Francesco Paolo Russo: Ferretti, Coppola e l’ semiseria. Il caso de »La pazza per amore« (Roma 1835) Schriftenreihe Analecta musicologica. Veröffentlichungen der Musikgeschichtlichen Abteilung des Deutschen Historischen Instituts in Rom Band 46 (2010) Herausgegeben vom Deutschen Historischen Institut Rom

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Francesco Paolo Russo

Premessa Roma, 14 febbraio 1835.Vainscena al Te atroValle La pazza per amore,opera in due atti di Jacopo Ferretti, musica di PietroAntonio Coppola con un successo che supera le più rosee aspettative di compositoreelibrettista. Ancora una volta aRoma, dopo quello del Barbiere rossiniano,otteneva un clamoroso successo un vecchio soggetto rimodernato emesso in musica da uno dei più promettenti compositoridel periodo. Nulla sappiamo sulla effettiva volontà di poeta elibrettista di ripercorrere,con que- sta collaborazione,levicende sottese alla composizione del capolavoro rossiniano. Tuttavia èpossibile rinvenirealmeno un riferimento esplicito ad una pratica teatrale divenuta ormai consueta –quella di adattarealgusto moderno vecchi soggetti operi- stici –nella prefazione che Ferretti stesso ebbe cura di apporre al della prima rappresentazione:

Speronon esser tacciato d’orgoglio editemerità se,così obbligato,scrissi un nuovo Melo- Dramma sopra l’argomento d’un vecchio libretto.Ines de Castro, Semiramide,L’inutile pre- cauzione,Giulietta eRomeo,Elisa eClaudio benché vestiti di bellissime melodie fra il vortice delle rivoluzioni musicali erano passati di moda; equantunque rimanesserosempre capo-lavori ammirati di sublimi compositori, fu ardir fortunato il versificarenovellamente quei temi ealle nuove parole adattar nuovamusica. Imoderni riformatoridegli antichi libretti si provarono virilmente atogliereimoderni compositoridimusica dalla poco sorri- dente occasione di aver sempreiloroattorinelle antiche identifiche situazioni, edal dover lambiccarsi atrovarmelodie vergini su quegli identifici ritmi econcetti, che ai vecchi maes- triispirarono cantilene che dureranno quanto la musica italiana; tanta fu la soave oenergica impressione che destarono nell’epoca della lorocreazione eche va passando di generazione in generazione quasi tradizionalmente colla storia del teatromusicale.Iohofatto severo studio di cangiareinparte,ele situazioni eiritmi senza alterarel’antico andamento elo sviluppo dell’avventura. Me felice se avrò saputo inspirarealSiculo Maestrodelle canti- lene figlie del eeccor he parlino al core! Se va fallito il mio voto se ne accusi la povertà dell’ingegno mio,non il mio buon volere.1

1 »LA PAZZA | PERAMORE | Melo-Dramma |indue atti |darappresentarsi | NELTEA-

Ferretti, Coppola el’opera semiseria 203 Al di là delle più omeno recondite intenzioni di compositoreelibrettista importa qui evidenziarelemotivazioni che hanno indotto Ferretti ametteremano ad un dramma che,seppur accompagnato dalla memoria di un clamoroso successo,stentava ormai, ad Ottocento inoltrato,areggerelescene dei teatrieuropei.2 In effetti la riproposta del tema della giovane impazzita per amoresalvata poi dal ritorno del suo antico amante apparve subito –anche agli occhi dei contem- poranei –orientata versoilrecuperodiunpassato certamente glorioso ma inevita- bilmente destinato anon apportaresignificativi contributi alle correnti del pensiero melodrammatico coevo.L’effimerosuccesso che tutto sommato arrise alla Nina di Ferretti eCoppola3 –alcontrario di quanto era accaduto col Barbiere rossiniano –

TROVALLE | Degli Ill.mi SignoriCapranica |Nel Carnevale dell’Anno 1835.|Parole del signor Giacopo Ferretti.|Musica del sig. Maestro Pietro | AntonioCoppola. | ROMA | Tipografia Puccinelli aTorre Sanguigna, n. 17. |Con approvazione. Personaggieinterpreti: Nina, figlia del SignoraAdelina Speck; Conte Rodolfo Signor Giovanni Schober; Enrico,innamorato di Nina Signor Giovanni David; Marianna, governante di Nina SignoraTeresa Lolli; Il dottor Simplicio,medico d’un villaggio Signor Agostino Rovere; Giorgio,custode del castello Signor Bal- dassarre Bazzani. Giardinieri, Contadini, Contadine.Lascena èinuncastello del Conte enel suo attiguo giardino.Primo violino edirettored’orchestra sig. Emilio Angelini. Il vestiario èdiproprietà dei Socj VedovaMarchesi eSartori sarà dai medesimi diretto.Inventoreedipintoredella scena. Sig.Luigi Ferrari.« Esemplareconsultato in I-Rsc. 2 Ecco un elenco provvisorio delle rappresentazioni dell’opera di Paisiello fino al 1830 ca. Parigi 1802, Napoli (Teatrodel Fondo) 1803,Milano (Scala) 1804,Napoli (TeatroNuovo)1807, Amsterdam 1808, Napoli (TeatroFiorentini) 1809,Varsavia 1809,Bologna 1811,Napoli (Teatrodel Fondo) 1811,Parigi 1811,Napoli (Teatrodel Fondo) 1816,Napoli (TeatroSan Carlo) 1820,Firenze 1823,Parigi1824, Lon- dra 1825 (»for Pasta’sbenefit«),Napoli (San Carlo) 1826, Milano 1829,Mantova (TeatroSociale) 1830, Vienna, varieriprese della versione Da Ponte-Weigl fino al 24 aprile 1830.Ringrazio Lucio Tufano per avermi fornito alcune date del presente elenco. 3 Il titolo dell’opera, espressamente pensato per prendereledistanze dal capolavoro di Paisiello,èin re- altà La pazza per amore.Tuttavia sia nel carteggio tra compositoreelibrettista sia nelle testimonianze coeve il melodramma in questione viene citato semprecome Nina.Pertanto da ora in poi citeremo l’opera con entrambi ititoli. PietroAntonio Coppola (Enna 11 dicembre1793, Catania 13 novembre1877) studiò a Napoli nel Reale Collegio di Musica edal 1810 al 1832 fu maestrosostituto aCatania. Nel 1832 tornò aNapoli per assumereladirezione del Te atroSan Carlo fino al 1834.Sirecò successivamente aLisbona dove fu dal 1840 direttoredel Te atroSan Carlos. Dopo vari soggiorni in Italia einPortogallo ritornò definitivamente in patria nel 1871 esistabilì aNovara dove divenne maestrodicappella del duomo fino al suo ritorno aCatania nel 1873.Esigua la bibliografia relativa al compositoresiciliano.Tra isaggipiù recenti citiamo quelli di SalvatoreEnrico Failla, Quattro canzoni inedite di Pietro Antonio Coppola con una introduzione sull’operasua,in: Note su note 2/2(1994), pp.57–135; Id., Le ultime opere liturgiche di Pietro Antonio Coppola,in: Chiesa esocietà in Sicilia. Isecoli XVII–XIX.Atti del III convegno internazionale, Catania, 24–26novembre1994acura di Gaetano Zito,Torino 1995, pp.291–312;Id., La »Messa Solenne in Do maggiore in onore di Sant’Agata« di Pietro Antonio Coppola,in: Musicus Discologus. Musiche escritti per il 70°anno di Carlo Marinelli, acura di Giuliano Macchi, Marcello Gallucci, Carlo Scimone,Vibo Valentia 1997,pp. 183–199; cfr.anche Gian Paolo Minardi, voce Coppola, Pietro Antonio,in: Die Musik in Geschichte und Gegenwart, 2daedizione,acura di Ludwig Finscher,Personenteil vol. 4, Kassel ecc., 2000,coll.1542–1 543, eMaria Giordano, Pietro Antonio Coppola operista siciliano dell’Ottocento,Lucca 2003,occupato in gran parte da un’analisi della Nina.SuFerretti ancora utilissimo èilvolume di Alberto Cametti, Un poeta melodrammatico romano. Appunti enotizie in gran parte inedite sopraJacopo Ferretti eimusicisti del suo tempo,Milano 1897.

204 FrancescoPaolo Russo non ebbe la forza di obliterareilmodello diretto –laNina di Paisiello –e,pertanto, l’operazione finì inevitabilmente per essererelegata in quella specie di limbo riser- vato agran parte delle produzioni minoridell’Ottocento operistico italiano. Occorre qui intanto precisareche se aqueste date la Nina di Paisiello era sostan- zialmente uscita dal repertorio,due tra le più grandi interpreti del periodo,Isabella Colbran eGiuditta Pasta, avevano ottenuto un clamoroso successo con l’opera pai- sielliana rispettivamente nel 1811 al Te atrodel Fondo di Napoli (suscitando la viva ammirazione del vecchio musicista4)enel 1829 al Te atroCarcano di Milano.Lo scalporesuscitato dall’interpretazione della Pasta contribuì al rilancio del soggetto durante gli anni Trenta dell’Ottocento. Traduzioni della Nina ou La folle par amour di Benoît-Joseph Marsollier desVive- tières, andata in scena aParigiper la prima volta nel 1786 con la musica di Dalayrac ecapostipite di tutte le ›Nine‹ italiane,5 furono pubblicate ripetutamente in Italia proprio fino agli anni Trenta dell’Ottocento.Già alla fine del XVIII secolo,aparte la traduzione di Giuseppe Carpani del 1788 che fu il »pre-testo« della Nina osia La pazza per amore di Giovanni Paisiello rappresentata aSan Leucio di Caserta il 25 giugno 1789 con aggiunte di Giambattista Lorenzi, risalgono due traduzioni della commedia francese ad opera dell’attoremilanese PietroAndolfati pubblicate rispet- tivamente aFirenze da Pagani nel 17926 eaVenezia da Stella nel 1796.7 La traduzione di Andolfati, dopo circa un trentennio di oblìo,venne ripresa con un certo successo editoriale nel 1833 prima aMilano daVisaj,8 poi nel 1834 aLivorno da Migliaresi9 e aVenezia da Gattei.10 La riproposta di un tale soggetto rientrava nella pratica così lar- gamente attestata nel teatromusicale italiano del primo Ottocento,della traduzione e della rielaborazione di »opéras-comiques« degli anni della Rivoluzione icui soggetti, che presentavano personaggilegati ad una stringente quotidianità, cominciarono ad

4 Si veda la lettera inviata da Paisiello alla Colbran relativa all’esecuzione della Nina epubblicata nel Redattoredel Reno dell’11giugno 1811. 5 Sulle traduzioni italiane di »pièces« comiche francesi cfr.Giovanni SaverioSantangelo eClaudio Vinti, Le traduzioni italiane del teatro comico francese dei secoli XVII e XVIII,Roma 1981 (Quaderni di cultura francese 19). 6 Nina osia La Pazza per amore,inRappresentazioni teatrali di Pietro Andolfati dedicate all’illustrissima Accademia degl’Infuocati,2tomi, Firenze,Pagani &C., 1791–1792. La Nina occupa interamente il tomo secondo. 7 Nina ossia La Pazza per amore,inIl teatro moderno applaudito ossia Raccolta di tragedie,commedie,drammi e farse chegodono presentemente del più alto favore […] 60 tomi, Venezia, [Stella], 1796–1801. La Nina si trova nel tomo secondo edito nel 1796. 8 Nina ossia La Pazza per amore,in: Biblioteca ebdomadaria teatrale osia Scelta raccolta delle più accreditate tragedie,commedie,drammi efarse del teatro italiano,inglese,spagnuolo,francese etedesco nella nostralingua voltate, fascicoli 1–600, Milano,Visaj, 1829–1860. La Nina si trovanel fasc.192 del 1833. 9 Nina ossia La Pazza per amore,inNuovaraccolta di commedie efarse di vari autori,7voll., Livorno, Miglia- resi &Carrarini, 1834.LaNina si trovanel volume sesto. 10 Nina ossia la Pazza per amore,inRaccolta delle più scelte tragedie,commedie,drammi efarse delTeatro moderno applaudito,corredate delle relativenotizie storico-critiche,48voll., Venezia, Gattei, 1832–1838. La Nina si trova nel volume 22 del 1834.

Ferretti, Coppola el’opera semiseria 205 essereapprezzati in Italia in modo particolare.11 Più specificatamente un soggetto »larmoyant« come quello della giovane impazzita acausa del padreche le impedisce di sposareilsuo promesso sposo può essereascritto senza difficoltà ad un genere della librettistica protoottocentesca destinato ad esiti altissimi nel primo trentennio del secolo,generetutt’ora poco indagato edidifficile circoscrizione genericamente indicato come opera semiseria.12 Il rapporto tra Ferretti equesto genereoperistico si rivelò subito fecondo.A parte iprimi esiti legati alla Matilde rossiniana eadaltrititoli minori, ènegli anni Trenta che il numerodei drammi semiseriferrettiani subisce un significativo incre- mento mostrando nel contempo gli esiti migliori. Vediamone un esempio.Del 1833, l’anno precedente cioè alla stesura della Pazza per amore,èIl furioso all’isola di San Domingo che Ferretti fece rappresentarealTeatroValle di Roma con musica di Gae- tano Donizetti. Il soggetto venne tratto da una commedia anonima in 5atti che il famoso attoreLuigiVestriaveva recitato al Valle intorno agli anni Venti epoi aveva portato ad un clamoroso successo aNapoli qualche anno dopo.13 La rielaborazione del librettista romano prevedeva una rivisitazione della tipologiadell’uomo offeso dall’infedeltà della moglie inserita nel tema della follia che qui illumina il protagonista dall’inizio alla fine in un clima fiabesco esurreale.Confortato dal successo del Furioso, la proposta di comporre una nuova Nina dovette giungerealquanto lieta aFerretti, tanto più che l’opera avrebbe dovuto essereinserita in una stagione che prevedeva una ripresa de La sonnambula di Bellini diretta dallo stesso musicista di Enna.14

11 Marco Marica, L’opéracomique in Italia: rappresentazioni, traduzioni ederivazioni (1770–1830),disserta- zione dottorale,Università di Roma La Sapienza, 1998;Id., Le traduzioni italiane in prosa di opéras comique francesi,in: Die Opéra Comique und ihr Einfluß auf das europäische Musiktheater,acura di Herbert Schneider eNicole Wild, Hildesheim ecc.1997(Musikwissenschaftliche Publikationen 3),pp. 385–431. 12 Significativa l’assenza di una voce corrispondente nel principale dizionario musicale italiano Dizio- nario Enciclopedico della Musica edei Musicisti diretto da Alberto Basso,13voll.,To rino 1983–1990. The New GroveDictionaryofOpera (a cura di StanleySadie,Londra 1992)dedica al generesemiserio solo un piccolo articolo di Julian Budden (vol. 3, pp.697s.) ripreso poi dal New GroveDictionaryofMusic and Musicians (29voll., 2daedizione,acura di StanleySadie,Londra 2001,vol.18,pp. 484s.). Solo l’ultima edizione della maggioreenciclopedia musicale tedesca riporta un’ampia voce riservata espressamente all’opera se- miseria (Die Musik in Geschichte und Gegenwart [vedi nota 3],vol.7(1997), coll.699–706. La voce èacura di Arnold Jacobshagen autoreanche del volume Operasemiseria. Gattungskonvergenz und Kulturtransfer im Musiktheater,München 2005.Sul tema letterario della follia che contaminò il melodramma serio coevo cfr.Emilio Sala, Women Crazed by Love:An Aspect of Romantic Opera,in:The Opera Quarterly 10/3 (1994), pp.19–41:24, Stefano Castelvecchi, From »Nina« to »Nina«: Psychodrama, Absorption and Sentiment in the 1780s,in: Cambridge Opera Journal 8/2 (1996),pp. 91–112.Dello stesso autoresiveda la tesi dottorale Sentimental Opera:The Emergence of aGenre. 1760–1790, Università of Chicago 1996. Sulla drammaturgia operistica protoottocentesca si veda anche Fabian A. Stallknecht, Dramenmodell und ideologische Entwicklung der italienischen Oper im frühen Ottocento,Stoccarda/Weimar 2001. 13 Su LuigiVestrisiveda Giovanna Checchi, Luigi Vestriattore goldoniano nella Toscana dell’Ottocento,in: Atti del Convegno di Studi Goldoni in To scana, Montecatini 9–10 ottobre1992 = Studi italiani V/1–2 (1993),pp. 205–214. 14 Un chiaroretaggio dell’opera belliniana èravvisabile nel personaggio del Conte,padrediNina che, senza nome nel libretto della Nina di Paisiello,sichiama ora Rodolfo quasi avoler stabilireunideale legame con l’omonimo personaggio dell’opera belliniana.

206 FrancescoPaolo Russo Da una recensione della prima rappresentazione dell’opera sul giornale romano Lo Spigolatore –della quale si renderà conto più avanti –apprendiamo che l’idea di riprendereilsoggetto della Nina fu avanzata proprio da PietroAntonio Coppola. Èutile ricordareche tale scelta coincise col diffondersi aNapoli della notizia che Bellini aParigistava lavorando ad un nuovo soggetto – Ipuritani –eche,come egli stesso avevarivelato aFlorimo,siera ispirato direttamente all’opera di Paisiello per tratteggiarelafollia della protagonista.15 La nuova Nina si presenta dunque come un ›aggiornamento‹ dell’opera di Pai- siello,rispetto alla quale,come dice Ferretti stesso,dell’»antico andamento«, delle »situazioni« edello »sviluppo dell’avventura« originali èstato conservato in realtà non molto.Sebbene l’antefatto el’epilogo della vicenda della Nina di Paisiello edella Pazza per amore di Coppola siano gli stessi, lo »sviluppo dell’avventura« elesituazioni drammatiche del nuovo libretto sono in buona parte originali erisentono in più punti di varieinfluenze esterne.Vediamone brevemente la vicenda.

Atto I. Il sipario si alza in un ameno giardino attiguo al castello del Conte popolato di giardinieri, contadine econtadini che pregano Giorgio eMarianna di conceder loroilper- messo di osservare Nina che passa ormai quasi tutto il giorno addormentata (Introduzione »Quando zitto! avoi si dice«). Al loronetto rifiuto segue l’indignazione dei presenti che ben presto si placa per l’arrivo del dottor Simplicio.Costui ègiunto per l’ennesima visita aNina, ma poiché la fanciulla non si èancora svegliata si intrattiene con la servitù per narrarela lacrimevole vicenda della giovane padroncina. Simplicio racconta infatti come Nina fosse innamorata perdutamente di Enrico un giovane con il quale avevatrascorso gran parte della sua infanzia (»Del feudatario efiglia, espeme«). All’iniziale consenso del Conte,padrediNina, era seguito peròunfermo diniego quando si era presentato al castello un ricco pretendente al quale il Conte si era affrettato aprometterelamano della figlia. Vista l’impossibilità di ristabilirelasituazione Marianna avevatentato di organizzareunultimo incontrotra idue amanti, incontrofallito per l’intervento del rivale che sfidando aduello Enrico era rimasto gravemente ferito: vedendo il ricco pretendente comparirecon la spada insanguinata, Nina avevaperduto il senno.IlConte,fuggito il giorno in cui Nina avevaperso la ragione,intende ora farritorno al castello: egli compareinfatti nella scena II imbattendosi nel dottoreal limitaredel giardino.ASimplicio,che non esita agiocarecon isensi di colpa del Conte, rivela tutta la sua angoscia per esserestato causa della malattia della figlia pregandolo di fare del suo meglio per salvarla (Scena eduetto »Son Simplicio qui chiamato«). Intanto Nina si èsvegliata ecomparedavanti al giardino ammirata da tutti; la giovane èinpreda alle sue fantasie (Coro ecavatina »T’amo fu il primo accento«)nelle quali le sembra di vedereilritorno del suo amato Enrico.Tali fantasie muovono apietà ipresenti. Mentreildottorelesiavvi- cina per visitarla, Nina si avvia nel boschetto con Marianna elecontadine rendendo così

15 Bellini avevaricevuto l’invito di comporre un’opera per il San Carlo fin dal febbraio 1834.La rappresentazione era prevista per l’anno seguente.Lelettereriguardanti la commissione si trovano in Vincenzo Bellini, Epistolario,acura di Luisa Cambi, Milano 1943,pp. 385ss. Peruno sguardo d’insieme sulla vicenda si veda PierluigiPetrobelli,Bellini ePaisiello. Altridocumenti sulla nascita dei Puritani,in: Il melodramma italiano nell’Ottocento.Studi ericerche per Massimo Mila,acura di Giorgio Pestelli,To rino 1977,pp. 350–363.

Ferretti, Coppola el’opera semiseria 207 vano il tentativo del Conte di riavvicinarsi. Nello stesso istante irrompe in scena Giorgio (Coro »Ma qual rumor«) annunciando l’inaspettato arrivo di Enrico il quale,soltanto ferito,si èristabilito ed èansioso di rivederelasua amata (Scena ecavatina »Non mi destate«). Il Conte si affretta ariconoscerlo come l’unico pretendente di Nina ma al contempo ècostretto ad informarlo del fatto che ella ha perduto la ragione eprega il giovane di perdonaretutto il male che il suo comportamento spietato ha generato.Decidono dunque insieme di aiutare Nina, la quale proprio in quell’istante comparesul limitaredel giardino.Simplicio,cercando di farallontanarepiù rapidamente possibile il Conte,lopresenta aNina come un forestiero in cerca di ospitalità; tuttavia lo sguardo della giovane si incrocia per un istante con quello del padreeNina viene immediatamente assalita dall’angoscioso ricordo.Hainizio così una vera epropria scena di delirio durante la quale Nina crede di vedereilcadavere di Enrico etenta vanamente di abbracciarlo gettandosi aterra. Enrico che ha ascoltato con stuporele parole agitate di Nina si decide ad intonareilcanto che soleva cantarealla sua amata ecostei, per l’emozione,sviene davanti agli astanti attoniti credendo vicino il ritorno del suo amato. La scena si chiude nella costernazione generale.

Atto II.Interno del castello del Conte.Nina, svenuta, èstata trasportata nella sua stanza dove èassistita da Simplicio attorniato dalla servitù che chiede con insistenza sue notizie (Introduzione). Il dottoredeveperòlasciaremomentaneamente il castello per visitarealtri pazienti nel villaggio.Siraccomanda soprattutto di non lasciar entrareinstanza Enrico poiché un nuovo incontroimprovviso potrebbe offuscaredel tutto il senno della fanciulla. Enrico promette prudenza ma Simplicio non si fida: finge di emasinuscir asconde in cam- era di Nina. Enrico infatti, creduto Simplicio ormai partito,cerca di penetrarenella stanza. Simplicio lo scopreeloinvita alasciareilcastello (Duetto »Che le par di questa Nina«). Il sonno di Nina èperòturbato dal tentativo del Conte di introdursi furtivamente nella stanza della figlia. Svegliata la fanciulla egli ne implora il perdono; Nina peròrammenta iburrascosi rapporti intercorsi tra idue e, dopo un animato battibecco,abbandona precipitosamente la camera rifiutandosi d’abbracciarlo ericadendo nel suo delirio (Duetto »Ah, destar mi sento in core«). Nella scena quinta Simplicio,diritorno dal villaggio,presenta ad Enrico una probabile via di soluzione della vicenda. Il giovane dovrà farsitrovare da Nina seduto nel luogo in cui i due amanti solevano incontrarsi furtivamente:si spera così che ella,riconosciuto el’amante e il posto familiare, possa riacquistaredefinitivamente la memoria. Enrico èperòpreoccupato dell’esito di questo piano (Coro ed aria »Furtivelagrime – Se sapeste di quest’anima«). L’incontro avviene puntualmente nella scena ottava:Enrico entra dunque dal cancello esisiede sulla panchina.Nina dopo qualche iniziale titubanza lo riconosce egli giura eterno amore(Duetto »Di quel Voi«). Resta dunque soltanto da recuperareilrapporto tra Nina eilConte.Per l’occasione Enrico ricostruisce nei minimi particolarilascena della consegna dell’anello di fidanzamento nella quale appareilpadrediNina in atto di darelabenedizione ai due amanti. Nina finalmente ricorda anche questo particolareericonosce il Conte.L’opera si conclude tra il tripudio generale emille ringraziamenti al dottor Simplicio (Coro ed aria »Vivalanostra Nina – Come mai nel nuovoincanto«). Èevidente,dalla lettura di questa brevesinossi, che l’intenzione dichiarata da Ferretti di »cangiareinparte elesituazioni eiritmi senza alterarel’antico andamento elo sviluppo dell’avventura« non apparepienamente rispettata. Rispetto alla Nina pai- sielliana –anzi alla lezione dell’opera in due atti rappresentata nel 1790 al Te atrodei

208 FrancescoPaolo Russo Fiorentini di Napoli che sostituì ben presto quella originale in un atto unico16 –si nota immediatamente l’assenza di uno dei personaggipiù suggestivi, il pastoreche con la sua zampogna annunciava il tramonto el’arrivo di Lindoro, mentresiassiste all’introduzione di un nuovo personaggio,ildottor Simplicio,che rafforza significati- vamente il legame tra questa nuova Nina el’opera semiseria. Simplicio,»medico d’un villaggio«, èper certi versiuna figura ambivalente ametà tra il medico ciarlatano e il saggio attempato protagonista di molti drammi buffiosemiseriprotottocenteschi. Egli deve certamente qualcosa al Dulcamara donizettiano ma forse l’intenzione di Ferretti era quella di avvicinarelapersonalità del dottoreall’indole saggia emisurata del Conte Rodolfo della Sonnambula capace di ridurre alla ragione una serie di per- sonaggiche interagiscono dominati da fortissime spinte emotive. Aparte l’introduzione di questo nuovo personaggio,dal punto di vista dram- maturgico pochi sono icambiamenti rispetto alla Nina di Marsollier-Lorenzi nel primo atto.Ilruolo di narratoredelle vicende di Nina ediinterlocutoredel padre della ragazza passa ora da Giorgio aSimplicio,l’ambientazione èancora quella del giardino del castello del Conte,lapresenza dei contadini ricalca quella originale, l’entrata della protagonista avviene immediatamente dopo il pentimento del Conte, l’arrivo di Enrico ricorda da vicino quello di Lindoro. Solo il finale d’atto èstato interamente ripensato da Ferretti che ora si serve di un secondo delirio di Nina, cau- sato dall’imprudente colloquio con il Conte,per delinearequella situazione caotica necessaria alla chiusura del finale primo.Completamente ›nuovo‹èinvece il secondo atto che non contiene alcun elemento della Nina di Paisiello fatta salvalaguari- gione finale della protagonista. Poiché il pubblico sa benissimo come si concluderà la vicenda, Ferretti ritarda il più possibile l’incontrodegli amanti inserendo delle scene nelle quali sia il Conte sia Enrico tentano di incontrareNina rischiando di mandare in frantumi la solerte protezione di Simplicio.L’atto si aprenelle sale del castello ma l’ambientazione agreste viene recuperata giànella scena quinta apartiredalla quale la vicenda si svolge nel giardino fino alla conclusione dell’opera. Sensibilmente mutata rispetto al modello èlastruttura drammatica che ora risente in maniera sensibile dello sviluppo del dramma rossiniano.L’alternanza tra musica eazione risolta nel dualismo tra recitativo ed aria ancora presente nell’opera di Paisiello,viene ora scon-

16 Sull’opera di Paisiello si veda GérardPeri, »Nina, osia La pazza per amore«, tracomédie larmoyante francese eoperaromantica italiana,in: L’opera traVenezia eParigi. Atti del Convegno internazionale di Studi promosso dalla Fondazione Cini, Venezia, 11–13ottobre1986, acura di Maria Te resa Muraro, Firenze 1988 (Studi di musica veneta 14), pp.57–66;Friedrich Lippmann, »Il mio ben quando verrà«: Paisiello creatore di una nuovasemplicità,in: Studi musicali 19/2 (1990),pp.385–405; Francesco Degrada, »Nina«, la follia, l’utopia eilrimpianto dell’Eden perduto,in:Te atroalla Scala, Stagione 1998–1999,Programma di sala, Mila- no 1999,pp. 47–90; Lucio Tufano, La »Nina, osia La pazza per amore« di Giovanni Paisiello: testo econtesto, genesi emetamorfosi,dissertazione dottorale,Università di Pavia (Scuola di Paleografia eFilologiaMusicale di Cremona) 2000;Id., »Nina osia La pazza per amore«: note eosservazioni trafilologia edrammaturgia,in: Giovanni Paisiello elacultura europea del suo tempo.Atti del Convegno internazionale di Studi,Taranto, 4–6giugno 2002,acura di Francesco Paolo Russo,Lucca 2007 (Strumenti della ricerca musicale 10), pp.151–178.Sivedano le due Nina aconfronto nella Tabella 1.

Ferretti, Coppola el’opera semiseria 209 volta afavoredella struttura del dramma musicale degli anni Trenta fatta da cavatine ecabalette,ariecon pertichini, finali eintroduzioni di possenti dimensioni, da pezzi musicali che accanto all’affetto accolgono in maniera semprepiù decisa gli snodi principali della vicenda. Anche imutamenti di scena all’interno degli atti, imposti dalle convenzioni musicali del tempo,sispiegano in parte con la volontà di definire eisolarelesingole fasi della vicenda come momenti distinti, non più legati da un decorso temporale omogeneo econtinuo.17

Fontidella »Pazza per amore« Perquanto riguarda le fonti della rielaborazione ferrettiana,il »severo studio« al quale egli stesso dichiaròdisottoporsi fu probabilmente condotto secondo due fonda- mentali direttrici: quella del melodramma del primo Ottocento equella del teatro recitato coevo.All’interno del primo percorso èprobabile che Ferretti considerasse da una parte idrammi per musica semiseridiRomani eRossi senza peròtrascu- rarelenumerose parodie del soggetto di Marsollier che erano fiorite ad Ottocento iniziato grazie al successo della Nina di Paisiello.Inparticolare, come giàaccennato, furono probabilmente L’elisir d’amore donizettiano (1832) e La sonnambula belliniana (1831) acostituireunvalidissimo modello per alcuni aspetti della Pazza ferrettiana.18 Perquanto riguarda il secondo di questi percorsi –quello relativo al teatrorecitato coevo –, oltreadesaminare le traduzioni di Andolfati giàcitate in precedenza, èpro- babile che Ferretti traesse qualche prezioso spunto per il suo lavoro dalle commedie ›lacrimose‹ che circolavano aRoma in quegli anni. Perqueste ultime in particolare egli guardò ancora una volta alla produzione del conte Giovanni Giraud dalla cui opera aqueste date avevagià tratto isoggetti de L’ajo nell’imbarazzo (Donizetti, 1824,TeatroValle), L’innocente in periglio (Conti, 1827,TeatroValle), La casa disabitata (Rossi, 1834,Teatroalla Scala).19 In particolareneLa frenetica compassionevole ossia Gli effetti di una violenza del 1808 si trovano situazioni molto vicine aquelle della Nina

17 Peruna dettagliata analisi musicale dell’opera rimando aMarica, L’opèracomique (vedi nota 11), pp.192ss. 18 Non mi trovatotalmente d’accordo l’analisi di Marco Marica che vede nella Giulietta ossia La fanciulla abbandonata di Rossi eFarinelli (Parma, 1802)l’anello di congiunzione tra la Nina di Paisiello equella di Ferretti-Coppola. Il volgarizzamento di Rossi apparetroppo sbilanciato versol’opera buffa e, inoltre, gli elementi apportati dallo studioso romano adimostrazione del ›plagio‹ ferrettiano sembrano comuni a molti dei drammi per musica semiseridegli anniVenti-Trenta dell’Ottocento (cfr.Marica, L’opéracomique, passim). 19 Marica, L’opèracomique,p.24. Giovanni Giraud (Roma 1776 –Napoli 1834)fuprobabilmente il maggior commediografo italiano del primo Ottocento.Sull’influsso che le sue commedie esercitarono su Ferretti cfr.ilsaggio di Franco Onorati, L’officina del poeta: Ferretti eitre libretti desunti dal teatro di Giovanni Giraud,in: Jacopo Ferretti elacultura del suo tempo.Atti del Convegno di Studi, Roma, 28–29novem- bre1996, acura di Annalisa Bini eFranco Onorati, Roma 1999 (Musica espettacolo.Studi etesti 5), pp.191–236.

210 FrancescoPaolo Russo ferrettiana.20 La commedia narra di Clotilde che ama segretamente Giacinto,un giovane di condizione sociale inferiorealla sua, dal quale,dinascosto al padre–il Conte Fulgenzio –, ha avuto un figlio,Emilio.Fulgenzio durante la sua assenza aveva peròsegretamente promesso la mano della figlia al ricco Conte Almanera il quale, allettato dalla consistente dote della ragazza, si precipita con il Conte al castello per concludereilmatrimonio.Alritorno idue si trovano davanti al fatto compiuto: Clotilde èmadrediunfiglio pienamente illegittimo.IlConte in un accesso d’ira strappa il bambino alla madreescaccia Giacinto che ècostretto all’esilio eviene creduto morto.Clotilde impazzisce.Concluso l’antefatto la commedia si snoda sul tentativo di Almanera di sposareClotilde nonostante il suo miserevole stato di salute. Egli decide perciò di farinternarelafanciulla in un manicomio per meglio poter disporre della futura eredità. Clotilde èperòassistita dal dottor ProsperoSincerati un vecchio medico saggio che ha immediatamente compreso la situazione psicologica della sua paziente esiadopera per una sua pronta guarigione.L’inatteso ritorno di Giacinto (che nel frattempo si era arruolato) ediEmilio sembra agevolaredimolto il suo compito,malasituazione precipita inaspettatamente.Inumerosi impedimenti sorti al matrimonio tra Clotilde ed Almanera inducono quest’ultimo ad avvelenare la ragazza che viene salvata »in extremis« per intervento di Prosperoche denuncia Almanera al Conte ealla polizia.Il medico organizza poi una ›messa in scena‹ rivelata in un foglio indirizzato alla madredella ragazza nel quale,tra l’altro, si legge:

Voglio tentareuna sorpresa: atale effetto non fece vederla finora alcuno ad ella cognito.Sia pronto il figlio,edilmarito,vestito come lo era prima di esseremilitare. Se il cielo benedice il mio pronostico,sua madre, suo padre, il suo zio siano pronti ad abbracciarla.21 Convince così Clotilde di esserestata preda soltanto di uno svenimento temporaneo eche tutte le sofferenze passate altronon sono che frutto della sua fantasia. Atal uopo indica isuoi carilìadattenderla. Fa entrareprima Emilio,poi Giacinto eClo- tilde riacquista immediatamente la ragione.Ilmale procuratole da Fulgenzio viene subito dimenticato elacommedia si conclude tra il tripudio generale. Da questa brevesinossi èchiarocome Ferretti avesse rintracciato nella commedia tematiche sostanzialmente vicine aquelle della Nina paisielliana: la pazzia della pro- tagonista, il ritorno inaspettato dell’amante,l’improvvisa guarigione della fanciulla avvicinano le due »pièces« in misura considerevole.Resta tuttavia da sottolineareil fatto che l’interesse del librettista si concentrasse soprattutto sulla caratterizzazione del personaggio di ProsperoSincerati: esiste infatti una sostanziale identificazione tra Simplicio che regge le fila del dramma di Nina elariconduce aguarigione grazie ad uno stratagemma finale eProsperoche regola il dramma di Clotilde da vero »deus

20 La frenetica venne rappresentata per la prima volta nel 1808 eripresa più volte negli anniVenti (Mi- lano 1825,Genova 1827). Le commedie di Giraud si leggono in Opere edite einedite del conte Giovanni Giraud,Roma 1840–1842. La frenetica compassionevole si trovaalle pp.1–101del volume quinto edito nel 1841. 21 Ivi, pp.75s.

Ferretti, Coppola el’opera semiseria 211 ex machina«. Identica èlafigura di medico saggio in grado di tenereinpugno la situazione,identico èilrispetto che gli viene tributato da tutti ipersonaggi, identica infine èlacapacità di ordireuno stratagemma risolutivo dell’intera vicenda. Più che al dramma per musica semiserio coevo,perciò,èall’esperienza teatrale di Giraud che il poeta romano guardò per la costruzione del deuteragonista della Pazza per amore.

Genesi della »Pazza per amore« Il rinvenimento,tra le carte ferrettiane,diuna serie di letterediCoppola riguardante la composizione della Pazza per amore,ciconsente ora di ricostruirepiù dettaglia- tamente la collaborazione tra librettista ecompositore. Si tratta di un rapporto epi- stolareche si svolge secondo treprecise fasi –discussione sul soggetto,richiesta di cambiamenti oaggiunte da apportarealprogramma, rapporto sull’esito della serata –, giàaltrove descritte in maniera più estesa22 eche inizia probabilmente nel maggio del 1834 all’indomani della scrittura di Coppola per la nuovaopera da rappresentarsi al Te atroValle di Roma. Il carteggio tra Ferretti eCoppola così come ci èstato tra- mandato –eche il lettoretroverà in calce al presente saggio –appareprivo di alcune lettereriguardanti la fase iniziale della scelta del soggetto che,come giàaccennato,fu appannaggio del musicista. Nonostante l’assenza di queste importanti testimonianze iniziali non èdifficile immaginarecome siano andate le cose:Ferretti invia una lettera con la proposta di collaborazione al compositoreche astretto giro accetta erisponde proponendo un soggetto da trattare. Il librettista accetta riservandosi di buttaregiù il »programma« in brevetempo.Aquesto primo approccio segue una fase di pas- saggio di cui sono testimoni due missive:laprima datata 19 giugno 1834 da Napoli (n.1)alla quale se ne aggiunge subito dopo una seconda del 26 dello stesso mese (n.2); entrambe concludono la fase interlocutoria tra librettista emusicista esegnano l’avvio della collaborazione vera epropria. Nel momento in cui invia aCoppola le letterecitate,Ferretti ha giàaccettato il soggetto,nehainmente per grandi linee la struttura, ha giàindividuato le voci più adatte aricoprireiruoli che l’opera presenta. Da questa prima fase veniamo inoltreaconoscenza di alcuni particolaridiuncerto interesse.ACoppola infatti viene richiesto di inviareaRoma una copia manoscritta della Nina di Paisiello –copia conservata ancora presso la biblioteca degli eredi del poeta romano –eun»vecchio librodella Nina«cioè un libretto relativo ad una rap- presentazione dell’opera ormai precedente di qualche decennio che Ferretti riceverà, insieme alla partitura, solo dopo aver spedito il programma al compositore. Il par- ticolare, all’apparenza irrilevante,sidimostra invece interessante in quanto avvalora l’ipotesi che la rielaborazione del soggetto della Nina sia stato condotto sull’originale francese –ovverosulla traduzione di Andolfati –lasciando in tal modo intravedere

22 Si veda Francesco Paolo Russo eFabrizio Scipioni, L’epistolario Ferretti: icompositori,in: Jacopo Ferretti (vedi nota 19), pp.17–41.

212 FrancescoPaolo Russo una relativa lontananza del modello paisielliano.LaNina di Paisiello èaqueste date un’opera ormai quasi del tutto fuoridal repertorio ma ancora viva nella memoria musicale del pubblico perciò,quello che potrebbe sembrareuno spiacevole contrat- tempo,cioè la rappresentazione dell’opera di Paisiello programmata per quell’anno al napoletano Te atrolaFenice nel 1834,23 per il momento non desta alcun cruccio nel musicista siciliano che incita Ferretti ad andareavanti. Un altroordine di problemi che trasparedaqueste prime lettereèquello legato alla possibilità di poter disporre di un coroper la rappresentazione dell’opera. Come ènoto anche aqueste date esoprattutto nei teatri›minori‹ la possibilità di disporre di maestranze corali veniva spesso negata: convinto Ferretti della necessità di impiegare un corofemminile per la nuovaopera, Coppola otterrà successivamente da Giovanni Paterni,allora impresario delTe atroValle di Roma,la scrittura di sei coriste giàimpe- gnate all’Argentina, da impiegareespressamente nella Pazza per amore.Per quanto riguarda la compagnia, Coppola sembra averequalche perplessità riguardo al basso Schober mentreprega Ferretti di ingaggiareunbuon tenore: sarà il celebreGiovanni David che sostituirà LuigiRonzi. Questo brevemasignificativo lavoro preliminaresiconclude con l’invio da parte di Ferretti del »programma« ossia della riduzione del dramma originario in un cano- vaccio drammatico all’interno del quale il librettista distribuisce ipezzi chiusi che saranno poi messi in musica dal compositore. Il »programma« –anch’esso conservato presso gli eredi del librettista –èvergato in 5fascicoli di mm190x270 con carte parzialmente numerate.Inparticolarelanumerazione autografaper carte si trova soltanto sui trefascicoli relativi ad una prima stesura del programma (α)per un totale di 9carte,mentrelecarte dei rimanenti due fascicoli (β), relative ad una riscrittura dell’atto secondo,non sono numerate.Sitratta probabilmente di una minuta del programma che Ferretti inviò anche all’impresario Paterni che asua volta girò alla censura pontificia per ottenerel’assenso alla messa in scena: ne diamo di seguito una trascrizione.24

23 La rappresentazione dell’opera di Paisiello al Te atroLaFenice di Napoli, segnalata da Coppola nella lettera n.2, non viene registrata né in Francesco Florimo, La scuola musicale di Napoli eisuoi conservatorii. Con uno sguardo sulla Storia della musica in Italia,4voll., Napoli 1880–1882che presenta una cronologia del teatroapp. 413–423del quarto volume,néinValeria Rea, Il teatro »La Fenice« di Napoli 1813–1846, in:Archivio storico per le provincie napoletane 114 (1996),pp. 295–386,e115(1997), pp.355–430. 24 Tale circostanza sembra essereconfermata da una nota del librettista riguardo al pezzo da inserire prima del finale del primo atto per il quale si attendono notizie dirette dal compositore(c.4r). Nel corso della trascrizione le barre verticali indicano il cambio di facciata, le cifretra parentesi il cambio di carta.

Ferretti, Coppola el’opera semiseria 213 [α]

PROGRAMMA

Personaggi

Il Conte Rodolfo padrediSchober Nina, innamorata di Spek Enrico,creduto morto Ronzi Il dottor Simplicio Acquafresca medico d’un villaggio basso comico Marianna, governante di Nina Franceschini Giorgio,balio del Conte Bazzani Giardinieri, contadini, contadine del castello,edei contorni.

La scena èinuncastello del Conte. Ameno giardino.Difronte un cancello di ferro che mette sulla strada maestra. Accanto al medesimo un sedile di marmo.Dietroalcancello una collina con strada praticabile che mette al villaggio.Entroalgiardino vasi di agrumi edifiorisparsi qua elàcon bella simetria. Adestra un boschetto formato da giovani arboscelli, che intrecciano le lorocime; asinistra ingresso alla stanza del castello per brevescala di marmo guarnita di ringhiera di ferro.

Marianna esce dal boschetto intimando silenzio al vecchio Gior- 1° Introduz[ione] gio, ed ai contadini, perché Nina si èaddormentata nel boschetto Marianna al rumoredel ruscello;la compassione per la povera pazza traspira Bazzani da ogni volto,sicomprende da ogni parola; tutti gli occhi però Basso comico sono diretti versolacollina all’avviso che discende il Dottor Sim- Cori plicio,specie di filosofaccio,tutto core, nimico di complimenti, ed’impostura. Qui ha luogo la storia dell’innamoramento,delle promesse nozze di Enrico eNina, della comparsa d’un rivale ricco,edinatteso,dell’addio degli amanti; del duello,della morte di Enrico del delirio costante di Nina. Lo che ètema della Cava- tina parlante del medico.Imonotoni costumi della povera fan- ciulla sono indicati da Marianna, edaGiorgio.Ilmedico rac- comanda che le si risparmino le violente emozioni, ch’esser le potriano fatali.|Marianna accusa una lettera del Conte Rodolfo, che logorato dai rimorsi, male soffrir potendo la lontananza dalla cara figlia, ha risoluto in quel giorno trovarsi lì arivederla dopo lunga separazione.Brusche opposizioni del medico; che risolve aspettarlo apiè fermo,estornarlo da sifatto pericoloso progetto. Il Conte spunta dall’alto della collina. Il medico si calca il cap- pello asghembo,cammina in su egiù apasso accelerato,invia i contadini ai lavori,Marianna, eGiorgio presso Nina, erimane ad attendereilConte.

214 FrancescoPaolo Russo La violenta paterna smania del genitorepentito trovaunfreno 2. Duetto basso cantante non aspettato nell’apparenza fredda eselvatica del medico,che ebasso comico gli rimprovera idelirj della figlia, elaimmatura morte di Enrico per la non serbata |(3) parola. Umiliasi il Conte sotto ifulmini del vero;maadogni espressione di dolore, epentimento,ineso- rabile il medico risponde: ètardi. Commosso finalmente dalle lagrime,spoglia le burbereapparenze,abbraccia il padrecangiato di cuore, promette assistenza, fa sperarelontana salute,maesige cieca obbedienza. Entrano nel castello. Marianna, eGiorgio vengono in traccia dei contadini perché circondano Nina, che si èdestata, es’avvia al consueto sedile col mazzolino di fiori; indi Giorgio va in traccia del Dr.Simplicio. S’ode di dentrolavoce di Nina, che canta poche strofe melan- coniche,es’avanza, terminandole,con icapelli sciolti, vestita di bianco tenendo un mazzolino di fioriinmano.Cammina apasso 3. Cavatina Nina epertichini ineguale.Isuoi primi sguardi sono versoilcancello.Siasside sul di Marianna e banco di pietra, chiama Enrico,sidispera profondamente,ma Giorgio con cori. senza impeto di smania, che |nol vede; indi passa auna gioja melanconica vedendosi circondata da icontadini, edalle con- tadine. Il Dottoreleconsiglia la sua passeggiata giornaliera al villaggio abeneficareimiseri. Ella parte con dolore, non potendo partire con Enrico che aspetta. Sale la montagna con Marianna. Il Conte,che astento si èfrenato sulla parte del castello,esce per contemplarla da lontano,trattenuto dal medico,che impedisce che la segua; in questo grida… Ivillani hanno arrestato un’incognito che ha dimandato di veder 4. Coro, eterzetto,oquar- Nina, e, sulla loronegativa,hascavalcato le mura esièdifurto tetto Ronzi, introdotto nel giardino; ma Giorgio affannoso accorre asvelare Schober ebasso comico e che in lui ha non dubbiamente riconosciuto il creduto estinto Bazzani. innamorato di Nina. Sorpresa del Conte,edel medico.(ame paresituaz. di quartetto a4:uomini) |(4) Enrico,sbarazzan- dosi da chi lo trattiene,esce dal boschetto,suo orrore scontando nel Conte l’origine della sua immensa sventura. Egli crede Nina maritata al rivale.IlDottoreapoco apoco lo prepara al colpo,e dopo avergli fatto nascereilsospetto che èmorta, gli palesa che è pazza, ma che èpazza per lui, che l’ama, eche del solo suo nome ricordasi. Entusiamo del giovine innamorato,dinulla conscio, eche ha deluse le guardie,che lo vegliavano nella sua convale- scenza dopo la mortal ferita ricevuta nel duello.L’annunzio del ritorno di Nina, fa che il medico lo cacci aforza nel castello, obbligando il Conte anascondersi nel boschetto. (Può essereterzetto,oquartetto basta ch’io sappia il più deciso piaceredel MaestroCoppola) |

Ferretti, Coppola el’opera semiseria 215 Nina, reduce dal villaggio ove ha beneficati imiseri, torna ed 5. Gran finale èincontrata dal medico,che parepiù contento del suo polso; ma ella scorge un’incognito sull’imboccatura del boschetto. ÈilConte,che mal si nasconde,edella dimanda: chi è? Le si risponde essereuno stranieroche ha dimandato asilo.L’abbia: èlasua risposta, ma provaunbrivido al suo aspetto; ella prega ch’entrinel Castello,matosto per sbarazzarsi della sua fisiono- mia che le desta un non so che affannoso.IlConte traversaad occhi bassi la scena; ma volgendosi di furto quando èpresso a Nina, s’incontrano ilorosguardi. Nina inorridisce,eatronche frasi esprime che quel volto le ricorda un bosco,… un chiarodi luna,… un addio… un rumor d’armi… epoi |(5) un ferito… del sangue che fuma… le sue mani ne sono bagnate… epoi un vuoto… un deserto… un doloreacuto… profondo… perenne nel cuore… ed Enrico non torna! Esiabbandona, spossata dalle emozioni, edal pianto fra le braccia di Marianna edelle conta- dine; ma Enrico che sulla scala del Castello ha contemplata la terribile scena, intona ecanta la prima strofa, con cui, uscendo dal boschetto,sièavanzata Nina (nella Cavatina).Aquella voce torna Nina ad animarsi. Il Dottoredice: che amoreèmiglior medico di lui; ma aforza, unito al Conte,impedisce che Enrico sia ravvisato da Nina, che viene trasportata |quasi svenuta nel Castello; mentreEnrico èviolentemente trascinato nel Castello. Il medico èqua, èlà. Ordina, calma, va in collera, sorride,minac- cia, dà speranza; ma paventa sempreche una folla di troppo forti emozioni possano soffocareilcoredella fanciulla sventurata. Se non si credesse di vederetroppo complicato questo argomento, originalmente semplicissimo,ioavrei pensato che il medico Sim- plicio fosse colui che ha curato,evegliato Enrico,nascondendogli la pazzia di Nina; eaNina folle l’esistenza celando dell’amante fino che non fosse pienamente guarito,ecertezza non avesse del paterno cangiamento.Che Enrico profittando dell’assenza del Dottore, deludesse [sic] |(6) le guardie,esi recasse nel Castello alui cognito adimandar nuove di Nina, da lui creduta maritata; equindi severa sorpresa nel medico nel vederedelusa [sic] la sua vigilanza, ed impossibilità di celarlo momentaneamente fuori che nel Castello pel ritorno di Nina. Di questa esistenza, come di un suo segreto,dar dovrebbe debo- lissimi lampi nell’introduzione; ma non dirlo mai palesemente; amepare, che l’intreccio verrebbe un poco più interessante,e nelle filosofiche premesse del medico si scorgerebbe il perché nulla ha saputo sullo stato di Nina. Desideroounsìche approvi, ounnoche escluda. |

216 FrancescoPaolo Russo (7) Atto Secondo

Enrico,irrequieto esce dal boschetto,edinterroga icontadini, e Marianna, eGiorgio sullo stato di Nina. Ode esseretranquilla sopita in un sonno profondo nato dalla Aria Ronzi stanchezza delle sue forze fisiche emorali; il Dottoreesser corso al villaggio per un malato in pericolo,maaverordinato che idue amanti non si abboccasseroinsieme. Scende il Conte; Enrico lo rimprovera, eilConte lo accerta che se Nina tornasse in senno egli stesso li condurrebbe all’altare. Speranza dubbiosa di Enrico,che temendo seco sdegnato il Dot- tores’avvia al villaggio per placarlo,e|col pianto impegnarlo alla cura totale della povera Nina. Il Conte èsorpreso da Nina ch’esce abbattuta, emal frenandosi 1. Duetto Schober elaSpek cerca di farle conoscereilsuo pentimento con austerocenno ordinando aGiorgio eaMarianna di lasciarlo solo con lei; ma Giorgio di furto corre achiamareilmedico; eMarianna si asconde nel boschetto.Maleidee che si svegliano nella sventu- rata s’urtano fra loro, elaspingono afuggirechi darebbe la vita per un suo sorriso.Invano egli le aprelebraccia; ché essa paventa che voglia ucciderla, omaledirla; edalui s’invola fuggendo nel boschetto,sulla cui imboccatura èricevuta da Marianna. To rnailmedico con Enrico.Rimprovera acre- |(8) mente il Aria Basso Comico Conte; indi tutto dispone secondo il piano da lui concertato: vuole che Enrico si troviseduto sul banco di pietra ove la Pazza semprelocerca, eche si adatti al seno il mazzolino di fiorich’ella vi ha lsaciato per lui. Impone al Padre, che non si palesi che al tempo opportuno ed al suo cenno.Indi, rassomigliandosi ad un pilota in burrasca, ad un generale in dì di battaglia, corre nel boschetto. Scena del graduale riannodamento delle idee disordinate al Sestetto.Nina, Conte, vedereEnrico seduto sul banco di pietra, col mazzolino in petto. Enrico, Interrogazioni,ripetizione delle antiche frasi di affetto che le tor- Medico,Marianna, Giorgio nano in mente.Indecisione.Rivede il Conte,esenza terrore,si pone aguardar lui ed Enrico,liriconosce.Ravvisa tutti, ebene- detta, èsposa, èfelice.

Amepareche dovrebbe terminar qui il melodramma,eterminar dovrebbe caldissimo.Mapareche resterebbe adesiderarsi un’aria per la Spek, essendo invalso il barbaromonotono costume di chiuderetutti imelodrammi con l’aria della Prima Donna. |(9) Io temo che si possano averepolmoni per cantareuna grand’aria dopo lo strazio fisico emorale che patir deve una valente Attrice

Ferretti, Coppola el’opera semiseria 217 nel disimpegno dell’angoscioso caratteredella Pazza. Nina ha . soli 4pezzi; ma di una solenne entità. Se peròsivoglia seguir la moda, anche per evitar imalumoricon chi rimarrebbe danneg- giato nell’etichetta, terminato il Sestetto,rimarrebberotutti in scena, ed il giardino verrebbe empito dai villani con ghirlande, istromenti villici, etc.adoggetto di celebrare|l’ottenuto rista- bilimento in cervello.UnCorodarebbe riposo all’Attrice,che poi canterebbe un Rondò sulla sua storia passata in pianto,esul suo beato avvenire.

Prima donna Pezzi 5 Te nore4 Basso cantante 5 Basso comico 6

Il tenorehameno degli altri; ma il suo carattereèinteressante ed ha un’aria.

Non abbiamo motivo alcuno per dubitareche quello appena esposto sia lo stesso programma inviato da Ferretti aCoppola:nella lettera da Napoli del primo luglio del 1834 si trovaconferma del fatto che idue lavorasserosuuncanovaccio del genere. Nel programma vi ègià uno schema perfettamente compiuto di quello che sarà il futurolibretto della Pazza per amore.Nella colonna di sinistra Ferretti individua i nodi drammaturgici essenziali del suo lavoro,nodi che trovano una veste ›musicale‹ nella colonna di destra nella quale il poeta stesso suggerisce al compositoreleforme musicali più adatte per interpretarealmeglio il singolo momento di sviluppo dell’in- treccio.Ilprogramma costituisce il terreno principale di confronto con il musicista che controlla l’efficacia dei pezzi suggeriti dal librettista, ne testala varietà, si assicura che la lorodistribuzione non susciti le proteste dei cantanti, e, che essi rispettino le convenzioni operistiche in auge. Da un’analisi comparata tra il programma ferrettiano eilprodotto finale del lavoro del librettista, ossia il libretto astampa, possiamo indicaretre diversefasi di redazione.Ilprimo stadio del lavoro,che chiameremo A, corrisponde alla prima stesura del programma. In essa Ferretti concentra gli elementi giàappartenuti alla Nina di Paisiello eliarricchisce del personaggio di Simplicio indicando anche alcuni passi cruciali della trama per iquali fornisce giàunabbozzo di versificazione (c.5). Da segnalareèqui la postilla che il librettista pone alla fine del primo atto nella quale avanza l’ipotesi di una più complessa costruzione del personaggio di Simplicio.Egli arriva ad ipotizzareunsuo ruolo attivo giàapartiredal momento della conclusione del duello tra Enrico eilrivale: Simplicio avrebbe assistito Enrico durante tutta la convalescenza dalla brutta ferita procuratasi celando al giovane il pietoso stato di Nina ealcontempo non rivelando aNina l’esistenza in vita di Enrico.Inoltre prevede che questi penetrasse furtivamente nel castello per rivedereNina eludendo la sorveglianza di Simplicio costretto poi adarsi da fare per nascondereilgiovane a Nina ealConte.Daquesti primi appunti appareben chiara la posizione di Ferretti

218 FrancescoPaolo Russo riguardo al personaggio di Simplicio: egli intendeva creareunperfetto deuteragoni- sta buffo secondo icanoni dell’opera semiseria del periodo. Interessante èpurelaprima stesura del secondo atto nella quale Ferretti ori- ginariamente non prevedeva alcun cambio di scenografia. L’apertura èancora nel giardino del castello del Conte quasi avoler rimarcarel’ambientazione ›arcadica‹ sottesa amolte operesemiserie del periodo,certamente molto vicina all’intonazione paisielliana. Partito il dottoreper il villaggio vicino,siassiste ad una discussione tra Enrico eilConte: quest’ultimo rassicura il giovane sul suo futuroaccanto aNina ed Enrico finalmente può raggiungereildottorealvillaggio (ariadel tenore).Lascena seguente ècostituita dal tentativo del Conte di introdursi negli appartamenti della figlia: Nina riconosce il padremateme che egli voglia ucciderla e, in preda ad uno dei suoi più furiosi accessi di pazzia, corre versoilboschetto dove trovaMarianna aconsolarla (duetto soprano ebasso).Laterza scena del secondo atto èquella che prelude alla ricostruzione degli eventi che dovrebbe portarealrinsavimento di Nina: dopo un accorato rimprovero al Conte (ariadel basso buffo),Simplicio comicia ad ordirelesue trame e, »rassomigliandosi ad un pilota in burrasca, ad un generale in dì di battaglia, corre nel boschetto«. Segue la scena del »graduale riannodamento delle idee disordinate« con un gran sestetto che,nelle intenzioni del librettista, avrebbe dovuto chiuderel’interodramma. Tuttavia Ferretti, forse consapevole della forza delle convenzioni che regolavano il melodramma coevo eche ancora aqueste date imponevano che la chiusura di un’opera si compisse con un rondò della protagonista, aggiunge aquesto secondo atto una postilla significativa:

Amepareche dovrebbe terminar qui il melodramma, eterminar dovrebbe caldissimo.Ma pareche resterebbe adesiderarsi un’aria per la Spek, essendo invalso il barbaromonotono costume di chiuderetutti imelodrammi con l’aria della Prima Donna. Io temo che si pos- sano averepolmoni per cantareuna grand’aria dopo lo strazio fisico emorale che patir deve una valente Attrice nel disimpegno dell’angoscioso caratteredella Pazza.Nina ha soli 4pezzi; ma di una solenne entità. Se peròsivoglia seguir la moda, anche per evitar imalumoricon chi rimarrebbe danneggiato nell’etichetta, terminato il Sestetto,rimarrebberotutti in scena, ed il giardino verrebbe empito dai villani con ghirlande,istromenti villici, etc.adoggetto di celebrarel’ottenuto ristabilimento in cervello.UnCorodarebbe riposo all’Attrice,che poi canterebbe un Rondò sulla sua storia passata in pianto,esul suo beato avvenire. Le scuse di una presunta difficoltà della prima donna acantareunduetto dopo il faticoso »iter« vocale di Nina appaiono pretestuose emal celano il tentativo di sot- trarsi ad una rigida convenzione del dramma per musica ma aquell’epoca ancora imperante.Maènoto il carattereaccomodante di Ferretti. Egli ha giàpronta una soluzione di ripiego: alla fine del sestetto tutti ipersonaggirestano in scena e»il giar- dino verrebbe invaso dai villani con ghirlande,istromenti villici, etc.adoggetto di celebrarel’ottenuto ristabilimento in cervello«. Il corointonato dai contadini lasce- rebbe un momento di respiroalsoprano che poi in un rondò potrebbe ripercorrere le sue passate disgrazie.

Ferretti, Coppola el’opera semiseria 219 Di estremo interesse risulta la fase Bdel lavoro di Ferretti. Essa ècostituita da un allegato al programma di appena due carte contenente la riscrittura del solo secondo atto che appareora significativamente modificato in più punti eche qui riportiamo integralmente.

[β]

Ora io avevasistemato l’atto secondo nella guisa sopra esposta pel deciso volereincui io era di non cangiar mai scena; ma scorgo che sarà più utile per l’andamento,che almeno in questo solo atto secondo si vegga una sala del Castello,indi si torni alla scena stabile dell’Atto Primo,ove accader deve lo sviluppo pel rannodamento delle rimembranze.

Atto Secondo Sala nel vecchio castello con treporte.Quella di fondo èlacomune. Quella di destra èdell’appartamento del Conte; quella asinistra delle stanze di Nina. Il medico ha ricevuto un foglio premuroso,edeve correre al vil- Breveintroduz[ione]. laggio per un malato,che sta spirando; profitta del sonno di Nina, Dr.Simplicio comanda che sia tutto silenzio.Sifida della vecchia età che deve Giorgio rendereprudente il Conte; ma trema di Enrico; ordina che sia Marianna vegliato,etutti partono aricercarlo; ma mentreMarianna torna Cori nelle stanze di Nina, ed egli va per usciresiincontrano sull’uscio. Rimproveri di Simplicio.Promesse dell’innamorato.Ilmedico vuole che non s’accosti alle stanze di Nina fino al suo ritorno; Duetto Simplicio eRonzi. Enrico lo giura. Il medico finge partire, mentreEnrico entra nell’appartamento del Conte; ma questi n’esce poco dopo guardingo e, sperando partito affatto il dottore, vuol rivederealmeno dormiente la sua fanciulla adorata; nel momento peròd’entrarenella camera èsorpreso da Simplicio,che mal di lui fidandosi ètornato indietro, ecomica- mente mortificandolo lo trascina seco al villaggio con minaccia di non farlo più tornarealcastello se si ostina. Forzata rassegnazione di Enrico,che,asuo malgrado obbedisce curioso d’udireper via il piano immaginato dal dottoreper tornareilsenno aNina. Il Conte che si èchiuso apiangerenelle sue stanze non resiste Duo Schober elaSpek alla violenta smania di saper nuove della figlia, ne spia all’uscio,ne con pertichino di chiama fuoriMarianna enon aprezzo d’oro, che èrifiutato,macol Marianna. pianto ottiene di poterla vederenel sonno; èentrato appena, che s’ode un grido di Nina ed esce la misera quasi fuggendo un fanta- sma persecutore. Marianna invano la prega; invano il Conte cerca calmarla promettendole quanto mai brama. Al suono |della parola

220 FrancescoPaolo Russo fatale:Padreconfuse edolenti memorie si destano in Nina:Ebbi un padre, dice,em’amava;ilsuo sorriso era vita per me: me ne ricordo. Imiei giorni scorrevano tranquilli, soavi, beati, ma poi... poi.... Ah! con un grido,ravvisandolo: volevi cangiarmi il core, emelostrap- pasti. Lasciami: che ti ho fatto? Nascondetemi, involatemi da lui... Esistrappa dalle sue braccia, ecorre via per la comune fra la dispe- razione di Marianna che non può trattenerla elesmanie del Conte che si crede profondamente odiato; ambi la seguono in fretta. Giardino com’era nell’atto Primo; incomincia la sera, elaluna splende nel suo colmo |richiamando la idea della notte dell’Addio estremo,edella creduta morte di Enrico | Giorgio disperato,che uscendo dal boschetto corre incontroa Simplicio eadEnrico che vengono dalla collina, enarra lorol’ac- caduto,ecome Nina ècorsa anascondersi nel boschetto.Simplicio dà le sue disposizioni. Ricorda ad Enrico di obbedirlo esattamente,facercareilConte e Aria Ronzi. dirgli che non esca se non chiamato; ed entra nel boschetto in trac- cia di Nina. Enrico si dispone all’incontrodecisivo.Lafolla degli affetti l’oppri- |me. L’idea che la povera Nina non rinsavisca lo dispera. Ivillani gli fanno cuore. Giorgio va spiando,edall’avviso che Nina si appressa, Enrico èsorpreso da una palpitazione,eda un entusiasmo sì forte,che Giorgio ècostretto atrascinarlo fuori dal cancello.

Scena del riconoscimento.Nina vede la luna, elanotte: prima Gran Scena ed aria Finale emozione: Enrico seduto al banco col mazzolino in petto: seconda (mista aconcerto) della emozione: lo interroga. Vede il padreche condotto da Simplicio Spek. unisce le destredegli amanti; terza emozione che trionfa. Ella rico- nosce tutti, tutti chiama anome fuor di Simplicio di cui ha un’idea indistinta ma |(2) tenerissima, come di un consolatore. Sposa Enrico,èbenedetta dal Padre, èfinalmente felice enoi andiamo acena.

L’atto si apreinuna »Sala nel vecchio castello con treporte« di cui due danno rispet- tivamente nella camera del Conte einquella di Nina. Dal punto di vista musicale una »breveintroduzione« dovrebbe avereilruolo di ribadirel’importanza di Sim- plicio per l’economia del dramma. Il dottoreèancora presente al castello etutto dispone affinché Enrico sia sorvegliato enon raggiunga le stanze dell’amata. Ras- sicurato in proposito da Marianna Simplicio può finalmente partireper il villaggio quando proprio sull’uscio incontra Enrico che sta cercando di mettereinatto il suo proposito einunduetto gli fa giuraredidesisteredefinitivamente dai suoi tentativi di vedereNina. Il sentimento del giovane èperòpiù forte di qualsiasi giuramento: egli ripete il tentativo ma Simplicio,non ancora partito lo scopreeloporta con sé

Ferretti, Coppola el’opera semiseria 221 al villaggio.Laseguente scena del Conte resta pressoché invariata se si esclude il fatto che Ferretti giànel programma β pone alcuni versiche verranno mantenuti nella stesura definitiva del libretto.Lascena acquista tuttavia un nuovo ruolo all’in- terno dell’atto,quello di chiusura della prima parte ambientata nelle sale del castello. La seconda parte riprende infatti l’ambientazione ›arcadica’ forse aséguito di un maggior rispetto delle convenzioni melodrammatiche coeve da parte del librettista. Simplicio può finalmente dareattuazione al suo piano eFerretti recupera aquesto punto l’aria per il tenoreche avevaespunto all’inizio dell’atto per lasciar posto alla breveintroduzione: Enrico èinpreda astati d’animo contrastanti, combattuto tra il desiderio di vederesubito guarita Nina eilterrore di vederla piombareper sempre nella malattia. Qui ha luogo la »scena del riconoscimento«: il sestetto inizialmente concepito da Ferretti lascia definitivamente il posto ad una »gran scena ed aria finale (mista aconcerto)« del soprano che,nel pieno rispetto delle convenzioni operistiche coeve,chiude trionfalmente l’opera. Di quest’ultima fase della lavorazione del libretto abbiamo testimonianza diretta dalle letterediCoppola aFerretti che il lettoretroverà come Appendice aquesto saggio.Ilconfronto tra musicista elibrettista ha inizio nella giàcitata lettera del primo luglio 1834.Irilievi mossi dal compositoresiciliano riguardano sia problemi di disposizione dei pezzi musicali sia questioni più strettamente drammaturgiche.Per quanto riguarda quest’ultime,Coppola mostra di apprezzarelavariazione di scena apportata da Ferretti all’atto secondo ma soprattutto consiglia al librettista evitare che Simplicio appaia come colui che ha curato evegliato Enrico durante la malattia dovuta alla ferita conseguente al duello.Iltentativo èquello di farapparirel’azione più lineareevitando di appesantireeccessivamente il personaggio del dottoreche già nella »pièce« ha un ruolo determinante:ciò consente un atteggiamento più rispettoso del modello originario edunque di rimanereancorati drammaturgicamente al per- sonaggio di Nina che resta il cardine dell’interodramma. Le altreosservazioni, come dicevamo,riguardano la successione dei brani musicali all’interno dei singoli atti. Nel primo atto il ›pezzo‹ che precede il finale pensato da Ferretti come un concer- tato apiù voci diventa problematico.Siamo in uno dei momenti più importanti del dramma. MentreSimplicio sta raccontando ai villani le disavventurediNina si sente un insistente vociareche distrae gli astanti. Appareinscena Giorgio che sostiene di aver appena messo le mani su Enrico l’amante di Nina da tutti creduto morto.Il giovane viene condotto in scena e, tra l’incredulità generale,racconta le sue disav- venture. Ferito gravemente,dopo un lungo periodo di convalescenza èora guarito e ritorna per incontrarelasua amata Nina. Simplicio si affretta araccontarealgiovane che Nina ha perso il senno per amoreeche ancora lo aspetta: tripudio di Enrico e risoluzione di incontrarealpiù presto l’amante.Lasituazione si presta ad un terzetto oquartetto di sole voci maschili con coro, ma l’obiezione di Coppola èdecisa: non èpensabile collocareprima del finale più importante dell’opera ancora un pezzo concertato.Propone perciò di scrivereunpezzo nel quale sia solo la parte di Enrico aprimeggiarementregli altripersonaggiverrebberorelegati alla funzione di perti-

222 FrancescoPaolo Russo chini, si assegnerebbe in tal modo un brano interessante al tenoreche ne ha pochi e si ovvierebbe al doppio inconveniente di avereunquartetto di sole voci maschili e per giunta prima del concertato finale.Ilsecondo eultimo suggerimento riguarda la successione dei due duetti all’inizio del secondo atto.Nina èormai addormentata nel castello del Conte; Simplicio per provarelafedeltà di Enrico edel Conte stesso finge dive do rpartireeraccomanda ad Enrico ealConte di non importunarela giovane fanciulla. Il colloquio del dottorecon Enrico viene pensato da Ferretti in un duetto al quale,dopo un recitativo,dovrebbe seguireancora un duetto tra il Conte eNina che mette in scena il perduraredel burrascoso rapporto tra idue.Coppola non apparetroppo convinto della successione dei pezzi ed ècontrario soprattutto al duetto avoci maschili ritenendolo superfluo per lo svolgimento del dramma. Consi- glia pertanto Ferretti di farneunmomento dell’introduzione oppureditrasformarlo addirittura in recitativo. Il librettista accoglie solo il primo dei suggerimenti del musicista che in questo frangente si rivela molto più rispettoso nell’osservare il formulario operistico in voga al momento. Concluso finalmente l’accordo sulla distribuzione dei pezzi, Ferretti comincia la versificazione.Secondo consuetudine il poeta romano invia al musicista alcuni brani dell’opera sui quali egli comincia acomporre.Isegnali di quest’invio si hanno nelle letterediCoppola datate 29 luglio (n.6), nella quale si conferma la ricevuta di tre »pezzi della Nina«, 19 agosto (n.7), nella quale il musicista annuncia di aver ricevuto l’interoprimo atto,2ottobre(n.10)con la quale si completa l’invio del libretto con l’atto secondo.Inparticolarequest’ultima lettera unita aquella del 1° novembre1834 (n.11) mostrano come la trattativa sulla disposizione dei pezzi tra poeta ecompositore non fosse affatto chiusa. Coppola si riserva di apportarecambiamenti alla struttura dell’opera all’ultimo momento eaccenna giàaFerretti di voler mantenereilprimo pezzo del secondo atto così come pattuito in precedenza, il musicista inoltresiduole di non poter rappresentarelasua opera come prima della stagione di carnevale 1835 ma, dicendosi sicurodel successo,èdisposto anon avanzareulterioririchieste.La partenza per Roma di Coppola, avvenuta presumibilmente nei primissimi giorni di novembredel 1834,interrompe il carteggio tra idue. L’ultima fase del lavoro (C)ècostituita dalle modifiche apportate alog pr ramma durante l’allestimento dell’opera: il testimone principale ne èillibretto astampa. La prima in ordine di importanza èquella dell’aggiunta di una cavatina per il per- sonaggio di Enrico con pertichini del Conte edel Dottore(»Non mi destate«,I,6) che Ferretti scriveper assecondareilvoleredel musicista. La seconda modifica al programma si trovanell’ultima parte dell’atto secondo.Fino alla scena quinta, nella quale viene mantenuto il confronto tra Nina eilpadre, il libretto segue fedelmente il programma ideato dal librettista; dalla scena sesta in poi si assiste al dilatarsi degli eventi conclusivi della vicenda attraversol’introduzione di un coroche evidente- mente risente di un’influsso romaniano (»Furtivelacrime«)eche precede l’accorata aria del tenoreDavid con cori »Se sapete di quest’anima«.Prima di riprenderela

Ferretti, Coppola el’opera semiseria 223 disposizione dei ›numeri’del programma Ferretti aggiunge il duetto »Di quelVoi« nel quale avviene il decisivo colloquio dei due amanti che prelude al gran finale erondò »VivalanostraNina« / »Come mai nel nuovoincanto« aconclusione dell’opera.Tale disposizione dei brani all’interno del secondo atto dimostra tutta l’abilità di dram- maturgo di Ferretti: egli incrementa inumerimusicali all’interno dell’atto stesso per accontentareilmusicista senza rinunciarediuna virgola alla concisione drammatica ealla precipitosa conclusione degli eventi prevista (Tabella 2).

Fortuna della »Pazza per amore« L’ultima sezione dell’epistolario –dalla lettera n.12 in avanti –corrisponde alla con- clusione della collaborazione tra Coppola eFerretti. Si tratta infatti di lettereche descrivono l’esito della rappresentazione dell’opera aMilano al Te atroalla Scala ea To rino al Te atroCarignano mentre, com’è ovvio,nessuna notizia trapela circa l’esito della prima romana. Nelle carte appartenute aFerretti tuttavia, si conserva un pic- colo poema in ottave che il poeta romano compose estemporaneamente sulla scorta del successo ottenuto dall’opera al Te atroValle: lo diamo qui di seguito come testi- monianza dell’esito felice della serata: Ottave dette in un convito dato aPietroAntonio Coppola compositoredimusica siculo autore del melodramma Nina pazza per amore Piero! qual Dio,qual musa avesti alato vena ad aprirti d’armonia divina, quando,dall’arduo vero innamorato, pingesti ›l pianto eildelirar di Nina, eilvuoto del suo cuoresconfortato che il fato aunvano sospirar destina, elalotta crudel che fanno insieme itiranni dell’uom timoreespeme. Qual Dio,qual musa t’inspiròl’accento che dal cor mette il disperato Enrico? Quel misto di delizia edispavento, che in lui si alterna in men che non lo dico? Ed il tardo del padrepentimento, eildesir pazzo ed al suo ben nimico quando inatteso alla fanciulla appare, acui tanto costò lagrime amare?

224 FrancescoPaolo Russo Qual Dio,qual musa t’inspiròl’incanto onde il fisico austeroarcanamente spera, che taceranno idìdel pianto nell’iride futura alui presente? Elamagia di quel soave canto della riunita alfin coppia innocente, che al terminar delle durate ambasce di memoria edigiuriilcor si pasce?

Non fu Dio,non fu musa. Èsogno Acheo doppia in Beozia una fatal pendice, elungo il freddo rivo gorgonèo citareggiar d’Euterpe inspiratrice, che farcon gli eloquenti occhi potea l’umano pellegrind’estrifelice. Sfuma, ode’ Greci idolatrato errore. Ché musa eApollo ne’ mortali èilcore.

Il coreèunnume.Unsanto nume arcano, che parialcentral astroinnoi sfavilla, se poco arde,ilmortal moreprofano, schiavo fra iceppi dell’inerte argilla. Ma quando caldo,irraggiator,sovrano, incendiando l’anima scintilla, misteriosa nell’umana creta si spande un’armonia: l’uomo èpoeta.

Poeta ben sei tu, che dal suo raggio, che dal suo fuoco avesti scuola, oPiero. Da lui bevesti il musical linguaggio, che icor toccò,perché parlava il vero; ealverotutti icor rendono omaggio, epiagne al vero pianto il cor più fiero. Lagrime esprime d’Adelina il canto, eilsuo plauso miglioreèilnostropianto.

Va’, fortunato! Atenon fu matrigna natura, se un cor vanti, ed icor tocchi. Segui la casta tua vera benigna, col vercommovi elascia dir gli sciocchi. Felce di stolti in ogni clima alligna. Con sdegnosa pietà volgialui gli occhi! Stuol di pigmei, che travagliar d’affanno vorriano Alcide,elo imperché non sanno.

Te mpo verrà, deh! il carodìs’affretti che,pregato,fra noi facci ritorno la rimembranza dei commossi petti eco di gioia atedaranno intorno,

Ferretti, Coppola el’opera semiseria 225 eimpazïenti aspetteran gli affetti del tuo noveltrionfo il sacrogiorno, quando saprai della bugiarda scena vero,equal vuoi, destar contento opena.

Deh! per disio di più superba lode l’innato non tradir genio verace. Solo ai mediocrièdeità la moda, ma più che il mareèinstabile efallace. Dell’implorato suo poter si goda chi d’un incenso instabile si piace. Italo,alei curvartitunon dei: pugnino con l’etadi ituoi trofei.

Beviam, beviamo: all’armonia beviamo, all’itala purissima armonia, di che anche in fasce noi nutriti siamo, perché l’aura d’Italia èmelodia. Sotto il ciel nostroamusicar nasciamo, par che il nostrovagìto un canto sia. Dotto t’abbi, ostranier,scola migliore; santa èlanostra: il nostrocanto èilcore. Sulla stagione nella quale venne inserita l’opera di Ferretti eCoppola, quella del carnevale 1834–1835 al Te atroValle,ecco quanto scrivel’Allgemeine musikalische Zeitung:25

Die vierte,abermals neue Oper,Nina pazza per amore, warvom MaestroPietroAntonio Coppola. Das Buch, bekanntlich schon vonPaisiello in Musik gesetzt, wurdevom Dichter Ferretti umgearbeitet. Hr.Coppola ist zwar auch in Catania geboren; dass aber Catania nicht das Land der Orpheus sei, wiedie Sizilianer glauben, beweist diese Nina, welche,einige nicht üble Dingerchen etwaausgenommen,eine mit neumodischen Schönheiten gepfropfte saftlose Pflanze ist. David warnicht bei Stimme; die Spech gefiel am meisten, desgleichen ihreCavatine,ihr Duett mit David, ein Chor und Einiges im ersten Finale.Maestrou.Sän- ger wurden oft, Ersterer 7mal auf die Scene gerufen; sogar der Dichter musste erscheinen, es warein Jubel ohne Gleichen. Tracce dell’accoglienza riservata dai romani alla Pazza per amore si trovano anche nelle colonne dello Spigolatore,giornale fondato da GaspareServi ediretto dallo stesso Ferretti, preziosissimo testimone della vita teatrale della capitale negli anni Trenta dell’Ottocento.Seilpoeta romano,per motivi di opportunità, tace sull’esito dell’opera, Servi scrivesul numero1del 19 febbraio 1835 –cinque giorni dopo la prima rappresentazione –una interessante recensione che qui riportiamo:

25 Allgemeine musikalische Zeitung 37 (1835),n.31, coll.514.

226 FrancescoPaolo Russo Lo SpigolatoreII, supplemento n.1, 19 febraro1835 Te atroValle.Lasera de’ 14 febraio 1835.Lapazza per amore. Parole di Giacopo Ferretti. Musica del MaestroPietroAntonio Coppola.

Fu arduo cimento il prenderenovellamente atrattareinverso evestiredimelodie l’argomento della Nina pazza per amore scritto originariamente dal Marsolier in francese, indi volto in italiano dal Coltellini eposto in musica soavissima da Paesiello.Mentreanche il Barbiere di Siviglia del MaestroNapolitano era scomparso dal repertorio dopo la comparsa di quello del Pesarese,laNina vi rimaneva ancora, esedirado apparivan’era colpa la scarsezza di prime donne capaci di pitturarecon tutta la voluta naturalezza lo affettuoso delirio di quella sventurata donzella. Ma noi sappiamo,legati come siamo da sincera amicizia col Cop- pola ecol Ferretti che fu il maestroche incaricò il verseggiatoreonde di nuovo trattarequesto vecchio tema, di cui sentivasi arcanamente innamorato.Ora il Ferretti siccome poi si espresse in un suo breveproemio,cercò di sottrarre possibilmente il Coppola dal trovarsi acontatto per situazioni, ritmi oandamenti all’antico immortale compositoreequindi v’introdusse il Dottor Simplicio Medico di villaggio,burbero, selvatico,mafilosofo d’ottimo cuore. Caricò alquanto le tinte del delirio della misera pazza ecombinò di lasciarla sola col Padreorigine delle sue sciagure, onde chiamarealpianto epresentareunquadropiù animato dalla violenza degli affetti che in lei si destano per terribili rimembranze.Iversisono degni del Ferretti, di quello infaticabile,vivace,immaginativo poeta di cui gloriar si deve la nostra Roma, etutti musicabili esparsi qua elàdibelli, filosofici edelicati concetti espressi con commendabile maestria efelicità. Il punto del finale dell’atto primo èmagicamente preparato eproduce un magico effetto.Ilduetto fra la Nina eilPadre el’altrofra la Nina el’Amante sono due bei lavori.Bello,emeritato èstato il trionfo del Siculo Maestro Coppola in questa sua Nina; diciamo bello perché di più sublimi onorieinon poteva nutriresperanza, diciamo meritato perché ha svelata una rara maestria istromentando,una non volgar arte nel disporre le parti del canto,una graziosa novità nelle frasi. La parola èespressa con severa fedeltà. Icaratteri sono sostenuti con filosofica intelligenza. Vi si trovaintutto un distinto amoredel vero.I pezzi ornati da maggio copia di plausi furono nell’atto primo l’Introduzione in cui emi- nentemente rilevasi il valoredel Basso Comico signor Rovere.Lasublime Cavatina preceduta da Romanza eScena della Nina eseguita con una meravigliosa felicità dalla instancabile semprecarissima Spek che ha tutto cantato ed agito con rarissimo ingegno,essendosi vera- mente immedesimata oltreogni crederecol suo difficilissimo carattere. Un Coro; ed infine il Magnifico Finale in cui eidoltr ue commendati attoririscuotono vivi plausi il sempre gradito estudiosissimo David,ilsemprebravo ezelantissimo Schober che il difficile carattere sostiene del PadrediNina,secondati dall’altra donna signora Lolli che seralmente dimostra maggioreimpegno,edel valente Bazzani,edai coristi, che non si sa come,mainquesta musica cantarono in regola. Nell’atto secondo il duetto cantato ed agito con somma perizia edicanto edimimica dalla Spek edello Schober colpisce pel caloredella musica analoga alla energia delle parole ed ècoronato di plausi. Èapplaudita la grand’aria di David,eda David con molta grazia econ caldo affetto cantata; ma le lodi più concordi, più solenni, più iterate nell’atto secondo toccano alla gran scena eduetto fra la Spek eilDavid,che da questi Artisti èdetto con una verità di passione,con un colorito così analogo ai concetti, con una delicatezza di metodo di canto che rapisce in guisa di destareuno entusiasmo di cui non avevamo memoria nei nostriteatri; ebella ènon poco la cabaletta finale che acquista anche moltissima grazia in bocca alla sempreapplauditissima Spek.L’orchestra èstata obbediente alle intenzioni del Maestro, eprecipua lode se ne deve all’ottimo direttore Emilio Angelini.Il

Ferretti, Coppola el’opera semiseria 227 pubblico foltissimo ed unanime ha in questa sera enelle altresusseguenti evocati sul Palco scenico per molte emolte volte il Maestro Coppola,laSpek, David, Schober,eRovere econ esempio raroinRoma anco il Ferretti autoredelle parole; né poteva esserealtrimenti quando si esamini come il Ferretti ha trattato con esito sì felice un argomento difficilissimo esene leggano ibellissimi econcettosi versi, versiche lo faranno semprepiù certo che dopo il celebre Romani nella Poesia Melodrammatica ei giunse il primo ealui d’accanto non ve ne ha infino ad ora alcuno altro; quando sentasi quelle filosofiche melodie del Coppola che ne ha fatto gustareuna Musica tutta nuova; esiascoltino acantare, esiveggano agirelaSpek, il David,ilSchober,ilRovere.Finché in Roma si parlerà d’incontrifortunatissimi si ramme- morerà questo Melodramma in cui eilCompositoreeilPoeta, egli Attoritutti, in singolar modo la Spek,lasciano indelebili ecarissime rimembranze.

di GaspareServi Proprietario dello Spigolatore Te rminate le repliche dell’opera eincassato il rassicurante successo,Coppola parte per Milano città nella quale èprevista per il 30 aprile al Te atroCarcano una rappre- sentazione della Pazza per amore.Dauna lettera aFerretti datata 25 marzo 1835 (n.12) sappiamo che in questa occasione il compositoresiciliano avevachiesto al librettista alcune modifiche alla struttura del dramma. In particolareCoppola avevapreteso che Ferretti sostituisse la cavatina di Enrico »Dovebarbarimitrascinate – Non mi destate« del primo atto con un nuovo pezzo da mettereinmusica tenuto conto delle doti canore del tenorePaganini (la Scena ed aria »Ciel cheascolto«), una nuovaariaper il Conte nel primo atto da collocareprima del duetto »Gran Dio! – Ah, mi tradì l’amore«26;una nuovaariaper Simplicio nel secondo atto di cui perònon vi èpiù traccia, ed alcuni aggiustamenti al Rondò di Nina aconclusione dell’opera. Modifiche che pronta- mente Ferretti realizzò ed inviò per tempo aCoppola in Milano.27 La lettera del 2 maggio (n.13) èunsignificativo resoconto dell’esito della serata, esito che appare

26 In realtà non èchiaroinquale rappresentazione dell’opera fu inserita l’aria del Conte.Nell’edizione Lucca per canto epianoforte dell’opera l’aria èriportata in appendice con la dicitura »Scena ed Aria, ›Ah mi tradì l’amore‹ scritta per il Signor Scober [!]«. Giovanni Schober fu l’interprete del Conte nella prima romana dell’opera. Secondo Marica »Il fatto che la sua aria manchi nell’edizione Lucca non stu- pisce più di tanto,inquanto quest’edizione corrisponde alla versione andata in scena aMilano,alteatro Carcano,nell’aprile del 1835.Tuttavia neppurenell’edizione romana del libretto quest’aria comparee si deve quindi ritenereche il taglio fu effettuato prima dell’andata in scena aRoma, probabilmente per evitareuna successione un poco meccanica di ben quattrocavatine dei personaggiprincipali nel primo atto.Nell’edizione Ricordi dello spartito per canto epianoforte (La pazza per amore,melodramma in due atti di Jacopo Ferretti, musica di P. A. Coppola. Prima rappresentazione,Roma,Teatro Va lle,14Febbraio 1835. Operacompleta per canto epianoforte,Milano s.d., numerodiedizione 107853)l’aria del Conte èinvece riportata nel secondo atto dopo la scena ed aria del Dottor Simplicio.Ciò ètanto più sorprendente,in quanto gli interpreti indicati in questo spartito sono quelli della ripresa milanese del 1835.Evidentemente nelle riprese successive Coppola deve aver reinserito l’aria del Conte eper questo motivo èstata inserita nell’edizione Ricordi« (Marica, L’opéracomique [vedi nota 11], p. 192). 27 Ibrani di nuovacomposizione si possono leggerenello spartito per canto epianoforte dell’opera edito da Lucca eriprodotto in: La pazza per amore.Libretto by Jacopo Ferretti. Music by Pietro Antonio Cop- pola. […] Afac-simile edition of the printed piano vocal scores with an introduction by Philip Gossett,New Yo rk, NY/Londra 1986 (Italian Opera 1810–1840, 5).

228 FrancescoPaolo Russo ancora più dettagliato grazie alla recensione pubblicata dal giornale milanese L’Eco puntualmente riportata nelle colonne dello Spigolatore del 15 maggio:

Milano.TeatroCarcano.LaPazza per Amore, Melodramma Semiserio,poesia di Jacopo Ferretti, Musica del MaestroPietroAntonio Coppola. Siamo intimamente persuasi che itanti, etanti iquali come noi jerisera 30 Aprile fecero il viaggio al Te atroCarcano per vederel’opera del MaestroCoppola intitolata La pazza per amore, nuovaper noi, conteranno questa per una delle serepiacevolmente passate.Quella composizione può essereparagonata ad un ameno giardino; fiorispandenti soave profumo vi abbondano,limpido ruscello con dolce mormorio vi serpeggia, verdeggianti praticelli vi si alternano adeliziosi viali di piante; il tutto insieme forma un incanto,che vi infonde nell’anima un delizioso sentimento di contentezza. Il signor Coppola ha incontrato qui lo stesso applauso che l’anno scorso [!] riscosse aRoma, ov’egli scrisse quell’opera per il Te atroValle.Madamigella Spech nella parte di Nina, qui come aRoma divise col maestro la palma di questa rappresentazione.Ella finge la pazzia in un modo che non urta lasensi- bilità degli spettatori, il suo canto ècanto di pura scuola italiana; non affastella difficoltà, sa impiegareasuo luogo econ giudizio gli ornamenti eprova in tal guisa ch’essa non manca di capacità per eseguir bene anche le cose più difficili. Il signorve Ro re,che fece la parte del Dottore, si tenne entroilimiti della convenienza, ei non esagerò, in una parola rappresentò perfettamente il suo personaggio.Laparte di Rodolfo,ilpadre, fu sostenuta da Ambrosini; quella di Enrico,l’amante,dasignor Paganini. Il primo fece vederemolto possesso di scene; il secondo confermò il giudizio da noi giàdato che la natura lo dotò di quanto occorre per riuscire, studiando efermamente volendolo,unartista distinto... Èsuperfluo il ecdir he tanto durante la rappresentazione,quanto alla fine,sìalsignor Coppola eatutti gli altriAttorie fra essi principalmente amadamigella Spech, il pubblico diede non equivoci segni della sua soddisfazione.Inostrilettorinon ci sapranno mal grado,senoi ci riserbiamo aparlarepiù diffusamente del libretto edella musica. L’aver tentato felicemente l’impresa di scrivereuna Nina dopo quella di Paisiello merita che se ne ragioni più alungo. Dal Eco num. 52. Superato anche il periglioso scoglio milanese,Coppola si spostò aTorino per rappre- sentarelaPazza per amore al Te atroCarignano nel settembredello stesso anno.Per l’occasione Felice Romani inviò una recensione allo Spigolatore che pubblicò il pezzo nel n. 17 del 15 settembre1835.

Cronaca dei teatri.To rino.TeatroCarignano.Lapazza per amore. Melodramma di Giacopo Ferretti. Musica di PietroAntonio Coppola. Il soggetto del Dramma èantico anzi che no; fu trattato in Francia cinquanta osessant’anni sono non mi ricordo da chi, emesso in musica dal Daleyrach [sic]: fu tradutto in italiano da uno di que’ cucitoriditacchi, venuti allora di moda, ed ora tanto comuni, erappresentato colla musica francese poiché la mania delle cose altramontane èinItalia di vecchia data. Paisiello ebbe pietà delle orecchie italiane; ed impadronitosi di quel dramma eaffidato ad un poeta meno plateale lo vestì di note che vivranno quanto il bello ed il vero,equanto la soave malinconia ispiratrice degli animi squisitamente gentili. Miserocolui che non abbia udito almeno una volta le appassionate melodie di Paesiello,melodie che in Parigi molcevano il cuoredel più severo fra gli uomini, avvezzo allo squillar delle trombe eallo scoppiar della folgore! Miserochi non ebbe il diletto di udir sulla scena itenerisospiridella Nina sul labbro

Ferretti, Coppola el’opera semiseria 229 della Pasta,la più drammatica delle nostrecantatrici,el’unica forse che amasse farriviveresui teatrid’Italia, le produzioni de’ padrinostri, così semplici, così patetiche escintillanti di tanta favilla del genio! Perdisavventura la moda, che,sealparidiArchimede,trovasse un punto d’appoggio oltreipoli, muterebbe di sito la terra stese il suo scettrofantastico sulla musica, elaNina di Paisiello fu bandita dalla scena cogli Orazi del Cimarosa ecoi capolavori del Guglielmi. Ma la moda non potrà fare giammai che il soggetto della Nina cessi di piacere in teatro, di commovere vivamente,eper servirmi di un’espressione,che,amalgrado della Crusca, significa ambe le cose,d’interessare. Aciò pose mente Jacopo Ferretti, unico finora che sia degno di cooperareall’impulso giàdato al melodramma italiano,senon lo stanca il dovercombatterecoll’ignoranza ecol pregiudizio,abbattuti sempreesempreredivivi, come l’idra di Lerna; eprese atrattarel’antico argomento; ediede un’altra Nina al Maestro Coppola. Ma se la Nina in mano aFerretti acquistò un abito più moderno,una fisionomia più romantica, una maniera più elegante,perdette un tantino della sua semplicità enon è più, per così dire, un idillio in azione,com’era d’apprima ecome dev’essere. L’inventoredel soggetto avvertìche l’orditura della sua tela era così leggiera ecosì fina che non volevasi sopraccarecarediricami, iquali sarebberoriusciti troppo pesanti; che la Nina non doveva farmostra di sé fuor che in due otre situazioni svariate edieffetto semprecrescente,perché la sua sventura non riuscisse monotona, perché il personaggio conservasse un certo che d’aereo editrasparente,principale prestigio con cui si raccomanda; che la sua pazzia dove esser tranquilla, patetica, appassionata eaddolcita da un presentimento edauna speranza dal cui verificarsi èguarita. Un gemito del cuoreche soffre, un sorriso d’illusione che la consola, un trasporto di amoreche la risana, enulla più. Il Ferretti, per servirealle esigenze moderne, all’abbondanza dei pezzi di musica eallusso dell’arte sorella, ha dovuto atutta forza amp- lificareiltema epresentarlo come veduto con un cannocchiale che ingrandisce gli oggetti. La Nina apparisce troppo in iscena evirimane troppo: isuoi lamenti sono prolissi, ripetuti, soverchi: la sua pazzia non èpiù una tenera malinconia, ètalvolta una lacernte disperazi- one; ond’è che il trovarsi guarita tiene un po’ del prodigio.Earenderemonotona questa soverchia apparizione concorre l’averintrodutto un medico al quale si doveva assegnareuna parte di primo attore; equesto medico,immaginato per rallegrarel’azione,laturba per lo contrario el’allunga senza necessità, einquieta lo spettatoreintromettendosi nelle situazioni più patetiche ediventa pel suo caratterebuffo un personaggio,senon inutile,almeno cont- rario allo scopo dell’autore, qual èlaguarigione della Nina; poiché quale di noi si fiderebbe di siffatto dottore? Da cotesto allargamento del dramma edacotesto caricamento di tinte prende necessa- riamente caratterelamusica di Coppola; essa per conseguenza sente qua elàunpo’ troppo del serio edello studiato,talvolta si perde in qualche digressione,enon di rado si replica, e frequentemente èdisoverchio clamorosa; poiché il Coppola anch’esso ha voluto darealla Nina una veste moderna esfarzosa,senza por mente che la Nina ne doveaavere una tutta sua etutta semplice.Non si creda con ciò ch’io voglia defraudaremenomamente alla gloria di un Compositoreche appalesa tanto ingegno etanta dottrina. Egli ha mente ed ha cuorepiù di ogn’altroper sentireche in molti luoghi ei si èimmolato al gusto presente ealla prepo- tenza della istrumentazione.Visono affetti, vi sono passioni che hanno una voce lor propria: vi sono istrumenti che sono sacrialtal affetto,alla tale passione; eilflauto sospirerà sempre l’amore, elaviola la mestizia dell’anima, el’arpa la romanza, elatromba accompagnerà il trasporto guerriero, el’orchestra avrà suoni sommessi per sedati sensi del cuoreeforti per li concitati, eavrà gioconde voci per la gioja etuonanti espressioni pel furore. La Musica più

230 FrancescoPaolo Russo d’ogni altra arte imitatrice,had’uopo di osservare quella legge antichissima, senza cui non v’ha giusta everace rappresentanza, la legge della convenienza. Ma se la musica del Coppola può esseretalvolta accagionata di questo difetto,ilquale, ripeto,non èsuo,daquante bellezze non èpoi questo difetto compensato? Che copia d’immagini! Che aggiustatezza di concetti! Che spontaneità di melodie! Che progressione elegame d’idee! Qual fattura eartifizio di pezzi! Quanto ingegno equanta maestria! Egli è nato per emulareilsuo compatriotta Bellini, egli ne ha l’indole,l’intelletto elascuola! Il Maestrofusommamente fortunato dal lato dell’esecuzione.L’orchestra sentì la potenza della musica italiana, elafece sentirecome vorrei che tutte le italiane orchestre facessero. Gli attoricantanti furono un complesso che onorerebbe il principal teatrodiqua- lunque metropoli. La Tadolini non saprei diresemeglio rappresenti omeglio canti la parte di Nina, se in lei splendano più idoni della natura oidoni dell’arte.Lasua voce èdivero soprano,soavissima, agilissima erobustissima, pieghevole aqualunque espressione,coloran- dosi ad ogni affetto,patetica, commovente escorrevole: esebbene la parte sia scritta per un contralto,essa èeseguita da lei con quel saperesìraroper cui anche lo sforzo sembra sponta- neità. Paganini èuntenoredivaglia, un peregrino,uncantante che giustifica gli onori riportati. Nessuno finora mi ha ricordato Rubini al parodilui nella voce enella maniera.; di persona ediazione lo supera: il duetto ch’ei canta con la Tadolini valsolo un’opera intera. Schober èunbasso cantante fornito di buona voce eben modulata eallevato in ottima scuola, si atteggia bene,canta con espressione econ anima e, pregio non tanto comune nei Bassi, quando èd’uopo di vigoreloadopera senza sforzo esenza frastuono.Alberto To rriè più che Basso comico: ha voce emetodo di canto difficili atrovarsinei Bassi comici; rap- presenta il suo caratterecon giustezza econ verità; nulla èinlui di scurrile ediesagerato; eper ultimo elogiosadareimportanza alla quasi nullità del personaggio che gli ètoccato afigurare. Perciò non èmeraviglia se La Pazza per Amoreandò per così direalle stelle,ese il bel sesso fu intenerito alle sventurediNina, sebbene il bel sesso non impazzisca più per amore, oseimpazzisce,sia tutt’altrogeneredipazzia. Non lasceròsenza il debito encomio l’impresa che ne fa dono di sì compiuto spetta- colo.Decorazioni, vestiario edecenza di scena, tutto èdegno del Te atroCarignano,tutto corrisponde al merito dell’Opera, esforza me,diròcon Geoffroi, al volgareufficio di loda- tore. Ma lo compio volentieriedesiderodiavvezzarmici. Felice Romani. Non èdifficile immaginareladelusione del librettista romano alla lettura di tale recensione.Romani sostanzialmente rimprovera aFerretti di aver distrutto quell’aura di austera semplicità che circondava la protagonista nell’opera di Paisiello sacrifican- dola ai voleriealle esigenza dell’arte sorella la quale impone all’eroina ben treuscite in scena amplificandone adismisura disagiedeliri. L’introduzione del medico sem- bra poi al genovese quasi un’eresia poiché le convenzioni musicali ne impongono un ruolo quasi paritetico aquello della protagonista eunsiffatto personaggio si intrufola in maniera molesta nell’azione guastandola irrimediabilmente emortificando qual- siasi verosimiglianza. Di saporealquanto amaroèperciò il tentativo di chiarireisuoi intendimenti che Ferretti affida apoche righe pubblicate sullo Spigolatore in calce all’articolo di Romani:

Ferretti, Coppola el’opera semiseria 231 Te niamo in troppo alto pregio le critiche di un maestroMelodrammatico come il Romani enediamo testimonianza qui registrandole: solo erispettosamente diremo,che il valente Rovere fra noi seppe rendereinteressante il personaggio del medico in guisa da non farsos- pettaresuperflua la sua parte; eche l’autoredelle parole venne potentemente obbligato dalle leggidella brevità, edal pronunciatissimo odio pubblico controiRecitativi asopprimerela scena che rendeva meno miracoloso il rinsavirediNina. Daltronde non era prudente consi- glio il porre il Coppola nelle identiche circostanze del Paesiello,eparve utile provvedimento il collocarelanuova Nina in situazioni più forti di quelle in cui era stata posta l’antica; ma spesso con la miglioreintenzione si sbaglia, eforse questo potrà chiamarsene un caso. Le scuse appartengono alla solita galleria: necessità di tagliareirecitativi, intenzione di diversificarel’azione per allontanarsi dall’opera di Paisiello,ecc.Motivazioni pre- testuose forse,maininfluenti sul successo che l’opera riscosse su gran parte dei palco- scenici italiani.Successo che indusse Ferretti aricavare dal libretto una riduzione tea- trale per la celebreattrice Amalia Bettini che proprio in questo periodo si aggregava alla compagnia teatrale Mascherpa di cui il poeta romano figura come poeta ufficiale per l’anno 1835.Una riduzione significativamente orientata versoilrecuperodel modello di Marsollier che segna il ritorno alla ridotta dimensione originaria in un solo atto enel quale si nota immediatamente l’assenza del personaggio di Simplicio il cui legame con le convenzioni melodrammatiche coeve dovette apparirequanto mai ingombrante.

Appendice

LetterediCoppolaaFerretti

1 Napoli, 19 giugno 1834

Carosignor Ferretti, non posso celarvi il contento ch’io provo in vedermi da voiconfuso di gentilezze,edi una affezione immensa, onde non ho termini per ringraziarvi delle premureche per me vi date eche mi anticipate nelle preghiere, che io desideravo darvi. Riceveilaprima vostra lettera per via del maestroDonizetti egiusto icomandi datimi mi han promesso infra due giorni al più darvi una copia della Nina la quale fra giorni si mette in concerto per farsi nella Fenice;28 ma ciò non pregiudica affatto la nostra intrapresa evelorimetteròper via d’Angrisani diretto aquel signoreinRoma che mi avete additato; per il buffo che mi dite, io son contento di quello che fate voi, poiché son sicuroche tutto fate in mio vantaggio,la mia preghiera sarebbe di poter avereunbuon tenore, mentredel basso Sciober [sic] non se ne ha tanta opinione vantaggiosa.

28 Si tratta del Te atrolaFenice di Napoli (vedi nota 23).

232 FrancescoPaolo Russo La seconda vostra portatami quest’oggidal mio amico Cicconi èstata consolantissima, poiché mi avete fatto conoscerequale impegno avete per me,equanta premura vi date per mandarmi presto il programma, che io tanto desidero; ed erodeciso pregarvi, mandandovi il libretto della Nina, acciò vi davate tutta la premura afatigareper me,poicché essendo un soggetto conosciutissimo con musica classica del celebrePaisiello,untal confronto èperi- coloso,molto più che son sicurodella poesia, dunque certam.e da me dipenderà l’incontro, eper tal motivo ho trasportato la mia scrittura per il Fondo nella prossima primavera, met- tendo in scena nel corso di quest’anno solamente il Rodrigo ecosì non mi resta altrodafare che l’opera per Roma ediaccomodarealcuni pezzi dell’Achille29 per farsiinPalermo da un mezzosoprano invece di Contralto,riformando ancora qualche pezzo,per abbreviarequal- che poco la durata dell’opera, ma da questo lavoro saròspiccio da qui ad un mese,poicché per ora sto scrivendo un oratorio per mandarlo in Catania dovendosi cantareinuna piazza come èdiuso nella festa di S. Agata nel mese d’agosto.Onde mi son deciso non pensareche alla Nina, molto più conoscendo l’impegno,che voiavete nello scrivermi la poesia, aspetto dunque ansiosissimo il vostroprogramma, ed io fra giorni vi manderòlavecchia Nina. Vi ossequia tanto il maestroDasdia siciliano,30 che venne pochi giorni sono in vostra casa, ed essendo mio amico,mihaimpegnato scrivervi di poterle fare averedaPaterni31 la scrittura di lui scrivereunaltra opera, se non avesse combinato con Ricci,32 oqualche altro maestro; ediciò vi prego darmene risposta, poicché voglio farciconoscere, che io ve ne ho pregato.IlmaestroMandanici33 vi restituisce icomplimenti, ed ha preparato alcuni pezzi di musica per mandarla alla vostra ragazza. Cirino vi fa tanti complimenti, ma non ancora potrò presentargli Cicconi, poiché ieriandiede aCastelloamare. Vi ringrazio tanto della premura che vi siete dato per la Santolini.34 Mettetemi in grazia della signoraTe ta la quale deve essere la protettrice della mia debolissima musica, amatemi ecredetemi il vostro PietroAntonio Coppola.

2 Napoli, 26 giugno 1834

Gentilissimo Amico ho fatto leggerealsignor Dasdia quanto lui riguardava nella vostra lettera emolto vi ring- razio della premura che vi siete data in suo vantaggio.Midispiace immensamente se nella Nina mancheranno le coriste; mentreiomiero prefisso pregarvi espressamente mettereil corodidonne,conoscendo che il genio del signor Paterni sarebbe stato quello,difar scrivere un librosenza tali coriste,essendovene in Roma poche,edimpiegate tutte in quell’epoca al

29 Sull’Achille in Sciro,rappresentato aNapoli nel 1825,cfr.AlessandroLerro, L’»Achille in Sciro« da Pietro Metastasio aRapisarda-Coppola,in: Metastasio nell’Ottocento.Atti del Convegno di Studi, Roma, Discoteca di Stato,18settembre1998, acura di Francesco Paolo Russo,Roma 2003,pp. 81–93. 30 Il musicista di cui si fa cenno èIgnazio D’Asdia direttored’orchestra ecompositorepalermitano (1803–1865). 31 Giovanni Paterni, in quel periodo impresario del Te atroValle. 32 Si tratta del musicista napoletano LuigiRicci (1805–1859)che musicò vari libretti ferrettiani. 33 Èilmusicista siciliano Placido Mandanici (1798–1852). 34 Si tratta forse del soprano Dionilla Santolini amica di famiglia di Ferretti.

Ferretti, Coppola el’opera semiseria 233 Te atroSerio; ma io non mancheròdipregareilsignor Paterni aseconda del vostroconsiglio datomi, esperoche vorràcontentarci. Finalmente mi èriuscito ritrovareunlibrovecchio della Nina, quale vi rimetto con la direzione da voiavvisatami. Aspetto impaziente il Programma da voigià rimessomi, mentre anelo il momento di poter principiareametterelamusica alle vostreparole,lequali, son sicuro, che al primo leggerle desteranno la mia poca fantasia. Godo che si ècombinato con Ricci per la prima opera del carnovale essendo un maestromolto accreditato,eche sicuramente scriverà un Opera Buffa, oalmeno di diverso caratteredella Nina. Dovendo voioccuparvi anche per il librodel signor Ricci, econoscendo l’impegno vostroinfarmi produrre,credo soverchio pregarvi di vantaggio,acciò impiegate tutto il vostrozelo afarmi riuscire. Il maestroMandanici ha incaricato me per prendervi da Girard35 la musica sua, che vi manderòcol signor Biagini.36 Tanti ossequi alla signora Te resa efiglie,edesiderando delle occasioni per farviconos- cereilmio attaccamento mi dico il vostroamico PietroAntonio Coppola.

3 Napoli, 1° luglio 1834

Garbatissimo signor Ferretti, son più giorni che riceveiilprogramma, il quale lo ritrovo ricco di pezzi interessantis- simi, della qual cosa n’erosicurissimo. Siccome voistesso mi comandate dirvi le mie libereosservazioni, io desidererei che il 4:o pezzo del 1:o atto sortita di Enrico,invece di terzetto,oquartetto avostra scelta, fusse un pezzo concertato,mache primeggiasse la sola parte di Enrico,egli altriservirebberoquasi da pertichini, per darecosì un pezzo interessante per ilTe nore, enon fare un quartetto prima del finale,ead uomini solamente.Nel 1:o atto non ho altrodadesiderare; come pureioson di parerelasciar semplice l’azione senza supporre il medico Simplicio colui che ha curato e vegliato Enrico,poicché la credo più regolare; ma voiavete più conoscenza etalento di me: onde fate come credete. L’atto 2:omipiace immensamente quello dove cambia la scena in sala del castello,ma dovreste levarneilDuetto tra Simplicio ed Enrico,poicché siegue subito un altroDuetto il quale non puol esseredimiglioresituazione; poi un Duetto fra due uomini, mentrenel 1:o atto ve n’è un altro, non mi sembra di effetto sicuro;èveroche il Buffo ed ilTe noredesidere- rebberounaltropezzo nell’atto 2:o, ma io non lo credo utile per me,mentreson sicuroche èunpezzo superfluo nell’Opera; esel’introduzione principierebbe con icorisolamente,io mi contenterei, edovendosi incontrareSimplicio con Enrico potrebbe esserlo in recitativo;

35 Èl’editoremusicale ginevrino Giuseppe Girardattivo aNapoli nella prima metà dell’Ottocen- to (cfr. Dizionario degli editorimusicali italiani: 1750–1930, acura di Bianca Maria Antolini, Pisa 2000, pp.173–178). 36 Domenico Biagini, amico d’infanzia di Ferretti impiegato alla Prefettura dell’Annona eGrascia dello Stato Pontificio.

234 FrancescoPaolo Russo se poi volete metterli nell’Introduzione,inqualunque altra maniera, fate come vi piace,mail duetto non èdimio piacere; finiscono le mie osservazioni con rimettermi poi intieramente avoi. Avrete ricevuto il librodella Nina, che vi mandai per via di Angrisani. Paterni non ancora mi ha risposto alla preghiera datale per le coriste donne,lequali sono necessarie.Non ho potuto più vedereCicconi, né appuraredove abita, per dimandargli del signor Domenico Biagini per mandarvi la musica di Mandanici. Anelo il momento di principiareametterein musica ivostriversi, ed ossequiando l’intiera vostra famiglia, restituendovi isaluti di Doni- zetti eCirino,anzioso di vostroriscontromidico il vostro PietroAntonio Coppola.

4 Napoli, 10 luglio 1834

Gentilissimo signor Ferretti questa mattina da Donizzetti [sic] mi èstata data una vostra lettera in data dei 2: di questo, riguardo alle coriste,credo sicuramente sapreste,che il signor Paterni gentilmente accettò le mie preghiere, emirispose che ne avrebbe scritturato 6delle migliori, ecosì avrebbe con- tentato me,evoi, perciò siamo fuorid’impiccio.Digià avrete ricevuto il libretto della Nina che vi mandai per Angrisani, eper la posta avrete avuto le mie osservazioni al programma da voimandatomi, ech’io riceveialmomento giunto in Napoli. Sperofra brevericevere pezzi di poesia della Nina, mentremidite voler lavorareper me,non essendo ancora deciso il soggetto,che dovete trattareper Ricci. Non più di tregiorni addietroseppi la partenza del signor Biagini per Roma, avendomi incontrato per accidente col signor Cicconi, di cui non avevapiù nuove,ritrovando comodo vi rimetterelamusica di Mandanici equalche altropezzo.Attendo con ansietà vostricaratteri; mille complimenti alla vostra famiglia, e col desiderio di mostrarvi la mia riconoscenza, restituendovi isaluti di Donizetti eDasdia, credetemi vostroaffezionatissimo PietroAntonio Coppola.

5 Napoli, 21 luglio 1834

Garbatissimo Amico col mio amico maestroOrsini,37 che si ritira in Roma carico di alloriper la sua opera data nel Te atroNuovo la sera dei 12:essendo stati applauditi tutti ipezzi del primo,esecondo atto,echiamato tante volte sul proscenio per ricevere gli applausi meritati, profitto man- darvi trepezzi per pianoforte del maestroMandanici, che tanto v’ossequia. Da che riceveila vostra lettera per via del signor Pedrazzi,38 che tanto vi sono obbligato per avermi fatto fare la sua amicizia, sono rimasto in aspettativa dei trepezzi che mi prometteste mandarmi della

37 Si tratta del compositoreromano LuigiOrsini (1805–1881)inquell’anno aNapoli per rappresentare l’opera L’eremo di Senloph. 38 Il tenorebolognese Francesco Pedrazzi rinomato interprete delle operediRossini eDonizetti.

Ferretti, Coppola el’opera semiseria 235 Nina, che di giàavevate fatti. Vi prego amettereinesecuzione la vostra promessa, mentre sono ansiosissimo averedetti pezzi, ed io son sicuro, che avendo passati altripochi giorni mi manderete tutto il primo atto. Non troverete nella mia lettera espressioni per impegnarvi di vantaggio nel mio libro, poicché sono sicurissimo della stima che per me avete,edella premura che per me vi date. Riceveiilgiornale che parlava della Santolini, efeci darelalettera al signor Fiorentini. Comandatemi, epregandovi ossequiarmi la signora vostra moglie efiglia mi dico vostroamico PietroAntonio Coppola.

6 Napoli 29 luglio 1834

Gentilissimo Amico ho fatto presente al signor Capranica quanto voimiavete scritto riguardo ai libri, elui puli- tamente mi disse vi scriverà per farviconoscere, che non fece mai di voisinistrosospetto ma lasciò tutti i20: tomi, poiché non sapeva come portarseli, enel caso di poterne portaredue otre,non sapeva quali scegliere, onde vi ringrazia della premura vi siete presa eche stiate sereno.Resto inteso aquanto mi dite per il Buffo comico,che vi prego ossequiarmelo in mia parte. Ho ricevuto itre pezzi della Nina, ed altronon posso dirvi che sarei troppo fortunato se potessi trovarelegiuste note per vestirelevostrebelle parole,ese mancheranno di effetto sarà certamente mia colpa non volontaria. Stiate sicuroche il libronon lo vedrà alcuno.Io sono veramente contentissimo eson sicuroche uguali troverò gli altripezzi, che mi mande- rete.Co[s]selli sta distante se mi riuscirà andarci dimani gli rapporteròquanto mi dite.Sodi certo che sabato partirà da Napoli insieme agl’altri.Tanti complimenti alla vostra famiglia, comandatemi erestituendovi icomplimenti del maestroMandanici,Cirino eDasdia di tutto cuorevidico vostroaffezionatissimo PietroAntonio Coppola.

7 Napoli, 19 agosto 1834

Pregiatissimo amico, non pria di questa mattina ho avuto il piacereconoscereilsignor Coletti, che mi ha portato due vostrelettere, ed avendolo sentito cantareviassicuroche mi ha piaciuto molto,sìper la bella voce,che per la maniera, mi ha detto che non ha combinato ancora nulla per il Fondo, poicché Donizetti gli ha detto che lui non può giocarla, lo ha fatto andaredaCoccia, egli èstato risposto,che ha rinunciato di esserepiù direttore, ma siccome lui desidera essere inteso,gli ho promesso che parleròcon Capecelatro, ed aColli, che sono Deputati delTe atro edilettanti di musica, anzi si credono poco più di maestri, egli farò averequesto piacere di essereinteso; vi aggiungo che se fosse venuto in Napoli un mese addietroloavrei fatto scritturareper Palermo.Sono tregiorni questa sera che riceveiilrimanente del 1:o atto,e ne sono contentissimo.Nel secondo atto mi piace che vi èunduetto fra la Donna, ed il

236 FrancescoPaolo Russo Te nore, ma credo che si allunga troppo l’opera mettendo pureunariaper il Buffo.Basta, fate voi, io son contento,epoi avoce ce la intenderemo meglio.Ioverrò in Roma nei primi di novembreeringraziandovi delle premureche per me vi date,anzioso di vostricomandi, ossequiando la signora Te resa efiglie,credetemi vostroamico PietroAntonio Coppola.

8 Napoli 18 settembre[1834]

Gentilis.mo amico sono stato quindici giorni ammalato con attacco alla testa per cui non avreipotuto appli- carmi affatto onde non vi ho fatto premura per il secondo atto,maadesso,che mi sono rimesso,desidererei averlo per non perder tempo,mentreper non stareinozio,hoprin- cipiato amettereinpartitura ipezzi dell’atto 1:o di cui ne avevofatto ischizzi, avendomi prefisso metterli in pulito estrumentarli quando eroinRoma, eche avevosentito icantanti. Onde vi prego quanto sia più presto possibile contentarmi eringraziandovene anticipata- mente,eringraziando molto la signora Te resa dei complimenti mandatemi per la Santolini, pregandovi di darmi nuovadella riuscita di tutta la compagnia del Te atroValle edelle opere nuove che si faranno,come puredel soggetto che scrivete per Ricci.39 In S. Carlo si sono proibite la eGiovanna Grayche si era pregato cam- biarealla marcia […] facendogli restarelastessa musica. Anna Bolena, Beatrice di Te nda, Caterina di Guisa, Lucrezia Borgia;40 quantunque alcune di queste operedigià si erano fatte.Onde la Società si trovaingrave imbarazzo. Mille ossequi, epoesia del 2:oatto della Nina. Il vostroriconoscentissimo PietroAntonio Coppola

9 Napoli, 2ottobre1834

Garbatissimo Amico martedì mattina riceveiintierol’atto secondo,mezzo per via di posta, ed il rimanente dal negozio di Fragalà. La mia abitazione tutt’ora èlastessa, onde sono tranquillo per tale riguardo,per altripochi giorni saròoccupato per musica che sto facendo per Catania con premura, eseprima avevolavostra poesia, non avreiaccettato questo impiccio; basta, fra giorni saròall’ordine,per dar principio all’atto 2:o,quantunque alcuni pezzi li scriveròin

39 Coppola accenna al libretto dell’opera Chi duravince andata in scena al Te atroValle di Roma il 27 dicembre1834. 40 Maria Stuarda di Donizetti (prima rappresentazione Napoli,Te atroSan Carlo,1834), Giovanna Gray diVaccai (prima rappresentazione Milano,Teatroalla Scala, 1836), Anna Bolena di Donizetti (prima rap- presentazione Milano,TeatroCarcano,1830); Beatrice di Tenda di Bellini (prima rappresentazioneVenezia, Te atrolaFenice,1833); Caterina di Guisa di Coccia (prima rappresentazione Milano,Teatroalla Scala, 1833); Lucrezia Borgia di Donizetti (prima rappresentazione Milano,Teatroalla Scala, 1833).

Ferretti, Coppola el’opera semiseria 237 Roma, poicché dovròpregarvi per qualche abbreviamento,dipresenza ne parleremo,evi avvertoche io vorrei lasciareassolutam.e il primo pezzo,come voistesso me ne daste libertà. Riguardo ad andareinscena per la prima opera di Carnevale,lofòdipenderedavoi, acosto di mio qualunque sagrifizio ed interesse,mentresabato manderòaPalermo il mio Achille richiestomi dalla commissione teatrale di quella città, ed ho dovuto fatigar non poco per accomodarelaparte di Achille scritta per la Santolini, per la [Settlucech?] scritturata per far puredauomo.Unitamente alla premura che mi hanno fatto mandar presto tale spartito,mi hanno fatto sapereseiovolessi andareametterlo in scena, avvisandogli quanto dovrebbero darmi; se dovròandareinscena per la seconda opera, potrei per certo combinarel’uno e l’altro, altrimenti rifiuteròassolutam.e andareinPalermo,emi trovereiinRoma per li otto, odieci dell’entrante.Aspetto vostroriscontroper sapermi decidere. Conosco bene che ogni vostra risoluzione èdimio vantaggio,ediofaròditutto per trovarmi all’ordine per andare in scena l’apertura del Carnovale.Ossequiate da mia parte il maestroRicci, edesideroil momento di mangiareinsieme imaccheroni. Ho inteso le relazioni della compagnia dei nostricantanti della Nina da voidatemi, equando hanno volontà di fare èsempreuna cosa buona ancorché mancano di sapereediabilità. La seconda donna sarà certo cambiata, e credo aquest’ora avrete principiato il lavoro per Ricci che veramente per andareinscena la prima opera viene troppo affrettata, epoco vi èdariflettere. Ma Ricci ha nome,eha merito, epuò fartutto,edionon ho nulla, esemprehodatemere, molto più che da quest’opera dipende basarelamia opinione.Aspetto un pronto riscontro. Mille complimenti alla famig- lia egiurandovi esser il vostro PietroAntonio Coppola.

10 Napoli, 7ottobre1834

Garbatissimo amico speroche di giàsarete ristabilito dal vostroincomodo; ho gradito moltissimo la vostra lettera di quest’oggi, si[a] per le riflessioni giustissime da voifatte per doversiandareinscena con la Nina per prima Opera del Carnovale come purevisono tenutissimo [sic] che mi avete pre- venito afarmi fare l’Achille nel Te atroTordinona, che in da più tempo vi avreivoluto pre- gare, onde fate voi, ed io son contentissimo dell’arbitrio che per me vi prendete riguardo a complimento,edassolutamente non penso più di andareinPalermo,eper il 20 dell’entrante speroessereincotesta; quantunque conosco che voiavete tutta la premura per me,purevi prego afar di tutto,onde Camurri facesse darel’Achille,ese con tale occasione potreste gio- vare alla Santolini fareste un bene in due.Dimani dopo pranzo manderòl’Achille in Palermo accomodata per soprano la parte del contralto,evi assicuroche mi ha tenuto cinque giorni occupatissimo fare tale accomodo.Mille ossequi alla famiglia ealmaestroRicci. Mandanici desidera che voilofaceste scritturareper Roma ascrivereun’opera per qualunque stagione. In Roma ne parleremo meglio.Avvisatemi quando terminano le recite di autunno,acciò avessi tempo di sentir bene le voci, ed imezzi dei cantanti che dovranno cantarelaNina. A vostricomandi, non ringraziandovi [sic] per voicredetemi vostroamico PietroAntonio Coppola.

238 FrancescoPaolo Russo 11 Napoli, 1° novembre1834

Gentilis.mo amico, molto mi èdispiaciuto sentireche li vostriincomodi prosieguono.Sono oltremodo con- tento della stanza trovatami, ma se non ancora èfermata, desidererei che temporeggiaste sino alla mia venuta che sarà forse prima delli 10;mentreunavvocato romano che da poco qui è venuto,mihapromesso farmilettera alla signora Mariuccia Bensi per farmidareuna stanza, emidice che potrei averel’uso del pianoforte,enon mi farà spender molto,seciò potrebbe verificarsi non mi dispiacerebbe,altrimenti prenderei quella da voitrovatami. Se poi credete che si farebbe cattiva figura potete assolutamente combinare, che io sarei contentissimo. Mi ha sturbato sentireche la Nina non si farà per prima opera, come mi avevate fatto credere; eviassicuroche l’anticipo ed il ritardo mi ha portato qualche interesse,masela musica riuscisse,tutto curerei poco. Non ancora ho veduto Donizetti poicché la vostra lettera l’ho avuta una mezz’ora addietro. Esel’avevo ierinon avreifissato questa mattina la mia partenza così presto.Osse- quiatemi la signora Te resa efiglie,ecredetemi vostrodicuoreamico PietroAntonio Coppola

12 Milano,25marzo 1835

Caro il mio signor Giacomo avanti ierialla ora una di notte siamo giunti felicemente in Milano dopo 15 giorni di viag- gio, avendoci trattenuto in Bolsena, […], Firenze egiorni cinque in Bologna non vi ho scritto prima poiché volevo darvi conto dell’intieroviaggio che per me èstato piacevole avendo veduto delle città nuove per me.Latangente di mia spesa èstata di scudi 22 ene sono rimasto contento poicché in viaggio non ho conosciuto seccatura di dogana edines- sun altrogenere. Iericon premura andiedi alla posta con la certezza di ritrovarevostra lettera con l’aria nuovadel medico dell’atto 2:o ed il primo tempo pel Rondò finale di Nina, come mi prometteste farmigiungereinMilano,ene restai deluso: voglio sperareche mi [arriver- anno] con l’ordinario di domani. Lo spartito non èancora in Milano,poicché l’impresario scrisse molto tardi al signor Paterni, onde sarà in viaggio.Rovere41 non voleva dibuttare con la Nina per patto espresso di sua scrittura, ma ierisera ha convenuto fare quest’opera per prima avendogli promesso cambiargli la cabaletta del Duetto,efarcil’aria che aspetto da voilapoesia, onde vi prego di mandarmela in riposta di questa mia. Vi ossequia tanto il signor Previtali. Merelli42 èandato in Vienna ad accompagnarelacompagnia di canto per quel teatro. Il signor Ricordi mi ha fatto molte accoglienze emihaincaricato salutarvi emi disse di avervi scritto per averepezzi della Nina.43 In Bologna intesi dal fratello di Ronzi

41 Il basso buffo Agostinove Ro re creatoredel ruolo di Don Simplicio nella prima rappresentazione della Pazza per amore. 42 Èl’impresario,direttoreartistico elibrettista bergamasco Bartolomeo Merelli (1794–1879).Fuim- presario del Te atroalla Scala dal 1836 fino al 1850 con qualche interruzione. 43 Nonostante le ›avances‹ di Ricordi lo spartito dell’opera fu poi pubblicato da Lucca.

Ferretti, Coppola el’opera semiseria 239 che Paterni era stato obbligato dal governodiaprireilteatroinprimavera con musica, eper fare la compagnia era partito per Napoli, ma io non l’ho creduto.Paterni mi parlò prima che io partissi da Roma di voler scritturarelaTavola44 per autunno ecarnovale per altra prima donna con la Cosatti, eseciò si verifichi tra le due non ne avrò una buona; promise scriverealla Speck45 le ultime sue intenzioni, ma non le ha scritto più. L’apertura della Can- nobiana [sic] dopo Pasqua sarà con un’opera che sta scrivendo un palermitano di cognome Somma,46 edopo un’altra opera nuovadel maestroRasi; al Carcano per ora sono promesse due opere: la Nina per prima epoi il Nuovo Figaroper seconda.Tutta la famiglia Speck mi ha incaricato ossequiaretutti di vostra casa.Tanti complimenti per me alla signorTe ta efiglie; io mi credo inutilissimo atutto,madesiderooccasioni onde posso farviconoscerelamia gratitudine.Tanti saluti al signor Gaiassi, Belli, Quadrari, Zampi ed al signor Fripi, ed amici tutti.47 Comandatemi in che valgo econ ansietà di vostricaratterimidico vostroamico PietroAntonio Coppola.

13 Milano 2maggio 1835

Caro il mio signor Giacomo la sera dei 30 aprile finalmente dopo tante peripezie tutte inov nostr antaggio,andiede in scena la nostra Nina,che fece un incontroinvidiabile da qualunque.Ilteatropieno dei critici milanesi dei primarii cantanti ecantante,come la Pasta,48 Boccabadati,49 Grisi Giuditta,50 Madama To ldi51 che qui si ritrovò ed altreche non mi ricordo in questo momento.Una porzione di maestrimilanesi, etutti icompositorimaestriche qui si ritrovano all’infuoridei fratelli Ricci, tutti venuti per decideresul merito dell’opera, avendosene sparsa una favore- vole prevenzione sì per l’incontroottenuto in Roma, come per averne con molto vantaggio parlato il direttored’orchestra eiprofessoriche avevano sentito la musica nel concertarla. Onde si principia l’introduzione edaper tutto silenzio imponente; immaginate il mio cuore cosa poteva sentire, mentredalle quinte stavo attento ai coriedatutto quello che avesse potuto dipendereper il buono andamento dell’opera; ma quando si arrivò in quel punto che il corodopo l’assolo del dottoredice aquell’anima che geme,venga l’iride abrillar,lo scoppio di plausi in generale fu tale che certamente non fu minoredaquello che ottenes- simo in Roma. Sin da quel momento tutti ipezzi terminarono achiasso.Iofui chiamato per più volte acompariresul palco dopo la detta Introduzione,edinseguito dopo tutti ipezzi, anche dopo il corounbel giovanotto,che ha fatto fanatismo.LaSpeck ha destato entusia-

44 Il soprano Te resa Tavola particolarmente attiva aNapoli negli anni Trenta. 45 Il soprano Adelina Spek prima interprete del personaggio di Nina nella Pazza per amore. 46 Si tratta del compositoresiciliano LuigiSomma che compose per ilTe atroalla Canobbiana la tragedia lirica Ildegonda eRizzardo su libretto di Giuseppe Sapio andata in scena nella primavera del 1835. 47 Amici efrequentatoridella casa romana di Jacopo Ferretti. 48 Il celebresoprano Giuditta Pasta (1797–1865). 49 Il celebresoprano modenese Luigia Boccabadati (1800–1850). 50 Giuditta Grisi mezzo-soprano milanese (1805–1840). 51 Il soprano Adelina To ldi.

240 FrancescoPaolo Russo smo,Ambrosini52 fratello del maestroche costà si ritrova, che sostiene la parte del Conte,fu molto applaudito nell’adagio del primo Duetto con Rovere per averlo ben cantato,ilDuetto èstato applauditissimo alla fine.Iogli ho cambiato la cabaletta avendone scritta un’altra addattata all’Ambrosini, ma con le parole istesse.Lacavatina di Enrico èstata pureapplaudi- tissima cantata da Paganini53 quantunque èl’unico per me che poco sostiene il suo carattere, ma qui piace,edanoi ci basta. L’aria di Rovere nell’atto secondo ha piaciuto molto,non parlandovi degli altripezzi; insomma, quante parole voiavete fatte,ediohoposto in musica sono piaciute tutte.Daper tutto per Milano si parla della Nina. Ieri, per seconda rappresen- tazione: pioggia adilluvio,eteatrodistante dal centrodimolto,onde non si credeva vedere un’anima in teatro, purebastanti persone vi furono per fare un chiasso uguale aquello della prima sera esemprechiamati fuoricantanti ed io per tante volte che non so dirvele.Lapoe- sia che mi mandaste da Roma èstata da me posta in musica senza levare una sillaba. Sarà mia premura mandarvi una stampa dell’intierospartito che di giàsista riducendo per pianoforte, ecanto,che servirà per memoria della nostra Nina fortunatissimo azzardo vostroemio.Vi prego di aver presente oltrealsoggetto di Adelson eSalvino,qualche altrodello stesso genere in cui la prima donna avesse ugual interesse della Nina eche ogni primadonna primaria se ne invaghisse di farla come han piacerefarelaNina.Tutte quelle che la han sentita, che io speroavremo delle occasioni di farla eseguireinqualche teatrodiqueste parti, mentrela Nina mi ha dato un credito in Milano che forse non hanno altrimaestriche hanno scritto finora molte opere, esemprecon esito.Mentreicritici, iprofessoriedimestritutti han trovato la Nina musica raggionata eper tutt’altronon sta bene ameadirlo,mentrenon ho affatto imeriti che qui credono di trovarenella mia musica. Credo sicuramente che voiela famiglia sarete di giàinCivitavecchia, ma nei momenti d’ozio prego [pensare] qualcuno ad occuparvi per un soggetto aseconda del mio desiderio,ene desidererei riscontro, poicché alla prima scrittura che mi capitasse di un’Opera Semiseria potrei proporlo.Ecosì avreila fortuna di avereunsecondo librovostro. Ossequiatemi la signora Te ta elefiglie tutte ditemi in che valgo,eprofessandovi mille obbligazioni. Vostroaffezionatissimo PietroAntonio Coppola. P. S. Nel Rondò finale di Nina hoec pur ambiato musica alla cabaletta, ed ha riuscito bene l’adaggio,ela cabaletta la sentirete quando la riceverete in stampa.

14 Milano,25luglio 1839 Caroilmio signor Giacomo per la prima di agosto saròinTurino per mettereinscena la Nina destinata per prima opera al Carignano ecantata dalla Tadolini,54 Paganini, Schober55 eTorri.56 Ieril’Adelina [Toldi] ha firmata la scrittura per cantareinautunno al Te atrodella Pergola in Firenze facendo il

52 Il basso buffo Paolo Ambrosini. 53 Il tenoreGiovanni Paganini. 54 Il soprano forlivese Eugenia Tadolini Savonari(1809–1872) moglie del compositoreGiovanni Tadolini. 55 Il basso Giovanni Schober primo interprete del ruolo del Conte Rodolfo nella Pazza per amore. 56 Forseilbasso buffo Giuseppe To rri.

Ferretti, Coppola el’opera semiseria 241 dibutto con la Nina. Sarà facile che l’Adelina resti scritturata anche per il carnovale per lo stesso teatro, el’impresario mi ha detto che bramerebbe che per la prima opera del carne- vale gli facessi un’opera nuova, esiamo di accordo che la poesia del librodeveesserevostra, ma in qualunque caso replico la mia preghiera di averepresenti argomenti aseconda del mio genio,ein dove la prima donna abbia la parte più interessante enon mi dispiace che il basso comico vi avesse molta parte.Non vi ho mandato l’opera completa in stampa della Pazza poicché il signor Lucca proprietario,non ancora ha voluto sortirel’Introduzione ed il finale,poicché la premura che fanno gli altrieditori, come Ricordi ed Artaria per rubbargli lo spartito ècosa incredibile,ese per piano forte ecanto vi facesse l’intiera opera, la fanno istrumentaredaunmaestroqualunque,ecosì otterranno il lorointento equesto mi farebbe dispiacerepoicché si guasterebbe l’effetto in alquanti pezzi dell’opera. Sein Turino posso servirvi aqualche cosa datemene icomandi: mi tratterrò ivitutto agosto.ImaestriRicci stanno scrivendo per la Scala la Chiara di Montalbano con la poesia di Rossi (qui venuto appositamente) per mettersi in scena iquindici dell’entrante agosto.Nell’autunnino [sic] farà un’altra opera nuovailmaestroRossi come ha fatto di scrittura, enel carnovale il maestro Vaccai scrivel’opera seria, queste saranno le treopereche il signor Duca57 avevaper questo anno destinate.Iopoi son sicuroche non saròmai scritturato dal signor DucaVisconti poic- ché so che vuole esseredamepregato aciò mi desse quanto dà aRossi in ogni opera che gli ha fatto aggiungendo che medietà dovrebbe mangiarsela il signor Merelli corrispondente teatrale incaricato per la impresa del Duca; io al contrario sono stanco di pregarepel passato, enon voglio pregarepiù nessuno.Voglio esserepagato non inferioredegli ultimi dei mae- stri, che scrivono in oggi.Tutta la famiglia Speck vi ossequiano.Viprego dareunabbraccio all’amico Gaiassi, ed alla sorella un saluto,come pureatutti gli amici. Mille complimenti alla signora Te ta efiglie tutte; desiderooccasioni ed altrecircostanze per mostrarvi la mia gratitudine,dicuorecredetemi vostroaffezionatissimo amico PietroAntonio

P. S. Quando avete occasione vedereMadameTo ldi scritturata perTe atroValle,rapportatele imiei complimenti per averecosì ben cantato il rondò finale della Pazza eilduetto con Basadonna aPosillipo in casa Barbaja in occasione di un’accademia di canto.

57 Il duca CarloVisconti di Modrone all’epoca sovrintendente dei teatrimilanesi.

242 FrancescoPaolo Russo »Ninaosia La pazzaper amore«»La pazzaper amore« Paisiello-Marsollier/Carpani con (Coppola-Ferretti),Roma,Te atroValle,1835 aggiunte di Giambattista Lorenzi, Napoli,Te atrode’ Fiorentini, 1790

Sinfonia Sinfonia 1. Coro, Susanna, Giorgio 1. Coro, Giorgio,Marianna, Dottore »Dormi, ocara, enel tuo cuore« Introduzione »Quando zitto! avoi si dice« (contiene Cavatina Dottore »Del feudario efiglia espeme«) 2. Coro2.Dottore, Conte »Dormi, ocara, enel tuo core« Duetto »Son Simplicio qui chiamato« 3. Conte 3. Nina »È sì fiero il mio tormento« Scena ecavatina »T’amo fu il primo accento« (Coro, Marianna eGiorgio si aggiungono nella cabaletta) 4. Giorgio 4. Coro, Giorgio,Conte,Dottore »Del suo mal non v’affliggete« »Ma qual rumor« 5. Nina 5. Enrico »Il mio ben quando verrà« Scena ecavatina »Dovebarbarimi trascinate – Non mi destate« 6. Coro, Susanna 6. Finale I »Se il cor,gli affetti suoi« 7. Nina, Coro7.Coro, Marianna, Giorgio,Dottore Introduzione »Giorgio? Marianna? Ebbene?« 8. Pastore58 8. Enrico,Dottore »Già il sol si cela dietro alla montagna« Duetto »Ah destar mi sento in core« 9. Nina, Susanna, Pastore, Conte 9. Nina, Conte »Come!... ohimé!... Partir degg’io?« Duetto »Ah destar mi sento in core« 10.Susanna 10.Coro, Enrico »Per l’amata padroncina« Coro ed aria »Furtivelagrime – Se sapeste di quest’anima« 11.Giorgio 11.Nina, Enrico »Ah Eccell-... Ecce-... Ecce-...« Scena eduetto »Nina, pietà – Di quelVoinon so farmi« 12.Lindoro, Conte 12.Nina, Coro,Tutti »Son io desto opur deliro?« Rondò finale »VivalanostraNina – Come mai nel nuovoincanto«

58 Sottolineati ibrani aggiunti da Lorenzi nel 1790 eassenti nella prima rappresentazione dell’opera di Paisiello al BelvederediSan Leucio di Caserta nel 1789.

Ferretti, Coppola el’opera semiseria 243 13.Lindoro »Questo èdunque il loco usato« 14.Coro, Nina »Cantiam, Nina, cantiamo« 15.Nina, Lindoro »Oh momento fortunato« 16.Nina, Susanna, Lindoro, Conte,Giorgio, Coro »Mi sento... oh dio!... Che calma!«

Tabella 1: Le due Nine aconfronto

Programma α Programma β Libretto

Atto primo Atto primo »La scena èinuncastello Ameno giardino. del Conte.Ameno giardino.« 1. »Introduzione« 1. Coro, Giorgio, (Marianna, Bazzani, Marianna, Dottore: Basso comico,Coro) Introduzione »Quando zitto! avoi si dice« (contiene cavatina Dottore: »Del feudatorio efiglia e speme« 2. »Duetto Basso cantante 2. Dottore, Conte: eBasso comico« Duetto »Son Simplicio qui chiamato« 3. »Cavatina Nina e3.Nina: pertichini di Marianna Scena ecavatina »T’amo con cori« fu il primo accento« (Coro, Marianna eGiorgio si aggiungono nella cabaletta) 4. »Coroeterzetto o4.Coro, Giorgio,Conte, quartetto Ronzi Schober,Dottore: basso comico eBazzani« »Ma qual rumor« 5. Enrico: Scena ecavatina »Dove barbarimitrascinate – Non mi destate«

244 FrancescoPaolo Russo 5. »Gran Finale« 6. Finale I Atto secondo Atto secondo Atto secondo 6. »Aria Ronzi« »Sala nel vecchio castello Sala nel vecchio castello con treporte con treporte. BreveIntroduzione 7. Coro, Marianna, Simplicio,Giorgio,Giorgio,Dottore: Marianna, Cori« Introduzione »Giorgio? Marianna? Ebbene?« 7. »Duetto Schober e»Duetto Simplicio e8.Enrico,Dottore: la Spek« Ronzi« Duetto »Che le par di questa Nina« 8. »Aria Basso comico« »Duetto Schober ela9.Nina, Conte: Spek con pertichino di Duetto »Ah destar mi Marianna« sento in core« 9. »Sestetto Nina, Conte,»Giardino come era Il giardino.Incomincia Enrico,Medico,nell’Atto primo afarsi sera. Marianna, Giorgio« Aria Ronzi« 10.Coro, Enrico: Coro ed aria »Furtive lagrime – Se sapeste di quest’anima« 11.Nina, Enrico Scena eduetto »Nina, pietà – Di quelVoinon so chefarmi« (10. Rondò con cori) »Gran Scena eAria12. Nina, Coro,Tutti: Finale (mista aconcerto) Rondò finale »Vivala della Spek« nostraNina – Come mai nel nuovoincanto«

Tabella 2: Le due stesuredel »programma« eillibrettodeLa pazza peramore

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