Romana Tomo I 1..62

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Romana Tomo I 1..62 Seconda edizione riveduta e ampliata VII presentazione di SANDRO CAPPELLETTO Carissimo papa`! Non sono in grado di scrivere poeticamente: non sono un poeta. Cosı` l’inizio di una lettera di Mozart, scritta quando aveva 21 anni. Non sono un poeta e neppure un pittore, ne´ un ballerino, prosegue il compositore, proponen- doci una consapevole fotografia dei propri limiti. E, subito dopo, delle proprie qua- lita`: una sola, sulla quale non nutre alcun dubbio: Sono pero` in grado di farlo attra- verso i suoni: sono un musicista. Mozart non e` stato un poeta, ma uno scrittore sı`, e il suo lascito letterario sono le lettere. Uno scrittore figlio del suo tempo, lontano dalla prosa romantica, poco de- sideroso di portare in primo piano la soggettivita`, poco sensibile al fascino del pae- saggio, della natura. Attento nell’annotare episodi, persone, situazioni; fermo nel- l’esprimere la forza delle proprie convinzioni musicali e decisioni di vita, quando gli appare chiara la via da percorrere; inventivo e divertente, quando parla, da ragazzo e da adulto, dei propri sentimenti e pulsioni, giocosi, irriverenti, profondi. Capace di affrontare le prove piu` dure, a cominciare dalla morte delle persone che ama. Pubblicato dalla casa editrice Ba¨renreiter di Kassel nel 1962, sotto gli auspici del Mozarteum di Salisburgo, affidato all’autorevolezza di Wilhelm A. Bauer, Otto Erich Deutsch, Joseph Heinz Eibl, per un’edizione di riferimento che ha avuto numerose traduzioni, l’epistolario mozartiano – dopo cinquanta anni di attesa e di speranza sempre frustrate – conosce la sua versione italiana. E` cosı` colmato un vuoto im- menso della nostra editoria, non solo musicale. Il lettore italiano, trascurando altre piu` modeste iniziative, aveva fino ad ora a disposizione una pubblicazione del 1981, curata da Elisa Ranucci per Guanda. Piu` volte ristampata, presentava una selezione limitata dell’epistolario ed era assai ca- rente per quanto riguarda le note. Perche´ sono i giudizi su compositori, cantanti, strumentisti, sono i nomi, i ruoli, i caratteri delle persone che incontra, i luoghi che visita,letantecasechefrequentaedovealloggia,atesserelatramaappassionantedi queste lettere, fonte insostituibile per ricostruire la sua biografia affettiva, intellet- tuale, professionale. Le sue relazioni col mondo. L’epistolario e` soprattutto familiare: la meta`e` indirizzata al padre, suo primo e principale maestro, che non nutre dubbi sul talento superiore del figlio, al quale af- fida strategie di rivincita anche personale. Ha scritto, acutamente, Norbert Elias in Mozart, sociologia di un genio: ‘‘Mozart crebbe legato a un padre per il quale il suc- VIII Tutte le lettere di Mozart cesso sociale, e quindi anche finanziario, del figlio negli anni della fanciullezza e nella prima gioventu` rappresentava l’unica opportunita` per sfuggire ad una posizione spia- cevole e per attribuire significato alla propria vita’’. Con lui, da bambino e da ragazzo, Wolfgang Amadeus viaggia attraverso l’Eu- ropa e, a lungo, in Italia: le impressioni veneziane, quando, quattordicenne, scopre insieme la festa, la maschera e il sesso; l’indifferenza, a Bologna, di fronte a un idolo vivente del teatro d’opera che fu, l’evirato cantore Carlo Broschi Farinelli; la sicu- rezza con cui, da Napoli, liquida come ‘‘antica per il teatro’’ un’opera di Jommelli. La scoperta, quando viaggia da solo, che la lista di nobili e di amici ai quali il padre lo indirizza, sperando che riservino una concreta benevolenza al figlio diven- tato adulto, non si rivela cosı` utile quanto Leopold immaginava. Lui ricordava l’affa- bilita`, lo stupore, talvolta la generosita` con cui Wolfgang bambino e prodigio era stato accolto nelle corti durante i loro lunghi, costosi, faticosi, istruttivi spostamenti. E stentava a darsi conto di atteggiamenti mutati, perfino indifferenti. Sara` contro Leopold che Mozart afferma il proprio diritto a tentare una libera esistenza d’artista che, semplicemente, il padre – lavoratore salariato della musica per tutta la vita – non aveva mai sperimentato, non ritenendola possibile. La giudica folle, catastrofica, compie ogni sforzo per dissuaderlo, per invitarlo a ‘‘riflettere’’, in- vano. In questi passaggi, l’epistolario diventa un romanzo a due voci, di formazione e di separazione, aspro e vero, che si legge d’un fiato. Ma e` comunque Leopold il musicista al quale Mozart si rivolge per raccontare l’effetto che una sua sinfonia ha avuto sul pubblico di Parigi, per esprimergli i timori, l’insoddisfazione verso i prota- gonisti dell’Idomeneo di Monaco del 1781. Occasione questa che permette al padre di dare il meglio di se´, consigliando il figlio, gettando acqua sul fuoco dei suoi furori, invitandolo a fare ogni sforzo per non sprecare quella opportunita`. Sara`ilsuccessodiIdomeneo a fargli prendere decisioni definitive, dalle quali non recedera`. Forse, a oltre due secoli di distanza, facciamo fatica a renderci conto di quale rischio incalcolabile Mozart abbia vissuto, licenziandosi in maniera brusca – e ricevendo in cambio la piu` celebre pedata nel sedere della storia dell’umanita`–dal suo impiego alla corte del principe-arcivescovo di Salisburgo, rimanendo senza la- voro in una citta` che conosceva poco e dovendo affrontare la damnatio riservata a un servo quando pretende e ottiene la liberta` senza il consenso del padrone. Ma quanta soddisfazione nella lettera inviata alla figlia da Vienna nel febbraio del 1785: dopo un viaggio durato cinque giorni tra neve, ghiaccio, ribaltamenti della carrozza, nonno Leopold tiene sulle braccia il nipotino Karl e constata che Wolfgang abita in un bell’appartamento, caro d’affitto, centralissimo, ha molto successo e tra gli ospiti di casa (l’unica tuttora visitabile, riconoscibile) c’e` perfino il sommo Haydn, con cui padre, figlio, amici, trascorrono una sera a suonare assieme e cenare. Poi, la sorella Nannerl e la cugina Anna Thekla, alle quali, contando sulla loro complicita`, rivolge veloci frasi plurilingue, aforismi in forma di scherzi, battutacce, nonsense, passaggi crittografati rispettosi di un loro domestico codice di comunica- zione, le prime fantasie erotiche, le liberatorie scurrilita` di un bambino ansioso di crescere. I momenti di sfogo di un artista che, per tutta la sua breve vita e iniziando prestissimo, ha studiato musica, composto musica, diretto musica, pensato musica, ininterrottamente. Presentazione IX Il diario domestico di Nannerl, ma redatto da Wolfgang nell’estate del 1780 a Salisburgo, e` un documento prezioso per entrare nella quotidianita` degli impegni, delle visite, dei passatempi, delle devozioni di quella famiglia – ‘‘noi tre’’ – rimasta da due anni senza la moglie e la madre. A lei, Anna Maria Pertl, Mozart si affidava, certo sempre di essere se non capito, accolto, non giudicato. Nel luglio del 1778, a Parigi, e` lui da solo ad assisterla negli ultimi giorni di vita, a vegliarla fino alla morte imprevista (aveva 58 anni e alla par- tenza da Salisburgo non erano emersi problemi di salute), a risolvere tutte le forma- lita`. A informare per lettera e con sofferta prudenza il padre della tragedia. In questi passaggi, l’epistolario diventa toccante, formativo per noi. E per quanto ormai conosciamo le abitudini di Mozart, che quando poteva spendere non esitava a farlo, che amava vestire elegante, ricevere in casa e frequen- tare, anche per lavoro, i migliori salotti della societa` viennese, resta doloroso leggere le reiterate richieste di denaro agli amici massoni, ogni volta promettendo di resti- tuirelasomma,qualunquesomma,anchelapiu` modesta, compresa di interessi. E seguire i suoi spostamenti, tra centro e prima periferia di Vienna, alla ricerca di ap- partamenti meno costosi. Sappiamo che alcune lettere mancano e probabilmente mancheranno per sem- pre: non solo quelle fatalmente perdute di ogni epistolario, ma quelle censurate, prima, dalla sorella Nannerl, e relative ai momenti di maggiore tensione con il padre, poi dalla moglie Constanze, tesa a rimuoverelatracciadiprecedentipassionidi Wolfgang (anzitutto, quella per la sorella Aloisia Weber), a difendere la migliore me- moria del suo sposo mancato cosı` giovane e in condizioni materiali talmente faticose da costringere lei, rimasta con due figli piccoli, a mentire a lungo sull’autenticita`del- l’incompiuto Requiem pur di incassare il compenso pattuito con il committente. A lei, che ha molto amato, il 14 ottobre 1791 Wolfgang aveva indirizzato la sua lettera ultima, rimproverandola per non avergli scritto ‘‘da due giorni’’, augurandosi ‘‘di ricevere senz’altro notizie da parte tua.Edomanisperodiparlartidipersonae di baciarti di cuore’’. ‘‘Vostra Maesta`... [Mi trovo in una situazione] prossima all’indigenza e alla mise- ria’’, scrive Constanze all’imperatore Leopoldo II sei giorni dopo la scomparsa del marito, chiedendo il sussidio di una pensione. E mancano le lettere che lui e Lorenzo Da Ponte non si sono scambiati perche´, al tempo del lavoro comune per Le nozze di Figaro, Don Giovanni e Cosı`fan tutte,si trovavano tutti e due a Vienna. Che cosa deve essere stato un loro pomeriggio, una sera, una notte trascorsi insieme a immaginare, a discutere, a ridere, mentre il capo- lavoro stava nascendo. Non lo sapremo mai, accontentiamoci delle lettere che ab- biamo e che finalmente possiamo leggere, tutte, nella nostra lingua. indice generale XI indice generale TOMO I Presentazione di SANDRO CAPPELLETTO ................................ VII Indice sommario del Tomo I ....................................... XIII Avvertenze ..................................................
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