Al Presidente Del Consorzio
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
COMITATO “NO ALLA CAVA DI LOCATE VARESINO!” Al Presidente della Provincia di Como Dr. Leonardo Carioni All’ Autorità procedente Dr. Franco Binaghi Settore Ecologia ed Ambiente Provincia di Como All’ Autorità competente Arch. Daniele Bianchi Settore Pianificazione territoriale Provincia di Como e p.c. Regione Lombardia Direzione Generale Territorio e Urbanistica Osservazioni alla Deliberazione della Giunta Provinciale n. 232 del 8 ottobre 2009 relativa alla proposta del Piano Cave Provinciale. Il sottoscritto EUGENIO MARIA CASTIGLIONI architetto, persona residente in Locate Varesino (CO) via Giuseppe Garibaldi n. 9, nella sua qualità di Responsabile del Comitato “NO ALLA CAVA DI LOCATE VARESINO !” vista la Deliberazione delle Giunta Provinciale n. 232 del giorno 8 ottobre 2009 relativa alla proposta del Piano Cave Provinciale OSSERVA QUANTO SEGUE PREMESSA ANALISI STORICA DELLE CRITICITA’ IDRO-GEOLOGICHE DEL TERRITORIO. Per meglio comprendere le successive osservazioni, è necessario ricordare alcune vicende della storia del territorio del Mozzatese in particolare dei comuni di Locate Varesino, Carbonate e Mozzate e la storica elevata criticità idrogeologica di questo territorio. A seguito della deforestazione di questo territorio, iniziata a partire dall’anno 1000 per poter ricavare aree da destinare alle coltivazioni, già a partire dal 1300 emergono grossi problemi di carattere idrologico. I torrenti Fontanile di Tradate, Gradaluso di Locate e Bozzente di Mozzate, che raccoglievano in modo non controllato le acque delle valli e delle vallette dell’area che oggi è ricompresa nel Parco Regionale e Naturale della Pineta di Appiano Gentile-Tradate, in caso di piena o di pioggia prolungata, provocavano grandi devastazioni lungo tutto il bacino imbrifero. Furono così realizzate fin dal 1500 alcune opere di messa in sicurezza degli abitati, in particolar modo del vicino comune di Cislago con la costruzione del Cavo Borromeo. Le devastazioni comunque periodicamente continuavano con sempre maggiori danni alle colture, alle abitazioni e alle persone. Da ricordare la piena del 1718 (la Chiesa di San Martino di Mozzate nei pressi del Bozzente venne rasa al suolo) e quella del 1756 che provocò la morte di oltre 200 persone lungo l’intero bacino imbrifero, a partire dai comuni del mozzatese sino a Rho periferia di Milano. Il governo austriaco decise allora di intervenire radicalmente sul territorio con un progetto di ingegneria idraulica e di messa in sicurezza delle acque finalizzato anche alla bonifica dell’intera zona del mozzatese. Il progetto venne affidato al matematico Antonio Lecchi nel 1758 e l’opera venne portata a termine in soli tre anni nel 1762. Il terreno, causa prima delle piene devastanti, ora compresa nel Parco Ragionale della Pineta di Appiano Gentile-Tradate era all’inizio del 1700 quasi completamente privo di vegetazione, solo il 6% era coperto da alberi e cespugli (vedere rivista ACER/1989), il resto era costituito da terra dilavata argillosa, ferrettosa e impermeabile solo parzialmente rivestita di “brugo” definita “terra afrachiata” incolta e improduttiva nei rilievi effettuati per il Catasto Teresiano nel 1722. Antonio Lecchi in una delle tante visite sul posto così definisce la zona alla “Bocca delle Valli” (confine tra il comune di Carbonate e Mozzate) :”...Chiunque si affaccia all’imboccatura di queste tre valli, massimamente di Tradate, e del Bozzente, rimane sorpreso da uno spettacolo straordinario, quale appena può figurarselo chi non l’ha veduto. Il terreno che scende giù nella valle maggiore, tutto è trinciato, ed è aperto da altre valli, e vallette scoscese, e pare neve che si squagli al sole...La qualità poi della terra di queste valli è cotanto infelice, che al primo bagnarsi delle piogge, si ammollisce e fassi fluida e scorrevole, quasi al par dell’acqua medesima...” - Copertina del Trattato allegato al progetto di bonifica. Il progetto aveva come obiettivo primario quello di seprarare il corso dei tre torrenti così da ridurre la loro portata d’acqua e la conseguente onda d’urto che tanto aveva provocato devastazioni. Oltre alla realizzazione di diverse opere lungo l’intero bacino imbrifero (canali, argini, traverse, ponti, muraglioni ecc.) il progetto auspicava anche il rimboschimento di tanti terreni nudi così da controllare meglio il deflusso e lo spagliamento delle acque. Con l’editto di Maria Teresa d’Austria del 6 settembre 1775, con il quale vengono alienati i terreni nudi e incolti e messi all’asta con l’obbligo di impiantare boschi entro 4 anni, il rimboschimento auspicato dal Lecchi diventa una realtà che ancora oggi possiamo vedere e ricavarne beneficio (Parco della Pineta di Appiano Gentile-Tradate). – Stralcio dal Trattato di Antonio Lecchi Perché questa “premessa” storica e quale è il nesso con la nuova proposta di Piano Cave Provinciale? Le opere realizzate su progetto del Lecchi hanno garantito per oltre due secoli la sicurezza delle nostre comunità proteggendo dalle piene case e colture, salvo poche e rare eccezioni non paragonabili comunque alle devastanti piene precedenti il 1756. Tuttavia in questi ultimi decenni, a causa di un insensato utilizzo del territorio, soprattutto nella zona del mozzatese (come vedremo più avanti) e nelle zone limitrofe, a cui si deve aggiungere una mancata periodica manutenzione delle opere realizzate sul progetto del Lecchi, se non addirittura un totale loro abbandono, l’impianto e l’equilibrio idrogeologico progettato è in più occasioni saltato. Già il Lecchi avvertiva della necessità di manutenzione di queste opere. – Stralcio dal Trattato di Antonio Lecchi Da ricordare l’ultima piena dell’agosto 2007 quando le acque del Fontanile di Tradate non più controllate hanno provocato gravi danni invadendo e allagando molte strutture produttive nel vicino comune di Gorla Minore tra cui anche impianti pericolosi “a rischio di incidente rilevante” per la salute degli abitanti della zona. A seguito di questo evento la Regione Lombardia dà inizio ad una serie di interventi tesi a controllare queste piene e a riqualificare l’ambiente della zona (vedere deliberazione n° VIII/7325 del 19 maggio 2008) dove si parla apertamente e senza alcun dubbio di “forti criticità” relativamente alla sicurezza idraulica e di “degrado ecologico-ambientale” del territorio. – Stralcio deliberazione n° VIII/7325 del 19 maggio 2008 Giunta Regionale Se andiamo ad analizzare nel dettaglio il progetto del Lecchi possiamo comprendere l’assurdità, l’insensatezza e le gravi conseguenze sull’ambiente e sul paesaggio che hanno provocato i tanti interventi effettuati sul territorio del mozzatese negli ultimi decenni a cui purtroppo dobbiamo aggiungere le tre cave per l’escavazione di sabbia e ghiaia a Locate Varesino e a Mozzate previste dal nuovo Piano Cave Provinciale. Area spagliamento acque del Gradaluso Area spagliamento acque del Fontanile di Tradate – Stralcio “Carta Topografica del corso antico e moderno dei tre torrenti..” anno 1762 Antonio Lecchi Notiamo che nella zona denominata “ Boschi Ramascioni” e nell’area circostante la “Cascina Visconta” era localizzato secondo il progetto del Lecchi lo spagliamento delle acque del Fontanile di Tradate e del Gradaluso di Locate Varesino. L’opera più imponente è stata senz’altro la deviazione del corso naturale del Gradaluso a Locate Varesino, in modo tale da non invadere con le sue piene l’abitato di Carbonate e di Mozzate e unirsi poi a San Martino di Mozzate con il Bozzente provocando ulteriori devastazioni cui sopra abbiamo accennato. Il progetto del Lecchi fa in modo che le acque del Fontanile di Tradate e del Gradaluso di Locate Varesino vengano costrette a drenare e a disperdersi in un terreno molto permeabile costituito nella quasi totalità da ghiaia e sabbia. Purtroppo negli ultimi decenni, dimenticando completamente quello che circa 250 anni fa fu progettato, si è utilizzata questa parte di territorio in modo devastante e irrispettoso delle scelte e strategie intelligenti allora decise. Cosa succede? A partire degli anni ’70 si comincia con l’apertura di cave inizialmente per l’escavazione di sabbia per passare poi a discariche controllate di rifiuti, là dove non si doveva, secondo le indicazioni del Lecchi nel 1762, a stravolgere la natura del sottosuolo che era “vocata”, per la sua struttura geologica, allo spagliamento delle acque del Fontanile di Tradate e del Gradaluso di Locate Varesino. Cosa troviamo oggi in questa zona! Pedemontana 10 9 7 8 6 5 2 4 1 3 Varesina bis – Carta Topografica 1762 e interventi realizzati sul territorio o previsti. 1 – Nuova cava localizzata a Locate Varesino mc. 2.800.000 con individuazione di un giacimento sfruttabile di mc. 7.300.000 2 – Impianto per lavorazione inerti in Carbonate (ex allevamento bovini) mq. 80.000 3 – Discarica per rifiuti solidi urbani Gorla Maggiore-Mozzate mc. 7.000.000 4 – Discarica rifiuti solidi urbani chiusa “Boschi Ramascioni” mc. 2.000.000 5 – Nuova cava localizzata a Mozzate detta “Cornagia” mc. 600.000 6 – Area di servizio Pedemontana mq. 146.000 7 – Discarica rifiuti solidi urbani chiusa “Vigna Nuova” mc. 400.000 8 – Area laminazione Torrente Gradaluso – Campo fotovoltaico scavo mc. 500.000 (non contabilizzata nella proposta di Piano Cave) 9 – Nuova cava localizzata a Mozzate detta “Cornagia” mc. 2.300.000 10 – Cava attiva di sabbia e ghiaia in Cislago mc. 15.000.000 Dobbiamo poi aggiungere l’ autostrada Pedemontana, che nella zona verrà realizzata in rilevato (fino a 6 metri sopra il piano naturale di campagna) così come previsto dal progetto per evitare problemi