Università Degli Studi Di Pisa Corso Di Laurea Magistrale in STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI ME
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Rivisitazioni e aggiornamenti del genere 6.1 Sviluppi 106 6.2 Omaggi 108 6.3 Remakes e citazioni 113 6.4 Manierismo 119 6.5 Pastiche e parodie 126 7. Film neo noir 7.1 Verso una proposta di analisi 128 7.2 La conversazione 130 7.3 Taxi Driver 135 7.4 Blade Runner 140 7.5 Le iene 144 7.6 Fargo 149 7.7 Strade perdute 155 7.8 A history of violence 161 Bibliografia 166 Siti consultati 171 Filmografia neo noir 172 3 Ringraziamenti Desidero ringraziare tutti coloro che mi hanno sostenuto e ‘sopportato’ in questo particolare periodo; e la mia famiglia, per non avermi mai fatto mancare stima e fiducia rispettando sempre le mie decisioni. Ringrazio poi, il Professor Maurizio Ambrosini per avermi seguito e spronato a portare a termine questo lavoro; le amiche che hanno condiviso con me questi cinque anni di università; Asia per il suo affetto incondizionato. Infine, un ringraziamento speciale, a Giacomo per essere al mio fianco. 4 Introduzione Dagli anni settanta la rilettura di massa del cinema hollywoodiano, con i suoi risvolti generazionali ed ideologici, ha avuto buona fortuna critica; questo processo è stato accompagnato da una crescita esponenziale di volumi, saggi e interventi con le conseguenti, e talvolta stucchevoli, diatribe critiche. In particolare, faccio riferimento alla crescente attenzione per il noir, un termine il cui impiego, soprattutto dagli anni novanta, è diventato dilagante, al punto che buona parte del ‘crime movie’ tende oggi ad essere comodamente etichettato come ‘noir’. Al momento attuale, infatti, è quasi una sorta di marchio pubblicitario che abbraccia cinema, letteratura, fumetto, videoclip, con una gamma di significati che spazia tra estremi contrapposti. Da una parte il noir tende a essere considerato un termine onnicomprensivo, senza confini cronologici. Dall’altra, c’è chi tende ad ancorarlo a caratteristiche precise di una particolare stagione cinematografica statunitense compresa tra gli anni quaranta e cinquanta; ma anche chi lo sottopone a una serrata analisi critica, ricordando che il termine è un’invenzione francese che non ha mai corrisposto negli Stati Uniti a una vera coscienza produttiva. Che cosa dunque caratterizza un film noir? James Naremore nel suo saggio, More than Night: Film Noir in Its Context, ricorda come sia più facile riconoscere un film noir, che definirlo in quanto tale. Ecco che affiorano non poche problematiche sulla definizione del termine, il noir è un genere oppure uno stile? L’accezione noir rimanda sicuramente a un dato cromatico. Un dato che è solo in apparenza banale. Nel noir, le scelte narrative e gli elementi visivi sono molto importanti. Il genere è, infatti, più interessato allo stile che alle tematiche. Il fatto di essere stato considerato a lungo un genere di serie B ha sicuramente favorito una maggior libertà di sperimentazione. La data convenzionale che inaugura la stagione del noir è il 1941, anno di produzione del film di John Huston, Il mistero del falco. Gli anni quaranta e cinquanta costituiscono la sua stagione d’oro, che termina nel 1958 con L’infernale Quinlan di Orson Welles. Le pellicole noir offrono una lettura critica del presente e puntano sulla deformazione onirica e visionaria della condizione degenerata dell’uomo moderno; 5 tale fattore porta irrevocabilmente ad uno straniamento formale ed emotivo, per consentire allo spettatore di riconoscersi nelle angosce e nelle paure che affliggono i protagonisti. L’enorme produzione di film appartenenti a questo genere nel periodo cosiddetto classico contribuisce a definire, pur se all’interno di una grande varietà di forme, i suoi elementi caratterizzanti, come l’uso di un’illuminazione fortemente contrastata; un particolare rapporto tra lo spazio e i personaggi; l’ambiguità delle situazioni e dei caratteri; la sensazione di disorientamento trasmessa da un impianto narrativo debole, caratterizzato oltre che da un ampio uso di flash back, dalla predominanza del punto di vista soggettivo, sia in termini di focalizzazione, sia in senso visivo; e dalla presenza di protagonisti vulnerabili, incapaci di controllare gli eventi perché succubi di un destino fatale e di seducenti dark lady. La consueta ambientazione di questa sensibilità cinematografica è la città industrializzata, spazio, dove dilaga la violenza metropolitana. Il mio intento, dopo una rassegna della ‘fase classica’ del genere con le sue scelte e peculiarità, è quello di soffermarmi in modo particolare, sulla produzione del periodo degli anni settanta- ottanta- novanta. Interessanti sono i fenomeni di riemersione del film noir all’interno dell’apparato produttivo hollywoodiano e da lì nelle più diverse cinematografie nazionali, sotto la denominazione di neo noir. Il noir viene riscoperto da una serie di registi che ne sfruttano a pieno le potenzialità di ricognizione sociologica. Da questo atteggiamento le più svariate e talvolta innovative tendenze: dal citazionismo manierista, al remake, al totale sconvolgimento dei codici del genere. Seguirà pertanto l’analisi di una serie di produzioni che, a partire dagli anni settanta, si riferiscono per tematiche, per schemi narrativi, per caratteristiche formali e strutturali del testo filmico ai titoli del periodo classico. La mia analisi si concentrerà sui lavori di Robert Altman, Roman Polanski, Bob Rafelson, Brian De Palma, Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, Michael Mann, Lawrence Kasdan, Stanley Kubrick, Steven Soderbergh, Ridley Scott, Kathryn Bigelow, David Lynch, Joel e Ethan Coen, David Cronenberg e Quentin Tarantino. Questo mio lavoro dimostra come un numero sempre maggiore di produzioni sviluppi, reinventandoli, temi e marche stilistiche di un genere, il neo noir, che si è definito in un contesto post-produttivo e come il termine noir subisca costantemente un forte abuso all’interno di svariati contesti. 6 In che termini è allora possibile riappropriarsi di una formula produttiva così strettamente legata a un preciso contesto storico? In che misura è lecito adottare una categoria critica così precisamente delimitata per prodotti ‘fuori tempo’? 7 PARTE PRIMA. IL NOIR CLASSICO 8 1. La vicenda critica 1.1 L’origine della definizione noir Il termine noir è stato coniato dalla critica francese durante il secondo dopoguerra per identificare la produzione di una serie di film polizieschi americani dall’inizio degli anni quaranta. L’approccio metodologico della critica nei confronti del noir è complesso e non privo di opinioni contrastanti. La prima problematica che emerge, quando si parla di noir, è quella che mette in discussione della stessa pertinenza di una definizione generica del fenomeno1. Lo studioso James Naremore nel suo saggio, More than Night: Film Noir in Its Context, ricorda come sia più facile riconoscere un film noir, che definirlo in quanto tale2. Ecco che affiora un primo problema sulla definizione del termine: il noir è un genere oppure uno stile? C’è da dire che il noir, a differenza della commedia, del melodramma e del western, non ha una storia legata all’uso del termine negli anni in cui i film così denominati sono stati realizzati. La definizione di film noir si impone a posteriori: i registi che noi oggi identifichiamo come maestri del noir non avevano la minima idea di realizzare un simile prodotto, né tantomeno il pubblico o la critica di giudicarlo in quanto tale. La distanza che separa i film noir dal discorso critico che li riguarda non è soltanto storica, ma anche geografica3. Il primo ad utilizzare il termine noir per disegnare un gruppo di film è stato il critico francese Nino Frank: in un articolo pubblicato nell’agosto 1946, afferma che gli americani essendo interessati alla «psicologia criminale», fanno «avventure criminali o film noir»4. Il termine noir è usato dall’autore in analogia alla serie noir di Gallimard, romanzi polizieschi dalla copertina nera, e si riferisce in maniera specifica a cinque film americani proiettati nelle sale parigine uno dopo l’altro: Double Indemnity (La fiamma del peccato, 1944); Laura (Vertigine, 1944); The Maltese 1 M.Locatelli, Perché noir, Vita e Pensiero, Milano, 2011, p. 8. 2 Cfr. J.Naremore, il noir, in G.P Brunetta (a cura di), Storia del cinema mondiale. Gli Stati Uniti Vol. 2 Tomo II, Einaudi editore, Torino, 1999. 3 Cfr. L.Gandini, Il film noir americano, Lindau, Torino, 2001, cap. 1« Il noir e la critica», pp.11-29. 4 N.Frank, Un nouveau genre polizier: l’aventure criminelle, agosto 1946, trad. it. in M.Fabbri, E.Resegnotti (a cura di), I colori del nero, Ubulibri, Milano, p.137. 9 Falcon (Il mistero del falco, 1941) e Murder, My Sweet (L’ombra del passato, 1944). Rispetto ai precedenti polizieschi, questo primo gruppo di titoli ha la caratteristica di sostituire il dinamismo degli inseguimenti e delle avventure amorose con un altro tipo di dinamismo, «quello della morte violenta e dell’enigma da sciogliere»; inoltre, se i film precedenti avevano come sfondo una «natura sconfinata e romantica» i lavori di cui parla Frank si svolgono in un «fantastico sociale»5.