio del fenomeno dell'immagine poetica, quando l'immagine emerge alla coscienza come prodotto di- retto del cuore, dell'anima, dell'essere dell'uomo colto nella sua attualità. II Ci potrà forse essere chiesto perché, modificando il nostro precedente punto di vista, cerchiamo ora una determinazione fe- nomenologica delle immagini. Nelle nostre ricerche precedenti sull'immaginazione, avevamo in effetti preferito collocarci, con la maggiore obiettività possibile, davanti alle immagini dei quat- tro elementi della materia, dei quattro princìpi delle cosmogo- nie intuitive. Fedeli alle nostre abitudini di filosofi delle scienze, avevamo tentato di considerare le immagini al di fuori di ogni ricerca di interpretazione personale. A poco a poco, tale me- todo, che ha dalla sua parte la prudenza scientifica, mi è parso insufficiente alla fondazione di una metafisica dell'immagina- zione. Presa singolarmente, l'attitudine «prudente» non po- trebbe forse costituire un rifiuto ad obbedire alla dinamica im- mediata dell'immagine? D'altra parte, ci siamo pure resi conto di quanto sia difficile liberarsi di tale «prudenza»: è facile di- chiarare di voler abbandonare abitudini intellettuali, ma come è possibile mantenere questa promessa? Per un razionalista sor- ge subito un piccolo dramma quotidiano, una sorta di sdoppia- mento del pensiero che, per quanto parziale sia l'oggetto - una semplice immagine -, provoca tuttavia un notevole retentisse- ment psichico. Tale piccolo dramma culturale, dramma al sem- plice livello di un'immagine nuova, contiene tutto il paradosso di una fenomenologia dell'inmiaginazione: come può succedere che un'immagine, talvolta molto singolare, appaia come un con- centrato di tutto lo psichismo? Come un avvenimento singolare ed effimero, quale l'apparizione di un'immagine poetica singo- lare, può reagire - senza alcuna preparazione - su altre anime, in altri cuori, e ciò malgrado tutti gli sbarramenti innalzati dal senso comune, malgrado tutti i saggi pensieri, felici nella loro immobilità? Ci è sembrato, allora, che tale trans-oggettività dell'imma- gine non potesse essere compresa, nella sua essenza, con le sole abitudini dei riferimenti oggettivi: soltanto la fenomenologia - cioè la considerazione dello scaturire dell'immagine in una co- scienza individuale - può aiutarci a restituire la soggettività delle immagini e a misurare l'ampiezza, la forza, il senso della trans-oggettività dell'immagine. Tutte queste soggettività, trans- oggettività, non possono essere determinate una volta per tutte. L'immagine poetica è in effetti essenzialmente variazionale: non è, come il concetto, costitutiva. Non c'è dubbio che sia un compito duro - ancorché monotono - quello di trarre l'azione mutante dell'immaginazione poetica nel dettaglio delle varia- zioni delle immagini. L'appello a una dottrina che porta il nome, tanto spesso mal compreso, di fenomenologia, rischia pertanto di non essere inteso da un lettore di poemi. Eppure, al di fuori di ogni dottrina, l'appello è chiaro: al lettore di poemi si chiede di non considerare un'immagine come un oggetto, ancora meno come un sostituto di oggetto, ma gli si domanda di coglierne la realtà specifica. A tale fine, è necessario associare sistematica- mente l'atto della coscienza donatrice al prodotto più fugace della coscienza: l'immagine poetica. Al livello dell'immagine poetica, la dualità del soggetto e dell'oggetto è iridescente, scin- tillante, incessantemente attiva nelle sue inversioni. Nel campo della creazione dell'immagine poetica da parte del poeta, la fe- nomenologia potrebbe audacemente definirsi una fenomenolo- gia microscopica. Di conseguenza, una simile fenomenologia ha probabilità di essere strettamente elementare: nell'unione, at- traverso l'immagine, di una soggettività pura ma effimera e di una realtà che non giunge necessariamente fino alla sua com- pleta costituzione, il fenomenologo trova un campo di molte- plici esperienze; egli beneficia di osservazioni