GIACOMO MATTEOTTI 1 O GIUGNO 1924 Più in Basso È Una Piccola Targa Sempre in Bronzo E La Scritta: I SOCIALISTI DEMOCRATICI

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GIACOMO MATTEOTTI 1 O GIUGNO 1924 Più in Basso È Una Piccola Targa Sempre in Bronzo E La Scritta: I SOCIALISTI DEMOCRATICI GIACOMO MATTEOTTI 1O GIUGNO 1924 più in basso è una piccola targa sempre in bronzo e la scritta: I SOCIALISTI DEMOCRATICI A GIACOMO MATTEOTTI NEL 50° ANNIVERSARIO DEL MARTIRIO 10 GIUGNO 1924 - 1974 IL PONTE MATTEOTTI L'attuale Ponte Matteotti è il risultato di una lunga vicenda. La Il progetto del "Ponte delle Milizie" di Augusto Antonelli prima idea per un ponte in questa zona risale al Piano Regolatore del 1920. del 1909. In considerazione del periodo bellico non vi furono svi­ luppi immediati. Nel 1920 viene ripresa l'idea e l'Amministrazione Comunale bandisce un concorso che vede la partecipazione di 34 concorrenti e che viene vinto dall'architetto Augusto Antonelli, funzionario dell'Ufficio Tecnico Comunale. Il ponte si sarebbe dovuto chiamare, in relazione alla destina­ zione d'uso della vicina area di Prati, il Ponte delle Milizie3. Il pro­ getto dell 'Antonelli si caratterizza per una linea tradizionale, con ~ tre campate a tutto sesto la cui linea d'imposta si trova ad un metro dal livello di magra; la purezza di linee ha un riscontro nell'equili­ brato impiego dei materiali. Unica concessione alla decorazione sono due gruppi di quattro colonne miliari poste sull'arcata centra­ le. Queste, in omaggio all'intitolazione 'militare' del ponte, avreb­ bero dovuto recare dei medaglioni con l'effigie dei quattro più grandi condottieri dell'antichità e di quattro condottieri moderni. Ancora una volta però, per la complessità del momento storico, il progetto rimase tale. Il 31 ottobre del 1924 si ebbe finalmente la posa della prima pie- 3 A. BIANCHI, Il nuovo ponte delle Milizie, in "Capitolium", I, 1925, Il Ponte Littorio, poi Matteotti, in una foto attuale. pp. 281-283. I J 326 I 327 I I 111 1. tra, con la benedizione del Vescovo Mons. Pellizzo e alla presenza chitettura del Novecento; molto più moderni, se fossero ancora in di Mussolini. Come affermava la pergamena posta nella prima pie­ piedi, ci apparirebbero i ponti in ferro dell' 800 (quello dei tra, il ponte avrebbe dovuto collegare "l'imperiale via Flaminia con Fiorentini e quello di Ripetta). Assai più elegante ci appare il vici­ il quartiere delle Milizie". Anche questa volta, però, l'impresa no e precedente (è del 1911) ponte Risorgimento con un 'unica slan­ venne sospesa sul nascere tanto è vero che, come abbiamo visto, il ciatissima arcata in cemento armato di 160 metri. Notevole è anche 7 novembre dell'anno successivo De Pinedo poteva ammarare il contrasto con il successivo Ponte Nenni che costituisce il nostro senza incontrare ostacoli sul Tevere. successivo passo nella storia e nell'arte del Novecento. Nel 1925 viene approvata una variante del precedente Piano * * * Regolatore, redatto dall'ingegnere Edmondo Sanjust nel 1909. Tale IL PONTE NENNI strumento, dimensionato per 1.300.000 abitanti e rimasto in vigore Il ponte, che i romani chiamano più sbrigativamente il 'ponte fino al piano del 1931, prevedeva la salvaguardia del centro storico della Metropolitana', si trova a circa 200 metri a valle del Ponte e la sua decongestione con circuiti periferici. In particolare preve­ Matteotti, è il ventiduesimo e, in attesa dei prossimi ponti pedonali deva la costruzione di dodici nuovi ponti sul Tevere. Ne verranno e limitandosi al centro urbano, ultimo ponte di Roma. realizzati cinque e con tempi molto lunghi: oltre al ponte Matteotti In questa passeggiata per il Novecento, dopo il 'porto fluviale' ( 1929), il ponte Testaccia (1930), il ponte Principe Amedeo (1942), della Roma 'piemontese' ed il ponte Littorio della Roma fascista, lo il ponte Marconi (1952), il ponte Tor di Quinto (1962). potremmo prendere a simbolo della Roma repubblicana. Il suo Nel 1926 vengono quindi iniziati i lavori che finalmente si chiu­ disegno è infatti indubbiamente rappresentativo della ricerca esteti­ dono nell'arco di tre anni. Il 21 aprile 1929 viene infine inaugurato ca e architettonica degli ultimi decenni. Ma anche le sue comples­ il nuovo ponte Littorio che, come detto, dal 194 7 ha il nome di se vicende costruttive sono a loro modo rappresentative delle diffi­ ponte Matteotti. Il ponte ha indubbiamente una sua eleganza e forza coltà e delle contraddizioni nella gestione della cosa pubblica in rappresentativa. Gli oltre 130 metri di lunghezza vengono superati questi anni. con tre arcate a tutto sesto in muratura; le spalle intermedie sono La prima idea del ponte si può far risalire al 1959 allorché ini­ alleggerite da due occhialoni, quelle laterali da due fornici. Il rive­ zia la progettazione per la nuova linea metropolitana. L'avvio dei stimento presenta un'elegante bicromia per il paramento in mattoni lavori della linea data al 1963. Per i primi cinque anni i lavori, rea­ (appositamente realizzati con le dimensioni di quelli del periodo lizzati "a cielo aperto" e con le relative disavventure, interessano la augusteo) e gli inserti di travertino che sottolineano le fasce marca­ zona del Tuscolano. Nel 1968 viene presentato il nuovo tratto piano, le comici e le pile. Il ponte riprende sostanzialmente la seve­ Appia-Termini ed il nuovo ponte della Metropolitana che avrebbe ra semplicità del primo progetto. Unica variante, sulla chiave del- dovuto essere il 'ponte del Centenario' di Roma Capitale. La 1' arcata centrale, la decorazione che ha assunto uno spiccato carat­ costruzione, per questo tratto e fino a Termini, prosegue con la tere "littorio" (un'aquila con le ali spiegate ed il fascio tra gli arti­ "talpa" ma ciò non impedisce i dissesti statici e le conseguenti pole­ gli) opera di Oreste Giordano Michetti. miche. Nel 1971 si inizia il successivo tronco Termini-Prati; anche Il risultato ha indubbiamente una sua suggestione compositiva: qui, per il tracciato Piazza Barberini - Muro Torto - Piazzale Flami­ l'opera presenta un carattere molto 'romano' e molto classico. nio, viene utilizzata la "talpa". Nell'autunno del 1971 si apre anche D'altra parte è anche un'opera rétro e poco rappresentativa dell'ar- il cantiere del nuovo ponte. Ne sono progettisti l'architetto Luigi ,, 328 329 J11 L Moretti e, per le strutture, l'ingegnere Silvano Zorzi. Qualche parola merita l'architetto romano Luigi Moretti (1907- 1976), autore di molte opere nella nostra città e indubbiamente uno dei protagonisti nell'architettura del secolo. Una delle sue prime opere (1936), ed un capolavoro assoluto del Novecento, è l'Accademia della Scherma al Foro Italico; suo è anche il disegno d'insieme del Foro Italico così come alcuni degli edifici che vi gra­ vitano. Molto attivo anche nel dopoguerra, si interessa di varie tipo­ logie edilizie: dalla palazzina (la 'Casa del Girasole' a viale Buozzi 64, 1950) alla residenza popolare (Villaggio Olimpico, 1957-60; Quartiere Incisa Decima, 1960-61), al centro residenziale (Olgiata, 1966-73), al palazzo per Uffici (sede Esso e sede Società Generale Immobiliare all'EUR, 1963-65; Sede Empdep a via Morgagni, 1964-68; sede Banca Popolare di Milano a via Luisa di Savoia, 1973), alle infrastrutture (parcheggio sotterraneo di Villa Borghese, 1966-73; tronco centrale della Metropolitana, 1965). Una curiosità: tra le molte opere realizzate all'estero suo è l'Albergo Watergate a Washington (1959-61), famoso per lo scandalo che coinvolse nel 1972 il presidente americano Nixon. * * * Il ponte della Metropolitana si segnala per il suo aspetto total­ mente nuovo nel panorama dei ponti sul Tevere e per le novità tec­ niche che lo caratterizzano. Si tratta di una piastra unica, in cemen­ to armato precompresso, divisa in tre campate ed appoggiata su due piloni. La lunghezza totale è di 121,60 metri; le tre campate misu­ rano 3 7, 41,80 e 3 7 metri. Molto eleganti sono le sue due pile, a forma di "Y" e con un profilo idrodinamico per offrire la minore resistenza. L'impalcato, che misura 25,40 metri, comprende due marciapie­ di, due corsie a doppia carreggiata per le auto e una trincea interna per la metropolitana. La sua sezione, grazie all'uso del cemento precompresso, si presenta oltremodo snella, appena 1,30 metri di spessore al centro e rastremata sulle ali ove arriva a mezzo metro. Un'altra innovazione tecnica è negli appoggi elastici della pia- Due immagini del Ponte Pietro Nenni o della Metropolitana. 330 331 J.. stra orizzontale che consentono gli spostamenti millimetrici alla tutta la realizzazione: la gettata di 2.800 metri cubi di calcestruzzo sommità dei piloni dovuti alle dilatazioni termiche ed ai carichi e cemento bianco. Per garantire la prevista continuità strutturale si dinamici. operò in questa fase senza pause: per quattro giorni e quattro notti L'insieme definisce una linea semplice e bella. È stata una delle dodici squadre di operai si avvicendarono con turni ininterrotti. prime opere del genere in Italia e la prima a Roma. Il disegno, Quindi, per limitare il calore dovuto alla reazione chimica di con­ essenziale ed elegante, si caratterizza per la sua leggera monta e per solidamento, tutta la gettata fu fatta raffreddare con una pioggia il piccolo spessore dell'impalcato. La sua forma è una chiara artificiale pompata dal Tevere. espressione dello schema statico. Nel settembre del 1972 venne smontata la cassaforma. Qualche * * * mese più tardi si disarmò il cantiere. In particolare si demolirono i Anche la realizzazione4 del ponte presenta un certo interesse per tre piloni di servizio che avevano formato una specie di ponte-padre l'uso di nuove tecnologie e per le difficoltà ambientali. La vicenda in attesa che si consolidasse il ponte-figlio. inizia il 3 ottobre del 1971 con il getto dei pali di fondazione desti­ * * * nati a reggere le due spalle e le due pile attuali, più tre pile inter­ Il nuovo ponte si poteva così presentare ai romani nella sua medie destinate a reggere l'impalcato durante il periodo di cantie­ forma definitiva.
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