PRESENTAZIONE DEGLI ELABORATI RISULTANTI DALL’ATTIVITA’ DI RICERCA CONDOTTA DAL DIPARTIMENTO DI SCIENZE MEDICHE “MARIO ARESU” DELL’UNIVERSITA’ DI CAGLIARI NELL’AMBITO DELL’ATTUAZIONE DEL PROGETTO

AGRIWELLNESS Attività e prospettive di sviluppo negli agriturismi e nelle zone rurali: quali attività motorie, sportive e wellness attuate in ambiente naturale.

Finanziato dall’Assessorato all’Agricoltura e Riforma Agro-Pastorale della Regione Sardegna, sulla base della legge 17 Novembre 2010 n. 15, art. 16, commi 1 e 2, con deliberazione della Giunta Regionale n. 52/101 del 23.12.2011,

“Contributo alle Università della Sardegna per attività di supporto nell’elaborazione di strategie di politica agricola funzionali alla diversificazione”

RESPONSABILI SCIENTIFICI:

PROF. ALBERTO CONCU (fino alla messa in quiescenza) DOTT. ANTONIO CRISAFLLI (subentrato) http://www.bene-stare.it/ Fare movimento fisico fa bene all'organismo e alla mente, ma farlo all'aperto è molto meglio che in palestra: a dimostrare che una corsa nel parco è molto meglio di una sul tapis roulant è uno studio pubblicato sulla rivista BMC Public Health da un gruppo di ricercatori dell'University of Bangor (Regno Unito). Chi brucia calorie facendo jogging nel parco o escursioni in campagna o montagna si sente, a fine esercizio, più felice ed energico di chi si allena in palestra, riesce ad abbattere maggiormente i livelli di rabbia e tristezza e trae più giovamenti nella concentrazione sul lavoro. http://www.bene-stare.it/ L'essere immersi nella natura incoraggia la mente a rilassarsi e la sensazione di sfuggire dal trambusto della vita quotidiana può aiutare a combattere stati emotivi depressivi: i risultati provengono da una revisione di 25 studi in cui sono stati confrontati i benefici dell'esercizio fisico praticato in ambienti naturali come parchi, boschi e campus universitari, con quello svolto in posti "non naturali" come palestre e centri ricreativi. E, tra i posti "all'aperto", è risultato che fare attività fisica negli spazi verdi dà più benefici rispetto a chi, pur stando all'aperto, corre, ad esempio, sul marciapiedi o per strada. "Questo studio - commentano i ricercatori dell'University of Bangor - fornisce una sintesi rigorosa e obiettiva dei benefici aggiunti per la salute derivanti da svolgere attività sportiva in un ambiente naturale". A systematic review of evidence for the added benefits to health of exposure to natural environments. Diana E Bowler, et al. BMC Public Health. 2010; 10: 456.

Kaplan and Kaplan's attention restoration theory proposes that nature provides the particular environmental stimuli to allow restoration from attention fatigue, which occurs during the performance of cognitive tasks that require prolonged maintenance of directed attention. Ulrich has proposed that nature may allow psychophysiological stress recovery through innate, adaptive responses to attributes of natural environments such as spatial openness, the presence of pattern or structure, and water features. The theory proposes that the perception of these characteristics triggers positive emotional reactions related to safety and survival.

Visiting a forest, but not a city, increases human natural killer activity and expression of anti-cancer proteins. Li Q, Morimoto K, et al., Int J Immunophatol Pharmacol, 2008, 21(1):117-27. The forest bathing trip significantly increased NK activity and the numbers of NK, perforin, granulysin, and granzyme A/B-expressing cells and significantly decreased the concentration of adrenaline in urine. The increased NK activity lasted for more than 7 days after the trip. In contrast, a city tourist visit did not increase NK activity, numbers of NK cells, nor the expression of selected intracellular anti-cancer proteins, and did not decrease the concentration of adrenaline in urine.

i ricercatori della Bunkyo-ku medical school hanno comparato gli effetti di un’escursione in ambiente boschivo-forestale con quella, di pari durata e intensità, condotta in un ambiente urbanizzato. L’immersione in foresta per 3 giorni e 2 notti di un gruppo di 12 maschi generava un significativo aumento dell'attività e del numero di cellule natural killer (NK) circolanti, con l’induzione di proteine ​​anti-cancro intracellulari insieme a una riduzione della concentrazione di adrenalina urinaria. Quando gli stessi soggetti ripetevano la stessa attività escursionistica in ambiente urbanizzato non si osservava nessun aumento di attività e concentrazione ematica delle cellule NK, nè dell’espressione di proteine anti tumore, e la concentrazione urinaria di adrenalina non diminuiva. I fitocidi, presenti nell’aria interna all’ambiente forestale, mancavano del tutto nell’aria dell’ambiente urbanizzato. I dati sperimentali riguardanti una più consistente risposta delle NK cells all’esercizio fisico condotto in areali forestali piuttosto che in areali urbanizzati mette in evidenza le non trascurabili proprietà preventivo-terapeutiche di tipo anti tumorale che hanno i primi, verosimilmente dipendenti da una maggior concentrazione di molecole con proprietà fitocidiche, che sembra inoltre correlare in modo inverso con i livelli di adrenalina urinaria.

Poiché la riduzione delle catecolamine circolanti è un chiaro indice di diminuzione dei livelli di stress, e poiché quest’ultimo è conseguenza di un’elevata concentrazione di ormoni glucocorticoidi che, come è noto, hanno anche una azione immunodepressiva (riducono la concentrazione ematica delle cellule NK) da cui deriva un aumentato rischio oncogeno, le molecole fitocidiche presenti nell’aria che si respira nei boschi e nelle foreste, riducendo la cortisolemia, consentono un incremento di cellule NK e quindi una maggior protezione da eventi cancerogeni.

Attività fisica e ambiente naturale ovvero: verso il riposizionamento dell’uomo sui binari del suo naturale processo evolutivo.

ADVENTURE TOURISM

L' Adventure Tourism nasce come esperienza di viaggio che comporta lo spostarsi verso località remote ed esotiche e svolgere delle attività all'aperto, a volte con una dose di avventura ( ad esempio bungee jumping o kayak nelle rapide di un fiume); ma anche come possibilità, per persone che soffrono di problematiche psicomotorie, di svolgere attività fisica all’aperto nel contesto rilassante di una vacanza; e più in generale come integrazione dell'attività fisica alle attività tipiche di una vacanza.

Liverpool Hope University L’esperienza dei proponenti presso University of Bucharest University of Cagliari l’Outdoor Education Centre of Plas Haaga Polytechnic and Caerdeon, North Walles, University of Plas Caerdeon Outdoor Education Centre

Liverpool, UK.

Education and Adventure Tourism Dal 2007 al 2010 il prof. Alberto Concu è stato responsabile didattico per l’Università di Cagliari Erasmus Intensive Programme nel progetto Erasmus Internazionale “ Adventure

Tourism”, con sede nella località di cui sopra e in partnership con Università rumene e finlandesi.

Sotto la guida di istruttori esperti di attività motorie specificamente correlabili all’ambiente nonché conoscitori esperti dell’ambiente naturalistico, gli studenti si cimentavano in attività di canoeing nelle acque sicure di un estuario, di rock climbing nelle pareti rocciose adiacenti, di trekking e orienteering nei comparti boschivo-forestali circostanti. In tutte queste performances gli istruttori introducevano gli ospiti anche alle peculiarità botanico-faunistiche dell’ecosistema specifico.

Questa esperienza ha fornito la base tecnica per l’attuazione del progetto AGRIWELLNESS May 2007 Welcome to Plas Caerdeon Outdoor Education Centre Plas Caerdeon is set in 18 acres of private, secluded woodlands within the Snowdonia National Park, overlooking the Mawddach Estuary, often described as one of the most beautiful in Britain. Plas Caerdeon offers a wide range of activities, from outdoor pursuits such as canoeing, rock climbing and orienteering to geographical and biological fieldwork, creative breaks or residential study. Teaching staff are fully qualified in canoeing, climbing, mountaineering and environmental sciences.

Plas Caerdeon Outdoor Education Centre, Bontddu, Barmouth LL42 1TH Part of Liverpool Hope University Module Aims

.Provide an introduction to the theory and practice of the nature, forms, operation and management of sustainable adventure tourism in a broad educational context.

.Develop knowledge and skills, equipping students to pursue vocational qualifications in adventure-based leadership

.Provide students with opportunities for direct practical experience of adventurous activities

.Provide an introduction to the theory and practice of adventure sport physiology RAFT BUILDING ROCK CLIMBING MOUNTAIN DAY GROUP PRESENTATIONS Dati questi presupposti, non vi è dubbio che il sistema paesaggistico-naturalistico del territorio della Sardegna, nella sua bellezza e varietà di endemismi animali e vegetali che, soprattutto in alcune zone, lo rende unico, insieme alla presenza di siti archeologici e monumenti storici, offra delle enormi possibilità di sviluppare anche qui attività escursionistiche del tipo Adventure Tourism, del tutto assimilabili a quelle ormai da tempo standardizzate nel Galles del Nord.

Le strutture ricettive adatte ad ampliare l’offerta turistica per i loro utenti con l’aggiunta di pacchetti di adventure tourism son state individuate nel comparto degli agriturismi per il quale, infatti, il progetto AGRIWELLNESS e stato ottimizzato. TIPOLOGIA DI LOCATIONS DEGLI AGRITURISMI DELLA SARDEGNA - I

Per poter organizzare dei pacchetti di Adventure Torusim è importante conoscere le locations degli agriturismi; va infatti tenuto conto innanzitutto dell’ambiente naturale in cui essi sorgono, ma anche dei siti archeologici e in generale dei monumenti presenti nelle loro vicinanze, in modo da poter ampliare l’offerta anche con aspetti di interesse culturale. Per preparare offerte valide per il territorio regionale della sardegna, è stato importante studiare approfonditamente la geografia dell’isola, da cui si evince come il territorio, in prevalenza collinare, presenti sia ambienti montani che marini, con un ruolo importante svolto da altri bacini d’acqua ( laghi, fiumi, stagni). Infatti, soprattutto in alcune zone dell’isola, molte strutture sorgono nelle immediate vicinanze di paesaggi naturali unici per bellezza, varietà, ed endemicità.

TIPOLOGIA DI LOCATIONS DEGLI AGRITURISMI DELLA SARDEGNA – II

Considerando la struttura geografica dell’isola, si possono classificare gli agriturismi in tre categorie: agriturismi di mare, agriturismi collinari, agriturismi di montagna. Per ciascuna di queste categorie, è possibile individuare le tipologie di attività fisiche più adatte, e studiare dei percorsi di Adventure Tourism che tengano conto: 1. dell'ambiente naturale circostante e degli endemismi in questo presenti 2. dei siti archeologici e dei monumenti nelle vicinanze 3. della storia del territorio 4. della prossimità tra struttura agrituristica, natura, e siti/monumenti.

AMBIENTE NATURALE DELLA SARDEGNA E ADVENTURE TOURISM

A – IL MARE

Le Coste settentrionali - Partendo dalle coste settentrionali dell’isola ci si imbatte nella tipica roccia teriomorfica di “Capo d’orso” (costa nord-occidentale della Gallura); si tratta di una collina granitica di 122 metri modellata dagli agenti atmosferici, famosa per la sua forma di orso. Quindi, scendendo sul versante nord-orientale, si incontrano le belle e frastagliate rocce di Capo Coda Cavallo, un promontorio granitico il cui picco più alto, il monte Coda Cavallo, si eleva sul livello del mare per 102 metri.

Capo d’Orso Capo Coda cavallo

Su queste non elevate ma molto ripide alture si può praticare l’arrampicata in ambiente naturalistico. AMBIENTE NATURALE DELLA SARDEGNA E ADVENTURE TOURISM

A – IL MARE Specie botaniche endemiche delle coste settentrionali:

Limonium hermaeum Pignatti Asperula deficiens Crophularia trifoliata

Specie faunistiche endemiche delle coste settentrionali:

Archelacerta Bedriagae* *Raro e antichissimo endemismo sardo della classe dei rettili lacertidi. Si tratta di una piccola lucertola con un corpo appiattito, lungo 7–8 cm, e una coda lunga circa il doppio, con una colorazione di fondo che va dal blu-nero all'olivastro al bruno e presenta macchie grigie, verdi, azzurre o gialle. AMBIENTE NATURALE DELLA SARDEGNA E ADVENTURE TOURISM

A – IL MARE Le coste orientali - Se ora si scende lungo la costa orientale dell’isola si passa da un paesaggio caratterizzato da alti diruppi scoscesi e difficilmente praticabili, di tanto in tanto interrotti da splendide calette, come quella di Cala Goritzè presso Baunei, in Ogliastra: Luoghi particolarmente adatti per praticare un trekking impegnativo in ambiente naturalistico. Le ampie e dorate spiagge più meridionali che formano una linea quasi ininterrotta da Porto Corallo a Villa Simius, con la splendida e lunghissima spiaggia di Costa Rei: Il basso e regolare fondale sabbioso delle spiagge è adatto a praticare il “Sea Walking”.

Cala Goritzé, Baunei Costa Rei, Castiadas AMBIENTE NATURALE DELLA SARDEGNA E ADVENTURE TOURISM

A – IL MARE Specie botaniche endemiche delle coste orientali:

Lactuca longidentata Centaurea filiformis Nerium oleander

Specie faunistiche endemiche delle coste orientali:

Monachus monachus Hermann Speleomantes sarrabusensis*

*Geotritone sardo del Sarrabus, un piccolo anfibio urodelo che non supera i 12-15 cm, con la coda lunga e schiacciata lateralmente; ha la testa grossa, appiattita e gli occhi sporgenti, mentre la bocca è larga e la lingua è appiattita; gli arti anteriori hanno quattro dita, mentre cinque le zampe posteriori. Le dita hanno una terminazione a ventosa per poter aderire sulle pareti lisce. Ha un dorso grigio maculato, mentre il ventre è biancastro. AMBIENTE NATURALE DELLA SARDEGNA E ADVENTURE TOURISM

A – IL MARE

Le coste nord-occidentali - il frequente soffiare del vento di nord ovest o maestrale è una caratteristica metereologica che influisce sulle specificità biotiche e abiotiche del comprensorio naturalistico: grazie alla quasi perenne presenza di vento, è sempre possibile praticare attività sportive di tipo nautico quali la vela, il windsurf e il surf d’onda. Partendo dalla località più settentrionale, Stintino, incontriamo la splendida spiaggia della Pelosa, la sua acqua è sempre calma, anche quando soffia il maestrale: adatta ad attività motorie del tipo sea walking.

Spiaggia La Pelosa, Stintino AMBIENTE NATURALE DELLA SARDEGNA E ADVENTURE TOURISM

A – IL MARE

Le coste sud-ocidentali - La costa oristaneseè ricca di spiagge bianche come quella di san Giovanni di Sinis e di importanti zone umide come lo stagno di Cabras: Data la configurazione orografica di questo comprensorio, qui si possono praticare attività motorie in ambito naturalistico anche con canoe e kayak. In fine, l’ampia spiaggia di Chia, che praticamente chiude a sud l’areale costiero occidentale della Sardegna, con le sue grandi distese sabbiose costellate di alte dune: particolarmente adatta ad attività escursionistiche di walking e running terra-acqua.

Spiaggia di San Giovanni di Sinis Spiaggia di Chia AMBIENTE NATURALE DELLA SARDEGNA E ADVENTURE TOURISM

A – IL MARE Specie botaniche endemiche delle coste ocidentali:

Centaurea horrida Anchusa littorea moris Ophyris fuciflora

Specie faunistiche endemiche delle coste ocidentali:

Gypus fulvus Hemorrhois hippocrepis*

*un colubride endemico della Sardegna sud-occidentale noto anche come serpente ferro di cavallo. Il colore generale è bruno o grigio scuro. Lungo il dorso sono presenti macchie ovali più scure. Raggiunge una lunghezza massima di circa 140 cm. AMBIENTE NATURALE DELLA SARDEGNA E ADVENTURE TOURISM

B – LA MONTAGNA

Il massiccio del Limbara - Partendo da nord, incontriamo il granitico Monte Limbara, in Gallura, che raggiunge i 1.359 metri con la Punta Balistreri. Vi si trova una serie di percorsi escursionistici caratterizzati da denominazioni che richiamano le caratteristiche geografiche della zona o le particolarità specifiche di ogni itinerario: si può praticare l’arrampicata e, con la dovuta pratica e allenamento, è certamente un sito adatto ad attività di fitness in ambiente naturalistico. La vegetazione prevalente è costituita da Specie endemiche dell’areale del Limbara: erica arborea, corbezzolo, lentischio e

fillirea, ma anche leccio, agrifoglio e tasso.

La fauna autoctona comprende il

cinghiale, la volpe, la martora, la lepre

sarda, l’aquila reale, lo sparviero e la

ghiandaia. Ribes sandalioticum Alectoris barbara (pernice sarda) AMBIENTE NATURALE DELLA SARDEGNA E ADVENTURE TOURISM

B – LA MONTAGNA la catena del Marghine - Spostandosi più a sud si incontra la catena del Marghine, le cui vette sono Punta Palai (1.200 metri), e il Monte Santu Padre (1.120 metri). Questa catena montuosa, che si snoda con direzione da nord-est a sud-ovest, presenta complessi forestali caratterizzati da boschi di Quercus ilex, e Quercus suber, generalmente misti, nelle quote più alte, a Ilex aquifolium, Acer monspessulanum e Sorbus torminalis. Questo complesso montuoso è adatto a lunghe traversate in quota, un trekking non proprio per principianti ma che, dal punto di vista naturalistico, può certamente riservare notevoli gratificazioni. Specie endemiche dell’areale del Marghine: Sono di particolare interesse i nuclei di ceppi selvatici di Prunus avium di Sas Cariasas e, in ambito ripario, le formazioni con Osmunda regalis e Alnus glutinosa. Sui diversi substrati acquistano rilevanza le garighe e geniste endemiche mediterranee. Tutta la fascia di Rubus arrigonii Acipiter gentilis alta quota è particolarmente ricca di specie (Astore sardo) endemiche tra cui Rubus arrigonii, una pianta rosacea ad areale puntiforme ed esclusivo di Sos Niberos.

AMBIENTE NATURALE DELLA SARDEGNA E ADVENTURE TOURISM

B – LA MONTAGNA

Le montagne del Goceano – Questi rilievi montuosi si snodano in direzione nord-est rispetto alla catena del Marghine, e in esse svettano il (1.259 mt) Punta Masiedda (1.158 mt) e il Monte Lerno (1.092 mt). Questo areale montano, particolarmente ricco di spazi boschivo- forestali, si presta magnificamente alla pratica di attività di orientering e camping con escursioni in quota (900 – 1000 metri) della durata di alcuni giorni. Specie endemiche dei monti del Goceano In questi boschi, grazie all’elevata

concentrazione di fitocidi, quali l’alfa-

pinene e il beta-pinene, nell’aria della

foresta, si può anche acquisire un

importante rinforzo del sistema

immunitario con prevenzione dal

rischio oncogeno.

Aristolochia thyrrenica Felix lybica sarda

AMBIENTE NATURALE DELLA SARDEGNA E ADVENTURE TOURISM

B – LA MONTAGNA

Il Massiccio del - Arriviamo quindi alle cime più elevate dell'isola, che, come noto, si trovano nel Massiccio del Gennargentu: Punta Lamarmora (1.834 metri), Bruncu Spina ( 1.829 metri), Monte Spada (1.595 metri) . Sul Gennargentu si possono praticare attività sportivo- escursionistiche tipiche dell’alta montagna quali l’alpinismo e lo sci, oltre ad attività più tecniche quali la canoa slalom, il rafting e il parapendio. Nell’areale del Gennargentu vegetano diverse specie Endemismi del Gennargentu: endemiche ed esclusive, Tra le specie vegetali si trovano: la peonia, l’eufrasia, la festuca di Moris, il cardo microcefalo, lo spillone di Sardegna, l’astragalo, il ranunculo a foglie di cimbalaria, l’aquilegia di Sardegna, l’ellera terrestre di Sardegna, la crespolina maggiore e la viola sardo-corsa. Tra le specie animali vi Peonia mascula Ovis Musimon si trovano: il discoglosso e la raganella, la luscengola e il gongilo, la lepre sarda, la volpe sarda, il gatto selvatico, il cinghiale e il muflone.

AMBIENTE NATURALE DELLA SARDEGNA E ADVENTURE TOURISM

B – LA MONTAGNA

Il - Spostandoci verso occidente, eccoci nel Massiccio del Montiferru , dove si trova il Monte Urtigu, che raggiunge la quota di 1.050 mt. Il Montiferru prende il nome dal massiccio di origine vulcanica omonimo. Il complesso vulcanico, spento da più di un milione di anni, era caratterizzato da eruzioni la cui lava nell’incedere finì per creare nuove terre sia a Est, con il vasto altopiano di Abbasanta, caratterizzato da terreni basaltici, sia a Ovest fino alla fascia costiera. Sul piano delle attività di fitness in ambiente naturalistico l’ambiente del Montiferru è certamente adatto al trekking con orientering e camping di alcuni giorni. La leccetta domina la fascia di territorio oltre i 400 Specie endemiche del Montiferru: metri s.l.m. e fino ai 900 circa. Al leccio si accompagnano in misura minore la quercia, la roverella, il lentischio, il corbezzolo, il pero selvatico, il tasso e l’agrifoglio. La lecceta è spesso resa quasi inaccessibile dalle specie lianose, quali rovi, clematide, caprifoglio, salsapariglia, edera e Armenia sardoa Lepus capensis tamaro, mentre le rocce sono a volte punteggiate spengel mediterraneus da licheni e, oltre una certa quota, perennemente ricoperte dal muschio.

AMBIENTE NATURALE DELLA SARDEGNA E ADVENTURE TOURISM

B – LA MONTAGNA

La catena dei sette fratelli - A sud-est della Sardegna si trovano i Monti dei Sette Fratelli. Questo sistema montuoso si estende a est di Cagliari, lungo un asse longitudinale di circa 20 chilometri con direttrice nord-ovest sud-est. Vi si trovano percorsi di trekking impegnativi, di 6 - 10 ore, dove si affrontano dislivelli in salita di 450 metri (per il Passo dei Sette Fratelli), di 350 metri (per Baccu Ceraxa), mentre i rispettivi dislivelli in discesa sono di 1015 metri e di 1050 metri.

Endemismi dei Sette fratelli: Nel complesso svettano tre rilievi che raggiungono un'altezza di circa 1000 mt: il monte Genis (979 mt), il massiccio di Serpeddì (1067 mt), il complesso montuoso dei Sette Fratelli che con la Punta Ceraxa Myrtus communis Vulpes volpe che arriva a 1016 mt.

AMBIENTE NATURALE DELLA SARDEGNA E ADVENTURE TOURISM

C – LA COLLINA E LA PIANURA

La campagna La campagna collinare sarda odierna discende storicamente dal sistema domus di epoca giudicale, con il quale venne organizzata l’agricoltura dell’epoca, e sorsero piccoli villaggi che poi sarebbero diventati i comuni di oggi; e dalla presenza in quel periodo storico degli ordini monastici, che furono promotori e fautori di un ulteriore sviluppo dell’agricoltura, in termini di produttività, e della crescita culturale dei villaggi. L’arrivo nell’isola degli ordini monastici (cistercensi, vallombrosani, camaldolesi, cassinesi) diede l’avvio alla stagione del Romanico Sardo, della quale resta traccia vivissima nella campagna nostrana, con le innumerevoli splendide Chiese. Secondo gli storici dell'arte, il Romanico Sardo è, all’interno del panorama artistico e architettonico del Mediterraneo, un esempio non solo di rara bellezza, ma anche di unicità stilistica, per le positive contaminazioni e varianti stilistiche del Romanico (pisano e genovese). Per quanto riguarda gli aspetti naturalistici, l’ambiente collinare presenta, come detto, un’importante varietà di specie endemiche. E’ inoltre possibile qui ammirare la campagna sarda nei suoi aspetti migliori e forse più autentici, con paesaggi e vedute unici, e un’ambiente molto favorevole per una vacanza e per l’attività fisica.

Le acque interne Gran parte dei laghi si trovano in zona collinare, così come il percorso dei fiumi principali. E’ noto che l’unico lago naturale dell’isola sia il lago di Baratz, nei pressi di Alghero. Tutti gli altri laghi del territorio isolano sono artificiali. Il bacino più importante e più esteso è quello del lago Omodeo, originato dallo sbarramento del fiume Tirso nei pressi di Busachi. Verso sud si trovano il lago di Mulargia ed i laghi dell’alto Flumendosa e del basso Flumensosa, a nord il lago del Coghinas. I fiumi sardi sono a carattere prevalentemente torrentizio. Il più lungo è il Tirso (152 km), seguito dal Flumendosa (127 km), che però è il primo per portata d'acqua. L'unico fiume navigabile dell'isola è il Temo, che attraversa la cittadina di Bosa. Lungo il fiume Temo è possibile praticare attività sportive di tipo nautico quali il canotaggio, la canoa e il kayak. Il Cedrino, anch’esso sbarrato da una diga che ha generato l’omonomo lago, è alimentato delle sorgenti di Su Gologone. A sud il fiume più importante è il Flumini Mannu, lungo 90 km, che sfocia nelle acque dello stagno di Santa Gilla, dopo aver ricevuto le acque del fiume Cixerri e del rio Leni.

Lago Omodeo Fiume Flumendosa

Fiume Temo il Campidano

Giara di Gesturi la Nurra In ambienti di collina/pianura come quelli del campidano e della Nurra, è possibile svolgere attività legate al concetto di Adventure Tourism: le zone di campagna collinare ben si addicono alle passeggiate, a piedi, ma anche a cavallo, e all'utilizzo della bicicletta. In particolare il walking può trovare in queste zone la variante del walking con pendenza variabile, grazie alla quale si può riprodurre, in ambiente naturale, a stretto contatto con la flora, la fauna, e la storia dell’isola, l’equivalente di una camminata in una città dove sono presenti salite (come Cagliari), così come di un allenamento in palestra tramite tapis-roulant; insomma un genere di attività piuttosto comune e tipica, con gli enormi vantaggi che l'ambiente naturale comporta.

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE RIGUARDANTI L’ADVENTURE TOURISM NEGLI AMBINTI NATURALI DELLA SARDEGNA

Per quanto riguarda le tipologie di attività fisica da proporre a seconda delle categorie di locations degli agriturismi, queste possono essere classificate nel modo seguente: 1. Agriturismo di mare: walking e running in spiaggia; sea walking in acqua (fondali bassi); canoeing e canottaggio in mare, stagno, fiume; walking ed equitazione in zone stagno; trekking sui promontori costieri; 2. Agriturismo di montagna: trekking e orientiring, free klimbing, mountain bike; canoeing e rafting nei corsi d'acqua; parapendio. 3. Agriturismo di collina: walking; walking con pendenza variabile; running; biking; equitazione; canoeing in laghi e fiumi.

SITI DI INTERESSE ARCHEOLOGICO E MONUMENTALE DA INSERIRE IN PERCORSI DI ADVENTURE TOURISM PROPONIBILI DALLE AZIENDE AGRITURISTICHE DELLA SARDEGNA

La Sardergna racconta la sua storia e dei suoi abitanti attraverso ciò che è rimasto: siti archeologici, monumenti, documenti; e ci racconta di una convivenza tra uomo e ambiente, di un matrimonio tra natura e cultura; va da sè che questo aspetto può a buon diritto essere inserito in un’offerta come quella dell’Adventure Tourism, vista anche l’enorme quantità di siti di interesse storico presenti in tutto il territorio, sempre immersi nella natura.

Il pre-nuragico

Della Sardegna preistorica (Paleolitico e Mesolitico) gli studiosi hanno iniziato a occuparsi relativamente di recente: i principali elementi di cultura materiale sono rinvenuti in siti del sassarese, del nuorese e dell’arburese. Il periodo pre-nuragico, che corrisponde a Neolitico, Età del rame, e prima Età del bronzo (quindi dal VI millennio a.C. alla fine del III millennio a.C.), offre molto più materiale per gli studiosi, che hanno così potuto ricostruire le culture dell'epoca. Queste vengono denominate partendo dalla località presso cui presero piede: abbiamo quindi la cultura di su Carroppu, della Grotta verde e di Filiestru nel Neolitico antico; la cultura di Bonu Ighinu nel Neolitico medio; la cultura di San Ciriaco e di Arzachena nel Neolitico recente; la cultura di Ozieri nel Neolitico finale; la cultura di Sub-Ozieri, di Abelazu-Filigosa, di Monte Claro, e del Vaso campaniforme nell’Età del bronzo. Per tutto il Neolitico gli abitanti dell'isola hanno utilizzato l’ossidiana per fabbricare i propri utensili, trovandone in grosse quantità presso un unico sito, ovvero il Monte Arci.

Deposito di ossidiana con manufatti, Monte Arci

Il megalitismo

A partire dal Neolitico medio, si afferma nell’isola il fenomeno culturale del megalitismo (Menhir e Dolmen, Altari megalitici, Tombe di Giganti), e un particolare culto dei defunti, che ha dato origine a complessi di strutture ipogeiche (Domus de Janas). Da un punto di vista archeologico, che qui interessa, ai fini dell’inserimento di percorsi culturali all’interno di pacchetti di Adventure Tourism, si prendono in considerazione Menhir, Dolmen, Altari megalitici e Domus de Janas, per via della loro localizzazione, e collocazione dentro i suddetti percorsi. Da nord a sud dell’isola, troviamo Menhir e Dolmen a Mores, Berchidda, Luras ( sassarese); Dorgali, Barisardo ( nuorese e Ogliastra); Laconi e Tresnuraghes (oristanese); Goni, Muravera (cagliaritano); San Giovanni Suergiu ( Sulcis-Iglesiente). Per quanto riguarda le Domus de Janas , esistono numerosi siti in tutta l'isola; tra i più grossi complessi vi sono Anghelu Ruju ad Alghero, Sant’Andrea Priu a Bonorva, Montessu a Villaperuccio.

Altare megalitico di Monte d'Accoddi Menhir di Monte Corru Tundu

Dolmen Coveccada, Mores Tomba dei giganti di Coddu Vecchju

Complesso di Sant’Andrea Priu Il Nuragico

La civiltà nuragica si è sviluppata in Sardegna tra il 1800 a.C. e il 240 a.C. circa, ovvero fino alla fusione e all'integrazione con la civiltà Cartaginese, ormai penetrata nell'isola16. Sono distinguibili 5 fasi del percorso storico, le prime tre corrispondenti a un’espansione e ad uno sviluppo, le ultime due ad un arroccamento e ad una regressione. L’architettura nuragica costituisce un aspetto molto interessante, particolare e significativo della storia tutta, non solo di quella della Sardegna. E’ infatti sicuramente un’architettura unica e assai progredita per l’epoca; questo aspetto, unitamente al fatto che i nuraghi sono disseminati ovunque nell’isola (all'interno come nelle coste), e che ne esistono diverse tipologie, denota la grande polivalenza dei popoli nuragici: dal punto di vista militare (sia terrestre che marittimo), mercantile, culturale e religioso. Nel corso degli ultimi 70 anni sono stati rinvenuti tantissimi siti nuragici (più di 7000); intendendosi sia singoli nuraghi, che interi villaggi nuragici: Il villaggio nuragico di Barumini ( Su Nuraxi), è stato dichiarato patrimonio dell'umanità dall' UNESCO nel 1997. La collocazione geografia dei siti consente di organizzare percorsi di Adventure Tourism che tocchino i resti di questa civiltà in tutti gli ambienti naturalistici considerati in questo progetto (mare, campagna, montagna). L’unicità e l’esoticità del nuragico si integra bene con il concetto di turismo sportivo e di avventura, consentendo di offrire al turista un’immagine complessa, articolata e sofisticata dell’isola, nella quale natura e storia si sposano alla perfezione.

Villaggio nuragico di Barumini Valle dei nuraghi, Logudoro – Meilogu

Nuraghe Santu Antine, Torralba Nuraghe Losa, Abbasanta Dal punto di vista delle opportunità escursionistiche in ambiente naturalistico, felicemente contaminato dalla presenza di siti nuragici, non vi è dubbio che questi luoghi possano rappresentare la meta di una passeggiata a piedi, in bicicletta o a cavallo attraversando, per raggiungerli , territori particolarmente interessanti dal punto di vista Nuraghe Is Paras di Isili geomorfologico, faunistico e floristico. Infatti, data la grande diffusione di questi reperti archeologici su tutto il territorio dell’isola, non vi è che l’imbarazzo della scelta.

Il Fenico-Punico e il Romano

Tra il IX secolo a.C. e il V secolo d.C. l’isola subì, a vari crescenti livelli, la penetrazione e l'invasione di altre civiltà: dapprima i fenici, cui si deve la creazione di importantissime città (Karalis, Nora, Bithia e altre), quindi i punici, e infine i romani; che dopo la seconda guerra punica (238 a.C.) e fino alla caduta dell’Impero romano d’occidente, fecero dell’isola una colonia e poi una provincia. Dal punto di vista architettonico, che qui interessa, per l’offerta di percorsi di Adventure Tourism inseristi nel contesto storico- culturale del territorio, indubbiamente questo periodo presenta numerose possibilità: i siti fenico-punici e romani sono numerosi, vari, ed esteticamente seducenti: si pensi a Tharros e Nora in un'offerta di turismo sportivo marino; al Tempio di Antas nell’ambito di un’offerta di turismo sportivo di montagna; alla necropoli punica di Monte Sirai e ai numerosi resti di ponti e terme romani, nelle aree piane e collinari. Questo periodo storico offre inoltre degli spunti significativi per ciò che concerne la storia dell'autonomia sarda. Infatti, il proprietario terriero Ampsicora, magistrato supremo presso Cornus (che si trovava nei pressi di Cuglieri), guidò nel 215 a .C. la rivolta antiromana. In un percorso di Adventure Tourism che si svolgesse nei pressi del Monte Arci, o nelle colline attorno a Cuglieri, alcuni resti di Cornus potrebbero fare da sfondo architettonico, e la storia di Ampsicora fungerebbe da cornice storico-culturale. Tharros, scavi Nora, anfiteatro Flumini, Tempio di Antas Un trekking per raggiungere i resti del tempio di Antas, nell’areale montano di Fluminimaggiore inserito nel complesso montuoso del , partendo dalle antiche città di mare di Tharros o di Nora, con l’intento naturalistico di ricercare gli endemismi del luogo quali ad esempio il Crocus minimus e la Lacerta tiliguerta, potrebbe risultare un impresa di adventure tourism molto interessante.

Monte Sirai, Carbonia Pontimannu, Sant’Antioco Terme romane di Fordongianus Questi siti archeologici rappresentano una meta da raggiungere con escursioni in ambiente naturalistico, fatte a piedi, in mountain bike o a cavallo, con differenti caratteristiche geomorfologiche, faunistiche e vegetali come sono quelle degli areali che la circondano. La Via delle Aquae Fontanae Si tratta di un percorso naturalistico-archeologico-storico che interessa una delle maggiori bellezze naturali dell’isola: le sorgenti di acque minerali; per raggiungere le quali, seguendo una direzione di marcia che va da nord-est a ovest e poi ancora a est e in fine a sud-ovest, si toccano luoghi di incomparabile bellezza naturalistica, in cui sono diseminate tracce di antropizzazione date da insediamenti nuragici e prenuragici, punico- romani, bizantini e aragonesi. Nel suo insieme, la via Aquae Fontanae, può essere percorsa in un numero di giorni che può variare da un minimo di 16 giorni a un massimo di 29 giorni.

1° tappa: Rinagghiu – Su Gologone. Si parte dalla sorgente di Rinagghju, a nord di Tempio Pausania, ai piedi del monte Limbara, nell’omonimo rione a sud ovest della città, in località Valliciola, ad un’altitudine di 1080 mt., accanto alla Pischinaccia. Conosciuta sin dalla metà del secolo scorso per le sue proprietà diuretiche e curative, dalla sorgente di Rinagghju, sgorga un’acqua oligominerale fredda che, filtrando attraverso la roccia granitica, perde tutte le impurità, riduce il contenuto di minerali ed acquista grande rilevanza terapeutica. Frequentata sin dai tempi più lontani, è ricordata dall’abate Angius nel Dizionario del Casalis (1840). Le prime analisi chimiche, risalenti al 1936, la classificarono come acqua oligominerale fredda (12°), con un alto tenore di silice, per la sua origine granitica, e con proprietà molto simili a quelle dell’acqua più famosa di Fiuggi. Da questa sorgente si procede ad attraversare le creste del massiccio del monte Limbara in direzione sud-ovest, e si scende verso il lago artificiale del Coghinas, dove si puo praticare il canoeing o il kayaking. Procedendo tenendo alla propria sinistra il corso del fiumo Rio Mannu, dove si può praticare il rafting, si raggiunge l’ampia valle dei nuraghi compresa tra Ittireddu, Mores, Bonnannaro, Torralba, Giave e Bonorva, nella quale si può percepire l’eco lontana di questa magnifica e misteriosa civiltà. A circa 4 km a sud di Torralba appare la maestosa mole del nuraghe Santu Antine, mentre circa 2 km a nord- ovest del paese i trova la splendida chiesa romanica di san Pietro di Sorres. Da Bonorva si continua la macia dirigendosi a est e dopo circa 10 km si raggiunge la necropoli Sant’Andrea Priu. Continuando a marciare verso est si raggiungono le alture della foresta petrificata di Burgos (circa 800 m) e quindi Orune. Orientadosi prima verso sud e poi a est, dopo circa 33 km di percorso alto collinare si raggiunge la 2° tappa dell’escursione: le fonti de Su Gologone.

La mappa mostra in dettaglio il percorso della prima tappa della vie delle aquae Fontanae. Si tratta di un percorso che può essere coperto in circa 220 km di trekking in territori con frequenti pendenze; se si utilizza un ritmo di marcia di 5-6 ore al giorno ad una velocità di circa 4-6 km all’ora, l’escursione può essere attuata in un numero di giorni che oscilla tra i 6 e gli 11.

Via delle Aquae Fontanae

1° Tappa:

Rinagghiu

Su Gologone 2° tappa: Su Gologone – Siete Fuentes. Questa è la principale risorgiva di un vasto sistema carsico situato in Sardegna, nell’area del di Oliena. Dalla sorgente si origina un breve torrente che alimenta il fiume Cedrino (su questo fiume è possibile praticare il kayaking). L’acqua fuoriesce da una spaccatura nella roccia calcarea, che si addentra nel sottosuolo, ed ha una portata di massima magra di 60 litri al secondo, mentre la portata di piena è stimabile in 8.000 litri. Con una portata media di 500 litri d’acqua al secondo è la più importante sorgente della Sardegna. A circa 5 km a sud si raggiunge la valle di Lanaittu, che ospita le famose grotte di Sa Ohe e di Su Ventu, che costituiscono un importantissimo sistema idrografico ipogeo, ed Elihes Artas. Accanto a queste, esistono una serie di fenomeni minori, ma altrettanto affascinanti, come doline, strette gole, profondi inghiottitoi, guglie appuntite, che regalano al paesaggio una connotazione quasi fiabesca, ma insieme rara ed estremamente caratteristica. A 7 km dall’ingresso per la valle si può visitare il santuario nuragico “Sa Sedda ‘e Sos Carros” e la vicina tomba di giganti, l’unica rimasta in valle di pertinenza dello stesso villaggio-santuario, la Grotta “Corbeddu Sondaar”, importantissima in quanto una lunga campagna di ricerche paleontologiche al suo interno ha portato al rinvenimento del più antico reperto umano della Sardegna. La valle offre anche la più spettacolare via d’accesso per il Villaggio post-nuragico di Tiscali. Ripartendo da Su Gologone, ed attraversando il Supramonte, si tocca Orgosolo e quindi ci si orienta verso Fonni nel massuccio del Gennargentu, del quale si raggiunge la Punta Lamarmora: la vetta più alta della Sardegna con i suoi 1.834 metri. Quindi si scende in direzione ovest attraversando i paesi montani di Desulo, Tonara e Sorgono fino alla pianura del fiume Tirso. Con direzione nord-ovest si attraversa un paesaggio collinoso e piano fino a raggiungere le pendici del Montiferru, a Santu Lussurgiu, a circa 6 km a nord del quale si trovano le sorgenti di San Leonardo – Siete Fuentes. Via delle Aquae Fontanae

2° Tappa:

Su Gologone Siete Fuentes

Il percorso che va dalla sorgente di san Leonardo a quella di Siete Fuentes si snoda su circa 160 km e, utilizzando un ritmo di marcia di 5-6 ore al giorno ad una velocità di circa 4-6 km all’ora, l’escursione può essere attuata in un numero di giorni che oscilla tra i 4-5 e gli 8 giorni.

3° tappa: Siete Fuentes – Zinnigas. Le sorgenti di Siete Fuentes sono ubicate tra il Monte Ortigu (quota 800 metri) e Macomer, e sono caratterizzate dalla presenza di rocce basaltiche plioceniche. L’acqua di questa sorgente può essere classificata come fredda, oligo-minerale e salsa. San Leonardo de Siete Fuentes o di Siete Fuentes (Santu Nenaldu in sardo) è una frazione di Santu Lussurgiu, che prende il nome dell’omonima chiesa (romanico pisana fondata nel XII secolo) e dalle sette fonti qui presenti. Si trova a pochi chilometri dal capoluogo comunale, in direzione nord sulla strada provinciale 20. È situato a 684 m di altitudine sul livello del mare. L’abitato si sviluppò intorno alla chiesa omonima e all’antico ospedale. In quel periodo il territorio apparteneva al giudicato di Torres, che fra il 1127 e il 1182 era sotto la guida di Gonario II, che fu uno dei partecipanti della seconda crociata. All’estinzione della dinastia del Giudicato di Torres, con la morte della Giudicessa Adelaide, i suoi territori diventarono parte del Giudicato di Arborea e con essi la villa di San Leonardo. Dal XIII secolo appartenne all‘Ordine ospitaliero di San Giovanni in Gerusalemme. L’ultima tappa della via Aquae Fontanae è quella che conduce da San Leonardo nel Montiferru alla sorgente di Zinnigas ai piedi del Monte Orru, nella riserva WWF di , nel Sulcis. L’acqua sorgiva di Zinnigas è caratterizzata dall’avere una concentrazione di sodio di circa 40 mg/L, per cui risulta essere un buon integratore idrico salino. La sorgente di Zinnigas è allocata nel territorio di Siliqua, dove sono presenti numerosi luoghi di interesse tra cui alcune domus de ianas ed il castello di acqua fredda, monumento principale del paese. Castrum Acquae Frigidae è un castello risalente al XIII secolo che domina la valle del Cixerri, deve il suo nome alla sorgente d’acqua che sgorga sulla collina. Costruito, secondo alcune fonti, per volere del Conte Ugolino della Gherardesca. Nel territorio sono presenti inoltre numerose chiese di epoca aragonese distribuite in tutto il territorio, e alcune zone di campagna ricche di fauna e flora, tra cui Campanasissa e il monte Arcosu (che dà il nome alla riserva). Partendo da San Leonardo si attraversa il massiccio del Montiferru verso ovest e si arriva a Santa Catterina di Pittinuri sulla costa occidentale. Da qui, attraversando in direzione sud la vasta area palustre degli stagni di Cabras (dove si può praticare il sea walking), si raggiunge la penisola del Sinis, dove si possono ammirare i resti della città punico-romana di Tharros e la chesa si San Giovanni di Sinis. Quindi ci si orienta a est e si raggiunge il Monte Arci, dove si possono visitare i resti delle fabriche neolitiche dell’ossidiana, fino a raggiungere la reggia nuragica di Barumini. Si prosegue in direzione sud-ovest, attraversando la pianura del campidano, e si arriva a Zinnigas.

Come indica la mappa, il percorso consiste in circa 212 km e, utilizzando un ritmo di marcia di 5-6 ore al giorno ad una velocità di circa 4-6 km all’ora, si può completare il percorso tra i 6 e 10 giorni.

Via delle Aquae Fontanae

3° Tappa:

Siete Fuentes

Zinnigas Il periodo giudicale, aragonese e spagnolo

Nel periodo compreso tra il IX e il XV secolo, la Sardegna conobbe il suo massimo sviluppo in senso autonomistico e politico, grazie alla nascita e alla crescita dei quattro Regni Giudicali (Arborea, Cagliari, Torres, Gallura). La loro organizzazione amministrativa si differenziava notevolmente dalla forma feudale vigente nell’Europa medioevale. Furono infatti Stati sovrani dotati di summa potestas (capacità di stipulare trattati internazionali) e governati da Re chiamati Giudici, in sardo judikes. Ciò che li rese unici, e diversi, nel contesto internazionale del Medioevo, fu il fatto che non si trattasse di stati patrimoniali (cioè di proprietà del sovrano), ma di entità con una netta separazione tra il patrimonio del sovrano e quello pubblico, che erano infatti amministrati separatamente da due distinti funzionari; si possono definire stati superindividuali, cioè del popolo. Esso esercitava la sovranità con forme semi-democratiche come le Coronas de curatorias , che a loro volta eleggevano i propri rappresentanti alla massima assise parlamentare chiamata Corona de Logu. Da un punto di vista architettonico, il periodo giudicale è ricchissimo: l’architettura Romanica sarda, sviluppatasi per l’influsso degli ordini monastici, dei pisani e dei genovesi, è un esemplare altissimo da un punto di vista artistico e stilistico; le tantissime splendide chiese Romaniche sono sparse ovunque nel nostro territorio, rendendo agevole un loro inserimento in pacchetti di Adventure Tourism di ogni tipologia.

San Pietro di Zuri

SS Trinità di Saccargia Cordongianus

San Pietro extramuros, Bosa

Santa Maria di Sibiola, Serdiana La Via Ecclesiarum

Un’originale impresa di adventure tourism, del tipo escursione-pellegrinaggio immersa in ambiente naturalistico, può essere rappresentata proprio dalla “Via Ecclesiarum” che, partendo dall’altare megalitico di Monte d’Accoddi, unisce da nord a sud le chiese di SS Trinità di Saccargia, San Pietro extramuros, San Pietro di Zuri, e Santa Maria di Sibiola, lungo la dorsale occidentale dell’isola.

Si tratta di una via che corrisponde ad una distanza compresa tra i 300 e i 400 km (a seconda dei percorsi che si scelgono), e che può essere percorsa con una marcia di circa 10 – 15 km al giorno in un tempo compreso tra i 20 e i 40 giorni. Si parte dalla località prenuragica costituita dall’altare di Monte d’Accoddi (circa 20 km a nord-ovest di Sassari), che ha una valenza ecclesiale, e quindi si raggiunge la chiesa romanica di SS Trinità di Saccargia (circa 22 km a sud-est di Sassari). Ci si dirige verso Codrongianus e poi Florinas; da qui, sempre in direzione sud-ovest, si raggiunge l’agro di Ittiri. Si prosegue quindi per Monteleone Rocca Doria e il lago artificiale sul fiume Temo, seguendo la direzione della strada provinciale 28 bis, e quindi si arriva alla chiesa di San Pietro Extramuros di Bosa. Questa prima tappa-pellegrinaggio della via eclesiarum e di circa 91 km ai quali vanno aggiunti i circa 40 km da Monte d’Accoddi a SS trinità di Saccargia, per un totale si 131 km. Percorrendo 20 km al giorno, può essere coperta in 6-7 giorni, camminando per circa 5-6 ore al giorno ad una velocità di circa 3-4 km all’ora. Via delle Eclesiae

1° tappa:

SS Trinità di Saccargia

San Pietro Extramuros Ripartendo da Bosa (vedi la mappa) ci si orienta verso la chiesa di San Pietro di Zuri e la distanza da coprire in marcia è di circa 94 km. Si attraversa l’agro di Suni e Tinnura, si costeggia Scano Montifferro verso San Leonardo, passando all’interno del massiccio del Montiferru, e quindi verso Santulussurgiu. Da qui si scende a est verso la pianura e Tanca Reggia, verso l’agro di Ghilarza, si fa una deviazione di pochi chilometri a sud per visitare il nuraghe Losa, e si risale verso Zuri e il lago Omodeo, raggiungendo la Chiesa di San Pietro. Da qui poi ci si porta a Fordongianus dove si sosta e si visitano le terme romane. Camminando per circa 5-6 ore al giorno ad una velocità di circa 3-4 km all’ora, la distanza fra le due chiese campestri si può coprire in 4-6 giorni. Via delle Eclesiae

2° tappa:

San Pietro Extramuros

San Pietro di Zuri Da Zuri-Fordongianus quindi ci si dirigge verso la chiesetta campestre di santa Maria di Sibiola. Dopo aver costeggiato sulla propria sinistra il percorso del fiume Tirso e raggiunte le terme romane di Fordongianus, ci si orienta a est, si entra nel territorio della Barbagia di Seulo e si arriva a Meana Sardo. Da Meana, tenendo sulla propria sinistra la Barbagia di Seulo, si arriva in vista del lago artificiale del Flumendosa verso Villanova Tulo. Quindi si scende verso i territori di Nurri e Orroli fino al complesso nuragico di Nuraghe Arrubiu. Da qui, costeggiando sulla destra il lago artificiale del Mulargia si arriva al complesso prenuragico di Pranu Mutteddu, nell’agro di Goni, e poi ci si dirige verso il complesso minerario di Silius. Da Silius, orientandosi prima a ovest, verso San Nicolò Gerrei, e poi a sud, si giunge a Sibiola, nell’agro di Serdiana, dove è allocata l’omonima chiesetta di Santa Maria. Come mostra la mappa, la lunghezza totale di quest’ultima tappa-pellegrinaggio è di circa 190 km e, usando lo stesso ritmo di marcia, 5-6 ore al giorno ad una velocità di circa 3-4 km all’ora, tutto il percorso può essere coperto in un numero di giorni che può andare da 7 a 11.

Via delle Eclesiae

3° tappa:

San Pietro di Zuri

Santa Maria di Sibiola Il periodo sabaudo e il contemporaneo

Dal 1720 al 1861 l'isola fu sotto la dominazione sabauda; il Regno di Sardegna (che oltre al nome di sardo aveva ben poco) divenne poi Regno d’Italia. Iniziò la fase contemporanea della storia della Sardegna, che può essere ricordata per lo sviluppo di una coscienza sociale, dovuta all'evolversi della classe operaia di fine XIX-inizio XX secolo. Da un punto di vista architettonico, la fase sabauda presenta alcune Chiese e palazzi tardo- barocchi ed ottocenteschi di alto valore artistico; mentre la fase contemporanea offre la possibilità di visitare siti minerari dismessi. L’archeologia industriale nei siti minerari della Sardegna – Per definizione, l’archeologia industriale è una branca dell’archeologia che studia, applicando un metodo interdisciplinare, tutte le testimonianze (materiali e immateriali, dirette ed indirette) inerenti il processo d’industrializzazione fin dalle sue origini, al fine di approfondire la conoscenza della storia del passato e del presente industriale. Le testimonianze attraverso cui l’archeologia industriale può giungere a questa conoscenza sono i luoghi e le tecnologie dei processi produttivi, le tracce archeologiche generate da questi, i mezzi e i macchinari attraverso cui questi processi si sono attuati, i prodotti di questi processi, tutte le fonti scritte a loro inerenti, le fonti fotografiche, orali, i paesaggi segnati da questi processi e perciò detti paesaggi industriali. La gran parte delle testimonianze dei processi produttivi oggetto di studio dell'archeologia industriale presenti in Sardegna, è costituita dai luoghi legati all'attività estrattiva mineraria. Questi luoghi di produzione, ormai dismessi, si integrano con il paesaggio naturalistico e costituiscono mette di escursionismo i cui proseliti sono in continuo aumento. Miniera di Montevecchio Miniera di Malfidano, Buggerru

Porto Flavia, Masua

Miniera di Monteponi, pozzo Sella Miniera di Monteponi, gallerie La Via ad Metalla.

Partenza da Guspini verso il villaggio Righi, da qui, in direzione ovest, si sale a Montevecchio e quindi si discende in vista della costa di Piscinas attraversando l’area mineraria di Ingurtosu. Ci si mantiene in quota, direzione sud, fino a Flumminimaggiore e quindi alla valle del tempio di Antas. Si risale a ovest verso il complesso boschivo- forestale di Sant’Angelo e quindi si scende a Buggerru. Da Buggerru si costeggia a sud verso Porto Flavia, con discesa verso Nebida. Da qui, con direzione est, attraversando l’agro di Bindua, si arriva a Monteponi. Il percorso escursionistico-minerario, da coprire in marcia, ha una lunghezza di circa 111 km e, utilizzando un ritmo di marcia di 5-6 ore al giorno ad una velocità di circa 3-4 km all’ora, si può percorrere in un numero di giorni che va da un minimo di 4 a un massimo di 5.

Via ad Metalla

Percorso:

1- Montevecchio

2 – Malfidano- Bugerru

3 – Porto Flavia

4 - Monteponi CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE SULLA CARATTERIZZAZIONE DI DIVERSE TIPOLOGIE DI PACCHETTI DI ADVENTURE TOURISM IN MODO DA ADATTARLI ALLE DIVERSE LOCATION NATURALISTICHE E CULTURALI DELLA SARDEGNA.

Sulla base di quanto acquisito dalla ricerca fin qui effettuata e descritta, per le strutture recettive che offrono vitto e alloggio, allocate nell’ambito di siti di interesse naturalistico (areali costieri e palustri, rilievi montuosi caratterizzati da comparti boschivo forestali, aree piano-collinari interne con laghi e corsi d’acqua) con forti connotazioni autoctone relative a endemismi botanico-zoologici e con la presenza in tali areali di ambiti antropizzati dotati di interesse storico-archeologico, quali sono gli agriturismi insistenti nel territorio della Sardegna, si rendono disponibili degli strumenti adatti a diversificare la propria offerta all’utenza sotto forma di “pacchetti di Adventure Tourism” , sotto la guida di operatori esperti di attività motorie specificamente correlabili all’ambiente, nonché conoscitori dell’ambiente naturalistico con contaminazioni antropizzate, che possono fornire ai loro ospiti opportunità di attività motorie quali: il trekking, il mountain biking, il canoeing ecc. con il valore aggiunto di una guida alla ricerca e al riconoscimento delle preziose peculiarità storico-naturalistiche del territorio. I pacchetti di Aventure Tourism che gli agriturismi potranno proporre alla loro utenza, potranno avere la dutata di un solo giorno come di una o più settimane, e potranno essere caratterizzati da una sorta di agritourism sharing all’interno di una rete di aziente sparse lungo il percorso escursionistico scelto dall’utenza. RICHIAMI DI BIOENERGETICA DELLA LOCOMOZIONE UMANA

I pacchetti di Adventure tourism da proporre all’utenza degli agriturismi prevedono dei percorsi di esercizio fisico personalizzato che, comunque, determinano un aumento dell’output energetico sotto forma di lavoro muscolare. Se si tiene conto che la potenza meccanica espressa dai muscoli in esercizio è direttamente dipendente dalla potenza dei meccanismi aerobici deputati, nella cellula muscolare, alla produzione di adenosin-trifosfato (ATP), e se ancora si tiene conto che il flusso di ossigeno che arriva ai muscoli è funzione dello stesso flusso ematico, legato alla portata cardiaca (PC) ovvero ai litri di sangue che il cuore eietta nell’aorta in un minuto, risulta giustificata la ben nota relazione lineare tra il consumo di ossigeno (VO2) e la PC e quindi anche con il numero di battiti cardiaci in un minuto, ovvero la frequenza cardiaca (FC), che si evidenzia durante l’attività fisica. Il monitoraggio della FC durante l’attuazione di protocolli di esercizio fisico in ambiente naturale, data la sua lineare dipendenza dal consumo di ossigeno, fornisce un irrinunciabile presidio per l’ottimizzazione dell’intensità e della durata delle sessioni di attività fisica e per ridurre i rischi di sovradosaggio/sovraccarico impliciti negli stessi protocolli di training fisico. Tuttavia, se si intende ottimizzare il risultato del personal training in ambiente naturale, proposto dagli agriturismi, è indispensabile poter misurare il costo energetico di tale prestazione.

Biomeccanica della locomozione umana Nel box è schematicamente rappresentato, sulla sinistra, un corpo umano composto di segmenti incernierati tra loro a livello delle principali articolazioni che ne caratterizzano i gradi di libertà per il movimento, e quindi dell’output energetico. Durante il cammino, ad ogni passo il baricentro del corpo (rappresentato nello schema dal cerchio rosso a livello della vita) transla sia in avanti, sul piano orizzontale, sia verso l’alto, sul piano verticale.

In termini meccanici questo implica sia una variazione di energia potenziale del corpo (Wp che dipende dalla densità del corpo “d”, dall’accelerazione di gravità “g” e dalla differenza di quota “h” a cui si porta il baricentro), il cui peso si considera per semplicità come quello di un punto adimensionale localizzato nel baricentro, sia una variazione di energia cinetica (Wc che dipende dalla massa del corpo “m” e dalla variazione di velocità subita con esponente 2 “v2”). Il costo energetico della locomozione umana L’energetica messa in gioco durante le molteplici forme di locomozione umana può essere descritta in modo accurato quando se ne conosca il costo energetico, cioè l’energia spesa per unità di percorso. Così come mostra il box, il costo energetico “C” della locomozione umana, considerato in un determinato intervallo di tempo, condiziona il corrispondente dispendio energetico “E” (ovvero l’input energetico derivante dai substrati energetici utilizzati) per ogni data velocità di locomozione “v”, sulla base dell’equazione: E = C x v. Ne consegue che il raggiungimento di una data velocità di locomozione richiederà un input energetico tanto più consistente quanto più è elevato il costo energetico: v = E/C. Per una data velocità di locomozione, il costo energetico totale a sua volta dipende dalla spesa energetica che il corpo affronta durante la locomozione per vincere vari tipi di resistenze: C = E/v. Al fine di individuare una metodica utilizzabile sul campo per la valutazione del costo energetico: [Ce = Ei/s] dove * Ei+ è l’input energetico derivante dai substrati energetici utilizzati e *s+ è lo spazio percorso durante una prestazione locomotoria effettuata in ambienti naturali attinenti ad areali che comprendano le diverse tipologie di agriturismi in Sardegna, è necessario individuare metodi e strumentazione adeguati.

Il numeratore di questa frazione [Ei] può essere quantificato, in modo indiretto

(calorimetria indiretta), in termini di litri di ossigeno consumato (LO2) mentre il denominatore (s) può essere quantificato in termini di chilometri percorsi utilizzando sistemi di Global Positioning System (GPS), per cui:

[Ce = LO2/km]

Metabolimetria indireta

Si può acquisire il valore dell’input energetico *Ei+ durante la locomozione indiretamente sulla base della misura del consumo di ossigeno. Infatti,

[1LO2 = 5 KCal] ovvero per ogni litro di ossigeno consumato vengono bruciati substrati energetici (una miscela di glucidi e lipidi) pari a 5 chilocalorie.

Nel box a destra si può vedere un soggetto impegnato in una tipica prova da sforzo al cicloergometro mentre viene anche misurato il consumo di ossigeno tramite un metabolimetro connesso, con una maschera facciale e un pneumotacografo, alla sua bocca. Da alcuni anni sono in commercio dei metabolimetri indossabili, e quindi portatili, che consentono di misurare il consumo di ossigeno in condizioni reali di attività fisica sul campo. Il loro costo elevato (tra i 20.000 e i 40.000 €) e per altro verso la loro complessità d’uso e di manutenzione. Ciò ne riduce assai la possibilità d’uso in progtocolli di adventure tourism da applicare agli utenti degli agriturismi. E’ necessario quindi individuare altre metodiche meno dispendiose e più facili da usare che consentano, in modo sufficientemente attendibile, di misurare il [Ei].

A questo riguardo la “guide lines for exercise testing and prescription” dell’American College of Sports Medicine (ACSM) definisce il consumo di ossigeno (volume di ossigeno = VO2) della marcia in piano uguale a 0,1 ml per ogni kg di peso corporeo che si sposta di un metro (m):

[VO = 0,1 ml x kg-1 x m-1] 2 mentre si spendono 1,8 ml di ossigeno per elevare di un metro un kg di peso corporeo:

-1 -1 [VO2 = 1,8 ml x kg x m ] Esempio di applicazione delle equazioni del ACSM per il calcolo del VO2

Se si considera un soggetto tipo del peso di 75 kg che ha percorso una distanza in piano pari a 3510 m mentre ha elevato il proprio corpo di 19 m, si avrà: consumo di O2 in orizontale:

[VO2-oriz. = 0,1 * 75 * 3510 = 26,33 L]

consumo di O2 in verticale:

[VO2-vert. = 1,8 * 75 * 19 = 2,58 L]

ovvero un consumo di O2 totale:

[VO2-tot. = VO2-oriz. + VO2-vert. = 26,33 L + 2,58 L = 28,91 L]

Considerando che il VO2-tot. corrispondente al dispendio energetico totale su base ossidativa (Ce-ox) costo energetico totale si avrà Ce-ox per km:

[Ce-ox = 28,91 L / 3,51 km = 8,24 LO2/km]

Validazione sperimentale del grado di congruità del metodo ACSM per la misura del consumo di ossigeno durante la locomozione in ambiente naturale

Per questo esperimento di validazione sono stati reclutati 10 soggetti di età compresa tra i 25 e i 45 anni di cui 6 maschi e 4 femmine, con peso corporeo compreso tra i 50 e gli 80 kg. Quale strumento “gold standard” per la validazione delle equazioni del ACSM, è stato utilizzato il device da polso “Gear S-Health” della Samsung che restituisce i valori del dispendio energetico espresso in Kcal oltre a misurare gli spazi percorsi sia sul piano orizzontale che su quello verticale. Ciascun soggetto, dopo aver indossato il device Gear S-Health, ha camminato lungo il percorso di cui al test della slide precedente pari a 3,51 Km, per una durata compresa tra i 30 e i 35 min. Per ciascun soggetto, tramite il device Gear S-Health, sono stati acquisiti i valori del dispendio energetico espresso in Kcal e quindi trasformati in LO2 tramite il rapporto con l’equivalente calorico dell’ossigeno (Kcal/5 = LO2), e quindi è stato calcolato il costo energetico ossidativo (Ce-ox = LO2 /Km). Per gli stessi soggetti è stato ricalcolato il Ce-ox dell’escursione sulla base delle linee guida del ACSM così come esposto nella slide precedente. Nel grafico a sinistra ogni cerchio vuoto rappresenta un soggetto testato ed ha per ascissa la media tra i valori di Ce-ox ottenuti rispettivamente con il metodo ACSM e il metodo GEAR-S, mentre l’ordinata è data dalla differenza tra gli stessi valori [GEAR-S - ACSM]. La linea continua orizzontale spessa (mean) rappresenta la media tra le differenze [GEAR-S - ACSM] di tutti i soggetti. Le due linee orizzontali tratteggiate rappresentano l’intervallo di confidenza al 95%. Il grafico indica che il metodo ACSM, rispetto al metodo GEAR-S di riferimento, mediamente sottostima il Ce-ox di un valore pari a 10,7 %. Il grafico di dispersione mostra anche che tutti punti stanno all’interno delle linee indicanti l’intervallo fiducciale del 95%. Nonostante la sottostima di 10,7% del valore di Ce-ox da parte del metodo ACSM, questa differenza rimane all’interno di una variabilità accettabile per le metodiche utilizzate per misure cliniche. Il fatto che tutti i punti del grafico cadano all’interno dell’intervallo fiducciale del 95%, consente di affermare che i due metodi sono congruenti tra loro. In conclusione, i risultati di questo esperimento validano le equazioni del ACSM quale strumento adatto a misurare il dispendio energetico di una escursione in ambiente naturale. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

L’attività di ricerca svolta da gruppo proponente per verificare la fattibilità dell’utilizzo di pacchetti di Adventure Tourism da proporre all’utenza degli agriturismi, ha messo in evidenza quanto segue: esistono presupposti, basati sulle leggi della bioenergetica, che consentono di acquisire il costo energetico della locomozione umana in ambiente naturale e quindi di progettazione protocolli di valutazione del bilancio input-output energetico durante le diverse attività motorie previste nei pacchetti di Adventure Tourism; per l’acquisizione delle variabili funzionali caratterizzanti il bilancio input-output energetico in open field si possono utilizzare tecnologie abilitanti dell’ambito delle Information and Comunication Technologies che consentono l’acquisizione, in tempo reale, di variabili cinematiche legate all’output energetico e di variabili fisiologiche legate all’input energetico, e di trasferirle in remoto ad un centro esperto che può restituire all’utente informazioni oggettIve sulla sua condizione di fitness; i valori del costo energetico della attività motoria in ambito naturalistico, ottenuto tramite gli indicatori funzionali descritti dall’American College of Sports Medicine (ACSM), sono stati statisticamente comparati con quelli ottenuti con il dispositivo da posso con il Gear-S della Samsung, utilizzato come standard di riferimento, e sono risultati congrui; I pacchetti di Aventure Tourism, che gli agriturismi potranno proporre alla loro utenza, potranno avere la durata di un solo giorno come di una o più settimane, e potranno essere caratterizzati da una sorta di agritourism sharing all’interno di una rete di aziende sparse lungo il percorso escursionistico scelto dall’utenza. Da quanto esposto in questa relazione si può concludere che gli operatori degli agriturismi possono efficacemente aumentare la competitività della loro offerta ad un’utenza sempre più attenta alla salute e alle specificità ecologico-antropologiche dei territori che intendono visitare, grazie all’utilizzo del know how che i risultati della sperimentazione attinente a questo obiettivo operativo hanno reso disponibile.