LANGHE, ROERO, MONFERRATO CULTURA MATERIALE - SOCIETÀ - TERRITORIO

Periodico on-line dell’Associazione Culturale Antonella Salvatico © Proprietà letteraria riservata

DIRETTORE RESPONSABILE: Emanuele Forzinetti. DIRETTORE SCIENTIFICO: Elisa Panero. COMITATO SCIENTIFICO: Claudia Bonardi, Emanuele Forzinetti, Giuseppe Gullino, Diego Lanzardo, Enrico Lusso, Lorenzo Mamino, Irma Naso. REDAZIONe: Valentina Aimassi, Damiano Cortese, Tiziana Malandrino, Giacomo Ravinale.

Autorizzazione del Tribunale di Alba n. 4/2010 del 12 marzo 2010 Sede legale: Palazzo Comunale, via San Martino 1, 12064, La Morra (Cuneo) Sede della redazione: via Richeri 1, 12064, La Morra (Cuneo)

Per comunicazioni: [email protected] Sommario

Editoriale di EMANUELE FORZINETTI 5

SAGGI 7

Un sistema culturale integrato. Beni culturali tra antichità e alto medioevo fra Langhe, Roero e Monferrato di ELISA PANERO 7

La committenza di Anne d’Alençon. Itinerari culturali e architettonici in Monferrato al crepuscolo del marchesato paleologo di ENRICO LUSSO 19

Bernardo Antonio Vittone in Monferrato. La parrocchiale di Santa Maria Maddalena a e una rilettura dell’intervento vittoniano di TIZIANA MALANDRINO 35

NOTIZIARIO 57

Sulle orme di Sebastiano Taricco di EMANUELE FORZINETTI 57

Insediamenti e luoghi di culto. Il progetto del Centro Internazionale di Ricerca sui Beni Culturali nelle diocesi di Alba, Cuneo e Mondovì di DAMIANO CORTESE 60

RECENSIONI 63

RASSEGNA 71

Editoriale

EMANUELE FORZINETTI

La nascita di una nuova rivista che rispon- tore responsabile, come richiesto dalle nor- de a una precisa progettualità è sempre una mative in vigore. La garanzia del valore sfida. Sfida doppia, in questo caso, perché dell’iniziativa, oltre che dalla presenza sul si tratta di una rivista on line che non uti- territorio dell’Associazione Antonella Sal- lizza i tradizionali canali cartacei per la di- vatico con le proprie attività, è data dall’au- stribuzione, ma che chiunque può stampar- torevolezza del comitato scientifico presie- si, in tutto o in parte, in qualunque momen- duto da Elisa Panero. to, secondo i propri interessi. In un mondo Si tratta di nomi di primo piano del mondo dell’informazione in profonda evoluzione accademico e dell’informazione, presenti quotidiana, l’Associazione Antonella Salva- da tempo nel dibattito culturale, che voglio tico ha scommesso su forme comunicative ricordare e ringraziare personalmente per d’avanguardia, seguendo modelli già dif- la sensibilità dimostrata: Claudia Bonardi, fusi in altre parti del mondo che ora inizia- Giuseppe Gullino, Diego Lanzardo, Enrico no ad affermarsi anche in Italia, compresi Lusso, Lorenzo Mamino, Irma Naso. Il la- gli ambiti accademici. voro operativo sarà coordinato da una re- Portale e rivista marceranno affiancati, o- dazione assai snella, composta da un dina- gnuno con le proprie specificità e i propri mico gruppo di giovani che non mancherà tempi, in un’ottica comune: la creazione di di vivacizzare le pagine della rivista: Va- un Sistema Informativo Territoriale tra Lan- lentina Aimassi, Damiano Cortese, Tiziana ghe, Roero e Monferrato, per la valorizza- Malandrino, Giacomo Ravinale. zione e divulgazione del patrimonio cultu- Il saluto ai lettori non è di rito. La cadenza rale del territorio, con un’attenzione parti- semestrale del periodico non impedisce di colare rivolta al turismo culturale. Su que- cominciare sin da oggi un dialogo proficuo. sto tema i lettori troveranno significativi Suggerimenti, interventi, magari anche cri- contributi sin da questo primo numero. tiche, saranno ben accetti, attraverso i cana- La sfida lanciata dall’Associazione Anto- li della posta elettronica. Ci aiuteranno a nella Salvatico merita di essere accolta. Ho creare un vero e proprio spazio condiviso di quindi accettato volentieri il ruolo di diret- confronto e dibattito sul nostro territorio.

Un sistema culturale integrato Beni culturali tra antichità e alto medioevo fra Langhe, Roero e Monferrato

ELISA PANERO

La valorizzazione del territorio turali come attivatori di processi, non come oggetti chiusi da proteggere escludendoli La valorizzazione e la “fruizione” di un ter- da tutti quei meccanismi di sviluppo che, ritorio dal punto di vista culturale e turisti- proprio se privati del rapporto con la cultu- co passa anche attraverso una visione com- ra, rischiano di essere meccanismi letali per plessiva di quanto esso possa offrire e la il territorio. Territorio e cultura (ossia il pa- “preparazione” a tavolino di un viaggio tra- trimonio di conoscenze elaborate su quel mite lo studio dei suoi paesaggi e dei suoi territorio, e di cui è rimasta traccia) sono in- monumenti. È per questo motivo che la fatti un binomio indissolubile, che va cor- possibilità di poter consultare un sito inter- rettamente valutato e valorizzato. net su cui preparare il proprio itinerario e Il punto di partenza è rappresentato dalla leggere o scaricare materiale informativo, realizzazione di una serie di interventi di ma ben supportato dal punto di vista scien- “recupero” a vario livello dei beni culturali tifico, diventa una interessante opportunità presenti in un territorio. La realizzazione di tanto per gli operatori nel settore dei beni questi interventi deve mettere in moto mol- culturali quanto per i fruitori (residenti, te altre energie, ed è questa attivazione a scolaresche, viaggiatori). determinare lo “sviluppo locale” di cui tan- Un Sistema Informativo Territoriale per l’a- to si parla. rea cuneese tra Langhe e Roero ― con col- Di fatto l’idea di sviluppo trainato dalla legamenti con il Monferrato storico di cui cultura può essere applicata in contesti alcune località sono state parte costitutiva ― molto diversi, ed è sentita molto attuale in rappresenta un supporto per la valorizza- questo momento di crisi generale legato al- zione del patrimonio culturale della zona la globalizzazione, in cui da una parte è sia per la popolazione locale, sia a vantag- molto diffuso il valore della cosiddetta “eco- gio del turismo attraverso le moderne tecno- nomia della conoscenza”, e dall’altra si tor- logie, che possono mettere in risalto tanti as- na a parlare del senso del “locale”, del ra- petti del patrimonio culturale complessivo. dicamento, con la conseguente necessità di L’idea progettuale appare del resto coeren- rielaborare il concetto stesso di identità cul- te con i tempi: poiché le risorse sono in co- turale2. stante diminuzione, si devono valutare con Il percorso dal patrimonio culturale allo oculatezza ogni investimento e ogni forma sviluppo è un tracciato tutt’altro che linea- di gestione; si devono ricercare tutte le pos- re, bensì molto articolato, in cui giocano un sibili sinergie tra gli operatori del settore, ruolo preciso molti portatori d’interesse per attivare insomma ogni possibile circolo (stakeholders) in un sistema di interazioni in virtuoso. Si tratta di avere, appunto, una cui la parte più pregiata sono appunto i le- «visione sistemica»1, e di pensare i beni cul- gami culturali e il sostrato storico.

«LANGHE, ROERO, MONFERRATO. CULTURA MATERIALE - SOCIETÀ - TERRITORIO», anno I, n. 1 (2010) Un sistema culturale integrato SAGGI

Fig. 1. La Torre Rossa di Asti Fig. 2. L’anfiteatro di Pollenzo.

Conseguentemente, non solo la cultura in ship di sistema, una mentalità nuova orien- senso ampio, ma proprio la cura del patri- tata alla collaborazione tra soggetti diversi. monio può essere assunta, almeno in alcuni Molti altri sono comunque i fattori che en- contesti, come volano dello sviluppo turi- trano in gioco: il processo di valorizzazione stico-culturale. del patrimonio culturale comporta (o me- È uno scenario che trova i suoi più aggior- glio: può comportare) innovazione tecnolo- nati e interessanti sviluppi in quell’idea di gica, predisposizione alla ricerca, iniziative glocal, «vivere in nicchia e pensare globa- di formazione, interventi di restauro con- le»3 che oppone ad un progetto dominante servativo, confronto internazionale ecc. Il (in cui globale è il consumo), l’evoluzione primo passo è quindi la conoscenza del terri- della cultura che è invece sempre stata ca- torio; e un territorio come quello tra Langhe, pacità di interagire tra soggetti diversi for- Monferrato e Roero, che ha una storia ricca, mando o costituendo una rete di conoscen- lunga e complessa, ben si presta a una elabo- za. La strategia di approccio territoriale vin- razione di un Sistema Culturale Integrato. cente è quindi una elaborazione consape- vole della complessità delle varie identità culturali presenti su un territorio. Lo svi- Il quadro storico del territorio tra Langhe, luppo è, in senso etimologico, una libera- Roero e Monferrato zione da vincoli, in particolare da quelli co- stituiti dai luoghi comuni e dalle visioni Il territorio tra Langhe, Roero e Monferrato stereotipate4. presenta per l’epoca antica alcune peculiari Fondamentale è il ruolo della comunicazio- caratteristiche in parte ancora leggibili nel- ne, che non deve essere soltanto persuasio- la distribuzione topografica e nella correla- ne, ma anche ascolto e soprattutto informa- zione degli insediamenti moderni, nelle “im- zione e divulgazione: quindi si deve mettere pronte”, più o meno dirette, del passato pre- in pratica uno scambio tra promotori del pro- romano e romano lasciate sul territorio, getto, soggetti culturali operanti nel territo- nella presenza di testimonianze archeologi- rio e cittadini, e si deve auspicabilmente rea- che di grande rilievo. Alla vigilia della ro- lizzare una circolazione di informazioni tra manizzazione, l’area in esame si contraddi- gli attuatori, che costruisca una vera partner- stingue per un popolamento sparso, a pic-

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coli nuclei insediativi diffusi, per lo più di nord, verso Augusta Taurinorum-Torino, sia etnia ligure. È questo il caso dei Bagienni, verso sud sud-ovest, ossia lungo la cosid- stanziati tra il Monviso e i bacini fluviali di detta via delle Gallie. Stura di Demonte e Tanaro e degli ancora Nel territorio pollentino, per esempio, i col- poco conosciuti Ligures Montani, stanziati legamenti con Augusta Taurinorum sono at- nelle valli delle Alpi Cozie e Marittime (fra testati dalla Tabula Peutingeriana, che ripor- i quali si possono distinguere, non senza ta un asse passante per Bra, Cavallermag- qualche difficoltà anche per la non abbon- giore, Racconigi, Carmagnola, , dante documentazione archeologica presen- La Loggia e Moncalieri. Il percorso è do- te per tali aree, i gruppi dei Soti nel Monre- cumentato, in area pollentina, dal toponimo galese, i Tyrii nell’area di Borgo San Dal- Quinto Bianco, a ovest di Bra (derivazione mazzo-Valle Gesso, gli Epanterii, ipotetica- dall’indicazione ad quintum lapidem, ossia mente situati nell’alta valle del Tanaro e, del miliario posto al quinto miglio di di- forse, del Bormida)5. stanza dal centro urbano principale, in que- Su questa maglia insediativa a macchie di sto caso Pollentia). leopardo, l’intervento di Roma a partire dal In secondo luogo, la presa di possesso del II secolo a.C. imprime le caratteristiche tipi- territorio conquistato si attiva con l’orga- che della propria politica di conquista, ri- nizzazione agraria del medesimo attraver- conoscibili in ogni angolo di quello che sarà so la suddivisione in lotti regolari di terre- l’impero romano, ma nel contempo elemen- no, talora assegnati ai veterani di guerra to distintivo e connotante anche del territo- che nei medesimi territori si erano impe- rio tra Langhe, Roero e Astigiano6. gnati per la conquista: la centuriazione8. In primo luogo, la creazione di un articola- L’areale compreso tra Langhe e Roero e par- to sistema stradale, costituito da una serie te del Monferrato era stato assoggettato, di arterie viarie a lunga e a media scala che forse fin dalla fondazione delle città di Pol- collegava i territori di recente conquista lentia, Alba Pompeia, Augusta Bagiennorum e con il centro del potere e, per l’area in esa- Hasta, a una sistemazione agraria (centuria- me, con gli ambienti d’Oltralpe (in parti- tio) che aveva suddiviso il terreno agricolo colare con la Gallia Narbonese), attraverso disponibile in lotti regolari di 20 × 20 actus, quell’insieme di percorsi pedemontani e pari a quadrati regolari di circa 710 metri di montani definiti, appunto, Via delle Gallie7. lato9. Il territorio in questione, connotato da In età romana, infatti, a fianco di percorsi una morfologia collinare e pianeggiante fa- “naturali” di epoca protostorica, si configu- vorevole all’insediamento agricolo, risulta ra la creazione della cosiddetta via Fulvia, così contraddistinto in epoca romana da un costruita intorno al 125 a.C., che da Derto- fitto popolamento rurale, organizzato in na-Tortona (prima fondazione romana do- fattorie, villae rusticae e forse anche in vici, cumentata in area piemontese), attraverso dove il latifondo di medie dimensioni con- Forum Fulvii-Villa del Foro e Hasta-Asti, ar- tinua a essere in parte attivo anche con la rivava a toccare il territorio in cui sarebbero diffusione del cristianesimo. state fondate Alba Pompeia e Pollentia, per L’analisi delle immagini telerilevate (satel- poi dipanarsi in una serie di rettifili minori litari e da bassa quota), la sopravvivenza di che giungevano nel territorio su cui, in età rogge e sentieri interpoderali, unitamente al- augustea, sorse Augusta Taurinorum-Torino. la precisa distribuzione topografica dei re- All’interno di tale ossatura primaria si svi- sti archeologici, permette di delineare un luppa tra tarda età repubblicana e prima quadro articolato, contraddistinto da nuclei età imperiale una fitta rete di percorsi mi- insediativi diffusi sul territorio di piccole e nori o alternativi che connota tutta l’area piccolissime dimensioni, villae e fundi colti- tra Langhe e Roero e si dipana sia verso vati, appezzamenti poderali di non gran-

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dissima estensione ma ben modulati e di- sua conquista si completi, è la creazione di stribuiti sul territorio. poli di controllo, politico, giurisdizionale, Rinvenimenti di ambito funerario, e soprat- economico e sociale, che vanno a costituire, tutto siti di natura insediativa e indizi epi- sul territorio di recente sottomissione, una grafici e toponomastici, sparsi su tutta l’area, manifestazione in piccolo dell’Urbe: le città. dimostrano come questo fosse attivamente Tali capisaldi di controllo, articolati intorno abitato da una popolazione dedita all’alle- a due assi stradali principali, il Decumanus vamento o alla viticoltura (come conferma- e il Cardo Maximi, trasposizione regolare al- no l’iscrizione di un vinarius e le afferma- l’interno del perimetro urbico e su assi fra zioni degli autori latini che ricordano la loro ortogonali, di quello che era il sistema produzione di lana fusca relative a Pollentia) stradale extraurbano, erano dotati di tutti i e da piccoli nuclei rivolti a produzioni spe- servizi, le infrastrutture e anche i monu- cializzate (come quelle ceramiche, anch’esse menti pubblici in grado di far sentire “ro- rinomate nel mondo antico e ricordate dal- mano” anche il cittadino della “frontiera”12. le fonti storiche, che forse ricavavano la lo- Innanzitutto le mura o comunque un val- ro materia prima dai terreni di natura argil- lum di delimitazione, che allo stato attuale losa ubicabili sulle colline tra Bra, Pocapa- della ricerca storica non sembrano avere glia e Monticello d’Alba)10. una esclusiva valenza difensiva, quanto Per quanto riguarda il territorio presumi- piuttosto un valore simbolico di demarca- bilmente afferente a Pollentia (quello che, tra zione di un’area, quella urbana, volutamen- i siti di antica origine, presenta una docu- te definita e ordinata all’interno di uno mentazione maggiore e più estensivamente spazio visivamente circoscritto rispetto a indagata), resti di una villa sono venuti alla un paesaggio esterno più vario e, concet- luce nel 1923 tra Roreto di Cherasco e Bric- tualmente, “selvaggio” e “non civilizzato”. co de’ Faule, a circa 300 metri dalla Statale Emblematico risulta ad esempio, il caso di Bra-Fossano, mentre tradizioni orali e resti Hasta-Asti, centro fondato presumibilmen- sporadici testimoniano la presenza di tracce te a seguito della costruzione della Via insediative sulla dorsale collinare tra Fos- Fulvia quale caposaldo di controllo del ter- sano, Cervere, Bra, Sanfrè11. ritorio, del cui circuito murario, dall’evi- Recenti rinvenimenti, nei pressi della Casci- dente valore simbolico-propagandistico, re- na Reviglia, hanno invece permesso di indi- sta ancora pregevole la cosiddetta Torre viduare un insediamento periferico, databile Rossa13. tra tardo I e II secolo d.C., a probabile fun- Ulteriore elemento connotativo all’interno zione produttivo-artigianale connessa alla delle città di matrice romana, tendenzial- lavorazione dei metalli, come confermereb- mente all’incrocio degli assi viari principa- be la presenza di un’ampia area acciottolata li, risulta essere il forum, la piazza pubblica, aperta, con tre fosse contigue formanti un che racchiudeva tutte le principali funzioni bassofuoco, riempite di scorie ferrose. amministrative-giuridiche (tendenzialmen- Significativi sono inoltre quei toponimi in- te rappresentate dall’edificio della basilica), dicanti la presenza di fundi agricoli romani, religiose (con il tempio-capitolium) ed eco- presenti nei documenti medievali o rintrac- nomiche (con la piazza aperta adibita a ciabili nella toponomastica moderna, quali mercato e circondata da botteghe) della cit- Cintius-Cinzano, Murrius o Maurius-Moira- tà. Infine, risultano emblemi della politica no, l’antica Amphorianus-Anfoiranus-Anfora- di Roma tutti quegli edifici di svago (terme, nus tra Monticello e Santa Vittoria, Cresci- teatro, anfiteatro) e funzionali (acquedotti, zanum presso Bra. fontane, ninfei), finalizzati al benessere del Infine, ulteriore traccia macroscopica della cittadino e quindi rappresentativi di una cit- presenza romana ed emblema di come la tà “romana”.

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Strade, centuriazione e città sono tutti ele- tà, proprio in diretta afferenza con il Tana- menti che hanno inciso profondamente sul- ro, punto dove presumibilmente era stan- la fisionomia del paesaggio tra Langhe, Ro- ziato anche il porto fluviale. Un purpura- ero e Monferrato, lasciando tracce visibili rius, ossia un tintore14, è attestato da un’epi- nell’assetto viario (il reticolo di vie di vario grafe rinvenuta in loco, che confermerebbe ordine tra Alba, Monticello, Santa Vittoria e come l’attività fosse svolta sul posto: strut- Bra, oppure tra Pollenzo, l’Albese e l’area ture adibite alla tintura e al lavaggio delle monferrina, o anche, tra l’altopiano chera- stoffe nuove (fullonicae) certo si dovevano si- schese e le vallate Maira, Stura e Gesso), tuare in aree di facile approvvigionamento nell’organizzazione agraria (ben riscontra- idrico e periferiche rispetto al centro urba- bile, come detto, nella piana di Pollenzo e no, sia per rifornirsi di acqua per le vasche sull’altipiano braidese) e nel sistema di po- di tintura, sia per la necessità di ampi spazi polamento del territorio (per piccoli nuclei, che consentissero le varie operazioni di pu- ma afferenti a centri urbani maggiori, do- litura, cardatura e piegatura, sia infine per cumentati archeologicamente dai resti di evitare che cattive esalazioni infastidissero i Hasta-Asti, Pollentia-Pollenzo, Alba Pompeia- cittadini impegnati in altre attività (la smac- Alba e Augusta Bagiennorum presso la fra- chiatura delle stoffe, per esempio, era attua- zione Roncaglia di Bene Vagienna). ta utilizzando l’urina quale detergente)15. Ma il panorama culturale del territorio tra Interessante risulta poi l’affermazione degli Langhe, Monferrato e Roero è modellato an- autori latini circa l’importanza di Pollentia che dall’elemento naturale che si plasma per la produzione di vasellame: Plinio e con l’evidenza storica e diviene bene cultu- Marziale ricordano la città, insieme ad Ha- rale esso stesso. sta e Surrentum-Sorrento in Italia, a Sagun- Paesaggio che spazia dalle zone pianeg- tum-Sagunto in Spagna, e a Pergamo in A- gianti tra morbidi declivi collinari fino a fa- sia Minore, come importante centro di pro- sce premontane nell’area monregalese e duzione di calices in ceramica16. Pur in man- che si è prestato fin dall’antichità, come canza di precisi rinvenimenti archeologici detto, allo stanziamento di attività produt- relativi a cave e fornaci di ceramica, va co- tive e artigianali che sfruttassero le caratte- munque rilevato che il territorio alluviona- ristiche naturali del luogo: le colline, le fa- le tra il Tanaro e la collina di Bra, Pocapa- sce boschive e, soprattutto, la presenza di glia, Santa Vittoria e Monticello, costituito importanti corsi d’acqua. da un’estesa lente argillosa, risulta partico- Il Tanaro, in particolare, risulta il fil rouge larmente adatto per l’estrazione di argilla di tale territorio e costituisce fin da epoca per la creazione di vasi che, come detto, co- protostorica fonte di benessere economico e stituiscono in antico una importante pro- sociale, grazie alla possibilità di navigazio- duzione locale ma commercialmente diffu- ne, favorendo i contatti commerciali tra le sa in tutto il Mediterraneo. Ben documenta- due rive e lo stanziamento di attività arti- ta risulta inoltre nel territorio astigiano an- gianali nelle sue prossimità. che la produzione vetraria17. È infatti proprio lungo il corso del fiume, Se la produzione artigianale è quindi fio- che i centri urbani principali ubicano i loro rente tra Langhe, Monferrato e Roero, l’at- quartieri artigianali e portuali, per quanto tività principale resta tuttavia in epoca an- non sempre la testimonianza archeologica tica quella agricola e di allevamento. riporti a noi strutture di evidente interpre- Ancora Pollenzo è ricordata dalle fonti per tazione. Per Pollentia, per esempio, pur man- la produzione di lana fusca o lana nigra, uti- cando dati materiali sicuri, possiamo ipo- lizzata per le vesti di uso quotidiano18, per tizzare un’ubicazione delle attività artigia- quanto la documentazione materiale non nali principali nel settore orientale della cit- consenta di individuare con sicurezza strut-

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ture preposte all’allevamento ovino, alle vino, ma, come attestano per esempio la pratiche di cardatura e filatura della lana (a stele funeraria di Q. Veiquasius Optatus parte l’attestazione epigrafica di un purpu- proveniente forse da Cherasco (ma non è rarius, come si è detto). esclusa una sua afferenza al territorio pol- Dediti a pastorizia e allevamento erano lentino) e quella di Rinnius Novicius da Ca- probabilmente i piccoli nuclei più interni, raglio, entrambe raffiguranti un carro trai- stanziati nell’Alta Valle del Tanaro e nelle nato da due muli, sul quale viene trasporta- vallate dei torrenti affluenti (Ellero, Corsa- ta una botte, è ipotizzabile anche per que- glia, Casotto). Una stele frammentaria da st’area della Cisalpina l’utilizzo di tali con- Breolungi, recante scene di aratura, e quella tenitori20. dei Baebii da Beinette, recante su registri Lo stretto binomio tra territorio e insedia- diversi greggi di pecore e file di pollame, mento antropico, pur modificato, permane rimandano chiaramente al mondo agricolo, anche nei secoli successivi. mentre il probabile centro antico di Ceva è Se tra la tarda antichità e l’alto medioevo il ricordato dalle fonti per la produzione ca- popolamento urbano si contrae (come nel searia, in particolare per il formaggio di lat- caso di Pollentia e Augusta Bagiennorum), dan- te di pecora. Probabile sull’arco montano do vita a fenomeni di ripiegamento sui siti (Breolungi, Castelvecchio di Peveragno, Chiu- di altura, meglio difendibili (protoincastel- sa Pesio), per quanto attestato solo da scar- lamento di altura), mentre l’organizzazione se scorie di lavorazione e dalla topografia agraria regolarmente costituita e l’articola- degli insediamenti antichi, doveva essere, to sistema viario tendono a involversi e in fin da epoca protostorica, l’attività minera- alcune parti del territorio a perdersi del tut- ria in relazione ai principali giacimenti di to, chiese, monasteri, luoghi di culto, spes- piombo argentifero, rame e ferro19. so circondati da ampie proprietà agrarie e L’attività produttiva che sembra tuttavia da aree ricettive per i pellegrini, diventano essere stata la principale per l’area tra Lan- il vero simbolo del paesaggio. ghe e Roero si configura, fin da epoca anti- La vita nei centri abitati si aggrega intorno ca, quella vitivinicola. Analisi polliniche te- alla piazza della chiesa (spesso non lontana stimoniano infatti la presenza di pollini di da quella che era la platea forense romana, vite nell’area fin dall’età del Bronzo (come che viene gradualmente occupata da strut- per esempio nell’abitato protostorico di ture mobili), le aree funerarie si concentra- Montaldo di Mondovì), mentre l’evocativo no intorno alle chiese cimiteriali, i monaste- (per quanto non suffragato da prove con- ri regolano la fisionomia e i tempi della crete) collegamento tra “Arneis”, nome del campagna. noto vino del Roero, citato nel latino me- Di contro, muta anche il panorama agrario, dievale come Renesium o Ranaysium e la pa- con un tendenziale impoverimento delle rola indoeuropea *ardano = vino, suggerisce campagne e un cambiamento delle abitu- una vocazione spiccatamente vinicola della dini alimentari: si diffonde il bosco (ancora regione fin da epoca preromana, favorita ben visibile nel Roero, nella zona monrega- peraltro, come detto, dalla presenza del lese, nell’alta valle Belbo e nella valle Bor- Tanaro, vera arteria di comunicazione e mida), in prevalenza di castagno e, a un’e- commercio per il territorio. conomia agricola su vasta scala, si sostitui- L’abbondante presenza ad Alba e nel terri- sce un sistema agro-silvo-pastorale a pro- torio (soprattutto dai contesti funerari di duzione più ristretta. San Cassiano e Via Rossini), di anfore a Le analisi polliniche condotte a Manzano fondo piatto di medie dimensioni, suggeri- presso Cherasco, a Castelvecchio presso Pe- sce una produzione locale di tali manufatti veragno e a Breolungi, confermano inoltre proprio per il trasporto-contenimento del una vasta presenza della segale, dominante

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come coltivazione cerealicola soprattutto di fortificazione ad ampio raggio dei con- nei climi freddi, di orzo, miglio, frumento fini marittimi della marca arduinica, i pri- comune, piccolo farro, avena, panico, sorgo mi interventi coordinati di incastellamento (quest’ultimo il cereale più abbondante a dell’area sono da ascriversi ai vescovi di Manzano). Asti o alle clientele vassallatiche locali. Ben attestata risulta anche la coltivazione Strette a nord dalla presenza di numerose di leguminose, in particolare la veccia, il silvae, le dorsali collinari affacciate sulle favino e il pisello. In area cheraschese sono valli del Tanaro e del Borbore vedono così, inoltre attestati fava e lenticchia. L’abbon- a partire dal X secolo, la nascita di numero- dante impiego delle leguminose è forse do- si castra (Gorzano, , Cadilliano, Ma- vuto, oltre che all’apporto energetico nel- gliano), il cui numero viene decisamente l’alimentazione umana, alle loro proprietà incrementato entro la metà del secolo suc- di fissare l’azoto al terreno, rendendo que- cessivo (Celle, Lavege, Marcellengo, Cana- st’ultimo più fertile. le, Priocca, Santo Stefano, Castellinaldo, Il processo di lenta sostituzione delle strut- Pulciano, Vezza, Castagnito, Monticello) e, ture territoriali dei municipia romani con a quanto pare, proprio grazie a iniziative quelle proprie dell’ordinamento diocesano vescovili dirette. Un’analoga politica è per- che, in ambito subalpino, pare assumere seguita dai vescovi astigiani anche nel set- corpo sin dal tardo IV secolo, rappresenta, tore meridionale dell’altopiano. insieme alla diffusione di centri monastici Le città sede vescovile ― Alba, Asti, Acqui nel corso dei secoli VIII-X, uno dei fenomeni e, più tardi, Mondovì ― e alcuni centri se- più tipicamente “altomedievali”. Nell’area miurbani, come Bra e Cherasco, conoscono roerino-langarola ― e in parte monferrina ―, in età bassomedievale una profonda fiori- tuttavia, tale processo, soprattutto per quan- tura, quali fulcri di un rinnovato sistema to riguarda l’organizzazione delle unità territoriale, centri di scambio e di commer- amministrative ecclesiastiche, risulta rico- cio, e di un riorganizzato sistema di gestio- struibile solo parzialmente e, in ogni caso, ne del potere politico. mostra evidenti ritardi imputabili al com- Tuttavia l’immagine di Langhe, Monferra- plesso assetto territoriale ereditato dal to e Roero è fortemente connotata dalla mondo tardoantico21. presenza di strutture fortificate, sebbene il I profondi mutamenti nella fisionomia ter- motivo iconografico dell’area come di ter- ritoriale dell’area in epoca altomedievale ritori di dolci colline sistemate a vigneto si riscontrano in uno degli esempi che dominate da una serie pressoché ininter- paiono avere evidenti riflessi sull’assetto rotta di castelli sia stata largamente enfa- del paesaggio storico: l’incastellamento, pro- tizzata e, soprattutto, non corrisponda pie- cesso che prende corpo, in ambito subal- namente a un assetto storicamente conso- pino come altrove, a partire dal tardo IX lidato, ma, piuttosto, a uno degli esiti più secolo. Non solo, infatti, il territorio non vistosi di recenti processi di industrializ- risulta appartenere in maniera omogenea zazione agricola e di “sopravvivenze” sto- ai marchesi di Torino, ma appare ulte- riche selezionate. riormente frammentato a causa dell’asset- Castelli, chiese, torri sono comunque il sim- to delle numerose diocesi che vi insisteva- bolo iconografico di questo territorio, che no, interamente (Alba) o parzialmente (A- proprio nella sua stratificazione storica e sti, Savona e Acqui). Tramontata da tempo culturale, unitamente al paesaggio naturale l’ipotesi di poter rintracciare nell’attività connotato da dolci declivi collinari, trova la di vigilanza lungo le coste liguri affidata, sua caratteristica peculiare e la “rete strut- nel primo quarto del IX secolo, al vescovo turale” che forma il sistema culturale inte- di Torino, Claudio, i prodromi di un’opera grato dell’area22.

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Fig. 1. Anonimo, L’alto Monferrato nella zona di Alice, Castelvero, Ricaldone, Mombaruzzo, Nizza e Incisa, 1650 (AST, Corte, Monferrato materie economiche ed altre, m. 17, fasc. 1)

Materiali per un Sistema Culturale Integrato che non può e non deve appiattirsi sulla “monocoltura turistica”. Dalla breve panoramica fatta risulta eviden- Per tale ragione il Sistema Culturale Integra- te come il territorio in esame sia ricco di un to di Langhe e Roero promosso dall’Associa- patrimonio culturale che va valorizzato in zione Culturale Antonella Salvatico – Cen- varia misura e con interventi diversificati. tro Intenazionale di Ricerca sui Beni Cultu- Se infatti sono strategiche le azioni di re- rali (CIRBEC) è rivolto sia agli aspetti del- stauro/recupero, esse devono però anche l’informazione, sia a quelli della formazio- essere accompagnate da forme di incenti- ne e della divulgazione delle peculiarità vazione e facilitazione per nuove iniziative culturali del territorio in esame. di formazione e ricerca, e insomma dalla Il fruitore (ed è bene parlare di fruitore in costituzione di osservatori, “laboratori” e quanto in esso si può comprendere tanto lo corsi che approfondiscano l’aspetto didat- studioso che vuole cercare una occasione di tico per accompagnare uno sviluppo locale confronto, sia coloro che intendono sempli-

14 SAGGI Elisa Panero

cemente approfondire a vario livello la co- svolta in modo sistematico, sta continuan- noscenza del territorio, quali possono esse- do ancora adesso con la revisione e l’ag- re il visitatore o le scolaresche) deve infatti giornamento della documentazione raccol- potere trovare uno spazio di indagine per ta. Si sono per ora evidenziati oltre 540 “si- individuare un percorso corretto per otte- ti culturali” (ma il loro numero è destinato nere almeno una prima risposta ai suoi ad aumentare con il proseguimento delle quesiti. Quesiti di conoscenza del territorio ricerche), tra aree di interesse archeologi- che per lo più richiedono comunque l’inter- co-paesaggistico, castelli, palazzi storici e rogazione dei tanti organismi operanti sul chiese. territorio: comuni, enti locali, associazioni Si è quindi presentata innanzitutto la ne- culturali, musei, biblioteche ecc. cessità di creare un sistema di banche dati Ciò premesso, e con l’intenzione di creare che interagissero fra loro e che tenessero una piattaforma di partenza che si configu- conto delle diverse peculiarità del nostro ri come un punto di raccordo tra le iniziati- territorio dal punto di vista culturale: da un ve inerenti ai beni culturali di Langhe, Roe- lato un monitoraggio dei musei presenti sul ro e Monferrato, l’attività del Centro Inter- territorio e, più genericamente, dei luoghi nazionale di Ricerca sui Beni Culturali si è funzionali alla divulgazione culturale. Dal- appunto concentrata sulla creazione di un l’altro un database essenziale e di facile uti- sito internet che da un lato possa dare voce lizzo e implementazione che racchiudesse i alle ricerche documentarie relative al pa- dati basilari di tali luoghi di interesse cul- trimonio culturale presente nel territorio, turale. Questi, divisi appunto per tipologia dall’altro lo renda accessibile ai diversi e («Chiesa»; «Palazzo storico»; «Residenza»; diversificati fruitori. «Castello»; «Sito archeologico»; «Monu- mento archeologico isolato»; «Particolare luogo di interesse»; «Santuario»; «Torre»; Il portale «Casa-torre») sono stati informatizzati in una banca dati che racchiude le caratteristi- www.langheroerosistemaculturaleintegrato.org che essenziali dei medesimi, che è di facile rappresenta infatti una vera e propria piat- gestione da parte dei compilatori, e che, taforma dalla quale si può gestire (da parte una volta inserita nel più ampio sistema degli operatori) e navigare (da parte dei fru- della piattaforma internet, è di facile con- itori) nel territorio di Langhe e Roero, at- sultazione da parte dei fruitori. traverso una homepage lineare. Nella homepage lineare del portale, oltre Poiché il patrimonio culturale presente nel- alla banca dati, risulta sempre visibile una l’area oggetto è cospicuo ed eterogeneo, in parte introduttiva aggiornata a cadenze re- un’ottica di informazione e divulgazione la golari in cui si spiegano le novità o si inizia strategia di intervento parte necessariamen- a proporre un itinerario che poi sarà svi- te dal monitoraggio di quanto è presente sul luppato nella sezione Itinerari turistico- territorio; monitoraggio a vario livello, sia culturali, finalizzata a far conoscere il terri- storico, sia dello stato di conservazione del torio a un vasto pubblico. bene in oggetto, sia della sua accessibilità. Da questa sezione il fruitore potrà trarre Innanzitutto l’équipe impegnata nel pro- spunti di viaggio, informazioni culturali, getto ha evidenziato, attraverso una siste- idee per attraversare il territorio oggetto di matica ricognizione del territorio (ricogni- interesse o anche semplicemente un breve zione non solo dei dati editi, ma vero e ma dettagliato repertorio per conoscere proprio survey a cielo aperto per monitora- una determinata area nei suoi aspetti cultu- re la situazione) un primo, ampio nucleo di ralmente più rilevanti, ma spesso poco noti luoghi di interesse culturale. L’indagine, e indagati.

15 Un sistema culturale integrato SAGGI

Sia nella sezione Itinerari turistico-cultu- Rivista, una vera e propria sezione auto- rali sia nella sezione Biblioteca trovano noma non solo di approfondimento, ma quindi spazio articoli, volumi e testi di vario spazio di confronto e dibattito scientifico genere ― ma sempre scientificamente rile- sulle ricerche e sulle attività culturali rela- vanti ―, inseriti in formato .pdf scaricabile. tive o afferenti al territorio di Langhe, Roe- Fin dalla homepage è comunque evidente ro e Monferrato. che si possono intraprendere percorsi a va- Si tratta di una vera e propria rivista on- rio livello. line, secondo un trend già ben avviato da Attraverso il database, per esempio, il frui- alcuni ambiti di ricerca, soprattutto nel tore potrà effettuare ricerche per località, mondo anglosassone e che sta iniziando ad potendo fare una prima visita “virtuale” di avere un certo successo in ambito accade- tutti i principali siti di interesse culturale mico-scientifico italiano. Intitolata Langhe, presenti in un dato comune. Oppure potrà Roero, Monferrato: cultura materiale - società - fare un’indagine su una determinata tipo- territorio, ha periodicità semestrale, unisce logia di luoghi di interesse culturale, ad e- alle proposte di itinerario culturale presenti sempio castelli o chiese, presenti in tutto il sul nostro portale, un approfondimento territorio o in una porzione di esso. scientifico su alcuni aspetti del nostro terri- In secondo luogo nella sezione Itinerari tu- torio, attraverso la partecipazione di vari ristico-culturali si potrà accedere a propo- studiosi che operano nel campo dei beni ste di quelli che potremmo chiamare «itine- culturali rari di approfondimento», su determinate Questo è soltanto un primo passo per la aree all’interno del territorio tra Langhe e creazione di un Sistema Culturale Integra- Roero: si potranno così scaricare .pdf di to, ma è un passo importante in quanto approfondimenti, mappe, focus ecc. trovano il loro spazio, in una struttura tec- Analogamente la sezione Biblioteca per- nologica moderna ed efficace, le varie esi- metterà di consultare i vari approfondi- genze degli interlocutori interessati a pro- menti, articoli e studi relativi all’area. muovere e a conoscere il patrimonio cultu- Ma di particolare interesse risulta la sezione rale del territorio.

1 Per un’analisi delle problematiche inerenti al M. GAMBARI, Sparsi per saxa. I Bagienni dalle origini concetto di Sistema Culturale Integrato, sviluppato alla Lex Iulia de civitate, in Dai Bagienni a Bredulum. anche in altri contesti, cfr. S. DELLA TORRE, L’integra- Il pianoro di Breolungi tra archeologia e storia, a cura di M. zione dei sistemi culturali come strumento di tutela pro- VENTURINO GAMBARI, Torino 2001, pp. 33-46, F.M. GAM- attiva, «Arkos», X (2005), pp. 20-25; S. DELLA TORRE, BARI, L’etnogenesi dei Liguri cisalpini tra l’età del bronzo fi- C. PESARO, Il progetto di Sistema Culturale Integrato, in nale e la prima età del ferro, in Ligures Celeberrimi. La Li- Intorno all’Isola, Preprint del Convegno di presenta- guria interna nella seconda età del Ferro, Atti del congres- zione del «Progetto di Sistema Culturale Integrato so (Mondovì, 26-28 aprile 2002), a cura di M. VENTURI- del Distretto dell’Isola Comacina», Como 2002, pp. 4- NO GAMBARI, D. GANDOLFI, Bordighera 2004, pp. 11-28; 14; Cantiere cultura. "Beni culturali e turismo come risor- S. GIORCELLI BERSANI, E. PANERO, Prima di Bra. La roma- sa di sviluppo locale: progetti, strumenti, esperienze" a nizzazione e la fondazione di Pollentia, in Storia di Bra. Dal- le origini alla rivoluzione francese, a cura di F. PANERO, I, cura di R. GROSSI, S. DEBBIA, Milano 1998; P.A. VA- Le origini di Bra. Il medioevo, Bra 2007, pp. 29-138, in part. LENTINO, Le trame del territorio. Politiche di sviluppo dei pp. 31-34) Archeologia in Piemonte, I, La preistoria, a cura sistemi territoriali e distretti culturali, Milano 2003. di L. MERCANDO, M. VENTURINO GAMBARI, Torino 1998. 2 Cantiere cultura cit.; vedi anche P. RE, Le variabili 6 Cfr. a questo proposito: F. FILIPPI, E. MICHELETTO, del marketing nel contesto dei beni culturali, Torino 2003. Il territorio tra Tanaro e Stura: contributo alla carta archeolo- 3 L. SERTORIO, Vivere in nicchia, pensare globale, To- gica, «Quaderni Casa di studio F. Sacco», X (1987), pp. 5- rino 2005, pp. 97-99. 37; S. GIORCELLI BERSANI, Alla periferia dell’impero. Auto- 4 Cfr. nota 1. nomie cittadine nel Piemonte sudorientale romano, Torino 5 PLIN., Nat.Hist., III, 5, 47. Per un’analisi del terri- 1994; Archeologia in Piemonte, II, L’età romana, a cura di L. torio delle Alpi Marittime in epoca preromana cfr.: F. MERCANDO, Torino 1998.

16 SAGGI Elisa Panero

7 G. BANDELLI, Colonie e municipi delle regioni transpa- mus, 246); E. PANERO, La città romana in Piemonte. Realtà dane in età repubblicana, in La città nell’Italia settentrionale e simbologia della Forma Urbis nella Cisalpina occidentale, in età romana. Morfologie, strutture e funzionamento dei cen- Cavallermaggiore 2000; S. SANTORO BIANCHI, Alcune ri- tri urbani delle Regiones X e XI, Atti del convegno (Trie- flessioni su scuole e tipologie urbanistiche nell’Italia centro- ste, 13-15 marzo 1987), Trieste-Roma 1990, pp. 251-277; settentrionale, in Les débuts de l’urbanisation en Gaule et ID., La penetrazione romana e il controllo del territorio, in Te- dans les provinces voisines, Actes du colloque (Paris, 18-20 sori della Postumia: archelogia e storia intorno a una grande mai 1984), Tours 1984 (Caesarodunum, 20), pp. 375-392; strada romana alle radici dell’Europa, Catalogo della mo- D. SCAGLIARINI CORLAITA, Impianti urbani e monumenta- stra (Cremona, 4 aprile-26 luglio 1998), Milano 1998, pp. lizzazione nelle città dell’Italia Settentrionale, in Die Stadt in 147-155; G. BEJOR, Il segno monumentale nelle città: l’azione Oberitalien und in den nordwestlichen Provinzen des Römi- del modello centrale, in Civiltà dei Romani. La città, il terri- schen Reiches, a cura di W. ECK, H. GALSTERER, Mainzam torio, l’impero, a cura di S. SETTIS, Milano 1990, pp. 65-82; Rein 1994 (Deutsch-Italienisches Kolloquium in Kultu- G.A. MANSUELLI, Urbanistica e architettura della Cisalpina rinstitut Köln-Soldendruck aus Kölner Forschungen, 4), romana fino al II sec. e.n., Bruxelles 1971 (Collection La- pp. 159-178. tomus, 111). 13 PANERO, La città romana cit. 8 Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo ro- 14 CIL, V, 7620 = I.It. IX, 1, 140. CIL, V, 7620 = I.It. IX, mano, Catalogo della mostra (Modena, 11 dicembre 1983- 1, 140. 12 febbraio 1984), Modena, (s.d. ma 1983); F. RAVIOLA, I 15 Cfr. nota 11 e relativa bibliografia. segni della terra: la centuriazione, in Scarnafigi nella storia, a 16 MART., XIV, 157; PLIN., Nat. Hist., XXXV, 12, 160. cura di A.A. MOLA, Cuneo, 1992 (Biblioteca della Società Cfr. nota 10. per gli Studi Storici, Archeologici ed Artistici della Pro- 17 Calices Hastenses: ceramica e vetri di età romana e me- vincia di Cuneo, 27), pp. 197-204. dievale da scavi archeologici in Asti, a cura di F. BARELLO, 9 Cfr. nota 8. Vedi anche G. BONORA MAZZOLI, M. A. CROSETTO, Torino 2002. DOLCI, E. PANERO, Forme di popolamento: nuclei di organiz- 18 PLIN., Nat. Hist., VIII, 49, 190-191; COLUM., VII, 2, zazione rurale romana tra Piemonte e Lombardia, in Forme e 4; SIL. ITAL., VIII, 597-598; STRABO, V, 1, 12. tempi dell’urbanizzazione nella Cisalpina (II secolo a.C.–I se- 19 Langhe e Roero. Storia e trasformazione di un paesag- colo d.C.), Atti del convegno (Torino, 4-6 maggio 2006), a gio tra antichità ed età moderna, a cura di E. LUSSO, E. PA- cura di L. BRECCIAROLI TABORELLI, Borgo San Lorenzo NERO, La Morra 2008 (Quaderni del Centro Internazio- 2007, pp. 323-326. nale di Ricerca sui Beni Culturali, 3). 10 E. PANERO, I calices di Pollentia e l’individuazione 20 Terre di frontiera. Uomini e scambi nella periferia del- delle fornaci pollentine: una proposta di ricostruzione storica, l’Impero, Atti del convegno (La Morra, 17 novembre 2007), in Working with Roman Kilns: Conducting Archaeological Re- a cura di G. BEJOR, E. PANERO La Morra 2008 (Quaderni search in Pottery Production Centres, 26th Congress of the del Centro Internazionale di Ricerca sui Beni Culturali, 4), Rei Cretariae Romanae Fautores (Cádiz, 28th september– in part. pp. 55-76; L. MERCANDO, Riflessioni sul linguaggio

5th october 2008), c.s. figurativo, in Archeologia in Piemonte cit., II, pp. 291-358. 11 GIORCELLI BERSANI, PANERO, Prima di Bra cit. 21 Langhe e Roero cit. 12 J. BONETTO, Mura e città nella Transpadana romana, 22 Ibid., con riferimento ai capitoli scritti da E. Lusso, Portogruaro 1998; P. GROS, Les étapes de l’aménagement pp. 98-123 (anche per l’analisi delle nuove trasformazioni monumental du forum: observations comparative (Italie, del territorio a partire dal tardo XII secolo, dapprima per Gaule Narbonnaise, Tarraconaise), in La città nell’Italia set- iniziativa dei comuni urbani di Alba e Asti e dei centri tentrionale in età romana cit., pp. 29-68; ID., L’architettura semiurbani di Bra, Cherasco, Fossano e Mondovì e, suc- romana: dagli inizi del III secolo a. C. alla fine dell’alto impe- cessivamente, dei marchesi del Carretto, degli Angiò, dei ro, I, Milano 2001; S. MAGGI, Le sistemazioni forensi nelle marchesi di Monferrato della dinastia paleologa, dei Vi- città della Cisalpina romana, Bruxelles 1999 (Collection Lato- sconti e dei Savoia).

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La committenza di Anne d’Alençon Itinerari culturali e architettonici in Monferrato al crepuscolo del marchesato paleologo

ENRICO LUSSO

Quello di Monferrato era un principato di la consegna da parte del segretario mar- medie dimensioni, incastonato tra il ducato chionale e dei consoli casalesi delle chiavi, di Savoia, la repubblica di Genova e lo sta- rispettivamente, del castello e dalla città, to di Milano1. Dal punto di vista istituzio- Aloisio Sarmento, Cesareus legatus in Monte- nale, era un feudo soggetto all’imperatore, ferrato, prese residenza «in arce civitatis Ca- trasmissibile solo per via maschile, condi- salis, videlicet in camerino […] sito versus zione che spiega la sostituzione dinastica sero et quod habet additum in sala deaura- del 1306, segnata dall’arrivo dei Paleologi2, ta ipsius castri»5; ossia, in quello che fino a e che tornò a riproporsi negli anni di Anne pochi giorni prima era stato l’appartamen- d’Alençon, cui, di fatto, si deve la pianifi- to di rappresentanza dei marchesi, affaccia- cazione del passaggio del marchesato ai to sul viridarium parvum (1516) o novum Gonzaga nel 1536, dopo tre anni di seque- (1518)6 e nei cui pressi, entro il 1520, era sta- stro imperiale3. ta fatta realizzare una capella nova7. Ciò che rappresenta la specificità della vi- Per quanto Anne mantenesse un ruolo di cenda anche umana di Anne fu l’aura di preminenza sociale assumendosi il difficile ineludibile crepuscolo che aleggiò sulla di- compito di reggere le sorti del marchesato nastia sin dalla morte del marchese Bonifa- nel momento del trapasso verso il nuovo cio III e dalla vertiginosa sequenza di suc- assetto giurisdizionale8, la sua avventura po- cessioni e reggenze che nel 1493 portò al litica si chiudeva di fatto nel 1530. Non è governo Guglielmo IX, futuro marito di un caso che, oltre al testamento, dettato nel Anne, sotto la tutela della madre Maria di 15489, uno dei pochi atti in cui ella compare Serbia prima, di Costantino Aranito Comne- in veste ufficiale fosse redatto nel 1538 «in no poi e di Benvenuto Sangiorgio dal 1499 arce civitatis Casalis, videlicet in camera de- al 1512. Nel 1518 il marchese moriva e gli aurata sita versus solis occasum», per nomi- succedeva, sotto la tutela di Anne, il figlio nare procuratori incaricati di curare i suoi Bonifacio IV, anch’egli prematuramente scom- interessi in Francia10. Né deve trarre in in- parso nel 1530. A nulla valse la ragion di ganno rivederla rogare nel castello: l’edifi- stato e l’aver indotto Gian Giorgio, fratello cio era ormai avviato a divenire una muni- di Guglielmo, ad abbandonare la carriera ta fortezza11, mentre la sede del potere si ecclesiastica: la sua morte nel 1533 apriva la era spostata in palazzo Gaspardone12. strada ai Gonzaga, dapprima con la reg- La condizione della principessa, a conti fat- genza di Margherita ― cui, ancora una volta, ti, assomiglia a una dorata prigionia. E, in- fu associata la madre Anne ―, poi attraverso fatti, Anne non tarderà a ritirarsi a vita pri- l’unione dei due stati nel 15664. vata nel monastero di Santa Caterina, da lei Ma la reggenza delle due madame appare fondato. Una nota succinta nel libro dei del tutto di facciata: nel maggio 1533, dopo morti della cattedrale ricorda che «die de-

«LANGHE, ROERO, MONFERRATO. CULTURA MATERIALE - SOCIETÀ - TERRITORIO», anno I, n. 1 (2010) La committenza architettonica di Anne d’Alençon SAGGI

cima octobris 1562 obiit illustrissima domi- na Anna […], sepulta in ecclesia Sancte Ca- therine ubi habitant moniales ordinis fra- trum Sancti Dominici»13.

La cultura architettonica a Casale e nel Monferrato tra Quattro e Cinquecento

Gran parte della vicenda che qui si analizza ruota attorno alla fondazione del convento di Santa Caterina, così come su di esso ― o, meglio, sull’edificio donato all’atto della fon- dazione ― si gioca la possibilità di puntua- lizzare alcuni aspetti della progressiva fil- trazione di modelli pienamenti rinascimen- Fig. 1. Agostino de Mori (detto il Bagolino), Dissegno tali in Monferrato. Modelli che, se da un la- della cittadella, città et castello [di Casale] […], ante to si innestarono su un sostrato già orienta- 1612, particolare (AST, Corte, Carte topografiche e di- to verso le “novità” architettoniche elabora- segni, serie V, Casale Monferrato, n. 18). In evidenza, sulla sinistra, il largamento di canton Brignano te in area lombarda e veneta, ambito di “naturale” gravitazione culturale del mar- chesato14, dall’altro si continua spesso a qua- tuali presenti in città e favorire l’inurbamen- lificare genericamente come “cinquecente- to di quella nobiltà rurale che da sempre schi”. Ma anche a una lettura superficiale costituiva il bacino di reclutamento per i dei manufatti superstiti appare evidente funzionari di corte18. come essi pervengano a una sintesi proprio In una manciata di anni, dal 1469, anno di nei primi anni in cui Anne si trovava in fondazione del convento di San Domenico Monferrato. dei Predicatori19, al 1476, data in cui fu isti- È però, preliminarmente, necessario com- tuito quello extra moenia di Santa Maria de- piere un passo indietro, precisamente sino gli Angeli, affidato ai Francescani20, furono a quando, alla metà degli anni sessanta del così introdotte o “ristrutturate” almeno cin- XV secolo, il marchese Guglielmo VIII ini- que comunità monastiche, con una netta ziava ad adoperarsi per «fare Casale cip- preferenza verso gli ordini che avevano ade- tà»15. Casale che, da una ventina d’anni, ac- rito alla riforma dell’Osservanza di Lom- canto alla progressiva stabilizzazione resi- bardia21. Soprattutto, però, si diede avvio denziale della corte, aveva visto prendere alle operazioni destinate alla creazione del forma il proprio ruolo di “capitale”16. largamento di Canton Brignano, un’area di Il problema che si pose di fronte a Gugliel- espansione urbana che si saldò al borgo mo sembra essere stato relativamente com- lungo il tratto sud-orientale delle mura due- plesso, ma non certo di natura politica: il centesche (fig. 1)22. fratello Teodoro era infatti protonotaio apo- Grazie alla mediazione del cardinale Teo- stolico, nonché cardinale elettore, dunque doro Paleologo, nel 1474 veniva così eretta in possesso dei giusti contatti presso la cor- la diocesi di Casale23. Se per raggiungere te pontificia per promuovere le istanze l’obiettivo era probabilmente stato suffi- marchionali17. Piuttosto si trattava di ga- ciente l’impegno formale dei marchesi a so- rantire i requisiti “minimi” perché la richie- stenere la metamorfosi urbanistica della cit- sta potesse essere accettata: si doveva cioè tà, ben altro sforzo era necessario per dare potenziare il numero di fondazioni conven- corpo agli interventi. Di fronte alla cronica

20 SAGGI Enrico Lusso

carenza di liquidità, all’esigenza di poten- è possibile “tracciare” con una certa preci- ziare gli spazi propri del potere ― castello sione l’evoluzione dei modelli architettoni- in primis, per far fronte alla concentrazione ci nell’ultimo quarto del XV secolo e nei pri- delle attività burocratiche e di governo24 ―, mi anni del successivo, giungendo a stabili- e alle priorità imposte da una costante con- re quali fossero i più diffusi nell’ambiente di dizione di belligeranza, è evidente che i corte nell’imminenza dell’arrivo di Anne. tempi per portare a compimento le iniziati- Gli interventi più risalenti sono da ricono- ve non potevano che dilatarsi. scere nella chiesa conventuale di San Do- Due dati, tra i tanti, appaiono significativi: menico, la cui prima pietra fu posta nel ancora nel 1527 Galeotto del Carretto lega- 147027, e nel suo primo chiostro, probabil- va 50 scudi al citato convento di Santa Ma- mente in costruzione nel 1488 (fig. 2), anno ria degli Angeli «pro fabrica ecclesie»25, men- in cui il citato Giovanni Antonio Picco fa- tre è del 1491 la grida di Bonifacio III indi- ceva causa ai frati perché, con i nuovi edifi- rizzata a Giovanni Antonio Picco, commis- ci, privavano di luce la sua residenza28. Il sario della città di Casale, affinché «seguen- secondo chiostro ― necessario per la clau- do el desegno ac desiderio nostro circa la sura rigorosa prevista dall’Osservanza ― fortificatione, ornamento et bonifacione di per quanto denunci un’evidente omologa- questa nostra cità di Casale, così in li edifi- zione formale al primo, daterebbe dopo il cii come nhe le strate et lochi pertinenti» 1504, anno in cui i documenti registrano una provvedesse alla «universale visitatione per robusta attività di acquisizioni di proprietà le piace et tute le altre contrade d’essa cità», immobiliari adiacenti al convento29. facendo chiudere «li sedimi et altri lochi Simili le vicende che interessarono il con- che porgiano sopra le strate di muro […], vento di Santa Croce a partire dal 1476, an- talmente che facto sia in quello ordine et no in cui Guglielmo VIII, donando parte grado come ad lo ornamento d’una cità dei sedimi delle mura che le opere di forti- conviene»26. Il marchese, evidentemente, si ficazione per il largamento rendevano ormai riferiva all’area del largamento e all’ancora inutili, introduceva gli Agostiniani dell’Os- diffusa presenza di sedimi inedificati. servanza (fig. 3)30.

Fig. 2. Convento di San Domenico di Casale. Il pri- Fig. 3. Convento di Santa Croce di Casale. Il chiostro mo chiostro. grande.

La longue durée dei cantieri avviati da Gu- Sinteticamente, è possibile stabilire che, per glielmo VIII e dai suoi successori si rivela quanto attiene al chiostro “grande” ― uni- di rilevanza cruciale, perché proprio attra- ca struttura superstite dell’epoca ―, due verso il graduale progredire delle fabbriche furono le fasi di cantiere: la prima, di poco

21 La committenza architettonica di Anne d’Alençon SAGGI

successiva all’insediamento della comuni- Il primo, vero, elemento di novità, che guar- tà agostiniana, che interessò i lati ovest e da ormai a un universo compositivo e figu- nord, e la seconda, successiva all’anno 1500, rativo compiutamente rinascimentale, è il data che registra una serie di liti tra il co- portale di San Domenico, la cui lunetta, at- mune di Casale e i frati circa la reale pro- tribuita a Giovanni Battista de Paris, sinora prietà di parte del pomerium delle vecchie ne ha orientato la datazione al 1506 circa, mura31. E come il secondo chiostro di San ma che, a mio giudizio, è da posticipare di Domenico, l’intervento, sebbene già carat- almeno un lustro32 (fig. 4). Al 1510, infatti, terizzato da alcuni aggiornamenti lingui- risale una delle iniziative più interessanti stici, pare quasi segnare un recupero di mo- del marchese Guglielmo: l’ordine di espro- delli tardogotici. prio di un certo numero di proprietà immo-

Fig. 4. Convento di San Domenico di Casale. Il porta- Fig. 5. Convento di San Domenico di Casale. Il can- le opera di Giovanni Battista de Paris panile

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biliari «acciò che ormai se possi fare la pia- per quanto attiene alla pittura ― e il riferi- za necessaria divanti a la chiesa de Sancto mento obbligato è alla bottega degli Span- Dominico ad honore de Dio et ornamento zotti e a Macrino d’Alba, autore tra l’altro de questa città»33. La rivoluzione in atto nel dei noti ritratti di Anne e Guglielmo37 (figg. gusto dei marchesi è ben evidente se si nota 8, 9) ―, al gusto per l’Antico38, dall’altro come il portale non venisse tanto a comple- denuncia ancora un robusto riferimento a tare, quanto a sostituire la preesistente ― e modelli “lombardi” quattrocenteschi, soprat- oltremodo recente ― facciata della chiesa. tutto per il sistematico ricorso alla muratura Lo stesso scarto è peraltro leggibile anche in laterizio. nel campanile, tra l’articolazione delle strut- Curiosamente infatti, in quel momento, ture della canna e quella della cella campa- apparivano decisamente più aggiornate le naria, in cui sono già utilizzate colonne in scelte di alcuni personaggi sì vicini alla pietra, con fusto rastremato e capitelli pseu- corte, ma che la professione aveva messo docorinzi (fig. 5). in contatto con ambienti culturali più di- Al riguardo sarebbe assai interessante pun- namici. È il caso, per esempio, del palazzo tualizzare la cronologia del chiostro di San che il protonotaio apostolico e cubicolario Bartolomeo, altro convento in cui Gugliel- segreto di Innocenzo VIII Bernardino Gam- mo VIII, nel 1475, introdusse una comunità bera fece costruire a partire dal 1497 e che, agostiniana dell’Osservanza, in questo caso concluso poco dopo il 1506, fu modellato femminile34 (fig. 6). È questo, infatti, il pri- sul tipo dei palazzi cardinalizi romani39 mo esempio rintracciabile in loco di colonne (fig. 10). Oppure è il caso del citato palaz- monolitiche interamente in pietra, ma i ca- zo di Giacomo Gaspardone, il cui cantiere pitelli, benché moderatamente “moderni”, fu avviato verso il 1495, per concludersi guardano ancora ai modelli utilizzati nella nel 151040, anno in cui il marchese ordina- galaria occidentale del palacium di Trino, ci- va l’apertura di una strada che isolasse il tata per la prima volta nel 148435 (fig. 7), o a «grande edificio et honorevole palacio ha quelli recentemente riemersi nella prima fatto fare lo egregio Iacobo Gaspardono de corte del castello casalese, e credibilmente li maestri de intrate nostre», «acciò che que- attribuibili al porticus «sale inferioris aperte sta città nostra de Casale sia meglio hono- apud canzellariam»36 documentato nel 1483. rata»41 (fig. 11).

Fig. 6. Convento di San Bartolomeo di Casale. Una del- Fig. 7. Palazzo di Trino. Il portico della manica oc- le maniche del chiostro cidentale

Sino al 1510, dunque, i marchesi mostraro- In buona sostanza, oltre ai diversi orienta- no un orientamento che se da un lato appa- menti di gusto tra la corte e l’élite urbana re non del tutto impermeabile, soprattutto casalese, quel che emerge è uno iato tra i gu-

23 La committenza architettonica di Anne d’Alençon SAGGI

Fig. 8. Macrino d’Alba, Ritratto di Guglielmo IX Pa- Fig. 9. Macrino d’Alba, Ritratto di Anne d’Alençon, leologo, 1503 (Santuario di Crea) 1503 (Santuario di Crea) sti pittorici, aggiornati e proiettati verso u- re autoritas di linguaggi architettonici più niversi figurativi classicheggianti sin dagli tradizionali, quasi che l’aderenza a modelli anni di Guglielmo VIII, e quelli architetto- consolidati e ampiamente diffusi nelle corti nici, ancorati saldamente a modelli tardogo- padane meglio si addicesse ai principi, co- tici di ascendenza lombarda. È probabile stituendo, di per sé, una sorta di legittima- che dietro una tale, apparente, incongru- zione dinastica. enza si nascondano in realtà aspetti ideolo- Tale tendenza conservatrice, peraltro, trova gici di grande interesse culturale, quali, per conferma ― oltre che nei casi citati in pre- esempio, il riconoscimento di una maggiore cedenza ― nell’interessante episodio della

Fig. 10. Palazzo Gambera di Casale. La corte in una Fig. 11. Anonimo, Pianta del Palaccio del S. Duca in foto degli anni sessanta del Novecento (da V. TOR- Casale [Palazzo Gaspardone], fine sec. XVI (AST, Cor- NIELLI, Architetture di otto secoli del Monferrato, te, Carte topografiche serie V, Casale Monferrato, Casale Monferrato 1967, tav. 44) n. 66)

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fabbrica del nuovo duomo di San Lorenzo Un nuovo palazzo per il marchese e la sua sposa di Alba, gestita dal vescovo Andrea Novel- li, uomo di fiducia dei marchesi, ma di fatto A prescindere da alcune riflessioni di det- vero e proprio cantiere di Stato. Senza en- taglio, intriga la prossimità cronologica tra trare nel dettaglio di un tema che ho già le prime espressioni compiutamente rina- avuto modo di analizzare42, per certi versi scimentali delle commesse marchionali e l’in- la controversa facciata con portico della cat- gresso a Casale di Anne. tedrale albese, dal singolo dettaglio archi- Stipulato nel 1501 il contratto matrimonia- tettonico alla generale impaginazione, può le, che prevedeva la ricca dote di 80.000 lib- quasi assurgere a manifesto del gusto ar- bre di moneta di Francia, di cui 20.000 do- caicizzante della corte, soprattutto se, anche nate dal re45, e celebrate il 31 ottobre 1508 le in questo caso, lo si accosta alle scelte più nozze a Blois, la corte faceva ritorno a Ca- propriamente artistiche compiute dal vesco- sale nel mese di novembre46. Poco più di un vo. Penso, per esempio, al lavabo (fig. 12), anno prima, cioè, rispetto all’episodio del stilisticamente confrontabile con la sepoltu- portale di San Domenico e all’apprezzamen- ra in San Domenico di Benvenuto Sangior- to espresso da Guglielmo verso palazzo Ga- gio43, o all’arca di San Teobaldo44 (fig. 13). spardone.

Fig. 12. Cattedrale di San Lorenzo di Alba. Il lavabo Fig. 13. Cattedrale di San Lorenzo di Alba. L’arca di della sacrestia San Teobaldo

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Fig. 14. Palazzo di Pietro Tibaldeschi (alias «Casa di Fig. 15. Palazzo Trevisio di Casale. Il portico edifica- Anna d’Alençon») di Casale to entro il 1514

Superficiale, sinora, è stata la risposta data travedere uno spiraglio di autonomia nelle al quesito di dove la giovane coppia fosse iniziative evergetiche di Anne. Alcuni ele- andata a risiedere. Superficialità dovuta es- menti possono essere dati per acquisiti: per senzialmente alla carenza di fonti dirette e esempio, non pare che Anne avesse, in alla consuetudine di certa storiografia casa- questa prima fase, appartamenti propri ol- lese di riferirsi a un palazzo posto a sud-est tre a quelli di rappresentanza nel castello50. del castello come alla «casa di Anna d’A- È pur vero che, soprattutto negli anni della lençon»47. Si tratta, in realtà, del palazzo ap- vedovanza (e della reggenza) alcuni di essi partenuto negli anni settanta del Quattro- assunsero un’evidente sfumatura privata, cento a Pietro Tibaldeschi da Roma, padre come suggerisce la menzione di una camera del primo vescovo di Casale, e spesso uti- cibicularia nel 153251. Tuttavia, Anne, ormai lizzato da Guglielmo VIII per alloggiare am- privata dell’uso delle proprietà demaniali a basciatori e ospiti di riguardo48. Caduto in favore dei funzionari cesarei, risulta all’e- disgrazia, Pietro, nel 1483, per ordine del poca risiedere, di fatto forzatamente, nel nuovo marchese Bonifacio III, veniva tra- castello. A poco vale, dunque, la menzio- dotto in carcere e i suoi beni confiscati49. Il ne, nel 1534, di una «camera residentie […] palazzo, evidentemente, entrava a far parte domine marchionisse sita versus meri- delle proprietà marchionali e, pertanto, è diem»52. Peraltro, la camera deaurata che An- anche possibile che abbia ospitato occasio- ne spesso utilizzava per rogare atti pubblici nalmente Anne e Guglielmo al cadere del (compreso il proprio testamento nel 1548)53 primo decennio del Cinquecento, come pe- nel 1519 è definita esplicitamente camera raltro testimonia la campagna di ridecora- audientiarum deaurata54: nei primi anni di zione condotta in quegli anni, suggellata residenza casalese della donna era dunque, dall’apposizione dell’arma di alleanza ma- innanzitutto, un luogo pubblico. trimoniale in fregio al nuovo corpo scale Una possibilità concreta è che i marchesi (fig. 14). Ma non v’è traccia alcuna di una abbiano in tempi relativamente brevi co- stabile occupazione del complesso da parte struito un proprio palazzo, sebbene vi ab- della corte. biano poi abitato per poco tempo. Si tratta Quale sia stata la residenza della coppia di quello che oggi è noto come palazzo pare essere il nodo critico da sciogliere per Trevisio, un grandioso edificio rinascimen- far luce sugli orientamenti della commit- tale che, se da un lato replica il modello tenza marchionale di quegli anni e per in- della dimora con portico continuo già uti-

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lizzata in palazzo Gaspardone, dall’altro zi, a ben vedere, la sua sottoscrizione del- sembra da questo distinguersi per un asset- l’atto appare, per certi versi, scontata: Gian to più monumentale e privato (fig. 15). Che Giorgio era vescovo di Casale58 e dunque, fosse un palazzo “di stato” appare evi- più che come membro della famiglia mar- dente anche e soltanto da un episodio, che chionale, interveniva in qualità di autorità però è stato in parte equivocato: la sua do- religiosa. È poi da notare come il nome da- nazione, da parte di Anne, alle Domenica- to dai casalesi al palazzo trovi una verosi- ne dell’Osservanza per stabilirvi, come si è mile spiegazione in un atto del 1515, che in- già accennato in precedenza, il convento di forma, attraverso l’accordo che avrebbe re- Santa Caterina. golato la permuta, con i canonici della cat- In sintesi, si ritiene che il 6 luglio 1528 An- tedrale, di prebende in cambio di alcune lo- ne avesse ceduto in perpetuo la proprietà ro case, di come il palazzo episcopale fosse dell’immobile, trasmessale dal cognato Gian in fase di ampliamento59. Se ne può con- Giorgio, alle monache, le quali ne avrebbe- cludere che Gian Giorgio si fosse trasferito ro preso possesso nello stesso anno55. In re- in una proprietà di famiglia nel momento altà le cose non sembrano essere andate e- in cui il palazzo vescovile non era agibile. sattamente così. Innanzitutto, l’atto di ces- Ma ciò, evidentemente, non incise sul re- sione, che si è conservato in una copia del gime di proprietà. 1711 trascritta dal segretario di stato Giaco- Peraltro, chi fosse il reale possessore dell’e- mo Giacinto Saletta, risulta datato 6 luglio dificio emerge in maniera evidente già da 151856. La data è sicuramente scorretta, poi- un documento del 1514. In quell’anno Gu- ché Anne agiva già in qualità di «tutrix, cu- glielmo IX ricompensava il citato Matteo ratrix, gubernatrix et administratrix testa- Sanmicheli per sue prestazioni professiona- mentaria» e, dunque, il marito doveva ne- li, cedendogli alcune case abbattute duran- cessariamente essere deceduto, cosa che te la fabbrica di un palazzo marchionale, avvenne solo in ottobre. Lo stesso Saletta con la facoltà di recuperare e riutilizzare i però cita ― e da qui forse deriva l’errore ― materiali di demolizione60. Il riferimento a un precedente accordo inter vivos tra Anne Matteo Sanmicheli tra le coerenze di palaz- e Guglielmo per la cessione del palazzo alle zo Trevisio nel documento di donazione al- Domenicane57. le Domenicane non lascia, credo, spazio a Ma veniamo al passaggio saliente del do- dubbi sulla coincidenza dei due edifici. Il cumento: dopo le formule di rito, Anne, con palazzo è così, al di là di ogni dubbio, da il consenso e alla presenza di Gian Giorgio, inserire a pieno titolo nella nuova stagione cedeva alle monache la «eggregias regias et di interventi marchionali che prese corpo magnificentissimas aedes que vulgo nun- nel 1503 con la fondazione, al di fuori di cupatur palatium reverendi et illustrissimi porta Castello, del convento di Santa Maria domini Iohanni Georgii, quod palacium si- Annunciata, il quale, in seguito, per inizia- tum est in civitate Casalis in cantono Mon- tiva di Anne, avrebbe conosciuto l’inseri- taroni, cui coherent a mane nobiles de Na- mento di una comunità di Carmelitani del- tis et heredes quondam Antonii de Lavello, l’Osservanza61. a sero via vicinalis et Thomas Loterius, a Resta ancora da valutare la possibilità di un septentrione via comunis, a meridie etiam più concreto interessamento di Anne nella via comunis et magister Mathias de Sancto costruzione del complesso. In fin dei conti, Michaele». Tralasciando per il momento le la cessione alle monache appare come una implicazioni legate alla presenza, tra i con- decisione personale della reggente, che in se- finanti, dello scultore Matteo Sammicheli, guito avrebbe sempre considerato l’istitu- nulla induce a ritenere che proprietario del- zione come una propria creatura, giungen- l’edificio fosse o fosse stato il cognato. An- do nel testamento a lasciare alle «veneranda

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matre priora, sorelle et capitulo del mona- va donato una propria «domum […] ma- stero […] la somma de scuti d’oro in oro gnam seu palatium cum multis edificiis» in tremille […] talmente perhò che ditte prio- cantone Vaccaro65. In precedenza, nel 1445, ra, sorelle et capitulo […] siano obligate fra la fondazione del convento domenicano fem- sei mesi […] convertire essi scuti tre mille minile di Santa Maria Maddalena di Alba in beni stabili, a nome et utilità del mona- da parte di Margherita di Savoia, vedova di sterio, nella chiesa interior»62. Non solo, ma Teodoro II Paleologo e madre del marchese l’unico capitello fregiato di uno stemma ri- Gian Giacomo, era stata possibile grazie al conoscibile, non mostra l’arma di alleanza palacium che lo stesso Gian Giacomo aveva matrimoniale, bensì il solo blasone di Anne acquistato dai marchesi del Carretto e ce- (fig. 16). duto, nel 1422, alla madre66.

Fig. 16. Palazzo Trevisio di Casale. Particolare del capi- Fig. 17. Convento di San Giovanni di Saluzzo. Il mo- tello con il blasone di Anne d’Alençon numento a Ludovico II opera di Benedetto Briosco

Si potrebbe sin immaginare che il palazzo La seconda circostanza tocca invece il ruolo sia stato costruito con le 20.000 libbre della che Matteo Sanmicheli, in un’occasione al- dote donate dal re di Francia: il contratto meno definito architector67, possa aver avu- matrimoniale del 150163, infatti, vincolava il to nella fabbrica di palazzo Trevisio. Il que- marchese a garantire la somma con proprie sito non verte tanto sull’ipotesi, peraltro, rendite prima di poterne disporre, e sin dai come si è detto, più che concreta, che i lavo- giorni successivi l’arrivo a Casale, Gugliel- ri per cui egli ricevette nel 1514 in paga- mo si affrettava a donare ad Anne «loco et mento lo sfruttamento dei materiali edilizi villa et casto Cerri existente in dominio et di risulta fossero proprio quelli per la co- marchia nostra Montisferrati»64. struzione del nuovo complesso, quanto sul- Sono in sostanza due le circostanze a favo- la possibilità che la progressiva convergen- re di un coinvolgimento diretto di Anne. La za della committenza di corte verso Sanmi- prima attiene a un uso che in Monferrato cheli in realtà nasconda un cambiamento di non sembra essere mai stato derogato: i be- gusto in qualche misura orientato dall’arri- ni utilizzati per dotazioni erano personali e vo di Anne. non demaniali. Nel fondare il convento di È stato infatti osservato come le commesse San Domenico, Guglielmo VIII, nel 1469, ave- marchionali ― aggiungo io sostanzialmente

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sincrone ― a de Paris per il portale di San In buona sostanza, sembrerebbe possibile Domenico e a Sanmicheli per il monumen- sostenere come, anche in ambiti geografi- to funebre, scomparso, a Maria di Serbia, camente prossimi, come il Monferrato, a risultino di fatto incomprensibili in ragione un’area, quella lombarda, di diretta elabo- della grande distanza culturale che separa i razione di modelli architettonici e decora- due artisti e, implicitamente, della maggio- tivi, a imporsi fosse, in realtà, un gusto che re modernità e abilità del primo68. Ma a se da un lato pare ancora in buona sostan- prevalere nei gusti della corte negli anni suc- za tardoquattrocentesco, dall’altro presen- cessivi fu comunque Sanmicheli. tava matrici più internazionali, per para- Ciò che non è stato notato è come dinami- frasare Guerrini74. Gusto di cui, per inten- che pressoché identiche si possano riscon- derci, era portatore proprio Matteo Sanmi- trare anche nel marchesato di Saluzzo, negli cheli: egli, con la sua vena classicista che stessi anni e durante la reggenza di un’altra emerge soprattutto nell’articolazione delle francese, Margherita di Foix69. Anche in que- membrature architettoniche, meglio ri- sto caso, dopo la commessa a Benedetto Brio- spondeva, evidentemente, alle esigenze di sco ― come de Paris attivo con ruoli di ri- una committenza avvezza e favorevole al- lievo nel cantiere della certosa di Pavia70 ― la rivisitazione colta cui certi modelli era- per il monumento funebre del marchese Lu- no stati sottoposti presso la corte del re di dovico II (post 1508) (fig. 17)71, la preferenza Francia75. della corte e dei notabili cadeva sul Sanmi- Se dunque, da un lato, l’evergetismo di An- cheli72, al punto che egli era, nel 1523, espli- ne, rivolgendo la propria attenzione verso le citamente definito «habitator Saluciarum»73. religiones novae osservanti, pare convergere-

Fig. 18. Cosiddetto Palazzo di Teodoro Paleologo di Fig. 18. Palazzo Callori di Vignale di Casale. Parti- Casale. Particolare della corte colare del portico

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sulle forme consuete della committenza pa- Epilogo leologa da Guglielmo VIII in poi, dall’altro si deve sottolineare il rilievo del suo ruolo In conclusione, una curiosità: dove prese re- personale nel definitivo superamento di sidenza Anne dopo aver ceduto il proprio quel gusto genericamente “lombardo” e palazzo alle Domenicane di Santa Caterina? “tardogotico” che caratterizzava (qui come Ebbene, l’11 marzo 1522 Anne riceveva in a Saluzzo), le scelte architettoniche della dono «omnia et singula eius bona mobilia et corte ancora nei primi anni del Cinquecento immobilia» da Bona Maria Gaspardone82: e nella promozione (in parallelo all’operato mentre cedeva palazzo Trevisio alle mona- di Margherita di Foix) di un radicale rinno- che, ella recuperava dunque come propria vamento nel linguaggio dell’architettura, residenza l’altrettanto celebrato edificio fat- anche rispetto alle scelte aggiornate del ma- to costruire all’inizio del secolo da Giaco- rito verso il 1510. mo. Il riconoscimento a Bona Maria del- Sarebbe di grande interesse poter a questo l’usufrutto vitalizio impedì probabilmente punto analizzare gli esiti della committenza ad Anne di prendere immediatamente pos- diretta di Anne, a cominciare forse dalla ci- sesso del bene, tanto che ancora nel 1529 tata cappella nova del castello casalese76, e risultava che «in palacio spectabilis domini proseguendo con la chiesa del convento di Iohannis Gullielmi ex comitibus Sancti Naza- Santa Maria degli Angeli, completata tra il rii […] presentialiter faciunt residentia do- 1527 e il 154877, con l’oratorio di San Pietro mina marchionissa et dominus marchio»83. Martire, consacrato nel 152978, e con quello Tuttavia, quando morì Gian Giorgio, Anne della Misericordia, affacciato sulla piazza non solo perse il proprio appartamento di di San Domenico e fondato nel 152779. Ma rappresentanza nel castello, ma anche la pro- della fase originaria di tali edifici non resta pria nuova dimora, già descritta nel 1535 più nulla. come il «palacium […] in quo residentiam E ancora più interessante sarebbe potere facit illustrissimus don Alvarus de Luna, dettagliare con documenti che oggi manca- cesareus consiliarius et capitaneus ac gene- no le vicende di un gruppo omogeneo di ralis in Monteferrato gubernator»84. palazzi, come quello detto (erroneamente) La scelta, forse non solo residenziale, di ri- di Teodoro Paleologo80 (fig. 18), o quello dei tirarsi infine a vita privata nel convento di Callori di Vignale81 (fig. 19), che testimonia Santa Caterina ― o, più correttamente, di la vasta fortuna che ebbe negli anni imme- nuovo nel palazzo in cui aveva vissuto con il diatamente successivi il modello inaugura- marito ― appare dunque, a leggerla con il to con palazzo Trevisio. senno di poi, la naturale chiusura di un ciclo.

* Si presenta qui per la prima volta, in forma rivi- Monferrato. Geografia, spazi interni e confini di un picco- sta e ampliata, la relazione La committenza architettonica lo stato italiano tra medioevo e Ottocento, a cura di B.A. degli ultimi Paleologi marchesi di Monferrato. Gli anni di RAVIOLA, Milano 2007, pp. 75-88. Guglielmo IX e Anne d’Alençon presentata al Convegno 2 Per dettagli si rimanda al recente volume internazionale di studi Homme bâtisseur et femme bâtis- «Quando venit marchio grecus in terra Montisferrati». seuse: analogie, ambivalence, antithèse?, Paris, 2-4 décem- L’avvento di Teodoro I Paleologo nel VII centenario (1306- bre 2008, dirigé par S. Frommel, F. Bardati. 2006), Atti del convegno (Casale Monferrato-Moncal- 1 A.A. SETTIA, Un territorio “medievale”. Storia e sto- vo-Serralunga di Crea, 14-15 ottobre 2006), a cura di riografia nella definizione geografica del Monferrato, in A.A. SETTIA, Casale Monferrato 2008. Monferrato, identità di un territorio, a cura di V. COMO- 3 In generale, si rimanda alle riflessioni di B.A. LI, E. LUSSO, Alessandria 2005, pp. 20-33; R. BORDONE, RAVIOLA, Il Monferrato gonzaghesco. Istituzioni ed élites Un principato difficile: il marchesato di Monferrato tra di un micro-stato (1536-1708), pp. 3 sgg. comunità soggette e fedeltà personali, in Cartografia del 4 Ibid., pp. 53 sgg.

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5 Archivio di Stato di Torino (in seguito AST), Cor- scritto dal segretaro di stato G.G.S., in due volumi, non te, Monferrato protocolli, vol. 11, f. 188, 24 giugno 1533. compresa la provincia contenuta nel Trattato di Cherasco, 6 Per la citazione del 1516 si veda G. IENI, Il castello 1711, ms. in AST, Corte, Ducato del Monferrato, vol. 1, di Casale: fortezza e residenza dei Paleologi (1464-1533), in ff. 161-165. Per dettagli cfr. E. LUSSO, I conventi del Il castello di Casale Monferrato, Atti del convegno (Casa- principe. Fondazioni dei Predicatori e strategie urbane nel le Monferrato, 1-3 ottobre 1993), Casale Monferrato 1995, Monferrato paleologo, in Gli ordini mendicanti e la città. I pp. 61-87, in part. p. 77; per quella del 1518 AST, Cor- frati predicatori, a cura di D. LANZARDO, B. TARICCO, te, Monferrato ducato, m. 25, fasc. 4, 22 settembre 1518. Cherasco 2009 (Miscellanea di storia degli insedia- 7 Ivi, vol. 11, f. 54, 10 maggio 1520: «in camerino menti, 1), pp. 89-120, in part. pp. 89-93. prope capellam novam versus occidentem». 20 SALETTA, Ducato del Monferrato cit., vol. 1, ff. 8 RAVIOLA, Il Monferrato gonzaghesco cit., pp. 28 sgg. 229r-v. Notizie anche in F. MACCONO, I Francescani a 9 Archivio Storico del Comune di Casale Monferra- Casale Monferrato, Casale Monferrato 1929, pp. 49-58. to (in seguito ASCM), Culto, m. 112, fasc. 334 (21 mar- 21 In generale, cfr. A. PERIN, Il convento di Santa zo 1548). Croce e l’Osservanza agostiniana lombarda (1476-1802), 10 AST, Corte, Monferrato protocolli, vol. 11, f. 9v (7 in Il Museo Civico di Casale raddoppia la pinacoteca, a dicembre 1538). cura di A. GUERRINI, G. MAZZA, Casale Monferrato 11 Cfr. sul tema C. BONARDI, Architettura per la pa- 2003, pp. 27-39, in part. p. 27. ce, architettura per la guerra, in Il castello di Casale Mon- 22 A proposito del tema del largamento si vedano ferrato dalla storia al progetto di restauro, a cura di V. V. COMOLI, Studi di storia dell’urbanistica in Piemonte: COMOLI, Alessandria 2003, pp. 67-87. Casale, «Studi piemontesi», II (1973), pp. 68-87; A. AN- 12 Cfr. testo corrispondente alla nota 84. GELINO, A. CASTELLI, Indagini sulla storia urbana di Ca- 13 Archivio Capitolare di Casale Monferrato (in sale. Dal borgo di Sant’Evasio alla città di Casale (1300- seguito ACCM), Atti di morte, vol. 3, Sacristiae et de- 1500), ivi, VI (1977), pp. 279-291; PERIN, Una scheda functorum (1560-1570). per Casale cit., pp. 17 sgg.; LUSSO, PANERO, Castelli e 14 Sul tema cfr. i contributi di O. BIANDRÀ DI REA- borghi cit., pp. 195 sgg. GLIE, Ricerche sui rapporti tra il Monferrato e Milano nel 23 SETTIA, «Fare Casale ciptà» cit., pp. 285 sgg. e i secolo XV, «Rivista di Storia, Arte, Archeologia per le saggi citati alla nota precedente. Province di Alessandria e Asti», LXXXII (1973), 24 Mi permetto di rimandare al recente E. LUSSO, pp. 51-97; G. SOLDI RONDININI, Il Monferrato, motivo Il castello di Casale come spazio residenziale. Note per una ricorrente nei rapporti tra Visconti e Savoia (prima metà storia delle trasformazioni architettoniche in età paleologa del XV secolo), in EAD. (a cura di), in Il Monferrato, cro- (1351-1533), «Monferrato arte e storia», XXI (2009), cevia politico, economico e culturale tra Mediterraneo ed pp. 7-29, in part. pp. 14 sgg. Europa, Atti del convegno internazionale (Ponzone, 25 Citazione tratta dal testamento di Galeotto, 9-12 giugno 1998), a cura di EIUSD., Ponzone 2000, conservato in AST, Archivio Del Carretto di Millesi- pp. 219-238. Per gli aspetti più propriamente architet- mo, m. 94, n. 3 (5 luglio 1527). tonici e culturali cfr. F.P. DI TEODORO, L’Antico nel ri- 26 AST, Corte, Monferrato gride, m. 1, fasc. 6, n. 79 nascimento casalese. Arte, architettura, ornato, in Mon- (21 marzo 1491). Cfr. anche E. LUSSO, L’insediamento ferrato, identità di un territorio, a cura di V. COMOLI, nella prima età moderna. Città, borghi, campagne, in Alessandria 2005, pp. 64-73. Monferrato, identità di un territorio cit., pp. 98-117, in 15 Cfr. A.A. SETTIA, «Fare Casale ciptà»: prestigio part. p. 103. principesco e ambizioni familiari nella nascita di una dio- 27 SALETTA, Ducato del Monferrato cit., vol. 1, f. 169. cesi tardo medievale, «Rivista di Storia, Arte e Archeo- 28 ASCM, Culto, m. 113, fasc. 336, s.f., 18 agosto logia per le Province di Alessandria e Asti», XCVI- 1488. XCVII (1987-1988), pp. 285-318. 29 Ivi, fasc. 336, ss. ff., 22 gennaio e 9 ottobre 1504. 16 In generale, A. PERIN, Una scheda per Casale capi- 30 A. ANGELINO, «Advertentes quod moenia […] sint tale dei Paleologi, «Monferrato arte e storia», XVII principum»: un risvolto della donazione di Guglielmo VIII (2005), pp. 17-27; E. LUSSO, F. PANERO, Castelli e borghi Paleologo a Santa Croce, in Il Museo Civico di Casale cit., nel Piemonte bassomedievale, Alessandria 2008, pp. pp. 55-60. 195-205. 31 In generale, cfr. PERIN, Il convento di Santa Croce 17 Sulla figura di Teodoro Paleologo cfr. B. SAN- cit., pp. 27 sgg. La causa del 1500 è menzionate in al- GIORGIO, Cronica del Monferrato, a cura di G. Vernaz- cuni estratti degli ordinati comunali conservati in za, Torino 1780, pp. 347 sgg. e, adesso, B. DEL BO, AST, Corte, Monferrato feudi, m. 13, Casale, fasc. 6. Uomini e strutture di uno stato feudale. Il marchesato di 32 Per la datazione tradizionale al 1506 si veda A. Monferrato (1418-1483), Milano 2009, pp. 133 sgg. GUERRINI, Matteo Sanmicheli in duomo e a Casale Mon- 18 SETTIA, «Fare Casale ciptà» cit., pp. 285 sgg. ferrato, in Il duomo di Casale Monferrato. Storia, arte e 19 Il documento di fondazione è oggi conservato vita liturgica, Atti del convegno (Casale Monferrato, nella trascrizione datane da G.G. SALETTA, Ducato del 16-18 aprile 1999), Novara 2000, pp. 145-159, in part. Monferrato tra li fiumi del Po e Tanaro e di là dal Po, de- p. 147, debolmente sostenuta sulla scorta di un’indi-

31 La committenza architettonica di Anne d’Alençon SAGGI

cazione epigrafica, oggi scomparsa, letta e trascritta 45 Il contratto matrimoniale è conservato presso da SALETTA, Ducato del Monferrato cit., vol. 1, f. 172. A AST, Corte, Monferrato ducato, m. 25, vol. 4, s.f., 15 di- proposito invece degli indizi che suggeriscono la ne- cembre 1501. cessità di posticipare la datazione almeno al 1510, ol- 46 V. DE CONTI, Notizie storiche della città di Casale e tre a quanto riferito nella nota successiva, cfr. LUSSO, del Monferrato, V, Casale Monferrato 1840, pp. 30 sgg. I conventi del principe cit., pp. 116-119. 47 Su tutti, cfr. V. TORNIELLI, Architetture di otto se- 33 AST, Corte, Monferrato gride, m. 1, fasc. 6, n. 70, coli del Monferrato, Casale Monferrato 1967, pp. 55-57. 18 marzo 1510. Documento citato anche da ANGELI- 48 DEL BO, Uomini e strutture di uno stato feudale NO, CASTELLI, Indagini sulla storia urbana di Casale cit., cit., pp. 90-91. p. 291 e, successivamente, da LUSSO, L’insediamento 49 Ibid., pp. 94-95. nella prima età moderna cit., p. 103; e ID., I conventi del 50 Appartamenti che, in linea di massima, posso- principe cit., p. 116. no essere riferiti a un intervento portato a termine 34 A. CASTELLI, D. ROGGERO, Casale, immagine di verso il 1516 e per la cui realizzazione Giorgio Vasari una città, Casale Monferrato 1986, pp. 215-217. nelle sue Vite faceva il nome di Matteo Sanmicheli: 35 E. LUSSO, I Paleologi di Monferrato e gli edifici del IENI, Il castello di Casale cit., p. 77; BONARDI, Architettu- potere. Il caso del «palacium curie marchionalis» di Trino, ra per la pace cit., pp. 76-77; LUSSO, Il castello di Casale «Tridinum», IV (2007), pp. 23-57, in part. p. 42. cit., pp. 21-22. 36 ID., Il castello di Casale cit., pp. 17-18. La citazio- 51 AST, Corte, Monferrato protocolli, vol. 11, f. 167 ne è da un documento conservato presso AST, Corte, (7 novembre 1532). Monferrato protocolli, vol. 7, pp. 104, 9 maggio 1483. 52 AST, Corte, Monferrato ducato, m. 25, fasc. 4, s.f. 37 A. GUERRINI, Ritrattistica di corte e cicli profani (31 marzo 1534). nella Casale dei Paleologi, in Intorno a Macrino d’Alba. 53 Per esempio, AST, Corte, Monferrato ducato, m. Aspetti e problemi di cultura figurativa del Rinascimento 2 d’addizione, fasc. 47, 25 agosto 1519; AST, Corte, in Piemonte, Atti della giornata di studi (Alba, 20 no- Monferrato ducato, m. 25, vol. 2, f. 95, 4 novembre vembre 2001), Alba 2002, pp. 131-143; «Di fino colori- 1531; AST, Corte, Monferrato protocolli, vol. 11, 9v, 7 to». Martino Spanzotti e altri casalesi, Catalogo della dicembre 1538. Per il testamento, cfr. nota 62 e testo mostra (Casale Monferrato, marzo 2004), a cura di G. corrispondente. ROMANO, con A. GUERRINI, G. MAZZA, Casale Monfer- 54 AST, Corte, Monferrato feudi, m. 13, Casale, fasc. rato 2004, passim. In generale, si rimanda agli studi 24, n. 2, 28 settembre 1519. di G. ROMANO, Casalesi del Cinquecento, Torino 1969; 55 Cfr., in generale, V. PORTA, Capitelli dell’architet- E. VILLATA, Macrino d’Alba, Cuneo 2000; e a Macrino tura casalese dal medioevo al barocco, Casale Monferrato d’Alba protagonista del Rinascimento piemontese, Cata- 1990, pp. 67-71. Se ne dava notizia, senza però co- logo della mostra (Alba, 20 ottobre-9 dicembre 2001), glierne appieno le implicazioni, anche in Schede Ve- a cura di G. ROMANO, Savigliano 2001. sme. L’arte in Piemonte, IV, Torino 1982, pp. 1582-1583. 38 DI TEODORO, L’Antico nel rinascimento casalese 56 SALETTA, Ducato del Monferrato cit., vol. 1, ff. cit., pp. 64 sgg. 203-205v. 39 A. PERIN, Il palazzo tra gotico e rinascimento da 57 Ibid., f. 203. Alba a Casale Monferrato, in Architettura e insediamento 58 Ibid., ff. 146v-147. nel tardo medioevo in Piemonte, a cura di M. VIGLINO 59 G.F. DE CONTI, Transumptum praeciporum docu- DAVICO, C. TOSCO, Torino 2003, pp. 143-176, in part. mentorum pro ecclesiae cathedrali Casalensis servato pp. 153-157; EAD., Maestranze edili a Casale Monferrato chronologico ordine duobus columinibus absolutum anno all’inizio del XVI secolo. Un contributo per palazzo Gam- 1792 cura ac labore I.F.D.C. eiusdem cathedrali basilicae bera, «Monferrato arte e storia», XIX (2207), pp. 65-71. canonici cum indice generali in fine secundi voluminis, 40 PERIN, Il palazzo tra gotico e rinascimento cit., pp. ms. in ACCM, vol. I, f. 97, 13 settembre 1515. 157-162. 60 A. BAUDI DI VESME, Matteo Sanmicheli scultore e 41 AST, Corte, Monferrato gride, m. 1, fasc. 6, n. 69, architetto cinquecentista, «Archivio storico dell’arte», I 27 giugno 1510. (1895), pp. 274-321, in part. pp. 294-295; A. PERIN, Un 42 Cfr. E. LUSSO, «Positus fuit primus lapis in fonda- contributo per Matteo Sanmicheli, «Arte lombarda» n.s., mentis ecclesie Sancti Laurentii». Il vescovo Andrea No- XX (2000), pp. 26-31, in part. p. 30, nota 25. velli e la fabbrica del nuovo duomo di Alba, in Pietre e 61 SALETTA, Ducato del Monferrato cit., vol. 1, f. 195: marmi. Materiali e riflessioni per il lapidario del duomo di «si cominciò l’anno Mille cinquecento tré, et in pro- Alba, a cura di G. DONATO, Alba 2009, pp. 39-49. gresso edificatosi era tenuto et ufficiato dalli religiosi 43 A proposito dell’opera, cfr., in generale, GUER- dell’ordine di Santa Maria de Monte Carmelo dell’Os- RINI, Matteo Sanmicheli in duomo cit., pp. 153-154. servanza». 44 Scheda 48. Lavabo da sacrestia, a cura di S. GAL- 62 ASCM, Culto, m. 112, fasc. 334, s.f., 21 marzo LARATO, in Pietre e marmi cit., p. 96; Scheda 51. Altare e 1548. arca di San Teobaldo, a cura di EIUS., ivi, p. 97. 63 Cfr. testo corrispondente alla nota 42.

32 SAGGI Enrico Lusso

64 AST, Corte, Monferrato ducato, m. 25, vol. 4, s.f., 75 Per qualche riflessione complessiva mi permet- 20 novembre 1508. Successivamente, nel 1515, il mar- to di rimandare a E. LUSSO, Arte e architettura nel Pie- chese aggiungeva al beneficio «loci nostri Ticineti monte quattrocentesco. Un commento e alcune riflessioni cum iurisdictione» (ivi, vol. 4, s.f., 1 gennaio 1515). a margine di una mostra e due convegni, «Humanistica. 65 SALETTA, Ducato del Monferrato cit., vol. 1, f. 161. An International Journal of Early Renaissance Stud- 66 LUSSO, I conventi del principe cit., pp. 105-106. ies», II (2007), pp. 159-172, in part. pp. 167-168. 67 Schede Vesme cit., IV, p. 1582. 76 Cfr. testo corrispondente alla nota 7. 68 GUERRINI, Matteo Sanmicheli in duomo cit., pp. 77 Per gli estremi cronologici indicati valgano le 145 sgg. indicazioni testamentarie di Galeotto del Carretto, 69 In realtà, le similitudini tra le due entità geopo- già citate (cfr. nota 23 e testo corrispondente) e di litiche possono essere estese anche ai decenni al ca- Guglielmo Sangiorgio (AST, Corte, Monferrato protocol- dere del Quattrocento, quando i marchesi di Saluzzo, li, vol. 11, 146, 29 dicembre 1548), il quale faceva rife- al pari dei Paleologi, tardarono a rinnovare le proprie rimento a un complesso che si direbbe completato. inclinazioni “lombarde” in architettura. Cfr., per det- 78 G.A. DE MORANI, Memorie storiche della Città e tagli, S. BELTRAMO, La committenza architettonica di Lu- della Chiesa di Casalmonferrato raccolte, e divise in due dovico II: I castelli di Verzuolo e Saluzzo, in Ludovico II parti una civile, e l’altra ecclesiastica […], 1795, ms. in marchese di Saluzzo. Condottiero, uomo di Stato e mece- Biblioteca Reale di Torino, Manoscritti, Storia patria, p. nate (1475-1504), Atti del convegno (Saluzzo, 10-12 319. dicembre 2004), a cura di R. COMBA, II, La circolazione 79 DE CONTI, Notizie storiche della città di Casale cit., culturale e la committenza marchionale, Cuneo 2006, V, p. 767 e, in generale, A. CASTELLI, D. ROGGERO, Ca- pp. 563-584. A proposito del contesto artistico si veda sale. Immagine di una città, Casale Monferrato 1986, invece M. CALDERA, Ludovico II committente di Hans pp. 233-235. Clemer, ivi, pp. 547-561. 80 TORNIELLI, Architetture cit., p. 58. L’attribuzione è 70 C.R. MORSCHECK, Relief Sculpture for the Façade però insostenibile per due ragioni: in primo luogo, il of the Certosa di Pavia 1473-1499, New York-London cardinale moriva nel 1484, dunque in largo anticipo ri- 1978, p. 60. spetto alla datazione dell’edificio. In secondo luogo 71 M. CALDERA, Benedetto Briosco e il monumento perché Teodoro, nel 1483, risulta risiedere «in domi- funebre di Ludovico II, in Ludovico II marchese di Saluzzo bus que fuerunt domini Petri Romani […] versus por- cit., II, pp. 627-647. tam Aquarolii» (AST, Corte, Monferrato protocolli, vol. 72 Si veda, al riguardo, C. BONARDI, Revello: Il pa- 10, f. 137, 16 giugno 1483), ossia, per quanto è stato det- lazzo marchionale e le sue gallerie di candidi marmi, ivi, to, proprio nel palazzo noto come di Anne d’Alençon. pp. 595-610; M. CALDERA, Matteo Sanmicheli: un’inter- 81 PORTA, Capitelli cit., pp. 59-63; DI TEODORO, L’An- pretazione del classicismo a Saluzzo nel XVI secolo, in La tico nel rinascimento casalese cit., p. 69. cultura a Saluzzo fra medioevo e rinascimento, Atti del 82 AST, Corte, Monferrato feudi, m. 13, Casale, fasc. convegno (10-12 febbraio 2006), a cura di R. COMBA, 25, n. 1, 11 marzo 1522. M. PICCAT, Cuneo 2008, pp. 307-328. 83 AST, Corte, Monferrato protocolli, vol. 38, f. 103, 73 BAUDI DI VESME, Matteo Sanmicheli cit., p. 275. 19 agosto 1529. 74 GUERRINI, Matteo Sanmicheli in duomo cit., p. 158. 84 Ivi, vol. 11, f. 194v, 3 aprile 1535.

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Bernardo Antonio Vittone in Monferrato La parrocchiale di Santa Maria Maddalena a Foglizzo e una rilettura dell’intervento vittoniano

TIZIANA MALANDRINO

Il ruolo della committenza lo stato3, contribuendo specialmente a livel- lo locale a sostenere e in qualche misura Nel corso del Settecento si assiste in buona “indirizzare” le scelte di ammodernamento, parte del Piemonte sabaudo alla ricostru- anche urbano, negli ambiti di loro influenza. zione o alla riplasmazione di chiese parroc- Nello specifico caso della parrocchiale di chiali; un fenomeno da ricondursi alla vo- Foglizzo, dalla delibera del 17 marzo 17404 lontà di ammodernare gli edifici di culto di si evince, infatti, che non è solamente il matrice medievale che versano in precarie consiglio comunale a sostenere l’idea di ri- condizioni di conservazione e considerati, costruire la chiesa: il conte Luigi Ignazio pertanto, inadeguati ad accogliere il crescen- San Giorgio e il marchese Biandrate di San te numero dei fedeli. L’obiettivo è inoltre Giorgio5, entrambi feudatari di queste ter- quello di adattare gli spazi celebrativi a re, esprimono il loro sentimento favorevole rinnovate necessità liturgiche: la volontà ― ossia il loro assenso ― affinché la comu- che induce al restauro dei preesistenti edi- nità presenti all’intendente della provincia fici sacri è, infatti, strettamente connessa a di Torino la richiesta per ottenere il per- una “diffusione tardiva della Controrifor- messo di riedificazione dell’edificio. L’ana- ma”1 evidente soprattutto nei territori su- lisi dei documenti relativi ai processi deci- balpini e nella campagne del Piemonte, in sionali che conducono all’innalzamento del- cui è solamente a partire dagli anni ottanta la nuova parrocchiale mette in luce il ruolo del Seicento che si assiste a un’ampia ri- svolto da questi nobili signori che di fatto si strutturazione o riedificazione di chiese, propongono in qualità di “referenti colti” anche in funzione dei dettami tridentini2. della comunità, anche in virtù del loro ran- È in questo contesto storico-culturale che si go sociale, facendosi carico di guidare le a- inserisce l’innalzamento della nuova chiesa zioni del consiglio comunale attraverso il parrocchiale di Foglizzo, sotto il titolo di San- corretto iter burocratico, vincolante per l’ot- ta Maria Maddalena, la cui vicenda costrut- tenimento dei permessi di edificazione. Dai tiva ha evidenziato il particolare ruolo libri degli ordinati, infatti, si apprende che svolto dalla committenza locale e la buro- le suppliche della comunità per procedere ai crazia sottesa alle procedure di scelta e di lavori, vengono preventivamente vagliate appalto dei lavori. Pur non potendo parlare dal conte di Foglizzo, poiché questi, in qua- di evidenti fenomeni di mecenatismo nei lità di presidente del Senato di Piemonte6, quali si riconoscono come promotori del rin- può convenientemente valutare la corret- novamento edilizio specifici committenti, è tezza dei documenti che il consiglio comu- tuttavia possibile constatare come la nobil- nale è tenuto a presentare all’amministra- tà svolga, ancora nel Settecento, un ruolo zione centrale di Torino7. È opportuno ram- significativo nell’ambito delle province del- mentare a tal proposito che l’intendente

«LANGHE, ROERO, MONFERRATO. CULTURA MATERIALE - SOCIETÀ - TERRITORIO», anno I, n. 1 (2010)

Bernardo Antonio Vittone in Monferrato SAGGI

della provincia è il funzionario preposto a suplicare detti Signori Eccellenti a ritrovar- una prima stima della reale necessità di un si sul posto a fine tale disegno riesca, a so- comune di procedere alla ricostruzione o disfazione, ed utile di questo publico […]»9. all’ammodernamento della chiesa parroc- Garanzia della realizzazione di un disegno chiale, ma è solamente il sovrano, legal- rispondente alle necessità della comunità è mente rappresentato dal Reale Senato, co- la presenza dei membri del consiglio al- lui il quale può concedere l’autorizzazione l’incontro previsto sul luogo prescelto per finale per l’avallo dei lavori. La comunità, la costruzione della nuova parrocchiale: la d’altro canto, è tenuta a presentare una possibilità di concordare i particolari di “supplica” al re, con allegato il progetto per progetto direttamente con l’ingegnere in- la fabbrica che intende realizzare, con an- caricato costituisce, pertanto, momento nesso il relativo preventivo di spesa, affin- critico nell’ambito della definizione del di- ché i lavori possano ottenere la reale ap- segno della fabbrica. In questa occasione i provazione. Questa procedura amministra- verbali non documentano la presenza dei tiva, che trova giustificazione anche nella feudatari confermando quindi l’ipotesi di solidarietà sociale dello Stato sabaudo, cau- un loro interesse limitato all’impostazione tela il comune e la popolazione che si ap- della pratica da sottoporre al Senato di presta ad affrontare particolari oneri di spe- Piemonte. se straordinarie, garantendo loro, sul piano Il progetto della parrocchiale è causa dell’in- della contabilità amministrativa, la possibi- sorgere di questioni e divergenze di opi- lità di far fronte agli esborsi preventivati e, nioni in seno al consiglio comunale: si trat- contestualmente, al provvedimento delle ta per lo più di problemi di ordine tecnico restanti necessità della comunità, senza an- circa l’orientamento e la distribuzione in- dare incontro a disagi di natura economica. terna dell’edificio, a cui si aggiungono an- Il ruolo svolto dai feudatari di Foglizzo che incertezze economiche, dal momento nell’ambito del consiglio comunale e relati- che le sostanze da destinare alla demoli- vamente alla costruzione della nuova chie- zione del vecchio edificio e all’edificazione sa, parrebbe comunque limitarsi a quello di della nuova chiesa sono piuttosto limitate. consulenti interessati soprattutto agli aspet- In questo scenario di indecisione si inseri- ti burocratici e procedurali più che alle so- scono, dunque, le figure di Gian Giacomo luzioni architettoniche da adottarsi. Non Plantery10 e Bernardo Vittone, i quali giun- sono stati nemmeno evidenziati particolari gono a Foglizzo in qualità di consulenti, loro ingerenze in merito alla scelta del pro- per prestare il loro parere circa il progetto fessionista a cui affidare l’incarico per la proposto alla comunità da Castelli, rice- progettazione dell’edificio: sempre dalla de- vendo, tuttavia, questo incarico non dalla libera del 17 marzo8 si evince, infatti, che è committenza (il comune), bensì dall’ufficio solamente il consiglio comunale, nella per- generale di Torino.11 sona del sindaco, a convocare l’ingegnere La presenza di controversie interne al con- Giuseppe Castelli, affinché provveda alla siglio comunale e, soprattutto, la mancata realizzazione del disegno della chiesa; pro- approvazione del disegno firmato da Ca- getto, quest’ultimo, che deve tener conto del- stelli da parte dell’intendente della provin- le necessità della popolazione rispondendo cia, inducono proprio quest’ultimo a ri- in tal modo alle aspettative della commit- chiedere « […] che si fosse dato il giudizio, tenza. Per tale motivo «[…] detti Signori sopra tale dissegno da alcuno de Signori Congregati […] ordinano al detto Signor Architetti d’ogni maggior abilità della pre- Sindaco di fare transferire in questo luogo sente Citta [di Torino], per non fare talvolta l’illustrissimo Ingegnere Castelli per la una spesa non solamente gravosa, ma inu- formazione del disegno, et a tale occasione tile al fine proposto […]».12

36 SAGGI Tiziana Malandrino

L’evidente riferimento ad Architetti d’ogni La paternità del progetto maggior abilità induce a supporre l’esistenza di una sorta di distinzione tra i professioni- La costruzione della chiesa parrocchiale di sti, alcuni dei quali paiono essere maggior- Santa Maria Maddalena, il cui disegno è mente accreditati rispetto ad altri nell’am- ascrivibile al 1741, costituisce il primo edi- bito degli uffici statali preposti al controllo ficio a segnare la cronologia canavesana dei e all’edificazione di fabbriche di pubblica manufatti architettonici vittoniani. Sono es- utilità. Pur nella consapevolezza dell’esi- senzialmente inedite le vicende del cantie- stenza dell’ufficio Fabbriche e Fortificazio- re: poche, infatti, le notizie bibliografiche ni, deputato alla costruzione, manutenzio- circa la costruzione della fabbrica, a ecce- ne e gestione degli edifici statali di diretta zione dei nomi degli impresari appaltatori competenza della Corona13, non è stata ri- dei lavori di edificazione, resi noti da Paolo levata alcuna relazione tra gli architetti in- Portoghesi nel Catalogo ragionato delle opere18 caricati ― Plantery e Vittone ― e questa isti- dell’architetto e, prima di lui, da Eugenio tuzione statale, così come non è possibile Olivero (1912) nella prima monografia su far rientrare tra le competenze assolte da Bernardo Vittone19. questo ufficio anche le chiese parrocchiali Il progetto della chiesa viene interamente che, invece, dipendono specificamente dal- attribuito a Vittone già da Goffedro Casalis le comunità e, a latere, dall’intendenza pro- negli anni quaranta dell’Ottocento, il quale, vinciale. La separazione delle competenze nel Dizionario geografico storico statistico com- relative alle fabbriche civili e a quelle mili- merciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna tari proviene, d’altronde, dal «Regolamen- riferisce20: to o sij nuova Constituzione del Conseglio La chiesa parrocchiale è sotto il titolo di Santa dell’artiglieria, fabriche e fortificazioni di Maria Maddalena, e se ne fa la festa con qual- S.A.R.» che, a partire dal 1711, aveva defi- che pompa. Questa chiesa fu fabbricata per cura nito e separato le competenze degli archi- della comunità dal 1740 al 1748, sul disegno del 14 tetti in materia di architettura . Si potreb- rinomato architetto Vittone. be, tuttavia, supporre che alcuni professio- nisti in virtù non soltanto delle proprie abi- Paternità quest’ultima ripresa e più volte lità dimostrate nella pratica professionale, confermata dalla critica, anche quella più ma anche della loro formazione accademi- recente21, che trova tuttavia solo parziale ca15 e, magari, dotati di ufficiale patente che conferma nelle fonti archivistiche. Lo stu- certifica le loro capacità, siano segnalati dioso Cavallari Murat, negli anni settanta all’ufficio dell’intendenza. Questa notorietà del Novecento, per esempio, pur ribadendo presso la pubblica amministrazione non questa attribuzione, segnala comunque la deriva necessariamente dall’esistenza di un presenza in cantiere di altri due architetti, elenco ufficiale, ma si potrebbe più sempli- Gian Giacomo Plantery22 e Giuseppe Ca- cemente ricondurre a conoscenze e rapporti stelli, dei quali, tuttavia, ipotizza solamente interpersonali che architetti e ingegneri in- una partecipazione in qualità di consulen- trattengono con i funzionari statali. Questa ti23. Opinione quest’ultima ribadita anche ipotesi troverebbe peraltro conferma non recentemente da Walter Canavesio, che nel- soltanto nel citato caso di Foglizzo, ma an- la Cronologia di Bernardo Antonio Vittone, con- che nell’ambito di altri due cantieri in cui è ferma l’ipotesi di un progetto dell’archi- documentata la presenza di Bernardo Vit- tetto ascrivibile al 1741, quale conseguenza tone: la chiesa parrocchiale di San Michele del parere reso da Vittone alla comunità lo- Arcangelo a Rivarolo16 e quella di San Sal- cale circa la realizzabilità del disegno Ca- vatore a Borgomasino17. stelli-Plantery24.

37 Bernardo Antonio Vittone in Monferrato SAGGI

Anche l’ottocentesca cronologia del cantie- nei documenti relativi alla chiesa di Santa re proposta da Casalis trova limitata con- Maria Maddalena e, più precisamente, dal- ferma sia nei documenti archivistici, sia nei la delibera del consiglio comunale del 22 riferimenti bibliografici: non è, infatti, il marzo 1741 che riferisce31: 1740 l’anno a cui è possibile datare l’avvio dei lavori per la costruzione dell’edificio, Li Signori Congregati tutti unanimi, […] memo- ma l’anno successivo, e più precisamente il ri eziandio alcuni di loro della bellezza e capaci- 5 settembre 174125, giorno a cui fa seguito tà della chiesa Parochiale ultimamente ediffica- l’avvio degli scavi delle fondazioni. Quale ta nel luogo di Pianezza, la di cui spesa ascen- estremo temporale conclusivo dei lavori si derebbe al riferire di detto Signor Castelli, quale dovrebbe, invece, assumere il 1746, anno ha formato pure il suo disegno alla pura somma nel quale avviene il collaudo della struttu- di lire dieci otto mille. ra26 e la successiva consacrazione27; il 1748 proposto da Casalis rappresenta, infatti, il È, dunque, Giuseppe Castelli l’ingegnere periodo nel quale si provvede alla decora- incaricato dalla comunità di Foglizzo per la zione degli interni e alla realizzazione degli definizione del disegno della nuova par- altari lignei da collocarsi nelle cappelle la- rocchiale: gli ordinati comunali, i capitolati terali28. d’appalto, nonché la corrispondenza inter- Lo studio dei documenti conservati nell’ar- corsa tra il consiglio comunale, l’ufficio del- chivio comunale mostra in effetti una vi- l’Intendenza di Torino e i professionisti in- cenda costruttiva assai più complessa ri- caricati, sottolineano in modo inequivocabi- spetto alle semplificazioni operate nell’in- le la paternità del progetto. Una lettera au- dividuazione dei regesti delle opere di Vit- tografa dello stesso Castelli, datata 17 lu- tone29. Sul cantiere si assiste, infatti, all’al- glio 1739, conferma, inoltre, la consegna al- ternanza dei tre citati professionisti ― Ca- la committenza della prima risoluzione pro- stelli, Plantery e Vittone ― il cui ruolo muta gettuale redatta per la nuova chiesa di San- nel tempo anche al variare delle richieste ta Maria Maddalena32, mettendo quindi in della committenza, inducendo comunque a discussione le ipotesi attributive proposte ritenere che il disegno della chiesa sia da sino a questo momento. considerarsi l’esito della collaborazione di I documenti d’archivio confermano tutta- Vittone con un altro professionista attivo via l’intervento sullo stesso cantiere di altri soprattutto in provincia: Giuseppe Castelli. due ingegneri: Gian Giacomo Plantery e Ber- Di quest’ultimo non si conosce molto: nato nardo Vittone. L’insorgere, infatti, di pro- a Livorno Ferraris (provincia di Vercelli) e blemi di natura prevalentemente struttura- morto a Torino nel giugno 1776, è ingegne- le, riconducibili non alle scelte compositive re e architetto civile, approvato dalla Regia adottate da Castelli, quanto alla soluzione Università di Torino il 14 aprile 1730,30 noto di questioni costruttive dipendenti sia dalla soprattutto per la capacità di risolvere pro- morfologia del sito destinato all’innalzamen- blemi di gestione di acque e canali e per to della chiesa33, sia dalla presenza di edifi- aver realizzato ― così come si evince dal ci posti in aderenza della vecchia parroc- carteggio conservato a Foglizzo ― il proget- chiale da demolirsi, inducono la commit- to per la chiesa parrocchiale intitolata ai tenza a richiedere il parere di questi due Santi Pietro e Paolo a Pianezza (Torino). professionisti, al fine di vagliare il disegno L’attribuzione di questo progetto a Castelli e le scelte progettuali di Castelli, evidente- costituisce notizia inedita: l’indagine bi- mente ritenute poco convincenti34. bliografica condotta non ha rivelato dati si- La ricerca archivistica ha messo in luce un gnificativi circa la paternità dell’edificio, coinvolgimento di Plantery estremamente che risulta invece chiaramente esplicitata limitato: il nome di quest’ultimo, infatti,

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compare solo in qualità di perito, convoca- tivo nell’ambito del cantiere poiché auto- to dal consiglio comunale per una valuta- rizzato a esprimere il proprio giudizio in zione della primitiva soluzione progettuale merito alle diverse ipotesi progettuali pro- proposta da Castelli e, successivamente, in poste dai professionisti già convocati. qualità di visore della fabbrica a costruirsi, Vittone, in effetti, viene in un primo mo- unitamente a Vittone35. La consistenza del- mento convocato essenzialmente per conci- la partecipazione di Plantery al progetto e liare i pareri discordanti di Castelli e Plan- ai processi decisionali che lo governano è tery circa il posizionamento della chiesa: se desumibile dalla relazione che l’intendente il primo, infatti, proponeva l’attuale collo- della provincia di Torino redige a seguito cazione dell’edificio con la facciata princi- del sopralluogo effettuato a Foglizzo pro- pale prospiciente la via, il secondo, invece, prio insieme all’architetto36: riteneva fosse più opportuno, anche in con- siderazione della presenza di un piccolo Egli [l’architetto Plantery] è entratto in senso, che canale e della cappella del confraternita del quello [disegno per la nuova chiesa parrocchiale] Corpus Domini, ruotare l’edificio in modo positivamente non convenga al bisogno, e ser- tale che questi potesse prestare il fianco alla vizio di cottesto luogo, et sendosi portato da Me strada37. in compagnia Esso Deputato ha pure conferma- to avanti me l’istesso suo sentimento per le di- verse ragioni da Lui addotte, e come non giudi- ca a proposito di quelle mettere in servitti, ne di formare Lui altro dissegno, per non prendersela contro Alcuno della medesima professione, si è peraltro offerto, quando che cottesta Communi- tà li faci la richiesta di portarsi anche Egli sopra il luogo in tempo che si troverà pure costì chi ha fatto detto dissegno poi dare il suo progetto, e sentimento in ordine alla forma d’essa nuova Chiesa che Lui crederà migliore, più soda, e più convenevole per il fine, ed uso, a cui resta de- stinata. Fig. 1. Particolare del Cadastre du territoire de la In altre parole Plantery, pur confermando Commune de Foglizzo - Canton de Caluso - Arron- dissement de Chivas - Département de la Doire, sec- la propria disponibilità a valutare lo stato tion F, 1796-1811 (Archivio Storico del Comune di Fo- dell’arte dei disegni per la chiesa, nega una glizzo, Carte) propria possibile partecipazione alla pro- gettazione dell’edificio, facendo anche ap- La soluzione suggerita da Castelli è, tutta- pello a ragioni di deontologia professionale via, quella che trova il parere favorevole di («per non prendersela contro Alcuno della Vittone, il quale comunque non si limita a medesima professione»). Ciononostante non collaudarne il progetto38, ma propone egli si esime dal consigliare una soluzione ar- stesso nuove tavole, nelle quali vengono sin- chitettonica alternativa prevedendo, a dif- tetizzate modifiche che tengono conto sia ferenza al disegno del Castelli, un diverso delle richieste della committenza39, sia delle orientamento della fabbrica. Sono, dunque, lagnanze presentate dai confinanti. In par- queste le ragioni che inducono l’intendente ticolar modo l’esito compositivo vittoniano a ricorrere all’intervento di un terzo archi- si propone come soluzione conciliativa nel- tetto ― Vittone ― che possa affiancare Ca- l’ambito delle questioni insorte con l’adia- stelli nella definizione del progetto, consen- cente compagnia del Corpus Domini, la cui tendogli forse di ricoprire un ruolo più at- chiesa rischia danni strutturali a seguito del-

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la demolizione della vecchia parrocchiale peri- per la prima volta ritrovati e pubblicati da colante e a essa coerente. Come, tuttavia, pre- Camillo Boggio e da Eugenio Olivero nel cisato in un documento del 4 agosto 175240: primo ventennio del Novecento43: sono gli unici disegni della fabbrica noti sino a oggi, Sia pur anche vero che sendo insorte differenze mentre sono andati smarriti quelli realizzati tra la detta Communità, e Compagnia del Cor- da Castelli. pus Domini di detto luogo di Foglijzzo, siasi d’ordine di Sua Maestà presa cognizione delle medesime e che per terminarle buonamente sia anche stato necessario di variare in qualche par- te il dissegno, di cui nel detto deliberamento cinque settembre mille sette cento quaranta u- no, senza però dipartirsi essenzialmente dal medesimo, e così convenuto, che detti Signori Impresarij dovessero eseguire il nuovo disse- gno stato perciò nuovamente fatto dal Signore Ingegnere Vittone.

Da quanto dichiarato nel presente atto si e- vince chiaramente che le modifiche appor- tate da Vittone nel disegno della fabbrica da lui stesso sottoscritto sono minime e ricon- ducibili essenzialmente a risolvere questio- ni di carattere distributivo, migliorando di conseguenza la fruibilità degli spazi interni della nuova parrocchiale41. Si evidenziano, per esempio, correzioni in prossimità delle grandi cappelle adiacenti al presbiterio, giu- stificate anche dal fatto che proprio quella Fig. 2. M.G. Bossi, Pianta regolare della Chiesa Par- di sinistra deve essere realizzata in aderen- rocchiale d Foglizzo desunta da quella originale pa- rafrata dal Signor Viceintendente Fornerio successi- za alla preesistente fabbrica del Corpus Do- vamente da altro Viceintendente Crista compilata mini, comportando in tal modo anche una dall’Architetto Vittone di connessione del Regio De- modifica del disegno di quella di destra per legato e Viceintendente Fornerio suddetto dietro pro- ovvie ragioni di simmetria compositiva (fig. getto concordato sul luogo il 25 ottobre 1741, come da istrumento 5 novembre 1741 alla quale si è ag- 2). Si può quindi concludere che esistono giunta l’indicazione del pezzo da costruere per am- due progetti della chiesa, pressoché coevi, il pliare ed attaccarvi la Casa Parrocchiale. Torino 10 primo dei quali ascrivibile a Giuseppe Ca- settembre 1835 (Archivio Storico del Comune di Fo- stelli e il secondo a Bernardo Vittone. glizzo, Carte, m. 1546, f. 1) Nell’ambito degli studi della fabbrica di Fo- glizzo l’importanza documentaria dell’atto Le rappresentazioni grafiche di Vittone, i- del 1752 unitamente alle delibere comunali noltre, subiscono un considerevole degrado degli anni che vanno dal 1739 a 1741, nelle che rende i fogli illeggibili già nei successivi quali la comunità stabilisce il rifacimento anni Settanta, tanto che Cavallari Murat è della chiesa e il progettista incaricato della costretto a pubblicarli traendoli da lastre fo- progettazione della nuova parrocchiale, di- tografiche conservate presso l’Archivio fo- viene ancor più rilevante se si considera la tografico Rodolfo Arduino di Carignano44: quasi assoluta assenza di disegni della chie- oggi anche queste fotografie risultano esse- sa42. I progetti a firma di Vittone vengono re pressoché indecifrabili. Una pianta, due

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prospetti (principale e di sinistra) e due se- lo recentemente riordinato ― ha quindi in- zioni (trasversale e longitudinale) a firma di dotto gli studiosi a ritenere che il progetto Vittone che costituiscono, dunque, non l’ine- della chiesa di Santa Maria Maddalena fos- dito disegno dell’architetto per la nuova par- se interamente da attribuirsi al Vittone48. rocchiale di Foglizzo, quanto una variazio- Ipotesi quest’ultima che trova in un certo ne del primitivo progetto di Castelli alla lu- senso conferma anche nelle soluzioni archi- ce di nuovi problemi strutturali, sorti pro- tettoniche e formali dell’edificio: la com- babilmente nel corso dei primi lavori di plessità del disegno delle volte, la scelta di demolizione della vecchia chiesa. realizzare cappelle laterali comunicanti che Con ogni probabilità contribuisce a ingene- si articolano attorno alla pianta ottagonale rare confusione nell’attribuzione di paterni- allungata, sono, per esempio, tutti elementi tà dell’edificio la presenza di un disegno presenti in altre architetture vittoniane. Non planimetrico della chiesa (fig. 2), datato 1835 si può tuttavia escludere che queste stesse e conservato all’Archivio storico comuna- soluzioni compositive siano state sapiente- le45, dal titolo Pianta regolare della Chiesa Par- mente reinterpretate da Castelli, il quale rocchiale di Foglizzo desunta da quella originale non soltanto potrebbe aver mutuato il dise- parafrata dal Signor Viceintendente Fornerio suc- gno per la fabbrica di Foglizzo dallo studio cessivamente da altro Viceintendente Crista com- degli edifici di Vittone, ma addirittura col- pilata dall’Architetto Vittone di connessione del laborato in prima persona con l’architetto Regio Delegato e Viceintendente Fornerio sud- per la stesura del definitivo disegno della detto dietro progetto concordato sul luogo il 25 parrocchiale. Cooperazione quest’ultima che, ottobre 1741, come da istrumento 5 novembre tuttavia, troverebbe ragione non tanto nel- 1741 alla quale si è aggiunta l’indicazione del l’esplicita volontà associativa manifestata pezzo da costruere per ampliare ed attaccarvi la dai due professionisti, ma sarebbe piuttosto Casa Parrocchiale. da intendersi come una compartecipazione Il progetto del 25 ottobre 1741 a cui questa forzata allo stesso progetto imposta dalla tavola allude è con ogni probabilità la va- comunità di Foglizzo, nell’ambito della qua- riante proposta da Vittone nell’ambito della le Vittone, forte probabilmente di una fama controversia insorta tra la comunità e la ormai consolidata in ambito piemontese e confraternita del Corpus Domini46, così co- della limitata fiducia della committenza nei me peraltro confermato dalla delibera co- confronti di Castelli, tenta di marginalizzare munale del 16 ottobre dello stesso anno: il il ruolo del collega. documento riferisce che l’architetto deve Pur configurandosi come primo progettista, recarsi a Foglizzo di lì a pochi giorni in qua- infatti, dai documenti di archivio emerge lità di perito per parte del comune, affinché un’immagine di Castelli posta in secondo gli impresari appaltatori all’edificazione piano a fronte invece di un ruolo primario della fabbrica di Santa Maria Maddalena assunto da Vittone, soprattutto nell’ambito prendano atto delle varianti previste dal delle politiche decisionali di cantiere. Signi- nuovo disegno da lui stesso realizzato47. ficativa a tal proposito è la realizzazione da Trattandosi, dunque, del progetto definitivo parte di quest’ultimo del dissegno in grande e riportando la firma di Vittone, si è ingene- richiestomi per intelligenza delli archi delle Ca- rato l’equivoco, peraltro ormai chiarito dal- pelle49, tavola andata perduta, ma la cui no- lo studio dei documenti d’archivio, che la pa- tizia sarebbe sufficiente ad attribuire il pro- ternità della chiesa sia interamente ricondu- getto delle volte a Vittone. Sostenere, infatti, cibile a quest’ultimo. L’assenza dei disegni che sia di quest’ultimo il disegno delle volte di Castelli e, forse, il mancato reperimento della chiesa giustificherebbe da un lato la dei documenti relativi al cantiere ― conser- necessità di esplicitarne dimensionalmente i vati presso l’archivio storico del comune so- profili e, dall’altro, renderebbe conto della

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complessità compositiva di questi elementi prio in ragione degli esiti compositivi adot- architettonici che sono stati riconosciuti da- tati, nella prima produzione vittoniana ca- gli studiosi50 come evidenti esiti dell’inge- ratterizzata anche da chiese a impianto o- gno del Vittone. Il profilo degli archi forte- vale come, per esempio, il progetto per il mente segnato dalle cornici che ne connota- San Francesco di Nizza. La composizione no la struttura permette, infatti, l’apertura architettonica dell’edificio, tuttavia, si di- di finestre che enfatizzano l’illuminazione scosta da quanto realizzato negli anni qua- interna dell’edificio secondo un modello ti- ranta del Settecento dall’architetto, soprat- picamente vittoniano. Se, dunque, la com- tutto per quello che riguarda il disegno ge- pleta attribuzione a Vittone dell’intero di- ometrico della pianta: «un ottagono inscrit- segno della chiesa è ipotesi insostenibile, si to in un’ellisse che ha l’asse longitudinale può comunque tentare di stabilire la portata lungo una volta e mezzo l’asse trasversa- del suo contributo al disegno di Castelli, le»53 su cui si aprono due vaste cappelle e- anche se la documentazione archivistica non sagonali situate in adiacenza al presbiterio rivela esplicitamente in quale misura i due e di profondità doppia rispetto a quelle po- professionisti collaborino. ste lungo la navata centrale. Anche le vo- La chiesa si presenta articolata secondo una lumetrie della struttura sono assai diverse pianta centrale, caratterizzata da uno spa- dagli esiti formali conseguiti da Vittone an- zio ottagonale allungato lungo l’asse longi- che negli anni successivi; lo studioso Paolo tudinale, attorno alla quale si aprono sei Portoghesi ritiene, infatti, che l’architetto, cappelle tra loro comunicanti, due delle qua- dopo le sperimentazioni progettuali della li ― poste in adiacenza alla zona presbite- cappella del Vallinotto (1738-1739) e della riale ― presentano dimensioni più che dop- chiesa di San Bernardino a (1741)54, pie rispetto alle altre. La spazialità dell’edi- con il disegno della parrocchiale di Santa ficio evoca le soluzioni vittoniane, così co- Maria Maddalena sia ritornato al modello me peraltro rilevato anche dalla critica51, longitudinale già proposto per Santa Maria sia nel disegno delle volte ― il cui progetto della Neve a Pecetto (1730)55, in una sorta sappiamo essere esclusiva opera di Vittone di mediazione tra i primi progetti e i nuovi ― sia in quello della pianta. L’assenza tut- studi sulle piante centrali. La chiesa di Fo- tavia di un rilievo dell’edificio che garanti- glizzo presenta, tuttavia, una soluzione di sca il confronto proporzionale con altre pianta che, pur nella logica delle simmetrie fabbriche del Vittone, la mancanza dei di- e della centralità del disegno, evoca chia- segni originali dell’architetto andati perdu- ramente un impianto a croce latina ― ben ti ― a eccezione delle copie reperibili nelle lontano da quello a navata unica dell’edifi- pubblicazioni di Eugenio Olivero e Augu- cio di Pecetto ―, che risulta ancor più evi- sto Cavallari Murat ― il mancato inseri- dente quando si osservano le volumetrie mento di questo disegno nelle Istruzioni di- dello spazio prodotte dal disegno architet- verse52 ― forse in ragione della non esclusi- tonico degli elementi. Le grandi cappelle ai va paternità dell’opera a fronte, comunque, lati del presbiterio, longitudinalmente al- dei pregevoli esiti architettonici conseguiti ―, lungate lungo la stessa direzione dell’aula, rende particolarmente difficile comprende- vengono percepite dall’osservatore quasi re la portata effettiva dell’intervento di Vit- come due navate laterali, che dissimulano tone, il cui ruolo di consulente non esclu- la presenza di un eventuale transetto. La derebbe, tuttavia, una partecipazione più collocazione di due grossi pilastri che deli- attiva nella definizione di particolari solu- neano la zona presbiteriale, impedisce, in- zioni formali esibite dal progetto firmato fatti, allo sguardo di percepire come unita- da Castelli. Secondo Henry Millon la chiesa rio lo spazio tra l’aula della chiesa e le due di Santa Maria Maddalena è inseribile, pro- grandi cappelle: quasi una citazione delle so-

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Fig. 3. Veduta del sistema voltato che connota la navata centrale della chiesa

luzioni formali adottate in ambito romano dal Bernini56. Se da un lato, dunque, sono individuabili modelli architettonici lontani da Giuseppe Castelli, che farebbero supporre un inter- vento piuttosto consistente di Vittone nel disegno della fabbrica, d’altro canto l’esa- me dell’apparato decorativo, delle soluzio- ni formali adottate per le finestre57 e, non ul- time, le scelte compositive della facciata parrebbero smentire l’ipotesi appena pro- posta. In particolare, relativamente al pro- spetto si può osservare una certa analogia con la chiesa di Santa Maria della Neve: in entrambe, infatti, si evidenzia la scansione in due ordini separati da una trabeazione completa al di sopra della quale una sorta di piano attico fa da sfondo al timpano che individua il portale sottostante, mentre i due livelli della facciata, vengono raccorda- ti da piccole volute. Il coronamento del prospetto è infine disegnato dal timpano triangolare sormontato da fiaccole che ne accentuano il verticalismo. Ciò che stupisce nella somiglianza tra que- ste soluzioni è il periodo in cui queste ven- gono realizzate: se, infatti, il progetto di Pecetto è ascrivibile al 1730 e precede, dun- que, il soggiorno romano di Vittone e la formazione presso l’Accademia di San Lu- ca58, il disegno per Santa Maria Maddalena è al contrario collocabile al termine della prima fase progettuale dell’architetto, in cui la sintesi dei modelli piemontesi (Guarini, Juvarra e Plantery) con quelli romani (Ber- nini, Borromini, Fontana) si è ormai pie- namente concretizzata in una vasta gamma di sperimentazioni che hanno condotto alla realizzazione delle già citate chiese della Visitazione al Vallinotto, di San Luigi a Corteranzo, di San Francesco a Nizza ecc. È difficilmente ipotizzabile, dunque, che Vit- tone sia intervenuto in tutte le scelte com- positive e progettuali di questa fabbrica, mentre si può coerentemente supporre che

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abbia guidato Castelli nella definizione de- gli spazi liturgici sia in funzione della com- plessità localizzativa della chiesa, sia nella delineazione di più complesse soluzioni volumetriche per le volte. La presenza di Vittone nel cantiere di Fo- glizzo è infine confermata anche negli anni successivi al 1741: nel 1745 egli definisce il progetto per gli altari delle «capelle di mez- zo» e, a partire dagli anni cinquanta del Set- tecento, traccia il disegno per la realizzazione dei tumuli da costruirsi sotto la sacrestia.59 Di particolare interesse è soprattutto il di- segno degli altari secondari: ancora inedita, firmata da Vittone e solo recentemente re- staurata, la tavola presenta la pianta e l’alza- to dell’altare, di cui vengono proposte due possibili varianti, probabilmente per offrire alla committenza altrettante opzioni di scel- ta. Benché il disegno non venga mai pub- blicato, se ne conosce l’esistenza già dagli anni Sessanta del Novecento: Paolo Porto- Fig. 4 – Veduta della chiesa di Santa Maria Madda- ghesi, infatti, nel Catalogo ragionato delle ope- lena. re60 di Vittone, riferisce della presenza, nel- l’archivio comunale di Foglizzo, di «un al- al vecchio edificio e a questo coerente63. È tro disegno per l’aggiunta delle cappelle»61. Vittone a provvedere alla stesura delle i- È forse il ritrovamento di questo progetto e struzioni (19 marzo 1756)64 da seguirsi nel- della relativa istruzione62, risalente al 1748, a l’ambito di questo cantiere che prende l’av- indurre lo studioso a ritenere che le cappel- vio negli anni cinquanta e sessanta del Set- le cui il carteggio fa riferimento siano quel- tecento per proseguire per tutto il decennio le esagonali poste ai lati dell’area presbite- successivo, così come è lo stesso architetto a riale e, pertanto, costituiscano un’aggiunta redigere i disegni relativi all’intervento. successiva al primitivo disegno del 1741; eventualità quest’ultima che, tuttavia, non troverebbe conferma nel carteggio sino a Il cantiere e l’avvio dei lavori questo momento esaminato. L’Archivio storico comunale di Foglizzo con- Nel 1739 la comunità di Foglizzo avvia un serva, infine, i disegni e i documenti relativi dibattito nell’ambito delle sedute del con- al cantiere vittoniano dei «tumuli e coperto» siglio comunale per procedere alla ricostru- da realizzarsi nella zona sottostante la sa- zione del vecchio edificio preesistente65: nel crestia: la necessità, infatti, di dover provve- contratto d’appalto, sottoscritto in presenza dere a una consona sepoltura dei defunti, dell’intende della provincia di Torino nel spinge la comunità a realizzare al di sotto del- settembre del 174166, si legge che si deve «de- la chiesa uno spazio a ciò destinato, dal mo- venire alla construzione di una nuova chie- mento che l’edificazione della nuova parroc- sa Parrocchiale per essere la presentanea in chiale, più grande in dimensioni rispetto a istato di minaccievole rovina, ed incapace a quella precedente, ha comportato l’impiego capire il numeroso Popolo di detto luogo anche di parte dell’area cimiteriale, esterna solito portarsi alle Sagre Fonzioni»67.

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È, dunque, l’ormai insufficiente capacità di progetti differenti che, nel corso di un dell’edificio a contenere il numero dei fede- paio d’anni, hanno di volta in volta corretto li partecipanti alle funzioni liturgiche, non- l’impostazione dell’originaria soluzione com- ché il pessimo stato di manutenzione della positiva, allo scopo di far fronte a problemi struttura, che non consente riparazione al- di tipo strutturale e localizzativo presenta- cuna se non a fronte di ingenti spese, a in- tisi nel tempo. durre la comunità a procedere con l’inte- Le fonti documentarie hanno consentito di grale rifacimento dell’edificio. Sono, infatti, stabilire la data esatta del provvedimento questi i motivi generalmente addotti dai consiliare nell’ambito del quale vengono membri dei consigli comunali locali per deliberati i lavori di ricostruzione della procedere a consistenti lavori di ripristino e chiesa: il 31 marzo 173972. L’analisi dei do- ricostruzione; ragioni che si possono de- cumenti ha, inoltre, evidenziato successive sumere dall’analisi delle suppliche indiriz- riaffermazioni di questo intento: nella deli- zate al sovrano per l’ottenimento dei per- bera del 17 marzo 174073 viene ribadita la messi necessari a edificare68. Lo spoglio di necessità di procedere con l’attribuzione del- questa consistente documentazione ― che l’incarico per l’edificazione della chiesa, pe- non esaurisce tuttavia il numero comples- raltro già approvato dall’intendente della sivo dei volumi del fondo archivistico Pa- provincia.74 Non è dato sapere quali siano tenti controllo e finanze conservato presso l’Ar- le ragioni che inducono a posticipare l’ini- chivio di Stato di Torino ―, ha consentito di zio delle attività di cantiere almeno di qual- rilevare l’esistenza di un fenomeno diffuso che mese, ma è certo, tuttavia, che a questa in buona parte del regno, che vede le co- data una gara d’appalto è già stata bandita, munità coinvolte in consistenti lavori di per l’individuazione dell’impresa destinata adeguamento urbano e architettonico, con a compiere il progetto consegnato qualche particolare riferimento agli edifici sacri, ma tempo prima da Castelli. Nell’ambito di anche al sistema stradale che collega mas- questa gara d’appalto, tuttavia, irregolarità sima parte delle località di provincia. Inte- procedurali generano, già a partire dall’11 ressi questi ultimi riconducibili con ogni pro- febbraio 174075 e ancora per tutto il 1741, babilità anche al nuovo assetto burocratico- una lunga contestazione tra il capo mastro amministrativo imposto già a partire dal Giovanni Battista Pozzo e la comunità di regno di Vittorio Amedeo II (1713-1730) e Foglizzo, che troverà soluzione solamente ulteriormente consolidatosi durante quello dinnanzi al Real Senato76, comportando al del figlio, Carlo Emanuele III (1730-1773) 69. tempo stesso un probabile annullamento di A ricevere l’incarico per la definizione del tutto il procedimento del bando. Il cospi- disegno della nuova parrocchiale di Fogliz- cuo carteggio relativo alla causa risulta es- zo è l’ingegnere Giuseppe Castelli: da una sere, tuttavia, di limitato interesse nell’am- lettera autografa datata 17 luglio 1739 si bito della vicenda costruttiva, poiché rap- apprende, infatti, che «Nel spirar della set- presentativo esclusivamente della mera vi- timana ultima scorsa ho portato a termine cenda legale. A seguito di anomalie proce- il consaputo disegno della Lor Chiesa Par- durali, infatti, l’appaltatore Pozzo richiede rocchiale»70. L’assenza dei disegni di Ca- alla comunità un risarcimento per danni ri- stelli non consente tuttavia di conoscere la cevuti poiché, pur avendo presentato il par- soluzione progettuale proposta in questa tito più conveniente nell’ambito della gara fase di cantiere che, a ogni buon conto, d’appalto bandita dallo stesso comune, non sappiamo con certezza non essere quella è stato giudicato vincitore77 in quanto il ri- definitiva71. Lo spoglio dei documenti rela- basso della proposta è stato considerato in- tivi alla fabbrica, nonché delle delibere co- coerente e, quindi, penalizzato con l’esclu- munali, ha infatti mostrato l’elaborazione sione dal concorso.

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Lo studio della delibera comunale del 17 un piccolo canale d’acqua e dall’altro della marzo 1740 evidenzia inoltre un’incoeren- chiesa della confraternita del Corpus Do- za, poiché riporta78: mini, richiedono particolari attenzioni strut- turali nella progettazione statica dell’edifi- Hanno ordinato, ed ordinano al detto Signor cio, oltre che una delicata concertazione Sindaco di fare transferire in questo luogo l’illu- con la predetta Compagnia, dal momento strissimo Ingegnere Castelli per la formazione che nel progetto proposto da Castelli si do- del disegno, et a tale occasione suplicare detti vrebbe procedere alla demolizione di una Signori Eccellenti a ritrovarsi sul posto a fine ta- porzione di fabbrica a questa competente. le disegno riesca, a sodisfazione, ed utile di Proprio l’abbattimento di parte della cap- questo publico, ed al medemo Signor Sindaco pella del Corpus Domini confinante con la di dare il vacato al predetto illustrissimo Signor vecchia parrocchiale induce la confraternita Intendente per la permisione, ed aprovazione a inviare supplica al sovrano, affinché costui sudetta, conferendoli l’autorità opportuna, e- ziandio con facoltà al medemo in caso di suo possa provvedere a tutelare e garantire i lo- impedimento di deputare chi meglio stimerà. ro interessi. L’intendente, pertanto, alla luce di queste Il passo del citato documento farebbe sup- circostanze e pur considerando il disegno porre che a distanza di pochi mesi dalla «cosa bella all’occhio, ma non adattabile al consegna della prima ipotesi progettuale servizio di codesto pubblico», nega la pro- (17 luglio 1739)79 siano già insorte delle in- pria approvazione80. È a seguito di questa soddisfazioni relative al disegno proposto, esigenza che, come già noto, viene convo- tanto da indurre la comunità a convocare cato per un sopralluogo l’architetto Gian nuovamente Giuseppe Castelli a Foglizzo, Giacomo Plantery. Nonostante questi pro- affinché non soltanto si possa procedere ad ponga un’ipotesi alternativa al progetto di altro sopralluogo del sito sul quale dovrà Castelli ― prevedendo una rotazione della erigersi la nuova fabbrica, ma soprattutto chiesa in modo che l’edificio presti il fianco perché l’ingegnere possa venire informato alla via maestra ― Plantery rifiuta un pro- delle raccomandazioni e delle proposte e- prio diretto coinvolgimento nell’eventuale spresse dai consiglieri. Le manifeste preoc- disegno di una nuova soluzione progettua- cupazioni della committenza circa il dise- le: dalla lettera che l’intendente invia al gno indurrebbero quasi a ritenere che Ca- sindaco e ai consiglieri della comunità si de- stelli abbia realizzato il progetto “a tavoli- sume, infatti, che l’architetto preferisce ri- no”, senza una preventiva verifica dei luo- maner estraneo alla questione «per non pren- ghi, magari in forza delle conoscenze rela- dersela contro Alcuno della medesima pro- tive a queste terre. Importante è rammenta- fessione»81. È quindi in questa circostanza re, infatti, che Castelli viene con ogni pro- che viene convocato Bernardo Vittone il cui babilità ingaggiato dalla comunità per la coinvolgimento, tuttavia, è attestato sola- stesura del progetto della parrocchiale poi- mente a partire dal 174182, periodo in cui, ché professionista al quale il consiglio di tra l’altro, la comunità sta contestualmente Foglizzo è già ricorso in anni precedenti procedendo all’appalto delle provviste di per risolvere questioni relative alla gestione materiali da impiegare nella costruzione delle acque e delle bealere transitanti nei della chiesa83. territori comunali. L’arrivo di Vittone a Foglizzo si rende ne- Il progetto per la chiesa non convince cessario a seguito dell’arresto dei lavori pro- nemmeno l’intendente della provincia e a dotto dalla mancata concordanza di opi- destare maggiori perplessità è soprattutto il nioni manifestata rispettivamente da Castel- luogo su cui deve essere innalzato il nuovo li e Plantery84: il giudizio diverso espresso edificio. La presenza, infatti, da un lato di dai due professionisti circa l’orientamento

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della chiesa produce infatti una spaccatura lato a «rovinare questa parte della volta e all’interno del consiglio comunale, schiera- faciata dell’oratorio proprio della Veneran- to ora per l’uno, ora per l’altro, generando da Confraternita», e dall’altro alla «con- una inevitabile empasse che ritarda l’avvio struzione d’altra volta e bacino corrispon- del cantiere. Si richiede pertanto l’indispen- dente a quello si pretenderebbe formare sabile presenza di un terzo professionista dall’altra parte per la capella del Santissi- in grado di assumere quasi il ruolo di arbi- mo Rosario come da detto dissegno»89. tro nell’ambito dell’insorta controversia85. La variante proposta da Vittone, in altre Vittone, pertanto, a seguito di un sopral- parole, se da un lato penalizza pesante- luogo e della disamina delle soluzioni pro- mente l’assetto strutturale del coerente edi- poste dei colleghi, ritiene che «risulta esse- ficio del Corpus Domini, dall’altro prevede re più decorosa, e di maggior comodo di la realizzazione di quelle due grandi cap- popolo la formazione di detta nova chiesa pelle che costituiscono un elemento alta- cola faciata piccola all’oriente ove al pre- mente connotante il disegno della chiesa. sente ritrovasi»86. L’ipotesi che si ad appannaggio del Vittone È, dunque, l’ipotesi progettuale di Castelli, la progettazione di questi spazi troverebbe secondo la quale il prospetto principale del- conferma in una parcella presentata anni l’edificio (ovvero la faciata piccola) debba es- dopo (1747) dallo stesso architetto, nella sere rivolto verso la strada maestra, a esse- quale costui richiede il compenso dovutogli re ritenuta più idonea e decorosa, con ogni «per il dissegno in grande richiestomi per probabilità anche alla luce di un inserimen- intelligenza delli archi delle Capelle». to urbano della chiesa maggiormente quali- A Castelli è comunque richiesto un rifaci- ficante nell’ambito del contesto costruito87. mento delle tavole a suo tempo consegnate, È in queste circostanze che Vittone propone proprio alla luce delle nuove soluzioni pro- anche alcune modifiche da effettuarsi alla gettuali vittoniane, la cui complessità inge- planimetria definita da Castelli, forse come nera contestualmente nella committenza ipotesi di mediazione tra l’originario dise- perplessità circa l’economia della fabbrica: gno e le richieste addotte dagli stessi consi- il progetto risulterebbe, infatti, troppo di- glieri, in qualche misura insoddisfatti delle spendioso a fronte delle limitate risorse a proposte progettuali sia di Castelli sia di cui la comunità può attingere, e ciò induce Plantery. Il cambiamento maggiormente si- alcuni consiglieri a proporre la realizzazio- gnificativo nella soluzione compositiva pro- ne di un nuovo disegno90. Non si trattereb- posta, quantomeno in facciata, è costituito be, tuttavia, della realizzazione ex novo di dall’eliminazione dei due accessi laterali al un progetto alternativo a quello già a loro portale principale, in favore, invece, della mani, esito della mediazione tra le soluzio- predisposizione interna di una fonte batte- ni di Castelli e Vittone, quanto la ripropo- simale88. Relativamente alla planimetria, in- sizione del disegno già realizzato dallo vece, sono soprattutto gli elementi di carat- stesso Castelli a Pianezza per la chiesa par- tere distributivo a essere interessati da va- rocchiale dei Santi Pietro e Paolo91. Le ra- riazioni progettuali, in forza di una mag- gioni che inducono a questa proposta sono giore comodità di fruizione degli ambienti. meramente pecuniarie: la possibilità, infat- Sotto il profilo strutturale e volumetrico le ti, di corrispondere 18.000 lire per l’innalza- modifiche più evidenti previste dalla nuo- mento della fabbrica a fronte delle 25.000 va soluzione sono tuttavia quelle che inte- mila92 stimate per il progetto di Foglizzo, ressano le grandi cappelle poste lateral- persuadono l’amministrazione comunale a mente all’area presbiteriale: l’aderenza, in- vagliare con molta cura anche questa op- fatti del nuovo edificio con la preesistente portunità, tanto da proporla anche all’inten- cappella del Corpus Domini induce da un dente quale ulteriore possibile alternativa93.

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L’ipotesi tuttavia viene meno nel momento cedere con il bando delle gare d’appalto al in cui, convocati Castelli e Vittone per rice- fine di individuare le imprese alle quali af- vere un opinione in merito, entrambi con- fidare i lavori di costruzione. È interessante fermano l’impossibilità di realizzare lo stes- rilevare che i tiletti devono essere affissi sia so progetto di Pianezza nel sito prescelto a a Torino che a Chivasso101: la trasparenza Foglizzo, anche se non sono chiaramente e- della gara, legata alla possibilità di far par- splicitate le ragioni che inducono a tale pre- tecipare chiunque possegga i requisiti ne- sa di posizione.94 La rilevanza delle moti- cessari al compimento del lavoro richiesto, vazioni addotte sembra essere convincente, è infatti garantita anche dall’opportunità di poiché la comunità decide in via definitiva assicurare grande visibilità al bando, e ciò la realizzazione del «disegno ultimamente sarebbe consentito dalla sua pubblicazione formato da detto Signor Ingegnere Castelli, sia nella capitale dello stato (Torino), sia nel- visato Planteri, calaudato cole aggionte del la città ― possiede infatti già nel Signor Ingegnere Vittone, come in ordinato Settecento questo titolo102 ― più vicina al co- delli 14 pure corrente»95, ottenendo inoltre mune in cui deve realizzarsi l’opera e, quin- l’avallo definitivo dell’ufficio dell’intenden- di, in qualche misura da questa dipendente. za: è il 20 marzo 174196. Il 5 settembre 1741 si procede pertanto alla Dissipate, dunque, le incertezze sul proget- stipula del contratto vincolante l’impresa to da eseguire, non resta che risolvere la aggiudicatrice della gara «mediante il prez- questione circa gli spazi necessari alla rea- zo e somma lire vinti quattro mille otto cen- lizzazione del disegno: la superficie occu- to […] e di dare l’opera come si suole dire pata dalla nuova fabbrica, che presenta una con le chiavi alla mano»103, e sono proprio i volumetria maggiore rispetto a quella pre- capi mastri Ferrero, Verratti e Rosso108 gli esistente da demolirsi, infatti, inducono impresari che procedono nei successivi quat- l’amministrazione a occupare parte del sito tro anni, sino al 1745, all’innalzamento del- sino a questo momento adibito a cimitero. la nuova chiesa parrocchiale. Dal documen- Situato in adiacenza alla vecchia parroc- to si evince che gli appaltatori sono origi- chiale97, il campo santo deve in effetti per nari del «luogo di Varese Stato di Mila- buona parte essere occupato dal nuovo edi- no»104: ancora una volta, dunque, mae- ficio e, per tale motivo, deve essere sposta- stranze provenienti da un area prossima al to in un altro luogo, facendo conseguente- Ticinese portano in terre straniere le loro mente sorgere il dilemma circa l’opportuna consolidate abilità edili. È in effetti tradi- ubicazione da fornire «alli cadaveri»98. Pur- zione ormai consolidata nel Piemonte sa- troppo né gli ordinati comunali, né tanto baudo, già a partire dal XVII secolo, l’affi- meno il carteggio relativo alla fabbrica di darsi a costruttori e artigiani provenienti Santa Maria Maddalena, chiariscono la que- dal vicino stato di Milano o dall’area di stione, ma l’ipotesi più attendibile sembre- Lugano105, dal momento che è ben nota la rebbe quella secondo cui viene stabilita una loro competenza nel campo delle costru- collocazione provvisoria per le salme, pro- zioni; consuetudine che porta anche al tra- prio per il periodo di costruzione della sferimento in territorio sabaudo di intere chiesa, per poi procedere a un ricolloca- famiglie, la cui fortuna è legata non soltan- mento delle stesse nei tumuli realizzati ne- to ai prestigiosi cantieri di corte, ma anche gli anni cinquanta del Settecento in una sala a tante fabbriche realizzate nelle province sottostante la sacrestia della parrocchiale99. del regno. L’affidabilità di questi costrutto- Decisa la validità del progetto, ottenuti i ri è tale da indurre i capi mastri appaltatori permessi dell’intendente e del Real Sena- della fabbrica di Foglizzo a presentare co- to100, risolte le questioni relative alla collo- me garanti delle loro abilità altri impresari cazione del cimitero, si può finalmente pro- provenienti sempre dallo stato di Milano,

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ma residenti da tempo in Torino e, pertan- sue necessarie grappe di ferro ben impiombate to, già conosciuti e stimati nella capitale106. a soddisfazione del sovrastante che avrà la dir- Gli impresari firmatari del contratto si im- rezione dell’opera. pegnano, con la stipula del medesimo, a ri- spettare quanto previsto dalle istruzioni107 È soprattutto l’impiego del legno, tuttavia, redatte dall’ingegnere Giuseppe Castelli: ses- a rappresentare l’elemento maggiormente santa capi nei quali vengono individuate le versatile nel progetto strutturale dell’edifi- provenienze dei materiali da mettersi in cio; messo in opera soventemente insieme opera, il dimensionamento delle strutture e alle «chiavi e bolzoni in ferro d’Agosta»110 il posizionamento dei principali elementi contribuisce a contrastare i carichi che agi- costruttivi la cui rilevanza è cruciale nel- scono di taglio nei punti maggiormente cri- l’ambito del quadro statico dell’edificio. Dal- tici della costruzione, quali per esempio le la disanima del documento si apprende, per chiavi di volta, ma viene anche tradizio- esempio, che le fondazioni dovranno essere nalmente impiegato per la realizzazione gettate alla profondità di un trabucco (circa dell’apparato ligneo delle coperture. La dif- tre metri) e che i muri di fondazione «si fa- ferenza sostanziale tra questi impieghi sta ranno di pietre in calcina con cinture di tuttavia nella stagionatura del materiale: mattoni di perfetta qualità ad ogni scanzel- dovrà infatti essere legno appena tagliato lo di oncie otto d’altezza con calcinata so- quello messo in opera per le radici di rove- pra ben liquida, affinché facilmente possa re, affinché, essiccandosi a seguito della penetrare fra l’unione de mattoni»108. posa in opera, possa entrare in tensione ga- Le tecniche costruttive sono ovviamente rantendo maggiore resistenza a sollecita- quelle tradizionali che, pur rispondendo al- zioni di taglio e momento flettente, mentre la rigida statica dei sistemi a muratura por- dovrà essere ben stagionato se utilizzato tante, riescono comunque a piegarsi alle per i coperti in modo da non destabilizzare, sollecitazioni imposte dalla complessità vo- con il passare del tempo, l’assetto del man- lumetrica dell’edificio, attraverso accorgi- to di copertura. menti costruttivi che consentono di ottene- Proprio l’importanza rivestita dai materiali re il massimo rendimento dai più comuni impiegati nella costruzione induce a dedi- materiali impiegati nell’edilizia. Si osserva, care quattro punti, sui sessanta previsti, al- per esempio, il progressivo assottigliamento la loro qualità e, pertanto111 delle pareti all’aumentare di quota, dovuto anche a una differente composizione delle «Tutti li mattoni da impiegarsi nella chiesa suddetta saranno di perfetta condizione, […]. murature: se nelle fondamenta, infatti, ven- La calcina da impiegarsi nella construzione sud- gono realizzate con pietre listate da matto- detta per la quantità necessaria nelle muraglie ni, in elevato, invece, saranno mettà di mat- delle fondamenta sino al piano del zoccolo de toni e metà di pietre, consentendo in tal piedistalli sarà della più forte di Superga, ed ivi modo un graduale alleggerimento del carico in su si permetterà l’uso di quella di Rivara, dell’intera struttura, e, infine, i pilastri che109 purché sia della migliore si l’una che l’altra, ben bagnata, e passato al bagnolo conforme al suoli- dovranno construersi tutti di mattoni di perfet- to. La sabbia da impiegarsi in detta chiesa sarà ta qualità ben bagnati e sottilmente operati in della più perfetta che ritrovare si possa longo il calcina con la cinata ben liquida a coeso per fiume Orco nel territorio di Foglijsso». corso come suole pratticarsi in simili opere, po- nendovi per la maggiore sicurezza luoro tra il L’istruzione proposta dall’ingegnere Ca- ritaglio suddetto, e l’imposti de volti delle ni- stelli e allegata al contratto d’appalto sotto- chie, e porte delle cappelle in ripartita distanza scritto dagli impresari che procedono alla tre legati di pietre di sarizzo, per cadaun con costruzione della parrocchiale non rappre-

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senta, tuttavia, un’eccezione nel panorama del lavoro; cautele che si possono quindi ri- dei capitolati d’appalto del tempo; confron- condurre a una pratica condivisa del co- tando infatti questo documento con altri struire secondo le vere regole dell’arte.112 più o meno coevi, si può infatti osservare La vicenda costruttiva della chiesa di Santa una rilevante corrispondenza nelle voci e- Maria Maddalena prosegue, quindi, dal 1741, lencate, così come assai simili risultano es- anno di stipula del contratto d’appalto sino sere le precauzioni ritenute necessarie e in- al 1746, anno che segna la fine dei lavori con dispensabili per una soddisfacente riuscita il collaudo generale eseguito da Vittone.113

A. TORRE, Il consumo di devozioni: rituali e potere 7 ASCFO, Ordinati 1739, 1740, 1741, delibera del nelle campagne piemontesi nella prima metà del Settecen- 22 marzo 1741. «alli Signori Congregati tutti unani- to, in «Quaderni storici», LVIII (1995), pp. 181-223, in mi, e niuno de medemi discrepante [...] tutti concordi part. pp. 182-183. come se revocando l’accettazione di cui in detto or- 2 M.T. SILVESTRINI, La politica della religione. Il go- dinato, e quello cascando in tutto, e per tutto nel ri- verno ecclesiastico nello Stato sabaudo del XVIII secolo, Fi- guardante tale fatto, mandato al Signor Sindaco Bes- renze 1997. solino eccedenze in seguito all’ordinato premesso in 3 AST, II Archiviazione, C. 79, n. 12bis, Stato delle detta Città di Torino di consenso pure, e partecipa- terre della Provincia di Torino giusta la relazione fatta zione dell’Illustrissimo Signor Conte Biandrate del l’anno 1753 dal Signor Vassallo Antonio Sicco Intendente presente luogo di portarsi detto signor Sindaco da della stessa Provincia. detto Signor Ingegnere Castelli, ed in absenza di 4 Archivio Storico del Comune di Foglizzo (in se- questo da chi stimerà spediente, e potrà giudicare guito ASCFO), Ordinati 1739, 1740, 1741, Delibera del d’havere copia di detto disegno come stato formato 17 marzo 1740. «Ed detti Signori congregati, unita- per la parochiale di Pianezza, e farsi il medemo co- mente alli Infrascritti Signori Particolari de mulini municare, e rimettere, quantonque per ciò ottenere registratisi, tutti unanimi, e Concordij, anzi col sen- convenisse sborsare qualche somma, che del tutto ne timento di detta Sua Eccellenza Illunstrissimo Conte farà rimborso; suplicando Sua Eccellenza il Conte di e Primo Presidente del Senato di Savoia Luiggi Igna- Foglizzo d’intromettersi per la pronta spedizione di zio S. Giorgio di Foglizzo, et dell’illustrissimo Signor quanto sta mandando e tale ebbero quello informare Marchese di questo luogo, ed d’altri particolari de di tale nova risoluzione con lettera del Signor Segre- meliori registrati del medemo luogo, co quali detti tario ed il detto Signor Sindaco di fare quelle parti Signori Congregati havevo havuto colloquio ed da che stimerà necessarie per le opportune previsioni ed cui havuto l’affermativa del loro sentimento, ed quali venga quanto prima a dare principio ad una tale o- particolari restano descriti in nota quivi presentata e pera senza perdere di tempo». hanno precedentemente però la permisione da ote- 8 ASCFO, Ordinati 1739, 1740, 1741, delibera del nersi dal preffato Illustrissimo Signor Vassallo, ed In- 17 marzo 1740, cit. tendente determinato e stabilito di dare principio alla 9 Ivi, delibera del 20 marzo 1741, ff. 60v-61v. Construzione di detta Fabrica rimasto che si haverà il 10 Ivi, delibera del 17 marzo 1741, cit. «stante la dissegno , ed approvazione sudetta, ed precedute le diversità delle opinioni per la situazione della nova precauzioni, patti e condizioni, e dalli <…>, che ver- costruenda Parochiale per aprezamento e sodisfazio- ranno stimate necessarie e prescritte in seguito al pa- ne delli animi di tutti, e per conciliatione de due in- rere dell’Ingegnere, dal Signor Illustrissimo Signor strumenti ora di loro contrarij e discrepanti de Signo- Intendente». rij Castelli e Planterj per la situazione sudetta, have- 5 BRT, Storia Patria, n. 488, Stato delle terre della va la scorsa settimana d’ordine del Conseglio fatto Provincia di Torino giusta la Relazione fatta l’anno 1750 chiamare dalla Città di Torino l’illustre Ingegnere Dal Signor Vassallo Giovanni Antonio Sicco Intendente Vittone cariato alla libera elletione dal sudetto racor- della stessa Provincia, Foglizzo, fol. 195-197. Relativa- so di questa Comunità […], e riconoscere il sitto me- mente alla famiglia dei Biandrate cfr. A. MERLOTTI, gliore sovra cui deve erigersi la nova fabrica sudetta L’enigma della nobiltà. Stato e ceti dirigenti nel Piemonte massime che si era concesso da Signori Congregati del Settecento, Firenze 2000. d’aquietarsi a quel tanto facendone in tali diferenze 6 Relativamente all’organizzazione amministrati- arbitrato, e colaudato». va dello Stato sabaudo in antico regime, cfr. G. SIM- 11 ASCFO, Culto, m. 173, lettera dell’Intendente COX, La grande ondata delle riforme (1713-1730), in GE- della provincia di Torino indirizzata alla comunità di OFFREY SIMCOX, Vittorio Amedeo II e l’assolutismo sa- Foglizzo, con cui viene negata l’approvazione del di- baudo 1675-1730, Torino 1983, pp. 255-305. segno proposto da Castelli, a seguito del parere con-

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trario espresso dall’architetto Plantery; Torino 10 a- cura di A.K. PLACZEK, III, New York–London 1982, p. prile 1740. 438. 12 Ibid. 23 CAVALLARI MURAT, Tra Serra d’Ivrea cit., p. 350. 13 A. FERRARESI, Ingegneri e architetti di antico regi- 24 Il voluttuoso genio dell’occhio cit., p. 221. me, in ID., Stato, scienza, amministrazione, saperi. La for- 25 ASCFO, Culto, m. 173, Delliberamento della Chiesa mazione degli ingegneri in Piemonte dall’antico regime Parrochiale della Comunità di Foglizzo. Delliberamento all’Unità d’Italia, Bologna 2004, pp. 17-96. fatto dalla Communità di Foglizzo della costruzione di sua 14 Ibid., pp. 20-21. C. ROGGERO, Juvarra Primo Ar- Chiesa parrocchiale in favore delli Capi Mastri Signori chitetto Regio: Le instruzioni di cantiere, in Filippo Juvar- Ferrero, Verratti e Rosso. Tutto il fascicolo è sottoscrit- ra. Architetto delle capitali da Torino a Madrid 1714- to, per presa visione, dal segretario dell’intendenza 1736, Catalogo della mostra (Torino, Palazzo Reale, 6 di Torino, Ballario il 5 settembre 1741 (la data si evin- settembre-10 dicembre 1993), a cura di V. COMOLI, A. ce dal documento del 4 agosto 1752). GRISERI, Milano 1995, pp. 215-225. Si rammenta a tal 26 Ivi, parcella dell’ingegnere Bernardo Vittone proposito che primo ingegnere militare di S.A.R. è, del 15 dicembre 1747. nel 1711, Ignazio Bertola, mentre a capo delle fabbri- 27 Ivi, Copia di Ordinato di deputazione. Benedizione che civili, nel 1714, in qualità di primo architetto, è Fi- della Chiesa Parrocchiale e formazione di banchi, 11 gen- lippo Juvarra. naio 1746. 15 R. BINAGHI, Architetti e ingegneri nel Piemonte sa- 28 Ivi, Instruzione da osservarsi nella formazione degli baudo tra formazione universitaria ed attività professiona- altari delle Capelle di mezzo della Parochiale di Foglizzo di le, in Studenti e dottori nelle università italiane (origini- Bernardo Vittone, 29 agosto 1748. XX secolo), Atti del convegno (Bologna, 25-27 novem- 29 Tra i più significativi si ricordano quelli propo- bre 1999), a cura di G.P. BRIZZI, A. ROMANO, Bologna sti da OLIVERO, Le opere cit.; PORTOGHESI, Bernardo Vit- 2000, pp. 263-290. tone cit.; Il voluttuoso genio dell’occhio cit. 16 ASCRIV, Culto, m. 1248, copia d’atto ovvero de- 30 C. BRAYDA, L. COLI, D. SESIA, Ingegneri e architetti libera del consiglio comunale del 21 gennaio 1758. del Sei e Settecento in Piemonte, Torino 1963. Giuseppe L’originale è conservato in ASCRIV, Deliberazioni, vol. Castelli, nato a Livorno Ferraris e morto a Torino nel 40, anni 1754-1756, delibera del 21 gennaio 1758, f. giugno del 1776. Ingegnere e architetto civile, appro- 152v, mentre una piccola parte della trascrizione è in vato dalla Regia Università di Torino il 14 aprile R. POMMER, Architettura del Settecento in Piemonte. Le 1730, è noto soprattutto per i pareri forniti tra il 1765 strutture aperte di Juvarra, Alfieri e Vittone, a cura di G. e il 1768 circa alcune controversie sorte sull’uso delle Dardanello, Torino 2003, p. 201. acque nei territori di Cavallermaggiore, Cavallerleo- 17 L. BARBERO, Vita civile e religiosa di , ne, Piscina, Chivasso, Neive e Tigliole. Torino 1941. 31 ASCFO, Ordinati 1739-1740-1741, delibera del 18 P. PORTOGHESI, Bernardo Vittone. Un architetto consiglio comunale del 22 marzo 1741. tra Illuminismo e Rococò, Roma 1966, p. 221, nota 13. 32 ASCFO, Culto, n. 173, Lettera dell’ingegnere 19 E. OLIVERO, Le opere di Bernardo Antonio Vittone ar- Giuseppe Castelli del 17 luglio 1739. «Nel spirar del- chitetto piemontese del secolo XVIII, Torino 1920, pp. 77-78. la settimana ultima scorsa ho portato a termine il 20 G. CASALIS, Dizionario geografico storico statistico consaputo disegno della Lor Chiesa Parrocchiale, commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, VI, To- […] onde inviando Domenica persona per l’effetto rino 1841, pp. 705-706. sudetto, sarò in istato di far que passi, che Loro Si- 21 C. BOGGIO, Le chiese del Canavese dai primi secoli gnori Illustrisssimi stimeranno per farlo approvare ai giorni nostri, Ivrea 1910; PORTOGHESI, Bernardo Vit- così dal Signor Intendente, come dall’Eccellentissimi tone cit., p. 221, nota 13; Bernardo Vittone architetto, Senato, Starò dunque attendendo la lor risoluzione Catalogo della mostra (Vercelli, Santa Chiara, 21 ot- accompagnata dalla continuazione de suoi comandi, tobre-26 novembre 1967), a cura di N. CARBONERI, V. a quali rasegnandomi dovutamente ho l’onore di so- VIALE, Vercelli 1967, p. 23, nota 33; A. CAVALLARI scrivermi». MURAT, Tra Serra d’Ivrea, Orco e Po, Torino 1976, p. 33 Ivi, Parere dell’Illustrissimo Planteri circa il dise- 350; OLIVERO, Le opere cit.; Il voluttuoso genio dell’oc- gno della Chiesa Parrocchiale 1740, Torino 12 luglio chio: nuovi studi su Bernardo Antonio Vittone, a cura di 1740. Nel documento si legge: «A richiesta della Co- W. CANAVESIO, Torino 2005, p. 221. munità di Foglizzo mi son portato io sottoscritto in 22 Gian Giacomo Plantery (1680-1756), architetto detto luogo per riconoscere, se il dissegno fatto per la attivo negli Stati Sardi, è noto soprattutto per la rea- chiesa Parrocchiale d’esso luogo, e da me approvato lizzazione del Palazzo Cavour di Torino. Per un con- sotto li 4 maggio scorso possa altrimenti, e meglio fronto bibliografico sulla vita e la produzione archi- sittuarsi in maniera che s’allontani al possibile dal tettonica di Plantery cfr.: E. OLIVERO, Il Palazzo Cavour fosso ivi attiguo senza pregiudicio della chiesa della a Torino, Torino 1932. H.A. MILLON, Plantery, Gian Gi- Confraternita detta del Corpus Domini già aggregata acomo, s.v. in Mac Millan Enciclopedya of Architects, a alla vecchia Parrocchiale».

51 Bernardo Antonio Vittone in Monferrato SAGGI

34 ASCFO, Ordinati 1739-1740-1741, delibera del 40 ASCFO, Culto, m. 173, Istromento di quittanza re- 17 marzo 1741: «stante la diversità delle opinioni per ciproca fra gl’Impresarj della Chiesa Parrocchiale di Fo- la situazione della nova costruenda Parochiale per glizzo, Torino 4 agosto 1752. aprezamento e sodisfazione delli animi di tutti, e per 41 ASCFO, Ordinati 1739-1740-1741, delibera del conciliatione de due instrumenti ora di loro contrarij 14 marzo 1741, cit.: «l’annullamento delle due porte e discrepanti de Signorij Castelli e Planterj per la si- laterali alla grande. In formazione al luogo d’esse tuazione sudetta, haveva la scorsa settimana d’ordi- d’un batisterio, ed d’una sala l’archivio <…>, e do- ne del Conseglio fatto chiamare dalla Città di Torino versi formare due porte, o siano passaggi per potere l’illustre Ingegnere Vittone cariato alla libera elletio- dalla sacrestia, e dal Coro pasare lateralmente da ne dal sudetto racorso di questa Comunità […], e ri- ambe due le parti dal dietro all’altare maggiore per conoscere il sitto megliore sovra cui deve erigersi la comodo de Signori celebranti per portare alle capelle nova fabrica sudetta massime che si era concesso da di detta chiesa nova, come una che dia il passaggio Signori Congregati d’aquietarsi a quel tanto facen- alla capella del Rosario, ed a pure le capelle della pa- done in tali diferenze arbitrato, e colaudato». rochiale da essa parte e l’altra che da il passaggio per 35 ASCFO, Culto, m. 173, Delliberamento fatto dalla entrare nel Coro, e successivamente nella chiesa di Communità di Foglizzo della costruzione di sua Chiesa detta Chiesa del Corpus Domini, e successivamente a parrocchiale in favore delli Capi Mastri Signori Ferrero, tutte le capelle della parocchiale nova che occorrono Verratti e Rosso, Torino 19 luglio 1741. «Siasi per parte formare la detta parrocchiale, e per maggiore esecu- di detta communità avuto raccorso all’eccellentissi- zione del sudetto sentimento, e parere di Monsu Vit- mo Reale Senato, e da Esso rapportato decretto di tone, questa Comunità manda a me Segretaro sotto- permissione per la ristruturazione e ampliazione del- scritto di <…> al Castelli ingeniere, con espresione la Chiesa predetta ne siti e dimensioni dessignate nel della risolutione quivi presasi che trovando conve- tippo, al prefetto magistrato della Comunità presen- nevole anche il sentimento di detto Signor Vittone, è tato, e fatto formare dal molto Illustre Signor Archi- stato preso raccorso il disegno di detto Signor Castel- tetto Giuseppe Castelli visato dalli molto Illustri Si- li formato a fine che un intervento di detto Monsu gnori Architetti Planterj e Vittone». Castelli venga a tenore di detto parere rinovato detto 36 Ivi, lettera dell’intendente della provincia di dissegno sempre sulla pianta formata da detto Mon- Torino alla comunità di Foglizzo, 10 aprile 1740, cit. su Castelli, ed ove questo può altrimenti ocupato ed 37 Ivi, Parere dell’Illustrissimo Planteri circa il dise- assente, detta Comunità richiede detto M. Vittone a gno della Chiesa Parrocchiale 1740, Torino 12 luglio volere ben piacere di rinovare da se solo detto disse- 1740. «Sono entrato in sentimento che per maggior gno con lo oportuno milioramento di parte, e per tut- decoro non tanto della chiesa Parochiale, che della telare da suo parere, e ciò tutto subito gionto in Tori- indetta del Corpus Domini, si debba la medema Pa- no detto M. Vittone». rochiale (servato l’istesso dissegno) voltare di fianco 42 C. BRAYDA, Documentazioni ed attribuzioni di edi- alla predetta del Corpus Domini, in maniera che il fici vittoniani, in Bernardo Vittone e la disputa fra classi- coro della Chiesa Grande sia verso il fosso sopradet- cismo e barocco nel Settecento, Atti del convegno (Tori- to, e che la medema del Corpus Domini abbia la sua no, 21-24 settembre 1970), I, Torino 1972, pp. 443-456. apertura nel mezzo del laterale della detta chiesa 43 BOGGIO, Le chiese del Canavese cit.; E. OLIVERO, Le grande ed alla sinistra della parte principale d’esso, e opere cit. con ciò restavano ambe esse chiese molto più mae- 44 CAVALLARI MURAT, Tra Serra d’Ivrea cit. stose, non l’avrà occasione di demolire parte di quel- 45 ASCFO, Carte, m. 1546, f. 1. la della detta Confraternita con pericolo del rimanen- 46 ASCFO, Ordinati 1739-1740-1741, delibera del te della medema si conserveranno tutte le migliori 16 ottobre 1741. Dal documento si evince che Vittone opportunità dell’aria, poi la luce della chiesa princi- deve recarsi a Foglizzo di lì a pochi giorni in qualità pale senza pregiudicare dell’altra, e non l’avrà da di perito per parte del comune nell’ambito della cau- collocare nel fosso, se non una parte del circolo del sa intercorsa tra la comunità e gli impresari della coro, il che tutto si potrebbe ottenere, quando si col- fabbrica di Santa Maria Maddalena, affinché mostri locasse la chiesa in altra maniera, come nel questo si che le variazioni introdotte nel nuovo disegno da lui è riconosciuto, e tal è il mio pentimento». stesso realizzato sono minime e incidono pertanto in 38 ASCFO, Ordinati 1739-1740-1741, delibera del modo insignificanti sui costi di edificazione. 22 marzo 1741: «aversi in ordinato di Consiglio Co- 47 Lo studio dei documenti porta anche a cono- munale delli 14 corrente stabilito, e risolto d’acetare scenza di una nuova questione che insorge tra l’im- come in esso si è accettato l’ultimo disegno formato presa appaltatrice dei lavori e la comunità: gli impre- dall’ingegner Castelli, visato Planterj per la constru- sari, infatti, ritengono che le modifiche introdotte dal zione della nova Parochiale, stato etiandio colaudato nuovo disegno di Vittone comportano anche un au- dal Signor Ingegnere Vittone». mento di spesa per la realizzazione della variante. 39 Ivi, delibera del 14 marzo 1741, cit. (cfr. ASCFO, Culto, m. 173).

52 SAGGI Tiziana Malandrino

48 PORTOGHESI, Bernardo Vittone cit. chiale in favore delli Capi Mastri Signori Ferrero, Verratti 49 ASCFO, Culto, m. 173, parcella dell’ingegnere e Rosso. Tutto il fascicolo è sottoscritto, per presa vi- Bernardo Vittone del 15 dicembre 1747, cit. sione, dal segretario dell’intendenza di Torino, Balla- 50 P. PORTOGHESI, Metodo e poesia nell’architettura di rio, il 5 settembre 1741. Il documento non riporta al- Bernardo Antonio Vittone, «Bollettino della Società Pie- cuna data, ma è stato possibile risalire al giorno esat- montese di Archeologia e Belle Arti», n.s., XIV-XV to della stipula del contratto attraverso lo studio di (1960-1961), p. 102. un atto del 4 agosto 1752. (cfr. ivi, Istromento di quit- 51 ID., Bernardo Vittone cit.; MILLON, La formazione tanza reciproca fra gl’Impresarj della Chiesa Parrocchiale piemontese di Bernardo Vittone fino al 1742, in Bernardo di Foglizzo, 4 agosto 1752). Vittone e la disputa cit., pp. 443-456. 67 Ibid. Non si tratta tuttavia dell’unico documen- 52 B.A. VITTONE, Istruzioni diverse concernenti l’offi- to che riferisce sullo stato in cui versa la vecchia chie- cio dell architetto civile, ed inservienti d’elucidazione, ed sa parrocchiale. Cfr. ivi, Supplica per la Comunità di aumento alle Istruzioni Elementari d’Architettura già al Foglizzo per diversioni di capitale, 1741. «Espone la Co- pubblico consegnate; ove si tratta della misura delle fabbri- munità di Foglizzo esser in necessità di rettirare il che, del moto, e della misura delle acque correnti, dell’ e- Capitale credito di livre sette milla quatro cento qua- stimo de’ beni, del miglio comune d’ Italia, dei ponti, e di ranta che trovasi avere sopra li Monti di San Giovanni pressoche ogni sorta di fabbriche, ed ornamenti d’architet- Battista di questa Città per quelle consentire nella tura civile, Lugano 1766. nuova fabrica della Chiesa Parochiale d’esso luogo a 53 OLIVERO, Le opere cit., p. 78. cui intende devenire giusta il dissegno progettato dal 54 Relativamente alle vicende costruttive di que- Signor Ingegnere Castelli state che la presentanea resta ste chiese cfr. ibid.; POMMER, Architettura del Settecento troppo angusta, et anche minaciante in parte rovina». cit.; PORTOGHESI, Bernardo Vittone cit.; Il voluttuoso ge- 68 AST, Finanze, Patenti controllo e Finanze, voll. 6- nio dell’occhio cit. 43, 1730-1770. 55 PORTOGHESI, Bernardo Vittone cit.; POMMER, Ar- 69 Per un approfondimento sul tema dell’assetto chitettura del Settecento cit. stradale nel Piemonte sabaudo del XVIII secolo, cfr. C. 56 R. WITTKOWER, Art and Architecture in Italy: 1600 CUNEO, Valichi alpini e strade dello Stato Sabaudo, in V. to 1750, Harmondsworth 1958. La traduzione consul- COMOLI, F. VERY, V. FASOLI, Le Alpi. Storia e prospettive tata è quella a cura di L. Monarca Nardini e M.V. in un territorio di frontiera, Torino 1997, pp. 121-127. Malvano, Arte e Architettura in Italia: 1600-1750, Tori- 70 ASCFO, Culto, m. 173, lettera dell’ingegnere no 1972. Storia dell’Architettura Italiana, Il Settecento, a Giuseppe Castelli del 17 luglio 1739, cit. cura di G. CURCIO, E. KIEVEN, Milano 2000. 71 Ivi, lettera dell’intendente della provincia di To- 57 Per lo studio degli elementi costruttivi e deco- rino alla comunità di Foglizzo del 10 aprile 1740, cit. rativi della chiesa ci si è avvalsi dei disegni editi e di 72 Ivi, Istromento di quittanza reciproca fra gl’Impre- una campagna fotografica mirata, dal momento che sarj della Chiesa Parrocchiale di Foglizzo, 4 agosto 1752. non è stato possibile effettuare un rilievo, anche solo 73 ASCFO, Ordinati 1739-1740-1741, delibera del di tipo speditivo, dell’edificio. 17 marzo 1740. Il consiglio della comunità di Fogliz- 58 A partire dal 1730 e sino all’aprile del 1733 Ber- zo stabilisce la ricostruzione della parrocchiale. «Si è nardo Vittone si forma come architetto presso l’Acca- proposto in questo Conseglio per detto Signor Sinda- demia di San Luca a Roma, dove vince il Concorso co avanti di già d’ordine di questo Conseglio notifi- Clementino di prima classe di architettura, grazie al cata l’intenzione di questo publico all’Illustrissimo quale si fregerà, durante la sua carriera professiona- Signor Vassallo, ed Intendente di questa Provincia le, del titolo di Ingegnere. nel concernente la detta permissione per questa di 59 ASCFO, Carte, m. 603. ASCFO, Culto, m. 173. devenire alla costruzione della chiesa parochiale di 60 PORTOGHESI, Bernardo Vittone cit., p. 221. questo luogo, per la necessità espressa già in altri or- 61 ASCFO, Culto, m. 173, Instruzione da osservarsi dinati, e comeche sin ora non si è ancora datto alcuno nella formazione degli altari delle Capelle di mezzo della Pa- principio nuce neccessario di determinare con risolu- rochiale di Foglizzo di Bernardo Vittone, 29 agosto 1748. zione sudetto tale fatto». 62 Ibid. 74 Ibid. 63 Ibid. 75 ASCFO, Culto, m. 173, Supplica del Signor Gio- 64 Ivi, m. 173, supplica della comunità di Foglizzo all’in- vanni Battista Pozzo del luogo di Valsolda Stato di Mila- tendente della provincia di Torino del 22 agosto 1756. no, 11 febbraio 1740. Il capomastro in questione chie- 65 IVI, lettera dell’ingegnere Giuseppe Castelli del de un risarcimento delle spese sostenute per la parte- 17 luglio 1739, con cui l’ingegnere comunica alla co- cipazione alla gara d’appalto per la costruzione della munità di Foglizzo il completamento del disegno per chiesa parrocchiale di Foglizzo dal momento che ha la nuova chiesa parrocchiale. offerto la somma più bassa ma non è stato dichiarato 66 Ivi, Delliberamento della Chiesa Parrochiale della vincitore del bando. Comunità di Foglizzo. Delliberamento fatto dalla Com- 76 Si rammenta a tal proposito che l’organo giudi- munità di Foglizzo della costruzione di sua Chiesa parroc- ziale preposto alla soluzione di controversie di natu-

53 Bernardo Antonio Vittone in Monferrato SAGGI

ra legale è proprio il Real Senato. Relativamente alla mare la detta parrocchiale, e per maggiore esecuzio- causa tra la comunità di Foglizzo e il capomastro ne del sudetto sentimento, e parere di Monsu Vitto- Giovanni Battista Pozzo di Valsoldo dello stato di ne, questa Comunità manda a me Segretaro sotto- Milano, si rimanda invece al carteggio conservato scritto di <…> al Castelli ingeniere, con espresione presso l’Archivio comunale di Foglizzo, ossia: ASCFO, della risolutione quivi presasi che trovando conve- Culto, m. 173, Testimoniali di causa del Signor Gio- nevole anche il sentimento di detto Sigor Vittone, è vanni Battista Pozzo contro la comunità di Foglizzo stato preso raccorso il disegno di detto Signor Castel- del 2 marzo 1741, 20 marzo 1741, 24 maggio 1741, 5 li formato a fine che un intervento di detto Monsu giugno 1741, 17 luglio 1741, 1 agosto 1741, 10 agosto Castelli venga a tenore di detto parere rinovato detto 1741, 23 agosto 1741, 9 settembre 1741, 14 settembre dissegno sempre sulla pianta formata da detto Mon- 1741; Ivi, lettera dell’ingegnere Castelli alla comunità su Castelli, ed ove questo può altrimenti ocupato ed di Foglizzo del 22 luglio 1741, con cui si richiede di assente, detta Comunità richiede detto M. Vittone a porre fine alle questioni insorte tra la comunità e il volere ben piacere di rinovare da se solo detto disse- capo mastro Pozzo a seguito di quanto stabilito nella gno con lo oportuno milioramento di parte, e per tut- delibera del consiglio comunale del 19 luglio 1741. telare da suo parere, e ciò tutto subito gionto in Tori- 77 Ivi, supplica del signor Giovanni Battista Pozzo no detto M. Vittone». del luogo di Valsolda stato di Milano dell’11 febbraio 87 Ibid. 1740, cit. 88 ASCFO, Ordinati 1739-1740-1741, Delibera del 78 ASCFO, Ordinati 1739-1740-1741, delibera del 22 marzo 1741. (Cfr, trascrizione completa del docu- 17 marzo 1740, cit. mento). 79 ASCFO, Culto, m. 173, lettera dell’ingegnere 89 Ibid. «[…] lo che importarebbe una spesa im- Giuseppe Castelli del 17 luglio 1739, cit. possibile a farsi dal presente publico ben putare le di 80 Ibid. lui forze […]». 81 Ivi, m. 173, Parere dell’Illustrissimo Planteri circa 90 Ibid. «[…] li Signori Congregati […] havendo il disegno della Chiesa Parrocchiale 1740, Torino 12 lu- beninteso riconosciuta l’imponibilità dell’accorso a- glio 1740. tenendosi al dissegno preffato, memori eziandio al- 82 Ivi, Partito per la provvista di calce del 9 marzo cuni di loro della bellezza e capacità della chiesa Pa- 1741 fatto da Sebastiano Cartellina del luogo di Foglizzo. rochiale ultimamente edifficata nel luogo di Pianez- 83 ASCFO, Ordinati 1739-1740-1741, delibera del 14 za, la di cui spesa ascenderebbe al riferire di detto Si- marzo 1741, cit. «In quale conseglio riferisce il sudet- gnor Castelli, quale ha formato pure il suo dissegno to Sindaco che stante la diversità delle opinioni per la alla pura somma di lire dieciotto mille, sovra quale situazione della nova costruenda parochiale per a- disegno quall’ora riuscisse a construirsi la nova detta prezamento e sodisfazione delli animi di tutti, e per erigenda Parocchiale del presente luogo, riuscirebbe conciliatione de due instrumenti ora di loro contrarij la medema essere di capacità sufficiente per capirvi e discrepanti de Signorij Castelli e Palnteryj per la si- tutto il popolo, e decorosa al presente luogo […]». tuazione sudetta, haveva la scorsa settimana d’ordi- 91 Ivi, delibera del 30 marzo 1741. ne del Conseglio fatto chiamare dalla Città di Torino 92 Ibid. l’illustre Ingegnere Vittone cariato alla libera elletio- 93 Ibid. «Da cui risulta havere detta Sua Eccellenza ne dal sudetto racorso di questa Comunità <…>, e ri- fatto chiamare a se li Signori ingegneri Castelli e Vit- conoscere il sitto megliore sovra cui deve erigersi la tone ad effetto di ricevere da medemi il loro sentimen- nova fabrica sudetta massime che si era concesso da to per il fatto della nova costruenda chiesa parochiale Signori Congregati d’aquietarsi a quel tanto facen- ed massime nel riguardo del disegno da tenersi in es- done in tali diferenze arbitrato». sa, quali Signori Ingegneri havevano unitamente af- 84 Ibid. fermato non potersi in verun conto praticare in questo 85 Ibid. luogo il dissegno della Parrocchiale di Pianezza ed 86 Ibid. «L’annullamento delle due porte laterali principij ne siti di questa nova costruenda parochiale alla grande. In formazione al luogo d’esse d’un bati- di più averle accorso che essendosi al disegno di detto sterio, ed d’una sala l’archivio <…>, e doversi forma- ingegnere Monsù Castelli specialmente per questa re due porte, o siano passaggi per potere dalla sacre- chiesa ultimamente formato la spesa non ascendereb- stia, e dal Coro pasare lateralmente da ambe due le be di più che alla somma di livre venti cinque mila, o parti dal dietro all’altare maggiore per comodo de farsi tutto e darle le chiavi in meno alla Comunità». Signori celebranti per portare alle capelle di detta 94 Ibid. chiesa nova, come una che dia il passaggio alla capel- 95 Ivi, delibera del 4 aprile 1741. Il documento la del Rosario, ed a pure le capelle della parochiale fornisce un resoconto dettagliato circa la procedura da essa parta e l’altra che da il passaggio per entrare burocratico-amministrativa cui è dovuta sottostare la nel Coro, e successivamente nella chiesa di detta comunità, nella persona del sindaco, per l’ottenimen- Chiesa del Corpus Domini, e successivamente a tutte to dei permessi necessari alla realizzazione della nuo- le capelle della parocchiale nova che occorrono for- va chiesa parrocchiale.

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96 Ivi, delibera del 22 aprile 1741. 100 ASCFO, Culto, m. 173, Delliberamento della Chie- 97 Ibid. sa Parrochiale della Comunità di Foglizzo, cit. 98 ASCFO, Culto, m. 173, supplica della comunità 101 CAVALLARI MURAT, Tra Serra d’Ivrea cit. di Foglizzo all’intendente della provincia di Torino 102 ASCFO, Culto, m. 173, Delliberamento della Chie- Sicco, del 22 agosto 1756, per ottenere il permesso di sa Parrochiale della Comunità di Foglizzo, cit. costruire i tumuli e la sacrestia della chiesa di Santa 103 Ibid. Maria Maddalena. A seguire la risposta alla citata 104 Ibid. supplica con la quale viene accolta la richiesta pre- 105 M.V. CATTANEO, N. OSTORERO, L’archivio della sentata dalla comunità. Ivi, Memoria sulla questione Compagnia di Sant’Anna dei luganesi a Torino, Torino della costruzione della sacrestia e tumuli a seguito delle 2006. S. GHIGONETTO, Maestranze malcantonesi in Pie- lagnanze del signor Barbero, confinante con il nuovo edifi- monte tra Barocco e primo Novecento, Curio 2003. cio da edificarsi, Bernardo Vittone, 5 novembre 1756. 106 ASCFO, Culto, m. 173, Delliberamento della Chie- Ivi, conto presentato dagli impresari che realizzano sa Parrochiale della Comunità di Foglizzo, cit.: «detti Si- la sacrestia e tumuli della chiesa parrocchiale, del 31 gnori Ferrero, Verratti, e Rosso prestano, e prestano in dicembre 1757. Ivi, Instrumento di Convenzione seguita loro sigortà il Signore Evangelista Dellolio del fu Fran- tra la Comunità di Foglizzo, e li Capimastri Giuseppe Gi- cesco del luogo d’Avarro Stato di Milano in questa cit- vogre, e Pietro Tua per la realizzazione dei Tumuli e sa- tà dimorante e per approbbarne del medemo il Signo- crestia, 27 aprile 1758. re Pandino figlio emancipato di Francesco di Soviglio 99 ASCFO, Ordinati 1739-1740-1741, delibera del Stato di Milano nella presente città pure abitante». 22 aprile 1741. Dal documento si evince che il Real 107 Ibid. Il contratto d’appalto contiene in calce Senato concede il permesso per procedere ai lavori di copia delle istruzioni redatte e sottoscritte da Giusep- costruzione della chiesa parrocchiale di Santa Maria pe Castelli il 17 luglio 1741; l’originale di queste i- Maddalena, il 19 maggio 1741, ossia lo stesso giorno struzioni non è stato ritrovato tra il carteggio conser- in cui la comunità presenta la supplica al sovrano. vato presso l’archivio comunale di Foglizzo. «Siasi per parte di detta communità avuto raccorso 108 Ibid. all’eccellentissimo Reale Senato, e da Esso rapportato 109 Ibid. decretto di permissione per la ristruturazione e am- 110 Le forniture dei ferro provengono molto spes- pliazione della Chiesa predetta ne siti e dimensioni so dal vicino Ducato d’Aosta, poiché miniere di que- dessignate nel tippo, al prefetto magistrato della sto materiale sono presenti su questo territorio, fa- Comunità presentato, e fatto formare dal molto Illu- cente parte del Regno sabaudo. stre Signor Architetto Giuseppe Castelli visato dalli 111 ASCFO, Culto, m. 173, Delliberamento della Chie- molto Illustri Signori Architetti Planterj e Vittone e sa Parrochiale della Comunità di Foglizzo, cit. meglio come da supplica e decretto senatorio delli 112 Ibid. diecinove maggio corrente anno sigillato, e manual- 113 Ivi, parcella dell’ingegnere Bernardo Vittone mente sottoscritto Carlo Segretario». del 15 dicembre 1747.

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NOTIZIARIO Emanuele Forzinetti

Sulle orme di Sebastiano Taricco

EMANUELE FORZINETTI

La collaborazione tra l’Associazione l’Anel- strata particolarmente avara, se non inesi- lo Forte, presieduta da Anna Sarotto, e il stente. Alcune tele, entrate autorevolmente Liceo «Giolitti - Gandino» di Bra ha avuto nelle attribuzioni a Taricco, sono state pre- inizio nel 2008, nell’ambito di un progetto sentate nell’ultimo decennio in prestigiose finanziato dalla Compagnia di San Paolo, mostre provinciali2. In altri casi sono state finalizzato alla valorizzazione delle opere preziose scoperte archivistiche ad attribuire cheraschesi del pittore Sebastiano Taricco e con assoluta certezza nuove opere, come alla formazione di alcuni studenti che si hanno fatto, per rimanere in zona, Paolo Bar- sono trasformati in guide turistiche. L’esito bero a Fossano, Carlo Morra a Trinità, Die- positivo dell’esperimento e l’interesse su- go Lanzardo a Cherasco3. scitato in ambito regionale, hanno spinto Le notizie storiche sull’autore erano ridotte l’Anello Forte a individuare nel 2009, sotto all’osso, poco nota la formazione artistica e il titolo Lo scrigno del barocco, un vero e la prima fase, fino ai trentacinque anni. In proprio itinerario in provincia, attraverso i passato, come per tutti i pittori dell’epoca, luoghi in cui ha operato il Taricco. Per ogni si sono ipotizzati viaggi a Roma, Venezia, città è stato privilegiato uno spazio specifi- oppure Bologna alla scuola dei Carracci. E’ co, deve l’artista ha prestato la sua opera. merito di Giovanni Romano aver identifica- Punto di partenza è stata la Madonna del to in Venaria Reale il cantiere dell’appren- Popolo di Cherasco, appena concluso il re- distato di Taricco, a contatto con autori qua- stauro interno. Sono seguite la chiesa della li Jean Miel e Giovanni Andrea Casella, pri- Santissima Trinità di Bra, il santuario di Vi- ma di ritornare nella città natale, aprirvi bot- coforte, il castello di Lagnasco, la chiesa di tega e ricevere le prime committenze locali. Santa Caterina di Alba, San Filippo a Fos- Giunto all’età di quarant’anni Taricco ha, sano, l’ex chiesa abbaziale, ora parrocchia- però, al suo attivo solo una grande opera al le, di Borgo San Dalmazzo. Nell’iniziativa di fuori dell’ambito cheraschese, una tela sono stati coinvolti insegnanti del Liceo, commissionatagli intorno al 1675 dai mo- studiosi, giornalisti: oltre a chi scrive, Erica naci di San Pietro di Savigliano, la Missione Asselle, Biagio Conterno, Rossella Maglia- di padre Buil nelle Americhe. Forse alla fase no, Luca Martini, Simona Ricci. giovanile appartiene anche la tela di San La riscoperta di Sebastiano Taricco ha ini- Luca pittore, ora in una cappella laterale del zio negli anni Settanta, con la prima mono- Duomo di Alba. Questi dipinti sono però grafia di Maria Gabriella Contratto1. Nei sufficienti come “biglietto da visita” per decenni successivi, grazie soprattutto a Gio- procurarsi nuove committenze, unite al vanni Romano, Gelsomina Spione e Bruno prestigio che deriva dal fatto di aver lavo- Ciliento il catalogo delle opere del pittore è rato insieme con artisti della corte sabauda stato ampliato con nuove attribuzioni, e all’incontro con Andrea Pozzo che, a spesso su basi stilistiche, soprattutto dove Mondovì, sta realizzando, tra 1676 e 1678, il la documentazione archivistica si è dimo- suo capolavoro, negli affreschi della chiesa

«LANGHE, ROERO, MONFERRATO. CULTURA MATERIALE - SOCIETÀ - TERRITORIO», anno I, n. 1 (2010) Sulle orme di Sebastiano Taricco NOTIZIARIO

Fig. 1. Sebastiano Taricco, affreschi di Palazzo Gotti di Salerano a Cherasco. di San Francesco Saverio, fatta costruire dai de del museo cittadino, univocamente con- Gesuiti (nota oggi come chiesa della Mis- siderati la miglior produzione del Taricco, sione)4. Un incontro che la critica più recen- per i quali manca però qualsiasi documen- te considera fondamentale per un netto sal- tazione scritta5. Gli studiosi, pur con qual- to di qualità nella sua produzione pittorica. che distinzione, tendono a riferirli sempre Dagli anni Ottanta è documentata un’inten- agli anni ottanta del XVII secolo. Insieme al- sa attività nel Fossanese e nel Cuneese. la citata cupola di Vicoforte, sono gli affre- Per i lavori fuori Cherasco Taricco ha addi- schi che evidenziano maggiormente la vita- rittura trascurato un’importante committen- lità del Taricco dopo l’incontro col Pozzo. za cittadina. Il contratto per la volta di San- Siamo di fronte a un abile gioco illusioni- t’Agostino è, infatti, del 1673, ma il 20 luglio stico delle quadrature, con dettagli decora- 1683 riceve una diffida dai confratelli perché tivi simili a quelli in uso nella pittura di l’opera non è stata portata a termine. Il 7 corte, che portano a un esito spettacolare. marzo 1684 ottiene, però, il saldo per il com- Realizzato con colori vivacissimi e tersi, il pletamento dell’opera, dopo essersi eviden- ciclo riguarda episodi della storia sacra, temente concentrato su quel lavoro. Intanto suddivisi tra la Sala della Sapienza, la Sala però ha ricevuto un’altra importante com- della Grazia, la Saletta dell’Alcova e l’ambien- mittenza al santuario di Vicoforte, nel no- te detto Pregadio. vembre 1693: gli affreschi della cappella di L’attività presso la confraternita della San- San Benedetto e due importanti tele, la De- tissima Trinità nella vicina Bra è un unicum posizione dalla croce e La sepoltura di Cristo. nell’intera opera del Taricco, con un favo- Evidente nell’affresco l’influsso del Pozzo, loso abbinamento stucchi-affreschi, grazie soprattutto negli angeli e nelle strutture ar- alla collaborazione con i luganesi Beltra- chitettoniche, oltre che negli effetti di luce. melli, dal 1699 ai primi anni del nuovo se- Coevi dovrebbero essere gli affreschi di pa- colo6. Essa prosegue, con differenti ruoli, lazzo Gotti di Salerano a Cherasco, oggi se- negli anni immediatamente successivi alla

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Madonna del popolo di Cherasco: in questo caso Taricco è l’architetto progettista, men- tre sempre ai Beltramelli tocca il compito di impreziosire l’interno dell’edificio7. L’ultima opera cheraschese è il ciclo di af- freschi della Saletta del Silenzio di palazzo Sal- matoris, legata al trasferimento della Sin- done nel 1706. Taricco muore a Torino il 22 settembre 1710, città dove ancora oggi sono presenti un numero consistente di opere, sepolto nella sacrestia della chiesa di San Dalmazzo, in cui è esposta anche una sua tela, la Deposizione dalla croce. In occasione del terzo centenario dalla mor- te, l’Anello Forte ha promosso la realizza- zione di una guida-catalogo sull’intera atti- vità pittorica di Sebastiano Taricco, che sarà presentata nel prossimo autunno. Un im- portante strumento presto a disposizione del turista come dell’amante dell’arte che, seguendo direttamente gli itinerari sul ter- ritorio, oppure comodamente seduto in ca- sa propria, potrà ripercorrere l’evoluzione artistica di un pittore vissuto per gran parte della sua vita in provincia, ma certamente Fig. 2. Sebastiano Taricco, affreschi della volta della non provinciale. chiesa della Santissima Trinità a Bra.

1 M.G. CONTRATTO, Sebastiano Taricco, Cuneo 1974. lettino SSSAACn», CXXXII (2005), pp. 237-247 (cui si 2 La revisione critica ha avuto inizio con Figure del rimanda per l’ampia bibliografia su Cherasco). Una barocco in Piemonte: la corte, la città, i cantieri, le provin- buona sintesi della fortuna critica del Taricco si trova ce, a cura di G. ROMANO, Torino 1988, pp. 364-374. in S. RICCI, Profilo di Sebastiano Taricco, Tesi di Laurea, Cfr. i cataloghi delle mostre: G. ROMANO (a cura di), Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Realismo caravaggesco e prodigio barocco: da Molineri a studi di Torino, a.a. 1999-2000, pp. 8-33. Taricco nella grande provincia, Savigliano 1998; Cantieri 4 Sui restauri, in fase di conclusione,: W. CANAVESIO, e documenti del barocco: Cuneo e le sue valli, a cura di G. L. MORO, Il restauro della chiesa di San Francesco Saverio a ROMANO, G. SPIONE, Savigliano 2003; Una gloriosa sfi- Mondovì, «Risorse - Rivista della Fondazione Cassa di da: opere d'arte a Fossano, Saluzzo, Savigliano, a cura di Risparmio di Cuneo», XII, dicembre 2009, pp. 44-45. G. ROMANO, G. SPIONE, Caraglio, 2004. Per Lagnasco: 5 Sul museo: B. TARICCO, Il Museo Civico «Giovan B. CILIENTO, Un ciclo inedito di affreschi di Sebastiano Battista Adriani» di Cherasco, Cherasco 1992. Su Che- Taricco nel castello di levante di Lagnasco, in Una glorio- rasco nell’epoca di Sebastiano Taricco: ID., Cherasco sa sfida cit., pp. 110-119. barocca, Cherasco 2003. 3 P. BARBERO, Per una tela di Sebastiano Taricco, in 6 L. BOTTO, Sebastiano Taricco, in Tesori di arte in Bra, Scritti, a cura di M. Leone, Cuneo-Fossano 2005, pp. a cura di E. MOLINARO, Savigliano 2009, pp. 293-299. 183-184 — or. «Bollettino della Società per gli Studi Sto- 7 G. DARDANELLO, Teatri in stucco. Domenico Bel- rici, Archeologici ed Artistici della Provincia di Cune- tramelli a Bra, Cherasco e Cuneo, in La carità svelata: il o» (in seguito Bollettino SSSAACn), LXXIV (1976), pp. patrimonio storico artistico della Confraternita e dell'O- 73-74 —; C. MORRA, Una tela di Sebastiano Taricco a spedale di Santa Croce in Cuneo, a cura di G. GALANTE Trinità, «Bollettino SSSAACn», CII (1990), pp. 103-105; GARRONE, G. ROMANO, G. SPIONE, Cuneo 2007, pp. D. LANZARDO, Un Sebastiano Taricco “ritrovato”, in «Bol- 59-76.

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Insediamenti e luoghi di culto il progetto del Centro Internazionale di Ricerca sui Beni Culturali nelle diocesi di Alba, Cuneo e Mondovì

DAMIANO CORTESE

L’Associazione Culturale Antonella Salva- la prima citazione nota, riferimenti storici tico e il Centro Internazionale di Ricerca sui territoriali e giurisdizionali, oltre alla biblio- Beni Culturali stanno conducendo, grazie grafia e alle fonti di riferimento, punto di al sostegno della Fondazione Cassa di Ri- partenza per nuove indagini o approfon- sparmio di Cuneo, uno studio sugli inse- dimenti. Un’intera sezione sarà dedicata ai diamenti e luoghi di culto nelle diocesi di luoghi di culto, contestualizzati nella loro Alba, Cuneo e Mondovì. Alla ricerca, av- evoluzione storico-architettonica e correda- viata nel 2008, collaborano, oltre ai respon- ti da un archivio fotografico dedicato. sabili degli Uffici dei Beni Culturali dioce- La banca dati rappresenta, inoltre, un utile sani, studiosi che operano presso il Poli- complemento delle schedature CEI degli edi- tecnico di Torino, l’Università degli Studi di fici sacri, a cui, parallelamente, le diocesi Torino e l’Università degli Studi di Milano. stanno provvedendo, in quanto i luoghi di Finalità del progetto è integrare lo studio devozione sono inquadrati in un più ampio degli insediamenti con documenti storico- quadro strutturale e geografico, che per- architettonici riguardanti gli edifici di cul- mette di delineare lo scenario all’interno to, evidenziando quanto la nascita di un nu- del quale sono nati, si sono espansi o, in cleo abitativo proceda spesso di pari passo alcuni casi, sono scomparsi, lasciando però o anticipi di poco la necessità di costruire traccia nei documenti. una cappella e poi una parrocchia1, intesa Il territorio, quindi, viene valorizzato attra- secondo l’etimo greco: ϖαρоιχία, ovvero una verso l’analisi storica e architettonica dei luo- struttura «vicina alle case» dedicata alla cu- ghi di culto che hanno contribuito e conti- ra delle anime; e quanto, inoltre, il portare nuano a rappresentare un elemento distin- «con sé i propri santi e le proprie devozio- tivo dell’abitato e della storia della popola- ni»2 costituisca una soluzione concreta per zione. conservare «l’identità dei luoghi di prove- Il progetto di ricerca sarà ultimato nei pros- nienza attraverso la solidarietà collettiva»3. simi mesi e reso disponibile alla consulta- L’obiettivo è, quindi, la rappresentazione zione degli studiosi, che potranno usufru- del territorio come tessuto omogeneo di cui ire di uno strumento, interrogabile secondo sono parte integrante chiese e cappelle, e- diverse chiavi di lettura, che vuole rappre- spressione della cultura, della ricchezza e sentare, nell’ottica del Centro Internazio- della pietà della popolazione locale. nale di Ricerca sui Beni Culturali, un lavoro Risultato finale sarà un database contenen- sinergico di approcci provenienti da settori te, per ogni insediamento accentrato e per scientifici e di studio differenti, per creare le frazioni a questo collegate, l’indicazione un punto di vista, il più ampio possibile, del toponimo originario, notizie relative al- sul territorio.

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Fig. 1. Un’immagine della maschera di inserimento elaborata per la creazione del database

1 G. COCCOLUTO, Insediamenti umani e luoghi di cul- 2 R. COMBA, Fra vita ecclesiastico-religiosa e discipli- to. Le valli del Cuneese nell’arco delle Alpi Marittime e namento sociale, in Storia di Cuneo e del suo territorio. Cozie, in Il popolamento alpino in Piemonte. Le radici me- 1198-1799, a cura di EIUSD., Savigliano 2002, pp. 241- dievali dell’insediamento moderno, a cura di F. PANERO, 268, in part. p. 247. Torino 2006, pp. 149-186. 3 Ibid.

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Santa Maria. Una comunità di La La chiesa della frazione di Santa Maria di Morra e la sua chiesa, Edify, La Morra, il fulcro intorno al quale si co- Cuneo 2009, pp. 275, ill. b.n. e colori struisce l’intero volume, è documentata già a partire dalla fine del XII secolo, ma è pro- babile, da come si evince nello scritto di En- rico Lusso (Prima e dopo la fondazione del bor- go nuovo. Insediamento e territorio nell’area di La Morra nel Medioevo, pp. 13-19) che già da tempo si fosse sentita l’esigenza di struttu- rare un nucleo insediativo in quel luogo di culto che doveva integrare le funzioni reli- giose della pieve di San Martino, posta in prossimità della frazione Annunziata, e del- la chiesa di San Biagio, situata presso il ca- stello di Marcenasco, insediamento “poli- centrico”, sorto presumibilmente a seguito del disfacimento delle strutture insediative del centro romano di Pollentia-Pollenzo, e strutturato come una giustapposizione di nuclei monofunzionali che in parte man- tengono nei secoli quella che è ancor oggi la caratteristica del comune di La Morra. La storia di Marcenasco serve infatti per comprendere le vicissitudini di La Morra. Il volume Santa Maria. Una comunità di La Organizzato come “comune” ― pur nella Morra e la sua Chiesa, rappresenta un im- sua specifica connotazione “sparsa” ― da portante tassello storico e di conoscenza un patto del 1197 con la città di Alba, vede, antropologica di una comunità ristretta nel 1201, per volere di questa stessa città, i che affonda le sue radici in un lontano pas- suoi abitanti costretti a emigrare nel nuovo sato, in una coscienza di appartenenza villaggio di La Morra per fondare, con altre strettamente legata al territorio. Dagli scrit- comunità, questo nuovo comune rurale. ti storici di Emanuele Forzinetti, Enrico È tuttavia probabile che, se in linea genera- Lusso e Bruno Viberti, e dalla «storia nar- le si verifica uno spostamento della popo- rata» (per citare un’espressione presente lazione di Santa Maria dall’originaria bor- dell’introduzione curata da Francesco Pa- gata (le cui origini appunto potrebbero af- nero) da Maria Luisa Ascheri, Rosanna fondare in un passato più antico, come Boglietti, Piercarlo Grimaldi, Edo Prando sembrerebbe anche suggerire il reimpiego, si riesce quindi a ricostruire il filo narrati- nella facciata della chiesa, di lastre con de- vo attraverso il quale si dipanano, dal- corazione a intreccio, ascrivibili ai secoli l’epoca medievale fino all’età moderna, le VIII-IX) all’area intorno alla nuova chiesa di vicende di una comunità fortemente ag- Santa Maria di La Morra (quella che attual- gregata intorno alla sua chiesa. Su questo mente è la chiesa di San Sebastiano), così duplice aspetto, in un costante equilibrio e come dall’Annunziata gli abitanti fanno ri- un continuo rimando di storia e di tradi- ferimento alla nuova pieve di San Martino, zioni, si struttura il volume, diviso in due sull’altura della villanova, alcuni gruppi fa- sezioni (Parte I – Da Marcenasco a Santa migliari continuino tuttavia a risiedere nel- Maria e Parte II – Il Novecento). l’antico sito, certo più vicino alle terre da

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coltivare, portando così a un graduale e co- suta” nel toponimo del borgo Serra dei stante ripopolamento delle frazioni lamor- Turchi, o la Lesà, il “rito” carnevalesco con- resi. Questa situazione è chiaramente rico- sistente nel sacrificare un tacchino dopo struibile dal confronto incrociato dei do- che gli erano stati imputati tutti i peccati e cumenti d’archivio e dalla lettura delle map- le malefatte che in realtà erano stati com- pe catastali-topografiche operata nel saggio messi dagli abitanti del paese. Sulla Lesà e di Emanuele Forzinetti (Santa Maria di su tutti gli aspetti inerenti alla “cerimonia” Plaustra all’inizio dell’età moderna, pp. 21-31), ritorna anche Piercarlo Grimaldi (Il sangue dove si può osservare il formarsi e l’orga- sulla neve. La Lesà di Santa Maria di La Morra, nizzarsi dell’assetto fondiario e colturale pp. 195-207), mentre l’ultima parte del vo- del territorio di Santa Maria. lume è dedicata agli abitanti di Santa Ma- L’organizzazione di una comunità struttu- ria, alle loro vicende in periodo di guerra, rata in età moderna si evince già dai catasti attraverso la memoria dei più anziani e a cinquecenteschi e ancor più dalle disposi- un ricco repertorio fotografico. zioni fiscali sabaude settecentesche, come ri- leva, sempre Emanuele Forzinetti nel con- ELISA PANERO tributo intitolato I secoli XVII e XIX (pp. 33- 47); analogamente è proprio in quei secoli che si intravede la strutturazione delle bor- gate ancora oggi esistenti, come osservano ETTORE MOLINARO (a cura di), Enrico Lusso e Bruno Viberti nel quarto ca- Tesori di arte in Bra, pitolo del libro (All’origine delle borgate odier- L’Artistica editrice, Savigliano 2009, pp. 536, ill. b.n. e colori ne, pp. 49-53), dove si analizzano i caratteri dell’habitat insediativo (definibile per La Morra “a nebulosa”), le tecniche e i mate- riali dell’edilizia rurale e, nelle appendici curate rispettivamente da Enrico Lusso e da Bruno Viberti, i principali documenti ca- tastali riguardanti Santa Maria (Appendice A - Le denunce di proprietà immobiliari in San- ta Maria estratte dal catasto del 1728, pp. 54- 63) e gli edifici che conservano tracce del passato storico della comunità (Appendice B - Edifici con tracce di assetti architettonici storicizzati, pp. 64-101). La seconda parte dell’opera si concentra invece sulla vita quotidiana della comunità di Santa Maria, con le sue tradizioni e i suoi ritmi scanditi da festività, usanze e memo- rie storiche. Edo Prando ricorda così la chiesa e la vita della comunità intorno ad essa, la volontà di autonomia della frazione, le scuole, il cimitero, e alcune tradizioni folkloristiche sopravvissute fino ad oggi, come la leg- genda che narra di una ipotetica domina- Dopo più di venti anni dalla pubblicazione zione di Musulmani nell’area, “sopravvis- del volume Arte in Bra, l’associazione Ami-

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ci dei musei, la Cassa di Risparmio di Bra trattato del Theatrum Sabaudiae, della chiesa spa e la Fondazione Cassa di Risparmio di di San Giovanni Lontano, della Casa natale Bra hanno ripubblicato il volume, ormai in- del Santo Cottolengo, di palazzo Mathis, trovabile, ma con notevoli integrazioni, co- dell’ospedale di Santo Spirito, dell’operato me spiega il curatore padre Ettore Molina- del braidese Carlo Reviglio della Veneria e ro nella sua prefazione: «Parlando di Arte con l’aggiunta di cenni sulle architetture li- in Bra […] il termine riedizione sembrava berty. riduttivo e per questa ragione si è preferito La parte terza, sempre di Lidia Botto, tratta intitolare il nuovo volume Tesori d’arte in della pittura ed è stata integrata con i di- Bra. Infatti, tenendo conto delle nuove ac- pinti di Palazzo Mathis, della chiesa della quisizioni in tutti i campi, che già ne costi- Veneria e con nuove notizie sul braidese A- tuivano la ricca panoramica, era indispen- gostino Cottolengo. Anche al braidese Pie- sabile rivedere ed ampliare testi e illustra- tro Paolo Operti è stato dedicato maggior zioni riguardanti la Storia e l’Arte di questa spazio come a coloro che hanno lasciato nostra Città». maggiori opere. L’opera è articolata in cinque parti, com- La parte quarta, dal titolo Scultura ed ele- prendenti testi di Lidia Botto, Silvia Brizio, menti di decoro urbano, scritta da Silvia Bri- Giovanna Cravero, Emanuele Forzinetti ed zio, presenta in sei capitoli i Reperti romani e Edoardo Mosca. medievali, la Scultura barocca a Bra, gli Altari Nella prima parte Archeologia e Storia è sta- barocchi, gli Artisti e le loro opere dell’Otto- to conservato integro il testo di Edoardo cento e del Novecento compresa quella cimite- Mosca, con l’aggiunta di illustrazioni e re- riale e L’arte statuaria del borgo di Pollenzo. Il lative didascalie. Tuttavia il testo è stato reperimento di un Crocifisso ligneo del 1411, spezzato in due parti per inserirvi indi- lo studio di un Fonte battesimale dello stesso spensabili Aggiornamenti sull’Archeologia ro- secolo, la valorizzazione dei reperti di San- mana, preromana e medioevale di Pollenzo (cap. ta Maria delle Grazie e la Scala santa a San Gio- II) per opera di Giovanna Cravero, attuale vanni hanno fornito validi argomenti di ap- direttrice del Museo di Archeologia, Storia profondimento. e Arte. Sempre nella parte quarta un capitolo sosti- Questo secondo capitolo della prima parte tuisce, integrandolo notevolmente, la parte dà una sintesi delle ricerche e scavi dell’ul- di Arredo urbano. Porte, portoni, batacchi, timo ventennio. Pertanto le due parti di cancellate, ringhiere, inferriate, considerati Mosca sono così suddivise: 1 - Dalla Roma- arte minore, prendono corpo in una storia nità al Medioevo e 2 - Bra l’età moderna. di questa espressione artistica affidata a Un quarto e quinto capitolo scritti da Ema- minusieri e mastri ferrai, stuccatori e deco- nuele Forzinetti integrano ― alla luce dei ratori, ricchi di fantasia e di inventiva. volumi di Storia di Bra e relative ricerche ― Il volume si conclude con una parte quinta la parte di Mosca con un percorso che offre una ricca bibliografia di Bra e del nell’Otto-cento e nel Novecento. Le parti Braidese e le fonti d’archivio utilizzate. Nel- seconda, ter-za e quarta sono dovute alla la parte introduttiva del volume vengono costante ricerca della autrici citate nei pa- proposti anche un Indice degli artisti e autori ragrafi successivi, alle quali si deve una ri- e un Repertorio dei monumenti e luoghi, oltre cerca assidua e puntuale e molte pubblica- ad un glossario di abbreviazioni e termini zioni preliminari. tecnici. La parte seconda riguardante l’Architettura è stata arricchita da Lidia Botto, la quale ha DIEGO LANZARDO

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C. BONARDI (a cura di), La valle Maira valli monregalesi, La valle Varaita, La valle Ta- (valloni di Elva, Marmora, Preit, naro, La valle Pesio). L’opera si suddivide in Unerzio, Traversiera), Politecnico di due parti: la prima è rappresentata da al- Torino - Sede di Mondovì, cuni brevi capitoli, atti a inquadrare le Mondovì 2009 (Atlante dell’edilizia montana nelle alte valli del Cuneese, principali caratteristiche architettoniche val- 5), pp. 351, ill. b.n. e colori ligiane e a tracciare le linee guida per la se- conda e più corposa parte. Quest’ultima consta di quasi duecento schede e si può considerare il centro nevralgico della pub- blicazione. A un primo capitolo introduttivo di Loren- zo Mamino, in cui vengono in parte sinte- tizzati i temi successivi, seguono gli inter- venti di Claudia Bonardi, Roberto Olivero ed Enrico Lusso. Claudia Bonardi si preoccupa di analizzare il tema dell’”urbanizzazione” valligiana, se- gnalando innanzitutto la linea di demarca- zione fra alta e bassa valle, «stabilita a metà del 13° secolo» (p. 18), e i poteri politici che ne hanno influenzato l’orientamento evolu- tivo (marchesato di Busca, marchesato di Saluzzo, Angiò, Francia e Savoia). In que- sto modo si scopre come, fin dal tempo dei Busca, l’alta valle abbia goduto di maggio- re libertà non solo rispetto alla sua contro- parte altimetrica inferiore, ma anche nei confronti di altre vallate circostanti. Ciò, ovviamente, ha favorito il fiorire di deter- minati tipi architettonici e la quasi totale mancanza di altri (per esempio, la struttura del palazzo comunale era piuttosto rara in Le strutture architettoniche rispecchiano le quanto, per molto tempo, le dodici comuni- caratteristiche storiche, politiche, culturali tà dell’alta valle si riunivano per l’assem- della società che le ha realizzate. Ciò vale blea generale in un solo comune). tanto nel presente quanto nel passato. Lad- Ancora Claudia Bonardi osserva come al- dove le fonti scritte scarseggiano e anche cune località debbano il proprio nome alle quelle orali vengono meno, lo studio atten- famiglie che le hanno abitate. Solitamente to dell’architettura del luogo può permette- queste erano costituite da delegati comuna- re di comprendere in parte i cambiamenti li, notabili e personaggi dediti ad altre pro- politico-sociali avvenuti nel tempo. Tale è il fessioni di rango elevato. motivo dominante che lega e unisce i di- Il terzo capitolo intitolato Case, cappelle, chie- versi contributi del volume curato da Clau- se, mulini: quel che resta di una tradizione è dia Bonardi. opera di Roberto Olivero. Nel suo interven- Il volume dell’Atlante dell’edilizia montana to l’autore traccia brevemente le caratteri- dedicato alla valle Maira segue le medesi- stiche delle differenti strutture architettoni- me linee editoriali dei tomi precedenti (Le che che si possono incontrare in vallata.

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Queste sono rappresentate sia da strutture zati in alta valle, al pari del portale trilitico con funzione abitativa e lavorativa (casa a con architrave. schiera, casa signorile, casa villaggio, muli- La pietra e il legno erano i materiali mag- ni, forni, fienili), sia da edifici devozionali giormente impiegati anche per la costru- (chiese e piloni). zione delle case più semplici: la prima co- Le diverse tipologie abitative della vallata stituiva i muri e le strutture di orizzonta- vengono quindi analizzate con attenzione, mento del piano terreno dell’edificio; il se- mettendo in evidenza i caratteri peculiari condo era utilizzato per la realizzazione del rintracciabili nel tempo. Presente fin dal- solaio del piano intermedio e per il tetto. l’antichità in quasi tutte le borgate princi- Tuttavia, con il passare dei secoli, si regi- pali dell’alta valle, la casa semplice ne rap- strano delle novità riguardanti soprattutto presenta il tipo edilizio fondamentale. Essa le tecniche costruttive. Le strutture murarie aveva una pianta rettangolare e veniva rea- perimetrali tendono ad assottigliarsi, men- lizzata in leggera pendenza, in modo da tre il solaio viene realizzato con una strut- favorire lo spostamento fra i tre livelli della tura mista di legno e pietra che lo rende più struttura. Solitamente, infatti, i piani si rigido. In questo modo viene in gran parte suddividevano differenti funzioni: nel pri- abbandonato l’utilizzo dei blocchi monoli- mo si trovavano la stalla e possibili locali tici, permettendo una maggiore economici- lavorativi; il secondo aveva primariamente tà del processo costruttivo. funzione abitativa; l’ultimo piano veniva Come detto in precedenza, il cuore della utilizzato come fienile. Con il passare del pubblicazione è rappresentato dalla sche- tempo questa struttura architettonica pote- datura di circa duecento edifici dell’alta va essere ampliata con ulteriori costruzioni valle. Il continuum con i primi quattro vo- esterne. lumi si ritrova nei pressoché identici criteri Per quanto riguarda gli edifici con funzione di realizzazione delle schede. Ovviamente, religiosa, tra basso medioevo e Ottocento il data la particolarità della singola vallata, si tipo architettonico maggiormente utilizzato possono incontrare differenze, brevemente è la cappella ad aula semplice, caratterizza- puntualizzate da Claudia Bonardi nel sesto ta da forme elementari e dalla presenza di capitolo (pp. 117-118). un altare in pietra. La scheda-tipo si suddivide in quattro se- Nel capitolo intitolato Prototipi, modelli e so- zioni: la fotografia dell’edificio, i rilievi me- luzioni costruttive nell'architettura della media trici (pianta, prospetto, planimetria della e alta valle (secoli XV-XVIII) (pp. 52-59), Enri- costruzione), l’estratto di mappa, le notizie co Lusso esamina alcune delle soluzioni co- descrittive. Queste ultime offrono principal- struttive che caratterizzano i differenti tipi mente informazioni circa la localizzazione, edilizi che si rilevano nella media e alta val- la funzione, la strutturazione e lo stato di le, soffermandosi inizialmente sulla domus conservazione dell’edificio. Per quanto ri- con facciata a vela rintracciabile in frazione guarda il primo aspetto, vengono indicati il Caudano di Stroppo. Datato alla seconda nome del comune, la località, l’altitudine, la metà del XV secolo, l’edificio presenta un posizione (cresta/mezza costa/fondovalle, aspetto architettonico arcaico, principalmen- isolata/in borgata), oltre che l’eventuale te a causa delle forme costruttive semplifi- vegetazione di contorno. La condizione fun- cate di una delle due bifore del piano nobi- zionale odierna della costruzione è affian- le e dei due portali gemelli sottostanti. Pro- cata dall’eventuale funzione passata e dalla prio questi portali, terminanti con un unico categoria architetturale a cui appartiene. blocco di pietra a forma ogivale, rappresen- A livello architettonico, le schede fornisco- tano uno fra i modelli costruttivi più utiliz- no una notevole quantità di informazioni.

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Fra le caratteristiche riportate, si possono sottolineare la ragguardevole quantità di indicare quelle riguardanti la muratura, il fotografie e disegni inseriti, non solamente tetto, le scale, i pavimenti e i serramenti. all’interno delle schede, ma anche nel resto Inoltre, una sezione è dedicata a eventuali della pubblicazione, come la “carta” sette- osservazioni su singoli elementi “storici” o centesca dell’alta valle Maira (pp. 97-112). strutturali particolari. La scheda si conclu- de indicando lo stato di conservazione del- GIACOMO RAVINALE l’edificio e lo schedatore. Si possono ancora rilevare alcuni aspetti. Innanzitutto il campo di indagine, oltre a riguardare i dodici comuni dell’alta valle, è Bruno Taricco, Gli Ebrei di Cherasco, stato esteso anche al concentrico di San Silvio Zamorani editore, Torino 2010, Damiano (m 753 s.l.m.), in quanto diverse pp. 288, ill. b.n. sue borgate si trovano a una quota note- volmente più elevata. Inoltre, tutte le sche- de sono numerate partendo dagli edifici costruiti in altitudine più bassa. Mentre la maggior parte delle schede occupa una sin- gola pagina, alcune di esse sono doppie in quanto presentano una sezione ― osserva- zioni ― particolarmente ricca di contenuti storici e architettonici (per esempio le schede n. 78 e n. 105, rispettivamente dedi- cate alla chiesa parrocchiale dei Santi Gior- gio e Massimo a Marmora e a un’abitazione rurale di Canosio). Il volume si conclude con un breve excursus di Rosella Pellerino sulla lingua occitana, che descrive alcune differenze dialettali fra comuni e località, e da un glossario a tema edilizio italiano-piemontese-occitano, redat- to da Roberto Olivero. Hanno inoltre con- tribuito alla schedatura e alla redazione dei disegni Elisabetta Chiodi, Luca Giacomini, Claudia Matoda, Alessandro Tosini. Le traduzioni sono state curate da Chiara De- voti, Peter Vogt e Mauro Volpiano. L’intera opera è caratterizzata da una pro- Risale al 1547 l’arrivo dei primi due ebrei a fondità di informazione notevole, a mag- Cherasco, in anni in cui la città è sotto il gior ragione considerando il metodo espli- controllo spagnolo, con un governatore in cativo scelto, quello della scheda, che da nome dei Savoia: Anselmo Montagnana, di sempre vede nella concisione uno dei suoi cui presto si perdono le tracce, e Benedetto caratteri principali. L’utilizzo di un lin- de Benedetti, capostipite di una dinastia guaggio tecnico è quindi assolutamente ne- che opererà in Cherasco sino al XX secolo. cessario alla descrizione particolareggiata Assai probabile la provenienza francese, da degli edifici e degli elementi che li com- Carpentras, attraverso Fossano, dove una pongono. Dal punto di vista visivo si può comunità era già esistente da un secolo.

68 RECENSIONI

Si tratta di una storia che si dipana per essere riattivato nel 1814, sino allo Statuto quattrocento anni, ma che sembrava im- albertino con il quale gli ebrei sabaudi sa- possibile ricostruire compiutamente, poi- ranno definitivamente emancipati. Alme- ché l’archivio della comunità cheraschese, no nella realtà cheraschese, la situazione allora conservato a Torino, era andato di- non era cambiata di molto se nel primo Ot- strutto a seguito di un bombardamento nel tocento un nobile locale si lamentava di- corso del secondo conflitto mondiale. Nel- cendo: «Si sa che da noi si famigliarizza di l’impresa si è cimentato Bruno Taricco, che troppo con gli Ebrei, perciò ci chiamano gli grazie alla perfetta conoscenza degli archi- Ebrei di Cherasco». vi, non solo quelli locali, è riuscito a racco- Cresciuta sino a un centinaio di unità al- gliere un numero consistente di documenti l’inizio dell’Ottocento, la comunità chera- che suppliscono alle carenze relative alla schese acquista notevole dinamicità, ma i- documentazione ufficiale. Ne è venuto fuo- nizia a disperdersi dal momento in cui al- ri un bel libro, di oltre 280 pagine, forte- cune famiglie curano i propri interessi in mente voluto dall’Archivio Ebraico Benve- altri luoghi e si radicano in realtà lontane nuto e Alessandro Terracini e dalla Fonda- dalla provincia piemontese. In ogni caso i zione de Benedetti Cherasco, 1547, con la Segre e i de Benedetti continuano a essere prefazione di Alberto Cavaglion. Comple- protagonisti della vita cheraschese, attra- tano il volume le genealogie curate da Mar- verso la loro banca e, nel primo Novecento, co Luzzati. con una costante presenza nell’amministra- Taricco ha ricostruito la fitta rete di rappor- zione comunale. ti economici e sociali che caratterizzano sin Nell’ultimo capitolo, Taricco segue l’affie- dal Seicento la piccola comunità, in crescita volirsi della comunità nel corso del XX seco- all’inizio del XVIII secolo, quando vi è la lo. Nel 1930 viene aggregata a quella di To- prima svolta gravida di conseguenze socia- rino, con il trasferimento dell’archivio. Nel li. Pur nei limiti delle restrizioni loro impo- 1944 Marietta Foà, vedova del banchiere ste nel campo delle proprietà, gli ebrei che- Giulio Segre è arrestata con la figlia a San raschesi erano vissuti relativamente liberi Bartolomeo di Cherasco dalle SS tedesche. in città, fa intendere Taricco non solo tolle- Per entrambe segue la deportazione: mori- rati, ma stimati dalla popolazione. A segui- ranno per tifo a Rechlin. È l’ultimo dramma to delle norme contenute nelle Costituzioni che chiude un’intera epoca. Silenzioso te- del 1723, sono costretti a procurarsi un stimone sopravvive il palazzo del ghetto ghetto, in un’abitazione di proprietà dei con la sinagoga, oggetto di recenti restauri conti Genna di Cocconato. Inevitabilmente che evidenziano gli elementi centrali di si spezza un certo legame venutosi a creare quello che è stato non solo un luogo di cul- con la realtà locale, così come viene impe- to, ma il cuore dell’identità comunitaria. dita la crescita della comunità oltre certe dimensioni. Il ghetto durerà sino al 1799; per EMANUELE FORZINETTI

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RASSEGNA

Riviste per la storia del territorio

rassegna a cura di GIACOMO RAVINALE

Alba Pompeia. Rivista semestrale di In evidenza: studi storici, artistici e naturalistici per L. CASALE, Le stagioni nella cultura orale con- Alba e territori connessi tadina, pp. 42-48; M. BRIZIO, G. MASOERO, Gli Semestrale, nuova serie, anno XXVIII, fa- ex voto per la Madonna dei Fiori, tra devozione e scicolo II, 2° semestre 2007, Alba 2009. quotidianità, pp. 50-55; P. GRIMALDI, Il san- gue sulla neve: la Lesà di Santa Maria di La Mor- In evidenza: ra, pp. 94-99. E. GIUDICE, Memorandum per l’architettura albese. Una lettura delle architetture progettate da Pompeo Triscivoglio ad Alba, pp. 117-120. Langhe, Cultura e Territorio Semestrale, anno I, numero I, marzo 2009, Boves 2009. Bollettino della Società per gli Studi Storici, Archeologici ed Artistici della In evidenza: Provincia di Cuneo F. ADRAGNA e F. TARDITI, Langa, figlia di sole e Semestrale, anno CXLI, fascicolo II, 2° se- luna, pp. 69-71; F. CASSONE, Civico museo sto- mestre 2009, Cuneo 2009. rico-archeologico «Giuseppe Gabetti», pp. 74-77.

In evidenza: G. COMINO, Chiesa e sinagoga: l’iconografia Langhe, Cultura e Territorio. della “croce vivente” come specchio della polemi- Semestrale, anno II, numero III, marzo 2010, ca antiebraica, con particolare riferimento alla Boves 2010. cappella di Santa Croce a Mondovì, pp. 7-19; G. COMINO, Un episodio di committenza per il In evidenza: duomo nuovo di Mondovì: il vescovo Amedeo di S. SUSENNA, Agricoltore provetto. La Langa di Romagnano e il coro della cattedrale, pp. 163- metà Novecento e la scuola dell’agricoltura di 171. Cravanzana, pp. 33-38; D. BOSCA, La scuola ru- rale a metà Novecento in tre momenti, pp. 65- 71; E. ROLANDO, L’anima fenogliana di Mango, Bra «o della felicità». Storia e storie pp. 112-116. del nostro territorio Trimestrale, dicembre 2009, Bra 2009. Monferrato arte e storia In evidenza: Associazione Casalese Arte e Storia S. BRIZIO, La chiesa della Croce, pp. 48-54. Semestrale, anno XXI, dicembre 2009, Casa- le Monferrato 2009.

Bra «o della felicità». Storia e storie In evidenza: del nostro territorio A.A. SETTIA, La duplice ambiguità. Nuovi ap- Trimestrale, marzo 2010, Bra 2010. porti alla conoscenza del castello di Casale, pp.

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5-6; E. LUSSO, Il castello di Casale come spazio Studi piemontesi residenziale. Note per una storia delle trasfor- Centro Studi Piemontesi mazioni architettoniche in età paleologa (1351- Semestrale, anno XXXVIII, fascicolo II, di- 1533), pp. 7-29. cembre 2009, Torino 2009.

In evidenza: Rivista di storia arte e archeologia per le C. CARAMELLINO, Cavagnolo. Vicende di una province di Alessandria e Asti cappella e la sua Pala inedita di Felice Cervetti, Periodicità non determinata, anno CXVII, pp. 447-451. 2008, Alessandria 2008.

In evidenza: Bollettino della Società Piemontese di P. PIANA TONIOLO, La confraternita di San Ni- Archeologia e Belle Arti colò nella storia ecclesiastico-sociale di Tagliolo Periodicità non determinata, nuova serie, Monferrato, pp. 3-47. numeri LVII-LVIII, annate 2006-2007, Tori- no 2009.

Roero terra ritrovata Periodicità non determinata, anno II, nu- Bollettino storico-bibliografico subalpino mero III, settembre 2009, Savigliano 2009. Semestrale, anno CVII, 1° semestre 2009, Torino 2009. In evidenza:

A. CASSINELLI, E. CONTINO e P. GRIMALDI, Gli uomini delle caverne. Corneliano, XX secolo Studi monregalesi. d.C., pp. 32-39; R. MAGGIANO, Quella chiesa in Rivista di storia, archeologia, in mezzo ai prati, pp. 90-93; C. QUADRO e O. arte, antropologia e SCARSI, La confraternita di San Bernardino, scienze del territorio pp. 26-31; C. QUARANTA, …quasi quasi pren- Semestrale, anno XIII, numeri I-II, 2008, do il treno e vengo da te, pp. 46-51. Mondovì 2009.

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