Periodico di informazione dei soci dell’Associazione Culturale Nasata Anno XVI N°175 Febbraio 2020 [email protected] www.isaporidelmiosud.it

In questo numero Il gelso, l’albero della saggezza Il gelso, l’albero della saggezza di Domenico Saccà Pag.2 Dieta mediterranea vince ‘mon - Il nome scientifico del gelso bianco è “ Morus alba ”, della famiglia diale’ delle Moraceae . La pianta è originaria dell’ Asia orientale , in parti - *** colare del nord della Cina. Già da diversi secoli, comunque, è presente stabilmente anche in Bere tè tre volte a settimana Europa , la pianta era coltivata per la produzione del legno, ottimo Pag.3 sia come combustibile che come materia - Italiani non mangiano frutta e le per la realizzazione di intarsi e botti, in verdura quanto dotato di ottime caratteristiche di *** resistenza e robustezza. Sia i frutti che le foglie di questa pianta Cibi croccanti fanno dimagrire vengono usati nella medicina tradizionali Pag.4-5 ormai da secoli. I suoi frutti vengono uti - News lizzati per trattare numerose patologie tra Pag.6 cui ipertensione, colesterolo alto e diabe - Cibi per sistema immunitario te. Altri benefici, riguardano il trattamento Pag.7-8 dell’invecchiamento precoce, la perdita di capelli e le vertigini. News Il gelso bianco contiene vari antiossidan - Pag.9/11 ti ed è utile per trattare febbre, infiammazioni, mal di testa, tosse e Andar per funghi... diarrea. Pag.12-13 Il frutto ha capacità di regolare i livelli di zucchero nel sangue, pre - News venendo o riducendo il comparire di diabete e obesità. Le more del gelso bianco contengono infatti poche calorie e vengono utilizzate Pag.14 nelle diete ipocaloriche. Ricette del mese Le more di gelso bianco possono essere consumata fresche, sec - Pag.15 che oppure possono essere utilizzate per la preparazione di decot - L’Angolo della Poesia ti. Molto spesso vengono sottopose a procedimenti per la realizza - Pag.16 zione di confetture di marmellate. Cibo a domicilio per italiani Fino ad un secolo fa i gelsi erano diffusi in tutta Italia e venivano coltivati sia per fornire il cibo ai bachi da seta, sia per i frutti gusto - Pag.17 si, detti more. Sono utilizzati i frutti di entrambe le specie, bianco e Cibo ancora fresco? nero, anche se non diffusamente come un tempo; le preferenze Pag.18 vanno alle more nere, più succose e rinfrescanti di quelle bianche, Consigli della Nonna! contraddistinte invece da un gusto dolce e acidulo. Pag.19-20 Le more nere sono impiegate in Sicilia , per preparare granite, gelati e un liquore, oltre che una marmellata (tipica anche nelle European Green Deal Marche) da gustare con dolci e formaggi. Pag.21 Spulciando antichi ricettari di altre nazioni, si trovano ancora pre - News parazioni interessanti: il vino inglese di gelso, uno sciroppo citato Pag.22 nel “ Calendario di Cordova ” del 961 da Arabi abu Zaid al-Jsquf o La fotografia da Eurispes ancora l’acidulato di more nere, una specialità turca realizzata con Pag.23 frutti acerbi e usata per condire le insalate. Il “syrupus mori”, pre - parato con succo, zucchero e alcol, era usato per i gargarismi nella Pratica edilizia 2020 farmacopea inglese. Pag.24 Pianta “ a valenza multipla ”, così è stato definito il gelso a livello Curiosità Flash europeo, nell’ambito delle iniziative agricole comunitarie, che lo Pag.25 hanno elevato al rango di pianta in sintonia con l’ambiente, infatti Feste e tradizioni le colture del gelso non richiedono insetticidi, il suo apparato radi - cale è idoneo all’assestamento idrologico dei terreni a rischio *** frane. Pillole di Saggezza News di Domenico Saccà Dieta Mediterranea vince "mondiale" tra i regimi alimentari

La dieta mediterranea si è classificata come migliore dieta al mondo, davanti alla dash e alla flexariana. Lo rende noto la Coldiretti sulla base del best diets ranking 2020 elaborato dal media statunitense U.S. News & World's Report's , noto anche per i consigli ai consumatori.

"La dieta mediterranea ha vinto la sfida tra 35 diverse alternati - ve con un punteggio di 4,2 su 5 grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute, tra cui perdita e controllo del peso, salute del cuore e del sistema nervoso, prevenzione del cancro e delle malattie croniche, prevenzione e controllo del dia - bete".

"Il primato generale della dieta mediterranea - precisa ancora la Coldiretti - è stato ottenuto grazie al primo posto in ben quattro specifiche categorie: prevenzione e cura del diabete, mangiare sano, componenti a base vegetale e facilità a seguirla. A contendere la vittoria della dieta mediterranea sul podio sono state quella dash contro l'ipertensione che si classifica al posto d'onore e la flexa - riana, un modo flessibile di alimentarsi. Al quarto posto la dieta mind che previene e riduce il decli - no cognitivo e la storica dieta ipocalorica weight watchers".

L'apprezzamento mondiale per la dieta mediterranea fondata principalmente su piccole porzioni di pane, pasta, frutta, verdura, carne, olio extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari si deve, ricorda infine la Coldiretti, agli studi dello scienziato americano Ancel Keys che per primo ne ha evidenziato gli effetti benefici dopo aver vissuto per oltre 40 anni ad Acciaroli in provincia di Salerno.

Bere tè almeno tre volte a settimana allunga la vita

Bere tè almeno tre volte a settimana allunga la vita e mantiene il corpo in salute. Infatti, riduce il rischio di malattie cardiovascolari e fa diminuire il tasso di mortalità. A dirlo è uno studio pubblica - to dallo European Journal of Preventive Cardiology e realizzato dall' Accademia cinese di scienze mediche .

L'analisi ha incluso oltre 100mila persone. Ai bevitori frequenti di tè è stata diagnosticata una malattia cardiovascolare aterosclerotica 1,41 anni dopo gli altri ed è stato notato come vivano 1,26 anni in più rispetto a chi beve tè raramente o non lo beve per nulla. Chi beveva abitualmente tè, inoltre, ha avuto un rischio ridotto del 56% di avere malattie cardiache e ictus letali e un rischio ridotto di morte del 29% per tutte le altre cause. In un'analisi di tipi di tè, è emerso che l'uso del tè verde porta a un calo del 25% delle malattie car - diache, degli ictus e delle morti rispetto alle altre qualità di prodotto. Questa percentuale, però, è presa con le dovute accortezze da parte degli studiosi, visto che nell'analisi solo l'8% degli intervi - stati consumava tè nero.

Lo studio ha anche notato che i benefici del tè sono stati maggiori negli uomini che nelle donne. Secondo i ricercatori cinesi il tè verde è una ricca fonte di polifenoli che proteggono dalle malattie cardiovascolari e dai suoi fattori di rischio, tra cui l'ipertensione e la dislipidemia.Il tè nero, invece, è completamente fermentato e durante questo processo i polifenoli vengono ossidati in pigmenti e 2 possono perdere i loro effetti antiossidanti. News Frutta e verdura, italiani non mangiano giusta quantità

I giovani mangiano circa il 60% della verdura quo - tidiana consigliata e gli adulti l'80%: in tutti e due i casi si mangiano meno verdure di quante ne ser - virebbero per un'equilibrata alimentazione protetti - va. E' quanto emerge da una ricerca dell' Osservatorio Grana Padano che ha valutato le abitudini alimentari di 5.500 italiani al fine di for - nire i consigli per migliorare le difese immunitarie e difendersi dall'influenza. Dai risultati dell'indagi - ne emerge che lo stile alimentare adottato dagli italiani non aiuta a fermare i virus influenzali e a migliorare i sintomi dell'influenza visto che che non si mangia la giusta quantità di frutta e verdu - ra: i giovani (anni 14-18) mangiano meno verdura rispetto agli adulti (anni 18-70) e mediamente con - sumano, tra verdura cotta e cruda, 217 grammi, gli adulti ne assumono 328 grammi. Entrambe le quantità- spiega una nota- non sono sufficienti, secondo quanto raccomandano le linee guida della Sinu (Società Italiana di Nutrizione Umana) che consiglia 400 grammi di verdura al giorno in maggioranza cruda (mediamente 2 porzioni da 200 g cadauna tra cotta e cruda, come pomodori, sedano, finocchi, carote, ma anche zucchine, melanzane, carciofi). La ricerca rileva inoltre che, nel campione preso in considerazione, non solo il consumo di verdu - ra è insufficiente , ma anche la quantità di frutta consumata. Di frutta, soprattutto quella di stagio - ne, i ragazzi mediamente ne consumano 63 g, cioè meno di un'arancia al giorno, e non superano i 200 g totali quotidiani, a dispetto dei 450 g consigliati dalla Sinu (in media 3 porzioni). Gli adulti, invece, arrivano a 290 g di frutta al giorno

Mangiare cibi "croccanti" può aiutarti a dimagrire È un dato di fatto che con l’avanzare dell’età tendiamo a ingrassare e contemporaneamente mutano i nostri gusti in fatto di cibo (ecco perché da piccoli non ci piacciono le verdure e da grandi sì): per tene - re a bada le calorie in eccesso i nutrizionisti consigliano di consuma - re – seppur con moderazione – noci, mandorle e nocciole. Dai dati relativi ad uno studio su vasta scala condotto per due decen - ni dall ’Università di Harvard su 300mila persone è emerso che chi mangiava 14 gr. al giorno di questo tipo di frutta secca tendeva a evi - tare l’accumulo di grasso in eccesso. Questi cibi sono calorici, ma contengono anche molte fibre e soprattutto ci fanno sentire sazi sin da subito grazie al buon contenuto di proteine che contengono. La dietologa Juliette Kellow ha fatto sapere a Cosmopolitan UK : “Gli alimenti con una consisten - za dura e croccante come le noci hanno bisogno di una maggiore masticazione e quindi rimango - no nella nostra bocca più a lungo del cibo morbido. Questo stimola il cervello a farci sentire più sazi. Si pensa anche che l’azione di masticazione stessa aumenti il rilascio di sostanze che sono associati alla sazietà”. Ad avvalorare la convinzione che i cibi croccanti contribuiscano a farci dimagrire, troviamo un ulte - riore studio condotto dai ricercatori dell’ Università di Wageningen , in Olanda, e del centro di ricer - ca Nestlè. I volontari sono stati divisi in due gruppi: ad uno è stato dato da mangiare a pranzo cibo solido e croccante, come insalata di riso, verdure crude, hamburger e pane duro; all’altro invece cibo più morbido e cotto (attenti alla pasta troppo cotta, fa ingrassare) come risotto alle verdure, hambur - ger e pane soffice. I primi hanno assimilato il 13% in meno di calorie rispetto ai secondi a pranzo grazie all’elevata con - sistenza di cibo e alla masticazione prolungata. Insomma, se volete pian piano cambiare le vostre abitudini a tavola, iniziate a mangiare più lentamente prediligendo alimenti più croccanti! 3 News Selezione e Sintesi a cura della Redazione Fake news a tavola, ci crede la metà degli italiani Oltre la metà degli italiani (58%) dichiara di aver creduto almeno qualche volta nell'ultimo anno a una fake news riguardante il cibo, una notizia relativa al mondo agro-alimentare che poi si è rivelata falsa; e di questi addirittura uno su tre (37%) ha anche condiviso la notizia falsa sui social, contribuendo alla diffusione delle "bufale alimentari". Questi i primi risultati dell'in - dagine condotta dal Centro di ricerca dell' Università Cattolica del Sacro Cuore , campus di Cremona "Engage Minds Hub" , nell'ambito del progetto CRAFT . Dalla ricerca, condotta da Guendalina Graffigna, direttore del Centro di ricerca Engage Minds Hub, emerge che le fake news davvero non risparmiano nes - suna classe sociale, e in media sono le perso - ne con almeno un diploma ed una fascia eco - nomica media ad essere più spesso preda delle fake news in ambito alimentare. Indipendentemente dal livello di istruzione a credere maggiormente alle fake news sul cibo sono ad esempio paradossalmente proprio coloro che si informano molto su cibi e alimentazione al fine di mantenere uno stile di vita sano e i consumatori 'più attenti' che scelgono cibi con aggiun - ta di vitamine o altri nutrienti o alimenti ad esempio senza presunte sostanze nocive (ad esempio senza olio di palma), senza in realtà tenere conto del reale valore nutrizionale di questi cibi.

Alimentazione grande assente negli studi dei medici europei L' educazione in nutrizione è sottovalutata e spesso assente nella formazione medica univer - sitaria. A chiedere di colmare questo gap è il "Manifesto per l'implementazione dell'educazio - ne alimentare ", pubblicato a Nizza dalla European Society for Clinical Nutrition and Metabolism e firmato dai 51 partecipanti, in rap - presentanza di 34 paesi. Sebbene l'insegna - mento della nutrizione sia un elemento essen - ziale della formazione medica, un recente son - daggio ha dimostrato che esiste un'estrema variabilità negli standard educativi di questa materia nelle scuole mediche di tutto il mondo. Di conseguenza, ci sono differenze nell'accesso e nella qualità dei trattamenti ricevuti dai pazien - ti. In tutto il mondo, oltre 2 miliardi di adulti sono in sovrappeso, 600 milioni di obesi e 462 milioni di malnutriti. Queste condizioni contribuiscono al 60% della morte cardiovascolare e al 35% della morte tumorale. Ancora meno noto è che il 35% dei pazienti ospedalizzati sviluppa malnutrizione correlata alla malattia. "La perdita di peso nei pazienti cronici, oncologici, anziani e fragili è un problema sottovalutato e sotto diagnosticato", spiega il professor Rocco Barazzoni, presidente di Espen. "L'implementazione della formazione è urgente" fa eco il professor Maurizio Muscaritoli, coordina - tore dell'iniziativa Nems , che aggiunge: "la ricerca di sostegno politico, la creazione di commissio - ni ad hoc per lo sviluppo di curricula e le modalità di insegnamento sono tra i fattori chiave per con - sentire l'attuazione della formazione nutrizionale nelle università". Il Manifesto prende spunto da un documento di posizione dell'Espen, pubblicato di recente, che ha identificato la "conoscenza minima del curriculum" in nutrizione che serve a migliorare la formazio - 4 ne dei futuri medici. News Selezione e Sintesi a cura della Redazione

L'acqua usata per il cibo sprecato riempirebbe 80 piscine al giorno Gli italiani sprecano, in media, 65 chilogrammi all'anno a testa di alimenti. Lo afferma la Fondazione Barilla center for food & nutrition per la Giornata contro lo spreco alimentare che ricorre il 5 febbraio rilevando che il Food Sustainability Index ci pone, in Europa, al 13/o posto per quantità di cibo che si perde a monte della filiera agro-alimentare e per sprechi durante le fasi di trasformazione, distribuzione e consumo. Il danno economico è di 2.600 miliardi di dollari all'anno. Frutta e verdura sono i prodotti più gettati, ma per produrli (e non mangiarli) sono serviti 73 milio - ni di metri cubi di acqua, tanto quanto il fabbisogno di acqua potabile di 18 giorni della Lombardia, 23 giorni del Lazio, 27 della Campania e 153 della Puglia; con quella quantità si potrebbero riem - pire 80 piscine olimpioniche al giorno, ha calcolato la Fondazione. Lo spreco di cibo, ricorda la Fondazione Barilla, contribuisce ai cambiamenti climatici (generando l'8% delle emissioni annuali di gas serra), al sovrasfruttamento dei terreni (il 28% di quelli disponi - bili al mondo è usato per produrre cibo che poi non viene consumato) e all'insicurezza alimentare nelle aree del mondo già a rischio di disuguaglianza sociale. E' "un fenomeno drammatico" osserva il direttore operativo della Fondazione Barilla, Anna Ruggerini, secondo cui per combatterlo "servono politiche mirate" come fatto "nel 2018 dal Ministero delle Politiche Agricole, che ha stanziato 700.000 euro per finanziare 14 progetti di ricer - ca dedicati a estendere la data di scadenza dei prodotto alimentari, migliorare l'uso di nuove tec - nologie di imballaggio, sviluppare app e piattaforme digitali, recuperare le eccedenze alimentari all'interno di tutta la filiera e facilitare la distribuzione del cibo ai gruppi più vulnerabili della popola - zione. In parallelo, servono però anche le iniziative dei privati, per sensibilizzare le persone sull'im - portanza di adottare diete sostenibili e combattere gli sprechi di cibo".

Le famiglie italiane sprecano meno cibo

Cambiano le abitudini degli italiani in quanto al cibo. E imboccano strade virtuose. Per la prima volta negli ulti - mi dieci anni lo spreco di cibo nelle case della penisola si mostra in calo: nel 2019 è il 25% in meno rispetto all'ano precedente, con un risparmio nel 2020 di 1,5 miliardi di euro. I dati emergono dal Rapporto Waste Watcher 2020 di Last Minute Market/Swg , per la settima Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, que - st'anno all'insegna della prevenzione degli sprechi per la salute dell'ambiente e dell'uomo. La giornata è pro - mossa dalla campagna Spreco Zero con il patrocinio dei Ministeri dell'Ambiente, della Salute e degli Affari Esteri. Secondo il rapporto, il costo settimanale medio a famiglia si attesta sui 4,91 euro (circa 6,5 miliar - di euro totali). La stima nel 2019 era di 7 euro (costo di 600 grammi circa di spreco settimanale) per un totale di circa 8 miliardi. E cresce l'attenzione per i costi ambientali ed economici legati allo spreco del cibo sulla scia del " Green New Deal ". "I dati sono incoraggianti - dice Andrea Segrè, fondatore Spreco Zero-Last Minute Market - ma c'è molto da fare soprattutto guardando all'Agenda 2030 che tra gli obiettivi ha il dimezzamento degli sprechi".

Cambiano le diete, più verdure in Italia e più carne in Cina Dopo Spagna e Grecia, l'Italia è il terzo Paese dell'Europa occidentale che fa un maggior uso di verdura ed è una delle nazioni del Continente che ha un minore consumo di alimenti di origine ani - male e di zuccheri. Se da una parte Regno Unito, Stati Uniti, Canada e Australia hanno diminuito il consumo di questi due prodotti, ad aumentarli è invece l'Estremo Oriente, con Cina, Corea del Sud e Taiwan che hanno modificato così le loro diete. A dirlo è uno studio internazionale guidato dall' Università del Kent e che è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature Food . Si tratta di una fotografia di 171 nazioni del mondo con una ricerca che ha analizzato le abitudini alimentari partendo però dai dati di importazioni, esportazioni, della produzione interna, delle quantità di rifiu - ti e delle riserve produttive. A questo lavoro ha partecipato anche un'italiana: si tratta di Mariachiara Di Cesare, docente di Salute pubblica della Middlesex University . 5 News Selezione e Sintesi a cura della Redazione

I cibi e le abitudini che aiutano il sistema immunitario Uno stile di vita sano è la migliore arma di prevenzione per difenderci dagli attacchi dei virus, par - ticolarmente agguerriti nel periodo invernale e quando i livelli di inquinamento dell’aria sono eleva - ti, come sta accadendo in questi giorni in molte città. Naturalmente è impossibile proteggersi com - pletamente dai contagi, ma con una corretta alimentazione possiamo fare qualcosa per rinforzare il nostro sistema immunitario, incaricato di combattere le aggressioni dei microrganismi responsa - bili di alcune malattie, a cominciare da raffreddore e influenza. SANE ABITUDINI – Le regole generali di igiene sono sempre la migliore prevenzione possibile. Come suggeriscono gli esperti in questi giorni di grande allarme per la diffusione del coronavirus, Le mani devono essere lavate accuratamente più volte al giorno, utilizzando il comune sapone domestico. Possiamo magari preferire il sapone liquido alla meno igienica saponetta, che potreb - be trattenere microrganismi nocivi. Lavare le mani è importante soprattutto quando si rientra a casa dopo essere stati in giro, dopo aver preso i mezzi pubblici di trasporto, prima di maneggiare il cibo o dopo aver frequentato luoghi affollati e spazi condivisi. Anche l’attività fisica, moderata ma rego - lare, è un buon ausilio per un sistema immunitario forte, così come riposare un numero sufficiente di ore ed evitare gli stati di stress e di affaticamento eccessivo. L’IMMUNONUTRIZIONE – E’ la branca della medicina che studia il rapporto diretto tra cibo e rispo - sta immunitaria. L'interazione tra quello che mangiamo e il sistema immunitario si svolge soprattut - to a livello dell'intestino, per effetto del microbiota intestinale, ovvero la popolazione di microrgani - smi che vivono nel nostro intestino e che, oltre a presiedere alla digestione, ci aiuta a stare bene proprio grazie alla sua azione sul sistema immunitario. Alcuni nutrienti che introduciamo con il cibo agiscono sulla funzione del microbiota e lo aiutano a generare una risposta anti-infiammatoria, capace di proteggersi dall'aggressione di virus e batteri. L'immunonutrizione viene utilizzata come aiuto in caso di alcune malattie, ad esempio quel - le autoimmuni, ma è di competenza medica: in ogni caso, con la nostra dieta quotidiana possia - mo comunque dare una mano alle difese natura - li del nostro organismo.

LE SOSTANZE AMICHE DEL SISTEMA IMMU - NITARIO – Gli acidi grassi (in particolare gli Omega 3), alcuni aminoacidi tra cui l’arginina, Il resveratrolo, lo zinco e la vitamina C sono sostanze da non farsi mancare se vogliamo migliorare le difese immunitarie. Il principio fonda - mentale resta quello di un’alimentazione sana e variata, in cui mangiare un po’ di tutto, privilegia - re il consumo di frutta e verdura fresche, senza eccedere con zuccheri, alcolici e fritti. In partico - lare: gli acidi grassi - si trovano soprattutto nel pesce azzurro, come aringhe, sardine e sgombri, nel tonno e nel salmone, ma anche in noci e nocciole, semi di zucca, di lino e di girasole, ottimi da aggiungere all’insalata o allo yogurt; l’arginina – è una proteina che si trova nella carne, nei legumi e nella frutta secca. Possiamo alter - nare carni di manzo, pollo e tacchino, privilegiando le cotture più semplici e senza eccedere nelle quantità. La carne, comunque, resta un alimento importante perché ottima fonte di ferro, zinco e rame; il resveratrolo – è una molecola presente soprattutto negli alimenti vegetali, come mirtilli, frutti rossi e nella buccia degli acini d’uva; è ricco di proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e utile per favo - rire la fluidificazione del sangue. Come la vitamina C, è un buon antivirale; la vitamina C – sono ricchi di vitamina C, la prima a cui pensiamo quando si tratta di combattere raffreddori e influenze, gli agrumi e soprattutto il kiwi. Basta un kiwi al giorno per coprire quasi per intero il fabbisogno quotidiano di questa vitamina, ma possiamo optare per una grande spremuta di arancia e non dimenticare i cavolfiori (cotti brevemente al vapore perché la vitamina C si distrug - ge con il calore), gli spinaci e le altre verdure a foglia verde, magari condite con succo di limone. 6 News Selezione e Sintesi a cura della Redazione

NotCo, la start-up cilena che ricrea il cibo con l’intelligenza artificiale

«S ì, ma chissà cosa c’è dentro», oppure «chissà come fanno per ricreare quel sapore» e anche «e se poi fra 10 anni scopriamo che faceva male?»: sono più o meno sempre queste le domande che le persone si fanno quando leggono, sentono parlare di o anche provano la cosiddetta “non carne” e altre alternative a base vegetale ad alimenti tradizionalmente di derivazione animale. Partiamo dall’ultima: la risposta è molto probabilmente no, perché gli ingredienti di questi cibi non fanno male da soli e dunque non dovreb - bero fare male insieme. È vero che su questo non ci sono al momen - to certezze scientificamente indiscutibili, ma è altrettanto vero che gran parte dei dubbi che abbiamo derivano anche dal nostro essere restii al cambiamento: sino agli anni Settanta pensavamo che le siga - rette fossero cool anziché killer, facciamo ancora fatica a credere che la carne lavorata sia cancerogena (come in effetti è) e abbiamo impiegato più o meno 5 anni a convincerci che gli aromi delle e-cig non è che facciano proprio bene. Alle prime due domande («cosa c’è dentro?» e «come fanno?») è molto più facile rispondere: le americane Beyond Meat e Impossible Foods , le 2 aziende più famose e grandi fra quelle impegnate nel crescente mercato del cibo plant-based, spiegano chia - ramente online gli ingredienti dei loro Burger (Il Secolo XIX ne ha scritto qui e qui). Non le ricette, ovviamente: entrambe hanno impiegato parecchi anni e parecchi milioni di dollari (letteralmente) per trovarle e perfezionarle, ed è abbastanza chiaro perché non abbiano alcuna intenzione di sve - larle al mondo. Il lavoro di Giuseppe, lo chef artificiale E però, per capire «come fanno?» può essere utile l’incredibile storia della Not Company, start-up cilena in cui ha investito (tanto) anche Jeff Bezos, il miliardario americano fondatore di Amazon: la piccola compagnia, che si chiama così perché ha fatto del “non” la sua ragione di vita, produce e vende latte che non arriva dalle mucche, gelato che non è fatto col latte e maionese che non è deri - vata dalle uova. E lo fa con l’aiuto di un supercomputer, un’intelligenza artificiale chiamata Giuseppe che è responsabile della combinazione degli ingredienti. Ovviamente, prima di essere “assunto” ha dovuto studiare. I programmatori gli hanno fatto impara - re la struttura molecolare dei cibi che volevano riprodurre e pure quella di praticamente ogni ali - mento di derivazione vegetale: Giuseppe sa che per noi umani, per il nostro cervello, la maionese è quella "cosa" cremosa di colore giallognolo che ha il gusto che ha perché contiene 2 atomi di que - sto, 2 di quello e 3 di quell’altro, dunque cerca nel mondo vegetale ingredienti che, combinati insie - me, contengano appunto 2 atomi di questo, 2 di quello e 3 di quell’altro. E alla fine sappiano di maionese. Ci riesce benissimo, come si capisce guardando l’episodio 7 del bel documentario “The Age of A.I.”, presentato su YouTube Originals dall’attore Robert Downey Jr.: i vertici della NotCo hanno convinto all’assaggio dei loro prodotti lo chef spagnolo Sergio Barroso, che li ha apprezzati talmente tanto da allestire un menù di 7 tapas «preparate solo coi “non”». Il ruolo degli umani e il futuro della Not Company Altra ovvietà: Giuseppe non lavora da solo. È affiancato da alcuni colleghi umani, con specializza - zioni diverse, da quelle informatiche ad altre più strettamente legate all’arte culinaria, che non solo verificano che gli ingredienti selezionati dall’intelligenza artificiale siano sani e stiano bene insieme, ma anche l’aiutano ad arrivare dove non potrebbe. Per esempio, a capire qual è la giusta consi - stenza del latte per il nostro palato o anche che una maionese di colore rossastro (com’era il primo prototipo della NotMayo) è inaccettabile per il nostro cervello, quale che sia il suo sapore. Al momento, i prodotti della Not Company sono disponibili solo in Argentina, Brasile e Cile, in oltre un migliaio di negozi, compresi i punti vendita di grandi catene come Walmart, ma l’ultimo round di finanziamenti (circa 30 milioni di dollari, quello cui ha contribuito pure Bezos) permetterà alla com - pagnia di consolidarsi e ampliare gli orizzonti. Così come la strategia di marketing, decisamente “furba”: scrivere sulle confezioni che “questo non è latte”, o “non è maionese” dovrebbe permette - re all’azienda sia di usare parole ben note ai consumatori sia di proteggersi da eventuali noie lega - li con i produttori di alimenti di derivazione animale. Il prossimo step, esattamente come per la Impossible Foods, dovrebbe essere il pesce: «La pesca ha devastato i nostri mari - si sente dire nel documentario all’amministratore delegato e fondatore della NotCo, Matias Muchnick - Se riusciremo ad arrivare al NotFish (i primi test sono in corso per provare a riprodurre il tonno, ndr) saremo in grado di cambiare davvero la direzione verso cui sta andando il mondo». Senza fretta, un “non” alla volta... 7 News Selezione e Sintesi a cura della Redazione

Obiettivi Green Deal europeo, Italia parte in pole position

L' Italia parte in vantaggio sul Green Deal europeo . Secondo una studio realizzato dall' Osservatorio Fieragricola-Nomisma , illustrato in occasione della presentazione dalla 114/a edizione di Fieragricola , l'agricoltura italiana, in attesa del piano operativo sull'economia verde più importante della storia, sia già in vantaggio su uno dei paradigmi cardine: la salubrità e la sicurez - za dei suoi alimenti, che presentano le percentuali più alte di prodotti che secondo i controlli del - l' autorità per la sicurezza alimentare (Efsa) risultano essere assolutamente privi di residui, meglio di quanto possano vantare Francia, Spagna e Germania. Buone notizie anche sul fronte degli spre - chi, con i rifiuti alimentari pro-capite (126 kg annui) del 16% inferiori alla media europea e in forte calo nell'ultimo decennio. Dalla tavola alla terra, secondo il report di Fieragricola-Nomisma, le virtù si somma - no: lo Stivale detiene il record Ue di super - ficie e incidenza bio per seminativi e coltu - re permanenti con 1,5 milioni di ettari, davanti a Francia, Spagna e Germania, mentre calano anche le emissioni di gas serra (-12,3% negli ultimi vent'anni secon - do Eurostat), che incidono per il 7% sul totale delle emissioni contro il 10% della media europea. Ma la sensibilità green degli agricoltori e dei prodotti italiani è ancora più evidente alla prova di agrofarmaci e fertilizzanti. Secondo l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), nell'ultimo decennio se ne è fatto sempre meno uso e spesso i consumi si sono dimezzati: è il caso degli insetticidi (da 1,2 kg di principi attivi ad ettaro a 0,6 kg), dei fungicidi (-30%), degli erbicidi (-20%), ma anche di azoto (-25%), anidride fosforica (-36%), ossido di potassio (-50%). "Emergano gli enormi sforzi fatti negli anni dagli agricoltori italiani - conclude il responsabile agroa - limentare di Nomisma e curatore dello studio, Denis Pantini - per rendere la propria attività più rispettosa dell'ambiente soprattutto a fronte delle calamità prodotte dai cambiamenti climatici. Una sostenibilità ambientale che però non può essere scollegata da quella economica. Ma da questo lato, purtroppo, negli ultimi cinque anni i redditi delle imprese agricole italiane non si sono mossi, a fronte invece di quelli degli agricoltori spagnoli e francesi".

Arriva la cannabis a tavola, dai biscotti all'olio

Via libera alla cannabis a tavola. E' stato infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto che fissa i limiti massimi di Thc negli alimenti. Lo annuncia la Coldiretti . Chiarezza, dunque, sulle nostre tavole per biscotti, taralli, pane, farina, olio, che hanno registrato un boom negli ultimi tempi. Ma c'è anche chi la usa per produrre ricotta, tofu e una gustosa bevanda vegana, oltre che la birra. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto che fissa i limiti massimi di tetraidrocanna - binolo (Thc) negli alimenti, spiega la Coldiretti "sono state date risposte alle centinaia di aziende agricole che hanno investito nella coltivazione di questo tipo di pianta. Basti pensare - prosegue - che i terreni coltivati in Italia in cinque anni sono aumentati di dieci volte, passando dai 400 ettari del 2013 a quasi 4000 nel 2018". Il decreto del ministero della Salute stabilisce, in particolare, che il limite massimo di Thc per i semi di cannabis sativa, la farina ottenuta da semi e gli integratori contenenti alimenti derivati, è di 2 milligrammi per chilo, mentre per l'olio ottenuto da semi è di 5 milligrammi per chilo. "L'attesa pubblicazione in Gazzetta fa chiarezza su un settore che negli ultimi anni, rileva Coldiretti, ha visto un vero e proprio boom. Un tipo di coltivazione che si estende in tutta Italia, un vero e pro - prio ritorno visto che fino agli anni '40 gli ettari dedicati erano quasi 100 mila". 8 Approfondimento a cura di Angelo Miceli olearius, il fungo dell’olivo

Tra le meraviglie che il “Regno dei Funghi” è solito regalare a quanti, anche se con interessi diversi, si recano abitualmente nei boschi alla ricerca di esemplari fungini, riteniamo che un posto di primo piano debba essere riservato, senza ombra di dub - bio, al protagonista della nostra nuova “Riflessione Micologica” che solitamente esercita una forte attrazione nei confronti di quanti incontrandolo restano affascinati dai suoi meravigliosi e sgargian - ti colori e dalla sua abbondante crescita su diverse essenze arbore: Omphalotus olearius , comu - nemente conosciuto come “Fungo dell’olivo”, specie tossica, è responsabile di numerosi ricoveri ospedalieri conseguenti al suo incauto consumo dovuto alla somiglianza, anche se, ad onore del vero, molto vaga, con il commestibile cibarius e le specie affini che, in ogni caso, presentano caratteristiche morfocromatiche molto differenti e possono essere confuse solo dai meno esperti e dai più “ingordi”. Genere Omphalotus Fayod (1889) Al genere appartengono basidiomi slanciati, dall’aspetto elegan - te, caratterizzati da colori vivaci assestati sui toni giallo-arancia - ti, a crescita lignicola che assumono, al buio, una particolare forma di luminescenza. Omphalotus olearius Omphalotus olearius (De Cand. : Fr.) Singer Foto Lucio Scala Pap. Mich. Acad. Sci. 32: 133 (1948) Viene comunemente conosciuto, su tutto il territorio nazionale, come “Fungo dell’olivo” per la sua predisposizione a nascere prevalentemente, ma non solo, sui tronchi di alberi di olivo vivi o abbat - tuti ai quali si associa tanto come parassita (quando si nutre di sostanze vive) quanto come sapro - fita (quando si nutre di sostanze morte). Per la presenza di un particolare enzima, chiamato lucife - rasi , ha la proprietà di emettere, in condizioni di scarsa illuminazione, dei riflessi luminescenti di colore giallo-verdastro, proprietà riscontrata anche nelle altre specie fungine appartenenti allo stes - so genere che lo fa comunemente conoscere con la denominazione volgare di “ Jack’ o’ Lantern ” nei paesi anglosassoni [Oppicelli, 2018] e con quella di “f aux- lumineux ” in quelli francesi [AGMT, 2013]. Basionimo : Agaricus olearius De Cand. (1815) Posizione sistematica : classe Basidiomycetes , ordine , famiglia Agaricaceae , genere Omphalotus . Etimologia : Omphalotus , dal greco omfalòs = ombelico con riferimento alla caratteristica depres - sione centrale. Olearius , dal latino oleàrius , attinente all’olio, all’olivo, con riferimento al presunto habitat di crescita Principali sinonimi : Pleurotus olearius (De Cand.) Gillet (1876) ; Flammula phosphorea ( Battarra ex Pers.) Quél. (1883) : Dryophila phosphorea (Battarra ex Pers.) Quél. (1888) ; Clitocybe olearia (De Cand.) Maire (1933) ; Clitocybe phosphorea (Battarra ex Pers.) Bohus (1957) . Nomi volgari : Fungo dell’olivo, Agarico dell’olivo. Omphalotus olearius Foto Lucio Scala Nomi volgari stranieri : “ Jack’ o’ Lantern ” (Inghilterra e paesi anglo - sassoni) [Oppicelli, 2018]; “ faux-clitocybe lumineux ” (Francia) [AGMT, 2013] Nomi dialettali : in considerazione delle numerosissime denominazioni dialettali che variano da una località all’altra, ci limitiamo a riportare, come ormai nostra abitudine, solo i nomi in uso in Sicilia: Funcia di aliva vilinusa, Funcia d’aliva, Funciu d’alivo vilinusu [Bonazzi, 2003]. Descrizione macroscopica Cappello ddi medio-grandi dimensioni, nelle varie fasi di accrescimento si presenta convesso e presto ombelicato, divenendo, successivamente, convesso con depressione centrale più o meno ampia, a volte si rileva un umbone centrale appena accennato. Margine inizialmente involuto poi 9 Approfondimento a cura di Angelo Miceli Omphalotus olearius, il fungo dell’olivo disteso, regolare ed ondulato, a volte fortemente lobato e quasi peta - loide per la pressione di altri individui a crescita cespitosa. Superficie liscia, lucida, fibrillosa, colore giallo-arancio, giallo-fulvo, bruno-aran - ciato, bruno-rossastro uniformemente distribuito su tutta la superficie. Imenoforo formato da lamelle fitte, arcuate, lungamente decorrenti sul gambo, a volte forcate, intervallate da numerose lamellule inizial - mente di colore giallo tendenti, a maturazione, al giallo-aranciato, tipi - camente luminescenti al buio ed in esemplari adulti. Gambo pieno, cartilaginoso, cilindrico ed attenuato verso la base, eccentrico, a volte Omphalotus olearius laterale, raramente centrale, superficie pruinosa nella zona inferiore, Foto Franco Mondello costolata nella zona superiore; concolore al cappello o leggermente più scuro. Carne soda, compatta, fibrosa nel gambo e negli esemplari maturi, di colore giallo-aran - ciato nel cappello e nella parte superiore del gambo, rosso-carota tendente al brunastro alla base del gambo; odore e sapore gradevole, fungino. Habitat Tipica crescita nei periodi caldi dell’anno, generalmente dall’estate all’autunno, in boschi esposti al sole, caldi ed aperti, su alberi, radici o ceppaie marcescenti di olivo e di altre latifoglie (quercia, castagno, carpino, eucalipto…) in forma cespitosa ed in gruppi di numerosi esemplari. Commestibilità NON commestibile, specie ad elevata tossicità. Provoca sindrome Omphalotus olearius (1) Foto Franco Mondello olearia a breve latenza (quando si manifesta entro 6 ore dell’inge - stione dei funghi) e ad effetto gastroenterico. E’ considerata una delle specie tossiche che provocano un elevato numero di ricoveri [Illice ed altri, 2011]. Specie simili • Cantharellus cibarius (Fr. : Fr.) Fries (1821) Anche se presenta caratteristiche morfocromatiche molto diverse da O. olearius , viene con que - sto spesso confuso, specialmente dai raccoglitori meno esperti, con ovvie e poco piacevoli conse - guenze. Differisce da O. olearius per la conformazione dell’imenoforo costituito da pliche e non da lamelle, per il colore giallo intenso e per l’habitat di crescita esclusivamente terricolo. La confusio - ne viene spesso creata da esemplari di O. olearius a crescita singola ed alla base degli alberi ove si legano con le radici assumendo l’aspetto di funghi terricoli e dalla colorazione che, in alcuni casi, si porta verso il giallo inducendo i raccoglitori meno esperti in grossolani errori di determinazione. • Hygrophoropsis aurantiaca (Wulf. : Fr.) Maire (1921) Può essere confusa più facilmente con O. olearius dal quale differisce per la crescita non cespito - sa, per la colorazione più aranciata con aspetto opaco, per l’imenoforo formato da lamelle meno alte e privo di lamellule, per le dimensioni generalmente minori. Ha crescita apparentemente terri - cola su detriti vegetali in decomposizione. Note e curiosità O. olearius , come altre specie appartenenti al genere, è dotato della particolare proprietà della bioluminescenza o chemioluminescenza dovuta alla presenza di un enzima chiamato luciferasi che consente ai singoli esemplari, se osservati al buio, di emettere una luce fosfore - scente di colore giallo-verdastro, più intensa in corrispondenza delle lamelle. Tale caratteristica, secondo alcuni autori, esercita una partico - lare forza attrattiva verso gli insetti i quali, posandosi sulle lamelle, si imbrattano le zampe con le spore e, agendo da veicolo di diffusione, Omphalotus olearius le disperdono nel territorio favorendo la fruttificazione di nuovi esem - Foto Franco Mondello plari.

*************** (1) Sindrome olearia : si manifesta entro breve tempo dall’ingestione dei funghi, generalmente da 10 1 a 3 ore, raramente i sintomi si presentano oltre le 6 ore. Interessa principalmente l’apparato gastroenterico causando, spesso, una sintomatologia violenta con nausea, vomito, sudorazione Approfondimento a cura di Angelo Miceli Omphalotus olearius, il fungo dell’olivo intensa, lacrimazione ed ipersalivazione, secchezza delle fauci con sapore amaro in bocca, accom - pagnata, a volte, da disturbi della visione e dolori muscolari. L’ipersalivazione e l’intensa sudorazio - ne indirizzano la diagnosi verso la sindrome muscarinica ma è stato accertato che O. olearius non contiene muscarina [Pelle, 2007 – Assisi ed altri, 2008 – Milanesi, 2015]. Approfonditi studi condot - ti negli anni ’60 da ricercatori americani hanno consentito di isolare, quale principio attivo, le illudi - ne , sesquiterpeni con effetti citotossici, antivirali ed antitumorali [Pelle, 2007]. *************** Foto : Franco Mondello – Lucio Scala Disegni : Giambattista Bertelli per gentile concessione del figlio Aldo *************** Bibliografia di approfondimento • A.G.M.T. – 2013: Io sto con i funghi. La Pieve Poligrafica Editore, Villa Verucchio (RN) • AMINT (Associazione Micologica Italiana Naturalistica Telematica) -2007: Tutto funghi. Giunti edi - tore, Firenze (ristampa 2010) • Assisi Francesca, Balestreri Stefano, Galli Roberto, 2008: Funghi velenosi. dalla Natura, Milano • Balestreri Stefano - 2013: Omphalotus olearius, Estratto da “Appunti di Micologia” (http://www.appuntidimicologia.com/2013/07/omphalotus-olearius.html) • Bertolini Valerio – 2018: Omphalotus olearius: Notula storico-bibliografica. Funghi e dintorni – Supplemento a Rivista di Micologia. n. 2: 38 – 39 • Boccardo Fabrizio, Traverso Mido, Vizzini Alfredo, Zotti Mirca - 2008: Funghi d’Italia. Zanichelli, Bologna (ristampa 2013) • Buda Andrea, 2011: I Funghi degli Iblei. Vol. 1. A.M.B. Gruppo di Siracusa. Siracusa • IF - Index Fungorum database. www.indexfungorum.org (ultima consultazione gennaio 2019) • Illice Mirko, Tani Oscar, Zuccherelli Adler – 2011: Funghi veleno - si & commestibili. Manuale macro-microscopico delle principali specie. Tipoarte Industrie Grafiche. Ozzano Emilia (BO) • Lavorato Carmine, Rotella Maria – 2004: Funghi in Calabria. Guida per il riconoscimento delle specie. Raccolta e commercia - lizzazione. Tutela ambientale e sanitaria. Edizioni Pubblisfera . San Giovanni in Fiore (CS) • MB - Mycobank database. www.mycobank.org (ultima consulta - zione gennaio 2019) • Milanesi Italo - 2015: Conoscere i funghi velenosi ed i loro sosia commestibili. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento • Oppicelli Nicolò, 2012: I funghi e i loro segreti. Erredi grafiche editoriali, Genova • Oppicelli Nicolò – 2018: Il fungo dell’olivo: Omphalotus olearius. Funghi e dintorni – Supplemento a Rivista di Micologia. n. 2: 33 – 42 • Papetti Carlo, Consiglio Giovanni, Simonini Giampaolo -2004: Atlante fotografico dei funghi d’Italia, Vol. 1. Seconda ristampa. Omphalotus olearius A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento Disegno di Giambattista Bertelli • Pelle Giovanna - 2007: Funghi velenosi e sindromi tossiche. Bacchetta Editore, Albenga (SV) ********** Per approfondire le vostre conoscenze micologiche frequentate la nostra Associazione: “Centro di Cultura Micologica” presso Dopolavoro Ferroviario Via Reggio Calabria Is.11 Quater – Messina incontri settimanali mercoledì ore 17,00 – 19,00 con esercitazioni pratiche sul riconoscimento dei funghi dal vero Info: Enzo Visalli 368676063 – Franco Mondello 3282489544 – Angelo Miceli 3286955460 11 http://www.micologiamessinese.altervista.org News

Il burro di arachidi è perfetto nell’alimentazione degli sportivi Il burro di arachidi, spesso chiamato anche burro di noccioline, che si vede praticamente in ogni film o telefilm americano ed è praticamente in ogni casa o buffet d’albergo degli Stati Uniti, ma non è ancora così diffuso da noi. Forse perché è una crema da spalmare, forse perché c’è un po’ di pregiudizio sulle abitu - dini alimentari USA, di fatto si tende a pensare che sia qualco - sa di dolce, grasso, per niente dietetico né salutare e quindi non adatto all’alimentazione di uno sportivo. E invece non è affatto così, anzi: il burro di arachidi, che si ricava dalla maci - natura delle “noccioline americane”, è un’ottima fonte di protei - ne, sia per quantità che per qualità, nonché di carboidrati e grassi buoni, di quelli che fanno bene nell’alimentazione di uno sportivo o più in generale per chi cerca una dieta per stabilizzare il peso forma. Burro di arachidi: cosa contiene? Il burro di arachidi, benché molto calorico, contiene numerose sostanze nutritive buone, motivo per cui è considerato un alimento dagli ottimi valori nutrizionali anche per chi fa sport. Indicativamente 100 grammi di burro d’arachidi contengono circa 600 calorie che dal punto di vista della composi - zione si possono suddividere così: per il 50% si tratta di grassi prevalentemente mono e polinsatu - ri (principalmente Omega 3 e Omega 6, mentre sono residuali quelli saturi dannosi ed è totalmen - te assente il colesterolo), per il 25% di proteine e amminoacidi, e per il 25% carboidrati, zuccheri (pochissimi quelli semplici, tra i responsabili dell’aumento della glicemia nel sangue) e fibre. Inoltre vi si trovano buone quantità di Vitamina E e vitamine del Gruppo B, e sali minerali come il potas - sio, il fosforo, il magnesio, il manganese, ferro, rame e zinco. Perché il burro di arachidi va bene per chi fa sport Calorie, necessarie per chi ne brucia tante con l’attività fisica, proteine vegetali, fondamentali per la sintesi muscolare e la ricostruzione dei tessuti dopo allenamenti e gare, pochi carboidrati e pochis - simi zuccheri semplici, che causano i picchi glicemici, e ancora sali minerali necessari per recupe - rare dopo lo sport: ecco perché il burro di arachidi va bene per chi fa sport e può essere indicato tanto a colazione, quando abbinato con una fetta di pane integrale favorisce anche il senso di sazie - tà prolungato, quanto a merenda, prima o dopo l’attività fisica, che la sera, prima di coricarsi. Quando mangiare il burro di arachidi durante la giornata Come detto, il burro di arachidi si può mangiare già a colazione o come spuntino un paio d’ore prima di un allenamento: si può spalmare su una fetta di pane, come si vede spesso fare, ma in questo caso bisogna tener conto dell’apporto e dell’effetto dei carboidrati; in alternativa si può spal - mare sulla frutta (per esempio la mela o la pera a spicchi, ma è delizioso anche abbinato alla bana - na). Data la sua composizione nutrizionale il burro di noccioline è perfetto post allenamento, per - ché le proteine nobili vegetali (le arachidi sono un legume, non un frutto in guscio) favoriscono la ricostituzione cellulare e il potassio aiuta a ricostituire i depositi di glicogeno esauriti dall’attività fisi - ca. Infine il burro di arachidi si può mangiare anche prima di andare a dormire, perché le proteine accendono il metabolismo basale e la combustione dei grassi, così di notte non si depositano e la mattina non ci si sveglia con l’attacco di fame (e il conseguente ricorso a cibi molto zuccherini). Ovviamente, con 600 Kcal per 100 grammi, occorre fare molta attenzione alla quantità di burro d’a - rachidi che si mangia. Come farsi il burro di arachidi in casa Lodate giustamente tutte le eccellenti proprietà nutrizionali del burro di arachidi bisogna però anche dire che spesso il prodotto che si trova in commercio non è così buono e sano come descritto. Per sua natura infatti la pasta e l’olio prodotti dalla macinazione delle arachidi tenderebbero a separar - si, con l’olio che risale in superficie, motivo per cui per mantenerne la spalmabilità (e spesso anche per renderlo più appetitoso) nel burro d’arachidi che si trova in commercio sono stati aggiunti addi - tivi stabilizzanti, emulsionanti e oli vegetali parzialmente idrogenati oltre che zuccheri. L’ideale sarebbe trovare la dicitura 100% arachidi, e controllare gli ingredienti in etichetta, oppure si può anche preparare il burro d’arachidi in casa e consumarlo subito. È semplicissimo. Si prendono delle arachidi sgusciate e tostate, si fanno saltare per qualche minuto in padella, e si frullano nel frulla - tore finché non si ottiene una pasta cremosa. A questo punto si aggiusta con dell’olio d’oliva, con del miele ed eventualmente dell’acqua fino a ottenere la consistenza e il sapore desiderati. Così 12 preparato il burro di arachidi si può conservare in frigorifero per qualche giorno. News È vero che la pasta in bianco fa ingrassare?

L’ alimento preferito quando si comincia un regime alimentare dietetico, l’opzione migliore quando si hanno leg - geri disturbi allo stomaco. Eppure, la pasta in bianco potrebbe non essere così “innocua” per la bilancia come si crede. LA STORIA Mangiare in bianco nella cultura italiana è sinonimo di mangiare sano. Si mangia in bianco per dimagrire, quan - do si è malati, per depurare il corpo o anche solo per non appesantire lo stomaco. Non è una credenza popola - re, ma un tipo di alimentazione, prescritta anche dai medici, qualora non ci si senta bene. Questa usanza ha origini antiche. Già nel 1200 venivano serviti pasta o riso in bianco. Nell’Europa medioevale si era infatti diffusa la credenza, che il colore bianco fosse simbolo di purezza e leggerezza. Era quindi l’alimento ideale per chi desiderasse purificarsi o stare leggero. Conditi con olio o burro e parmigiano erano il pasto offerto negli ospedali italiani ai malati. APPORTO CALORICO Ciò che sappiamo come dato di fatto è il suo apporto calorico, che è di circa 360 Kcal per 100 grammi (peso a crudo): insomma, per un alimento scondito, si parte già da una considerevole quantità di zuccheri. I carboidrati, infatti, che nella semplice pasta in bianco rappresentano l’80% del prodotto, non sono nient’altro che zuccheri potenzialmente nocivi per la nostra salute. Ma vediamo nel dettaglio e in maniera più approfondita perché la pasta in bianco fa ingrassare, come consumarla in maniera consapevole e qualche mito da sfatare. Carboidrati: nemici o amici? Pensare che i carboidrati siano “grassi” non è del tutto corretto, anzi. In realtà il quantitativo di grassi presenti nei carboidrati è praticamente nullo. Quale problema rappresenta allora una semplice pasta in bianco per la nostra salute? Semplice: la presenza di zuccheri. Come abbiamo già accennato, gli zuccheri presenti nei carboidrati ven - gono assorbiti dal nostro intestino causando un diretto aumento della glicemia, un dato significativo per compren - dere quanti zuccheri sono presenti nel sangue. Un eccessivo consumo di carboidrati comporta quindi un eleva - to valore glicemico, che scatena nell’organismo l’innalzamento dell’insulina e che, a lungo andare, può davvero essere dannosa per la salute. Basti pensare alle patologie di insulino-resistenza o alla comparsa del diabete di tipo 2. Il primo segreto: occhio alle quantità Affermare che una semplice pasta in bianco sia dannosa è forse eccessivo, ma avendo illustrato le conseguen - ze dirette che i carboidrati hanno sull’organismo, è lecito affermare che il segreto stia nella quantità e nella fre - quenza con la quale si consuma la pasta. I carboidrati immessi nel corpo, infatti, possono svolgere tre funzioni distinte: - produrre energia chimica - depositarsi sotto forma di glicogeno - trasformarsi in grassi Consumando quantità ridotte e calibrate di carboidrati, quindi, saremo in grado di produrre la giusta energia da consumare nell’arco della giornata senza eccedere con gli zuccheri e senza pericoli per la salute. Al contrario, una quantità sopra la media – aggiunta al consumo di zuccheri presenti in altri alimenti – possono farci ingrassare con - siderevolmente. Capire e comprendere il consumo eccessivo Si dice che “i carboidrati rendano felici”, un detto popolare che è vero…solo in parte. Se il senso d’appagamento e di sazietà che fornisce un piatto di pasta in bianco è certamente superiore ad un’insalata, è altrettanto vero che subito dopo esserci fatti una scorpacciata di carboidrati ci sentiamo spesso stanchi, senza forze e sonnolenti. Non sono sensazioni da sottovalutare e, soprattutto, non sono casuali: il brusco calo della glicemia – anche detta ipo - glicemia postprandiale – non solo ci fa sentire senza forze, ma aumenta anche il senso di fame. Ciò significa che, in conseguenza di un calo energetico importante, avremo anche voglia di mangiare di più. Un brutto circolo vizio - so che rischia non solo di farci ingrassare, ma anche di sviluppare patologie come arteriosclerosi e diabete. Scegliere le giuste quantità (e condimenti) Sembrerebbe che il “segreto” stia tutto nelle quantità del nostro piatto di pasta in bianco, ma è bene analizzare anche le possibili criticità dettate dai condimenti. Per rendere più golosa la pasta bianca, che come abbiamo visto parte già da una base calorica alta, solitamente si opta per un po’ di burro, pensando di rimanere sul leggero. Niente di più errato: 25 grammi di burro e 80 grammi di pasta arrivano da soli a 470 kcal, ovvero 1/3 del fabbiso - gno calorico giornaliero di una persona adulta con vita sedentaria, come quella che si può avere lavorando in un ufficio. Il vero segreto: allearsi con le proteine Abbiamo capito come un semplice piatto di pasta in bianco non sia poi così “leggero” e salutare, ma non dobbia - mo per questo rinunciare a coccolarci quando abbiamo voglia di carboidrati. Semplicemente, è necessario impa - rare a bilanciare correttamente gli alimenti all’interno di un piatto, aggiungendo quelli che sono in grado di abbas - sare l’apporto glicemico: le proteine. Un piatto di pasta condito con pomodoro e macinato di bovino magro, ad esempio, ci regalerà una digestione più lenta e – soprattutto – un rallentamento dell’assorbimento degli zucche - ri, non comportando quindi variazioni nella glicemia. Ecco alcuni esempi perfetti per condire la vostra pasta in maniera equilibrata e sana: tonno pomodoro, pollo e peperoni, funghi e zucchine, con macinato di manzo magro e zucchine, con salmone e prezzemolo. Quantità, proteine, e una giusta dose di consapevolezza: un nuovo modo – sano e corretto – di consumare un semplice piatto base, come quello della pasta in bianco. 13 Ricette del mese Pasta con lardo e funghi Ingredienti per 4 persone - 320 gr di pasta - 100 gr di lardo - 100 gr di funghi secchi porcini - 250 gr di pomodorini - 1 spicchio di aglio - 100 gr di pecorino - sale - pepe - olio di oliva extravergine Preparazione Unite quindi i funghi e fateli rosolare per bene, Innanzitutto preparate gli ingredienti: tritate il infine aggiungete anche i pomodorini e cuocete lardo al coltello, lavate e tagliate i pomodorini, per qualche minuto tutto insieme. mettete i funghi a bagno in acqua calda per Nel frattempo cuocete la pasta e scolatela ben al almeno 10 minuti. dente, unitela al condimento e mantecate con il Mettete l'aglio e il lardo in una padella con l'olio: pecorino, quidni aggiustate di sale e pepe. l'aglio si dovrà dorare e il lardo dovrà iniziare a La pasta con lardo e funghi è pronta, servitela sciogliersi. subito. ------O ------O ------O ------O ------O ------O ------Sformato di patate e carciofi Ingredienti per 4 persone - 8 carciofi - 1 cipolla - 3 patate - 1,5 decilitro di vino bianco - aglio q.b. - olio di oliva q.b. - pepe q.b. - sale q.b. - prezzemolo q.b. - pane grattugiato q.b. - scamorza q.b. ra di 24 cm imburrato inframmezzandoli con Preparazione fette di scamorza. Bagna con 1,5 dl di vino bian - Pela, lava e affetta 3 patate e scottale per 5'. co, cospargi la superficie con aglio e prezzemo - Quindi mescolale con 8 carciofi affettati fini, una lo tritati e abbondante pangrattato e inforna a cipolla tritata, olio, sale e pepe. 180° per 45 minuti. Distribuisci il mix a strati in uno stampo a cernie ------O ------O ------O ------O ------O ------O ------Risotto ai friarielli Ingredienti per 4 persone - 320 gr di riso - 500 gr di friarielli già puliti - 100 gr di pecorino - 600 ml di brodo vegetale - 20 gr di burro - 1 spicchio di aglio - 1/4 di cipolla piccola - peperoncino - sale - olio di oliva extravergine A parte, fate rosolare la cipolla tritata con un po' di olio, quindi unite il riso e fatelo tostare per un Preparazione paio di minuti. Pulite i friarielli eliminando i gambi e le foglie più Iniziate la cottura aggiungendo il brodo caldo un coriacee, quindi sciacquateli ripetutamente sotto po' per volta. acqua corrente. A metà cottura (dopo circa 7 minuti) aggiungete Fate soffriggere in una padella aglio e peperon - i friarielli un po' sminuzzati. cino con un po' di olio, poi aggiungete i friarielli Quando il riso sarà cotto mantecate con burro e e poco sale. pecorino e aggiustate di sale se necessario. Cuocete per circa 15 minuti con il coperchio, Il risotto ai friarielli è pronto, impiattate e servite - 14 quindi eliminate aglio e peperoncino. lo subito. L’Angolo della Poesia

15 News Selezione e Sintesi a cura della Redazione Cibo a domicilio per un italiano su tre

“L a consegna di pasti a domicilio interessa più di un italiano su tre (37%) che ha ordinato dal tele - fono o dal proprio personal computer pizza, piatti etnici o veri e propri cibi gourmet durante l’anno“: è quanto emerge dall’analisi Coldiretti/Censis sul food delivery diffusa in occasione dell’uscita del - l’ultimo paniere al consumo dell’Istat per l’inflazione 2020 sulle nuove abitudini di spesa delle fami - glie dove entrano anche il sushi take away e la consegna di pasti a domicilio.

“Il cosiddetto food-delivery ad opera dei ciclo-fattorini è un mercato al quale si rivolgono 18,9 milio - ni di italiani con regolarità (3,8 milioni) o occasionalmente (15,1 milioni) che hanno consumato a casa cibo ordinato da ristoranti e pizzerie tramite una piattaforma web come Just Eat, Foodora, Deliveroo, Bacchette Forchette o Uber Eats , solo per citare le più note, accanto alle quali si sono sviluppate numerose realtà locali.

In cima alla lista delle motivazioni di ricorso al cibo a domicilio – rileva lo studio Coldiretti/Censis – c’è il fatto di essere stanchi e non avere voglia di cucinare (57,3%), ma c’è anche un 34,1% che indica di farvi ricorso in caso di cene con amici e parenti per stupire i commensali con piatti di qua - lità. La possibilità di farsi arrivare le pietanze pronte a casa facilita in que - sto modo l’organizzazione di momenti di convivialità anche quando non si avrebbe il tempo per mettersi ai fornel - li.

Non manca chi punta sul cibo per allie - tare le serate in casa (32,6%), chi non ha tempo di prepararsi da solo i pasti (26,5%) e chi non vuole rinunciare alla buona cucina senza dover uscire (24,7%) oltre a quelli desiderosi di pro - vare piatti nuovi e originali (18%) e quelli che non sanno cucinare (6,9%). A facilitare il ricorso al food delivery c’è il fatto che i tempi di consegna – precisa la Coldiretti – sono in alcuni casi prefissati e non superano i sessanta minuti ma è anche possibile stabilire una fascia oraria precisa, mentre per quanto riguarda il pagamento è diffuso quello on line e non sempre è possibile quello in contanti. Il trasporto avviene principal - mente in bicicletta ma anche con motorini per ovviare ai vincoli delle zone centrali a traffico limita - to delle grandi città.

Il boom del cibo a domicilio nelle case degli italiani ha portato però – nota Coldiretti – un’accesa competizione sui costi tra le diverse piattaforme con offerte gratuite di trasporto, promozioni e ribas - si, che rischia a volte di ripercuotersi sull’intera filiera, dal personale ai conti dei ristoratori fino ai loro fornitori dei prodotti agricoli e alimentari. Non a caso quattro italiani su dieci (38,1%) che ordi - nano il cibo sulle piattaforme web ritengono prioritario migliorare il rispetto dei diritti del lavoro dei riders, i fattorini che portano i piatti nelle abitazioni, secondo lo studio Coldiretti/Censis .

Ma oltre alle condizioni dei lavoratori, sono diversi gli aspetti del food delivery che andrebbero cam - biati a giudizio di chi fa ricorso a questo tipo di piattaforme. Il 28% di chi riceve il cibo a casa richia - ma l’esigenza di una maggiore sicurezza dei prodotti durante il loro trasporto garantendo adegua - ti standard igienici, evitando ogni contaminazione e preservando la qualità del cibo, ma c’è anche un 25,3% che chiede alle piattaforme web di promuovere anche la qualità dei prodotti e degli ingre - dienti che propongono nei loro menù di vendita, e un altro 17,7% vorrebbe migliorare anche l’utiliz - 16 zo di prodotti tipici e di fornitori locali.” News Selezione e Sintesi a cura della Redazione

Cibo ancora fresco? La risposta dalla pellicola "parlante"

Prendete una comune pellicola trasparente, di quelle in cui si avvolgono gli alimenti, e immaginate che, attraverso la fotocamera dello smartphone, vi indichi lo stato di conser - vazione delle banane che avete comprato al supermercato da alcuni giorni.

Non è fantascienza, ma una realtà resa possi - bile dal gruppo di ricerca Materiali Organici e Ibridi per la Fotonica del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Genova . Va, infatti, a Davide Comoretto e Paola Lova, aver ideato un sistema che ci permetterà di monitorare in tempo reale lo stato di freschezza del cibo.

Niente più etichette, quindi, con la data di scadenza, ma la pellicola che diventa “parlante” avvisan - doci se un prodotto è ancora fresco, se va consumato velocemente o se ormai è scaduto. Questo perché “il materiale trasparente, che è costituito da polimeri – spiega Lova - se viene a contatto con determinati analiti, come acqua, etanolo, ammoniaca o i prodotti di degradazione alimentare, attraverso l’interazione con la luce cambia colore”, come fanno una bolla di sapone o una macchia d’olio a contatto con l’acqua.

“Quando un prodotto di degradazione alimentare entra in contatto col materiale plastico – continua Comoretto - viene assorbito facendo sì che il materiale cambi anche spessore, gonfiandosi o restringendosi. Quello che è penetrato nel polimero non è altro che una molecola, che noi ricono - sciamo essere tossica o meno. È attraverso l’interpretazione dei dati che impariamo a riconoscer - le tutte”.

Questo progetto porta diversi vantaggi, tra cui il fatto che il packaging stesso del prodotto ne diven - ti anche l’etichetta, mandando in pensione quella tradizionale, che non è precisa come il sistema ideato dall’Università, in quanto indica una data limite per il consumo del cibo, ma se questo non è perfettamente conservato – pensiamo se in estate dimentichiamo sotto al sole un alimento – si deteriorerà prima e quindi la data di scadenza non sarà più valida, mentre “con questo sistema avremo l’informazione in tempo reale e molto più fedele di quella scritta sull’etichetta – precisa Lova -, che comunque è un codice a barre che il consumatore non è in grado di decifrare, mentre con questo sistema si legge in base al colore: come per i semafori, possono essere usati il giallo, il rosso e il verde”.

Il passaggio successivo, inoltre, è quello di far sì che si possa la pellicola si possa "leggere" attra - verso dispositivi integrati sempre più piccoli ed economici. Come i cellulari, che hanno in sé quasi tutto quello che occorre: “la sorgente luminosa può essere la luce del flash o dell’ambiente, men - tre il rivelatore di molecole è la fotocamera del telefonino – spiega Comoretto –, per cui quello che andrebbe integrato è un dispositivo per dividere le lunghezze d’onda”.

Per far sì che tutto ciò sia in commercio e a buon mercato, e quindi arrivi presto tra gli scaffali dei supermercati, occorre solo che le aziende – e sono già molte quelle interessate – investano nel progetto dal punto di vista dei materiali, dei software e della strumentazione miniaturizzata: in un anno e mezzo, se tutto va bene, potrebbe trattarsi di una realtà per la nostra spesa quotidiana.

17 News Selezione e Sintesi a cura della Redazione I Consigli della Nonna!

Frittelle alla panna

Il sale va conservato in un vaso di vetro posto in un luogo asciutto. Vietato metterlo in sacchetti di carta o scatole di metallo, dove rischierebbe di alterarsi ed inumi - dirsi. Gli aromi, invece, come prez - zemolo, basilico, rosmarino, e tutte le altre “erbette”, si possono con - Ingredienti per 4 persone servare in frigorifero avvolti nella carta utilizzata dai fornai per il - 250 gr di farina 00 pane. - 2 uova - 100 gr di zucchero - 200 gr di panna per dolci - 40 ml di Cointreau - 1 cucchiaino di essenza di vaniglia - 1/2 bustina di lievito per dolci - olio di semi per friggere Per friggere evitando i fastidio- - zucchero a velo per decorare si spruzzi d’olio addosso o sulle piastrelle, aggiungere un pizzi- co di sale sul fondo della padel- Preparazione la. Per un fritto invece più leg- Innanzitutto montate benissimo le uova con lo gero, si può spennellare l’olio zucchero, fino ad ottenere un composto chiaro direttamente sulla carne o sul e spumoso. pesce invece che versarlo sulla padella. Il cibo va quindi siste- Incorporate prima panna, rum e vaniglia, poi mato nella padella bollente e anche farina e lievito setacciati. cotto come al solito. Dovrete ottenere un composto liscio ma piutto - sto denso, quasi come una frolla montata. Aiutandovi con un paio di cucchiai, formate delle palline (o delle quenelle, se preferite) e Per sapere se un uovo è fresco, friggetele in olio ben caldo, girandole per farle basta metterlo in una ciotola dorare in maniera uniforme. d’acqua salata. Se resta orizzon - Man mano che sono pronte, sollevatele con tale sul fondo, è extra fresco, se una schiumarola e lasciatele su carta da cuci - la punta sale verso l’alto è poco na. fresco, se galleggia è vecchio. Le frittelle alla panna sono pronte, spolverizza - tele di zucchero a velo e servitele subito. 18 a cura dell’ Ing. Davide Caccamo News Tecnologie Solari Sicilia srl, Messina European Green Deal: Perseguire Un Futuro Sostenibile Il nuovo documento fortemente voluto dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, traccia una vision per i prossimi anni nella direzione di un adattamento sostenibile della nostra civiltà alle esigenze del nostro pianeta. Finalmente a livello europeo abbiamo un documento programmatico, l’ European Green Deal , di lungo termine, che mira ad una direzione precisa: perseguire un futuro sostenibile per il nostro pianeta . L’intento da cui prende le mosse questo documento, è quello di rendere l’Europa neutra - le dal punto di vista delle emissioni di gas serra entro il 2050, e di rintracciare delle linee guida di sviluppo sostenibile che possano fungere da guida anche per altri Paesi nel Mondo. Ursula Von der Leyen , l’attuale presidente della Commissione Europea , ha fortemente voluto la stesura di questo documento, come risposta all’e - sigenza sempre più pressante, di contrastare il cambiamento climatico in atto negli ultimi anni, e di mantenere l’aumento delle temperature su scala globale ben al di sotto di 1.5°C, così come richiesto negli accordi di Parigi.

European Green Deal: Trasformare una sfida urgente in una opportunità unica. Cambiare il paradigma energetico e rispondere alle esigenze di un’economia carbonicamente neutrale , secondo quanto riportato all'interno del documento, sarebbe un’opportunità di svilup - po vantaggiosa per tutti . Richiederebbe un ripensamento radicale del nostro stile di vita , e metterebbe in moto una quantità di processi in grado di generare sviluppo, benessere ed occupa - zione diffusi. Partendo dall’esigenza di trasformare l’economia dell’Unione Europea nella direzione di un futuro sostenibile, il documento individua i diversi conte - sti in cui deve avvenire questa trasformazione. In sintesi, il Green Deal prevede:

1. Raggiungere obiettivi più ambiziosi per il clima all'interno dell'Unione Europea , dirigendosi verso la neutralità, rispetto alle emissioni di gas serra, per il 2030 ed il 2050. Riducendo le emissioni almeno del 50%, e fino al 55%, entro il 2030, e di essere climaticamente neutrali entro il 2050. 2. Fornire energia pulita ad un prezzo accessibile, e sicura. 3. Mobilizzare l’industria verso un’economia pulita e circolare. 4. Costruire e ristrutturare edifici in modo energeticamente efficiente . 5. Accelerare il passaggio verso una mobilità sostenibile ed intelligente . 6. Progettare un sistema alimentare equo, salutare e attento all’ambiente . 7. Preservare e rigenerare ecosistemi e biodiversità . 8. Obiettivo inquinamento zero, per u n ambiente libero da agenti tossici . Per ciascuno di questi punti il Green Deal individua strategie ed azioni specifiche da mettere in atto. 19 News

(continua dalla pagina precedente) Green Deal: la sfida di un sistema energetico a impatto zero. Il settore energetico, quello evidenziato nel secondo punto del precedente elenco, prevede il ruolo essenziale che dovranno giocare le energie rinnovabili in questa transizione . Il documento parla chiaramente di come sia cruciale promuovere la decarbonizzazione del settore energeti - co , attraverso la sospensione della produzione di energia da fonti fossili, come carbone e petrolio, e dello stesso gas naturale, considerato meno inquinante ma sempre impattante sull’ambiente.

La transizione verso l’energia pulita, inoltre, dovrebbe coinvolgere e beneficiare i consuma - tori. L’energia rinnovabile deve costa - re di meno . Deve essere più convenien - te investire nell’energia rinnovabile che non rimanere ancorati alle vecchie fonti di energia. Anche i proprietari delle case devono essere motivati ad i nvestire nell’au - mento dell’efficienza energetica , per ridurre il costo dei consumi energetici e quindi l’ammontare delle stesse bollette. Inoltre, il passaggio verso la neutralità climatica deve essere perseguito dotandosi di infrastrutture intelligen - ti , che utilizzino tecnologie innovative come le smart grids, le reti a idrogeno, gli strumenti di cattura del carbonio, l’im - magazzinamento ed utilizzo di energia, i sistemi di accumulo. Occorrerà, inoltre, aggiornare le infrastrutture e le risorse già esistenti, per rimanere adeguate ai nuovi compiti che dovranno svolgere, e che siano in grado di mantenersi climaticamente resilienti. L’importanza del settore energetico nella neutralità climatica è dettata dal fatto che, in que - sto momento, la produzione e l’uso di energia nei vari settori economici, conta per più del 75% delle intere emissioni di gas serra dell’Unione Europea. Pertanto, l’efficienza energeti - ca e l’utilizzo e la diffusione dell’energia rinnovabile, devono diventare prioritari. Per far sì che il mercato energetico si sposti nella direzione delineata dal Green Deal, occorre che l’approvvigionamento di energia per gli utenti europei e per le realtà produttive, sia sicuro e a prezzi accessibili . Perché ciò accada occorre, quindi, che il mercato energetico europeo sia pie - namente integrato, interconnesso e digitalizzato, e che rispetti la neutralità tecnologica. Grazie alla direzione tracciata dall’ European Green Deal , la lotta contro il cambiamento climatico non si fa più solo con le parole o gli slogan, comunque utili, come quelli utilizzati nelle grandi mani - festazioni giovanili del Fridays for Future ; ma viene tracciata una strategia di largo respiro, che realmente può fare la differenza per i prossimi anni , e che può favorire un adattamento della nostra civiltà che sia rispettoso delle esigenze del Pianeta sul quale abitiamo.

20 News News a cura della Redazione

Dieta chetogenica, funziona solo se dura poco

La dieta chetogenica - un particolare tipo di dieta che punta sulla drastica riduzione dei carboidra - ti - ha benefici per la salute solo a breve termine e porta, dopo una settimana, a effetti negativi sul - l'organismo. A dirlo è uno studio realizzato dalla Yale University e pubblicato su Nature Metabolism . Dunque, secondo il lavoro, il regime alimentare seguito anche da Gwyneth Paltrow e Kim Kardashian potrebbe portare chi lo segue a dover riprendere in futuro i chili di troppo se non seguendo una dieta chetogenica «a piccole dosi». Questa dieta induce il corpo a bruciare i grassi. Quando il livello di glucosio nel corpo è ridotto a causa del basso contenuto di carboidrati, il corpo si comporta con una modalità del tutto diversa, come se si trovasse in una situazione di crisi e inizia a bruciare i grassi invece dei carboidrati. Questo processo, a sua volta, produce sostanze chimiche chiamate corpi chetonici che diventano una fonte alternativa di combustibile dell'organismo. Quando il corpo brucia i corpi chetonici, le cel - lule T gamma delta protettive dei tessuti si espandono per tutto il corpo. Lo studio è stato condot - to sui topi. È stato notato che quando le cavie continuano a seguire un regime simile per più di una settima - na, consumano più grassi di quanti ne possano bruciare e sviluppano diabete e obesità. «Perdono le cellule T gamma delta protettive nel grasso», sottolinea Vishwa Deep Dixit, ricercatore che ha condotto l'analisi. «Prima di poter prescrivere una dieta di questo tipo - prosegue - è necessario un ampio studio clinico in condizioni controllate per comprendere il meccanismo alla base dei benefici metabolici e immunologici o di qualsiasi danno potenziale per la salute delle persone in sovrappeso e pre-diabetiche».

Sempre più persone scelgono cibi kosher

In Italia sono 150mila le persone che soffrono di colite ulcerosa lieve o moderata: una malattia invalidante che mina la qualità di vita del paziente e che vede un numero di pazienti sempre più in aumento. La patologia può causare diverse violente scariche al giorno accompagnate da forti dolori addominali da rendere così difficile svolgere tranquillamente le normali mansioni quotidiane, come quelle lavorative. Per controllarla sono disponibili diversi farmaci tra i quali la mesa - lazina che rappresenta la terapia di prima linea, secondo le più recenti linee guida della European Crohn's and Colitis Organisation (Ecco) . Scarsa è però l'aderenza ai trattamenti pre - scritti: almeno il 40% dei pazienti non si attiene alle indicazioni date dal medico curante. E' quanto è emerso a Milano, durante il convegno " The choice. Dosaggi e Aderenza nella cura della Colite ulcerosa lieve moderata ". L'evento ha visto la partecipazione di esperti nazionali e specialisti provenienti da tutta Italia e i rap - presentanti dell'associazione Amici Onlus (Associazione nazionale per le malattie infiammatorie croniche dell'intestino) . "In Italia si stima che siano affette da malattie infiammatorie croniche intestinali in totale più di 250mila persone - afferma Marco Daperno, segretario dell 'Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Disease - Oggi rispetto al passato la mortalità è scesa drasticamente rag - giungendo l'1-2% circa". Per Paolo Gionchetti, dirigente medico presso la struttura semplice dipartimentale per le Malattie infiammatorie croniche intestinali dell' Università di Bologna "è fondamentale riuscire ad interveni - re tempestivamente con un trattamento in grado di controllare la malattia". "È assolutamente necessario semplificare il più possibile le modalità di assunzione dei farmaci attualmente utilizzati", aggiunge Maurizio Vecchi, docente di Gastroenterologia all' Università di Milano - In questo modo si potrebbe migliorare l'aderenza alla terapia". "La colite ulcerosa è una malattia ancora sottovalutata - dice Alessandro Armuzzi, docente in Gastroenterologia all' Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma - Causa problemi emotivi e sociali rilevanti, impattando in maniera significativa sulla qualità della vita del paziente stesso". "Nonostante le malattie infiammatorie croniche intestinali come il Morbo di Crohn e la Colite Ulcerosa siano in così forte crescita, è ancora scarso il livello di conoscenza tra la popolazione - afferma Enrica Previtali, presidente di Amici Onlus - Nonostante in molti casi queste patologie insor - 21 gano anche prima dei 30 anni, sono proprio i giovani adulti le persone meno informate". News selezione a cura della Redazione La fotografia scattata da Eurispes

Vegetariani e vegani aumentano, arrivando all'8,9%. Sempre più spesso si mangia senza glutine o lattosio, mentre impazza l'utilizzo della cannabis light in cucina, senza dimenticare la comodità del cibo a domicilio, da asporto o pronto in pochi minuti. Di fronte alla domanda “è vegetariano?” il 6,7% degli italiani intervistati afferma di esserlo, il 2,2% dichiara invece di essere vegano, mentre il 6,3% dice di non essere più vegetariano. Nel 2020, dunque, con l’8,9% delle indicazioni, vegetariani e vegani sono in aumento rispetto al 2019 e al 2018, quando questa percentuale era rispettivamente al 7,1% e al 7,3%. Tra le motivazioni alla base della scelta troviamo soprattutto la salute e il benessere (23,2%) e l’amore e il rispetto nei confronti del mondo animale (22,2%). Le alimentazioni “senza” Il 18,7% degli italiani che hanno partecipato all’indagine ha un’alimentazione priva di lattosio, il 14,6% mangia cibi senza glutine, e il 16,3% segue un’alimentazione arricchita regolarmente da integratori. Alimenti alla cannabis: molti li hanno sperimentati o vorrebbero farlo. Il 5% li usa nella propria dieta Il 23,1% degli italiani sarebbe curioso di provare alimenti a base di cannabis light, il 16,4% li ha già sperimentati e il 5,1% ha inserito questi alimenti all’interno delle proprie diete.

Un settore di potenziale crescita economica Dall’entrata in vigore della legge 242/2016 nel gennaio del 2017 le superfici coltivate a canapa in Italia erano passate da 950 ai quasi 4.000 ettari nell’ultimo triennio; erano nate 800 partite IVA agri - cole specializzate, 1.500 nuove aziende di trasformazione e distribuzione, e 1.000 shops. Il setto - re contava 10.000 addetti e un fatturato di 150 milioni di euro per il 2018. Ventotto miliardi previsti per il 2021 era il potenziale giro di affari del settore a livello europeo. Vite frenetiche, cibo a portar via o a domicilio. Le nuove tendenze. Un bambino su tre è obeso Il 54% degli italiani compra cibo a domicilio. L’abitudine di acquistare alimenti già cucinati destina - ti all’asporto è assai diffusa e riguarda ben il 70,3% degli italiani. Anche coloro che acquistano sui banchi del supermercato e della grande distribuzione organizzata prodotti industriali che richiedo - no qualche minuto per essere pronti sono in molti (61,9%). Accanto al consolidarsi di nuovi stili alimentari, si evidenzia un dato preoccupante: i tassi di obesi - tà infantile nel nostro Paese sono considerati tra i più alti. Il sovrappeso in Italia interessa circa 1 bambino su 3. Ci troviamo al secondo posto in Europa per diffusione dell’obesità infantile maschi - 22 le (21%) e al quarto per obesità infantile femminile (14%). Approfondimento a cura dell’ Ing. Antonio Cannavò

PRATICA EDILIZIA 2020: Manutenzione Ordinaria e Straordinaria La differenza tra manutenzione ordinaria e straordinaria è data dagli interventi che necessitano del professionista e della pratica Cila, SCIA o permesso di costruire e le procedure da attivare per non incorrere in sanzioni o abusi e quelli che invece si possono realizzare senza alcun permesso o comunicazione Il Testo unico sull'Edilizia DPR. 380/01 (T.U.), attraverso il quale, lo Stato detta le linee guida e le prescrizioni a carattere generale del settore. Saranno poi la Regione e il Comune, attraverso gli strumenti urbanistici (leggi regionali, regolamenti edilizi comunali etc.) ad entrare nel detta - glio. Gli interventi edili più semplici, e cioè quelli ricadenti nella manutenzione ordinaria non necessita - no di alcun permesso e sono: "gli interventi edilizi che riguardano le opere di riparazione, rinnova - mento e sostituzione delle finiture degli edifici o necessari ad integrare/mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti". Queste opere sono eseguite senza alcun titolo abilitattivo e senza comunicare niente a nessuno. Non richiedono alcun titolo edilizio: - la demolizione e ricostruzione dei pavimenti, degli intonaci dei tramezzi, o anche dei tramezzi stessi qualora vengano demoliti per essere ricollocati esattamente allo stesso punto dell'originale; - la sostituzione delle porte interne e degli infissi esterni - la tinteggiatura delle pareti interne ed esterne o dei soffitti; Attenzione agli edifici vincolati dalla Soprintendenza ai beni architettonici, per i quali è richiesta una specifica autorizzazione (nullaosta), - la sostituzione della caldaia o dei radiatori, - gli interventi su cornicioni e tegole. - la riparazione e/o la sostituzione delle canalizzazioni fognarie - gli interventi volti all'eliminazione di barriere architettoniche - le opere di pavimentazione e di finitura di spazi interni ed esterni (ad esempio il ripristino, rifaci - mento e tinteggiatura facciate) - il trattamento dei ferri di armatura arrugginiti; - Il montaggio di pannelli solari e impianti fotovoltaici, - la posa in opera di aree ludiche (parchi gioco) senza fini di lucro e gli elementi di arredo delle aree pertinenziali degli edifici; La manutenzione straordinaria, anch'essa definita nell'art. 6 del Testo Unico dell’Edilizia, riguarda le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, non - ché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino la volumetria complessiva degli edifici e non comportino modifiche delle destinazioni di uso. Questi tipi di interventi richiedono o la CILA o la SCIA. La Cila, Comunicazione Inizio Lavori Asseverata, è una pratica introdotta nel 2010 con la Legge 73. Essendo una comunicazione, non necessita dell'appro - vazione del Comune, si possono iniziare subito i lavo - ri, oppure fissare una data. Un professionista abilitato (iscritto a un ordine profes - sionale, come un architetto, un geometra o un ingegne - re) può presentare la CILA, se delegato da uno dei tito - lari ( tutti i comproprietari devono essere d'accordo sul realizzare un intervento). Il coinvolgimento di un professionista abilitato (“proget - tista” o “tecnico asseverante”) è comunque necessario per la compilazione delle dichiarazioni e asseverazioni di sua competenza. Il tecnico, difatti, dichiara che le opere realizzate tramite Cila rispettano la normativa in materia e realizza gli elaborati grafici (plani - metrie, sezioni, prospetti etc.). Per ulteriori chiarimenti ed informazioni potete contattare Working Group Trasformazioni Urbane al numero: 338.7694900 www.trasformazioniurbane.com 23 Condizioni vantaggiose sono riservate ai soci Na.Sa.Ta. I Sapori del mio Sud Curiosità Flash

Quando William Shakespeare non non riusciva a trovare la parola giusta, deci - deva di inventava. In totale invento circa 1700 parole.

La paura degli aghi è chiamata La carta igienica è stata inventata in belonefobia chi ne soffre ha Cina. Nel 50 a.C. infatti, si immergeva - paura ad esempio delle iniezioni no in acqua foglie di bambù e cotone. e non solo, questa fobia fa rab - Queste si lavoravano assieme e una brividire al solo pensiero o vista volta essiccate, venivano tagliate in di oggetti appuntiti come aghi, pezzi ed usate per l’igiene intima. spilli, coltelli o simili che possono provocare punture o ferite In Spagna nella gelateria Ice Experience, è possibile trovare un gelato chiamato Xamaleon, la particola - rità di questo gelato sta nel fatto che Il Karl Marx-Hof di Vienna con la sua cambia colore quando viene leccato. lunghezza di 1,1 km, che copre ben 4 fermate di tram, è il più lungo singolo edificio residenziale al mondo.

In Giappone hanno inven - tato un allarme antincen - dio per non udenti, questo allarme, crea una nebbia aromatizzata al wasabi in grado di svegliare imme - diatamente chiunque. 24 Eventi a cura della Redazione Feste e tradizioni E’ sempre bello poter festeggiare le ricorrenze e le tradizioni della pro - pria terra. Soprattutto quando queste affondano le proprie radici in avvenimenti antichi e ricchi di storia. In questa categoria rientra sicura - mente la Katàbba a Monforte San Giorgio in provincia di Messina , alla quale anche quest’anno non abbiamo fatto mancare la nostra par - tecipazione. La tamburinata comunemente chiamata Katàbba ha inizio nel 1061 periodo storico in cui il Gran Conte Ruggero, provenendo da Messina subito dopo avere conquistato Rometta – Venetico – Roccavaldina, prendeva d’assedio il castello di Munt da Furt, prima di proseguire la sua impresa verso la piana di Milazzo, a seguito dell’assedio che durò per un lungo periodo, vennero liberate le Terre di Mon da Furt, rinomi - nate successivamente dallo stesso Gran Conte Ruggero con il nome di MonsFortius o MonFortis. L’evento ormai accaduto quasi mille anni orsono, ha lasciato una forte traccia di sé nella memoria della comuni - tà Monfortese, che da allora per ormai 959 anni, festeggia la liberazione delle proprie Terre dai Saracini. Spostandoci poco più a sud non pote - vamo perdere la Festa di Sant’Agata a Catania , che propone un ricco pro - gramma di eventi, tutti finalizzati all’a - dorazione ed ai festeggiamenti della Santa. Quest’anno eravamo presenti con i nostri Soci e Amici capitanati dal mitico Mario Chisari che ci ha forni - to un ampio report fotografico. Bei giorni e belle tradizioni, da portare avanti sempre con grande entusiasmo !!! Al prossimo evento... e al prossimo numero !!!

P i l l o l e d i S a g g e z z a Chi decide chi è normale? La Due persone che si guardano Gli occhi ci dicono quello che normalità è un’invenzione di chi negli occhi non vedono i loro uno è:la bocca quello che è è privo di fantasia occhi, ma i loro sguardi. diventato. Alda Merini Robert Bresson John Galsworthy Lo spessore di un uomo, si La ragione non sovrasta mai misura dalla gentilezza e dalla Molta gente si monta la l’immaginazione, mentre l’im - serietà che usa nei confronti di testa…ma se la monta male, maginazione spodesta fre - una donna. senza leggere le istruzioni. quentemente la ragione. Anonimo Totò Blaise Pascal L’essere contenti è Dicono che il mondo è di una ricchezza natura - chi si alza presto. Non è le, il lusso è una vero, il mondo è di chi si povertà artificiale. alza felice. Socrate Monica Vitti I trattati di pace con sé Ognuno ha la faccia che stessi sono spesso i ha, ma qualche volta si più difficili da conclu - esagera. dere. Totò Romain Gary E se la strada è in salita è Il problema dell’umani - solo perché sei destinato tà è che gli stupidi ad arrivare in alto. sono strasicuri, mentre gli intel - Anonimo ligenti sono pieni di dubbi. Essendo la velocità della luce, Bertrand Russell maggiore di quella del suono, Investite in ciò che vi fa stare alcune persone sembrano bril - bene. Il resto, evitatelo con Perdona il tuo passato… non lanti prima di sentire la stronza - classe. sapevi le cose che sai oggi. ta che dicono. A. De Pascalis 25 Anonimo Einstein