Legittimazione Personale E Costruzione Del Consenso La Statua Equestre Di Oldrado Da Tresseno (1233)
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MARIA PIA ALBERZONI Legittimazione personale e costruzione del consenso La statua equestre di Oldrado da Tresseno (1233) 1. Le rappresentazioni plastiche o pittoriche di esponenti dei ceti diri- genti dei comuni, in special modo quelle esposte in luoghi o edifici le- gati all’esercizio del potere, sono decisamente rare, sia perché la carica di console o di podestà era a tempo determinato e limitato sia perché una autorappresentazione in uno spazio pubblico sarebbe potuta appa- rire contrastante con quell’amore alla libertà che, secondo il giudizio di Ottone di Frisinga, costituiva il movente della scelta dei comuni di darsi autonomi ordinamenti e si sarebbe potuta interpretare come una cele- brazione del potere personale e preludio di una signoria1. A prova di ciò basti ricordare che un capitolo del Liber de regimine civitatum di Giovanni da Viterbo (composto tra il 1260 e il 1270) si intitola: «Ut potestas se abstineat a laude sua» e che il frate domenicano milanese e cronista Galvano Fiamma, ancora agli inizi del XIV secolo nel Manipulus florum, proprio riferendosi al gruppo equestre collocato sulla facciata del Palaz- zo della Ragione, lo definiva un magnum vituperium 2. Sulla base del sondaggio effettuato da Saverio Lomartire in un fonda- mentale contributo esplicitamente dedicato alle raffigurazioni di espo- nenti del mondo comunale della prima metà del XIII secolo, i ritratti finora noti di podestà in carica si limitano a due disegni a penna en- trambi eseguiti in un manoscritto degli Annali genovesi di Caffaro e dei suoi continuatori, conservato nella Bibliothèque Nationale de France, 1 OTTONIS EPISCOPI FRISINGENSIS ET RAHEWINI Gesta Frederici seu rectius Cronica, hrsg. von F.-J. Schmale, Darmstadt 1965 (Ausgewählte Quellen zur deutschen Geschichte des Mitteal- ters. Freiherr von Stein Gedächtnisausgabe, 17), II, 14, p. 308: «Denique libertatem tan- topere affectant, ut potestatis insolentiam fugiendo consulum potius quam imperantium regantur arbitrio». 2 JOHANNES VITERBENSIS, Liber de regimine civitatum, a cura di G. Salvemini, Bologna 1901 (Bibliotheca Iuridica Medii Aevi, 3), cap. LXVIII; GALVANEUS DE LA FLAMMA, Manipulus florum sive Historia Mediolanensis ab origine urbis ad annum circiter 1336, in Rerum Italicarum Scriptores, a cura di L.A. Muratori, vol. XI, Mediolani 1727, col. 672: entrambe le citazio- ni sono riprese da S. LOMARTIRE, «Iustitia, maiestas, curialitas». Oldrado da Tresseno e il suo ritratto equestre nel Broletto di Milano, «Arte medievale», s. IV, 5 (2015), pp. 101-136, rispet- tivamente a p. 113 e a p. 105. 182 MARIA PIA ALBERZONI nei quali sono rappresentati rispettivamente Manegoldo de Tetocio da Brescia, il primo podestà di Genova (1192), e Lazzaro (o Nazaro) Ghe- rardini da Lucca, che ricoprì la podestaria a Genova nel 12273. Soprat- tutto quest’ultimo personaggio merita attenzione: il Ghirardini, infatti, nel 1229 fu podestà a Reggio Emilia e lì si fece ritrarre a cavallo sopra la porta Bernone, che egli aveva fatto costruire. Salimbene da Parma, che aveva conosciuto personalmente questo podestà, nella sua Cronica scrive: «Nell’anno 1229 il signor Nazaro Ghirardini di Lucca fu podestà di Reggio [Emilia] e vi fece costruire il ponte e il portale di porta Berno- ne. E in quel tempo per la prima volta si incominciarono a costruire le mura di Reggio. E fece cingere di mura cento braccia della detta porta, in giù verso la porta di Santo Stefano. (...). Questo signor Nazaro ha una sua statua marmorea equestre sulla porta Bernone, quella che egli ha fatto costruire nella città di Reggio, e in essa egli siede sopra un cavallo di pietra»4. Purtroppo il gruppo equestre descritto da Salimbene non si è conservato. Nazaro, dunque, forse per il suo intenso impegno sia dal punto di vista militare sia nell’edilizia civile e difensiva di Reggio fu ritenuto meritevole di costituire quasi l’icona della gloria di un comune, Genova prima e Reggio poi. Grazie alla eccezionalità della sua conservazione ben oltre il periodo comunale, il rilievo sulla facciata del Palazzo della Ragione (o Broletto nuovo) di Milano costituisce pertanto un manufatto di grande interesse, al quale hanno finora dedicato attenzione soprattutto gli storici dell’ar- te. Mi riferisco qui in particolare agli studi di Angiola Maria Romani- ni, di Renzo Grandi e al già ricordato contributo di Saverio Lomartire, assai ben documentato e ricco di spunti, apparso in «Arte medievale» del 20155. In questo studio il Lomartire, prendendo le mosse dalla voce 3 LOMARTIRE, «Iustitia, maiestas, curialitas», pp. 105-109; nella stessa direzione procede la lettura del monumento equestre di Oldrado proposta da P. SEILER, Mittelalterliche Reiter- monumente in Italien. Studien zu personalen Monumentsetzungen in den italienischen Kommunen und Signorien des 13. und 14. Jahrhunderts. Inaugural-Dissertation zur Erlangung der Dok- torwürde der Philosophisch-Historischen Fakultät der Ruprechts-Karls-Universität zu Heideberg, Heidelberg 1989, pp. 68-76. 4 SALIMBENE DE ADAM, Cronica, vol. I, a. 1168-1249, ed. G. Scalia, Turnholti 1999 (Corpus Christianorum Continuatio Mediaevalis, 125), pp. 98-99: «Anno eiusdem Dominice in- carnationis MCCXXIX (...) dominus Nazarus Ghirardini de Luca potestas Reginus fuit, qui fecit fieri pontem et portam de porta Bernone. Et tunc primo civitas regii cepit mu- rari. Et fecit murari centum brachia a dicta porta inferius versus portam Sancti Stephani. (...) Iste dominus Nazarus habet ymaginem lapideam super portam Bernonis, quam fecit fieri, et sedet ibi super equum lapideum in civitate Regii». 5 A.M. ROMANINI, Arte comunale, in Milano e il suo territorio in età comunale (XI-XII secolo), Atti dell’11° Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo (Milano, 26-30 ottobre 1987), Spoleto 1989, pp. 21-52, soprattutto 47-52; R. GRANDI, Oldrado da Tresseno, in Il LEGITTIMAZIONE PERSONALE E COSTRUZIONE DEL CONSENSO 183 relativa a Oldrado da Tresseno curata da Giancarlo Andenna per il Di- zionario Biografico degli Italiani, ricostruisce dettagliatamente, anche con notizie inedite, la composizione della famiglia di Oldrado e, soprattutto, il ruolo in essa giocato da Oldrado grossus – dal Lomartire identificato in modo definitivo con il podestà milanese effigiato sulla facciata del Broletto – accanto a un altro pure eminente Oldrado da Tresseno, pro- babilmente suo cugino, definito però subtilis6. La sua carriera politica iniziò a Lodi, dove fu nel collegio consolare nel 1220-1221 e dove fece parte della curia del vescovo; nel 1226 fu membro del collegio dei rettori della Lega lombarda, nel 1233-1234 fu podestà a Milano e nel 1237 rico- prì la podestaria a Genova7. Oldrado (Grosso) da Tresseno apparteneva dunque al nutrito gruppo dei podestà professionali che dalla fine del XII secolo ressero i comuni dell’Italia settentrionale8. 2. Le indagini effettuate hanno consentito di stabilire che il gruppo equestre di Oldrado è coevo alla costruzione della facciata e, quindi, che fu collocato dove ancora oggi è visibile nel 1233, in occasione del ter- mine dei lavori per la edificazione del Broletto, a loro volta iniziati nel 1228. La scelta di collocarlo entro un’edicola attentamente contornata Millennio ambrosiano. La città del vescovo dai Carolingi al Barbarossa, a cura di C. Bertelli, vol. II, Milano 1988, pp. 240-249; il contributo di Saverio Lomartire è citato supra, a nota 2. 6 G. ANDENNA, Oldrado da Tresseno, in Dizionario biografico degli Italiani, vol. LXXIX, Roma 2013, pp. 194-196; LOMARTIRE, «Iustitia, maiestas, curialitas», pp. 101-104: il chiarimento de- cisivo per l’identificazione del podestà rappresentato sulla facciata del Broletto di Milano viene dagli Annali genovesi di Caffaro e de’ suoi continuatori, a cura di T. Belgrano - C. Impe- riale di Sant’Angelo, vol. III, Genova 1923, p. 79, laddove ricordando la podestaria geno- vese di Oldrado nel 1237, costui viene definito «Oldradus Grossus de Trexeno Lauden- sis»; analogamente alcune fonti milanesi, sebbene più tarde – gli Annales Mediolanenses e il Manipulus Florum attribuito a Galvano Fiamma – lo ricordano come Oldradus Grossus. 7 Per queste e più dettagliate informazioni, si veda LOMARTIRE, «Iustitia, maiestas, curialitas», pp. 103-105; sulla base dell’identificazione tra Oldrado e Oldrado ‘Grosso’ stabilita con- vincentemente dal Lomartire, è possibile integrare come segue gli interventi di Oldrado durante la sua podestaria milanese: Gli Atti del Comune di Milano nel secolo XIII, a cura di M.F. Baroni, Milano 1976, pp. 224, 226-227 e 451-453; si veda inoltre E. OCCHIPINTI, Podestà “da Milano” e “a Milano” fra XII e XIV secolo, in I podestà dell’Italia comunale. Reclutamento e cir- colazione degli ufficiali forestieri (fine XII secolo - metà XIV secolo, a cura di J.-C. Maire Vigueur, vol. I, Roma 2000 (Nuovi studi storici, 51/ Collection de l’École Française de Roma, 268), pp. 47-73, che però non menziona la podestaria di Oldrado. 8 Oltre al bel saggio di sintesi di E. ARTIFONI, Tensioni sociali e istituzioni nel mondo comunale, in La Storia. I grandi problemi dal Medioevo all’Età Contemporanea, a cura di N. Tranfaglia - M. Firpo, vol. II/2: Il Medioevo. Popoli e strutture politiche, Milano 1995, pp. 461-491 (con ricche indicazioni bibliografiche), si veda ora l’imponente sintesi di J.-C. MAIRE-VIGUEUR, Flussi, circuiti e profili, in I podestà dell’Italia comunale, I: Reclutamento e circolazione degli ufficiali fore- stieri (fine XII sec.- metà XIV), a cura di J.-C. MAIRE-VIGUEUR, vol. II, Roma 2000 (Nuovi Studi Storici, 51 / Collection de l’École Française de Rome, 268), pp. 897-1099. 184 MARIA PIA ALBERZONI da marmi provenienti da antichi monumenti (presumibilmente di età imperiale) non fu un’inserzione successiva, ma fu contestuale alla co- struzione della facciata – cioè del 1233; l’utilizzo di un materiale lapideo ‘antico’ in evidente contrasto con i laterizi della facciata fu dettato dalla volontà di legittimare con il rimando al mondo imperiale romano la fi- gura a cavallo entro la nicchia, un gruppo equestre, si badi, che rinviava dichiaratamente al modello classico per eccellenza, il Marco Aurelio, allora ritenuto una rappresentazione di Costantino e collocato presso la basilica di S.