17° Corso Superiore Di Stato Maggiore Interforze

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17° Corso Superiore Di Stato Maggiore Interforze CENTRO ALTI STUDI PER LA DIFESA ISTITUTO SUPERIORE DI STATO MAGGIORE INTERFORZE 17° CORSO SUPERIORE DI STATO MAGGIORE INTERFORZE TESI DI GRUPPO DI SMD 6° Gruppo di Lavoro - 2^ Sezione Analisi comparativa dei sistemi formativi militari nell’ambito dei paesi europei più significativi dell’Unione Europea (FR – UK – GE) in previsione di una difesa Comune Europea Anno accademico 2014 - 2015 COMPOSIZIONE DEL GRUPPO DI LAVORO Ten. Col. CASAGNI Luca Tutor Presidente Ten. Col. FUCCELLI Fernando Segretario Magg. SALVADOR Alberto Col. (BRA) RAMOS Luis C.F. CASTELLANO Roberto Ten. Col. MACRI’ Giovanni C.F. PIROVANO Luca Ten.Col. SAVINA Andrea Magg. CIPOLLA Andrea Magg. D’ALESSIO Gianluca Magg. (UK) LLEWELYN James Albert Magg. SALVADOR Alberto Funz.Amm. CHIAZZESE Anna Maria Funz.Tecn. LOMBARDI Fulvio Anno accademico 2014 - 2015 1 INDICE PREFAZIONE INTRODUZIONE CAPITOLO I - PUNTO DI SITUAZIONE SUI SISTEMI FORMATIVI MILITARI 1. CRITERI E CARATTERISTICHE DELLA FORMAZIONE NELLE FF.AA. ITALIANE 2. LE PECULIARITA’ DELLA FORMAZIONE “PROFESSIONALE” MILITARE ITALIANA 3. LE ESPERIENZE EUROPEE: LA FRANCIA 4. LE ESPERIENZE EUROPEE: LA GERMANIA 5. LE ESPERIENZE EUROPEE: Il REGNO UNITO CAPITOLO II - PRINCIPALI DIFFERENZE TRA I SISTEMI FORMATIVI ITALIANO E I SISTEMI FORMATIVI INGLESE, FRANCESE E TEDESCO 1. DIFFERENZE TRA I SISTEMI DI FORMAZIONE ACCADEMICA DEGLI UFFICIALI 2. DIFFERENZE TRA GLI SVILUPPI PROFESSIONALI DEGLI UFFICIALI (FORMAZIONE CONTINUA) 3. PROPOSTE E CONSIDERAZIONI SULLA FORMAZIONE DEGLI UFFICIALI 4. DIFFERENZE TRA I SISTEMI FORMATIVI DEI SOTTUFFICIALI 5. CONSIDERAZIONI E PROPOSTE SUL SISTEMA DI FORMAZIONE SOTTUFFICIALI 6. DIFFERENZE TRA I DIVERSI SISTEMI FORMATIVI DEI MILITARI DI TRUPPA CAPITOLO III - LA FORMAZIONE MILITARE EUROPEA, UNO SGUARDO AL FUTURO 1. LA PROFESSIONE DEL MILITARE EUROPEO. 2. LA COOPERAZIONE EUROPEA NELLA FORMAZIONE 3. LA DICHIARAZIONE DI BOLOGNA (1999) 4. IL PROCESSO DI COPENAGHEN 5. CONCLUSIONE: COSA PRENDERE DA BOLOGNA E COPENAGHEN 6. LA STANDARDIZZAZIONE DEI CREDITI FORMATIVI MILITARI E CIVILI 7. LA PECULIARITÀ MILITARE OFFRE VANTAGGI AI PROCESSI DI BOLOGNA E COPENAGHEN 8. L'ADATTAMENTO DEI SISTEMI FORMATIVI MILITARI A BOLOGNA E COPENAGHEN 9. DALLA MICRO ALLA MACRO COOPERAZIONE CAPITOLO IV - SISTEMA FORMATIVO MILITARE ITALIANO, QUALE CONTRIBUTO FORMATIVO PER LA SOCIETA’ CIVILE? 2 1. IL SISTEMA FORMATIVO MILITARE ITALIANO IN RAPPORTO ALLE INIZIATIVE EUROPEE SULLA FORMAZIONE 2. FORZE ARMATE: LE CRITICITÀ DEL SISTEMA FORMATIVO E DI IMPIEGO 3. PROPOSTE/PROSPETTIVE FUTURE CONCLUSIONE BIBLIOGRAFIA ALLEGATI 3 PREFAZIONE Scopo della presente tesi è quello di: effettuare un’analisi comparativa dei sistemi formativi militari nell’ambito dei principali paesi dell’Unione Europea, anche in previsione di una difesa comune; verificare se sussistono prospettive formative degli ufficiali e del personale non direttivo che contemplino una formazione universitaria e professionale qualitativamente riconosciuta. Per concretizzare ciò è stato effettuato un confronto del settore formativo militare italiano con le realtà dei principali paesi dell’Unione Europea (Francia – Regno Unito – Germania) al fine di prevedere una formazione idonea ad un impiego in ambito nazionale/internazionale e nel quadro di una difesa comune europea. Il lavoro si propone di conseguire i seguenti obiettivi: presentare il punto di situazione sul sistema formativo delle forze armate italiane e delle forze armate europee assunte a riferimento, suddiviso tra ufficiali e personale non direttivo, prevedendo la descrizione degli iter formativi (di base e successivi – intermedia/avanzata/superiore), nonché l’indicazione dei titoli/requisiti culturali di accesso ai ruoli, degli obiettivi formativi/titoli di studio conseguiti, delle eventuali equipollenze con le professionalità/titoli del settore civile; analizzare la situazione delineata, evidenziando differenze e peculiarità ed interrogandosi sulle capacità umane, culturali e professionali richieste al personale militare della difesa, nonché sulla coerenza, attualità ed economicità dell’attuale impostazione formativa; approfondire, in una prospettiva di convergenza degli strumenti militari, l’opportunità/possibilità di sviluppare percorsi formativi maggiormente condivisi a livello europeo; verificare, in ultimo, il contributo che il sistema formativo militare potrebbe dare alla società civile, in termini di qualificazione professionale e per il ricollocamento del personale militare nel mondo del lavoro. Lo studio, dianzi evidenziato, atteso che nel gruppo non è presente alcun membro in possesso di conoscenze nello specifico settore, è stato condotto utilizzando la seguente documentazione di riferimento: fonti aperte e documentazione dedicata; stampa specializzata; pubblicazioni non classificate disponibili in rete relative alle direttive di formazione delle forze armate dei Paesi dell’Unione Europea presi a riferimento; materiale fornito dai rispettivi Stati Maggiori di F.A. e dai Comandi delle Scuole; informazioni reperite dalle Difeitalia e dal personale estero frequentatore dell’ISSMI. 4 INTRODUZIONE Le linee guida dell’emanando “Libro Bianco” e la “Nota Aggiuntiva 2015” individuano alcuni elementi caratterizzanti lo strumento militare nazionale nei prossimi anni. Spiccano, tra questi: l’ulteriore riduzione dei volumi organici da realizzarsi entro il 2024; il progressivo processo di convergenza degli strumenti militari in chiave europea; il progressivo innalzamento dell’età media del personale, con conseguente diminuzione della flessibilità operativa e di impiego dei Reparti e l’incremento dei costi complessivi delle risorse umane. Scopo della presente tesi è quello di individuare gli indirizzi generali per definire una politica della formazione del personale militare delle forze armate italiane, che sia: aderente, per compito e scopo, all’impiego del personale militare, tenuto conto dell’attuale scenario internazionale e della politica militare nazionale; compatibile con la prevedibile evoluzione/mutamento dello scenario di impiego delle forze armate; sostenibile, nel tempo, in termini di “professionalità” richieste, di disponibilità finanziaria del Dicastero e di integrazione europea dello strumento militare nazionale. La formazione è parte, integrante e funzionale, di un ampio processo che: origina dalla individuazione dei rischi/minacce (scenario di difesa e politica militare); delinea lo strumento militare necessario, in relazione ad esigenze di: quantità (volumi di unità); qualità (professionalità). In meno di venti anni, lo strumento militare è stato oggetto di ben 3 provvedimenti di riforma, in chiave riduttiva, che hanno determinato: la riduzione corposa dei volumi quantitativi (150.000 unità entro il 2024); la sospensione della leva e la trasformazione professionale. Nello stesso periodo, analoghe riforme in chiave riduttiva hanno caratterizzato la revisione dello strumento militare dei principali paesi UE. Si registrano, tuttavia, anche delle tendenze di segno contrario, come emerso con evidenza nel corso dell’ultimo vertice NATO in Galles in cui gli Stati membri hanno convenuto di aumentare le spese allocate al comparto Difesa per portarle ad almeno il 2% del PIL entro un periodo di dieci anni. Ad ulteriore conferma della rilevanza di tali tendenze, all’indomani degli attentati di Parigi (Charlie Hebdo), il 14 gennaio 2015 il Presidente francese Hollande ha annunciato la necessità di “un sensibile rallentamento” del processo in corso di riduzione dello strumento militare. Negli stessi giorni, esponenti del Governo italiano hanno ipotizzato, in relazione al criterio europeo “deficit/Pil” al 3%, di chiedere all’UE di poter scorporare dalla “Spesa pubblica” anche talune spese connesse alla Difesa (in aggiunta alle spese per l’investimento). In sintesi, si osserva come nell’arco di poco più di un decennio si sia assistito a: elevata instabilità della struttura dello strumento militare (sia per numero di riforme sia per il sopraggiungere di nuove revisioni, prima ancora della conclusiva attuazione della precedente riforma); 5 incertezza della direzione del vettore di riforma, con repentini possibili mutamenti (alle riforme riduttive, segue la battuta d’arresto francese; inoltre, il nuovo computo delle spese della difesa ai fini del bilancio UE sembra funzionale per possibili riforme espansive dello strumento); ciascuna riforma comporta un adeguamento della politica di formazione che, pertanto, è risultata anch’essa ad elevata mutevolezza (rischio che l’obiettivo, pianificato e perseguito oggi, si riveli inutile/dannoso in relazione allo strumento richiesto al tempo in cui produrrà effetti). Per quanto precede, a fronte della sperimentata mutevolezza dello scenario nel recente passato, si ritiene che nel prossimo futuro: la stabilità dello strumento militare sarà perseguita mediante una flessibilità costante dei volumi (agevole variazione delle unità, in aumento o decremento), in modo da attuare le necessità di variazione in tempi ragionevolmente rapidi; a sua volta, la flessibilità dei volumi sarà perseguita introducendo un principio di permeabilità dell’ambiente lavorativo militare. Si tratta di: creare procedure stabili di esodo di personale militare verso il mercato del lavoro civile (es. allo scadere della ferma), al fine di mantenere un livello di età media adeguato allo svolgimento di determinate funzioni (ricambio costante); agire sui “rubinetti” di tale canale (oltre che sugli arruolamenti) per assorbire velocemente le variazioni di volume complessivo (in aumento o
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