ATTI III CONVEGNO NAZIONALE DI STORIA DELLA MEDICINA VETERINARIA Nella stessa collana sono stati pubblicati i seguenti volumi: l - 1979 Infezioni respiratorie del bovino 2 - 1980 L’oggi e il domani della sulfamidoterapia veterinaria 3 - 1980 Ormoni della riproduzione e Medicina Veterinaria 4 - 1980 Gli antibiotici nella pratica veterinaria 5 - 1981 La leucosi bovina enzootica 6 - 1981 La «Scuola per la Ricerca Scientifica» di Brescia 7 - 1982 Gli indicatori di Sanità Veterinaria nel Servizio Sanitario Nazionale 8 - 1982 Le elmintiasi nell’allevamento intensivo del bovino 9 - 1983 Zoonosi ed animali da compagnia 10 - 1983 Le infezioni da Escherichia coli degli animali 11 - 1983 Immunogenetica animale e immunopatologia veterinaria 12 - 1984 5° Congresso Nazionale Associazione Scientifica di Produzione Animale 13 - 1984 Il controllo delle affezioni respiratorie del cavallo 14 - 1984 1° Simposio Internazionale di Medicina veterinaria sul cavallo da competizione 15 - 1985 La malattia di Aujeszky. Attuahtà e prospettive di profilassi nell’allevamento suino 16 - 1986 Immunologia comparata della malattia neoplastica 17 - 1986 6° Congresso Nazionale Associazione Scientifica di Produzione Animale 18 - 1987 Embryo transfer oggi: problemi biologici e tecnici aperti e prospettive 19 - 1987 Coniglicoltura: tecniche di gestione, ecopatologia e marketing 20 - 1988 Trentennale della Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche di Brescia, 1956- 1986 21 - 1989 Le infezioni erpetiche del bovino e del suino 22 - 1989 Nuove frontiere della diagnostica nelle scienze veterinarie 23 - 1989 La rabbia silvestre: risultati e prospettive della vaccinazione orale in Europa 24 - 1989 Chick Anemia ed infezioni enteriche virali nei volatili 25 - 1990 Mappaggio del genoma bovino 26 - 1990 Riproduzione nella specie suina 27 - 1990 La nube di Chernobyl sul territorio bresciano 28 - 1991 Le immunodeficienze da retrovirus e le encefalopatie spongiformi 29 - 1991 La sindrome chetosica nel bovino 30 - 1991 Atti del convegno annuale del gruppo di lavoro delle regioni Alpine per la profilassi del- le mastiti 31 - 1991 Allevamento delle piccole specie 32 - 1992 Gestione e protezione del patrimonio faunistico 33 - 1992 Allevamento e malattie del visone 34 - 1993 Atti del XIX Meeting annuale della S.I.P.A.S., e del Convegno su Malattie dismetaboli- che del Suino 35 - 1993 Stato dell’arte delle ricerche italiane nel settore delle biotecnologie applicate alle scienze veterinarie e zootecniche - Atti 1a conferenza nazionale 36 - 1993 Argomenti di patologia veterinaria 37 - 1994 Stato dell’arte delle ricerche italiane sul settore delle biotecnologie applicate alle scienze veterinarie e zootecniche 38 - 1995 Atti del XIX corso in patologia suina e tecnica dell’allevamento 39 - 1995 Quale bioetica in campo animale? Le frontiere dell’ingegneria genetica 40 - 1996 Principi e metodi di tossicologia in vitro 41 - 1996 Diagnostica istologica dei tumori degli animali 42 - 1998 Umanesimo ed animalismo 43 - 1998 Atti del Convegno scientifico sulle enteropatie del Coniglio 44 - 1998 Lezioni di citologia diagnostica veterinaria 45 - 2000 Metodi di analisi microbiologica degli alimenti 46 - 2001 Animali, terapia dell’anima 47 - 2001 Quarantacinquesimo della Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche di Brescia, 1955- 2000 CENTRO ITALIANO DI STORIA SANITARIA E OSPITALIERA (CISO) SEZIONE DI STORIA DELLA MEDICINA VETERINARIA

ATTI DEL III CONVEGNO NAZIONALE DI STORIA DELLA MEDICINA VETERINARIA

a cura di Alba Veggetti

Lastra a Signa (FI) 23-24 settembre 2000

EDITO A CURA DELLA FONDAZIONE INIZIATIVE ZOOPROFILATTICHE E ZOOTECNICHE - BRESCIA Via A. Bianchi, 1 - 25124 Brescia © Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche - Brescia, Aprile 2001 Tipografia Camuna - Brescia 2001 CENTRO ITALIANO DI STORIA SANITARIA E OSPITALIERA (CISO) SEZIONE DI STORIA DELLA MEDICINA VETERINARIA

III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 settembre 2000

PATROCINIO Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università di Bologna Comune di Lastra a Signa Provincia di Firenze, Assessorato alle Attività Agricole Federazione degli Ordini Veterinari della Regione Toscana

COMITATO SCIENTIFICO Prof. Corrado Corghi, presidente onorario del CISO Prof. Alba Veggetti, Università di Bologna Prof. Alberto Guenzi, Università di Parma Prof. Bruno Cozzi, Università di Padova Prof. Marco Galloni, Università di Torino

COMITATO ORGANIZZATORE Carlo Moscardini, sindaco di Lastra a Signa Maria Grazia Catellani, segretario generale del CISO Dott. Luca Cianti, medico veterinario (Firenze) Dott. Andrea Valdrè, medico veterinario (Firenze)

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA Silvia Parretti, Lastra a Signa

CONTRIBUTI Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche, Brescia Comune di Lastra a Signa Ipercoop, Lastra a Signa Le delizie di via del Cuoco, Sesto Fiorentino BIO 98, S. Lazzaro di Savena (BO) Bayer, Divisione Sanità Animale, Milano Federazione Regionale degli Ordini dei Medici Veterinari della Lombardia

Un sentito ringraziamento alla dott.ssa Anthea Rowlerson, Division of Physiology, King's College, University of London, per la paziente revisione dei summaries degli At- ti. 5

SOMMARIO ATTI III CONVEGNO NAZIONALE DI STORIA DELLA MEDICINA VETERINARIA

PRESENTAZIONE Dott. ANGELO PECORELLI, segretario generale della Fondazione Ini- ziative Zooprofilattiche e Zootecniche di Brescia ...... pag. 11

SEDUTA INAUGURALE

Saluti Avv. DANILO MORINI, presidente del CISO ...... pag. 15 Signor CARLO MOSCARDINI, sindaco di Lastra a Signa ...... pag. 16 Prof. CORRADO CORGHI, presidente onorario del CISO ...... pag. 18 Prof. ALBA VEGGETTI, presidente della Sezione di Storia della Medici- na Veterinaria del CISO ...... pag. 19

Relazione a latere della Mostra «Uniformi e cimeli del Corpo Veterinario Militare» - GIOVANNI GRAGLIA, ANTONIO SANTORO, Gli albori del Corpo Veterinario Militare ...... pag. 21

PRIMA SESSIONE A TEMA Terapia e prevenzione - R. RONCALLI AMICI, Il trattamento e la cura degli animali attraverso i secoli pag. 33 - G. BOMPADRE AVONI, Fonti greche dell’Ars veterinaria di Pelagonio: l’opistótono (Pelag. 267-275, 294-301) ...... pag. 43 - C. MADDALONI, Osservazioni su De re rustica di Rutilio Tauro Emiliano Palladio ...... pag. 51 - L. CIANTI, Dal Liber marescalciae equorum di Lorenzo Rusio a Il Per- fetto Boaro: elementi medioevali nella terapia veterinaria del XVIII se- colo ...... pag. 61 - A.VEGGETTI, Interventi terapeutici e misure preventive sul bestiame nel Settecento ...... pag. 67 - G. BATTELLI, E. LASAGNA, A. MANTOVANI, Il contributo di Ludovico An- tonio Muratori alla sanità pubblica veterinaria ...... pag. 73 - A. PUGLIESE, L. CANANZI, M. PUGLIESE, I rimedi dei «semplici» nella cu- ra degli animali ...... pag. 81 - G. BOLOGNI, L. CIAMPI, Dalla magia dell’elleboro, Erba Nocca dei to- scani, all’ascesso da fissazione ...... pag. 85 - E. LASAGNA, A. MANTOVANI, R. MARABELLI, Cenni storici sulla rabbia canina nel Mediterraneo ...... pag. 93 - A. PUGLIESE, L. CANANZI, M. PUGLIESE, Le epizoozie: piaghe sociali nel- la Sicilia dell’800...... pag. 101 - F. CRISTOFORI, V. PUCCINI, G. TRUCCHI, Lotta alla peste bovina: immagi- ni e documenti dell’attività dell’Istituto Sierovaccinogeno di Merca (So- malia italiana) all’inizio del Novecento ...... pag. 107 7 - A. MANTOVANI, Appunti sullo sviluppo del concetto di zoonosi ...... pag. 119 - R. BORRONI, M. LEONARDI, A. MANTOVANI, A.VOLPINI, Contributo italia- no alla sanità pubblica veterinaria nelle emergenze non epidemiche ...... pag. 131

SECONDA SESSIONE A TEMA LIBERO - F. TRENTI, Il glossario veterinario nei secoli passati ...... pag. 139 - M. TURCHETTO, P. NICOLOSI, Un esempio di moderno approccio agli stu- di anatomico funzionali nella Veterinaria del Settecento: Notomia dello struzzo dall’epistola di Antonio Vallisneri a Francesco de’ Giannini (2 aprile 1712) ...... pag. 143 - G. LIUZZO, Vigilanza ed ispezione degli alimenti di origine animale a Correggio dal XVII al XIX secolo ...... pag. 149 - A. GRANDI, Cibo e scarpe. L’epizoozia del 1745-49 e i suoi riflessi sul mercato cittadino di Bologna ...... pag. 153 - M. DEL NOBILE, Storia della coniglicultura...... pag. 167 - A. SILVESTRI, Francesco Bonsi, primo genio creatore nella storia della veterinaria del Settecento in Italia ...... pag. 173 - M. FERRO, Modelli istituzionali e professione nella veterinaria subalpina tra Sette e Ottocento ...... pag. 183 - M. ALEANDRI, L. CIAMPI, La questione delle condotte veterinarie in Ita- lia dal 1875 al 1978 ...... pag. 193 - P. BERARDINELLI, A. MARTELLI, Scuole di Veterinaria di Teramo e Penne nel XIX secolo...... pag. 205 - A. ROMAGNOLI, S. ROMAGNOLI. Niccolò Rosselmini ed il barone d’Ei- semberg, precursori dell’insegnamento della medicina veterinaria a Pisa.... pag. 209 - I. ZOCCARATO, A. BOSTICCO, L. GASCO, L’insegnamento della Zootecnia nell’ateneo torinese dal 1860 ad oggi ...... pag. 215 - M. GALLONI, L’insegnamento di «Storia e letteratura della veterinaria» .. pag. 221

TERZA SESSIONE A TEMA Il patrimonio museale di veterinaria

- P. PETRUCCI, Cesare Bettini e la ceroplastica anatomica ...... pag. 237 - M.L. LUCCHI, E. CALLEGARI, I preparati istologici del Museo di Anato- mia degli Aninmali Domestici della Facolta’ di Medicina Veterinaria di Bologna ...... pag. 249 - B. COZZI, F. PIERETTI, I preparati microscopici di Enrico Sertoli ...... pag. 259 - B. COZZI, C. ROVATI, C. VIOLANI, F. BARBAGLI, Le statue miologiche del Museo di Storia Naturale dell’Università di Pavia ed i loro rapporti con i preparati coevi milanesi...... pag. 265 - D. FONDA, F. ADDIS, Primi risultati di inventariazione di « ferri chirurgi- ci» utilizzati nella Clinica Chirurgica Veterinaria dell’Università degli Studi di Milano ...... pag. 273 - G. PICCOLO, A. MOCCIA, S. BOSCHI, C. ANGELETTI, D. FONDA, I libri anti- chi della Biblioteca della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Milano: catalogo informatizzato delle opere a stampa edi- te fino al 1830 ...... pag. 279

8 QUARTA SESSIONE A TEMA LIBERO - M. FERRO, Veterinari militari e pratica castrense della zooiatria tra Anti- co Regime ed età Napoleonica ...... pag. 287 - M. MARCHISIO, G.C. NERVI, V. SCISCIO, Gli animali e la guerra chimica. Cenni storici sull’impiego dei gas. Sensibilità degli animali nei confronti dei gas da combattimento ...... pag. 297 - M. MARCHISIO, G.C. NERVI, V. SCISCIO, Gli animali e la guerra chimica. Patologia e terapia speciale delle malattie da aggressivi chimici ...... pag. 303 - G.C. NERVI, M. MARCHISIO,V. SCISCIO, Gli animali e la guerra chimica. Dispositivi di protezione per animali ed alimenti ...... pag. 311 - M. MARCHISIO, G.C. NERVI,V. SCISCIO, L’impiego dei cani nella prima guerra mondiale...... pag. 317 - P. ANTONETTI, I cavalli e la Serenissima ...... pag. 321 - V. GIORMANI, Il Lido di Venezia «scoassera» della città: i montoni dal- mati e l’elefante del 1819 ...... pag. 333 - G. LAZZI, L. BRUNORI, Il centauro tra mito classico e iconografia umani- stica nel Quattrocento fiorentino ...... pag. 341 - E. ANTI, Santi, contadini e bestiame domestico nell’agiografia dell’alto medioevo (secoli VI-XI) ...... pag. 353 - J. BREDA, Il De generatione animalium di Aristotele ...... pag. 359 - S. ARIETI,IlMulomedicina di Teodorico da Cervia ...... pag. 369

GLI AUTORI ...... pag. 375

APPENDICE

Catalogo della Mostra «Uniformi e cimeli del Corpo Veterinario Milita- re» ...... pag. 381

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PRESENTAZIONE

Il crescente interesse per la storia della Medicina Veterinaria ha portato, in questi ulti- mi tempi, anche in Italia a promuovere ed intensificare iniziative culturali che stanno sempre più coinvolgendo studiosi di area umanistica per i molteplici, e spesso sottova- lutati, risvolti socio-economici che le problematiche veterinarie hanno avuto anche nel passato. Il nostro Paese vanta, in questo campo, una ricca tradizione che risale al 1770 quando Antonio Zanon, fedele suddito della Serenissima, diede per primo alle stampe un ampio saggio storico sulla medicina dei bruti con il dichiarato proposito di ridare prestigio e dignità ad una arte sanitaria divenuta appannaggio di rozzi empirici. Nell'Ottocento fu Giovan Battista Ercolani il più autorevole sostenitore del valore pro- mozionale che la ricerca storica rivestiva per la nuova classe veterinaria che si stava formando nelle Scuole di recente istituzione. Scienziato di chiara fama, si dedicò con rigorosa passione al reperimento ed allo studio delle fonti, posseduto, a suo dire, da una vera e propria «bibliomania» che lo portò a reperire sul mercato antiquario un gran numero di antichi testi di mascalcia e di veterinaria fino a costituire la più ricca raccolta del genere giunta fino a noi. Nel Novecento spicca poi la figura di Valentino Chiodi, insigne anatomico della scuola bolognese, la cui opera appassionata culminò nel ben noto trattato di Storia della Me- diana Veterinaria edito nel 1957. Per non disperdere così grande eredità nel 1990 si è costituita in seno al Centro Italia- no di Storia Sanitaria e Ospitaliera (CISO) la Sezione di Storia della Medicina Veteri- naria che, a tutt'oggi, ha tenuto tre convegni nazionali che hanno visto una sempre cre- scente partecipazione. Siamo quindi particolarmente soddisfatti di accogliere nella Collana di testi editi dalla nostra Fondazione gli Atti del terzo convegno che la Sezione di Storia della Medicina Veterinaria del CISO ha tenuto nel settembre scorso a Lastra a Signa, nella fondata convinzione che anche oggi, forse più di ieri, la promozione della Medicina Veterinaria non può prescindere dal ricupero e dalla valorizzazione della sua memoria storica.

DOTT. ANGELO PECORELLI Segretario Generale Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche

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SEDUTA INAUGURALE

SALUTI

- Avv. DANILO MORINI, presidente del CISO

- Signor CARLO MOSCARDINI, sindaco di Lastra a Signa

- Prof. CORRADO CORGHI, presidente onorario del CISO

- Prof. ALBA VEGGETTI, presidente della Sezione di Storia della Medicina Veterina- ria del CISO

RELAZIONE a latere della Mostra «Uniformi e cimeli del Corpo Veterinario Militare»

- GIOVANNI GRAGLIA, ANTONIO SANTORO, Gli albori del Corpo veterinario mi- litare

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Sono lieto ed onorato di portare il saluto della Presidenza del Centro Italiano di Storia Sanitaria ed Ospitaliera a questo 3° Convegno Nazionale di Storia della Medicina Vete- rinaria che fa seguito ai primi due che si celebrarono a Reggio Emilia in una cornice di ospitalità sicuramente calorosa ed efficiente ma non certo fascinosa come questa di Vil- la Caruso che oggi ci ospita e che ci permette, come dice la via in cui è sita, un "bello sguardo" sulle colline toscane. Porto a questo convegno anche il caloroso saluto del prof. Romano Marabelli, direttore generale del Ministero della Sanità preposto all'importante Dipartimento degli Alimenti e Nutrizione e della Sanità Pubblica Veterinaria, che mi ha delegato a questa gradita in- combenza, essendo impossibilitato ad essere oggi tra noi. Ritengo inoltre doveroso un ringraziamento alla Prof. Alba Veggetti, al cui entusiasmo ed impegno dobbiamo la cele- brazione di questi convegni di Storia della Medicina Veterinaria che rappresentano un unicum nel panorama culturale italiano, nonché alla preziosa collaborazione di Maria Grazia Catellani. L'inserimento della Medicina Veterinaria nel contesto organizzativo pubblico della Sa- nità, e non dell'Agricoltura com'è purtroppo di tanti altri paesi europei, è stata una scel- ta lungimirante voluta dalla prima legge sanitaria italiana, quella legge Crispi-Pagliani del 22 dicembre 1888 che reca il numero 5849. Detta scelta fu conformata dal testo Uni- co della legge sanitaria approvata con il ben noto R.D 3 marzo 1934 n° 383. ma soprat- tutto ribadita, tanto radicalmente da non consentine alcun ritorno, dalla legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale n° 833 del 23 dicembre 1978, più comunemente nota come riforma sanitaria, di cui mi vanto di essere stato relatore alla Camera dei Deputa- ti nel corso della 7° legislatura repubblicana. In questo positivo processo di inserimento a pieno titolo della Medicina Veterinaria, che ha senza dubbio una stretta integrazione con il settore produttivo agricolo e dell'indu- stria alimentare, nel contesto organizzativo pubblicistico della tutela della salute e quin- di della sanità, va ribadito il provvedimento di riordino del Ministero della Sanità attua- to con D.L 266/1993 che ha inserito l'antica e gloriosa Direzione Generale dei Servizi Veterinari nel più complesso ed importante Dipartimento degli alimenti e nutrizione e della Sanità pubblica veterinaria cui è preposto, come già ricordato un veterinario au- torevole qual’è Romano Marabelli. Le istituzioni sanitarie tutte anche nella loro attualità hanno bisogno di avere alle spalle una storia ed una tradizione. Sono diretto testimone di questo principio. Essendo stato per otto anni commissario-gestore di un grande ospedale lombardo qual'è il Policlinico San Matteo di Pavia posso certificare come i suoi oltre cinque secoli e mezzo di vita ab- biano un effetto positivo sulla sua attività assistenziale e di ricerca. Così i servizi veteri- nari delle USL-ASL possono contare sulla tradizione e sulla storia positiva delle con- dotte veterinarie comunali o consorziali che risalgono appunto alla legge Crispi-PagIia- ni del 1888. Richiamato che la storia è o dovrebbe essere maestra di vita, ci sia questo richiamo di monito per migliorare la qualità e la quantità delle prestazioni dei servizi veterinari pubblici anche come concreta risposta a chi lavora per una sospetta privatizzazione di servizi che erano una fondamentale rilevanza per la tutela della salute. E' doveroso infi- ne concludere ringraziando non solo i tanti autorevoli relatori che arricchiscono i lavori di queste giornate, che auguro per tutti molto proficue, ma anche la Fondazione Iniziati- ve Zooprofilattiche e Zootecniche di Brescia, nelle persone del Segretario generate dott. Angelo Pecorelli e del prof. Gianluigi Gualandi, che si è accollata l'onere della pubbli- cazione degli Atti di questo convegno. DANILO MORINI Presidente nazionale del CISO 15 A nome della comunità di Lastra a Signa, ho il piacere di dare il benvenuto, a tutti i convenuti a questo importante Congresso Nazionale di Storia della Medicina Veterina- ria. Consentitemi di esprimere una particolare soddisfazione per la scelta di svolgere in To- scana, in particolare nella Villa di Bellosguardo a Lastra a Signa, questo autorevole appuntamento con la storia, la cultura e la professionalità, che i Medici Veterinari ita- liani rappresentano. Per noi quindi è un onore ospitare il Congresso e ci impegneremo affinché la Villa, la struttura organizzativa del nostro Comune e il personale della Villa, contribuiscano al buon svolgimento dei vostri lavori. Voglio qui ringraziare in primo luogo la prof.ssa Alba Veggetti, ma anche gli amici An- drea Valdré e Luca Cianti, perché grazie a loro è stato possibile organizzare il congres- so qui a Lastra a Signa. La Villa di Bellosguardo e il suo Parco, dal 1996 di proprietà comunale, sono oggi pa- trimonio della collettività e finalmente aperti al pubblico. Un tempo dimora di Enrico Caruso e grande fattoria agricola, la Villa seppe dare soprattutto all'inizio del secolo, un notevole sviluppo all'economia locale, non solo in termini di occupazione nella col- tivazione dei fondi, ma anche nella disponibilità di derrate alimentari e contribuì non poco nel consolidare un senso di identità, di appartenenza, nei cittadini che riconosce- vano nella figura del grande tenore, che aveva scelto proprio Lastra a Signa per sua dimora, non solo un famoso e ricco artista, ma un personaggio, che nel divenire «mito» per generazioni, aveva saputo voler bene al paese ed alla gente che lo ospitava che, nelle sere d'estate, ma forse questa è una leggenda, lo poteva sentire cantare fin giù dal paese. Centinaia sono stati gli uomini e le donne di Lastra, che hanno lavorato al restauro della Villa, voluto da Caruso, scultori, pittori, muratori, falegnami. Un grande patri- monio di mestiere, artigianato e arte tramandato da generazioni, che oggi ci permette di godere di un patrimonio architettonico e artistico di grande pregio. Ho rievocato questi brevi ricordi, perché anche la professione del Veterinario, come gli studiosi qui riuniti ci insegnano, ha radici antiche, e la storia della vostra meravigliosa professione sta a dimostrarlo. Oggi la vostra professione, in tutte le sue discipline, è giunta a livelli alti di specializzazione, fornisce preziosi contributi alla moderna ricer- ca scientifica proprio grazie alla sua storia. Ma nella realtà sono convinto che il rispetto e l'autorevolezza e anche la simpatia, di cui gode la figura del Veterinario in Italia, sono dovuti sì alla grande professionalità, ma anche alla consapevolezza che la Medicina Veterinaria appartiene alla categoria dei mestieri antichi, da sempre vicini alle persone, compresi e rispettati, proprio perché del Veterinario, come di pochi altre professioni la società per secoli non ha potuto fare a meno, e non potrà fare a meno in futuro. Anche nella civiltà del computer, delle biotecnologie, delle manipolazioni genetiche, vi sono attività che non potranno mai essere sostituite dalle macchine e la fatica di un parto in una stalla male illuminata, o i sacrifici di un lavoro senza orari, dedicato alla cura degli animali, com'è stato quello dei Veterinari condotti nelle nostre campagne, o ancora l'impegno dei Veterinari dell'esercito nelle missioni umanitarie, appartengono alla categoria dei Mestieri più nobili e più amati. E se anche non vi sono più contadini a testimoniarlo, il grande impegno e la autorevo- lezza del vostro mestiere ormai sono entrati nel patrimonio della cultura del nostro paese. Siamo quindi fieri di salutare questo vostro congresso, ricordando che la storia della Medicina Veterinaria è legata indissolubilmente alla storia del nostro paese, delle no- 16 stre genti, questo vostro enorme patrimonio di conoscenza oggi rappresenta una fetta importante della cultura, della professionalità e della ricerca scientifica del nostro Paese ed è doveroso che questi appuntamenti siano l'occasione per far conoscere a tut- ti questo patrimonio culturale. Anche se oggi la figura del Medico Veterinario ha acquisito complesse articolazioni, che lo vedono impegnato come libero professionista, dipendente del Sistema Sanitario Pubblico, attivo in un Laboratorio o nell'esercito, possiamo riconoscere però una ma- trice culturale unica che si esprime nell'obiettivo primario della tutela dell'uomo, della sua salute, del suo benessere. Consentitemi infine di citare, per tutti, un Veterinario e un caro amico, che ha scritto un capitolo importante della storia di Lastra a Signa: Giuseppe Zuccarini. Dalle prime pioneristiche esperienze di fecondazione artificiale degli anni '50, Zucca- rini, Veterinario condotto e quindi Veterinario della USL, ha sempre portato nella sua professione di medico e di sanitario, un impegno professionale e umano davvero esemplare. E nel ricordo di Giuseppe Zuccarini, scomparso nel 1999, apro quindi i lavori di questo Congresso e porgo a tutti i convenuti i miei più sinceri auspici di buon lavoro.

CARLO MOSCARDINI Sindaco di Lastra a Signa

17 Sono lieto di salutare i convenuti a questo terzo incontro nazionale di Storia della Vete- rinaria, un settore fondamentale del CISO. Un saluto particolare rivolgo alla professo- ressa Alba Veggetti che con passione intellettuale e con grande qualità di presidente e fondatrice della Sezione Veterinaria del CISO costruisce con tutti Loro una scienza sto- rica in parallelo a quella della medicina umana, della farmaceutica e dell'assistenza. Il mio augurio è il raggiungimento di ancorare al più presto il CISO come ente morale e fondazione, così da assicurare per il futuro il grande messaggio del 1956 quando da Reggio Emilia partì per l'Italia e per l'Europa lo sviluppo delle ricerche e degli studi sulla storia della sanità intesa nella sua globalità e, pertanto, in essa la storia della medicina veterinaria e della sue istituzioni. Ho appreso che il prossimo vostro incontro avrà carattere europeo, ne sono lietissimo. I rapporti con le Università non mancano come non mancano le volontà realizzatrici. Al compimento del mio ottantesimo anno molti impegni devono essere trasmessi ad al- tre persone, ma la mia attenzione resta viva verso la Sezione di Storia Veterinaria che generosamente ha offerto in questi anni una notevole produzione di ricerca. Grazie a tutti loro CORRADO CORGHI Presidente onorario del CISO

18 E' con viva soddisfazione che porgo il benvenuto a quanti sono qui convenuti, nella splendida cornice di villa CARUSO, per partecipare al terzo convegno nazionale orga- nizzato dalla Sezione di Storia della Medicina Veterinaria del CISO. Tre convegni in dieci anni e sempre più partecipati sono un traguardo di tutto rispetto che dimostra quanto fossero valide le motivazioni che nel 1990 portarono il CISO ad estendere le sue competenze in materia di storia della sanità anche al settore veterina- rio. Purtroppo nonostante il sempre maggior interesse che anche molti colleghi di area umanistica ed economica dimostrano per il nostro passato, gli ordinamenti delle nostre Facoltà, contrariamente a quelli delle Facoltà Mediche e di molte Facoltà di Veterina- ria estere, non contemplano alcun insegnamento storico sulla medicina che i nostri stu- denti si preparano a professare, quasi ci mancassero le radici delle quali andare orgo- gliosi e dalle quali trarre vigore per le sfide future. Nonostante questa carenza più vol- te lamentata, il fatto che a queste giornate di studio abbiano aderito anche molti giova- ni, è motivo di grande soddisfazione per quanti di noi, non più giovani, hanno cercato in questi anni di mantenere vivo l'interesse verso le tante tematiche delle quali è ricca la nostra storia. E' con altrettanto piacere che vi annuncio quanto ho da poco appreso dal prof. Adriano Mantovani reduce dal recente congresso internazionale della World Association for the History of Veterinary Medicine, alla quale afferisce, in rappresentanza per l'Italia, la nostra Sezione del CISO, e cioè che la suddetta associazione sarebbe intenzionata a te- nere nella nostra penisola nel 2004 il prossimo congresso internazionale. A sua volta il prof. Marco Galloni, delegato del CISO per i rapporti con l'Associazione mondiale, a nome del Preside, mi ha informato che la Facoltà di Medicina Veterinaria di Torino, che attualmente sta lasciando la vecchia sede di via Nizza per il più moderno insedia- mento di Grugliasco, è disponibile ad ospitare l'assise. Il prossimo appuntamento sarà quindi nel 2004 a Torino, non a livello nazionale, ma internazionale. Un grazie caloroso, a nome di tutto il Ciso, al dott. Angelo Pecorelli ed al prof. Gian- luigi Gualandi della Fondazione Iniziative Zooprofilattiche di Brescia, che con grande magnanimità si sono offerti di accogliere gli Atti del nostro convegno nella collana del- la suddetta Fondazione. Mi sia concesso infine di esprimere la mia personale gratitudine al comitato organizza- tore per il notevole impegno profuso per la miglior riuscita di questo Convegno, al Sin- daco di Lastra a Signa per averci offerto una sede tanto prestigiosa ed alle aziende lo- cali che con la loro disponibilità renderanno oltremodo piacevole il soggiorno di tutti noi in questa ospitale terra toscana. Come avete potuto ammirare al nostro terzo convegno fa corona l'interessantissima mostra di uniformi e cimeli del Corpo Veterinario Militare allestita con grande signori- lità dal Comando Servizio Sanità e Veterinaria della Regione Militare Centro e dalla Brigata Paracadutisti Folgore. Siamo grati in particolare al capitano Mario Marchisio che ne ha curato l'allestimento. Prima di dare inizio alle comunicazioni cedo la parola al Brigadiere Generale Medico Antonio Santoro, Capo del Servizio Sanità/Veterinario e Direttore di Sanità della Re- gione Militare Centro, che, oltre a onorarci della sua presenza, a latere della Mostra ci relazionerà sugli albori del Corpo Veterinario Militare. ALBA VEGGETTI Presidente della Sezione di Storia della Medicina Veterinaria del CISO

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Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 GLI ALBORI DEL CORPO VETERINARIO MILITARE GIOVANNI GRAGLIA, ANTONIO SANTORO

SUMMARY THE ORIGINS OF THE ARMY VETERINARY CORPS As from 1st January 1998 the Army Veterinary Corps merged with the Army Medical Corps. In this article the authors have two aims: a) to describe the less well-known aspects of the history of the Veterinary Service of the Italian State before their union; b) to identify common features in the development of the Veterinary Service and Medical Service in the past.

Introduzione preunitari, sebbene poggiantisi su brillanti professionalità, furono inadeguati nelle Non è possibile procedere ad una ricerca esperienze risorgimentali, alla meno peg- storiografica applicata senza fare riferi- gio coordinati quali propaggini seconda- mento a due necessarie premesse: rie degli Stati Maggiori di quelle Armate: - la prima in merito al contenitore meto- quasi che la salute nelle caserme proce- dologico-culturale; desse in subordine all’acquisizione di ma- - la successiva concernente il dato d’espe- teriali logistici, al reperimento delle vetto- rienza tecnico-organizzativa del sistema vaglie ed alla requisizione dei quadrupedi studiato. (peraltro all’epoca effettuata ad libitum Per quanto riguarda il primo aspetto cul- dagli ufficiali di Cavalleria, con o senza il turale è utile ricordare che a partire dal parere favorevole del Veterinario, solo dal 1975 in Italia ed in tutta l’area linguistica 1848 diventato ufficiale subalterno nell’e- europea (Nordamerica ed Oceania com- sercito sardo (8)). prese) è cresciuto il numero degli addetti E’ logicamente consequenziale dover ri- al mestiere di storico ed anche la disponi- conoscere che al Corpo Veterinario, con- bilità del prodotto (monografie, saggi a fluito nel Corpo Sanitario Militare nel più mani, interventi su periodici specializ- 1998, quantunque abbia sempre rifulso zati o di varia cultura) e tuttavia i maggio- per capacità, competenza e lealtà istitu- ri lettori di Storia sono gli storici di pro- zionale, sebbene non sia mancato il con- fessione; agli altri, ai lettori profani l’of- tributo di sangue degli ufficiali veterinari ferta del prodotto storiografico giunge at- nelle dolorose vicende belliche della sto- traverso l’informazione spicciola dei me- ria patria, non sempre sono stati ricono- dia, serie enciclopediche, ricerche di co- sciuti in forma giusta ed adeguata i suoi stume, articoli vari in rassegne di storia meriti. militare e diplomatica ed altro (24). La metodologia poi non può prescindere dal rigoroso riporto dei dati certi ed ove Le vicende preunitarie essi siano laconici o lacunosi, il ricercato- re dovrà ammettere le proprie responsabi- Il cammino storico nazionale prende le lità interpretative, dettagliandone le moti- mosse dagli antichi stati in cui era fram- vazioni. mentata l’Italia sino al 1870. La situazio- Ancora più articolato è invece il dato epi- ne geopolitica, scaturita dal piano restau- critico affiorante dall’esperienza storica ratore del Cancelliere Metternich a Vien- che questo contributo porta ad affiorare: na nel 1815, risulterà alla fine del 1849 tutti i modelli di Sanità dei Corpi militari sostanzialmente immutata con la suddivi- 21 sione del territorio nazionale in 6 Stati so- Marina Sarda era di piccole dimensioni e vrani, senza considerare le dirette dipen- con prevalente attività costiera e di raccor- denze austriache del Norditalia (10). do con l’Isola): gli ufficiali veterinari era- In particolare alla primavera del 1859 so- no pochi, ben preparati per la saggia poli- pravvivevano i seguenti stati preunitari: tica riformatrice del grande Alessandro Riberi che aveva propulso la migliore ope- Regno di Sardegna ratività tecnico-scientifica in tutto il perso- nale sanitario militare (5) (22), ma logisti- Entità statale articolata, oltre che sulla camente poco supportati dall’Intendenza poverissima ed ancora arretrata isola, su Militare, troppo spesso miope verso le territorio continentale a ridosso delle Al- problematiche sanitarie (22). pi, con estese propaggini transalpine abi- Organo tecnico-consultivo era il Consiglio tate da popolazioni francofone (Savoia e Sanitario Militare, composto tra l’altro an- Nizza), peraltro da sempre rivendicate che dal veterinario militare ispettore ag- dalla Francia, a forte connotazione agri- giunto e dal farmacista militare capo; a cola e con cultura e dedicazione marinara detto Consiglio afferivano tutte le proble- nelle zone rivierasche; la tradizionale matiche tecniche, ma non aveva governo economia piemontese agricola si avvia ad del personale sanitario militare. I veterina- un sostanziale progresso, accompagnata ri dal 1848 erano stati riconosciuti di ran- dal sorgere ed il fiorire di intelligenti ini- go ufficialesco, ma nei gradi subalterni ziative industriali: è il momento della po- (6). litica del Decennio di Preparazione che In realtà la storia della veterinaria militare porta ad un reale miglioramento delle subalpina era ben più antica, risalendo al condizioni di vita dei cittadini ed anche 1769. Carlo Emanuele III di Savoia, con delle risorse finanziarie del Regno, già regio biglietto del 1° settembre 1769, affi- duramente provate dalla 1a Guerra d’Indi- da al chirurgo Giovanni Brugnone la dire- pendenza. Il Regno assumerà anche una zione della prima «Scuola Veterinaria» ita- modesta, ma enfatizzata, valenza interna- liana. L’istituzione di questo «Studium», zionale con la brillante partecipazione di che ebbe sede in Venaria Reale, è stata un contingente militare sardo alle opera- considerata come l’atto di nascita del Ser- zioni belliche degli Alleati in Crimea con- vizio Veterinario Militare. Difatti la Scuo- tro le truppe dello Zar di tutte le Russie, la fu creata con intendimenti prettamente acquisendo l’utile benevolenza di Napo- militari e tale orientamento è ribadito dal- leone III, imperatore di Francia e di Vitto- le successive determinazioni reali che, di- ria, regina d’Inghilterra. E’ la grande po- rettamente o indirettamente, mirano ad as- litica di Camillo di Cavour. Sovrano costi- sicurare la funzionalità dell’istituzione e le tuzionale dal 1849 al 1861 e poi re d’Ita- sue implicazioni con le attività veterinarie lia sino al 1878: Vittorio Emanuele II di dell’Armata Sarda: Savoia, successore del padre Carlo Alber- - creazione, in Trino, dell’Ospedale veteri- to, abdicato nel 1849 dopo l’infausta bat- nario della Regia Armata disposto da Vit- taglia di Novara. torio Amedeo III; - emanazione del Regolamento del 3 mar- Lo strumento militare sardo era poderoso, zo 1921 in base al quale tutti i cavalli del- relativamente al peso territoriale del Re- l’esercito ammalati dovevano essere rico- gno e lasciava intravedere il manifest de- verati nelle Infermerie della Scuola di Ve- stiny della monarchia sabauda. La truppa terinaria per esservi curati e per servire da era ben addestrata e la classe degli ufficia- materiale di studio per la scolaresca costi- li capace e lealmente motivata. Forse poco tuita in gran parte da militari»; privilegiata era la componente tecnica e - determinazione del 28 settembre 1822 logistica delle Forze Armate (peraltro la con cui veniva «stabilito che i patentati 22 della Scuola rientrassero ai reggimenti suo popolo ed adottando persino il tricolo- quali veterinari in secondo, in attesa che si re nazionale. facessero i posti fra i veterinari effettivi»; - determinazione del 28 febbraio 1827 con Le Forze Armate erano organicamente e la quale la Scuola, cessando di essere inte- logisticamente ponderose, le più consi- grata con la Reale Università, passava alle stenti delle Armate italiane, ma erano tor- dirette dipendenze del Ministero della mentate da veleni politici, da asti tra le Guerra e della Marina (6). meno pagate e considerate truppe indigene Nel 1836 i veterinari militari del Piemonte e le privilegiate truppe estere; i quadri gio- venivano collocati nella scala gerarchica vani ed i corpi tecnici erano di idealità li- degli stati minori reggimentali. Nel 1848 berali, tanto più se forgiati nella fucina li- vennero considerati «ufficiali subalterni» bertaria della Nunziatella dal Settembrini e, nel 1850, «assimilati» ad essi (6). Al e da De Sanctis: Carlo Pisacane era stato 1858 risale la istituzione della carica di infatti un brillante ingegnere militare di re Ispettore aggiunto per la Veterinaria pres- Ferdinando II (20) e così pure ufficiali so il Consiglio Supremo Militare di Sanità borbonici erano stati i fratelli Mezzacapo (6). ed Enrico Cosenz, poi rinomati generali del Regno d’Italia. Regno delle Due Sicilie La veterinaria militare, allineava un buon numero di professionisti capaci e dedicati, Stato corroso da un dilaniante conflitto da come in buona parte degli eserciti europei profonde contraddizioni: alla massima parificati a sottufficiali di Cavalleria. Nel- apertura istituzionale verso il progredire l’esercito napoletano, alla fine del 1700 ri- della tecnica, le idee innovative nella cul- sulta citato l’«artista veterinario» nel pic- tura e nella politica erano invece sospette: colo stato maggiore dei corpi di cavalleria. pennaruli erano definiti gli intellettuali; Un decreto dell’8 novembre 1839 asse- esisteva quindi un feroce conflitto politico gnava ai corpi di cavalleria, del treno e tra liberali e legittimisti; era il più grosso dell’artiglieria a cavallo un «allievo veteri- regno peninsulare «circondato per tre lati nario» con il grado ed il soldo di secondo dall’acqua salata e per un lato dall’acqua sergente e prevedeva la promozione per ti- santa», senza alcuna aspirazione territo- toli ed esami a «veterinario» (6). riale, isolato diplomaticamente dai grandi Stati Europei più emancipati, afflitto dal Stato Pontificio separatismo siciliano e da fermenti libera- li e mazziniani; l’economia poggiava sul- I domini papalini si estendevano sull’anti- l’agricoltura e su deboli tentativi indu- co Patrimonio di San Pietro ed erano, co- striali; era però il primo stato europeo a me gli altri stati centrali a prevalente eco- vantare la navigazione a vapore sul Medi- nomia agricola. I territori, specie quelli terraneo, il primo stato italiano ad avere più meridionali, versavano in scadenti una linea ferroviaria ed ad alzare dignito- condizioni ambientali ed economiche ed samente il capo contro le eccessive pretese erano anche funestati dal brigantaggio britanniche in campo commerciale (con- criminale. Le aree urbane maggiori ed i flitto degli zolfi siciliani). Era quindi uno territori padani delle Legazioni erano ca- stato destinato a sfaldarsi; sovrano assolu- ratterizzati da una forte spinta politica to ne era stato dal 1830 al 1859 Ferdinan- annessionistica verso il Piemonte, proces- do II di Borbone delle Due Sicilie, cui suc- so che avvenne mediante spontanee rivol- cesse nel 1859 l’incerto, ma non pavido fi- te popolari e quindi con l’adesione alla glio Francesco II che subirà le conseguen- Lega dell’Italia Centrale nel 1859. Sovra- ze degli errori dei suoi predecessori, con- no assoluto era dal 1846 papa Pio IX, cedendo tardivamente una Costituzione al Giovanni Mastai Ferretti. 23 Le forze armate pontificie, dopo i fatti ri- rivano felici iniziative culturali che aveva- voluzionari del ’49, soffrirono molto per no già coinvolto Giacomo Leopardi, Pie- epurazioni politiche e per la sfiducia verso tro Colletta ed altri . Sovrano assoluto era di loro del governo del Sacro Soglio (23); Leopoldo II di Asburgo– Lorena, succedu- in particolare fu attuata la politica di sem- to nel 1824 al padre Ferdinando III, che pre dei papi del Settecento, cioè di rispar- sarà spodestato da una pacifica rivolta miare nelle spese militari: Pio IX voleva popolare, scoppiata in Firenze, non appe- allora emulare il suo predecessore Bene- na note le vittorie franco-piemontesi della detto XIV, papa Lambertini, che verso il 2a guerra d’Indipendenza. 1740 ridusse stipendi agli ufficiali e pre- bende alle truppe (16). All’incirca l’Arma- Le forze armate granducali erano numeri- ta di terra corrispondeva ad una divisione, camente, rapportate alla popolazione, le mentre la Marina svolgeva solo azioni di più esigue d’Italia (18), pur potendo van- controllo costiero (23) (4); notevole era la tare un buon corpo d’ufficiali ed affidabile componente straniera, quasi tutta attestata truppa volontaria. Esse transiteranno mas- nello Stato Maggiore ed in corpi volontari. sicciamente nelle truppe della Lega dell’I- A partire dal 1860, insediandosi quale talia Centrale e di lì nelle Forze Armate pro-Ministro per le Armi monsignor De Italiane. Dai prevenuti colleghi piemontesi Merode, ex ufficiale belga, le cose militari gli ufficiali di provenienza toscana, fra i andranno meglio, ma lo Stato papalino vari preunitari, erano i più stimati per il avrà già perso le Delegazioni padane e nel buon tratto militare posseduto (13). settembre 1860 sarà circoscritto a poco E’ documentata l’esistenza di Chirurghi meno del Lazio. veterinari, Maggiori in 1a ed in 2a, facenti Il Corpo Sanitario Militare pontificio si ar- parte del Corpo di Sanità Militare. ticolava su un ospedale militare in Roma, Nell’«Almanacco dell’Ufficialità Toscana presso l’attuale nosocomio di Santo Spiri- 1850», sotto il titolo «Sanità Militare» fi- to, già detto di San Carlo e su una cin- gurano i nominativi dei medici e, di segui- quantina di ufficiali sanitari con due far- to, quelli dei veterinari di reggimento, di macisti ospedalieri, oltre ad una compa- battaglione e di squadrone. La loro divisa gnia infermieri (23). Si trattava di gente ripeteva quella degli altri Corpi, con tuni- altamente capace, ai cui vertici era prepo- ca turchino scuro, pantaloni azzurri con sto un Consiglio Sanitario, presieduto dal banda cremisi; mostre di velluto cremisi e dr. Costantini; i veterinari erano tutti pro- ricamo oro (caduceo contornato di foglie fessionisti convenzionati civili, tranne il di quercia); 9 bottoni per fila sul davanti, 3 responsabile, parificato ad ufficiale subal- alle maniche, 4 alle tasche di dietro; cap- terno. potto e berretto come per il genio (feluca); cinturino in oro sopra la tunica in tenuta di Granducato di Toscana parata. Sciabola e dragona all’austriaca (6). Comprendeva grosso modo l’attuale To- scana senza la provincia di Massa, terri- Ducato di Modena e Reggio torio abbastanza progredito nell’agricol- tura e con i primi tentativi di imprendito- Oltre alle province emiliane comprendeva ria industriale. Avanzata era la compo- il Massese con sbocco al mar Tirreno. nente mercantile, specie nel Livornese e L’economia era essenzialmente agricola e nel Fiorentino. La corte dei Lorena era sussidiaria alle esigenze del vicino poten- stata sempre mite ed accogliente nei ri- te alleato austriaco. Era presente anche guardi dei fuoriusciti politici ed a Firenze, nel Modenese lotta politica per le forti ad opera di alcuni letterati, quali Giovan spinte unitarie sentite dai ceti medi ed Pietro Viesseux e Niccolò Tommaseo, fio- operai e non solo da essi. Sovrano assolu- 24 to, fedele austriacante era Francesco V litari, verosimilmente non riconosciuti uf- d’Asburgo-Este, succeduto al padre Fran- ficiali, in analogia a quanto attuato nell’e- cesco IV nel 1846. sercito borbonico delle Due Sicilie.

La forza armata consisteva in una brigata (7) ben addestrata, inquadrata da ufficiali Analisi complessiva preparati, in buona parte indigeni con qualche elemento austriaco, dati i legami Le Forze Armate italiane al momento del- dinastici tra i sovrani. La brigata estense l’Unità Nazionale drenarono tutte le risor- unanimemente, tranne isolate defezioni, se umane, infrastrutturali e logistiche dis- seguirà in Veneto lo spodestato Duca, in ponibili (comprese quelle derivanti dalla conseguenza degli avvenimenti del 1859, Lega dell’Italia Centrale, sin dal marzo e come Brigata Estense sarà inquadrata 1860, e dal Regno delle Due Sicilie, sin nell’Armata austriaca sino al 1863, quan- dalla fine dello stesso anno); fu istituita do sarà disciolta. quindi la Regia Marina Italiana il 1° aprile Non risultano informazioni circa i pochis- 1861 ed il Regio Esercito Italiano il 4 simi veterinari militari. maggio successivo; sussisterono però del- le differenze fondamentali, prima delle Ducato di Parma e Piacenza quali fu il modello di riferimento, che per l’Armata di terra fu quello Sardo – Pie- Si distendeva sulle attuali province orien- montese: l’Esercito Italiano fu unico e di- tali dell’Emilia e dal 1848 aveva incorpo- retto continuatore dell’Armata Sarda (3) rata la Lunigiana toscana con Pontremo- (18) (13), mentre la Regia Marina fu co- li. Costituiva crocevia tra il Piemonte li- stituita essenzialmente sull’imponente ap- berale e gli altri stati confinanti, retti da porto napoletano (2) (11), con o senza le monarchie assolute; il Ducato era pertan- transitorie esperienze garibaldine dei suoi to tormentato da sanguigni livori politici. uomini. La sua economia agro-zootecnica e bo- Infatti per la forza terrestre i maggiori pro- schiva consentiva pochi sciali, per cui le blemi furono posti dal mancato assorbi- stravaganze di Carlo III di Borbone Par- mento nel Regio Esercito di buona parte ma (Duca dal 1848 al 1854) finirono tra- dei militari pontifici, dato questo meno si- gicamente con l’assassinio del giovane gnificativo, ed ancor di più dei napoletani, principe. Gli successe il figlio Roberto, soprattutto nei massimi gradi degli ufficia- minore sotto la Reggenza della madre li, nella quasi totalità dei sottufficiali e di Luisa Maria. Anche il piccolo Ducato, a quasi tutta la truppa, costretta a continuare seguito della 2a guerra d’Indipendenza, si in fredde regioni lontane ed in forma quasi ribellò al Principato assolutista, tran- punitiva il lungo servizio militare in uni- sitando nel 1859 stesso nella Lega dell’I- forme piemontese e dopo una dura prigio- talia Centrale e poi confluendo nel 1861 nia in campi di epurazione (12). Non man- nel Regno nazionale. carono diserzioni di massa, tentativi di ri- volta, persino in Piemonte, e comunque Il piccolo esercito ducale, meno di 3000 un esiziale diffuso malessere tra gli ex sol- uomini, all’incirca una brigata, era per un dati di Franceschiello, che in buona parte, quarto fedele ai sovrani, un altro quarto fi- datisi alla macchia, alimentarono il bri- lopiemontese ed una buona metà: palude gantaggio meridionale, sovente guidato da attendista. Con la partenza della Duchessa loro ex sergenti e furieri; il Ministro della diversi la seguirono nel Veneto, mentre al- Guerra Della Rovere riferì in Senato che trettanti transitarono nella Lega. 80.000 uomini della ex Armata napoletana Come per i pochissimi ufficiali medici, avevano rifiutato di servire sotto il tricolo- non abbiamo notizie circa i veterinari mi- re sabaudo: grosso modo erano quasi tutti 25 gli effettivi dell’Armata borbonica al mo- Per quanto riguarda i Corpi Sanitari Mili- mento dell’invasione garibaldina e cioè tari, l’integrazione entro il modello sardo più o meno il doppio dei napoletani che avviene senza eccessivi problemi. L’entu- avevano combattuto contro Garibaldi e siastica adesione dei medici militari alla Vittorio Emanuele sul Volturno e sul Gari- causa nazionale nelle diverse entità preu- gliano (12). E’ da annotarsi che non pochi nitarie affonda in antiche motivazioni libe- di essi, così come diversi pontifici, la tota- rali delle classi mediche italiane (19) (22), lità degli Estensi e discreta parte dei Par- nell’appartenenza dei professionisti al ce- mensi riuscirono a varcare i confini padani to borghese ed anche alla maggior dispo- per combattere tra gli Austriaci ed alimen- nibilità intellettuale verso i nuovi eventi. tare così il nuovo legittimismo antiunita- Infatti (cfr. Tabella 2) dalla Lega si immet- rio. Non pochi cafoni (1) furono arruolati tono ben 116 (versus i poco più dei 50 at- nei Cacciatori Tirolesi dell’imperatore tesi dagli eserciti preunitari) ufficiali me- Francesco Giuseppe per poi fulminare a dici nei ruoli della Sanità unitaria, mentre Custoza i propri fratelli, vestiti da bersa- ben 184 dei 383 dei sanitari di Francesco glieri di re Vittorio Emanuele. II entrano nell’Esercito nazionale (13) e Apparentemente più felice fu il processo tutti i medici della Marina napoletana (15) di fusione della Marina, ma diffidenze re- superano lo scrutinio epuratore della ciproche e scarso coordinamento regnaro- Commissione paritetica, finendo sotto la no sovrane sui legni italiani nelle acque di croce di Savoia a fine 1860. Di contro sarà Lissa nel luglio 1866, prova non solo del- molto modesto l’apporto in Sanità dai ga- l’incapacità di Persano, proprio come av- ribaldini; esso avverrà solo a seguito del veniva contemporaneamente sul fronte R.D. 28 marzo 1862 (cfr. Tabella). Gli im- terrestre a Custoza. pieghi dell’Esercito nelle annesse Provin- Affiora dolorosamente l’evidenza di una ce Meridionali comporta un forte dispie- scarsa maturazione della vecchia casta gamento di militari e di battaglioni della guerriera preposta al governo delle Forze Guardia Nazionale, sia per fronteggiare il Armate, senz’altro leale alla Corona, ma brigantaggio (1860 – 65) che arriva ad im- poco adeguata al processo ed all’evoluzio- pegnare sino a 150.000 uomini, sia per i ne socio-politica. E’ emblematico che il moti rivoluzionari repubblicani in Sicilia generale Alberto Baldini, (24) estensore (1861 – 63). nel 1933 del pregevole paragrafo sull’Arte Di certo l’Esercito di re Vittorio Emanuele della Guerra nell’Enciclopedia Treccani costituiva in quell’epoca un’allettante at- (compilata quindi nell’epoca del connubio trattiva per tutte le professionalità laurea- politico sabaudo – fascista) si diffonda te, tanto da essere la forza armata mondia- con dovizia e cultura sulle condotte degli le con il maggior numero di medici, vete- Stati Maggiori dei diversi eserciti del rinari, ingegneri, laureati in giurispruden- mondo nell’epoca risorgimentale, ma sor- za ed altri. Il Rochat (17) lo attribuisce al- vola sui fiaschi terrestri e navali dell’Italia l’estrazione borghese, da cui in massima Unita; più franco risulta il contributo na- parte provenivano i vari professionisti, at- vale dell’ammiraglio Roberto Bernotti sui tratti dall’assunzione di ruoli istituzionali fatti di Lissa, riportati nella medesima altrimenti preclusi al loro ceto. opera (24 bis). In realtà i mali della fusio- I dati numerici in merito ai Veterinari de- ne si risentiranno sino a Caporetto (24 ot- pongono per un maggiore lealismo legitti- tobre 1917), in singolare coincidenza con mistico degli stessi, rispetto ai colleghi l’affidamento delle massime cariche di medici, nei confronti degli eserciti di pro- Stato Maggiore alla casta nobiliare sabau- venienza; comunque lo studio statistico da, sospettosa persino nei confronti degli dei dati di questo contributo confermano alacri ufficiali di estrazione borghese, an- un notevole attaccamento all’Istituzione che se subalpina. da parte degli ufficiali veterinari: solo 5 di 26 essi su 119, pari al 4,2%, finirono in no costretti ad abbandonare la grigia spo- aspettativa, contro il 4,9 dei medici ed il glia uniforme nel giro di qualche anno a 4,7 dell’intero corpo degli ufficiali, forse causa delle squallide aspettative di carriera per convinta e riconoscente lealtà verso la (in contrasto con gli Ufficiali d’Arma, loro arma di provenienza: la nobile Caval- che, specialmente se di estrazione pie- leria. montese, lombarda o centroitalica, compi- rono dei prodigiosi e non sempre meritati avanzamenti nel giro di due anni (13)). La lezione storica Ma il cruccio maggiore dei sanitari milita- ri dell’Unità è la scarsa considerazione La complessità delle vicende storiche e che li circonda: politiche dell’Unità d’Italia comporta ai - delle popolazioni, da sempre esentate Corpi Sanitari Militari difficoltà operative dalla leva militare ed ora invece, con i pie- ragguardevoli, che conferiranno allarmanti montesi, tormentate da questo nuovo bal- chiaroscuri ai livelli funzionali, rabbuiati zello, esiziale per le loro fragili economie anche dal deterioramento delle condizioni agricole quanto il vero balzello della tassa ospedaliere. Non solo al Sud, dove i Bor- sul macinato; boni avevano già assicurato nell’insieme - ma anche degli Ufficiali d’Arma sabaudi un buon livello di ospedalità militare, spe- che poco li considerano, specie se sono di cie negli ariosi stabilimenti marittimi ed in provenienza meridionale (cafoni), emiliani ariose località litoranee, ove l’igiene non (salamini *) o lombardi (Vui, dopo tutt, i poteva ammettere deroghe, ma anche nella l’avè tradì il vost imperatur) (13). già sabauda Genova, le corsie militari pre- Fatto sta che, malgrado l’eroismo e le sero ad essere disprezzate persino dai pri- grandi capacità degli individui, gli insuc- gionieri di guerra napoletani (12), sino ad cessi anche sanitari in campagna si ripete- allora felici utenti degli ospedali militari ranno nel 1866 a Custoza (14) e solo 7 an- di Sua Maestà Siciliana. ni dopo l’avvedutezza del generale Ricotti Di certo la politica economica della lesina Magnani, ministro della Guerra ed artefice dei primi governi unitari, che al massimo del nuovo modello di Difesa (ispirato dal- ricorsero alla famosa legge Siccardi sulla l’innovativo modello prussiano (24)) in confisca dei beni religiosi per ottenere in- Roma capitale, ribalterà i grigi destini del- frastrutture quali caserme, ospedali milita- la Sanità Militare, conferendo ad essa au- ri e scuole da conventi e chiese, mediante tonomia, ai medici ed ai veterinari grado economici e frettolosi interventi edilizi del militare a tutti gli effetti. Genio Militare, costituì uno dei primi Epilogo storiografico, perpetuamente vali- esempi dell’italica impreparazione di al- do nelle italiche istituzioni, è che è neces- cune classi dirigenti, però è anche da te- saria la fuga dei buoi per far costruire le nersi di conto che le Forze Armate erano porte alle stalle e finchè non scappa il divenute numericamente poderose e pog- morto mancano i quattrini per la sicurez- giavano del tutto sui contingenti della leva za: Cassandra morì invano!! che erano tutti da formare ex novo sin dal- le fondamenta, mentre l’Italia centrale non era preparata a così alti numeri di militari, NOTE avendo sino ad allora dovuto alloggiare eserciti di ben più modesta entità, necessi- * Gli ultimi soldati fedeli alla Duchessa di Par- ma, prima di partire per il Veneto, al seguito della tanti quindi di limitate risorse infrastruttu- loro Sovrana consumarono una cena con pane e rali. salame, meritando dai loro concittadini lo sprez- Dal punto di vista del personale, i migliori zante soprannome di salamar, che vuol dire man- intelletti, tra cui Cesare Lombroso, pur se giasalame (26), nel senso di individui che per un animati dal più genuino patriottismo, furo- po’ di salame si sono venduti al tiranno. 27 * Come da scrutinio svolto nel dicembre 1860 da una Commissione paritetica di Ufficiali sardi e napoletani, pre- sieduta dal generale De Sauget, Comandante Generale della Guardia Nazionale. ** Gli incorporati dopo il marzo 1860 ed il 31 dicembre 1864 furono 336 di cui 318 provenienti da arruolamento diretto, 1 dall'Esercito Pontificio, 1 veterano del 1848, 5 dall'Esercito Austriaco, 1 dai Cacciatori delle Alpi, 8 dal- l'Armata Navale (Regia Marina), nessuno dagli Eserciti Estense, di Parma e Toscana, da cui già alcuni sanitari era- no transitati negli Eserciti della Lega dell'Italia Centrale, sorti nell'agosto 1859 in Toscana con il passaggio com- patto dei militari granducali nei corpi filopiemontesi, in Emilia con buona parte delle truppe pontificie di Romagna e del bolognese, oltre che di scarsissimi estensi a Modena e di qualche parmense, ma con l'entusiastica adesione di volontari locali; le truppe della Lega con Regi Decreti del 18 e 22 marzo 1860 confluiranno poi nell'Esercito Sar- do. Gli eserciti dei Ducati di Modena, quasi al completo, e quello di Parma, più falcidiato da diserzioni e secessio- ni, seguirono legittimisticamente i rispettivi sovrani in territorio padano sotto gli Austriaci. *** Con R.D. 11.7.1863 gli organici del Corpo Sanitario Militare Marittimo [già stabiliti dal R.D. n. 4824 del 1 aprile 1861] furono fissati in 120 medici e 10 farmacisti, distinti in diverse posizioni funzionali. Legenda: s.a. = servizio attivo; asp. = aspettativa; M e V/125 = numero ignoto di ufficiali medici e veterinari su 125 sanitari (medici + veterinari + cappellani).

28 BIBLIOGRAFIA (14) F. PELLEGRIN, Per il centenario del Corpo Sanitario Militare Italiano 1833-1933 - Cenni (1) C. ALIANELLO,, La conquista del Sud, Rusco- Storici. Giorn. Med. Milit. 81: 420-465, 1933. ni, Milano, 1972 . (15) G. PEZZI, Breve storia del Corpo Sanitario (2) G. BOERI, P. CROCIANI, C. PAOLETTI, P. GIA- Marina Militare nel primo centenario della sua COMONE PIANA, M. BRANDANI, Uniformi delle istituzione. Ann. Med. Nav. 66: 145-160, 196. Marine Militari Italiane nel Risorgimento,Pro- (16) C. RENDINA, I Papi – storia e segreti. New- com, Roma, 1997. ton & Compton, Roma, 1999. (3) F. BOTTI, La Logistica dell’Esercito Italiano, (17) G. ROCHAT, L’Esercito Italiano negli ultimi Vol. I: Stato Maggiore Esercito, Ufficio Storico, cento anni in Storia d’Italia, Vol.V,1867- 1902, Roma, 1991. Einaudi, Torino, 1973. (4) M.BRANDANI, P.CROCIANI, M.FIORENTINO, (18) RIVISTA MILITARE, Gli eserciti italiani dagli L’Esercito Pontificio da Castelfidardo a Porta stati preunitari all’Unità Nazionale. Quaderno Pia – 1860 – 1870 – Uniformi, equipaggiamento, n°4, I. G. D. A., Novara, 1984 . armamento. Intergest, Milano, 1976. (19) A. SANTORO, La Sanità Militare nel Regno (5) A. CASARINI, Profili di Chirurghi Militari delle Due Sicilie 1734 – 1861. Giorn. Med. Mi- Italiani (dalle campagne napoleoniche alla lit. 137: 474-504, 1987 . grande guerra mondiale ). VIII Congresso Inter- (20) M. SCHETTINI, Italia, nascita di una nazione nazionale di Storia della Medicina, Roma, Istitu- – il romanzo di un secolo. Newton, Roma, 1996. to Poligrafico dello Stato, settembre 1930 (21) STATISTICA DEL REGNO D’’ITALIA, Censimen- (Omaggio del Giornale di Medicina Militare ai to generale 31 dicembre 1861 – Popolazione di Signori Congressisti ). diritto. Tipografia Letteraria e degli Ingegneri (6) COMANDO DEL CORPO VETERINARIO DELL’E- nella Pia Casa del Lavoro, Firenze, 1865. SERCITO, Il Corpo Veterinario dell’Esercito.Mu- (22) R. STORNELLI, A. SANTORO, Alla ricerca del- ra, Roma, 1982. le radici storiche dell’odierno Corpo Sanitario (7) COMUNE DI MODENA, Ritratti fotografici degli Militare: la Sanità Militare nello Stato Sabaudo Ufficiali dell’Esercito Austro – Estense – Qua- preunitario (1628-1860) in E. CHELI, La Società derno di fotografia n°(2. ) COOPTIP, Modena, s. Medico - Chirurgica di Modena - Storia nella i. d. Cultura nazionale -, Mucchi, Modena, 1989, (8) V. DEL GIUDICE, A. SILVESTRI, Il Corpo Vete- pp.433-455. rinario Militare – storia e uniformi. Edagricole, (23) A. VIGEVANO, La fine dell’Esercito Pontifi- Bologna, 1984. cio. Ristampa anastatica dell’edizione originale (9) DIRECTION CENTRALE DU SERVICE DE SANTÉ s. i. d. ,Albertelli, Parma, 1994. DES ARMEES, Le Service de Santé des Armèes – (24) voce GUERRA – L’arte della guerra terre- Une Force au service des Hommes. Sirpa, Paris, stre - L’arte della guerra fra il 1815 ed il 1914, 1995. pagg.77-78, ENCICLOPEDIA ITALIANA Vol. (10) R. FINZI, M. BARTOLOTTI, Corso di Storia – XVIII, Istituto della Enciclopedia Italiana Trec- III – L’Età Contemporanea 1 .Zanichelli, Bolo- cani, Roma, 1933. gna, 1991. (24 bis.) voce GUERRA – Guerra marittima – (11) G. GALUPPINI, Le Uniformi della Marina Periodo dell’elica pag.88 – ibidem - Militare - Vol. I (1861 – 1918 ). Ufficio storico (25) voce STORIOGRAFIA – Età moderna e della Marina Militare, Roma, 1997. contemporanea pagg. 292-293 – ENCICLOPE- (12) F. IZZO, I Lager dei Savoia, Controcorrente, DIA ITALIANA – V Appendice, 1979 –1992 - Napoli, 1999. Vol. so – z (5 ), Istituto della Enciclopedia Italia- (13) M. MAZZETTI, Dagli Eserciti pre - unitari na Treccani, Roma, 1995 . all’Esercito Italiano in: L’Esercito Italiano dal- (26) M. ZANNONI, M. FIORENTINO, Le Reali l’Unità alla Grande Guerra – 1861-1918, STATO Truppe Parmensi da Carlo III a Luisa Maria MAGGIORE ESERCITO - Ufficio Storico, Ro- di Borbone 1848 – 1859. Albertelli, Parma, ma, 1980, pagg. 9-48. 1984.

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PRIMA SESSIONE A TEMA Terapia e prevenzione

R. RONCALLI AMICI, Il trattamento e la cura degli animali attraverso i secoli. G. BOMPADRE AVONI, Fonti greche dell’ Ars veterinaria di Pelagonio: l’opistótono (Pelag. 267-275, 294-301). C. MADDALONI, Osservazioni su De re rustica di Rutilio Tauro Emiliano Palladio. L. CIANTI, Dal Liber marescalciae equorum di Lorenzo Rusio a Il Perfetto Boaro: elementi medioevali nella terapia veterinaria del XVIII secolo. A.VEGGETTI, Interventi terapeutici e misure preventive sul bestiame nel Settecento. G. BATTELLI, E. LASAGNA, A. MANTOVANI, Il contributo di Ludovico Antonio Muratori alla sanità pubblica veterinaria. A. PUGLIESE, L. CANANZI, M. PUGLIESE, I rimedi dei «semplici» nella cura degli animali. G. BOLOGNI, L. CIAMPI, Dalla magia dell’elleboro, Erba Nocca dei toscani, all’ascesso da fissazione. E. LASAGNA, A. MANTOVANI, R. MARABELLI, Cenni storici sulla rabbia canina nel Mediterra- neo. A. PUGLIESE, L. CANANZI, M. PUGLIESE, Le epizoozie: piaghe sociali nella Sicilia dell’800. F. CRISTOFORI, V. PUCCINI,G. TRUCCHI, Lotta alla peste bovina: immagini e documenti del- l’attività dell’Istituto Sierovaccinogeno di Merca (Somalia italiana) all’inizio del Novecento. A. MANTOVANI, Appunti sullo sviluppo del concetto di zoonosi. R. BORRONI, M. LEONARDI, A. MANTOVANI,A.VOLPINI, Contributo italiano alla sanità pub- blica veterinaria nelle emergenze non epidemiche.

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Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 IL TRATTAMENTO E LA CURA DEGLI ANIMALI ATTRAVERSO I SECOLI RAFFAELE RONCALLI AMICI

SUMMARY

MEDICAL TREATMENT OF ANIMALS THROUGH THE CENTURIES

The veterinary profession appears to have existed in Babylon, Egypt and India since ancient times. According to what was reported in the papyrus of Kahun (ca. 1900 B.C.), at that time sick domestic animals were subjected to medical treatment. In his treatise De historia animalium, Aristotle (384-322 B.C.), the great Greek philosopher, described diseases and pertinent medical treatment of numerous animal species. During the Roman period, Cato (234-149 B.C.), Varro (116-27 B.C.), Virgil (71-19 B.C.), and Columella (ca. 2-4 B.C.-40 A.D.) reported on different remedies to treat diseases of domestic animals. A great deal of knowledge on the treatment of animals was incorporated in Hippiatrika, a treatise compiled around the tenth century. With the advent of the Renaissance, knowledge of the treatment of animals expanded; a marked improvement in this regard was achieved with the foundation of a modern veterinary school in Lyons, France in 1762. The discoveries of Jenner (1749-1823) and Pasteur (1822-1895) opened the door to the concept of animal vaccination. With the arrival of tranquillizing agents and anesthetics during the second half of the twentieth century, the administration of drugs -especially to large animals- was greatly facilitated. In recent times, further progress has been made with the development of techniques for the administration of drugs via the transdermic route.

Il codice di Hammurabi ed il papiro di peste bovina) il bovino veniva trattato con Kahun sono i primi documenti storici che l’applicazione di essenze aromatiche indicano l’esistenza di una professione (estratti di piante) nella regione oculare e veterinaria nell’antichità. con bagni di acqua fredda. Il codice di Hammurabi (ca 2250 a. C.) In India, la mitologia indù attribuisce le dell’antica Babilonia, la celebre stele di origini della medicina a Brahama, che nel diorite trovata nel 1901 dal francese Mor- periodo Vedico (ca 1800-1200 a. C.) creò gan e oggi al museo del Louvre a Parigi, il Vedas, come guida etica per l’umanità. descrive per la prima volta gli onorari ed i Alcune sezioni del Vedas contengono le doveri dei medici e dei veterinari. prime descrizioni di malattie dell’uomo e Il papiro da Kahun (ca 1900 a. C.), sco- degli animali. L’interpretazione vedica perto in Egitto dall’archeologo britannico dell’origine della medicina è che l’uomo Flinders Petrie nel 1895 ed oggi conser- abbia acquistato questa disciplina con vato all’University College di Londra, si l’osservare gli uccelli e gli animali. Come attribuisce al periodo di Amenemhet III, afferma lo Smithcors (1957), questo si- uno degli ultimi faraoni della XII dinastia gnificherebbe che la scienza medica fosse (2130-1930 a. C.). Questo documento de- derivata dalla medicina veterinaria (1). scrive casi di malattie (peraltro difficili ad interpretarsi) nei bovini e dell’esistenza La veterinaria nell’antica Grecia della professione veterinaria. In un caso (probabilmente gastroenterite necrotica) Aristotele (384-322 a. C.) il grande filo- si descriverebbe l’esplorazione e l’eva- sofo greco ebbe, come si legge nel suo De cuazione rettale; nel secondo caso (forse historia animalium, un gran interesse per 33 le malattie di molte specie animali. Uno fatti, noterà – tra l’altro – i ditteri (Hypo- dei notevoli meriti di Aristotele è quello derma spp), che infastidiscono i bovini, e di descrivere malattie e trattamenti non la scabbia delle pecore. Per il trattamento solo per cavalli, ma anche per altre specie di quest’ultima affezione, Virgilio propo- animali includendo uccelli, pesci, camelli ne unguenti con zolfo misto a schiuma ed elefanti. Le sue descrizioni erano basa- d’argento, pece e cera. te su reperti forniti da veterinari locali. Aristotele descrisse l’ernia strangolata del Lucio Giunio Moderato Columella (ca 2- cavallo raccomandandone la castrazione, 4 a. C.-40 d. C.), nato in Spagna, fu il più la rabbia dei cani, e la presenza di cisti grande scrittore di agricultura e di veteri- larvali (cisticercosi) da Tenia solium nei naria dell’epoca romana. Il suo De re ru- suini. Aristotele pure consigliò la caute- stica, è un famoso trattato che consta di rizzazione sui tendini, le suture, ed il trat- 12 libri. Nei libri VI e VII il Columella tamento dell’ernia ombelicale (Chiodi, descrive molte affezioni dei cavalli, buoi, 1957) (2). pecore e suini; non tralascia le malattie dei cani. Fu uno dei primi autori a consi- gliare l’isolamento degli animali ammala- La veterinaria romana ti. Le descrizioni dei metodi curativi sono Nel periodo romano, Catone (234-149 a. semplici e privi di superstizione; per eli- C.), Varrone (116-27 a. C.), Virgilio (71- minare le pulci nel cane raccomanda l’u- 19 a. C.) e Columella (ca 2-4 a. C.-40 d. so del cimino (Cummin cyminum) mesco- C.) riferirono su diversi rimedi per trattare lato con elleboro bianco. Per il trattamen- malattie di animali domestici. to degli ascaridi dei vitelli raccomanda l’uso dell’artemisia (Artemisia spp); oggi Marco Porcio Catone nacque a Tuscolo è infatti noto che le artemisie contengono (Frascati) nel 234 a. C.; scrisse il De re la santonina, una sostanza avente azione rustica, un libro sull’agricultura. Preco- vermifuga. nizza l’uso del cavolo per ogni sorta di malattie sia umane che equine. Per il trat- La veterinaria bizantina tamento della scabbia delle pecore racco- manda l’applicazione di una mistura co- Nel finire del quarto secolo d. C., Publio stituita dal sedimento di olio d’oliva, Renato Vegezio (450-510 d. C.), nato a estratto di lupino e buon vino. Volterra, compilò un trattato veterinario «Libro dell’Arte Veterinaria» (Mulomedi- Marco Terenzio Varrone (116-27 a. C.), cina). Questo documento, che raccoglie generale di Pompeo, fu un egregio scritto- molti reperti dei veterinari bizantini, fu la re e nel suo monumentale Rerum rustica- prima opera maggiore veterinaria ad esse- rum descrisse, a differenza di Catone, del- re stampata nel 1528. Il titolo di questo le ottime misure per allevar il bestiame, trattato, scritto in latino, è: Vegeti Renati vale a dire buona alimentazione, buon al- artis veterinariae sive mulomedicinae li- levamento, e mantenimento degli animali bri quatuor iam primum typis in luce ae- in buona salute. Interessante è l’intuizione diti. Basilea, 1528, excudebat Joan Faber di Varrone sulle cause della malaria che Emmeus Juliacensis. Una seconda edizio- precede di diversi secoli le scoperte di La- ne venne stampata sempre a Basilea nel veran. 1554. I primi due libri del trattato trattano delle malattie dei cavalli, il terzo delle Publio Virgilio Marone (71-19 a. C.), malattie dei bovini, ed il quarto dell’ana- poeta cesareo, scrisse in versi latini le tomia e della terapia. Vegezio, che sembra Georgiche, un prezioso libro sull’agricul- avesse una buona conoscenza dell’anato- tura e anche sulla veterinaria. Virgilio, in- mia animale, descrisse la cauterizzazione 34 ed il salasso come un rimedio per rilassa- re. Tra i farmaci menziona il papavero, l’elleboro ed altri.

Hippiatrica Nel decimo secolo, per ordine di Costanti- no VII il Porfirogeneto (905-952 d. C.), molte cognizioni sul trattamento degli ani- mali vennero incorporate nel trattato Hip- piatrica. Questa raccolta derivò per la maggior parte da scritti di veterinari dell’e- sercito greco. Un numero di copie di que- sto trattato, scritto in greco antico, esistono in Italia a Firenze (Biblioteca Laurenziana e Biblioteca Riccardiana), ed in altre città. Interessante sono le illustrazioni presenti nelle pagine di una copia di Hippiatrica della Biblioteca Nazionale di Parigi. Una di queste illustrazioni mostra l’applicazio- ne di un clistere ad un cavallo; il clistere che consiste di vino, olio, ed altri elementi curerebbe la tensione del cavallo.

Il medioevo Frontespizio - Hippiatrica (Lorenzo Rusio, 1532) Illustrazione di Hans Baldung Giordano Ruffo di Calabria, maresciallo veterinario dell’imperatore Federico II, pubblicava nel 1250, poco dopo la morte trova una illustrazione raffigurante un del monarca, Medicina equorum. Questo veterinario che cura la ferita di un equi- libro, copiato molte volte dopo la sua pri- no. Tale figura venne ripresa per la co- ma pubblicazione, fu di notevole interes- pertina della prima edizione del libro di se per gli allevatori di cavalli nel corso Valentino Chiodi, Storia della veterina- dei secoli. Il Ruffo fu il primo autore ve- ria, pubblicato dalla Farmitalia nel 1957. terinario ad adottare un sistema definitivo Il de Crescenzi descrive sintomi e rimedi di nomenclatura delle malattie, che – tut- per numerose malattie di animali; la tora oggi – è assai moderno; compilò del- maggior parte delle sue informazioni de- le utili informazioni sulle zoppie e sulle riverebbe da Medicina equorum di Gior- ferrature dei cavalli. Secondo il parere di dano Ruffo. alcuni storici, come Smithcors (1957) Medicina equorum è uno dei migliori li- Lorenzo Rusio (1288-1347) fu veterinario bri veterinari uscito dopo Hippiatrica (3). a Roma. Scrisse Marescalciae pubblicato in quella città intorno al 1490; detto libro Pietro de Crescenzi (1233-1310) scrisse come disse il Chiodi (1957) «dà un pro- Trattato dell’agricultura, uno dei più fa- spetto molto chiaro e sistematico delle mosi libri del Medioevo sull’agricultura malattie» (4). L’opera venne ristampata in ed anche sulle malattie animali e perti- diverse edizioni. Famosa quella pubblica- nenti rimedi. La prima copia a stampa di ta a Basilea nel 1532 ed illustrata da Hans questo trattato risalirebbe al 1486. In que- Baldung (1484-1545), il celebre artista te- sta edizione, pubblicata a Bologna, si desco, noto per i suoi disegni sui cavalli. 35 Il Rusio descrive la tosse secca del caval- nerli bene e, nel caso che i cani fossero lo e raccomanda il vino come uno dei ri- ammalati, a non raccomandarsi ai santi, medi per trattare l’affezione. ma di applicare i metodi allora conosciuti per curarli. Nel quindicesimo secolo, Bonifacio Cala- Il periodo rinascimentale brese o Bonifacio di Calabria, coevo di Nel periodo rinascimentale, che si svolge Giordano Ruffo di Calabria, produsse Il durante il quindicesimo e sedicesimo se- libro di mascalcia, un’opera contenente colo, si pubblicarono opere d’indole vete- ricettari per il trattamento delle malattie rinaria spesso con un’ampia descrizione dei cavalli. Il testo venne trascritto in co- dei metodi di trattamento per animali usa- dici che attualmente si trovano in diverse ti in quell’epoca. biblioteche: Biblioteca Apostolica Vatica- na di Roma, Morgan Pierpont Library di XV secolo New York, British Library di Londra, Bi- Il francese Gaston Phébus, Conte di Foix, blioteca Estense di Modena e Biblioteca scrisse, nel principio del quindicesimo se- dell’Archiginnasio di Bologna (Cianti colo, il Livre de la chasse. Questo libro, Brunori L., Cianti L., 1993) (5). Nel 1969 attualmente alla Biblioteca Nazionale di e nel 1970 alcune miniature tratte da una Parigi, è illustrato con bellissime miniatu- copia del codice di Bonifacio Calabrese re concernenti il buon maneggio del cane. esistente nella Biblioteca dei Gerolanimi L’autore invitava i proprietari di cani a te- a Napoli vennero pubblicate nella rivista Veterinaria (Farmitalia). Una di queste miniature rappresenta il salasso del caval- lo; un operatore incide la vena del collo del cavallo, mentre l’aiuto regge con la mano sinistra un’asta introdotta nella boc- ca del cavallo e con la destra controlla le redini.

XVI secolo Nel sedicesimo secolo appaiono le pub- blicazioni di maestri italiani dell’arte del cavallo, come Federico Grisone, Claudio Corte e Cesare Fiaschi. Dal punto di vi- sta illustrativo di notevole interesse è il libro di M. Filippo Scacco di Tagliacoz- zo: Trattato di mascalcia, pubblicato per la prima volta a Venezia nel 1553. Que- sto libro è arricchito da numerose illu- strazioni che mostrano le caratteristiche di alcune malattie dei cavalli e dei modi di trattarle. Nell’edizione del 1603, pub- blicata a Venezia da Vincenzo Somasco, si rinvengono diversi disegni illustrativi sulla somministrazione di farmaci ai ca- valli come quelli eseguiti con il corno di bue.

Frontespizio - Medicina de cavalli (Tramezino, Nel 1543 Michele Tramezino, valente 1543) editore, dava alle stampe a Venezia l’Ope- 36 Cavallo e Corno di bue (Sacco, 1603) ra della medicina de cavalli composta da XVII secolo diversi antichi scrittori, et a commune utilitá, di greco in buona lingua volgare Il Seicento vede la comparsa di un buon ridotta. Il libro contiene più di cento ri- numero di opere francesi dedicate alla cette scritte da ippiatri greci per la cura «marescialleria» da parte di Solleysel, de delle malattie dei cavalli. Le ricette, abba- La Brue, ed altri. Interessante é un testo stanza intelligibili, dovrebbero essere sta- di Nicolas Beaugrand Le marechal expert te ben accolte dagli interessati in materia traictant du naturel des chevaux, des di quel tempo. marques de leur bonté, & remede à toutes leurs maladies. La prima edizione di que- Nel 1598 Carlo Ruini pubblicava a Bolo- sto libro venne pubblicata a Parigi nel gna Dell’anatomia e dell’infermità del 1619. A motivo della sua grande popolari- cavallo in due volumi. Il primo volume, tá il testo venne ristampato molte vole (37 famosissimo, è dedicato all’anatomia, edizioni) fino al 1820. L’autore fornisce mentre l’altro – praticamente ignorato – è sette ricette per il trattamento della rogna dedicato alle malattie del cavallo e ai ri- equina, un’affezione – a quei tempi – medi usati in quellll’epoca. Tra le diverse molto comune. Una di queste ricette con- malattie descritte si annoverano le affe- sisteva in un miscuglio, da applicare cal- zioni del piede e le verminosi; per il trat- do sulle lesioni, di una pinta di aceto, tamento di quest’ultime il Ruini consiglia un’oncia di elleboro bianco, un’oncia di la somministrazione – per tre o quattro cantaride, ed un’oncia di euforbia. Il giorni ogni mattina a digiuno – di un on- Chiodi, peraltro, critica aspramente il cia e mezzo di semola mescolata allo contenuto del libro (6). zolfo. L’inglese Gervase Markham (1562-1637),

37 uno dei più prolifici scrittori di medicina Bourgelat (1712-1779) fonda la Scuola veterinaria, pubblicava a Londra nel 1610 Veterinaria di Lione in Francia creando Markhams maister-peece. Nonostante il per la prima volta un sistema di educazio- gran successo commerciale l’autore la- ne veterinaria fondamentalmente corretto. sciava molto a desiderare riguardo le ri- In questo periodo si producono in Francia cette consigliate nel suo testo. Nel fronte- numerosi testi veterinari a carattere divul- spizio di una edizione pubblicata nel gativo come quello di Louis Jean-Marie 1644 si possono osservare 10 vignette che Daubenton (1716-1800), professore alla illustrano vari metodi di allenamento e di Scuola Veterinaria di Parigi. Nel libro In- trattamento dei cavalli. struction pour les bergers, et pour les propriétaires de troupeaux, pubblicato per la prima volta nel 1782, Daubenton XVIII secolo descrive le malattie delle pecore ed i ri- William Gibson (1680?-1750), un veteri- medi per il loro trattamento; si sofferma nario inglese, pubblicava a Londra nel in particolare sulla rogna delle pecore ed 1721: The farrier’s dispensatory in three illustra con delle belle stampe il processo parts...; questo é il primo libro di farma- di identificazione delle lesioni della rogna copea veterinaria in lingua inglese. Nel e del suo trattamento. suo trattato Gibson menziona più di 250 derivativi vegetali da usare nelle sue ricet- Nel 1772 compare in Francia Cours te. Sembrebbe che la farmacopea di Gib- d’hippiatrique ou traité complet de la mé- son non fosse differente da quella usata in decine des chevaux scritto da Philippe medicina umana. Étienne Lafosse (1738-1820) e ritenuto il trattato veterinario più completo e più Il 16 febbraio 1762 il nobile Claude bello – dal punto di vista artistico – del

Cavallo e fumigazioni (Sacco, 1603)

38 secolo. In questo libro l’autore descrive la contro, 25 pecore controllo, non vaccina- distomatosi nei cavalli consigliandone il te, morivano dopo la inoculazione dello trattamento con acque ad alto contenuto stesso materiale. ferrico per otto giorni. L’Ottocento vede la scoperta dell’aneste- Louis Vitet (1736-1809), un medico fran- sia generale con l’etere da parte di W. T. cese, pubblicava a Lione nel 1771 un pre- G. Morton nel 1846 come pure l’applica- gevole trattato: Médecine Vétérinaire in zione dell’iniezione per via intradermica. tre volumi. Il terzo volume, Médicaments Quest’ultima scoperta viene generalmente nécessaires au maréchal, era imperniato attribuita ad Alexander Wood, un medico sulla farmacologia veterinaria. Nel suo ri- scozzese; peraltro fu un veterinario fran- cettario Vitet eliminava molti rimedi inef- cese – François Tabourin della Scuola Ve- ficaci o di dubbio valore sostituendoli in- terinaria di Lione – che avrebbe per pri- vece con farmaci di maggior ausilio. Il mo sperimentato l’applicazione di farma- Chiodi considera il Vitet «come il fonda- ci con piccole incisioni nel collo dei ca- tore della farmacologia veterinaria» (7). valli (8). Nel 1853 Tabourin pubblicava un trattato di terapeutica e di farmacia ve- terinaria Nouveau traité de matière médi- La veterinaria in Giappone cale, de thérapeutique et de pharmacie Nella veterinaria giapponese come in vétérinaires; il trattato ebbe una buona quella cinese la pratica dell’agopuntura è diffusione e venne ristampato in due vo- conosciuta fin dai tempi antichi. Nel cor- lumi nel 1875. so dei secoli sono stati pubblicati nume- rosi trattati illustranti i diversi punti di ap- Nell’Ottocento nasce l’idea, in Australia plicazione dell’agopuntura. Nel trattato e negli Stati Uniti, di trattare, contempo- Zisanshi (prima edizione Kyoto, 1759; se- raneamente, le affezioni ectoparassitarie conda edizione Yedo, 1859) si possono di un gran numero di bovini ed ovini con osservare numerose illustrazioni riguar- bagni a mezzo di prodotti arsenicali. danti i metodi di agopuntura praticati da- gli ippiatri giapponesi. Pure nell’Ottocento il numero dei libri pubblicati per uso veterinario aumenta notevolmente. Negli Stati Uniti ed in In- XIX secolo ghilterra questi libri erano ricchi di illu- Il XIX secolo è caratterizzato da due ge- strazioni concernenti nuovi prodotti vete- niali imprese effettuate, rispettivamente, rinari e nuovi metodi di somministrazio- da Edward Jenner (1749-1823) e da Louis ne di farmaci agli animali. In Italia il Pasteur (1822-1825) che aprirono la porta concetto della pubblicazione di disegni al concetto della vaccinazione animale. tendenti ad illustrare funzioni veterinarie Nel 1796 Jenner condusse un felice espe- – come la somministrazione di farmaci – rimento con il quale dimostró che inocu- non fu molto diffuso, eccezion fatta per i lando un bambino con pus vaioloso tolto libri di Edoardo Perroncito (1847-1936) dalla pustola di una contadina affetta da della Scuola Veterinaria dell’Universitá vaiolo bovino poteva instaurare un pro- di Torino, uno dei più famosi veterinari cesso immunitario contro il vaiolo uma- italiani sia in Italia che all’estero. Al Per- no. Famoso pure l’esperimento sul car- roncito va il merito di aver scoperto che bonchio effettuato da Pasteur con 50 pe- l’ estratto etereo di felce maschio era effi- core ed iniziato il 5 maggio 1881 nella te- cace contro l’Anchilostoma duodenalis, nuta del veterinario Rossignol a Puilly- flagello degli operai che lavoravano nel Le-Fort, a circa 20 km da Parigi. Venti- tunnel del San Gottardo (1880) (9), come cinque pecore vaccinate sopravvissero al- pure contro la Fasciola epatica (1886) la inoculazione di materiale virulento; per (10). 39 Lorenzo Brusasco pure della Scuola Vete- nella professione veterinaria. Lo sviluppo rinaria dell’Universitá di Torino dava alle di nuovi agenti terapeutici, come quelli stampe, tra gli anni 1872 e 1909, una se- per il trattamento di malattie cardiache e rie di dizionari e trattati di terapia veteri- gastriche, e la messa a punto di nuove naria, opere altamente elogiate dal Chiodi tecniche di somministrazione dei farmaci (11). (applicazioni transdermiche) permetterá di migliorare il benessere animale. Christian Friederich Samuel Hahnemann (1755-1843), un medico tedesco, formu- Con questi enormi progressi la professio- lava nel 1790 la dottrina dell’omeopatia. ne veterinaria si avvia al nuovo millennio Questa dottrina era basata su un concetto con fiducia e serenitá. di Paracelso (1493-1541) secondo cui: Si- milia similibus, vale a dire cose simili vengono curate con cose simili. L’omeo- patia veterinaria fu seguita per un certo PERIODO D’ORO DELLA periodo di tempo, nella seconda metà del FARMACOLOGIA VETERINARIA secolo, negli Stati Uniti ed in qualche (1930-2000) paese europeo. In Italia ebbe pure qualche seguito, specialmente dopo la pubblica- Nuove molecole e nuovi zione nel 1865 del libro sulla omeopatia metodi di amministrazione Data veterinaria di Friederich A. Günther della Scuola Veterinaria di Hannover (12). Vitamine 1934 Sulfamidici 1936 Il periodo d’oro della farmacologia vete- Steroidi (cortisone) 1944 rinaria (1930-2000) Coccidiostatici (SQ) 1944 Durante il periodo che va dal 1930 al 2000 notevolissimi progressi vennero ef- Antibiotici 1950 fettuati nell’ambito della farmacologia Diuretici 1957 veterinaria. Questi progressi vennero compiuti principalmente in base allo sco- Antelmintici—ampio spettro 1962 primento di nuove molecole, al perfezio- Tranquillanti/sedativi 1970 namento dei metodi di somministrazione di farmaci ed alla messa a punto di siste- Endectocidi 1982 mi di contenimento più umanitari per gli Inibitori ACE 1995 animali. A partire dagli anni trenta si Prodotti antiulcere 1999 compiono straordinari progressi nel cam- po dell’alimentazione con lo scoprimento Applicazioni transdermiche 1999 e l’uso razionale delle vitamine negli ali- menti animali. L’applicazione di nuovi prodotti terapeutici come i sulfamidici e gli antibiotici rivoluziona i vecchi sistemi BIBLIOGRAFIA terapeutici, applicati, in molti casi, empi- ricamente. Lo scoprimento e l’introduzio- (1) J. F. SMITHCORS, Evolution of the Veterinary ne di endectocidi permetterà l’abolizione Art. Veterinary Medicine Publishing Co., Kansas degli antiquati sistemi di applicazione di City, Missouri, 1957, p. 16. agenti parassitari come bagni ecc. La (2) V. CHIODI, Storia della Veterinaria. Farmita- messa a punto di tranquillizzanti e di se- lia, Servizio Veterinario, Milano, 1957, pp. 76- dativi renderà la professione meno ri- 77. schiosa e faciliterà l’ingresso delle donne (3) J. F. SMITHCORS, cit. p. 134. 40 (4) V. CHIODI, cit. pp. 173-174. epidemica provenienti dal Gottardo. L’Osservat., (5) L. CIANTI BRUNORI, L. CIANTI, La Pratica Gazz. Clin. 16: 801-804, 1880. della Veterinaria nei Codici Medievali di Ma- (10) E. PERRONCITO, Trattato Teorico-pratico scalcia, Edagricole, Bologna, 1993, pp. 263-325. sulle Malattie più Comuni degli Animali Dome- (6) V. CHIODI, cit. p. 227. stici. Unione Tipografica Editrice, Torino, 1886, (7) V. CHIODI, cit. p. 348 . p. 259. (8) A. H. QUIN, Our Professional Heritage, Vete- (11) V. CHIODI, cit. p. 348. rinary Medicine 50: 519-523, 1950. (12) F. A. GÜNTHER, Nuovo Manuale di Medici- (9) E. PERRONCITO, Nota sull’azione dell’estratto na Veterinaria Omiopatica, Pietro Capobianchi, etereo di felce maschio nei malati di oligoemia Roma, 1865, pp. 1-436.

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Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 FONTI GRECHE DELL’ARS VETERINARIA DI PELAGONIO: L'OPISTÒTONO (PELAG. 267-275, 294-301) GIULIA BOMPADRE AVONI

SUMMARY

GREEK SOURCES OF THE ARS VETERINARIA BY PELAGONIUS: THE OPISTHOTONOS (PELAG. 267-275, 294-301) The purpose of the present historical research was to evaluate the recurrence of the word opisthotonus in the latin and greek medical literature, taking into particular consideration a work of Pelagonius: the Ars Veterinaria (350-400 d.C.), where we found a description of not only the symptom of the above mentioned illness, but also its prophylaxis and therapy. Translation of the passages of the latin and greek work concerning opisthotonus has shown a change in the meaning of the term during the course of the ages. Sometimes it means a sickness, sometimes a symptom of illness, and sometimes a part of a most complex disease. From this observation we can deduce that ancient medicine is characterized by a period in which scientific observation is at the basis of the scientific theorisation. Later ancient medicine was solely reduced to the tevcnh. For the reason given above modern veterinary medicine is more similar to greek medical science than to the latin version of the third and fourth centuries A.D.

Prima di affrontare il tema in questione, tini Gallicano, Litorio di Benevento, Op- può essere utile ricapitolare quanto sap- tato, Caistrio Siculo, Emilio Ispano, Flo- piamo di Pelagonio e della sua attività. ro, Turanio, Arcadio, Ipparco, citati da Pelagonio Salonino (ca. 350-400 d. C.) è Pelagonio, così come dei greci Eubulo, il primo autore latino ad aver scritto un Eumelo e del già menzionato Absirto. Si trattato di medicina veterinaria: l’Ars Ve- ignora, invece, in quale lingua scrisse terinaria, (1) anche se in precedenza Var- Emerito, problema del resto sorto anche rone, Columella e Celso avevano episodi- per Pelagonio, dal momento che a partire camente menzionato alcune malattie dall’edizione di Giuseppe Sarchiani (Fi- equine nei propri scritti. Pelagonio si ser- renze 1826) invalse l’idea che la versione vì, come fonte e modello, del manuale del originaria dell’Ars fosse stata redatta in celeberrimo ippiatra greco Absirto, la cui greco; solo grazie a K. Hoppe, all’inizio attività, in passato collocata tra III e IV del ‘900, si stabilì una volta per tutte che sec. d. C., è oggi retrodatata al 150-200 d. il testo originario doveva essere stato C. Il testo pelagoniano si struttura perciò scritto in latino (3). in forma epistolare: ogni lettera, indiriz- Subito dopo Pelagonio, Vegezio compilò i zata ad un amico, contiene la trattazione Digesta artis mulomedicinalis, basandosi di una malattia. Le altre fonti sicure di sia su Pelagonio sia su altre fonti. Vegezio Pelagonio sono il VI libro del De agricul- ebbe la fortuna di leggere l’Ars veterina- tura di Columella, quindi Cornelio Celso, ria nella sua interezza; tuttavia mescolò a anche se non sappiamo se dal suo De tal punto le fonti, che solo raramente la agricultura o se da altre opere non giunte sua testimonianza chiarisce il testo pela- a noi. Si presume, inoltre, che sia esistito goniano, nonostante recentissime rivalu- un ulteriore trattato di veterinaria, oggi tazioni che tendono a presentare Vegezio scomparso, da cui avrebbero attinto sia non solo come un semplice compilatore Pelagonio sia l’anonimo autore della Mu- di Pelagonio e della Mulomedicina Chiro- lomedicina Chironis (2). Poco si sa dei la- nis, ma anche come un interprete di tutta 43 la precedente tradizione veterinaria (4). bilmente per la diffusione del termine nel- Comunque sia, Vegezio diventò l’autore la cultura rurale del tempo: questa discre- di riferimento fino a tutto il Medioevo, e panza, crediamo, doveva sussistere nel te- Pelagonio non fu praticamente più letto, sto originario, a testimonianza della for- se facciamo fede alla scarsità di codici mazione più «letteraria» che «scientifica» manoscritti. Sappiamo infatti che Angelo dell’Ars veterinaria. Con la loro opera Poliziano scoprì un codice del VII-VIII veterinari come Pelagonio o Vegezio ri- sec. d. C., ora scomparso, e lo fece rico- escono solo ad arricchire e sistematizzare piare con correzioni e modifiche a Firen- la terminologia veterinaria, lontani come ze nel dicembre del 1485 (cod. Riccardia- sono dal modello ellenistico di Erofilo di nus 1179): è su questo solo manoscritto Calcedonia, fondatore dell’anatomia e che, in sostanza, si fonda il testo moderno della fisiologia, e di Erasistrato di Ceo, dell’Ars veterinaria. privi dunque di metodo scientifico e inte- L’opera di Pelagonio era stata tradotta in ressati quasi esclusivamente alla pratica greco, probabilmente a Ravenna, e non terapeutica. dallo stesso Pelagonio, bensì da qualcuno Ma la trattazione del tetano in Pelagonio privo di effettive competenze veterinarie. suscita, credo, un’attenzione particolare, Esistono di questa traduzione quattro ver- perché è un esempio di come nella tradi- sioni, tutte risalenti al IX sec. d. C.: gli zione medica greco-latina lo stesso termi- Hippiatrica Berolinensia, Parisina, Can- ne possa avere valenze differenti, indican- tabrigensia cum additamentis Londinien- do ora un sintomo della malattia ora la sibus, nonché gli Excerpta Lugdunensia, malattia stessa, e di come dunque l’erme- così denominati dal luogo attuale di con- neutica semeiotica subisca sorprendenti servazione dei manoscritti (Berlino, Pari- oscillazioni da epoca a epoca. gi, Cambridge e Londra, Leida). Queste Nel c. XVII, dopo la dedica all’amico Pa- versioni sono tuttavia assai discrepanti le piano e il riferimento esplicito ad Absirto une dalle altre, e probabilmente derivano (6), Pelagonio avverte il diligentissimus da differenti redazioni dell’Ars di Pelago- nutritor equorum dell’importanza della nio. Infatti, già il codice del VII-VIII sec. malattia dell’opistòtono, e polemizza con d. C., che servì a Poliziano come base per quanti se ne sono occupati senza cono- il Riccardianus 1179, doveva a sua volta scerne le cause e senza comprenderne i essere una raccolta di precetti desunti sia sintomi, i quali, appunto, sono i seguenti dall’originale pelagoniano sia da altre (Pelag. 267,2): fonti manualistiche del IV e VII sec. Lo collum extensum est nec incurvari potest, dimostra, tra l’altro, l’altrimenti incom- caput non dissimile, aures rigidae nec prensibile trattazione del tetano, che al flecti possunt, oculi minores, ossa in facie cap. XVII viene dettagliatamente descrit- vel pellis ipsa tensa et rigida, to con il nome di opisthotonus, con un labra adaeque gravia, nec aperire os aut evidente prestito dal lessico medico gre- oscitari potest, sed nec potum aut cibum co, mentre al cap. XXIII se ne fa ancora sumit civiliter et cauda ipsius erecta est riferimento, sia pur in maniera meno ap- nec se incurvare potest aut de latere in- profondita, con la denominazione tradi- spicere, gressus ipsos sine disciplina po- zionale di robur, ovvero «quercia, rove- nit, pedes posteriores prioribus su- re», appunto per la rigidità delle membra perimponit sic ut ungues rigore ipso tra- del cavallo colpite da tale affezione. È hat, priores pedes flectere non potest et stato di recente osservato (5) come il testo omnia membra ipsius tensa sunt in poste- pelagoniano si dilunghi sull’opisthotonus riorem partem, et aut nunquam excutit se quasi si trattasse di un morbo poco noto, aut difficile, et nec in priorem partem pro- mentre la passio roboris viene sbrigativa- cedit, sed retro in se ipsum recidit. hi et mente compressa in poche righe, proba- difficile urinam faciunt et cum se proiece- 44 rint et rursus levare voluerint, de poste- sarai più scrupoloso ci riuscirai cospar- rioribus se difficile elevant, sed a renibus gendolo con questi unguenti: grasso di subsidunt, unde et nomen opisthotoni porco, resina di terebinto, cera, trito di tractum est. pepe, tutte queste cose mescolate con olio «Il collo è teso e non riesce a curvarsi, di oliva. Molti, dopo aver cotto erbe fre- non dissimile il capo, le orecchie sono ri- sche con acqua, ne riscaldano il capo, e gide e non possono flettersi, gli occhi so- allo stesso modo fanno con l’orzo. Molti no infossati, le ossa del volto sono visibili coprono con lo sterco l’animale sofferen- e persino la pelle stessa è tesa e rigida, le te, cioè o il cavallo o la mula, oppure fan- labbra parimenti tese, né può aprire la no la stessa cosa con la sabbia calda. Inol- bocca o sbadigliare, né assume liquidi o tre fanno anche quest’altra pozione: dieci cibo come nella norma e la sua coda è ri- grani di pepe, pece di cedro di peso equi- gida, né può incurvarsi o guardare di lato, valente, una sola dracma di salnitro (ni- compie passi di per sé senza regola, non trato di potassio), caglio di latte (o succo mette le zampe posteriori sopra le ante- di fico) pari alla grandezza di una fava ci- riori, così da trascinare gli zoccoli per la renaica. Tutte queste cose tritate singolar- rigidità stessa, non può flettere le zampe mente e mescolate assieme, con aggiunta anteriori, e tutte le sue membra sono tese di olio e di un sestario di vino. E ancora verso la parte posteriore, e o non si scuote molti hanno detto che giova questo: ver- mai o gli riesce difficile, e non procede in sare sangue fresco di bufalo nelle fauci avanti, ma retrocede su se stesso. Difficil- mediante un corno. Se non si trovasse mente questi cavalli fanno urina e, quan- sangue al momento necessario gli si po- do si sdraiano in avanti e vogliono alzarsi trebbe dare tre dracme di incenso, sale di di nuovo, difficilmente si alzano sulle peso equivalente e vino. Infatti molti e va- zampe posteriori, ma si sdraiano sul fian- lorosi uomini hanno detto che questo gio- co, da cui deriva il nome di opistòtono». va e noi lo ricordiamo sia per consuetudi- Segue una lunga descrizione delle terapie ne sia per uso piuttosto che per l’effettivo in uso e di come prevenire l’insorgere del- giovamento: sedici scrupoli di grasso di la malattia (Pelag. 268-270), infine il capi- porco, sedici scrupoli di grasso di capra, tolo si chiude con suggerimenti terapeutici quattro scrupoli di resina di terebinto, desunti dalle opere anonime di Eubulo, mezzo sestario di olio di legno di cedro, Emerito, Optato e ancora Emerito. quattro quartini di olio di oliva; tutte que- Nel c. XXIII (Medicamina ad robur) Pe- ste cose unite ad acqua, nella quale erano lagonio dedica alla semeiotica solo poche stati precedentemente sciolti a caldo sal- righe, dilungandosi invece sui rimedi (Pe- nitro e sali, nella misura di otto scrupoli lag. 294): ciascuno. Con questo medicamento caldo Robur si in posteriore parte erit, signa cospargiamo il bestiame ammalato e in- haec erunt: crura inter se complicabit, fondiamo un medicamento simile attra- erunt umeri et cervix usque caput rigida, verso le narici: usa grasso di porco quanto erunt oculi lacrimantes, sed et caudam ri- basta, con olio, vino e miglio bolliti assie- gidam habebit. me. Abbiamo impiegato frequentemente «Se l’irrigidimento sarà nella parte poste- nella stessa cura come medicamento la riore, i segni saranno i seguenti: piegherà palma che produce gomma: sciogli i car- le gambe, la groppa e il collo sino al capo boni in olio comune o ciprino e quindi saranno rigidi, gli occhi lacrimeranno, ma applica a tutto il capo, al collo e a tutto il avrà anche la coda rigida». corpo. Dopo questa cura copriamoli con il A proposito della pratica terapeutica, leg- saio e facciamoli esercitare al trotto sotto giamo nel c. XVII una serie di precetti di il sole caldo fino a farli sudare, poi ne questo tenore: «In inverno poi è difficile asciugherai il sudore diligentemente e di curare quel tipo di malattia, in estate se tu nuovo con la stessa pozione descritta pre- 45 cedentemente ungeremo il corpo permet- tini di resina, due quartini di alloro, due tendo loro di pascolare. Così facendo quartini di viscere di cervo, tre quartini di ogni giorno fino a quando sarà guarito, olio di storace, quattro quartini di olio sia somministreremo gli altri cibi consueti laurino: cuocerai tutte queste cose e le mescolandoli con orzo e con un poco di userai al sole o in luogo caldo. cicerchia, sia daremo loro da bere acqua Ancora un unguento secondo Emerito: con vino. D’inverno stabuleranno certa- cera liquida e pece liquida del libano, al- mente in un luogo caldo, servendoci di loro, olio di oliva: cuoci tutte queste cose unguenti quanto più caldi possibili. Giova e una volte cotte aggiungi aceto a suffi- anche cospargerli con pece liquida assie- cienza. me ad olio ed eseguire quanto detto pri- Oppure ancora sei bacche di alloro, cumi- ma, cosicché troppa pece non ne leda la no, zolfo, resina, olio di oliva: cuoci tutte pelle qualora sudino. È inutile prelevare queste cose e ungi l’animale». sangue in questa malattia. Molti si servo- È dunque evidente che il materiale impie- no di caustici: qualora l’animale risultasse gato nel c. XVII deve derivare da una fon- cauterizzato, sarebbe inutile per gli uomi- te diversa, rispetto a quanto si legge a ni e varrebbe di meno. Mostrerò per quali proposito del robur. L’aggettivo greco oj- cause si contrae la malattia: quando cam- pisqovtono", da cui la traslitterazione pe- mina con troppo sole, quando abbia zop- lagoniana opisthotonus, indica letteral- picato agli arti anteriori per qualsiasi mo- mente una tensione o spasmo all’indietro, tivo, quando sia costretto a correre o cam- come attestano concordemente i lessici e i minare e per ciò sudi, ne conseguirà la dizionari terminologici moderni (7). Se- malattia sopra descritta. D’inverno invece, condo le nostre conoscenze, l’opistòtono sudando durante il viaggio o durante il la- è un tipo di contrattura generalizzata che voro sotto un cielo freddo o in un luogo interessa prevalentemente i muscoli freddo o umido su pavimento di marmo o estensori. Nell’uomo le gambe e le brac- di mosaico, si irrigidiranno le mascelle dal cia sono in estensione e il corpo e la testa freddo e non potrà ingerire cibo; e se il si rovesciano all’indietro; viene osservato fianco ne verrà colpito e dopo la cura dor- nel tetano, nell’isterismo, nelle meningiti mirà o giacerà a lungo sullo stesso fianco, con ipertensione intracranica (8). Nei no- le conseguenze saranno le medesime. Tut- stri animali la dorso-flessione della testa te queste sono le cause dell’opistòtono. sul collo è sintomo, per esempio, di pa- L’opistòtono secondo Eubulo [l’opistòto- tologie compressive intracraniche, me- no è un vizio dei nervi che tirano all’in- ningiti, avvelenamento da piombo, diffi- dietro]. Preleva sangue di cervo, dopodi- coltà respiratorie, sindrome anginosa del ché o l’animale sudi in un bagno oppure cavallo, tossiemia tetanica. Nel tetano si curalo con quegli unguenti che riscaldano parla di trisma quando è colpita la mu- il corpo; farai, quindi, delle pozioni con scolatura masticatoria, di opistòtono bacche di alloro, di nitro e latte caprino quando sono interessati i muscoli cervi- bollito con miele, ruta, pepe bianco e con cali e dorsali (9). il suo sangue. Per quanto riguarda la tradizione antica, Allo stesso modo l’opistòtono secondo troviamo una menzione del tetano in Ari- Emerito. Prima di tutto occorre cauteriz- stotele, Historia animalium 8.24: essa è zare, poi giovano bevande calde o resina una delle malattie tipiche del cavallo te- di silfio o cumino o aneto o bacche di al- nuto troppo a lungo dentro la stalla. Le loro: ogni giorno darai da bere ciascuna prime attestazioni del termine ojpisqovto- di queste cose assieme al vino e lo con- no" compaiono nella tradizione ippocrati- durrai alla guarigione. ca e nel Timeo di Platone, sempre in asso- Allo stesso modo l’unguento di Optato ciazione al tetano nell’uomo. In Plat. Tim. per la medesima cura: cera, quattro quar- 84e9, tra le malattie causate dall’aria, si 46 parla diffusamente di tetano ed opistòto- sendo all’inizio afono, si metta a nitrire no: «Spesso, se la massa muscolare all’in- fortemente; infatti questo significa deces- terno del corpo viene divisa, l’aria, che si so per il giorno dopo». Una descrizione trova all’interno e non può fuoriuscire, dell’opistòtono, per quanto sintetica, si ha provoca i medesimi dolori causati da cor- nel De affectionibus interioribus 53.1 (~ renti d’aria esterne, dolori fortissimi, so- De diebus iudicatoriis 5.1), dove l’opistò- prattutto quando l’aria, che circonda i tono è definito come «tensione all’indie- nervi e i vasi che vi sono attorno e li gon- tro dei nervi del collo». Per reperire nuo- fia, determina una distensione in senso ve occorrenze del termine, dobbiamo pas- contrario dei muscoli estensori e dei nervi sare al I sec. d. C., e ci rammarichiamo di ad essi connessi. Le malattie prodotte da non possedere nulla, se non in misura in- questa tensione sono state definite tetano diretta e gravemente frammentaria, del e opistòtono. Di esse il rimedio è difficile, patrimonio scientifico alessandrino, in perché il più delle volte è la febbre che particolare delle opere di Erofilo di Cal- sopravviene a risolverle» (a} dh; kai; ajp∆ cedonia ed Erasistrato di Ceo, attivi nella aujtou' th' suntoniva~ tou' paqhvmato~ ta; seconda metà del III a. C., interessati non noshvmata tevtanoiv te kai; ojpisqovtonoi solo alla pratica terapeutica, come lo era proserrhvqhsan.). Come spiega uno dei la medicina ippocratica, ma anche alla pa- maggiori commentatori, A.E. Taylor, (10) togenesi e alla semeiotica. Nel De mate- «Timeo intende dire che i nomi tecnici ria medica Dioscoride Pedanio tratta in tevtanoiv te ojpisqovtonoi sono derivati numerosi luoghi dei rimedi (infusi, un- propriamente dal verbo teivnw, «tendere», guenti etc.) contro l’opistòtono e altre e che tale derivazione è motivata per ef- malattie, tra cui il tetano (cf. 3.80.5.9), fetto dell’innaturale rigidità e incurvatura ma il suo approccio è puramente terapeu- dei nervi in queste malattie. Non è chiaro tico. Dobbiamo attendere Galeno (II d. perché [Timeo] non dica nulla a proposito C.) per ritrovare la tripartizione già notata dell’innaturale incurvatura in direzione da Cornelio Celso (I d. C.) nel suo De opposta»; forse, prosegue Taylor, lo spa- medicina 4.6 : priorem Graeci opisthoto- smo definito ejmprosqovtono~ è compreso non, insequentem emprosthotonon, ulti- sotto la voce tevtano~. Di opistòtono e te- mum tetanon appellant: quamvis minus tano si fa menzione più volte in diversi subtiliter quidam indiscretis his nomini- trattati ippocratici; ad es., nel De morbis bus utuntur. Tanto Celso quanto Galeno popularibus 5.1.47.4 e ss. l’opistòtono è dipendono certamente da fonti precedenti, un sintomo dell’infezione che può insor- con ogni verosimiglianza alessandrine. gere in seguito a una ferita, e in 5.1.76.3 e Galeno parla in numerosi luoghi dell’opi- 7.1.38.2 è causa di morte, o almeno è il stòtono, dell’emprostòtono e del tetano, sintomo che la precede. In Coa presagia terza e ultima fase che, a quanto pare, 23.1 e ss. la rigidità opistotonica è sinto- comprende le precedenti, come appare mo della cefalgia, mentre in 355.1 e ss. (= dal suo De tremore, palpitatione, convul- De septimanis 51.122ss.) tetano e opistò- sione et rigore 7.641.13: «Già sai che tut- tono sono citati insieme, ma sembrano ti sono d’accordo sul fatto che questa ma- due diverse malattie, in entrambe le quali lattia si suddivide in tre momenti, deno- si nota come uno dei sintomi più gravi, e minati emprostòtono, opistòtono, e teta- precursori del decesso, sia il rilassamento no: emprostòtono è quando le membra si mandibolare: «Negli individui colpiti da tendano in avanti, opistòtono, quando si tetano e opistòtono le mandibole risultano tendano indietro, tetano, quando la tensio- rilassate, sintomo mortale; ed è sintomo ne si verifichi in egual misura in entrambe mortale che nell’opistòtono si sudi e il le direzioni». Nel De morborum differen- corpo sia indebolito, e che per l’opistòto- tiis 6.850.17, parlando «di quanti muoio- no si vomiti dalle narici, oppure, pur es- no a causa del gelo per strada», Galeno 47 sottolinea come «gli uni furono colti da linensia 34.21.2 troviamo, in un testo cer- emprostòtono, altri da opistòtono, altri da to lacunoso, prognosi e cura del tetano e tetano, altri dal cosiddetto congelamento, dell’opistòtono; quanto all’opistòtono nel mentre altri patirono qualcosa di molto si- cavallo, con riferimento a Pelagonio, si mile all’apoplessia». La medesima tripar- dice: «Per prima cosa le orecchie del ca- tizione si ha in altri trattati pseudo-galeni- vallo si tendono dritte, gli occhi si stra- ci, dove emprostòtono, opistòtono e tetano buzzano e l’animale non riesce a girarsi compaiono come patologie al pari dell’an- in poco spazio, ma si muove in tondo gina pectoris, pleurite, polmonite, ittero, sbattendo tutto il corpo, non tiene dritte le apoplessia e di altri disturbi a carico del zampe e il collo è rigido. Se arriverà al sistema cardiovascolare (cf. Introductio punto di chiudere la bocca, morirà di fa- seu medicus 14.730.15). Molto interessan- me. Se però riuscirai a prevenire ciò, cau- te, all’interno dello stesso testo (14.737ss.; terizzalo cominciando dagli occhi e bru- cf. inoltre Definitiones medicae ciando la zona intorno, e sul collo 19.414.5s.), è la connessione delle tre pa- tre lunghe , sul fianco e allo tologie con l’apparato nervoso: emprostò- stesso modo sul bacino e sul rachide lun- tono, opistòtono e tetano risultano essere ghe , e sui lombi vicino ai in ogni caso uno spasmo dei nervi che glutei, tre da entrambi i lati. Ungi le ferite partono dalla testa, nervi la cui funzione è con pomate dolci, e fomento di aceto, ri- di trasmettere il movimento a tutto il cor- peti per sette giorni le infusioni e all’otta- po. Lo spasmo è provocato da un’ostru- vo bagna le ferite con acqua calda e cura- zione delle cavità dei nervi contenenti li- le con del licio [tipo di pruno]; fa’ delle quido, e a seconda del tipo di ostruzione si bende di lana sporca, inzuppandole nel produce una tensione in tre diverse dire- miele». Da notare in 34.16.1, la descrizio- zioni: in avanti, all’indietro o in verticale. ne dei sintomi opistotonici del cavallo, Solo con Filumeno, De venenatis anima- con la tendenza a sedersi come un cane, e libus eorumque remediis, 14.3.3, contem- «le zampe posteriori non assecondano poraneo di Galeno, si comincia a parlare quelle anteriori» (cf. Hippiatrica Lugdu- di spasmo, tetano e opistòtono in animali nensia 41.2). feriti, e nel IV d. C. il medico Oribasio Mediante le diverse occorrenze del termi- mantiene la medesima tripartizione pato- ne opisthotonus nei testi della tradizione logica (Synopsis ad Eustathium filium greco-latina, abbiamo potuto dimostrare 8.15.4.3); lo stesso si può dire per i secoli come nei secoli l’opistòtono fosse consi- successivi fino a Leone Filosofo (Con- derato ora malattia, ora sintomo, ora parte spectus medicinae 2.18.39) e Teone Pro- di una patologia più complessa. E’ evi- tospatario (commentatore di Ippocrate), dente che, nella storia della medicina ve- entrambi del IX sec. d. C.. Origene ci ri- terinaria, la scienza medica ha avuto un corda (Philocalia 26.2.41) che l’opistòto- periodo di crescita, coincidente con la no è citato nel Deuteronomio come mi- scuola dei medici alessandrini, in cui l’os- naccia per chi si allontana dalla venera- servazione scientifica era alla base della zione di Dio. Del resto, nella letteratura teorizzazione. Successivamente, secoli di medica successiva a Galeno si assiste a un compilazioni ed epitomazioni manualisti- progressivo scadimento, e anche nel no- che, di cui l’opera pelagoniana è un stro caso abbiamo una mera ricompilazio- esempio, accompagnate dalla perdita di ne del materiale tradizionale, senza alcun tale metodologia scientifica, hanno per- apporto innovativo. I testi ippiatrici in lin- messo una depauperazione del patrimonio gua greca di cui disponiamo sono pur- scientifico medico, riducendo la medicina troppo tardi, e si tratta, come abbiamo antica a mera pratica (tevcnh) terapeutica. detto, di versioni differenti della traduzio- L’attuale teorizzazione scientifica della ne di Pelagonio. Negli Hippiatrica Bero- medicina veterinaria, invece, basata tra 48 l’altro sull’osservazione dei signa aegri- H.G. LIDDELL, R. SCOTT, H. STUART JONES (with tudinis e sulla loro interpretazione, ha an- the assistance of R. MCKENZIE), Oxford, 1940 cora le sue radici nel pensiero scientifico (Supplement Edited by E.A. Barber, with the as- degli ippiatri greci, i quali osservando i sistance of P. Maas, M. Scheller and M.L. West, , appunto, hanno anticipato il con- Oxford, 1968; Revised Supplement Edited by shmei'a P.G.W. Glare, with the assistance of A.A. cetto moderno di semeiotica medica, oltre Thompson, Oxford, 1996), 1239 s.v. ojpisqovto- a quello di scienza medica moderna. no~. Thesaurus Graecae Linguae (ThGL), ab Henrico Stephano constructus, edd. post Stephanum C.B. BIBLIOGRAFIA Hase, G.R. Lud. de Sinner, Th. Fix et alii, I-VIII, Paris, 1831-1865 (Neudruck I-IX, Graz 1954), Edizioni e commenti 2089-2091 s.v. ojpisqovtono~, in particolare Pelagonii veterinaria ex Richardiano codice ex- 2089c, 2090a-b. cripta et a mendis purgata ab Josepho Sarchiano Thesaurus Linguae Latinae, editus iussu et auc- nunc primum edita cura C. Cionii. Accedit Sar- toritate consilii ab academiis societatibusque di- chianii versio Italica, Florentiae 1826. versarum nationum electi, IX2, Lipsiae 1968- Pelagonii artis veterinariae quae extant. Recen- 1981, 729-731 s.vv. opisthotonia, opisthotonicus, suit praefatus commentatus est M. Ihm, Lipsiae opisthotonos. (Teubner) 1892. O.E. NYBAKKEN, Greek and Latin in Scientific Corpus Hippiatricorum Graecorum. Ediderunt Terminology, Ames (Iowa State University E. Oder et C. Hoppe, I (Hippiatrica Bero- Press), 1959, 134 s.v. opistho-, 193 s.vv. opi- linensia) Lipsiae (Teubner) 1924, II (Parisina, sthen, opisthios. Cantabrigensia, Londiniensia, Lugdunensia) I. MAZZINI, Introduzione alla terminologia medi- Lipsiae (Teubner) 1927. ca. Decodificazione dei composti e derivati di Pelagonius. Ars veterinaria, ed. K.-D. Fischer, origine greca e latina, Patron, Bologna, 1989. Lipsiae 1980. (8) M. GARNER, G. PANZERA, V. DELAMARE, Di- zionario dei termini tecnici di medicina, Paolo Note bibliografiche Gagliardi Editore, 1987, 724 s.v. opistòtono. (1) Per il testo critico di Pelagonio, cf. Pelago- (9) A. MESSIERI, B. MORETTI, Semeiologia e dia- nius. Ars Veterinaria, ed. K.-D. Fischer, Leipzig gnostica medica veterinaria, Libreria Universita- 1980; per la storia della tradizione, vd. le pp. IX- ria Tinarelli, Bologna, 1982, 982. XXIV della sua Prefatio. (10) A.E. TAYLOR, A Commentary on Plato’s Ti- (2) K. HOPPE, Die Commenta artis medicinae ve- maeus, Oxford, Clarendon Press, 1968, 601 (ad terinariae des Pelagonius, «Veterinärhistorisches Tim. 84e9). Jahrbuch» III (1927) 203-216. K. HOPPE, Pelagoniusstudien, «Veterinärhistori- Studi e altri sussidi sches Jahrbuch» IV (1928) 7-22. J.N. ADAMS, Notes on Pelagonius, «Classical (3) K. HOPPE, Die Commenta artis medicinae ve- Quarterly» XL, 1990, 532-534. terinariae des Pelagonius, «Veterinärhistorisches Idem, Note on the Text, Language and Content of Jahrbuch» III (1927) 216-219. Some New Fragments of Pelagonius, «Classical (4) V. ORTOLEVA, Note critico-testuali ed esegeti- Quarterly» XLII, 1992, 489-509. che al primo libro dei Digesta artis mulomedici- Idem, Pelagonius and Latin Veterinary Termino- nalis di Vegezio, «Wiener Studien» CXIII (2000) logy in the Roman Empire, Leiden-New York- 245-280. Köln, Brill, 1995. (5) V. GITTON, Maladies humaine et maladies G. BJÖRCK, Apsyrtus, Julius Africanus et l’hip- équines chez Pélagonius. Interactions entre les piatrique grecque, Uppsala Universitets Årss- deux lexiques, in Nommer la maladie. Recher- krift, Uppsala, 1944. ches sur le lexique gréco-latin de la pathologie, Black’s Veterinary Dictionary, ed. by G.P. West, textes réunis et édités par A. Debru et G. Sabbah, London, 1976. Saint Étienne (Publications de l’Université de K.-D. FISCHER, Ancient Veterinary Medicine: a Saint-Étienne), 1998, 107-118. Survey of Greek and Latin Sources and Some Re- (6) Pelagonius. Ars Veterinaria K.D-Fischer, cent Scholarship, «Medizin-historisches Jour- Leipzig 1980, Commentarius pp 122s. nal» XXIII (1989) 191-209. (7) A Greek-English Lexicon (LSJ), compiled by 49

Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 OSSERVAZIONI SU DE RE RUSTICA DI RUTILIO TAURO EMILIANO PALLADIO CARMELO MADDALONI

SUMMARY

THE DE RE RUSTICA OF RUTILIO TAURO PALLADIO (4TH CENTURY A.C.) The De Re Rustica is a work about agriculture written by Palladio Rutilio Tauro Emiliano at some time during the second half of the 4th century and first half of the 5th century A.D. The 14th and last part entitled De Veterinaria Medicina covered medicine of the beasts, and was published for the first time in 1926. We have made a study of this author, who is usually given only a fleeting mention in texts on veterinary medicine.

Che la Storia della Medicina Veterinaria Intuisce i poteri medicamentosi di vegeta- riconosca verisimile il suo cominciamen- li e minerali, forse osservando e chissà, to con la domesticazione è acquisizione plagiando istinti animali, azzarda speri- antica e condivisa, nel momento in cui mentazioni con terapie che stanno a metà passa dalla caccia alla cattura l’uomo ne strada fra rischio e magia fino al momen- inventa le procedure e alleva. Dobbiamo to della svolta per l’avvento delle grandi immaginarla come una svolta epocale che civiltà, orientali, mesopotamiche, medi- si muove su acconci tempi di transizione, terranee, quando la medicina diventa ap- certamente, mentre le specie che saranno pannaggio di caste sacerdotali e di perso- domesticate imparano a recitare l’ultimo naggi eccellenti alcuni dei quali, i cosid- atto del processo di selezione naturale. detti «rei rusticae scriptores», si occupano Dietro le insistenti richieste della donna, anche di medicina veterinaria. Taluni, au- dal nomadismo passa alla stanzialità e torevoli come Aristotele, Vegezio, Corne- prendendosi cura della propria, l’uomo si lio Celso, Virgilio, Columella, Varrone, pone il rovello della domiciliazione ani- Plinio il Vecchio, altri appena nominati male. Poche le risorse su cui può contare, come quel Lucio Elio equitum singula- non cavalca né conosce la ruota ma di- rium imperatoris, medico della cavalleria spone del fuoco e di armi rudimentali, ca- dell’imperatore (1). Né bisogna dimenti- pisce che deve difendere, nutrire, mante- care che la cura degli animali a volte era nere in buona salute e studiare l’approc- affidata alla medicina umana e che la me- cio replicante, un tema con più di un buco dicina romana prendeva a piene mani da nero: perché, ad esempio, le femmine non quella greca. sempre accettano il maschio? Un fatto as- Qui abbiamo il piacere di riproporre la fi- solutamente inspiegabile per lui che al gura di Rutilio Tauro Emiliano Palladio, problema dava una soluzione dai posteri vir illustris che seppe unire alla buona in- bollata come stupro. formazione generale il contributo della Se oggi per noi tutto questo è scontato, a sua esperienza pratica di proprietario ter- lui procura seri grattacapi, la mandria è la riero (2). Ci riferiamo al poco noto e poco sua dispensa che sana e cospicua gli assi- trattato libro XIV del suo, per i primi tre- cura una sopravvivenza meno rocambole- dici libri altrimenti celebre, trattato di sca. Senza Atenei né corsi di specializza- agricoltura. L’opera, redatta in latino zione è quello il momento in cui nasce il chiaro e piacevole, pur se tardo, è del primo veterinario che per facilitarsi il massimo interesse per la storia della me- compito inizia dai cuccioli di lupo. dicina veterinaria. 51 Entriamo direttamente in argomento. schi dell’ambiente a causa di insediamenti Già alla prima riga del primo capitolo (de urbani, pur essendo detersivi e pesticidi in praeceptis rei rusticae) del primo libro genere ancora di là da venire, gli esperti (tituli libri primi), Palladio parla dell’uo- avevano già mangiato la foglia. mo (Pars est prima prudentiae ipsam cui Se la maggior parte degli abitanti della zo- praecepturus es aestimare personam) e na non presenta infermità, non bisogna du- subito dice che al contadino bisogna spie- bitare né dell’aria né dell’acqua (nec de gare le cose con quella semplicità che non aere aliquid nec de fontibus suspiceris). ha niente a che fare con la retorica (neque Aria e acqua erano dunque ritenute le mas- enim formator agricolae debet artibus et sime responsabili di benessere e salute. eloquentiae rhetoris aemulari). Dal secon- Disserta a lungo il Palladio sui requisiti do capitolo de quattuor rebus quibus agri- della terra e sulle qualità dell’uomo dei cultura consistit, affiorano l’ecologia pal- campi, sovente richiamandosi alla cultura ladiana e di nuovo l’interesse per l’uomo, greca. le sue capacità, la sua volontà, la sua intel- Equivalente del nostro «l’occhio del pa- ligenza. drone ingrassa il cavallo», è fondamenta- Sono quattro innanzitutto gli elementi più le, sostiene, la presenza del padrone importanti per ottenere buoni risultati dalla esperto (praesentia domini prouectus est coltivazione della terra: l’aria, l’acqua, la agri), le fatiche toccano ai giovani, ai terra, la capacità di chi opera (3). Di que- vecchi il comando (in rebus agrestibus sti, tre sono naturali mentre uno si rapporta maxime officia iuuenum congruunt, impe- alla volontà e all’abilità dell’uomo. E’ op- ria seniorum), l’olivo va piantato e le oli- portuno dapprima prestare attenzione a ciò ve raccolte dai giovani e dalle vergini poi- che fa parte della natura affinchè nei luo- chè la castità è prediletta da quell’albero ghi destinati alle coltivazioni vi siano aria (4). La spiegazione la troviamo nella mi- salutare e clemente, acqua salubre e che tologia greca che consacra l’olivo ad Ate- non presenti problemi (facilis) in merito al na, dea della fecondità e della saggezza, punto in cui nasce, al modo in cui dev’es- vergine e protettrice dei fanciulli. sere distribuita o dove viene raccolta quel- In singoli capitoli Palladio prende in esa- la piovana (uel imbre collecta), terra in ve- me alcuni animali da cortile e a differenza rità fertile e in zona dove possa essere la- di Columella che ne descrive nei partico- vorata comodamente. lari l’allevamento, sembra non interessar- De aeris probatione, de aqua probanda, si di pesci né di cani. de qualitate terrarum, sono rispettivamen- Gettando le basi della cosa rustica nel ri- te i successivi capitoli in cui in particolare spetto del contesto ambientale, si può dire vengono descritti i requisiti dell’aria buo- che nel primo libro prenda a cuore l’eco- na, dell’acqua da bere e della terra destina- logia mentre qua e là nei successivi, par- ta alle colture. lando di animali, l’autore si occupa in L’aria sana non deve offendere i sensi e prevalenza di zootecnia e genetica e infi- l’acqua non deve nascere in prossimità di ne nell’ultimo, il quattordicesimo, di pro- giacimenti di metalli, dev’essere trasparen- filassi, patologia, e terapia. te e non viziata da sapori né odori. La mi- Nel terzo, mensis februarius, ad esempio, gliore fra tutte è la piovana perchè viene si parla di suini (de educatione porco- dal cielo e non subisce contaminazioni at- rum). I maschi devono essere più tondi traverso il terreno. Un principio che all’e- che lunghi, avere ventre e glutei abbon- poca, ovviamente, non aveva conti in so- danti, grugno corto e collo massiccio, speso con le polluzioni atmosferiche. possedere buon istinto genesico e da uno Dopo la piovana viene l’acqua dei fiumi a quattro anni possono coprire le femmi- purchè lontani dalla città. Sui danni da in- ne (5), mentre le femmine devono essere quinamento o comunque sui potenziali ri- lunghe, con un ventre atto a contenere 52 molti feti (scrofas vero longi lateris debe- Come in altri libri, anche qui si parla di mus eligere et quibus ad sustinendum fe- api: se vedremo le api pascersi intorno a turae onus magnus se venter effundat). numerose sorgenti d’acqua, vuol dire che Devono cominciare a partorire a un anno quelli sono luoghi atti alla mellificazione e possono gestire gravidanze fino a sette (sed loca mellifica indicant apes si circa anni di età. Partoriscono alla fine del fontes frequentissimae pascantur). quarto mese, inizio del quinto (6). Lun- Delle tecniche di castrazione dei vitelli è ghi, dice la genetica moderna, devono es- fatta menzione nel sesto libro, mensis sere entrambi, sia il maschio che la fem- maius, de armentis. Secondo le teorie di mina. Alla riproduzione, ad un anno di età Magone (8) i vitelli vanno castrati in gio- è destinato il maschio, a meno di un anno vane età schiacciandone con tavole di le- la femmina ma la loro carriera si conclu- gno i testicoli (nel testo del 1810 i testico- de rispettivamente a due e a meno di tre li vengono curiosamente chiamati «gra- anni di vita. L’alimentazione, com’è noto, nelli») che poco alla volta vanno incontro è a base di concentrati mentre la pratica ad un processo di riassorbimento (nunc della fecondazione artificiale viene appli- castrandi sunt vituli, sicut Mago dicit, ut cata su larga scala. fissa ferula conprimantur et paulatim Le femmine, così dice Columella, non de- confracti resoluantur). Altri, legato il vi- vono allevare più di otto suinetti tuttavia tello al travaglio (ligato ad machinam), lui, da esperto, sostiene che non possano con due strette lamine di stagno serrano nutrirne più di sei in quanto, pur se è pos- quelle parti che i Greci chiamano crema- sibile allevarne un numero maggiore, la stevre e quindi recidono lo scroto cosic- scrofa potrebbe venire a morte per debili- chè venga ridotto al minimo il sanguina- tazione. (7) mento (quae res et sanguinis nimietatem Palladio, rileviamo l’eccezionalità, qui prohibet), letteralmente, «la qual cosa im- contesta il maestro che è allineato sulle pedisce la calamità del sanguinamento». attuali tendenze pur se, anche questo va Le ferite si ungano con cenere di tralci di detto, le odierne pratiche di svezzamento vite e schiuma d’argento (uulnera vero precoce, igiene e alimentazione garanti- castraturae cinere sarmentorum et spuma scono una minore natimortalità. linentur argenti), si faccia in modo che il Nel quarto, mensis martius, al capitolo castrato si astenga dal bere e sia alimenta- dodicesimo accenna alla doma dei bovini: to con cibi leggeri (castratus abstineatur nell’ultimo scorcio del mese devono esse- a potu et cibi pascatur exiguis). Al para- re domati i bovini di tre anni poichè a cin- grafo 35 del libro 34 di Naturalis historia que anni l’età è già troppo elevata (hoc Plinio spiega con dovizia di particolari mense ultimo domandi sunt trimi boves, che la schiuma d’argento è un sottopro- quia post quinquennium bene domari non dotto della metallurgia argentiera consi- possunt aetatis repugnante duritia). Al gliato dai greci per uso interno nei casi di tredicesimo si raccomanda di accoppiare tenesmo e dissenteria e per uso esterno, lo stallone vigoroso a non più di 12-15 negli impiastri, soprattutto come cicatriz- femmine, gli altri, a seconda della loro zante. potenza sessuale (non amplius quam duo- Di effetto la descrizione dell’intervento di decim uel quindecim debemus admittere, termocauterizzazione, che conviene ripor- ceteris pro qualitate uirium suarum). tare qui testualmente: Di vitelli è fatto cenno nel quinto libro, Sed melius genus castrationis sequens mensis aprilis. In questo mese sono soliti usus inuenit: alligato enim iuuenco atque nascere i vitelli le cui madri debbono es- deiecto testiculi stricta pelle clauduntur sere abbondantemente nutrite (hoc mense atque ibi lignea regula premente decidun- vituli nasci solunt, quorum matres abun- tur ignitis securibus uel dolabris uel, dantia pabuli iuuentur). quod est melius, formato ad hoc ferra- 53 mento, ut gladii similitudinem teneat, ita devono pascolare dove tira il vento del enim circa ipsam regulam ferri acies ar- nord, se al contrario scegli d’avere più dentis inprimitur unoque ictu et moram femmine (si feminas generari uelis) il pa- doloris beneficio celeritatis absumit et scolo deve dare a sud (austri captandos ustis uenis ac pellibus a fluxu sanguinis flatus). Tesi, questa, chiaro frutto di fanta- strictis plagam cicatrix quodam modo sia. cum ipso uulnere nata defendit. (Ma v’è (Ut hoc eis genere per annum totum fetu- un modo ancora migliore di castrare: le- ra non desit), e vi sono quelli ai quali non gato il vitello e gettatolo a terra, stringen- mancano nascite tutto l’anno. do lo scroto si spingono verso il basso i Anche a quel tempo, dunque, venivano testicoli che, mantenuti in quella posizio- praticati entrambi i criteri d’allevamento, ne da un’assicella di legno premente, ven- c’era il gregge a figliatura stagionale e gono recisi con un coltello o con una la- quello a figliatura continuata. ma tagliente passati al fuoco o, ancora Il quattordicesimo libro, De medicina pe- meglio, tenendo la lama rovente come si corum o De veterinaria medicina di cui impugna una spada, si imprime un taglio prendiamo in esame i passi più significa- in modo che dia beneficio la stessa celeri- tivi apre con Rusticis cura secundum tà dell’intervento e, bruciati pelle e vasi Graecos, (suggerimenti dati ai contadini sanguigni, la cicatrizzazione venga resa secondo la medicina greca). possibile dall’azione stessa del ferro ro- I contadini che lavorano sotto il sole de- vente). vono, a evitare qualunque forma morbosa, Tecniche, come ognuno sa, tuttora seguite alimentarsi poco e spesso affinchè i cibi, con la sola variante della sedazione pur se ben distribuiti, possano rinforzare e non la castrazione è pratica ormai abbandonata. sovraccaricare, ammucchiati, col loro pe- Di apicultura viene detto un po’ qua un so (10). In genere, mescolate ai cibi, si po’ là, mentre nel settimo capitolo del set- somministrano ruta e malva agreste con timo libro, mensis Junius, si parla di poco vino. smielatura (hoc mense alvearia castra- Contro punture o veleni animali è oppor- buntur). tuno disporre di teriache a base di tralci di Il mese di luglio, liber octauus, mensis vite della cui preparazione ha parlato a Iulius, è tempo di accoppiamenti: questo proposito dei precetti rurali (11). Infatti i è il periodo adatto per la monta taurina tralci (sarmenta) costituiscono un medi- (hoc tempore maxime tauris summitten- camento efficace e pertanto le loro ceneri dae sunt vaccae) e un toro, dice Columel- rappresentano facile rimedio contro il la, può fecondare 15 bovine (uni tauro morso dei cani, e spesso di cani rabidi. quindecim vaccas Columella adserit pos- (L’acido tannico contenuto nei tralci di se sufficere curandumque). vite esercitava potere astringente ed emo- Criteri oggi largamente superati dalla pra- statico per uso esterno nella medicazione tica della fecondazione artificiale. delle ferite, ma certo di nessuna efficacia Se nella zona in cui viviamo v’è abbon- contro il morso di cani rabidi). danza di pascolo, la bovina può essere ammessa al concepimento ogni anno, ma Praefatio medicinae. se questa condizione manca si deve pensa- (Introduzione ai medicamenti) re ad anni alterni, soprattutto se le stesse bovine sono destinate ad altri servizi (9). Palladio ha messo insieme in un unico li- (Aristoteles adserit, si masculos plures bro le medicine per tutti gli armenti e fat- creari uelis), dice Aristotele che se vuoi to in modo che siano elencati per curare avere un maggior numero di maschi, (ha- le malattie che abbiano una comune origi- litum septentrionis eligendum et contra ne secondo le stesse parole di Columella uentum greges esse pascendos), le pecore e degli autori ai quali lui fa riferimento 54 cosicché, quando la necessità lo richiede, pyllum, timo) tritato con vino dolce, scilla sia facile trovare i rimedi del caso (12). tagliata a pezzi e macerata in acqua (15). Un modo pratico e organico di affrontare (La Scilla maritima, o cipolla marina, è l’approccio terapeutico. una pianta spontanea appartenente alla fa- Secondo il criterio esposto, il Palladio miglia delle liliacee che cresce comune- elenca poi una lunga serie di rimedi. mente sulle spiagge mediterranee, usata in medicina per le sue proprietà cardioto- De boum medicina. niche e diuretiche). (Della cura dei bovini.) Cauendum quoque est, ne ad praesepia sus aut gallina perrepat. nam haec quod Affinchè i bovini siano in buona salute e desidet (da desidere = uscire dal corpo) mantengano le forze (non bisogna dimen- inmixtum pabulo bubus adfert necem. ticare che i bovini fornivano in agricoltura (nex, necis = morte). (Bisogna evitare che l’unica forza lavoro) si somministra ab- un maiale o una gallina entrino nella bondantemente per tre giorni e quattro mangiatoia, infatti le deiezioni miste agli volte all’anno verso la fine di primavera, alimenti portano la morte ai buoi). estate, autunno, inverno, un medicamento Erano dunque note le patologie trasmesse composto di foglie tritate di cappero e di con le feci. Ne pensiamo una, la salmo- mirto silvestre e cipresso in eguale peso, nellosi per esempio. che si tiene in acqua per una notte all’aria Appena una pestilenza colpisce il bestia- aperta (13). In Columella la frase è prece- me, bisogna subito cambiare cielo e zona duta da: Sed non proderit cibo satiari pe- e, distribuito il gregge in varie parti, cer- cora, nisi omnis adhibetur diligentia: ma care regioni lontane e separare gli amma- non gioverà a nulla saziare con cibo ab- lati dai sani perchè il contagio non venga bondante il bestiame se non si metterà trasmesso. Quindi, quando si porteranno ogni cura per mantenerlo in salute. (pecus, via, bisognerà scegliere zone dove non pecoris, sostantivo neutro, significa peco- pascolano altri greggi perchè col loro arri- ra ma anche bestiame, come pecus, pecu- vo non trasmettano la malattia anche a dis, che è invece sostantivo al femminile) quelli (16). Spesso anche nel caso di languore o di Misure ancora oggi adottate se non si trat- nausea si fa inghiottire a digiuno un uovo ta di malattie per le quali la legislazione crudo di gallina e il giorno dopo si tritano vigente prevede lo stamping out. spighe di ulpicio (sorta di grosso aglio) o di aglio e, mescolando con vino, si intro- Vitia boum et medicinae. duce il tutto per via rinofaringea (14). (Malattie dei bovini e trattamenti) Né sono solo questi i rimedi che offrono buone condizioni di salute. Molti mesco- Frequenti rutti e borborigmi intestinali, lano agli alimenti sale abbondante, alcuni inappetenza (fastidia cibi), nervosismo, triturano il marrobio (Marrubium sguardo spento, sono sintomi di indige- vulgare, erba perenne delle Labiate) in stione per cui il bovino né rumina né si olio e vino, alcuni, fibre di porro, altri, deterge la lingua (17). (impeccabile la de- grani di incenso, altri ancora erba sabina scrizione dei sintomi). Come rimedio si (Junuperus sabina, arbusto delle Cupres- useranno due congi di acqua calda (1 con- sacee), ruta tritata e danno da bere questi gio, o sei sestari, equivale a litri 3,283) e medicamenti. Molti curano i buoi con ste- trenta gambi di cavolo cotti e tratti dall’a- li di vite alba (sorta di erba) e di silique ceto, e per un giorno non si somministra- (dovrebbe trattarsi di un frutto delle croci- no altri cibi. fere), alcuni, pelle di serpente triturata Qualcuno tiene l’animale nella stalla af- con vino, o anche serpillo (o serpollino, finché non possa pascolare; poi mescola in toscano, sermollino, Thymus ser- ad un congio di acqua quattro libbre di ci- 55 me di oleastro e di lentisco e una di mie- cato) e quando di sangue se ne è prelevata le, il tutto pestato insieme e tenuto per una sufficiente quantità, se ne ferma l’u- una notte all’aria aperta e lo infila in boc- scita con un legaccio di papiro e rapida- ca al bovino. Dopo un’ora gli si mettono mente si sollecita l’animale a muoversi fi- davanti quattro libbre di ervo macerato no a quando lo desideri. Prima di arrivare (l’ervo,Vicia ervilia, è una leguminosa,) e al salasso, vi sono questi rimedi: si mesco- non si dà nient’altro. Conviene agire in lano tre mine di vino (390 x 3 = grammi questo modo per tre giorni affinchè scom- 1170) con mezza libbra (selibra) di aglio paia ogni tipo di sofferenza (languor). Se tritato e dopo questa pozione si costringe infatti l’indigestione viene trascurata, se- l’animale a correre, oppure si tritano dieci guono tensione addominale e coliche do- cipolle con un sestario di sale, oppure lorose e frequenti (intestinorum maior do- miele cotto misto a sale si immette nel ret- lorum), si rifiuta il cibo e si manifestano to e poi si stimola il bovino a muoversi. gemiti, irrequietezza (locoque stare non Il dolore dell’intestino e dell’addome si patitur = letteralmente, non si sopporta di può anche sedare alla vista di uccelli ac- stare fermi), spesso l’animale va in decu- quatici, in particolare anatre, per cui se bito e agita frequentemente la coda (18). animali in preda a coliche li guardano, ra- Un efficace rimedio consiste nell’eserci- pidamente vengono liberati dal tormento. tare una certa pressione (vehementer) nel- Davanti alle anatre risultati ancora miglio- la regione fra coda e glutei (dovrebbe cor- ri li ottengono cavalli e muli. Citiamo: rispondere alla manovra che si pratica an- Ventris quoque et intestinorum dolor se- cora oggi sulla groppa per costringere il datur uisu natantium auium et maxime bovino a distendere, per effetto riflessoge- anatis. quam si conspexit cui intestinum no, la spina dorsale) e fare ingoiare un se- dolet, celeriter tormento liberatur. eadem stario di vino (il sestario è una misura di anas maiore profectu mulas et equinum capacità che equivale al sesto del congio, genus conspectu suo sanat. che come si è detto è di litri 3,283, quindi Ci troviamo di fronte ad una sorta di pet- il sestario corrisponde a litri 0,545) con therapy in campo animale? Viene qui ri- una mina di olio (la mina è unità di misura presa un’idea di Vegezio e qualità tauma- di peso pari a 1/60 del talento, unità di mi- turgiche vengono attribuite all’anatra an- sura di peso greco di valore variabile se- che da Plinio. condo luoghi e tempi – ci sono vari tipi di Ma qualche volta, continua Palladio, nes- talento, il talento attico, per esempio, pe- suna medicina giova e ne segue una vio- sava kg 26,20 – quindi la mina corrispon- lenta dissenteria caratterizzata da feci li- de a 390 grammi circa), e poi incitare l’a- quide, mucose e sanguinolente. La descri- nimale a fare 1500 passi. Se il dolore non zione di sintomi e terapie prosegue a lun- scompare, bisogna tagliarsi le unghie e, go e ciò prova che si trattava di affezioni unta la mano, introdurla nel retto ed gravi e frequenti quasi certamente, nella estrarre le feci ripetendo la manovra. Se maggior parte dei casi, di natura alimen- questo non dà benefici, si triturano tre fi- tare, pressocchè del tutto assenti, invece, chi selvatici secchi e si somministrano con nelle attuali patologie. una libbra e mezzo d’acqua. Se neppure Solent etiam fastidia ciborum adferre ui- questo trattamento dà risultati, si pulisco- tiosa incrementa linguae, quas ranas ue- no due libbre di foglie di mirto silvestre e terinarii uocant. (Sono solite dare inappe- si mescolano ad altrettanti sestari (cioè tenza (fastidia ciborum) anche escrescen- due sestari di acqua che equivalgono a litri ze viziose della lingua che i veterinari 1,090) e per mezzo di un recipiente di le- chiamano rane). gno si introducono in bocca; quindi si sa- Di veterinari Palladio parla ancora nel ca- lassa l’animale sotto la coda (il prelievo di pitolo che si riferisce all’allevamento del- sangue dalla vena caudale è tuttora prati- le pecore: 56 Una pecora malata di polmoni, come una ouium terga perspicere, ut, si forte sit in scrofa, dev’essere curata infilando in aliqua tale uitium deprehensum, confe- un’orecchia quella radice che i veterinari stim scrobem defodiamus in limine stabuli chiamano consiligine: et uiuam pecudem, quae fuerit pustulosa, Quem pulmonariam similiter ut suem cu- resupinam obruamus patiamurque super rare conuenit, inserta per auriculam radi- obrutam meare totum gregem, quod eo cula quam ueterinarii consiliginem uo- facto morbus propulsetur. cant. de ea iam diximus, cum maioris pe- Traduzione: «E’ insanabile anche il fuoco coris medicinam traderemus, sacro che i pastori chiamano pustola (si di cui ci siamo già occupati nella terapia tratta della pustola carbonchiosa che ap- degli animali di più grossa taglia. La punto dal latino pustula prende il nome). pianta si identifica verosimilmente con Se la malattia non si ferma alla prima pe- l’elleboro nero ad azione anche purgativa. cora colpita, si diffonde con il contagio e Da più parti ci si pone la domanda sull’e- distrugge l’intero gregge poichè non è timo, sostenendo taluni che il termine sensibile nè al ferro nè a medicamenti, in- «veterinario» viene da «veterinus», ani- fatti si irrita al minimo contatto. Tollera male da soma, talaltri da «vetus», vec- soltanto impacchi con latte di capra che chio, con ciò indicando che la cura degli però, versato sulle lesioni, è in grado di animali dev’essere affidata a uomini vec- lenire solo il fuoco crudele e di ritardare, chi d’esperienza. L’una versione non ha ma non impedire, la morte del gregge. Ma meriti perchè ne sia esclusa l’altra e vice- il famoso scrittore egiziano (Aegyptiae versa, appare pertanto ragionevole che si gentis) Bolo Mendesio (citato anche da accettino entrambe. Plinio e così chiamato perchè di Mendes, Che gli scrittori della Roma Imperiale ab- città sul delta del Nilo) i cui scritti falsa- biano trovato spazio per noi, soffia vento mente vengono attribuiti a Democrito, di poppa alla vanità di casta, ma che ci pensa che il rimedio per questa malattia diano l’impressione di detenere in esclu- consista nell’esaminare spesso la pelle siva il sillabo professionale manda in fi- degli animali e se per caso in uno di essi brillazione anche i colleghi defunti. Sem- si riscontra la lesione, si deve scavare su- bra che oggi ci si ricordi di noi, invece e bito una fossa sul limitare della stalla, in- menomale!, solo per via della mucca paz- terrarvi supina la pecora viva e farvi pas- za. Non sarà che abbiamo perso l’auto- sare sopra il gregge. In questo modo si al- bus? lontana la malattia». Del carbonchio ovino, Palladio fa questa Vi è espresso, in nuce, il concetto di vac- descrizione: cinazione? Est etiam insanabilis sacer ignis, quam pustulam uocant pastores. ea nisi conpe- scitur intra primam pecudem quae tali Columella, Palladio? malo correpta est, uniuersum gregem contagione prosternit; siquidem nec me- Qui giunti, un punto meramente filologi- dicamentorum nec ferri remedia patitur, co e testuale, che richiamiamo per lasciar- nam paene ad omnem tactum candescit. lo subito agli specialisti, consente di allar- sola tamen fomenta non aspernatur lactis gare il discorso. caprini, quod infusum tactu suo uel bian- La forte presenza di Columella nel testo ditur igneam saeuitiam, differens magis palladiano è innegabile. Palladio lo cita occidionem gregis quam prohibens. sed almeno 25 volte, mentre in una quantità Aegyptiae gentis auctor memorabilis Bo- di passi non fa che trascriverlo. Cosí ri- lus Mendesius, cuius commenta sub no- sulta da un’ispezione da me effettuata mine Democriti falso produntur, censet personalmente sia per via informatica che propter hanc pestem saepius ac diligenter per collazione dei testi su carta. 57 È semplicistico tuttavia, e anche ingiusto, di lunghe vedute ma pure atto di coraggio ridurre Palladio a un mero epigono o ri- è. Un uomo contro, mai in misura bastan- espositore di Columella, al piú, come dice te ne segnala la Storia. Se, è stato detto, Cassiodoro, un facundissimus explanator, non è facile vivere dopo la morte, lui ce oppure riconoscergli soltanto meriti pre- l’ha fatta. cettistici, lasciando al primo quelli scien- Di tutto questo c’è molto di introvabile tifici. nella visione columelliana. Ma abbandoniamo ai filologi la loro parte Da noi nessuno più sgobba sotto il sole, nell’analisi testuale: di origine columel- nondimeno la dieta che raccomanda Pal- liana o palladiana o di chiunque siano i ladio viene tuttora consigliata a chi la fa- concetti, questi a noi soltanto interessano, tica se la va a cercare. Nihil sub sole no- tanto piú che esistono altre fonti a monte, vum è scritto nell’Ecclesiaste. come Bolo di Mende, Magone cartagine- Né gli dei ci hanno qualcosa a che fare: se, Cornelio Celso (19). aria sana, acqua di buona fonte e terra di Volgendosi piuttosto allo spirito del Palla- qualità bastano per fare di questo mondo dio, ricordiamo luoghi come quelli che un Olimpo, semprechè ciascuno di noi ne introducono al primo e al quattordicesimo professi e ne pretenda il rispetto. libro ove al centro sta l’uomo, quello sen- Né ci saranno schiavi se l’uomo non chie- za nome. A Publio Silvino che gli studiosi derà niente di più di quello che la terra ritengono essere proprietario terriero suo può dare perchè, qualcuno ha scritto, vicino, sente invece il bisogno Columella, “quando vogliono punire gli uomini, gli rivolgendoglisi, di fargli sapere tutto quel- dei esaudiscono i loro desideri”. lo che sa con accenti tribunizi, talora da crociata, talaltra da grillo parlante: At sine agri cultoribus nec consistere mortalis Il testo nec ali posse manifestum est. (Ma se mancano i coltivatori dei campi, non si L’opera a noi nota del Palladio consiste in può mangiare, non si può vivere). un manuale del quale ci interessa il libro Palladio è un padrone dal volto umano. XIV. La sua editio princeps è relativa- Chi ama la natura, è filantropo. Sulla sce- mente recente (Svennung, 1926). Noi ci na, Palladio, l’uomo ce lo intrufola da sù- basiamo sull’edizione teubneriana del bito, l’abbiamo visto, e lì lo lascia anche 1975, che comprende l’intero corpus pal- quando sentenzia che l’agricoltura de ladiano. A tutto il 1992, del XIV libro ri- quattuor rebus consistit citando nell’ordi- sulta esservi la versione francese di René ne «aria, aqua, terra» e per ultimo «indu- Martin (Paris, 1976) ma non la versione stria», l’intelligenza dell’uomo stavolta al italiana, né, nel frattempo, pare ne siano servizio dei campi, patrimonio che l’auto- uscite. La lettura e l’interpretazione del re lascia a disposizione dei tre elementi. E Palladio sono di nostra prima mano. se subappalto c’è stato, non è stato voluto. Il libro XIV viene detto anche De Medici- Di nuovo all’uomo pensa quando introdu- na Pecorum. Il suo titolo nell’edizione ce il quattordicesimo libro e al bracciante Teubner è: De medicina veterinaria liber. che si danna sotto il sole dice che deve È nostro proposito realizzarne la traduzio- alimentarsi spesso ma con modeste quan- ne italiana. tità di cibo,breuiter ac frequenter cibos Gli studi palladiani sembrano poco avan- sumere. Se a questo luogo di culto Palla- zati. Vale richiamare l’attenzione sull’in- dio approdi per calcolo o per mera fede tervento di Valentino Chiodi nel suo pre- mai ci sarà dato di sapere, è tuttavia cosa gevole, cospicuo e mai più aggiornato certa che il potere esercitato con mano li- racconto della cosa veterinaria pubblica- berale in un tessuto pagano ov’è legge di to nel lontano 1957 per i tipi della Far- Stato la condizione di schiavitù, non solo mitalia. 58 NOTE mellae et auctorum suorum, ut, cum necessitas (1) Da G. PENSO. uocauerit, facile remedia causae cogentis occur- (2) Tale l’immagine che emerge dal contesto del- rant. l’opera, la cui datazione si colloca con cautela (13) Vt boues salubri sint corpore uiresque his fra il IV e il V secolo d.C. custodiantur, large dato per triduum medicamen- (3) Primo igitur eligendi et bene colendi agri ra- to quod conponitur pari pondere tritis capparis tio quattuor rebus constat: aere, aqua, terra, in- foliis ac myrti siluestris cupressique, et cum dustria; ex his tria naturalia, unum facultatis et aqua nocte una sub diuo habetur. idque quater uoluntatis. Naturae est quod in primis spectare in anno fieri debet, ultimis temporibus ueris, ae- oportet, ut eis locis quae colere destinabis aer sit statis, autumni, hiemis. salutaris et clemens, aqua salubris et facilis, vel (14) Saepe etiam languor ac nausea discutitur, si ibi nascens vel adducta vel imbre collecta, terra integrum gallinaceum crudum ouum ieiunis fau- vero fecunda et situ commoda. cibus inseras ac postero die spicas ulpici uel alii (4) iubent olivam, cum plantatur et legitur, a cum uino conteras et naribus infundas. mundis pueris atque virginibus operandam, cre- (15) Neque haec tantum remedia salubritatem do, recordati arbori huic esse presulem castita- faciunt. multi largo sale miscent pabula, quidam tem. marrubium deterunt cum oleo et uino, quidam (5) Sed rotundi potius quam longi, uentre et clu- porri fibras, alii grana turis, alii Sabinam her- nibus magnis, rostro breui, cerucie glandulis bam rutamque pinsitam mero diluunt eaque me- spissa, libidinosi, anniculi qui usque ad quadri- dicamina potanda praebent. multi caulibus uitis mos inire feminas possunt. albae et uauulis bubus medentur. nonnulli pellem (6) Femina ad creandum usque in annos septem serpentis obtritam cum uino miscent. est etiam partus onera gestare sufficiet; ad concipiendum remedio cum dulci uino tritum serpyllum, est annicula debet incipere. Quarto exempto mense concisa et in aqua macerata scylla. pariunt, ubi quintus incipiet. (16) Quae cum in gregem incidit, confestim mu- (7) Plus vero quam octo, sicut Columella dicit, tandus est status caeli et mutanda regio, et in nutrire non debet, mihi vero utilius probatur ex- partes distributo pecore longinquae regiones pe- perto porcam cui pabula subpetunt ut plurimum tendae sunt, atque ita segregandi a sanis morbi- sex nutrire debere, quia, licet plures educare, ta- di, ne interueniat qui contagione ceteros labe- men frequentiore numero sucta deficiet. facted, atque cum ablegabuntur, in ea loca per- (8) Era Magone agronomo cartaginese che Var- ducendi erunt quibus nullum pascitur pecus, ne rone e Plinio riportano essere autore, prima della aduentu suo etiam illis tabem adferant. euincen- distruzione di Cartagine nel 146 a.C., di un trat- di sunt autem quamuis pestiferi morbi et exquisi- tato sull’agricoltura in 28 libri. tis remediis propulsandi. (9) Si abundantia pabuli est in regione qua pa- (17) Cruditas signa sunt crebri ructus ac uentris scimus, potest annis omnibus in feturam uacca sonitus, fastidia cibi, neruorum intentio, hebetes summitti; si vero indigetur hoc genere, alternis oculi, propter quae bos neque ruminat neque lin- temporibus onerandae sunt, maximeque si eae- gua se deterget. remedio erunt aquae calidae dem uaccae alicui operi seruire consuerunt. duo congii et mox triginta brassicae caules cocti (10) Contra pestem prodest rusticis laborantibus et ex aceto dati, sed uno die abstinendus est alio sub solis ardore breuiter ac frequenter cibos su- cibo. mere, ut alimenta possint ministrata reficere, non (18) Quidam clausum intra tectum detinent, ne coaceruata ponderibus onerare. rutam plerique pasci possit. tunc lentisci oleastri cacuminum et agrestem maluam concoquunt ac uino modico pondo quattuor et libram mellis una trita permi- mixtas inter medios cibos ministrant. scent aquae congio, quem nocte una sub diuo (11) Contra aculeata nel uenenata animalia ex- habent, atque ita faucibus infundunt. (deinde in- pediet rusticanis uites habere theriacas, de qui- terposita mora si tratta probabilmente di un erro- bus instituendis inter praecepta ruralia dispu- re: «mora» sta per «ora», macerati herbi quat- taui. nam sarmenti totius tanta uis est ad meden- tuor libras obiciunt aliaque potione prohibent. dum, ut cinis eius morsibus canum facile obsi- hoc per triduum fieri conuenit, ut omnis languor stat, et saepe rabidorum. discutiatur. nam si neglecta cruditas est, inflatio (12) Ne quid deesset huic operi, armentorum uentris et intestinorum maior dolor sequitur, qui medicinas omnium pecorumque collegi et sub nec capere cibos sinit et gemitus exprimit loco- uno libro, titulis unamquamque causam desi- que stare non patitur, saepe decumbere et uolu- gnantibus, explicare curaui, ipsis uerbis Colu- tari cogit caudamque crebrius agitare… 59 (19) A noi preme ora di far sapere che la clessi- 1992. Vi leggiamo: «Palladio fornisce dati utili dra, ci riferiamo alle conoscenze, per centinaia sulla natura della tenuta. Dal contesto si trae che d’anni rimane ferma e sul polveroso taccuino la era di grandi dimensioni, con una gestione unita- Storia, solo tempo, nient’altro lascia sedimentare ria… Buona parte del primo libro è dedicata alla prima che il fuoco rinascimentale avvampi inda- costruzione della villa del padrone, una casa am- gini e coscienze. Un’eternità, se facciamo con- pia e comoda, con appartamenti invernali ed esti- fronti con l’orologio del ventesimo secolo che a vi. Bagni con acqua calda e condutture di piom- scansione geometrica quotidianamente respira di bo… Vi sono impianti per la conservazione del- fiati nuovi e di noi fa analfabeti di ritorno dopo l’olio e del vino e della loro conservazione, un soli cinque anni di aggiornamento mancato.Ri- ampio granaio o più granai, un mulino ad acqua, cordiamo, tanto per fare un esempio, che per se- ricche voliere e, particolarmente curata, l’apicul- coli gli uomini hanno impiegato otto giorni per tura… Per quanto riguarda la madodopera è veri- coprire una distanza come quella che va da Ro- simile pensare ad un elevato numero di schiavi… ma a Parigi con l’esclusivo mezzo di locomozio- Palladio conferma che vi erano ampie estensioni ne, il cavallo, e questo fino all’avvento della fer- di terreno non coltivato e dal testo sembra emer- rovia che fa la sua comparsa intorno al primo gere la figura di una libera condizione del conta- quarto del XIX secolo quando viene inaugurata dino.» la tratta di 32 chilometri, la Stockton-Darlington. (8) Lo spazio letterario di Roma Antica, Salerno, Era il 27 settembre 1825 e l’ingegner George Roma, vol.I, 1993. Stephenson, figlio di un fuochista e inventore (9) Dizionario di antichità classiche di Oxford della locomotiva, guidò personalmente il convo- (The Oxford classical dictionary, Oxford Univer- glio. sity, second edition, 1970), Paoline, Roma, 1981. (10) Dizionario delle letterature classiche, Ei- naudi (Millenni), Torino, 1993. (11) Dizionario scrittori greci e latini, Marzora- BIBLIOGRAFIA ti, Milano, 1990. (12) COLUMELLA, L’arte dell’agricoltura, Tradu- (1) PALLADIUS (Palladii Rvtilii Tavri Aemiliani zione di Rosa Calzecchi Onesti, Einaudi (Mil- viri inlvstris) - Opus agricvlturae,de veterinaria lenni), Torino, 1977. medicina, de insitione, Edidit R.H.Rodgers, Tu- (13) G. PENSO - La medicina romana, Ciba- bingae, Teubner Verlagsgesellschaft, 1975. L’o- Geigy Edizioni, 1985 pera contiene buone indicazioni bibliografiche. (14) PLINIO IL VECCHIO, Naturalis historia. Tra- (2) PALLADIO - In Verona per Dionisio Ramanzi- duzione e note a cura di Corso, Mugellesi, Rosa- ni, MDCCCX. ti, Einaudi, Torino, vol.V,1988. (3) Vocabularium latinum et italicum- Editio no- (15) G. CONCI, Pagine di storia della farmacia, vissima, tomus secundus,Venetiis, Vittoria, Milano, 1934. MDCCLXXXVIII. (4) Enciclopedia Treccani - volumi XXIV, XXXV. RINGRAZIAMENTI. (5) V. CHIODI, Storia della veterinaria - Farmita- Si ringraziano il professor Francesco Piselli del- lia, Milano,1957. l’Università di Parma, il Dipartimento di Scienze (6) La letteratura latina della Cambridge Uni- dell’Antichità dell’Università di Padova e la Bi- versity, Mondadori (Meridiani),1992, vol. II. blioteca Civica A. Mai di Bergamo nella persona (7) Storia di Roma - vol. III, Einaudi, Torino, della Signora Silvia Previtali.

60 Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 DAL LIBER MARESCALCIAE EQUORUM DI L. RUSIO A IL PERFETTO BOARO: ELEMENTI MEDIEVALI NELLA TERAPIA VETERINARIA DEL XVIII SECOLO LUCA CIANTI SUMMARY FROM LIBER MARESCALCIAE EQUORUM BY L. RUSIO TO LE PARFAIT BOUVIER: MEDIEVAL IDEAS IN VETERINARY THERAPY OF THE 18TH CENTURY In the XVIIIth century various small texts on veterinary topics appeared, among these one of the most widely disseminated was «Le Parfait Bouvier» of M.J.G. Boutrolle. In contrast to the situation in human medicine, these essays did not include new information with respect to the medieval therapies. The various therapies proposed are analyzed comparing them with those suggested by L.Rusio in the 14th century, underlining the parallelisms for both pharmacological and therapeutic effects.

A metà del XVIII secolo in Francia non afflitto da autori incapaci di superare la esisteva ancora alcun trattato che affron- semplice descrizione di episodi epidemi- tasse il problema delle malattie dei bovi- ci. I rari trattatisti italiani del XVIII seco- ni, degli ovicaprini e dei suini, fu così lo o ricaddero negli errori degli empirici, che, allorché fu dato alle stampe, ebbe che invece pretendevano di combattere, immediato successo un trattatello di come capitò a Lorenzo Scotti autore de Il M.J.G. Boutrolle titolato Le Parfait Bou- Designano degli Impostori, o si abbando- vier. L’autore, zooiatra animato più da narono a vere e proprie summe dell’igno- esperienza pratica che da scienza, fu pro- ranza zooiatrica come fece Giovanbattista babilmente dotato di scarsa dimestichezza Trutta che nel 1761 diede alle stampe un con le lettere tanto che il suo editore si trattato così giudicato dall’Ercolani: «Fu sentì in dovere di richiedere al lettore «la grave sventura per la veterinaria italiana maggior indulgenza» per lo stile adducen- che questo volume venisse scritto, perché do come giustificazione che «il timore di fomentando le vecchie e ridicole supersti- alterare il manoscritto mi ha forzato a la- zioni ebbe estesa fama e fu reputatissimo sciarlo tale e quale l’autore l’ha dettato». al volgo.» Dicevamo che il trattato ebbe grande suc- Il trattato di Boutrolle ci interessa per più cesso in Francia tanto che in Italia, dove aspetti: primo poiché fu uno strumento la penuria di scritti in materia era pari a pratico che certamente ispirò l’azione di quella cisalpina, si sentì la necessità di molti zooiatri e quindi fu concretamente tradurre l’edizione francese del 1766 e applicato, secondo perché accomuna la grazie all’impegno di Ignazio Ronconi, pratica veterinaria di Francia ed Italia, socio dell’Accademia dei Georgofili di terzo poiché, pur riferendosi al bovino, Firenze, nel 1798 il trattatello vide la luce usa un linguaggio estremamente simile, in lingua italiana presso l’editore Antonio in particolare per gli aspetti terapeutici, a Zatta di Venezia. quello usato da Lorenzo Rusio nel suo Come si può facilmente intuire l’opera trattato Liber marescalciae equorum non offre particolare interesse scientifico scritto all’inizio del XIV secolo e che sebbene non sfiguri in un panorama vete- ugualmente ebbe grande successo come rinario che, lontano dai progressi raggiun- manuale pratico. Tale ultimo aspetto ci ti dalla medicina nel secolo dei lumi, era offre testimonianza di come, in veterina- 61 ria, la pratica terapeutica medievale sia La farmacopea del Boutrolle è assai più sopravvissuta pressoché immutata fino al contenuta di quella del Rusio che esibisce XX secolo tanto che anche il Chiodi af- ben 410 principi medicamentosi contro i ferma che Martin Arredando, ottimo ip- 102 dell’autore francese ma molti sono i piatra spagnolo della seconda metà del momenti ispiratori comuni nella ricerca XVII secolo, nel suo lavoro Obras de Al- del principio terapeutico ; è chiaro infatti beriterìa si ispira, specialmente per la che entrambi si rifanno a quella tradizione parte terapeutica, allo stesso Rusio (1). medievale che individua negli elementi Il Boutrolle nel suo trattato descrive 59 naturali tutte le virtù medicali, una forza entità patologiche, contro le ben 177 citate che è stata fornita alla natura da Dio e che dal Rusio, di cui ben poche sono quelle ri- è necessario che sia utilizzata per restitui- conducibili ad uno specifico ambito buia- re la salute a uomini e bestie. Non mera- trico, come ad esempio la frattura delle vigli quindi il gran numero di principi corna (2) o le cisti ovariche (3), mentre medicamentosi utilizzati (Boutrolle indica molte conservano le definizioni usate dal solo 102 principi ma in un panorama di Rusio. Ad esempio analizzando le prime patologie che è un terzo di quello propo- entità nosologiche del Boutrolle, che ini- sto dal Rusio) basti pensare ai ricettari zia la sua trattazione con le Malattie della tardomedievali (in un Giardino della sa- Testa, incontriamo subito il Postema la cui lute stampato a Maniz nel 1485 si elenca- definizione corrisponde a quella dell’auto- no alcune migliaia di principi medica- re medievale, ancora troviamo l’Unghilla mentosi tra vegetali, animali e minerali) che è facile far corrispondere all’Ungiola (4) originati, in buona parte, dalla medici- dell’occhi del Rusio trattandosi in entram- na popolare che attinse a piene mani al bi i casi della procidenza della terza palpe- ricco mondo vegetale privilegiando le bra; tale patologia, descritta con maggior piante che crescevano nei territori dove cura dal Rusio, da entrambi gli autori è in- operava l’empirico. Il problema del repe- terpretata come un’escrescenza che era rimento dei principi medicamentosi fu in- necessario asportare. Le Barbole sono fa- fatti uno dei principali tra quelli che af- cilmente confrontabili con le Barvole, ri- flissero l’applicazione della medicina po- cordando che già Alberto Magno le aveva polare e siccome sia il trattato di Boutrol- descritte definendole Barbule e tale defini- le che quello del Rusio erano rivolti ai zione era ancora in uso nelle campagne pratici, la facile reperibilità del principio agli inizi del XX secolo. Se si esamina la medicamentoso era fondamentale ed ecco patologia podologica il mantenimento del- che trova spiegazione anche la consuetu- la terminologia nella descrizione delle va- dine di proporre numerosi diversi rimedi rie malattie è ancor più aderente al testo per ogni malattia, poiché non tutti erano del Rusio così come per la descrizione dei applicabili in un determinato posto per mali della pelle: Crepacce, Galle, Setole carenza dei principi medicamentosi. sono termini che ripropongono diretta- E’ nel senso di quanto sopra illustrato che mente quelli usati dall’autore romano. La le piante comunemente reperibili negli or- terminologia dà testimonianza del diretto ti svolgono un ruolo di primaria impor- legame che unisce le due trattazioni e che tanza nelle due trattazioni. Basilico, ci- se risulta meno evidente a livello di descri- polla, lattuga, porri, ruta, cavolo, finoc- zione sintomatologica, per la chiara supe- chio, melone, aglio, salvia, uva, trovano riorità del trattato medievale, appare pale- tutti una precisa collocazione terapeutica se nel confronto delle proposte terapeuti- sempre come ingredienti di ricette com- che definendo così il rapporto di sudditan- plesse dove non è definito il ruolo del za che la veterinaria, nella metà del ‘700, principio medicamentoso, del veicolo e manteneva ancora nei confronti della ma- dell’eccipiente ma dove tutti gli ingre- scalcia medievale. dienti concorrono all’effetto desiderato 62 dimenticando in ciò la consuetudine di la proposto da Boutrolle nel secondo ri- molti erbari medievali dove le singole er- medio all’ematuria: l’autore prescrive di be sono proposte come rimedi per vari far macerare nel sidro, insieme ad altri in- morbi utilizzandone spesso le diverse rea- gredienti d’improbabile efficacia, quattro li proprietà farmacologiche . grosse cipolle pestate e di somministrare In effetti l’efficacia terapeutica di questi il tutto all’animale che «getterà tutte le «semplici domestici» offre non poche sue acque». E’ evidente come il Francese perplessità e appare condizionata da su- abbia inquadrato ed utilizzato a livello di perstizione e pregiudizi. Tale atteggia- terapia sintomatologica l’effetto diuretico mento può essere scusato al Rusio il cui della cipolla. Delle altre piante è necessa- patrimonio botanico era limitato agli rio segnalare l’uso della ruta le cui foglie scritti di Ippocrate, Dioscoride, Galeno e notoriamente contengono principi tossici degli altri scrittori classici. Infatti la rina- con azione farmacologia tutt’ora utilizza- scita degli studi botanici avverrà solo nel ta, tuttavia né Rusio né Boutrolle compre- 1500, ma non certo a Boutrolle che visse sero l’effetto medicinale della pianta in- due secoli dopo la fioritura in Europa de- fatti il primo ne utilizza il succo della ra- gli studi botanici e dopo che istituti ed or- dice mentre il secondo, pur usando le fo- ti botanici erano sorti un po’ ovunque (5). glie, propone finalità terapeutiche difficil- Al tempo dell’autore francese la botanica mente raggiungibili. Infatti il Francese aveva ormai assunto dignità di scienza au- suggerisce il ricorso alla ruta come rime- tonoma affrancandosi dalla medicina e gli dio contro la febbre e le piaghe ma nessu- studiosi della materia ormai avevano ab- no dei due autori fa riferimento al potente bandonato l’ipse magister dixit sperimen- effetto tossico della droga,contenuta nelle tando in prima persona l’intime proprietà foglie della pianta, sulla muscolatura li- farmacologiche delle singole piante. scia ed in particolare su quella uterina Quindi Boutrolle nella veterinaria del tanto da essere stata utilizzata nei secoli XVIII secolo ricalca quasi perfettamente successivi come abortivo. la propria impostazione farmacologica da Le altre piante non possono mostrare in- quella medievale del Rusio con effetti te- teresse dal punto di vista farmacologico rapeutici che supponiamo assai modesti. per la blandezza dell’effetto medicinale e Ritornando alle piante che gli autori pos- che comunque, per essere evocato a livel- sono reperire negli orti domestici si evi- lo di grossi animali (cavalli e bovini), denzia subito la predilezione per le lilla- avrebbe richiesto dosi impensabili per en- ceae, tutte quelle che normalmente si ri- trambi gli autori. trovano nell’orto e indispensabili per gli Elementi che suggestionarono violente- usi culinari: aglio, cipolla, porri. Di que- mente l’immaginario terapeutico medie- ste piante in antico si tenne gran conto vale, in cui era immerso Rusio, furono le per proprietà medicinali forse troppo esal- spezie e i vini. Le spezie dominarono e tate rispetto alla reale capacità terapeutica condizionarono il mondo medievale, fu (già all’inizio di questo secolo Alessandri alla loro ricerca che furono dedicate – p. 39 – asseriva che «i bulbi del giglio, esplorazioni e viaggi inverosimili, furono della cipolla e dei diversi agli non merita- aperte nuove vie commerciali, si impian- no più di figurare nell’odierna materia tarono estenuanti trattative con potenze medica») ma sicuramente l’uso proposto orientali. L’assunzione di spezie, che da i due nostri autori non ottimizzava cer- spesso erano consumate in misture dopo to l’estrazione dei principi medicamentosi il pasto, provocava un effetto immediato, anche perché spesso si utilizzavano le fo- uno stimolo violento, un’esaltazione del- glie anziché i bulbi, più ricchi dei glucosi- l’olfatto e del gusto che la mentalità me- di farmacologicamente attivi. Dobbiamo dievale non tardò a far corrispondere a comunque segnalare l’utilizzo della cipol- condizioni psicologiche: un effetto così 63 immediato sui sensi doveva necessaria- terapeutici usati in umana e verso i quali mente corrispondere ad un turbamento gli autori più colti quali Rusio erano par- dello spirito. La forza d’urto delle spezie ticolarmente attenti; secondo l’assenza è l’ideale per far recuperare vigore ad un di un concetto del reale effetto farmaco- corpo spossato, ecco che erano indicate logico delle sostanze che spesso erano per superare i disagi dei lunghi digiuni utilizzate in base alle qualità sensoriali quaresimali o per far recuperare forza e (sapore, odore, colore) o a proprietà col- vigore alle partorienti, ma anche per ga- legate al mondo della magia. Ad esem- rantire prestazioni di eccezionale vigore pio le proprietà coleretiche del rafano, se per cui se ne esaltarono le proprietà afro- mai conosciute, non sono utilizzate da disiache, il tutto inserito in un’acrobatica Rusio che lo utilizza in preparati antido- teorizzazione di equilibri umorali. In tale lorifici e ancor più di dubbia efficacia contesto l’impiego farmacologico delle appaiono i molti composti: ad esempio spezie divenne necessario poiché avevano l’impiego nella terapia della bolsaggine il potere di depurare dagli umori umidi, di del garofano, della noce moscata, della stimolare il calore che brucia gli umori ganga e del cardamomo dove l’unico ef- malsani, di far rigenerare le membra ma- fetto terapeutico giustificato potrebbe es- late fino a nuova vita tanto che numerosi sere quello del garofano, efficace come sono i miti medievali che associano il stimolante del sistema nervoso. consumo delle spezie ad immagini di rin- L’uso delle spezie nella trattazione di giovanimento e di rinascita: la Fenice del Boutrolle subisce una significativa evolu- Bestiaire divin di Guglielmo Chierico di zione trovando principale impiego quali Normandia rinasce ogni cinquecento anni ruminativi spesso associati o sommini- poiché prima di morire ha assunto una strati con vino e sidro: sedici once di vino pozione di cannella, zenzero, noce mo- bianco, tre capi d’aglio, una noce moscata scata e finocchio, mentre i fantastici ser- e due soldi di cannella sono ritenuti ne- penti del rettilario medievale rigenerano cessari per favorire il rumine nel cambia- la loro pelle poiché si nutrono di pepe mento dall’alimentazione secca del perio- bianco. do invernale a quella fresca del pascolo Cannella, rafano, finocchio, ginepro, no- primaverile; nel caso d’indigestione per ce moscata, liquirizia, ganga, zenzero, eccessivo consumo di cereali Boutrolle ri- pepe bianco e pepe nero sono le spezie corre ad un beverone dove in acqua e cru- che Rusio utilizza in numerose sue pre- sca sono aggiunti una noce moscata, due parazioni tutte con finalità corroboranti o soldi di cannella,otto once di sapone nero rigenerative e tutte necessariamente e otto once di olio di oliva. somministrate per bocca in diversi pre- In entrambi gli autori rimane l’uso delle parati: dal beverone alle farinate, senza spezie quali cicatrizzati, che ,come dice- che purtroppo mai si definisca un dosag- vamo, deve la sua ragione al mito della ri- gio preciso. La quantità di spezie da uti- generazione e del ringiovanimento a cui lizzare è quindi lasciata ad libitum del erano associate le spezie, quindi se Rusio maniscalco e forse la posologia veniva suggerisce una polvere composta da can- definita in base al peso della borsa del nella, garofano e laudano, Boutrolle elar- padrone poiché le spezie orientali aveva- gisce pepe bianco in una serie di lesioni no in quei tempi un costo oneroso e non cutanee, dalle volatiche alla pododermati- accessibile a tutte le tasche. L’efficacia te interdigitale. Quindi se l’uso delle spe- terapeutica di questi preparati lascia og- zie per rigenerare tessuti trova un diretto gigiorno non poche perplessità e il loro collegamento con le proprietà esoteriche inserimento nella farmacopea veterinaria attribuitegli nel medioevo anche il loro medievale ci appare motivato da due fat- utilizzo come ruminativi non lo possiamo tori: primo l’imitazione degli interventi giudicare del tutto estraneo a questi retag- 64 gi soprattutto considerando che spesso sebbene quest’ultima patologia sia stata venivano somministrate con il vino. altrimenti risolta nel trattato dell’autore L’uso delle spezie e del vino era d’obbli- romano; della teriaca Rusio fa un uso go a termine dei pranzi più ricchi dove quasi distratto come quando la consiglia era comune convinzione che questa po- nella cura della morfea (depigmentazio- zione risolvesse i problemi di pantagrueli- ne cutanea) quasi ne ignorasse il costo che mangiate. Si pensava che cannella, che al tempo era proibitivo per gli stessi zenzero e comino agissero direttamente crociati. Singolare è invece l’utilizzo che sugli «spiriti», ovvero sull’ elemento più ne suggerisce Boutrolle nella ritenzione sottile degli umori, ciò fu logica conse- di placenta formulando un beverone do- guenza della ricerca di una giustificazione ve si utilizza ben un oncia di teriaca da esoterica tipica della mentalità medievale ripetere fino a tre volte, quando se ne e la cui lunga corsa evidentemente non si manifesti la necessità. Questa libertà nel- era ancora esaurita nella metà del XVIII l’uso della preziosa pozione fa pensare secolo. che ne esistessero formulazioni più po- Parlando delle spezie non possiamo igno- vere dove la discriminante necessaria- rare il ricorso che entrambi gli autori fan- mente era la tipologia e quantità di spe- no alla teriaca, la panacea medievale per zie impiegate se è vero che sul finire del eccellenza, l’antidoto che i crociati custo- XIV secolo una libbra di afferano o una divano e portavano gelosamente con loro libbra di noce moscata costavano assai per resistere ai morsi dei serpenti veleno- più di una vacca (7) La triaca, comun- si ma che ancora agli inizi del 1700 il que, era considerata l’ultimo rimedio in «Collegio de’ Signori Archiatri» di Ro- patologie particolari non tanto per la gra- ma reclamizzava con enfasi (Ferma quivi vità quanto per la peculiarità delle mani- il Pensier occhio, che miri/ Frondi, fior, festazioni sintomatologiche quali le de- frutti, semi, aromi e piante/ Quante Ara- pigmentazioni cutanee o la ritenzione bico suol germini, e quante l’India dal degli invogli fetali. grembo suo fragranze spiri) (6 ). La te- riaca è di origine antichissima (il termine teriaca forse deriva dal sanscrito taraca dove tar sta per salvare) e fu un prepara- NOTE to di eccezionale longevità tanto che i medici della Roma classica si ispirarono (1) V. CHIODI, Storia della veterinaria, Edizione a formulazioni dei medici greci e persia- Farmitalia, Milano, 1957, p. 233. (2) M.J.G. BOUTROLLE, Il perfetto boaro, Edito ni e per quasi tutto il XIX secolo ancora da A. Zatta, Venezia, 1798, p.10 (cap. 11, Corna si trovavano speziali che ne preparavano rotte). diverse formulazioni. L’elemento base (3) Ibidem,p.49 (cap. 69, Vacche sterili e Tauri- della teriaca era la carne di vipera ma nei ne). secoli più vicini a noi prese sempre mag- (4) H. SCHIPPERGES, Il giardino della salute, la gior importanza la componente delle medicina nel medioevo, Edizioni Garzanti, Mi- spezie, fino ad alcune decine di specie lano, 1988, pp.108-109. diverse, tanto che si arrivò a definirne (5) In Italia il primo orto botanico fu fondato a una formulazione precisa stabilendo set- Padova (1533) seguito da quelli di Pisa (1547), te componenti: 1) l’amara, 2) la sedativa, Firenze (1550), Roma (1566) e Bologna (1567). (6) R.B. SUOZZI, Le piante medicinali, Edizioni 3) l’astringente, 4) l’addolcente, 5) la Newton Compton, 1994, p. 20. carminativa, 6) la fetida, 7) l’acre. Né (7) G. D’AVENEL,Historie économique del la Rusio né Boutrolle forniscono proprie ri- propriété, des salaires et des denrées depuis cette della teriaca né la utlizzano come l’an 1200 jusqu’à l’an 1800, Paris, 1898, pp. antidoto per morsi di serpenti velenosi, 500-503. 65 ALTRI TESTI CONSULTATI naria nei codici medievali di mascalcia, Edizioni Ed. agricole, Bologna, 1993. P.E. ALESSANDRI, Droghe e piante medicinali, E. COTURRI, Storia della Medicina, Edizioni Edizioni Ulrico Hoepli, Milano, 1915. Esculapio, Bologna, 1983. E. ALICICCO, R.M. SUOZZI, Manuale pratico di V. D URANTE, Herbario novo, Venezia, 1636. erbe medicinali, Edizioni Newton Compton, Ro- P. G ASTALDO, Compendio della Flora officinale ma, 1986. italiana, Edizione Piccin, Padova, 1987. AA.VV., Niccolò Stenone e la scienza in Tosca- D. GUTHRIE, Storia della Medicina, Edizioni Fel- na alla fine del ‘600, Edizioni Biblioteca medi- trinelli, Milano, 1967. cea Laurenziana, Firenze, 1986. S. PEZZELLA, I segreti della medicina verde nel- L. BRUNORI, L. CIANTI, La pratica della veteri- l’epoca medicea, Edizioni Pezzella, Assisi, 1980.

66 Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 INTERVENTI TERAPEUTICI E MISURE PREVENTIVE SUL BESTIAME NEL SETTECENTO ALBA VEGGETTI

SUMMARY

CLINICAL PRACTICE AND PREVENTION IN ANIMAL MEDICINE DURING THE XVIII CENTURY The occurrence of repeated epizootics throughout Europe severely curtailed the already scarce cattle population, and negatively affected the whole economy and social development of the continent. The damage done was so vast that the promotion of veterinary education became a primary goal for numerous governments. Thus in the second half of the XVIII century several European States started to create Schools of Veterinary Medicine, following those founded in France in Lyon (1762) and Alfort (1765). Another solution was to activate Chairs of Veterinary Medicine in established Schools of Medicine and Surgery. This paper discusses some selected Regulations and Orders concerning veterinary clinical medicine and animal health prevention issued by the Serenissima Republic of and the Papal Delegation of Bologna before and after the opening of the Collegium Veterinarium Patavinum in Padua (1773) and the «Lettura di Veterinaria» at the University of Bologna (1784).

Le ricorrenti epizoozie che per tutto il tempi normali quando a curare gli animali Settecento decimarono in Europa il patri- provvedevano i maniscalchi e molto spes- monio zootecnico costituirono un nevral- so anche rozzi empirici, nei casi di epi- gico problema per l’economia del tempo zoozie si demandavano alla classe medica che aveva nella macchina animale il suo interventi curativi e preventivi, che a par- principale motore. I dicasteri preposti alla tire dalla seconda metà del Settecento co- salute pubblica si trovarono pertanto nella involsero anche i professori e gli allievi impellente necessità di arginare i danni di delle scuole di veterinaria nel frattempo tali funeste calamità rendendo sempre più istituite (2). efficiente l’estesa rete informativa grazie Mi limiterò in questa sede ad esporre al- alla quale venivano tempestivamente cuni dei tanti provvedimenti che in simili messi in allarme ogni qual volta era ac- circostanze venivano adottati nella Sere- certata o anche solo sospettata l’insorgen- nissima repubblica di Venezia e a Bolo- za di mali contagiosi in territori limitrofi. gna, prima e dopo l’attivazione rispettiva- Questo faceva scattare un piano di emer- mente del Collegium Zoojatricum Patavi- genza per bloccare la mobilità del bestia- num (1773) e della «Lettura di Veterina- me: venivano sospesi i mercati, si sbarra- ria» presso la Facoltà Medica dell’Alma vano con «rastrelli», presidiati da guardie Mater Studiorum (1784). armate, le strade di comunicazione con i Di certo la repubblica di Venezia era lo luoghi infetti e si emettevano bandi per stato italiano più esposto al pericolo di divulgare nelle contrade più esposte i contagio perché nei suoi territori aperti ad provvedimenti da porre in atto ai quali oriente transitavano le mandrie prove- tutti, dalle autorità locali agli operatori sa- nienti dai grandi bacini endemici dell’est nitari, ai commercianti ed ai villici, dove- europeo destinate all’approvvigionamento vano rigorosamente attenersi se non vole- carneo di gran parte del mercato peninsu- vano incorrere in multe salatissime o ad- lare. dirittura nella carcerazione (1). Era quindi il già scarso bestiame del Friu- A differenza di quanto si verificava nei li e delle terre limitrofe ad essere colpito 67 per primo dai morbi endemici veicolati Discorso» l’Odoardi precisa che i metodi dalle mandrie in transito. Per questo tra le curativi per le suddette affezioni gli sono Accademie di Agricoltura della Terrafer- stati forniti dal Bourgelat il quale ha avu- ma (3) furono quelle di Udine e di Bellu- to modo di sperimentarne l’efficacia nelle no a sollecitare a più riprese le autorità provincie francesi. della Serenissima perché si facessero ca- L’impostazione della dissertazione è la rico dell’istruzione presso le scuole vete- stessa per tutte le malattie: si parte dalla rinarie di Francia di giovani che una volta sintomatologia e dell’esame autoptico per completati gli studi potessero in patria arrivare alla diagnosi, dopo di ché si pas- farsi maestri ad altri. Era infatti convin- sa alla terapia ed alla prevenzione. zione dei più lungimiranti soci di queste Mi limiterò ad illustrare quanto viene istituzioni, sorte per incrementare la pro- consigliato per la peripneumonia o in- duzione agricola, che per perseguire que- fiammazione di petto, una delle affezioni sto fine era indispensabile disporre di un più diffusa e frequente nel Veneto, dove sufficiente quantitativo di bestiame sano era comunemente detta polmonera, la cui ed efficiente che assicurasse concime e causa prima era da ricercare nelle varia- forza lavoro e che era perciò impellente zioni climatiche e nel passaggio repentino provvedere all’istruzione di validi opera- degli animali dalle stalle calde alle lunghe tori sanitari. esposizioni ad abbondanti piogge. Uno degli accademici più attivi su questa Gli animali affetti da polmonera manife- linea fu Jacopo Odoardi, medico primario stavano tosse, febbre «sensibilissima», a Belluno, al quale la locale Accademia di oppressione dopo l’assunzione del cibo, Agricoltura aveva affidato la sorveglianza nausea, difficoltà di ruminazione, fiato fe- sanitaria del settore veterinario con il pre- tido, secchezza della bocca e delle narici ciso incarico di provvedere alla necrosco- dalle quali qualche volta si aveva scolo di pia di tutti gli animali deceduti a seguito materia densa e biancastra. di malattia e di farne relazione scritta, I polmoni dei soggetti che soccombevano, nonché di tradurre in italiano le opere di al perdurare di questi sintomi, presentava- Claude Bourgelat, fondatore e direttore no in superficie ecchimosi, pustole suppu- delle scuole veterinarie di Francia, compi- rate, macchie cancrenose e croste gelati- to quest’ultimo che l’Odoardi assolse lo- nose di vario colore e internamente asces- devolmente dando alle stampe ben otto si purulenti. La pleura appariva ingrossa- volumi tra il 1776 e il 1779 (4), grazie an- ta, infiammata, suppurata o cancrenosa che alla sollecitudine del Bourgelat che, con versamenti putridi e schiumosi. assai lusingato per l’iniziativa dell’Acca- Un primo esame per appurare la gravità demia bellunese, puntualmente faceva do- dell’affezione consisteva in salassi dalla no al suo traduttore italiano di quanto an- giugulare che venivano ripetuti per tre dava pubblicando. giorni per verificare lo stato di fluidità del Era però indispensabile fornire subito ai sangue. Per cinque o sei giorni si pratica- maniscalchi ed ai villici che accudivano il vano due o tre volte al dì clisteri emol- bestiame mirate indicazioni terapeutiche lienti (6) preparati facendo bollire in sei sulle più frequenti affezioni e a questo libbre e mezzo di acqua comune fino a ri- provvide lo stesso Odoardi nei «discorsi» durne di un quarto la quantità, foglie di tenuti in accademia tra i quali quelli del malva, di mercuriale e di parietaria. A 22 e 29 luglio 1772 intitolati rispettiva- questo infuso si aggiungevano due once mente Della cura del Lango, della Perip- di miele, due di olio di oliva ed infine neumonia e della Dissenteria del Bestia- un’oncia di cristallo minerale per clistere me e Della cura di una Squinanzia mali- (sale inglese). Era raccomandata una leg- gna del bestiame, del Cancro volante e gera alimentazione di mantenimento, so- del Vaiuolo (5). In apertura del «Primo stituendo il foraggio con boli di farina di 68 frumento amalgamata con miele. Gli ani- (8). Nel 1775 in un sopralluogo a Campo mali dovevano essere abbeverati con ac- S.Pietro dove la polmonera imperava, de- qua bianca tiepida, ottenuta lasciando in nunciò che la responsabilità dell’imper- acqua comune un certo quantitativo di versare del morbo e delle morti che ne de- crusca che veniva poi raccolta a manciate rivavano erano innanzi tutto da addebitare e spremuta nella stessa acqua che risulta- ai boari dei quali fornisce le generalità. va quindi molto rinfrescante perché ricca Uno di questi, un certo Domenico Vedo- di amido. Se la tosse si faceva particolar- vato, aveva per venti giorni ammassato in mente violenta, all’acqua bianca si poteva due anguste stalle prive di finestre dicias- aggiungere del miele o meglio ancora la sette bovini dei quali quattro adibiti ai la- seguente mistura di più laboriosa prepara- vori dei campi ed i restanti destinati al zione. Su due manipoli sia di fiori di viole macello. Tra questi ultimi undici proveni- mammole che di papaveri silvestri si ver- vano dalla Dalmazia. Per la ristrettezza savano otto libbre di acqua d’orzo bollen- dello spazio non potevano muoversi e ali- te. Dopo un’ora il tutto veniva colato ed mentarsi adeguatamente e la respirazione alla colatura si aggiungevano tre once di diventava di giorno in giorno sempre più miele. Si raccomandava anche di porre in difficoltosa per la mancanza di areazione bocca all’animale due o tre volte al dì dei e l’accumularsi degli escrementi. In que- «masticatori»(confezionati con sei fichi ste condizioni era più che naturale che pingui pestati e uniti a cinque once di tutti i diciassette bovini avessero contratto miele, sei tuorli d’uovo, e cinque once di la polmonera e tre di loro fossero morti. acqua di rose) e di fargli fare fumenti con Ugualmente dicasi per un altro boaro che i vapori di acqua calda. Se nonostante tut- aveva trattenuto oltre il lecito «sotto al la- to questo la tosse violenta persisteva, borioso gioco i suoi quattro bovini per sfiancando letteralmente l’animale, si po- trasportare legna e vino nelle ville vici- teva fargli ingerire un boccone fatto con ne», facendoli passare «tutto in un subito bianco di balena (7), polvere di liquirizia dal caldo al rigido contatto dell’aria e con e pillole di cinoglossa mescolate a con- continua ed abbondante pioggia viaggiare serva di altea. senza verun riparo e sussistenza: indi col- Quando le suddette terapie portavano a un locarli di bel nuovo nella malsana abita- evidente miglioramento si consigliava di zione». Naturalmente anche questi bovini sostituirle con un boccone composto di erano deceduti al pari di un altro, di pic- algarico in polvere, fiore di zolfo, polvere cola costituzione, che era stato sottoposto d’iride di Firenze, amalgamati con miele, a prestazioni superiori alle sue forze per- da somministrare ogni mattina a digiuno. ché veniva messo al giogo con un bovino Molto puntuali le precisazioni sulle con- assai più grande e possente (9). dizioni ambientali: gli animali ammalati Contratto il morbo, bene spesso per l’in- non dovevano essere esposti al freddo ed curia e l’ignoranza del boaro, i poveri ani- alla pioggia ma tenuti in stalle né troppo mali dovevano anche subirne la cura ba- calde né troppo fredde nelle quali l’aria sata su rimedi empirici più atti ad aggra- doveva essere spesso rinnovata e purifica- vare che lenire il quadro clinico, quali le ta con frequenti profumazioni facendo eccessive «cavate di sangue» che indebo- evaporare dell’aceto su carboni ardenti. livano oltre misura i già provati animali L’incuria e l’estenuante lavoro a cui spes- (10), l’applicazione di setoni alla giogaia so gli ignoranti villici sottoponevano gli con la radice di elleboro nero, e la som- animali erano infatti alla base dell’insor- ministrazione di micidiali intrugli alcolici genza di questa affezione di petto con la contenenti oltre a varie essenze anche quale a più riprese dovette confrontarsi agarico, zolfo, fuliggine, polvere di anche Giuseppe Orus, fondatore e diretto- schioppo e sale, che finivano per «rodere re del Collegium Zoojatricum patavinum le parti dello stomaco, suscitare violenti 69 infiammazioni, nervose irritazioni, con- taio. Buoni risultati per preservare gli vulsioni e financo morte» e non a portare animali dal contagio si ottengono sfre- qualche sollievo all’animale. gando loro ripetutamente la lingua con Non tutte le malattie prese in considera- panni imbevuti in una mistura di aceto, zione dall’Odoardi avevano nel Veneto la pepe, sale, e assa fetida, abbeverandoli stessa diffusione della polmonera. Infat- con acqua bianca con aggiunta di aceto e ti, come sottolinea in apertura del suo profumando le stalle. «Secondo Discorso», benché tutti i mali Molta importanza, e a buona ragione, ve- non sono di tutti i paesi… giova tutti co- niva data alla corretta osservanza delle noscerli, e di tutti investigare il più effi- norme igieniche da parte dei villici e dei cace ed adattato rimedio, affine di pro- boari che dovevano somministrare i ri- curarsi incontro a tutti un pronto e sicu- medi. Più che raccomandarsi si comanda- ro riparo, potendo avvenire, come di fat- va loro di isolare in ricoveri appositi gli to avvenne, che in qualche regione un animali infetti, di lavarsi accuratamente le morbo insolito si faccia vedere. E’ il ca- mani e il viso con acqua e aceto prima e so del Cancro volante, male che colpisce dopo averli accuditi, di non entrare nelle sia i bovini che i cavalli. Tipico suo sin- stalle infette con gli usuali abiti di lana tomo è la comparsa sulla faccia dorsale o «che troppo agevolmente si caricano de’ ventrale della lingua di una piccola ve- vapori e delle esalazioni e troppo lunga- scica che da bianca, si fa rossa e infine mente le conservano» (11) ma indossare nera degenerando in una ulcera cancre- copriabiti di tela cerata da togliersi prima nosa che in brevissimo tempo interessa di avvicinarsi agli animali sani e di non tutto l’organo meritando a questo morbo usare mai gli stessi recipienti per abbeve- l’appellativo di «volante». Al momento rare sani e malati e gli stessi arnesi per in Terraferma il cancro volante «fa poca pulirne le stalle. Gli escrementi dovevano paura» ma nel 1731 fu «micidiale» in essere bruciati e non mischiati a quelli dei Francia e l’anno seguente nella Valtellina sani nella concimaia. Le carcasse degli dove venne circoscritto grazie ad un ri- animali infetti dovevano essere interrate, medio prontamente divulgato dal Magi- coperte di calce, in buche molto profonde. strato alla Sanità di Venezia che consi- Purtroppo l’ignoranza dei villici era l’a- steva nel rompere al suo primo apparire spetto più dolente del quale ebbero a la- la vescica con una piccola moneta d’ar- mentarsi i medici prima e in seguito i ve- gento, e di medicare la piaga con fuliggi- terinari che venivano mandati in loco per ne mischiata ad aceto, pepe ed aglio. Ed accertamenti. Ne abbiamo conferma in è con una punta di orgoglio che l’Odoar- molte relazioni stese a missione compiu- di sottolinea come questo rimedio sia poi ta, dalle quali trarrò alcuni passi a titolo passato in Francia visto che viene propo- esemplificativo. sto, con la sola aggiunta di bietola, an- Così si lamentavano due medici, il Lau- che dal Bourgelat. Questi però va oltre: renti e il Pinolli a seguito del sopralluogo nel caso che il male sia più avanzato gio- compiuto nel 1713 su incarico dell’As- verà estirpare il tumore con il bisturi sunteria di Sanità del Senato di Bologna , piuttosto che raschiarlo e scarnificare ac- in una località della bassa bolognese: E’ curatamente la parte ulcerata sulla quale, stata una somma infelicità la nostra il come sull’intera lingua, si applicherà, dover consigliare e provare rimedi in cinque o sei volte al giorno, o tintura di paese dove i contadini sono totalmente mirra e di aloe, o una soluzione ottenuta perduti e trascurati che per niente aiuta- aggiungendo a otto once di acquavite no il nostro consiglio col praticare le co- mezza oncia di ammoniaca e mezza di se insinuategli…Non si trovava chi voles- canfora che, per la sua bassa solubilità, se pigliare rimedi per darli alle loro be- sarà preventivamente triturata nel mor- stie infette, perché già se li donassero e 70 quel che è peggio abbandonavano li po- vede lo stamping out, vale a dire l’abbat- veri infermi animali (molti dei quali forse timento coatto introdotto dal Lancisi in sarebbero scampati) non dandoli alimen- occasione della grande endemia di peste to né riparandoli da freddi di notte e bovina di inizio secolo continuava a rive- pioggie (12). larsi il mezzo più idoneo per contenere e Nel corso della lunga e impervia missione debellare il contagio (14). del 1774 in Dalmazia anche Giuseppe La battaglia contro le malattie infettive Orus dovette lottare non poco contro l’i- era infatti persa in partenza in quanto nul- gnoranza e i pregiudizi che portavano i la si sapeva all’epoca sulla loro eziolo- locali ad eludere, in sua assenza, le pre- gia, per cui non restava che cercare con scrizioni da lui apprese alla scuola del ogni mezzo di prevenirle educando l’in- Bourgelat. Nelle relazioni inviate dalle tera popolazione all’osservanza delle più varie località visitate a Giacomo Gradeni- elementari norme igieniche. Compito go, provveditore della Dalmazia, tra il no- non facile, tanto che le autorità locali ri- vembre e il dicembre dello stesso anno correvano spesso alle guardie armate per così si esprime: Con non poca fatica ho la corretta applicazione dei provvedi- convinto questi villici a lasciare curare i menti divulgati per mezzo di bandi affis- loro animali infetti, ci sono riuscito. Non si in tutte le contrade e persino nelle sin- ostante non tralascino di fare al rovescio gole stalle. di quanto loro prescrivo, se io stesso non A titolo esemplificativo riportiamo le mi rendo presente all’azione di sommini- dettagliate istruzioni che a seguito di un strazione dei medicamenti e delle giorna- sopralluogo effettuato dal professore di liere cure. Dei 16 animali trovati infetti a Veterinaria dell’Ateneo di Bologna Gia- Nadino solo due si sono ripresi grazie alle como Gandolfi in una stalla infetta in lo- sue cure, mentre tutti gli altri stanno mo- calità Longara nell’ottobre 1799 furono rendo perché questi villici per cieca pre- inviate al capo delle guardie e al deputa- sunzione ripiena d’illusioni e d’ignoranza to di Sanità della zona perché provvedes- non hanno voluto nel modo più assoluto sero a: che li curasse, continuando nonostante le 1) Far rastrellare tutta la stoppia esposta sue ingiunzioni a mescolare gli animali esteriormente al luogo ove erano appog- sani con gli ammalati, a farli pascolare giati gli attrezzi per la capanna del bue insieme, ad abbeverarli nello stesso luo- ammalato, e tutto dare fuoco. go, sempre esposti alle intemperie (13). 2) La stalla e tutto ciò che in essa si tro- Per Orus esistono solo due soluzioni per vava sia affumicato mediante zolfo posto debellare la malattia imperante. O garan- sopra brace accese, in buona quantità e tire sul posto la continua presenza di me- tosto acceso chiudere qualunque apertura dici e personale all’uopo preparato per d’usci e finestre della stalla medesima, mettere in praticare le sue prescrizioni, il per non aprirla a poco a poco che dopo ché non è di facile attuazione, oppure co- otto, dieci ore. me si fa in Francia ed in altri paesi euro- 3) Ciò fatto con scope, il soffitto, i muri e pei opporre a estremi mali estremi rimedi, il pavimento sieno scopati con tutta dili- cioè togliere la vita senza commiserazio- genza. ne e parzialità veruna a tutti quegli ani- 4) Indi trasportata tutta la scopatura, mali che si giudicassero infetti, facendoli quale si dovrà in profonda fossa sotto il ammazzare indi seppellire immediata- lettamaio sotterrare, diasi di mano a la- mente in profondissime fosse e profumare vare con abbondanza di lesciva già pre- per lo spazio di 24 ore le stalle in cui parata tutto il legname che costituisce le giacciono, con delle sostanze aromatiche poste, con i cordoni e anche i manichi dei ovvero col solo aceto gettato sopra un fer- badili, delle forche e rapporto al cordame ro o qualsiasi pietra infuocati. Come si buono sia immerso nella lisciva e il catti- 71 vo abbruciato. nel 1765. 5) Far profumare gli abiti degl’inservienti (3) Per l’opera delle Accademie di Agricoltura di Ter- raferma a favore dell’istruzione veterinaria vedasi alla stalla e così far loro lavare le mani, A.VEGGETTI, B. COZZI, La scuola di medicina Veterina- il viso e le gambe con acqua e vino. ria dell’Università di Padova, Edizioni Lint, Trieste, 6) Gli utensili inservienti ad attaccar i 1996, pp. 4-18. bovi suddetti al carro, ad aratro siano di- (4) Opere Veterinarie del Sig.Bourgelat, Simone Tissi, Belluno, vol. I-II 1776, vol.II-IV 1777, vol.V-VII ligentemente questi pure lavati sempre in 1778, vol VIII 1779. nuova lisciva. (5) J. ODOARDI, Della cura di alcune malattie epidemi- 7) Nel secondo giorno, cioè domenica, si che del bestiame. Discorsi due. Simon Tissi, Belluno, replicherà il profumo col zolfo come si è 1772. detto sopra, se non che si praticherà due (6) Sull’efficacia del clistere, prescritto pressocchè in tutte le affezioni, e sulla sua corretta esecuzione molto volte in quello stesso giorno e la seconda si insisteva visto che i villici erano soliti ricorrere a ben volta si lascerà chiusa la stalla fino al più drastici e traumatici metodi per svuotare gli intesti- giorno seguente. ni. L’Odoardi dice che si deve insistere per «persuade- 8) Nel terzo giorno poi i muratori entre- re i contadini a porli in uso e provvedersi di adatti schizzatoi o almeno di vesciche col cannello per appli- ranno nella stalla e faranno ciò che loro carli» perché « l’ordinario cristerio che qui adoprasi verrà ordinato con istruzioni a parte (15). coi Bovi egli è l’introduzione della mano e del braccio In queste ultime si legge: nell’ano» ed è ben noto come costoro «indiscretamente Il lavoro dei muratori deve consistere nel- sogliono impiegare le callose e unghiute lor mani» lo scrostare le intonacature di calce, se- (Della cura di alcune malattie epidemiche del bestia- me, cit., Discorso primo pp.44-45). gnatamente quelle che sono smosse e non (7) Il bianco di balena, detto altresì spermaceti o olio unite alle pietre, turare, ritoccare e stabe- di spermaceti, è una cera composta da estere cetilico lire di nuovo in calce quanto fu scrostato. dell’acido palmitico che si trova in alcune cavità della Il pavimento tutto e segnatamente le poste testa del capodoglio, allo stato liquido, quando l’ani- male è vivo, solidificata in una massa biancastra nell’a- resteranno ricoperte di una lattata di cal- nimale morto. Si usa tutt’oggi per fabbricare candele e ce da murare. nella preparazione di unguenti e pomate. Ciò eseguito, ogni giorno, per il corso di (8) Su Giuseppe Orus e il Collegium Zoojatricum Pa- dieci giorni sarà profumata la stalla tavinum vedasi A.VEGGETTI, B. Cozzi, La Scuola di mattina e sera con fumo piuttosto denso Medicina veterinaria dell’Università di Padova, cit. (9) ARCHIVIO DI STATO DI PADOVA (ASP), Ufficio di Sa- di ginepro o altr’erba odorosa ed aro- nità, b.107, c.159-170. matica a porte chiuse; finito il qual fumo (10) La pratica del salasso non viene più considerata si lascerà la stalla aperta all’aria libera come per il passato la panacea valida per tutti i mali. fino al nuovo profumo. Il tempo in cui si Vedasi a proposito anche il Sentimento di Luigi Galva- potrà usare della stalla per nuove bestie ni sopra la natura del male da cui sono attaccate le be- stie bovine in varie località del bolognese (A. VEGGET- sarà allor quando si riconoscerà esser TI, L’interesse di Luigi Galvani per la medicina dei asciutto il nuovo intonacamento e che la bruti, Obiettivi e Documenti Veterinari, n°12, 1998, calce del pavimento sia veramente pp. 53-60). asciutta (16). (11) J. ODOARDI, Della cura di alcune malattie epide- miche del bestiame, Discorso primo, cit. p.22. (12) ARCHIVIO DI STATO DI BOLOGNA (ASB), Assunteria di Sanità, Recapiti, 1712-1721, n° 13. NOTE (13) BIBLIOTECA COMUNALE ARCHIGINNASIO BOLOGNA (BCAB), Ms.A, 1556. (14) Cit. E. LASAGNA, A. MACRI’, R. ZANETTI, A. MAN- (1) Sui provvedimenti e le misure di sicurezza nel cor- TOVANI, Lancisi i suoi tempi e lo «stamping out», Atti so delle epizoozie vedasi E.ROSA, L’Assunteria di Sa- II Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veteri- nità nella profilassi e cura delle epizoozie tra Sette e naria, in: Annali della Sanità Pubblica (Nuova serie) Ottocento in: La pratica della veterinaria nell’Emilia vol.II, 1997, pp.71-72. Romagna e l’insegnamento nell’Università di Bologna, (15) ASB, Archivio Napoleonico, Recapiti Atti, s.VI, Editografica Rastignano (Bologna), 1984, pp.105-143. 11 (5-6 ottobre 1799), fasc.1035. (2) Le prime scuole di Veterinaria furono fondate in (16) Ibidem. Francia rispettivamente a Lione nel 1762 e ad Alfort

72 Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 IL CONTRIBUTO DI LUDOVICO ANTONIO MURATORI ALLA SANITA’ PUBBLICA VETERINARIA

GIORGIO BATTELLI - ELISABETTA LASAGNA - ADRIANO MANTOVANI

SUMMARY

THE CONTRIBUTION OF LUDOVICO ANTONIO MURATORI TO VETERINARY PUBLIC HEALTH Ludovico Antonio Muratori was born in Vignola (Modena, ) in 1672 and died in Modena in 1750. He is certainly one of the most representative exponents of his times and includes in his works almost all the cultural trends of his age. Officially he was a parish priest and archi- vist and librarian of the Este dynasty. He was entrusted with these roles by the Duke of Mode- na Rinaldo I. Literary and historical texts depict him as a man of letters, historian, advisor and politician of great culture and wisdom, these qualities being very much in demand and appreciated in those times. In his works, and especially in the treatise Del governo della peste e delle maniere di guar- darsene diviso in Politico, Medico et Ecclesiastico (About the management of plague and the ways to prevent it divided into Political, Medical and Ecclesiastical), a very popular book first published in 1714, he strongly supports the principle according to which health (human and animal) and the good management of livestock are fundamental parts of political wisdom. He accepts the concept of One Medicine, at least as far as public health is concerned. He uses practices applied to human plague to control bovine plague and, vice versa, knowledge of bo- vine plague to control human plague. He stresses the socio-economic consequences of epide- mics and the role of trade and movements of goods, animals and people in the spread of pla- gue, both human and bovine. Furthermore, he expresses some concepts of veterinary urban hygiene based on a correct coexistence of man and animals. According to Muratori, politics and human and animal health are closely linked to each other and are reciprocal indicators. When considering his ideas, advice and considerations in the field of health policy, Muratori may be considered as a pioneer both of the theory and practice of public health, also with re- gard to modern activities and competencies of Veterinary Medicine.

Cenni biografici quello stesso anno, fu ordinato sacerdote nel 1695. Ludovico Antonio Muratori nacque a Svolse inizialmente attività di biblioteca- Vignola (Modena) il 21 ottobre del rio presso la biblioteca Ambrosiana di Mi- 1672 e morì a Modena il 23 gennaio del lano su incarico del Conte Carlo Borro- 1750. Egli è certamente uno degli espo- meo. nenti più rappresentativi del suo tempo Una svolta nella sua vita e nei suoi studi e accoglie nella sua opera pressoché tut- era stata segnata nel 1692 dall’incontro e te le tendenze della cultura del secolo dall’amicizia con il monaco benedettino XVIII. Benedetto Bacchini, il quale lo aveva indi- I suoi interessi giovanili furono soprattutto rizzato verso le dottrine ecclesiastiche. rivolti allo studio dell’antichità, comprese L’appoggio e la stima del monaco gli val- le materie letterarie e le lingue classiche, sero l’incarico di archivista da parte del ma in particolare a quello della storia e duca di Modena Rinaldo I d’Este, il quale della filosofia. lo richiamò a Modena nel 1700 per affi- Il 16 dicembre del 1694 si laureò in diritto dargli la cura della propria ricca bibliote- canonico ed in diritto civile presso l’Uni- ca. Si era infatti in previsione della morte versità di Modena e, dopo il diaconato in del re di Spagna in assenza di eredi, e si 73 prevedeva una serie di conflitti e di guerre La sua erudizione non era fine a se stessa, di successione che avrebbero coinvolto ma era volta a facilitare il progresso della l’intera Europa ed in particolare l’Italia. società umana verso condizioni di vita mi- La partecipazione del duca Rinaldo alle gliori. Aveva al centro della visione degli successive trattative di pace ed il suo eventi il punto fermo della religione catto- eventuale successo nel reclamare la resti- lica e della divina Provvidenza, ma al con- tuzione dei perduti territori di Ferrara e tempo sosteneva l’indipendenza della ra- Comacchio dipendevano dalla presenta- gione laica dal potere ecclesiastico. Era zione di antichi documenti e codici custo- dotato di un senso pratico molto spiccato, diti in archivi segreti in uno stato di totale una sorta di buon senso che egli applicava disordine. La fama e la competenza del a materie come l’economia e il commer- Muratori indicarono quest’ultimo come cio. Nell’insieme aveva un modo impar- persona particolarmente adatta alla raccol- ziale di indagare gli eventi, vagliandoli ta ed al riordino della documentazione. scrupolosamente e liberandoli da sovra- Lo svolgimento del suo compito fu facili- strutture pregiudiziali, false credenze, su- tato in ogni modo e con ricchezza di mez- perstizioni. zi, ma si può dire che il massimo contribu- Membro dell’Arcadia, della Crusca e, gra- to del Muratori al prestigio della bibliote- zie ai favori del Newton, anche della So- ca fu l’arricchimento della stessa con la cietà Scientifica di Londra, intrattenne serie delle sue innumerevoli opere. Alcune un’intensa attività epistolare con oltre di queste rappresentano monumentali la- duemila suoi contemporanei. La raccolta vori di storia, come Rerum italicarum di tale corrispondenza, curata e pubblicata scriptores, Antiquitates italicae medii evi da Matteo Campori (1), offre uno stru- ed Annali d’Italia. Scrisse anche di epi- mento utile ad una più approfondita com- grafia (Thesaurus veterum inscriptionum), prensione del pensiero dello studioso vi- legge (Dei difetti sulla giurisprudenza), gnolese. letteratura (Perfetta Poesia, Annotazioni al Petrarca, Riflessioni sopra il buon gusto), e di molte altre materie dello scibile. La I suoi tempi sua curiosità di studioso lo portò ad inte- ressarsi anche di questioni di scienza, ad Il secolo XVIII segnò un periodo di tran- es. dei fenomeni allora indagati dell’elet- sizione tra un’epoca di decadenza seguita tricità, o a dissertare su fenomeni fisici alla Riforma ed una nuova era iniziata dal- (De barometri depressione). la Rivoluzione Francese. Da un punto di Nel campo della medicina e della sanità, vista culturale, fiorirono studi in ogni abbiamo il fondamentale trattato Del go- campo. Ci fu una produzione di opere vol- verno della peste e delle maniere di guar- te ad indagare ogni ramo della conoscen- darsene, che è l’opera al centro dell’inte- za; una vastissima messe di ricerche, un resse della presente nota, ed alcune parti eclettismo erudito che mirava essenzial- del trattato Della pubblica felicità. Di que- mente all’affermazione delle capacità in- ste opere attinenti alla materia qui in esa- tellettive dell’uomo ed alla possibilità di me sarà dato un più dettagliato resoconto, portare avanti il progresso sociale. con citazione di alcuni passi ritenuti signi- Contestualmente il secolo era segnato da ficativi. Da ricordare, inoltre, che negli An- un clima di instabilità e violenza. Tutta nali d’Italia il Muratori fornisce documen- l’Europa ne era pervasa. L’Italia, suddivi- tate informazioni e commenti sulle epide- sa in un gran numero di stati e di governi mie umane ed animali dei suoi tempi. locali, era sede di guerre e di conflitti ac- La produzione enciclopedica del Muratori cesi per estendere poteri sia temporali sia riflette le sue vedute filosofiche ed il suo religiosi. I movimenti delle truppe, degli criterio nell’interpretazione della realtà. eserciti e delle vettovaglie al seguito erano 74 accompagnati dallo spostarsi di uomini ed na senza le fedi di Sanità riconosciute nel- animali in un immenso campo di batta- le forme consuete per chi sarà deputato glia. Ai morti delle guerre si aggiungeva- alla custodia di dette porte» (4). no quelli dovuti alla miseria, alle carestie, In tale occasione il Muratori, che «non ha alle malattie ed alle pestilenze. temperamento che possa rimanere estra- Gli anni in cui visse il Muratori, secondo neo agli eventi dell’ora che passa» (5), quanto riportato con dovizia di citazioni diede alle stampe un trattato di ampio re- da Alfonso Corradi negli Annali delle epi- spiro in materia di epidemie pestose, Del demie occorse in Italia (2), furono densi governo della peste, e delle maniere di di epidemie dell’uomo e degli animali, guardarsene. La pubblicazione, uscita per nonché di invasioni militari, carestie, in- la prima volta in Modena nel 1714, ebbe verni freddi, terremoti ed altre calamità. un’ampia diffusione e fu seguita da suc- Nessuna parte d’Italia fu risparmiata e la cessive edizioni. mortalità fu alta, soprattutto fra i poveri. Il Muratori potè usufruire del fatto di dis- Le condizioni di vita delle campagne era- porre di una grande Scuola Medica, che, no quanto mai insalubri, con gli animali secondo l’uso dei tempi, si occupava delle che spartivano spesso lo stesso giaciglio epidemie sia umane sia animali. Tra gli delle persone che ne sfruttavano così il ca- studiosi contemporanei del Muratori, ri- lore, ma favorendo in tal modo il diffon- cordiamo Carlo Francesco Cogrossi dersi di infezioni. Né le città offrivano un (1683-1769) che, nella sua Nuova idea del ambiente migliore, mancando di fognature male contagioso de’ buoi, descrive come adeguate, sufficiente aerazione, e con le avviene il contagio; Giovanni Maria Lan- strade ingombre di sporcizia lasciata im- cisi (1654-1720), autore di De bovilla pe- putridire per l’assenza di un servizio di ri- ste ed «inventore» dello «stamping out»; mozione. Giovan Battista Morgagni (1682-1771); Nell’estate del 1711 l’epidemia di peste Bernardino Ramazzini (1633-1714) che bovina, proveniente dall’ Est Europeo, en- trattò dell’epidemia di peste bovina a Ve- trò in Italia in provincia di Padova e si dif- nezia e Padova; Antonio Maria Valsava fuse in modo tale da creare grande panico (1666-1723), e Antonio Vallisneri (1661- nelle varie regioni italiane. Venezia fu ob- 1739), amico del Muratori e da questi sti- bligata ad emanare norme severissime e mato in massimo grado, che precorse le Milano si trovò di fronte ad un blocco teorie evoluzionistiche e si dedicò alla di- pressoché totale del commercio. Riferisce mostrazione della contagiosità della peste. il Corradi : .. «Nella sola provincia di Pa- dova perirono 9 migliaja e mezzo di bovi- ni, 14 mila in quella di Cremona, 30 mila Il Muratori e la sanità nella Campagna di Roma, 70 mila nel Na- pubblica veterinaria poletano !» (3). L’epidemia si estinse solo nei primi mesi del 1715. Tutti i fondamentali punti di vista del Mu- In quegli anni imperversava in vari paesi ratori in tema di sanità pubblica, sia medi- europei la peste umana ; scrive ancora il ca sia veterinaria, sono espressi in modo Corradi : ...L’inoltrarsi che fece la peste molto approfondito e con specifico riferi- nell’anno passato [1713] nell’Austria, in mento alla peste nel trattato Del governo Praga ed in Ratisbona avea recato grande della peste, e delle maniere di guardarse- apprensione e timore non solamente negli ne, diviso in Politico, Medico et Ecclesia- Stati dell’Italia superiore, ma anche a stico (6), ed in parte nel trattato Della quelli della media : così il Governo Ponti- pubblica felicità. ficio ordinava che si alzassero i rastelli al- Come quasi tutti gli eruditi del suo tempo, le porte di Perugia di passo per Roma il Muratori era convinto che lo studio fos- «acciò non si lasci passare persona alcu- se di per sé utile e che il sapere dovesse ri- 75 uscire di giovamento alla società umana. Le citazioni di seguito riportate fanno rife- Del governo della peste fu il risultato di rimento a passi della seconda edizione del lunga e minuziosa ricerca e raccolta di da- 1722 (8). ti bibliografici e documenti. Il materiale fu L’opera contiene un’analisi epidemiologi- analizzato scrupolosamente secondo il ca e sociologica della malattia, in cui è modo di procedere del Muratori, per il evidente lo sforzo di indirizzare la cono- quale occorreva considerare gli argomenti scenza al bene pubblico: ...Non mancano oggetto di studio in tutti i loro aspetti e Libri, è vero, che hanno trattato questo nelle loro correlazioni. argomento ; ma i più del Popolo ne pati- Scrive il Corradi : ...Il celebre Biblioteca- scono inopia, e moltissimi né pure un solo rio del Duca di Modena ebbe intenzione possono mostrarne... Ora pensando io a di fare, com’egli stesso dice (vedi dopo), questa non lieve necessità de’ Privati, e un trattato popolare, cioè intelligibile ai del Pubblico, fattaci purtroppo avvertire piu’ del popolo : ma ci fece di più, fece un dal grave pericolo, che ultimamente ci so- libro il quale...non solamente porgeva con vrastava, mi applicai fin l’Autunno prossi- molta diligenza e critica il compendio de’ mo passato a leggere quanti Antichi e Mo- migliori provvedimenti sperimentali in oc- derni potei ritrovare, che maneggiassero casione di peste, anche fermava nella pri- questa materia e ...venni stendendo il pre- ma parte non poche massime, dalle quali sente Trattato del Governo della Peste, mai potremo dipartirci volendo efficace- con isperanza, che il mio studio privato mente tener lontano, o distruggere il con- potesse tornare di qualche benefizio e co- tagio (7). modo ancora del Pubblico, e spezialmente Il Libro Primo tratta del «Governo Politi- della Patria mia, sì per preservarsi, e sì co» della peste, cioè della sua origine e per regolarsi in casi di tanta sciagura (9). durata, dei differenti tipi del morbo e delle L’informazione e l’educazione sono obiet- sue conseguenze. Si sottolinea la necessità tivi primari: ...E l’intenzione mia è stata di che i politici difendano il paese dal flagel- fare un Trattato Popolare, cioè utile e in- lo e che attuino tutte le misure atte a con- telligibile a i più del Popolo, avendo io tenerne la diffusione, vale a dire restrizio- perciò fuggito le quistioni spinose e Scola- ni al commercio (specialmente con l’este- stiche, e infino i termini astrusi... (10). ro), precauzioni nel trattare con gli appe- Anche la prevenzione è posta in primo stati, proibizione della compravendita di piano: ...Non convien’ aspettare, che sia materiali infetti, regolamentazione del giunto il Nemico, per istudiar poi allora movimento di cani, gatti, monete ed altri la maniera del difendersi; ma s’hanno da oggetti, ecc. aver sempre l’Armi preparate, e pronte. Il Libro Secondo, «Governo Medico», dà Gli altri, finita la Peste, sono stati soliti a consigli sul come difendersi dal contagio scrivere, e pubblicar Libri intorno la stes- e fornisce una lista di rimedi e medica- sa; & io altresì suggerirò quel che può es- menti che si erano rilevati efficaci in occa- sere più a proposito, affinché essa mai sione di alcune pestilenze. non cominci, o pure acciocché s’abbia Il Libro Terzo riguarda il «Governo Eccle- con facilità il migliore regolamento, qua- siastico» e contiene vari paragrafi in cui è lora ne tornasse mai più il bisogno (11). sottolineato come in tempi di peste sia ne- La peste bovina viene identificata come cessario, più che in altre situazioni, ricor- una «catastrofe» (quella che oggi si direb- rere all’aiuto divino. be «emergenza») a causa delle sue conse- Nel trattato, il pensiero del Muratori sui guenze economiche e sociali: ...la fierissi- temi oggetto della presente nota è in gran ma e compassionevole Mortalità de’ Buoi, parte riassunto nella «lettera dedicatoria» che non ancora ben estinta da tre Anni in agli «Illustrissimi Signori Conservatori qua, è andata, e va desolando la misera della Città, e Sanità di Modena». Lombardia con tanti altri paesi, sino a te- 76 mere alcune Città ne’ lor territori il totale (colpa forse tutta delle Stagioni sconcer- eccidio di Bestie sì necessarie all’Uomo tate) ; certo non pareva sprezzabil coniet- (12). Viene inoltre sottolineato l’insegna- tura, che di qui ancora potesse venir dan- mento derivato dall’epidemia negli anima- no a gli Alimenti, e a gli Umori de’ Corpi li per la lotta contro la peste dell’uomo : Umani, ed essersi potuto formare o dis- ...Che se pure [la peste] avesse un giorno porre qualche fomite anche per la loro Pe- da arrivare...probabilmente non si pentirà stilenza. Maggiore ancora poteva temersi alcuno d’aver prima in questo mio Libro questo pregiudizio, mancati quelli Anima- imparato alquanto a premunirsi, col cono- li, che guadagnano il Pane all’Uomo, e il scere la faccia di questo terribil nemico, e cibano colle lor Carni e co i lor Latticinj, i disordini, e gli strani suoi effetti. Pur riconoscendosi, che una tal disavventura troppo ne abbiam mirato anche un piccolo poteva tirar seco delle peggiori conse- abbozzo, ma però esempio vivo, nella fu- guenze (14). nestissima Mortalità della Spezie Bovi- Come uomo di religione, il Muratori con- na...Da questo Flagello si è già potuto ap- fidava in Dio e nella Divina Provvidenza, prendere non poco , qual cura più esatta ma confidava anche nella ragione umana e si dovesse avere in pericoli di Contagio de raccomandava che la si usasse affinché si gli Uomini, per non restar delusi dalle attuassero tutte le possibili misure per Guardie... ; e per vietare a tempo i Merca- combattere l’avanzare del morbo: ... allo- ti e le Fiere nostre, e l’adito alle stranie- ra si moltiplicano i ripari e si mettono in re... ; e con quai rigori e ripieghi si possa opera que’ ripieghi sì spirituali come tem- procedere per disputare a passo a passo il porali, che la Religione, e l’umana Pru- terreno a questo Male... (13). denza suggeriscono per fermare il corso a Il Muratori nota la specificità della malat- un sì poderoso Nemico. Certo, che non al- tia dell’uomo, degli animali e delle piante, le diligenze de gli Uomini, ma alla Provvi- ma si rende anche conto che esiste una in- denza benefica di Dio, si dee attribuire il terdipendenza fra le diverse forme in gran benefizio di conservarsi immune dal- quanto le malattie degli animali provoca- le Pestilenze, e da altri Flagelli. Contutto- no disordine nelle attività agricole e nel- ciò... le Creature ragionevoli operino dal l’alimentazione umana. Si ha di conse- canto loro ciò, che si conviene alla natu- guenza una visione olistica per cui l’uo- ral preservazione...; perciò utile e neces- mo, gli animali e le piante risentono degli saria cosa è, e sempre sarà, il non perdo- stessi fattori negativi (per es. le guerre) e nare in casi tali a precauzione e industria si influenzano reciprocamente: ...Alcuni alcuna, di cui sia capace l’intendimento sono d’avviso, che gli aliti pestilenziali del Saggio. A certe persone di mezzana de’ Buoi, o de’ lor Cadaveri Infetti, sieno comprensione pare un’ augurio di peste il finalmente cagione, che anche gli Uomini solo udir parlare di Peste; e ad altri poi contraggano il Morbo. Verisimilmente ciò compariscono facilmente eccessivi i timo- non sussiste, veggendo noi, e sapendo da ri, e i rigori, che ne i sospetti delle Pesti- tanti altri esempj, che la Peste d’una Spe- lenze si usano da alcuni Principi ne’ loro zie d’Animali d’ordinario non passa nelle Stati. Ma in fine ci vuol poco a capire, che altre. Ma senza questo, perché potevasi il ragionarne, il paventare, e il provvede- dubitare, che da alcuni Anni in qua fosse re, per quanto mai si può, in pericoli sì corrotta in qualche maniera l’Aria, o pure fatti, e per precauzione dell’avvenire, non il Sugo stesso della Terra, mentre non so- è quello, che metta l’ali alla Pestilenza e lamente si mirava il suddetto luttuosissi- la faccia calare da i paesi stranieri, confi- mo Morbo de’ Bestiami, ma di più una fie- nanti (15). ra ed insolita copia di Vermi, che rodeva- Egli segue la teoria del Vallisneri secondo no i grani in erba, e qualche per dir così, cui il raccogliere animali di provenienza inclinazione del Terreno alla sterilità... diversa in un unico gruppo per portarli al- 77 la benedizione, nonché le visite dei preti Marsilio Ficino, Guglielmo Grattarolo, ed alle singole stalle per lo stesso scopo, rap- altri. Sogliono perciò le ben regolate Città presentano due vie di diffusione del conta- allora far’Editto, che si uccidano tali Be- gio: ...fra le molte maniere di propagarsi stie ; e il Pubblico d’alcune ha talvolta la Peste de’ Buoi c’è stata quella di con- pagato 6. e 8. Giulj per cadaun cane ucci- durli senza precauzione alcuna a farli be- so, purchè fosse d’altri. Dovendosi nondi- nedire con altri, o pure il permettere, che meno osservare, che nel 1630, per essere taluno andasse a benedire indifferente- stati ammazzati tanti gatti in Padova, fu mente tutte le Stalle (16). quella Città col suo Territorio suggetta Grande importanza è attribuita alla tra- per gli due Anni seguenti ad una mirabil smissione diretta della peste, sia bovina quantità di sorci : parrebbe più sicuro ri- sia umana. Ove non sia possibile compro- piego il solamente ordinare , che tutti cu- vare tale modalità di contagio, si mette in stodissero con diligenza, anche per pro- rilievo il ruolo di vettori passivi quali per- prio bene, i loro Gatti, e Cani, con facoltà sone (medici, guardie), animali (cani) ed poi ed ordine di ammazzar quelli , che oggetti inanimati : ...Pensano alcuni, che uscissero dalle Case, e vagassero per le questa crudele Pestilenza de’ Buoi non so- strade, o per le Case altrui. Si può esser lamente si comunichi pel contatto delle più rigido co i Cani cittadini, perché la lor Bestie, o de gli Uomini, che abbiano con- vita regolarmente importa poco al pubbli- versato con Bestie Infette, ma ancora co, e sarebbe sciocchezza il volere unica- spontaneamente salti fuori in alcune Stal- mente per lusso esporre a un gran perico- le, lontane talora più miglia dal paese In- lo la propria, e l’altrui vita (18). fetto... Lo stesso vien sovente e sospettato La seconda edizione del trattato porta in e creduto anche nelle Pestilenze de gli Uo- appendice la Relazione della peste di mini. Non voglio io mettermi qui a negare Marsiglia, pubblicata dai medici che han- assolutamente questa partita; ma dico be- no operato in essa, con alcune osservazio- ne, che non è se non difficilmente da cre- ni di Lodovico Antonio Muratori. Tra que- dere, avendo noi veduto illese tante Stalle, ste osservazioni, particolare interesse rive- nelle cui Bestie sarebbe stato pronto, e to- stono quelle riguardanti la descrizione dei sto si sarebbe acceso il fomite del Male, se fattori che favoriscono la malattia e la queste avessero comunicato con altre In- constatazione dell’immunità in coloro che fette. Per ogni buon fine saggiamente si fa, le sopravvivono: ...Io per me tengo, che e si farà sempre in ogni Peste, ad operare, un’altra più larga e a noi occulta Disposi- come se il Morbo non si pigliasse mai se zione d’Umori, e di Spiriti, si richiegga non per via di Contagio. Bisogna figurar- nell’ Uomo, affinché gli Effluvi Pestilen- si, che ancorché non si sappia trovare, pu- ziali possano ivi esercitare la loro attività. re ci sarà stata qualche Persona, o Roba, Perciocché alcuni, anche paurosi, anche che avrà portato il Veleno in quella Casa. malenconici, anche malsani, non risento- I Cani, le Guardie, i Medici stessi possono no verun danno dal praticare con gli Ap- disavvedutamente portarlo con se- pestati; e coloro, che sono colpiti una vol- co;...(17). ta da questo atrocissimo Morbo, e ne gua- A proposito di cani e gatti quali possibili riscono, d’ordinario son sicuri di non pro- portatori passivi e di misure atte al loro varlo più. Lo stesso avviene de’ Vaiuoli, controllo in caso di peste, anche supporta- della Rosolia, e di simili Morbi, che non te da denaro pubblico, il Muratori scrive : cagionano i lor maligni effetti nel Corpo ...Perciò in tempo di Peste convien provve- umano, se prima in esso Corpo non truo- dere al pregiudizio, che possono recare i vano una Disposizione, che è incompren- Cani, e Gatti col portare nella lor pelle sibile a noi ed occulta. E può osservarsi il alle Case e Persone Sane l’Infezione rac- medesimo arcano in altri morbi Epidemi- colta altrove, siccome ce ne assicurano ci, Endemici e Sporadici (19). 78 La necessità delle norme preventive, an- Città» anticipa moderni concetti in tema che da un punto di vista economico, era di sanità pubblica e di igiene urbana, una costante preoccupazione del nostro confermando il principio della Medicina autore, che affermava: ...essere degni di unica. In particolare definisce la Sanità gran vituperio presso de gli uomini i Capi «il requisito più rilevante della Pubblica del popolo, che le (misure preventive) tra- Felicità» (23) e che di essa ...Sopra gli scurano, o non le fanno eseguire nei so- altri Luoghi ne abbisognano le Città e spetti di Peste ... Chi s’intende punto d’e- Terre poste al Mare, e tanto più se mer- conomia...tosto comprenderà la necessità cantili e provvedute di Porto, per guar- di quelle preventive Diligenze, delle quali darli dalla Pestilenza, che tenendo il suo passerò a trattare...(20). imperio nelle contrade del Levante, può L’aspetto socio-economico delle pestilen- con tanta facilità passar per Mare in Ita- ze dell’uomo e del bestiame, come si è già lia. Giacchè rimedio specifico non s’è sottolineato, era al centro dell’attenzione trovato finora né alla Peste de gli Uomi- del Muratori, il quale analizzò l’impatto ni, né a quella de’ Buoi e Cavalli ; non che la mancanza di animali da fatica, di s’ha almeno da risparmiar diligenza ve- raccolti, di carni e di latte aveva sull’ali- runa per precauzionarsi contra di un sì mentazione umana. Il suo interesse su terribil malore, acciocchè mai non pene- questo punto andava poi oltre, sino a con- tri nel nostro Clima (24). La sorveglian- siderare quei fattori che incidevano negati- za sugli alimenti, anche di origine ani- vamente sulle condizioni di vita degli ani- male, è considerata importante : ...Tutta- mali; il suo atteggiamento nei confronti via se ne pure i Medici possono impedir della malattia non era infatti solo clinico l’accesso a varie malattie, e talora an- ma teneva anche conto del benessere di che Epidemiche, alle quali, anche senza questi ultimi. Le forme pestose che colpi- far disordini, siam tutti suggetti : cura vano gli uomini, gli animali e le piante almen de i Deputati alla pubblica Sanità erano sì viste come infezioni diverse, ma ha da essere di non permettere, che non se ne vedevano anche i fattori comuni e le si vendano Carni, Pesci,...di cattiva qua- interdipendenze che le rendevano utili lità (25). Anche nel trattato Del governo modelli per uno studio comparativo. della Peste aveva sottolineato che : «...è Contributi al problema dello stato sanita- da da tener l’occhio attentissimo a i Ma- rio negli ambienti rurale e cittadino e sul celli, acciocchè non si vendano se non ruolo di Governanti e Medici nella tutela Carni sane...» (26). della salute pubblica vengono offerti an- Rilevanza viene data al problema della sa- che nel trattato Della pubblica felicità, og- lubrità delle acque, soprattutto per gli abi- getto dè buoni principi (21). tanti delle campagne, e sulla contamina- Nel capitolo «Della Medicina», il Murato- zione delle stesse causata da attività lavo- ri pone l’accento sull’importanza di avere rative e sui possibili effetti negativi sugli Medici e «Cirurgi» valenti ed aggiornati e animali : ...In Inghilterra si veggono inti- di investire sull’ istruzione dei giovani, da mate pene a chi macera Lino o Canape attuarsi, se necessario, anche all’estero : ne’ pubblici Fiumi, Laghi, e Canali. Que- ...Fra le glorie di un Principe Padre dè sto vien riputato un’avvelenar l’Acqua, suoi Sudditi è da desiderare, che si conti onde le bestie, che ne beono possono ri- quella d’avere inviati e mantenuti a sue portar molto danno, e così il pesce. Nel- spese Giovani di molta abilità nelle Scuo- l’acqua corrente vien più bianca la Cana- le migliori oltremontane, per imparar pe e il Lino : ma da quando da questo Be- quello, che manca a’ nostri paesi (22). ne veramente risultasse un maleficio per Nel capitolo «Delle Fabbriche, della Pu- le bestie, non sarebbe esso mai da com- lizia, e della pubblica sanità delle Terre e portare (27). 79 Considerazioni finali e della pratica della sanità pubblica, anche per quanto riguarda le moderne attività e Ludovico Antonio Muratori, soprattutto competenze della Medicina Veterinaria. nel trattato Del governo della peste, e del- le maniere di guardarsene, sostiene ener- gicamente il principio che la sanità, uma- na ed animale, e la buona gestione del pa- trimonio zootecnico costituiscono parti NOTE fondamentali della saggezza politica. Egli aderisce al principio della Medicina unica, (1) M. CAMPORI, Epistolario di L.A. Muratori, almeno per quanto riguarda la sanità pub- Società Tipografica Modenese, Modena, 1902. blica. Utilizza gli insegnamenti che pro- (2) A. CORRADI, Annali delle Epidemie occorse in vengono dalla peste dell’uomo per la lotta Italia dalle prime memorie fino al 1850, Vol. II - contro la peste bovina, e, viceversa, gli in- dall’anno 1601 al 1800, Bologna, 1865-1883 (Forni Editore, Ristampa fotomeccanica, Bolo- segnamenti che derivano dalla peste bovi- gna, 1973). na per la lotta contro la peste dell’uomo. (3) Ibidem, anno 1711, p. 319 ; Pone l’accento sulle conseguenze socio- (4) Ibidem, anno 1714, p. 327. economiche delle epidemie e sul ruolo del (5) A. ANDREOLI, Lodovico Antonio Muratori. commercio e degli spostamenti di merci, In : Modena- vicende e protagonisti, Vol I, Edi- animali e persone nella propagazione della zioni Edison, Bologna, 1971 ; pp. 322-338. peste, sia umana sia bovina. Egli formula (6) L.A. MURATORI, Del governo della peste, e inoltre alcuni concetti di igiene urbana ve- delle maniere di guardarsene, diviso in Politico, terinaria basati su una corretta coesistenza Medico et Ecclesiastico, Bartolomeo Soliani uomo/animali. Stampator Ducale, Modena, 1714. (7) A. CORRADI, cit., anno 1714, pp. 327-328. Secondo il Muratori, politica e sanità (8) L.A. MURATORI, cit., Modena, 1722 (II edizio- umana ed animale sono tra loro stretta- ne). mente interconnesse e costituiscono l’una (9) Ibidem, pp. XX-XXI; un indicatore dell’altra. (10) Ibidem, p. XXI; Il suo modo rigoroso di ricerca e l’inter- (11) Ibidem, pp. XXI-XXII; pretazione obiettiva degli eventi lo portano (12) Ibidem, p. IX ; ad anticipare concetti che sono alle fonda- (13) Ibidem, pp. XXVII-XXVIII; menta della moderna gestione della politi- (14) Ibidem, pp. XIV-XV; ca sanitaria. Egli sostiene l’uso del termi- (15) Ibidem, pp. XVII-XVIII; ne contagium, adoperato dal Fracastoro (16) Ibidem, p. XXIX; (17) Ibidem, pp. XXVIII-XXIX; nel XVI secolo, ed utilizza termini «mo- (18) Ibidem, p. 91; derni», come ad es. malattie epidemiche, (19) Ibidem, p. 392; endemiche e sporadiche. Arnaldo Maggio- (20) Ibidem, pp. 14-15. ra, nella sua prolusione all’anno accade- (21) L.A. MURATORI, Della pubblica felicità, og- mico 1892-93 dell’Università di Modena getto dè buoni principi, Lucca (bensì Venezia), (28), chiama il Muratori «igienista» per- 1749. ché, afferma, «qualunque moderno igieni- (22) Ibidem, pp. 141-142; sta non esiterebbe a far suoi ... concetti (23) Ibidem, p. 453; che il Muratori esprimeva più di un secolo (24) Ibidem, p. 453; e mezzo fa». (25) Ibidem, p. 455. (26) L.A. MURATORI, 1722, cit. p. 118. Considerando le sue idee, i suoi insegna- (27) L.A. MURATORI, 1749, cit. p. 457. menti e le sue considerazioni in tema di (28) A. MAGGIORA, Lodovico Antonio Muratori politica sanitaria, frutto anche di capacità Igienista. Prolusione al Corso d’Igiene nella non comuni a cogliere le tendenze e la Reale Università di Modena per l’anno scolasti- cultura del suo tempo, il Muratori può es- co 1892-93, E. Rechiedei e C. Editori, Milano, sere considerato un precursore della teoria 1893. 80 Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 I RIMEDI DEI »SEMPLICI» NELLA CURA DEGLI ANIMALI ANTONIO PUGLIESE - LINA CANANZI - MICHELA PUGLIESE

SUMMARY

SIMPLE REMEDIES IN THE TREATMENT OF ANIMALS

Medical practice in medieval monasteries and its experience of medicines and toxicology played a fundamental part in the return to the Greek and Roman pharmacological tradition and in further studies on medicinal plants. «Medicamentum simplex», a legacy of the classical medical arts, was practised widely by Benedectine monks who grew medicinal herbs in their monastery gardens. The «armarium pigmentariorum», which was the first kind of pharmacy, ensured that plants could be used even some time after they had been gathered. Those monks who were doctors and apothecaries knew many medicines, mainly herbs and minerals, which were mixed and prepared and considered to be genuinely effective against disease. Studies in pharmaceutics and plant remedies spread beyond the confines of the monasteries to the secular world and both doctors and «healers» made use of both disciplines in town and country alike. The importance of animals in medieval society and the need to keep disease in check led to many tracts being published in this period. Veterinary medicine, which had no other remedies of its own, made use of medicinal plants. Thus, herbs, roots, seeds and flowers were used alone or mixed with all kinds of substances to cure various diseases. In addition to medicinal plants, mixtures of animal and mineral substance were also used. The interaction between human and veterinary medicine, which was characteristic of the Middle Ages, is an exchange which goes back to prehistoric times and continues today in scientific and technological dialogue.

Premessa po patrimonio di alcune caste elitarie che, mal sopportando la diffusione dei loro se- Le droghe medicinali e le loro virtù furo- greti, la custodivano gelosamente. no conosciute dall’uomo primitivo che, vi- In seguito la continua belligeranza tra i vendo in stretta simbiosi con la natura e popoli e i grandi eventi storici, quali le non avendo altro mezzo terapeutico per spedizioni di Alessandro Magno e la do- far fronte alla malattia, ricorreva all’im- minazione romana, portarono ad una fu- piego di erbe. sione ed ad un interscambio culturale tale L’elemento religioso e trascendentale, di che l’insieme delle sostanze costituirà per cui fu sempre permeata la medicina nei moltissimi secoli il corpus medicamento- secoli, indispensabile fattore per giustifi- rum. care forme morbose incomprensibili ezio- Attraverso una ricca tradizione che vide i logicamente all’essere umano, aveva por- suoi capisaldi in Aristotele e Teofrasto, tato alla concezione che fosse lo stesso dio passando attraverso Pedacio Dioscoride, a manifestarsi all’ammalato e a propinar- Plinio e la Scuola Salernitana (1), la fitote- gli il rimedio erboristico che avrebbe do- rapia ebbe grande diffusione nell’alto e vuto compiere il miracolo della guarigio- basso Medioevo, grazie all’opera ed al- ne. l’applicazione dei monaci. La medicina fitoterapica fu per molto tem- Il medicamentum simplex, erede dell’arte 81 sanitaria classica, venne diffusamente L’impiego di droghe di origine animale praticato dai monaci benedettini che, nei giardini claustrali, coltivavano erbe ad In questo periodo, mancando la veterina- uso terapeutico; l’armarium pigmentario- ria di un’autonomia terapeutica, attinse rum, primo esempio di farmacia, assicu- anch’essa alle piante officinali, aspetto ba- rava l’uso e l’applicazione delle piante silare della medicina del tempo. Così erbe, anche molto tempo dopo la loro raccolta. radici, semi, fiori vennero utilizzati singo- I medicamenti conosciuti dai monaci me- larmente e con sostanze di ogni genere per dici e speziali erano diversi e costituiti, curare le più svariate malattie; altre so- per lo più, da erbe e sostanze minerali stanze come secrezioni, escrementi e parti che manipolate venivano ritenute di reale di animali venivano utilizzate per curare le efficacia nella lotta contro la malattia. forme morbose. L’attività farmaceutica e fitoterapica, su- Per quanto riguarda l’impiego di sostanze perando le anguste mura dei conventi, si preparate con elementi di origine animale diffuse nel mondo laico, dove a fianco ricordiamo l’uso frequente degli escre- dei medici, veniva esercitata dai cosid- menti di diverse specie gli «stercorari». detti guaritori nelle campagne e nelle cit- Fra queste meritano particolare menzione tà (2). lo sterco d’asino, lo sterco di cicogna e quello di volpe, lo sterco di capra sciolto in aceto per il gonfiore delle gambe; lo L’importanza degli animali nel Medioevo sterco d’uomo polverizzato e unito al tar- taro per il cosiddetto cancro; sterco di ca- Dopo il Mille incominciò a configurarsi vallo fresco unito alla creta ed all’aceto un graduale cambiamento dello scenario per stagnare il sangue (4). europeo caratterizzato dall’aumento degli L’uso degli escrementi ha origini assai re- animali domestici, dei pascoli e delle stal- mote com’è documentato nei libri sacri le. L’animale diventò per l’uomo necessi- degli Ebrei, nei geroglifici egiziani e con- tà, mezzo di sussistenza e sopravvivenza. tinuato dai Greci e dai Romani. Anche Ip- Alla vecchia concezione che lo vedeva in pocrate e Galeno testimoniano l’utilizzo di una veste diacronica di potenziale nemico tali medicamenti a scopo terapeutico. ed ideale anello di congiunzione con la natura, si sostituì l’idea dell’effettiva ne- cessità e del suo ruolo predominante nella La fitoterapia vita dell’uomo. Il cavallo occupava un posto di primo pia- Un’importanza particolare spetta, invece, no nella scala dei valori come simbolo di all’impiego di sostanze medicamentose prestigio, ma anche come mezzo di tra- estratte dalle piante; le piante officinali ve- sporto e di combattimento; i bovini come nivano raccolte e, secondo l’uso cui erano forza lavoro nei campi, asini e muli utiliz- destinate, separate in diverse forme farma- zati come bestie da soma e da tiro, il por- ceutiche: infuso, decotto, polvere, estratti e co per la carne, gli ovini per latte e for- tintura, impacchi e fasciature, inalazioni (5). maggio ed infine il cane utilizzato per la In un mondo impregnato di religiosità e caccia e la guardia. misticismo, quale era quello medioevale, L’importanza degli animali e la necessità anche il processo morboso era strettamen- di controllarne l’evoluzione delle forme te correlato alla fede ed al tenore di vita morbose, di arginare le epidemie, fece condotto, pertanto la dieta e il digiuno, di fiorire nel Medioevo una trattatistica che, derivazione ippocratica e galenica, trova- a guisa dei moderni prontuari, suggeriva rono grande applicazione in questo perio- gli stessi rimedi terapeutici per la cura do e rappresentavano, quasi sempre, i pri- delle malattie degli uomini (3). mi interventi terapeutici. 82 In questa concezione mistica, un posto biancaursina assieme alla malva, alla vio- particolare occupò Ildegarda di Bingen laria ed alla vitriola veniva consigliata, co- che vedeva le piante come espressione me decotto, per l’enterite parassitaria. della forza della natura e come mezzi più La vitriola e la radice di asparago per la ri- idonei per curare le malattie. Santa Ilde- tenzione di urina, per la bolsaggine dei ca- garda trattò ampiamente delle malattie de- valli garofalo, noce moscata, calanga, cor- gli animali, quali la peste del cavallo, del- domano, noce di india, semi di finocchio, l’asino, del montone e del porco. zafferano da somministrare tramite tisana La terapia suggerita era costituita per lo più (11). da piante medicinali, ma anche da elementi L’erba salsifica per curare le piaghe infet- tratti dal mondo minerale ed animale. Nel te, la mandragora per cicatrizzare ferite, catarro nasale del cavallo e nelle coliche l’elleboro ed il veratro per risolvere gli venivano prescritte l’ortica e la lattuga di ascessi, la lunaria greca come calmante, il campo, le foglie di castagno nella timpani- cardo benedetto e l’eufrasia come antin- te, nelle cauterizzazioni veniva usato il le- fiammatori, la piantaggine in qualità di gno di abete, l’assenzio nelle forme di ar- astrigente e cicatrizzante (12). triti, il giaggiolo, lo zenzero, la salvia, il Questi rimedi non sempre avevano carat- cotogno nelle affezioni della pelle (6). tere di originalità e spesso si diversificava- Un posto di riguardo spettava all’aglio, no non solo nella composizione, ma anche largamente usato a scopo terapeutico nella nella posologia. cura della «pipita»(7) (bianca pellicella che nasce sulla punta della lingua), tritato insieme all’olio; la cipolla veniva prescrit- Sostanze varie ta per alcune forme di artrite. Afrodisiaca si rivelava la scilla (8),consi- Non trascurando l’importanza dei rimedi a gliata per stimolare il desiderio sessuale base di droghe animali ed erbe officinali, del cavallo ed indurlo al coito. Per le ca- l’impiego di sostanze varie (13) presso le gne impossibilitate a partorire si sommini- abbazie costituiva l’elemento portante di strava un decotto di semi di viole o la pol- quella terapia che non è mai caduta nell’o- vere dell’elleboro (9). blio. Difatti alcune di queste sostanze ven- Per la cura della febbre dei buoi, oltre la gono tuttora impiegate, anche se in com- dieta e il digiuno, si usavano foglie di sal- posizione diversa, per trattare le stesse af- cio, mentre per purgare i porci ammalati si fezioni curate dai monaci medici. utilizzava l’infuso a base di cocomero A tal riguardo riteniamo importante men- (10). Per le coliche del cavallo (11) era zionare l’ossido di zinco, quale compo- consigliato un infuso a base di malva, nente principe di parecchie pomate oftal- marcorella, brancorsina, violaria e parieta- miche per le proprietà rigenerative ed anti- ria con l’aggiunta di miele, sale olio e se- settiche del distretto anteriore del globo mola di grano da somministrare tramite oculare. Alquanto interessante risulta l’im- una cannula. piego di zolfo, argento vivo e trementina L’azione lenitiva del miele è presente in per curare la scabbia.. Fra questi principi Giordano Ruffo che lo consigliava per il attivi lo zolfo è ancora oggi uno dei più ri- morso del cavallo (ungere la bocca con il solutivi farmaci per la cura della scabbia miele quando si deve mettere il morso), in sostenuta da sarcoptes scabiei. La cipolla infuso con la calcina viva per la cura del trovava impiego come blando diuretico e farcino. Per le coliche suggeriva una tisa- depurativo, il limone come diuretico ed na a base di alcune erbe spesso ricorrenti antiurico. La rosa canina si utilizzava co- in questa terapia: biancaursina, viola con me antinfiammatorio e in alcuni casi di l’aggiunta di miele, sale, olio e semola di dissenteria. L’azione blandamente lassati- grano da somministrare con un clistere. La va e diuretica, per cui la droga veniva con- 83 sigliata, viene attribuita al contenuto di (2) A. PAZZINI, Storia della medicina, Soc. Libra- pectina e acidi organici. Oggi viene pre- ria Ed. Milano, 1947. scritta come coadiuvante nel trattamento (3) Sugli aspetti della vita medievale sono stati delle carenze di vitamina C. consultati i seguenti testi: V. CHIODI, Storia della veterinaria, Bologna, 1981; R. DELORT, Le Mo- yen Age: Histoire illustrée de la vie quotidienne, Conclusioni Lausanne 1972; F. CARDINI, Tradizioni magiche e medicina popolare. Note su alcuni trattati tre- quattrocenteschi di agronomia in: La medicina L’esperienza medicamentosa e tossicolo- popolare in Italia. Brescia, 1983; G. CHERUBINI, gica della medicina conventuale fu fonda- Le campagne italiane dall’XI al XV sec. in: Sto- mentale per il recupero della sapienza far- ria d’Italia diretta da G. GALASSO, Torino. 1981. macologica greca e romana e per la ripre- (4) Sull’impiego dello sterco nella cura di alcune sa dello studio delle piante medicinali, che malattie del cavallo cfr. il trattato di GIORDANO trovarono valido impiego non solo nel- RUFFO curato da H. MOLIN, Jordani Ruffi Cala- l’uomo, ma anche nell’animale. briensis Hippiatra, Padova, 1828; cfr anche L. L’elemento magico, sacrale ed empirico RUSIO, La Mascalcia, a cura di L. BARBIERI,Bo- del rimedio, connesso al profilo scientifico logna, 1869. di ogni sostanza, diede vita ad una terapia (5) A. CASTIGLIONI, L’orto della sanità, Bologna, che nella medicina umana trovava la sua 1935; T. GASPARRINI LEPORACE, G. POLLACCI, origine quasi sempre in un fattore etico- L.MAFFEI, Un inedito erbario farmaceutico me- religioso e nel principio cristiano della dievale, Firenze, 1952; PALAZZI-MARIOTTI, Il charitas. giardino dei semplici, Città di vita, Firenze, Al contrario, nella medicina veterinaria 1993; G. PENSO, La medicina medievale. Ciba, Milano, 1990 e Le piante medicinali nell’arte e motivi pragmatici, dettati dall’esigenza di nella storia. Ciba, Milano, 1986; A. RUSSO, Evo- sopravvivenza e dai propri interessi, porta- luzione nei secoli della fitoterapia. Atti AISF, To- vano l’uomo a cercare forme terapeutiche rino, 1974; TORGIONI-TOZZETTI, Corso di botani- atte a garantirgli mezzi di sussistenza e ca medico-farmaceutica Firenze, 1847. benessere. Perciò l’animale, come si è ri- (6) O. D’ALESSANDRO, Mistica e filosofia in Ilde- badito, assunse un ruolo fondamentale a garda di Bingen, Padova, 1966; P. RIETHE HILDE- scopo utilitaristico tanto importante che GARD VON BINGEN, Naturheilkunde «Phisuca». l’uomo ricorse agli stessi mezzi terapeuti- (7) M.MONTANARI, Allevamento e cura degli ani- ci per curarlo. mali nei trattati di agronomia del basso medioe- La fitoterapia ha avuto una base scientifica vo in: La pratica della veterinaria nella cultura che, ricalcando le orme della medicina uf- dell’Emilia Romagna e l’insegnamento nell’Uni- ficiale, non solo risultò altamente efficace, versità di Bologna, Editografia Rastignano, Bolo- ma addirittura alcuni principi sono stati ri- gna, 1984, p.62. presi dalla farmacopea dei nostri giorni. (8) Ibidem, p.50. La veterinaria si servì delle stesse sostanze (9) Ibidem, p.51. che, applicate nelle diverse forme farma- (10) Ibidem, p.58. (11) Ibidem, p.59. ceutiche e ancora valide sotto il profilo (12) MOLIN, op. cit.pp. 8, 9, 14, 55. farmaco dinamico, consentirono di inter- (13) D. MONTELEONE, C. CANANZI, A. PUGLIESE, I venire su alcune malattie e di continuare principi attivi della medicina monastica. Atti con la medicina umana un sistema interat- VIII Congresso Associazione Meridionale di Me- tivo che non ha mai avuto fine. dicina e Storia, Reggio Calabria,1996, pp.45-49. (14) Sull’argomento sono stati consultati i se- guenti testi: HEINRICH-SCHIPPERGES, Il giardino BIBLIOGRAFIA E NOTE della salute, la medicina nel Medioevo, Garzanti, Milano1988; H. LECLERC, Precis de phytothèra- (1) G. CONCI, Pagine di storia della farmacia,Ve- pie, Masson, Paris, 1983; A. BENEDICENTI, Mala- neta Editrice Padova, 1994. ti, medici e farmacisti, U. Hoepli, Milano, 1951. 84 Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 DALLA MAGIA DELL' ELLEBORO, ERBA NOCCA DEI TOSCANI, ALL' ASCESSO DA FISSAZIONE

GIUSEPPE BOLOGNI - LUIGI CIAMPI

SUMMARY

We traced a public notice, dated 1736, describing in detail the therapeutic method of «radiciura or anrizura», called also «noccatura» in Tuscany. The method was used to treat cattle affected by a contemporary epidemic, whose nature was not specified, by using a magic plant the virtues of which have been known for thousands of years. We examined the history of hellebore, its applications and alleged benefits. While we researched and studied the experiments of Sabbatani and Ascoli, we came across the phenomena of «anacoresi» and therapeutic abscess in human medicine. We think that «radiciura» («noccatura») had a prognostic value: the formation of pus was a positive sign suggesting a vital reaction of the organism, while, on the contrary, the absence of pus was a negative prognostic sign.

Nel rovistare fra le carte di una bancarella venivano, fino a un passato recente, talora è comparsa alla nostra osservazione una nominati gli ospedali psichiatrici. stampa torinese del 1736 dei Regi Magi- Dalla credenza di guarire le malattie men- strati dal titolo: Rimedio per curare Bestie tali derivò la maggiore celebrità dell’elle- Bovine nella corrente epidemia detto Ra- boro. Orazio nella sua satira III , dopo diciura, e comunemente anrizura. Questa aver parlato delle varie specie di aliena- stampa indica il modo di curare una ma- zione mentale, riserva una grande parte lattia epizootica non specificata con il dell’elleboro per gli avari e non sa se la ra- magico elleboro, ritenuto per millenni la gione destini loro tutta la città di Anticira: pianta più attiva nella terapia delle più va- Danda est hellebori multo pars rie malattie. maxima avaris Non ci siamo potuti esimere dal rivedere Nescio an Anticyram ratio illis brevemente il percorso storico dell’elle- destinet omnem. boro. Il mitico vate e medico Melampo (Orazio, Satirae Lib. 2 / III) con la radice dell’elleboro nero guarì le figlie di Preto, re di Tirinto, che vagavano Ippocrate consiglia di curare con le radici nude nelle foreste, perché colpite da paz- dell’elleboro la pleurite, le flussioni del zia per aver offeso la divinità, essendosi capo, la follia, le epistassi e, con l’infuso opposte alla celebrazione delle feste in della radice nel vino dolce, le malattie del onore del dio Dionisio. Teofrasto, il più fegato. Plinio, parlando delle virtù magi- antico dei botanici, parla delle virtù del- che dell’elleboro, riferisce dell’antica pra- l’elleboro. Plinio il Vecchio, Menandro e tica di introdurre la radice dell’elleboro in Orazio esaltano la città di Anticira, antica un’incisione sottoascellare per guarire dai città della Focide, sulle cui colline fioriva morsi dei serpenti, di metterla nel foro in abbondanza l’elleboro. Strabone affer- praticato in un orecchio delle pecore per ma che Anticira era un luogo di cura dove proteggere il gregge dalle pestilenze e di soprattutto venivano condotti i malati af- introdurla sotto cute nel calcagno dell’uo- fetti da malattie mentali. L’espressione di mo a scopo profilattico. Questa antica mandare qualcuno ad Anticira era come pratica è l’antesignana della noccatura de- ritenere una persona affetta da squilibrio gli animali e dell’ascesso da fissazione mentale, un helleborosus. Elleborosari nell’uomo. Celso consiglia l’elleboro ne- 85 Elleboro nero e Elleboro bianco (da «Herbario nuovo» di Castore Durante, Roma, appresso Bartho- lomeo Bonfadino & Tito Diani,1635). ro nella cura dell’epilessia e nella stipsi e dolores, ritiene necessarie le ripetute applicazioni Dentum comminuit, sanat scabiaemque, delle radici dell’elleboro bianco sul gozzo lepramque, per diminuirne il volume. Pthiriasim tollit, sternutamenta cietque, Gli antichi confondevano l’elleboro nero Discutiturque ipso ex oculis caligo; con l’elleboro bianco. Il primo a distin- necantur guere nettamente i due ellebori fu Peda- Mures, galline, muscae, veterique cio Dioscoride, che attribuiva al nero la medetur capacità di curare l’epilessia, la melanco- Tussi intra, ischiadis hydropicis, nia e la pazzia, al bianco la capacità di far leprisque podagris, emettere con il vomito i cattivi umori, di Torminubus, maeroribus, hinc morbisque rischiarare la vista dall’opacità, di provo- caducis care gli sternuti e i mestrui. Il medico se- Vertigo, et pariter, sic ipse tollitur, at sic nese Pietro Andrea Mattioli (1554), com- Sumiter haud procul à magno discrimine mentatore di Dioscoride, afferma di aver vitae avuto spesso successo con l’elleboro nero Extra tinnitus auris fugat, et pituitas: nella cura della quartana e con l’infuso Sic etiam ruptis, suppuratisque medetur. dell’elleboro bianco nella cura della me- lanconia. Castore Durante (1585), scelto L’elleboro bianco promuove le mestrua- da papa Sisto V come medico ordinario, zioni, strozza e purga e con la sua appli- canta in esametri le proprietà dell’ellebo- cazione è abortivo; fa attenuare il dolore ro bianco e dell’elleboro nero: dei denti, cura la scabbia e la lebbra, to- glie la pitiriasi, eccita gli sternuti; con es- Candidus elleborus cit mensis, strangulat, so si dissipa l’offuscamento degli occhi, atque sono uccisi topi, le galline e le mosche; Purgat, et appositum partum necat; ipse cura la tosse toracica interna, gli affetti da 86 sciatalgia, gli idropici, i lebbrosi, i dissen- tati; hanno fiori bianchi o rosso porpora o terici, i dolori e gli epilettici. Parimenti verdi o giallastri con un calice formato da così con il medesimo si elimina la vertigi- sei sepali, da petali unghiati e da stami ne, viene assunto non lontano da un peri- numerosi e colorati. Gli ellebori hanno i colo di vita, scaccia gli acufeni dagli carpelli a forma di capsula che contengo- orecchi, espelle il catarro e così pure me- no semi di un nero lucido. dica i fratturati e i suppurati. Le specie degli ellebori della nostra flora vegetano in zone aspre e silvestri della ca- Enecat Elleborum nigrum porcosque tena alpina, dal Piemonte alla Carnia, e bovesque dell’Appennino Ligure e Tosco Emiliano, Inde et equos; partum extinguit, a un’altitudine compresa tra i 600 e i morbumque caducum, 1500 m. Quattro sono le specie normal- Appositu mensesque vocat, dentumque mente esaminate in Italia: Helleborus ni- dolores ger, viridis, faetidus e trifolius. Mitigat, expellit scabiem, leprasque L’elleboro nero, così chiamato per il rizo- lichenasque; ma nero, è detto anche rosa di Natale per Et sparsas maculas gravitatem tollit ab i suoi bianchi fiori, che si schiudono da aure dicembre a gennaio: Secondo Carlo Stuc- Calfacit abstergit, verrucas tollit et inde chi l’elleboro conosciuto dagli antichi e Duritias strumasque coquit bilem et dai loro commentatori del Cinquecento pituitas non era l’Helleborus niger, che non esiste Attrahit; hidropicis, insanis, atque in Grecia, ma l’Helleborus Cyclophyllus, podagris che ancor oggi vi abbonda. Proficit, hoc pariter paralysis tollitur inde L’elleboro verde, per i fiori verdi che Et suppuratum qodcumque, et fistula sbocciano in primavera, per le foglie dal- demum l’apice acuto e con tutto il margine se- Discutit ex oculis, et cum caligine nubem. ghettato, si distingue dall’elleboro nero, dai fiori bianchi che scaturiscono in pros- L’elleboro nero uccide i porci, i bovi e simità del Natale, dalle foglie con l’apice quindi i cavalli; calma i dolori del parto e un poco arrotondato e con il margine par- l’epilessia, con la sua applicazione favori- zialmente seghettato. L’elleboro verde, a sce le mestruazioni, mitiga i dolori dei parere dello Stucchi, figurava spesso negli denti, scaccia la scabbia, la lebbra e i li- erbari al posto dell’elleboro nero, come cheni; toglie dall’orecchie le macchie verosimilmente figura nella stampa da noi sparse e la molestia, riscalda e ripulisce; rinvenuta. toglie verruche gli indurimenti e i gozzi, L’elleboro verde è l’Erba Nocca dei To- brucia la bile, fa espellere i catarri, pari- scani (lo stronchiglione dei Viterbesi, l’er- menti con questo si rimuove la paralisi, ba del mal Zitòn dei pastori dell’Appenni- qualunque suppurazione e infine dissolve no Tosco Emiliano). L’etimo di Erba Noc- le ulcere dagli occhi e la nube che offusca ca è ignoto. Il naturalista francese A. I. la vista. Cavanilles (1758 – 1841), in onore del bo- L’Helleborus nella classificazione moder- tanico italiano Domenico Nocca, chiamò na appartiene alla famiglia delle Ranun- nocca un genere di piante composite che colaceae; circa una ventina di specie di successivamente prese il nome di Laga- elleboro sono conosciute. Queste specie scea. Ciò indusse in errore alcuni diziona- sono piante erbacee perenni alte 15-30 ri etimologici, credendo che la Nocca di cm con radice rizomatosa, con foglie ca- Cavanilles fosse da identificarsi con l’elle- duche o persistenti che hanno un lungo boro. picciolo, il lembo palmato o diviso e i In realtà si tratta di specie diverse. Il no- margini totalmente o parzialmente seghet- me volgare dell’elleboro, Nocca, già 87 compare nella prima edizione del Ricetta- perto da grandi foglie e con fiori bianchi rio Fiorentino del 1499 e nell’edizione all’interno e verdastri all’esterno; vegeta del 1696 si legge: L’elleboro nero in To- in luoghi umidi. scana si domanda Nocca, al quale non Gli antichi confondevano il veratro con pare altro contrassegno che il colore del l’elleboro per avere il primo una simile se fiore, quale è verde, ove Dioscoride lo fa non più grande tossicità; per gli stessi pavonazzo, sebbene qua da alcuni è stato scopi spesso usavano il veratro al posto veduto tale come in Fiandra, onde n’è dell’elleboro nero. stato portato ne’nostri giardini, fa il fiore Dal rizoma e dalle foglie dell’elleboro bianchissimo. Usisi il nostrale. verde sono stati estratti due glucosidi, Tralasciamo l’elleboro fetido e l’elleboro l’elleborina C 36H 2O 2 e l’elleboreina trifoglio perché non hanno alcun interesse C26H44O16, che sono fortemente tossici. per questo nostro lavoro. Le radici dell’elleboro, poste a contatto I vecchi pastori e contadini del distretto di della pelle, producono intenso eritema e Prato, di Campi Bisenzio e di Calenzano, vescicole, ingerite irritano la mucosa ga- ricordano ancora la virtù dell’Erba Nocca strointestinale, provocando vomito e ca- per la guarigione rapida di varie malattie gionando l’insorgenza delle gastroduode- dei bovini (incollatura, pneumopatie ecc.) niti; abbassano la temperatura; fanno au- mediante la noccatura, cioè con l’introdu- mentare tutte le secrezioni e infine posso- zione di un bastoncino, ricavato dalla ra- no portare a morte per paralisi generaliz- dice dell’elleboro verde, nel tunnel fatto zata. L’elleborina, che è coinvolta nell’e- nella giogaia con una lesina o più sempli- voluzione della suddetta sintomatologia, è cemente con una bulletta montata su un la maggiore responsabile dell’azione tos- manico di legno; ricordano lo stesso pro- sica sul sistema nervoso, provocando pri- cedimento per combattere le malattie del- ma l’eccitazione dei centri cerebrali e spi- le pecore, con la variante di porre sotto la nali e poi la loro depressione, mentre l’el- coda la radice dell’elleboro e di metterla leboreina ha una azione digitale-simile sul nel padiglione dell’orecchio dei suini per cuore, capace di determinarne l’arresto. guarirli dal mal rosso; infine ricordano di Nel rizoma del veratro bianco sono conte- aver usato lo stesso trattamento per la cu- nuti molti glucosidi, fra i quali la protove- ra del mal del garrese dei cavalli e del ci- ratrina, la vetralbina, la veratramarina, murro dei cani. che hanno un’azione farmacologia simile Anche nella nostra stampa è riportato a quella dell’elleboro verde e un’azione scrupolosamente un ugual metodo per cu- sternutatoria imponente. Per quest’ultima rare una malattia epizootica, non specifi- azione, la polvere ricavata dalla radice del cata, dei bovini, con l’introduzione del- veratro veniva in tempi passati molto ri- l’elleboro nella panoglia allo scopo di cercata e venduta in farmacia, soprattutto provocare la suppurazione, per procedere in alcune località tedesche. dopo 24 – 48 ore all’incisione della massa L’uso che gli allevatori facevano dell’elle- ascessuale (1). boro verde per curare le più varie malattie Era di comune constatazione, fin dal re- degli animali, spinse la curiosità dei me- moto inizio della suddetta terapia, che dici a studiare scientificamente l’azione l’assenza della suppurazione fosse indizio dell’elleboro e a praticare una simile tera- di massima gravità, per cui era certa la pia sull’uomo. morte dell’animale. E’di comune constatazione che un proces- L’elleboro bianco degli antichi non è altro so di suppurazione locale può essere cau- che il veratrum album che appartiene alla sato dall’inoculazione di un corpo estra- famiglia delle Liliaceae. E’una pianta pe- neo, da una frattura, da un ematoma, da renne, maestosa, alta spesso 150 cm, con necrosi tissutale o da altri accidenti. Si grosso rizoma, con fusto eretto rigido, co- presumeva che un ascesso così formatosi 88 fosse capace di attrarre verso di sé i germi deve riconoscersi: la reazione locale eventualmente presenti nel torrente circo- manca infatti in casi gravissimi e induce latorio, convertendo l’infezione generaliz- una prognosi fatale a breve scadenza; zata, setticemia, in una più benigna circo- mentre la fissazione dell’ascesso è indizio scritta. L’ascesso, provocato per questo di vigile reazione, che può far sperare scopo nell’uomo con l’iniezione di un nella guarigione. cmc di essenza di trementina sotto la cute L’avvento della farmacologia moderna ha dell’addome, o con altri corpi estranei ir- annullato tutta la magia più che millena- ritanti non assorbibili, o con pus asettico ria degli ellebori, esaltata dai medici del- di un ascesso terebentico del cavallo (pio- l’antichità, da Ippocrate a Dioscoride, dai terapia Netter), fu chiamato ascesso da medici medioevali, da Mattioli a Durante, fissazione, o ascesso di Fochier (1891), o e cantata dai poeti. Castiglioni conclude ascesso di derivazione. che di tutte le applicazioni consigliate da La localizzazione dei batteri fuori dal cir- Dioscoride si può solo accettare quella colo sanguigno in aree localizzate di in- più umile, ovvero quella riguardante la fiammazione fu chiamata anacoresi bat- capacità di uccidere le mosche e gli inset- terica, da anacoresi, ritiro, o effetto ana- ti e che: Non serve più inviare per consi- coretico. glio dei medici né per volontà di poeti Le esperienze di Luigi Sabbatani (2) di- folli, gli avari e i vanitosi a navigare ver- mostrarono che alcune sostanze coloranti so Anticira e l’elleboro può venir relegato immesse in circolazione si fissavano sui nel museo delle illusioni svanite come tessuti infiammati. Alberto Ascoli (3), os- tante antiche credenze, nate e fiorite dalla servando i bovini vaccinati contro la tu- concezione magica, accarezzate e coltiva- bercolosi con micobatteri vivi attenuati te dalla fede del popolo. (vaccino di Calmette e Guèrin), constatò, Il sopravvenire dell’era antibiotica ha fat- se il bovino era affetto da una malattia in- to desistere i pastori e i contadini dalla tercorrente come quella causata dalla Pa- noccatura delle gregge e dei bovini e ha steurella boviseptica, che i germi circo- relegato l’ascesso da fissazione nei ricordi lanti venivano attratti dal nodulo vaccina- storici della medicina. le e che il prognostico degli animali vac- Dopo aver dato uno sguardo al percorso cinati era maggiormente favorevole di storico dell’elleboro, all’anacoresi e al va- quello dei non vaccinati. lore diagnostico dell’ascesso da fissazio- L’Ascoli avanzò l’ipotesi che l’anacoresi ne, non ci possiamo esimere dall’esami- non fosse dipendente da una azione speci- nare la metodica della radiciura, comune- fica del nodo vaccinale formatosi con l’i- mente detta anrizura, per curare i bovini noculazione del B.C.G. ma l’espressione da un’epizoozia della quale ignoriamo il di un sistema generalizzato di protezione nome e la sintomatologia . Tale epizoozia contro gli agenti infettivi. imperversava intorno all’anno 1736 ed è La suppurazione locale, provocata da so- documentata nella stampa giunta alla no- stanze irritanti, fu chiamata anche ascesso stra osservazione. di derivazione, per l’ipotesi che questa Prima di tutto vi è la raccomandazione di producesse uno spostamento di un pro- considerare infette tutte le bestie bovine cesso patologico altrove verso se stessa, che siano state a contatto con una bestia per l’interruzione del circolo ematico e dichiarata infetta, anche qualora non pre- degli umori in genere. sentassero segni di malattia, e di trattarle Per quanto riguarda l’ascesso da fissazio- con cautela, alla stessa guisa di quelle af- ne accettiamo la conclusione di Giuseppe fette dal morbo epizootico. Zagari: Sull’efficienza curativa si discute, La prima indicazione terapeutica è il sa- alcuni mostrandosi favorevoli, altri con- lasso. Si devono cavare sei once di sangue trari; ma per altro un valore importante dalla vena più grossa sotto la lingua , suc- 89 cessivamente, se ne devono cavare dal di segale sciolta in sei libbre di siero di fianco destro sei, sette o più a seconda latte tiepido. Questa bevanda, nota col no- dell’età e della robustezza della bestia. me volgare di bianca, verrà fatta bere due Poi nella giogaia, detta panoglia, al di so- volte al giorno. pra dello sterno, chiamato dai contadini Così trattate le bestie bovine, dopo due ponta di petto, si pratica con una lancetta giorni, mangeranno di nuovo come prima. un’incisione profonda un’oncia e si pon- Durante tutto il tempo della cura è oppor- gono al suo interno uno o più frammenti tuno lavare la lingua e il palato dell’ani- di radice di elleboro nero fresco, non più male, mattino e sera, con una soluzione di vecchio di un anno, che non superino il aceto e sale. peso di dieci o dodici grani. I lembi della Un’ultima raccomandazione è quella di ferita verranno ravvicinati e compressi sostituire lo strame contaminato dallo per non fare uscire i frammenti della radi- scolo purulento. ce di elleboro. Nello stesso tempo, per Questo lodato metodo settecentesco per maggiore sicurezza, è indicata una secon- curare i bovini affetti da una malattia epi- da incisione sotto la prima, più vicina zootica, basato sul salasso e sull’attività dunque allo sterno. Questa seconda ferita di un’antica e magica pianta medicinale, va trattata allo stesso modo della prima. fu creduto di grande efficacia, se usato Le tumefazioni formatesi intorno alle fe- correttamente. rite, crescendo, daranno l’impressione di Non essendovi a quel tempo le attuali co- un solo tumore che viene a maturazione noscenze immunologiche, bisogna ritene- in 24 o 48 ore. re che le dichiarate guarigioni non fossero Il primo segno della maturazione della che falsi e fantasiosi risultati. massa tumorale è l’essudazione di un li- quido gialliccio o citrino. Tale massa, quando la si sarà sentita caldissima con la palpazione, andrà aperta con un’incisione NOTE che proceda dalla prima alla seconda feri- ta. Si estrarranno poi i frammenti della ra- (1) L’applicazione negli animali per ottenere la dice di elleboro e si farà defluire il pus fe- suppurazione con la radice dell’elleboro è chia- tido che si sarà formato. mata nel Dizionario Pratico di Veterinaria, Mi- La fuoriuscita del pus verrà favorita con lano, senza data (si presume 1901), di A. VAC- vari tagli effettuati intorno alla massa tu- CHETTA, vol. II, p. 229, col nome di radicatura o morale con uno strumento chiamato dai ragiatura (sin. fontanella, funicolo), e nel Dizio- maniscalchi fiamma. nario di Medicina, Chirurgia ed Igiene Veterina- ria, Forlì, 1846, di HUTREL D’ARBOVAL, a cura di Andranno messe dalle sei alle dieci foglie T. TAMBERLICCHI, con i nomi di reggitura, radica- di edera arborea, volgarmente detta bras- tura, nadecchia, elleboro. In quest’ultimo dizio- sabosca, nella piaga formatasi, affinché nario alla voce setone viene indicato un simile questa rimanga aperta per aiutare la fuo- metodo consistente nell’introduzione in qualsiasi riuscita del materiale necrotico e purulen- parte del corpo dell’animale di un cordoncino o to. Sarà necessario lavare la piaga tre o di una fettuccia di tela sfilacciata nei margini, ta- quattro volte al giorno con orina o con ac- lora immersi in una soluzione di bicloruro di qua salata o con aceto. Se durante questo mercurio (sublimato corrosivo) o ricoperti di trattamento le bestie fossero incapaci di polvere di cantaride per aumentarne l’efficacia. mangiare, si potrà nutrirle con la sommi- 2) Il farmacologo Luigi Sabbatani, nato il 1° di- cembre 1863 a Imola, morto il 9 luglio 1928 nel nistrazione di farina di segale sciolta in treno diretto da Torino a Padova, è autore di nu- acqua tiepida o con pane cotto in acqua merosi studi di farmacologia soprattutto sui me- condito con olio di oliva o con burro. talli e sui metalloidi. Insegnò farmacologia pri- Inoltre potrebbe essere utile il nutrimento ma all’università di Cagliari e successivamente a con una libbra di lievito fatto con farina Parma e a Padova. E’autore di un trattato di Ma- 90 teria Medica e Farmacologica, pubblicato nel 20, 26; V, 28. 1917 a Padova. P.A. MATTIOLI, Pedacii Dioscoridis de materia 3) Alberto Ascoli nacque a Trieste il 15 agosto medica libri sex interprete Petro Andrea Mat- 1877. Da studente a Vienna frequentò il labora- thiolo cum ejusdem commentaris, Venezia, 1554. torio di Chimica Medica diretto da E. Ludwig, Di Pedacio Dioscoride Anazarbeo libri cinque facendo ricerche sul liquido cefalo-rachidiano della istoria e materia medicinale tradotto in dei cavalli. Successivamente a Marburgo, nel la- volgare da M.P.A. Matthiolo…, Brescia, 1554, boratorio di Chimica Fisiologica diretto da Kos- Firenze 1547. sel, compì ricerche originali sull’uracile. Nel C. DURANTE., Herbario Nuovo, Roma, 1585, pp. 1901 ottenne la laurea in medicina e nello stesso 167-168. anno si trasferì a Padova in qualità di assistente PLATEARIUS, Il Libro delle Erbe Medicinali, Mi- di Luigi Mangiagalli. Nel 1903 era attivo all’Isti- lano, 1980, pp. 92, 236. tuto Sieroterapico Serafino Belfanti di Milano. A. CASTIGLIONI, L’orto della Sanità, Bologna, Nel 1907 conseguì la libera docenza in Igiene 1935, pp. 51-63. Veterinaria nella Scuola Superiore di Milano; in S. PEZZELLA, Gli Erbari, Perugia 1993, pp. 122- questa specialità nel 1917 vinse il concorso pres- 123, 223. so l’Istituto Superiore di Modena. Soppresso Vocabolario della Lingua Italiana, dell’Istituto questo istituto si trasferì a Milano dove, per sua dell’Enciclopedia Treccani, 1986, alla voce Noc- iniziativa, fu fondato nel 1925 l’Istituto Vaccino- ca. geno Antitubercolare. Esule, fu accolto nelle AA. VV., Natura viva, Enciclopedia sistemica scuole statunitensi di New-Bruswit, di Waltham del regno vegetale. Vol. I I, p. 1070. e di New York. Morì il 22 settembre 1947. Im- F. MICHELI, Lo «Stronchiglione» ossia l’azione portante il volume Elementi di Sierologia, che è dell’Helleborus Viridis nella faringo-laringite una raccolta delle sue lezioni. dei suini della Valle di Vico, La Nuova Veterina- ria, anno 1950, n°5,179. R. RICCHI, L’Erba Nocca non cresce nel giardino del re, O.D.V., anno XIX, 1998 pp. 43-46. G. ZAGARI, Setticemia in: AA.VV., Medicina In- BIBLIOGRAFIA terna, Torino, 1947, vol. I, p. 221. L.P. MOULONGUET, Infezione in generale in: F. RAMORINO, Mitologia Classica Illustrata, Mi- AA.VV., Patologia Chirurgica, Milano, 1948, lano, 1986, pp. 296, 387. vol. I p. 29. TEOFRASTO, Storia delle Piante, Roma, 1901; G. FORNI, Patologia Chirurgica, Bologna, 1949, IX, 104. p. 51. IPPOCRATE, (ediz. Del Littré), II 263, 517; III , E. VERATTI, Patologia generale, Milano, 1950, p. 539. 77. PLINIO il VECCHIO, Storia Naturale, Torino, Dizionario Medico Illustrato Darland, Milano, 1982-80; XXV, 5. 1987, p. 148. CELSO, Della Medicina, Firenze, 1990, II, 2; III,

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Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 CENNI STORICI SULLA RABBIA CANINA NEL MEDITERRANEO

ELISABETTA LASAGNA - ADRIANO MANTOVANI - ROMANO MARABELLI

SUMMARY

NOTES ON THE HISTORY OF CANINE RABIES IN THE MEDITERRANEAN AREA

From the earliest days of history, rabies was already present, and it has been important up to the present times. The association of canids with humans is dated to about 12,000 years ago, corresponding to about 500 human generations and 3,000 generations of dogs. We estimate that during the same period about 150,000 passages of rabies virus have taken place. The first report of canine rabies was in 900 BC, and human rabies was mentioned only about 5 centuries later. For centuries, rabies has attracted the attention of scientists who developed various theories about its origin and on prevention and cure.

Introduzione Col tempo, ci è resi conto che anche altre Quando cominciò la Storia infezioni potevano essere trasmesse dagli la rabbia c’era animali alle persone (Mantovani, 2000). Ci piace ricordare quanto ha scritto un Il Mediterraneo, definito «la culla delle Maestro della Scuola bolognese, l’Ales- zoonosi» (Mantovani e Prosperi, 1995), sandrini, nel 1824: «…l’idrofobia ed i ma- dal punto di vista veterinario potrebbe es- lori non men di essa appiccicaticci», ed sere descritto come la zona dell’attività del anche ripetere quanto già scritto altrove Centro Mediterraneo per le Zoonosi del- (Mantovani e Marabelli, in corso di stam- l’OMS. Dal punto di vista geopolitico, è pa), «rabbia: la madre di tutte le zoonosi». una zona che si estende per 8.000 chilo- metri di lunghezza e 5.000 di altezza. At- tualmente ospita circa 400 milioni di abi- La rabbia nell’antichità tanti, divisi in circa 30 nazioni e numerose etnie. Si calcola che vi siano tra i 35 e i 45 Le origini della rabbia si perdono nella milioni di cani e altrettanti gatti, oltre che storia dei tempi: le notizie più antiche che lupi, volpi, tassi ed altri carnivori selvatici. abbiamo trovato provengono dall’Epopea Si ritiene che, nel Mediterraneo, la Storia di Gilghamesh: mentre la Terra è colpita sia iniziata circa 12.000 anni orsono, il da un diluvio d’origine divina, Gilgha- che equivale a circa 500 generazioni uma- mesh è incaricato di raccogliere una cop- ne ed a 3.000 generazioni canine. Noi sup- pia di tutte le specie animali per salvarle poniamo che la rabbia fosse già presente e dalle acque. Alla donna che l’accompa- che, per sopravvivere, il virus abbia effet- gna, Gilghamesh dichiara: «Non è possi- tuato circa 150.000 passaggi in animale. bile prendere con noi una coppia di cani, I primi autori che ci hanno lasciato memo- perché mordono e il loro morso distrug- rie scritte avevano presente la rabbia tanto gerebbe le altre specie». come realtà quanto come metafora. Più tardi, la Bibbia cita ripetutamente la I primi ricercatori si sono resi conto della rabbia, definendola «quell’orribile flagel- sua trasmissibilità: dapprima da cane a ca- lo». ne, poi da cane ad uomo. Essendo esistiti undici Ramsete e quattro 93 nuova; in quel caso, anche i trattamenti da nervosa (la durata dell’incubazione può prescrivere dovevano essere nuovi». Arte- mascherare l’inizio della malattia). midoro (II secolo a.C.) ha definito la rab- Andrea da Caryste (II secolo a.C.), per bia «malattia veramente nuova». esempio, chiamava la malattia kunolussa Plutarco (46-119 a.C.), nelle sue Sympo- (o kynolyssa), per evidenziare che si trat- siaques, nel colloquio tra un medico e un tava di quella malattia trasmessa dai cani filosofo pone la domanda se è realmente e, forse, anche per distinguerla da un’altra possibile che esistano malattie nuove, che lui stesso aveva descritto e che si ma- «visto che l’idrofobia è stata segnalata già nifestava con il terrore verso tutti gli esse- ai tempi di Asclepiade di Bitinia», vissuto ri viventi e gli oggetti. Demetrio da Apa- due secoli prima. I due interlocutori si mea insisteva sul termine idrofobia che, chiedono poi se «questa malattia [la rab- per molti, designava già la rabbia nel suo bia], ed altre come l’elefantiasi, siano di insieme e la inseriva tra le malattie croni- origine recente oppure, esse ed altre, sia- che, probabilmente confondendola con no sino ad ora sfuggite all’osservazione una dispepsia. dei medici». La Scuola di Alessandria (IV secolo a.C.) Grmek (1983), commentando queste fra- è stata la prima ad avere una visione com- si, aggiunge che gli invitati di Plutarco pleta o, per così dire, scientifica, della erano a favore della seconda soluzione rabbia e alcuni dei medici che ne faceva- «dato che non li persuadeva che la natura no parte hanno dato un importante appor- […] potesse inventarsi delle novità». to alla conoscenza della malattia. Due acute osservazioni ci vengono da De- Alla Scuola di Alessandria si è molto dis- mocrito (V secolo a.C.) e da Polibio (122- cusso su quale potesse essere la sede esat- 200 a.C.): il primo parla di «incendio dei ta del male. Gaio (III secolo d.C.), disce- nervi» ed il secondo di «idrofobia». polo di Erofilo (III secolo d.C.), aveva Mezzo secolo dopo Ippocrate, Aristotele messo in evidenza i disturbi nervosi: il (IV secolo a.C.) cita la rabbia come una malato vomita perché i nervi motori dello malattia tipica degli animali ed in partico- stomaco sono collegati al cervello e alle lare del cane: «La rabbia rende furiosi (i meningi, «che sono gli organi colpiti dal- cani) e tutti gli animali che essi mordono la rabbia». Le idee di Gaio vennero adot- […] Si tratta di una malattia tipica del ca- tate dalla maggior parte dei medici della ne, che si trasmette agli animali che (essi) setta di Asclepiade (100 d.C.), il fondato- mordono, ma è estranea all’uomo». re del Metodismo, ed erano in armonia In altri termini: Aristotele sapeva che la con gli insegnamenti del Maestro, che af- rabbia veniva trasmessa attraverso le mor- fermava che ogni malattia che colpisce lo sicature, ma riteneva che l’uomo ad essa spirito deve necessariamente avere la sua fosse refrattario. Molto tempo dopo, Ga- origine nel cervello. leno (II secolo d.C.) definirà la rabbia co- Artorio (II secolo d.C.), come Artemidoro me la «malattia per eccellenza dei cani», (II secolo d.C.), sosteneva invece che la ma affermerà che può essere trasmessa, rabbia avesse sede nell’esofago, come -a attraverso la morsicatura, all’uomo e ai suo avviso- dimostrava il fatto che il ma- mammiferi in genere. lato vomitasse bile. Di fronte a tutto questo possiamo formu- L’enciclopedico romano Celso (I secolo lare tre ipotesi che non si escludono a vi- a.C.) definisce la rabbia la più spaventosa cenda: o in Grecia i casi umani di rabbia delle malattie, che vede il malato contem- erano talmente rari che nessuno (e quindi poraneamente torturato dalla sete e dal neppure Aristotele) li notava, oppure non rifiuto dell’acqua. Coloro che ne sono af- si mostrava con evidenza la connessione fetti non hanno molte speranze (miserri- morsicatura-rabbia, o ancora la rabbia ve- mum genus morbi: in quo simul aeger et niva confusa con altre malattie di origine siti et aquae metu cruciatur. Quo oppres- 94 Amenophis, ci è oggi impossibile dire volte la presenza della rabbia canina in quando, esattamente, sia vissuto il funzio- Spagna. nario che nei sette frammenti conservati al Il mondo civilizzato dell’epoca, insomma, Louvre abbia scritto al suo Ramsete d’a- viveva sotto la minaccia della rabbia. vere «timore ad uscire […] perché questi Da Dioscoride (I secolo d.C.) in poi, tut- luoghi sono frequentati da grossi cani sel- tavia, studiosi come Rufo d’Efeso (III se- vaggi, il cui morso[ …] è mortale». colo d.C.) e Paolo d’Egina (III secolo Omero, nell’Iliade rivolge, tramite Teu- d.C.) segnalano che la rabbia è, in parti- cro, ad Ettore, l’insulto di cane rabido. colare, presente in quelle zone in cui fa Anche se Fermi (1950) suggerisce che caldo d’estate e freddo d’inverno, ovvero forse Omero non intendeva dire «rabido» nelle regioni della parte settentrionale del nel senso in cui oggi il termine viene usa- bacino del Mediterraneo. I medici dell’e- to, ma «furioso», resta il fatto che in tutta poca, generalmente, segnalano un acutiz- la mitologia è ricorrente l’accenno alla zarsi della rabbia durante l’estate, anche rabbia animale. se Celso (I secolo a.C.) insiste che la re- Quanto alla rabbia umana, ne parlano so- sponsabilità dell’espandersi del morbo va lo la mitologia greca e romana: Artemide attribuita «al grande caldo e al grande (o Diana) sorella di Apollo, viene curata freddo». Comunque, è interessante notare dalla rabbia dal cacciatore Aristeo. che veniva data, in generale, una grande Sino ad Omero (5 secoli a.C.) la rabbia importanza alle stagioni. era tuttavia un male di origine divina e ne Non solo dalla mitologia, ma anche dai erano colpiti coloro che, in modo o nel- vari studiosi dell’epoca antica, a causa l’altro, avevano offeso gli Dei i quali, per della sua misteriosa patologia e della sua vendetta, trasformavano l’uomo in cane spaventosa sintomatologia, l’origine della rabbioso. rabbia era ritenuta divina e, probabilmen- In epoche relativamente più recenti la rab- te, proprio per questo motivo i medici che bia appare in carmi, poemi e relazioni di hanno preceduto Erofilo (III secolo d.C.) antichi ed illustri scrittori. Ricordiamo, tra e Erasistrato (IV secolo a.C.) hanno sem- i tanti, Giovenale(58? - 40? d.C.) Virgilio pre evitato di prescrivere cure. (I secolo a.C.) ed infine Ovidio (I secolo Questo alone di «magia» o «sacralità» al- a.C.) che ha scritto che la medicina era im- l’epoca avrà certamente accreditato coloro potente di fronte alla rabbia ed alla gotta che Ippocrate (V secolo a.C.) definisce (Tollere nodasam nescrit medicina poda- «furbastri che badano solo ai loro interes- gram nec formidatis axiliatur aquis). si». Columella (I secolo d.C.) prescrive come Nel giro di qualche decennio, tuttavia, i misura profilattica di tagliare la coda ai medici cominceranno a dire, a proposito cuccioli di cane a quaranta giorni dalla della rabbia, ciò che Ippocrate aveva nascita, per «preservarli dalla rabbia, che scritto dell’epilessia: «questa malattia, a è una malattia mortale per questa specie mio avviso, non ha un’origine più sacra o di animali». più divina delle altre; la sua natura e la Da Celio Aureliano (V secolo d.C.) ap- sua origine sono le stesse delle altre ma- prendiamo che l’Asia Minore e Creta era- lattie». no spesso colpite da «questa malattia tipi- ca del cane, che spesso fa più vittime dei serpenti velenosi». Conoscenza della rabbia da parte degli Scribonio Largo (I secolo a.C.), allievo di antichi Celso Apuleio, afferma che «la rabbia miete vittime nella patria del mio Mae- Celio Aureliano (V secolo d.C.) fa notare stro» [la Sicilia]. che «alcuni medici dogmatici si sono Plinio il Vecchio (23-79 a.C.) segnala più chiesti se la rabbia fosse una malattia 95 sis, in angusto spes est). L’idrofobia, in- nel cane, nel lupo, nel gatto e nella vol- somma, continua ad essere identificata pe, i quali possono trasmetterla ad altri come sintomo principale, mentre gli altri quadrupedi o all’uomo». sono pressoché ignorati. All’inizio del 1880 Nocard, Bouley, Pa- Dioscoride (I secolo d.C.) ha fornito tutta steur ed altri erano ancora costretti a com- una serie di dettagli sulla rabbia nel cane: battere l’ipotesi della spontaneità della «perde l’appetito e non beve; dalla bocca rabbia. gli esce abbondante bava; attacca chiun- Celio, pur restando uno dei più chiari que incontri, senza abbaiare; attacca tanto autori della sua epoca per i suoi studi gli estranei quanto chi conosce. L’animale sulla rabbia e le possibilità di contagio, è triste ed ha lo sguardo assente». si è lasciato tuttavia influenzare dalle Anche Paolo da Egina e Rufo da Efeso ci credenze popolari: all’epoca, non dob- hanno lasciato descrizioni della malattia biamo dimenticarlo, si riteneva che l’uo- nel cane ma, come la maggior parte degli mo affetto da rabbia cercasse di morsi- Antichi, sostenevano che i cani affetti da care gli altri per trasmettere così la ma- rabbia sono idrofobi. lattia. Questa credenza è restata in vigo- Quanto alla gravità della rabbia canina, re sino all’inizio del XIX secolo ed era Columella la definisce «quasi sempre talmente radicata che, per difendersi da mortale». un uomo «rabbioso», la gente non esita- Dioscoride, con riferimento alla rabbia va ad usare le armi e non erano rari i ca- umana scrive: le persone morsicate e che si in cui il malato veniva costretto a cer- non hanno subito trattamento alcuno, in care rifugio in luoghi appartati, dove vi- genere mostrano i primi segni della ma- veva «accucciato come un cane, in atte- lattia dopo circa sei settimane, anche se sa della morte». in molti casi l’incubazione può essere più Galeno ha parlato della rabbia, ma prati- lunga: sei mesi ed oltre. Il malato rifiuta camente solo dal punto di vista terapeu- l’acqua, è affetto da spasmi, si agita, si tico. In uno dei suoi scritti, tuttavia, ha lamenta incessantemente … Quando la dedicato qualche linea alla sintomatolo- malattia è accertata, la guarigione è pra- gia della rabbia: «all’inizio la salivazio- ticamente impossibile. ne è modica, ma va via via aumentando I Metodisti rifiutavano tutte le teorie e dopo circa sei mesi si nota una saliva- «umorali»; per essi, la rabbia era «un’al- zione considerevole; talvolta può succe- terazione dei solidi …, i pori si chiudono dere che prima dei sei mesi non si abbia e l’esito della malattia è rapidissimo». In nessun cambiamento nella salivazione». pratica, il periodo di incubazione non ve- Per finire, è opportuno ricordare Ezio. niva considerato. Nelle sue opere, a parte le numerose ci- Tra i medici metodisti, Sorano (II secolo tazioni di Rufo da Efeso, si ha un ele- a.C.) ha studiato la rabbia e ne ha lascia- mento nuovo: «[nell’uomo] la vista di ta una descrizione molto più completa ri- un oggetto brillante, come ad esempio spetto ai suoi contemporanei, eviden- uno specchio, può portare ad accessi di ziandone la differenza rispetto alle altre rabbia, così come la vista dell’acqua». malattie nervose, anche se affermava che Ezio spiegava che questo fenomeno, do- la malattia poteva manifestarsi senza es- vuto semplicemente ad una iperestesia sere stati morsicati e senza aver avuto visiva, era invece provocato dal fatto contatto diretto con un animale rabido. che il malato vedeva riflesso nello spec- Questa convinzione sarà ancora presente chio (o nell’acqua) l’immagine del cane verso la fine del XIX secolo, e Littré e che lo aveva morsicato o, anche, la sua Robin nel 1855, nel Dictionnaire de Mé- stessa immagine completamente defor- dicine scriveranno testualmente: «[la mata. rabbia] può svilupparsi spontaneamente Prevenzione e trattamento della rabbia 96 nell’antichità bo ai polli queste noci. Se i polli non mo- rivano, l’animale morsicatore non era ra- Grazie all’abbondanza della documenta- bido. zione esistente, è possibile descrivere con In Tunisia, Ibn Al-Jazzar (X secolo d.C.) precisione le misure che venivano adotta- propone invece di intingere un pezzo di te nell’antichità per quanto riguarda la pane nel sangue scaturito dalla ferita della sorveglianza ed il controllo della rabbia persona morsicata, offrendolo poi ad un canina. Per la storia rimandiamo in parti- cane sano. Se quest’ultimo rifiuta il boc- colare all’opera di Theodorides (1986) e a cone, il morsicatore è affetto da rabbia. quella di Blancou (2000). Nel 1387 «Febo» (Gaston de Foix) propo- Dal canto nostro, ci limiteremo ad una ra- ne invece un test più complicato: «appog- pida analisi dei metodi adottati dalle di- giare il ‘trou du cul d’un coq’ sulla ferita verse popolazioni lungo la storia, con par- …; se il cane è rabido, il gallo si gonfierà ticolare riguardo alla rabbia negli animali e morirà …». e ci fermeremo all’inizio del XIX secolo Tutti i casi che abbiamo appena citato durante il quale la profilassi delle malattie hanno un elemento in comune: l’uso di un animali entrerà nel periodo moderno, che animale vivo per accertare la presenza condurrà ad una armonizzazione presso- della malattia. ché generale dei suoi metodi (AA.VV., Secondo altri autori (Costantino l’Africa- Pasteur et la rage, 1985). no, XI secolo e Nicola Bertuccio, XIV se- E’ interessante osservare che, da sempre, colo) l’accertamento della malattia può la rabbia è una delle malattie che si è cer- avvenire attraverso il dolore: se al mo- cato di osservare e descrivere accurata- mento della morsicatura il dolore è molto mente. Questa particolare attenzione è forte, l’animale è certamente affetto da certamente riconducibile al fatto che il ca- rabbia. ne è stato addomesticato in tempi remoti, La prima necroscopia riguardante un cane al rapporto che da tempi immemorabili ha che si sospettava affetto da rabbia è stata con l’uomo ed anche, ovviamente, alla effettuata dall’inglese Richard Mead nel spettacolarità dei sintomi della rabbia, 1709; prima d’allora non ci risulta sia sta- nonché a causa della sua trasmissibilità ta fatta alcuna diagnosi necroscopica. all’uomo. Solo nel 1804, grazie a Zinke, sarà realiz- I Greci ritenevano di aver trovato un lega- zata una vera diagnosi ed una riproduzione me tra la rabbia e la presenza di «piccoli sperimentale della rabbia, cospargendo con vermi» (lyssa, lussa) sotto la lingua del la saliva di un animale sospetto un’incisio- cane. ne sulla zampa di un cane sano. E’ eviden- Gli studiosi arabi e persiani, e più tardi te che, prima del secolo XIX, non era pos- quelli del Medioevo, hanno creduto di sibile scoprire alcuna eziologia precisa, an- trovare questi «vermi» nella saliva o nel- che se Democrito (IV secolo a.C.) aveva l’urina di persone affette da rabbia. In al- definito la rabbia «un incendio dei nervi». cuni casi questi «vermi» vengono descrit- E’ interessante evidenziare che Democrito ti come «somiglianti a piccoli cani». De- riteneva di aver scoperto un nesso tra la sault (1733) e Marocchetti (1821) parlano rabbia ed il parassitismo (il «vermicello» della presenza di «vesciche» situate sotto di cui parlavamo prima o l’esistenza di un la lingua. veleno [«virus» ] nella gola del cane). E’ La prima diagnosi sperimentale, proposta da quest’ultima spiegazione, fornita da Au- da Ezio d’Armida (VI secolo d.C.), offri- relio Cornelio Celso (I secolo d.C.), che va il vantaggio della semplicità. Secondo deriva l’attuale denominazione di tutta una Ezio, era sufficiente appoggiare alcune serie di agenti patogeni. noci schiacciate sulla ferita provocata dal- Quanto alle numerose ipotesi che nei se- la morsicatura e il giorno dopo dare in ci- coli scorsi hanno cercato di identificare 97 l’origine e la sede della rabbia, le più per- che venivano bastonati a morte. spicaci - in quanto addebitano la respon- A Creta esistevano i kynophantes, giorni sabilità ad agenti patogeni viventi - sono in cui venivano uccisi i cani vaganti. An- certamente quelle del medico greco Gale- che gli antichi Romani, nei dies canicula- no (II secolo d.C.) e, soprattutto, quelle di res distruggevano i cani; questi giorni co- Girolamo Fracastoro (XVI secolo), pio- incidevano con l’apparizione della Co- niere del contagium vivum, che attribuiva stellazione del Cane (Sirio), che dava il la rabbia alla presenza di minuscoli gra- segnale per l’inizio dell’ecatombe. Come nelli (seminaria), capaci di introdursi in del resto anche per i Greci e gli Egiziani, piccoli fori e in grado di raggiungere il la stella Sirio favoriva le epidemie di rab- sangue delle persone morsicate. bia (legate ai periodi dell’estro?). Gli antichi, come abbiamo già accennato, Anche il Talmud (IV-V secolo d.C.) rac- non ritenevano che esistesse una specie di comanda che i cani rabidi vengano elimi- mammiferi con una resistenza naturale al- nati «lanciandogli contro oggetti anche di la rabbia, anche se Aristotele aveva scritto sabato». Questa deroga eccezionale con- che l’uomo non poteva essere colpito da ferma quanto fosse temuta dagli Ebrei la questa malattia. rabbia. Sempre il Talmud ordina ai pro- Per quanto riguarda il periodo d’incuba- prietari di cani «di tenerli a catena, se vi- zione nell’uomo, i dati che ci sono giunti vono in centri abitati». sono certamente molti e diversi. In tutte le epoche si è comunque tentato Dioscoride (I secolo d.C.) parla di un pe- di curare la rabbia con rimedi diversi, che riodo variabile tra le sei settimane e i 12 vanno dalla cauterizzazione della ferita mesi; Filomeno (III secolo d.C.), di un pe- all’ingerimento di intrugli a base di mine- riodo tra i 40 giorni e i sette anni, mentre rali, vegetali, animali; dalla balneoterapia Ezio da Amida (VI secolo d.C.) asserisce a pratiche «magiche». che il periodo medio è di 40 giorni. Gor- Le «ricette» per evitare e/o curare la rab- gani (XII secolo d.C.) afferma che l’incu- bia sono numerose La maggior parte, co- bazione può durare da una settimana a tre munque, erano destinate a proteggere mesi; Gordon (XIII secolo d.C.) la colloca l’uomo dalla rabbia e solo raramente ve- tra i nove giorni e i sette anni; Fracastoro nivano applicate agli animali contaminati. da 20 giorni a «molti anni», ecc. Tra le più antiche, oltre alla già citata cau- Glanville, tra il 1231 e il 1281, scrive: «il dectomia consigliata dal Columella, l’a- veleno [della morsicatura del cane] è peri- blazione dei «vermicelli» situati sotto la coloso perché può restare a lungo nasco- lingua (anche questa pratica, come la pre- sto e sconosciuto». cedente, era in uso nel I secolo d.C.). Nel Contrariamente a quando accade per mol- II secolo d.C. Galeno riteneva che fosse te malattie degli animali, per le quali la possibile preservare i cani dalla rabbia fa- denuncia dei primi casi era obbligatoria, cendo loro ingerire un miscuglio di terra non sembra sia esistito un sistema di de- di Lemno e bacche di ginepro schiacciate nuncia o di allerta per la rabbia canina. finemente. Il controllo della rabbia animale è tuttavia Per vedere applicato un primo vero meto- uno degli aspetti più interessanti per i ve- do preventivo bisogna attendere il XVIII terinari. secolo, quando Eusebio Valli «vaccinerà» Tra i metodi di profilassi sanitaria messi a con successo uomini e cani affetti da rab- punto nell’antichità citiamo «l’obbligo bia con la saliva di cane rabido. della museruola», citato per la prima vol- Tutti i popoli dell’Antichità ritenevano ta nell’Avesta, il codice della dottrina di che la rabbia conducesse a morte certa; Zaratustra (o Zoroastro), vissuto in Persia solo Fracastoro ha scritto che «la morsi- tra il VI e il VII secolo a.C. L’Avesta pre- catura di un cane rabido non è necessaria- scrive anche l’uccisione dei cani rabidi, mente mortale». 98 Ippocrate ed Eumeleo consigliavano en- techniques des services vétérinaires, Ed. Ist. Pa- trambi i salassi per i cavalli affetti da rab- steur Parigi, 1985,n. 92-95. bia. Nella sua Historia naturalis Plinio il J. BLANCOU, Histoire de la surveillance et du Vecchio raccomanda di far ingerire al ca- contrôl des maladies transmissibles, Office In- ne morsicato escrementi di gallina, me- ternational des Épizooties, Parigi, 2000. L.J.M. COLUMELLA, De re rustica, liber XII, ex scolandoli al cibo di ogni giorno. Filome- Rheginensi Editione, 1782. no (III secolo d.C.) esorta a far bere (al E. De CHAMBRE, Les chiens, Parigi, 1961. cane) un decotto di gamberi arrostiti e ra- C. FERMI, La rabbia, vol. I, «Sclaro», Siena, dici di genziana, sciolti in vino vecchio. 1950. Sempre nel III secolo, Renato Vegezio G. FRACASTORO, Carminum, ed. II, tomo I, Giu- raccomandava di far trangugiare a forza il seppe Comino Stampatore, 1738. fegato bollito del cane morsicatore ai bo- H. GAIDOZ, La rage & St. Hubert, Alphonse Pi- vini vittima dello stesso. card ed., Parigi, 1887. Nel repertorio dei metodi di cura della M.D. GRMEK, Les maladies à l’aube de la civili- rabbia umana troviamo il curaro, il clora- sation occidentale, vol. I, Payot ed., Parigi 1983 J. HUMBERT, Histoire illustrée de la Littérature lio, la pilocarpina, l’aglio, il veleno di vi- Latine, vol. I, Didier ed., 1932. pera e quello di rospo, la radice della spi- E. LASAGNA, A. MANTOVANI, R. MARABELLI, Ca- lea filipendula, il frutto della rosa canina, nine rabies in the Mediterranean basin (in corso i clisteri preparati con «acqua d’orzo, olio di stampa). di rosa, et con sugo silio, et con sugo di E. LECLAINCHE, Histoire de la médecine vétéri- porcellana et di simili». naire, Office du Livre, Toulouse, 1931. Non possiamo concludere senza ricordare A. MANTOVANI, R. MARABELLI, The past and the che nel bacino del Mediterraneo, e più present of dog rabies in the Mediterranean basin esattamente nel sud della Francia (ma an- (in corso di stampa). che in Italia), con l’avvento del cristiane- A. MANTOVANI, S. PROSPERI, The Mediterranean and Zoonoses, in: Information circular WHO simo si è verificato un proliferare di santi Mediterranean Control Centre, numero speciale, destinati a proteggere e/o curare la rabbia. gennaio 1995 (ed. it. Mediterraneo e Zoonosi, Nella sola Francia meridionale ne esisto- ed. in prop., C/C OMS/FAO per la Sanità Pubbli- no oltre 300; di questi, almeno un terzo ca Veterinaria, Roma). sono stati «santificati” da una «esigenza A. MIGLIORANZA, La rabbia nell’uomo e negli popolare», che si è costruito un proprio animali domestici, L’Italia Agricola Editrice, santo per garantirsi una maggiore e più 1885. certa protezione contro le conseguenze M. MORANDO, Della cura preservativa della rab- del morbo rabido. bia canina. Osservazioni medico-pratiche, Stam- Nei tempi recenti abbiamo assistito all’e- peria di Niccola Bellelli, Ancona, 1755. R. MOREAU, La rage de l’Antiquité au siècle des radicazione della rabbia canina in diversi lumières, Inf. Tech. Serv. Vét., N° 92 a 95, 19-35. paesi del Mediterraneo. Le organizzazioni PIETRO MAESTRO DI LUCCA, Morsi di cani rab- internazionali (l’OMS ed il suo Centro biosi et loro conoscimento, in Ricettario, edi- Mediterraneo per le Zoonosi, la FAO e zione fuori commercio; testo custodito presso l’OIE) si sono attivate in merito. Restano la Biblioteca Riccardiana di Firenze. però diversi paesi nei quali le condizioni G. POSENER, Dictionnaire de la civilisation politiche, socioeconomiche e geografiche égyptienne, Fernand Hazarn ed., Parigi, 1959. non consentono di prevedere una eradica- J. THEODORIDES, Histoire de la rage. Cave Ca- zione a medio termine. nem, Fondation Singer Polignac, Parigi, 1986. Come hanno fatto notare Lasagna e coll. L. WILKINSON, Understanding the nature of ra- bies: a historical perspective. In: Rabies, J.B. (2000), è probabile che la presenza della CAMPBELL, K.M.CHARLTON Ed., Kluwer Acad, rabbia nella Storia del Mediterraneo con- Pub., 1988.. tinui per qualche tempo. L’eccellente lavoro di JEAN BLANCOU (Histoire OPERE CONSULTATE de la surveilance et du contrôl des maladies transmissibles) che recentemente è venuta ad ar- AA. VV., Pasteur et la rage, in Informations ricchire la letteratura veterinaria, ci è pervenuta 99 quando questo testo era quasi al termine. la), I secolo d.C. Dal capitolo sulla rabbia abbiamo comunque ri- Democrito, 460-370 a.C. cavato consigli, riferimenti ed anche la conferma Dioscoride, I secolo d.C. che la rabbia costituisce un soggetto vasto e Erasistrato, IV secolo a.C. complesso. La lettura dei due testi (di Blancou e Erofilo, IV secolo a.C. nostro) dimostra quanto ampio sia lo spazio dis- Ezio da Amida, VI secolo d.C. ponibile per coloro che vogliono affrontare que- Fracastoro G., 1478-1558 sto argomento. Galeno (Claudius Galienus), 132-200 Gilghamesh (o Gilgames): eroe leggendario di Babilonia, protagonista della più antica Epopea conosciuta, L’epopea di Gilgames, 2000 a.C. ELEMENTI DI CRONOLOGIA (circa) (alcune date relative ad autori od opere citate Giovenale, (58?-140? a.C.) nel testo) Iliade, poema tradizionalmente attribuito ad Omero, VIII-VII sec. a.C. Andrea da Cariste, II secolo a.C. Ippocrate, (463-377 a.C.) Aristotele, 384-322 a.C. Omero, tra l’VIII e il VII secolo a.C. Artemidoro, II secolo a.C. Ovidio (Publius Ovidius Naso), I secolo a.C. Artorio, II secolo d.C. Paolo d’Egina, 625-690 d.C. Asclepiade, 100 a.C. Plinio il Vecchio (Caius Plinius Secundus), 23- Aurelio Cornelio Celso, I secolo d.C. 79 d.C. Avesta: Codice della dottrina di Zaratustra (o Zo- Plutarco, 46-119 d.C. roastro), vissuto in Persia tra il VII ed il VI seco- Polibio, 122-200 d.C. lo a.C. Rufo d’Efeso, III secolo a.C. Bertuccio Nicola, XIV secolo Scuola d’Alessandria, IV secolo a.C. Bibbia, dal greco biblion, il libro per eccellenza; Sorano (Soranus), II secolo a.C. base della dottrina cristiana, 1450 a.C. Talmud: Libro sacro degli Ebrei, IV secolo per il Celio Aureliano (Caelius Aurelianus), V secolo Libro di Gerusalemme, V secolo d.C. per quello d.C. di Babilonia Celso (Aulus Cornelius Celsus), 63-18 a.C. Vegezio (Publius Vegetius Renatus), 380-419 Celso Apuleio, (Celsus Apuleius), I secolo a.C. Virgilio (Publius Vergiulius Maro), I secolo a.C Codice di Eshunna: scritto nel 2300 a.C. (circa), descrive diversi modi per curare la rabbia ed al- tre malattie che colpiscono gli animali Columella (Lucius Junius Moderatus Columel-

100 Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 LE EPIZOOZIE: PIAGHE SOCIALI NELLA SICILIA DELL'800

ANTONIO PUGLIESE - LINA CANANZI - MICHELA PUGLIESE

SUMMARY

ANIMAL DISEASE EPIDEMICS - SCOURGES OF SOCIETY IN 19TH CENTURY

In the first half of the 19th century there were several outbreaks of rinderpest in Sicily, as in the rest of Italy. The Authors have consulted documents and publications of the period to understand the causes, and those events which were specifically connected to Sicily's climate and socio-economic environment. Because of the fear of the human epidemic and the virus's high contagiousness, which the warm climate favoured, government bodies took steps aimed at containing the spread of the disease. Veterinarians or, when none were available, doctors were employed to carry out health checks on animals and on meat after slaughter. Rinderpest was brought to Sicily by animals arriving from Calabria and Sardinia, but several contemporary sources also mention the places of origin of the disease, such as the Pontine swamps, Dalmatia and Hungary. The persistence of the disease and its spread into urban and suburban areas led some medical and veterinary practitioners to write reports to the authorities. These reports are a valuable direct testimony of the problems that were being faced then by scientists researching into the origins and causes of the disease. Therapy consisted of preventive measures: sick and healthy animals were separated, bedding was kept clean, animals were fed fresh food, checks were made on the provenance of animals and of the people who tended them, infected carcasses were burnt. The words of a doctor from Messina express the worry and anxiety felt at the time: «…another, more deadly danger lies in wait so we must act, because inertia and slowness of action consitute a crime - a crime against the people».

Premessa profondo e generale nelle classi lavoratri- ci. Il contadino non ha nessun vincolo che I cavalli sono fatti per essere venduti, co- lo lega alla terra, è un puro nullatenente. me gli agnelli nascono per andare al ma- Gli agricoltori, coloni, mezzadri e fittavo- cello. Solo gli uccelli non hanno a far al- li, che rappresentano una buona parte del- tro che cantare e volare tutto il giorno (G. la popolazione, non vedono e, spesso, non Verga: Vita dei campi) (1). conoscono i padroni dei fondi che coltiva- E’ il pastore che parla in una terra che no; i campieri, preposti alla vigilanza, non ammette sentimentalismi ed ideali- prepotenti ed autoritari, con vessazioni e smi, le sue amare affermazioni sono testi- usure acuiscono l’animosità, l’odio inve- monianza di una condizione economico- terato dei contadini nei confronti del pa- sociale caratteristica della Sicilia ottocen- drone (2). tesca. Povera gente sottomessa ad un sistema la- L’isola è protagonista, nel corso dell’800, tifondista che perdura dopo l’unità d’Ita- di avvenimenti storici che s’intessono lia, portavoce di un malumore generale profondamente con le misere condizioni che esploderà nel brigantaggio, ricettaco- della popolazione. lo di una pressione rivendicativa che sfo- La prepotenza feudale, l’iniquità sistema- cerà nei fasci. tica del regime borbonico, creano un odio Sono i «vinti» di Giovanni Verga che si 101 muovono come spettri in questa terra, cer- aspetto, i pastori con coltelli taglienti e cando un riscatto al loro status precario. ben affilati prelevano il pus delle bestie Le epizoozie infieriscono crudelmente su infette e lo inoculano negli animali sani. queste masse provocando perdita di lavo- Questo metodo, noto da molti secoli nel ro, fame, contagio e morte. Il piccolo alle- mondo orientale per quanto riguarda l’uo- vatore non denuncia il gregge infetto per mo, verrà largamente usato nei casi di timore che gli venga soppresso, l’uomo epizoozia vaiolosa dai pastori siciliani in comune mangia la carne infetta nonostan- tutto il corso dell’800. te il divieto delle disposizioni sanitarie. La pratica della vaiolizzazione suscita va- Così le epizoozie allargano il loro raggio rie diatribe ma, poichè è l’unica forma te- d’azione e il timore di un’epidemia uma- rapeutica con esiti a volte positivi, molti na incombe; gli organi competenti devono ne tentano l’applicazione. provvedere a limitare il contagio ed argi- Nel 1852 imperversa una nuova ondata di nare la malattia agli animali domestici; epizoozia vaiolosa, sulla cui incidenza veterinari e, in mancanza di questi, medi- disponiamo di dati precisi relativi alle cit- ci, vengono preposti alla vigilanza sanita- tà colpite (4). ria sugli animali ed alla sorveglianza delle Il primo focolaio scoppia ad Agrigento carni macellate. nel mese di febbraio del 1852, a seguito dell’arrivo di pecore provenienti dall’isola di Lampedusa e si diffonde rapidamente Diffusione ed aspetti clinici del male non solo nelle greggi vicine, ma anche in animali allevati in zone alquanto lontane: Negli anni che vanno dal 1804 al 1863 si nel territorio di Caltanissetta il virus si verificano in Sicilia, come nel resto d’Ita- propaga nelle greggi che alloggiano nei lia, delle epizoozie che colpiscono princi- feudi limitrofi e causa circa il 50% di vit- palmente gli ovini e i bovini. time. Attraverso i documenti e i testi dell’epoca Nel territorio di Summatino e di Riesi, al- si possono ricostruire le cause, la sinto- l’apparire della malattia, il proprietario matologia clinica e le fasi di sviluppo di tenta, aiutato da un medico chirurgo, di queste infezioni legate intimamente alle inoculare il virus pecorino, ma con poco caratteristiche socio-economiche e clima- successo: su 2000 pecore ne muoiono tiche dell’isola (3). 400; uguale sorte tocca ad altre mandrie del territorio nisseno. Epizoozia vaiolosa - Nei primi anni del Un caso particolare è la guarigione di due 1800, l’abate Paolo Balsamo, in una lette- agnelli curati con l’applicazione del fuo- ra indirizzata al barone Fucilino, descrive co, a forma di croce, sulla fronte e di un un’epizoozia vaiolosa che aveva contagia- setone sullo sterno. to tutte le pecore che pascolavano nella Il virus incomincia a svilupparsi nel pe- parte settentrionale dell’isola. riodo invernale, dicembre-gennaio, per Dalle testimonianze frammentarie si de- poi avere la massima diffusione durante sume che questa epizoozia abbia avuto la calura estiva. una certa diffusione e che solo alcune Nel territorio catanese molti proprietari, a greggi siano rimasti indenni. titolo preventivo, eseguono l’innesto pe- A limitare il processo diffusivo della ma- corino su alcuni animali, ma il contagio si lattia contribuiscono in modo determinan- diffonde sulle altre bestie, procurando un te due strategie di intervento: numero considerevole di vittime: in un al- a) isolare gli animali sani da quelli infetti; levamento di Caltagirone ne muoiono do- b) eseguire una profilassi vaccinale (era- dici al giorno; a Piazza Armerina le greg- vamo ancora allo stato primordiale). gi vengono decimate. Infatti, per quanto riguarda quest’ultimo Dalla vicina provincia di Caltanissetta 102 l’epizoozia si espande nel palermitano; in stinguono tre stadi evolutivi: alcuni allevamenti si ha l’accortezza di a) nella prima fase la bestia appare debili- separare gli animali sani da quelli infetti, tata, giace a terra e, benchè stimolata, non ma per l’eccessivo caldo gli animali con- vuole assolutamente alzarsi; tinuano a morire presentando piaghe ver- b) nel secondo periodo, tra il quinto e sesto minose su quasi tutto il corpo. giorno, appaiono le pustole, la deglutazio- Alcune bestie, superata la malattia, peri- ne è difficile, le vacche danno poco latte; scono, in seguito, per le conseguenze del c) nel terzo periodo, infine, le pustole si morbo e per mancanza di erba dovuta alla trasformano in lesioni crostose, si secca- scarsità di piogge. no e spesso scompaiono. Di alcune pecore colpite dal contagio In alcuni casi il quadro clinico si può vengono descritti con precisione i sinto- complicare con fuoriuscita dalla bocca e mi: pustole localizzate in tutto il corpo, dalle narici di muco e bava puzzolenti, e occhi infiammati, cornee con albugine, gli esiti saranno certamente diversi. bocca e narici con ulcere, testa gonfia. Peste bovina - Questa epizoozia, chiamata Epizoozia zoppina - Oltre all’epizoozia anche tifo contagioso dei buoi, si sviluppa vaiolosa suscita preoccupazione, l’epizo- nel 1863 particolarmente nell’agro paler- zia zoppina che, anche se non mortale, si mitano e rappresenta un flagello per gli rileva molto contagiosa. uomini e gli animali (6). I primi casi di questa malattia vengono La malattia arriva con animali importati osservati al macello di Palermo (5). dalla Dalmazia e dalle paludi Pontine, in Il medico preposto alla vigilanza ritiene quanto «il morbo riconosce per sua patria che si tratti di un’epizoozia circoscritta primitiva i luoghi paludosi, bassi dove all’isola, ma approfondite indagini dimo- l’atmosfera gravida di emanazioni mia- strano che la malattia si era sviluppata per smatiche venefiche alla salute». contagio. Le cause del diffondersi della malattia Infatti, nel 1839 era arrivato dalla Sarde- vengono individuate nell’insalubrità dei gna un carico di porci affetti dalla zoppi- ricoveri, nella cattiva alimentazione, nelle na, gli animali non potendo reggersi in variazioni di temperatura, nella mancanza piedi, vengono caricati su delle carrette e di igiene; il contagio può avvenire per trasportati in una località distante un mi- contatto mediato o immediato e il morbo glio da Palermo, denominata Pantano. si può trasmettere anche tramite la puntu- Qui, venuti a contatto con capre e pecore, ra di insetti (tafani). trasmettono la malattia che dilaga per tut- Il tifo bovino, come altre malattie epizoo- ta l’isola nell’estate del 1840. tiche, riappare in Sicilia durante l’estate Successivamente nel 1852 arrivano dalle in forma più cruenta quando il caldo favo- isole Jonie e dalla Dalmazia bovini che risce lo sviluppo di germi latenti e gli ani- colpiti dalla malattia vengono destinati al mali sono meno immunizzati perchè sot- macello; la carne data al libero consumo toposti a duri lavori agricoli. detemina in alcuni individui la presenza di pustole maligne. La zoppina colpisce soprattutto le bestie Profilassi e terapia delle epizoozie munite di corna: il sintomo evidente è un patericcio alle unghie posteriori, con afte Diversi sono stati gli interventi profilattici alle labbra ed alla lingua; il patericcio e terapeutici messi in atto per combattere giunto a suppurazione produce un essuda- il «male degli animali». to di colore giallastro e spesso determina Per arginare l’epizoozia vaiolosa si fa ri- il distacco della parte cornea dell’unghia. corso più diffusamente all’innesto del I medici che curano tale epizoozia ne di- vaiolo (7). 103 Interessante è la testimonianza di un me- Per la peste bovina, i metodi terapeutici dico dell’epoca che informa di aver ri- sono di tipo preventivo: diminuire i veico- chiesto alla Real Commissione centrale di li d’infezione, ricorrere alla polizia sani- vaccinazione un quantitativo di pus vacci- taria per ispezionare gli animali, indagare nico fresco per tentare la vaccinazione sulla provenienza delle bestie e anche sul- sulle pecore sane. Sei paccheti di pus vac- le persone che le guidano. Inoltre bisogna cinico vengono spediti al richedente che bruciare e sotterrare l’animale, unitamen- vaccina sia le pecore, che quattro ragazzi. te al sangue sgorgato ed agli escrementi, sui quali appaiono, dopo otto giorni, delle in una fossa profonda tre metri, coperta di pustole da cui viene estratto pus per vac- terra battuta, circondata da una siepe e cinare altre pecore. lontana almeno 200 m. dall’abitato. Si Questa pratica viene chiamata clavelizza- consiglia anche di tagliare la pelle in vari zione, dal francese clavelisation, per indi- sensi in modo da impedire il commercio care il metodo di inoculazione attraverso da parte di gente avida (10). incisioni, che vengono praticate preferi- bilmente all’interno della coscia destra e ripetute in tre punti, al fine di aumentare Disposizioni delle autorità sanitarie la possibilità di immunizzazione. La maggiore difficoltà nell’attuare l’ope- L’imperversare del male e l’estendersi in razione sta nel convincere i pastori, che zone urbane e suburbane portano le autorità per timore che la malattia si possa diffon- sanitarie ad emanare appositi avvisi (11). dere su tutto il gregge, diffidano da questa Bisogna far visitare gli animali prima del- pratica. la macellazione, bruciare quelli morti e Interessante è il caso di una singolare te- sequestrare quelli ammalati. Anche la rapia effettuata su una mandria di 1300 vaccinazione è contemplata dalle leggi, pecore. Il proprietario, il barone Sabatino, ma l’inoculazione del virus vaioloso deve attenendosi a precise norme igieniche, essere fatta dai vaccinatori comunali; evi- mantiene gli ovili puliti, disinfetta gli dentemente molti erano i pratici che si utensili, bagna le pecore sane con acqua improvvisavano medici. sulfurea, facendole asciugare al sole; con In casi particolari come la morte di un in- questo sistema diminuisce la mortalità e dividuo avvenuta a Cefalù nell’ottobre del poche delle pecore sottoposte a bagno 1852 per aver mangiato carne di pecora solforoso vengono attaccate dal virus (8). infetta, viene ribadita le necessità di atte- La terapia della zoppina viene effettuata nersi alle norme igieniche prescritte. con rimedi semplici, facilmente reperibili Spesso le autorità sanitarie non vengono e soprattutto non costosi. avvertite dal proprietario per timore di ve- A scopo preventivo è bene isolare l’ani- dersi sequestrato il gregge e, nella peg- male ammalato, tenerlo a riposo, lavare giore delle ipotesi, di essere costretto a gli unghielli con decozione di malva, in- sopprimerlo. cidere il patericcio e cauterizzare la ferita La miseria e la fame sono tali che spesso che sarà disinfettata con essenza di tere- la carne infetta viene mangiata non solo binda e polvere di china. dai cani, ma anche dagli uomini. Inoltre bisogna stropicciare le afte con un A tal proposito si rammenta un episodio panno ruvido imbevuto di acqua e aceto abbastanza indicativo: vengono bruciati con sale da cucina. Successivamente pubblicamente alcuni agnelli infetti, la quando si formano delle piaghe si ungono povera gente presente all’esecuzione, si con composto di miele, farina e sale am- divide quella carne semiarrostita per sfa- moniaco; per uso interno si procede con marsi, dimostrando ancora una volta una la somministrazione di radici di altea e di dicotomia persistente tra sopravvivenza e malva, acidolate con sale da cucina (9). rischio di contagio. 104 Successivamente diverse sono le disposi- terra può offrire. zioni emanate per impedire la vendita del- Così come l’erba manca agli animali, i la carne di animali infetti. Riguardo alla terreni coltivati risentono della mancanza zoppina le ordinanze governative preve- d’acqua dando pochi frutti. dono di sottoporre ad una «rigorosa e at- Un ulteriore contributo al diffondere delle tenta osservazione gli animali che si im- malattie, proviene dal sistema agrario che mettono nella nostra isola» su base cooperativistica permette ai pa- Vietata è la vendita della carne di animali stori di far pascolare le pecore in luoghi ammalati o sospetti, non ammessi in città comuni e tenerle nelle stesse stalle. Ci so- le vacche condotte per la vendita del latte, no ovviamente dei vantaggi comuni, ma sospettate di malattia. Addirittura alle allorquando appare l’epizoozia, il morbo porte di Palermo due medici, Vicari e Ma- si diffonde su un’alta percentuale di ani- queda, vigilano che le disposizioni del- mali. l’autorità governativa vengano perfetta- Inoltre gli allevatori non si attengono alle mente eseguite. Per evitare il diffondersi norme igieniche previste dall’autorità sa- della peste bovina, il Governo impedisce nitaria, inadempienza in parte giustificata l’importazione di animali dimoranti nelle dalla grande diffusione dell’analfabeti- paludi Pontine e nella Dalmazia, inoltre i smo in tutte le regioni meridionali del Re- municipi attuano una strettissima sorve- gno. Pertanto la carne infetta viene man- glianza sulle carni macellate. A tal propo- giata, gli animali ammalati vengono a sito vengono nominate commissioni sani- contatto con quelli sani, le stalle sono po- tarie, a Palermo viene preposto al macello co pulite e spesso gli armenti o le greggi un medico veterinario ed in Messina, in dormono al chiaro di luna; sovente gli mancanza di questi, un medico umano. stessi pastori sono portatori della malattia Inoltre un avviso del sindaco di Palermo che poi diffondono agli animali. del 3 luglio avverte i cittadini a cibarsi Solo alcuni medici, raramente veterinari, unicamente della carne proveniente dal si fanno portavoce della salute pubblica macello comunale, dove gli animali sono tra la popolazione inerme, ma sono pochi «attentamente e minuziosamente visitati e spesso non ascoltati. dal medico incaricato alla sorveglianza.» Per controllare il diffondersi delle malat- tie, oltre alla cauterizzazione ed all’ispe- zione degli alimenti, viene suggerita una Conclusioni terapia in genere molto semplice, i rimedi sono tratti dal mondo vegetale (foglie di Le epizoozie prese in considerazione, in- tabacco, radici di altea, malva) o sono teressano tutta la Sicilia, infierendo mag- prodotti d’uso quotidiano (acqua e aceto, giormente dove il virus contagioso ha più ossimele) perchè un «saggio medico deve possibilità di svilupparsi. pensare non solo all’utilità del rimedio, Le malattie esaminate si presentano ini- ma pure alla facilità di poterlo avere do- zialmente nel periodo invernale per rag- vunque e con poca spesa». giungere l’acme all’inizio dei mesi estivi, A conferma l’uso incondizionato che si fa quando il caldo eccessivo e soffocante dello zolfo proprio per la grande diffusio- rende gli animali più debilitati. ne in Sicilia di questo minerale, testimo- Il fattore climatico ha una rilevanza parti- niata dalle innumerevoli miniere esistenti colare nella diffusione della malattia, in- nell’800, oggi quasi del tutto scomparse. fatti gli animali sopravvissuti al contagio Infine riteniamo interessante sottolineare o indenni spesso muoiono per mancanza l’importanza della vaiolizzazione, pratica di cibo. Le piogge rare o assenti durante il profilattica che, sebbene attuata con siste- periodo estivo e nel periodo autunnale ri- mi empirici, richiama i principi scientifici ducono la disponibilità di prodotti che la della moderna immunizzazione. 105 BIBLIOGRAFIA delle pecore e sulla inoculazione che le riguar- da, Palermo, 1863. (1) G. VERGA, Jeli il pastore in: Vita dei campi. (5) D. CANNA, Sulla epizoozia bovina, Stamperia Ed. Oscar Mondadori, Milano, pp. 159-160. Clamis e Roberti, Palermo, 1863 pp. 28-29. (2) Per le condizioni delle popolazioni contadi- (6) G. CARUSO, Sulla epizoozia bovina in Sicilia. ne nel Meridione d’Italia, nel periodo pre e Stamperia fratelli D’Amico, Messina, 1863. post unitario, cfr. A. GENOVESI, Il problema (7) A. GULLI, op.cit.,pp.19-27; Del vajuolo peco- della terra, La Sicilia e lo stato unitario (rela- rino detto in Puglia schiavina, del modo di ino- zione redatta dal Consiglio straordinario di cularlo nel giornale napoletano: Il Rustico. 29 Stato per la Sicilia); S. SONNINO, Proprietari e aprile n° 6 1847 p.42. contadini in: Antologia della questione meri- (8)Ibidem, p.10. dionale a cura di R. VILLARI, Ed. Laterza, 1963 (9) A. CANNATA A., op. cit. p.22. pp.128-138. (10) G. CARUSO, op. cit. p. 13. (3) Cfr. Annali dell’industria agraria siciliana, (11) F. SPAMPINATO, Delle febbri dominanti in Si- Palermo, 1804; G. BIUNDI, Sulla dominante epi- cilia nel 1832-33: misure igieniche a precavir- zoozia nel gregge pecorino in: Empedocle, vol. si, loro natura e trattamento, Palermo, 1834; II fasc.5 pp. 290-297. Maggiore F. PERNI , Palermo e le sue grandi (4) F. MINÀ PALUMBO, Cronaca della Epizoozia epidemie dal sec. XVI al XIX, Palermo, 1894 sviluppata nella specie ovina in Sicilia. Stamp. pp.78-85; F. MINÀ PALUMBO, op. cit. pp.35-37; di G. B. Lorsnaider, Palermo, 1853. G. CARUSO, op. cit. p.14; A. CANNATA, op. cit. A. GULLI, Sulla malattia epizootica vajuolosa pp. 35-39.

106 Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 LOTTA ALLA PESTE BOVINA: IMMAGINI E DOCUMENTI DELL'ATTIVITÀ DELL'ISTITUTO SIEROVACCINOGENO DI MERCA (SOMALIA ITALIANA) ALL'INIZIO DEL NOVECENTO FRANCESCO CRISTOFORI - VEZIO PUCCINI - GABRIELLA TRUCCHI SUMMARY

THE FIGHT AGAINST CATTLE PLAGUE: IMAGES AND DOCUMENTS RELATING TO THE WORK OF THE SEROVACCINOGENUS INSTITUTE AT MERCA (SOMALIA) AT THE START OF THE 20TH CENTURY The finding of a large number of old photos concerning the Serovaccinogenous Institute of Merca, Somalia, from 1914 to 1918, induced us to briefly describe the activities of that institution, particularly in the field of rinderpest control.

Premessa nel 1887, si laureò in Zooiatria presso la Regia Scuola Superiore di Medicina Vete- In una precedente nota (1) abbiamo ac- rinaria di Torino nel 1909. Dedicatosi alla cennato alle fortuite circostanze che ci carriera militare, dopo vari incarichi par- hanno permesso di entrare in possesso di tecipò alla guerra di Libia. Successiva- una raccolta fotografica relativa alla vita mente, resse la direzione dell’Istituto Sie- ed all’attività che si svolgevano presso rovaccinogeno di Merca per quasi cinque l’Istituto Sierovaccinogeno di Merca (So- anni, dal 1914 al 1918. Rimpatriato e malia italiana) durante la direzione di transitato nel ruolo degli ufficiali di com- Paolo Croveri, all’incirca corrispondente plemento, si recò in Argentina, dove ebbe, al periodo della Grande Guerra. per sette anni, compiti di direzione presso Alcune fotografie sono datate e firmate analoghe strutture a Buenos Aires, e dove autografe, fatto che ne ha agevolato l’at- iniziò a collaborare con la locale Facoltà tribuzione. Le immagini in esse raffigura- di Medicina e Chirurgia. Rientrato nuova- te risultano di notevole importanza storica mente in Italia, si laureò, sempre a Tori- e documentaristica; ne cura attualmente la no, in Medicina e Chirurgia nel 1928; conservazione l’Archivio dell’Accademia percorse rapidamente tutte le tappe della di Agricoltura di Torino, cui sono state carriera accademica, fino al conseguimen- donate. Rimandiamo alla nota originale to della cattedra in Malattie tropicali pres- per più dettagliate informazioni circa la so la R. Università di Modena nel 1938. figura e l’opera di Paolo Croveri e le prin- In forze alla R. Marina come maggiore cipali tappe della storia dell’Istituto. Ne medico di complemento, fu effettivamen- accenneremo qui brevemente, al solo sco- te imbarcato durante la guerra d’Etiopia. po di meglio inquadrare, dal punto di vi- La morte interruppe prematuramente la sta storico e geografico, la successiva trat- sua intensa vicenda umana il 12 dicembre tazione, che trae spunto dalla presenza di 1939. alcune fotografie che documentano gli strumenti e le fasi della preparazione dei L’Istituto Sierovaccinogeno di Merca ini- materiali utilizzati per la profilassi della ziò la sua attività nel 1914, sostituendosi peste bovina. ad un precedente servizio veterinario, presente già da un paio d’anni. Oltre ad operare nel campo della profilassi veteri- Paolo Croveri e l’Istituto Sierovaccino- naria, proprio a partire dalla direzione di geno di Merca Paolo Croveri iniziò ad occuparsi di dia- gnostica anche in campo umano, sino a Paolo Croveri, nato a Gassino Torinese divenire, successivamente ed analoga- 107 lo stato di conservazione è vario, non troppo buono, tuttavia sufficiente a tra- smetterci l’immediatezza dell’illustrazio- ne, anche perché sono state scattate con grande abilità, con una tecnica documen- taristica quasi professionale e con attrez- zature, per l’epoca, adeguate. Salvo pochissimi esemplari, scattati in Li- bia nel 1913, le istantanee si riferiscono tutte al periodo di permanenza del Crove- ri a Merca. Abbiamo detto che datazione ed attribu- zione delle fotografie sono state relativa- mente agevoli, per varie ragioni. Una è rappresentata dalla presenza di un certo numero di annotazioni tracciate a penna sul fronte, con 1’indicazione della data, del soggetto rappresentato (ad es. l’indi- cazione della località) e la firma dell’au- tore, a volte per esteso, a volte sotto for- ma di monogramma. Altre fotografie, specialmente quelle riferentesi ad animali od a reperti di laboratorio, sono annotate, questa volta a matita, sul verso, con noti- Paolo Croveri (1887-1939) zie utili alla loro interpretazione (specie o razza, patologia, tecnica di laboratorio, mente ad altri Istituti simili, produttore e ecc.). In particolare, le date comprendono dispensatore di presidi profilattici veteri- un arco di tempo fra il 1916 ed il ‘18, in nari ed umani. La sua operatività, sotto la riferimento, quindi, all’ultimo periodo di direzione di tecnici prestigiosi, che ri- permanenza a Merca del Croveri. uscirono a mantenerne l’efficienza anche Alla rinfusa, tra le foto, si trovavano pure nel difficile periodo della seconda guerra fogli d’appunti, a matita o dattiloscritti, mondiale, in concomitanza con l’occupa- qualche foglio di carta intestata ed un cer- zione inglese e nel primo dopoguerra, si to numero di buste indirizzate al Croveri: protrasse fino all’inizio degli anni ‘60, sulla base di tali indicazioni iniziammo ri- quando, duramente colpito nelle strutture cerche bibliografiche, scoprendo che alcu- da una grave alluvione e non più affidato ne delle fotografie ritrovate apparivano a a responsabili italiani, fu infine trasferito corredo di pubblicazioni (2; 3) e di capito- alla periferia di Mogadiscio. Restò in li del primo volume di un testo di patolo- funzione, benché a livelli minimi, fino al- gia tropicale e parassitaria, destinato agli le ultime note vicende che hanno trava- studenti di Medicina e Chirurgia ed ai me- gliato la Somalia. dici coloniali, che il Croveri, già medico e docente presso varie Facoltà di Medicina e Chirurgia, fra cui quella di Torino, diede Le fotografie ritrovate alle stampe nel 1936 (4). Tale trattato si ri- feriva alla patologia parassitaria, mentre Le fotografie sono state casualmente ri- un secondo volume, presumibilmente de- trovate su una bancarella di un mercatino dicato alla patologia infettiva, non poté delle pulci. Si tratta di più di trecento im- vedere la luce a causa della prematura magini tutte originali, alcune in più copie; scomparsa dell’Autore. Lo studioso vi tra- 108 sfuse la sua concezione, precorritrice dei Circa la metà si riferisce ad indagini di la- tempi, della necessità per il medico «colo- boratorio, con illustrazione di reazioni niale» di acquisire nozioni di varie disci- diagnostiche, di preparati anatomo- ed pline collaterali alla medicina: nell’intro- istopatologici, identificazione di endopa- duzione e nei primi capitoli vengono, in- rassiti. Delle rimanenti, una parte si riferi- fatti, trattati aspetti inconsueti per un testo sce ad ambiente, paesaggi, allevamenti, di medicina (indicazioni geografiche, condizioni di vita locali, ma ritrae anche, socio-antropologiche, climatologiche, con immediatezza e scanzonata ironia, ecc.) e si accenna al periodo di permanen- scene di vita sociale «coloniale». A que- za in Somalia dell’Autore, in qualità di sto gruppo appartengono anche i ritratti veterinario. Egli attinse, dunque, molti an- personali ed altre, che potremmo definire ni dopo, al suo archivio fotografico, pa- «ufficiali», con gruppi di militari e civili zientemente raccolto e catalogato, tanto in bella posa. Un nutrito lotto, poi, pre- che su alcune delle fotografie ritrovate - e senta gli aspetti clinici determinati da va- ciò giustifica la presenza di più copie per rie patologie spontanee, o sperimental- alcune di esse - appaiono chiaramente le mente indotte, nel bestiame (bovini, equi- istruzioni per il tipografo (squadrature, ni, piccoli ruminanti, dromedari, perfino scorpori, ritagli, annotazioni). il cane). Da notare, la presenza di alcune fotografie che evidenziano lesioni, per lo Le fotografie, come è intuibile, considera- più cutanee, nell’uomo, sia su individui te le circostanze del ritrovamento, ci sono locali, sia su espatriati, a denotare la feli- pervenute in completo disordine; ne ab- ce intuizione del Croveri circa l’inscindi- biamo, tuttavia, tentato una sommaria ri- bile relazione fra patologia umana ed ani- partizione per soggetto. male. Un ultimo gruppo, quello attinente

Salasso degli animali sieroproduttori 109 La preparazione dei sieri all’argomento che si sta trattando, vuole te nuova, anche se ormai presente in for- illustrare le attività e l’organizzazione del ma enzootica. Malgrado Pietro Oreste, lavoro dell’Istituto sierovaccinogeno so- nel suo trattato di Malattie Infettive del malo, con particolare riferimento alla ge- 1892 (6), nel contesto di una puntigliosa stione dei lotti di animali sieroproduttori, disamina storico-geografica su origini e alle operazioni di prelievo ed alla prepa- diffusione della malattia, non accenni a razione dei sieri, in relazione al compito questo continente, Domenico Giovine, nel principale della struttura: la lotta alla pe- suo trattato del 1938 (7), cita le parole di ste bovina, allora patologia dominante. Ugo Ferrandi (8): Così intensa era stata la mortalità nel 1891 che, viaggiando tra La peste bovina in Africa Orientale lo Scebeli ed il Mansur, traversai zone di qualche chilometro di lunghezza trovando Lorenzo Sobrero, ultimo direttore italiano dappertutto la terra biancheggiante di os- dell’Istituto sierovaccinogeno di Merca, sa. Intere tribù erano piombate nella più inizia così, nel 1960, il suo resoconto sul- squallida miseria. l’attività dell’Istituto: l’Istituto Sierovac- La presenza della malattia sembra accer- cinogeno Somalo, con sede a Merca, ini- tata in Egitto prima di quell’epoca, in se- ziò l’attività nel lontano 1914. La sua guito ad importazione di bestiame dalla istituzione fu motivata dalla necessità di Turchia e dall’Italia: proprio di qui, in se- avere un centro di lotta contro la peste guito alle campagne militari italiane della bovina, malattia infettiva di eccezionale fine del secolo XIX, si diffuse in tutta gravità in Somalia (5). l’Africa dell’est, sino all’Africa australe, A quei tempi la peste bovina rappresenta- attraverso le allora colonie tedesche, rag- va per l’Africa una patologia relativamen- giungendo anche il Transvaal e la colonia 110 del Capo, provocando la morte di milioni che: La peste bovina rappresenta pur di bovini e di ruminanti selvatici (9; 10). sempre il maggior nemico all’avvenire Jacotot e Mornet (11), pur ritenendo pre- zootecnico dell’Impero, poiché il grave sente la malattia in Senegal nel primo pericolo di trasportare in Italia, o altrove, quarto del XIX secolo ed ammettendone il virus micidiale ostacola l’esportazione la presenza, anche se accidentale, in Afri- di bestiame e di prodotti da esso derivati ca occidentale già alla metà degli anni e quindi stronca il tornaconto economico ’60, per quanto riguarda le colonie italia- di ogni impresa zootecnica. ne dell’Africa orientale concordano sulla comparsa della malattia in Eritrea a causa Ecco, quindi, giustificata l’affermazione dell’importazione, nel 1889, a Massaua di del Sobrero, poiché la malattia, nei primi capi bovini, destinati all’approvvigiona- anni del secolo XX, era presente e diffusa mento delle truppe. in forma enzootica nell’Africa orientale Sempre il Giovine (12) dà la malattia co- interessata dall’influenza italiana, rappre- me notevolmente diffusa nelle terre del- sentando il più grave problema sanitario l’Impero coloniale, sia in Eritrea (gulhai che il Servizio veterinario coloniale abbia = che distrugge), sia in Somalia (furuc = dovuto affrontare in quegli anni. vaiolo, per la somiglianza delle lesioni Ma quali erano, all’epoca, le conoscenze cutanee provocate dalle due malattie, od eziopatogenetiche su questo grave morbo e ogmar), sia in Abissinia. Pur asserendo come erano organizzati i piani profilattici? che grazie …ai metodici interventi immu- Nel citato trattato dell’Oreste (13) è ripor- nizzanti che i nostri benemeriti veterinari tata la seguente affermazione, tanto inci- coloniali vanno applicando da circa 30 siva, quanto disarmante: Non conosciamo anni… la mortalità sia ridotta, sottolinea altra causa della peste bovina che il con-

Le analisi di laboratorio 111 Le operazioni di siero-infezione tagio. Non si propaga altrimenti questo Ma già nell’edizione italiana dell’Huty- morbo che per contagione. La contagione ra-Marek del 1916, nella magistrale tra- ha luogo in mille modi..... Si accenna, tut- duzione di Luigi Cominotti (15), l’ezio- tavia, anche se in modo impreciso, alla patogenesi viene meglio precisata - la fil- sua origine virale, all’acquisizione di una trabilità del virus era stata ormai dimo- sorta di immunità da parte degli animali strata (Nicolle e Adil-Bey, 1902) (16) - e, guariti, all’assenza di terapie efficaci, alla mentre si conferma l’inutilità di qualsiasi necessità dell’abbattimento sistematico intervento terapeutico, vengono messi in dei capi infetti (continuo ferro culpam evidenza i metodi profilattici messi a pun- cumpesce) ed, infine, a primitivi tentativi, to da Kolle e Turner nel 1897 (17). E pro- in vari paesi europei, di inoculazione di prio Sobrero, nel citato resoconto, affer- materiale infetto ad animali sani a scopo ma: La profilassi contro la peste bovina, profilattico, con risultati poco confortanti, eseguita colla sieroinfezione (metodo di tanto da convincere i controllori preposti Kollen e Turner) fu il compito essenzial- a tali pratiche a decretarne la sospensione. mente impegnativo del personale veteri- Curiosamente, proprio in Somalia veniva nario, che operò in Somalia dal 1914 al largamente impiegato dagli allevatori lo- 1947 (18; 19). I lavori e l’attività del Cro- cali un analogo metodo empirico, deno- veri a Merca si inquadrano nel primo minato scifò, derivato, probabilmente, da quinquennio di quest’arco di tempo. osservazioni sull’immunità degli animali guariti, consistente nel far ingerire ad ani- I metodi profilattici in uso erano, dunque, mali non contagiati materiale infetto (fe- la sieroimmunizzazione e, soprattutto, la ci, urina, bava), con risultati immaginabili sieroinfezione. Il primo consisteva nell’i- (14). noculazione ad animali sani di siero pro- 112 veniente da soggetti infettati e procurava lità di impiego e risultati, sui testi e sulle bassa mortalità, ma immunità di scarsa pubblicazioni specialistiche. In particola- durata: veniva utilizzato soprattutto per re, proprio il Croveri (20; 21) ne fu soste- proteggere allevamenti ancora indenni, o nitore e lo applicò ampiamente: della sua per creare zone immuni intorno a focolai attività e delle sue ricerche sperimentali di infezione. egli dovette certamente dar conto nel rap- Il secondo (metodo simultaneo, elaborato porto indirizzato al Ministero delle Colo- appunto da Kolle e Turner) si basava sulla nie (22), relativo al periodo 1915-18, di contestuale inoculazione di siero iperim- cui esiste traccia nel Bulletin de l’Institut mune e di virus pestoso; procurava immu- Pasteur del 1921 e pure nel trattato del nità abbastanza stabile e duratura, ma ren- Croveri (23), ma di cui, purtroppo, non deva i soggetti trattati eliminatori di virus siamo in possesso. Richiami, comunque, e determinava una certa mortalità. Era uti- all’opera svolta in tale periodo dall’Istitu- lizzabile soltanto nelle regioni infette e to di Merca esistono nella relazione del non poteva portare all’estinzione della successore di Croveri, Di Domizio, relati- malattia. va all’anno finanziario 1919-20 (24). Qui Tali metodi, specialmente il secondo, si- vengono elencati dettagliatamente gli in- curamente il più utilizzato in Africa, dove terventi profilattici sul bestiame (in totale non erano applicabili misure di polizia sa- 27.162 capi) e le dosi di siero prodotte nitaria (divieto di importazione di animali (43.160) e, mentre si lamenta che …il la- provenienti da zone infette, isolamento boratorio non si è potuto ancora mettere degli infetti, abbattimento degli infetti o in adeguata efficienza da rispondere ai sospetti, circoscrizione del focolaio) sono bisogni della Colonia, e che inoltre non si dettagliatamente descritti, quanto a moda- è potuto ancora organizzare il servizio

L’osservazione delle mandrie 113 veterinario esterno…, si sottolinea che I saire, tandis qu’avec la méthode suivie lavori compiuti in quest’anno nel campo par nous il en faut 666! (29). Tuttavia, ri- della profilassi della peste bovina hanno scontrò che nei bovini somali tale meto- la loro importanza come quelli degli anni do non sembrava conferire una solida precedenti dal punto di vista specialmen- immunità ed affermò che la siero-vacci- te della preparazione della mentalità in- nazione antipestosa con il metodo di digena verso l’attuazione di un’azione Kolle e Turner rimaneva, a suo avviso, più vasta e più proficua verso la pratica l’unica strada percorribile. Queste asser- della sierovaccinazione, dei cui effetti zioni lo costrinsero ad entrare in polemi- economici essi si saranno potuti meglio ca con il sopracitato Schein, che, peral- convincere… giacché l’indigeno sa me- tro, aveva lavorato soprattutto in Indoci- glio apprezzare il valore della vaccinazio- na, polemica di cui si trova memoria nel ne quando è minacciato molto da vicino Bulletin de la Société de Pathologie exo- dal pericolo della peste…. (25) tique del 1921, e che, pertanto, rimase Si accenna altresì all’opportunità di tra- accesa quando già il Croveri aveva la- sferire l’Istituto ad una sede più idonea, sciato la direzione dell’Istituto di Merca per agevolare anche l’approvvigionamen- (30; 31). to dei foraggi destinati agli animali, alla necessità di disporre di acqua e di vie di Ritornando ai documenti in nostro pos- comunicazione, ai problemi presentati sesso, all’origine dell’interesse per l’argo- dalla conservazione del siero, via via pro- mento, vediamo come le fotografie del dotto, in ambiente refrigerato. Croveri illustrino l’organizzazione del la- Questi concetti dovevano essere presenti voro, in maniera precisa e puntuale, co- anche nella relazione di Croveri, alla qua- gliendo con immediatezza le varie fasi le si richiama il Di Domizio (26), riferen- delle operazioni. Si trattava di una gestio- dosi all’avvenuta approvazione da parte ne effettivamente molto complessa, vista governativa delle proposte in tema di or- la necessità di disporre di un gran numero ganizzazione dei piani di profilassi avan- di soggetti sieroproduttori e virusprodut- zate dal Croveri, ancora inattuate. tori, di procurarsi, con salassi ripetuti, I problemi si ricollegavano alla necessità grandi quantità di sangue continuamente di disporre di un gran numero di animali rinnovato, di trattare il sangue stesso (de- virus e sieroproduttori, da rinnovare fre- fibrinazione) e di garantire la non trasmis- quentemente e regolarmente ed alla note- sibilità di altre patologie sostenute da vole quantità di sangue necessario, giac- ematozoari (piroplasmi, tripanosomi), di ché la dose prevista per ogni intervento predisporre cicli biennali di immunizza- per singolo capo si aggirava sui 30 ml. zione, di sottoporre ad osservazione le Proprio per ovviare a questo secondo pro- mandrie immunizzate per evitare l’ulte- blema, il Croveri iniziò parallelamente a riore diffusione della malattia. sperimentare anche il metodo di siero-in- Ancora nel 1967 Jacotot e Mornet (32), fezione propugnato da Schein (27; 28), nel sottolineare gli aspetti gestionali ed i per gli indubbi vantaggi che questo avreb- costi del metodo della sieroinfezione, be offerto en raison de la quantité infini- concludono così: …mais elle reste une ment inférieure de sang-virus nécessaire, technique compliquée et onereuse dont dont la préparation exige un long travail l’application est très reduite et qui est en dans des régions, comme la Somalie, où cours de disparition…» pur avendo am- très fréquemment existe la trypanosomia- messo che: …elle fut autrefois largemente se des bovidés ainsi que d’autres mala- répandue, en Afrique en particulier. dies parasitaires du sang. En effet, pour D’altra parte, dell’importanza di tutte vacciner 1000 animaux selon le procédé queste azioni esistono prove documentali, de Schein un seul cmc. de sang est néces- talora in sedi inconsuete: si pensi che per- 114 sino la guida del Touring Club del 1929 tito dei colonialisti. Cicli immunizzanti e (33) fa dettagliato riferimento alle instal- sopralluoghi dovevano essere puntuali, lazioni esistenti a Merca ed a quelle ana- affidati a veterinari rigorosamente in divi- loghe ad Asmara, riportando con precisio- sa, forse anche per accrescerne prestigio ne la consistenza della produzione delle ed autorità, coadiuvati dagli onnipresenti dosi di siero ed il numero degli animali ascari e da sezioni cammellate affidate a sieroproduttori. dubat (35). Alcune immagini mostrano ta- li sopralluoghi presso mandrie all’abbeve- Ai tempi del Croveri, dunque, non soltan- rata nel fiume Scebeli, quindi non molto to la sieroinfezione veniva utilizzata, ma vicino a Merca, se si considerano le vie di rappresentava un metodo «moderno» e, comunicazione ed i mezzi di trasporto (in soprattutto, senza alternative. Ecco, per- una sola fotografia è ripreso un autocarro, ciò, la cura messa nelle illustrazioni foto- mentre abbondano cavalli e calessi): ciò grafiche. Possiamo vedere le mandrie de- dimostra l’ampiezza del bacino di utenza gli animali produttori affidate non a sem- dell’Istituto e la capillarità degli interven- plici pastori, ma ad ascari in divisa, evi- ti sul territorio. dentemente addestrati, in assenza di per- sonale ausiliario espatriato (come lamen- Anche attraverso la sua documentazione tato da Di Domizio) (34); ancora, la strut- inedita, che abbiamo avuto la fortuna di tura dello stabilimento di prelievo del ritrovare, Paolo Croveri ci ha consegnato sangue, con numerosi travagli affiancati, una straordinaria memoria di vita e di co- protetti da tettoie, per consentire opera- noscenza, poco note se non alla comunità zioni in serie. Addetti a tali incombenze scientifica, talvolta misconosciute, o ri- erano i veterinari espatriati, coadiuvati da mosse, dal ricordo collettivo. Eppure personale locale, che vediamo reggere le l’impegno personale di tanti tecnici di al- grandi ampolle di vetro per il recupero tissimo livello aveva portato a realizzazio- del sangue. L’organizzazione generale del ni che, ancora oggi, in quel contesto geo- lavoro appare puntuale, anche se dai volti grafico, potrebbero rappresentare solidi e dagli atteggiamenti degli operatori si riferimenti nel campo della sanità e del- possono cogliere, a volte, i segni della fa- l’allevamento. tica e del disagio dovuto al clima incle- mente, come ben sa chi ha avuto espe- rienze in merito. Molto interessanti, dal Riflessioni conclusive punto di vista documentale, appaiono le immagini riguardanti i laboratori, che il- Ci mancano al momento notizie certe cir- lustrano le sequenze della lavorazione del ca le vicende dell’Istituto sierovaccinoge- sangue: anche in questo caso stupisce, no nel suo ultimo insediamento di Moga- specialmente in rapporto all’epoca ed alla discio: la sua localizzazione al cosiddetto localizzazione geografica, la congruità settimo chilometro, nelle immediate vici- delle attrezzature e l’impegno dei tecnici, nanze del campus dell’Università Nazio- espatriati e locali, pur se, anche in questa nale Somala e, in particolare, della Facoltà fase, si colgono i segni delle stesse diffi- di Zootecnia e Medicina Veterinaria, auto- coltà ambientali, alle quali accennavamo. rizza a presumere che le due istituzioni Non mancano le immagini dell’insieme abbiano subito la stessa sorte. Sulla com- del complesso dell’Istituto, nonché dei la- pleta distruzione del campus abbiamo, boratori diagnostici e degli uffici. In ulti- purtroppo, una documentazione eloquen- mo, ecco le mandrie oggetto della profi- te. Stesso destino ha avuto l’analogo e più lassi, quelle mandrie così poco produttive, vecchio Istituto di Asmara, in Eritrea, che ma tanto numerose da impressionare gli già nel 1987, ancora sotto sovranità etio- osservatori europei e da stimolare l’appe- pe, appariva come un rudere spettrale. 115 Ma, se la dissennatezza della politica e la La conclusione è sconfortante. In Soma- brutalità delle armi possono distruggere lia, come generalmente in Africa, all’indi- edifici ed istituzioni, ridefinire confini se- pendenza giustamente ottenuta non hanno condo le opportunità del momento, com- fatto seguito pace, libertà, benessere per piacersi di atrocità di volta in volta coper- le popolazioni, nonostante il dispendio di te da ragionamenti sconcertanti, possono uomini e mezzi profusi nelle attività di rendere ancor più misera la condizione di cooperazione, spesso tramutatesi in van- vita di popolazioni già segnate dagli stenti taggioso affare per chi ne ha avuto la ge- e addirittura contribuire alla diffusione stione. L’amara constatazione che ne deri- delle epizoozie. Anzi, proprio la peste bo- va è che, in Africa, al progredire dei tem- vina, nella sua avanzata da oriente ad oc- pi non corrisponde un reale progresso in cidente, ha sempre seguito gli eserciti, termini di condizioni economiche e socia- dall’antichità fino a tempi recenti, e la sua li accettabili ed anzi, molto spesso, si as- stessa introduzione in Africa, citata più siste ad una situazione di immobilismo, sopra, ne è un esempio classico. Jacotot e se non di regresso, rispetto a realizzazioni Mornet (36), nella descrizione storica del- precedentemente conseguite: documenta- le zone e delle vie di infezione, afferma- zioni come quelle che il Croveri ci ha la- no: …nous ne parlons pas de celles con- sciato ne sono dimostrazione. sécutives aux guerres, dont une des sé- quelles était ordinairement la peste bovi- ne, transportée par les convois et le bétail destiné à l’approvisionnement des trou- NOTE pes… (37). Possiamo aggiungere che, og- gi, proprio in Africa, la situazione è ag- (1) F. CRISTOFORI, G. TRUCCHI, A. STARVAGGI gravata dal collasso dell’organizzazione CUCUZZA, Paolo Croveri e l’attività dell’Istituto istituzionale e dal deterioramento dei ser- Sierovaccinogeno di Merca (Somalia Italiana) dal 1914 al 1918, Annali dell’Accademia di vizi sanitari, a causa di guerre e rivoluzio- Agricoltura di Torino, 141: 177-184, 1999. ni. La conseguenza è anche l’indiscrimi- (2) P. CROVERI, La sarcosporidiosi bovina nella nata distruzione delle realizzazioni sanita- Somalia Italiana: suoi rapporti colla deficienza rie coloniali, retaggio positivo, fra i pochi, di nutrizione, peste bovina e tripanosi, La Clini- di quell’epoca storica, come ammesso da- ca Veterinaria, 43: 65-92, 1920 gli stessi tecnici africani: Néammoins, il (3) D. GIOVINE, Igiene e malattie del bestiame, faut rendre hommage à nos illustres pré- UTET, Torino, 1938, pp 337-345. décesseurs dans la profession car, avec la (4) P. CROVERI, Patologia Tropicale e parassita- formation reçue, ils ont pu faire dispara- ria, Società Tipografico-Editrice Nazionale, To- ître les grandes épizooties d’autrefois qui rino, 1936, vol. I. Nel testo è ricompreso l’elenco delle pubblica- ont pour nom: peste bovine, péripneumo- zioni dell’Autore. nie contagieuse bovine. (38). (5) R. SOBRERO, Attività dell’Istituto Sierovacci- Anche ai giorni nostri, territori, dove la nogeno Somalo dal 1° aprile 1950 al 31 marzo peste veniva in qualche modo tenuta sotto 1960, Rivista di Agricoltura Subtropicale e Tro- controllo, anche grazie alla grande cam- picale, 54: 454, 1960. pagna Pan-African Rinderpest del 1982- (6) P. ORESTE, Malattie infettive degli animali 84, tornano ad essere ad alto rischio. È il domestici, Carlo Preisig Libraio-Editore, Napoli, caso proprio della Somalia, nelle regioni 1892, pp. 309-339. di confine con Kenya ed Etiopia, dove i (7) D. GIOVINE, cit., pp. 337-338. tecnici impegnati lamentano - è notizia di (8) Il Cap. Ugo Ferrandi (Novara 1851, ivi 1928), pioniere della Somalia meridionale, vi ri- questi giorni - fra le varie difficoltà incon- siedette per molti anni, prima come giornalista trate nel predisporre piani profilattici effi- esploratore, insieme con Bottego, in qualità di caci contro la malattia «l’assenza di un la- commissario regio per l’alto Giuba, poi. Si deve boratorio diagnostico di supporto» (39). in gran parte a lui la conservazione di quelle lon- 116 tane stazioni italiane. È ricordato, in particolare, catalogazione dei documenti è sommaria. per la difesa di Lugh (che divenne Lugh Ferran- (23) P. CROVERI, cit. sub 4, p. 46. di), avvenuta nel Natale del 1896. (24) G. DI DOMIZIO, L’opera svolta dall’Istituto (9) H. JACOTOT E P. M ORNET, La Peste Bovine, Siero-Vaccinogeno della Somalia Italiana duran- L’Expansion diteur, Paris, 1967, pp 8-15. te l’anno finanziario 1919-20, ed i maggiori bi- (10) F. HUTYRA e J. MAREK, Patologia Speciale e sogni per una più estesa e proficua attività, La terapia degli animali domestici, trad. di L. COMI- Clinica Veterinaria, 43: 388-394, 1920. NOTTI, Vallardi, Milano, 1916, pp 258-259. (25) Questo aspetto dell’attività del sierovacci- (11) H. JACOTOT e P. MORNET, cit. p. 8, pag. 11. nogeno e del veterinario coloniale in genere, (12) D. GIOVINE, cit., pp. 337-338. orientato alla divulgazione, o, diremmo oggi, al- (13) P. ORESTE, cit. pp. 311. la formazione, è più volte richiamato dalle pub- (14) P. STAZZI, A. MIRRI, Malattie infettive degli blicazioni dell’epoca. animali domestici, Istituto Zooprofilattico, Paler- Osservazioni sugli atteggiamenti degli indigeni mo, 1956, p. 741. circa la profilassi compaiono anche in altre fonti: (15) F. HUTYRA, J. MAREK, cit. pp 255-280 a proposito dell’intensità della reazione conse- (16) M. NICOLLE, ADIL-BEY, Annales Inst. Pa- guente alla sierovaccinazione, che presenta sin- steur, 16: 56, 1902. tomi simili a quelli di una infezione pestosa dice (17) W. KOLLE, G. TURNER, Zsch. Hyg. Infkr., il Giovine: «Gli indigeni che ben conoscono dal- 29: 309, 1898 la pratica questo principio, sono tanto più soddi- Gli Autori di cui sub 16 e 17 sono citati in tutti i sfatti dell’intervento quanto più intensa è la rea- trattati o lavori sull’argomento, ma dalle biblio- zione che ad esso consegue» ed ancora: «Gli in- grafie non è stato possibile desumere il titolo digeni soddisfatti per la difesa portata alla loro preciso delle memorie a stampa, di cui non pos- maggior ricchezza, pagano senza alcuna diffi- sediamo l’originale. coltà il contributo per l’intervento, anche perché (18) Incidentalmente, vogliamo precisare che il l’animale immunizzato (gurì) vale il doppio del nome di Kolle (grafia presumibilmente esatta) recettivo». (GIOVINE, cit. p. 444) viene spesso deformato ed utilizzato in più va- (26) G. DI DOMIZIO, cit. p. 392. rianti (Koller, Kollen), anche nello stesso testo (27) H. SCHEIN, Etudes sur la peste bovine, An- (cfr. Hutyra e Marek, cit., p. 256 vs. p. 276 e nales de l’Institut Pasteur, 31, n 11: 571-592, sgg.). 1917. (19) R. SOBRERO, cit. pag. 454. (28) P. CROVERI, Esperimenti di vaccinazione (20) P. CROVERI, Sulla recettività alla vaccina- contro la peste bovina con il metodo della siero- zione antipestosa dei vitelli nati da madre immu- infezione di Schein, Bulletin de la Société de Pa- ne verso la peste bovina. Esperimenti di siero- thologie exotique, 12: 487-489, 1919. vaccinazione antipestosa (metodo Kolle e Tur- (29) P.CROVERI, A propos de la vaccination con- ner) in vitelli lattanti e dopo lo slattamento, tre la peste bovine par le procédé de Schein, Boll. Ist. Int. d’Agr., 1919, citato in La Clinica Bulletin de la Société de Pathologie exotique 14: veterinaria, 42: 346-348, 1919. 9-15, 1921. (21) P. CROVERI, Trypanosoma Theileri «Varietas (30) H. SCHEIN, Vaccination contre la peste bovi- Somalilensis» chez les bovidés somaliens, consi- ne, Bull. Soc. Path. Exot. 13: 338-342, 1920. déré par rapport à la peste bovine et aux séro- (31) P. CROVERI, cit. sub 29, p. 11 vaccinations antipesteuses, Soc. Path. Comp., (32) H. JACOTOT, P. MORNET, cit. p. 161. 1920, recensito in Bull. Inst. Pasteur, 19: 562, (33) L.V. BERTARELLI, Guida d’Italia del Touring 1920. Club Italiano - Possedimenti e Colonie, Capriolo (22) P. CROVERI, Sull’azione svolta dalla Dire- e Massimino ed., Milano, 1929, p. 628, p. 762. zione dei servizi zootecnici e dell’Istituto siero- (34) G. DI DOMIZIO, cit. p. 393. vaccinogeno della Somalia Italiana dal 1915 a (35) L’indicazione circa l’impiego di reparti giugno 1918. Primo rapporto. Ministero delle cammellati deriva dalla citata fonte L.V. BERTA- Colonie, Roma, 1919. RELLI, cit. p. 762. L’archivio del Ministero delle Colonie, istituito (36) H. JACOTOT, P. MORNET, cit. p. 10. nel 1914 e successivamente trasformato in Mini- (37) A titolo di curiosa notazione, a conferma ul- stero per l’Africa Orientale, risulta nel corso de- teriore di quanto affermato da Jacotot e Mornet, gli anni più volte smembrato. Oggi risulta in par- riportiamo un passo tratto da: Memorie storiche te conservato dall’Archivio Centrale dello Stato, estratte dall’Archivio Parrocchiale di Villanova, in parte dall’Archivio Storico del M.A.E., ma la riguardanti specialmente gli Avvenimenti della 117 Rivoluzione Francese in Piemonte, Tipografia per tutto il paese con grande desolazione. Ditta G. Pane, Casale Monferrato, 1910, pag. 57: (38) A.J. AKAKPO, La profession vétérinaire: Principiata che fu la guerra fra i Francesi e le quel type de formation aujourd’hui en Afrique Potenze alleate di tutta l’Europa e che i medesi- tropicale: le cas de l’Ecole vétérinaire de Dakar, mi si inoltrarono in vicinanza delle Alpi del Pie- Proceedings of the VIII International Conference monte, che tosto si manifestò in vari paesi il of Institutions of Tropical Veterinary Medicine, morbo delle bovine giudicato pestilenziale, e che Berlino 25-29 sett.1995, vol. II, p. 679. faceva una orribile strage. Nel 1795 nel mese di (39) V. CASTAGNOLATI, Problematiche relative Ottobre incominciò a serpeggiare sulle alture del al controllo della peste bovina nel sud della So- Monferrato, dell’Alessandrino e del Piacentino, malia, Bollettino SIVtro-VSF Italia, n° 4:5-7, passò in Plarolo, in Morano ed in Asiano, ed in 2000. Gennaio 1796 a Caresana ed in Aprile passò a Villanova;… ed in Maggio e Giugno si diffuse

118 Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 APPUNTI SULLO SVILUPPO DEL CONCETTO DI ZOONOSI ADRIANO MANTOVANI

SUMMARY

NOTES ON THE DEVELOPMENT OF THE CONCEPT OF ZOONOSES

In ancient times «plagues» were described which affected animals and people at the same time and which do not correspond to zoonoses known to us. The concept that animal diseases could be transmitted to man developed first for rabies, and then following reports of occupational infections, which date back to the Roman age. In 1855, Virchow used the term «zoonoses» for the first time. With the advent of the bacteriological era, many authors contributed to this field with ideas and research studies. The WHO has been interested in zoonoses since 1951 and, among other things, has formulated various definitions, the most used of which is «Those infections (the agent of) which are naturally transmitted between (other) vertebrate animals and man». With the development of (Veterinary) Public Health, the field of problems connected with the interaction of man and animals has widened. The following extended definition of zoonoses is proposed here: «any detriment to health and/or quality of human life deriving from relationships with (other) edible or toxic vertebrate or invertebrate animals».

Gli Antichi animali (qualcuno preferisce tra epidemie ed epizoozie), attribuendo ad esse la stes- I muli colpiva in principio e i sa causa, generalmente un castigo divino. cani veloci, Ora noi sappiamo che tali epidemie (nelle ma poi mirando sugli uomini la persone e degli animali) avevano eziolo- freccia acuta gie differenti, ma potevano avere le stesse lanciava; e di continuo le pire dei cause predisponenti: guerre, calamità na- morti ardevano, fitte. turali (carestie, siccità, ecc.), spostamenti Iliade, Libro primo, 50-52 incontrollati. Per la sola rabbia, la madre di tutte le I versi dell’Iliade portano noi moderni ad zoonosi, si è arrivati dapprima al concetto interpretare la strage attribuita al dio d’infezione cane-cane, poi a quello di tra- Apollo come una zoonosi che colpisce smissione cane-uomo. contemporaneamente persone ed animali. Per secoli, sino all’avvento della batte- Però, se prendiamo in esame le zoonosi riologia, si è continuato ad osservare pe- che noi conosciamo, notiamo che nessuna stilenze che colpivano persone e animali è in grado di provocare una mortalità, o senza poter conoscerne l’eziologia, po- anche malattia, come quelle descritte. Lo nendo l’attenzione soprattutto alle epi- stesso si può dire per le altre «pestilenze» demie, attribuendole al «castigo divi- che hanno coinvolto contemporaneamente no». Era inoltre difficile, prima dello persone ed animali, che sono elencate sviluppo delle teorie evoluzionistiche, nella Tab, 1, in una lista certamente in- pensare (ammettere) che uomo ed ani- completa. Le fonti erano spesso costituite mali fossero così vicini da avere le stes- da poeti, scrittori e storici. Si era giunti, se malattie. in quei tempi, ad osservare una simulta- Il fatto che prodotti di origine animale e neità tra epidemie nelle persone e negli animali potessero essere nocivi è stato 119 presente nella cultura di diversi popoli an- la macellazione di animali carbonchiosi, tichi. Alcuni sono convinti che ciò abbia sotto pena di morte. influito anche sulla legislazione religiosa; Nel 1705 il Ramazzini descrisse un’epi- ad es., il divieto di Mosè nei confronti demia altamente mortale, probabilmente delle carni di suino e di altri animali. Lo carbonchio, che colpiva i pellai e i con- stesso potrebbe valere per gli «animali ciatori: impuri», tra i quali primeggiano il cane e La contagiosità della morva e la sua pos- il suino, che hanno così evitato di essere sibile trasmissione all’uomo fu oggetto di inclusi tra gli animali commestibili del discussione dal XVII al XVIII secolo. La Mediterraneo (Ebrei e Mussulmani). sottovalutazione del rischio portò ad un Secondo Ascoli (1934-35) si può additare alto numero di morti fra il personale che il Ramazzini come instauratore del risor- accudiva i cavalli, finché da ultimo l’infe- gimento di quella patologia comparata zione non fu riconosciuta come rischio che, ritenuta sin dai tempi di Ippocrate e professionale. di Aristotele il miglior mezzo per arrivare Jenner osservò la trasmissione del vaiolo ad un’esatta conoscenza dei processi pa- bovino all’uomo. Il 14 maggio 1796 egli tologici, era rimasta sommersa nelle te- raccolse il pus dalle lesioni di una mungi- nebre del medioevo preoccupato di mette- trice, Sara Nilmes, che si era infettata re in luce anziché le malattie comuni agli mungendo una vacca, e lo inoculò nel animali e all’uomo, i caratteri differen- giovane contadino James Phipps, realiz- ziali della creatura umana foggiata ad zando in tal modo la prima vaccinazione. immagine di Dio. Nel 1818 Veith, direttore della Scuola Ve- terinaria di Vienna, ammoniva contro il ri- schio di morte derivante dagli animali Le malattie professionali colpiti da carbonchio. Nel febbraio 1820 Francesco I Borbone Ciò che ha permesso di porre l’attenzione garantì una pensione a vita ad un uomo a malattie trasmesse dagli animali alle che aveva contratto la scabbia da alcuni persone sono state le zoonosi professiona- cammelli che aveva accudito insieme con li. Scabbia ed altre malattie cutanee, car- altri due stallieri, che furono pure colpiti. bonchio e morva si sono, infatti, palesate Breschet e Rujer, dal 1830 al 1840, sotto- come malattie professionali, prima ancora linearono l’elevata contagiosità del car- che i concetti di «infezione» e di «zoono- bonchio tra i cavalli e l’aumento del nu- si» fossero chiaramente recepiti. L’argo- mero di casi acuti della malattia fra le mento è stato analizzato da Mantovani e persone che li accudivano, quali veterina- coll. (1999) che citano in proposito alcuni ri, studenti di veterinaria e stallieri. esempi. Nel 1838, Gobbani descrisse alcune affe- Una delle prime segnalazioni di una ma- zioni cutanee negli stallieri ed in un bam- lattia legata ad un’attività professionale bino che avevano avuto contatti con un può essere fatta risalire a Tito Livio, che vitello: le lesioni erano probabilmente do- narra che nell’anno di Roma 328, sotto il vute a Trichophyton verrucosum o ad al- consolato di Aulo Cornelio Coso e Tito tre analoghe specie fungine. Lo stesso au- Penno, la scabbia che aveva colpito quasi tore indicò la rogna come malattia conta- tutto il bestiame si era diffusa ai contadi- giosa che minacciava contadini, stallieri, ni, poi agli schiavi ed infine a tutti gli abi- veterinari, cavalieri, mugnai e soldati. Il tanti della città. carbonchio viene ritenuto essere una pos- Renato Vegezio (IV secolo) descrive la sibile minaccia per i pellai, cuoiai e con- morva come infezione contagiosa non so- ciatori. lo per i cavalli, ma anche per l’uomo. Gamgee (1861) riferisce di un caso di Nel Medioevo il Senato di Venezia proibì carbonchio contratto da un pastore che si 120 era graffiato un braccio mentre curava il Virchow (1855) usava per la prima volta piede di una pecora. il termine: «Zoonosen: Infectionen durch Nel 1878 il carbonchio era riconosciuto contagiösen Thiergifte» (Zoonosi: infe- come malattia professionale a Vienna, do- zioni da veleni animali contagiosi). ve era comunemente denominato «malat- Gamgee (1861) nel suo testo segnala di- tia degli straccivendoli». Due anni dopo, versi casi di infezioni d’origine animale l’infezione fu riconosciuta anche in In- nell’uomo e cita: «Diseases arising from ghilterra e chiamata «malattia dei carda- animal poisons of unknown origin and gi- tori», dopo un focolaio sviluppatosi tra gli ving rise to eruptive fevers» (Malattie da addetti ad un impianto di lavorazione del- veleni animali di origine sconosciuta, che la lana. danno luogo a febbre eruttive). Nel 1886, Perroncito descriveva la derma- Perroncito (1886) scriveva nella prefazio- tomicosi come un morbo benigno della ne al suo testo: …ve ne sono [malattie] durata di 6-7 mesi, che colpiva i mungito- delle particolari ad ogni specie animale; ri ed il personale che accudiva bovini ed altre, che si trasmettono fra gli animali di equini. specie diversa; altre infine, che, sviluppa- Nel manuale di Galli-Valerio (1894) la tesi primitivamente negli animali, posso- rogna e la tricofitosi sono segnalate come no, in qualche modo, trapassare all’uo- malattie professionali degli addetti alla mo; oppure, sorte prima nell’uomo, si zootecnia, l’actinomicosi dei cocchieri, trasmettono agli animali, sotto la stessa medici e veterinari ed il carbonchio dei forma o con forme molto differenti. muratori e degli addetti alla lavorazione Negli anni successivi, in piena era batte- di crine di cavallo e spazzole. riologica, si è accentuata la ricerca degli Il primo documento esauriente che siamo agenti causali delle zoonosi (virus, batte- riusciti a trovare in tema di malattie pro- ri, miceti, protozoi, elminti, artropodi). fessionali d’interesse veterinario è «Con- Una rassegna completa della letteratura siderazioni generali sopra l’importanza su tale argomento è praticamente impos- della medicina veterinaria nel campo assi- sibile. Citeremo solo alcuni esempi. curativo (uomo)», pubblicato da E. Bar- Reder e Koranyi (1875) pubblicano «Ma- boni e G. Menesini in occasione del III lattie nate per infezioni di contagio ani- Congresso Internazionale sulla Medicina male - zoonosi». delle Assicurazione sulla Vita, tenutosi a Galli-Valerio (1894) pubblicò un Manua- Roma nel 1949. le Hoepli dal titolo «Zoonosi: malattie Grazie alle infezioni professionali si è ar- trasmissibili dall’animale all’uomo», do- rivati all’era della batteriologia consci del ve afferma che mentre un tempo era così fatto che esistono infezioni comuni alle radicata la convinzione che le malattie persone e agli animali. dell’uomo dovessero essere affatto diver- se da quelle degli animali si da far persi- Il concetto di zoonosi no negare la trasmissibilità della morva dal cavallo all’uomo prima che il Rayer Si è sentita allora la necessità di definire ne facesse la famosa descrizione; ci si ac- (dare il nome) a queste malattie trasmissi- corge, invece, che molte malattie si tra- bili dagli animali alle persone. smettono dagli animali all’uomo e vice- Alessandrini, nel 1824, aveva parlato di versa, per cui una nuova branca di studi «l’idrofobia ed i malori non men di que- importantissimi sorse: quella delle zoo- sta appiccicaticci». nosi trasmissibili all’uomo. Nel 1838 Gobbani pubblicò un manuale Il termine «zoonosi» non veniva accettato «sulle malattie contagiose che si propaga- unanimemente. Nel 1907, ad esempio, è no da un genere all’altro di animali e da stato pubblicato da Mosny ed altri un te- questi all’uomo». sto dal titolo «Malattie comuni all’uomo 121 e agli animali. Tubercolosi-Scrofola-Mor- 1951 «…infections of man… shared in va-Actinomicosi-Carbonchio-Psittacosi- nature by other vertebrate animals» (infe- Rabbia-Tetano-Lepra-Trichinosi-Anchilo- zioni dell’uomo… condivise in natura da stomosi» in cui il termine «zoonosi» non altri animali vertebrati). compare. In questo contesto Acha e Szyfres (1980 e Ascoli, nell’Annuario Veterinario Italiano segg.) e Schwabe (1985) considerano solo (1934-35), dedica una sezione alle malat- malattie trasmissibili, Steele (1982) inclu- tie trasmissibili dagli animali all’uomo, de anche le morsicature di serpente e le nella quale usa il termine «zoonosi» rite- allergie nell’uomo causate da animali. nendolo acquisito (cioè senza definirlo). Palmer, Lord Soulsby e Simpson (1998) Tra le zoonosi più importanti cita, nell’or- adottano la definizione dell’OMS (1959) dine, morva, carbonchio ematico, rabbia, togliendo «(altre)» e facendo notare come (inserisce anche il morso delle vipere), alcuni ritengano che non esistano prove peste bubbonica, tripanosomiasi, leishma- sufficienti che in tutte le zoonosi vi sia niosi, tularemia, febbre delle Montagne una trasmissione naturale; altri sottolinea- Rocciose, bartonellosi, vaiolo vaccino, no l’opportunità di includere infezioni op- morbo di Weil, tubercolosi di tipo bovino, portunistiche «innaturali» di pazienti gra- mal rosso, melioidiosi, intossicazioni da vemente immunocompromessi; altri an- carne dovute a bacilli del gruppo tifo-coli, cora inserirebbero intossicazioni, come scarlattina e brucellosi. quelle dovute a veleni di serpente e ragni L’Organizzazione Mondiale della Sanità o il botulismo. Si esprimono, inoltre, ti- (OMS) ha cominciato ad interessarsi di mori che con l’avvento di xenotrapianti, zoonosi nel 1951, con la costituzione del- agenti infettivi sconosciuti (virus, prioni, la Unità di Sanità Pubblica Veterinaria ecc.) di un animale donatore (suino) pos- (diretta da M. Kaplan) e del Gruppo Mi- sano essere trasmessi al paziente destina- sto OMS/FAO di Esperti sulle Zoonosi. tario. Nella prima riunione del 1951 viene pre- Il termine zoonosi è quello utilizzato nor- parato un elenco di più di 80 zoonosi, tut- malmente. Altri termini sono usati come te malattie trasmissibili, di cui una quin- sinonimi oppure con un significato più dicina importanti per i paesi europei. In esplicativo e/o limitato. L’OMS (1979) ri- tale riunione, e nella successiva del 1954, porta in un allegato del rapporto tecnico il termine zoonosi è utilizzato per desi- sulle zoonosi parassitarie una classifica- gnare le malattie animali trasmissibili al- zione basata sugli ospiti serbatoio (antro- l’uomo. pozoonosi, zooantroponosi, amfixenosi) Le zoonosi continuano a costituire l’inte- ed una classificazione basata sul tipo di resse centrale, ma non sempre l’unico, del- ciclo vitale (zoonosi dirette, ciclo-zoono- la Sanità Pubblica Veterinaria dell’OMS si, meta-zoonosi, sapro-zoonosi). Paltri- anche con la direzione di M. Abdussalam, nieri e Farina (1963) usano il termine Z. Matyásˇ, K. Bögel e F. Meslin. zoonosi o antropoctenosi ed adottano la Nel 1959 l’OMS adotta la seguente defi- definizione dell’OMS del 1952. nizione: «Those diseases and infections In Italia la materia di insegnamento uni- (the agents of) which are naturally trans- versitario è stata denominata «antropo- mitted between (other) vertebrate animals zoonosi», così come nell’Appendice del- and man» (Quelle malattie e infezioni [i l’Enciclopedia Treccani (1979-1992) la cui agenti sono] naturalmente trasmesse/i voce è trattata come «zoonosi-antropo- tra [altri] animali vertebrati e l’uomo). zoonosi». Pur accettando la definizione ufficiale L’interesse per le zoonosi porta a nuove dell’OMS, importanti autori come Acha e acquisizioni e ad approfondirne gli aspetti Szyfres (1980), Steele (1981) e Schwabe socio-economici. Il numero di quelle co- (1985) preferiscono la definizione del nosciute aumenta. Ad esempio, mentre la 122 prima edizione del testo di Acha e Szyfres precedenti definizioni, mantenendo la pa- (1982) ne trattava 148, la seconda edizio- rentesi per rispetto verso culture non evo- ne (1989) ne trattava 176. Si è aggiunta luzionistiche. anche la Encefalomielite Spongiforme Bovina (BSE), la quale ha portato anche Su proposta di L. Venturi (comunicazione un nuovo tipo di agenti eziologici (i prio- personale) sono stati aggiunti gli «inverte- ni), nonché problemi epidemiologici e so- brati commestibili» in quanto alcuni mol- cio-economici estremamente complessi. luschi eduli trasmettono agenti patogeni. E’ stato aggiunto anche «tossici» in quan- to alcuni invertebrati (ad es., meduse, Una proposta scorpioni, vespe) possono provocare ef- fetti tossici nelle persone. La lotta contro le zoonosi ha costituito sin dai primordi uno dei compiti della Sanità Pubblica. Dagli anni ‘50 si è sviluppata la Osservazioni e conclusioni Sanità Pubblica Veterinaria, e dagli anni ‘70 l’Igiene Urbana Veterinaria (Cosivi e La definizione proposta si accorda con Mantovani, 1993; Mantovani e Natali, quelle che parlano di «malattie trasmissi- 1999). Lo studio e la pratica di tali mate- bili dagli animali all’uomo» e si differen- rie hanno portato alla constatazione che le zia da quelle che vogliono le zoonosi cau- malattie trasmissibili sono uno (importan- sate solamente da organismi trasmissibili. te), ma non il solo dei problemi legati al Nella definizione manca la reciprocità, binomio animali-uomo. presente nella definizione dell’ OMS del La Tab. 2 elenca i più importanti di tali 1959 («between» in inglese, «tra» in ita- fattori non di natura infettiva che possono liano), caratteristica che però è assente procurare patologie alle persone: inquina- nel ciclo di quasi tutte le zoonosi che tro- menti di origine alimentare e ambientale, vano nell’uomo un ospite a fondo cieco. allergie, traumi. Sono inclusi anche fattori Il concetto di reciprocità è ritenuto impor- connessi con la qualità della vita che, se- tante da A. Seimenis (comunicazione per- condo i concetti dell’OMS, rientrano nel- sonale). la definizione di salute. La definizione si accorda con le attività di Viene pertanto proposto il seguente allar- sanità pubblica, a valenza pluricompren- gamento della definizione di zoonosi: siva (orizzontale) e si accorda difficilmen- «danno alla salute e/o qualità della vita te con l’organizzazione e le tematiche dei umana causato da relazione con (altri) singoli corsi accademici (verticali). animali vertebrati o invertebrati com- La ricerca di due differenti denominazio- mestibili o tossici» ni, una per le zoonosi in senso classico «any detriment to the health and/or (solo trasmissibili) ed una per la categoria quality of human life deriving from allargata, non ha sinora avuto successo. relationships with (other) vertebrate or Interesse dominante è di avere un termine edible or toxic invertebrate animals». unico per tutte le malattie connesse con animali, indipendentemente dalla loro Nota: Sono state apportate alcune modifi- eziologia (infettiva e non), che possono che alla versione originale (Mantovani, coprire tutti i compiti di sanità pubblica 2000). connessi con gli animali. Sono stati eliminati gli aggettivi «diretta o Come esempio, nella Tab. 3 riportiamo un indiretta» riferiti a «relazione», perché elenco di zoonosi definite secondo il con- non necessari e per accorciare la defini- cetto allargato, che possono riscontrarsi in zione. un ambiente domestico. Si è aggiunto «(altri)» per uniformità con Le definizioni classiche di zoonosi erano 123 tutte o quasi fondate sul fatto che le stesse AA.VV., Storia della medicina,Walk Over Ita- fossero legate solamente ad animali verte- liana, Bergamo ,1982. brati, che gli agenti eziologici fossero di ANONIMO, Antonio Alessandrini, Annuario Vete- natura infettiva, e tendevano a considerare rinario Italiano 1934-35, p.p. 395-400, Tipogra- la salute nel senso convenzionale, senza fia Editrice Sallustiana, Roma, 1935. J. BLANCOU, Histoire de la surveillance et du allargarsi alla qualità della vita, come contrôle des maladies animales transmissibles, espresso dalla definizione di salute del- Office International des Epizooties, Paris, 2000 . l’OMS. A. ASCOLI, Le malattie infettive trasmissibili da- La definizione proposta allarga il concetto gli animali all’uomo nei nuovi riflessi della pat- di salute alla qualità della vita, secondo la logia cmparata, Annuario Veterinario Italiano politica dell’OMS, prende in considera- 1934-35, pp. 571-584, Tipografia Editrice Sallu- zione tutte le noxae connesse con animali stiana. Roma, 1935. e loro prodotti (non solo agenti infettivi, K. BÖGEL, R.B. GRIFFTHS, A. MANTOVANI, Z. ma anche allergeni, sostanze chimiche ne- MATYÁSˇ, Guiding principles for planning, orga- gli alimenti di origine animale, traumi e nisation and management of veterinary public health programmes, Veterinary Public Health inquinamenti) e aggiunge, tra le fonti ani- Reports/Rapporti di Sanità Pubblica Veterinaria, mali, anche gli invertebrati eduli e tossici ISS/WHO/FAO-CC/IZSTe/90.11, 1990. (v. Tab. 2 e Tab. 3). V. C HIODI, Storia della veterinaria, Farmitalia La definizione proposta si concilia con le Servizio Veterinario, Milano, 1957. obiezioni di Palmer, Lord Soulsby e L.J.M. COLUMELLA, De re rustica, Ex Rheginen- Simpson (1998) in quanto non parla di si Editione, 1782. trasmissione naturale, è applicabile alle A. COCKBURN, Infectious diseases, their evolu- infezioni di origine animale delle persone tion and eradication, C.C. Thomas, Springfield, immunocompromesse e di quelle che ri- Illinois, 1967. cevono xenotrapianti, è allargata a tutte le D. COMIN, Storia delle epidemie, appunti non pubblicati. noxae di origine animale. O. COSIVI, A. MANTOVANI, La Sanità Pubblica Ve- La Tab. 4 paragona alcune definizioni di terinaria nell’Organizzazione Mondiale della Sa- zoonosi con quella proposta. nità, Il Progresso Veterinario, 17: 537-542, 1993. Ritengo pertanto fondamentale che la Sa- C.PH. FALCK, R. VIRCHOW, F.A. SIMON, Hand- nità Pubblica, nell’ambito della gestione buch des spezielle Pathologie und Therapie: In- dei problemi conseguenti alle relazioni toxicationen, Zoonosen und Syphilis, Ferdinand dirette e indirette tra persone e animali, Enke Verlag, Erlangen, 1855. debba avere una visione onnicomprensi- W.D. FOSTER, A History of Parasitology, E.& S. va, che tenga conto non solo delle malat- Livingstone Ltd. Edinburgh & London, 1965. tie trasmissibili, ma anche di tutte le no- G. FRACASTORO, Carminum, Editio II., Tomus I & II, G. Comino Stampatore in Padova, Padova, xae contenute negli alimenti di origine 1738. animale, nonché dei fattori ambientali e B. GALLI-VALERIO, Zoonosi. Malattie trasmissi- tecnologici, e di quelli connessi con la co- bili dagli animali all’uomo, Hoepli, Milano, esistenza uomo-animali e con la qualità 1894. della vita. J. GAMGEE, Our domestic animals. Health and La definizione proposta, suscettibile di mi- disease, Vol. III., A. Fullarton & Co., Edinburgh, glioramenti, potrebbe costituire un punto London, and Glasgow, 1861. di partenza verso i suddetti obiettivi. G. GOBBANI, Quadro delle malattie contagiose che si propagano da un genere all’altro di ani- mali e da questi all’uomo, Osservatore Medico, Napoli, 1838. TESTI CONSULTATI A. MANTOVANI, Influenza delle epidemie sugli eventi storici, Atti del corso provinciale residen- N.P. ACHA, B. SZYFRES, Zoonoses et maladies ziale di aggiornamento per insegnanti elementari transmissibles communes à l’homme et aux ani- sulle «Scienze fisiche e naturali», Pietracamela, maux, II ed., O.I.E., Paris, 1989. 1-10 Aprile 1963. 124 A. MANTOVANI, Zoonosi-Antropozoonosi, Enci- Unione Tipografico-Editrice, Torino, 1886. clopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti. Isti- G. PINTO, Storia della medicina, Tipografia Arte- tuto della Enciclopedia Italiana Giovanni Trecca- ro e Comp., Roma, 1879. ni, Vol. V, Roma, 1995, pp. 1979-1992. A. REDER, F. KORÁNYI, C. SIGMUND, Malattie A MANTOVANI, Zoonoses control and veterinary nate per infezione di contagio animale. Zoonosi, public health, Rev. Sci. Tech. Off. Int. Epiz., V. Pasquale, E. Pellerano, Napoli, 1875. 11(1): 205-218, 1992. W. SCHWABE, Veterinary Medicine and Human A. 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125 Tabella 1

MALATTIE COMUNI AGLI ANIMALI E ALL'UOMO NELL'ANTICHITÀ

MALATTIA AUTORE ANNO

Peste Omero VIII-VII sec. a.C.

Peste Erodoto V sec. a.C.

Peste Ippocrate V sec. a.C.

Carbonchio (Antrace)* Aristotele IV sec.a.C.

Vaiolo (?) Esodo (descritta nell') II sec.a.C.

Non identificata S. Italico 212 a.C.

Fuoco sacro Columella I sec. a.C.

Fuoco sacro Lucrezio I sec. a.C.

Peste Ovidio I sec. a.C.

Peste, Carbonchio, Rabbia Virgilio I sec. a.C.

Vaiolo, Fuoco sacro Plinio I sec.

Carbonchio Galeno II sec.

Peste Gregorio di Tours 580

Peste Anonimo 801

Antrace Metaxà X, XI, XII sec.

Peste (?) Anonimo 1098

*Nel passato i termini «carbonchio» e «antrace» includevano diverse malattie come erisipela (mal rossino), vaiolo, rab- bia, febbre ricorrente, colera, peste bovina, peste suina, peste, malattie della pelle. 126 Tabella 2 CAUSE NON INFETTIVE DI DANNO ALLA SALUTE UMANA DOVUTE A RELAZIONI CON ANIMALI

ALLERGENI • da contatto con animali • da alimenti di origine animale (o.a.)

SOSTANZE CHIMICHE NEGLI ALIMENTI DI O.A. • antibiotici • diossine • ormoni • tossine • veleni di origine ambientale

TRAUMI • morsicature • graffi • calci • punture

INQUINAMENTO DA • animali • sostanze di o.a. • artropodi e funghi di o.a.

INTOSSICAZIONI • morsi di serpente • punture di artropodi

127 Tabella 3 CAUSE DI DANNO ALLA SALUTE UMANA DOVUTE A RELAZIONE CON ANIMALI («ZOONOSI») IN AMBIENTE DOMESTICO

INFEZIONI E INFESTAZIONI ALLERGENI ➢ colibacillosi ❏ da animali (peli, piume, ecc.) ➢ coriomeningite linfocitaria ❏ acari e funghi da «animalizzazione» del- ➢ criptosporidiosi l'ambiente ➢ dermatomicosi ❏ negli alimenti di o.a. ➢ dermatosi da acari ➢ larva migrans ➢ leptospirosi ➢ malattia da graffio di gatto ➢ pasteurellosi ➢ pulci ➢ ricketsiosi ➢ rogne ➢ salmonellosi ➢ tetano ➢ toxoplasmosi ➢ tubercolosi ➢ zecche

TRAUMI INQUINAMENTO N morsicature da animali: N graffi ❖ sporco N beccate ❖ rumore N punture ❖ sovraffollamento N ….. da «animalizzazione» dell'ambiente da sostanze chimiche usate per gli animali

LEGATI AGLI ALIMENTI DI O.A. INTOSSICAZIONI tossinfezioni • punture di artropodi allergeni sostanze chimiche antibiotici diossine ormoni tossine veleni di origine amb. …..

128 Tabella 4

DEFINIZIONI DI ZOONOSI

L'IDROFOBIA ED I MALANNI NON MEN DI QUESTA APPICICCATICCI (Alessandrini, 1824)

ZOONOSI: INFEZIONI DA VELENI ANIMALI CONTAGIOSI (Virchow, 1855)

MALATTIE NATE PER INFEZIONE DI CONTAGIO ANIMALE - ZOONOSI (Reder e Koeanyi, 1875)

ZOONOSI: MALATTIE TRASMISSIBILI DAGLI ANIMALI ALL'UOMO (Galli-Valerio, 1894)

MALATTIE COMUNI ALL'UOMO E AGLI ANIMALI (Mosny e altri, 1907)

ZOONOSI: MALATTIE ANIMALI TRASMISSIBILI ALL'UOMO (OMS, 1951 e 1954)

QUELLE MALATTIE E INFEZIONI (I CUI AGENTI SONO) NATURALMENTE TRASMESSE/I TRA (ALTRI) ANIMALI VERTEBRATI E L'UOMO (OMS, 1959)

INFEZIONI DELL'UOMO CONDIVISE IN NATURA DA ALTRI ANIMALI VERTEBRATI (Acha e Szyfres, 1980; Steele, 1982; Schwabe, 1985)

DANNO ALLA SALUTE E/O QUALITÀ DELLA VITA UMANA CAUSATO DA RELAZIONE CON (ALTRI) ANIMALI VERTEBRATI O INVERTEBRATI COMMESTIBILI O TOSSICI (Mantovani, 2000)

129

Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 CONTRIBUTO ITALIANO ALLA SANITA' PUBBLICA VETERINARIA NELLE EMERGENZE NON EPIDEMICHE RENATA BORRONI - MARCO LEONARDI - ADRIANO MANTOVANI - ADRIANA VOLPINI

SUMMARY

THE ITALIAN CONTRIBUTION TO PUBLIC VETERINARY HEALTH IN NON-EPIDEMIC EMERGENCIES

Italy is exposed to a wide range of risks, of both human and natural origin. After the earthquake of 1980 in Southern Italy, a modern system of civil defense was developed, including Veterinary Services (VS). After this event, a veterinary team was asked by the Ministry of Health to deal with some aspects of post-disaster management. Over the following years, several training activities were developed for veterinary public health in disasters, and local VS acquired a good response capability to non-epidemic emergencies. The Ministry of Health and National Department for Civil Defense published specific guidelines on veterinary public health activities in emergency situations. VS were also involved in planning activities (Vesuvius, Sicily) and humanitarian intervention overseas: in Albania, during the Kossovo war, a food hygiene team was established to ensure food safety and environmental hygiene in refugee camps. In the last 20 years Italy has developed a specific model of veterinary civil defense, and is one of the leading countries in the world in this sector.

L’Italia, per le sue caratteristiche geogra- Comunità Europea ad emanare una diretti- fiche, demografiche ed economiche, è va che, non a caso, è conosciuta come esposta ad un grande numero di rischi, sia «Direttiva Seveso». Nel 1986, il disastro di origine naturale, sia legati alle attività nucleare di Chernobyl, in URSS, ha avuto dell’uomo. Per quanto riguarda i disastri serie ripercussioni nel nostro Paese, so- idrogeologici, nel corso degli ultimi 80 prattutto per quanto riguarda la sicurezza anni si sono verificate nel nostro paese alimentare. circa 5.400 alluvioni e 11.000 frane. L’I- Malgrado questo succedersi di eventi cala- talia è inoltre un Paese ad alto rischio si- mitosi, solo negli ultimi 20 anni ha inizia- smico: dall’anno 1000, più di 200 eventi to a svilupparsi in Italia una vera e propria sismici di rilevante gravità, che hanno cultura di protezione civile, che ha subito causato, nel solo secolo appena trascorso, una rapida evoluzione. Partendo dalla me- 120.000 vittime. Il 40% della popolazione ra organizzazione dei soccorsi, si è arrivati vive in aree ad alto rischio sotto questo ad un complesso sistema di protezione ci- aspetto. Il rischio vulcanico è più localiz- vile, che si articola in diverse fasi: zato, ma non meno serio: la presenza di z previsione e prevenzione del rischio; grandi vulcani attivi (soprattutto nel Golfo z pianificazione e preparazione dell’e- di Napoli) espone al rischio immediato di mergenza; eruzioni circa due milioni di persone. z gestione dei soccorsi; Per quanto concerne i disastri legati all’at- z gestione del ritorno alla normalità. tività umana, l’Italia, oltre al perenne fla- La prima norma avente come oggetto gello degli incendi, ha sperimentato nel- l’organizzazione dei soccorsi nelle grandi l’ultimo quarto di secolo almeno due emergenze risale al 1970 (Legge 996), ma grandi emergenza tecnologiche: l’inciden- il relativo regolamento di esecuzione fu te industriale di Seveso nel 1976, che ha approvato soltanto nel 1981 (DPR 66), segnato un punto di svolta nella politica dopo il terremoto della Campania e della del rischio industriale, tanto da spingere la Basilicata del novembre 1980. 131 Tale evento è considerato, sotto molti situazioni di maxiemergenza. Ne sono sta- aspetti, l’atto di nascita della protezione ta diretta testimonianza l’esperienza del- civile in Italia. In seguito alle lacune regi- l’alluvione del Piemonte del 1994 e della strate nell’organizzazione dei soccorsi, e Versilia (1995). In questi contesti i servizi all’assoluta mancanza di interventi di pre- veterinari hanno gestito autonomamente la venzione, il Paese ha iniziato a dotarsi di propria attività, che è consistita principal- un sistema di protezione civile, colmando mente nel recupero degli alimenti di origi- il ritardo che lo separava da altri Paesi ne animale conservati in strutture alluvio- esposti ad analoghi rischi. nate (e decisione sull’edibilità), al recupe- Con il terremoto del 1980 è anche iniziato ro degli animali e allo smaltimento delle il coinvolgimento sistematico dei Servizi carogne. Gli interventi più recenti (Sarno Veterinari nell’ambito delle grandi emer- 1998; emergenza Kossovo 1999) hanno genze non epidemiche. L’intervento di visto emergere con particolare rilevanza le una squadra veterinaria, deciso dal Mini- tematiche relative all’igiene dell’approvvi- stero della Sanità, si è verificato in un gionamento, conservazione, preparazione momento particolare della veterinaria, e e distribuzione degli alimenti. Un Nucleo più in generale della sanità italiana. Si era Controllo Igiene Alimenti costituito da ve- infatti nella fase di organizzazione del terinari è stato attivato dal Dipartimento Servizio Sanitario Nazionale, sulla base della Protezione Civile allo scopo di ga- della riforma sanitaria del 1978. I Servizi rantire la sicurezza alimentare nei campi Veterinari delle aree colpite (ancora orga- di accoglienza allestiti dall’Italia per i nizzati secondo il modello precedente la 40.000 profughi kossovari, in territorio al- riforma) non furono in grado di risponde- banese e a Comiso. Un ulteriore settore di re adeguatamente ai bisogni emersi in se- intervento è quello legato alle grandi ma- guito al sisma. Per questa ragione venne nifestazioni pubbliche: nella fase prepara- inviata una squadra di «esterni», compo- toria del Giubileo del 2000 a Roma, i Ser- sta da professionisti provenienti dal mon- vizi Veterinari della capitale sono stati do universitario e dal servizio sanitario chiamati a pianificare e mettere in atto in- nazionale. Notevole fu il contributo del terventi di igiene urbana e della ristorazio- corpo veterinario militare. Le attività ne collettiva mirati a tutelare la salute di svolte in quella circostanza furono princi- milioni di pellegrini. palmente le seguenti: Il livello di operatività dei servizi veteri- z recupero degli alimenti di origine ani- nari italiani è il prodotto di un’intensa e male conservati in strutture danneggiate peculiare attività di formazione e ricerca e decisione sulla destinazione (distru- nel settore sviluppata nel nostro Paese. Il zione, alimentazione animale, libero Centro di Collaborazione OMS/FAO per consumo); la Sanità Pubblica Veterinaria, costituito z recupero e cura degli animali dispersi; nel 1984 presso l’Istituto Superiore di Sa- z smaltimento degli animali morti; nità, ha svolto, tra le altre attività, nume- z controllo e cattura dei cani vaganti; rosi programmi di formazione nel settore z ripristino e controllo delle attività di della medicina veterinaria delle catastrofi, macellazione e raccolta del latte. con l’organizzazione di corsi e la pubbli- Negli anni successivi, la cultura e l’orga- cazione di linee guida, avvalendosi della nizzazione della protezione civile hanno collaborazione di numerosi organismi na- vissuto una rapida crescita ed evoluzione, zionali ed internazionali, quali il Centro nel mondo della veterinaria come nell’in- Europeo di Medicina delle Catastrofi tero Paese. I Servizi Veterinari, che si sono (CEMEC) della Repubblica di San Mari- riorganizzati nel corso degli anni ‘80 se- no ed Il Centro Mediterraneo per il Con- condo le linee della riforma sanitaria, han- trollo delle Zoonosi (WHO MZCC) di no conseguito la capacità di fronteggiare Atene. 132 Il mondo della veterinaria, incluso quello che tende a trascurare o ad omettere le at- universitario, mostra un crescente interes- tività di prevenzione e sanità pubblica, le se verso la medicina delle catastrofi. L’U- quali, dopo i primi giorni dall’evento, di- niversità di Messina ha organizzato nel- ventano invece la parte preponderante l’anno accademico 1998-99 un corso di dell’intervento sanitario. Risulta quindi di perfezionamento sulle attività veterinarie rilevanza essenziale stabilire un’effettiva nelle catastrofi naturali. Tutta questa atti- collaborazione interprofessionale, che a vità culturale ha avuto un riscontro sul livello istituzionale deve realizzarsi nei piano organizzativo e normativo. Nel dipartimenti di prevenzione, ma che deve 1992 il Ministero della Sanità ha emanato concretizzarsi anche a livello di organiz- una circolare per la preparazione e l’orga- zazioni non governative. In tale prospetti- nizzazione degli interventi veterinari nelle va un gruppo di medici veterinari, che da emergenze non epidemiche. Nello stesso tempo operano nel settore delle emergen- anno, con la Legge 225, viene istituito il ze non epidemiche, ha aderito all’Asso- servizio nazionale di protezione civile, di ciazione Italiana di Medicina delle Cata- cui fanno parte tutte le componenti del strofi, la più importante realtà associativa servizio sanitario nazionale, e quindi an- del settore sanitario di protezione civile. che i servizi veterinari. Un medico veteri- Il «modello italiano» di protezione civile nario è stato inserito nella VII Sezione veterinaria è stato presentato al Congres- (Rischio Sanitario) della Commissione so Mondiale Veterinario che si è tenuto a per la Previsione e Prevenzione dei Gran- Lione dal 24 al 26 settembre 1999, all’in- di Rischi, massimo organo tecnico-scien- terno di una sezione dedicata all’interven- tifico della protezione civile. Nel 1998, to nelle emergenze non epidemiche. In sviluppando i contenuti della Circolare quest’occasione è stato fatto il punto sul Ministeriale del 1992, il Servizio Emer- lavoro svolto e sulle prospettive future, ed genza Sanitaria del Dipartimento della è stato evidenziato il ruolo d’avanguardia Protezione Civile ha pubblicato le proprie dell’Italia in questo settore. Il modello linee guida per le attività di sanità pubbli- italiano è strettamente legato all’organiz- ca veterinaria nelle emergenze non epide- zazione dei Servizi Veterinari i quali, caso miche. unico al mondo, sono interamente integra- La medicina veterinaria delle catastrofi si ti nel Servizio Sanitario Nazionale, e sono è evoluta di pari passo con la cultura di capillarmente presenti sul territorio a livel- protezione civile nel nostro Paese. Dalla lo di distretti sanitari delle AASSLL. E’ fase del soccorso «improvvisato» si è pas- quindi un sistema fondato su un servizio sati alla pianificazione degli interventi. «pubblico decentrato», che si avvale del- Gli aspetti veterinari sono stati inclusi nei l’apporto dei veterinari liberi professioni- piani nazionali di protezione civile, come sti e, soprattutto in prospettiva, del volon- nel caso del Piano Vesuvio e della pianifi- tariato animalista, ma orientato essenzial- cazione della Sicilia Orientale e Stretto di mente alle attività di sanità pubblica. Messina. Altri Paesi hanno sviluppato una specifica Il contributo veterinario alla medicina cultura di protezione civile veterinaria, delle catastrofi non si limita all’ambito secondo modelli organizzativi e culturali specifico. La medicina veterinaria ha con- differenti da quello italiano. La Francia, tribuito ad allargare gli orizzonti del soc- che vanta una notevole scuola di medicina corso sanitario nei disastri, tradizional- delle catastrofi, ha sviluppato il corpo dei mente limitato, o principalmente fondato Sapeurs Pompiers Vétérinaires, principal- sull’organizzazione dell’immediato soc- mente indirizzati alla gestione di catastro- corso ai feriti. E’ ancora nettamente pre- fi a effetto limitato (incidenti stradali, in- valente nel mondo della medicina «uma- cendi di limitata estensione, ecc.). Negli na» l’approccio di medicina d’urgenza, Stati Uniti d’America, Paese che, per di- 133 mensioni e caratteristiche geografiche, è BIBLIOGRAFIA soggetto frequentemente a disastri natura- li, l’intervento veterinario a fronte di tali (1) AA.VV., Veterinary Services in Disasters and emergenze è fondato prevalentemente sul- Emergencies. JAVMA, 1987, 190(6): 701-799. l’associazionismo veterinario (AVMA) e (2) AA.VV., Catastrophes chimiques et actions animalista, ed è orientato anzitutto alla vétérinaires. Veterinary Public Health Re- ports/Rapporti di Sanità Pubblica Veterinaria. salvaguardia della sanità e del benessere ISS/WHO/FAO-CC/IZSTe/91.17. 1991. degli animali. (3) E. AFANE, N. ROCHE, G. ATCHOU, P. CARTE- A Cuba, a causa delle condizioni climati- RET, G.J. HUCHON., Respiratory Symptoms and che e ambientali dell’isola, è stata acqui- Peak Expiratory Flow in Survivors of the Nyos sita una notevole esperienza nel settore Disaster. CHEST, 1996, 110 (5): 1278-1281. specifico dei «disastri d’acqua» (uragani, (4) AVMA, AVMA Emergency Preparedness and alluvioni). L’interesse verso questo setto- Response Guide. AVMA, Schaumburg, Illinois, re della veterinaria nel continente ameri- USA. 1990. cano è testimoniato anche dall’intensa at- (5) F. BARBERI, M.L. CARAPEZZA, Pericoli con- tività svolta dall’ufficio regionale delle nessi all’emissione di gas e aerosol vulcanici. Le Americhe dell’Organizzazione Mondiale Scienze Quaderni, 1996, 93: 54-56. (6) P.J. BAXTER, R.S. BERNSTEIN, S. BUIST, Acti- della Sanità (Pan American Health Orga- vidades medicas preventivas ante erupciones nization, PAHO). volcanicás. Prevención 1997, 18: 16-25. In prospettiva futura, la medicina veteri- (7) B. BUSSI, G.A. CASSINA (ed.): Attività veteri- naria dovrà confrontarsi presumibilmente narie nelle emergenze minori. 6th International con alcuni problemi emergenti, legati ai Training Course. CEMEC. Repubblica di San mutamenti socio-economici e ambientali Marino, 1992. in atto, quali: (8) B. BUSSI, J.F. CAUTIN, G. KECK, A. MANTO- z problemi di sanità pubblica nei centri di VANI, F. TRENTI, Veterinary Actions in Disasters. accoglienza di sfollati, rifugiati, profu- CEMEC. Monographs No. 5. Republic of San Marino, 1991 ghi; (9) B.Bussi, Emergenza e medicina veterinaria: z disastri legati ai mutamenti climatici un’esperienza di programmazione nell’area ve- (inondazioni, siccità) e conseguente dif- suviana. Oplitai, 1994, 3-4: 45-46. fusione di patologie in passato limitate (10) CEMEC: III Course International «Action alle regioni tropicali e subtropicali. In Vétérinaire dans les catastrophes”. Republic of questo quadro rientrano gli interventi San Marino, 16-18/XI/1989, 1989. legati alle varie emergenze connesse ad (11) P. CHÁVEZ QUINTANA, E. LASAGNA, F. MO- artropodi (zecche, zanzara tigre); RIN, R. ZANETTI (eds.), Linee Guida per l’azione z disastri ambientali (incendi, inquina- veterinaria nelle inondazioni. CEMEC. Repub- mento) e conseguenze sul patrimonio blica di San Marino, 1996. (12) P . CHÁVEZ QUINTANA, Desastres naturales zootecnico, sugli alimenti di origine que afectan la salud animal. Prevención y elimi- animale e sulla fauna selvatica; nación de las consecuencias. CEMEC. Repubbli- z gestione di animali esotici detenuti co- ca di San Marino, 1997. me animali da compagnia e nei giardini (13) R.B. GRIFFITHS, M.H. HINTON, G.A. CASSI- zoologici. L’argomento è stato oggetto NA, A. MANTOVANI (eds.), Veterinary Public di una tavola rotonda nel corso del con- Health in Disaster Situations. Veterinary Public gresso nazionale di igiene urbana vete- Health Reports/Rapporti di Sanità Pubblica Ve- rinaria, tenutosi a Roma dal 14 al 16 di- terinaria. ISS/WHO/CC/88.2. 1988. cembre 1999; (14) V. GUBERTI. Animali domestici, sinantropici e selvatici come indicatori ambientali, in: AL. z sanità e benessere degli animali d’affe- MANTOVANI, I. DI GIROLAMO(ed.), Popolazioni zione in situazioni d’emergenza; animali e rischi ambientali. Approcci per la va- z assistenza veterinaria e educazione sa- lutazione ed il monitoraggio. Rapporti ISTISAN nitaria dei nuclei cinofili di protezione 97/17: 61-68. 1997. civile. (15) P. HERITIER, G. KECK, Actions vétérinaires 134 en situation de catastrophe. Veterinary Public (23) G. MATTEUCCI (ed.), Terremoti: ecologia, Health Reports/Rapporti di Sanità Pubblica Ve- etologia. Assessorato all’Ecologia della Provin- terinaria. ISS/WHO/FAO-CC/IZSTe/91.13. cia di Napoli. 1985. 1991. (24) PAN AMERICAN HEALTH ORGANIZATION (PA- (16) M.E. HUGH-JONES, El empleo de los siste- HO): Emergency Vector Control after Natural mas de información geográfica y la teledetec- Disaster. PAHO, Washington, D.C. USA. 1982. ción en los disastres naturales que affectan al (25) S. PROSPERI, Riciclaggio di rifiuti di origine ganado. Simposio Internacional sobre la Inter- animale in emergenze epidemiche in: AL. MAN- vención de Salud Pública Veterinaria y la Protec- TOVANI, I. DI GIROLAMO (ed.), Popolazioni ani- ción dos Alimentos en Situaciones de Disastres mali e rischi ambientali. Approcci per la valuta- (La Habana, Cuba, 18-20 Marzo 1998). zione ed il monitoraggio. Rapporti ISTISAN (17) E. LASAGNA (ed.), Note sulla distruzione 97/17: 91-94. 1997. delle carcasse e prodotti di origine animale. CE- (26) C.H.RUBIN, E. NOJI, J.P. SELIGMAN, J.L. MEC. Repubblica di San Marino. 1996. HOLTZ, J. GRANDE, F. VITTANI, Evaluating a (18) T.A. LOPEZ, M.R. BUSETTI, M.C. FORT, D.O. Fluorosis Hazard after a Volcanic Eruption. Ar- BEDOTTI, Fluoride-induced Early Teeth Wearing chives of Environmental Health, 49(5): 395-401. in Argentinian Cattle. Biomedical and Environ- (27) R. SCANDONE, M. CORTINI, Il Vesuvio: un mental Sciences, 1994, 7: 205-215. vulcano ad alto rischio. Le Scienze Quaderni, (19) A. MANTOVANI, M. LEONARDI, M. LUINI, 1996, 93: 70-80. A.VOLPINI, Veterinary Public Health in Emer- (28) E. STRAMBI, Irradiazioni accidentali ed gencies. European Journal of Emergency Medi- emergenze nucleari. CEMEC, Repubblica di San cine, 1998, 5 (1): 108-109. Marino. 1995. (20) A. MANTOVANI, Problemi veterinari nelle (29) F. TRENTI, M. CIPONE, A. GENTILE, Conta- zone terremotate. Il Nuovo Progresso Veterina- minazione radioattiva dell’ambiente e produzio- rio, 9: 3-17. 1981. ni animali in: AL. MANTOVANI, I. DI GIROLAMO (21) AL. MANTOVANI, Principi di valutazione del (ed.), Popolazioni animali e rischi ambientali. rischio tossicologico. in: AL.MANTOVANI, I. DI Approcci per la valutazione ed il monitoraggio. GIROLAMO (ed.), Popolazioni animali e rischi am- Rapporti ISTISAN 97/17: 95-102. 1997. bientali. Approcci per la valutazione ed il moni- (30) F. TRENTI, Elementi di medicina nucleare e toraggio. Rapporti ISTISAN 97/17: 19-30. 1997. radioprotezione veterinaria. Il ruolo del veteri- (22) A. MANTOVANI, G. KECK, J.F. CAUTIN, F. nario nella tutela dell’uomo dai radionuclidi. TRENTI, B. BUSSI, Veterinary action in disasters. Società Editrice Esculapio, Bologna. 1987. CEMEC, Repubblica di San Marino, 1991.

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SECONDA SESSIONE A TEMA LIBERO

F. TRENTI, Il glossario veterinario nei secoli passati. M. TURCHETTO, P. NICOLOSI, Un esempio di moderno approccio agli studi anatomico-fun- zionali nella Veterinaria del Settecento: Notomia dello struzzo dall’epistola di Antonio Valli- sneri a Francesco de’ Giannini (2 aprile 1712). G. LIUZZO, Vigilanza ed ispezione degli alimenti di origine animale a Correggio dal XVII al XIX secolo. A. GRANDI, Cibo e scarpe. L’epizoozia del 1745-49 e i suoi riflessi sul mercato cittadino di Bologna. M. DEL NOBILE, Storia della coniglicultura. A. SILVESTRI, Francesco Bonsi, primo genio creatore nella storia della veterinaria del Sette- cento in Italia. M. FERRO, Modelli istituzionali e professione nella veterinaria subalpina tra Sette e Otto- cento. M. ALEANDRI, L. CIAMPI, La questione delle condotte veterinarie in Italia dal 1875 al 1978. P. B ERARDINELLI,A. MARTELLI, Scuole di Veterinaria di Teramo e Penne nel XIX secolo. A. ROMAGNOLI, S. ROMAGNOLI. Niccolò Rosselmini ed il barone d’Eisemberg, precursori dell’insegnamento della medicina veterinaria a Pisa. I. ZOCCARATO, A. BOSTICCO, L. GASCO, L’insegnamento della Zootecnia nell’ateneo torinese dal 1860 ad oggi. M. GALLONI, L’insegnamento di «Storia e letteratura della veterinaria».

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Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000

IL GLOSSARIO VETERINARIO NEI SECOLI PASSATI FERDINANDO TRENTI

SUMMARY

THE VETERINARY GLOSSARY IN THE PAST CENTURIES

The Author proposes a list of words and synonyms used by veterinarians in past centuries. Moreover, the author describes their meaning and he specifies current scientific terms which have replaced the ancient ones.

Introduzione Aderbare verbo che indicava il pascolamento dei Un vocabolario di Veterinaria ed un libro cavalli specialmente a scopo purgativo. sulla storia e cura delle malattie dei buoi, stampati nel secolo scorso, già facenti par- Anchilope te della biblioteca di mio nonno, il dott. tubercolo infiammatorio a carico dell’an- Ferdinando Trenti, primo Veterinario Con- golo interno dell’occhio del cavallo, di- dotto del Comune di Savignano sul Pana- sposto alla suppurazione, denominato ro (MO), mi hanno consentito in alcune poi più correttamente oftalmia an- occasioni di rispondere ai quesiti posti da gularis. L’anchilope dopo incisione chi- Colleghi in merito al significato di termini rurgica veniva chiamata egilope. Corri- usati in ambito veterinario nei secoli pas- sponde ad una infiammazione flemmo- sati, molto diversi da quelli attuali. nosa a carico dell’angolo interno del- Quanto sopra esposto mi ha indotto a pro- l’occhio. porre ai Cultori di Storia della Veterinaria Bisciola una breve rassegna, in ordine alfabetico, denominazione usata per indicare la ca- di termini e di sinonimi facenti parte del chessia dei lanuti provocata dal bisso, no- glossario veterinario dei secoli passati, me volgare di un giunco che nasce in dalle connotazioni figurative forti ed a Egitto, ritenuto agente casuale della stes- volte suggestive. sa cachessia. Brusarola GLOSSARIO VETERINARIO corrisponde al fuoco sacro. Accollatura Buftalmia callosità e durezze che insorgevano sulla aumento di grandezza del globo oculare parte dorsale della cute del collo dei buoi del bue ritenuta la prima fase della (la cosi detta coppa) addetti al traino ed idroftalmia. all’aratura per l’uso di un giogo male adattato o per l’uso troppo prolungato del Cancro volante, carbone volante, glos- medesimo. santrace, pinsanese, taglione sinonimi utilizzati per indicare l’infezione Acli o Aclide carbonchiosa. sinonimi indicanti l’opacamento totale o parziale della cornea: i due termini corri- Catarro vescicale spondono alla attuale cheratite. termine indicante l’attuale cistite. 139 Fagedenico Limarcuola, Limassura, Limazuola significa che corrode, che si estende: il sinonimi che stavano ad indicare una in- termine veniva applicato alle ulcere con fiammazione dello spazio interdigitale dei capacità di estendersi, di ingrandirsi e di bovini adibiti ai lavori campestri. distruggere a poco a poco le parti vicine. Madarosi Furore uterino significava caduta delle ciglia: era consi- forma patologica dell’apparato genitale derata di frequente comparsa nell’ariete femminile corrispondente alla ninfoma- dopo il vaiuolo e nel cane e nel gatto af- nia. fetti da rogna o da erpete.

Flusso di ventre Male del cervo corrisponde alla diarrea. corrispondeva al tetano del cavallo: si ri- faceva alla presunta somiglianza dell’in- Furia di sangue collatura del cavallo colpito da tetano con stava ad indicare un processo flemmonoso. quella del cervo sano.

Granchio Male del quaglio contrazione involontaria e passeggera dei era la definizione utilizzata dai maniscal- muscoli, specialmente degli arti posteriori chi per definire la sindrome emorroidale. del cavallo, chiamata successivamente spasimo passeggero e doloroso: questi Male del rospo termini corrispondono al crampo musco- era denominazione considerata impropria lare. anche nel secolo scorso, del vaiuolo della specie bovina. Grandine dei suini detta anche Gragnuo- la dei suini Male rosso stato morboso identificabile nella cisticer- corrispondeva al vaiuolo della pecora: da cosi del suino. non confondere con il mal rosso dei suini.

Ingorgata Male di talpa o Testuggine era la parte distale dell’arto del cavallo ri- sinonimi di una forma morbosa corri- gonfia e tumefatta. spondente all’attuale mal del garrese. Essi derivavano dalla somiglianza dell’a- Iscuria spetto del mal del garrese con il muc- parola utilizzata per indicare la ritenzione chietto di terra che la talpa solleva sulla di urina in vescica intesa come sintomo e superficie del terreno e con il guscio del- non come malattia. la testuggine.

Lagoftalmia Musonero veniva definita la mancata chiusura del- era il nome indicante una specie di erpete l’occhio a causa della incapacità della che si sviluppava sulla punta del naso poi palpebra superiore di collabire con quella si estendeva alla faccia, agli occhi e alla inferiore. base delle orecchie.

Lango o Langio Peripneumonia, Pneumonia, Pneumoni- denominazioni impiegate per indicare te, Flusso di Petto l’antrace della pelle e l’ulcera gangrenosa sinonimi che stavano ad indicare proces- della coda, forme cliniche del Carbon- si infiammatori del parenchima polmo- chio. nare. 140 Peripneumonia contagiosa, Polmonera trattasse delle attuali actinogranulomatosi corrispondono alla pleuropolmonite essu- (actinomicosi ed actinobacillosi). dativa dei bovini. Sproccatura Resta o Coda di topo puntura con lacerazione ed a volte con sinonimi che indicavano sia una coda di contusione che i mono falangi camminan- cavallo priva di crini, sia croste squamose do riportavano nella suola o nel fettone a carico degli arti posteriori del cavallo per corpi acuti o taglienti che vi si infig- con caduta del pelo e mancata ricrescita gevano. dello stesso. Squinancia, Squinanzia maligna del be- Riprensione stiame, Angina. sinonimo volgare del Rinfondimento. sinonimi di angina, voce derivata dal lati- Malattia infiammatoria del piede fornito no angere, vale a dire strangolare, soffo- di zoccolo dei mono falangi con partico- care. Questi termini indicavano i processi lare riferimento al cavallo e bi falangi con infiammatori a carico delle fauci e delle particolare riguardo al bue, caratterizzata prime vie respiratorie e digerenti. da intenso dolore alle estremità distali de- gli arti e da gravi zoppie. Dovrebbe corri- Strangoglioni spondere alla podo flemmatite ed alla la- rinite acuta dei giovani monofalangi, con minite attuali. secrezione abbondante di muco, ed ade- nopatie, identificabile, a nostro avviso, Runghia nella adenite equina. malattia della cute dei cavalli da tiro, spe- cialmente interi, corrispondente, in senso Unghiella generale, alla rogna. denominazione utilizzata per indicare una malattia infiammatoria della terza palpe- Sinoco, Sinoca, Febbre putrida, Febbre bra o nictitante che colpiva prevalente- gastrica, Febbre biliosa, Male di testa, mente il cavallo, il bue ed il cane. Male di fuoco , Male di Spagna sinonimi indicanti le sindromi febbrili ed Vaccina infiammatorie degli animali, con partico- malattia contagiosa delle vacche, caratte- lare riguardo al cavallo ed ai solipedi. rizzata da eruzioni di pustule e bottoni sulle mammelle, corrispondente al vaiolo Scirro bovino. tessuto accidentale che si formava nel ca- vallo, nel cane e nel suino. Le localizza- zioni più frequenti d’insorgenza erano il cordone testicolare, dopo la castrazione, i BIBLIOGRAFIA testicoli, le mammelle, i gangli linfatici ed, a volte, le guance nei buoi: tali loca- F. TOGGIA: Storia e cura delle malattie le più fa- lizzazioni potevano concludersi con pro- migliari dei buoi. Terza edizione. Tipografia G.Pomba, Torino,1830. cessi suppurativi. Lo scirro era considera- H. D’ARBOVAL: Dizionario di Medicina, Chirur- to male incurabile. Le caratteristiche gra- gia ed Igiene Veterinaria (vol. I, II, III, IV, V). nulomatose dei tessuti neoformati, le lo- Tradotto ed accresciuto di aggiunte e di note da calizzazioni, gli esiti a volte suppurativi T. TAMBERLICCHI. Tipografo Libraio Editore rendono, a nostro avviso probabile, che si Matteo Casali, Forlì, 1839.

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Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000

UN ESEMPIO DI MODERNO APPROCCIO AGLI STUDI ANATOMICO- FUNZIONALI NELLA VETERINARIA DEL SETTECENTO: NOTOMIA DELLO STRUZZO DALL'EPISTOLA DI ANTONIO VALLISNERI A FRANCESCO DE' GIANNINI (2 APRILE 1712) MARGHERITA TURCHETTO - PAOLA NICOLOSI

SUMMARY

AN EXAMPLE OF A MODERN APPROACH TO ANATOMO-FUNCTIONAL STUDIES IN VETERINARY MEDICINE OF THE 18TH CENTURY: «ANOTOMIA DELLO STRUZZO» FROM THE EPISTLE OF ANTONIO VALLISNERI TO FRANCESCO DE' GIANNINI (2 APRIL 1712)

The «modern» scientific method which originated in Europe in the second half of the 17th Century, definitively asserted itself at the beginning of the following Century in center-north Italy, most especially in the university cities of Pisa, Florence, Padua, Bologna and other Emilian cities. In contrast, and the most part of the universities of Southern Italy kept to the old scholastic-Aristotelian method consistent with catholic faith,which has always been against experimental innovations. In Padua the fortunes of medico-naturalistic research improved with the call of Antonio Vallisneri in March 1700 to the professorship of medicine. Formerly a student of Malpighi in Bologna, he gradually introduced the new scientific philosophy, inspired by the ideas of Bacon, Galilei, Borelli, Harvey, Redi and Descartes. With Malpighi, Vallisneri, Guglielmini and Morgagni, both human and animal anatomy changed from descriptive to physiological and functional, and increased in structural detail thanks to the availability of lenses and microscopes. The «Notomia dello struzzo» is a shining example of this new and modern approach. It is shown by the precision of the anatomical drawing of the ostrich, observation on the behaviour of those birds raised captivity, and the discussion of both contemporary and ancient sources of knowledge about this species even regarding its edibility and therapeutic properties.

La moderna indagine scientifica, che na- sneri, Guglielmini, e poi Morgagni si pas- sce in Europa nella seconda metà del sa all’anatomia fisiologico-funzionale, XVII secolo, nell’Italia centro-settentrio- che può scendere anche al particolare gra- nale si consolida definitivamente all’ini- zie alla diffusione di lenti e microscopi zio del XVIII secolo. A Padova le sorti composti. della ricerca medico-naturalistica si risol- Lo studio della Notomia dello struzzo di levarono con la chiamata alla Cattedra di Vallisneri rappresenta uno splendido esem- Medicina nell’anno 1700 di Antonio Val- pio di questo nuovo moderno approccio, e lisneri (1661-1730). Già allievo a Bolo- ne sono pure testimonianza la precisione gna di Malpighi, il Vallisneri introdusse delle tavole anatomiche annesse. gradualmente una nuova filosofia scienti- Lo stimolo a compiere un’approfondita fica, ispirata al metodo e alla logica di dissezione dello struzzo, accompagnata Bacone, allo sperimentalismo di Galilei, da una accuratissima descrizione delle all’induttivismo e all’empirismo di Har- parti, da una discussione sulle relative vey e di Redi e, in parte, al razionalismo funzioni e da tavole chiaramente esplica- cartesiano. Nel campo dell’anatomia, sia tive venne dal reverendo Francesco de’- umana che animale, con Malpighi, Valli- Giannini, conte del S.R.I. e canonico di 143 no, senza troppo soffermarsi sulla singo- larità di alcuni organi e funzioni, che rile- verà solamente durante l’esame del se- condo struzzo. Posto quindi lo struzzo su una tavola, il Vallisneri si accinge ad aprirlo per osser- vare ciò che di più rimarchevole si trova in questo gran corpo…essendo stata la sua Notomia appena accennata anche da penne le più curiose del nostro secolo, e molto corrotta ancora dalle passate vana- mente amplificatrici. La sua attenzione, guidata anche da una serie di notizie, vere o presunte, di Autori antichi e contemporanei, è subito rivolta all’apparato digerente, la cui descrizione anatomo-funzionale, corredata da splen- dide incisioni in rame, costituisce il corpo

Fig. 1 – Tavola XXIX. Nella quale s’esprimono i due Ventricoli uniti (e.e. Chiodo piantato nella sostanza del ventricolo).

Uratislavia e Olmitz. Il Reverendo, infatti, aveva avuto modo di vedere uno struzzo di provenienza africana, dono di Annibale Testa, che il Vallisneri teneva nella sua casa a Padova e doveva averlo talmente pressato di domande e curiosità, che Val- lisneri, quando la povera bestia morì «senza evidente cagione» (gennaio 1712), si apprestò a farne l’autopsia e ad inviare una lunga epistola, quasi un trattatello, al Reverendissimo, con tutte le sue osserva- zioni (1). Questo esemplare di struzzo, maschio, era il secondo che Vallisneri cer- cava di allevare nella sua casa, essendo il primo, sempre dono del sig. Testa, morto Fig. 2 – Tavola XXX. Figura prima: Pezzo d’I- leo, a cui sono attaccati gl’intestini ciechi; Fi- «inaspettatamente, per avere con pazza gura seconda: bocca d’un intestino cieco aper- ingordigia divorato gran quantità di calci- to, acciocchè si veggano le interne laminette; na viva» (novembre 1711); per questo pri- Figura terza: a. lingua dello Struzzo, b.b. Tra- mo struzzo il Professore non aveva fatto chea senza l’Epiglottide; c.c. Ossa dette Joidi; che rapidamente l’esame esterno e inter- d. Esofago. 144 principale del trattato epistolare. Aperto, alcuno, cioè un chiodo altamente pianta- infatti, il «ventre inferiore apparirono due to dentro la sostanza del menzionato car- grandi ventricoli in forma di sacco…e noso ventricolo, che rinvenne nello struz- gl’intestini tutti lividi…, ma senza l’o- zo morto l’anno precedente. La cosa inte- mento che li coprisse». Aperto il primo ressante da osservare, secondo Vallisneri, ventricolo vi trova una grande quantità di è che la presenza di questo corpo estraneo erbe, frutta, noccioli di frutta, sassi, chio- e appuntito, nel ventricolo, non aveva di, corde, vetri, piombo, rame, legni e al- provocato nessuna piaga o infiammazione tra «a lui lautissima sorta di cibo». Pulito ed era talmente impiantato ed inglobato il ventricolo trova una lunghissima stri- nella parete carnosa che non era nemme- scia laterale di ghiandole, che formano no riuscito ad estrarlo, se non tagliando una sorta di grappolo d’uva, non connesse tutto intorno. Osserva inoltre che fosse da dotti, ma ognuna con sbocco proprio, qualche tempo che colà fosse, mentre era unite da una membrana. Spremendole profondamente lungo le sue fibre corroso, esce un liquido bianco gialliccio denso e e restato già senza capo, e smussato, e vischioso; assaporatolo, Vallisneri lo tro- non ho dubbio che non si fosse affatto va insipido e, postolo sopra una lastra di consunto. ferro, nota che la tinge subito di una mac- A questo punto della sua analisi, prima di chia scura, dal che ne deduce che è «d’u- passare allo studio degli altri organi, vuo- na grandissima forza nel lavoro ammira- le chiarire se sia vero, che questo così bile della digestione». Questo significa universale, e ingordo divoratore digerisca che l’organo in questione non può essere veramente il ferro, ed altri metalli, le cor- considerato una semplice ingluvie e Valli- de, i sassi, i legni, i vetri, ed altri simili sneri si domanda «come alcuni savissimi durissime materie, dalle quali pare im- Accademici non l’abbiano considerato possibile possa cavare sugo nutrimento- per ventricolo…avendo anche questo tut- so, anzi né meno possano digerirsi. A te le proprietà, o la meccanica struttura proposito di questo cita Duamel ed altri necessaria.». dottissimi Maestri, i quali sostengono che Riassume quindi la funzione di pre-dige- i corpi duri all’interno dello stomaco si stione del primo ventricolo, ricco di arrotondano e si consumano lentamente ghiandole, e passa poi all’analisi del se- (oppure vengono espulsi interi) in seguito condo, «carnoso, o muscoloso, cioè in alla compressione delle pareti muscolari e quello, che corrisponde al vero ventricolo degli urti tra di loro. Il Vallisneri conclude de’ volatili». Questo è fornito di fortissi- affermando col dovuto riverente rispetto mi e grossi muscoli, di una tunica nervosa a chi crede in contrario, che gli Struzzi ed una villosa, molto simile a quella dei digeriscano, o triturino ottimamente il ruminanti. Anche di questo il Vallisneri ferro, e tutti gli accennati durissimi corpi, assapora «il sugo di cui erano inzuppati che con tanta ingordigia divorano, me- tutti i villi» e lo trova molto amaro. In ef- diante il loro stomacale fermento; non fetti aveva scoperto in questo tratto, tra il escludendo però, come cagione parziale, secondo ventricolo, il piloro ed il duode- o secondaria, come la chiaman le scuole, no, la fuoriscita della bile da quello che quell’urto continuo de’ corpi fra loro, me- chiama «dutto bilifero» e riflette sull’uti- diante l’accennato moto de’ muscoli. Ag- lità di questa nella digestione anche negli giunge inoltre che non è ancora del tutto uomini, e negli altri animali,…acciocchè chiaro se possano anche ricavarne nutri- unita al suo fermento faccia un terzo po- mento, e mentre alcuni studiosi conside- tentissimo mestruo, atto a dissolvere tan- rano la presenza di questi corpi duri al- te maniere di durissimi, e strani cibi. Per l’interno dello stomaco, legata alla sola fare un esempio in proposito, cita una co- azione di favorire lo sminuzzamento e la sa non ancora osservata, ch’io sappia, da triturazione del cibo, per altri, compreso 145 il Vallisneri, ciò non avrebbe molto senso ciola», presenti in molti altri animali co- data la potenza dei succhi gastrici nel me i conigli, la raza, la torpedine (in cui consumare anche i sassi (figuriamoci peraltro una tale struttura del cieco fu stu- quindi gli alimenti!). Il motivo di questi diata da Redi e Lorenzini), lo squadro, il materiali nello stomaco deve essere per- falcone, ecc. ciò un altro, e le ipotesi in questo caso so- Segue poi il colon, che viene distinto in no due: da una parte cavino da questi ci- «Colon solito, e un altro innominato» che bi, che pajono a noi tanto estranei, e par- si distinguono per la larghezza e per la ticolarmente gli Struzzi dal ferro, qualche struttura. Il primo inizia dai ciechi, si al- altro utile non mai pensato, cioè estrag- larga molto e presenta una struttura con gano una tintura, che serva loro per dare dei solchi trasversali, tipo lamine; tale una forza più robusta, e una certa densi- struttura è completamente assente nel tà, o corporatura migliore alle parti, e al tratto che arriva sino al retto, il quale è sangue stesso, dall’altra che divorino sas- molto più stretto del precedente. Spiega il si, e ferro, e vetri, e simili corpi duri, per Vallisneri la motivazione di tale distinzio- ispezzare, correggere, temperare, come ne per cui il vero Colon…quel cavernoso, con tanti alcalici, la terribile forza del lo- e dirò così, fogliuto, dove la massa ster- ro stomacale fermento, che continuamen- coraria fra una foglia e l’altra necessa- te gl’irrita, li logora, e li rende strana- riamente fa qualche dimora, forse per dar mente famelici. tempo, che di nuovo colà si separi il re- Passa poi all’analisi di tutti gli altri orga- stante dal puro, o si fermenti e si dispon- ni, a partire dal fegato, diviso in due lobi ga a figurarsi in fecce nell’Intestino inno- come quello umano, ma di cui il destro ri- minato, che segue, nel quale solo s’inco- sulta maggiore del sinistro, al quale è an- minciano a vedere ristrette, molto più nesso un lobetto minore. Viene descritto il asciutte e figurate. Descrive infine lo ster- sistema portale epatico dotato di tre vene co, nero appunto, diviso in piccole e sode Porte, cioè una maggiore e due mino- pallottolette di rozza figura, come quello ri…E pure corredato questo fegato delle delle Pecore e delle Capre, che alcuni sue arterie, e de’ suoi nervi, che s’inseri- chiamerebbero cacherelli. scono, e s’incastrano dentro la sua so- Descrivendo la cloaca, in cui è presente lo stanza. Di seguito viene descritto il pan- sbocco dell’intestino retto e degli ureteri creas, la milza, il mesenterio, fino ad arri- (due), smentisce la credenza di Aristotele vare agli intestini, lunghissimi, tutti luri- e della sua scuola, che sosteneva che gli di, e impantanati d’una nerastra poltiglia uccelli non orinassero e passa così all’a- …Osservai essere veramente la tintura natomia funzionale dei reni, grossi e lun- cavata dal ferro, …onde sempre più mi ghi formati da’soliti grappoli molto visi- assicurai che lo digerivano, e che avea in bili di glandule…scappa da cadauno un loro qualche grand’uso. Questo può esse- grosso uretere..questi guidavano non so- re anche il motivo, secondo il Vallisneri, lamente l’orina, ma una materia bianca, dell’assenza di vermi in questa e nelle al- a guisa d’una melmetta, o d’un gesso li- tre parti del corpo dello struzzo, dato che quido, che si vede appunto uscire collo i metalli potevano averli uccisi o scaccia- sterco di tutti quanti i volatili. ti. Il duodeno, molto lungo, aveva ai lati In quanto all’apparato riproduttore, si li- due smisurati intestini ciechi, che gonfiati mita a dire che si trattava di un individuo parevano due gran corna fatte a spira maschio, con i suoi testicoli non molto …grossi quasi come il Colon d’un uomo. grandi, due grosse ghiandole «che proba- Scopre in essi la presenza di una membra- bilmente fanno l’uficio di Prostate,..e na che li percorre dall’inizio fino alla fi- quasi invisibile membro generatore». ne, a spirale e che spiegherebbe il funzio- Lo studio anatomico passa poi dal ventre namente degli «intestini fatti a chioc- al petto, dove nota, sulla pelle sopra il lar- 146 go sterno che funge da scudo, un grosso e a gonfiare i polmoni raggiunge tutte le spesso callo «su cui si posava, quando si parti del corpo e resta meravigliato nel coricava carpone sopra la terra». Tolto lo vedere gonfiarsi nello stesso tempo, e col- sterno appare la cavità pericardica, gonfia lo stesso fiato anche fuora del ventre lun- e completamente piena di un liquido gial- go le coscie, e sotto le ali, che mi fece en- lastro in cui era immerso il cuore, pallido trare il sospetto che vi fossero tubi, o ca- e ricoperto di tuberosità piene di una so- nali particolari dell’aria … non essendo stanza viscosa e gelatinosa, ritenuta una nuove queste vie nella Natura, poiché già Idropisia del Pericardio, essendo stagna- osservate nel cigno dagli Accademici di ta, né stata reassorbita da’ pori, o canali Parigi e da lui stesso nel camaleonte (2). a ciò destinati, forse per essere quell’on- Descrive poi la trachea, lunghissima co- da linfatica troppo tenace, che colà suole me il suo collo, costituita da 210 anelli; vagliarsi, per li noti usi, dalle glandule osserva l’assenza dell’epiglottide, della del medesimo, scoperte già dal mio Mae- quale sono privi tutti gli uccelli, i quali stro Malpighi…la quale nello stato natu- utilizzano la parte posteriore della lingua rale non dovrebbe fermarsi, ma uscire,… che quando inghiottono viene rovesciata e bagnare semplicemente, e ammorbidir indietro e «serve di coperchio». La lingua quelle fibre destinate ad un perpetuo mo- è liscia e priva di papille, «che sono al dir to, acciocchè non si secchino, e irrigidi- del Malpighi, gli organi principali del gu- scano, seguitando dappoi il suo corso sto», inutili negli struzzi che inghiottono nella vena succlavia.. Diviso poi il cuore ingordamente di tutto. La descrizione nei due ventricoli, il destro risulta molto anatomica vera e propria termina con il diverso da quello degli uomini e di altri capo: «la testa è schiacciata, il becco animali, come cervi, daini e lepri, per es- grosso, e grande a sproporzione della sua sere quasi affatto privo delle solite colon- bocca larghissima, che s’apre come vora- nette o lacerti, e fibre, e solchi, e risalti, e gine, quasi fino alle orecchie…»; gli oc- fascetti di cordicelle nervose, ma quasi chi hanno palpebre mobili sia sopra che tutto liscio, e polito.. Questo è spiegato sotto e, a differenza degli altri uccelli, dal fatto che negli struzzi i polmoni sono possiedono delle lunghe e folte ciglia. in posizione orizzontale, «accomodati, e non si dilunga nella descrizione delle sin- attaccati come in un piano bellamente so- gole componenti della testa, ma vuole pra le coste» ed in più sono dotati di mu- sottolineare la dimensione del cervello, scoli e tuniche sovrapposte , che contri- piccolo, rispetto alla mole dell’animale. buiscono a spingere il sangue e perciò Passa poi ad una serie di osservazioni del non v’era d’uopo d’una forza così ga- corpo di questo straordinario animale per gliarda, per urtare, e schizzare il sangue giungere a considerazioni generali legate da’ medesimi, da’ quali poi di nuovo alla perdita della capacità di volare; prima ascendesse, per portarsi al sinistro ven- tra queste la poca presenza di penne: Tut- tricolo, come deve fare in quegli animali, to il capo con un pezzo di collo,..non è che gli [i polmoni] hanno penduli. Ag- coperto di penne, ma d’una gentile pelu- giunge inoltre che la circolazione negli ria…Tutto questo gran corpo non è affat- struzzi è anche facilitata dall’ingresso to coperto di penne, ma sotto le ale è tut- dell’aria, «questa col suo peso, e coll’ela- to nudo, come pure nelle sue gran co- stica sua forza ajuterà molto il corso de’ scie…Infra una penna e l’altra de’ nostri fluidi, spignendoli più oltre». Ma lo stu- Struzzi non s’osservano quelle morbide pore del Vallisneri per questo animale non piume, che negli altri pennati si trova- è ancora esaurito: «Ma qui non terminano no..con una quasi vergognosa nudità fra tutte le macchine prodigiose dell’aria in le stesse. Segni tutti, non essere costoro questo raro, e pellegrino ospite della no- destinati al volo, ma più tosto a un velo- stra Italia». Scopre infatti, che l’aria oltre cissimo corso, al quale, se vanno a secon- 147 da del vento, essere possono dalle suddet- gentemente disaminarli, guastandosi per te ajutati..perché ricevono in qualche ma- ordinario una cosa, nel cercare che si fa niera l’impulso dal medesimo. Inoltre la l’altra. struttura della penna stessa, priva di barbe Con il suo arguto gusto della confutazio- e barbule, testimonia la perdita della fun- ne delle vecchie credenze, Vallisneri sod- zionalità legata appunto al volo. Nota poi disfa quindi le richieste di molti eruditi, nella punta delle ali la presenza di due che credono « un po’ troppo a’ vecchi aculei di materia cornea, simili a quelli Scrittori», i quali vogliono chi le pietre presenti nel gallo che, secondo il Vallisne- dello stomaco, per favorire la digestione, ri sono armi da difesa o da offesa, proba- chi il fegato e il sangue, contro il mal ca- bilmente anche legati al fatto che non può duco, chi il grasso, contro i dolori artico- fuggire volando. Altra nota considerevole lari, chi il guscio delle uova, contro la po- che testimonia in modo evidente gli adat- dagra, i calcoli e il meteorismo, aspettan- tamenti dovuti alla perdita dell’attitudine do poi che gli stessi ne sperimentino le al volo è la muscolatura: lo sterno non è virtù terapeutiche e ne ammettano l’in- dotato di quella cresta mediana sulla qua- consistenza. Con lo stesso senso dell’u- le si attaccano i grossi e possenti muscoli morismo riporta quanto sostenne Avicen- che servono per il movimento delle ali, na: «…che sia potente per eccitare i tardi presenti peraltro in modo assai sviluppato mariti a cozzare valorosamente colle loro negli uccelli che compiono le migrazione moglie...» Ma creda, o stimatissimo mio più lunghe; i muscoli intercostali, e tutto Signor Canonico, conclude col suo fare il sistema toracico (le cinque paia di co- giustamente critico e un po’ acido, che ste, le clavicole e le connessioni con le senza fallo [questi rimedi] avranno la vertebre dorsali) sembra al Vallisneri po- stessa forza, se pur debbano averla, delle co sviluppato e robusto per un tale anima- pietruzze, da’ ventrigli, o tuniche interne le e commenta aggiungendo che il più loro…delle Anatre, delle Galline, de’ Gal- forte de’suoi muscoli è stato posto con li Indici…benchè la facilità di trovarle artificio ammirando nella gran Coscie, tolga loro il prezzo, e la stima. Bisogna, sulle quali posa, e porta la bella, e altera che vengano i rimedj dalle Indie, che co- macchina del suo corpo. Anche il piede, stino assai, e che sieno molto rari, se si diviso in sole due dita, si è modificato per vuole, che il vulgo nobile, e ignobile ne la corsa e la sua pianta «è vestita, o arma- faccia gran conto, e dia loro tutta la fede. ta d’un duro, aspro e grossissimo cuojo». Aggiunge poi che il nome scientifico Struthiocamelus, deriva proprio dal piede, simile a quello del cammello. NOTE Tutte queste sue osservazioni non sono però abbastanza e si scusa con il canonico (1) A.VALLISNERI, Notomia dello Struzzo. All’il- De’ Giannini per una relazione così al di- lustriss. e reverendiss. Sig.Francesco de Gianni- grosso di quanto ho osservato in poche ni, Conte del S.R.I. e Canon.d’Uratislava, e ore…e riserbandomi (se la fortuna mi sa- d’Olmitz (1712) in: Opere Fisico-Mediche stam- rà favorevole d’altri) a ricercare più mi- pate e manoscritte del Kavalier Antonio Valli- sneri raccolte da Antonio suo figliolo. Sebastia- nutamente molte cose, che bramerei di no Coleti Ed.,Venezia,1733, Tomo I, pp.239-255. nuovo vedere, aggiungendo a sua discolpa (2) A.VALLISNERI, Notomia del Camaleonte, che: Chi è pratico della notomia, sa bene, 1714 (ibidem). che non basta uno, o due corpi, per dili-

148 Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000

VIGILANZA ED ISPEZIONE DEGLI ALIMENTI DI ORIGINE ANIMALE A CORREGGIO DAL XVII AL XIX SECOLO GAETANO LIUZZO

SUMMARY

INSPECTION OF FOODSTUFFS OF ANIMAL ORIGIN IN CORREGGIO FROM THE SIXTEEN HUNDREDS TO 19TH CENTURY

By analysing the official documentation, we are evaluating the evolution of regulations regarding the slaughter and trade of meat, which were elaborated by the authorities in Correggio between 1675 and the start of the 18th century. The first statutes in 1675 were intended to prevent fraud and manipulations concerning the economic value of meat, and thus to safeguard the customer's interest. However, the public health aspect was of more importance in the regulations of 1775, bringing in disease prevention rules and the institution of sanitary inspection. The new role of veterinary inspector is also becoming clearer during the course of the years. This figure was imposed by the middle of XIXth century, although his professional or trade background (e.g. farrier or «judge of provision») varied..

La prima traccia chiara e formalizzata di spacciare altre carni di un tipo per carni una specifica attenzione delle istituzioni aventi un diverso calmiere, o tenere in ven- correggesi per la vigilanza ed ispezione dita sullo stesso banco carni grosse di di- degli alimenti risale al 1675, anno di pub- verso tipo aventi diversi calmieri, eccet- blicazione degli Statuti di Correggio, per i tuate le carni di bovino o vacca di un solo tipi Soliani di Modena (1). tipo, che si possono tenere insieme a carni L’edizione a stampa è la riproduzione po- minute come agnellini, pecorine e capretti- steriore di più antichi e sparsi manoscritti ne, o amputare o spiccare la testa da una risalenti alla seconda metà del Cinquecen- bestia senza aver prima tenuto conto del to e recanti regole di macellazione e vendi- calmiere, o abbattere una bestia se non nei ta di carni, stabilite soprattutto al fine di luoghi dove deve essere venduta, o tenere prevenire eventuali frodi e manipolazioni. carni nascoste, o vendere carni bovine Negli Statuti, al capitolo riguardante i bec- vecchie per carni giovani, o tenere sul cai, si decretava così che – traduciamo dal banco o sullo scaffale una testa di vitello o testo latino - nessun macellaio né altra bovino adulto con i denti che non sia della persona che venda o voglia vendere carni stessa bestia di cui sono le carni che si nella città di Correggio o anche scorticar- vendono. Seguivano poi le sanzioni pecu- le, ardisca gonfiarle con cannucce o altro niarie comminate per questi reati, che pre- strumento, o soffiare in esse con la bocca o vedevano ammende sulla base della atte- altro strumento, o levare i rognoni di qual- stazione di un solo accusatore sostenuto da che bestia alla bestia stessa, … o porre un testimone. Come si vede le frodi che si una rete o grasso di altra bestia sul co- volevano prevenire consistevano soprattut- sciotto di una bestia da vendere, o osi te- to nel tentativo di far apparire più pregiata nere una pelle completamente scorticata la merce nascondendone l’origine vile, e di intorno ad una bestia grossa o minuta, o rendere irriconoscibile la carne aggirando spacciare carni di un tipo per carni di un quindi il calmiere stabilito dalle autorità, altro, carni di femmina per carni di ma- cioè il prezzo massimo imposto per una schio – se non sia di vitella -, o carne di derrata alimentare. Si tentava ad esempio pecora o montone per carne di castrone, o di spacciare carne di montone per carne di 149 zione di Sanità» (2), dove vengono anno- tate e documentate tutte le attività svolte dai «Conservatori in materia di sanità». Nel Settecento, con la pubblicazione dei regolamenti della Piazza di Correggio ven- gono ad essere perfezionate quelle norme riguardanti la macellazione, la vendita e il consumo delle carni, con l’intento di ga- rantire l’equo approvvigionamento delle derrate alimentari alla comunità, impedire le frodi e gli abusi, promuovere il decoro della città. Il corpus normativo, così come appare nella «Notificazione dal Palazzo della Residenza di Correggio» del 10 lu- glio 1775 (3), si compone di ben diciotto capitoli, dei quali il nono e il decimo sono specifici sul tema della macellazione e commercializzazione delle carni. Si proi- bisce a chicchessia di macellare o far ma- cellare bestie siano esse grosse o minute se non per uso proprio, stabilendo così la di- stinzione – che comincia solo ora ad esser percepita - fra la macellazione pubblica e quella domestica, permessa solo per le ne- cessità famigliari e non per la vendita. Con castrato, che aveva maggior valore, o di gli stessi intendimenti si vieta l’acquisto di coprire con la pelle o il grasso di un ani- carne se non dai «beccai pubblici» del male pregiato un’altra carcassa di costo in- principato, nonché l’acquisto di carni ma- feriore. Nello stesso capitolo riguardante le cellate al di fuori del territorio. In quest’ul- frodi appaiono poche e semplici norme a timo divieto è evidente come le misure di tutela della salute del consumatore di allo- profilassi siano applicate non solo al tran- ra: si proibiva così a chiunque di vendere sito delle bestie vive, già regolato dalle fe- «carni lebbrose o malate, o maiali cisposi, di di sanità, sorta di carte d’identità che o scrofe risipolose, nelle beccherie o altro- accompagnavano il bestiame, ma anche al- ve, all’ingrosso o al minuto». Anche per le carni (4). Al capitolo dieci si fa obbligo queste irregolarità erano previste solo san- ai beccai della comunità di vendere sem- zioni amministrative, cioè ammende, ma pre «carni di buona qualità, ed insieme minori rispetto alle frodi precedentemente sufficienti al bisogno della Città», riman- considerate: cinque lire invece di sei. E’ dando per il codice professionale dei ma- evidente quindi negli intenti dello Statuto cellai stessi allo Statuto del secolo prece- la preponderanza dell’aspetto economico dente – del quale si è riferito sopra - so- su quello sanitario, difendere gli acquirenti prattutto relativamente alle frodi. Prende rispetto al pregio ed al costo delle carni, però ora maggior rilievo l’intento di «ov- non tanto alla loro sanità: tanto era lontana viare a qualunque frode che si possa tenta- ancora l’idea della trasmissibilità delle ma- re in pregiudizio della sanità dei compra- lattie con gli alimenti. tori» rispetto alle frodi a danno dell’inte- Dal 1691, dopo il passaggio del principato resse. Le norme di ordine sanitario si con- di Correggio all’interno dello Stato Esten- figurano nel divieto ai beccai di comprare, se, avvenuto nel 1635, la comunità di Cor- o anche semplicemente di introdurre in reggio dispone del «Libro della Congrega- città e nei macelli bestie «di qualsivoglia 150 sorte ammalate», nonchè di macellarle e guida del veterinario Quirino Rossi (7), il venderle.Viene altresì punita la pratica di Comune di Correggio stila un vero e pro- quei «fabbri e maniscalchi» che consiglia- prio capitolato «Patti e capitoli da osser- no l’invio al macello di animali «scoperti varsi dal Sig. veterinario …» in cui al pun- difettosi» o che attestano falsamente la sa- to otto si specifica che sarà il veterinario nità degli animali. Si stabilisce in questo che dovrà prestarsi alla «verificazione» modo che gli animali macellati debbano della salubrità delle carni e di «tutt’altro possedere come requisito fondamentale la relativo» indicatogli dal Giudice alle Vet- sanità, vietando l’esito al consumo di carni tovaglie. L’autorità amministrativa conser- «morticce», provenienti cioè da animali va la competenza in materia di alimenti morti, che devono invece essere seppelliti. ma è il veterinario, figura professionale Nello stesso capitolo della Notificazione si questa volta specializzata che ha il compi- codifica l’istituto cardine della vigilanza to di eseguire le ispezioni. ed ispezione sanitaria e cioè l’ispezione Dallo Statuto del Seicento, secondo cui il ante mortem, l’obbligo cioè, prima della compito di far rispettare le regole e di de- macellazione, di sottoporre al Provvisore o nunciare gli abusi era demandato al pub- ad altra persona deputata l’animale da ma- blico stesso portando, «un solo accusatore cellare, affinché possa esercitare una «pre- con un testimone», si viene lentamente a via oculare ispezione». Doveva trattarsi precisare, attraverso vari passaggi e istitu- ovviamente di una valutazione empirica zioni aspecifiche come appunto il Giudice dello stato di salute e della idoneità dell’a- alle Vettovaglie, la figura dell’Ispettore ga- nimale alla macellazione, esercitata per di rante qualificato, rappresentato proprio dal più non da chi possedeva requisiti tecnici veterinario. ma da chi rappresentava l’autorità locale e godeva della reputazione e considerazione necessarie a svolgere questo ruolo. NOTE Nel 1776 si assiste ad una revisione gene- (1) Municipales has leges civitatis Corrigiae …, rale delle istituzioni correggesi con la Mutinae, typis Viviani Suliani, 1675. «Costituzione e Capitoli della città di Cor- (2) BIBLIOTECA COMUNALE DI CORREGGIO (BCC), reggio» (5) dove, al capitolo settimo, si Libro della Congregazione della Sanità, Archivio tratta della Congregazione della Sanità de- di Memorie Patrie (AMP), cart. 79. scrivendone struttura e compiti specifici, e (3) ARCHIVIO COMUNALE CORREGGIO (ACC), No- si indica nel Giudice delle vettovaglie tificazione dal Palazzo della Residenza di Correg- (punto III), istituto preesistente da molto gio del 10 luglio 1775 (B.B.C). (4) G. LIUZZO, La lotta alle epizoozie e la scuola tempo, l’autorità competente alle «diligen- di veterinaria di Correggio in: Dall’era della ma- ze giornaliere», comprendendo fra queste scalcia alla medicina veterinaria. Le scuole di ve- la «cognizione di vittuaglie dannose». Non terinaria, Atti del Convegno di Storia della Medi- appare chiara e stabilita con precisione la cina Veterinaria, Correggio (RE), Palazzo dei qualifica ed il grado di competenza speci- Principi, 27 maggio 1995. fica che il giudice dovesse possedere per (5) BCC, A.M.P, Costituzioni e capitoli della città esercitare il suo compito. di Correggio 1776, ms., c. 14v-15r. Durante la parentesi rivoluzionaria rimane (6) G. LIUZZO, La scuola di Veterinaria di Cor- in funzione nonostante tutto una Commis- reggio (1822-1878), Obiettivi e Documenti Vete- sione Dipartimentale di Sanità, che duran- rinari, 10, 27-30, 1994. (7) G. LIUZZO, Quirino Rossi, un pioniere dell’in- te il Regno Italico diventa «Commissione segnamento della veterinaria nel Ducato di Mo- di Sanità». dena, Atti 2° convegno di Storia della Medicina In seguito all’attivazione della Scuola Ve- Veterinaria in: Annali della Sanità Pubblica, v.II, terinaria avvenuta nel 1822 (6) sotto la 170-171, 1997.

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Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000

CIBO E SCARPE L'EPIZOOZIA DEL 1746-49 E I SUOI RIFLESSI SUL MERCATO CITTADINO DI BOLOGNA ALBERTO GRANDI SUMMARY

FOOD AND SHOES: THE EPIZOOTY OF 1746-49 AND ITS EFFECTS ON THE BOLOGNA MARKET This work analyzes the effects of a cattle plague on the market in Bologna. The first consequences of this epizootic affected the meat trade which suffered a drastic reduction of sale, while, at the same time, the regulated price of meat did not rise sufficiently or for long enough. The butchers, after many requests to the city govermment , decided to shut up shop; this extreme form of protest achieved the minimum aim of stabilizing the meat price. The tanning trade suffered the effects of the plague a little later, but these effects were more substantial and longer lasting. Like the butchers, the tanners also had to face a shortage of the raw material, but in this case there was a large rise in the price of their product. In order to limit the costs, tanners used poor leather and reduced processing times. The result of all this was a lower quality product, which caused problems to shoemakers. The crisis came to an end only after resumption of normal production by butcheries in the Bologna area. The city govermment took the chance offered by the crisis to attempt to reorganize the whole trade sector which at that time was also suffering from a structural crisis. This attempt was only partially successful.

I dati dell’epidemia Gli effetti di un’epidemia bovina erano quindi immediati, ma potevano anche I bovini in età moderna avevano una gran- protrarsi a lungo. Proprio perché dell’ani- dissima importanza dal punto di vista male non veniva sciupato praticamente economico. Oltre a costituire una fonda- nulla, vi era un numero abbastanza alto di mentale fonte alimentare (1) (carne, latte attività collegate con l’allevamento e la e derivati), fornivano un’insostituibile macellazione bovina. Un forte e improv- quantità di energia e di fertilizzanti per i viso calo di queste attività si estendeva ra- lavori agricoli e dalla loro macellazione si pidamente ad ampi settori della società e ricavavano una serie di prodotti seconda- dell’economia del periodo. Il comparto ri, quali la pelle, il grasso e le ossa, che conciario, che era, per ovvie ragioni, for- venivano utilizzati nei più svariati modi. temente legato all’allevamento, subiva le L’importanza del patrimonio bovino nel- conseguenze di un’epizoozia in maniera l’economia pre-industriale era tale da in- molto accentuata. La penuria di materia durre Cipolla a sostenere che: «quando il prima provocava un automatico aumento bestiame moriva le conseguenze per l’e- dei prezzi, ma anche un calo degli stan- conomia del tempo erano quelle che dard qualitativi. L’epizoozia costringeva avrebbero in un’economia moderna vasti infatti a rifornirsi in zone non colpite dal incendi che distruggessero i nostri mac- morbo. Poiché l’unico sistema di conser- chinari e le nostre centrali elettriche. Da vazione e quindi di trasporto delle pelli un punto di vista umano le epidemie era- prima della concia era l’essiccatura, vi era no più tragiche, ma chi sopravviveva vi- un conseguente calo nella qualità dei co- veva economicamente meglio. Dopo una rami dato che «la pelle secca è men atta epizoozia, gli uomini si trovavano più po- ad esser conciata» (3). Non solo, ma i veri e più affamati» (2). conciatori cercavano di ovviare alla man- 153 canza di pelli accorciando i tempi di lavo- quello dovuto alle aspettative di un pronto razione, mettendo quindi sul mercato ritorno alla normalità che la fine dell’e- «corami mal conci» (4). mergenza generava in ampi strati sociali (8). Tra il 1745 e il 1749 la pianura bolognese Nel mercato delle pelli questi meccanismi fu colpita da una violenta epidemia bovi- provocarono forti tensioni. Il calo dell’of- na che raggiunse i territori della Legazio- ferta e le contemporanee pressioni sul ne in due ondate: la prima tra il 1746 e il prezzo della carne, generarono uno stato 1747, la seconda nel 1748 (5). In un pri- di accentuata conflittualità tra macellai e mo momento l’imponente cordone sanita- conciatori e tra conciatori e calzolai. Tali rio approntato dalle autorità bolognesi, ri- problemi si risolsero soltanto con il ripri- uscì sostanzialmente a respingere il male, stino dei normali standard produttivi degli impedendo una larga diffusione dell’epi- allevamenti bolognesi. Prima della solu- zoozia. Alle prime notizie del contagio, zione «naturale» dei conflitti, vennero provenienti dalla Lombardia, da Modena adottate strategie contrastanti da parte e da Ferrara, vi fu una mobilitazione delle varie organizzazioni e dei maestri straordinaria di uomini e mezzi e i risulta- operanti nel mercato. Nei prossimi para- ti dal punto di vista sanitario furono dav- grafi si cercherà di rendere conto di tali vero soddisfacenti perché solo 478 capi si iniziative e del ruolo giocato dalle autori- ammalarono e solo 260 morirono. Tenen- tà cittadine. do conto che le sole «beccherie» di cam- pagna macellavano circa 7000 animali al- l’anno (6), si può notare come le cifre del Il prezzo della carne e quello della pelle contagio fossero davvero irrisorie. Nei primi mesi del 1747 il cordone sani- L’epizoozia ridusse drasticamente l’offer- tario veniva progressivamente allentato, ta di animali bovini provenienti dai terri- fino alla completa smobilitazione che av- tori bolognesi e da quelli confinanti. Un venne in maggio. Nel luglio del 1748 pe- situazione di questo genere avrebbe dovu- rò il contagio riesplose, colpendo in pieno to portare ad un conseguente aumento del questa volta la pianura bolognese (7). Le prezzo calmierato della carne; sia del cifre dimostrano la virulenza dell’epizoo- manzo che, soprattutto, del vitello. Non zia: a metà dicembre circa il 40% delle fu così. Con una decisione gravida di con- stalle della pianura aveva registrato casi seguenze, il 31 marzo del 1749 venne fis- di peste bovina che aveva nel frattempo sato il prezzo del manzo a 24 quattrini la raggiunto un tasso di mortalità generica libbra, identico a quello dell’anno prece- del 66%. dente, e quello del vitello a 30 quattrini la Nel gennaio del 1749 l’epizoozia era or- libbra, addirittura più basso di 2 quattrini mai in pieno regresso, ma le conseguenze rispetto al 1748 (9). sul piano economico e sociale si fecero Il governo cittadino fu più sensibile agli sentire ancora per parecchio tempo nei umori della piazza che alle reali condizio- mesi successivi. Nel mercato della carne ni del mercato. I macellai mostrarono, si svilupparono tensioni molto gravi. A conti alla mano, l’assoluta improponibili- fronte di un’offerta all’ingrosso che resta- tà di tali prezzi ed ottennero, il 26 aprile va ancora carente e che determinava quin- dal Magistrato dei Collegi, un aumento di di prezzi stabilmente alti, le autorità citta- 2 quattrini la libbra per la carne di manzo dine imposero un calo del prezzo della (10). La situazione sembrò stabilizzarsi, carne al quale i macellai risposero con ma il 27 giugno il Magistrato dei Collegi una serrata. Queste vicende dimostrano ritoccò di nuovo il prezzo della carne, fa- come al danno economico derivante da cendo ritornare il manzo a 24 quattrini e calamità naturali, si aggiungesse spesso abbassando ulteriormente il vitello a 28 154 quattrini. Un ulteriore modifica del cal- istituzionale nella quale si dibattevano i miere, avvenuta il 1 agosto, riportò il vi- macellai bolognesi, avevano costretto i tello a 30 quattrini (11). conciatori a ricorrere in maniera massic- Le buone notizie provenienti dal contado, cia a pelli secche provenienti da altre pro- che confermavano la fine dell’epidemia, vincie. Il prezzo di tali prodotti in questo fecero sperare in un pronto ritorno alla periodo triplicò (16), ma tornò sotto con- normalità. Il governo bolognese, per l’en- trollo quando i macelli bolognesi riprese- nesima volta, non seppe resistere alle ro la produzione normale. pressioni popolari, che spingevano per Dal 1749 fino al 1751 non esistono dati una riduzione del costo della carne al det- certi sul prezzo della pelle fresca. Alcuni taglio. Il 23 agosto il prezzo del manzo scandagli indicano un prezzo di 14,5 lire venne ancora abbassato di 2 quattrini ogni 100 libbre (17), ma si riferiscono a mentre quello del vitello rimase invariato. pelli di 70 libbre l’una, quelle cioè di mi- Considerando ormai insostenibile la si- nor pregio, che venivano pagate, prima tuazione, i macellai decisero la serrata. dell’epizoozia, intorno alle 11 lire ogni Nell’ottobre vennero abbandonate le bot- 100 libbre. I bassi prezzi della carne indu- teghe e i maestri si ritirarono, «per sot- cevano forse i macellai bolognesi ad ac- trarre almeno la persona da qualche pub- quistare solo bovini di «qualità inferiore» blica pena in cui si potessero dubitare in- (18), che fornivano carne e pelli scadenti. corsi» (12), nel sagrato di una chiesa. Dal 1752 il prezzo della pelle di prima Non è questa la sede per analizzare nel qualità (quella superiore alle 90 libbre) si dettaglio le ragioni dei macellai (13). Oc- stabilizzò intorno alle 15 lire ogni 100 corre però rilevare che dopo la loro estre- libbre. Tale valore non variò più fino al ma protesta il prezzo della carne tese a 1785. stabilizzarsi nel corso dell’anno. Ancora L’incertezza sul prezzo della pelle, la ser- nel 1750 e nel 1751 vi furono alcune va- rata dei macellai, la necessità di acquista- riazioni, ma dal 1752 il prezzo della carne re pelli secche o di qualità scadente erano di manzo rimase abbastanza stabile (14). tutti fattori che influivano pesantemente Le variazioni avvenivano istituzionalmen- sul comportamento dei conciatori. Nel te solo durante la Quaresima. Da sottoli- prossimo paragrafo verranno analizzati neare il fatto che dal 1751, si instaurò la proprio tali comportamenti e le loro con- prassi del «tacito ribasso» (15), in altre seguenze. parole, la possibilità di modificare, entro termini stabiliti, il prezzo della carne sen- za arrivare alla pubblicazione di un nuovo La crisi del settore conciario calmiere. e il conflitto Il superamento della crisi legata all’epi- zoozia e la stabilizzazione del prezzo del- Come si è già avuto modo di sottolineare, la carne non potevano non avere effetti la determinazione del prezzo delle pelli, nel mercato delle pelli. Dal punto di vista sia fresche che conciate, risultava estre- teorico una epidemia bovina avrebbe do- mamente problematica. La stabilità del vuto portare, almeno inizialmente ad una prezzo ufficiale delle pelli fresche, che riduzione del prezzo delle pelli, perché il nel giro di quarant’anni era variato solo gran numero di animali morti o abbattuti una volta in corrispondenza della revisio- avrebbe dovuto immettere sul mercato un ne del comparto, era contrapposta a una numero eccedente di pelli. In realtà i bo- certa libertà di contrattazione tra macellai vini morti o abbattuti per malattia non po- e conciatori. Il fatto che a Bologna non tevano essere scuoiati, ma dovevano esse- esistesse un appalto del corame, come in- re sotterrati integri. La scarsezza di mate- vece esisteva in molte altre città (19), la- ria prima, unita alla grande incertezza sciava il controllo dell’intero settore nelle 155 mani delle corporazioni. O, per meglio di- punto di vista qualitativo. Da un lato si ri- re, delle oligarchie corporative. I gruppi ducevano i tempi di lavorazione, dall’al- dirigenti delle arti infatti dimostrarono tro venivano acquistate le pelli secche quasi sempre un alto grado di coesione. meno adatte alla concia e, infine, veniva- La serrata dei macellai di città è un esem- no venduti come corami di prima qualità pio concreto dell’unità che i gruppi pro- anche pelli «con molto fianco» (22). fessionali sapevano trovare nei momenti Bologna rappresenta un caso particolare di crisi. Solo due macellai approfittarono anche sotto questo punto di vista. Il con- della situazione non aderendo alla serrata trollo della qualità era riservato quasi (20) e allargando quindi il proprio giro esclusivamente alle arti, che, tramite i d’affari. Ma nel complesso, a parte questi propri ufficiali, si incaricavano di esegui- rari comportamenti speculativi, la parteci- re periodici controlli nelle botteghe. Il te- pazione a questa forma estrema di prote- ma della visita è già stato trattato da Al- sta fu totale. Non solo, ma i macellai sep- berto Guenzi, che ne ha sottolineato an- pero anche attirarsi le simpatie del pub- che l’alto valore simbolico (23), ma è for- blico, dimostrando la validità delle loro se opportuno tornare sull’argomento per- ragioni (21). ché ci troviamo di fronte a un caso abba- Durante le vicende connesse con l’epi- stanza unico di forte e persistente autorità zoozia vi fu quindi uno scontro tra gruppi delle arti sul loro comparto economico. professionali organizzati e uniti nella di- La visita rappresentava, insieme al paga- fesa degli interessi comuni. Anche questo mento dell’obbedienza, la funzione che le fatto dimostra l’importanza economica e arti avevano nel controllo della qualità dei istituzionale che un’epidemia bovina ave- prodotti. Tale funzione poteva essere va in età moderna: i conflitti e le solida- svolta soltanto dagli ufficiali delle arti, rietà che sorsero a seguito dell’epizoozia perché «soltanto gli ufficiali dell’arte so- coinvolgevano parecchie arti e si svilup- no in grado di [...] individuare tutte le pavano su diversi piani. Oltre alla diffi- cause che possono conferire e rendere coltà di approvvigionamento di carne per una manifattura inferiore» (24). la città, vi erano infatti problemi in un Il settore conciario si differenziava per- comparto produttivo di primaria impor- ché, oltre ad esservi un controllo degli uf- tanza come quello delle pelli. Coordinare ficiali sulla propria arte, vi era anche un e convogliare le istanze contrapposte dei controllo reciproco ed incrociato di un’ar- gruppi professionali era un’impresa di te sull’altra. Poiché la linea di produzione non poco conto sia per il governo della era unica (25), la vita di un’arte dipende- città, che doveva anche salvaguardare gli va dalla capacità di chi la precedeva nel interessi dei consumatori, sia per le orga- processo di trasformazione del prodotto nizzazioni di mestiere. La capacità di mo- di fornire un semilavorato di buona quali- bilitazione messa in campo da tutti gli at- tà: «così un’arte vigila al buon esercizio tori risultò davvero straordinaria, ma evi- dell’altra» (26). Il controllo reciproco e dentemente proporzionata alla gravità l’autogoverno delle arti si estendeva an- della crisi. che nell’ambito dei prezzi. Gli interventi in questo campo dei vari organi di gover- La difficoltà nel reperire la materia prima no cittadini giungevano solo in particolari metteva i conciatori nelle condizioni di momenti di crisi, quando veniva messo in produrre con procedure che abbassavano pericolo il sistema di approvvigionamento la qualità del semilavorato. La necessità della città. di far fronte alla costante domanda di co- La dialettica che si era instaurata a Bolo- rami da parte di calzolai, ciabattini, sellai gna tra arti e governo della città dalla e altri, induceva i conciatori a mettere in creazione dell’Assunteria per il sollievo atto strategie produttive penalizzanti dal delle arti in poi, metteva le corporazioni 156 in una posizione subordinata: «fedeli in- sta serie di motivi i conciatori bolognesi terpreti della linea di politica economica utilizzarono in maniera massiccia le pelli dell’esecutivo» (27). Ciò non toglie che secche importate da zone non toccate dal alcune funzioni centrali, come appunto il fenomeno epizootico. Come vedremo an- controllo della qualità, rimasero fino agli che questo fatto avrà importanti conse- anni ‘70 del XVIII secolo, saldamente in guenze nei rapporti tra calzolai e concia- mano ai consigli delle arti. tori.

Nel 1749, come nel 1738, il conflitto Il Gonfaloniere di Giustizia richiese, tra- esplose a valle del processo produttivo: mite i Notai delle Riformagioni, ulteriori dai calzolai, che erano costretti a subire notizie circa la situazione del mercato tutte le strategie e le forzature messe in delle pelli e dei corami. Una serie di in- atto da macellai e conciatori. La denuncia terrogatori condotti tra l’ottobre del 1749 metteva immediatamente a fuoco il pro- e il gennaio del 1750 chiarì meglio il pun- blema centrale: «li Pellacani, Callegari e to di vista dei conciatori (30). Quello che Cartolari pretendono di vendere a prezzo sembrò immediatamente evidente fu che esorbitante corame mal concio, con molto l’epizoozia arrivò a colpire un settore già fianco e mal asciutto» (28). La denuncia in difficoltà per altri motivi. La crisi strut- risale al luglio del 1749, ciò significa che turale della conceria bolognese sembrava gli effetti dell’epizoozia si fecero sentire essere dovuta alla concorrenza di altri con circa sei mesi di ritardo. I tempi di la- centri produttivi e, soprattutto, dall’intro- vorazione e le scorte presenti nelle varie duzione di nuovi tipi di pelli conciate concerie avevano permesso ai prezzi del maggiormente apprezzate sul mercato; in corame di rimanere, fino all’estate, all’in- particolare le morbide ed eleganti pelli terno di una ragionevole fascia di oscilla- scamosciate (31). zione, accettabile anche dai calzolai. Le risposte dei conciatori alle precise do- Quando la pelle iniziò ad essere un pro- mande dei Notai delle Riformagioni di- dotto raro e il suo prezzo uscì da ogni mostravano che l’aspetto più importante controllo, i conciatori attuarono due stra- di questa crisi congiunturale era il forte tegie che potremmo definire difensive: in- declino che stava subendo proprio la con- nalzamento del prezzo del corame (proba- cia delle pelli di vitello, utilizzate per fare bilmente anche di quello prodotto con le tomaie: «doppo l’erezione di tante con- pelli acquistate prima della crisi) e ridu- cerie in tanti luoghi suddetti e doppo l’in- zione dei tempi di lavorazione, con evi- venzione di fare le tomare di scarpe con denti conseguenze negative sulla qualità cordovani, che vengono dalla Turchia, e del prodotto. con le pelli di camossa, è tanto diminuito Il secondo aspetto della risposta dei con- il negozio di pelli di vitello in questa città ciatori alla crisi merita un’ulteriore rifles- e contado, che non si fa più per la metà di sione. Ridurre i tempi di lavorazione si- quello che si faceva» (32). gnificava senz’altro ridurre i costi, ma, I conciatori si difendevano ancora una d’altro canto, sottintendeva la ragionevole volta scaricando gran parte delle colpe sui previsione di un veloce ritorno alla nor- macellai di campagna, rei, a loro avviso, malità e di conseguenza un calo dei prez- di non consegnare le proprie pelli. Oltre zi delle pelli fresche (29). Se ciò non fos- alla grande moria di animali bovini, Pel- se avvenuto, come in effetti non avvenne, lacani, Cartolari e Callegari, imputavano l’immissione prematura sul mercato dei la penuria di corami all’esportazione di corami avrebbe portato ad un azzeramen- pelli fresche che veniva fatta dal contado: to delle scorte, anche in considerazione di «le strettezze presenti della Città in gene- un’offerta di materia prima costantemente re di corami derivano [...] dalla mancanza al di sotto delle necessità. Anche per que- della maggior parte delle Pelli Buine del- 157 le Macellerie di Campagna, non introdot- cosa alcuna se prima non sono informati te in città bensì vendute a conzieri di fuori del prezzo, che sarà tratato, intendendo di ed estratte dal Contado» (33). Evidente- esser in libertà di spendere il loro danaro mente alle difficoltà connesse con l’epi- a loro piacimento». zoozia si aggiungeva il comportamento di L’aspetto più importante della protesta di alcuni macellai che andavano a vendere Zanetti e Ambrosini riguardava la possibi- gli animali fuori dai territori bolognesi, lità di acquistare pelli anche da parte di dove forse risultava più vantaggioso. In chi non aveva, o non gestiva, una concia: tal modo, la politica di contenimento del «Il Comparto è molto soreticio, e quando prezzo della carne attuata dal governo cit- sarà fatto canonicamente e dato le pelli a tadino, finiva per mettere ancor più in dif- quelli che hanno le concie, allora il sudet- ficoltà il sistema d’approvvigionamento to signor Zanetti ed il signor Ambrosini di Bologna. I prezzi bassi, infatti, non so- aproveranno tutto ciò che sarà giudicato». lo non attiravano un flusso d’importazio- I due conciatori toccavano uno dei punti ne sufficiente a coprire il fabbisogno di deboli del comparto. L’epizoozia, e la carne e degli altri prodotti della macella- conseguente penuria di materia prima, zione della città, ma determinavano anche mettevano a nudo tutte le ambiguità del un consistente movimento di esportazione sistema di distribuzione delle pelli che in di cui è impossibile quantificare l’entità condizioni normali potevano essere facil- (34). mente aggirate. Nel marzo del 1750 venne effettuata la I diritti di prelazione sull’acquisto delle distribuzione delle pelli delle tra arti di pelli bolognesi diventavano, in queste conciatori. La scarsità di materia prima condizioni estreme, un inutile e dannoso acuiva la concorrenza e metteva allo sco- passaggio intermedio che i possessori di perto tutte le contraddizioni insite nel si- concerie cercavano di evitare. La possibi- stema di distribuzione delle pelli. La crisi lità di accordarsi direttamente con i ma- si estendeva a tutto il processo produttivo. cellai risultava infatti indispensabile al fi- Dai calzolai era adesso giunta ai concia- ne di potersi assicurare la materia prima. tori e finiva per minacciare quelle stesse La protesta di Ambrosini e Zanetti prose- solidarietà professionali che avrebbero guiva proprio esprimendo la volontà di dovuto essere alla base del sistema corpo- stipulare liberi accordi con i macellai: «in rativo. tanto si esprimono di voler fare qualun- In una burrascosa congregazione dell’arte que contratto di dette pelli à loro piaci- dei Callegari, due membri del consiglio mento con detti Macellari» (36). arrivarono a non accettare le loro quote e L’arte dei Callegari respinse ogni richie- a rinnegare il sistema delle quote nella sta dei due maestri. Per dare uno sbocco sua totalità (35). Le loro motivazioni met- istituzionale alla crisi vennero nominati tevano in luce tutte le ambiguità di un due «assonti [...] per trattare, unitamente metodo di distribuzione del lavoro che, con li Pellacani, il prezzo delle Pelli con per garantire tutti, penalizzava fortemente l’Università de’Macellari». Lo stato di in- alcuni. Ambrosini e Zanetti, i due Calle- certezza dell’anno precedente imponeva gari che rifiutarono il «comparto» (questo una certa cautela nello stabilire un prezzo era il nome del sistema di distribuzione definitivo. L’impossibilità di fare previ- delle pelli in quote ai vari conciatori), po- sioni circa l’andamento della macellazio- nevano l’accento su alcuni aspetti struttu- ne spingeva infatti Callegari e Pellacani rali di primaria importanza. In primo luo- ad accorciare il tempo di validità degli ac- go il prezzo: «[essi] protestano solene- cordi sul prezzo: «detto prezzo sarà stabi- mente, che non vogliono accordare la su- lito per un solo anno nella più vantaggio- detta distribuzione e che in ordine al prez- sa forma che sarà possibile» (37). Va ri- zo delle Pelli intendono di non accettare cordato che in condizioni normali il prez- 158 zo delle pelli bolognesi soggette al regime l’Assunteria per il Sollievo delle Arti, una del comparto veniva riconsiderato soltan- serie di modifiche ad un bando del 31 to una volta ogni cinque anni (38). marzo 1694 che regolava ancora i rappor- Macellai e conciatori sembravano temere, ti tra conciatori e calzolai. In precedenza oltre che la scarsità di bovini, soprattutto era stata effettuata una visita nelle conce- le incertezze sulle quantità, sulla qualità e rie di Bologna per stabilire «se veramente sul prezzo. L’incoerente gestione del cal- la Città fosse sufficientemente proveduta miere della carne si rifletteva fatalmente di corami e pelli di vitello». Una stima in tutti gli altri settori collegati con la ma- del massaro dell’arte dei Calzolai dichia- cellazione. I beccari, in un loro memoria- rava che la città necessitava di circa le, manifestavano l’esigenza di una certa 11.000 pezzi di corame all’anno e di circa stabilità del prezzo della carne, con modi- 13.000 pelli di vitello. La visita concluse ficazioni che potevano avvenire solo in che «rispetto alli corami si trovò più assai periodi stabiliti. Negli ultimi sei mesi ave- del bisogno, ma rispetto ai vitelli molto vano subito sei variazioni «ora in più, ora meno» (42). in meno nella meta della carne» (39) sen- I conciatori bolognesi riuscivano forse a za che fossero sopraggiunte nuove condi- procurarsi le pelli secche degli animali zioni nel mercato degli animali bovini. adulti in altre province. Mentre le pelli Le continue oscillazioni del costo della per fare tomaie, più pregiate e più rare, carne finivano per mettere in difficoltà il avevano prezzi per loro inaccessibili, te- sistema di approvvigionamento della cit- nendo conto anche del fatto che il merca- tà. Un prezzo relativamente alto della car- to bolognese era stato invaso dalle tomaie ne avrebbe potuto attirare a Bologna un scamosciate. La domanda di questi pro- certo numero di speculatori che lucravano dotti risultava perciò inferiore a quella di sulle differenze di prezzo applicato da corami. una zona all’altra. Come si è già avuto Poche settimane dopo il Magistrato dei modo di ricordare, durante le prime fasi Collegi effettuò un’ulteriore visita, sem- della crisi arrivavano in città solo animali pre su istanza dell’Arte dei Calzolai. Que- di qualità molto bassa: «bestie piccole e sta volta si ebbero risultati ancor più al- di poca carne». L’alternativa la offriva il larmanti, in quanto «si trovò minor quan- contrabbando, che veniva considerato dai tità assai di corami e vitelli». Secondo il macellai una delle cause principali delle massaro dei Calzolai, i conciatori «hanno difficoltà che stavano attraversando in levati li corami e vitelli suddetti, e quel quel periodo (40). che è peggio, buona parte de medesimi è uscita di Città». Corami e pelli di vitello La situazione dei calzolai, per tornare alla avevano prezzi troppo bassi sulla piazza narrazione degli eventi, si era nel frattem- di Bologna ed era quindi conveniente, per po ulteriormente aggravata. Un nuova i conciatori, andarli a vendere in altre cit- supplica nel settembre del 1750 mostrava tà dove potevano ottenere un guadagno chiaramente che l’emergenza non era fini- più alto. Evidentemente all’aumento del ta (41). Sulla spinta di una tale situazione, prezzo delle pelli fresche, dovuto all’epi- il governo cittadino, che fino a quel mo- zoozia, non aveva fatto seguito un propor- mento aveva praticamente ignorato i pro- zionato aumento dei corami e delle pelli blemi inerenti alla conceria, intensificò e di vitello conciate. La dura opposizione alzò il profilo dei propri interventi. Si cer- dei calzolai ad ogni aumento di prezzo, cò, in sostanza, di sfruttare la difficile aveva finito per mettere ancor più in diffi- congiuntura per modificare l’assetto strut- coltà il mercato delle pelli e quindi delle turale del settore. scarpe. In quello stesso mese vennero proposti I controlli del Magistrato non si limitaro- dal Magistrato dei Collegi, in accordo con no alle quantità, ma riguardarono anche la 159 qualità. La denuncia dei calzolai infatti vo che regolava il settore conciario. Per parlava anche di corami conciati non a re- prima cosa venne vietata l’esportazione gola d’arte (43). Il corame risultò «di delle pelli: «non sia lecito a veruna perso- qualità mercantile, a riserva di alcuni poc- na, specialmente alli Macellari di Città, chissimi pezzi un poco difettosi» (44). I l’estrarre fuori di Città quantità alcuna, conciatori vedevano così riconosciute al- benché minima, di Pelli» (47). La puntua- cune delle loro ragioni. Essi avevano lizzazione relativa ai macellai di città di- sempre sostenuto di «conciare come si mostra una volta di più quanto fosse diffi- deve» e che il problema riguardasse sol- cile imporre determinazioni di questo tipo tanto i prezzi delle pelli, che erano troppo alle beccarie del contado. alti, e quelli dei corami, che, al contrario, La seconda decisione riguardava i prezzi. erano troppo bassi. Tale situazione, a det- Il Magistrato dei Collegi chiedeva alle arti ta dei conciatori, li costringeva a lavorare dei macellai e dei conciatori di arrivare ad in perdita. un accordo; «non potendo detti corpi con- venire tra loro nel prezzo delle Pelli verdi, L’epizoozia aveva inizialmente messo in in tal caso il prezzo delle Pelli sia quello difficoltà i macellai, che erano giunti alla che sarà pro tempore considerato nello serrata. In questo secondo momento stava scandaglio che si fa dal Magistrato dei minacciando le posizioni dei conciatori. Collegi in occasione di tariffare le Carni La denuncia però era partita dai calzolai, di Manzo, e Vitello a Pasqua di Resurre- che, essendo l’ultimo anello della catena, zione». A Pasqua il Magistrato dei Colle- subivano in ogni caso le manovre difensi- gi era solito imporre un ribasso del prezzo ve delle categorie professionali che li pre- della carne. É quindi probabile che con- cedevano nella linea di produzione (45). temporaneamente venisse autorizzato un L’intervento dell’autorità cittadina era aumento del prezzo delle pelli. Questa de- volto alla difesa dei consumatori e, so- cisione, durante l’emergenza seguita al- prattutto, ad evitare una penalizzazione l’epizoozia, rappresentava forse la massi- eccessiva di una determinata arte. In so- ma concessione possibile ai macellai sen- stanza i costi dell’epizoozia dovevano es- za penalizzare in maniera eccessiva i con- sere sostenuti da tutte le arti che in qual- ciatori. che maniera erano collegate con l’alleva- L’ultima norma transitoria rappresentava mento bovino. una vera svolta nella conduzione del com- Questo aspetto mette in evidenza una cer- parto e accoglieva le richieste di Ambro- ta capacità, da parte degli organi di gover- sini e Zanetti, i due Callegari che avevano no di Bologna, di vedere la città come un rifiutato le loro quote di pelli. «Per evitare tutt’uno dal punto di vista economico. molti disordini per li quali nasce l’esorbi- L’intreccio di relazioni che si sviluppava tante accrescimento del prezzo de Corami all’interno delle mura urbane sembrava e Pelli di Vitello, non sia lecito a chiun- essere ben chiaro agli occhi di chi gestiva que del numero et Arte de Pellacani, Car- il potere. Le strette connessioni tra siste- tolari e Callegari non esercente attual- ma annonario, politica dei prezzi e strut- mente il conseguire verun comparto di tura produttiva condizionavano in manie- Pelli verdi dai Macellari, ò altri». Ancora ra decisiva le scelte di politica economica una volta si tentava di sopprimere questa del ceto dirigente (46). prassi che permetteva anche a chi non esercitava l’attività di conciatore di acqui- Le iniziative che vennero prese in manie- stare una quota di pelli. ra tempestiva nell’estate del 1750 aveva- Il Magistrato dei Collegi concludeva l’in- no un carattere prettamente congiuntura- formazione al Gonfaloniere di Giustizia le. In questo caso, però, si finì per modifi- chiedendo di tornare all’estrazione delle care anche la struttura del corpo normati- quote: «tutto il Comparto debba distri- 160 buirsi tra i soli attualmente esercenti, e scarpe fatte con queste pelli rovinassero fatte le parti a dovere, distribuirle a sorte «con detto untume le calzette, con recla- per sfuggire le parzialità» (48). L’epizoo- mo della gente civile». zia diventava un’occasione da una lato Il problema del prezzo delle pelli conciate per riportare il settore conciario nell’al- venne risolto dal Gonfaloniere di Giusti- veo degli statuti vigenti, e dall’altro per zia in maniera drastica: «il prezzo de’ Co- ritoccare quelle norme che potevano crea- rami da suola, da selaro, di fianchi [...] fu re disfunzioni. stabilito su due piedi, più per troncare Le proposte del Magistrato dei Collegi l’eccedente alzamento, che per mettere trovarono forti opposizioni. Iniziò un fitto veramente una tariffa conveniente al valor scambio di memoriali tra arti di conciato- della cosa». Veniva in pratica ammesso ri e Assunteria d’Arti a cui si aggiunsero che il costo reale dei corami, pur in quella anche le richieste dei sellai. Quest’ultima difficile congiuntura, avrebbe dovuto de- categoria subiva probabilmente più delle terminare un prezzo inferiore a quello im- altre la crisi della pelle: l’impossibilità di posto. L’aumento di prezzo delle pelli fre- far fronte alla domanda complessiva di sche, quindi, veniva abbondantemente corami imponeva delle scelte e la priorità compensato dal rincaro dei corami e dai veniva ovviamente data ai calzolai. L’As- metodi di concia che assicuravano un cer- sunteria chiedeva quindi ai conciatori di to risparmio a conciatori. Il memoriale avere in «ogni bottega di Coramaro il sor- dell’Assunteria dimostrava infatti che «il timento necessario e deve avere ancora il prezzo provisionale dovrebbe ribassarsi corame da sellaro e i sugatti candidi» [...] dato che in passato, parlando dei co- (49). rami da scarpe, questi ultimi non si sono I calzolai, dal canto loro, dichiaravano mai venduti ai 14 baiocchi la libra, ma con rammarico di essere ormai costretti sempre meno e per lo più 10, 11, e 12, e ad acquistare le pelli conciate da altre re- da pochissimo tempo in qua 13, e poi fi- gioni: «non è succeduto mai in passato, in nalmente 14» (50). Secondo gli assunti, tempo ancora, che si praticasse di far ve- infine, «i Pellacani ricavano tali vantaggi nire tante pelli concie da Venezia per far- dal prezzo accresciuto de’Corami da scar- ne tomare da scarpe, come si usa presen- pe, e dall’indebito e gravante modo di temente». Tale necessità incideva negati- conciare, che possono ben tollerare l’al- vamente sui costi di fabbricazione delle zamento seguito di prezzo nelle pelli ver- scarpe e quindi andava a danno dei consu- di». matori finali. Le preoccupazioni relative In questa seconda parte del memoriale, al mercato delle scarpe portarono gli stes- l’Assunteria sembrava voler accettare un si calzolai a fare precise richieste circa gli certo abbassamento della qualità dei cora- standard qualitativi dei corami e delle pel- mi pur di tenerne sotto controllo il prez- li di vitello. Come si è già ricordato, i cal- zo. Un atteggiamento di grande realismo zolai lamentavano di dover acquistare di fronte alle difficoltà del momento. Si pelli scadenti. L’Assunteria fece proprie trattava di un modo di agire simile a quel- queste istanze e impose ai conciatori di lo tenuto nel settore della panificazione, non utilizzare gesso in eccesso «che si dove esisteva la cosiddetta «tacita tolle- adopra maliziosamente per asciuttare ed ranza»: in pratica la concessione ai fornai occultare il sego e l’untume soprabbon- di abbassare il peso della tiera di pane pur dante, di cui soverchiamente è stata imbe- mantenendone inalterato il prezzo (51). vuta la pelle stessa». Le preoccupazioni non riguardavano solo il danno economi- L’incertezza che regnava nel settore con- co per i calzolai «che vedono vendersi se- dizionava in maniera radicale le scelte de- go e gesso per pelle», ma anche i consu- gli operatori. Diverse testimonianze di matori finali. Occorreva evitare che le conciatori, tra l’ottobre 1750 e il gennaio 161 1751, confermavano la loro sostanziale invocati provvedimenti a sostegno di impossibilità di fare acquisti di materia un’industria che si trovava in crisi a causa prima che andassero al di là delle necessi- della mancanza di materia prima (54). tà immediate. «Qualche conciatore à fatto La sovrapposizione tra i problemi struttu- venire in questa città qualche partita di rali creati dal ritardo tecnologico e la crisi dette pelli [secche], che li sono costate dovuta all’epizoozia, stava favorendo un più di Paoli cinque l’una, quando che le ulteriore processo di concentrazione dei nostre fresche si pagano solo baiocchi luoghi di produzione e quindi dei capitali. trenta cinque l’una e sono tanto migliori I maestri in possesso di concerie di ridotte delle secche, quindi si sono pentiti d’ave- dimensioni erano stati costretti a licenzia- re fatte tali proviste» (52). re. La crisi aveva penalizzato i piccoli più Tale testimonianza confermava che nel- dei grandi. In un momento in cui i con- l’estate del 1750 la situazione stava mi- trolli pubblici sui prezzi risultavano pres- gliorando, in quanto era possibile acqui- soché impossibili, solo i maggiori im- stare pelli fresche bolognesi ad un prezzo prenditori potevano avere accesso al mer- inferiore rispetto a quello delle pelli sec- cato: «Quanto a Capi e Padroni in città, che d’importazione. Chi aveva fatto incet- quando si è detto che, stante la penuria di ta di pelli secche, prevedendo un prolun- Pelli da conciare, hanno a cercar di levar- garsi della carenza di pelli bolognesi, si sele l’uno all’altro, s’intende subito ciò era così trovato in grosse difficoltà, in un seminario di rancori, litigi, risse e peri- quanto «al presente si contentano di of- coli» (55). La testimonianza era abbastan- frirle per assai meno di quello che li sono za esplicita e proseguiva accusando i ma- costate». La stessa sorte era toccata anche cellai di sfruttare a proprio vantaggio tale ad alcuni speculatori che avevano fatto situazione: «i Macellari, allettati da dis- giungere alla dogana di Bologna alcune onesto guadagno, burlandosi de gli Statuti partite di pelli secche di vitello: «in effet- e delle Convenzioni, si fanno lecito di to trovasi nella nostra Dogana più balle di vendere le pelli al più offerente». detti vitelli forastieri dà vendere, che sono La soluzione definitiva del conflitto arrivò più mesi che furono qui mandate per tale solo nel 1752, quando gli effetti dell’epi- effetto, non si è trovato fino ad’ora chi zoozia vennero completamente assorbiti. voglia applicarsi, anche a prezzo vile, Le soluzioni proposte dalle arti rappre- perché realmente non vi è alcuna utilità in sentavano, tutto sommato, solo dei tenta- esse». tivi di volgere a proprio vantaggio la diffi- L’epizoozia aveva colpito l’intero settore cile congiuntura. conciario, ma in particolare aveva pena- Al termine della crisi l’Assunteria d’Arti lizzato la fabbrica di pelli da tomaia, già propose la fusione delle tre arti di concia- in crisi a causa del successo di manufatti tori. Non conosciamo gli argomenti che le stranieri nel mercato bolognese. L’atten- arti opposero a questo ennesimo progetto zione dell’Assunteria d’Arti e del Gonfa- di fusione. Sappiamo che essa avvenne loniere di Giustizia si focalizzò quindi solo nel 1785 quando la conceria bolo- sull’arte dei Cartolari, che era l’unica che gnese era ormai in piena decadenza. Le poteva lavorare tale tipo di pelli. resistenze all’unione potevano non venire La discordanza di molti documenti non soltanto dal mondo corporativo, ma anche facilita un’analisi oggettiva della situazio- dal governo della città. Esistono molti ne. In alcuni memoriali si sosteneva che esempi, nella storia urbana italiana, di l’offerta di pelli fresche fosse comunque corporazioni tenute in vita soltanto per più che sufficiente, in considerazione del motivi fiscali, o di altre addirittura istitui- successo che avevano ottenuto sul merca- te solo allo scopo di creare nuovi gettiti to bolognese le pelli conciate in altre zone (56). In altri casi le arti entravano a far (53). In altri documenti venivano invece parte di un progetto politico complessivo, 162 volto a realizzare un maggiore controllo nei teorritori bolognesi durante il Settecento, da parte del governo cittadino sul tessuto Bologna, 1985, pp.537-551. sociale urbano (57). (2) C.M. CIPOLLA, Storia economica dell’Europa Non è forse questo il caso di Bologna, do- pre-industriale, Bologna, 1987, p.118. ve la struttura corporativa fu costante- (3) ARCHIVIO DI STATO DI BOLOGNA (ASBO), As- sunteria d’Arti, Miscellanea, vol.I, Fasc.88, Re- mente oggetto di attenzioni particolari da lazioni, riflessi, memorie ed altri fogli sopra il parte del Senato e dei suoi organi. Dove, regolamento per le tre Arti Pellacani, Cartolari e inoltre, la preoccupazione principale sem- Callegari. brava essere quella di sostenere il sistema (4) ASBO, Notai delle Riformagioni, Filze, produttivo della città (58). Resta l’innega- 1752, Laurentii Migoli et soci, N.29. bile fatto che questa unione, da più parti (5) Cfr. A. GueNzi, Gli esiti dell’epizoozia della tanto auspicata e tanto raccomandata, av- metà del secolo XVIII nella pianura bolognese, venne solo quando l’ennesima svolta nel- in «Annali della Sanità Pubblica», n.s.2 (1997), la politica economica dell’Assunteria p.11. d’Arti portò al definitivo svuotamento (6) ASBO, Assunteria d’Arti, Miscellanea, vol.II, Fasc.60, Ricorso dellArte de’Pellacani so- dell’istituto corporativo a Bologna (59). pra i danni che vangono all’Arte, agli esercenti, In una città che seppe distinguersi nell’ul- alle finanze, ed alle manifatture dal non intro- timo scorcio dell’età moderna per la gran- dursi in Città le pelli tutte de’Macelli del Conta- de fantasia progettuale, in materia econo- do, e dimanda provvedimento. mica e organizzativa, di alcuni suoi go- (7) GUENZI, Gli esiti dell’epizoozia ...cit.,p.14. vernanti, la vicenda delle arti di conciato- (8) Cfr. E.P. THOMPSON, L’economia morale del- ri appare quasi come una nota stonata. le classi popolari inglesi nel secolo XVIII, Socie- L’incapacità di trasformare le strutture tà patrizia, cultura plebea. Otto saggi di antro- formali adeguandole alle mutate condi- pologia storica sull’Inghilterra del settecento, zioni del mercato interno e internazionale Torino, 1981, pp. 57-136; A. GUENZI, La politica annonaria in Italia in età moderna, in C. PAPA, rappresenta probabilmente un caso unico (a cura di), Il pane, Perugia, 1992, pp.83-88. nel panorama corporativo bolognese del (9) ASBO, Assunteria d’Arti, Miscellanea, XVIII secolo. L’eccezionalità di questo vol.13, fasc.6, Promemoria dei SS. Assunti pre- fatto dimostra forse che l’industria legata sentati all’E.mo Legato a loro difesa, portando alla pelle merita un’attenzione particolare vari scandagli fatti sopra il conto, e spacci delle da parte degli storici dell’economia, del carni ritagliate e conseguenti spese. lavoro e della tecnologia. L’importanza (10) ASBO, Assunteria d’Arti, Miscellanea, che rivestiva tale ciclo produttivo, pur non vol.13, fasc.5, Memoriale dei Macellari all’As- avendo quella visibilità internazionale che sunteria delle Arti, in cui esponendo l’eseguita avevano ad esempio la seta o, in prece- risoluzione di essersi rifugiati in luogo immune per aver chiuse le loro botteghe a cagione e sca- denza, la lana, era tale per cui un’evolu- pito, che avevano per la meta a basso prezzo zione della sua struttura produttiva e orga- della carne, implorando soccorso e perdono. nizzativa avrebbe portato ad una modifi- (11) Ibidem. cazione importante del sistema di rapporti (12) Promemoria degli SS. Assunti...cit. interno alla città e tra la città e il contado. (13) Per una più esauriente trattazione rimando a GUENZI, La carne bovina...cit. (14) BIBLIOTECA COMUNALE DELL’ARCHIGINNA- SIO DI BOLOGNA (BCAB), Ms., Malvezzi de’Me- dici, cart. 92, fasc.1 K. NOTE (15) Su questo tipo di prassi all’interno del mer- cato del pane cfr., A. GUENZI, Pane e fornai a (1) Sul consumo di carne, latte e derivati in età Bologna in età moderna, Venezia, 1982, pp.58- moderna e la loro importanza nella dieta del pe- 61. riodo, cfr. A. GUENZI, La carne bovina: consumi, (16) ASBO, Notai delle Riformagioni, Filze, prezzi e controllo sociale nella città di Bologna 1749, Mass. et Hom. Artis Callegariorum, n.2. (secc. XVII-XVIII), in Popolazione ed economia (17) ASBO, Assunteria d’Arti, Miscellanea, 163 vol.13, fasc.6, Scandaglio presentato dalla Ma- 1750, Joseph Bonora, n.29. celleria dei due Portoni degli Orefici. (31) Ibidem. (18) Memoriale dei Macellari...cit. (32) Ibidem. (19) Cfr. A. PORTIOLI, Le corporazioni artiere e (33) ASBO, Assunteria d’Arti, Miscellanea, l’archivio della Camera di Commercio di Man- vol.11, fasc.72, Rappresentanza delle tre arti tova, Mantova, 1884, pp. 55-56; A. VIANELLO, de’Pellacani, Callegari, e Cartolari, mediante i L’Arte dei Calegheri e zavateri di Venezia tra rispettivi Deputati, al Magistrato de’Collegi, in XVII e XVIII secolo, Venezia, 1993,, pp.51-53. cui adducono i motivi della scarsezza di Corami (20) ASBO, Tribuni della Plebe, Atti, vol.XV, per la mancanza delle Pelli Bovine de’Macellari 6v. di Campagna non introdotte in città; per l’estra- (21) ASBO, Assunteria d’Arti, Miscellanea, zione delle scorze di Quercia dalla Legazione e vol.13, fasc.5, Promemoria deglli Assunti d’Arti per varj altri disordini, supplicano di provvedi- all’E.mo Legato in cui espongono i molti motivi mento. di congruenza che persuadono l’aumento del (34) Quando, ad esempio, il frumento bolognese prezzo delle carni bovine. non era sufficiente a soddisfare le esigenze della (22) ASBO, Assunteria d’Arti, Miscellanea, città, il calmiere veniva rialzato per attirare i gra- vol.9, fasc.14, Memoria dell’Arte de’Calzolai ni forestieri. Cfr., GUENZI, Pane e fornai...cit., sopra i prezzi e la qualità de’Corami venduti dai p.53. Pellacani. (35) ASBO, Assunteria d’Arti, Miscellanea, (23) Cfr. A. GUENZI, La «fabbrica» delle tele fra vol.14, fasc.38, Congregazione dell’Arte de’Cal- città e campagna, Ancona, 1987, pp. 21-22. legari, in cui si porta il comparto dell pelli, e (24) ASBO, Assunteria d’Arti, Miscellanea, Macellerie, con sentimento sopra il prezzo delle vol.9, fasc.78, Informazione generale degli As- pelli con l’Università de’Macellari; ed eccezioni sunti d’Arti al Legato sopra tutte le arti in occa- da te da Sebastiano Zanetti e Giovan Domenico sione di notizie cercate dalla Segreteria di Stato Ambrosini. sopra l’Arte dei Tessitori di Seta. Nella quale si (36) Ibidem. premette l’origine delle Arti, il numero di esse, il (37) Ibidem. loro sistema giurisdizione, il fine di tutte, gli ob- (38) Relazioni, riflessi, memorie...cit. blighi, le rendite, le obbedienze, la formazione (39) ASBO, Assunteria d’Arti, Miscellanea, degli statuti. vol.13, fasc.5, Promemoria degli Assunti (25) Quanto questo fatto influisse sull’assetto all’E.mo Legato in cui espongono i molti motivi istituzionale e sui rapporti tra le arti è già stato di congruenza che persuadono l’aumento del sottolineato da Poni in alcuni suoi lavori; cfr. PO- prezzo delle carni bovine. NI, Local market rules and practicies. Three (40) ASBO, Tribuni della Plebe, Atti, vol.15, guilds in the same line of production in early fasc.6v. moderna Bologna, in, Domestic Strategies: Work (41) ASBO, Assunteria d’Arti, Miscellanea, and Family in France and Itali (1600-1800) , vol.3, fasc.89, Informazione sopra il tariffare, e Cambridge, 1990, pp. 86-90; id. Misura contro conciare li Corami e le pelli di Vitello, con pro- misura: come il filo di seta divenne sottile e ro- posizione sopra i Pellacani, Calegari, e Cartola- tondo, in «Quaderni storici», n.47, 1981, pp.396- ri. 397. (42) Ibidem. (26) ASBO, Assunteria d’Arti, Notizie sopra il (43) ASBO, Notai delle Riformagioni, Filze, sollievo delle Arti, b.1, doc. non numerato, La ri- 1749, Mass. et Hom. Artis Callegariorum, n.2 flessione che stando separate... (44) Informazione sopra il tariffare...cit. (27) A. GUENZI, Governo cittadino e sistema del- (45) Cfr. PONI, Local market...cit., pp. 72-82 le arti in una città dello Stato Pontificio: Bolo- (46) Su questo argomento cfr., GUENZI, Pane e gna, in «Studi Storici L. Simeoni», Vol.XLI, fornai...cit., pp. 137-146; Id., Governo cittadi- 1991, p.181. no...cit., pp.177-182. (28) ASBO, Notai delle Riformagioni, Filze, (47) Informazione sopra il tariffare...cit. 1749, Mass. et Hom. Artis Callegariorum, n.2. (48) Ibidem. (29) Cfr. GUENZI, Arti, maestri, lavoranti. I cal- (49) ASBO, Assunteria d’Arti, Miscellanea, zolai di Modena dalla Corporazione alla Società vol.2, fasc.67, Memoriale delli Pellacani, Calle- di Mutuo Soccorso (secoli XVIII-XIX), in: «Qua- gari, e Cartolari all’Ecc.ma Assunteria d’Arti derni storici» n° 80, 1992. con diversi obietti sopra il Bando pubblicato pel (30) ASBO, Notai delle Riformagioni, Filze, regolamente delle concierie, e vendite de’generi 164 fabbricati in esse, con le risposte date ai detti (56) Cfr. L. DE ROSA, Le corporazioni nel sud capi di ricorso. della Penisola: problemi interpretativi, in «Studi (50) Ibidem. Storici L. Simeoni», vol. XLI, Verona, 1990, (51) Cfr. GUENZI, Pane e fornai...cit., pp.58-61. pp.55-56. (52) ASBO, Notai delle Riformagioni, Filze, (57) Cfr. S. CERUTTI, Mestieri e privilegi, Torino, 1750, N.39, Laurentii Migoli et Soci. 1992; Id., Mestieri ed interessi: le corporazioni (53) Ibidem. a Torino in età moderna, in: «Studi Storici L. Si- (54) ASBO, Notai delle Riformagioni, Filze, meoni», vol. XLI, Verona, 1990, pp.103-127. 1751, N.22, Mass. et Hom. Artis Cartolariorum. (58) Cfr. GUENZI, Governo cittadino...cit., (55) ASBO, Assunteria d’Arti, Miscellanea, pp.175-182. vol.4, fasc.46, Memoria dell’Arte de’Pellacani (59) Ibidem, pp.181-182. dove espongonsi li pregiudizij che recano alle concie di Città, quelle che sono in Contado.

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Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000

STORIA DELLA CONIGLICULTURA MATTEO DEL NOBILE

SUMMARY

THE HISTORY OF RABBIT BREEDING

After a brief mention of practices during the Roman period, described in the «Storia Economica Cambridge», this account continues with an evaluation of the rabbit breeding methods proposed by the french scientists Charles Etienne in 1583 and Oliver Serres in 1600. In the 18th century, the recommended method of rabbit breeding was that of semi-liberty in a fenced area, but cage-rearing was beginning to appear. Cage-rearing was described by P.F. Niccola Columella Onorati during the 19th century and later on in more detail by Canon Antonio Monzini. These were the first authors to mention a European market in rabbit meat, and included their experimental observations relating to rearing methods. Licciardelli, working at the turn of the 19th century, developed the scientific basis of rabbit breeding, introducing useful methods which continued in use with few alterations for the rest of 20th century. Today there is a tendency to abandon the use of cages in favour of free-run breeding, in the interests of animal welfare.

L’allevamento del coniglio è un’attività La conferma degli argomenti su esposti relativamente recente. c’è fornita dalla Storia Economica Cam- Le ragioni di ciò potrebbero sembrare in- bridge dove nel capitolo terzo, dedicato spiegabili considerando che le altre specie all’evoluzione delle tecniche agricole, si della cosiddetta bassa corte hanno avuto legge: La lenta domesticazione del coni- una storia più remota. Nella prima tratta- glio permise di aggiungere alla lista degli zione agronomica e zootecnica di una animali domestici l’unica novità medioe- certa importanza, il De Re Rustica di Co- vale. In tutti gli altri casi mutarono sol- lumella, del I secolo d.C., non è menzio- tanto l’importanza relativa delle diverse nato l’allevamento del coniglio. (1) specie a seconda delle esigenze del luogo L’Autore latino sviluppò la Sua trattazio- e del momento e quindi di massima i co- ne in dieci libri e trattò degli animali di nigli erano ancora selvatici, e si aggira- bassa corte nell’ottavo: «sui metodi di vano con la restante selvaggina nelle ri- sfruttamento degli animali di bassa corte, serve dei signori. Nel I secolo d.C. il co- galline, pavoni, faraone, anatre e oche fi- niglio selvatico, indigeno in Spagna, co- no ai pesci allevati in stagni e laghi d’ac- stituiva ancora una novità in Italia; non qua salata». si sa se gli Anglosassoni disponessero di Quindi pur dando importanza ad altre un termine specifico per designarlo (certo specie, il coniglio ancora non assurge a ne esisteva uno per la lepre). Si diffuse rango d’animale degno d’allevamento. però con la rapidità consueta, diventando Sicuramente esso è un animale selvatico un pericolo per le messi. Nel tardo Me- ben distinto dalla lepre la quale è menzio- dioevo venne addomesticato qua e là ed nata in uno dei più antichi libri di cucina allevato in conigliere (clapiers): la specie che si conoscano: De Re Coquinaria di domestica continuò però ad essere consi- Apicio del I secolo d.C., mentre il coni- derata molto inferiore al suo analogo sel- glio non è citato (2). vatico (3). 167 Forse è proprio per questo motivo che nel schio e qualche femmina, servirà per ri- tardo Medioevo l’unica espressione d’au- popolare la garenna allor quando questa tentica scienza agronomica che vide la lu- resti sprovvista di conigli a causa delle ce in occidente (non appartenente alla vendite o «perché le volpi ne hanno man- cultura occidentale ma opera di un dotto giato in gran quantità. arabo, Muhamed Ibn Al Awam, vissuto a I conigli quando saranno fatti grandicelli Siviglia a metà del dodicesimo secolo, fu … bisognerà portalli nella garenna per Il libro del mestiere, o dell’attività del popolarla…altrimenti chiusi nel serraglio contadino, che trattando degli allevamenti con la madre si adomesticherebbero… minori, anatre, piccioni, pavoni, galline, anzi haurebbono la carne più craffa, e api, non menziona l’allevamento del coni- manco grata. glio (4). Ma la gabbia (il serraglio) serve anche Sorte simile gli fu riservata nel 1572 nelle per permettere una maggior prolificità, vi- Vinti giornate dell’agricoltura et de piace- sto che se lasciati liberi in garenna «le ri della villa del nobile veneziano Agosti- fammine della garenna portano folamen- no Gallo, il quale pur considera api e ba- te, tre, o quattro volte l’anno, e quelle del chi da seta (5). ferraglio ogni mese». Nella garenna il Dopo tanto oblio, finalmente si giunge, rapporto tra i sessi dovrà essere di quattro non solo ad una citazione, ma ad una vera dozzine di femmine e sei maschi. e propria trattazione. Difatti il francese Nell’ultimo capitolo, è descritta la diffe- Charles Etienne scrisse L’Agricoltura et renza tra il coniglio di garenna e quello di Casa di Villa tradotto in italiano da Erco- ferraglio. Il primo è più agile, meno gros- le Cato nel 1583 (6). so, più fuegliato (svegliato) la carne mi- Nel libro sesto si argomenta della «garen- gliore e manco malinconica di quella di na, cioè luogo per li conigli», con sottoca- coniglio di ferraglio perché questo non pitoli: Situazione della garenna; Che bi- gode la libertà di correre, ne fa grande sogna fare una gabbia per popolare la esercizio, anzi è più groffo, più toffuso( garenna; Come fi hanno da governare i goffo, impacciato), più addormentato e conigli di garenna; Che differenza è tra il men gagliardo. coniglio di garenna e quello di ferraglio. Il gentiluomo francese pur essendo stato Questo è un testo importante perché per il primo a codificare in un testo le tecni- primo considera il valore economico del- che per l’allevamento del coniglio già evi- l’allevamento del coniglio: l’utile della denzia la differenza tra due metodologie quale [garenna] non è minore di quello zootecniche, l’allevamento libero o semi- de’ pollami, colombi, & altri animali che libero e quello in gabbia, facendo rilevare si notriscono nella Cafa di Villa, massi- sia la minor presenza in grasso sia la car- mamente quanto alla vendita de’ coni- ne «manco malinconica» del coniglio di gli… garenna rispetto a quello di serraglio. Do- La garenna è un luogo posto vicinissimo ve il termine «malinconica» esprime un all’abitazione, recintato, con piante di gi- concetto a noi non chiaro, nel quale po- nepro («perché i conigli amano fingolar- trebbero confluire le caratteristiche d’ap- mente il seme di ginepro») di rovi, mori petibilità e organolettiche. Più verosimil- ed erbe, però non devono esserci cavoli, mente è utilizzato per significare l’atrabi- lattughe, chelidonia, cicerchia e si deve le o umor nero, che nella medicina antica avere cura di preparare la tana per il coni- era considerato causa dell’ipocondria, co- glio. me a significare una minor salubrità della Interessante è il secondo capitolo nel qua- carne del coniglio di serraglio. le l’Autore spiega che: «bisogna fare una Qualche anno dopo, nel 1600 un altro au- gabbia per popolar la garenna». La gab- tore francese, Oliver de Serres, scrisse il bia, nella quale alloggeranno qualche ma- Theatre d’Agricolture et Mesnage Des 168 Champs (7) e il quinto libro è dedicato al- prima… la terza in fine si trovava nella l’allevamento degli animali di bassa corte Spagna, e ch’era più bassa delle nostre; e con quest’inizio: Affinché la nostra villa si chiamava cuniculus … avvertiamo che sia dotata non solo di cose necessarie, le lepri della Spagna erano i coniglij. Le ma anche di qualche oggetto di delizia e lepri si rinserrino nel proprio parco, det- voluttà, quale onestamente si può ambire to anticamente leporarium. Il parco deve e soddisfare, dopo averla fornita del be- essere circondato di mura, ben intonaca- stiame maggiore, noi l’arricchiremo del- te, ed alte; acciocché l’intonico impedi- l’altro, il cui ornamento ne aumenta il sca l’accesso al gatto domestico, e al sel- reddito. Di tutte le specie, cioè, di volatili, vaggio… Bisogna altresì, che nel parco vi di conigli, di bestie rosse, di pesci, di api, siano dé nascondigli di virgulti, e di erbe, di bachi da seta. ove le lepri si possano nascondere tra il Anche l’agronomo provenzale si soffer- dì. ma su come deve essere strutturata la ga- L’Onorati a proposito dell’ingrassamento renna che deve avere: un ampio recinto, delle lepri riporta la teoria di Varrone (I circondato da un fossato le cui ripi saran- secolo a.C.) secondo il quale «basta pren- no di altezza differente, più basse quelle derle dal parco, e chiudendole in gabbia, interne, più alta quell’esterna: i conigli perché rinserrate diventano pingui». non potranno saltare, così, il fosso, po- Ma subito aggiunge che: «tenendosi rin- tranno immergervisi, senza poter risalire, chiuse e proibendo ad esse il moto, sì onerati dal pelo bagnato, la piccola scar- smoderatamente s’ingrassano sopra le re- pata che delimita il canaletto. Saranno ni, che muoino». costretti così a tornare sul terreno d’alle- Indubbiamente ci troviamo di fronte ad vamento. Vivendo in sostanziale semili- allevamenti ad uso famigliare o tutt’al più bertà a quelli selvatici ne risulteranno di con un mercato ristretto certamente non qualità intermedia… cioè partecipi dei rappresentato dai «ricchi». due estremi, la reclusione in gabbia e la Quest’affermazione storica è presa da un campagna libera; quindi il De Serres testo fondamentale per la coniglicultura, sconsiglia di portare in tavola i conigli di- Sull’Educazione Del Coniglio, del cano- rettamente dalla gabbia da cui non posso- nico Antonio Monzini scritto in quel di no aversi che animali privi di sapidità. Piacenza nel 1865 (9). Per tutto il XVII secolo, l’allevamento In questa vera e propria summa troviamo consigliato fu quello in semilibertà, in notizie storiche, zootecniche, mediche, luoghi recintati, più o meno grandi secon- zoognostiche, tecniche (come uccidere do le esigenze aziendali, ponendosi quin- l’animale, come conciarne le pelli), non- di una differenziazione tra l’animale in ché culinarie. gabbia e quello in garenna, essendo le due Il Canonico afferma proprio che: Le pri- metodologie entrambe praticate. me educazioni [tecniche d’allevamento] Il coniglio trovò menzione anche in furono ristrette e limitate: … il ricco ave- un’opera del 1806 del P. F. Niccola Colu- va a sdegno la carne di coniglio, mentre mella Onorati: Delle Cose Rustiche ovve- il contadino si accontentava di pane ro Della Pastorizia (8). asciutto, e di verze cotte con un pezzetto L’Onorati facendo una trattazione storica di lardo. Questo stato durò fino al 1830 dell’allevamento delle specie «che si pos- quando in Francia alcuni si «domandaro- sono nutrire nella Casa villereccia» trattò no se non era possibile crearsi una nuova nel capitolo terzo del IX volume delle le- industria con un’educazione ragionata del pri affermando che i Latini ne distingue- coniglio». vano tre varietà: La prima abbracciava le Ecco qui presentarsi due concetti impor- lepri d’Italia… la seconda nasceva nella tanti che caratterizzeranno non solo que- Gallia, presso le Alpi e non differiva dalla sto ma tutti gli altri allevamenti: produ- 169 zione industriale in modo razionale. Ini- creta battuta e secca». Questa conigliera ziarono delle vere e proprie osservazioni detta semplice, generalmente è divisa in sperimentali e quindi i primi lavori pub- due scomparti: da una parte si mettono i blicati soprattutto in Francia, anche se fu maschi e dall’altra le femmine; mentre le in Belgio e in Olanda, «dove gli spiriti so- femmine gravide ed i maschi riproduttori no calmi, prudenti, positivi e calcolatori» si tengono in casse separate. che si ottennero i risultati più sorprenden- L’Autore passò in seguito alla descrizione ti (trecentocinquanta mila per settimana della Conigliera complicata: «è con que- sul solo mercato di Ostenda, per di là es- sta conigliera che si trasforma in indu- sere spediti e venduti sui mercati di Lon- striale l’allevamento dei conigli». dra: eppure venticinque anni fa tale indu- La conigliera complicata può essere aper- stria era sconosciuta in quei paesi. Le ci- ta o chiusa e dovrà essere fornita di «ap- fre che espongo sono ufficiali e rilevate posite capanne o stanzette per le madri dalle statistiche doganali). pregne, per le allattanti, per i maschi ri- Avendo quindi una maggior richiesta non produttori e per tutti gli altri animali che bastavano più i conigli allevati negli spazi sono pervenuti all’età di tre mesi» e se il aperti delimitati da palizzate o muri (ga- cortile non fosse abbastanza vasto, «ad un renne); c’era bisogno d’animali pronti per piano di stanzette si può sovrapporne un la commercializzazione in tutti i periodi altro». dell’anno e in quantità appropriate. Inizia quindi a delinearsi la necessità del- È da sottolineare che una certa selezione l’allevamento in gabbia per ottenere la fu messa in atto e si arrivò ad individuare maggiore ottimizzazione delle caratteri- quattro varietà come ci spiega il Canoni- stiche riproduttive e produttive del coni- co: 1° Coniglio selvatico o di garenna. 2° glio. Interessante è rilevare che per i coni- Coniglio domestico comune, o di coni- gli fino a tre mesi è consigliato che viva- gliera. 3° Coniglio ricco, pure di coni- no liberi nel cortile della conigliera per- gliera. 4° Coniglio d’Angora, di pelo fino ché: questa specie di libertà ad essi pro- e lungo, egli pure di conigliera. cura un esercizio favorevole al loro svi- La varietà domestica comune era legger- luppo, si fortificano e vanno meno sogget- mente più grande di quella selvatica, ma ti alle affezioni linfatiche. Sviluppati che «malgrado la prigionia alla quale sono siano e ben formati, passano poi nelle ca- sommessi da generazione in generazione, panne per vivere nell’oziosità e nella dal più al meno conservano i principali quiete, che sono favorevoli al loro ingras- costumi della loro razza selvatica». samento. Pur non disdegnando la descrizione delle Indubbiamente lo studio e le applicazioni garenne («Situazione, Natura del suolo, della zootecnia vanno di pari passo con le Sua vicinanza all’abitato, Estensione, esigenze della popolazione, ciò che noi Piantagioni della garenna») il Monzini chiamiamo richiesta di mercato, ed è faci- per la prima volta in modo dettagliato in le osservare che in periodi di livello calo- Italia tratta della conigliera, argomento rico alimentare basso, faceva comodo che quindi va di pari passo con l’indu- avere degli animali grassi più che magri. strializzazione degli allevamenti. E’ indubbio che per capire appieno il con- La conigliera inizialmente è un luogo di cetto d’ingrassamento dobbiamo conside- recupero, «un granaio, una stalla, un por- rare che nell’epoca del Monzini il coni- tico, una capanna» ma i più poveri la pos- glio era svezzato a 30 giorni; nel secondo sono costruire con dei «coppi o mattoni mese arrivava al peso di 800 grammi (con rotti». Comunque sia essa deve avere al- necessità di 300 gr di foraggio verde il meno «tre lati alti un metro[…] il pavi- giorno); nel terzo mese giungeva a 1000 mento può essere fatto di mattoni con cal- grammi; nel quarto mese toccava il chilo- ce, o con un buon selciato, od anche con grammo e mezzo; nel quinto circa due 170 chilogrammi e nel sesto mese arrivava, a stabilità nelle conigliere industriali; si completo sviluppo, a circa due chilo- tratta in ogni modo di una stabilità preca- grammi e mezzo. ria che potrebbe essere messa in discus- Un altro Autore che si occupò di conigli- sione da nuove esigenze. cultura fu G. Licciardelli a cavallo fra il La legislazione in materia di benessere secolo XIX e il XX (10). animale riguardante la mancanza di spa- Le tecniche si affinavano e i vantaggi in- zio pro-capite, che può causare una serie dubbiamente erano notevoli. Concetti di modificazioni comportamentali com- quali «ventilazione» del locale, «orienta- promettenti il benessere dell’animale, co- mento, agglomeramento, utilizzo dei ma- sì come per altre specie, potrebbe interes- teriali», iniziavano ad entrare sempre più sare anche il coniglio; così come potreb- incisivamente nella pratica corrente. Il bero essere diverse le attenzioni dei con- Licciardelli oltre alla descrizione di «gab- sumatori nei confronti della carne di coni- bie con parchetti, gabbie mobili, gabbie gli allevati non in gabbia ma in modo al- ruotanti, gabbie fatte con botti», delineò ternativo, andando quindi a rendere sem- le tecniche zootecniche, soprattutto per pre più precaria la suddetta stabilità. quanto attiene alla descrizione dei ricove- Nuove prospettive quindi s’intravedono ri « industriali». per l’allevamento del coniglio se è vero Ancora una volta però è riconosciuto al- ciò che scrive A. Saltini nel testo L’Ali- l’allevamento «non in gabbia» una prero- mentazione animale nella storia dell’uo- gativa fondamentale: la salute dei conigli mo: «il futuro prospetta incessantemente derivante dal moto. Difatti nel capitolo nuove esigenze: abbandono dello svilup- conclusivo La conigliera modello, l’Auto- po verticale a favore di quello orizzontale re descrive una costruzione in muratura, dei nuovi stabilimenti». con un corridoio centrale e con gabbie su di esso affaccianti, di un metro di larghez- za e di 0,75 di profondità. Inoltre le gab- bie si aprono nella parte esterna, opposta BIBLIOGRAFIA al corridoio, in spazi recintati (parchi), con tettoie, di tre metri di lunghezza e (1) A. SALTINI, Storia delle Scienze agrarie: Dal- uno di larghezza in tal modo ogni animale le origini al Rinascimento, Edagricole, Bologna, può disporre di quattro m più che suffi- 1984. cienti a permettergli ogni movimento. (2) APICIO, La cucina dell’antica Roma, Newton C’è da sostenere che questi presupposti Compton, Roma, 1994. (3) Storia Economica Cambridge, Einaudi, Tori- pur avendo una validità concettuale non no, 1976, pp. 217-221. hanno trovato un riscontro pratico e oggi- (4) A. SALTINI, Storia delle Scienze agrarie, cit. giorno, nella stragrande maggioranza dei (5) Ibidem. casi, l’allevamento tradizionale è inteso (6) E. CHARLES: L’Agricoltura et casa di villa, come quello verticale. nella traduzione di Hercole Cato, Torino, 1583. In questa metodica è spinta al massimo la (7) O. DE SERRES, Theatre d’Agricolture, Parigi, prerogativa fondamentale del coniglio e 1608. vale a dire: la contrazione dei rapporti tra (8) F. NICCOLA COLUMELLA ONORATI, Delle Cose l’entità dei foraggi somministrati e quella Rustiche, Napoli, 1806. delle proteine animali ricavate. L’equili- (9) A. MONZINI, Sull’educazione del coniglio, Milano, 1865. brio quindi tra spazio pro-capite, movi- (10) G. LICCIARDELLI, M. CORTESE, Coniglicultu- mento, quantità d’alimento somministrato ra Pratica, Hoepli, Milano, 1942. e incremento ponderale ha trovato la sua

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Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000

FRANCESCO BONSI PRIMO GENIO CREATORE NELLA STORIA DELLA VETERINARIA DEL SETTECENTO IN ITALIA ALBERTO SILVESTRI

SUMMARY

FRANCESCO BONSI, A TALENTED PIONEER OF VETERINARY MEDICINE In the history of practical veterinary medicine in Italy, a prominent position is held by Francesco Bonsi (1722-1803). He taught veterinary practice first at the university of Rome, then in and finally in Rimini. Francesco Bonsi is also to be acknowledged as the organiser of the public veterinary health service - within the municipal health departments - which made possible, on one hand, the prevention of infectious diseases of cattle, and on the other, hygiene inspection of foodstuffs of animal origin.

Premessa del Brugnone. Nel frattempo il re di Sar- degna perde la Savoia e Nizza. Questa comunicazione richiede una breve Vittorio Amedeo muore nel 1796 e gli premessa su alcuni precedenti storici (1) e succede Carlo Emanuele IV che regna fi- qualche riflessione di carattere culturale no al 1798, anno in cui avviene l’annes- (2). sione del Piemonte alla Francia. Il re ab- Carlo Emanuele III re di Sardegna, nel dica in favore del fratello Vittorio Ema- 1764 invia a frequentare la scuola veteri- nuele I e si rifugia in Sardegna. Mentre la naria di Lione, a spese dello stato, i chi- scuola di Chivasso rimane soltanto una rurghi Arnaud, Console, Rosetti e Bru- istituzione senza alcuna finalità concreta gnone. Di questi quattro, soltanto Ar- e senza che si dia attuazione ad alcun pro- naud e Brugnone lasciano una traccia gramma, il Toggia mantiene attive le sue nella storia della veterinaria. In partico- infermerie anche nei primi anni dell’oc- lare al Brugnone è strettamente legato cupazione francese. Brugnone intanto sta- l’atto di nascita della Scuola di Torino bilisce contatti col governo francese e che porta la data del 1°settembre 1769, cerca di riprendere l’attività della Scuola, istituita con la patente di nomina a Diret- riuscendo nel suo intendimento. C’è l’in- tore della Scuola del cerusico Giovanni termezzo del Regno d’Italia con Napoleo- Brugnone. ne Bonaparte, la restaurazione e quindi il La scuola ha sede a Venaria Reale dal ritorno dei Savoia e la ricostituzione del- 1769 al 1793, anno in cui – per volontà di l’Esercito sardo piemontese, che tra il Vittorio Amedeo III succeduto al padre giugno 1814 e la fine del 1815 si ricosti- Carlo Emanuele III – viene trasferita a tuisce non senza difficoltà. Chivasso dove rimane sino al 1798, diret- Nei nuovi reggimenti di cavalleria fanno ta dal Brugnone, al quale viene conferito la loro prima apparizione i veterinari mili- l’incarico di dirigere anche la Mandria. tari. E’ un retaggio dell’esercito napoleo- Per volere di Vittorio Amedeo III viene nico trasferito nella nuova Armata sardo istituito il deposito cavali stalloni e accan- piemontese. Prima della restaurazione (ri- to allo stesso deposito e alla Mandria di torno dei Savoia alla guida del Regno sar- Trino, l’ospedale veterinario della regia do piemontese nel 1814) non si trova al- armata di cui viene nominato vice diretto- cuna traccia della qualifica di veterinario re Francesco Toggia che era stato allievo militare nell’armata piemontese dove c’e- 173 rano i maniscalchi militari. Ma la parola definito il più famoso libro del medico «veterinario» si trova solo all’indomani pittore Carlo Levi (1902-1975) – la sco- della rivoluzione, nell’organizzazione del- perta del problema meridionale non solo l’esercito francese che prevede, nei reggi- come episodio di una condizione arcaica, menti di cavalleria e nei corpi a cavallo intollerabile nella nostra società, ma an- un «artista veterinario». che come teatro di una straordinaria civil- Con Regio Brevetto n. 121 del 15 marzo tà contadina – non c’è nessun riferimento 1836 Carlo Alberto adotta, tra gli altri, al veterinario. Nella cultura del primo anche alcuni provvedimenti a favore dei Novecento la professione veterinaria non veterinari. Occorreranno alcuni decenni, ha trovato quello spazio che le compete, prima che questa figura professionale in- perché non se ne conosce la storia. Già da cominci ad affermarsi ed altri ancora ne allora si incominciò a capire che era ne- dovranno passare, come ha lasciato scritto cessario condurre la ricerca storica, pre- il Toggia per «distinguere nettamente i stando attenzione ai documenti sanitari ed maniscalchi dai veterinari, ma una precisa alle decisioni politico amministrative esi- demarcazione tra le due figure si ha solo stenti negli archivi dei comuni e delle con estrema lentezza». Questa precisazio- province di solito conservati presso gli ne, fatta tanti anni fa dal Toggia figlio, in- Archivi di Stato. Siamo pervenuti a que- dica chiaramente quanto sia stato difficile ste conclusioni partendo dalla constata- allora ed anche nei decenni successivi e zione che uno scrittore come Carlo Levi sino quasi ai giorni nostri – ricordiamo aveva totalmente ignorato il veterinario, che con l’appellativo di maniscalco veni- soffermandosi su empirici e praticoni vamo ancora apostrofati da parte di qual- quali il maniscalco e il castrino. Ecco al- che vecchio contadino dell’Appennino ro- cune descrizioni: magnolo nel 1947 – affrancare la profes- … Un uomo a cavallo batté alla mia por- sione veterinaria dalla mascalcia. ta. – Vieni subito, dottore – mi disse. – Nella seconda metà del Novecento la fi- Mio fratello sta male – . Risposi all’uomo gura professionale del veterinario è anda- che mi era impossibile venire, perché non ta gradualmente affermandosi, anche se si potevo uscire dall’abitato, e perché non è dovuto lamentare che alla forte e deter- potevo nemmeno più fare il medico ( Levi minante incidenza della medicina veteri- fondatore, con Gaetano Salvemini, Emilio naria, specialmente di quella pubblica, in Lussu e altri, del movimento «giustizia e molteplici settori della sanità, non abbia libertà» fu condannato al confino in Luca- corrisposto una adeguata valutazione del nia, dove risiedette nel 1935 e 1936). Lo ruolo del veterinario (*). consigliai di rivolgersi al dottor Milillo o Per questo convinti della necessità di ap- al dottor Gibilisco. – A quei medicaciuc- profondire la conoscenza dell’evoluzione ci! Meglio nulla. Scosse la testa e partì. della storia della veterinaria, siamo andati … A Gagliano c’erano tre botteghe di bar- alla ricerca delle sue tracce, sia nella vita bieri (…) A metà del paese, verso la piaz- militare che in quella civile, nella consa- za, c’era la terza bottega … In questa bot- pevolezza che all’origine di questo ritardo tega la gente entrava con aria misteriosa, vi possano essere carenze culturali alla e chiedeva del padrone a bassa voce. Era cui individuazione si è sempre sentita in- un biondo, col viso astuto di una volpe, … teressata la stessa classe veterinaria, al- era stato, da militare, caporale di sanità, meno nelle sue componenti più sensibili. durante la grande guerra, e aveva impa- Già negli anni Cinquanta, la stessa lamen- rato così a fare il medico. Il suo mestiere tava che un intellettuale di primo piano ufficiale era il barbiere, ma le barbe e i (2), avesse potuto ignorare il ruolo del ve- capelli dei cristiani erano l’ultima delle terinario nella società rurale dell’epoca. sue occupazioni. Oltre a tosare le capre, a In Cristo si è fermato a Eboli, che è stato curare le bestie e dare la purga agli asini, 174 a visitare i maiali, la sua specialità era dove quasi tutti i loro colleghi assomi- quella di cavare i denti. … Il barbiere fa- gliavano, più o meno, ai due medicaciuc- ceva le iniezioni, anche quelle endoveno- ci di Gagliano. se, che i due medici non sapevano neppu- «E’ una omissione che costituisce l’indi- re che cosa fossero: sapeva mettere a po- cazione dimostrativa della separatezza, sto le articolazioni lussate, ridurre una della ghettizzazione evidente nella cultura frattura, cavar sangue, tagliare un asces- del nostro paese, della medicina veterina- so: … insomma questo figaro sapeva far ria e della sanità animale» (3). tutto, e si rendeva prezioso. I due dottori lo odiavano. …I ragazzi correvano, i cani abbaiavano, La storia della veterinaria tutto era movimento. In mezzo al Timbone extra universitaria (il largo spiazzo quasi piano tra i monti di argilla circostanti) stava ritto un uomo … Chiodi (4) partendo dal presupposto che era il sanaporcelle. Sanare le porcelle si- una storia della veterinaria era stata scritta gnifica castrarle …. Alle femmine bisogna da cent’anni, (da quando l’Ercolani aveva togliere le ovaie, e questo richiede una ve- pubblicato tra il 1851 e il 1854 le sue Ri- ra operazione di alta chirurgia. Questo ri- cerche storico-analitiche sugli scrittori di to è dunque eseguito dai sanaporcelli, veterinaria) tratta ad iniziare dal Pliocene, mezzi sacerdoti e mezzi chirurghi. Ce ne delle antiche civiltà dell’Asia, degli Indo sono pochissimi: è un’arte rara, che si tra- Europei, del mondo greco, del periodo manda di padre in figlio. Quello che io vi- alessandriano e di quello romano, della di, era un sanaporcelle famoso, figlio e ni- veterinaria bizantina, dell’Alto Medioevo pote di sanaporcelle; e passava di paese in e del Basso Medioevo, del Rinascimento, paese, due volte all’anno, e eseguire la sua dei secoli XVII, XVIII, XIX e XX, della opera. Aveva fama d’essere abilissimo: era veterinaria militare, delle Scuole di veteri- ben raro che una bestia gli morisse dopo naria, dei Maestri della moderna medicina l’operazione. Ma le donne trepidavano veterinaria. Giuseppe Ermini (5) nella pre- ugualmente, per il rischio e l’amore per fazione così si esprime: l’animale familiare. L’uomo rosso si erge- Le vicende della medicina veterinaria nel va possente in mezzo allo spiazzo e affila- lungo volgere dei secoli, dalle opere primi- va il coltello. tive ai tempi nostri, non solo e non tanto vi Un medico scrittore ha ignorato il veteri- sono esposte e seguite, quanto e più vi ap- nario ed ha esaltato il ruolo sociale del sa- paiono illuminate, nella necessaria con- naporcelle. E’ tanto irrilevante il ruolo del nessione con i progressi della medicina veterinario da non nominarlo nemmeno. umana e nel quadro più ampio della storia Dei medici parla anche per biasimarli. civile e della cultura in cui sono inserite. Dei veterinari non dice nulla. A meno che Opera scritta da uno scienziato di alto sa- non intenda riferirsi proprio ad essi, quan- pere, che la dedica alla memoria del suo do ricorda i due medicaciucci di Gaglia- Maestro Angelo Cesare Bruni, anatomico no, dove, c’erano due veterinari. cercatore dell’Ignoto. Una storia della ve- Il dottor Zagarella, podestà di Grassano terinaria quindi, scritta da uno scienziato, … era un medico serio e colto, e, grazie a non da uno storico. lui e a un altro dottore, il dottor Garagu- Dalla frequentazione di archivi (ogni co- so, che aveva fama di particolare compe- mune ha un suo archivio dove i veterinari tenza, Grassano era l’unico paese della hanno lasciato le tracce della loro presen- provincia dove si facesse qualcosa per la za) e biblioteche, iniziata nel 1970 e pro- lotta antimalarica, e con qualche buon ri- seguita per rintracciare ulteriori segni tan- sultato. Questi due medici erano un caso gibili della veterinaria nel territorio (6) ne eccezionale e fortunato, in questi paesi abbiamo trovati tanti che siamo giunti ad 175 una prima conclusione: c’è anche una sto- Dalla storia sino ad oggi scritta emerge ria della veterinaria negli Stati preunitari principalmente la veterinaria docente e che non è stata ancora scritta, eppure è non la veterinaria pratica della provincia anch’essa storia della veterinaria. E’ la italiana dove il veterinario è stato zooiatra storia della veterinaria pratica e operativa e operatore di sanità pubblica, attraverso nel territorio, ossia della veterinaria pub- gli Assunti di sanità, come risulta dalle blica e dell’assistenza zooiatrica. Storia Notificazioni, dagli Editti, dalle Ordinan- diversa da quella delle Scuole e delle Fa- ze, dai verbali degli archivi, in termini più coltà, legata ai rapporti quotidiani del ve- generali dai documenti che testimoniano terinario con le istituzioni e con le popo- la presenza di quei veterinari che opera- lazioni dei centri urbani e delle campa- vano presso i comuni, sia che ricadessero gne, nella veste di curatore degli animali nel territorio del regno sardo piemontese da reddito e di quelli da compagnia, non- che in quello dell’impero austro-ungarico, ché di igienista nella profilassi delle zoo- dello stato pontificio, del granducato di nosi e nella lotta alle malattie infettive de- Toscana, del regno delle due Sicilie o del gli animali e dell’uomo, dalla peste bovi- ducato di Parma. na all’afta epizootica, dal carbonchio alla Dalle ricerche condotte sulle Epizoozie a tubercolosi, dalla rabbia alla morva ed a Faenza e nelle vallate del Lamone e del tante altre. Recentemente la cura degli Senio (7), è emersa, non soltanto in quel- animali d’affezione, ha fatto acquisire al l’area ma in tutta la Romagna una veteri- professionista un certo prestigio, di cui ha naria attiva nel territorio presso i comuni, favorevolmente risentito l’immagine della ove i veterinari sono presenti nei singoli veterinaria, mentre antecedentemente al assessorati ed operano attivamente per la 1981, data di avvio della riforma sanita- profilassi delle malattie infettive degli ria, era la medicina veterinaria pubblica a animali e dell’uomo (mediante il control- svolgere un ruolo primario, anche se non lo degli alimenti di origine animale) e per adeguatamente conosciuto, nei confronti circoscrivere ed estinguere i focolai di della società civile (incentrato sul veteri- malattie trasmissibili. In particolare risalta nario condotto dipendente comunale, che il ruolo incentrato nell’opera di Francesco esercitava anche l’assistenza zooiatrica e Bonsi, che consente di valutare quanto di la libera professione). C’è una continuità lui hanno scritto Giovan Battista Ercolani tra la veterinaria pratica operativa di oggi (8) e Antonio Hercolani. (9) e quella di ieri, percepita nella professione La sua è stata una figura di primo piano che abbiamo vissuto intensamente nella nella storia della veterinaria della seconda seconda metà del Novecento in una regio- metà del Settecento, determinante ai fini ne come la Romagna ove la veterinaria ha del controllo e del contenimento delle lasciato i suoi segni, rappresentati dai do- epizoozie in Romagna, in particolare del- cumenti negli archivi e persino dalla topo- la peste bovina che falcidiava le mandrie nomastica stradale: a Forlì una via intito- in tutta Europa. Col nobile riminese, si lata a Tamberlicchi, a Rimini una intitola- erano mantenuti sempre in contatto gli ta a Francesco Bonsi, entrambi veterinari. Assunti di sanità e le Municipalità dell’E- Alle celebrazioni, nel 1984, del secondo milia Romagna, che allora faceva parte centenario della Facoltà di Medicina Ve- dello Stato pontificio. terinaria di Bologna e, nel 1991, di quella di Milano non ha corrisposto un adeguato coinvolgimento dell’immagine della vete- Francesco Bonsi rinaria del territorio. Le stesse pubblica- zioni curate dai rispettivi atenei, hanno Francesco Bonsi (10), di famiglia patrizia fornito solo qualche sporadico apporto al- riminese, nasce fortuitamente a Lugo il la storia della veterinaria del territorio. 23 maggio 1722, dal conte Giuseppe che 176 a quel tempo vi reggeva il governo civile venivano dall’opposta sponda, via mare. per la S. Sede, e dalla contessa Celidonia A quell’epoca il Bonsi era ancora un ra- Pozzi «il che non fece ch’ei non fosse da gazzo. Ancora una volta il primo cultore tutti e sempre considerato riminese». Fin della medicina veterinaria è un medico e da giovinetto dimostra una intelligenza Bonsi ne è l’allievo. Dei risultati di questa vivace, con particolare propensione per le necroscopia, tratterà il Bonsi in seguito, scienze naturali, («nessuna parte della na- in occasione dell’epizoozia di peste bovi- turale filosofia lo trasse a sé maggiormen- na del 1770. Nel carteggio di Planco, te della fisiologia e della notomia compa- presso la Biblioteca Gambalunga, si tro- rata, igiene e profilassi, zooiatria»), il che vano lettere scrittegli dal Bonsi, da Roma, non gli impedisce di attendere agli studi, dal 1753 al 1758. particolarmente raccomandatigli dalla fa- Bonsi sente ben presto il bisogno di «pre- miglia, conseguendo ancor giovanissimo grinare in estranee terre in cerca di nuovo la laurea in diritto civile e canonico. Vie- alimento all’insaziabile sua sete di ap- ne iscritto al collegio dei Dottori in Rimi- prendere» (Tonini). Si reca a Roma nel ni in seno al quale, estratto a sorte il suo 1744 ove la sua cultura trova spazio per la nome, gli è affidata l’amministrazione riflessione e l’osservazione delle vestigia della Giustizia, nella cui mansione dimo- dell’antichità ed anche «ampio desidera- stra una vasta cultura per sciogliere e de- tissimo pascolo a favoriti suoi studi» cidere le questioni che al suo tribunale (Hercolani). Mantenendo sempre intensi vengono poste. Gli si offre l’opportunità contatti epistolari col Bianchi. di mettere a servizio della collettività la Si ferma a Roma fino al 1758. Le mate- sua preparazione giuridica che gli torna matiche, la storia naturale, la chimica, l’a- estremamente utile anche per combattere, vevano già alquanto occupato unitamente controllare, circoscrivere le malattie infet- alla medicina umana, con la quale si ad- tive degli animali domestici. Giovanissi- dentrava nella medicina degli animali do- mo cura l’esercizio delle arti cavallere- mestici «abbandonati del tutto alla stupi- sche, che lo induce ad interessarsi inten- da e supina ignoranza de’ Maniscalchi». samente al cavallo, oggetto particolare dei Nel corso di questi studi si dedica con suoi studi e delle sue prime ricerche di sempre maggior cura all’igiene, alla pro- anatomia e fisiologia, tradotte in pubbli- filassi, alla zooiatria ed alla zootecnia del cazioni di opere fondamentali per quell’e- cavallo ed anche degli altri animali dome- poca. Nella medicina ha in Rimini l’op- stici. Quando verso la metà del XVIII se- portunità di essere «discepolo di quel Ce- colo si accinge a scrivere per combattere i leberrimo Maestro di tutti i Riminesi e pregiudizi e gli errori della pratica volga- Diocesani, Dott. Giovanni Bianchi, il re, si trova solo nell’arringo e, solo pur quale quanto pur valesse nella veterinaria, tenne il campo per parecchi anni; ch è si è veduto nella sua vita». Il Dott. Gio- soltanto in appresso e verso il declinare vanni Bianchi, universalmente noto nella del secolo, vennero alla luce, molto dopo versione spagnola del suo nome, Jano le sue, altre opere veramente sensate e Planco, insigne medico, si era occupato stimabili (le più importanti al di fuori del- anche della peste bovina nel 1738, dando l’Italia, n.d.A.), siccome quelle di Lafos- subito un’impronta rigorosamente scienti- se, Chabert, Bourgelat in Francia nonché fica al suo intervento, sezionando due bo- di Mazzucchello e Toggia in Italia: le vini (uno dei quali era morto per malattia, quali poi non ebbero che tardi l’incontro l’altro era stato abbattuto in stato preago- che meritavano, perocchè di tali studi ben nico), per constatarne le lesioni anatomo poco le persone veramente dotte si dilet- patologiche. Il «morbo epidemico» era tavano, e i Maniscalchi, e gli idioti che stato introdotto in comune di Fano, nel l’arte esercitavano, se pur ne fosse sino a 1738, attraverso bovini ammalati che pro- loro penetrata la notizia, se ne sarebbero 177 fatte le beffe. Gli anni del soggiorno romano sono fer- Lettera di un Cocchiere ad un suo figlio, vidi di impegni, di studi, di conoscenze, in cui gli dà utili avvertimenti necessari di presenze in ambienti qualificati della per esercitare con lodo la propria arte, società e della cultura. Annovera tra i suoi Albertini, Rimini, 1753; Lettere ed opu- amici ed estimatori uomini di lettere che scoli ippiatrici intorno alla medicina de’ lo onorano dei loro incoraggiamenti per Cavalli, con l’aggiunta di una breve far- cui «da questi rincuorato, fu quindi che vi macologia ippiatrica, Albertini, Rimini, aprisse una Scuola di Veterinaria ove con- 1756; Il Maniscalco Istruito nella medici- fluiva frequente la più cospicua gioventù na pratica delle principali malattie del ca- avida d’istruirsi sotto la scorta di un gen- vallo, voll.4, Albertini, Rimini 1767, 1768, tiluomo, ch’essa già salutava siccome il 1773, 1779. L’ultima edizione verrà stam- principe degl’Ippiatrici italiani di quei pata ad Ancona nel 1825 ad oltre vent’anni tempi». dalla scomparsa dell’Autore; Manuale del A questo successo contribuisce certamente maniscalco con lo pseudonimo di Michele il Bianchi il quale, sollecito sempre del be- Tonini, Albertini, Rimini, 1774; Regole per ne e dell’onore di tutti coloro che furono conoscere perfettamente le bellezze e i di- suoi discepoli, si premura di «fare ammira- fetti de’ Cavalli, Rimini, 1775; Ibidem, edi- re e debitamente lodare nei più reputati pe- zione seconda per Marsoner, Rimini; Ri- riodici e giornali d’allora, le opere che il flessioni intorno all’epidemia degli anima- Bonsi veniva mettendo in luce». (Tonini). li bovini insorta nei territori di Cavarzere Questo emerge molto chiaramente anche e di Padova ecc., 1783 senza luogo di dai ringraziamenti del Bonsi al Bianchi, stampa; Istruzioni di mascalcia articolate nel carteggio delle lettere da Roma. in due tomi, integrate con le tavole anato- Successivamente al 1757 insegna a Napoli miche del cavallo, preparate, disegnate, ove è chiamato dal Francavilla e dove, co- incise e spiegate ad uso de’ giovani stu- me il Bonsi stesso riporta nella Prefazione denti di veterinaria. Nel primo si tratta al suo Dizionario di Veterinaria, lascia co- dell’anatomia, nel secondo della patologia me Maestri due suoi discepoli, i fratelli e della terapia, della zoognostica, della Mariano e Nicola Zampini, nel 1782. ferratura e delle razze. Stamperia Alberti- Il Principe di Francavilla muore nel niana, Rimini, 1786; Istituzioni di mascal- 1782. Venendogli meno un sì splendido cia, conducenti con brevità e chiarezza ad favoreggiatore ed amico, si consigliò di esercitare con sodi fondamenti la medicina fare ritorno in patria, per non più dipar- de’ cavalli. Stamperia Albertiniana, Rimi- tirsene. Quivi parimenti non cessò tanto ni, 1786; Istruzioni veterinarie pe’ Mani- che gli durò la vita, dall’erudire la colta scalchi e Coloni sulla presente Epidemia gioventù. contagiosa de’ Buoi limitrofa all’ Agro ri- In questi termini si esprime l’Hercolani, minese, Albertini, Rimini, 1786 e Venezia, che aggiunge: Ei fu diligentissimo osser- 1827; Istituzione di malscalcia con otto ta- vatore, ed investigatore indefesso di tutto vole anatomiche incise dall’autore Voll. 2, che poteva condurlo a conoscere le cause 1786 senza luogo; Ibidem, ristampa in Ve- prossime e le vere sedi delle malattie, né nezia, 1827; Saggio sulle malattie esterne mai, che il potesse, trascurò l’autopsia dè ed interne de’ buoi, 1788; Dizionario ra- cadaveri degli animali morti di affezioni, gionato di veterinaria teorico-pratica ed delle quali gl’importava di verificare l’in- erudita ecc. dole e il carattere; e questi diceva essere i Opera rimasta incompleta per la morte veri mezz’onde stabilire un giusto criterio dell’autore Voll. 5, i primi quattro volumi patologico, questi soli poter formare gli sono di Albertini, il quinto fu stampato in eccellenti veterinarj. Venezia nel 1803. La produzione scientifica del Bonsi Conclusione 178 porto giuridico e tecnico operativo, per il Già in passato altri Autori, si sono occu- controllo delle malattie infettive del be- pati della vita del Bonsi, dei suoi studi, stiame. delle opere e dei benefici resi alla città di Tutto questo gli è già stato ampiamente Rimini, alle vicine contrade ed all’intera riconosciuto anche in passato. Emilia Romagna ed anche oltre. Tuttavia l’Ercolani dopo avere premesso Il nostro intendimento è stato di esamina- che «non fuvvi in Italia prima o dopo lui, re le sue pubblicazioni e di valutarne il alcun Veterinario che in fama così univer- valore intrinseco, (in relazione all’epoca sale salisse, e che tanti onori raccoglies- in cui furono prodotte), e al particolare se» e che «fu detto l’instauratore della ve- contributo apportato all’evoluzione della terinaria in Italia, pregio che negato al medicina veterinaria. Bourgelat non vogliamo ora menar buono Avendone esaminata l’opera svolta com- al conte Bonsi», conclude affermando plessivamente in un ampio arco di vita, che: l’universale ignoranza riguardo alla abbiamo potuto renderci conto della qua- Veterinaria, non che le condizioni sociali lità e dell’intensità della sua produzione ed economiche della seconda metà del se- scientifica, sicuramente determinante per colo XVIII, in tutta Europa, danno ragio- il contributo dato all’evoluzione della me- ne come in Italia di troppo eccedesse la dicina veterinaria, della professione vete- fama del Bonsi, che altissimo ingegno e rinaria, ed all’organizzazione della veteri- genio creatore certo non fu, ma colto e naria pubblica, ai fini del controllo delle svegliato, in mezzo alla universale igno- epizoozie di peste bovina che menavano ranza, e alle stolte accuse del volgo ardì grande strage negli allevamenti e delle al- confessare pubblicamente l’importanza e tre malattie infettive. la dignità della Medicina veterinaria, e L’insegnamento universitario esercitato indefessamente si adoperò al progresso prima nella scuola di Roma poi in quella della scienza. di Napoli ed infine a Rimini, dove inse- A cento anni di distanza il Chiodi, dopo gnò fino a pochi mesi prima della morte, aver riferito il parere dell’Ercolani ag- gli ha consentito di svolgere una intensa giunge Ma nelle sue opere il Bonsi dimo- attività didattica che ha certamente contri- stra buona conoscenza dell’anatomia (…) buito all’affermarsi delle scienze veteri- e soprattutto fu un sostenitore dell’esi- narie, a datare da quando non erano anco- genza di un razionale insegnamento della ra sorte o stavano appena iniziandosi le medicina veterinaria, sì che, a giusta ra- grandi scuole europee ed italiane. gione lo si può paragonare ad un Bourge- Materie fondamentali per la formazione lat minore. del medico veterinario, quali zoologia, Non ci sentiamo di accettare la limitazio- botanica, anatomia, fisiologia, farmacolo- ne posta dall’Ercolani« altissimo ingegno gia, patologia generale, patologia specia- e genio creatore certo non fu» all’opera le, zoognostica, zootecnia generale e spe- del Bonsi. L’Ercolani si espresse in questi ciale, sono state ampiamente, organica- termini pochi decenni dopo la sua scom- mente e razionalmente considerate dal parsa e quindi in un periodo troppo ravvi- Bonsi nelle sue opere, e sono state dallo cinato per poter disporre di una visuale stesso insegnate agli studenti di veterina- ampia ed imparziale dell’intera produzio- ria. A lui va inoltre il merito di avere get- ne scientifica e dell’intensa attività didat- tato le basi di quella sanità pubblica vete- tica svolta, per trasformare la veterinaria rinaria, che attraverso gli Assunti di Sani- empirica dell’epoca, in scienza medica. tà, i Magistrati di Sanità ecc. (antesignani Bonsi docente e operatore di sanità pub- degli attuali assessorati dei comuni, delle blica non si limitò ad affermare il ruolo e province e delle regioni) provvedeva a la dignità della Medicina veterinaria, ed a fornire ai pubblici amministratori il sup- crearne i presupposti scientifici, costruen- 179 done le discipline fondamentali prope- sciplinis . eruditus . de . his – // Rebus – deutiche ed applicative, in un’epoca in cui scripta . reliquit . vixit – Annos . LXXX . si era creato ben poco, ma istituzionalizzò //M. VIII . D. II . obiit – VIII . K. Februa- anche la professione veterinaria privata e rias . // anno . MDCCCIII – Ordo . Arimi- pubblica. Seppe precorrere i tempi, non nensium. limitandosi a scrivere e ad insegnare l’ar- te veterinaria alle giovani generazioni di La lapide danneggiata e ridotta in frantu- medici veterinari, e si preoccupò anche di mi da un bombardamento aereo sulla città divulgare i principi elementari della nel 1944, ricomposta, è stata nuovamente zooiatria e della zootecnia e di gettare le murata nel cortile a sinistra dell’ingresso basi per l’organizzazione del servizio della Biblioteca Gambalunga di Rimini. pubblico veterinario. Fu autentico genio creatore che per primo in Italia insegnò la scienza veterinaria e la purgò dagli errori. NOTE E’ mancata forse all’Ercolani anch’egli di origine romagnola – docente a Bologna (1) V. DEL GIUDICE - A. SILVESTRI, Il Corpo Vete- dove ottiene la Cattedra d’Istituzioni Ve- rinario militare. Storia e uniformi (V. Del Giudi- terinarie, patriota che prende parte attiva ce per la parte uniformologica), Edizioni agrico- alle vicende dell’Unità d’Italia (fra le sue le, Bologna, 1980, pp. 9, 10, 11, 12, 21, 22. braccia spirano Goffredo Mameli e Lu- (2) C. LEVI, Cristo si è fermato a Eboli, Einaudi ciano Manara), personaggio politico di Tascabili, Torino, 1999 (prima edizione 1945), notevole rilievo ed in epoca successiva pp. 56, 110, 111, 166, 167, 194. Magnifico Rettore dell’Università di Bo- (3) L. BELLANI, Io e tu, noi e gli altri, Il Progres- logna, nonché intimo amico di Giosuè so Veterinario, Torino, 1984, n.13, pp. 645, 646, Carducci e di Olindo Guerrini – la possi- 649. (4) V. CHIODI, Storia della Veterinaria, Edizioni bilità di valutare nella giusta dimensione Farmitalia, Milano, 1957, p. 257. quell’ambiente riminese nel cui contesto (5) Magnifico rettore dell’Università di Perugia culturale si era formata la figura del Bon- (dove Chiodi insegnò e ci fu Maestro). si, meglio noto al quasi omonimo forlive- (6) A. SILVESTRI, Veterinario, Maggioli Editore, se Hercolani che scrive del Bonsi: Egli è Rimini 1995, pp. 45-48. sicuramente il primo tra i moderni che (7) A. SILVESTRI, Epizoozie a Faenza attraverso i con opere pubbliche sin dall’anno 1751, secoli. Estratto da: Giulio Ferlini, Pestilenze nei abbia innalzato la veterinaria al rango di secoli a Faenza e nelle Vallate del Lamone e del scienza, dandole forma e linguaggio Senio, Tipografia Faentina Editrice, 1990, pp. scientifico, in un tempo in cui non v’era 353-384. (8) G.B. ERCOLANI, Ricerche storico-analitiche pur uno in tutt’Europa che ne avesse per sugli scrittori di veterinaria, Tipografia Ferrero anche concepito il pensiero. e Franco, Torino, 1851. Quell’ambiente riminese ne decretò il ben (9) HERCOLANI, Biografia e ritratti di XXIV uo- meritato onore nella lapide posta allora mini illustri romagnoli, Forlì, 1834, pp. 73-88. sotto la loggia del Palazzo comunale di (10) A. SILVESTRI, Francesco Bonsi (1722-1803) Rimini e la Scienza Veterinaria, Studi Romagnoli 1991; Ibidem C. TONINI e G.B. ERCOLANI, pp. 615-634. Francisco . Josephi . F. – Bonsio . Comiti (*) L. Bellani, Il Progresso Veterinario, Torino, . Viro // Patritio . I.C. – Coloniae . N. om- 1966-1997. Contributi pubblicati dal direttore nibus . honoribus // Perfuncto . qui . ar- generale dei servizi veterinari del Ministero della Sanità. Di ciascuno è riportato il numero del fa- tem – Veterinariam . docuit // . primus . in scicolo e l’anno di pubblicazione. Il tutto in A. . Italiam . A . sordibus . purgavit – // SILVESTRI, Umanesimo e modernità negli scritti Scriptis . ita . ampliavit . ut – Exterarum . di Luigino Bellani, Il Progresso Veterinario, Tori- quoque. // Gentium – Laudes . adeptus . no, n° 21, 2000, 1014-1015. siet – Mathematicis . // et – Phisicis – Di- Collaborazione tra medici e veterinari per una 180 migliore tutela della sanità pubblica (23/66): ri- respiratorie a carattere infettivo dei bovini; 1/81 ferendo di un simposio organizzato dall’OMS e coautore A. SCHIAVO La ricerca scientifica vete- dalla FAO, ribadisce il concetto della unità della rinaria tra il Ministero della Sanità e il Piano Medicina, da cui deriva anche quello della unità Sanitario triennale. della sanità pubblica. (10/67) con Un caloroso 18/81 Intervento dell’Istituto studi e ricerche sui saluto ed un appello, tratta della peste suina afri- rapporti sanità militare-sanità civile, questione cana: «Il mio nuovo impegno di uomo e di fun- dell’uso «militare» degli animali; 21/81 Gli or- zionario ha coinciso con il verificarsi di una si- moni in zootecnia, comportamenti e legislazione; tuazione di emergenza quale mai prima d’ora i 1/82 coautore V. CAPORALE L’avvio di un sistema veterinari italiani avevano dovuto affrontare». di indicatori per la verifica della sanità animale, E’ assiduo collaboratore della rivista attraverso in relazione alle azioni veterinarie previste dal cui orienta, per oltre 20 anni, i veterinari dirigen- Piano sanitario nazionale; 7/82 Sulla ordinanza ti (provinciali, comunali direttori di servizio, di ministeriale 12 nov. 1981 recante norme sulla macello, di mercato, di Istituto zooprofilattico profilassi della leucosi bovina enzootica; 9/82 ecc.) e sensibilizza tutta la categoria. 13/67 Il coautore E. GALEOTA Legislazione nazionale e punto sulla peste suina; coautore O. MASSI La normativa della Comunità Economica Europea difesa igienico-sanitaria del bestiame bovino e in materia di medicinali veterinari; 18/83 Rifor- dei prodotti derivati nei limiti nazionali e inter- ma sanitaria, riflessioni; 20/83 coautori G. BAL- nazionali; 14/67 coautore O. MASSI Aspetti so- LARINI, N. BENIMEO, V. CAPORALE, G. CORSICO, ciali del problema alimentare; 17/67 Gradito sa- A. MANTOVANI Problemi di formazione e aggior- luto e autorevole riconoscimento del Direttore namento dei veterinari e dei paraveterinari nel generale ai veterinari dipendenti ed ex dipenden- servizio sanitario nazionale; 1/84 Il nuovo e il ti degli enti locali; 7/69 Sulla bonifica sanitaria vecchio nella veterinaria italiana, il farmaco ve- degli allevamenti dalla tubercolosi bovina e dal- terinario; 13/84 Io e tu, noi e gli altri, prenden- la brucellosi; 7/71 coautore S. MESCHINI Situa- do lo spunto da un romanzo e da un saggio scrit- zione attuale dei macelli, lineamenti per una to da due veterinari (G. MAZZA e M. VALPREDA) nuova organizzazione; 18/73 L’uso corretto degli «che lavorano da veterinari ma hanno una cultu- additivi nell’alimentazione animale, sul recepi- ra non soltanto veterinaria», lamenta la separa- mento della direttiva del Consiglio della Comu- tezza e la ghettizzazione nella cultura civile del nità 23.11.1970; 17/74 Discorso inaugurale del nostro paese della medicina veterinaria e ne indi- corso di Igiene, ispezione sanitaria e vigilanza vidua la causa nel modo sbagliato di condurre la sugli alimenti di origine animale; 18/74 Sui pro- ricerca storica. blemi dell’alimentazione nell’uomo e negli ani- 18/85 Simposio sull’ispezione veterinaria delle mali in produzione zootecnica; 6/75 La sterilità carni e del pollame in un mondo dinamico; «sine materia» e la fecondazione artificiale in 10/86 L’opera di Prospero Masoero e di Remo Italia; 23/75 Nota della Direzione generale dei Faustini nella Legislazione del farmaco veteri- servizi veterinari del Ministero della Sanità, 24- nario è italiana ed europea; 14/86 Padri e figli 26 settembre, che si riferisce al 1° Congresso na- della riforma si interrogano, a quando l’attua- zionale di igiene ambientale, organizzato dall’ zione della 833?; 23/86 Considerazioni sui crite- Associazione Nazionale per l’Igiene Ambientale, ri di sicurezza dei farmaci ad uso veterinario nel ove, i servizi veterinari partecipano direttamente trattamento delle parassitosi animali; 8/88 coau- ai lavori con una relazione su Allevamenti zoo- tore M.L. RUSSO Stato, regione, istituti zooprofi- tecnici, loro tendenze evolutive e reciproche in- lattici sperimentali: governare insieme l’autono- fluenze, habitat-animali-uomo. mia e il decentramento amministrativo (Per arri- 23/76 Le pubbliche relazioni nella professione vare a questo è indispensabile rifarsi alle origini, veterinaria; 3/77 Ideologia e prassi della rifor- il che si realizza con la ricerca storica seguente) ma (gli obiettivi della riforma sanitaria si identi- 1/88 La sanità pubblica dalla nascita dell’Italia ficano nell’impiego delle risorse della scienza contemporanea (1861-1877) da Cavour a De- medica al servizio dell’uomo), coautore A. pretis (continua 2/89 e 3/89); 20/89 XVI Con- SCHIAVO Ruolo e prospettive della biofermenta- gresso dell’Industria Europea dell’alimentazione zione nel settore della nutrizione animale; 11/78 animale, una strategia per l’anno duemila; 2/93 La ricerca scientifica pubblica promossa dalla La medicina veterinaria tra Maastricht e la ri- Direzione generale dei servizi veterinari del Mi- forma della riforma; 2/97 I processi decisionali nistero della Sanità nel settore veterinario, situa- nelle politiche sanitarie. zione, sviluppo, prospettive; 20/78 Le malattie 181

Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000

MODELLI ISTITUZIONALI E PROFESSIONE NELLA VETERINARIA SUBALPINA TRA SETTE E OTTOCENTO MAURIZIO FERRO

SUMMARY

INSTITUTIONAL MODELS AND THE VETERINARY PROFESSION IN SUB-ALPINE ITALY AT THE TRANSITION FROM 18TH TO 19TH CENTURY

The birth of the veterinary science in was a response of the central government to the epidemic illnesses of livestock that paralised the economy of the State. It was carried out by importing the expertise of the French school of veterinary science founded by Claude Bourgelat. Giovanni Brugnone, student of Bertrandi, and prime mover of the Turinese surgical school, was sent by Charles Emanuele III to France where he studied for some years at the Lione and Alfort school. His return to Turin in 1769 set off a series of political and cultural events which, in the context of public health, constituted the hub on which converged problems and perspectives of great interest. These included the role of Veterinary Medicine in the reforms of the Eighteen Century, its relation with the army, the problem of epizootic disease and of food provisionment to cities, the difficult relations both with the farriers and their trade, and with the world of the scientists who were looking with increasing attention at veterinary medicine because of its potential, given radical reform, to create a profession of important social value, and the role of the Royal Academy of the Sciences and the Agrarian Society of Turin.

Il 1° settembre 1769 la fondazione della straordinariamente alto di epidemie del Reale Scuola veterinaria alla Venaria, luo- bestiame le cui proporzioni, come è stato go nei pressi di Torino in cui dagli ultimi messo in evidenza da André Bourde, fu- decenni del Seicento si erano concentrati rono ben più disastrose di quelle dei seco- gli sforzi della monarchia sabauda volti a li precedenti (4). Era pertanto essenziale incrementare l’allevamento del cavallo avanzare progetti atti a fronteggiare le nell’area subalpina, costituisce il punto di conseguenze prodotte dal dilagare delle partenza per la riforma della veterinaria epizoozie: i drammatici momenti di penu- piemontese (1). Una grande trasformazio- ria di proteine animali legati al diffonder- ne culturale che affonda le sue radici nel- si delle malattie tra i bovini, che determi- l’evoluzione dell’antica pratica professio- navano rincari nei prezzi della carne e che nale della mascalcia e nei mutamenti av- non di rado precedevano fortissime ten- venuti all’interno dell’istituzione univer- sioni sociali, come nel caso torinese del sitaria, aperta a recepire nuovi campi di 1795/97, a tutt’oggi non ancora adeguata- interesse che il dibattito settecentesco sul- mente studiato in sede storiografica (5). l’arte del guarire aveva ormai imposto al- Alle origini della veterinaria piemontese l’attenzione della scienza (2). Il rinnova- vi era poi la necessità di creare un centro mento, voluto dal potere politico e inseri- in appoggio alle esigenze dell’esercito, to in quella particolare stagione del rifor- attrezzato in modo particolare per il fab- mismo sabaudo incarnato nella figura di bisogno della cavalleria, arma che i recen- Bogino, rispondeva a pressanti ragioni di ti studi di storia militare mostrano in pro- ordine politico, economico e sociale (3). gressiva espansione nel XVIII secolo e Nel corso del XVIII secolo il continente per cui la rimonta dei cavalli, la pratica europeo fu interessato da un numero della ferratura e il corretto regime igieni- 183 co-sanitario si rivelavano di fondamentale il punto di raccordo nel quale convergono importanza (6). Ragion per cui alla scuola problemi e prospettive di grande interes- di veterinaria si aggiunse la prevista cor- se, quali il ruolo della veterinaria nelle ri- relazione con un’altra nascente istituzio- forme del tardo Settecento, il rapporto ne: l’Ospedale per i cavalli della Regia ar- con l’esercito, il problema delle epizoozie mata di Trino Vercellese, alla cui direzio- e dell’approvvigionamento alimentare ne nel 1776 venne posto Francesco Tog- delle città, i difficili nessi tra l’universo gia, uno dei più brillanti esponenti della corporativo dei maniscalchi e il mondo zooiatria piemontese (7). degli scienziati che guardano con cre- Il rinnovamento della veterinaria si pone- scente attenzione alla veterinaria intuendo va come obiettivo la creazione di una fi- le possibilità di un radicale intervento cul- gura essenzialmente nuova, fortemente le- turale atto a riformare una professione di gata al potere centrale e strumento privi- alto valore sociale, il coinvolgimento in legiato per un’azione politica intesa a ri- tale interesse della Reale Accademia delle definire dall’alto la pratica degli organi- Scienze e della Società Agraria di Torino smi corporativi a cui per tradizione era (11). delegato l’esercizio della medicina. Il ve- La figura di Brugnone e il campo della terinario concepito dalla riforma doveva veterinaria si configurano pertanto come adempiere ad un duplice ruolo di media- luoghi d’accesso a un complesso terreno tore: da un lato avrebbe favorito l’incon- che solo attualmente viene considerato tro e l’assimilazione tra la cultura di im- nelle sue istanze riformatrici, nei suoi di- pronta accademica e le realtà professiona- battiti epistemologici e nei suoi intrecci li degli antichi mestieri, attraverso lo stru- tra teoria e pratica. Non solo la scuola mento istituzionale della scuola di veteri- subalpina nel trentennio che precede il naria; dall’altro avrebbe imposto alla pro- suo ingresso nell’istituzione universitaria fessione nata da quell’incontro le direzio- - avvenuto nel 1802 - riuscì ad imporsi ni stabilite dal potere politico, com’era quale artefice del rinnovamento politico, nelle intenzioni del grande teorico della ma si rivelò altresì un efficace strumento riforma piemontese: Ambrogio Bertrandi, che parallelamente alle realtà accademi- animatore della Scuola chirurgica torine- che concorreva nel formare competenze se alla cui lezione di anatomista si forma al servizio dello stato e nell’organizzarne Giovanni Brugnone, chirurgo alessandri- l’esercizio attraverso l’avvenuta assimila- no destinato a realizzare il disegno rifor- zione con gli organismi corporativi che matore (8). regolavano la professione. La scuola vete- Importante punto di riferimento a cui rinaria si deve pertanto intendere come guardavano gli scienziati piemontesi all’i- fulcro privilegiato intorno al quale per un nizio degli anni Sessanta del Settecento, certo numero di anni gravitarono interessi erano le scuole di medicina veterinaria di e problemi la cui rilevanza politica tutta- Lione e di Alfort che l’ippiatra Claude via per lungo tempo non ha trovato un Bourgelat stava promuovendo con la me- adeguato riscontro storiografico. diazione dello statista Henri Bertin (9). Al Le ragioni della pressoché totale assenza termine di una prima formazione univer- di valutazioni vanno ricercate nei limiti sitaria nel Collegio delle Provincie di To- che con un’accezione appropriata Barbara rino, Brugnone nel 1764 vi si reca, inviato Maffiodo ha attribuito alla cesura esisten- dal re e dal suo ministro Bogino allo sco- te fra un approccio ‘interno’ alla discipli- po di formare competenze da utilizzare na, riservato ai professionisti spinti dalla nell’area piemontese (10). Il suo ritorno a curiosità erudita di scavare nel proprio Torino nell’estate 1769 innesca una serie passato, e un approccio storico attento ai di esperienze politiche e culturali la cui fattori di ‘contorno’, ai dati culturali, so- ricaduta nel settore della sanità costituisce ciologici e antropologici più che agli svi- 184 luppi di pensiero (12). Un orientamento la cui documentazione è andata perduta a già presente nei brevi saggi che nel set- causa dei mutamenti di sede che coinvol- tembre 1869 hanno accompagnato le ceri- sero l’istituzione durante l’Ottocento e monie per il primo centenario della scuo- specialmente in seguito alle distruzioni la, nei quali i veterinari Papa, Perosino e del secondo conflitto mondiale. Le carte Vallada presentarono alla comunità scien- che gettano luce sulle origini della veteri- tifica riunita a Torino nel 1° Congresso naria piemontese si rivelano pertanto esi- Nazionale Veterinario un’immagine pre- gue e di difficile localizzazione; per di valentemente encomiastica della scuola più, la loro consultazione risulta spesso subalpina, pervasa dall’orgoglio patriotti- vincolata a norme restrittive, come nel ca- co di una città ancora ferita per i fatti del so dei fondi a stampa e manoscritti del ’64 e che intendeva rilanciare il primato Museo storico dell’Arma di cavalleria di culturale della propria facoltà: la prima Pinerolo, nel Torinese. Alla luce dei fatti della penisola e la quarta in Europa ad es- lo sviluppo di modelli interpretativi e di sere creata nel XVIII secolo, che iniziava ricerca delle fonti non deve trascurare il ad avere una rilevanza non secondaria ne- ricorso a spunti e a orientamenti che ap- gli ordinamenti dell’Italia unitaria (13). partengono alla più generale storia della Ecco allora l’affermarsi di una storiogra- scienza e delle professioni che, adattati al fia maturata nell’ambito della professione particolare mondo della veterinaria, per- – a cui non rimase estraneo l’Ercolani e mettono di restituirne l’identità storica. che cronologicamente si data fino agli an- Una lunga tradizione di studi – da Charles ni Sessanta del Novecento con l’opera di Gillispie a Jean-Pierre Goubert a Toby Giovanni De Sommain – ancora forte- Gelfand (16) – consente di sviluppare tale mente incentrata su di un’analisi di tipo prospettiva, che trova altresì ampio ri- erudito-narrativo che riconosceva nelle scontro documentario nei fondi conservati opere dello Zanon, nella Storia della presso le istituzioni parigine dell’Institut, zooiatria di Giovanni Pozzi e nelle tratta- dell’Académie de Médecine, degli Archi- zioni di Salvatore De Renzi e di Kurt ves Nationales e, specialmente, dell’École Sprengel i grandi modelli di riferimento a Nationale Vétérinaire di Maison-Alfort, cui ispirarsi (14). dov’è raccolta una parte della collezione L’attenzione posta dagli studiosi di storia Huzard sulla veterinaria di età napoleoni- della veterinaria allo specifico caso pie- ca (17). montese risulta ancora marginale se mes- Le fonti hanno quindi messo in evidenza sa a confronto con le ricerche che negli come il rinnovamento auspicato attraver- ultimi anni hanno avuto per oggetto ana- so la fondazione delle scuole veterinarie loghe istituzioni della penisola (15). Dif- fosse condizionato da due rilevanti fattori: ficile stabilire le ragioni della scarsa at- la diffusione capillare della nuova scienza tenzione attribuita all’importante scuola nelle periferie dello stato e l’intervento torinese. Nondimeno, la risposta può ve- del potere centrale sugli organismi corpo- nire dalle lacune presenti nel suo patrimo- rativi. Decisiva in Piemonte fu certamente nio archivistico i cui fondi, sparsi tra gli la scelta di vincolare l’esercizio della pro- archivi di Stato, del Comune e dell’Uni- fessione alla frequenza della scuola e al versità di Torino, sono pressoché inesi- superamento degli esami di profitto per stenti per i decenni conclusivi dell’Ancien l’abilitazione. Mentre l’allargamento del- Régime mentre quelli successivi presenta- la professione alle realtà periferiche sa- no salti cronologici. Vi è poi la consape- rebbe avvenuto come conseguenza delle volezza di non potere usufruire dell’archi- forme di reclutamento in vigore nell’isti- vio della scuola settecentesca – nucleo tuto, che imponevano una volta raggiunta originario dell’attuale Facoltà di Medici- l’idoneità, di esercitare il mestiere esclu- na veterinaria dell’Università di Torino – sivamente nei luoghi d’origine. Tutto ciò 185 comportava uno sforzo non indifferente: conoscenza della lingua italiana e la di- occorreva innanzi tutto scontrarsi con le mestichezza nella mascalcia. Vi era poi tradizioni dei maniscalchi, una corpora- un certo numero di posti riservati al per- zione di mestiere ancora forte nel Pie- sonale del mestiere che prestava servizio monte del Settecento e profondamente ra- nell’armata, perlopiù maniscalchi e pala- dicata nel tessuto economico dello stato, frenieri. Per ovviare all’assenza di unifor- la quale riconosceva nella propria arte un mità culturale che in questo modo si sa- retaggio prezioso, identificato con il pas- rebbe venuta a creare, si rendeva necessa- sato epico della cavalleria cinquecentesca ria la ripartizione degli studenti in due e pertanto custodito gelosamente (18). La classi: nella prima avrebbero trovato po- resistenza dell’ordinamento corporativo ai sto i borsisti, insieme con i chirurghi e gli tentativi liberistici dei governi, sul finire altri esponenti della medicina che inten- del secolo, si presentò come un problema devano prendere parte alle lezioni; nel- di non facile soluzione per i riformatori l’altra, invece, i maniscalchi dell’esercito della veterinaria. Proprio perché inqua- e gli empirici, la cui formazione richiede- drati ideologicamente in organizzazioni va uno sforzo maggiore e doveva essere avverse ad ogni forma di concorrenza, integrata con insegnamenti propedeutici. non si prospettava un’impresa facile tro- Di conseguenza, la scuola subalpina come vare personale del mestiere disposto ad già gli istituti di Lione e di Alfort avrebbe optare per un cambiamento le cui innova- concesso due titoli di qualifica: quello di zioni si sarebbero scontrate con l’insieme medico veterinario e quello di semplice dei valori che l’arte portava con sé, deter- maniscalco abilitato, equivalenti ai titoli minando il declassamento del tradizionale francesi di Artiste-vétérinaire e di Maré- pilastro portante della mascalcia: la botte- chal ferrant. ga artigiana che garantiva la continuità La formazione scientifica era subordinata della professione attraverso l’istruzione alla progressione di un complesso piano pratica dei suoi garzoni. Per avere succes- di studi, incentrato su una didattica di li- so la riforma doveva integrare le cono- vello avanzato. All’insegnamento teorico scenze empiriche degli antichi mestieri delle metodologie messe in campo da con le nuove acquisizioni della scienza at- grandi modelli di riferimento, quali erano traverso un percorso metodologico sem- le dottrine di Claude Bourgelat e di Phi- plice ma innovativo. In questo modo, evi- lippe Étienne Lafosse, si affiancava l’am- tando fratture tra vecchia e nuova arte di pio ricorso alla pratica empirica e alle arti guarire, il rinnovamento mediato attraver- del ferro (20). L’osservazione diretta qua- so la scuola di veterinaria avrebbe con- le espediente essenziale per analizzare e sentito alla professione di affermarsi nel comprendere avrebbe accompagnato gli tessuto socio-economico dello stato, co- studenti nelle applicazioni anatomiche, me espresso nel progetto istituzionale che nella clinica, nello studio della fisiologia Brugnone presentò a Carlo Emanuele III e dei segreti delle scienze zooiatriche e nel 1769 (19). comparate. E sebbene i programmi messi Il corso di medicina veterinaria venne ar- a punto da Brugnone presentassero so- ticolato su cinque annualità con frequenza stanziali analogie con quelli francesi, per obbligatoria; nulla gravava sugli studenti alcuni aspetti li superavano, prefigurando fatta eccezione per l’acquisto del materia- per la scuola torinese non tanto un sem- le didattico e per il mantenimento nel col- plice collegio professionale quanto una legio della scuola. Il reclutamento avveni- brillante accademia di medicina compara- va attraverso due canali. Gli studenti ordi- ta nella quale il cavallo non rappresentava nari accedevano alla veterinaria mediante più il solo oggetto d’interesse, ma si tro- un concorso bandito nei capoluoghi di vava inquadrato nel complesso e più vasto provincia nel quale erano determinanti la universo animale (21). 186 I primi medici abilitati dalla scuola pie- fautore della campagna antivaiolosa nel- montese giunsero al diploma nell’estate l’area piemontese e inizialmente scelto in del 1774. Una volta terminati gli studi le sede politica quale nuovo direttore della possibilità di mestiere erano molteplici e scuola subalpina (26). Placate le vicissitu- articolate nei settori in cui si richiedeva dini che avevano caratterizzato i mesi se- una competenza specifica: dalla bottega guiti a Marengo e che erano costate l’al- artigiana alla condotta comunale all’eser- lontanamento del nuovo direttore e del cito; come mostrano le carriere di France- suo entourage dall’istituzione zooiatrica, sco Toggia, veterinario della Regia arma- una nuova scuola di veterinaria sarebbe ta, di Giuseppe Luciano, veterinario mu- sorta sulle ceneri del progetto istituziona- nicipale della città di Lesegno e poi di To- le elaborato da Buniva e poi non realizza- rino (22), e dello stesso fondatore, Bru- to (27). Brugnone, sollevato in un primo gnone, il quale tuttavia non resta confina- tempo dalla direzione dell’istituto, riac- to in un pur significativo specialismo. quisì la vecchia carica insieme con quella Non solo diventa anatomista e chirurgo di professore di anatomia e lo stipendio della facoltà ma viene coinvolto diretta- annuo di 3.000 franchi (28). Ad assisterlo mente in tutte le istituzioni che il tempo nell’insegnamento vi erano i chirurghi di Vittorio Amedeo III stava progettando Giorgio Mangosio, per l’anatomia pratica, per rispondere all’espansione della socie- Giacinto Casanova, come aggiunto di pa- tà civile. Non solo appare fra i soci fonda- tologia, entrambi con uno stipendio di tori della Reale Accademia delle Scienze, 1.500 franchi, e Ignazio Molineri alla cat- ma ha parte attiva nella Società Agraria, tedra di botanica e materia medica per mentre contemporaneamente presta la sua 250 franchi. L’insegnamento nella scuola opera di veterinario come consulente del veterinaria, che si sarebbe stabilita nel- Magistrato di Sanità e del Vicariato di To- l’antico palazzo del Valentino, era pubbli- rino (23). Sono proprio le carte delle ac- co e impartito gratuitamente ai ventuno cademie torinesi a restituire ciò che è sta- giovani che ciascun dipartimento della to il reale contributo di Brugnone alla ve- costituita 27a Divisione Militare - il Pie- terinaria, con le sue pubblicazioni ma so- monte - doveva selezionare con appositi prattutto con il suo spirito organizzativo e concorsi (29). Tra gli alunni della prima le sue polemiche, che lo contrapposero ad classe, diplomata nel 1806, rimase cele- illustri esponenti del panorama scientifico bre Carlo Lessona, destinato ad assumere di quegli anni, come il chirurgo Vincenzo la direzione della scuola subalpina nei Malacarne e i medici della facoltà di primi anni della Restaurazione (30). Montpellier, contro i quali egli sostiene Il corso di studi venne organizzato su tre una delle sue ipotesi scientifiche (24). annualità, con insegnamenti di un’ora e L’ingresso della veterinaria nell’Universi- mezza ciascuno e prove d’esame ogni se- tà di Torino, nel marzo 1802, seppure tar- mestre. L’anno accademico si apriva con divo, coincide con una serie di esperienze un ciclo di lezioni sull’anatomia degli politiche e sociali destinate a condiziona- animali domestici, tenute dal professore re l’aspetto istituzionale dell’importante primario. Seguivano le preparazioni e le scuola piemontese: l’annessione del Pie- dissezioni anatomiche, la dettatura dei monte alla Francia e la rivoluzione jenne- trattati di giurisprudenza e di igiene vete- riana, a cui gli esponenti conservatori del- rinaria, di zootecnia e, successivamente, la veterinaria in un primo tempo si oppo- dei fondamenti teorici della ferratura. Di- sero tenacemente non senza sollevare po- scipline poi reiterate dal docente di anato- lemiche divenute poi conflitti per il con- mia pratica che le commentava coadiuva- trollo della professione (25), come quello to dal professore aggiunto, il quale teneva che contrappose Brugnone al presidente altresì i corsi di patologia e di clinica. Per del Magistrato di Sanità, Michele Buniva, concludere vi erano le esercitazioni di bo- 187 tanica e di materia medica nell’Orto Bo- cializzazione facoltativa ad Alfort, valido tanico dell’Università. Elevata al rango di per il diploma di Médecin vétérinaire. facoltà, la veterinaria condivise per un L’accesso alle scuole provinciali era sub- certo numero di anni il precario equilibrio ordinato ad un concorso aperto ai giovani dell’Ateneo torinese, che i recenti studi di di età compresa fra i sedici e i venticinque Gian Paolo Romagnani hanno contribuito anni con buona conoscenza della lingua a rivisitare, fino ad affermarsi nel 1805 francese e che disponessero dei 334 fran- nel sistema gerarchico e centralizzato del- chi annui occorrenti per le spese di vitto e le Écoles imperiales vétérinaires (31). Da alloggio. L’insegnamento che si sarebbe quel momento è quindi al centro di un ac- svolto a Torino dal novembre 1813 non ceso dibattito istituzionale protagonista era altro che una sostanziale semplifica- del quale è Jean Baptiste Huzard, ispetto- zione del programma didattico già in vi- re napoleonico delle scuole veterinarie e gore nella scuola: incentrato sulla lingua insigne uomo di scienza, convinto asser- francese, l’anatomia, la botanica compre- tore di un centralismo amministrativo i sa la farmacologia e la materia medica cui effetti si riconosceranno nella riforma per concludere con la giurisprudenza ve- del 1813. Fino a quel momento la scuola terinaria, la forgia e la ferratura. I corsi subalpina continuò a godere della sua tra- specialistici di economia rurale, zoologia, dizionale autonomia e ad identificarsi con fisica e chimica applicate alla patologia la vicenda del suo direttore, Brugnone, avrebbero lasciato le aule piemontesi per saldamente inserito nel regime napoleoni- essere svolti in Francia. Sebbene in que- co e non privo di alte protezioni accade- sta sede non sia possibile approfondire la miche come quella del rettore Prospero reale portata del rinnovamento concepito Balbo (32). dalla riforma, è opportuno fare rapidi cen- Le discussioni che avevano animato la ve- ni sul complesso sociale che ne sarebbe terinaria piemontese nei primi anni dell’e- derivato. Essa aveva compreso l’utilità di tà repubblicana tornarono a riaccendersi organizzare nei capoluoghi di prefettura come conseguenza delle ripercussioni un Atelier de maréchalerie gestito da un prodotte dagli eventi bellici sul fronte ibe- veterinario in possesso del brevetto di pri- rico e in Russia quando, per ragioni mili- ma classe il quale, con uno stipendio an- tari, venne tentato in ultima istanza un nuo di 1.200 franchi, avrebbe impartito rinnovamento senza precedenti della pro- corsi biennali di mascalcia, la cui fre- fessione (33). Varata il 15 gennaio 1813, quenza dava diritto alla qualifica di Maré- la riforma provvedeva alla definitiva orga- chal expert. nizzazione del corpo veterinario per l’e- In questo modo si sarebbe garantita la dif- sercito, il cui obiettivo alla vigilia della fusione della professione sul territorio guerra contro la sesta coalizione era quel- dell’Impero: i giovani in possesso del cer- lo di favorire la ricostruzione dell’arma di tificato di Maréchal-vétérinaire consegui- cavalleria, venuta meno alla fine del to nelle scuole provinciali, che non inten- 1812. Il rinnovamento portava a cinque il devano proseguire gli studi ad Alfort o numero delle scuole di veterinaria e le servire nell’esercito, sarebbero stati asse- suddivideva in due classi, di cui solo Al- gnati alle condotte sanitarie nei centri ur- fort poteva considerarsi di prima classe. bani che non costituivano capoluogo di La scuola subalpina insieme con quella di dipartimento, con uno stipendio di 800 Lione, di Aix-la-Chapelle e di Zutphen, franchi l’anno; in mancanza di questi, i nei Paesi Bassi, sarebbe stata di seconda Maréchal expert abilitati negli Atelier sul classe o provinciale. Essa avrebbe svolto piano operativo avrebbero costituito una corsi triennali di formazione propedeutica risorsa non indifferente. Ad impedire l’at- e rilasciato il titolo di Maréchal-vétérinai- tuazione del disegno napoleonico sareb- re, il quale dava accesso al biennio di spe- bero intervenuti non pochi fattori di ordi- 188 ne economico e sociale; tuttavia la repen- (7) Mi permetto di rinviare a M. FERRO, Esercito, tina caduta dell’Impero e il cambio di re- professione e cultura delle riforme nella gime non lasciarono spazio per i confron- veterinaria piemontese tra Antico Regime e Re- ti. La Restaurazione del 1814 in Piemonte staurazione, Università di Firenze, Facoltà di portò con sé la volontà di non riconoscere Scienze della Formazione, Tesi di perfeziona- mento in Storia moderna, Relatore prof. Vittorio gli esiti a cui era giunta la veterinaria nel Conti, a. a. 1998/99. quindicennio da poco trascorso e con essi (8) Per informazioni biografiche su Brugnone il suo complesso piano di riforme (34); (1741-1818) cfr. M. FERRO, Alle origini di una ma senza riuscirci completamente: alcuni nuova scienza, cit. Ambrogio Bertrandi (1723- anni più tardi, nel 1818, al nuovo diretto- 1765), anatomista e riformatore delle professio- re della scuola subalpina, Carlo Lessona, ni, fu il fondatore della chirurgia torinese. Nel sarebbe toccato il compito di realizzare 1758 ottenne la cattedra di chirurgia pratica e il tali auspici. titolo di primo chirurgo del re. Un profilo a cura di D. CELESTINO è in DBI, IX (1967), pp. 637- 39. (9) Claude Bourgelat (1712-1779), membro del- NOTE l’Académie des Sciences e collaboratore del- l’Encyclopédie, fu il fondatore della veterinaria (1) La relazione espone i primi risultati di una ri- moderna. Le scuole di Lione (1762) e di Alfort cerca avviata con la tesi di laurea a cui mi per- (1765), presso Parigi, rivestirono un ruolo cen- metto di rinviare. M. FERRO, Alle origini di una trale nella diffusione della professione in Euro- nuova scienza. Giovanni Carlo Brugnone e la pa. Un profilo si trova sul Dictionnaire de Bio- veterinaria piemontese tra Sette e Ottocento, grafie Française (DBF), VI, Paris, Letouzay et Università di Torino, Facoltà di Lettere e Filoso- Ané, 1954, pp. 1467-68. Per una sintesi sulla ve- fia, Tesi di laurea in Storia moderna, Relatore terinaria in Francia cfr. E. LECLAINCHE, Histoire prof. Giuseppe Ricuperati, a. a. 1997/98. Sull’a- de la Médécine vétérinaire, Office du Livre, zienda agricola e zootecnica della Venaria cfr. L. Toulose, 1936. Sui nessi tra scienza, economia e PICCO, Cavalli, caccia e potere nel Piemonte sa- politica nella Francia di Luigi XV cfr. C. GILLI- baudo. L’Azienda economica di Venaria Reale, SPIE, cit., pp. 35-49; F. DIAZ, Filosofia e politica EDA, Torino, 1983. nel Settecento francese, Einaudi, Torino, 1962, (2) Su questi temi cfr. D. CARPANETTO, Scienza e pp. 349-427. arte del guarire. Cultura, formazione universita- (10) Il Collegio delle Provincie è l’istituzione ria e professioni mediche a Torino tra Sei e Set- voluta da Vittorio Amedeo II nel 1729 che con- tecento, Deputazione Subalpina di Storia Patria, sentiva ogni anno il reclutamento di un centinaio Torino, 1998. di giovani meritevoli da mantenere agli studi. (3) Per un inquadramento del periodo cfr. G. RI- Vedi M. ROGGERO, Il sapere e la virtù. Stato, CUPERATI, Il Settecento, in Storia d’Italia, a cura università e professioni nel Piemonte tra Sette- di G. GALASSO, VIII, 1°, Il Piemonte sabaudo. cento e Ottocento, Deputazione Subalpina di Stato e territori in età Moderna, Torino, UTET, Storia Patria, Torino, 1987. 1994, pp. 439-834. Un profilo del ministro (11) Su questi aspetti cfr. M. FERRO, Alle origini Giambattista Bogino (1701-1784) a cura di G. di una nuova scienza, cit., cap VI. Il rapporto tra QUAZZA è in Dizionario Biografico degli Italiani scienza medica e accademie è stato oggetto dello (DBI), XI, Roma, Istituto della Enciclopedia Ita- studio di B. MAFFIODO, I Borghesi taumaturghi. liana, 1969, pp. 183-89. Medici, cultura scientifica e società in Piemonte (4) A. BOURDE, Agronomie et agronomes en fra crisi dell’Antico Regime ed età napoleonica, France au XVIIIe siècle, SEVPEN, Paris, 1967. Olschki, Firenze, 1996. (5) T. M. CAFFARATTO, Per la storia della veteri- (12) Ibidem, p. 7. naria in Piemonte, Bollettino del Centro Studi (13) F. PAPA, La scuola veterinaria subalpina, Storici Archeologici ed Artistici del Territorio di memoria letta... all’apertura del 1° Congresso Moncalieri, 9: 5-56, 1980. onale Veterinario in occasione del centenario (6) W. BARBERIS, Le armi del principe. La tradi- della fondazione della scuola suddetta, li 10, 11, zione militare sabauda, Einaudi, Torino, 1988; 12 settembre 1869, Torino, 1869; F. PEROSINO, S. LORIGA, Soldati. L’istituzione militare nel Pie- Centenario dell’istituzione delIla Reale Scuola monte del Settecento, Marsilio, Venezia, 1992. veterinaria in Piemonte, festeggiato nei giorni 189 10, 11 e 12 settembre 1869, Speirani, Torino, Regi Stati, 1769. 1870; D. VALLADA, La scuola veterinaria del (20) Philippe É. Lafosse (1738-1820), membro Piemonte. Saggio storico della medesima, Bo- dell’Académie des Sciences, apprese la mascal- drone, Torino, 1872. ) G. B. ERCOLANI, Ricerche cia nella bottega paterna. Terminati gli studi nel storico-analitiche sugli scrittori di veterinaria, collegio d’Harcourt venne nominato Preparatore Ferrero e Franco, Torino, 1851-54; La storia del- per l’anatomista Ferrein e in seguto Ripetitore di la Facoltà di Medicina Veterinaria di Torino chirurgia alla Facoltà di Parigi. Qui Lafosse si (1769-1969), a cura di G. DE SOMMAIN, Annali interessò di medicina comparata e di ippiatria, della Facoltà di Medicina Veterinaria di Torino una passione che lo portò a tenere corsi pubblici 18: 1969; A. ZANON, Saggio di storia della Me- di veterinaria in aperto antagonismo con Claude dicina Veterinaria, Fenzo, Venezia,1770; G. POZ- Bourgelat, che non gli aveva offerto un posto di ZI, La nuova scienza veterinaria, Nobile e Tosi, insegnante nella scuola di Alfort. Celebre rimase Milano, 1802; S. DE RENZI, Storia della medici- la disputa che contrappose per anni i due grandi na in Italia, Filiatre-Sebezio, Napoli, 1845-48; maestri della veterinaria. Vedi J.-L. QUILLERIET, K. SPRENGEL, Storia prammatica della medicina, La vie et l’oeuvre de Philippe Étienne Lafosse, Tipografia della Speranza, Firenze, 1839-51. Il hippiatre, premier adversaire des Écoles vétéri- riferimento è ai lavori di V. CHIODI, Storia della naires, Thèse pour le Doctorat Vétérinaire, 81, veterinaria, Farmitalia, Milano, 1957; A. MES- École Nationale Vétérinaire d’Alfort, 1966. SIERI, Cenni storici sull’origine, lo sviluppo e (21) Vedi per un confronto C. BOURGELAT, Ré- l’importanza della medicina veterinaria, Colce- glement pour les Écoles Vétérinaires de France, rasa, Macerata, 1933; S. PALTRINIERI, La medici- contenant la police et la discipline générale, na veterinaria in Italia dal XVIII al XX secolo, l’enseignement général et particulier et la police Istituto Editoriale Cisalpino, Milano-Varese, des études, Vallat-la-Chapelle, , Paris ,1777. 1947. (22) Giuseppe Antonio Luciano (1772-1850), al- (15) Come riferimento cfr. G. ARMOCIDA, La me- lievo della scuola subalpina, nel 1803 si scontrò dicina degli animali a Milano: i duecento anni di per ragioni politiche e ideologiche con il suo di- vita della Scuola veterinaria, 1791-1991, Mila- rettore. Costretto in un primo momento a lascia- no, SIPIEL, 1992; A. VEGGETTI, B. COZZI, La re Torino, divenne in seguito membro della De- Scuola di Medicina Veterinaria dell’Università putazione jenneriana e della Società di Agricol- di Padova, LINT, Trieste,1996; AA.VV. La pra- tura. Vedi G. BONINO, Elogio storico dell’Acca- tica della veterinaria nella cultura dell’Emilia demico Giuseppe Antonio Luciano, letto nell’a- Romagna e l’insegnamento nell’Università di dunanza della R. Accademia d’Agricoltura del Bologna,: Editografica-Rastignano, Bologna, 30 gennaio 1851, Annali della Reale Accademia 1984. di Agricoltura 5: 85 e sgg., 1851. (16) C. GILLISPIE, cit.; J.-P. GOUBERT, La médica- (23) Sulla magistratura del Vicariato cfr. D. BA- lisation de la société française 1770-1830, Wa- LANI, Il Vicario tra città e stato. L’ordine pubbli- terloo Ont., Historical Reflections Press, 1982; co e l’annona nella Torino del Settecento, Depu- T. GELFAND, Professionalizing modern medicine. tazione Subalpina di Storia Patria, Torino, 1987. Paris surgeons and medical science and institu- (24) Il terreno di scontro era la questione della tions in 18th century, Greenwood Press, London, trasmissibilità all’uomo della morva, una malat- 1980. tia infettiva propria degli equidi che i medici di (17) Jean Baptiste Huzard (1755-1838), direttore Montpellier ritenevano non dannosa per l’essere e professore della scuola di Alfort, raccolse una umano, ipotesi che Brugnone nel 1812 riuscì a biblioteca specialistica di oltre 40.000 testi. Vedi confutare con le Osservazioni comprovanti il P. L EBLANC, Catalogue des livres, dessin et contagio della morva, manoscritto conservato estampes de la bibliothèque de feu M. J.-B. Hu- nell’ARCHIVIO STORICO DELL’ACCADEMIA DI zard, Paris, Boucheron-Huzard, 1842. Un profilo AGRICOLTURA DI TORINO, Memorie e pareri, Vete- di Huzard è in DBF, XVIII (1994), pp. 114-15. rinaria e apicoltura, scat. k, fasc. 3, n. 24. Per (18) Vedi P. GALLONI, Il sacro artefice. Mitologie notizie biografiche su Malacarne (1744-1816), degli artigiani medievali, Laterza, Roma-Bari, membro dell’Accademia delle Scienze e della 1998. Società di Agricoltura, docente a Torino prima di (19) ArCHIVIO DI STATO DI TORINO (AST), Corte, essere assunto a Pavia e poi a Padova dove fu Pubblica Istruzione, Regia Università, m. II primario di chirurgia teorico-pratica, di chimica d’add., fasc. 34, Progetto del Chirurgo Brugnone e di operazioni chirurgiche cfr. G. BONINO, Bio- per lo stabilimento di una Scuola Veterinaria ne’ grafia medica piemontese, II, Bianco, Torino, 190 1825, pp. 453-57. ‘Restauratore della veterinaria piemontese’. Di- (25) Sul quadro politico del Piemonte dopo Ma- venuto direttore nel 1818, conservò tale carica rengo (14 giugno 1800) cfr. G. VACCARINO, I per oltre trent’anni riuscendo, non senza difficol- giacobini piemontesi (1794-1814), Ministero per tà, a mantenere pressoché intatto il modello cul- i Beni Culturali e Ambientali, Roma, 1989. Sui turale che la veterinaria subalpina aveva acquisi- tours vaccinali cfr. Y.-M. BERCÉ, Le chaudron et to durante il quindicennio napoleonico. Fu auto- la lancette. Croyances populaires et médecine re di numerosi testi specialistici nonché curatore préventive (1798-1830), Presses de la Renaissan- degli “Annali di Veterinaria” (Torino, 1838-43), ce, Paris, 1984. periodico della Società di Veterinaria da lui fon- (26) Michele Buniva (1761-1834) venne nomina- data e primo giornale di veterinaria edito in Ita- to direttore della scuola veterinaria con decreto lia. Per un profilo di Lessona cfr. F. PEROSINO, della Commissione Esecutiva del 19 dicembre Cenni biografici del Prof. Cav. Lessona Carlo, 1800. Tuttavia egli rivestì tale carica solo formal- Annali della Regia Accademia di Agricoltura di mente poiché accusato di aver devoluto gran par- Torino 11: 47 e sgg., 1858-62. te dei fondi destinati alla veterinaria alla causa (31) G. P. ROMAGNANI, L’istruzione universitaria della vaccinazione, di cui era promotore, fu co- in Piemonte, in All’ombra dell’aquila imperiale. stretto a dimettersi. Vedi Arrêtés et réglémens Trasformazioni e continuità istituzionali nei ter- concernant l’École vétérinaire de Turin, précé- ritori sabaudi in età napoleonica (1802-1804), dés du discours d’inauguration prononcé par le Atti del Convegno Torino 15-18 ottobre 1990, II, Citoyen Brugnone, professeur primaire dans la Roma, Ministero per i Beni Culturali e Ambien- dite école le 27 prairial dernier dans la grande tali, 1994, pp. 536-69. salle de l’Athénée National, Turin, Buzan, 1802, (32) Vedi ID., Prospero Balbo. Intellettuale e uo- pp. 3-7. Un profilo biografico a cura di V. CA- mo di Stato (1762-1837), Torino, Deputazione STRONOVO si trova in DBI, XV (1972), pp. 64-69. Subalpina di Storia Patria, 1988-90. (27) M. BUNIVA, Lettera circolare concernente (33) Décret imperial portant nouvelle organisa- l’apertura della Scuola e Collegio veterinario tion des école impériales d’économie rurale et subalpino, Bullettino del Consiglio Subalpino di vétérinaire, in Raccolta di leggi, decreti, procla- Sanità 10: 17-37, 1801. mi, manifesti, circolari, ecc. pubblicati dalle Au- (28) Arrêtés et réglémens concernant l’École vé- torità Costituite, XLI, Davico-Picco, 1813, Tori- térinaire de Turin, cit., p. 12. no, pp. 292-301. Per un quadro sulla veterinaria (29) ARCHIVIO STORICO DEL COMUNE DI TORINO, castrense cfr. C. CHOMEL, Histoire du Corps des Editti e manifesti, E, LXXI, n. 102, Norme per Vétérinaires Militaires en France, Asselin et gli esami di ammissione alla scuola di veterina- Houzeau, Paris, 1887. ria, 8 floreale anno X (28 aprile 1802). (34) Come riferimento cfr. A. BOTTO MICCA, La (30) AST, Sez. Riunite, Finanze, Governo Fran- Restaurazione del 1814 in Piemonte e l’epura- cese, m. 511, art. 22, Veterinaria, Nomina dei zione nel campo medico, Atti del XIV Congresso ventuno studenti della scuola veterinaria di Tori- di Storia della Medicina 1: 314-55, 1954. no in applicazione del decreto del 1 floreale an- no X. Carlo Lessona (1784-1858) è ritenuto il

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Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000

LA QUESTIONE DELLE CONDOTTE VETERINARIE IN ITALIA DAL 1875 AL 1978 MARIANO ALEANDRI - LUIGI CIAMPI

SUMMARY

THE DEBATE ABOUT VETERINAY SERVICES IN ITALY FROM 1875 TO 1978 The question of mandatory public veterinary services, organized by «districts» («condotte»), was vigorously debated during the Italian Congress of Veterinary Medicine held in Florence in 1875. The main speakers on the topic were, on one side, Giovanni Baroncini, public veterinary surgeon of Empoli, and Pietro Del Prato, professor in the School of Veterinary Medicine of Parma and the other, Pietro Bosi, chief public veterinary surgeon of Florence. Baroncini and Del Prato were advocates of an organization in which districts were administered by each town, while Bosi preferred a system organised at provincial level, although leaving some autonomy to each town. The debate continued for years. The history of veterinary medicine, including that of the organization of veterinary services, is linked - in every country - to the history of the nation. The question of the organization of veterinary services in Italy is therefore studied in relation to the political decisions of Parliament and Government. Important figures were: Marco Minghetti and Francesco Crispi who successfully campaigned for the law regulating public health and hygiene, passed in 1888, Giovanni Giolitti, who passed the first comprehensive body of laws on public health in 1907, and Benito Mussolini, who updated the laws on public health and hygiene in 1934. The organization of veterinary services in all Italian town communities progressed slowly, even though the country was then still largely dependent upon agriculture. The barrier was obviously economic. The organization of veterinary services in Italy started to develop immediately after the independence wars and the administrative unification of the country, based on both town and provincial districts, and continued until the reform of the health services of 1978.

Nel settembre del 1875 si è tenuto, a Fi- plire come medico e chirurgo a tutti renze, il Congresso medico-veterinario. quanti i bisogni, che i comuni soggetti Sono stati trattati, fra gli altri, i temi ine- possono reclamare. Molti municipii con- renti all’istituzione delle condotte veteri- vennero di questa verità, e noi vediamo, narie. Tra i principali protagonisti del per esempio, che mentre Sanminiato ca- congresso due veterinari della Toscana: poluogo di mandamento, ha il suo veteri- Giovanni Baroncini, veterinario comunale nario comunale, alcuni dei municipii di- ad Empoli, e Pietro Bosi, presidente del pendenti come Fucecchio, Empoli, Cer- Comitato Veterinario Toscano. Sono por- taldo, Castelfiorentino, ecc., desiderosi di tatori di tesi diverse, anche se non proprio avere un accurato servizio zooiatrico, contrapposte. conferivano essi pure posti di medico ve- Nella sua relazione sull’influenza che po- terinario condotto. Né vale il dire, che il trebbe esercitare sul miglioramento ani- veterinario distrettuale avrebbe il solo in- male l’esercizio veterinario bene organiz- carico della polizia sanitaria, dell’igiene zato, il Baroncini sostiene che Il veterina- e della zootecnia di quei comuni che a un rio curante per rendersi utile veramente dato mandamento appartengono. Ho già dovrebbe essere posto per ogni munici- dimostrato che la società sarebbe assai pio. I nostri mandamenti sono troppo ric- meno grata ai veterinari, quando questi camente popolati di bestiame, per credere non esercitassero la parte che più gli si che il veterinario del distretto possa sup- attiene, voglio dire la parte curativa. 193 Proseguendo e rafforzando la sua tesi, Ba- di epizoozie, l’altro vigila la sanità del roncini aggiunge che: In tutti i comuni av- bestiame». Dice allora lo stesso Del Prato viati a civiltà sono edificati pubblici am- che, da quando è riuscito a farle istituire mazzatoi, hanno sede consigli sanitari, nel parmigiano, le condotte hanno fatto dei quali il veterinario è chiamato a farne buona prova; sono state pure istituite in parte e parte integrale. Il veterinario mu- Lombardia e «nel modenese non vi è qua- nicipale soltanto potrà sorvegliare che in si Comune ove manchi la condotta.» Si è ogni comune le misure di polizia sanita- cominciato dal Veneto ed «in Verona sono ria e d’igiene relative ai macelli vengano state confermate 17 condotte veterinarie, diligentemente rispettate, e colla massima quindi l’istituzione delle condotte veteri- efficacia potrà soddisfare all’importante narie abbraccia mezza Italia.» Non manca missione di membro di quelle commissio- la replica del Bosi: La provincia di Par- ni di sanità, imperocché egli solo infor- ma, invocata ad esempio dall’egregio mato dello stato di salute degli animali professore Del Prato, è stata felicissima, chiamato a vedere, potrà al primo insor- perché generalmente i comuni sono forni- gere di una malattia contagiosa, di una ti di condotte veterinarie; ma tutte le altre epizoozia farne apposita denunzia all’au- provincie non versano nelle stesse condi- torità comunale, per quindi, senza esitan- zioni di quella parmigiana, e non hanno za, significare al consiglio sanitario loca- uomini così influenti ed amanti del ben le cosa giovi a soffocare o ad impedire lo essere sociale e professionale, come il ca- sviluppo di morbi terribili, che affliggono valiere Del Prato. Non posso accettare e fanno tralignare il bestiame. l’asserzione del signor Del Prato, quando In alternativa al Baroncini, il Bosi sostie- mi dice che in provincia di Modena, quasi ne invece che: il tentativo delle condotte tutti i comuni sono forniti di condotte, in comunali non è mai riuscito malgrado quanto che la cosa è ben diversa. tutte le premure e gli sforzi finora fatti. D’altro canto un altro toscano, il dottor Fu anzi in seguito a ciò che i veterinari Eugenio Della Pace di Bientina, riferisce italiani, e più specialmente i lombardo- quanto si è detto in sede di Consiglio pro- veneti, pensarono di ricorrere ad altra vinciale di Pisa e cioè che le condotte co- fonte, e fu allora che s’indirizzarono alle munali, laddove erano state istituite, provincie, le quali pienamente corrispo- «avevano fatto tanta figura da doverne au- sero ai loro desiderii, perché basati non mentare il numero». solo sull’interesse loro professionale, ma Interviene, nel corso della discussione, anche perché miravano alla conservazio- pure il Presidente del Congresso, profes- ne, miglioramento e moltiplicazione degli sor Antonio De Silvestri di Torino, e ri- utili nostri animali domestici, che costi- chiama l’attenzione sul fatto che «in Italia tuiscono una delle più grandi risorse eco- vi sono comuni di 300 o 400 anime e so- nomiche. Io quindi dico che dobbiamo no i più, e questi non potrebbero soppor- volgere i nostri sguardi per ora alle pro- tare le spese per un veterinario, giacché vincie, le quali un giorno potranno essere non hanno bestiame sufficiente.» Ricorda sostituite dai comuni, quando avremo la inoltre che al «Congresso di Ferrara si so- desiderata legge obbligatoria per l’istitu- no approvate le condotte provinciali, cir- zione delle condotte municipali. condariali e consorziali e non si è voluto Con la tesi del Baroncini per le condotte discendere alle condotte comunali», im- comunali si schiera il professor Pietro Del possibili nei Comuni così piccoli. Ritiene Prato, della Scuola di Parma, che distin- infine inutile insistere nella richiesta delle gue chiaramente i ruoli o, come la chia- condotte comunali quando ancora non so- ma, «la missione», del veterinario provin- no state istituite quelle provinciali e cir- ciale da quella del veterinario comunale: condariali. «il primo provvede alla vigilanza in caso Secondo il dottor Domenico Bomba di 194 Genova, la questione economica si supera è accesa nel 1875 ed impegna a fondo il con i Consorzi, ma i Comuni debbono es- Congresso di Firenze; Bosi è scettico ri- servi obbligati; la questione poi del nu- spetto alla volontà ed alla possibilità dei mero dei veterinari disponibili si supera Comuni di procedere alla loro istituzione, dando appunto con le condotte prospetti- considera più realistico fare appello alle ve di occupazione ai giovani. Lo stesso Provincie dalle quali si aspetta una mag- Bomba aggiunge una nota che suona po- giore disponibilità: «ricorriamo alle Pro- lemica quando, riferendosi, come appare vincie e lasciamo tutta la libertà ai Comu- evidente, a quanti sostengono la colloca- ni di fare ciò che vogliono in simile mate- zione provinciale e circondariale dei vete- ria.» Questo, in sintesi, dice il Bosi e tut- rinari, aggiunge che: «si vogliono create tavia il Congresso non lo segue e adotta buone posizioni ai veterinari provinciali e una risoluzione volta ad impegnare, per il circondariali. Ma quante sono le provin- finanziamento delle condotte stesse, sia le cie ed i circondari?» Provincie sia i Comuni. Bisogna poi ag- Si sente ancora chiamato in causa il Bosi giungere che la questione delle condotte e costretto a riprendere la parola per di- veterinarie non è stata presente e discussa chiarare quanto segue: io non fui, né sono al Congresso solo sotto il profilo dell’atti- oppositore delle condotte veterinarie co- vità zooiatrica e di vigilanza e controllo munali; né qui havvi alcuno, credo, che sui mattatoi, ma pure per quanto concerne possa esserlo. Io, come ripeto, vorrei e il ruolo dei veterinari stessi come zootec- faccio i più caldi voti, perché queste con- nici. Infatti, in altra precedente seduta dotte possano essere subito istituite, vor- dello stesso Congresso, il dottor Raimon- rei che domani il governo obbligasse i co- do Paolozzi di Grosseto, svolgendo muni a ciò fare; ma siccome il governo un’ampia relazione su «come si potrebbe col mezzo del ministero d’agricoltura ci dal Governo e dai privati migliorare e ha fatto chiaramente sentire che per ora moltiplicare le razze brade, equine e bovi- non è possibile in modo alcuno aggravare ne», sostiene la necessità di utilizzare l’o- i municipi di questa nuova spesa, e visto pera dei veterinari nel campo della zoo- che i comuni fan le orecchie da mercante tecnia, argomentando come di seguito: agli stessi inviti ministeriali, così per que- occorre che governo, enti morali, ammi- sta via i veterinari, malgrado tutti i possi- nistrazioni pubbliche e cittadini privati bili voti, non raggiungeranno mai nulla; e tengano in maggior considerazione, che quindi, colla logica dei fatti alla mano, non si fece finora, questi modesti sì ma insisto nell’interesse morale e materiale pur sempre veri cultori d’una scienza no- del ceto cui mi onoro appartenere, che le bilissima, distinguendoli da quella turba nostre osservazioni e i nostri sforzi siano, di ciarlatani e di empirici che, se la legge, almeno per ora, diretti alle amministra- per un riguardo alla sussistenza delle lo- zioni provinciali. Alcuni credono che ogni ro famiglie, non volle banditi del tutto dal provincia dovesse avere puramente un so- pratico esercizio della veterinaria, proibì lo medico veterinario, il quale natural- loro assolutamente però di ricuoprire mente sarebbe insufficiente a soddisfare a pubblici uffici, di profanare il nome di tutte le esigenze del difficile suo mandato. medico veterinario con assumerne il tito- Io non ho mai inteso di limitare il numero lo. Ed io conosco fatti che pur sembrereb- degli ufficiali sanitari alle singole provin- bero impossibili se veri non fossero, i cie, ma ognuna di queste potrà nominare quali stanno a conferma di quanto diceva quel numero, che secondo i suoi bisogni, poc’anzi, che cioè i medici veterinari fi- estensione ed importanza crederà più ne- nora, in Toscana almeno, non vennero te- cessario. nuti in quella considerazione che è tanto Come si vede, la discussione per l’istitu- necessaria per esserne apprezzati l’opera zione delle condotte veterinarie comunali ed i consigli, e che spesso si videro po- 195 sposti in uffici pubblici, in delicate ed im- me che venissero estese a tutte le provin- portanti missioni, a coloro che altro titolo cie del regno le condotte veterinarie; ma, non hanno e aver non possono che una come ebbi a dichiarare altre volte, non semplice autorizzazione all’esercizio pra- parmi opportuno il momento per presen- tico della medicina. tare una legge che imponga nuovi aggravi E solo quando questa distinzione sarà fat- ai comuni ed allo Stato. Il ministero però, ta, solo quando gli empirici saranno trat- che apprezza tutta l’importanza delle tati per quello che si meritano, ed i medici condotte veterinarie, rinnoverà le già fat- veterinari saranno tenuti in quella consi- te sollecitazioni, e giova sperare che i derazione cui hanno diritto, sarà allora corpi comunali e provinciali, convinti del- che questi ultimi potranno efficacemente e l’opportunità di siffatto provvedimento, principalmente concorrere al migliora- s’indurranno spontaneamente a seguire mento e moltiplicazione degli animali, co- l’esempio dato da altri corpi morali del- sa che impossibile può riescire ad ognuno l’alta e media Italia. che veterinario o zootecnico non sia. Cadono alla fine le parole chiave del dis- I veterinari, dice ancora Paolozzi, potran- paccio del Ministro: «giova sperare» che no concorrere al conseguimento dei mi- ci si induca a seguire «spontaneamente» glioramenti e della moltiplicazione degli l’esempio di Comuni e Provincie dell’alta animali: Colla istituzione delle condotte e media Italia che hanno già istituito le veterinarie consorziali almeno, se non è condotte veterinarie. possibile comunali, i di cui titolari siano Sulla base della relazione Paolozzi il in diretta relazione col consiglio sanitario Congresso tuttavia insiste e approva il se- e col medico veterinario della provincia, guente ordine del giorno: e con onere in essi di tenere nei singoli Il Congresso, convinto che solo colla comuni del consorzio ed a turno un an- scorta dei principii zootecnici può conse- nuo numero di conferenze popolari, spez- guirsi un miglioramento degli animali del zando all’intelligenza di tutti il pane di regno, invoca dal ministero che nel pro- quel vero scientifico che si riferisce all’i- getto di legge comunale e provinciale da giene, miglioramento e moltiplicazione sottoporsi alla discussione delle Camere delle specie animali, nonché allo sviluppo venga proposta la istituzione di sanitari e progressi dell’agricoltura. veterinari provinciali, circondariali e Mentre pertanto io non disconosco, né lo consorziali, con residenza, quanto ai pri- potrei, la utilità grande che sarebbe per mi, nel capoluogo della provincia, e, derivare all’agraria ed alla pastorizia quanto agli altri, in quelle località delle dalla istituzione delle condotte veterina- provincie stesse, che più si crederanno rie obbligatorie per tutti i comuni del re- del caso, nell’interesse della pubblica sa- gno, tuttavia non posso insistere su que- nità e della compilazione delle statistiche sto desiderio carezzato da molti dei miei non solo, ma anche dell’economia agra- colleghi, tenuto conto nelle attualità al- ria, incaricandoli di tenere popolari con- meno, di tutte le obbiezioni e di tutte le ferenze zootecniche. contrarietà che potrebbero sollevarsi. Quest’ordine del giorno sarà poi integrato L’opinione del Paolozzi è condivisa dal con la successiva proposta del professor Comitato veterinario toscano espressosi Del Prato formulata come segue: «Il Con- in proposito anche con una sua delibera- gresso fa voti al governo perché venga zione. provveduto al servizio zooiatrico colla Ricorda ancora il Paolozzi il parere del istituzione di condotte comunali retribuite Ministro di agricoltura trasmesso con un in parte dal comune, in parte dalla provin- dispaccio del 31 marzo dello stesso 1875 cia.» alla Società Nazionale Veterinaria: Il Congresso fa voti, ma i voti del Con- Sarebbe una fortuna per il nostro bestia- gresso non bastano al Governo. 196 Siamo infatti nel 1875, al governo del apprezzare contenuti e significato di tale Paese ancora la Destra storica, ma si sta sodalizio, la dotta commemorazione che già sfaldando la maggioranza parlamenta- lo stesso Minghetti dedica all’Ercolani, re intorno al Ministero presieduto dal bo- uomo, cittadino e scienziato, nel novem- lognese Marco Minghetti, Ministero pro- bre del 1884, nella sede dell’Archiginna- teso verso il pareggio del bilancio dello sio per cura del Municipio di Bologna. Stato, pareggio che raggiungerà appunto Aprendo il suo discorso, Minghetti ricor- nel 1876. da che, prima dell’Ercolani, la veterinaria La «politica della lesina» e dell’economie aveva avuto sinora, specialmente in Ita- «all’osso», la politica di Quintino Sella, lia, una parte troppo modesta nella facol- caratterizza ancora nel 1875 i governi del- tà fisico-medica. Sebbene sin da quasi tre la Destra storica. Fino dal 1868, durante il secoli, il siciliano Ingrassia avesse detto Governo di Luigi Federico Menabrea, era essere la veterinaria una e medesima col- stata imposta dal Ministro delle Finanze, la più nobile medicina, pure in fatto era il Conte Senatore Luigi Guglielmo Cam- rimasta non solo sorella secondogenita, bray-Digny, già Gonfaloniere di Firenze, ma eziandio negletta e spesso dispregiata. la tassa sul macinato (la «tassa sulla fa- Se non che, gli studi moderni avendo ac- me»), destinata a subire una prima ridu- comunato nelle indagini loro anatomiche zione parziale solo nel 1878 ed una più e fisiologiche tutti gli esseri viventi, per drastica nel 1880, con l’impegno final- trovare nella comparazion loro leggi co- mente di abolirla entro i quattro anni suc- muni, naturale effetto di questa tendenza cessivi. Scrive Alfredo Oriani che, fra i fu di porre la veterinaria in più alto e co- peggiori balzelli, «quello del macinato spicuo luogo di quello che fosse in prima. aggravò la miseria dei più miseri, ma sal- Non mancano, come si vede, riconosci- vò le finanze dal fallimento.» Ed aggiun- menti per la veterinaria da parte di perso- ge: «nella rovina della crisi finanziaria il nalità come quella del Minghetti e di altri, governo si sgravò di molti oneri, addos- ma nella politica della lesina della Destra sandoli ai comuni, già fortemente gravati storica non rientrano incrementi di spese ed in preda essi medesimi alla febbre dei per l’istituzione obbligatoria delle condot- debiti e delle opere pubbliche.» Difficile te veterinarie municipali, pure auspicate. quindi ottenere da parte del Governo e del Nel novero delle personalità della stessa Parlamento un provvedimento impositivo Destra si colloca pure il nostro Ercolani per l’istituzione delle condotte veterinarie che, nel marzo del 1868, in una delle let- municipali, e ancora più difficile pensare tere dirette a Bernardino Panizza, non di- di poterle istituire e sostenere con il con- versamente scrive in materia di finanza corso finanziario del Governo stesso. pubblica: «Oggi tutto è subordinato alla Il 1875 è anche l’anno della crisi della questione finanziaria. Restaurate le finan- nostra agricoltura, crisi scatenata dalla ze si potrà pensare a restaurare l’ordine concorrenza dei prodotti americani. morale, se il fallimento arriva non si dura In questo contesto storico si deve leggere come si è, o la rivoluzione o la dittatura. ed interpretare la linea politica seguita pu- Credo non ci sia via di scampo, e scam- re dal secondo ed ultimo Governo del pando così, si comprerà la vita a caro Minghetti, uomo di vaste conoscenze prezzo.» Siffatta la preoccupazione del- umanistiche e scientifiche, più che bene l’Ercolani per la situazione finanziaria del edotto sulla medicina veterinaria, anche nuovo Stato unitario, carica pure d’impli- in quanto legato da «antica e costante ed cazioni morali. intima amicizia» e da solidarietà politica Dal Congresso di Firenze comunque ri- con il nostro Giambattista Ercolani, ci- sulta che nel 1875 è già diffusa nell’Italia mentate negli anni dell’esilio in Piemonte settentrionale ed in Toscana una rete di e poi nell’agone parlamentare. Valga, per condotte veterinarie comunali, nonché 197 una rete di veterinari provinciali. Sono care altri veterinari in altri Comuni della quindi già due le componenti istituzionali provincia di coadiuvare il veterinario pro- dei servizi: una propria dei Comuni e l’al- vinciale.» tra delle Amministrazioni provinciali. La Per quanto riguarda poi il veterinario co- successiva evoluzione degli stessi servizi munale, la stessa legge, all’art. 20, stabili- si baserà in Italia su questi due cardini: sce che: «Il prefetto, udito il Consiglio l’uno comunale e l’altro provinciale, de- provinciale di sanità, potrà imporre ad al- stinato ad evolvere come servizio di Stato. cuni Comuni di nominare un veterinario Nel corso della discussione al Congresso municipale, sia isolatamente sia riuniti in non solo non si mettono in contrapposi- consorzio, quando sia riconosciuto il bi- zione queste due originarie componenti, sogno per la Sanità pubblica di una locale ma le si considera integranti ed integrabili. vigilanza ed assistenza zooiatrica, alle Lo stesso Bosi, pur sostenendo in via quali non sia altrimenti provveduto.» prioritaria e come più praticabile l’istanza La legge affida dunque al veterinario pro- per lo sviluppo ed il completamento della vinciale soltanto la vigilanza zooiatrica, rete dei veterinari provinciali, lascia alle mentre ai veterinari municipali, assieme decisioni autonome dei Comuni l’istitu- alla vigilanza, attribuisce pure l’assisten- zione delle condotte veterinarie. za zooiatrica. Non emergono però dal Congresso ele- Il successivo Regolamento di applicazio- menti sulla realtà dell’Italia meridionale ne (R. decreto 9 ottobre 1889, n. 6442), continentale ed insulare. Dalle regioni a con un’interpretazione che appare pure sud di Roma è presente al Congresso un più restrittiva della legge, specifica che solo veterinario: il professor Almerico l’art. 20 «sarà applicato quando l’alleva- Cristin, della Scuola di Napoli, patriota, mento ed il commercio del bestiame sia esule e garibaldino. C’è il Regno d’Italia fra le principali industrie del luogo, o e c’è l’Italia divisa in due. quando vi dominino malattie d’indole in- La questione delle condotte viene inoltre fettiva.» a Firenze collegata alla lotta contro l’em- pirismo, nonché al riconoscimento ed al- Al IV Congresso della Federazione Vete- l’applicazione delle competenze veterina- rinaria Italiana, svoltosi a Roma nel giu- rie in materia di controllo e vigilanza sui gno del 1899, si torna così a discutere sul- macelli e ispezione delle carni. l’obbligatorietà dell’istituzione delle con- Nel 1888, neanche la legge Crispi-Paglia- dotte veterinarie in tutti i Comuni. ni per la tutela dell’igiene e della sanità Alfredo Bartolucci, da Agugliano in Pro- pubblica, approvata dopo ripetuti tentativi vincia di Ancona, Veterinario Consorzia- di precedenti Governi, corrisponde del le, incaricato dall’Associazione Veterina- tutto alle aspettative dei veterinari: stabili- ria Marchigiana, presenta la relazione: sce infatti la presenza di un veterinario sia «Sull’importanza economica e sociale nel Consiglio superiore che nel Consiglio della medicina veterinaria, mezzi neces- provinciale di sanità, istituisce il veterina- sari alla sua efficace produttività nell’eco- rio provinciale, nonché i veterinari di nomia nazionale italiana» postula una confine e di porto, ma non sancisce in via legge del Parlamento per una grande ri- diretta e comunque l’obbligatorietà del forma del servizio veterinario. E’ il caso veterinario comunale o consorziale. Reci- di rileggerne uno dei più importanti pas- ta infatti, all’art. 8, come segue: «In ogni saggi: provincia la vigilanza zooiatrica viene af- Cardine fondamentale di questa legge do- fidata ad un veterinario provinciale scelto vrebbe essere l’obbligatorietà per tutti i dal ministro», ed inoltre «Il prefetto, ove Comuni delle Condotte veterinarie, ma- la quantità del bestiame e la estensione gari riunendosi in Consorzio, non però in della provincia li richiedano, potrà incari- venti o trenta Comuni come accade spes- 198 so. Ed è ormai giunta l’ora per obbligare sue conferenze debbono riuscire assai più seriamente tutti i Comuni a provvedersi utili di quelle di uno zootecnico avventi- di un veterinario vero, poiché le nostre zio, nuovo affatto dei termini dei quesiti a scuole, ogni anno, ammanniscono centi- lui sottoposti. Gli insegnamenti, che esso naia di professionisti, la cui scarsezza è, può dare debbono di necessità avere un oggi, scusa d’altri tempi. Secondo la sta- valore superiore assai a quello dei mae- tistica ufficiale Bodio, l’on. Fusinato in stri comunali. una sua recente relazione dice: veterinari Nei Comuni, dove esiste un macello pub- che esercitano o sono impiegati 3500; blico, il solo veterinario deve ispezionare perdita annuale 63; produzione 86. Que- le carni, perché egli soltanto è l’unico sto numero però non è soverchio, perché competente. E che il contrario sia male e sopra 8257 Comuni soltanto 1734 hanno torni di danno al decoro dei due ceti, al finora provveduto al servizio delle con- veterinario cioè ed a quello del medico dotte veterinarie. Non si dovrebbe impor- dell’uomo, lo possiamo arguire dalle nu- re un limite massimo di stipendio, poiché merose proteste avanzate non solo dalle ogni Comune, a seconda dell’importanza Scuole e Società veterinarie, ma dai me- sua, riguardo alla pastorizia o riguardo dici stessi, che in molti casi hanno avuto al consumo di carni da macello, può de- il lodevole coraggio di rifiutarsi a tali uf- dicare al solo e vero fattore dell’incre- fici, cui i loro studi speciali rendevano in- mento dell’industria suddetta o all’ispet- grati, impropri e ripugnanti alla loro one- tore sanitario, quello che più gli piace o sta coscienza di uomini di cuore e di deve. Piuttosto si dovrebbe imporre un li- scienza. mite minimo, acciocché non si veggano Sotto il secondo Governo di Antonio di più dei concorsi a 200 lire annue; il lusso Rudinì, con R. decreto 9 luglio 1896, n. e la serietà degli studî, il tempo e le spese 316, il servizio veterinario era stato tra- per fare un veterinario non meritano l’a- sferito dal Ministero dell’Interno all’allo- mara irrisione di sì lauti compensi, che ra Ministero dell’Agricoltura, Industria e poi lo costringono, come da noi, a servire Commercio, di cui era titolare Francesco i contadini dietro rimunerazione di una Guicciardini. meschina quantità di cereali. Brutta Per tutta la materia riguardante «il potere usanza, ma saldamente radicata nei co- diffusivo all’uomo delle malattie epizooti- stumi nostri. che», il Ministero dell’Agricoltura doveva Ogni provincia dovrebbe avere il suo bra- prendere «gli opportuni accordi» con il vo veterinario, e al Ministero di agricol- Ministero dell’Interno. Venne pure istitui- tura dovrebbero risiedere uno o più vete- to il Consiglio zootecnico e delle epizoo- rinari per modo che, tutto ciò che riguar- zie come organo consultivo. da il servizio di polizia sanitaria veteri- Sarà poi lo stesso Bartolucci, divenuto naria e la zootecnia, tutto ciò che riguar- Ispettore Superiore Veterinario presso la da gli interessi materiali e morali della Direzione Generale di Sanità Pubblica del nostra classe abbia un patrocinatore Ministero del’Interno, a ricordare nel suo competente, e non uno scrivano qualun- Annuario Veterinario Italiano del 1921, que. che: Ben quattro differenti disegni di leg- Al veterinario condotto dovrebbe essere ge, nel periodo dal 1897 al 1900, furono imposto l’obbligo di tenere un turno di presentati dai ministri di agricoltura conferenze zootecniche in epoche e luoghi Guicciardini, Fortis, Salandra, Carcano, prestabiliti, e così si avrebbe in lui una al Parlamento, per l’organizzazione del specie di professore nomade, come si usa servizio veterinario, senza che, peraltro, in Germania. Conoscendo egli a fondo le riuscissero mai, per ragioni diverse, ad località, le loro risorse, gli usi, i pregiudi- approdare. Il servizio ebbe scarsa e difet- zî, le difficoltà, con cui si deve lottare, le tosa efficienza ed una vita stentata ed in- 199 certa. Non dura infatti a lungo la colloca- 335, sulla Cassa pensioni a favore dei zione dei servizi veterinari presso il Mini- medici condotti. stero dell’Agricoltura, dopo circa cinque Prevede inoltre che una parte dei proventi anni, con R. decreto 5 maggio 1901, ven- derivanti dai previsti diritti di visita sani- gono riportati al Ministero dell’Interno, taria e delle ammende stabilite dalla stes- con i seguenti compiti: sa legge venga destinata all’aumento del - servizi veterinari di confine di porto e «fondo per i sussidi alla istituzione di provinciali; condotte veterinarie comunali e consor- - provvedimenti di polizia sanitaria veteri- ziali». naria; Neanche il primo Testo unico delle leggi - sussidi per le condotte. sanitarie (R. decreto 1 agosto 1907, n. Restano però così al Ministero dell’Agri- 636), che, come la precedente legge del coltura le competenze in materia di pro- 1902, reca ancora la firma di Giolitti qua- duzione zootecnica. le Ministro dell’Interno, comporta, all’art. L’attenzione sulle condotte veterinarie 50, orientamenti diversi e cambiamenti di viene messa in evidenza e prende concre- linea politica rispetto alle condotte veteri- to rilievo attraverso il previsto sostegno narie. finanziario. I Prefetti tuttavia, fondandosi sul potere loro attribuito ed in consonanza con il Niente cambia in merito all’obbligatorietà Ministero, stimolano e sollecitano i Co- dell’istituzione delle condotte stesse con muni affinché istituiscano le condotte ve- il Regolamento per l’esecuzione della terinarie; le Amministrazioni provinciali, legge Crispi-Pagliani (R. decreto 3 feb- in determinati casi, erogano sussidi an- braio 1901, n. 45). nuali anche per il mantenimento delle La successiva legge 26 giugno 1902, n. condotte; inoltre vengono stanziati e con- 272, varata durante il Governo Zanardelli, fermati di anno in anno contributi dello di cui è Ministro dell’Interno e personali- Stato per il regolare funzionamento di al- tà politica preminente Giovanni Giolitti, cune condotte, subordinandone l’eroga- modifica cinque articoli della stessa legge zione alle condizioni che: Crispi-Pagliani, relativi proprio all’assi- la condotta continui a funzionare con ve- stenza ed alla vigilanza zooiatrica. L’im- terinario titolare o interino, che risieda portante provvedimento, specialmente per nell’ambito della medesima, o con veteri- quanto riguarda i veterinari provinciali, di nario di scavalco; confine e di porto, in merito ai veterinari il veterinario adempia esattamente a tutti municipali recita come segue: I Comuni gli obblighi prescritti dalle vigenti dispo- nei quali esistono notevoli quantità di be- sizioni in materia di polizia zoojatrica; stiame e dove l’industria zootecnica ha il veterinario stesso sia munito di diploma speciale importanza, e parimenti i Comu- di laurea in zoojatria, sia stato regolar- ni che tengono frequenti mercati e fiere mente nominato e percepisca uno stipen- periodiche di bestiame, sono obbligati di dio od assegno (per veterinario interino o stipendiare, sia isolatamente che riuniti di scavalco), a carico del Comune o del in Consorzio con altri Comuni vicini, un Consorzio, almeno nella stessa misura del veterinario municipale. contributo concesso dal Governo; La dichiarazione dell’obbligo è fatta con il contributo governativo vada a totale be- decreto del prefetto su parere motivato neficio del veterinario, in aumento cioè del Consiglio sanitario provinciale e del- dello stipendio od assegno suddetti. la Giunta provinciale amministrativa. Oltre a contributi ordinari di carattere Ai veterinari municipali sono applicabili continuativo, sono concessi dallo Stato le norme dell’art. 16 della presente legge anche contributi straordinari una tantum e quelle della legge 14 luglio 1898, n. per condotte che, pure funzionando rego- 200 larmente, non possono ottenere contributi assistenza gratuita, retribuita cioè solo continuativi. con lo stipendio comunale. Come risultato di queste convergenti ini- In attuazione del dettato e per quanto ri- ziative e del concorso finanziario di Co- guarda le condotte veterinarie, secondo muni, di Amministrazioni provinciali e l’art. 47, «I Comuni hanno l’obbligo di dello Stato, nel 1921, si legge nell’An- procedere, secondo le norme fissate dal nuario Veterinario che «i Comuni provvi- regolamento, alla compilazione di uno sti di un servizio veterinario sono ormai speciale elenco dei possessori di bestiame quasi la totalità.» che hanno diritto alle prestazioni gratuite da parte dei veterinari municipali. La linea scelta e seguita dai Governi che Nel 1934, il Testo unico delle leggi sani- si sono succeduti non è stata, come si è tarie dello stesso Governo Mussolini, cir- visto, quella dell’istituzione obbligatoria ca l’obbligatorietà del servizio veterinario generalizzata su tutto il territorio naziona- nei Comuni, non si discosta, agli artt. 59 e le, ritenuta incompatibile con le risorse fi- 63, dalla formula già adottata da Giolitti nanziarie di non pochi Comuni, ma piut- nel 1907. Viene meno soltanto il parere tosto quella progressiva dell’incentivazio- motivato del Consiglio sanitario provin- ne delle condotte veterinarie. Nel corso ciale e della Giunta provinciale ammini- degli anni è proseguito e si è esteso il cri- strativa, previsto dal precedente Testo terio delle decisioni autonome dei Comu- unico, per l’emanazione del decreto di ni, caso per caso. obbligatorietà da parte del Prefetto. Inol- Approvati in successione, dopo il Rego- tre, ad integrazione di quelli già citati, lamento generale sanitario (1901), i Re- l’art. 60 attribuisce al Prefetto la facoltà golamenti di polizia veterinaria (1914), di provvedere al servizio di assistenza e sulla vigilanza sanitaria delle carni vigilanza veterinaria «nei comuni nei (1928) e sulla vigilanza igienica del latte quali non possa essere altrimenti assicura- destinato al consumo diretto (1929) co- to», «incaricandone, per il tempo stretta- stituiscono altrettante tappe del processo mente necessario, uno o più veterinari, li- di costruzione normativa dei servizi ve- beri esercenti, iscritti nell’albo dei sanita- terinari. Al tempo stesso, ripropongono e ri della provincia.» rafforzano l’esigenza di servizi veterinari Quanto alla rete dei veterinari provinciali di carattere operativo istituzionale, non il secondo comma dell’art. 27 dello stesso solo di organi meramente consultivi e Testo unico così recita: «Nelle provincie d’interventi saltuari, a tempo determina- dove manchi il veterinario provinciale, le to, a fronte d’emergenze epizootiche, sue funzioni possono essere provvisoria- magari imposti dal Prefetto. Le incom- mente affidate dal Ministero dell’interno benze e le responsabilità attribuite ai al veterinario di una provincia vicina, o Sindaci, quali autorità sanitarie comuna- ad un componente veterinario del Consi- li, sono comunque una pressione indiret- glio provinciale di Sanità.» ta ed una spinta verso l’istituzione delle Pur nell’Italia agricola e contadina dell’e- condotte. poca e persino in quella dell’esaltazione Nel 1923 viene varata dal Governo Mus- ruralistica, tempi lunghi e provvedimenti solini la Riforma degli ordinamenti sani- stentati per costruire nei Comuni e nelle tari (R. decreto 30 dicembre 1923, n. Provincie un servizio veterinario esteso 2889). Integrando il Testo unico del 1907, su tutto il territorio nazionale. all’art. 4, il decreto stabilisce che: «È fat- to divieto ai Comuni di istituire condotte Nel 1945, alla fine della seconda guerra sanitarie per la generalità degli abitanti». mondiale, viene istituito l’Alto Commis- È il superamento della cosiddetta «con- sariato per l’igiene e la sanità. dotta piena» che comportava l’obbligo di Il quadro complessivo dei servizi veteri- 201 nari dei Comuni evolve a partire dal De- persona: al veterinario condotto. creto del Presidente della Repubblica 10 Del resto, se si va a rivedere lo stesso Re- giugno 1955, n. 854, sul decentramento golamento del 1889 di applicazione della dei servizi dell’Alto Commissariato. legge Crispi-Pagliani, all’art. 56, già si Dopo l’istituzione del Ministero della Sa- trova che i Comuni o i Consorzi di Comu- nità, che risale al 1958, il decreto presi- ni che stipendiano un veterinario dovran- denziale 11 febbraio 1961, n. 264, defini- no imporgli, oltre all’assistenza zooiatri- sce la: «Disciplina dei servizi e degli or- ca, una serie di altri obblighi», fra i quali gani che esercitano la loro attività nel spiccano la vigilanza sulle condizioni sa- campo dell’igiene e della sanità pubbli- nitarie del bestiame, la vigilanza sull’i- ca»; istituisce l’Ufficio Veterinario Comu- giene delle stalle e sulle condizioni di sa- nale con le relative distinte componenti; lute degli animali destinati alla produzio- attribuisce il ruolo di Ufficiale governati- ne del latte, ed inoltre la ispezione degli vo al veterinario preposto alla direzione animali da macello e dei locali in cui si fa dell’Ufficio stesso, e come tale lo pone la macellazione, nonché delle carni ma- alle dipendenze del veterinario provincia- cellate e degli spacci delle medesime. le per quanto attiene all’esercizio delle Inoltre, all’art. 102, questo stesso regola- funzioni di polizia, vigilanza ed ispezione mento stabilisce che Ogni borgo o città veterinaria. che abbia popolazione superiore a 1000 I veterinari comunali, nella maggioranza abitanti dovrà avere almeno un macello quindi veterinari condotti, assumono una pubblico, sorvegliato dall’autorità sanita- nuova e particolare caratterizzazione giuri- ria comunale, restando vietato di macel- dica, vengono cioè a trovarsi in una posi- lare fuori di esso. zione di duplice dipendenza: da una parte In seguito, l’obbligo viene limitato ai Co- dipendono dal Comune e dall’altra dal ve- muni con popolazione agglomerata supe- terinario provinciale, cioè dal Ministero. riore ai 6.000 abitanti, come precisa l’art. Con l’Ufficio Veterinario Comunale si 109 del Regolamento generale sanitario compie una conversione al centro e si del 1901, che trova conferma nell’art. 91 conchiude una rete nazionale centripeta del Testo unico della legge comunale e dei servizi veterinari periferici. Alla Dire- provinciale del 1934. Infine, in base al- zione Generale dei Servizi Veterinari, isti- l’art. 6 del Regolamento sulla vigilanza tuita nel 1949, è ancora Iginio Altara. Al- sanitaria delle carni del 1928, la direzione cuni anni dopo, Aldo Ademollo, già il più e l’ispezione sanitaria dei pubblici macel- diretto collaboratore di Altara, divenuto a li debbono essere affidate ai veterinari sua volta Direttore generale, presentando municipali. il volume di Renzo Coppi sulla legislazio- Il decreto del 1961, in quanto stabilisce ne veterinaria, scrive infatti che il decreto che I comuni ed i consorzi di comuni han- in parola «praticamente ha creato un altro no un Ufficio Veterinario Comunale, in- organo periferico del Ministero della Sa- troduce il principio di un servizio veteri- nità nella persona del veterinario comuna- nario in tutti i Comuni della Repubblica. le.» La legge 15 febbraio 1963, n. 151, in so- Il veterinario condotto resterà comunque stituzione dell’art. 66 del Testo unico del uno dei cardini dei servizi veterinari peri- ‘34, ribadisce l’obbligo per ciascun Co- ferici. Nella maggioranza dei Comuni in- mune o consorzio di disporre di uno spe- fatti, ad eccezione cioè di quelli ove pre- ciale regolamento che, oltre a stabilire il sta servizio più di un veterinario, tutti i numero delle condotte sanitarie, «provve- compiti dell’Ufficio, dall’assistenza vete- de allo stato giuridico ed al trattamento rinaria, alla direzione del macello pubbli- economico del personale sanitario secon- co, alla polizia, vigilanza e ispezione ve- do quanto disposto per i dipendenti del terinaria, faranno ancora capo ad una sola Comune, sempre che non sia provveduto 202 diversamente dal presente Testo unico e ticoli 18, 19, 20, 21 e 55 della legge 22 dicembre dai regolamenti per la sua esecuzione.» Si 1888, n. 5849 (serie 3a), sulla tutela dell’igiene consolida così dal punto di vista giuridico e della sanità pubblica. ed economico la posizione del veterinario Regio Decreto 1° agosto 1907, n. 636, Testo uni- alle dipendenze del Comune. co delle leggi sanitarie. Regio Decreto 10 maggio 1914, n. 533, Regola- Nel 1964, le condotte veterinarie saranno mento di polizia veterinaria. classificate in quattro categorie. Regio Decreto 30 dicembre 1923, n. 2889, Rifor- La svolta non è a ridosso, ma si sta prepa- ma degli ordinamenti sanitari. rando. Quattordici anni dopo, nel 1978, Circolare n. 20186-A-118-508 del Ministero del- coll’istituzione del Servizio Sanitario Na- l’Interno, Direzione Generale della Sanità Pub- zionale, risulterà sancito il superamento blica del 2 febbraio 1924 ai Prefetti e Sottopre- delle condotte. fetti del Regno, Applicazione del R.D. 30 dicem- bre 1923, n. 2889, contenente riforme degli ordi- namenti sanitari. Regio Decreto 20 dicembre 1928, n. 3298, Rego- lamento sulla vigilanza sanitaria delle carni. RIFERIMENTI LEGISLATIVI Regio Decreto 9 maggio 1929, n. 994, Regola- E NORMATIVI mento sulla vigilanza igienica del latte destinato al consumo diretto. Legge 20 marzo 1865, n. 2248, per l’unificazio- Regio Decreto 3 marzo 1934, n. 383, Testo unico ne amministrativa del Regno d’Italia. Allegato della legge comunale e provinciale. C. Legge sulla sanità pubblica. Regio Decreto 27 luglio 1934, n. 1265, Testo Regio Decreto 8 giugno 1865, n. 2322, Regola- unico delle leggi sanitarie. mento per l’esecuzione della legge 20 marzo Decreto Luogotenenziale 12 luglio 1945, n. 417, 1865 sulla sanità pubblica. Istituzione dell’Alto Commissariato per l’igiene Regio Decreto 6 settembre 1874, n. 2120, Rego- e la sanità pubblica. lamento per l’esecuzione della legge 20 marzo Decreto Legislativo Luogotenenziale 31 luglio 1865 sulla sanità pubblica e della legge 22 giu- 1945, n. 466, Ordinamento e attribuzioni del- gno 1874, n. 1964. l’Alto Commissariato per l’igiene e la sanità Legge 22 dicembre 1888, n. 5849, per la tutela pubblica. dell’igiene e della sanità pubblica. Decreto del Presidente della Repubblica 4 otto- Regio Decreto 9 ottobre 1889, n. 6442, Regola- bre 1949, n. 695, Norme relative ai servizi ed ai mento per l’applicazione della legge sulla tutela ruoli dell’Alto Commissariato per l’igiene e la dell’igiene e della sanità pubblica. sanità pubblica. Regio Decreto 3 agosto 1890, n. 7045 (serie 3ª), Decreto del Presidente della Repubblica 10 giu- Regolamento speciale per la vigilanza igienica gno 1955, n. 854, Sul decentramento dei servizi sugli alimenti, sulle bevande e sugli oggetti di dell’Alto Commissariato per l’igiene e la sanità uso domestico in esecuzione della legge 22 di- pubblica. cembre 1888, n. 5849 (serie 3ª). Legge 13 marzo 1958, n. 296, Istituzione del Mi- Regio Decreto 9 luglio 1896, n. 316, Attribuzio- nistero della Sanità. ne del servizio sanitario veterinario dal Ministe- Decreto legislativo 11 febbraio 1961, n. 264, Di- ro dell’Interno al Ministero di Agricoltura, Indu- sciplina dei servizi e degli organi che esercitano stria e Commercio. la loro attività nel campo dell’igiene e della sa- Legge 14 luglio 1898, n. 335, Costituzione della nità pubblica. Cassa pensioni e contributi a favore dei medici Legge 15 febbraio 1963, n. 151, Modifiche degli condotti. articoli 41, 66 e 67 del Testo unico delle leggi Regio Decreto 3 febbraio 1901, n. 45, Regola- sanitarie approvato con Regio Decreto 27 luglio mento per l’esecuzione della legge sulla tutela 1934, n. 1265. dell’igiene e della sanità pubblica. Regolamento Decreto Ministeriale 22 giugno 1964, Classifica- generale sanitario. zione delle condotte sanitarie in speciali catego- Regio Decreto 5 maggio 1901, n. 279 che ripor- rie, a’ sensi dell’art. 3 della legge 3 febbraio ta dal Ministero dell’Agricoltura al Ministero 1963, n. 151. dell’Interno i servizi veterinari. Legge 23 dicembre 1978, n. 833, Istituzione del Legge 26 giugno 1902, n. 272, Modifica agli ar- servizio sanitario nazionale. 203 BIBLIOGRAFIA Pubblica (1888-1898). Nuova CEI Informatica Spa, Milano - novembre 1988. Atti del Congresso Medico-Veterinario di Firen- A. VEGGETTI, N. MAESTRINI, La Veterinaria al ze, tenutosi durante l’Esposizione agraria regio- dibattito sulla legge Crispi-Pagliani del 1888. nale nei giorni 7, 8, 9 e 10 settembre 1875. Atti Convegno sulla Storia della Medicina Vete- Torino, G. Candeletti, Successore G. Cassone e rinaria, Reggio Emilia, 18-19 ottobre 1990, Ber- comp. 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Centenario della prima legge di Sanità 1682, 1869. 204 Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000

SCUOLE DI VETERINARIA DI TERAMO E PENNE NEL XIX SECOLO PAOLO BERARDINELLI - ALESSANDRA MARTELLI

SUMMARY

THE VETERINARY SCHOOLS OF TERAMO AND PENNE IN THE 19TH CENTURY

Investigation of the archives of the municipality of Teramo has confirmed the existence of two Veterinary Schools, at Teramo and Penne, in the Abruzzo Ulteriore and Citeriore districts. In the 30 year period from 1830 to the unification of Italy and the annexation of the Regno delle Due Sicilie, there was a lively teaching activity, inspired and supported by the Neapolitan school, in the Regno Borbonico to which Teramo belonged. Following the example of French schools, hippiatry and the study of epizootic diseases, which were of obvious practical importance even in these remote areas, were also the most important subjects taught in the Teramo and Penne Veterinary Schools.

Introduzione riferimento ovviamente alle problemati- che sanitarie e medico veterinarie, si so- La presente ricerca e l’approfondimento no sfogliati sia i fascicoli della «Inten- che da essa ne deriva in riferimento alle denza Borbonica» sia le carte della «Re- scuole veterinarie abruzzesi nel dicianno- gia Prefettura» recanti le diciture: «epi- vesimo secolo ebbero in Naldo Maestrini, zozie», «immagliamento delle razze che con questo scritto vogliamo ricordare, equine», «censimento degli animali» e un entusiasta ispiratore. Egli, abruzzese di soprattutto «Collegio Veterinario in Na- nascita e di animo, ci suggerì di appro- poli». fondire questo aspetto negletto e poco co- Si è così potuto appurare che nel 1812 nosciuto della Sua terra; da questo con- Gioacchino Murat ristabilì in Napoli la vinto stimolo nacque l’idea di ricercare Scuola di Veterinaria precedentemente nel fitto carteggio che presso l’Archivio voluta da Ferdinando IV di Borbone e la di Stato di Teramo corrisponde a quell’e- collocò nel soppresso convento di Santa terogeneo fondo archivistico meglio co- Maria degli Angioli alle Croci. Restaura- nosciuto come Inventario dell’Intendenza ta successivamente la dinastia Borbonica, Borbonica. dopo la breve esperienza della Repubbli- Questo fondo raccoglie i documenti che ca Napoletana, re Ferdinando IV fondò regolavano secondo canoni rigidamente nel 1815 la Real Scuola di veterinaria burocratici i rapporti del governo di Fer- mantenendone la medesima sede dove ri- dinando con i distretti periferici dei quali, mase sino al 1909. per l’appunto, anche Teramo faceva parte. Tale scelta di «ristabilire la scuola veteri- Dalla consultazione dei fascicoli di «Ve- naria pel vantaggio della cavalleria» ri- terinaria» e del «Real collegio veterina- calcava le scelte che in quell’epoca in- rio» sono emersi numerosi documenti at- dussero più governi ad istituire Scuole di tinenti alle costituende scuole di veteri- veterinaria sul modello di quelle francesi naria di Teramo e Penne dal 1830-31 sino di Lione e d’Alfort. A ciò andava som- ed anche oltre all’unita’ d’Italia. Per me- mata, sempre secondo le intenzioni del glio approfondire i rapporti che i distretti monarca, la «necessità di lottare contro abruzzesi contraevano con la capitale, in l’epizozia del bestiame» (1). 205 Il «magico momento» nel quale la fine costituende scuole di veterinaria nei due del XVII secolo vide la fondazione delle distretti dell’Abruzzo Ulteriore e in quel- scuole veterinarie coincide proprio con lo unico dell’Abruzzo Citeriore. Questi la nascita della Veterinaria. In quell’epo- tre Distretti comprendevano l’attuale re- ca si assistette ad un profondo mutamen- gione dell’Abruzzo. to del rapporto uomo animale tanto che è A ciascuno di questi tre distretti, così co- ora possibile delineare due «ere»: quella me agli altri del Regno, erano stati attri- della mascalcia precedente alla nascita buiti due posti nel convitto a piazza fran- delle scuole e quella della Veterinaria se- ca di Santa Maria degli Angioli. guente a tale evento. In questo contesto storico in cui ben si colloca l’ambito culturale e geografico Scuola veterinaria di Teramo abruzzese oggetto della presente rico- struzione, nacquero le scuole veterinarie Al primo distretto dell’Abruzzo Ulteriore provinciali minori di Teramo e Penne apparteneva Teramo che ebbe come suo che come vedremo furono rette da vete- allievo a piazza franca nel Real collegio rinari provenienti dalla Scuola di Napoli. veterinario di Napoli dal 1826 al 1830 ta- Alla Regia scuola partenopea di veteri- le Emidio Martemucci «nato da padre naria affluivano infatti da tutte le regioni ferraio il 5 maggio 1809» . del Regno vari alunni, vuoi «ferrai», Egli si candidò a dirigere la scuola vete- vuoi «pratici di zoognostica». Il piano di rinaria di Teramo ottennendone la dire- studi era articolato in quattro anni e zione a partire dal 15 luglio 1831 e per comprendeva, come elencato nell’ordi- tutto il 1837, come risulta dai suoi stati di namento emesso con Real decreto del- servizio redatti dall’Intendente della Pro- l’ottobre 1815: « l’anatomia, la fisiolo- vincia di Teramo (2). gia, l’igiene degli animali utili, le loro Egli richiese ed ottenne sin da subito, ma patologie, la terapeutica, la materia me- non senza alcune difficolta’, una sede per dica, teorica e pratica delle applicazioni, poter esercitare il suo magistero motivan- la clinica e trattamento degli ospedali, la done la collocazione nel capoluogo Tera- chimica, la botanica, la farmacia, la giu- mo, poiché è «assai vicino a luoghi di risprudenza veterinaria, la mascalcia, la traffico quali Giulia» (Giulianova, ndr) ferratura dei cavalli. nonchè per «una abbondanza di animali Con decreto regio veniva anche regola- tanto vaccini, tanto cavallini come sono mentata l’istituzione teorica e pratica ve- assai ricche le pianure del Vomano e del terinaria a «spese del Real Tesoro» da te- Tordino anche per la circostanza che fan- nersi a scuola franca nella medesima se- no per qui trafficanti di ogni sorta...»(3). de dell’abolito convento di Santa Maria La cura e la passione di Martemucci lo degli Angioli alle Croci in Napoli. Qui a spinsero a sollecitare nel 1834, due anni partire dal 1817 affluirono dalla periferia dopo aver ottenuto la direzione della del Regno delle due Sicilie quegli stu- scuola, la presenza di «due alunni e di denti di censo inferiore a cui la scuola due dilettanti alla scuola». Ancora egli franca apriva appunto l’accesso agli stu- scrive nella sua richiesta rivolta all’Inten- di. Ad essi era richiesto «di saper leggere dente della provincia di Teramo, «poichè e scrivere anche di aritmetica» e la loro l’Abruzzo è terra di pastorizia i Sindaci segnalazione ai responsabili del convitto dovrebbero far opera di convincimento veniva caldeggiata capillarmente dai sin- con i proprietari a inviare alla scuola per- daci dei vari paesi e dagli Intendenti del sone della famiglia che sappiano leggere Regno. Da tale scuola sarebbero poi stati e scrivere; il venerdì o il sabato o solo il licenziati anche coloro che si impegnaro- sabato in occasione del mercato» (4). no sin dal 1830-31 alla direzione delle Proprio il foro boario era il luogo in cui a 206 Teramo cambiavano di proprietà decine La direzione fu affidata al dott. Raffaele di animali ed era quindi un punto di in- Ciantra solo a partire dal 1836 quando si contro in cui il veterinario rappresentava ritenne utile dotare la scuola di strumenti un soggetto attivo data anche la presenza didattici quali un «quadro zoometrico, di un mattatoio e di una popolazione un quadro ippologico ed uno scheletro vaccina assai rilevante. cavallino per le lezioni zootomiche» (8). Il regolamento della scuola fu redatto sin È anche possibile risalire agli studi di dall’ agosto 1831 così come pure il ca- Ciantra. Egli si iscrisse al Real Collegio lendario delle lezioni. Nei giorni prefis- veterinario di Napoli come studente a sati in lunedì, mercoledì e sabato si sta- piazza franca nel 1823; e poichè il corso bilì una durata delle lezioni in 2 ore e di studi previsto durava 4 anni si puo’ 1/2 da tenersi nella sede della scuola dedurre che sin dal 1831 egli abbia avuto proprio vicino alla piazza del mercato. in affidamento la direzione o per lo me- Le materie impartite riguardavano, al pa- no l’organizzazione della scuola di Pen- ri di quanto veniva insegnato nella scuo- ne. la di Napoli, « la forgia e ferratura teore- Nel 1840 la scuola si trasferisce a Città tica e pratica, il trattato delle razze, l’i- Sant’Angelo, sempre appartenente al se- giene veterinaria, la scheletrologia e bio- condo distretto (9), ma il dott. Raffaele logia, la botanica e la fisico-matematica» Ciantra, restio al trasferimento, tende a (5). mantenere i «suoi affari» nel comune di All’epoca in cui Martemucci sensibiliz- Penne; come testimonia il fitto carteggio zava i Sindaci dei paesi limitrofi affinchè tra il Sindaco di Città Sant’Angelo, l’In- inviassero studenti alle sue lezioni, cioè tendente del secondo distretto e il Cian- nel 1837, è documentato che la scuola tra che si vede negare dal suddetto Co- era frequentata da due giovani alunni tali mune una attestazione di servizio a cau- Battista Quartapalle di Teramo e Salva- sa delle sue assenze. tore di Odoardo proveniente da Cerreto. La scuola comunque mantiene la sede a Nonché da due dilettanti: Di Pasquale Città Sant’Angelo fino al dicembre 1842 Bondi teramano e Di Girolamo Urnani di per poi trasferirsi di nuovo nel capoluo- Notaresco (6). go dove è certificata fino a tutto il 1862 Le notizie circa la frequentazione della (10) sempre retta dal Ciantra, il quale scuola e le sue attività didattiche si esau- però un anno prima, cioè nel 1861, ave- riscono a questi primi anni; anche se si va rimesso nelle mani dell’Intendente ha la ragionevole certezza, confermata provinciale la domanda di rinuncia alla dalle ricevute della pigione dei locali in direzione della scuola forse per ottenere uso alla scuola (7), che le lezioni perdu- la condotta probabilmente più remune- rarono sino al 1859, anno in cui iniziaro- rativa. no i moti rivoluzionari che portarono al- l’annessione del Regno delle Due Sicilie a quello Sabaudo. Soppressione delle Scuole

Le vicende politiche che videro nel giu- Scuola veterinaria di Penne gno 1860 il governo Borbonico cessare dalle sue funzioni e compiersi poi l’an- La scuola veterinaria di Penne nasce co- nesione delle Due Sicilie al Regno d’Ita- me sede nel capoluogo di provincia del lia ebbero ripercussioni anche sulle no- secondo distretto dell’Abruzzo Ulteriore stre Scuole. Quindi con l’avvento del e la data ufficiale di inizio della sua atti- Regno di Italia si costituisce il servizio vità è documentata dal decreto reale del veterinario e si dà inizio alla regolamen- 11 gennaio 1831. tazione delle condotte. Il nuovo ordina- 207 mento del Regno Sabaudo con Real de- BIBLIOGRAFIA creto del 22 gennaio 1860, noto come ri- forma Mamiani, dichiara le scuole di (1) ARCHIVIO DI STATO DI TERAMO, Inventario Milano e Torino «scuole veterinarie pri- dell’Intendenza Borbonica, pacco 69a, fasc.71. marie o superiori» (nel 1861 viene inclu- (2) Idem, fasc. 73. so anche Napoli) mentre tutte le altre di- (3) Idem, fasc. 71. ventano di secondo ordine; ciò contribui- (4) Idem, fasc. 73. (5) Idem, fasc. 71. rà così alla scomparsa di alcune come (6) Idem, fasc. 73. quelle di Roma, di Ancona, di Urbino e (7) Idem, fasc. 72. di Macerata oltre a quelle abruzzesi; e (8) Idem, fasc. 74. alla riorganizzazione di altre fra cui (9) Idem, pacco 69b, fasc. 76. quella di Parma e Perugia. (10) Idem, fasc. 80.

208 Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000

NICCOLÒ ROSSELMINI ED IL BARONE D'EISEMBERG, PRECURSORI DELL'INSEGNAMENTO VETERINARIO A PISA ALDO ROMAGNOLI - STEFANO ROMAGNOLI

SUMMARY

NICCOLÒ ROSSELMINI AND THE BARON D'EISEMBERG, EARLY FIGURES IN THE TEACHING OF VETERINARY MEDICINE AT PISA AND IN TUSCANY

In the 18th century the court of the Grand Duke of Tuscany became a leading centre for riding and veterinary medicine. Amongst the experts associated with this court were two learned individuals of noble birth, Niccolò Rosselmini and the Baron D'Eisemberg. Niccolò Rosselmini (1692-1772), a Pisan patrician and superintendant of the imperial Breeds and Stables of the Dukedom of Tuscany from 1739, was author of 3 works: «Il Cavallo Perfetto» (Venezia.1723), «Apologia del Cavallo Perfetto» (Siena,1730), «Dell'obbedienza del Cavallo» (Livorno, 1764). Baron D'Eisemberg, a nobleman of german origin, was amongst the most famous and sought- after masters of equitation in European courts of the 18th century. He joined the Granducal court in 1738, was director and first riding master of the Pisan Academy for many years. He was the author of a beautiful volume entitled «La perfezione del Cavallo» (Stamperia Imperi- ale, Firenze, 1753) written in both french and italian, and including 23 full page illustrations and a total of 119 single figures drawn by him, showing various desirable and undesirable features of the skeleton and joints of the horse, and other defects and characteristics of its coat, indicating which were typical of riding and work horses.

Nel XVII secolo le condizioni della pa- nell’antica Roma e nei Paesi arabi. storizia e dell’allevamento del bestiame in D’altra parte, nell’agro pisano le mandrie Toscana, ed in particolare nella valle del- imperiali vivevano allo stato brado in am- l’Arno, nelle Maremme e nell’Agro Pisa- bienti palustri e poco salubri, e numerosi no, con la ricorrenza di varie epidemie cavallerizzi poterono fare esperienze di- che recavano gravi danni agli allevatori, rette sul miglioramento delle razze, sui avevano fatto sentire da lungo tempo il bi- problemi della riproduzione e delle malat- sogno di buoni veterinari. tie del cavallo. Alcuni Sovrintendenti Ge- Nelle tenute granducali di Coltano, San nerali delle razza e scuderie Imperiali Rossore e Tombolo era presente una razza hanno lasciato tracce della loro attività autoctona di cavalli - incrementata dal anche con opere scritte che ebbero una 1700 in poi con i migliori esemplari delle certa notorietà. Tra questi possiamo ricor- Possessioni Governative della Maremma, dare in particolare: e quindi con soggetti di razze napoletana, spagnola e berbera - che fin dal XVI- Gio. Battista Mendolla - Cavallerizzo di XVII secolo facevamo bella mostra di sè S. Altezza Reale Cosimo Terzo Granduca sia nelle frequenti manifestazioni equestri di Toscana, e Sovrintendente delle razze di Corte che nei reggimenti dei dragoni Granducali, famoso in tutt’Italia per la Granducali. Per tale motivo gli esperti sua eccellenza e maestria in equitazione. dell’ equitazione, della mascalcia e quindi Egli ebbe come allievo Nicolò Rosselmi- dell’arte veterinaria dell’epoca erano ni, che lo cita nel suo libro sul Cavallo sempre più ricercati ed apprezzati, e pro- Perfetto (1723) (Fig.1). speravano altresì eruditi cultori di mascal- Bartolomeo Corsini - Cavallerizzo Mag- cia e d’ippiatria, come già era avvenuto giore di S. Altezza Imperiale Gastone I 209 Fig. 1 - Frontespizio dell’opera «Il cavallo perfetto» di Niccolò Rosselmini (Venezia, 1723)

Gran Duca di Toscana. A lui il Rosselmi- ghilterra (Londra, Newmarket) dove visse ni dedicò il suo lavoro «Apologia del ca- per diversi anni. In seguito venne chiama- vallo perfetto» (Fig. 2). to alla Corte di Napoli dove utilizzò un Nicolò Rosselmini (o Rossermini) - suo barbozzale (del quale sostiene essere (1692-1772) Patrizio Pisano, Accademico l’inventore) che, insieme al morso, fu co- Intronato e Innominato e Sovrintendente piato e impiegato in molte corti europee. Generale delle razze e scuderie Imperiali Quindi entrato al servizio dei Duchi di del Granducato fin dal 1739. Il Rosselmi- Lorena attorno al 1730, nel 1738 si trasfe- ni, come lui stesso dichiara, fu abituato rì in Toscana alla Corte Granducale dove fin dalla gioventù a praticare l’equitazio- fu nominato Direttore delle Scuderie Im- ne ed ebbe come maestro il Gio Battista periali e Primo Cavallerizzo dell’Accade- Mendolla che gli inculcò la passione per mia di Pisa. Il Barone d’Eisemberg è au- l’ippologia. Egli è autore di 3 opere di ip- tore di vari trattati per lo più in francese, pologia che verranno qua brevemente frutto della sua grande esperienza perfe- commentate e illustrate (Figg.1,2 e 4). zionata in varie Corti Europee, tra cui: Barone d’Eisemberg - (1704(?)-1765) Description du Manege moderne dans la Nobile d’origine tedesca, Maestro d’equi- perfection, 1727 (Londra); tazione tra i più famosi e richiesti dalle L’Art de Monter a cheval. 1757, stampata Corti europee del ‘700. Come egli affer- all’Aia; ma, in gioventù fu messo a cavallo alla La Perfezione e i Difetti del Cavallo, Corte di SAXE WEIMAR e successiva- 1757, Firenze. Il testo di questa opera ric- mente fece importanti esperienze in In- chissima di illustrazioni in rame è bilin- 210 gue e sarà commentato a parte (vedi Fig. so Strozzi: e dedicato al Marchese Barto- 3.); lomeo Corsini, Cavallerizzo Maggiore di Anti-maquignonage pou éviter la surprise S.A.R. Gio. Gastone 1° Gran Duca di To- dans l’emplette des chevaux, ou l’on tratè scana (Fig. n° 2). de leurs perfections et de leurs defauts, 1764 (Amsterdam e Leipsig) Gli argomenti discussi nella nuova ope- ra del Rosselmini mostrano il suo pro- I trattati d’ippologia considerati precur- fondo studio degli esercizi della equita- sori dell’insegnamento dell’ippologia e zione, tanto da farlo considerare il fon- dell’arte veterinaria, che furono dati alle datore di una nuova scuola. A tale pro- stampe intorno alla prima metà del 1700 posito il Prof. Delprato (1867) così si e dedicati perlopiù ai Granduchi di To- esprimeva: «Meritano lode speciale le scana, sono i seguenti (in ordine cronolo- opere di Niccolò Rossermini, patrizio gico): Pisano, scritte con cura da persona molto addentro nell’arte del cavalcare, NICCOLÒ ROSSERMINI, Il Cavallo Perfet- ed esperto conoscitore dei buoni cavalli, to (1723) in 8°, pp. 417 (Venezia). Dedi- sui quali fece utilissime osservazioni per cato all’A. S. Alderano Cibo Malaspina, essere stato lungo tempo Soprintendente Duca del S.R.I. di Massa, Principe di generale delle razze e scuderie di Tosca- Carrara na, regnando Francesco primo Gran Duca . Il Rossermini fù il primo in Italia E’ praticamente un trattato di equitazione e forse in Europa a parlare della Sifilide nel quale vengono descritte le qualità del cavallina. cavallo perfetto ed i mezzi coi quali si ar- riva a renderlo tale. Secondo l’autore l’o- pera ha lo scopo di rendersi utile a tutti quelli che si dilettano di cavalli e di caval- care e soprattutto a quelli che bramano imparare un’arte sì nobile. Il suo libro, egli scrive, è frutto della lun- ga esperienza di cavallerizzo e di appas- sionato cultore di Ippologia iniziata fin da giovane a fianco di Gio. Mendolla, per il quale esprime la massima riconoscenza. Nella prefazione egli afferma che l’opera non è stata scritta per i professori, ma so- lo per i principianti e per coloro che sono appassionati ed amanti del cavallo e del- l’equitazione. In seguito all’uscita della sua opera il col- to patrizio pisano, essendo venuto a cono- scere che si meditava di fare una critica al suo cavallo perfetto, scrisse un altro libro atto ad impedirla (Delprato, 1867) e l’in- titolò:

NICCOLÒ ROSSERMINI; Apologia al Caval- lo Perfetto (1723) Siena, in 8°, pp.114. Il Fig. 2 - Frontespizio dell’opera «Apologia al ca- volume è presentato sotto forma di dialo- vallo perfetto» di Niccolò Rossermini in 8°, pp go tra l’autore stesso ed il Marchese Ros- 114 (Siena, 1730) 211 accoppiamenti errati . Nella presentazione l’autore afferma che già all’epoca esistevano nel mondo molti libri che trattavano della qualità del caval- lo, ma gli autori non li avevano sufficien- temente documentati con disegni renden- do la materia più difficilmente intelligibi- le. Perciò egli ha ritenuto opportuno dar- ne un’idea più precisa e più chiara con le sue numerose tavole, che ha fatto incidere in rame. I primi disegni dall’uno al 10 descrivono il profilo delle teste e le alterazioni carat- teristiche delle varie razze (testa montoni- na, di vecchia, di luccio,di coniglio etc.); dalla figura 12 alla 17 sono descritte le variazioni di colore del mantello e della testa (stella in fronte, beve in bianco, etc.); dalla figura 18 alla 27 vengono de- scritti i difetti dell’incollatura e criniera; dalla 28 alla 30 quelli della groppa (grop- pa cadente etc.); dalla 31 alla 36 quelli Fig. 3 - Frontespizio dell’opera «La Perfezione e del dorso e dei fianchi; dalla 37 alla 46 i Difetti del Cavallo», del Barone d’Eisemberg. sono descritte le conformazioni della co- da e dei suoi vari atteggiamenti (coda ben attaccata, attaccata in basso, portata di BARONE D’EISEMBERG, La Perfezione e i traverso, inarcata, a tromba, a granata, co- Difetti del Cavallo, (Stamperia Imperiale, da di topo etc.), mentre dalle figure 47 al- Firenze, 1753 in 4°, pp. CXLIII + 23 ta- la 56 sono illustrati vari difetti di appiom- vole a piena pagina) (Figura n° 3) bo. Il testo è corredato anche da altre due incisioni in rame a piena pagina che raffi- È un bellissimo volume scritto nelle lin- gurano il cavallo Favorito, un berbero di gue francese ed italiana edito nel 1753 a Tunisi (Fig. n° 4) ed il frontespizio del ti- cura della Stamperia Imperiale, Firenze tolo in Francese. (in 4°, pp. CXLIII) e corredato da n° 23 tavole a piena pagina per un totale di 119 NICCOLÒ ROSSERMINI, Dell’Obbedienza figure singole disegnate dall’Autore ed del Cavallo, Edito da Marco Coltellini in incise su rame che illustrano altrettanti Livorno, p. 427, 1764, in forma di 4° pregi e difetti delle strutture ossee ed arti- (Fig. 4), con tre tavole incise su rame, colari del cavallo, i vizi del cavallo e dei nella prima delle quali è disegnato in dop- suoi mantelli con relativi segni particolari pia pagina lo scheletro del cavallo di cui dei cavalli da sella e da lavoro. si vale per spiegare la meccanica dei mo- Questa opera bilingue è da considerarsi la vimenti. Il libro è diviso in quattro parti: prima del genere e rappresenta un Testo- nei primi tre capitoli, vengono descritti i Atlante bilingue Italiano e Francese per la movimenti, le reazioni del cavallo, le tec- perfezione con disegni corredati dalla de- niche per ammaestrare i puledri e per abi- scrizione minuziosa del loro significato, tuarli all’obbedienza necessaria per l’ap- della frequenza nelle varie razze di cavalli prendimento dei vari comandi e degli con riferimenti alle cause dei difetti de- esercizi del dressage. La quarta parte trat- scritti e commenti appropriati per evitare ta in maniera completa dell’addomestica- 212 contro alle pressanti richieste degli alleva- tori di migliorare sia la situazione sanita- ria del bestiame e delle aziende in genera- le, che gli standard di educazione dei gio- vani allevatori e soprattutto di creare un certo numero di posti liberi nelle scuole agrarie e veterinarie francesi, assicurando che uno di questi fosse riservato ad un giovane studente del distretto di Pisa. Al- l’epoca nelle tenute di Barbaricina, San Rossore e Coltano oltre a varie greggi di ovi-caprini esisteva anche una razza di cammelli che assommavano a circa 200 capi mentre stava espandendosi il patri- monio equino che dal censimento del 1810 consisteva di n° 904 capi tra stallo- ni, fattrici e puledri. In seguito, un censimento del 1811 indi- cava che a Pisa esistevano non meno di sette veterinari che esercitavano la profes- sione, dei quali , quattro erano veterinari a Corte o presso le scuderie del reggimen- to di Cavalleria Leggera e dei Dragoni Granducali. Questo portò nel giro di qual- Fig. 4 - Frontespizio dell’opera «Dell’Obbedien- che anno alla creazione della cosiddetta za del Cavallo» di Niccolò Rossermini (Livorno, Piccola Scuola di Veterinaria di Vincenzo 1764) Mazza il quale, già diplomato in Medici- na Veterinaria alla Scuola di Milano nel mento delle razze brade, dell’accoppia- 1814, e divenuto veterinario dell’esercito mento e della riproduzione e relativi pro- napoleonico, conseguì poi a Pisa la laurea blemi, con utili informazioni sulle in- in medicina e chirurgia e vi si fermò ad fluenze climatiche ed ambientali sulle insegnare dal 1818 al 1821. piante foraggere, ed infine le regole fon- Come è noto a questa fece seguito l’asse- damentali per l’allevamento dei purosan- gnazione a Melchiorre Tonelli da Fivizza- gue e le operazioni relative a tale impresa. no (laureato in Medicina all’Università di Il lavoro è completato dalle descrizioni di Pisa e poi in Veterinaria a Milano 1822) diversi casi osservati e registrati a parte della prima cattedra ufficiale Universita- dal computista delle razze granducali con ria di Medicina Veterinaria nel 1839, as- le annotazioni delle cause di mortalità in sociata alla Facoltà di Medicina e Chirur- genere, di mortalità neonatale nonchè de- gia. gli incidenti segnalati e che dimostrano anche come egli avesse acquisito specifi- che competenze da cultore della Veterina- ria. BIBLIOGRAFIA *

D. BARSANTI, Allevamento e transumanza in To- scana. Pastori, bestiami e pascoli nei secoli XV- Conclusioni XIX. Ed. Medicea, Firenze, 1987. V. C HIODI, La veterinaria attraverso i secoli. An- Verso la fine del 17° secolo il governo del nuario Veterinario Italiano, Tip. Sallustiana, Ro- Granducato di Toscana cercò di venire in- ma. 1934-35. 213 V. C HIODI, Storia della Veterinaria, Ed. Farmita- na Veterinaria a Pisa. Ed. Vallerini, Pisa-Roma, lia, Milano, 260,1957. 1945; La Medicina Veterinaria in Italia dal P. D EL PRATO, - La veterinaria e la medicina XVIII al XX Secolo. Ed. Cisalpina, Milano, 1947. comparata in Italia da Renato Vegezio ai nostri A. ROMAGNOLI, Precursori dell’insegnamento giorni, Tip. Ferrari, Parma .1869. della Veterinaria nel XVII-XVIII secolo a Pisa. G.B. ERCOLANI, Ricerche storiche analitiche su- Annali della Facoltà di Medicina Veterinaria Pi- gli scrittori di Veterinaria. T. II , p. 80 Tip. Sco- sa, XLIII, 30-36, 1990. lastica Franco e f.,Torino,1854. S. PALTRINIERI, Origini e sviluppo della Medici- * Oltre alle opere citate nel testo.

214 Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000

L'INSEGNAMENTO DELLA ZOOTECNICA NELL'ATENEO TORINESE DAL 1860 AD OGGI IVO ZOCCARATO - ATTILIO BOSTICCO - LAURA GASCO

SUMMARY

THE TEACHING OF ANIMAL SCIENCE AT THE UNIVERSITY OF TURIN FROM 1860 TO PRESENT

The Faculty of Veterinary Medicine of Turin, fourth oldest in the world, was founded in 1769. With the decree of December 8th 1860 the previously independent Schools of Veterinary Medicine in Turin and Milan were incorporated in their respective Universities under the control of the Ministry of Education. This act defined the course contents and, even though the term «Animal Sciences» (Zootecnia) was not used (this was introduced only in 1843) topics relating to the science of animal production are clearly identified: External conformation of the livestock, Doctrine of livestock breeds, Hygiene and principles of livestock breeding. Initially animal science was taught by a rapid succession of various professors. Giuseppe Lessona was in charge in 1859/1860, followed by Domenico Vallada who was appointed shortly afterwards to the chair of Pathology and Medicine. Antonio Fossati took over until 1864 and was then replaced by Telesforo Tombari who, in those years, was director of the Veterinary School as well. He worked in Turin until the end of 1867, when he became director of the School in Milan. From 1867 to 1872 Animal Science was taught by Almerico Cristin who was subsequently replaced by Vallada, on his return from Naples. In 1882, the chair of Animal Science and Hygiene became vacant when Vallada retired; he was replaced by Salvatore Baldassarre, followed by Ferruccio Faelli, in 1896, and then by Antonio Campus in 1935. In the same year the Faculty of Agriculture Science in Turin was founded. In this Faculty Vittorino Vezzani was the first professor of Animal Science and taught up to the mid-1950s. Upon Vezzani's death, Animal Science was taught by Prospero Masoero, already professor in the Faculty of Veterinary Medicine. This double appointment continued until 1961 when Attilio Bosticco was put in charge of the Faculty of Agricultural Science and remained there until retirement, while Masoero stayed with the Veterinary Faculty until 1976. At the end of the 1960s in both faculties, separate Institutes of Zootecnica Speciale devolved from the main Institutes of Zootecnica Generale. In the Faculty of Agricultural Science the role of director of the Institute of Zootecnica Speciale was first covered by Alberto Bonomi and then by Antonio Ubertalle. In Veterinary Faculty the teaching of Animal Science was managed by Silvano Maletto who has also took on the direction of the Institute of Zootecnica Generale after Masoero's retirement. At the end of the 1980s the Institutes were reorganised into the 2 Departments currently in existence.

L’Università di Torino vanta la più antica creto dell’8 dicembre 1860 con cui le Facoltà di Medicina Veterinaria d’Italia Scuole di Veterinaria di Torino e Milano che nasce, quarta nel mondo, nel 1769. A sono poste tra gli insegnamenti Universi- novant’anni dalla fondazione, nel 1859 tari sotto il controllo del Ministero della dopo varie sistemazioni, la Facoltà si in- Pubblica Istruzione (1). Con quest’atto sedia definitivamente presso la sede di vengono definite le materie d’insegna- via Nizza dove è ancora parzialmente mento, ma non si parla ancora di Zootec- collocata in attesa del prossimo trasferi- nica, termine introdotto nel 1843 sul qua- mento nella nuova sede di Grugliasco. le a lungo si è dibattuto (2). Gli insegna- L’insediamento della Scuola in quella se- menti ascrivibili, dal decreto Mamiani, de precede di poco l’emanazione del de- alla scienza dell’allevamento animale so- 215 no chiaramente individuabili: Esteriore fessor Cristin torna alla scuola parteno- conformazione degli animali domestici pea e, contestualmente, il professor Valla- (al I° anno), Dottrina delle razze degli da in quella torinese. Il Vallada oltre alla animali domestici (al 2° anno), Igiene e direzione della Scuola assume anche la dottrina dell’allevamento degli animali cattedra di Zootecnica ed Igiene. Si tratta (al 2° anno). di un momento importante poiché, final- L’insegnamento delle materie zootecni- mente, si parla di Cattedra di Zootecnica che è tenuto in quel periodo da vari do- ed Igiene (10) e l’insegnamento mantiene centi che si susseguono con ritmo incal- una certa continuità. Gli insegnamenti di zante. Giuseppe Lessona (1798-1867), Ezoognosia, al II° anno, di Igiene e Zoo- fratello del più noto Carlo, titolare del- tecnia, al IV° anno, vengono sanciti dal l’insegnamento nel 1859/1860 viene tras- R. Decreto del 7 marzo 1875 (11). Nel locato alla scuola di Milano; gli succede 1882 al posto del Vallada, «fuori ruolo» il professor Domenico Vallada (1822- dopo 40 anni di servizio, viene chiamato, 1888) che presto passa alla cattedra di da Parma, il professore Salvatore Baldas- Patologia e Clinica Medica. In quegli an- sarre (1853-1917) (12). ni, il Vallada rappresenta una delle figure Con il decreto del ministro Bonghi viene più poliedriche della scuola torinese; i meglio definita la figura dell’assistente e suoi interessi spaziano infatti dalla zoo- la disponibilità di posti (13). A causa del- tecnica all’igiene e all’ispezione degli ali- le sue frequenti assenze in quanto capo menti (3) (4). divisione del Ministero dell’Agricoltura Resasi vacante la cattedra viene incarica- Industria e Commercio il Baldassarre, pur to dell’insegnamento il professor Antonio non essendo esplicitamente previsto l’as- Fossati (1806-1884). Il Fossati, che aveva sistente di zootecnica, si avvale ampia- partecipato attivamente ai moti milanesi mente di questa figura; la nomina del pri- del 1848 (5), mantiene l’incarico fino al mo assistente di zootecnica avviene nel 1864 anno in cui, volontariamente, chie- 1891 (14) contemporaneamente all’ema- de il pensionamento. Gli subentra Tele- nazione del nuovo regolamento delle sforo Tombari che, giunto da Bologna scuole di veterinaria. l’anno precedente per sostituire il profes- Il R. Decreto del 1891 introduce alcune sor Ercolani colpito da grave lutto, rico- modifiche all’insegnamento zootecnico, pre anche l’incarico di direttore della che da questo momento diventa comune a Scuola. Il professor Tombari opera in To- tutte le Scuole di veterinaria esistenti nel rino fin verso la fine del 1867 momento Regno. L’Ezoognosia diventa Conforma- in cui viene, dal ministero, traslocato in zione esterna degli animali (II° anno), l’I- Milano dove assume la direzione di quel- giene e la Zootecnica rimangono rispetti- la Scuola (6). vamente al III° ed al IV° anno (15). Tra i Dal 1867 al 1872 l’insegnamento è im- primi in Italia il Baldassarre comincia ad partito dal professor Almerico Cristin interessarsi a quello che oggi definiamo (1823-1891) trasferitosi da Napoli, dove miglioramento genetico. Il suo impegno va a sostituirlo il Vallada, a causa della si- si concretizza con la stampa di numerose tuazione insostenibile nei rapporti fra i pubblicazioni (16). Durante il suo distac- docenti di quella Facoltà (7). Il Cristin è co presso il ministero dell’Agricoltura si persona lungimirante e durante il suo adoperò affinché venissero introdotti in soggiorno torinese lancia l’idea per quel- Italia degli stalloni di razza del Brabante la che sarà la futura laurea in Scienze del- ed a tal riguardo ebbe a dire: preferisco la Produzione Animale (8); allo stesso si questi agli inglesi suffolks, clydesdales e deve anche l’introduzione del termine shire-horses ed ai francesi percherons e «Ezoognosia» (9). boulonnais, perché i cavalli del Brabante Nel 1873, placatesi le polemiche, il pro- se non possono dirsi del tutto perfetti, 216 hanno pregevoli caratteri di conformazio- Allievo del Faelli, all’inizio della sua atti- ne, un’origine antichissima ed altri buoni vità di ricerca, si occupò soprattutto di requisiti dovuti all’allevamento, che da problemi connessi all’allevamento in Sar- parecchi anni in qua è fatto in purezza; degna, ma anche di aspetti inerenti l’im- ed anche perché dell’istessa loro razza è piego di alcuni sottoprodotti nell’alimen- la popolazione cavallina di alcune parti tazione del bestiame. Sotto la direzione d’Italia e specialmente della media e del Campus, nel 1938, l’Istituto di Ezoo- bassa Lombardia (17). I suoi interessi gnosia e Zootecnica diventa Istituto di non furono ad esclusivo appannaggio de- Zootecnica Generale. gli equini; si occupò anche di bovini con L’ordinamento didattico della Facoltà di particolare riferimento alla trasmissione Medicina Veterinaria in quegli anni pre- dei caratteri ereditari (18). vede che l’insegnamento della Ezoogno- A partire dal 1896 l’insegnamento della sia e Zootecnica avvenga su base bienna- zootecnica viene impartito dal professor le (III° e IV° anno) ed offre inoltre la Ferruccio Faelli (1862-1943) essendo sta- possibilità di scelta, tra gli insegnamenti to il Baldassarre chiamato a Napoli dove, complementari, delle Zoocolture (22). tra il 1901 ed 1903, fu direttore dell’Isti- Dal 1941, essendo il Campus tornato in tuto Superiore Agrario (futura Facoltà di Sardegna, l’insegnamento di Zootecnica Agraria) e dal 1903 al 1916 della Scuola viene tenuto per supplenza dall’assistente Veterinaria partenopea (19). Il Faelli res- professor Paolo Braccini (1907-1944) che se le sorti della cattedra di Zootecnica lo mantiene fino a quando la situazione della Scuola Veterinaria torinese per 40 non precipita a causa degli eventi bellici anni durante i quali ricoprì anche la cari- (23). ca di direttore della scuola stessa (1911- Con R. Decreto del 6 agosto 1935 viene 1913 e 1917-1919). costituita la Facoltà di Agraria di Torino e Alla scuola del Faelli si formano persona- con essa l’insegnamento delle materie lità come Campus, Magliano che inse- zootecniche ai futuri agronomi. gnerà per molti anni a Pisa, Masoero. Il L’allora Magnifico Rettore Silvio Pivano Faelli risulta essere trattatista prolifico, nella relazione inaugurale dell’anno acca- oltre che docente attento sia alle necessità demico 1936-37 così accoglie la nuova degli studenti sia degli allevatori, dirige Facoltà «…alla creazione di una nuova l’Allevatore e dà alle stampe numerosi Facoltà, quella di Agraria, che ha comple- manuali (20). Precorrendo i tempi, i suoi tato, anche in questo importantissimo interessi si rivolgono non solo verso gli campo, i quadri del nostro Ateneo…». animali di interesse zootecnico ma anche Il regolamento didattico della Facoltà verso quelli che oggi definiamo di affe- prevede una durata del corso degli studi zione; diede infatti alle stampe anche il di 4 anni divisi in due bienni; l’Ezoogno- manuale Cani e Gatti; ed è curioso ricor- sia e Zootecnia è insegnamento fonda- dare che era sua opinione che la varietà di mentale del 2° biennio impartito quindi al segugio a pelo forte fosse di origine pie- III° e IV° anno (24). Il primo titolare del- montese e che in dialetto tale varietà fos- la cattedra presso tale Facoltà è il profes- se chiamata «cravin» (21). sor Vittorino Vezzani (1885-1955) che Il collocamento a riposo del professor mantiene l’incarico, coadiuvato da valenti Faelli, a cui viene conferito il titolo di assistenti (Raimondi, Franceschetti, Car- emerito, coincide praticamente con la tra- bone), fino alla metà degli anni ’50. Il sformazione della Scuola da Istituto Su- Vezzani rappresenta indubbiamente una periore a Facoltà di Medicina Veterinaria delle figure più eclettiche del panorama nel 1934. L’insegnamento della Zootecni- zootecnico italiano della prima metà del ca passa ad Antonio Campus (1884-1945) 900 (25). Iniziò la sua carriera come fun- proveniente da Sassari. zionario del Ministero dell’Agricoltura 217 alle cui dipendenze contribuisce, prima, a unisce l’istituto di Ispezione degli ali- realizzare e, poi, a dirigere l’Istituto Zoo- menti di origine animale; si forma quindi tecnico e Caseario per il Piemonte. Pur il Dipartimento di Produzioni Animali, chiamato, per chiara fama, dalla Facoltà Ispezione e Igiene Veterinaria che, a se- nel 1938, con notevole senso pratico, guito di cambiamenti di afferenza, pren- conserva la carica di direttore dell’Istituto derà il nome di Dipartimento di Produ- Zootecnico e Caseario ed in questo modo zioni Animali, Ecologia ed Epidemiolo- riesce a dotare la Facoltà di una struttura gia. efficiente e moderna sia dal punto di vista All’inizio degli anni ’90 i due Istituti del- della didattica sia da quello della speri- la facoltà di Agraria si fondono e danno mentazione zootecnica, campo nel quale origine al Dipartimento di Scienze Zoo- il Vezzani apporta notevoli contributi. tecniche. Nell’ambito dei due attuali Di- Fatti salvi i primi anni del dopoguerra, in partimenti operano numerosi docenti nei cui i corsi furono tenuti dai suoi aiuti, settori delle differenti discipline che via professori Raimondi e Carbone, il Vezza- via hanno arricchito la zootecnica. ni occupa la cattedra di zootecnica inin- Ciononostante all’alba del terzo millen- terrottamente fino alla sua morte (26). nio nuovi traguardi e cambiamenti si pro- Alla morte del professore Vezzani dell’in- spettano a fronte della recente riforma de- segnamento viene incaricato il professore gli studi universitari che dovrebbe con- Prospero Masoero (1906-1978), ordinario sentire una maggiore armonizzazione de- presso la Facoltà di Veterinaria dal 1948. gli stessi nell’ambito dell’Unione Euro- La concomitanza dei due ruoli permane pea. fino al 1961 momento in cui viene chia- mato a ricoprire l’incarico presso la Fa- coltà di Agraria, il professore Attilio Bo- NOTE sticco che mantiene tale posizione fino al (1) Decreto di Eugenio Principe di Savoia-Cari- recente collocamento «fuori ruolo». Il gnano, luogotenente generale di S. M. nei Regi professore Masoero rimane in carica Stati a firma del ministro Terenzio Mamiani, La presso la Facoltà di Veterinaria fino al scuola Veterinaria di Milano, Due secoli di ordi- 1976. namenti e statuti 1791-1991, Edizioni Sipiel, In entrambe le facoltà alla fine degli anni Milano 1992, pp. 177-206. ’60, in considerazione anche dello svilup- (2) Il termine Zootecnia comparirà ad opera del po delle conoscenze e del numero di inse- conte P. de Gasparin (1783-1862) e sarà subito gnamenti che vengono impartiti (27), polemica. A. BOSTICCO, G. PAGANO TOSCANO, gemmano dagli istituti di Zootecnica Ge- Duecento anni di attività dell’Accademia di Agricoltura di Torino – Gli animali in alleva- nerale quelli di Zootecnica Speciale. Ri- mento: aspetti zootecnici e sanitari, Annali del- coprono il ruolo di direttore dell’Istituto l’Accademia di Agricoltura di Torino 127: 277- di Zootecnica Speciale della Facoltà di 321, 1984-85. Agraria prima il professore Alberto Bo- (3) M. GALLONI, M. JULINI, Contributo al dibat- nomi, trasferitosi poi a Parma, e quindi il tito sulla legge Crispi delle Varie componenti ve- professore Antonio Ubertalle (1927- terinarie torinesi (Scuola veterinaria e Reale so- 1999) mentre a Veterinaria l’Istituto è ret- cietà e Accademia veterinaria), in: Atti del Con- to dal professore Silvano Maletto (1930- vegno sulla Storia della Medicina Veterinaria, 1998) che, dopo il ritiro del Masoero, as- CISO Emiliano-Romagnolo, 1990, pp. 157-170. sume anche la direzione di quello di Zoo- (4) M. JULINI, Il controllo sanitario dei prodotti ittici nell’opera di Domenico Vallada (1865), Il tecnica Generale. Nel 1981 i due Istituti Progresso Veterinario, 46: 446-447, 1991. sono accorpati e danno origine all’Istituto (5) M. JULINI, Antonio Fossati, un medico di Scienze degli allevamenti e controllo «strappato da fortunose vicende alle tranquille dei prodotti di origine animale «prof. P. abitudini di studio» in: Atti del II Convegno Na- Masoero». Poco tempo dopo a questo si zionale di Storia della Medicina Veterinaria, An- 218 nali della Sanità Pubblica (Nuova Serie), Roma, na» (1899), O. PARISI, cit. p. 111. 1997, vol. II, pp. 167-169. (17) la proposta fu approvata lo stesso anno ed il (6) Il Tombari fu direttore a Milano dal 1867 al ministero dispose l’acquisto di 5 stalloni braban- 1870. Il suo trasferimento fu dovuto a insanabili tini. In seguito, una vivace opposizione nei ri- contrasti sorti tra lo stesso ed il corpo docente guardi di tale razza si creò in seno al Consiglio della scuola torinese, G. DE SOMMAIN, La storia Ippico, E. MARCHI, E. MASCHERONI, Zootecnica della Facoltà di Medicina Veterinaria di Torino, Speciale, UTET, Torino 1925, pp. 509-511. Ann. Fac. Med. Vet. Torino, 18: 7-182, 1969, p. (18) si interessò al carattere corna nella razza 85. Angus, ai bovini ñatos del sud America, S. BAL- (7) Analogamente a quanto avvenuto per il Tom- DASSARRE, Le razze bovine del Regno Unito, Il bari anche il Cristin, dimissionario, è trasferito Moderno Zooiatro, 1891. in seguito all’instaurarsi, a Napoli, di un clima Ibidem, La razza bovina ñata, Clinica Veterina- insostenibile tra colleghi, Ibidem, p. 85. ria, 1906. (8) Memoria letta nella seduta del 7 aprile 1870 (19) V. CHIODI, Storia della Veterinaria, Farmi- alla Reale e Nazionale Società Veterinaria dal talia, Milano 1957, pp.452-454. socio prof. Cristin, Ibidem, p. 85. (20) Alcuni dei libri di F. FAELLI, Il porco: razze, (9) Il Cristin è autore di diversi libri tra cui Del- allevamento, industrie, Hoepli, Milano, 1911; l’ezoognosia, ovvero conoscenza delle parti Manuale per l’allevamento degli animali bovini, esterne degli animali domestici utili. Per primo ovini e suini, Lattes, Torino, 1912; Animali da adottò la parola Ezoognosia per indicare la co- cortile: polli, faraone, tacchini, fagiani, anitre, noscenza delle parti esterne degli animali. Oggi oche, cigni, colombi, tortore, struzzo, conigli, in Italia si chiama Zoognostica, O. PARISI, Zoo- cavie, furetto, Hoepli, Milano, 1914; Razze bovi- tecnica Generale II ed., U.T.E.T, Torino, 1959, ne, equine, suine, ovine, caprine, Hoepli, Mila- pp. 85-113. no, 1917; La valutazione degli animali domestici (10) In Italia regolari lezioni di zootecnia venne- in rapporto alla loro funzione e commercia- ro tenute alla scuola veterinaria di Parma fin dal bilità, STEN, Torino, 1930. 1855, ma solo verso il 1870 si parla a Torino di (21) non ci è possibile confutare la prima affer- una cattedra di Zootecnica il cui primo titolare mazione, mentre è tuttora diffuso il termine di fu Domenico Vallada, e nel 1877 di Ezoognosia, «cravin» per indicare il segugio a pelo forte. Ibidem , p. 92 (22) UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO, Annua- (11) R. Decreto 7 marzo 1875 a firma del mini- rio 1935-36 e 1936-37, pp. 184-186. stro Ruggero Bonghi, La scuola Veterinaria di (23) I. DELLI FALCONI, Paolo Braccini: eroe noto Milano, cit. pp. 208-229. e docente dimenticato, in: Atti del II Convegno (12) Pur «fuori ruolo» il Vallada per volontà del Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria, ministro della Pubblica Istruzione, Michele Cop- Annali della Sanità Pubblica (Nuova Serie), Ro- pino, mantenne la direzione della scuola fino al ma, 1997, vol. II, pp. 178-181. 1884, G. DE SOMMAIN, cit. pp. 91-92. (24) Al momento della costituzione della nuova (13) Il numero di assistenti previsti dal R. De- Facoltà viene attivato solo il primo biennio con i creto 7 marzo 1875 è pari a 4 da assegnarsi alla professori Carena e Medici provenienti da Peru- patologia e clinica medica, alla chirurgica e cli- gia e La Rotonda, ternato del concorso di chimi- nica, all’anatomia e fisiologia, alla chimica, La ca agraria; a questi si affiancano gli Incaricati scuola Veterinaria di Milano, cit. pp. 211-213. Cotta, Goidanich, Mancini e Pasinetti. Al Prof. (14) Dal 1885 al 1888 il Baldassarre ricopre Carena viene conferito l’ufficio di preside, UNI- l’incarico di capo di divisione dei servizi zootec- VERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO, cit., pp. 9-10 e nici presso il ministero dell’agricoltura. Durante 182-184. la sua assenza le lezioni sono tenute dall’assi- (25) R. GIULIANI, Discorso pronunciato presso stente in chirurgia Antonio Venuta, G. DE SOM- la sede di Torino dell’Istituto Zootecnico casea- MAIN, cit. p.93. rio del Piemonte il 29 marzo 1958 in occasione (15) R. Decreto 29 gennaio 1891 a firma del mi- dell’inaugurazione dell’altorilievo del Prof. V. nistro Paolo Boselli, La scuola Veterinaria di Vezzani. Milano,, cit. pp. 257-275. (26) A causa della sua attività politica durante il (16) tra le pubblicazioni spiccano «I libri genea- ventennio, il Vezzani nel primo dopoguerra ebbe logici del bestiame rurale» (1887),«I tipi zoolo- non pochi problemi, Ibidem. gici in zootecnia», «L’incrociamento ed il metic- (27) Sulla base del D.P.R. n. 987 del 23 ottobre ciamento delle razze suine Yorkshire e Caserta- 1969, nella Facoltà di Medicina Veterinaria gli 219 insegnamenti che vengono impartiti assumono 1992) e Pietro Ghittino (1929-1989). Il primo fu nuove denominazioni, compaiono infatti la Zoo- per lungo tempo libero docente di Igiene Zoo- tecnia I (igiene, aspetti esteriori degli animali, tecnica, oltre che presidente della FNOVI e de- etnologia); la Zootecnia II (genetica e alleva- putato per molte legislature. Il secondo, noto in mento animale). A queste discipline «classiche» tutto il mondo, può essere considerato senza al- si affiancano l’Alimentazione e la nutrizione cun dubbio uno dei padri dell’acquacoltura e animale e tra gli insegnamenti complementari la dell’ittiopatologia moderna; nel biennio 1968- Tecnologia avicola, la Tecnica Mangimistica. 1970 fu incaricato, presso la facoltà di Veterina- Vale la pena di ricordare in questa sede anche le ria di Torino, del corso di Idrobiologia e Pisci- figure dei professori Dante Graziosi (1915- coltura.

220 Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000

L'INSEGNAMENTO DI «STORIA E LETTERATURA DELLA VETERINARIA» MARCO GALLONI

SUMMARY

THE TEACHING OF «HISTORY AND LITERATURE OF VETERINARY MEDICINE»

In the nineteenth century in some Veterinary Schools in Italy, the teaching of «History and literature of Veterinary Medicine» was established. For example, this happened in Bologna, Milano, Napoli and Torino, and can be considered as proof of the importance attributed to the cultural formation of the veterinary surgeons. In that period, veterinary medicine was not considered an important contributor to public health, the Schools were not accepted as University Faculties and many non-graduates could practise the profession. We think that such teaching was important in building up a consciousness and a real esprit de corps which were very useful for the progress of Italian veterinary medicine. We investigated the history of these courses and the related bibliographic sources; it is certainly interesting to see the differences among the various experiences.

Introduzione compiuta organizzazione formale e disci- plinare; inoltre era dispersa, e non facil- Alcuni anni or sono, quando incominciai mente rintracciabile, negli atti di accade- ad interessarmi alle vicende del passato mie, in pubblicazioni occasionali ecc. Le della scuola veterinaria torinese, fui stupi- indagini svolte mi hanno portato a com- to dal trovare notizie risalenti all’Ottocen- prendere come venisse effettivamente to su un insegnamento dal titolo «Storia e presentata una panoramica della trattati- letteratura della veterinaria». La meravi- stica, non solo italiana, su cui si basavano glia derivava dal vedere una disciplina la didattica e la pratica veterinarie. che oggi riscuote scarsa attenzione, e che Ho raccolto dunque notizie sull’insegna- non trova più spazio nel programma delle mento nelle diverse scuole nell’arco università italiane, compresa fra le non dell’800, evidenziando la presenza di di- molte che costituivano il curriculum degli scipline storiche, ed ho anche trovato zoojatri. Evidentemente questa materia qualche informazione sui docenti. Paral- godeva allora di una considerazione ben lelamente ho esaminato la bibliografia di maggiore e trovava una collocazione del storia della veterinaria disponibile all’e- tutto peculiare nella formazione culturale poca in cui erano attivi gli insegnamenti, del veterinario. per verificare se alcuni trattati possano es- Particolare curiosità risvegliava in me la sere stati utilizzati come testi di studio. presenza del termine «letteratura» che po- E’ affiorata anche l’importanza attribuita teva essere interpretata come la presenta- nel secolo XIX alla presentazione e dis- zione ed il commento di brani riguardanti cussione delle cosiddette «dottrine medi- la veterinaria per aspetti sociali, mitologi- che» che in quel tempo venivano elabora- ci, forse anche poetici, oppure, più corret- te sulla base delle conoscenze man mano tamente come vedremo, poteva indicare acquisite e che tendevano a divenire rigi- una analisi di tutta la bibliografia disponi- de gabbie in cui costringere tutti gli aspet- bile, che nel secolo XIX non era così ti della teoria e della prassi sanitaria. estesa (poteva essere gestita unitariamen- Desidero inoltre proporre una riflessione te dall’Ercolani) né aveva ancora una sulle motivazioni che imponevano allora 221 l’insegnamento storico: si osserva spesso zioni soltanto per quelli che aspirano al la proposizione della «historia magistra superiore grado di veterinario, alle catte- vitae» ma di certo non erano estranee dre ed ai pubblici impieghi sanitarj. (3) istanze sociali di riscatto della categoria Al § 29 è riportato il corso d’istruzione degli zoojatri, che passava anche per la pei laureandi in zoojatria che dovevano formazione di una orgogliosa coscienza essere già medici e che, nel secondo an- di appartenenza alla classe, sostenuta dal- no, avevano l’insegnamento di Storia e la conoscenza delle glorie del passato. letteratura veterinaria (4). Appare in conclusione che l’insegnamen- Giungiamo quindi al 1845, quando il me- to storico ha svolto funzioni culturali, dico prof. Antonio Capelli insegna a Mi- scientifiche ed anche sociali, ha avuto lano Istoria e Letteratura della Veterina- perciò caratteri e motivazioni del tutto pe- ria, oltre a fisica, chimica, storia naturale, culiari che ne hanno giustificato la nascita igiene, patologia e terapia generali, mate- e la maggior diffusione in un periodo li- ria medica e dottrina delle razze (5); di mitato. questo docente non esistono opere con- servate presso la biblioteca della facoltà milanese. L’insegnamento Nel caso di Torino non sono disponibili, come già altre volte ho dovuto lamentare, Il dato più antico che ho potuto ritrovare fonti archivistiche adeguate, a causa delle compare nel lavoro storico di Nicola Lan- vaste distruzioni causate da un disastroso zillotti Buonsanti (1846-1924) che riguar- bombardamento avvenuto nel 1943. Il da Milano, ove risulta nel 1833 un pro- compendio più completo risulta il lavoro gramma per la Imperial Regia Scuola Ve- di Giovanni De Sommain, pubblicato nel terinaria in 4 anni con, al quarto, «Storia 1969, in occasione della celebrazione del e letteratura della zoojatria» insegnata dal bicentenario della fondazione della Scuo- direttore prof. Giovanni Pozzi (1769- la torinese (6). La prima informazione 1839) (1). Nell’I.R. Istituto Veterinario, che ne traiamo data al 1847, quando il nel 1834, gli studenti di zoojatria nel se- Dott. Stefano Travella risulta incaricato di condo dei due anni di corso, dovevano se- «Letteratura, Storia e Geografia» presso guire «storia e letteratura veterinaria» (2). l’Istituto Agrario Veterinario Forestale a Di conseguenza, nel «Piano di organizza- Venaria, ente di insegnamento che ebbe zione dell’I.R. Istituto Veterinario» del breve vita (1847-1851) e la cui nascita fu 1834 compare, al § 22, il «Regolamento favorita dall’azione della potente Società per le lezioni di storia e letteratura veteri- Agraria piemontese. naria» che recita: Il lavoro di Alba Veggetti e Bruno Cozzi La storia e letteratura veterinaria in ge- sulla scuola veterinaria di Padova ci ri- nerale verrà trattata dal Professore di porta l’organizzazione del corso biennale propedeutica come corpo di scienza stac- del 1817-18 in cui non compare la storia cato in un corso di lezioni non interrotte. (7), successivamente però si trova che il Oltre di ciò ogni Professore unirà al suo medico, chirurgo e zoojatra Bernardino ramo la rispettiva storia e letteratura in Panizza (1827-1912), docente di Epizoo- ispecie, o sul principio, ovvero a seconda zie e Polizia veterinaria dal 1857, insegnò delle circostanze nel corso od al termine (probabilmente però solo nella Facoltà delle sue lezioni, affinché conosca tosto lo medica) «Storia della Medicina» dal 1867 scolare l’estensione della dottrina ed i al 1873, anno in cui fu chiusa la facoltà di migliori autori rispettivi a cui poter ri- veterinaria, e scrisse vari lavori storici (8). correre in caso di dubbj intorno all’espo- La legge asburgica del 16 luglio 1857 fu sto, o bramando di acquistar lumi più pubblicata nel torinese Giornale di Medi- profondi. Del resto sono riservate tali le- cina Veterinaria Pratica ed il corso figu- 222 rava come «Storia e letteratura della zoo- ad alcun docente (18). Nel 1870 la pato- jatria, per 1 ora alla settimana» (9). logia generale e anatomia patologica fu- Per contro leggiamo nel Prospetto dell’in- rono insegnate dal prof. Giovanni Gene- segnamento del 1859 (10) che presso rali, proveniente dalla Scuola di Modena, l’Imperial Regio Istituto Veterinario di ma non si dice se insegnasse anche storia Milano il corso degli studi era triennale e (19). Nel 1875 fu emanato il nuovo rego- nel secondo semestre del terzo anno si lamento del ministro Bonghi, valido anche trovava l’insegnamento di «Storia della per le Scuole di Torino e Napoli, che non Veterinaria» per il quale, a differenza del- elenca più l’insegnamento di storia (20). la maggioranza dei casi, non è indicato il Da una nota del 1859 sulla Scuola veteri- docente. naria di Ferrara (21) si rileva che non vi Tornando al prezioso lavoro di Nicola erano tenuti insegnamenti storici. Lanzillotti Buonsanti del 1884 apprendia- Risale al 1860 un saggio di Alessio Le- mo che con la riforma del 1858, che isti- moigne (1821-1900), direttore della scuo- tuiva l’unica categoria dei veterinarii con la di Parma, in forma di lettera ad Ercola- un corso triennale, nel secondo semestre ni (22): a pag. 565 uno specchietto indica del terzo anno vi era «Storia e letteratura l’insegnamento di «Storia della Veterina- della Zoojatria» a cui era dedicata un’ora ria» al 1° anno con 5 ore su un totale di alla settimana (11). Chi avesse già ottenu- 100. Il capo 5° introduce invece il corso to la qualifica di maniscalco operatore di «Storia delle Dottrine Mediche». con due anni di corso avrebbe potuto pro- Leggiamo nel «Regolamento per le R. seguire altri due anni per divenire zooja- Scuole superiori di Medicina Veterinaria» tra; nel secondo semestre del secondo an- firmato dal ministro per l’Istruzione pub- no anche loro erano tenuti a seguire il blica Terenzio Mamiani nel 1860 (23) al corso di «Storia e letteratura della zooja- capo IV, dedicato all’insegnamento, che è tria» (12). Stranamente nell’allegato indicato al quarto anno un corso di «Sto- «Prospetto orario delle lezioni per l’anno ria e letteratura della Veterinaria». Non scolastico 1858-59» il corso non compare appare chiaramente a quale dei sei profes- e non si può dedurre che lo tenesse (13). sori ordinari previsti nell’organico delle Nel 1860, passando sotto il governo sa- Scuole dovesse essere attribuito tale inse- baudo, la scuola divenne «R. Scuola Su- gnamento, poiché al paragrafo 26 si dice periore di Medicina Veterinaria» e si ap- che «i diversi rami secondari di insegna- plicò il regolamento Mamiani, dell’8-12- mento saranno distribuiti fra i sei Profes- 1860, che riguardava anche la Scuola di sori indicati conforme i loro studi specia- Torino, e che, in quattro anni, non con- li». templava insegnamenti storici (14). In Nel primo numero del 1861 anche Il Me- contraddizione, nel capitolo VI, capo IV dico Veterinario, giornale della Scuola to- Insegnamento, compare «Storia e lettera- rinese, pubblicò per esteso il decreto del tura della veterinaria» (15), collocata al ministro Mamiani, datato 8 dicembre 4° anno (16). Questa materia rientrava, 1860, con il regolamento per le Regie con la chirurgia, l’ostetricia, l’anatomia Scuole Superiori di Medicina Veterinaria. topografica e la veterinaria forense, nel Al capo IV Insegnamento, paragrafo 24, sesto dei sette «esami speciali» necessari appare «Storia e letteratura della Veterina- per poter affrontare l’ultimo «esame ge- ria» e, al paragrafo 28, tale materia viene nerale» (17). Per contro, nella prima dis- collocata al 4° anno. Al capo XIII Esami tribuzione degli incarichi di insegnamen- per gli Allievi, paragrafo 164, si apprende to, avvenuta tra il dicembre 1860 e il gen- che la Storia della Veterinaria fa parte del naio 1861, la storia, raggruppata con la 6° Esame speciale insieme a chirurgia, patologia generale, l’anatomia patologica ostetricia, anatomia topografica e veteri- e la veterinaria forense, non fu attribuita naria forense. 223 Nello stesso anno la rivista ospita nella Analogamente in un lavoro sulla scuola di rubrica Varietà un sunto comparativo del- Parma (29) sono segnalati i programmi di le materie insegnate nelle scuole veterina- insegnamento per il 1832 (durata 3 anni), rie italiane (24). Si apprende così che a il 1857 (durata 4 anni) e per il 1891, con Bologna il Prof. Giuseppe Cervetto, della l’attuazione del decreto Boselli, e non ap- facoltà medico-chirurgica dell’Università, pare mai una disciplina storica. insegna «Storia della Medicina» al 4° an- In un volume sulle vicende della pratica e no. Non si insegnano materie storiche a dell’insegnamento della veterinaria in Parma, a Modena, a Pisa, a Ferrara e a Fi- Emilia (30), l’appendice XIII indica, fra i renze; anche per Milano e Torino manca «Corsi integrativi di cultura generale», la l’indicazione del docente, forse perché si Storia della Medicina, tenuta nell’A.A. tratta di una materia complementare, affi- 1932-33 da Pietro Capparoni. data per incarico. In seguito, nello stesso Molto più recentemente lo Statuto dell’U- anno, venne pubblicata una relazione sul- niversità di Milano (DPR 28-1-1972 n. la scuola di Napoli (25) in cui si può no- 55, modificato nel 1974) riportava fra gli tare l’assenza di un insegnamento storico. insegnamenti complementari, al n. 19, la Ciò è rapidamente contraddetto dal Regio storia della medicina veterinaria (31). Decreto, presentato dal ministro De Sanc- tis e firmato da Vittorio Emanuele II a Fi- renze il 24 settembre 1861 (26), che ap- Trattati e Saggi provava il regolamento per la Regia Scuo- la Superiore di Medicina Veterinaria e di L’analisi di alcuni saggi riguardanti la Agricoltura di Napoli, che si allineava so- storia della veterinaria, pubblicati sia pri- stanzialmente al decreto Mamiani, in cui ma che contemporaneamente all’appari- appare l’insegnamento di Storia e lettera- zione degli insegnamenti di cui si è parla- tura della Veterinaria posto al quarto an- to, è una fonte importante di notizie e una no. Anche in questo caso l’esame doveva testimonianza diretta di alcuni cambia- venire sostenuto con chirurgia, ostetricia, menti che intervengono proprio nell’arco anatomia topografica e veterinaria foren- di tempo considerato. Assistiamo tra l’al- se. tro alla nascita delle regole della biblio- Da una ulteriore lettura de Il Medico Vete- grafia, sia come esigenza di documentare rinario apprendiamo altri dati riportati in con precisione la fonte delle notizie ripor- una comparazione dei corsi tenuti nel tate, sia come uniformazione della nota- 1861 in varie Scuole italiane (27): a Bolo- zione secondo criteri condivisi nella co- gna la «Storia della Medicina» appare sia munità degli scienziati, di questo fenome- al secondo che al quarto, ultimo, anno ed no sarà fautore in particolare Giovanni è tenuto da Giuseppe Cervetto, professore Battista Ercolani. della facoltà medico-chirurgica. Nessuna Ricordiamo innanzitutto il capostipite disciplina storica è prevista nelle Scuole Antonio Zanon (1696-1770) con il suo di Parma e Modena, ove pure il corso è di Saggio di storia della Medicina Veterina- quattro anni, ed anche a Pisa mancava ta- ria, Venezia, appresso Modesto Fenzo, le insegnamento nei tre anni necessari per 1770. Esiste anche una seconda edizione ottenere la licenza preso la Sezione di del 1824 presso i fratelli Attiuzzi di Udi- Agronomia e Veterinaria della Facoltà di ne, forse a testimoniare della richiesta di Scienze Naturali. questo primo trattato di storia per i corsi In un saggio sulla storia della scuola vete- nelle varie scuole, prima della pubblica- rinaria di Modena (28) sono riportati i zione del lavoro di Ercolani del 1851, che programmi di insegnamento del 1848 e non appare comunque facilmente utilizza- del 1878, in entrambe i casi con corsi di 4 bile come testo didattico. anni, e non c’è la storia. Dell’opera di Zanon hanno trattato Ago- 224 stino Macrì e Walter Restinari nel 1991 l’ordinamento dell’Imperial Regio Istituto (32) ed ampiamente Alba Veggetti e Bru- Veterinario in cui si legge che il professo- no Cozzi nel 1996 (33) sottolineando che re di chimica, fisica, storia naturale, mate- essa riveste anche un carattere emblemati- ria medica, dottrina delle razze doveva co perché dimostra che la prospettiva sto- anche insegnare «storia e letteratura della rica era considerata necessaria come sup- veterinaria» (38). E’ certamente un limite porto culturale al tentativo di fondare una per il carattere letterario dell’opera la scuola a Padova, sulla scia della istituzio- mancanza di veri riferimenti bibliografici. ne di quelle francesi di Lione e Parigi. Amorth ricorda il già citato Giovanni Naturalmente l’esame della letteratura Pozzi come «peritissimo medico pratico, parte dai greci e dai romani, soprattutto professore e direttore dell’Istituto veteri- con Publio Renato Vegezio, poi si sottoli- nario di Milano» (39). nea la decadenza della mulomedicina per Veggetti e Cozzi nel lavoro sulla scuola mille anni, fino al secolo XV° e, final- veterinaria patavina ricordano che Giu- mente, il risorgimento della veterinaria seppe Brugnolo (1805-1876), docente di nella seconda metà del XVIII° secolo. veterinaria nella Facoltà medico-chirurgi- Riguardo lo Zanon dice l’Ercolani: … de- co-farmaceutica dal 1840, scrisse nel plora lo stato in cui la scienza ed i di lei 1842 «Cenni storici sopra l’Istituto Vete- cultori si trovavano in Italia al tempo in rinario e Gabinetto Zootecnico dell’Impe- cui scriveva … La erudizione bibliografi- rial regia università di Padova» (40), stra- ca non manca in questo interessante opu- namente non citato dall’Ercolani. scolo, lodevolissimo il fine per cui lo det- Luigi Leroy (1760-1820) insegnò anato- tava: dimostrare cioè per mezzo della mia a Milano dal 1807 e pubblicò nel Storia l’importanza e la dignità della me- 1810 un trattato di anatomia (41) con, in dicina veterinaria (34). appendice, un saggio storico letterario Cita poi l’Ercolani il volume di Marcan- sulla veterinaria che, in 120 pagine, pur tonio Lastri Biblioteca georgica degli con qualche limite nelle citazioni biblio- scrittori di Agricoltura e Veterinaria ecc. grafiche, che troveremo in forma compiu- edita a Firenze nel 1781: «Fu la prima ta solo dopo la metà del secolo, riporta opera italiana in questo genere di Biblio- tuttavia ampie citazioni. Crea piuttosto grafia veterinaria.» (35). Forse, così di- qualche perplessità nei lettori moderni il cendo, indica un paragone con la storia riconoscere nomi quali Arveo, Wartone, dello Zanon che non ha una adeguata bi- Glissone, Allero. E’ peraltro conscio, il bliografia. Leroy, dei limiti della propria opera, poi- A Parma il medico Pietro Giovanni Del ché scrive con molta lucidità: … ella sa- Prato (1815-1880), che aveva studiato ve- rebbe cosa inopportuna il diffondersi in terinaria a Milano, divenne direttore della simili citazioni più particolarmente spet- scuola e pubblicò alcuni lavori storici tanti ad una bibliografia veterinaria ana- (36). Affermava nel 1859 il Del Prato: … litica che ad un semplice saggio di storia non essendo nostro proposito lo scrivere filosofica letteraria della scienza (42). una storia della veterinaria, argomento In queste pagine si possono peraltro ri- nel quale si è specialmente segnalata l’I- scontrare notevoli capacità di sintesi e di talia dopo quello che ne hanno scritto intuizione: … non abbiamo nessuna idea Antonio Zanon da Udine, Pozzi di Mila- sopra quelli [gli usi] del timo, delle cap- no, Molin di Padova, ed il non mai abba- sule surrenali, della tiroide, della pituita- stanza lodato Ercolani … (37). ria e della pineale. Siffatti corpi i quali, A Milano il veterinario Antonio Amorth dalla peculiare loro organizzazione sem- pubblicò nel 1850 un saggio storico e let- brano destinati ad una qualche operazio- terario come tesi di laurea in medicina ne secretoria, nascosero fino ad ora alle all’Università di Pavia. In una nota riporta più accurate indagini un qualche condot- 225 to escretorio particolare; mentre potreb- utile a chi debba prepararsi a proseguire bono forse le escrezioni operarsi in questi l’opera così avviata: … grandissimo van- organi diversi mediante un qualche siste- taggio essendo per chi apprende una ma capillare o esalante … (43). scienza il conoscere le vie per cui gli uo- Giovanni Battista Ercolani è un personag- mini giunsero allo scoprimento del vero, gio chiave anche per questa ricerca, per- e quali quelle che all’errore li condusse- ché le sue celeberrime «Ricerche storico- ro, onde seguire diligentemente ed alacre- analitiche sugli scrittori di veterinaria» mente le prime nella ricerca di nuovi veri, pubblicate in due volumi a partire dal ed evitare le seconde come ad errore con- 1851 (44) e le successive integrazioni (45, ducenti … (51). 46, 47) possono essere considerate il testo Volendo col suo lavoro porre le basi per di riferimento, alla metà del secolo XIX°, una patologia veterinaria e comparata, nel per lo studio della storia della letteratura trattare degli scritti dei primi maestri delle di argomento zoojatrico. Il fine dell’Erco- moderne scuole, l’Ercolani dice: … e co- lani era innanzitutto didattico, come affer- me se niuno prima di loro coltivato aves- mato già nella prefazione al primo volu- se la scienza, lasciarono onninamente l’e- me: … prefiggendomi lo scopo di aiutare lemento storico, e questo anche oggi poco i giovani cultori la Veterinaria, a com- curato nei lavori dei Veterinari, chè inse- prendere l’importanza della loro scienza gnamenti antichi già di alcuni anni si … e di stimolo per … invogliare un qual- vanno rinnovando, per cui si perpetua il che dotto a dettare una Storia della Vete- gravissimo danno di lasciare dispersa e rinaria, di cui la scienza è tuttora priva sconnessa una ricca messe di fatti impor- … perché sono convinto che gli studi sto- tanti, e la scienza si aggira in una conti- rici sono la guida più sicura in qualsiasi nua infanzia (52). E ancora: «… la tra- ramo dell’umano sapere (48). scuranza dell’elemento storico in Veteri- L’impostazione storica, la presentazione naria fu in ogni tempo ed è ancora causa cronologica delle pubblicazioni assumono potissima dei suoi ritardati progressi» una valenza specifica per l’insegnamento (53). attuale: … mi parve che dall’ordine fissa- Un esempio concreto dell’approccio sto- to in mia mente con queste ricerche stori- rico utilizzato per acquisire dati di tipo co-analitiche, si gettassero le basi per ret- epidemiologico è, ad esempio, in un lavo- tamente giudicare sulle dottrine generali ro dello stesso Ercolani del 1861 sulla pa- dei morbi, e si preparassero con maggior tologia aviare (54). Ben cinque pagine so- profitto le menti dei giovani alunni ad un no dedicate all’esposizione cronologica così fatto genere di studi … (49). delle segnalazioni riportate nella letteratu- Anche il presentare gli errori del passato ra, a partire dall’anno 671. riveste un ruolo positivo: … vedremo per Nel 1866 e nel 1867 l’Ercolani pubblicò molti secoli l’errore e la superstizione, sulla rivista della Scuola di Veterinaria to- necessarie conseguenze della stupida ed rinese due aggiornamenti del suo prece- ignorante osservazione, o come chiamano dente lavoro (55, 56) e suddivise la bi- rozzo empirismo, tener lungo governo bliografia apparsa fra il 1846 e il 1866 in della Medicina dei bruti … vedremo l’a- sei categorie, ponendo nella prima i lavori natomia, principal fondamento della me- su «Storia e letteratura» e quelli su «Inse- dica dottrina, trascurata, negletta e piena gnamento». Sono 34 le pubblicazioni del di grossolani e ridicoli errori … (50). primo gruppo e ben 90 quelle del secon- Vi è in Ercolani una profonda e lucida do, a dimostrazione di come l’organizza- comprensione del momento di grande zione delle scuole fosse un argomento evoluzione che la Veterinaria stava viven- molto dibattuto. Per quanto riguarda la do e che poneva le basi per ulteriore cre- Storia non mi sembra che alcuno dei titoli scita, perciò ancora la visione storica è riportati corrisponda ad un vero testo uti- 226 lizzabile nell’insegnamento della materia Ci ricorda Nelly Tsouyopoulos che: I si- nelle Scuole Veterinarie. stemi medici del XVIII secolo si divideva- Ritengo che una testimonianza indiretta no in due distinti orientamenti generali, sull’insegnamento in questione si possa uno di tipo meccanicistico e l’altro di tipo trovare nella pubblicazione di una «Eser- vitalistico … per i meccanicisti, che se- citazione teorico-pratica» di Ernesto guivano la filosofia cartesiana, lo spirito Mensa (57), che nel 1868 era studente del raggiunge il corpo tramite la sottile mate- quarto anno a Torino. In quell’anno il ria del cervello, attraverso il quale poi in- giornale edito dalla Scuola torinese pub- fluenza i vari organi e le varie funzioni … blicò due scritti di studenti e, in quello ci- per i vitalisti, invece, l’anima è presente tato, relativo alla tenotomia del flessore in tutto il corpo, e fa sì che le sue funzioni profondo delle falangi nel cavallo, nel- operino non già secondo leggi chimico- l’introduzione compare un paragrafo inti- meccaniche, ma in base a leggi teleologi- tolato «Storia» in cui sono evidenti, a mio che (59). avviso, gli echi dell’insegnamento ricevu- Luigi Leroy conclude le sue «Istituzioni to. Il brano inizia da Mosè e ricorda che di anatomia comparata degli animali do- la patologia in questione fu descritta nel mestici» del 1810 con un saggio storico secolo XIV° da Giordano Ruffo nel suo letterario in cui afferma: … essendosi in Libro di Mascalcia; citato il Ruini, passa gran parte abbandonate o neglette le Ip- al Soleyselle e giunge a Lafosse. E’ evi- pocratiche e Galeniche dottrine, fu l’eser- dente che una tale disamina permette di cizio della scienza stabilito quasi gene- percorrere al tempo stesso la storia della ralmente sopra delle teorie oscurissime zoojatria, individuandone i personaggi e ed anco erronee, ed appoggiate ad assur- seguendo l’evoluzione delle discipline di de ipotesi: delle quali cose fanno testimo- base, della patologia, delle terapie, della nianza le sette jatro-chimiche, quelle ja- zootecnia. tro-matematiche e meccaniche, i deliranti Un altro esempio della funzione dell’ap- insegnamenti di Paracelso ed altri errori proccio storico nella didattica veterinaria della medesima natura (60). è la prolusione del prof. Stefano Falconio Il fatto che fino al 1840 non vi sia stato letta all’inaugurazione dell’anno accade- un insegnamento di storia presso la scuola mico a Napoli nel 1863 (58). I progressi torinese è confermato da Mangosio nella della chirurgia, anche alla luce del contri- introduzione al suo testo di anatomia fi- buto degli studi più recenti, in particolare siologica, pubblicato durante il periodo derivanti da un efficace uso del microsco- fossanese (1834-1841), ove ripercorre pio, sono introdotti da un ampio excursus piuttosto in dettaglio le vicende della che inizia con Ippocrate. scuola, soprattutto dopo la riapertura nel 1818. Interessante l’annotazione, riporta- ta nell’introduzione, che riguarda i do- Le dottrine mediche centi: «… si provvide perché tutti si at- tengano alla medesima teoria, e parlino Un aspetto particolarmente interessante all’uopo lo stesso linguaggio …» (61). che ricorre nei testi fin qui ricordati ed in Per quanto riguarda le dottrine di riferi- altri ad essi coevi, è il frequente riferi- mento per l’insegnamento, cito da Giu- mento a dottrine che ispiravano l’inter- seppe Armocida e Bruno Cozzi: … si af- pretazione dei fenomeni biologici e, con- fermavano allora importanti novità in seguentemente, di quelli patologici, gui- campo scientifico e un sovvertimento non dando anche le pratiche terapeutiche sulla minore si aveva nella medicina che appa- base di teorie tendenzialmente totalizzanti riva largamente influenzata dalle idee ed ispirate, di volta in volta, alle più re- dello scozzese John Brown ispirato alle centi acquisizioni della scienza. dottrine vitalistiche. Il Brunianesimo, che 227 seppe affascinare e convincere schiere di gressi furono lenti … e ciò non solo è ac- medici, proponeva un concetto piuttosto caduto nella veterinaria, ma ben anco semplice di malattia, intesa come una rot- nella medicina, nella filosofia, nella chi- tura dell’equilibrio dell’organismo cagio- mica, e in tante altre scienze naturali e nata dal prevalere dell’iperstenia dovuta positive. Per quali errori infatti non passò ad aumento di eccitabilità o dall’astenia la medicina, prima di pervenire alle dot- da diminuzione di stimoli o da esauri- trine di Baglivi, di Borsieri, di Frank, di mento di eccitabilità (62). Nello stesso te- Brown, di Rasori … (66). sto troviamo riprodotto l’elenco dei do- L’Ercolani, nel secondo volume delle sue centi della scuola milanese nel 1897 e Ricerche storico-analitiche (67) del 1854, nessuno è incaricato di insegnamenti di presenta alcune dottrine che orientarono il storia (63). pensiero medico fra il ‘600 e il ‘700. La Nella Introduzione al primo volume – scoperta della circolazione del sangue da 1838 – degli Annali di Veterinaria, Carlo parte di William Harvey (1578-1657) in- Lessona ricorda che … alle teorie medi- trodusse la prima «nuova» nozione in bio- che di Galeno, di Vanhelmont, di Stahl, di logia e fu contemporanea alla scienza Boerhaave succedettero quelle dei solidi- sperimentale di Francesco Bacone (1561- sti e dei vitalisti, di Cullen, di Brown, di 1626), la jatrochimica, legata al nome di Rasori, di Pinel, di Fanzago, di Rubini, di Francis Dubois (1614-1672), fu la conse- Tommasini, e in fine di Broussais … (64). guenza dell’iniziale organizzazione del- E ancora: Si percorrano i più distinti l’alchimia di Paracelso. La fisica di Gali- scrittori di Veterinaria dopo l’istituzione leo, la matematica di Cartesio e la dispo- delle scuole, e si vedrà che prima che la nibilità di strumenti di misura come il ter- fisiologia fondata sopra le leggi dell’or- mometro, il barometro, i primi microsco- ganismo servisse di norma ad una più ra- pi, favorirono la nascita della jatromecca- gionata patologia, seguendo la dottrina nica, che ebbe in Giovanni Alfonso Bo- di Boerhaave, erano pressochè tutti umo- relli (1608-1679) un epigono. Queste teo- risti; che in Inghilterra sono tutt’ora rie totalizzanti furono messe in crisi dalle umoristi e solidisti; che nella Germania scoperte di Francesco Redi (1626-1698), sono o Browniani o Polaristi, ed alcuni di Marcello Malpighi (1628-1694), di seguaci dell’Omeopatia; che in Italia do- Giovanni Battista Morgagni (1681-1771) po d’essere stati Browniani, alcuni hanno ma ancora nella seconda metà del ‘700 si abbracciato la dottrina del controstimo- ebbe il vitalismo di John Brown (1735- lo; che in Francia, umoristi fino all’epoca 1788) con la teoria dell’eccitabilità e la di Pinel, che ha servito lungo tempo al- teoria dello stimolo e del contro-stimolo l’insegnamento della patologia nelle pub- del medico parmense Giovanni Rasori bliche instituzioni, seguirono le tracce (1766-1837), esempio di collegamento fra della medicina così detta fisiologica, pro- innovamento scientifico e militanza gia- pagata dall’illustre Broussais, ossia della cobina. Ercolani ricorda come il Browni- irritazione flogistica, perché, secondo smo fu introdotto nella medicina veterina- questo famigerato capo-scuola, quasi tut- ria da Pietro Dehò nel 1795 con lo scritto te le morbose affezioni o malattie consi- «Lettera sulla malattia attualmente re- stono nell’esaltazione dei movimenti or- gnante nei bovini, e sulla scelta del meto- ganici, ed hanno per centro reazioni flo- do curativo» edito a Pavia. gistiche parziali (65). Torna ancora l’Ercolani nel 1867 sul tema Antonio Amorth nel 1850 scrive: Così delle dottrine: … nessuno più affermando col trapassare dei secoli l’arte veterina- la necessità del divorzio fra la scienza e ria, dopo varie rivoluzioni di sistemi, di l’arte … questo fatale errore che pesò sui ipotesi, e di contraddizioni … non fece veterinarii italiani nello scorso ventennio, che progredire. Egli è vero che i suoi pro- era piuttosto un’eredità del tempo, che 228 errore creato da noi; derivava dalle dot- o almeno delle principali che hanno pri- trine speculative che avevano governato meggiato nel corso dei secoli ... facendo a la scienza, e noi combattemmo quelle dot- ciascuna le opportune critiche (71). trine ad oltranza (68). E ancora: … o peg- Come ulteriore prova del dibattito e del- gio ci parve di giovare alla scienza no- l’interesse diffuso per le dottrine che tan- stra, importando sotto la pelle dei poveri to condizionavano anche l’opera dei vete- animali domestici, le briose e fantastiche rinari, ricordo che, nel 1864, in appendice dottrine mediche, per conoscerne e curar- al volume del Giornale di Medicina Vete- ne le malattie (69). rinaria Pratica e d’Agricoltura, anno La dottrina dell’eccitabilità di Brown si XIII, edito dalla Accademia di Veterina- diffuse in Germania, anche grazie a Gio- ria, appariva l’elenco dei libri vendibili vanni Rasori, dopo la morte dell’autore presso il prof. Francesco Papa. In esso stesso ed i suoi concetti di stenia e aste- erano riportati due volumi dell’Amoretti: nia furono largamente utilizzati per inter- Del controstimolo e Discussione medico pretare sia aspetti fisiologici che patologi- filosofica ed uno di Lotzbek Véterinaire ci ed influenzarono poi la genesi della homeopatique; nelle pubblicazioni della Naturphilosophie positivista di Friedrich Accademia l’omeopatia era stata trattata Wilhelm Schelling. Questi negò l’esigen- fin dal primo volume degli Annali di Vete- za di una forza vitale ma osservò che i rinaria nel 1838. processi vitali si distinguevano dai pro- cessi chimici per la capacità degli organi- smi di nutrirsi, riprodursi e rigenerarsi. Le motivazioni Ritengo sicuramente importante e signifi- cativo quanto affermato nel 1860 da Ales- Ho già accennato ad alcuni motivi che, a sio Lemoigne (70), direttore della Scuola mio avviso, possono giustificare l’esigen- di Parma, che, in forma di lettera al diret- za avvertita nella prima metà dell’800 di tore della Scuola torinese, Giovanni Batti- creare un insegnamento storico nelle sta Ercolani, propone un piano di studio scuole veterinarie. Ricordo innanzitutto per tutte le scuole italiane. In esso è indi- l’importanza della parte dedicata alla let- cato un corso di «Storia della Veterinaria» teratura, cioè all’esame della bibliografia di cinque ore su un totale di 100, imparti- zoojatrica, soprattutto alla trattatistica, to agli studenti del primo anno dal profes- esposta spesso in modo comparato. Certa- sore di Chirurgia. Al quarto anno (su cin- mente significativa era anche l’esigenza que) è invece previsto l’insegnamento di di contribuire a formare una solida cultura «Storia delle Dottrine Mediche», di quin- di base, da ottenere anche insistendo – dici ore, tenuto dal professore di Terapia. come spesso fecero i congressi di catego- Quest’ultima materia viene proposta dal- ria – sulla richiesta di una preparazione li- l’autore al fine di fornire gli strumenti co- ceale per gli studenti. Il fine era quello di noscitivi e critici necessari agli studenti raggiungere, nella considerazione pubbli- per comprendere la dottrina medica a cui ca, uno status analogo agli altri professio- fanno riferimento i diversi insegnanti. nisti della sanità: medici, chirurghi e far- Anzi il Lemoigne consiglia di far decide- macisti. re mediante voto dal corpo docente la Osservava il Leroy nel 1810: … non po- «Teoria Medica» cui ispirare in modo chi allievi i quali acquistarono delle co- uniforme tutti gli insegnamenti ... avendo gnizioni tali da poter coprire le cariche di però ogni Professore l’intera libertà di professori, abbandonarono l’esercizio di sostenere fuori di scuola e in modo affatto quest’arte per dedicarsi a quello dell’u- privato quella dottrina che crede migliore mana medicina e della chirurgia. Essen- tale materia ... deve dare un’idea chiara e dosi alcuni distinti o nell’una o nell’altra succinta e coscienziosa delle varie teorie, di queste scienze, ritrovarono sotto i rap- 229 porti del decoro, della convenienza e del- veterinari approvati … (77). l’interesse tutti que’ compensi giustamen- Il corpo insegnante della scuola di Napoli te dovuti allo studio, alle fatiche, ai talen- prese posizione in una polemica con l’Er- ti ed alle cognizioni … (72). colani nel 1865, rivendicando il valore Nel 1856 lo stesso Ercolani pubblicava della tradizione veterinaria partenopea, ed una Cicalata sopra un argomento serio di affermò: Ragion vuole, in conseguenza, Veterinaria in cui prende esplicitamente che i suoi cultori siano di non ordinaria posizione sulle pretese di riscatto sociale intelligenza e di forti studii letterarii e fi- ed economico: «Invano pretenderà il Ve- losofici. Senza questi non si fa la mente terinario (e pare che molti sel credano) di pratica della meditazione e dei grandi essere un giorno nel suo esercizio a con- concetti … (78). Come conseguenza di dizioni uguali pareggiato in estimazione una rivalutazione della didattica … non col Medico …» (73). Il medico infatti cu- sarà più vergogna dirsi veterinario, né ra le persone e tutela così valori affettivi tampoco con disprezzo se ne guarderà il universalmente condivisi, il veterinario, posto sociale … (79). invece, può preservare solo gli animali, Nel 1881 si tenne a Bologna il «Primo cioè beni economici; propone piuttosto Congresso Nazionale dei Docenti e Prati- per l’emancipazione della sua categoria, ci Veterinari Italiani» (80) organizzato di cercare la via dell’eccellenza scientifi- sulla presentazione e discussione di que- ca: «Ecco la sola ed unica via che hanno i siti che sottolineavano punti critici sia per Veterinarii per rialzare anzi tutto nell’opi- l’insegnamento che per la professione. nione degli uomini pensanti la dignità Qualche spunto interessante può essere della loro dottrina. Elevino se stessi» colto in due relazioni che riguardavano i (74). criteri di ammissione degli studenti nelle La cicalata ebbe una certa eco di polemi- Scuole Veterinarie (1° quesito) e i proble- che cui parteciparono Giovanni Battista mi del personale insegnante (4° quesito). Mazzini, celebre veterinario di Mortara, e Nell’esporre le sue considerazioni, il prof. Domenico Bertacchi, veterinario militare. Girolamo Cocconi di Bologna ricordava Quest’ultimo, nel suo intervento, ricordò che lo studio della veterinaria aveva umili la lunga attesa degli zoojatri dell’Armata origini: Sorte le Scuole Veterinarie … i fi- per giungere, dal 1848, «… accanto ai gli dei maniscalchi e dei cascinaj si pre- Medici al posto che loro bene si aspetta- sentarono come alunni per imparare le- va» (75). galmente il mestiere, e siccome era gran Nel 1859 nella sezione «Cronaca scienti- mercè che sapessero leggere e scrivere fica e professionale» della rivista edita correttamente, i regolamenti scolastici si dalla Società Nazionale di Medicina Vete- limitarono a ricercare questo modesto rinaria si poteva leggere: … se la carriera grado di cultura (81). Successivamente i veterinaria fosse più lucrativa e meglio requisiti per l’ammissione cambiarono: «I piazzata nella gerarchia sociale, la sve- proponenti si sono più occupati della par- gliata gioventù subalpina non accorre- te letteraria, diremo classica, che vorreb- rebbe volenterosa ad iscriversi nel novero bero vedere posseduta dai giovani Veteri- degli studenti di questa scienza? Ma essi nari …» (82). E ancora: «E’ fuor di dub- sanno che i veterinari sono i paria della bio che la lingua Italiana (se non la Lette- società moderna …(76). La rubrica ter- ratura) è di entità massima …» (83). Nel- minava però con una nota positiva: … sia- la discussione successiva il prof. Giovan- mo lieti di poter registrare che la nuova ni Paladino di Napoli, nel difendere la ri- legge provinciale e comunale rese la giu- chiesta di studi più elevati, presente nel stizia sì lungamente reclamata dal ceto regolamento Bonghi del 1875, affermò: veterinario, e l’articolo 15 della medesi- … pare una necessità scientifica ed un bi- ma mette fra gli elettori anche i medici sogno morale per la considerazione so- 230 ciale della classe … la Veterinaria è una materia obbligatoria di esame fin dal professione liberale stimabile quanto la 1878. medicina dell’uomo ed in ogni caso più Motivazioni di tipo sociale o esplicita- della farmacia (84). mente politico hanno giustificato in con- Il quarto quesito fu affrontato dal prof. testi diversi, ma fino a tempi abbastanza Melchiorre Guzzoni di Milano che propo- vicini, la presenza nei curricula di materie se la divisione dell’insegnamento veteri- che possono apparire quantomeno curio- nario in otto cattedre, nessuna delle quali se. Ho verificato la diffusione in anni re- comprendeva corsi di storia, che non era centi degli insegnamenti storici nelle compito nemmeno dei quattro assistenti scuole veterinarie, utilizzando il reperto- previsti (85). rio mondiale edito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1964 (90). Da tale esame si individuano non raramente L’insegnamento nelle altre nazioni materie di cultura generale, volte ad una preparazione del veterinario non solamen- Penso, infine, che sia importante allargare te scientifico-tecnica, ma anche sociale e, l’orizzonte di questa indagine e conside- come nel caso di tutte le varianti di studio rare quale sia stata all’estero la considera- del marxismo-leninismo nei paesi del- zione riservata alle materie storiche nelle l’est, anche politica. In Germania la storia scuole veterinarie e, più ampiamente, della medicina veterinaria era un corso quali discipline non strettamente scientifi- complementare sia per il primo biennio che siano state ritenute necessarie per che per il successivo triennio; in Australia completare la formazione del veterinario. vi era invece al quarto anno una storia Nel trattato storico di Antonio Amorth si delle scienze; in Canada nel primo anno ricorda che il medico francese Vitet nella si trovava un corso di letteratura, ma cer- seconda metà del ‘700 «… fece diligenti tamente doveva essere considerato in una analisi degli scrittori di zoojatria, comin- accezione diversa da quelli che abbiamo ciando da Vegezio, discendendo fino agli visto nel passato; in Indonesia nel primo scrittori francesi del suo tempo.» (86). anno si studiava filosofia e religione; nel- Il Regolamento per l’insegnamento della le Filippine nel primo anno si studiavano Veterinaria in Spagna (87) fu emanato nel scienze e tattiche militari e pensiero 1857, comprendeva 5 anni e, oltre a 13 orientale, nel secondo anno ancora le ma- materie che corrispondevano sostanzial- terie militari insieme a umanità e a pen- mente a quelle delle scuole italiane, al siero occidentale; in Egitto nel primo an- quarto anno vi era «Storia critica di questi no vi era umanità e civiltà araba; in Tur- rami» cioè un esame storico di tutte le chia nel secondo anno c’era storia delle materie precedenti. scienze. Nel 1859 in Prussia l’insegnamento era di Nell’elenco delle scuole europee di vete- prima e di seconda classe (88); nella pri- rinaria pubblicato nel 1994 dall’Associa- ma comprendeva sette corsi, tra cui la sto- tion Europeenne des Etablissements ria della veterinaria e la taxidermia. I di- d’Enseignement Veterinaire (91) si può plomati di prima classe potevano poi se- verificare che un insegnamento di storia è guire un corso di perfezionamento che ri- presente nelle scuole di Hannover e Mo- guardava anche «l’anatomia e fisiologia naco in Germania, Bucarest, Cluj-Napoca trascendentale». e Timisoara in Romania, Ankara, Selçuk Nel 1885 apparve in Germania un testo di e Yüzüncü in Turchia. storia della veterinaria esplicitamente ri- volto agli studenti (89) e, nella recensione anonima che ho ritrovato, si ricorda che la Storia della Medicina Veterinaria era una 231 BIBLIOGRAFIA (24) Dell’insegnamento della Veterinaria in Ita- lia, Il Medico Veterinario, serie II, anno II: 265- (1) N. LANZILLOTTI-BUONSANTI, Cenno storico 272, 1861. della Scuola dall’origine fino a tutto l’anno (25) Della R. Scuola di Veterinaria e d’Agricoltu- 1879, in: R. Scuola Superiore di Medicina Veteri- ra di Napoli, Il Medico Veterinario, serie II, anno naria di Milano. Annuario per l’anno scolastico II: 454-456, 1861. 1883-84, Tipografia Pietro Agnelli, Milano, (26) Regio Decreto che approva il Regolamento 1884; copia anastatica in: G. MANDELLI, A. LAU- per la R.a Scuola Superiore di Medicina Veteri- RIA, B. COZZI (a cura) La Scuola Veterinaria di naria e di Agricoltura in Napoli, Giornale delle Milano. Due secoli di ordinamenti e statuti. razze degli animali utili e di Medicina Veterina- 1791-1991, Edizioni Sipiel, Milano, 1992. (vedi ria, anno II: 28-63, 1862. pp. 92-93) (27) Dell’insegnamento della Veterinaria in Ita- (2) Ibidem, pp. 35, 96, 101. lia, Il Medico Veterinario, serie II, anno II: 265- (3) Ibidem, p. 107. 272, 1861. (4) Ibidem, pp. 110-111. (28) F. TRENTI, La Scuola Veterinaria di Modena, (5) C. LESSONA, Osservazioni del prof. Lessona Atti della Società Italiana di Buiatria, vol. XVI: intorno ai cenni storici sull’Istituto veterinario di 1-26, 1984. Milano inseriti nel Politecnico dai signori dottori (29) E. CABASSI, G. LIUZZI, Centocinquanta anni Sebastiano Arvedi e Lucrezio Minoia, Annali di dalla riattivazione dell’insegnamento medico-ve- Veterinaria, anno V: 562-572, 1845. terinario a Parma, Facoltà di Medicina Veterina- (6) G. DE SOMMAIN, La storia della facoltà di ria, Parma, 1995. Medicina Veterinaria di Torino, Annali della Fa- (30) AAVV, La pratica della veterinaria nella coltà di Medicina Veterinaria di Torino, vol. cultura dell’Emilia Romagna e l’insegnamento XVIII: 7-181, 1969. nell’Università di Bologna, Istituto per la Storia (7) A. VEGGETTI, B. COZZI, La scuola di Medici- di Bologna, Bologna, 1984. na Veterinaria dell’Università di Padova, Edizio- (31) G. MANDELLI, A. LAURIA, B. COZZI (a cura) ni Lint, Trieste, 1996, pp. 110-112. La Scuola Veterinaria di Milano. Due secoli di (8) Ibidem, pp. 124-125. ordinamenti e statuti. 1791-1991, Edizioni Sipiel, (9) Piano per gli studi di Veterinaria (pel Regno Milano, 1992. (vedi p. 326) Lombardo-Veneto), Giornale di Medicina Veteri- (32) A. MACRÌ, W. RESTINARI, Archeologia Veteri- naria Pratica, vol. VII: 191-203, 1858. (vedi p. naria, Veterinaria Italiana, anno XXVII, n. 1: 52- 194) 53, 1991. (10) Prospetto dell’insegnamento triennale che (33) A. VEGGETTI, B. COZZI, cit. p. 11. ha luogo nel regio istituto veterinario di Milano, (34) G.B. ERCOLANI, Ricerche storico-analitiche Giornale di Medicina Veterinaria Pratica, anno sugli Scrittori di Veterinaria, Vol. II Tipografia VIII: 407-408, 1859. Scolastica di Sebastiano Franco e figli e comp., (11) N. LANZILLOTTI-BUONSANTI, cit. pp. 40, 166. Torino, 1854. (vedi p. 260) (12) Ibidem, pp. 166-167. (35) Ibidem, p. 279. (13) Ibidem, pp. 172-173. (36) G. ARMOCIDA, Pietro Giovanni Del Prato, (14) Ibidem, p. 42. in: Dizionario Biografico degli Italiani, vol. (15) Ibidem, p. 180. XXXVIII, Istituto della Enciclopedia Italiana, (16) Ibidem, p. 181. Roma, 1990, pp. 251-254. (17) Ibidem, p. 194. (37) P. DELPRATO, Gli studi veterinari in relazio- (18) Ibidem, p. 206. ne all’Istituto veterinario di Parma, Giornale di (19) Ibidem, p. 206. Medicina Veterinaria Pratica, vol. VIII: 471-487, (20) Ibidem, p. 211. 1859. (vedi p. 477) (21) Scuola veterinaria di Ferrara, Giornale di (38) A. AMORTH, Saggio storico e letterario sul- Medicina Veterinaria Pratica, vol. VIII: 437-439, l’origine e progressi della medicina degli anima- 1859. li, Tipografia Ronchetti, Milano, 1850, p. 31. (22) A. LEMOIGNE, Sui rami scientifici in cui deve (39) Ibidem, p. 35. comporsi l’Insegnamento veterinario, Il Medico (40) A. VEGGETTI, B. COZZI, cit. p. 119. Veterinario, serie II, anno I: 563-578, 1860. (41) L. LEROY, Istituzioni di anatomia comparata (23) Regolamento per le R. Scuole superiori di degli animali domestici, ossia compendio di le- Medicina Veterinaria. Giornale di Medicina Vete- zioni anatomiche ad uso degli allievi della R. rinaria Pratica, anno IX: 315-354, 1860. Scuola Veterinaria di Milano, aggiuntovi in fine 232 un saggio storico letterario sull’origine e i pro- animali a Milano, Edizioni Sipiel, Milano, 1992, gressi della medicina degli animali, Tipografia F. p. 40. Sonzogno, Milano, 1810. (63) Ibidem, p. 104. (42) Ibidem, p. 81. (64) C. LESSONA, Introduzione, Annali di Veteri- (43) Ibidem, p. 69. naria, anno I: 5-48, 1838. (vedi p. 22) (44) G.B. ERCOLANI, Ricerche storico-analitiche (65) Ibidem, pp. 24-25. sugli Scrittori di Veterinaria, Vol. I Tipografia (66) A. AMORTH, cit. p. 40. Ferrero e Franco, Torino, 1851; Vol. II Tipografia (67) G.B. ERCOLANI, 1854, cit. Scolastica di Sebastiano Franco e figli e comp., (68) G.B. ERCOLANI, 1867, cit. p. 28. Torino, 1854. (69) Ibidem, p. 31. (45) G.B. ERCOLANI, Bibliografia Veterinaria. (70) A. LEMOIGNE, cit. Dai primi tempi dell’era nostra a tutto il secolo (71) Ibidem, pp. 575-576. XVIII in aggiunta alla parte Bibliografica delle (72) L. LEROY, cit. p. 94. mie Ricerche Storico-analitiche sugli Scrittori di (73) G.B. ERCOLANI, Cicalata sopra un argomen- Veterinaria, Giornale di Medicina Veterinaria, an- to serio di Veterinaria, Giornale di Medicina Ve- no V: 368-377, 1856. terinaria, anno V: 220-227, 1856. (vedi p. 224) (46) G.B. ERCOLANI, Bibliografia Veterinaria Ita- (74) Ibidem, p. 225. liana dal 1846 a tutto il 1866. Il Medico Veteri- (75) D. BERTACCHI, Osservazioni sulla cicalata, nario, serie III, anno I°: 397-445 e 471-491, Giornale di Medicina Veterinaria, anno V: 377- 1866. 380, 1856. (vedi p. 379) (47) G.B. ERCOLANI, Appendice alla Bibliografia (76) Cronaca scientifica e professionale, Giorna- di Medicina Veterinaria Italiana dall’anno 1846 le di Medicina Veterinaria Pratica, vol. VIII: 267- a tutto il 1866. Il Medico Veterinario, serie III, 277, 1859. (vedi pp. 273-274) anno II°: 26-42 e 118-120, 1867. (77) Ibidem, p. 277. (48) G.B. ERCOLANI, Ricerche storico-analitiche (78) Sull’ordinamento dell’insegnamento Veteri- sugli Scrittori di Veterinaria, Vol. I Tipografia nario in Italia. Riflessioni del Corpo insegnante Ferrero e Franco, Torino, 1851. (vedi p. 5) della Scuola Superiore di Napoli, Giornale delle (49) Ibidem, p. 14. razze degli animali utili e di Medicina Veterina- (50) Ibidem, pp. 25-26. ria, anno V: 71-83, 1865. (vedi p. 74) (51) Ibidem, p. 27. (79) Ibidem, p. 80. (52) G.B. ERCOLANI, Ricerche storico-analitiche (80) N. LANZILLOTTI-BUONSANTI (a cura) Primo sugli Scrittori di Veterinaria, Vol. II Tipografia Congresso Nazionale dei Docenti e Pratici Vete- Scolastica di Sebastiano Franco e figli e comp., rinari Italiani, Tipografia Pietro Agnelli, Milano, Torino, 1854. (vedi p. 139) 1881. (53) Ibidem, p. 140. (81) Ibidem, p. 63. (54) G.B. ERCOLANI, Delle malattie degli uccelli (82) Ibidem, p. 66. domestici, Il Medico Veterinario, serie II, anno II: (83) Ibidem, p. 67. 92-106, 1861. (84) Ibidem, pp. 69-70. (55) G.B. ERCOLANI, 1866, cit. (85) Ibidem, pp. 243-247. (56) G.B. ERCOLANI, 1867, cit. (86) A. AMORTH, cit. p. 84. (57) E. MENSA, Esercitazione teorico-pratica. (87) Regolamento per l’insegnamento della vete- Parte I, Il Medico Veterinario, serie III, anno III: rinaria in Ispagna, Giornale di Medicina Veteri- 303-329, 1868. naria, anno VI: 360-374, 1857. (58) S. FALCONIO, Della chirurgia veterinaria, (88) Cenni sull’insegnamento ed esercizio della sue fasi storiche, e stato attuale, Giornale delle veterinaria. Prussia, Giornale di Medicina Vete- razze degli animali utili e di Medicina Veterina- rinaria Pratica, vol. VIII: 221, 1859. ria, anno III: 459-472, 1863. (89) F. EICHBAUM, Grundriss der Geschichte der (59) N. TSOUYOPOULOS, Filosofia e medicina nel- Thierheilkunde für Studirende, Paul Parey, Ber- l’età romantica. in: M.D. GRMEK (a cura) Storia lin, 1885. del pensiero medico occidentale, Vol. III. Laterza, (90) Répertoire Mondial des Ecoles Vétérinaires. Bari, 1998, pp. 4-5. Organisation Mondiale de la Santé, Genève, (60) L. LEROY, cit. p. 63. 1964. (61) C.G. MANGOSIO, Prolegomeni d’Anatomia (91) Association Europeenne des Etablissements Fisiologica, G. Berutti, 1841, introduzione p. XX d’Enseignement Veterinaire, Repertoire des Eta- (62) G. ARMOCIDA, B. COZZI, La medicina degli blissements, Jouve, Paris, 1994. 233

TERZA SESSIONE A TEMA Il patrimonio museale di veterinaria

P. P ETRUCCI, Cesare Bettini e la ceroplastica anatomica. M.L. LUCCHI, E. CALLEGARI, I preparati istologici del Museo di Anatomia degli Aninmali Domestici della Facolta’ di Medicina Veterinaria di Bologna. B. COZZI, F. PIERETTI, I preparati microscopici di Enrico Sertoli. B. COZZI, C. ROVATI, C. VIOLANI,F. BARBAGLI, Le statue miologiche del Museo di Storia Naturale dell’Università di Pavia ed i loro rapporti con i preparati coevi milanesi. D. FONDA,F. ADDIS, Primi risultati di inventariazione di «ferri chirurgici» utilizzati nella Clinica Chirurgica Veterinaria dell’Università degli Studi di Milano. G. PICCOLO, A. MOCCIA, S. BOSCHI, C. ANGELETTI,D. FONDA, I libri antichi della Biblioteca della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Milano: catalogo informatizzato delle opere a stampa edite fino al 1830.

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Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 CESARE BETTINI E LA CEROPLASTICA ANATOMICA PIA PETRUCCI

SUMMARY

CESARE BETTINI AND THE USE OF WAX MODELS IN ANATOMY

As experimental methods developed during the 18th century, it became absolutely essential to preserve the anatomical preparations used in teaching, since these needed long preparation time and were not always available. In order to preserve organs and smaller anatomical pieces «wine spirit» was used, whereas more complex pieces were reproduced in wax or in other plastic materials. So, starting from the eighteenth century and continuing through the nineteenth, the University Museums of Anatomy in Bologna were founded with an essentially practical aim. Among the most famous artist-craftsmen working in the Veterinary Museums of Bologna the most outstanding was Cesare Leonardo Bettini, who was the responsible for the Anatomical Laboratories in the Papal University as well as in the Royal University. Among Bettini's works are masterpieces in clay, plaster and wax, which reproduce at real size anatomo-pathological lesions and malformations of the viscera of domestic animals, and are now kept in the Museum of the Institute of General Pathology and Veterinary Pathological Anatomy.

Premessa ve che permette il solo disegno; e gli arti- sti, che di regola sono abili modellatori, ri- Questa relazione è volta a rivalutare la fi- corrono proprio alla cera quale materiale gura di Cesare Bettini, disegnatore anato- d’elezione per perfezionare la ricerca mor- mico e ceroplasta bolognese, del quale fologica e per il duplice fine, didattico e esistono scarse notizie biografiche. insieme scientifico. Inoltre, fino al ‘700 Attraverso la consultazione dei «Novii inoltrato la Chiesa faceva assoluto divieto Commentarii» delle Memorie dell’Acca- di studiare e sezionare i cadaveri. Si tenta demia delle Scienze di Bologna, in cui so- quindi di ovviare alla penuria dei cadaveri no riprodotte le litografie, e la visione di- ed agli inconvenienti che accompagnano retta dei disegni originali e delle cere, cu- la sezione ricorrendo a preparati artificiali stodite presso il Museo di Anatomia Pato- e soprattutto ad anatomie in cera. logica Veterinaria di Bologna, ho cercato Desidero ringraziare il prof. Sergio Betti- di ricostruire il periodo di collaborazione ni per la sua testimonianza diretta, il prof. del Bettini come ceroplasta ufficiale dei Sergio Biavati, direttore del Museo di gabinetti anatomici sia nella pontificia Anatomia Patologica Veterinaria dell’U- che nella regia Università felsinea. niversità di Bologna, e la prof. Alba Veg- Ma per meglio capire il consenso che il getti della Facoltà di Medicina Veterinaria Bettini, in qualità di plastificatore, può di Bologna, per la loro disponibilità e la aver incontrato nel mondo accademico documentazione fornitami intorno alla fi- italiano, ho ritenuto importante rifarmi al- gura di Cesare Bettini. la tradizione ceroplastica delle Scuole di Firenze e di Bologna. Il bisogno di approfondire e di fissare in La ceroplastica anatomica una forma precisa le varie conoscenze in- vita ad andare oltre le possibilità espressi- L’arte di plasmare la cera o «ceroplasti- 237 sin dall’antichità anche per realizzare mo- delli di organi malati o sani, quali offerte votive. Nel medioevo incontrò particolare favore la consuetudine popolare dei «boti», os- sia di quelle immagini votive in cera che erano destinate a fungere da ex voto, so- prattutto ad opera della fiorentina consor- teria dei ceraioli o «fallimmagini», che sin dal 1200 ebbe sede in via Adimari (tratto di via Calzaioli che fronteggia Or- sammichele). La nuova sensibilità macabra che caratte- rizza l’età umanistica e rinascimentale fa- vorisce in modo particolare la ricerca ana- tomica quale motivo centrale della curio- sitas che anima l’uomo moderno. Artisti e medici si occupano della figura umana e del cadavere con uno zelo prima scono- sciuto e in questa fase iniziale di ricerca la cera svolge un ruolo essenziale soprat- tutto nell’opera degli artisti. Leonardo intuisce pienamente la possibi- lità che offre questo materiale nella ricer- ca anatomica e non ne limita l’impiego alla costruzione di calchi e modelli della superficie esterna del corpo, come fanno Cesare Bettini (fotografia gentilmente fornita dal in genere i pittori e gli scultori. Fra le in- pronipote prof. Sergio Bettini) novazioni tecniche va appunto sottolinea- ta l’idea di iniettare della cera liquida nei ca», che si suppone nata presso i Babilo- ventricoli cerebrali: un artificio che per- nesi come espressione cultuale di defunti mette di osservarne per la prima volta la e divinità, si è andata sviluppando presso dimensione e la forma. Anche nello stu- le varie civiltà con produzione di manu- dio della funzionalità cardiaca Leonardo fatti diversi, fra cui bambole, candele, ricorre alla cera, per cogliere la forma giocattoli e soggetti allegorici. della «porta del cuore», prima di elabora- Secondo Plinio, nel XXXV libro della Hi- re un modello in vetro con il quale tenta storia Naturalis, a Lisistrato di Sicione di studiare il flusso dei liquidi. (IV sec. a. C.) si deve l’idea della «ma- La prima rappresentazione anatomica che schera funebre» in cera ricavata da un cal- conosciamo è L’Anatomia di Ludovico co in gesso modellato direttamente sul Cardi (1559-1613), detto il Cigoli, cele- volto del defunto. E’ certo comunque che bre statuetta alta 61 cm., che venne mo- quest’arte fu praticata con somma perizia dellata in cera monocroma rossa per esse- da etruschi e romani, i quali predilessero re fusa in bronzo. il «busto ritratto» in cera degli antenati Oltre che nello studio e nella modella- (imagines) e dei personaggi maggiori e le zione del corpo umano, già nel ’500, la statuette in cera di soggetti allegorici o di cera viene poi impiegata per preparare divinità (lares). modelli diversi di interesse naturalistico Oltre che per la scultura in bronzo e per i che vengono conservati nei primi musei detti usi famigliari, la cera fu utilizzata scientifici (come la raccolta veronese del 238 Calzolari o quella bolognese di Ulisse elastica, e di «cera di Cina» per ottenere Aldrovandi). un più alto punto di fusione. Ma è solo lungo il ‘600 e all’inizio del Sempre in funzione degli studi anatomici, ‘700 che la tecnica delle iniezioni viene si formò a Bologna una scuola di famosi veramente sfruttata e che le plastiche ana- artisti modellatori in cera colorata, da cui tomiche, con l’opera dello Zumbo, acqui- trassero poi ispirazione i loro emuli fio- siscono un autentico stile scientifico. rentini della seconda metà del ’700. Erco- L’abate siracusano Gaetano Giulio Zum- le Lelli (1702-1766) bolognese fu pittore, bo (1651-1701), dopo essersi dedicato a scultore, ottico ed architetto; profondo riproduzioni di carattere votivo, si cimen- conoscitore dell’anatomia, con l’intento tò in questa manifestazione artistica a Fi- di insegnare questa materia agli studenti renze, dove si era recato nel 1692 su invi- facendo a meno del cadavere, pensò di to di Cosimo III di Toscana (e dove rima- servirsi di riproduzioni anatomiche in ce- se fino alla primavera del 1695), dando ra colorata. inizio ad una collezione di cere morfo-pa- Quando, nel 1733, si trattò di rimpiazzare tologiche (Trionfo del Tempo, Corruzione le due tarlate statue in cedro, che, fatte da dei Corpi, Peste, Sifilide). Il tema del dis- Antonio Levanti nel 1643, sostenevano a facimento fisico, individuale e universale, mo’ di cariatidi la Cattedra del Lettore nel si unisce alla rappresentazione scientifica, Teatro Anatomico dell’Archiginnasio, il mantenendo nei due registri un nesso Lelli si offrì di sostituirle gratuitamente. strettissimo. Nel 1734 le nuove sculture, sviluppate in Grande merito dello Zumbo è quello di legno di tiglio e raffiguranti due «scorti- essere stato il primo a modellare preparati cati» a grandezza poco minore del natura- anatomici in cera di vari colori e con una le, furono collocate al posto di quelle. ricerca della perfezione nella riproduzio- Gli studi di anatomia presso l’ateneo bo- ne dei particolari, tali da offrire una reale lognese furono incoraggiati dall’interesse alternativa alla dissezione sul cadavere. che suscitarono nel cardinale Prospero Secondo l’ipotesi desunta dal restauro Lambertini, che salito al pontificato nel delle opere dello Zumbo, danneggiate 1740 come Benedetto XIV, nell’atto di nell’alluvione di Firenze del 1966, queste fondazione del «Museo di Notomia Uma- erano realizzate con la seguente metodi- na ovvero di Antropometria interna ed ca: dopo aver eseguito un modello base in esterna», dette disposizione agli Assunti argilla, veniva fatto un calco in gesso, im- dell’Istituto affinché fossero presi accordi permeabilizzato all’interno con acqua sa- col Lelli per la realizzazione di «uno Stu- ponata e sostanze grasse; aperto il calco, dio in cera di Anatomia». la superficie interna era ricoperta da uno Per la realizzazione delle sue opere, il strato sottilissimo di cera resinosa, appli- Lelli si servì di ossa naturali tenute insie- cato a caldo col pennello, su cui andava me da fil di ferro, mentre per rendere le colato un altro strato di cera fusa, colorata articolazioni mobili fece uso di protesi con pigmenti inorganici stemperati in tre- metalliche articolate. Per i muscoli, era mentina; richiuso il calco, questo era ri- solito servirsi di stracci di canapa imbe- empito con cera più densa; tolto infine il vuti di cera di Levante o Sottana, mista a gesso, si passava alla rifinitura e alla vela- sego, semola e trementina. Rivestì le cavi- tura del pezzo, che consisteva nell’appli- tà viscerali aperte di garza o tela applicate carvi uno strato sottile di gomma sandrac- a caldo, mentre riempiva di capecchio e ca stemperata in alcool. La cera usata era stracci quelle chiuse, che rinforzava con quella «fine di Venezia» o quella «bianca cartapesta, cuoio o legno. Egli utilizzava di Smirne», con l’aggiunta del 10% di re- comunemente, per la coloritura, «argento sina (costituita di una miscela di trementi- di capetta, carminio, biacca, bruno di In- na veneta e colofonia) per renderla più ghilterra, cinapro, giallanto chiaro, lacca, 239 minio, oltremare, terra rossa, vernice ne- ti, chirurgo presso l’Arcispedale di S. Ma- ra, di china». ria Nuova, e dello scultore livornese Giu- Contemporaneo di Lelli fu Giovanni seppe Ferrini, alla preparazione di una se- Manzolini (1700-1755), anche lui bolo- rie di sculture anatomiche in cera. Dive- gnese, pittore, scultore e anatomico, che nuto direttore dell’Imperial Regio Museo ne divenne l’aiuto ed eseguì molte delle di Fisica e Storia Naturale (inaugurato da preparazioni acquistate dal cardinale Pietro Leopoldo I nelle sale di Palazzo Lambertini. Dietro commissione del chi- Torrigiani il 22 febbraio 1775 e più noto rurgo Giovanni Antonio Galli (1708- come «Museo della Specola»), il Fontana 1782), professore di ostetricia dal 1757, il organizzò una «Officina Ceroplastica Manzolini produsse una serie di uteri gra- Anatomica» , da cui uscirono a profusio- vidi, parte in cera e parte in creta colora- ne riproduzioni anatomiche originali e ta, coi quali venivano messe in evidenza perfette. tutte le posizioni, naturali o meno, assun- Allo scopo di rendere la collezione di ce- te dal feto durante le fasi espulsive del re anatomiche didatticamente utilizzabile, parto. anche senza la presenza di un maestro o Morto il Manzolini, gli subentrò valida- di una guida il Fontana fece eseguire dei mente la moglie Anna Morandi (1716- disegni colorati di tutti i modelli e li appe- 1774), che, andatagli in sposa nel 1740, se sopra le teche corrispondenti. I disegni aveva collaborato fattivamente alla prepa- sono circondati da una banda ovale divisa razione dei pezzi anatomici di volta in in parti uguali, ciascuna delle quali è se- volta commissionati. I suoi preparati sono gnata con un numero progressivo e da veramente notevoli per vivezza e realtà ciascuna cifra parte una linea punteggiata scientifica, costituendo un efficace ed in- che termina sulla parte anatomica che si sostituibile ausilio interpretativo del cor- vuole indicare. Le spiegazioni, scritte a redo iconografico del testo didattico, spe- mano, si trovano su dei fogli a parte, ripo- cie trattandosi di organi particolarmente sti dentro un cassettino sottostante a cia- difficili ad essere interpretati. scuna teca; queste spiegazioni seguono Da queste premesse per così dire artigia- l’ordine numerico indicato sul disegno, in nali si sviluppò quell’Officina anatomica modo che si può agevolmente passare dal bolognese, che, consolidatasi per l’opero- disegno alla spiegazione e viceversa e sità di illustri anatomici (Carlo e France- confrontare al tempo stesso il preparato sco Mondini, Luigi Calori) e provetti mo- originale in cera. Come si vede, questa dellatori (Giovan Battista Manfredini, collezione, negli intendimenti del Fonta- Clemente Susini, Giuseppe Astorri), rag- na, doveva sostituire, almeno in buona giunse in breve il livello qualitativo delle parte il trattato di anatomia e la dissezio- migliori scuole italiane e straniere. ne del cadavere. Ormai lo studio dell’anatomia umana ve- L’iniziativa e la realizzazione di questa niva coltivato ed approfondito ovunque in scuola fiorentina di anatomia plastica si Europa, Francia in testa, dove fra il 1770 avvalse dell’opera fattiva dell’anatomico e il 1780 il chirurgo militare André-Pierre Paolo Mascagni (1755-1815) e di famosi Pinson creò più di 30 cere colorate umane modellatori come Clemente Lorenzo Su- ed animali per il Gabinetto dell’ultimo sini (1754-1814), Francesco Calenzuoli Duca di Orleans. (1796-1829), Luigi Calamai (1800-1851), La scuola di ceroplastica fiorentina deriva Giovanni Lusini (1809-1889) e, da ulti- direttamente da quella bolognese. A parti- mo, Egisto Tortori (1829-1893). re dal 1771 l’abate trentino Felice Fonta- Paolo Mascagni, professore di Anatomia na (1730-1805) professore di Fisica a Fi- all’Università di Siena, assai presto foca- renze dal 7 novembre 1766, dette l’avvio, lizzò il suo interesse sui vasi linfatici, dei con la collaborazione di Giuseppe Gallet- quali ben poco si conosceva, benché fos- 240 sero stati scoperti più di 100 anni prima vuoti che presentavano gli spazi tra le dal cremonese Gaspare Aselli. Durante il gambe e le braccia delle grandi figure periodo senese, il Mascagni si recò spesso umane. Per quanto concerne il rapporto a Firenze, soprattutto per fare riprodurre tra le tavole in bianco-nero della «Grande in cera alcuni dei suoi preparati del siste- Anatomia» e quelle a colori, utili indica- ma linfatico, e fu così che ebbe l’occasio- zioni contiene uno scritto comparso nel ne di conoscere il Fontana e di diventarne 1824 sul «Nuovo giornale dei letterati», amico. L’influsso diretto e indiretto del dove si dichiara che il Mascagni aveva in- Mascagni sulle cere fiorentine fu notevo- tendimento che le sue tavole non vedesse- le, come è tra l’altro dimostrato dal gran ro la luce se non presentavano tutte le numero di preparati in cui la rappresenta- parti colorite; e sebbene non riuscisse zione del sistema linfatico è dominante o completamente di imprimerle coi colori, di gran rilievo e dall’analogia che molti di siccome desiderava, profittando gli edito- essi hanno con lo stile delle tavole anato- ri degli sforzi di lui e non volendo privare miche da lui pubblicate. A Firenze, ove il pubblico dei vantaggi delle tavole colo- rimase sino alla morte, il Mascagni fu co- rate, han fatto servire il pennello per sup- mandato all’insegnamento dell’anatomia plire all’imperfezione delle coloriture im- e della fisiologia presso l’Arcispedale di presse. S. Maria Nuova, dove esisteva una famo- Anche al riguardo di Antonio Serantoni, sa scuola chirurgica e dove i laureati in disegnatore, incisore e modellatore in ce- Medicina di Pisa erano obbligati a seguir- ra, l’articolo su citato offre particolari e vi un corso pratico prima di conseguire la preziose indicazioni: Abbiasi qui quella «matricola». Il Mascagni trovò in S. Ma- ben meritata parte di lode in questo insi- ria Nuova la tranquillità, i mezzi e il ma- gne lavoro, che si compete all’egregio teriale che gli permisero di condurre in incisore anatomico A. Serantoni, per i porto la monumentale Anathomia Univer- molti disegni di queste tavole fatti sui ca- sa, corredata da 44 grandissime tavole in daveri sotto gli occhi stessi dell’autore, e rame, disegnate, incise e colorate da An- per tutte le incisioni di esse mentre l’au- tonio Serantoni. Paolo Mascagni aveva tore viveva, non che per i contorni, che concepito l’idea di esibire per mezzo del- in parte faceva vivente l’autore, e il resto le sue tavole tutte le parti del corpo uma- va sulle tavole mano a mano facendo. no juxta archetypum hominis adulti: « co- L’abbia sì ancor più per la perizia con minciò quindi i suoi lavori sulla dimen- cui conduce a compimento e perfezione sione di una figura umana di 3 braccia to- le tavole tirate a colori, per mezzo del scane», dell’altezza cioè di m. 1.75 circa, pennello ... Desso incisore anatomico procurando di farla eseguire in 4 diverse possiede a tal grado l’anatomia pratica, situazioni: imparata sotto lo stesso Mascagni, da 1a : superficie del corpo umano, spogliato formare in cera le tavole stesse della del tegumento, con la dimostrazione dei grande anatomia, avendo egli dato prova sottoposti muscoli, vasi e nervi; di questa capacità nelle due belle statue 2a : il Secondo Strato de’ muscoli soprad- formate in cera, e decomponibili dalla detti cogl’indicati vasi e nervi; cute alle ossa , esposte nella capitale 3a : Terzo Strato dei medesimi; della Toscana. 4a : Scheletro». Come nel Mascagni il Fontana trovò un Ogni figura doveva essere rappresentata valente anatomico, così nel Susini trovò nella duplice veduta anteriore e posterio- l’artista duttile che seppe portare la cero- re. Si predisposero inoltre XV tavole per plastica alla perfezione anche dal punto di la configurazione dei visceri ed oltre 40 vista scientifico, oltre che da quello este- figure di varie parti speciali del corpo tico. Clemente Susini, durante il suo ap- umano che il Mascagni fece incidere nei prendistato, lavorò come aiuto del model- 241 latore Giuseppe Ferrini, ma, dotato come za, leggibilità estrema e distinguibilità era di una migliore preparazione artistica delle parti abbiano ben poco a che fare e di una maggiore sensibilità, superò in con i cadaveri dissecati. L’attenzione a breve il maestro, tanto che già nell’agosto certi particolari, il filo di perle intorno al del 1782 ne aveva preso il posto. Il Susini collo, che interrompe ed esalta l’integrale divenne così l’artefice principale della e perfetta nudità della donna scomponibi- maggior parte dei modelli anatomici in le, le pose volutamente languide o estati- cera policroma esistenti nel museo fioren- che, come nella donna che intreccia mol- tino e in altri musei italiani. Partendo dal- lemente le dita in una ciocca della treccia, le dissezioni magistrali di Fontana, Boni- rimandano alle convenzioni della rappre- coli , Mascagni e Uccelli, egli portò la sentazione artistica. tecnica ceroplastica per queste prepara- Con il passare del tempo i preparati in zioni a livelli mai prima raggiunti e mai cera sono impiegati sempre più diffusa- più superati. La sua conoscenza dell’ana- mente per raffigurare vizi di formazione tomia umana era divenuta così profonda dei vari organi o neoformazioni patolo- che poté eseguire una statua anatomica giche vere e proprie. E’ in campo ostetri- destinata all’Università di Pavia senza co dove si avverte quanto prima l’esi- avere il cadavere davanti. Tra le prepara- genza di avere sott’occhio simili model- zioni più belle citiamo quelle acquistate e li, elaborati per raffigurare con evidenza portate a Cagliari dall’anatomista France- le anomalie del canale di parto. Nell’Ot- sco Antonio Boi: si tratta di 23 preparati, tocento tuttavia si modellano comune- tutti firmati da Clemente Susini e da lui mente preparati di interesse patologico eseguiti fra il 1803 e il 1805; sono disse- che riguardano le branche specialistiche zioni diverse da quelle della Specola e più diverse, come la dermatologia, l’ocu- non copie; si tratta di opere eseguite nella listica, ecc. Né mancano raccolte di inte- piena maturità di quest’artista, nelle quali resse antropologico. la perfezione dell’esecuzione è veramente Va infine ricordato che la cera viene usa- straordinaria. Altre cere firmate dal Susini ta anche per documentare, in proporzio- si trovano a Bologna, accanto alle opere ne ingrandita, le nuove e moderne figure del Lelli e dei Manzolini. Tra queste è no- che svela l’indagine microscopica. tevole il corpo di una giovinetta giacente della quale è rappresentata soprattutto la splancnologia. La scelta del corpo bello, Cesare Bettini. disegnatore anatomico del modello giovane, femminile, può bene e ceroplasta essere un allineamento su posizioni di cultura neoclassica, suggestionate, anche, Cesare Leonardo Bettini nacque a Bolo- da precisi ricordi della plastica canoviana. gna il 22 dicembre 1801 da Onofrio Lo- L’esasperata declinazione iperrealista, ot- renzo e Teresa Moratti, in un particolare tenuta mediante l’inserimento di parti, momento storico (gli Austriaci sotto le quali denti, capelli, peli naturali, può an- mura della città e la fondazione della Re- ch’essa trovare, almeno in parte, giustifi- pubblica Cisalpina). Non si hanno notizie cazione nel fatto che il preparato in cera di quegli anni circa i Bettini, ma è facile doveva rendere l’esatta impressione di immaginare che le loro condizioni, inseri- quella tratta dal cadavere; anche se, in ef- te nel contesto sociale, non fossero facili. fetti, l’artificio artistico costruisce una se- Il crollo della potenza napoleonica (1813) conda realtà, più vera del vero, dato che e la povertà che ne seguì vedono Cesare anche una mediocre esperienza nelle sale dodicenne occupato negli studi. Ma qua- anatomiche può facilmente far capire co- li? E’ dubbio che la famiglia avesse la me queste rappresentazioni, per vivezza possibilità di avviare Cesare agli studi su- cromatica, consistenza plastica, freschez- periori, sebbene risulti che suo fratello 242 Carlo avesse ottenuto la laurea in medici- presso il Gabinetto Anatomico dell’Uni- na. Certo è che l’interesse per gli studi versità, come dimostra la sua produzione anatomici fu da Cesare mostrato per tutto artistica. il corso della sua vita lavorativa. Maturato in un’epoca in cui l’anatomia Dobbiamo supporre che Cesare avesse macroscopica poteva dirsi praticamente una predisposizione ed una passione per definita, Cesare riguardò invero l’uomo le arti figurative. Il suo inizio come dise- non solo dal punto di vista tecnico-artisti- gnatore e come litografo nel 1834, cioè a co dell’armonia delle forme, ma anche 33 anni, dimostra che la sua preparazione del dimostratore che, nel presupposto di era durata diversi anni. A parte il dono na- diffondere l’esatta concezione del patri- turale per il disegno, egli deve aver appre- monio dottrinale fondamentale per la pre- so da giovane le tecniche litografiche parazione del medico, è volto ad appro- presso un laboratorio specializzato. Nulla fondire l’analisi descrittiva dei singoli si sa su questo periodo della sua vita. E’ particolari morfologici e funzionali del noto solo che ancor giovane fu assunto corpo umano nonché a raffigurare vizi di dall’Università per occuparsi del Gabinet- formazione dei vari organi o neoforma- to Anatomico che in un primo momento zioni patologiche vere e proprie. si occupava di anatomia patologica veteri- Con il Settecento e il progredire della me- naria ed in un secondo tempo anche di todologia sperimentale, nelle scuole ana- quella umana. tomiche divenne sempre più impellente la La dura repressione durante la restaura- necessità di conservare il materiale anato- zione post-napoleonica non possono non mico, per sua natura assai deperibile, ai aver condizionato la vita del giovane Ce- fini dello studio o ancor più dell’insegna- sare che nel 1823 aveva 22 anni. E’ pro- mento, perché molte preparazioni richie- babile anche che egli avesse preso contat- devano tempi lunghi e non sempre si po- to in quegli anni con società segrete, co- teva disporre di materiale fresco per la di- me la massoneria. E’ anche ovvio che, in mostrazione. tal caso ogni sua azione fosse coperta da Per gli organi e preparati di piccole di- un’assoluta riservatezza, visto il pericolo mensioni si faceva di solito ricorso alla di subire sanzioni, anche le più gravi. conservazione nello «spirito di vino», Sposò giovanissimo Geltrude Della Casa mentre per le preparazioni più complesse dalla quale l’8/4/1819 ebbe un figlio, Car- si procedeva alla loro riproduzione in cera lo Francesco Napoleone Maria. La libertà o altro materiale plastico, ricercando nel portata da Napoleone ed il conseguente contempo metodi conservativi «a secco» «napoleonismo» erano certamente rimasti basati sui processi di mummificazione impressi nella mente di Cesare il quale, che consentivano di ottenere preparati na- dando questo nome al figlio, esprimeva turali, più maneggevoli, e quindi più ido- quale fosse la sua tendenza politica. Il no- nei, per la didattica. me Carlo forse rispecchia il suo amore Così, a partire dal Settecento e per tutto per il fratello Carlo, oppure per Carlo l’Ottocento si formarono, a Bologna, i Luigi Napoleone (III) (1808-1873). Musei anatomici dell’Università, che in- Si può supporre che Cesare nel 1829 fos- tendevano avere un carattere eminente- se introdotto dal Prof. A. Alessandrini mente pratico. Provveduti di preparati (1786-1861) all’opera di costituzione del chiari, esatti ed appropriati allo studio, Museo di Anatomia Comparata Fisiolo- cessarono di essere un oggetto di puro gica. lusso e curiosità e offrivano all’insegnan- Cesare fa studiare medicina al figlio (stu- te un mezzo sempre allestito per la dimo- di che Cesare avrebbe voluto seguire) il strazione scolastica giornaliera e una gui- quale si laurea intorno al 1840-43. Il pa- da sicura per l’anatomia pratica sul cada- dre Cesare intanto lavorava alacremente vere. In anatomia veterinaria le dimostra- 243 Piede di cavallo con giradito. Ceroplastica policroma di Cesare Bettini. (Università di Bologna, Mu- seo di Anatomia Patologica Veterinaria) zioni a fresco sul cadavere erano quasi a sfumo o a tratto, tempera, ecc.). Questi impossibili per la necessità di avere pronti disegni venivano eseguiti dal materiale i confronti a fresco nelle varie specie do- fresco, prima di ricavarne i calchi, e servi- mestiche. vano per documentare i lavori scientifici: Tra i modellatori che hanno «firmato» se ne ritrovano infatti moltissimi riprodot- molte delle plastiche presenti a Bologna ti in memorie dell’Ercolani, col nuovo si- nei musei di veterinaria, il più noto e fa- stema di riproduzione della litografia, e moso è stato proprio Cesare Bettini, che pubblicate nei Commentari dell’Accade- fu il ceroplasta ufficiale dei gabinetti ana- mia delle Scienze di Bologna. tomici sia nella pontificia che nella regia Nella storia dell’iconografia anatomica, Università felsinea. già alla fine del Settecento il posto della Il Bettini fu un artista nel senso pieno del- calcografia era stato assunto dalla litogra- la parola. Presso il museo di anatomia pa- fia. Per eseguire una stampa litografica, tologica veterinaria sono custoditi anche l’artista disegnava con una matita grassa due volumi di grande formato nei quali la superficie di una lastra di speciale pie- sono raccolti numerosi suoi disegni origi- tra calcarea. Dopo che la pietra era stata nali, sia in bianco e nero che a colori, ri- trattata con una soluzione acida, le zone producenti mostruosità, organi patologici, ricoperte dalla matita respingevano il li- ecc., eseguiti con varie tecniche (a matita, quido passato sulla pietra, ma tratteneva- 244 no l’inchiostro dello stampatore. La quasi totalità delle tavole, contenute nei Tomi, che vanno dal 1834 al 1851 (periodo in cui Antonio Alessandrini era alla direzione del Museo di Anatomia Comparata e Veterinaria) porta la firma del Bettini, come disegnatore («C. Bettini ad naturam delineavit), o come incisore (C.Bettini in lapidem delineavit»), o co- me disegnatore ed incisore (C.Bettini ad naturam et in lapidem delineavit), o, dal 1839 al 1849, come disegnatore, incisore e tipografo (C.Bettini ad nat. et in lap. del., Lit. Bettini). Le Tabulae sono il corredo illustrativo delle Memorie che riguardano disquisi- Reticolo peritonite da corpo estraneo. Disegno zioni in materia di anatomia comparata e dal vero di Cesare Bettini (Università di Bolo- veterinaria, di anatomia patologica com- gna, Museo di Anatomia Patologica Veterinaria) parata, di teratologia e di botanica. Nella Disquisizione anatomica e fisiologi- larità, la scienza e l’arte, l’esigenza del ri- ca «Sul nervo intercostale», contenuta nel scontro obiettivo con il reperto naturale e Tomo III del 1839, ad elogio del contribu- il momento visualizzato e pittoricamente to iconografico del Bettini si legge: definito, che è opera del disegnatore, fino Meritisque laudibus defraudare nolo Cae- all’incisione sulla lastra, pronta per la sarem Bettinium ad delineandum aptissi- stampa. Da quando Leonardo aveva mum, qui icones, quas vestris oculis sum espressamente dichiarato che il corpo submissurus, summa diligentia perfecit: anatomico è il corpo non descritto, ma juvenis totus ingenium, totus optima vo- rappresentato, la raffigurazione medica luntas, cuique praeter occasiones, (et op- appariva come corredo insostituibile del tabile est profecto, ut ista nostra Acade- testo, in un confronto diretto di metodiche mia ei praebeat frequentes) nihil deest, ut operanti su dati identici. in arte excellat sua. La necessità, poi, a fini scientifici e didat- A testimonianza della presenza costante tici, di una fedele riproduzione tridimen- del Bettini nel Gabinetto anatomico e del- sionale di preparati di interesse non solo la sua stretta collaborazione con Antonio morfologico ma anche patologico, finaliz- Alessandrini, troviamo scritto nella Me- zata ad una raccolta museale, favorì la moria postuma del Dott. Ulisse Breventa- realizzazione delle cere anatomiche. In- ni «Su un caso notevole di febbre tifoi- fatti, l’insegnamento morfologico ha per dea» del 1848, riportata nel Tomo I del sua natura l’esigenza di un riscontro nel 1850: preparato, quindi la necessità di conserva- ...innanzi di internamente esaminare il re nel tempo il materiale anatomico da detto pezzo patologico, volli incaricare il utilizzare al momento opportuno in modo Pittore signor Cesare Bettini a dissegnar- adeguato. Per detti scopi si ricercarono lo con esattezza. A tal uopo fattolo tra- metodi di conservazione «a secco» di par- sportare nell’Elaboratorio del Chiarissi- ti anatomiche, che permettessero di otte- mo signor Professore Cav. A. Alessandri- nere preparati maneggevoli e utili per la ni, ove d’ordinario come sapete risiede il didattica e plastiche in gesso e cera ripro- Bettini.... ducenti sempre in grandezza naturale vi- Traspare con chiarezza, da queste parole, sceri patologici e mostruosità animali. il legame che unisce, in una grande circo- Esisteva un vero e proprio lavoro artigia- 245 nale nel laboratorio degli istituti che, uti- per lunghi anni con Bernardino Panizza, lizzando particolari metodiche, permette- professore di medicina veterinaria nell’A- va di allestire, con opportune colorazioni, teneo patavino, e in scritti di direttori del- reti vasali, statue miologiche e delicate la Scuola veterinaria di Milano che prova- plastiche in gesso e cera, considerate oggi no inconfutabilmente come opere del Bet- vere opere d’arte. tini fossero, e in alcuni casi lo sono tutto- Nonostante i molteplici metodi di lavora- ra, presenti nelle raccolte museali delle zione la scelta delle tecniche di plastifica- scuole veterinarie almeno di Torino, Par- zione in cera risente delle dimensioni dei ma, Milano e Padova. modelli, bisognosi o meno di armatura in- Nel 1867, nel catalogo del museo di Ana- terna, ed anche del maggiore o minore im- tomia patologica sopra ricordato, a propo- pegno verista richiesto al plastificatore. sito di un «modello in gesso di utero col La tecnica di plastificazione diventa, poi, sarcoma, fatto dal Bettini» si legge che più uniforme e standardizzata quando si «un modello di questo preparato fu man- richiede al ceroplasta un costante impegno dato a Parma e un altro a Torino» e nel documentario, come nel caso del Bettini. 1891 Nicola Lanzillotti-Buonsanti, a pro- Il Bettini eseguiva sugli organi e tessuti posito della collezione dell’istituto pato- patologici freschi un calco in gesso che logico della Scuola veterinaria di Milano, usava da stampo in cui versava cera calda. da lui diretta, ricorda «parecchi modelli di Una volta raffreddata la cera, il modello pezzi patologici in plastica del Castellani veniva estratto e dipinto con colori ad (Castellari) di Bologna, dipinti dal Bettini olio. pure di Bologna». Vere opere d’arte sono le plastiche in ar- Significativo che all’epoca direttore del gilla, gesso e cera, eseguite dal Bettini, at- suddetto istituto fosse Gian Pietro Piana, tualmente conservate nel Museo dell’Isti- già allievo di Ercolani a Bologna, che an- tuto di Patologia Generale e Anatomia Pa- che da cattedratico continuava ad avvaler- tologica Veterinaria, che riproducono, si dei ceroplasti bolognesi che aveva avuto sempre in grandezza naturale, visceri di modo di conoscere ed apprezzare negli animali domestici con lesioni anatomo-pa- anni del suo assistentato presso l’Ercolani. tologiche e mostruosità. Le plastiche di Della presenza a Padova di plastiche del Anatomia Patologica sono tutte veramente Bettini ci informa lo stesso Ercolani in al- pregevoli e fra queste sono degne di men- cune lettere tratte dalla sopra ricordata zione le polmoniti dei bovini, le idatidosi corrispondenza con Bernardino Panizza, epatiche e gli invaginamenti intestinali dalle quali stralciamo alcuni passi, pre- conseguenti a calcolosi dei cavalli. Altret- mettendo la data: tanto pregevoli sono le plastiche inerenti z 16 novembre 1863. ...si potrebbe com- la Teratologia e fra queste appaiono inte- binare (qualora il Panizza tornasse a ressanti le malformazioni della bocca nei Bologna) di fare eseguire in doppio le vitelli espresse come micro e macrosto- preparazioni in gesso ed in cera che io mie, la malattia del vitello ricurvo (Schi- faccio eseguire pel nostro Museo o fare stocormus fissiventralis) e alcuni preparati eseguire quelle che Ella desiderasse. di mostruosità rarissime, come la ciclopia. Gli artisti sono abili ed abbastanza dis- L’abilità del Bettini nel trarre forme da re- creti. In media le preparazioni in sca- perti e parti anatomiche era conosciuta ed gliola colorite e montate in tavoletta mi apprezzata anche al di fuori dell’ambiente costano 20 o 22 lire tutto compreso...io universitario bolognese, di cui troviamo spero che facendone due copie invece testimonianza, oltre che in varie voci del d’una si potrebbe avere qualche van- catalogo del museo di anatomia patologi- taggio. ca di mano dell’Ercolani, anche nella cor- z 3 dicembre 1863. Non posso dirle quali rispondenza che quest’ultimo intrattenne preparati di Anatomia Patologica abbia 246 in animo di raccogliere perché di questi Grazie all’opera di Cesare Bettini ebbe occupandomi dipenderà dal caso man inizio, nell’800, nell’ateneo bolognese mano che mi si presenteranno. Ella po- una vasta raccolta di materiale, completa- trà dirmi quali tipi amerebbe meglio di ta dalla raccolta di dissezioni opportuna- possedere. Le sarà più facile di dirmi mente trattate di cadaveri di animali do- quali preparazioni di Anatomia norma- mestici, sorta nello stesso secolo per ini- le desidera perché allora ne parlerò ziativa di Clemente Papi. Da queste colle- agli artisti e per questi le potrò dire zioni sono nati i due attuali musei veteri- precisamente il prezzo. Anzi sarebbe nari di Anatomia degli Animali Domestici bene che Ella vedesse uno di questi e e di Patologia Generale e Anatomia Pato- dettomi poi il suo parere io potrei rego- logica Veterinaria. larmi per fare eseguire due copie della Nel 1849 il prof. Alessandrini, accettan- preparazione che sceglierei per me. do di presiedere il «Consiglio dei tre» di z 7 dicembre 1863. Fui occupato per me Bologna, si compromise agli occhi delle e per lei a cavar la forma ad un enorme autorità pontificie. Nel 1850 fu interdet- fegato bovino che è un bello esempio di to a tutti gli uffici, a non mettere piede cancro incistidato. Ne ho pure conser- all’Università ed a consegnare i suoi vato un pezzo nello spirito per Lei, che Musei. Ovviamente il Bettini dovette le giungerà a lavoro compiuto. Sarò trovarsi in una situazione difficile. Inol- ben lieto che il genere di lavori che qui tre, era stato dolorosamente colpito dalla si possono fare riuscirà di suo aggradi- condanna all’esilio in Egitto (Alessan- mento. Il preparato è certo di somma dria d’Egitto) del figlio per motivi politi- importanza per le gravi questioni pato- ci, e seriamente preoccupato per la sua logiche che ne emergono. Ho già passa- nuova vita senza sufficienti disponibilità to la nota delle preparazioni anatomi- finanziarie. Tuttavia, la sua attività conti- che da Lei desiderate all’artefice per- nuò, passando indenne dalla amministra- ché su per giù me ne dica il prezzo e di zione pontificia dell’Università a quella questo pure a suo tempo e quando avrò dell’Italia unita. esaminato la preparazione che si sta al- Dopo la liberazione della Lombardia e lestendo. della Toscana, il figlio di Cesare torna in z 16 dicembre 1863. Lo ringrazio per Italia e si sistema con la famiglia a Livor- aver accettato il pensiero che ebbi di no dove lo raggiungerà più tardi il padre. fare eseguire anche per Lei una copia Di quel periodo si ha l’unica fotografia di del fegato bovino con cancro dissemi- Cesare scattata dal figlio. nato ed incistidato...Dallo scandaglio Sul finire dell’800, la documentazione pa- fatto ora con gli artisti io spero che tut- tologica e teratologica su plastica e la to compreso non si oltrepasserà la spe- conservazione sotto spirito dei pezzi pato- sa di 55 franchi. logici sono state sostituite dalla riprodu- z 10 aprile 1864. Sono davvero contento zione su lastre fotografiche e dalla con- che Ella abbia gradito l’opera del no- servazione in formalina, metodi che pur stro artefice Bettini. Io lo credo valen- avendo il vantaggio dei bassi costi hanno, tissimo se pure non sia un buon giudice però, contribuito ad eliminare il rapporto in tale materia...Ho fatto cavare la for- diretto con gli oggetti reali. ma di un cancro di vescica di bue e l’ho Nonostante ciò, dai tempi dell’Ercolani fatto estrarre in doppio ed una sarà per ad oggi la collezione è notevolmente au- Lei. Questo servirà ad illustrare il fega- mentata grazie anche all’opera di medici to ed il ganglio che le sono stati spediti veterinari che hanno inviato all’Istituto i e la illustrazione si riassume in una reperti patologici e teratologici più signi- conclusione finale e cioè che il cancro è ficativi rinvenuti durante la quotidiana un morbo comunissimo nei buoi. pratica professionale. Per questo la rac- 247 colta testimonia nel corso di quasi due se- tica veterinaria ». Il Polso, Marzo 1985, coli le varie condizioni patologiche e per- pagg.74-75. ciò anche socio-economiche del patrimo- A. 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248 Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 I PREPARATI MICROSCOPICI DEL MUSEO DI ANATOMIA DEGLI ANIMALI DOMESTICI DELLA FACOLTÀ DI MEDICINA VETERINARIA DI BOLOGNA MARIA LUISA LUCCHI - EMILIO CALLEGARI SUMMARY

THE MICROSCOPIC PREPARATIONS OF THE MUSEUM OF ANATOMY OF DOMESTIC ANIMALS OF THE FACULTY OF VETERINARY MEDICINE OF BOLOGNA

The preparations for microscopic examination of tissues which can be seen in the Museum of Anatomy of Domestic Animals of the Faculty of Veterinary Medicine of Bologna are part of a collection which belonged to professor Clemente Papi (1845-1922). Called to the professorship of Veterinary Anatomy of Bologna in 1882, he devoted his work to the organization of the Museum itself. However the preparations were never mentioned in the catalogues of the Museum, compiled in 1885, 1900 and 1910 by professor Papi; therefore it is reasonable to think that when he retired from the Chair he donated his personal collection to the Institute of Veterinary Anatomy and that prof. Negrini, who was successor to Papi in the academic year 1912/1913, and wanted to save the precious material, thought to present it, as pictures, together with the macroscopic anatomical preparations. The microscopic preparations are characterized by a peculiar frame; it is a very thin wood strip, 1 mm thick and 80 x 28 mm large, with a central circular opening in which is situated a very thin disc, 23 mm in diameter, on which the tissue, covered with Damar resin, is placed. On the back of the strip there is a glued paper rectangle. It also has an opening, smaller in its diameter (15 mm) providing a border which is the support for the disc in which the tissue is placed. These «XIX century glass slides», still legible and interpretable with our present knowledge, show how great was the interest in knowing the intimate structure of an animal organism in order to complement the macroscopic observations made on the cadaver in the dissection room. These rediscovered and restored microscopic preparations are now shown again, together with the anatomical «a secco» preparations in the Museum, as a testament to the unity of morphological Sciences.

Cenni storici si legge: Il Catalogo non ha una rubrica speciale riguardante i preparati di ana- Nel 1993, in occasione del trasferimento tomia microscopica, giacché un migliaio dell’Istituto di Anatomia degli Animali di questi che sono adoperati per le di- Domestici e dell’annesso Museo ad Oz- mostrazioni scolastiche, sono di mia zano Emilia, nella nuova sede della Fa- pertinenza; trecento, circa, sono di em- coltà di Medicina Veterinaria dell’Uni- briologia del pulcino, del gatto e del co- versità di Bologna, sono state ritrovate niglio. In questa frase sono contenute 20 cornici (Fig. 1) contenenti una raccol- molte indicazioni utili alla ricostruzione ta di preparati istologici databili nella se- storica dei preparati: l’utilizzo a scopo conda metà del 1800. Così risulta da una didattico, l’appartenenza e la consistenza traccia storica rinvenuta nel I volume del numerica. Inoltre, in base a quest’ultima, Catalogo del Museo di Anatomia Nor- è pensabile che il prof. Papi abbia inizia- male della Scuola Superiore di Veterina- to a raccogliere i suoi 1000 preparati pri- ria della R. Università di Bologna fonda- ma della data del catalogo. Egli è stato to e descritto dal Direttore Clemente Pa- docente di Anatomia Veterinaria nella pi, edito nel 1885 (1). Regia Università di Bologna dall’a.a Nelle pagine d’introduzione al Catalogo, 1881/82 all’a.a. 1912/13 e proveniva 249 Fig. 1 - Cornice in cui sono conservati i preparati microscopici dalla Scuola Veterinaria di Parma, dove laboratorio produttore. il laboratorio di Anatomia era dotato di Il materiale non fu descritto nel I volume attrezzature per lo studio al microscopio del 1885, né compare nei successivi vo- fin dal 1860, come risulta da una relazio- lumi del catalogo, editi nel 1900 e nel ne del Direttore della stessa Scuola, prof. 1910, sempre compilati dal prof. Papi Delprato, pubblicata nel 1887 sul Gior- per descrivervi minuziosamente i pezzi nale Medicina Veterinaria (2). Indubbia- anatomici di cui il Museo si era andato mente il prof. Papi usufruì di queste at- rapidamente arricchendo, grazie all’in- trezzature e dopo il suo trasferimento a tenso lavoro del personale dell’Istituto Bologna continuò ad interessarsi all’alle- da Lui diretto. Tuttavia, in vecchie foto- stimento e raccolta di preparati micro- grafie che ritraggono il Museo nei locali scopici; infatti consultando gli inventari di via Belmeloro (dove fu trasferito nel dell’epoca, conservati nell’Archivio Sto- 1922 dall’antica sede della Scuola di Ve- rico dell’Università di Bologna, si può terinaria in Palazzo Malvezzi ) con la costatare, con l’arrivo del prof. Papi, un disposizione e gli arredi conservati fino notevole arricchimento delle attrezzature al 1964, s’intravedono, all’interno delle utilizzate allo scopo e l’acquisto di ma- bacheche, cornici uguali a quelle ritrova- nuali di tecnica microscopica, mentre te. Pertanto, è probabile che, dopo il non si trova alcuna voce riguardante pensionamento del prof. Papi, i preparati l’acquisto di preparati microscopici, siano rimasti alla Scuola Anatomica Ve- d’altra parte riconoscibili perché abitual- terinaria e il suo successore, prof. Negri- mente etichettati con l’indicazione del ni, li abbia raccolti nelle cornici per 250 esporli nel Museo, divenendone parte in- animali (Anfibi, Uccelli, Mammiferi do- tegrante fino al 1964, anno in cui per la- mestici), disposti in tre file, ed è sistemata vori di ristrutturazione dei locali le ba- sotto vetro in una cornice munita di ganci cheche furono smontate e, quando furo- per appenderla (Fig.1). no riallestite, i preparati microscopici fu- Oltre alle 20 cornici, numerosi preparati rono dimenticati. con la stessa tipologia erano sfusi nei cas- setti di una vecchia istoteca. Questi ultimi mostrano annotazioni scritte a matita sul Tipologia dei preparati legno e spesso una seconda etichetta di fattura diversa da quella originale, su cui I preparati sono caratteristici per la monta- è ricopiata con grafia diversa, ma soprat- tura del tutto particolare (Fig.2). Il tessuto tutto più grande e quindi di più facile let- è collocato su un disco di vetro sottilissi- tura, la dicitura che si trova sull’etichetta mo, del diametro di 23 mm e ricoperto originale. Probabilmente erano quelli che con uno strato di gomma Damar, a quei il prof. Negrini non aveva messo in corni- tempi più usata del balsamo di Canadà, e ce e continuato ad usare per le esercita- incastonato, poi, in un’apertura circolare zioni degli studenti. al centro di una listerella di legno, legge- La particolare montatura conferma la col- rissimo, probabilmente di cedro, spessa 1 locazione storica dei preparati nella se- mm, e delle dimensioni di 80x28 mm, le conda metà del 1800; essa, infatti, è ugua- stesse di un vetrino portaoggetto. Sul retro le a quella di molti preparati esposti nella della tavoletta è incollato un rettangolo di Sala Golgi, il Museo dedicato all’illustre carta (bianca o spesso finemente decorata Maestro di neurologia, e fu ideata dallo con disegni geometrici di colore seppia) stesso Golgi per conservare più a lungo il anch’esso con un’apertura circolare, ma di tessuto nervoso colorato colla sua «rea- diametro più piccolo (15 mm). e quindi zione nera o cromoargentica» ed è così debordante all’interno dell’apertura della descritta in un manuale di «Tecnica mi- listerella di legno. Il preparato è incollato croscopica» (Torino, Unione tipografico su questo bordino di carta. Ogni listerella Editrice) tradotto nel 1885 dal dott. V. porta un’etichetta rettangolare, con corni- Oliva dal testo in lingua tedesca del dott. ce blu stampata, su cui è scritto a penna, Carlo Friedlaender, riveduto e arricchito con inchiostro di china nero, l’animale, di tavole e numerose aggiunte dal dott. l’organo o il tessuto, e in quest’ultimo ca- Martinotti (3): Si prende un vetrino co- so, anche la regione del prelievo. I metodi prioggetto piuttosto largo, e su di esso si di preparazione considerati di routine non pone la sezione microscopica, già resa sono riportati sull’etichetta, mentre lo so- trasparente, che si ricopre con una o più no i metodi più sofisticati, ad es. le inie- gocce di gomma Damar. Poscia si tiene il zioni vascolari, il trattamento con ac. vetrino in luogo riparato dalla luce e dal- osmico, con sali d’argento o con cloruro la polvere sino a che la gomma Damar d’oro. Solo in pochissimi preparati è indi- sia essiccata. Allorché questo è avvenuto, cata la data, scritta sull’etichetta o sul le- si prende una listerella di legno, munita gno. I preparati sono collocati su una tavo- di un foro al suo centro. Su di questo si la di legno (40 cm x 30 cm) e trattenuti fissa il vetrino coprioggetti che porta il sulla stessa mediante un elastico fissato preparato in modo che quest’ultimo sia con borchie di ottone così da ottenere del- rivolto verso il foro del portaoggetti. Lo si le asole della larghezza della tavoletta può allora esaminare comodamente in stessa; una piccola borchia di ottone, inol- tutti i modi attraverso lo spessore del ve- tre, sostiene ciascun preparato. Ogni tavo- trino coprioggetti. la contiene 30 preparati di organi diversi A proposito di esaminare il preparato, ab- e, spesso, lo stesso organo in differenti biamo recuperato, insieme alla raccolta, 251 Fig. 2 - Preparato istologico; sezioni di tessuto su disco di vetro, ricoperte con gomma Damar; verso e retro di una listerella di legno. due «preziosi» strumenti in commercio petrolio, e lo specchio. nella seconda metà del 1800: un micro- Per apprezzare ulteriormente il lavoro di scopio della ditta Carl Reichert di Vienna, allestimento dei preparati e il valore che senza condensatore e un altro costruito a essi assumono nell’ambito della ricerca, Parigi da Hartnack, munito di revolver vale la pena di considerare i protocolli con tre obiettivi, del condensatore (appa- dell’epoca, le considerazioni e i suggeri- rato di Abbe) o diaframma ad iride e di menti, così come si leggono nel manuale specchietto per orientare la luce; luce per sopra ricordato. la quale gli istologi tedeschi lamentavano che... il clima tedesco, così ricco di giorni nebbiosi e foschi, obbliga molto spesso Metodi di allestimento del tessuto perfino nelle ore del dì a ricorrere a fonti e colorazione luminose artificiali, e ciò specialmente per forti ingrandimenti... Adoperando la Lo spessore consigliato per le sezioni di luce diretta della fiamma (lampada di Ar- organi freschi era di 0,05-0,1 mm, e di gand) si raccomanda di correggerne il 0,01-0,03 mm per gli organi induriti. colore giallo con un anello situato sopra L’«indurimento» si otteneva mediante im- l’oculare e che porta un vetro piano di mersione in alcool assoluto puro (sconsi- colore azzurro. Inoltre per ottenere facil- gliato era lo spirito di vino per le sue im- mente una bellissima luce bianca che ca- purezze), o in acido picrico, o in acido de in raggi paralleli sullo specchio si sug- cromico oppure in sali di cromo. L’alcool gerisce di porre un globo da «calzolaio» era il mezzo di indurimento consigliato ripieno di una soluzione di solfato di ra- per quasi tutti i tessuti perché, si legge nel me ammoniacale tra la lampada a gas, o a manuale, esso induce nei tessuti modifica- 252 zioni semplici e facili da controllare, men- tomia microscopica si accompagnava la tre l’indurimento nei sali cromici dà luo- citologia che richiedeva una più accurata go, secondo il tempo, la temperatura ecc. conservazione della struttura cellulare. a modificazioni di colorito, di trasparenza Altro metodo per ottenere l’indurimento ecc. difficili da valutarsi. Per il tessuto del tessuto fresco o anche di tessuto la- nervoso, in particolare per la sostanza sciato per 24-48 ore nel liquido di Muller bianca, l’alcool era, invece, sconsigliato (bicromato potassico2%, solfato sodico perché: Stante la piccola quantità d’acqua 1%, acqua distillata 100 ml.) era il conge- contenuta in queste parti, esso non le può lamento che si otteneva polverizzando indurire a sufficienza, mentre poi loro sot- dell’etere sul tessuto mentre lo si tagliava. trae una gran parte delle sostanze grasse Il tessuto così indurito era tagliato al mi- della guaina midollare delle fibre nervose, crotomo, spesso senza procedere all’in- sostanze che poi precipitando sotto forma clusione. La paraffina, il collodio, la cel- cristallina alterano di molto il tessuto. loidina, la gomma arabica, il sapone tra- L’«artefatto» introdotto dall’allestimento sparente, erano mezzi di contenimento e del preparato e che discosta dalla realtà considerati non indispensabili per il ta- era già tenuto in conto con queste parole, glio. La paraffina, in particolare, solleva- valide anche per l’istologo di oggi: Chi si va molte critiche; l’arrotolamento delle accinge ad indagini istologiche deve sem- sezioni, le pieghe sul tessuto, il calore pre tenere presente nella mente che egli della paraffina fusa, tutti i passaggi nei compie un atto analogo allo sperimento solventi della paraffina prima e dopo il ta- fisico e all’analisi chimica. Non è il porre una particella di tessuto al fuoco di un si- stema di lenti o lo esaminarlo a un forte ingrandimento che costituisce l’esame mi- croscopico, ma un complesso di operazio- ni mercé cui noi poniamo gli elementi morfologici in condizioni fisiche e chimi- che tali che essi ci rivelino le proprietà che valgono a caratterizzarli ed a distin- guerli da parti analoghe. Questo comples- so di operazioni deve essere condotto se- condo un piano prestabilito, con regole acconce ed usando le cautele necessarie a raggiungere lo scopo, il quale in tesi ge- nerale deve essere uno: il riconoscere o dimostrare una verità di fatto. Si parlava di fissativi solo a proposito del- lo studio del processo di cariocinesi (stu- dio iniziato da Fleming nel 1882 nei tes- suti animali e da Strassburger nei tessuti vegetali). Per costatare le figure del nu- cleo è indispensabile esaminare il tessuto vivente o immerso, vivente, in reagenti capaci di fissare, senza alterare le forme che assume il processo nei suoi differenti stadi e sono suggerite diverse miscele di reagenti: ac. osmico, ac. cromico, ac. pi- crico, ac. acetico. Evidentemente lo stu- Fig. 3 - Lingua: fibre nervose e ganglio: metodo dio dei tessuti stava affinandosi: all’ana- al cloruro d’oro. 253 glio erano motivi di critica negativa all’u- rendere rapidamente trasparenti gli ogget- so della paraffina. Il mezzo di conteni- ti trattati con l’alcool, di non sciogliere i mento eventualmente usato e raccoman- colori di anilina e di rendere trasparente dato era la celloidina: …il preparato, in- la celloidina senza alterarla, non avessero volto nella sua buccia pressoché traspa- odore troppo sgradevole e che, inoltre, rente di celloidina, è sezionato col micro- non fossero troppo costosi. A conclusione tomo (avendo cura di bagnare il rasoio del lavoro si raccomandano: con alcool) ed ogni sezione può essere - olio fino di legno di cedro (£. 5,25 al Kg colorata con ematossilina o carminio, presso la fabbrica di Schimmel di Lip- esaminata e conservata sempre avvolta sia) nella celloidina. Inoltre ... se si vogliono - olio di origano (£.18,75 al Kg) chiudere queste sezioni nelle sostanze re- - olio finissimo di legno di sandalo sinose non bisogna far uso né di alcool (£.62,50 al Kg) assoluto, né di etere, né dell’olio di garo- I microtomi dell’epoca erano definiti «ci- fani, né di altra sostanza capace di scio- lindrici a mano» alcuni dotati di una la- gliere la celloidina, ma di disidratare i stra di metallo per congelazione . Altri preparati con alcool 90% e renderli tra- microtomi erano a slitta, ed erano ritenuti sparenti collo xilolo, col creosoto, col- «discretamente costosi» perciò si suggeri- l’essenza di bergamotto. sce: a chi voglia far senza di questi sopra A proposito di questi oli che rendono tra- descritti si raccomandano quelli cilindrici sparenti i preparati dopo la colorazione, cosiddetti a mano, per mezzo dei quali e in un lavoro di Nelsen e Schiefferdecker con un po’ di esercizio si possono ottene- (Archiv für Anatomie del 1882, S, 204) re delle sezioni sufficienti e si possono far sono stati esaminati 24 oli essenziali per costruire da qualunque meccanico per trovare quelli che avevano la proprietà di poco sia abile.

Fig. 4 - Nervo sciatico di rana: trattamento con ac. osmico per evidenziare la guaina mielinica e co- lorazione con carminio ammoniacale dei nuclei delle cellule di nevroglia. 254 Le colorazioni più frequenti nei preparati della raccolta sono state ottenute con il carminio, l’ematossilina e l’eosina. Il car- minio, introdotto fin dal 1858 da Harting e Gerlach si usava sciolto nell’ammoniaca (carminio ammoniacale) e era raccoman- dato per colorare intensamente i nuclei e la nevroglia. La preparazione di questa soluzione sembra essere assai critica e la colorazione non sempre risultava buona: La stessa cosa (un insuccesso) pare che sia capitata anche al Gierke... Questi, pe- rò, che aveva visto i preparati colorati dall’Holier (che aveva commercializzato la sua soluzione) dice che erano vera- mente bellissimi. Così commenta il Fried- laender che riporta una lunga serie di me- todi di colorazione col carminio (picro- carminio, carminio al borace, carminio acetico, alluminato, al carbonato di liti- na). Anche per la colorazione con l’ema- tossilina i metodi erano molteplici ( di Kleinenberg, Ehrlich, Renaut, Mayer, Flesch Dippel, Rindflish, Weigert, Hei- denhain), tutti tesi alla maggior nitidezza delle strutture colorate e alla conservazio- ne dei colori nel tempo. La colorazione Fig. 5 - Lingua di cane con iniezione vascolare di con la sola eosina era utilizzata per evi- carminio. Notare la nitidezza della rete vascolare. denziare i globuli rossi e le cellule eosi- nofile del sangue, mentre più spesso si go una colorazione bruno scura della so- usava combinata con «una colorazione stanza, in mezzo alla quale spiccano co- speciale dei nuclei» per lo più con tinte me fori, come figure trasparenti raggiate, azzurre (violetto di genziana o di metile) i corpuscoli della cornea. Davanti alle o con l’ematossilina. Quest’ultima combi- difficoltà di eseguire questo metodo si di- nazione era suggerita particolarmente per ce: Noi dobbiamo sforzarci di ottenere il lo studio degli elementi del sangue. Della precipitato di argento solo nella sostanza colorazione con eosina si apprezzava la cementante le cellule, quindi possiamo possibilità di sottrarre lentamente il colo- adoperarlo soltanto sulle superfici natu- re con l’immersione in alcool del prepara- rali di tessuti, nella cui profondità i sali to, così da poter ottenere qualsiasi intensi- di argento possono penetrare assai poco. tà di colorito. Conviene versare una soluzione di nitrato Nella raccolta numerosi sono i preparati d’argento molto allungata (1:500) sopra di lamine di tessuto epiteliale trattate con una superficie lavata, quando ciò sia ne- nitrato di argento. Per questo metodo si cessario, con acqua distillata o con una raccomandava di usare soltanto tessuto leggera soluzione di nitrato di soda: dopo fresco, in cui non si erano ancora manife- circa 1 minuto la si lava di nuovo con ac- stati fenomeni di decomposizione cadave- qua distillata. Dopo breve tempo, special- rica. Tenendo una cornea per breve tempo mente sotto l’influenza dei raggi solari, nella soluzione di sale d’argento o pas- compaiono delle linee di un nero intenso sandovi sopra la pietra infernale, ha luo- sui margini delle cellule . 255 Fig. 6 - Embrione di pollo (26a ora di incubazione): si possono contare i somiti, vedere il tubo neurale e le vescicole encefaliche.

Non va dimenticato che a questo metodo cui ha luogo la riduzione del sale, né si si deve l’importante scoperta che le pareti conoscono perfettamente oggi, pertanto si dei vasi capillari sono costituite da cellule procedeva empiricamente secondo l’espe- endoteliali e non da un rivestimento a rienza acquisita; ad es. Ranvier, dopo la struttura omogenea; a questo proposito si colorazione con la soluzione di cloruro dice: «Volendo dimostrare i contorni delle d’oro, passava le sezioni nel succo di li- cellule endoteliali dei vasi capillari san- mone per 24 ore al fine di avere la ridu- guigni si inietta la soluzione di argento zione del sale. Tuttavia è sottolineato che nell’arteria». E ancora: Aggiungendo alla nei preparati ben riusciti il cilindro del- soluzione (a caldo) il 5% di gelatina si l’asse delle fibre nervose resta colorato ottiene una gelatina all’argento, molto isolatamente, di colore violetto scuro. utile per le iniezioni, che colora in bruno I preparati per dissociazione evidenziano i contorni delle cellule delimitanti lo spa- l’accurato e paziente lavoro di allestimen- zio iniettato. Inoltre iniettandola nell’al- to (Figg. 3, 4). bero bronchiale si colorano i contorni Le iniezioni vascolari sono descritte come delle cellule epiteliali degli alveoli pol- metodi molto «indaginosi», ciò nonostan- monari. te, nella raccolta, molti sono i preparati di Il metodo al cloruro d’oro aveva e ha le questo tipo (Fig. 5). Le sostanze iniettate stesse difficoltà della colorazione con sali erano soluzioni di carminio e di azzurro di argento, questo perché non si conosce- di Prussia o di blu di Berlino, a cui si ag- vano, e non si conoscono, le condizioni in giungevano alcool e gelatina. 256 Stato di conservazione dei preparati In effetti i 21 tipi di tessuto classificati nel 1801 da Bichat, l’anatomico francese a Con gli attuali microscopi i preparati so- cui si deve l’introduzione del termine di no ancora leggibili, e sopportano anche «tessuto» in biologia e considerato il fon- ingrandimenti di 40x ed oltre, senza per- datore dell’Istologia, gradualmente si ri- dere in definizione come si può costatare dussero di numero perché i morfologi si nelle figure 3, 4, 5, 6. resero conto che molti di quei tipi appar- tenevano allo stesso stipite e le diversità morfologiche che avevano indotto a rite- Considerazioni conclusive nerli differenti fra di loro altro non erano che varianti funzionali dello stesso tessu- Il valore testimoniale della raccolta è du- to. In altre parole, la convinzione che la plice in quanto i preparati, oltre a attesta- morfologia fosse espressione della fun- re il lavoro didattico scientifico del prof. zione e che la molteplicità di forme potes- Papi, narrano di quella svolta che si ebbe se rappresentare differenti momenti fun- durante la seconda metà del 1800 nello zionali della stessa cellula, portò a cercare studio della morfologia, quando nell’in- nella struttura il contenuto biologico. Fu dagine morfologica, fino allora pretta- l’inizio della biologia cellulare. mente naturista, si affacciò, con l’affer- La collocazione dei preparati nel Museo marsi della Teoria cellulare (Scheiden di Anatomia degli Animali domestici vo- 1838, Schwann, 1839), una visione speri- leva e vuole documentare l’anello di con- mentalista. Lo studio morfologico della giunzione fra Anatomia macro e micro- costituzione dell’Uomo e degli animali, scopica, un’esigenza, sia didattica sia di basato sulla dissezione, l’accurata descri- ricerca, che le Scienze morfologiche han- zione degli apparati e organi, come testi- no sentito impellente, evidentemente an- moniano i trattati di anatomia, sia umana che nell’ambito delle Scuola Anatomica sia degli animali, del 1800, la loro esatta Veterinaria di Bologna, nella seconda me- rappresentazione a scopo didattico, attra- tà del 1800. verso le preparazioni che sono all’origine Sono trascorsi più di 100 anni; i preparati dei Musei di Anatomia, sembravano fine sono ancora leggibili e rappresentano un a se stessi e non un mezzo per rintracciare documento del passato, una memoria il significato funzionale della struttura. scritta in cui leggere la storia della ricerca Non dobbiamo, infatti, dimenticare gli morfologica e contemporaneamente quel- studi fisiologici iniziati fin dal secolo pre- la dell’insegnamento; probabilmente il cedente da Spallanzani (1729-1799) e la buio, in cui sono stati dimenticati ha gio- nascente embriologia che evidenziava vato alla conservazione dei loro colori; vieppiù le potenzialità e la dinamicità del- certamente non ha giovato alla loro digni- le cellule. tà. Grazie ad essi possiamo ancora tradur- I morfologi furono quindi sollecitati a rin- re la conoscenza del passato in linguaggio tracciare gli attributi funzionali degli or- attuale. Oggi, infatti, possono essere letti gani nella struttura, ed evidenziarono, e interpretati con un occhio arricchito da grazie anche al perfezionarsi delle lenti nuove conoscenze; possiamo provare me- (obiettivo ad immersione ad acqua intro- raviglia (in positivo e in negativo) per le dotto da Amici nel 1850, apocromatico ad interpretazioni date, ma non dimentichia- immersione ad olio costruito da Abbè po- mo che all’origine dell’attuale biologia chi anni dopo) , come la struttura possa molecolare ci sono questi preparati, otte- modificarsi in rapporto alle funzioni ele- nuti con tecniche e strumenti primordiali, mentari della cellula e dei tessuti stessi e ma soprattutto c’è la mente, la volontà, la l’indagine strutturale acquisì carattere perseveranza, l’autocritica di studiosi che, morfo-funzionale. di là dalle conclusioni cui essi arrivarono, 257 ebbero il merito di costruire una base per CITAZIONI un dialogo critico, verso i grandi proble- mi che da sempre l’uomo si pone e che si (1) C. PAPI, Museo di Anatomia Normale della possono sintetizzare in tre domande: «Da Scuola Superiore di Veterinaria della R. Univer- dove vengo, chi sono e dove vado»? Un sità di Bologna fondato e descritto dal Direttore tempo rispondere a queste domande era Clemente Papi, vol.I, Parma, 1885; vol. II, Par- compito esclusivo della metafisica, oggi, ma, 1900; vol.III,, Bologna, 1910. (2) P. DEL PRATO, Gli studi veterinari in relazio- più che mai, vi sono coinvolte anche le ne all’Istituto veterinario di Parma, in: Giornale discipline biologiche per una sintesi non di Medicina Veterinaria- Discorso inaugurale de- astratta fra Scienza ed Etica. gli Studi per l’anno scolastico 1886-87, Cameri- Ogni passo avanti della conoscenza (in no, 1887 p. XXXIX. qualsiasi settore) affonda le sue radici (3) C. FRIEDLAENDER, G. MARTINOTTI, La tecnica nella Tradizione, e questi preparati micro- microscopica applicata alla clinica e all’anato- scopici, veri e propri messaggi storico- mia patologica, Unione Tipografico Editrice, To- scientifici, hanno per l’Istologo la valenza rino, 1885. di simbolo in quanto lo ricollegano all’o- (4) NELSEN e SCHIEFFERDECKER, Archiv für Ana- rigine dello studio e dell’insegnamento tomie del 1882, S, 204 (citato da. C. FRIEDLAEN- DER, G. MARTINOTTI p. 56). della struttura degli organi, dei tessuti e della cellula; inoltre ricordano un lungo elenco di Maestri che col loro lavoro, col loro intelletto hanno costruito le fonda- menta della conoscenza attuale e futura.

258 Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 I PREPARATI MICROSCOPICI DI ENRICO SERTOLI BRUNO COZZI - FRANCESCO PIERETTI

SUMMARY

THE MICROSCOPIC PREPARATIONS OF ENRICO SERTOLI

Enrico Sertoli was born in Sondrio in 1842. He studied Medicine in Pavia, were he graduated in 1865 under the direction of the histologist Eusebio Oehl. Among his fellow students were Giulio Bizzozero and Camillo Golgi. After graduation, Sertoli traveled to Vienna and Tubingen to study microscopic anatomy, volunteered in the last wars of Italian independence, worked as a medical surgeon, and became assistant of Physiology at the University of Pavia. In 1870 he became professor of Anatomy and Physiology at the Superior School of Veterinary Medicine of Milan. In 1880, when the chair was split into the two disciplines, Sertoli became professor of Experimental Physiology, maintaining the teaching of Histology. His fame is due to the cells in the seminiferous tubules that still carry his name, and that he described, first in the world, in 1865. Some of his original preparations were recently rediscovered and examined. Our study describes hand-cut sections of human and rooster testicles, colored with carmine dye. We describe the extraordinary quality of the sections, and their value more than 100 years after the approx date of preparation (1870 - 1880).

Enrico Sertoli nacque a Sondrio nel 1842. linea la straordinaria validità, anche a di- Nel 1860 si iscrisse alla Facoltà di Medi- stanza di ben oltre un secolo dalla data cina dell’Università di Pavia, dove si lau- presunta dell’allestimento originale reò nel 1865 sotto la guida di Eusebio (1870-1880). Oehl, avendo come compagni di corso Camillo Golgi e Giulio Bizzozero. Studiò Il nome di Enrico Sertoli (spesso storpia- poi anatomia microscopica a Vienna ed a to in Sertòli dagli anglosassoni) è tra i più Tubinga, si arruolò volontario nelle ulti- noti al mondo nel campo dell’anatomia me campagne delle guerre di indipenden- microscopica per la semplice ragione che za nazionale, lavorò come medico e fu as- da lui - come è noto - hanno preso il no- sistente di Fisiologia a Pavia, prima di ap- me le cellule dei tubuli seminiferi del te- prodare nel 1870 alla cattedra di Anato- sticolo. A differenza di un altro grande ri- mia e Fisiologia della Scuola Superiore di cercatore italiano a lui coevo - Camillo Medicina Veterinaria di Milano. Nel Golgi - la vita e la personalità di Sertoli 1880, con lo sdoppiamento della cattedra, sono state poco studiate e anche sempli- passò ad insegnare Fisiologia sperimenta- cemente poco ricordate. Questa nota ne le, mantenendo il corso di Istologia. La ripercorre succintamente i passi salienti sua fama rimane legata fondamentalmen- della carriera e delle opere, e descrive al- te alla identificazione delle cellule dei tu- cuni suoi preparati microscopici originali buli seminiferi che ne portano il nome, e recentemente rinvenuti. che per primo descrisse in una monogra- fia del 1865. Alcuni dei suoi preparati ori- Sertoli nacque il 6 giugno del 1842 a ginali, tagliati a mano e colorati in carmi- Sondrio, da una famiglia «patrizia» (1), nio, sono stati recentemente recuperati. compì gli studi nella città natale fino al La nostra nota prende in esame sezioni momento di iscriversi diciottenne alla fa- del testicolo umano e di gallo, e ne sotto- coltà di Medicina dell’Università di Pa- 259 Fig. 1 - Preparato originale di Enrico Sertoli, circa 1880. Testicolo umano. 33 x Fig. 2 - Preparato originale di Enrico Sertoli, circa 1880. Testicolo umano. 50 x Fig. 3 - Preparato originale di Enrico Sertoli, circa 1880. Testicolo umano. 100 x via. Il periodo universitario durò dal erano tra gli allievi migliori dello stesso 1860 al 1865, anno in cui conseguì la Panizza. laurea. Già da studente Sertoli dimostrò Oehl aveva la fama di burbero (Usuelli lo un interesse spiccato per le materie mor- definisce «feroce fustigatore degli imbel- fologiche. Studiò Anatomia umana aven- li») (2), ma anche di studioso preparato e do come professore il grande Bartolo- brillante. Tra i suoi allievi vi furono Ca- meo Panizza (1785 - 1867), ed Istologia millo Golgi (1843 - 1926), Enrico Sertoli sotto la guida di un allievo del Panizza e Giulio Bizzozero (1846 - 1901), attirati stesso, e cioè Eusebio Oehl (1827 - dalla preparazione del maestro e dalla di- 1903), fisiologo e istologo (una doppia sciplina stessa, in rapida ascesa nella se- connotazione che varrà la pena di tenere conda metà del XIX secolo. Bizzozero e a mente, perché si ripeterà proprio nella soprattutto Golgi furono compagni di cor- carriera universitaria dello stesso Serto- so di Sertoli. Tuttavia tracce dei loro tra- li). Oehl e Alfonso Corti (1822-1876) scorsi comuni non sono facili da trovare. 260 Anche studi recenti, documentati e com- Le pubblicazioni di Sertoli nel corso della pleti su Golgi (3), fanno solo pochi cenni lunga carriera scientifica (37 anni di ruolo al periodo trascorso insieme a Sertoli. I a Milano !) hanno riguardato diversi argo- due si laurearono a pochi giorni di distan- menti, e l’elencazione di tutte le sue ope- za, Golgi il 7 agosto 1865 con una tesi re esula dagli scopi di questa nota. Il let- sulle malattie psichiatriche sotto gli au- tore interessato può agevolmente trovarne spici di Cesare Lombroso (1835-1909), e l’elenco in letteratura (11). tre giorni dopo Sertoli con una tesi sulla tubercolosi intestinale (4). Anche se l’opera scientifica di Sertoli Dopo la laurea Sertoli nel 1866 si recò a spaziò per vari argomenti, la sua fama è Vienna a studiare e a lavorare nel labora- dovuta alla descrizione delle cellule dei torio del celebre fisiologo Ernst Wilhelm tubuli seminiferi. Sertoli ne pubblicò una von Brücke (1819-1912), ritornando però prima caratterizzazione ancora da studen- in Italia per partecipare alla guerra di in- te (12), e ritornò in seguito ancora sull’ar- dipendenza combattendo nei pressi del gomento (13). La fortuna sua fu che i suoi passo dello Stelvio, ed in seguito prestan- lavori sull’argomento furono recensiti da do servizio come medico militare nel 68° Franz Boll (1849-1879) sulla prestigiosa reggimento fanteria impegnato nel sud del Centralblatt für medicinischen Wissen- Paese per il colera di Napoli prima e a se- schaften, dando il via al riconoscimento dare i moti borbonici in Sicilia poi (5,6). internazionale (14). Boll fu un benemeri- Dopo il congedo, Sertoli riprese la carrie- to della scienze italiana, perché attraverso ra scientifica e si recò all’Università di le sue recensioni fece conoscere i lavori Tubingen, dove tra l’altro frequentò il la- di diversi nostri biologi dell’epoca, tra cui boratorio di Hubert Luschka (1820 - Golgi (15). 1875) (7,8). Nel 1868 fu di nuovo in Italia presso il laboratorio di fisiologia di Oehl, La carriera di Sertoli fu come abbiamo vi- come assistente onorario. sto piuttosto lunga, e si concluse con il La svolta nella carriera di Enrico Sertoli collocamento a riposo nel 1907, cui pur- avvenne nel 1870 quando tenne una con- troppo seguì a breve la morte avvenuta ferenza al Politecnico di Milano sull’ali- nel 1910. Oggi Enrico Sertoli è cono- mentazione del bestiame e sulla composi- sciuto in tutto il mondo per le cellule che zione del latte: la sua trattazione fu così ne portano il nome, e questa conoscenza brillante che gli fu offerta la cattedra di è, per così dire, forse slegata dal valore Anatomia e Fisiologia veterinaria (in quel complessivo dell’opera scientifica prodot- momento vacante) presso la R. Scuola ta : si pensi che le scoperte ed i contributi Superiore di Medicina veterinaria di Mi- scientifici di Panizza, Oehl, Bizzozero fu- lano (9). Da quel momento la carriera di rono molti, importanti ed in qualche caso Sertoli si incanalò verso la medicina vete- fondamentali, ma il loro nome non è ri- rinaria : dal 1871 al 1880 fu professore di masto associato ad una struttura specifica Anatomia e Fisiologia veterinaria ed in (16). seguito, dopo la scissione della cattedra nelle due distinte di Anatomia veterinaria I preparati originali con cui Enrico Sertoli e di Fisiologia veterinaria, fu professore descrisse le cellule omonime erano rite- di Fisiologia veterinaria fino all’anno del nuti perduti. Era noto solo che esisteva collocamento fuori ruolo, avvenuto nel una collezione di «non pochi preparati di 1907 (10). Anche dopo il passaggio alla anatomia fina veterinaria, alcuni de’ quali Fisiologia veterinaria Sertoli conservò imbevuti a carminio, altri iniettati, e tutti l’insegnamento di Istologia veterinaria, di una precisione ed eleganza ammirabi- allora considerata disciplina moderna e di le...» (17). Era di conoscenza comune che ricerca slegata dall’anatomia descrittiva. i preparati originali fossero sopravvissuti 261 fino alla seconda metà del XX secolo, per più che altro frammenti. In linea generale andare poi perduti intorno al 1970 per una si ha l’impressione che lo strumento di ta- «incauta» distruzione di materiali ritenuti glio sia stato poco preciso (la leggenda obsoleti nel corso di una funzionale e mo- dice che le sezioni venivano addirittura derna ristrutturazione dell’Istituto di Fi- tagliate a mano). Alcuni dei preparati pre- siologia veterinaria e Biochimica dell’U- sentano aree eccezionalmente ben conser- niversità di Milano (sic). Recentemente vate, dove la colorazione a base di rosso parte delle collezioni, sottratte al cumolo carminio ben marca i tubuli seminiferi ed dei rottami destinati alla distruzione, è ri- il tessuto interstiziale. Gli spermatozoi comparso. Abbiamo quindi potuto osser- appaiono ben evidenti e ben conservati. In vare, restaurare (per quanto possibile) e queste aree l’aspetto del parenchima testi- descrivere alcuni dei preparati originali di colare è degno di quello osservabile nei Enrico Sertoli. preparati ottenuti con strumenti moderni, ed ancora fotografabile, in qualche caso I preparati a noi giunti appartengono a tre anche ad ingrandimenti di 40 diametri. organi diversi: un testicolo umano, un te- sticolo di gallo ed uno stomaco di feto I preparati di testicolo di gallo sono simili suino. Nella maggior parte dei preparati, per morfologia generale a quelli umani, databili circa tra il 1870 ed il 1881, è pre- ma la qualità del materiale sembra essere sente un’etichetta (verosimilmente origi- inferiore, con il colorante a carminio più nale) recante indicazioni specifiche scritte addensato sui margini dei tubuli. Non sia- a china. I vetrini porta-oggetto sono di mo riusciti a fotografare nulla oltre i 10 spessore diverso tra di loro (fino ad oltre ingrandimenti. 1 mm), anche se le sezioni di tessuto sem- brano in gran parte provenire dallo stesso I preparati di stomaco di feto suino sono blocco. I vetrini copri-oggetto sono sem- di buona qualità e discretamente conser- pre sottili, ma spesso resi opachi da una vati. Il colorante - sempre rosso carminio patina giallastra resinosa. Tutti i vetrini - marca più tenuemente ed in maniera dif- sono danneggiati dal tempo, e la maggior fusa, come per un leggero scolorimento. parte è difficilmente leggibile, anche per In realtà nelle sezioni è presente solo la la presenza di macchie di unto resistenti parte endoluminale della parete gastrica, ai più comuni solventi blandi. I tentativi e principalmente la mucosa. Forse la pre- di porre in atto restauri più decisi con sol- senza di sezioni difformi nei diversi vetri- venti di laboratorio si sono scontrati con ni (forse provenienti da più feti) indica il parziale scioglimento della sostanza che i preparati furono allestiti nel corso di (balsamo?) che unisce porta- e copri-og- uno studio sperimentale. Anche in questo getto, e sono stati abbandonati. caso non siamo riusciti a fotografare que- ste sezioni con ingrandimenti superiori al- I preparati microscopici di testicolo uma- le 10 volte. no sono fortunatamente i meglio conser- vati tra tutti, e recano una scritta più o Il ritrovamento di questi preparati permet- meno uniformemente ripetuta che indica te di apprezzarne la qualità, la buona fat- la provenienza dei tessuti dall’organo di tura artigianale, la cura nell’allestimento. uno o più «coatti» (carcerati ?) di 15 - 25 Colpisce anche una certa «povertà» dei anni. Lo spessore delle sezioni non è co- materiali di allestimento (si pensi allo stante nei diversi preparati, ed anche al- spessore diverso dei vetrini porta-ogget- l’interno delle singole sezioni esistono to), forse letteralmente auto-prodotti. Non aree palesemente difformi. La forma delle vi è nelle sezioni del Sertoli che abbiamo sezioni è incostante, ed i margini sono esaminato la bellezza spettacolare dei spesso sfrangiati; molte sezioni sembrano preparati con la «reazione nera» di Golgi 262 o di altri coevi, anche per la natura del (10) Per la carriera di Sertoli nel contesto della tessuto che si presta diversamente alla fo- R.Scuola Superiore di Medicina veterinaria di tografia ed al disegno. Tuttavia la qualità Milano si confrontino G. AURELI e B. COZZI, Il dei manufatti è notevole (questi preparati Museo anatomico dell’Istituto di Anatomia degli microscopici hanno comunque resistito animali domestici dell’Università di Milano, Na- tura - Soc. ital. Sci. nat., (Milano), 74:129-156, per ben più di un secolo !), e suscita l’am- 1984, e G. ARMOCIDA e B. COZZI, La medicina mirazione verso chi riuscì a descrivere un degli animali a Milano. I duecento anni della importante tipo cellulare in condizioni Scuola veterinaria (1791-1991), Edizioni Sipiel, che oggi giudicheremmo difficili se non Milano, 1992, pp.1-168. impossibili. Osservandoli a noi risultano (11) USUELLI, cit., pp.460-61; PUGLIESE, cit., chiari i motivi che hanno conquistato ad pp.163-64. Enrico Sertoli un posto nella storia dell’a- (12) E. SERTOLI, Dell’esistenza di particolari natomia microscopica e della medicina. cellule ramificate nei canalicoli seminiferi del testicolo umano. Il Morgagni (Napoli), 7: 31-39, 1865. (13) E. SERTOLI, Osservazioni sulla struttura dei canalicoli seminiferi del testicolo, Gazzetta Me- NOTE dicoa Italiana, Milano, 18712; F. SERTOLI, Sulla struttura dei canalicoli seminiferi del testicolo (1) F. USUELLI, Enrico Sertoli, Annuario Veteri- studiata in rapporto allo sviluppo dei nemasper- nario Italiano, 1934-35, pp. 455-461. mi. Seconda comunicazione preventiva. Gazetta (2) Ibidem, p. 455. Medica Italiana, 51, 1875; F. SERTOLI, Sulla (3) P. MAZZARELLO, La struttura nascosta. La vi- struttura dei canalicoli seminiferi dei testicoli ta di Camillo Golgi. Cisalpino Istituto Editoriale studiata in rapporto allo sviluppo dei nemasper- Universitario - Monduzzi Editore, Bologna, mi. Archivio per le Scienze Mediche, 2, 1877. 1996, pp.1-580. (14) F. BOLL Centralblatt für medicinischen Wis- (4) Ibidem, pp. 49-50. In quest’occasione Maz- senschaften, pp.263-264, 1872. zarello usa il termine «amico» nel riferire Sertoli (15) Si confronti su questo argomento MAZZA- a Golgi. RELLO, cit., p.164. (5) USUELLI, cit. pp. 455-456. (16) Il forame interventricolare di Panizza de- (6) F. NEGRINI, Enrico Sertoli, La Clinica Veteri- scritto nei coccodrilli e proprio dei rettili non è naria, 33:145-161,1910. certo conosciuto nel mondo come lo sono le cel- (7) A. PUGLIESE, Henri Sertoli, Archives Italien- lule dei tubuli seminiferi che prendono il nome nes de biologie, 53:161-164, 1910. da Sertoli. (8) NEGRINI, cit.,pp. 150-151. (17) AURELI e COZZI, cit., p.140. (9) NEGRINI, cit., p. 152; USUELLI, cit., p. 456.

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Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 LE STATUE MIOLOGICHE DEL MUSEO DI STORIA NATURALE DELL'UNIVERSITÀ DI PAVIA ED I LORO RAPPORTI CON I PREPARATI COEVI MILANESI BRUNO COZZI - CLEMENTINA ROVATI - CARLO VIOLANI - FAUSTO BARBAGLI SUMMARY

THE MYOLOGIC STATUES OF THE MUSEUM OF NATURAL HISTORY OF THE UNIVERSITY OF PAVIA, AND THEIR RELATIONSHIPS WITH THE ANATOMICAL PREPARATIONS OF MILAN

The Museum of Natural History of the University of Pavia has been recently restored and opened to the public for specific events. During the works necessary for maintenance and repair of the Collections, we noted the beautiful myologic statues of a horse, a deer (each kept in large cabinets of wood and lead glass) and a monkey. These statues closely resemble the myologic statues of the Anatomical Museum of the Institute of Anatomy of domestic animals of the University of Milan. We believe that the statues of the horse, deer and monkey of Pavia, and the statues of the horse, monkey and ram of Milan, were created by the anatomist Giambattista Volpi (1752 - 1821). In particular, there is documentary evidence, at the Archivio di Stato di Milano, which leaves no doubt that the «exploded» myologic statue of the monkey was created by Giambattista Volpi and arrived in Pavia late in December 1787. The statues of the bull and dog kept in Milan are due to the art of the French anatomist Luigi Leroy (1769 - 1820), formerly credited as the Author of all the preparations in Milan, and his son Domenico. In fact, a closer scrutiny indicates that the famous human myologic statue of Milan closely resembles another similar but «exploded» statue kept in the Anatomical Museum of the Institute of Human Anatomy of the University of Pavia. We suggest that Giambattista Volpi, and not Luigi Leroy, prepared the human statues of Milan and Pavia.

Per il lettore meno versato negli eventi anni la nascita della Facoltà medica), l’u- storici legati alla nascita delle Università nico Istituto anatomico presente in Mila- italiane vogliamo premettere che la nostra no dal 1791 (anche se i primi documenti, trattazione riguarda l’attribuzione di im- relativi al Gabinetto di Anatomia e Pato- portanti preparazioni anatomiche conser- logia, sono datati 1808) al 1924 fu quello vate a Milano ed a Pavia. La Facoltà di di Anatomia veterinaria (Anatomia degli Medicina e Chirurgia dell’Università di animali domestici), le cui raccolte costi- Milano è di nascita relativamente recente tuirono quindi il primo e unico patrimo- (anno accademico 1923/24), come tutto nio storico anatomico di Milano. l’Ateneo milanese. L’Università di Pavia Il Museo anatomico dell’Istituto di Ana- ha invece tradizioni storiche ben più robu- tomia degli animali domestici è stato de- ste, essendo stata fondata nel 1361. Nel scritto in una serie di pubblicazioni che 1791 il Governo Austriaco intese fondare ne hanno riportato la storia e analizzato le a Milano una Scuola di Veterinaria, che collezioni (2,3). Il Museo, pur se attual- per buona parte della sua storia iniziale mente inagibile, rappresenta comunque dipese dalla Facoltà medica pavese (1), e un patrimonio di notevole interesse per la che divenne infine nel 1932 Facoltà di storia della medicina e costituisce il pri- Medicina veterinaria parte dell’Università mo nucleo storico della Facoltà di Medi- di Milano. Siccome dunque la medicina a cina veterinaria dell’Ateneo di Milano. Milano nacque ufficialmente solo ai primi Ciò che maggiormente caratterizza le col- del XX secolo (anche se gli Istituti Clinici lezioni anatomiche di Milano è la presen- di Perfezionamento precedettero di alcuni za delle sei «statue miologiche» (uomo, 265 Fig. 1 - Statua miologica di cavallo, Museo di Storia Naturale dell’Università di Pavia. Fig. 2 - Statua miologica di cavallo, Museo dell’Istituto di Anatomia degli animali domestici dell’Uni- versità di Milano. Si noti la posizione dell’animale nei due preparati. Fig. 3 - Statua miologica di scimmia, Museo di Storia Naturale dell’Università di Pavia. Fig. 4 - Statua miologica di cervo, Museo di Storia Naturale dell’Università di Pavia. La posizione dell’animale è simile a quella dei due cavalli. 266 cavallo, bovino, cane, ariete e scimmia), e no alla macerazione ... Morto il Prof. Le- di alcune preparazioni di regioni del cor- roy, nel 1829, il toro, il cane, e gli altri po equino. Nel lavoro di Aureli e Cozzi preparati miologici, da lui iniziati, non si (3) vengono descritte le loro caratteristi- trovarono ultimati... In seguito ... (si deci- che e ne vengono presentate alcune im- se) di affidare la continuazione dei lavori magini. In sintesi, le statue del bovino e miologici al figlio del defunto professore del cane conservano la struttura muscola- Ingegnere Domenico Leroy... L’anatomi- re completa, grazie ad una attenta opera co Panizza, professore di Anatomia uma- di conservazione delle masse muscolari na nell’Università di Pavia, viene dal Go- stesse, essiccate e riportate sullo scheletro verno incaricato di visitare le preparazio- originale previa lavorazione con cera co- ni affidate all’Ingegnere Leroy... In una lorata. La statua dell’uomo è assai simile, nota molto vivace in data del 30 settem- ma sono conservati anche i vasi, come bre 1830, il Governo deplora egualmente pure si nota in un preparato di testa e col- che i lavori incominciati dal defunto Prof. lo di cavallo molto simile per stile e fattu- Leroy, e continuate da una parte soltanto ra ed in diverse preparazioni del cuore e (toro e cane) duravano da ben 10 anni... del torace di equini. Le statue del cavallo Oltre le statue miologiche di cane, toro ed e della scimmia si differenziano per una ariete, sono attribuite al Prof. Leroy le riduzione del volume muscolare, mentre statue miologiche di cavallo e di uomo e quella dell’ariete sembra essere per aspet- molti altri pregevoli preparati, come arte- to e fattura a metà strada tra quella del rie e vene della testa, ... cuore di cavallo, bovino e quella del cavallo. Si deve ricor- ecc. dare che le cronache più recenti riportano Come si legge fu dunque Domenico Le- anche che la statua miologica del cavallo roy a terminare, pur con notevoli indugi e ha subito danni per un incendio occorso ritardi, il lavoro del padre nel 1830. Per le negli anni del secondo conflitto mondiale altre statue le notizie sono però incerte. (4). L’attribuzione esatta della paternità L’uomo miologico, che con il bovino rap- delle statue risultava difficile. Nicola Lan- presenta il preparato più riuscito e straor- zillotti-Buonsanti (5) attribuiva con sicu- dinario, viene sempre citato a margine, o rezza la paternità della statua miologica non preso in considerazione nei dettagli. del bovino a Luigi Leroy (1769-1820), il Teoricamente le statue di uomo, cavallo, cui lungo lavoro di preparazione del bovi- ariete e scimmia avrebbero potuto essere no miologico iniziato nel 1816 si inter- state preparate anche da Giambattista Vol- ruppe prematuramente per la morte dovu- pi (1752 - 1821), primo anatomico e poi ta ad avvelenamento (i cadaveri da prepa- primo clinico della Scuola Veterinaria mi- rare venivano trattati con sublimato corro- lanese, oppure dal figlio, Luigi Volpi (6), sivo ed arsenico). Scrive infatti Nicola clinico ma ferrato anche nell’anatomia, Lanzillotti-Buonsanti: oppure da Gianantonio Zanetti, assistente Le cinque statue miologiche, ariete, toro, del Leroy, che entrò in conflitto proprio cane e cavallo [si noti che in realtà Lan- con il Leroy stesso per una questione le- zillotti-Buonsanti ne conta 5 ma ne nomi- gata al permesso di utilizzo dei cadaveri na solamente 4, tralasciando scimmia e provenienti dall’Ospedale (7). Com’è no- uomo, n.d.A.], vennero cominciate dal to, un catalogo del Museo non esiste, e le Leroy e vi lavorarono Bonora, Ghilgo, e copie dei cataloghi ottocenteschi erano ri- vari studenti di cui s’ignorano i nomi, tenute perdute. Le cronache dunque attri- nonché l’Ing. Domenico Leroy, figlio del buiscono con sicurezza la paternità delle professore, e Luigi Volpi [figlio di Giam- statue miologiche di toro (bovino) e cane battista Volpi, n.d.A.]... Il bue miologico a Luigi Leroy, mentre per le altre vi è in- fu precisamente cominciato nel 1816 dal certezza, e l’attribuzione a Luigi Leroy Prof. Leroy, che l’assoggettò in quell’an- sembra avvenire per deduzione logica più 267 Fig. 5 - Testa di cavallo, Museo di Storia Naturale dell’Università di Pavia. Si notino le iniezioni va- scolari e la preparazione dei nervi cranici. Fig. 6 - Testa di cavallo, Museo dell’Istituto di Anatomia degli animali domestici dell’Università di Milano. Si notino le iniezioni vascolari e la preparazione dei nervi cervicali. Fig. 7 - Testa di uomo, Museo dell’Istituto di Anatomia degli animali domestici dell’Università di Mi- lano. Si notino le iniezioni vascolari. Fig. 8 - Statua miologica umana, Museo dell’Istituto di Anatomia Umana Normale dell’Università di Pavia. Si notino le iniezioni vascolari. 268 che per documentazione. Contrastano con soluzione di colla a cui aveva aggiunto questa attribuzione, per le statue del ca- un po’ di arsenico perché gli insetti non li vallo, dell’uomo, della scimmia ed in par- corrodessero, e dirigendosi su di un mo- te dell’ariete, la diversa conformazione, il dello preparato a fresco dispose quei fili diverso stile ed il volume delle masse mu- sui muscoli già diseccati in quella copia scolari ridotte rispetto a toro e cane. Si che fosse sufficiente a restituir loro il ri- noti inoltre che Leroy figlio, incaricato di salto naturale. Acquistata dai fili la volu- portare a termine il lavoro del padre de- ta adesione, e diseccati, vennero spalmati funto nel 1820, si occupò solamente di to- di vernice colorata di rosso scuro, e ne ri- ro e cane. E’ possibile che abbia limitato sultarono così dei muscoli artefatti, non la sua opera alle preparazioni di cui cono- fragili, con lacerti e fibre ben distinte. In sceva la natura, perché iniziate dal padre, quei due animali i muscoli più grandi ed tralasciando quelle di altra fattura. Va an- esterni si possono togliere per mettere al- cora notato comunque che tutte le statue lo scoperto i sottoposti. Dunque Dubini miologiche avrebbero potuto essere opera parla del toro e del cane, ma non delle al- di più preparatori, succedutisi nel tempo. tre statue miologiche. Il Trattato del Du- Per meglio puntualizzare vale la pena di bini è del 1837, quindi di ben 17 anni po- riportare esattamente quanto scritto da steriore alla morte del Leroy, e verosimil- Arvedi e Minoia nel 1844 (8). mente completo per quanto riguarda le Nel Gabinetto anatòmico-patològico del- opere note dell’anatomista francese. l’Istituto Veterinario si distinguono i se- guenti preparati : Studio musculare (mio- Negli ultimi anni alcuni fatti nuovi hanno lògico) d’un uomo in atto di vibrare una aggiunto elementi concreti alle ricerche in clava ... pècora e scimia musculari, pre- corso per l’attribuzione della paternità parate da Luigi e Domènico Leroy, guaste delle preparazioni anatomiche milanesi. però dal tempo e non felicemente ristau- In primo luogo il ritrovamento, presso un rate. - Cavallo musculare, in atto d’im- deposito sotterraneo di un’altra Facoltà pennarsi. - Toro musculare ; mastino con dell’Ateneo milanese, dei «faldoni della mùscoli preparati a secco, e poscia in- veterinaria», costituiti da copiosa docu- grossati a perfetta imitazione del vero, in mentazione della Facoltà sin dai tempi del modo di rappresentare in perpetuo una XVIII secolo. E - ancor più recentemente preparazione recente, invenzione ed òpe- - la ripresa dei lavori di restauro del Mu- ra dei sullodati Leroy. - Testa di cavallo seo di Storia Naturale dell’Università di coll’apparato arterioso e venoso, pur di Pavia, alloggiato nel sottotetto dello Leroy e omai lògora dall’uso ... splendido castello visconteo. Un primo, Ancora si deve ricordare che le opere di sommario-esame dei «faldoni della vete- Leroy erano note ad Angelo Dubini, che rinaria» è stato purtroppo scoraggiante : le ricorda nel suo testo e proprio a questo decine e decine di enormi contenitori proposito scrive (9): Nell’Istituto Veteri- contengono materiali non catalogati per nario di Milano si possono vedere due su- argomento o per data o per autore, e van- perbe preparazioni miologiche in un toro no dalle partite di ordinazione del forag- e in un cane. Sono opera ed invenzione di gio alle lettere di supplica degli aspiranti. Domenico Le-Roi. Il sistema muscolare fu Per ordinare, catalogare, comprendere ta- preparato a secco col metodo che io indi- le materiale occorrerà un tempo notevole, cai [descritto nelle pagine precedenti e ri- e il rinvenimento dei cataloghi del Museo assunto nelle prossime righe, N.d.A.], anatomico è dunque legata ad un’opera conservando distese le fibre: prese poscia paziente che richiederà anni. dei fili di canapa o di lino, secondo che Invece più immediato è il riscontro dovu- voleva avere dei lacerti più o meno gros- to ai lavori di restauro delle Collezioni del si, li bagnò, come fu detto, in una satura Museo di Storia Naturale di Pavia. Du- 269 rante questi lavori sono stati riportate al cervo e di scimmia conservate a Pavia. giusto stato di conservazione ben tre sta- Crediamo che esistano, sulla base di que- tue miologiche : di un cavallo, di un cervo sti fatti, elementi per attribuire la fattura e di una scimmia. Il cavallo pavese è po- di questi preparati ad un unico artefice, sto nello stesso atteggiamento (di impen- che pensiamo di identificare nell’anato- nata) in cui è stato preparato il cavallo di mista e chirurgo veterinario Giambattista Milano, con un aspetto simile e per di più Volpi. Scriveva così di lui il Bonora (11): con una meccanica di sostegno uguale (un [omissis] ... suoi lavori sono le importanti perno dalla volta della teca in legno si fis- preparazioni miologiche di interi cavalli sa sulla sommità della testa dell’animale). esistenti nel Gabinetto di Pavia e nel Ga- Anche la teca stessa pavese, in legno e binetto Anatomico della medesima Scuola vetro piombato, è uguale a quella origina- Veterinaria di Milano. le di Milano, o almeno come ci appare in Scriveva nel 1783 il Consigliere Giusti una fotografia del 1929 (10). La statua parlando dello stesso Volpi nella prospet- miologica del cervo è del tutto simile a tiva del suo arrivo da Mantova alla isti- quella del cavallo per fattura e volume tuenda Scuola veterinaria milanese : plastico muscolare. Anche la statua della ...Il Volpi ... potrebbe ... essere opportuna- scimmia ricorda molto quella della scim- mente trasferito a Milano, ... sembra egli mia conservata a Milano. In particolare, essere più esperimentato nella parte della per il preparato di scimmia di Pavia esi- Fisiologia Anatomica, parte troppo essen- stono prove documentarie, presso l’Ar- ziale alla Scuola... Anche in Milano po- chivio di Stato di Milano (Studi, p.a., cart. trebbe il Volpi continuare le preparazioni 445), che permettono di assegnarlo a anatomiche comandate per il Gabinetto Giambattista Volpi e di stabilire, come da- della R.Università di Pavia.... (12). ta di consegna a Pavia, la fine del 1787. Secondo questa ipotesi dunque i preparati Con lettera del 14 ottobre 1787, per ordi- di cavallo, di scimmia (e forse di ariete) ne di Nicola Pecci, vice presidente del di Milano, e quelli di cavallo, di scimmia consiglio di governo della Lombardia Au- e di cervo di Pavia sarebbero da attribuirsi striaca, fu comunicata ad Antonio Scarpa, a Giambattista Volpi, e risalirebbero al- direttore del Museo anatomico di Pavia, l’ultimo ventennio del XVIII secolo. Essi la «Nota dei pezzi anatomici che esisteva- potrebbero essere stati preparati tutti in no nel Lazzeretto presso il Professore Ve- Pavia (13), ed in seguito alcuni trasferiti a terinario Gio Batta Volpi, che si trasmet- Milano, oppure essere opera dello stesso tono a Pavia per essere collocati nel R.le anatomista (il Volpi appunto) in fasi suc- Museo di Storia Naturale». In essa al cessive della propria carriera. Le statue punto n° 4 figurano «Due Scimie madre milanesi del bovino e del cane rimangono e, figlia imbalsamate, ma distrutte». Il ter- fermamente attribuibili invece a Luigi Le- mine «distrutte» sta evidentemente a indi- roy, tesi che si accorda con quanto scritto care la tipologia «esplosa» dei due prepa- da Angelo Dubini (14). rati, uno dei quali è evidentemente quello Più problematica è l’attribuzione della tutt’oggi presente in Museo. La lettera statua miologica dell’uomo. Arvedi e Mi- che accompagnava la «Nota» non lascia noia (15) lo descrivono nell’atto di bran- dubbio sulla paternità dei preparati: «...Il dire una clava. Tuttavia chiunque abbia Professore Veterinario Giò Batta Volpi visto le statue si rende conto che la posi- che ne è l’uatore, è destinato ad accompa- zione delle mani dell’uomo sembra piut- gnarli e farne la consegna...». tosto indicare la presenza di un giavellot- Riteniamo notevole il fatto che il cavallo, to o di una lancia nella mano destra, e di la scimmia e l’ariete di Milano mostrino un altro strumento (clava? scudo? spada?) una fattura della muscolatura il cui volu- nella mano sinistra. La tradizione vuole il me è lo stesso della statue di cavallo, di toro e l’uomo posti uno in fronte all’altro, 270 in atteggiamento rispettivamente di carica NOTE e di difesa. Tra le statue milanesi comple- te però l’uomo è l’unico a presentare i va- (1) N. LANZILLOTTI-BUONSANTI, La R.Scuola Su- si iniettati, analogamente alla testa equina periore di Medicina veterinaria di Milano nel pure presente nel Museo anatomico mila- suo primo centennio (1791-1891). Storia docu- mentata pubblicata nell’occasione delle feste pel nese e recentemente esposta anche presso centenario. Milano, 1891. l’Accademia di Belle Arti milanese di (2) A.C. BRUNI, Il R. Istituto Superiore di Medi- Brera. A nostro parere il preparato miolo- cina Veterinaria di Milano, Milano, Rivista men- gico umano mostra notevoli somiglianze sile del Comune, 7 (1929), p.1-4. con una statua miologica presente nel (3) G. AURELI, B. COZZI, Il Museo anatomico Museo anatomico dell’Istituto di Anato- dell’Istituto di Anatomia degli animali domestici mia umana normale dell’Università di Pa- dell’Università di Milano, NATURA - Soc. ital. via, la cui attribuzione è al momento in- Sci. nat., Museo civ. Stor. nat. e Acquario civ., certa. Infatti, anche se al punto n° 2 della Milano, 74 (1984), p.129-156. già ricordata «Nota dei pezzi anatomi- (4) G. AURELI, B. COZZI, op. cit., p.19. (5) N. LANZILLOTTI-BUONSANTI, op. cit., p. 242 e ci...» figura «Un uomo naturale con Mu- segg. scolatura, Nervi, Arterie e vene inietta- (6) Si veda in proposito quanto scritto da LAN- te...», non vi è infatti evidenza che si tratti ZILLOTTI-BUONSANTI, op. cit., pag. 227. proprio della statua in questione. Tuttavia (7) LANZILLOTTI-BUONSANTI, op. cit., p. 228. il preparato pavese ha una fattura molto (8) S. ARVEDI, L, MINOJA, Cenni Istorici sull’I- simile a quella della statua milanese per stituto Veterinario di Milano, Il Politecnico, 7 volume della muscolatura, atteggiamento (1844), p. 324-332. del capo, fattura degli occhi, preparazione (9) A. DUBINI, Trattato di Antropotomia o l’arte dei genitali esterni, e - soprattutto - per di eseguire e conservare le preparazioni anato- l’aspetto dei vasi del collo iniettati con miche, Milano, 1837, p. 122. (10) A.C. Bruni, op. cit., p. 4. tecnica apparentemente sovrapponibile. (11) S. Bonora, Notizie storiche sulla Scuola Su- Noi riteniamo perciò che nell’attesa di periore di medicina veterinaria in Milano, Mila- precisi riscontri o eventuali smentite pro- no, 1863. venienti dai cataloghi museali o da even- (12) LANZILLOTTI-BUONSANTI, op. cit., p. 7-8. tuali registri contenuti nei «faldoni della (13) A questo proposito si confrontino anche AU- veterinaria» di Milano, e dall’esame dei RELI E COZZI, op. cit., pag. 5, e G. ARMOCIDA e registri del Musei di Storia Naturale e del B. COZZI, La medicina degli animali a Milano. I Museo Anatomico dell’Università di Pa- duecento anni di vita della Scuola veterinaria via, buona parte delle statue miologiche (1791-1991), Milano, 1992, pp. 30 e seguenti. presenti nel Museo di Anatomia veterina- (14) DUBINI, op.cit., p. 122. ria di Milano siano da attribuire non a (15) ARVED, MINOIA, op. cit., Nota 1 a pag. 332. (16) LANZILLOTTI-BUONSANTI, op. cit., pp. 242 e Luigi Leroy, ma a Giambattista Volpi, e seguenti. AURELI e COZZI, op. cit., pp. 7-8. che risalgano ad un’epoca precedente (circa 1780) rispetto a quella comune- mente indicata (16) (circa 1820).

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Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 PRIMI RISULTATI DI INVENTARIAZIONE DI «FERRI CHIRURGICI» UTILIZZATI NELLA CLINICA CHIRURGICA VETERINARIA DELL'UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO DIEGO FONDA - FLAMINIO ADDIS SUMMARY

PRELIMINARY LIST OF THE «SURGICAL INSTRUMENTS» INVENTORIED IN THE VETERINARY SURGERY CLINIC OF THE UNIVERSITY OF MILAN

As part of recent attempts to rediscover and value examples of applied or fine arts belonging to national institutions, a preliminary list has been made of the «surgical instruments» inventoried and used in the «Clinica Chirurgica Veterinaria» of the University of Milan. In 1992, during the celebration of the second century of the Veterinary School of Milan, part of this surgical material was presented at the exhibition entitled «La medicina degli animali a Milano. I duecento anni di vita della scuola veterinaria (1791-1991)». After this, a preliminary inventory regarding 97 objects was made. Each object was given by a numbered label and identified by a form, including one or more bibliographical references to books belonging to the library of the same institute, often together with a drawing of the object or an example of its use. References were drawn from teaching books, surgical instrument books, and distributor’s or manufacturer's catalogues. The major part of the listed objects may be dated to the second half of the nineteenth century, since they were kept in the «Clinica Chirurgica Veterinaria» of the University of Milan and used during the teaching of veterinary surgery under the management and guidance of Nicola Lanzillotti-Buonsanti (1871-1921). These objects were discovered in a roof space, together with other discarded and more recent surgical materials, in bad condition. Most of these objects have been repaired and/or restored. The inventoried objects have been listed according to the surgical criteria of the second half of the nineteenth century, in the following order: means of restraint, including anaesthesia; general therapeutics, including cauterization; general surgery including bloodless division of tissues; special surgery of the head (including trephining and dentistry), of the abdomen (including herniotomy, cystotomy and castration), and of the foot, and for docking of the tail. On twenty-four the manufacturer's mark was present and on three out of these also the date of manufacture.

Nell’ambito di una valorizzazione dei be- dicina Veterinaria dell’Università degli ni artistici e culturali delle istituzioni na- Studi di Milano. In quella occasione, dal zionali ivi compresa quella universitaria, 5 al 12 Giugno 1992, venne allestita la si è avvertita l’esigenza di presentare i ri- mostra documentaria «La medicina degli sultati di una prima inventariazione dei animali in Lombardia: i 2 secoli della «ferri chirurgici» rinvenuti e utilizzati Scuola Veterinaria in Milano» cui parte- nella Clinica Chirurgica Veterinaria del- cipò, oltre all’istituto di anatomia degli l’Università degli Studi di Milano. La animali domestici e quello di anatomia consapevolezza della esistenza e contem- patologica veterinaria, anche l’istituto al- poraneamente della importanza di un lora denominato di «clinica chirurgica «corpus» di strumenti chirurgici o co- veterinaria». Quest’ultimo tuttavia pre- munque di ausilii utilizzati nell’ambito sentò, oltre a fotografie, filmati, lastre ra- della chirurgia, pur presente in preceden- diografiche, diapositive e libri, anche un za, ha trovato concreta testimonianza so- certo numero di strumenti chirurgici, al- lo nel 1992 in occasione della celebrazio- cuni dei quali furono riprodotti nel volu- ne del bicentenario della Facoltà di Me- me per il bicentenario della facoltà (1). 273 Da allora si è proceduto ad una inventa- zione fisica ovvero i cosiddetti «strumen- riazione che per ognuno dei 97 oggetti è ti di tormento», capaci di «determinare consistita in una etichetta o targhetta un dolore più o meno intenso» facendo identificativa ad essi collegata ed in una così «sentire meno il dolore prodotto dal- cartella di identificazione, supportata da l’operazione», una «muraglia» (n. 1) o almeno un riferimento bibliografico e «moraglie» a scatto per solipedi, che ave- spesso corredata da documentazione ico- va la funzione di un torcilabbro, una nografica esemplificativa. morsetta di Challier (n. 2) a vite per bo- I novantasette oggetti sono stati repertati vini, per la compressione del setto nasale, in un deposito di un sottotetto in conteni- e due esemplari di tanaglia perforatrice tori aperti di legno e appartenevano ad un (nn. 3, 4) del setto nasale per l’applica- numero totale imprecisato di «ferri chi- zione dell’anello nasale nei bovini; (ii) rurgici» dismessi. Esisteva una commi- tra i mezzi di contenzione tramite aneste- stione tra ferri antichi e ferri relativamen- sia onde «ottenere l’immobilizzazione te recenti, e le condizioni fisiche di ab- assoluta e l’insensibilità», una museruola bandono erano al limite dell’ammalora- o apparecchio di Carlisle (Liautard,1892) mento. Molti di essi sono stati sottoposti (n. 7) per l’inalazione del cloroformio, ad un’opera di bonifica consistita in una una museruola o apparecchio di Defays pulizia mediante bagni detergenti (petro- per grossi animali (n. 5) e uno per piccoli lio) o mediante spazzolatura e smeriglia- animali (n. 6) per l’inalazione dell’etere tura e (raramente) ad un’opera di restau- etilico; (iii) tra i mezzi di contenzione de- ro. gli animali operati, atti cioè ad «impedire Tranne qualche eccezione, gli oggetti in- che l’animale si tocchi o si sfreghi», una ventariati risalgono alla seconda metà collana a bastoni (n. 8) che impedisce la dell’Ottocento, in quanto sono stato uti- flessione della testa e «obbliga il collo a lizzati nell’insegnamento della chirurgia rimanere teso», e un apparecchio cono- e sono stati conservati nell’istituto di Cli- sciuto come dioftalmo (n. 9) per la prote- nica Chirurgica durante e dopo la dire- zione dell’occhio in pazienti affetti da zione del Lanzillotti-Buonsanti (1871- malattie oculari. 1921) (2). Per quanto riguarda la «divisione cruenta Gli oggetti inventariati sono stati suddivi- dei tessuti», si possono considerare una si per singole tematiche o pratiche chirur- fiamma ordinaria (n. 10) ed una fiamma a giche, seguendo l’approccio offerto dal scatto (flebotomo) (Hering, 1867) (n. «Trattato di tecnica e terapeutica chirur- 11), un bisturi lanceolato (Volpi, 1823) gica generale e speciale degli animali do- (n. 82) per la puntura o paracentesi della mestici ad uso degli studenti e dei veteri- cornea, un trequarti retto (n. 25) e due nari pratici» del Lanzillotti Buonsanti. trequarti curvi (n. 26, 27), due erniotomi Esse hanno riguardato la contenzione, la o bisturi nascosto di frate Cosimo (n. 56, divisione cruenta dei tessuti, la divisione 57), un erniotomo di Burk (n. 58). A par- incruenta dei tessuti, pratiche generali te possono essere considerati un ago da come la cauterizzazione e la massaggio- setone inastato curvo (n. 28) e un ago da terapia, pratiche speciali della testa (la setone inastato curvo con manico (n. 29). trapanazione ossea, l’impiego degli spe- Per quanto riguarda la «divisione in- cula orali, la pratica dentistica) e del cruenta dei tessuti», si possono ricordare tronco (operazioni addominali) degli or- un «turnichetto» (Volpi, 1823) o costrit- gani genito-unirari (l’orchiectomia, l’o- tore di Brogniez (n. 12) per ottenere «l’e- stetricia), del sacro e della coda (caudec- mostasia preventiva e temporanea» del- tomia), delle estremità (la podologia). l’estremità distale dell’arto, un serranodi Per quanto riguarda la contenzione, sono di Falconio (n. 21), uno schiacciatore li- stati identificati: (i) tra i mezzi di conten- neare di Chassaignac (n. 22), uno schiac- 274 ciatore lineare di Chassaignac modificato lo, un dilatatore per la laringotracheoto- da Mericant (n. 23), uno schiacciatore a mia (n.53) e un trachetubo di Degive (n. rocchetto di Salles con corda metallica 54). (n. 24). Per quanto riguarda la chirurgia addomi- Per quanto riguarda la la cauterizzazione, nale, oltre ai già citati erniotomi di frate sono stati identificati due cauteri a punta Cosimo e di Burck, un erniotomo a stec- (nn. 13, 14), uno a lama (n. 69) e uno che con viti (n.55), una tanaglia cuc- bruciacoda (n. 78) per il fuoco superfi- chiaio per calcoli uretrovescicali (n. 59), ciale, un cauterio di Foucher a cono un litotritore di Guillon (n. 60). (n.15), un cauterio di Bourguet ad ago Per quanto riguarda la pratica dell’or- (n.16), un cauterio di Bianchi ovalare (n. chiectomia o «castrazione», sono stati 17), una pinza di Lagriffoul datata 1900 identificati (i) tra gli strumenti pertinenti per aghi penetranti (n. 84) per il fuoco il metodo della torsione limitata, tre ta- profondo, tre cauteri per fuoco sottocuta- naglie limitanti tedesche (n. 61, 62, 63), neo uno bottonuto (n. 18), uno ovalare una tanaglia limitante di Togl (Hering, (n. 19), uno nummulare (n. 20). 1867) (n. 64), due tanaglie di torsione (n. Per quanto riguarda la trapanazione os- 65, 66); (ii) tra gli strumenti pertinenti il sea, sono stati identificati due trefine in- metodo della cauterizzazione, due tana- glesi (nn. 33, 34), un trapano ad arco o glie limitanti speciali con cauterio (n. 67, albero (n. 35) e un raschiatore (n. 36). 68), un cauterio a lama (n. 69), una tana- Per quanto riguarda l’impiego degli spe- glia del Bassi (Vacchetta, 1990) (n. 70); cula, sono stati identificati uno speculo (iii) tra gli strumenti pertinenti il metodo orale di Dominik o «imbaglio ad aste fis- della «asportazione per schiacciamento se» (n. 37), uno specolo orale unilaterale lineare», due esemplari di schiacciatore di Varnell o «imbaglio ad aste mobili» (n. ottuso di Webb (n. 71, 72), una «forbice 38), uno specolo orale a cuneo di Weber schiacciatrice americana detta emascula- (n.39), e uno di Bourell (Vacchetta,1897) tor» (n. 73) fabbricata dai Fratelli Tironi, (n. 40) per il gatto, uno specolo anale tri- Milano, due tenaglie di Burdizzo per la valve di Weiss (n. 76) ed uno speculum castrazione del toro (Cadiot, 1927), una dilatatore della vagina di Charlier (Vac- fabbricata dalla ditta Baldinelli (n. 74) chetta, 1900) (n. 85). ed una datata 1898 e fabbricata da Mar- Per quanto riguarda la pratica dentistica, chi Celeste, Quingentole, Mantova (n. sono stati identificati una raspa per denti 75). fissa (n. 41), una raspa per denti mobile Per quanto riguarda la pratica della cau- (n. 42), un troncadenti di Mueller (n. 43) dectomia, sono stati identificati un taglia- con marchio della ditta Hauptner, una ta- coda (Volpi, 1823) (n. 77), e due taglia- naglia odontagoga di Brogniez (n. 44) coda a lama larga (Volpi, 1823) (n. 79, con marchio della ditta Fratelli Lollini di 80). Bologna, una tanaglia di Bouley (n. 45) Per quanto riguarda la podologia, sono con marchio della Barbieri di Torino, una stati identificati (i) tra gli strumenti perti- tanaglia universale di Frick e Hauptner nenti la chirurgia podale, due tipi di in- (n. 46) con marchio della ditta Hauptner, cassino (Fogliata, 1900) (nn. 89, 90) e il una tanaglia Thomassen (n. 47) con mar- duttile incastro arrovesciato (Vacchetta, chio della ditta Craillot, Paris, una tana- 1889) (n. 91), oltre al già citato «turni- glia di Pillwax (n. 48), una tanaglia chetto» o costrittore di Brogniez (n. 12); odontagoga di Villa (n. 49), due tanaglie (ii) tra gli strumenti di diagnostica podo- per i primi tre molari (n. 50, 51) della dit- logica, il martello di Joger (n. 92) per la ta Hauptner, una tanaglia per gli ultimi palpazione della muraglia; (iii) tra gli tre molari (n. 52) della ditta Hauptner. strumenti per la correzione dei difetti del Per quanto riguarda la chirurgia del col- piede, due esemplari di ortosoma di De- 275 fays (Vacchetta, 1900) (nn. 94, 95) o di 1872; Fogliata G., Manuale di ippo-po- sostegno del nodello in caso di grave dis- dologia, Citi, Pisa, 1886 e 1898-1900; trazione del sospensore del nodello, il Vogel E., Hering’s operationslehre fuer disincastellatore di Defays (Vacchetta, Tieraertze, Schickharft & Ebner, Stutt- 1900) (n.93) per la correzione del piede gard, 1891; Liautard A., Manual of ope- incastellato, «che presenta un restringi- rative veterinary surgery, Sabiston & mento graduatamente crescente verso i Murray, New York, 1892; Nicola Lanzil- talloni», una fibbia o fibbiale di Vachette lotti-Buonsanti, Trattato di tecnica e te- (Fogliata, 1900) (n. 96) per la immobiliz- rapeutica generale e speciale degli ani- zazione dei margini della «setola» o solu- mali domestici, Fr. Bocca, Milano, zione di continuo della muraglia. 1889-1911; Vacchetta A., Chirurgia spe- Per quanto riguarda l’ostetricia, sono sta- ciale degli animali domestici, Simoncini, ti identificati un forcipe di Jorg (Forster, Pisa, 1898-1900; Cadiot P.J., Manuale di 1861) (n. 86) datato 1808 probabilmente chirurgia veterinaria, UTET, Torino, proveniente dalla pratica umana, un for- 1927. Tali riferimenti sono stati scelti ar- cipe di Brogniez (n. 87) fabbricato dalla bitrariamente in base alle contingenti co- ditta Hauptner e un forcipe a vite di Fey noscenze bibliografiche dei curatori e (n. 88). quindi potrebbero trovare per qualche Sono stati inoltre identificati una morsa o oggetto correzioni nella datazione e/o compasso per conchectomia (Volpi, nel riferimento. Tutti i riferimenti co- 1823), un estrai-pallottola a tre branche munque sono stati attinti da libri presen- (Perret, 1772) (n. 83) e una siringa per ti nel fondo di istituto. Inoltre, come vaccinazione di Sticker (Vogel, 1891) (n. confermato dagli ex-libris, la maggior 97). parte di questi testi sono appartenuti pri- Le modalità di identificazione si sono ma alla biblioteca del prof. Lanzillotti- esplicitate riferendo l’oggetto a libri o te- Buonsanti e sono stati poi trasferiti all’i- sti di insegnamento della clinica chirurgi- stituto di «chirurgia veterinaria». Tale ca, a libri costituiti da strumentari chirur- argomento sarà comunque oggetto di ul- gici, a cataloghi di fabbricanti. teriore ricerca. Per quanto riguarda i libri di testo di cli- Tra i libri dedicati a strumentari chirurgi- nica chirurgica veterinaria cui si è fatto ci, da cui sono state tratte alcune identifi- riferimento per l’identificazione, essi fa- cazioni, è da citarne solamente uno: For- cevano e fanno parte del fondo antico ster L., Tieraertzliche Instrumenten- und dello stesso istituto di Clinica Chirurgica Verbandlehre, Willhelm Braunmueller, Veterinaria e proprio perché afferenti ad Wien, 1861. (Biblioteca del prof. Lanzil- un unico deposito, sono in grado di inte- lotti-Buonsanti e poi all’istituto di «chi- grarsi a perfezione in un unico patrimo- rurgia veterinaria»: n.142). nio o corpus. Tra i testi «chirurgici», da Tra i cataloghi di fabbricanti utili per cui sono state tratte numerose identifica- molte identificazioni, si sono consultati zioni, possono essere citati in ordine quelli della ditta Hauptner di Berlino del cronologico: Volpi L., Trattato di opera- 1857 e della ditta Baldinelli di Milano zioni chirurgiche per gli animali dome- del 1883. Il maggior numero di riferi- stici, Pirrotta, Milano, 1823; Hering menti per i 94 oggetti comunque sono Eduard, Handbuch der thieraertzlichen stati tratti dal Trattato del 1897 del Lan- operationslehre, Stuttgard, Verlag Von zillotti-Buonsanti e, quando non indicato Ebner & Seubert, 1857; Hering Edoar- altrimenti, le citazioni nel presente testo do, Corso di operazioni di chirurgia ve- sono da riferirsi a tale testo. terinaria, Loescher, Torino, 1867; Nicola Ventiquattro oggetti presentavano un Lanzillotti-Buonsanti, Manuale di oste- marchio di fabbrica, e precisamente : Ar- tricia veterinaria, Scuola Sup. di Milano, nold & Sons, London (2), Baldinelli, Mi- 276 lano (5), Barberis, Torino (1), Barbieri, BIBLIOGRAFIA Torino (2), Craillot, Paris (1), Hauptner, Berlino (10), Fratelli Lollini, Bologna (1) G. ARMOCIDA, B.COZZI , La medicina degli (1), Marchi Celeste, Quingentole Manto- animali a Milano. I duecento anni di vita della va (1), Fratelli Tironi, Milano (1). Non a scuola veterinaria (1791-1991), Milano, 1992. caso, due di questi fornitori, i Fratelli (2) D. FONDA, L’insegnamento della chirurgia Lollini e la ditta Hauptner sono citati an- nei due secoli di vita della scuola veterinaria milanese, in stampa. che per quanto riguarda l’ «armamentario (3) M. FEDRIGO, L’armamentario chirurgico chirurgico» della facoltà di medicina ve- dell’Istituto di Patologia speciale e clinica chi- terinaria di Bologna (3). rurgica veterinaria dell’Università di Bologna, Obiettivi veterinari, 10, 39-40,1989.

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Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 I LIBRI ANTICHI DELLA BIBLIOTECA DELLA FACOLTÀ DI MEDICINA VETERINARIA DELL'UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO: CATALOGO INFORMATIZZATO DELLE OPERE A STAMPA EDITE FINO AL 1830 GIUSEPPINA PICCOLO* - ANGELA MOCCIA - SILVANA BOSCHI CECILIA ANGELETTI - DIEGO FONDA SUMMARY

ANCIENT BOOKS IN THE LIBRARY OF THE FACULTY OF VETERINARY MEDICINE AT THE UNIVERSITY OF MILAN: THE COMPUTERISED CATALOGUE OF PUBLISHED WORKS UP TO 1830

The ancient book collection of the Faculty of Veterinary Medicine of the University of Milan consists of approximately 600 works, located in the Central Library and published before 1830 (conventionally we define as «ancient book» any book issued before that date), of which nearly 200 works are about veterinary medicine and the rest are related to human medicine, pharmacy, biological and natural sciences. Twenty works were published in the 15th and 16th centuries, three hundred between 17th and 18th centuries and over three hundred from 1800 to 1830. The first printed catalogue of the library of the faculty dates from 1908. Ever since, the Veterinary Library has increased its collection and continued with the cataloguing, constantly updating methods with the most advanced tools: for example, exploiting all the latest information technologies, we have been able to create the current Online Public Access Catalogue (OPAC). Following the current trend in Italy for institutions to catalogue and value their artistic wealth, we have also decided to supply historians in veterinary medicine and related sciences with a more practical catalogue. New and multimedia tools have been used in order to make this precious reference collection attractive to scholars and people interested in the history of veterinary medicine. This computerized catalogue contains several bibliographic records linked to the digitized image of the title-page or, if not possible, to some other meaningful images. Users can make a search not only by author's name, but also by subject (even typing unusual and obsolete terms or phrases) and also view some biographical notes about the authors, full of historical and bibliographical annotations.

Il fondo antico della Biblioteca della Fa- chità del materiale presenta soltanto un coltà di medicina veterinaria dell’Univer- incunabolo e venti cinquecentine, ma, la sità degli Studi di Milano (1), si compone preparazione di questo speciale catalogo di circa 612 opere per un totale di circa informatizzato orientato alla ricerca sto- 1340 volumi fisici e comprende 252 ope- rica, ha messo in evidenza altri elementi re di medicina umana, 202 di medicina che, a nostro giudizio, potranno essere veterinaria, mascalcia, equitazione, 70 di preziosi soprattutto per lo storico della chimica, farmaceutica e fisica, 50 di bo- medicina veterinaria. Sono già presenti tanica, agricoltura e omeopatia, 22 di nel catalogo quasi tutte le opere di argo- storia naturale ed entomologia, 16 dizio- mento veterinario, di mascalcia, ed alcu- nari linguistici e tecnici, e alcune opere ne di medicina umana, chimica e storia di argomento umanistico. naturale. Il fondo può non essere particolarmente E’ stato considerato come termine con- significativo per lo storico del libro anti- venzionale il 1830 che, in bibliotecono- co perché, dal punto di vista della anti- mia, identifica i fondi antichi.

279 Cenni su alcune opere significative generale (5). Ritroviamo, ad esempio, di argomento veterinario opere di Giovanni Pozzi, di Giovanni Ra- sori, di Filippo Re e poi ancora la Storia L’opera più antica risale alla fine del naturale di LOUIS BUFFON nell’edizione Quattrocento: PIETRO DE CRESCENZI Ru- italiana di Livorno del 1830/39. ralia commoda, Peter Drach, Spira Ultimamente il fondo ha ricevuto una 1490/95. nuova collocazione in una saletta ad esso Tra le cinquecentine, dell’opera di CARLO appositamente dedicata con una nuova se- RUINI Dell’anatomia, et dell’infirmità del gnatura per formato. cauallo… Heredi di Gio. Rossi, Bologna, è presente nel fondo l’edizione del 1598 che Edit16 (2) localizza solo in pochissi- I cataloghi precedenti me copie oltre la nostra, mentre il Catalo- go on-line del Servizio bibliotecario na- Il primo catalogo a stampa relativo a tut- zionale (SBN) (3) segnala l’edizione del to il patrimonio dell’allora Scuola supe- Basegio, Venezia, 1706-1707 con localiz- riore di veterinaria risale al 1908 per zazioni a Bologna e a Roma. opera di Oreste Pupilli, «primo ordinato- Fra i testi del Seicento, circa 37 in tutto e re della Biblioteca». sempre tra quelli relativi alla veterinaria, Il Pupilli si occupò non solo dei testi ricordiamo sei opere del grande naturali- monografici, ma anche delle riviste e sta Ulisse Aldrovandi. non solo degli antichi, ma anche delle Per il Settecento ( di cui abbiamo quasi opere moderne, tra cui i lasciti del prof. 200 opere) è interessante accennare a GA- Lanzillotti-Buonsanti (1864-1924) e del SPARD DE SAUNIER, La parfaite connois- prof. Enrico Sertoli (1842-1910), ram- sance des chevaux…, A. Moetjens, l’Aja, maricandosi tuttavia di non aver potuto 1734, che possiamo porre a confronto con fornire anche un indice per materia delle l’opera del Ruini e verificare con mano opere. quanto detto dal Chiodi e dall’Ercolani (4) Il catalogo del Pupilli fu pubblicato a a proposito dell’accusa di plagio. Milano dalla Premiata tipografia agraria Il fondo annovera anche un bell’esempla- nel 1908 e sulla base di questo, oltre che re del Cours d’hippiatrique del LAFOSSE, di altri interventi di catalogazione succe- P. P OIRÉ, Parigi, 1772 e l’opera di CLAUDE dutisi nel corso del tempo da parte del BOURGELAT, Elémens de l’art vétérinaire personale della Biblioteca, sono state è presente sia nell’edizione francese (Hu- prodotte le schede presenti nel catalogo zard, Paris, 1766) che in quella italiana cartaceo della Biblioteca stessa. (S. Tissi, Belluno, 1777). Senza addentrarci ora nel vasto e com- Da ricordare inoltre l’Ars veterinariae si- plesso mondo della catalogazione del li- ve mulomedicinae di VEGEZIO che è pre- bro antico in Italia (6), tuttora un proble- sente proprio in un’edizione del 1781. ma aperto (7), ricordiamo brevemente Di Francesco Bonsi sono presenti cinque che è in via di ultimazione il progetto opere, quattro di Lazzaro Spallanzani, gestito dalla Divisione coordinamento cinque di Giovanni Brugnone. biblioteche dell’Università degli studi di Le opere del primo quarto dell’800 sono Milano di recupero del pregresso, cioè la le più numerose (circa 330): tra esse, oltre digitalizzazione nel catalogo SBN delle a testi fondamentali della medicina veteri- schede manoscritte e dattiloscritte dei naria ormai giunta al suo consolidamento, cataloghi di tutto l’Ateneo e, dunque, an- troviamo numerosi testi di discipline affi- che quelle relative al fondo antico della ni che denotano l’attenzione della Scuola nostra Facoltà saranno reperibili interro- di Veterinaria milanese a collocare questa gando l’Opac dell’Ateneo milanese o disciplina in un contesto scientifico più quello di SBN. 280 Lo scopo di questo catalogo tre biblioteche in Italia possiedano i nostri stessi documenti, o altre opere di cui, la Benché l’Opac di Ateneo - e di conse- nostra Biblioteca non è provvista, oppure guenza l’Opac SBN - permettono di recu- per conoscere gli editori-stampatori con perare le notizie relative a questi volumi, le loro marche, gli eventuali possessori… si è ritenuto utile fornire al ricercatore Si intende fornire informazioni che in uno strumento ulteriore per ottenere qual- parte esulano dalla catalogazione su stan- che informazione in più sul contenuto dards internazionali (9), aspirare a diven- delle opere e sulla biografia e la biblio- tare in futuro un prodotto multimediale, grafia relativa a un buon numero di autori. alla stregua di alcuni cataloghi speciali su Il progetto di approntare un catalogo materiale bibliografico antico che, pro- «particolare», esso pure su supporto in- prio in questi ultimi mesi, stanno compa- formatico, nasce dalla volontà di valoriz- rendo sulla rete (10). zare i testi della nostra Facoltà e di fornire Il lavoro di catalogazione è tuttora in iti- allo storico o al semplice appassionato, nere, per ora il catalogo comprende 270 uno strumento più agile del catalogo tra- opere (tra veterinaria, mascalcia, cavalle- dizionale, più ricco di elementi che age- rizza, storia naturale) e 170 autori. volino ed orientino la consultazione. Il nostro catalogo sostanzialmente, vuole poter dare una facile, veloce risposta a quanti si chiedessero se presso la Biblio- Note tecniche teca di medicina veterinaria di Milano esiste un Fondo Antico, e se sì, che cosa Il data base è stato realizzato con il pro- contenga. gramma Access 2000 da Cecilia Angeletti Con esso, infatti, è possibile interrogare ora bibliotecaria presso la Biblioteca Na- anche per liste autore, titolo e argomento, zionale Braidense. ed avere una rapidissima panoramica di Il materiale iconografico è stato scelto ed tutto il posseduto, senza che sia necessa- inserito da Angela Moccia, mediante rio formulare una domanda precisa, esatta scannerizzazione o fotogrammi digitali. da un punto di vista formale, senza cioè, dover obbligatoriamente conoscere autore Gli elementi fondamentali del catalogo e/o titolo, nella loro forma accettata, co- sono: me si deve fare interrogando l’ Opac di 1- Le liste per argomento, autore, titolo Ateneo o quello di SBN (8) Le liste, a cui accennavo prima, sono in- Inoltre, le regole di catalogazione SBN terrogabili nel seguente modo: per il libro antico non prevedono né la partendo dal menu Ricerca, basta selezio- soggettazione né la classificazione e que- nare Titolo (Autore o Argomento), digitare sto non giova soprattutto a quel ricercato- uno o più termini presenti nel titolo, op- re, sia pure uno storico, che non sia speci- pure, per trovare tutti i titoli, basta attiva- ficatamente uno storico della veterinaria o re il bottone Ricerca, e si avranno tutti i della medicina. titoli inseriti, in ordine alfabetico, parten- Per questa ragione abbiamo creato un ac- do dalla prima parola considerata signifi- cesso per materia ed una scheda biografi- cativa (esclusi cioè gli articoli, il nome ca degli autori: quest’ultima opzione è per dell’autore che sul frontespizio dell’opera ora quasi una «novità» nei cataloghi ita- viene prima del titolo, magari in forma di liani. genitivo, come avviene spesso, in latino, Certo, il nostro catalogo non può sosti- in inglese, in gotico…). tuirsi agli Opac citati che sono di fonda- Un ultimo accenno relativo all’argomento. mentale aiuto per conoscere altre edizio- Come già detto, secondo le regole di cata- ni, altre impressioni, e per sapere quali al- logazione per i libri antichi non è general- 281 mente prevista soggettazione , noi, invece, po delle note editoriali, che non abbiamo abbiamo pensato di assegnare almeno un reso consultabile tramite liste, ma che se argomento per opera, sia che si tratti di vo- si rivelasse utile, potremmo comunque ce semplice, sia che si tratti di voce con sempre abilitare. suddivisione, sia che si tratti di termine moderno, sia che si tratti, per meglio aderi- 3 - L’immagine re all’atmosfera dell’epoca in cui l’opera Per quanto riguarda l’immagine, la deci- fu scritta, di termine ormai desueto, come sione di inserirla sempre o meno è stata «callopistria», «cavallerizza», «fettone»… piuttosto sofferta. Inizialmente sembrò bello, anche perché di moda in questa no- 2 - La scheda bibliografica: stra era dominata dall’immagine , inserire Sono state seguite sì le ISBDM(A), ma comunque una riproduzione del frontespi- entro i limiti che il database ci poneva. zio che fungesse anche solo da semplice Non è stato possibile creare legami tra piccolo ornamento iconografico, da ri- notizie principale e titoli subordinati per chiamo, per così dire, mnesico all’opera. le opere in più volumi, per cui si è dovuta Questo va bene per quei frontespizi inte- operare una scelta ad hoc. ressanti o belli dal punto di vista icono- Quando i vari volumi non presentavano grafico e/o tipografico, ma per quelli insi- titoli propri, le notizie editoriali di tutti i gnificanti, per quelli mancanti, per quelli volumi sono stati riportati all’interno di con caratteri poco leggibili, sembrava ri- una stessa scheda, ricorrendo talvolta al dondante, nonostante la possibilità di in- campo delle note. grandire l’immagine. Quando i diversi volumi presentavano ti- Si è deciso, visto che il data base preve- toli propri, sono stati trattati come mono- deva ormai un campo per l’immagine, di grafie singole. riempirlo comunque, sostituendo al fron- Sono state tralasciate le segnature, o l’im- tespizio poco attraente o poco leggibile, pronta, le marche editoriali o i possessori, l’immagine di una tavola contenuta nel cercando di non appesantire la notizia e di testo, o un ritratto dell’autore. interpretare la forma più semplice per soddisfare le richieste del tipo di utenza a 4 - La nota bio-bibliografica cui idealmente ci si rivolge. Questi ele- Forse questo elemento potrà sembrare ri- menti sono comunque reperibili – quando dondante a molti studiosi e conoscitori presenti – nell’Opac di Ateneo e SBN. della materia specifica, ma riteniamo pos- Quindi la scheda presenta un’area del tito- sa essere di qualche utilità anche allo sto- lo e dell’indicazione di responsabilità rico in generale. Le notizie relative agli piuttosto estesa, in cui si è cercato di inse- autori e alle loro opere sono state ricavate rire il titolo nella sua forma più completa. principalmente da World biographical in- Sono stati compresi oltre ai titoli, i pretito- dex (11). li, i sottotitoli, il nome/i dell’autore/i con Questo è il campo forse più suscettibile di eventuali indicazioni di titoli onorifici e/o modifiche , arricchimenti, correzioni del- accademici, per i quali, essendo spesso l’intero catalogo. Per esempio, si potreb- molto lunghi, si è reso necessario, a volte, be rendere visibile il catalogo su Internet ricorrere ai puntini di sospensione. e creare collegamenti ulteriori a quegli Seguono poi l’area dell’edizione, quella autori citati in altri siti. della pubblicazione e quella della descri- zione fisica, nonché quella delle note, uti- lizzata, magari in modo non ortodosso, Conclusione per dare informazioni che non potevamo dare diversamente. Il lavoro, iniziato con questo catalogo, ha Sotto la scheda vera e propria vi è il cam- messo in luce interessanti particolarità del 282 fondo librario. Per questa ragione, sia per CHIODI, Storia della veterinaria, Farmitalia, Mi- la Biblioteca, sia per la nostra Facoltà che lano 1957, p.202. per la comunità degli studiosi, segnata- (5) E’ infatti fra il 1808 e il 1834 che il personale mente per gli studiosi di storia della vete- docente della Scuola veterinaria cambia radical- rinaria, il catalogo può diventare un primo mente e vengono chiamati docenti di botanica, patologia e terapia speciale etc. cfr.: Due secoli segnale di interesse per un patrimonio di ordinamenti e statuti… op. cit. pp. 90-91. che, a nostro avviso ed ad una lettura su- (6) Nel 1981 è stato completato l’Indice generale perficiale, quale può essere quella della degli incunaboli, mentre per quel che riguarda le catalogazione, appare quanto mai promet- cinquecentine, nel 1985 l’ICCU inizia la pubbli- tente per la storia delle scienze a Milano e cazione di Le edizioni italiane del XVI secolo, in Lombardia e per il ruolo ricoperto ne- che però è giunto finora solo al suo quarto volu- gli anni dalla R. Scuola di veterinaria pri- me, che si conclude con la lettera C. Il censi- ma e dalla Facoltà poi (12). mento nazionale delle cinquecentine è presente in Internet, consultando il sito dell’ICCU appun- to, e risale proprio al settembre 2000, la migra- zione nell’Indice antico delle edizioni con inte- stazione A-C (circa 11.500 notizie), con l’inseri- NOTE mento di circa 1.000 biblioteche, di cui oltre 700 non appartenenti ai poli SBN. (1) Per la storia della Facoltà di Medicina Veteri- (7) «Non è raro il sorgere di incomprensioni tra naria di Milano si vedano le opere: G. il bibliotecario e lo studioso, il quale, … vorreb- ARMOCIDA, B. COZZI, La medicina degli animali be una descrizione a fini di ricerca, un saggio a Milano: i duecento anni di vita della Scuola critico degli aspetti oggettuali e concettuali del veterinaria (1791-1991), Edizioni Sipiel, Milano documento …» in M. GUERRINI Le cinquecentine 1992. empolesi: un tassello di un mosaico, Biblioteca Due secoli di ordinamenti e statuti, 1791-1991. comunale «Renato Fucini» di Empoli - catalogo La scuola veterinaria a Milano, Edizioni Sipiel, delle edizioni del Cinquecento - Presentazione. Milano 1992. (8) L’interrogazione di un catalogo nazionale, (2) ICCU, I° Censimento delle edizioni italiane inoltre, è a volte davvero impegnativa, ci si del XVI secolo EDIT16 ha lo scopo di documen- orienta a fatica in mezzo a schermate e scherma- tare la produzione italiana a stampa del XVI se- te di notizie relative a titoli uguali, ma che si ri- colo e di effettuare una ricognizione del patrimo- feriscono ad edizioni differenti, magari anche in nio posseduto a livello nazionale. Contiene edi- più volumi, privi per giunta di titolo significati- zioni stampate tra il 1501 e il 1600 in Italia, in vo, così come non sempre è facile, digitando il qualsiasi lingua, e all’estero in lingua italiana. nome di un autore, scriverlo nel modo formal- EDIT16 contiene, oltre alle informazioni sulle mente corretto, o capire subito se, per esempio, edizioni, anche notizie su autori, editori, titoli il nostro Carlo Ruini sia oppure , oppure o ancora … pale consultabile gratuitamente (http://edit16.ic- (9) Attualmente vi sono novità anche riguardo cu.sbn.it/) (ultima consultazione 20/9/2000) alle regole di catalogazione e l’orientamento è (3) La base dati dell’Opac SBN Libro Antico infatti quello di venire incontro alle esigenze di contiene circa 71.000 records di pubblicazioni, raggruppamento concettuale e contenutistico dagli incunaboli fino al 1830 e recentemente ha delle opere. implementato la propria base dati con quelli del Seminario FRBR: Functional requirements for catalogo Edit16. bibliographic records (4) «Le tavole anatomiche che si trovano nella Requisiti funzionali per record bibliografici, Fi- prima opera che ho citata sono calcate su quelle renze, 27-28 gennaio 2000: atti a cura di Mauro che aveva già date Ruini; solo l’esecuzione è Guerrini, Associazione italiana biblioteche, Ro- peggiore in Saunier…» in G.B. ERCOLANI, Ricer- ma 2000. che storico-analitiche sugli scrittori di veterina- (10) Si indicano alcuni siti (ultima consultazione ria, Tip. Ferrero e Franco, Torino 1851, tomo 2, settembre 2000) p. 85. «…l’opera è malamente copiata e le tavole - Libri antichi della Biblioteca Guido Horn annesse sono semplicemente ricalcate …» in V. d’Arturo con descrizione dei libri posseduti dalla 283 Biblioteca, alcuni dei quali corredati di immagini - Biblioteca Nazionale centrale di Roma, Scritto- (http://www.bo.astro.it/~biblio/nuova-biblio/fra- ri italiani me.html)) (http://www.bncrm.librari.beniculturali.it/ita/bi- - Biblioteca Universitaria Alessandrina - Il Cata- bliote/fsscrittori.htm)) logo digitale di Eliobis - Biblioteche dell’Università Federico II di Na- (http.://www.alessandrina.librari.benicultuarli.it/ poli, Progetto libro antico webdc/index/htm) ((http://sab.unina.it/libro.html)) - Biblioteca Comunale «Renato Fucini» di Em- - Biblioteca Centrale di Firenze , Progetto Gali- poli - Catalogo delle edizioni del Cinquecento leo-Main (http.://www.comune.empoli.fi.it/biblioteca/cata- (http://bncf.firenze.sbn.it/cgi-galileo/make- logo/indici/indici.html) Query.cgi) - Bioscientia - 8.000 classici della scienza nelle (11) World Biographical Index, K.G. Saur Ver- biblioteche bolognesi lag, nasce nel 1980 dall’idea di rendere accessi- (http.://www.cis.unibo.it/frame/libri.htm) bile al pubblico numerose opere biografiche di - Catalogo antichi della Berio diversi paesi, epoche e discipline. Venne così (http://www.sba.unige.it:4001/ALEPH/ITA/BER compiuta un’opera di cumulazione ordinata alfa- /ANT/ANT/FILE/base.info) beticamente dapprima su microfiches, ora su cd- - Opac del Liceo Maffei - Libro antico (1601- rom e in linea. 1801) Altre opere consultate sono: ISTITUTO DEL- (http://aldus.let.unipr.it/~zeno/) L’ENCICLOPEDIA ITALIANA Dizionario bio- - Il Seicento - Le edizioni del Seicento possedute grafico degli italiani, opera che tutt’ora è in via dall’Istituto di scienze, lettere ed arti di Venezia di completamento. (http://www.ivsla.unive.it/seicento/seicento.htm) P. C APPARONI, Profili bio-bibliografici di medici - Manoscritti della Biblioteca Panizzi e naturalisti celebri italiani dal sec. XV al sec. (http://panizzi.comune.re.it/CATALOGHI/Zete- XVIII, Istituto nazionale medico farmacologico sis.ASP?WCI=Generic&WCE=ME…/manos.ht) «Serono», Roma 1928. - Biblioteca Ambrosiana - Cataloghi ed Indici Gli scienziati italiani dall’inizio del Medio Evo (http://www.ambrosiana.it/cataloghi/cataloghi.ht ai nostri giorni : repertorio biobibliografico dei ml) filosofi, matematici, astronomi, fisici, chimici, - Biblioteca Apostolica Vaticana naturalisti, biologi, medici, geografi italiani, di- ((http://www-urbs.vatlib.it/frsetCatalogue.asp) ) retto da Aldo Mieli e compiuto con la collabora- - Conversione retrospettiva del catalogo Palatino zione di numerosi scienziati, storici e bibliografi, di Firenze Casa editrice Leonardo da Vinci, Roma, 1923. ((http://www.bncf.firenze.sbn.it/progetti/palati- G. GAROLLO, Dizionario biografico universale, no/home.htm) ) Ulrico Hoepli, Milano, 1907. - GeoWeb - Catalogo per la ricerca dei materiali (12) L. BELLONI, Per la storia della medicina, cartografici e grafici antichi della Biblioteca Na- Arnaldo Forni, Sala Bolognese, 1980. zionale Marciana S. PALTRINIERI La medicina veterinaria in Italia ((http://geoweb/venezia.sbn.it/geoweb/Gwin- dal XVIII al XX secolo (dalla fondazione delle dex.html)) Scuole alle odierne Facoltà universitarie), Istitu- - Biblioteca della Scuola normale superiore di to editoriale cisalpino, Milano-Varese 1947, pre- Pisa - Catalogo Fondi antichi fazione. e Fondi speciali ((http://192.84.155.29:4500/ALEPH/ITA/EXP/B * La catalogazione, la ricerca storico bibliografi- 20/B20/START)) ca e la maggior parte della redazione del presen- Per quanto riguarda un altro genere di progetti te articolo è opera di Giuseppina Piccolo. sul libro antico rivolto in modo particolare alla Si ringraziano Carla Barbieri, Andrea Zepponi e diffusione di singole opere rare e significative tutti i colleghi della Biblioteca della facoltà di che si vuol rendere ulteriormente fruibili sulla medicina veterinaria di Milano. rete, si vedano:

284 QUARTA SESSIONE A TEMA LIBERO

M. FERRO, Veterinari militari e pratica castrense della zooiatria tra Antico Regime ed età Napoleonica. M. MARCHISIO, G.C. NERVI, V. SCISCIO, Gli animali e la guerra chimica. Cenni storici sul- l’impiego dei gas. Sensibilità degli animali nei confronti dei gas da combattimento. M. MARCHISIO, G.C. NERVI, V. SCISCIO, Gli animali e la guerra chimica. Patologia e terapia speciale delle malattie da aggressivi chimici. G.C. NERVI, M. MARCHISIO,V. SCISCIO, Gli animali e la guerra chimica. Dispositivi di pro- tezione per animali ed alimenti. M. MARCHISIO, G.C. NERVI,V.SCISCIO, L’impiego dei cani nella prima guerra mondiale. P. A NTONETTI, I cavalli e la Serenissima. V. G IORMANI, Il Lido di Venezia «scoassera» della città: i montoni dalmati e l’elefante del 1819. G. LAZZI, L. BRUNORI, Il centauro tra mito classico e iconografia umanistica nel Quattrocen- to fiorentino. E. ANTI, Santi, contadini e bestiame domestico nell’agiografia dell’alto medioevo (secoli VI-XI). J. BREDA, Il De generatione animalium di Aristotele. S. ARIETI,IlMulomedicina di Teodorico da Cervia.

285

Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 VETERINARI MILITARI E PRATICA CASTRENSE DELLA ZOOIATRIA TRA ANTICO REGIME ED ETA' NAPOLEONICA MAURIZIO FERRO

SUMMARY

THE MILITARY VETERINARY SERVICE UNDER THE OLD REGIME AND IN THE NAPOLEONIC PERIOD

My contribution focusses on a matter rarely debated in the historiographical culture of the Italian veterinary medicine although it is of fundamental interest for the genesis of the profession in the Eighteenth Century. The creation of the military veterinarian, a figure who was much discussed but whose status was never adequately decided up to the Napoleonical Age, occurred in response to the urgent need to furnish the armies with personnel specialized in the prevention and in the treatment of the epidemic illness of livestock. Modernisation of veterinary medicine had as its main objective the improvement of the professional status of farriers and grooms of the standing army. On 30th May 1769 was created the post of the Manager of the farriery, an official responsible to the General Inspector of the Cavalry, and whose role was to oversee veterinary practice in the army and provide for the education of the personnel employed. The Royal Veterinary School of Turin was founded in September 1769, which initiated a strengthening of links between civil and military veterinary medicine that would be consolidated in following years in the Veterinary Hospital for horses of the royal army, founded in Trino Vercellese in 1772. The great napoleonical reform in January 1813 finally marked the official birth of a military service formed by veterinarians, and constituted the fundamental premise for the formation of the Veterinary Corps of the united army.

Nonostante i provvedimenti legislativi 5.223 paia di buoi per trasportare in pia- che negli anni Sessanta del Settecento nura un parco d’assedio con 40 cannoni avevano indotto i governi maggiormente da 32 libbre, 20 cannoni da 16, 4 falconi interessati al problema delle epizoozie a da 8 e 24 mortai compresi i loro arma- dar vita alle scuole di veterinaria, nella menti e gli affusti (1). Sebbene attraverso realtà delle caserme la pratica zooiatrica l’espediente delle Regie mandrie e razze appariva bisognosa di un sostanziale rin- l’assolutismo avesse cercato di incremen- novamento così da adeguarsi alle necessi- tare in Piemonte l’allevamento del cavallo tà operative di eserciti tecnicamente costi- (2), ancora per tutto il Settecento le ali- tuiti sulla strategia del movimento garan- quote necessarie al fabbisogno dell’eser- tito dal traino dei quadrupedi. L’avvicen- cito venivano acquistate all’estero a mez- damento degli animali per l’armata esige- zo di contratti d’appalto (3). I cavalli pro- va uno sforzo economico e logistico non venivano dal nord Europa, dalla Frisia, indifferente. In un’epoca in cui recenti dall’Oldemburgo e dalla Danimarca, dal studi di storia militare mostrano le armi a Limburgo, dall’Holstein e dal circondario cavallo in progressiva espansione, ormai di Brema; venivano opportunamente sele- capaci di determinare le sorti sui campi di zionati per garantire particolari condizio- battaglia, per muovere un treno d’artiglie- ni di bellezza e di prestanza fisica come il ria composto da ventiquattro pezzi da mantello di colore baio non chiazzato, quattro libbre, due mortai e relative riser- l’età compresa fra i quattro e i sei anni, la ve negli anni della guerra di Successione coda lunga fino al garretto e l’altezza dif- austriaca (1740-1748), secondo uno stu- ferente a seconda dell’impiego: sedici dio di Mario Abrate, venivano impiegati palmi per la cavalleria, quindici per i dra- 118 cavalli e 142 coppie di buoi e fino a goni (4). 287 Compito di accertare le condizioni degli fattori esterni come la puntura degli inset- animali prima ancora di inviarli ai reparti, ti, l’azione di certi parassiti o la cattiva spettava ad una particolare categoria di alimentazione. Conoscevano gli effetti maniscalchi. Presenti nella misura di uno dell’eccessivo calore, dell’umidità e del per ciascuna compagnia di ogni reggi- raffreddamento ma la vera natura delle mento, «li marescalchi portano la livrea malattie era completamente oscura e an- di S[ua] A[ltezza] R[eale] ed a questi che la scienza medica si interrogava sulla spetta di ferrare li cavalli, medicarli quan- loro origine (9). Sul fronte della preven- do sono ammalati, cavargli sangue a suo zione e delle cure i maniscalchi assume- tempo e fare tutto quello che è necessario vano posizioni spesso contraddittorie: per la sanità di detti cavalli conforme gli espedienti empirici che affondavano le ra- verrà comandato» (5). Spesso tuttavia dici nel corpus normativo della medicina erano i palafrenieri ad occuparsi degli popolare ed erano solo lontanamente ri- aspetti terapeutici. Ma non esclusivamen- flesso di quanto dei grandi dibattiti della te: ciascuno poteva dedicarsi alla maré- nascente veterinaria poteva essere pene- chalerie: un’arte dalle origini antiche e ri- trato nell’ambiente chiuso nel quale essi tenuta assai nobile. Era il rapporto privi- operavano. legiato che ogni militare stabiliva con il La formazione dei maniscalchi dell’eser- proprio cavallo a suggerirlo e specifiche cito, con tutti i suoi limiti, non si disco- dissertazioni erano largamente disponibili stava affatto da quella degli altri artigiani per guidare i neofiti negli interventi più ma risentiva in maggior misura del peso diversi e complessi. È sufficiente citare il di una tradizione consolidata prevalente- Manuel pharmaceutique (1774) e il Ma- mente sulla parola non scritta, retaggio di nuel d’hippiatrique, à l’usage des offi- secoli e di antiche conoscenze che ancora ciers de cavalerie possesseurs et aman- ad Ottocento inoltrato resisteva tenace- teurs de chevaux et principalement des mente nel ritenere «quegli che esercita maréchaux des régimens (1779) del gran- l’arte di medicare gli animali», un mani- de Philippe Étienne Lafosse (6) per intui- scalco che «per giovare, anziché nuocere re con quanta verosimiglianza nel Sette- colla propria arte, non debbe essere un cento «trattandosi di cavalli ... vogliono semplice fabbro, né aver solo perizia nel tutti fare da medici veterinari e con inau- conficcare alla grossa i ferri» (10). Era dita presunzione vogliono pronunziare su questo il prodotto dell’antica cesura tra tutti i punti di veterinaria, prescrivere ri- formazione teorica e formazione pratica medi e ordinare operazioni» (7). che faceva del maniscalco un artigiano Il quadro mutava certamente al comparire istruito solo della propria esperienza: un delle patologie più serie, della linfangite divario mai del tutto superato nel contesto ulcerosa, del farcino e soprattutto della corporativo di un’arte che limitando i cri- morva, improvvisa e devastatrice la cui teri di accesso e di trasmissione della pro- contagiosità, generalmente ammessa, fessione intendeva legittimare sé stessa e venne invece contestata da Étienne Guil- assicurare nel contempo la propria con- laume Lafosse, Maréchal ordinaire des servazione. Tutto dipendeva dall’abilità Petites Écuries Royales, dando vita ad un manuale: il mestiere veniva appreso nelle accesa polemica tra contagionisti e anti- scuderie dei reggimenti, soddisfacendo un contagionisti che andò ben oltre il secolo esercizio pratico finalizzato all’acquisi- XVIII (8). La consuetudine di ricorrere zione tecnica di un corretto sistema di fer- alla consulenza del chirurgo o dell’aiutan- ratura, come voleva per ragioni ideologi- te maggiore del reggimento poteva preve- che Philippe Étienne Lafosse in contrap- nire o quantomeno contenere la diffusio- posizione con gli esponenti di Alfort, con- ne geografica di infezioni che i maniscal- trari a limitare i confini della professione chi non potendo controllare associavano a alla sola mascalcia (11). 288 Bourgelat non condivideva l’opinione del dove le scuole di veterinaria volute da collega che «n’est pas absolument néces- Bourgelat e dal ministro di Luigi XV saire qu’un maréchal posséde la fine ana- Henri Bertin avevano già accolto un certo tomie, il suffit qu’il connoisse la structure numero di maniscalchi piemontesi desti- des parties sur lesquelles il doit porter le nati al servizio nelle Regie truppe (16). bistouri, afin qu’il ne coupe que ce qui L’obiettivo era quello di migliorare le doit être coupé» (12). Solo nell’incontro competenze del personale militare impe- tra ippiatria e conoscenze mediche in pro- gnandolo in frequenti esercitazioni di ca- spettiva comparata egli scorgeva l’espe- rattere pratico sostenute dal largo ricorso diente per far crescere e progredire una alle teorie della veterinaria riformata così professione dalle sorti altrimenti incerte: da accrescere le conoscenze sulle «malat- «ce n’est que par le concours heureux et tie che ordinariamente vengono ai piedi nécessaire de la théorie et de l’expérience del cavallo» e sull’arte di «formare de’ - scriveva negli Élémens d’Hippiatrique - ferri adatti alle diverse circostanze ... e la que nous parviendrons à substituer des maniera di ferrare» (17). Compito di principes solides aux préceptes frivoles et provvedere all’insegnamento, di sovrin- peu fondés qui nous ont été transmis» tendere e di orientare gli sviluppi della (13). Un’opinione largamente condivisa professione in ambito militare fu delegato nel Piemonte di Carlo Emanuele III e del al Direttore della mascalcia, figura oltre- suo ministro Giambattista Bogino che nel modo significativa voluta il 30 maggio maggio 1769, prima ancora della fonda- 1769 dal ministro Bogino su proposta zione della Scuola veterinaria, incoraggiò dell’Ispettore generale della cavalleria, l’esperienza delle scuole per i maniscal- conte Balio della Trinità (18). chi dei reggimenti. L’iniziativa in realtà «Coll’annua paga di lire sei cento e colla tanto nuova non era affatto: negli stessi prerogativa di vestire l’uniforme di mare- mesi in Francia ogni reparto della cavalle- sciallo di logis del reggimento», il Diret- ria iniziò a destinare ad Alfort un mani- tore della mascalcia sulla scala gerarchica scalco «pour y être instruit en l’art vétéri- era subordinato al comandante del corpo naire, afin d’exercer ensuite cet art dans nel quale di volta in volta si trovava a pre- les corps avec la grade de maréchal des stare servizio e posto alle dirette dipen- logis» (14). La preparazione si svolgeva denze dell’Ispettore generale al quale era in quattro anni, al termine dei quali i vete- tenuto a documentare i «rilievi che avrà rinari erano inviati nel numero di due allo fatti su tutte le parti relative alla perizia stato maggiore di ciascun reggimento do- del maniscalco, come anche de’ mezzi di ve a loro volta avrebbero tenuto corsi di cui avrà proposto l’uso sia per istruire i clinica e di mascalcia per gli ufficiali. maniscalchi che per correggere gli abusi Venne impedito l’accesso alle carriere mi- pregiudiciali al Reale servizio» (19). Non litari ai maniscalchi non diplomati e rico- potendogli riconoscere un effettivo status nosciuta ai veterinari la parità di rango militare ma piuttosto quello che in termi- con i chirurghi dei reggimenti (15). ni attuali si definirebbe un semplice ruolo La necessità di arginare le gravi epizoozie in ausiliaria, terminate le proprie mansio- che percorsero l’Europa nel secondo Set- ni il Direttore era libero di lasciare la ca- tecento aveva quindi indotto Carlo Ema- serma e di riprendere la regolare attività nuele III a potenziare il corpo dei veteri- professionale in città. Nondimeno esigen- nari promuovendone la formazione. Nel dolo il bisogno e semprechè lo stimerà luglio 1764, il chirurgo Giovanni Brugno- opportuno l’Ispettore generale, dovrà egli ne, antico borsista del Collegio delle Pro- portarsi a visitare i cavalli de’ reggimenti vincie di Torino, venne inviato a spese di cavalleria o dragoni, esaminerà le ma- dello Stato a specializzarsi in Francia per lattie interne ed esterne che potranno es- cinque anni, prima a Lione poi ad Alfort, servi e qualora ve ne fossero che esiges- 289 sero la sua dimora dovrà farla fino alla l’«istruzione de’ maniscalchi de’ reggi- perfetta guarigione, se al contrario le ma- menti de’ dragoni e di cavalleria» (27), lattie sono ordinarie e senza pericolo ne egli svolse un ruolo fondamentale nel rin- confiderà la cura al maniscalco il più in- novamento della veterinaria castrense ri- telligente, lasciandogli in iscritti il modo servando ogni anno un certo numero di con cui dovrà regolarsi nel trattamento posti ai soggetti destinati dal sovrano «al de’ cavalli ammalati (20). servizio si delle sue regie stalle e Razze, Il primo veterinario a prestare servizio co- che della sua cavalleria e dragoni» dove a me ausiliario nella cavalleria piemontese loro volta avrebbero tenuto corsi di ippia- e quindi a ricoprire la carica di Direttore tria per maniscalchi e ufficiali (28). L’e- della mascalcia fu il torinese Giovanni sempio più noto in tal senso è certamente Battista Arnaud, un maniscalco che nel costituito da Francesco Toggia, «ottimo 1764 ebbe la ventura di andare a specia- veterinario pratico, colto ed intelligente» lizzarsi per quattro anni alla scuola di (29) che tra il 1776 e il 1798 fu direttore Lione (21). Questi intervenì regolarmente dell’Ospedale veterinario militare di Tri- presso i reparti di cavalleria venendo ben no Vercellese e da qui, nel 1815, veterina- presto affiancato da Brugnone, neoeletto rio capo della Regia armata fino all’anno direttore della scuola veterinaria fondata della morte, avvenuta nel 1825 (30). dal sovrano alla Venaria Reale il 1° set- Toggia si accostò alla mascalcia come ap- tembre 1769 (22). Come accadde, per ci- prendista nella bottega che suo padre pos- tare qualche esempio, nel febbraio 1773 sedeva a Villafranca, nel Torinese. Nel allorchè la Segreteria di Guerra ebbe «ap- 1769 venne ammesso come convittore provata la ... immediata trasferta dei si- nella scuola veterinaria dove fu allievo di gnori Brugnone ed Arnaud» presso il Sa- Brugnone fino al 1774 quando decise di voia Cavalleria di stanza a Voghera, per proseguire gli studi a Lione con Pierre accertarsi dello stato dei cavalli in quel Flandrin (31). Conseguita l’abilitazione dipartimento e ... per esattamente visitare fece ritorno in patria ed iniziò ad esercita- i cavalli, che verranno loro indicati dal re presso un reparto di cavalleria dove le comandante d’esso quartiere come so- sue non comuni competenze lo misero in spetti di morva e procedere verso d’essi evidenza nel 1776 facendo cadere su di secondo le regole dell’arte loro, con visi- lui la scelta di medico responsabile del- tare susseguentemente tutti gli altri dello l’Ospedale veterinario che il Commissa- stesso dipartimento, per quindi separare e riato generale di guerra aveva allestito prescrivere gli opportuni rimedi per quelli quattro anni prima nell’antica cittadella di d’essi su cui potesse cadere il menomo Trino Vercellese sotto la supervisione del sospetto di aver già contratto qualche generale Gioacchino Argentero di Brézé, principio di detta malattia (23). Ispettore della cavalleria ed esponente di Da quel momento gli interventi di Bru- rilievo della Reale Accademia delle gnone divennero frequenti (24) e seguiti Scienze di Torino (32). La direzione della dall’ufficialità che nel maggio 1782 ac- clinica permise a Toggia di approfondire compagnò la pubblicazione del Sentimen- le conoscenze sulle cause e gli effetti del- to del direttore della scuola veterinaria... le malattie epizootiche, tanto da farlo an- intorno ai mezzi da praticarsi per espur- noverare come fondatore della moderna gare gli arnesi e le stalle che hanno servi- epidemiologia zooiatrica: i suoi meriti to ai cavalli mocciosi, imposto dall’Uffi- vennero premiati dal sovrano con una cio Generale del Soldo a tutti i maniscal- prestigiosa nomina ad ufficiale di cavalle- chi dell’armata (25). Nominato direttore ria che gli rese possibile l’acquisto di un «coll’ispezione sovra tutti li maniscalchi titolo nobiliare (33). dello Stato» (26) di una scuola che fra le Francesco Toggia fu senza dubbio uno dei sue finalità si proponeva quella del- massimi riformatori della veterinaria pie- 290 montese, alla quale dedicò gran parte del logia e della botanica, una parte dei ven- proprio impegno scientifico e professio- tuno allievi ammessi annualmente per nale di medico al servizio dell’esercito e concorso alla scuola veterinaria erano in- della società (34). Scorrendo i titoli che viati a prestare servizio nella misura di compongono la sua bibliografia appare uno per ciascun reggimento di cavalleria evidente la profonda cesura con il passato e artiglieria: un numero insufficiente ri- e il tentativo di intervenire sulle inesattez- spetto alle reali necessità, come non tra- ze che ancora condizionavano la pratica scurò di evidenziare nelle sue memorie il veterinaria. I Precetti intorno ad alcune veterinario Grohier, «souvent obligé, vu affezioni della milza (1804), lo studio pio- l’impossibilité de soigner tous les ani- nieristico sull’oftalmica, il trattato sugli maux blessé, d’en abandonner une partie effetti prodotti dal fumo, le osservazioni aux soin des maréchaux ferrants qui ne sul veleno dei rospi, le ricerche farmaco- pouvaient leur porter que des secours très logiche pubblicate postume dal figlio e il insuffisants» (40). Quello delle carenze tentativo di ordinare il complesso appara- negli organici era un problema rilevante to di norme che regolavano la giurispru- che minacciava di paralizzare le forze in denza veterinaria, aprirono senza dubbio campo, quasi mai adeguatamente sostenu- nuovi orizzonti nell’identità della nascen- te sul piano dell’avvicendamento, della te professione (35). Ma fu soltanto con la preparazione e della cura dei cavalli per la pubblicazione del Trattato delle malattie guerra (41). Un decreto imperiale tentò di esterne del cavallo (1786) (36) che Tog- porvi rimedio istituendo con poco succes- gia si impose all’attenzione del pubblico so e tra molte polemiche le figure del ve- e degli specialisti, un riconoscimento che terinario aggiunto nel giugno 1806 e del in epoca francese gli valse l’elezione ad veterinario in seconda o aiutante nell’a- ordinario della Società Agraria di Torino prile 1807, reclutati tra i maréchaux della (gennaio 1801) e un posto tra i medici cavalleria che dimostravano di possedere della Deputazione jenneriana (ottobre qualche competenza particolare (42). 1801), la commissione presieduta da Mi- Tuttavia i malumori erano destinati a pla- chele Buniva per la diffusione della vacci- carsi sull’ondata della nuova fase legisla- nazione antivaiolosa nell’area subalpina tiva che accompagnò la riorganizzazione (37). dell’armata francese conseguente alla dis- Sebbene Toggia non potè mai esercitare fatta di Russia (1812) e all’approssimarsi l’insegnamento (a cui era stato chiamato degli eventi bellici culminati nella «Batta- nel dicembre 1800) a causa di conflitti glia delle Nazioni» (ottobre 1813) (43). per il controllo della professione che lo Per assicurare la rapida formazione dei videro coinvolto (38), la scuola veterina- veterinari da inquadrare nella sanità mili- ria dopo Marengo (giugno 1800) e il pas- tare con il grado di «adjudans sous-offi- saggio dei territori piemontesi alla 27a ciers du régiment» e quindi il rango di Divisione militare della Repubblica fran- Maréchal des logis (44), le cinque scuole cese (settembre 1802) (39) operò in ma- imperiali di Alfort, Lione, Torino, Aix-la- niera sempre più esclusiva come centro Chapelle e Zutphen nei Paesi Bassi, rior- per il reclutamento e la formazione del ganizzate dalla riforma del 15 gennaio personale medico destinato all’armata in 1813 sotto la direzione generale del vete- un momento in cui la richiesta di veteri- rinario più famoso d’Europa Jean Bapti- nari da inquadrare al seguito delle truppe ste Huzard, avrebbero riservato annual- poteva solo prefigurare le proporzioni a mente venti posti per un totale di cento cui avrebbe condotto negli anni seguenti cadetti scelti in particolare tra i «fils de la guerra continentale. Al termine di un vétérinaire en activité ou retirés avec pen- periodo di studio triennale incentrato sul- sion; aux fils de cavaliers maréchaux-fer- l’insegnamento dell’anatomia, della pato- rans; aux enfans de troupes à cheval» 291 (45). Ma l’urgenza andava a scapito della fessione al servizio degli eserciti costitui- formazione: agli studenti delle scuole rono il precedente fondamentale sul quale provinciali non si chiedeva «que le cours venne modellata la legislazione successi- de trois ans fixé pour former les maré- va. L’organizzazione stabilita dal decreto chaux vétérinaires», ad eccezione degli imperiale del 15 gennaio 1813 si impose allievi promettenti per i quali sarebbe sta- in Piemonte andando ben oltre l’età napo- to possibile proseguire gli studi fino al di- leonica e si ritrova, nelle sue linee genera- ploma di Médecin vétérinaire ad Alfort li, nei regolamenti della scuola diretta da (46). A cominciare dal 1° novembre 1813 Carlo Lessona nei primi anni della Re- ciascun reggimento avrebbe quindi incor- staurazione, quando come conseguenza porato in ferma decennale, prorogabile fi- dell’ingresso dei veterinari nelle fila del- no ad oltre i vent’anni, un Maréchal-vété- l’esercito, iniziò a delinearsi un servizio rinaire en premier, medico con anzianità zooiatrico sempre più definito, svolto da di servizio e in possesso del diploma di medici che erano al tempo stesso dei gra- prima classe conseguito ad Alfort, e uno o duati e che costituì la fondamentale pre- due assistenti: il Maréchal-vétérinaire en messa per la formazione del Corpo veteri- seconde, un veterinario formatosi con nario dell’esercito unitario (49). profitto in una delle quattro scuole pro- vinciali, e il Maréchal-vétérinaire surnu- méraire, scelto tra quelli che non rientra- vano nelle graduatorie di merito (47). NOTE La scuola di Torino, inserita nella grande organizzazione delle Écoles imperiales d’économie rurale et vétérinaire, contri- (1) W. BARBERIS, Le armi del principe. La tradi- zione militare sabauda, Torino, Einaudi, 1988; buì alla formazione del corpo veterinario S. LORIGA, Soldati. L’istituzione militare nel Pie- dell’armata napoleonica, come mostra la monte del Settecento, Venezia, Marsilio, 1992; vicenda del figlio di Francesco Toggia, M. ABRATE, Ricerche per la storia economica omonimo di suo padre e veterinario mili- dell’artiglieria nella prima metà del XVIII seco- tare di professione. Nato a Trino Vercelle- lo, Nuova Rivista Storica, 53: 163-64, 1969. se nel 1794, all’età di quattordici anni (2) L. PICCO, Cavalli, caccia e potere nel Pie- vinse un posto di convittore nella Scuola monte sabaudo. L’azienda economica di Venaria veterinaria del Valentino, dove si distinse Reale, Torino, Eda, 1983. tra i diplomati del 1813. Venne quindi ar- (3) N. BRANCACCIO, L’esercito del vecchio Pie- ruolato nella cavalleria e probabilmente monte. Gli ordinamenti, I, Dal 1560 al 1814, Ro- ma, Stato Maggiore dell’Esercito - Ufficio Stori- fu a Lipsia e a Waterloo. Tornato in patria co, 1923. nel 1815 esercitò come assistente di suo (4) Ibidem. padre alla Mandria di Chivasso e da qui (5) Raccolta per ordine di materie delle Leggi, nel 1825 gli succedette come Direttore Editti, Patenti... emanate negli Stati di terraferma veterinario della Regia armata, con il gra- fino al 8 dicembre 1798 dai Sovrani della R. Casa do di tenente di cavalleria. Esercitò la ca- di Savoia, compilata dall’avvocato Felice Amato rica fino al 1852 quando all’età di cin- Duboin (DUBOIN), VIII, Torino, Arnaldi, 1832, Uf- quant’otto anni venne posto in congedo ficii spettanti alli marescalchi, sellari, mastri da con il rango di capitano e l’alta onorifi- legname per fare ed accomodare le carrozze, fer- cenza di cavaliere dell’Ordine Mauriziano ra carrozze e morzari di S.A.R, p. 222. (6) P. É. LAFOSSE, Manuel pharmaceutique, à (48). l’usage des maréchaux du Régimens du Royal- Morì a Torino nel 1872 non senza aver Piemont Cavalerie, contenant les remèdes dont constatato gli esiti a cui era giunta la l’efficacité est constatée, faciles à trouver et les zooiatria in ambito militare. In questo moins dispendieux, auxquels on a joint les usten- senso gli sforzi dei riformatori sette-otto- siles et instruments les plus nécessaires, même centeschi per il rinnovamento della pro- indispensables pour entrer en campagne, avec 292 des remarques sur quelques maladie, Carcasson- maggio 1769. ne, Heirisson, 1774; ID., Manuel d’hippiatrique, (19) Ibidem. à l’usage des officiers de cavalerie possesseurs (20) DUBOIN, cit. et amanteurs de chevaux et principalement des (21) AST, Sez. Riunite, Controllo Generale delle maréchaux des régimens, Nancy, Barbier, 1779. Finanze, cit., Trattenuti in Lione alla Scuola Ve- (7) G. BRUGNONE, La Mascalcia, o sia la medici- terinaria, cit. na veterinaria ridotta ai suoi veri principi, Tori- (22) Ibidem, Patenti Controllo Finanze, busta no, Stamperia Reale, 1774, pp. XIX-XX. 1/09/1769, reg. 43, carta 14, Cerusico Brugnoni. (8) É. G. LAFOSSE, Traité sur le véritable siége Direttore della Scuola Veterinaria. de la morve des chevaux et les moyens d’y remé- (23) DUBOIN, XXVII (1865), p. 1126, Lettera dier, Paris, David et Govichon, 1749. Per il di- della R. Segreteria di guerra che stabilisce i mo- battito sulla contagiosità della morva cfr. V. di di una visita di periti a diversi corpi di caval- CHIODI, Storia della Veterinaria, Bologna, Eda- leria in cui i cavalli sono sospetti o infetti di gricole, 1981. moccio, 5 febbraio 1773. (9) Médecins, climat et épidémies à la fin du (24) A tale proposito cfr. le seguenti relazioni a XVIIIe siècle, sous la direction de J. P. DESAIVE, stampa: G. BRUGNONE, Storia della squinanzia Paris-La Haye, Mouton, 1972; W. H. MCNEILL, cancrenosa, malattia epidemica, epizootica e La peste nella storia. Epidemie, morbi e conta- contagiosa, manifestatasi sui cavalli a Torino, il gio dall’antichità all’età contemporanea, Torino, di 29 di marzo 1777, Scelta di opuscoli interes- Einaudi, 1981. santi, 2: 64-93, 3: 3-24, 1777; ID., Recherches (10) G. CARBONE, Dizionario Militare, Torino, physiques sur la nature et sur les causes d’ une Vercellino, 1863, p. 457. épizootie qui se manifesta à Fossan parmi les (11) Vedi J. L. QUILLERIET, La vie et l’oeuvre de chevaux des dragons du roi, pendant le mois de Philippe-Étienne Lafosse, hippiatre, premier ad- mars de l’année 1783, Memorie della Accade- versaire des Écoles vétérinaires, Thèse pour le mia delle Scienze di Torino, 6: 34-50, 1786. Doctorat Vétérinaire, 81, École Nationale Vétéri- (25) Ibidem, XVII (1850), pp. 1156-57, Regio naire d’Alfort, 1966. biglietto che manda adottarsi il parere del diret- (12) P. É. LAFOSSE, Cours d’hippiatrique, ou tore della scuola veterinaria per la disinfezione traité complet de la médecine des chevaux, Paris, degli oggetti e delle stalle dei cavalli mocciosi, 4 Edme, 1772, p. 387. maggio 1782; ibidem, pp. 1157-59, Sentimento (13) C. BOURGELAT, Élémens d’Hippiatrique, ou del direttore della scuola veterinaria Brugnone nouveaux principes sur la connoissance et sur la intorno ai mezzi da praticarsi per espurgare gli médecine des chevaux, Lyon, Declaustre et frères arnesi e le stalle che hanno servito ai cavalli Duplain, 1750-53, p. XVI. mocciosi, 11 aprile 1782. (14) C. CHOMEL, Histoire du Corps des Vétéri- (26) AST, Sez. Riunite, Patenti Controllo Finan- naires Militaires en France, Paris, Asselin et ze, cit., Cerusico Brugnoni, cit. Houzeau, 1887, p. 42. (27) G. BRUGNONE, La Mascalcia, cit., p. XXVI. (15) Ibidem, p. 56. (28) AST, Corte, Pubblica Istruzione, Regia Uni- (16) Si tratta dei torinesi Giovanni Battista Ar- versità, m. II d’add., fasc. 34, Progetto del Chi- naud, Giuseppe Angelo Consul, Giuseppe Rodi- rurgo Brugnone per lo stabilimento di una Scuo- na e Vittorio Rochet. ARCHIVIO DI STATO DI TORI- la Veterinaria ne’Regi Stati, 1769. NO (AST), Sezioni Riunite, Controllo Generale (29) La storia della Facoltà di Medicina Veteri- delle Finanze, Bilancio della Real Casa, Tratte- naria di Torino (1769-1969), a cura di G. DE nuti in Lione alla Scuola Veterinaria, voll. 11- SOMMAIN, Università degli Studi di Torino, An- 12, anni 1763-68. L. MOULÉ, A. RAILLIET, Hi- nali della Facoltà di Medicina Veterinaria di To- stoire de l’École d’Alfort, Paris, Asselin et Hou- rino, 18: 47, 1969. zeau, 1908, p. 692, nota 4. (30) Le conoscenze sulla vita e l’attività profes- (17) DUBOIN, XXVI (1863), pp. 268-69, Istruzio- sionale di questo insigne esponente della veteri- ni date dalla Regia Segreteria di guerra riguar- naria piemontese sono ancora scarse e frammen- danti i direttori de’ maniscalchi nei reggimenti di tarie. Vedi come riferimento G. B. ERCOLANI, Ri- cavalleria e dragoni, 30 maggio 1769, p. 269. cerche storico-analitiche sugli scrittori di veteri- (18) AST, Sez. Riunite, Patenti Controllo Finan- naria, Torino, Ferrero e Franco, 1851-54, pp. ze, busta 1/06/1769, reg. 6, carta 137, Regio Bi- 225-42; F. PAPA, La scuola veterinaria subalpina, glietto che stabilisce nei reggimenti di cavalleria memoria letta... all’apertura del 1° congresso na- e di dragoni un direttore de’ maniscalchi, 30 zionale veterinario in occasione del centenario 293 della fondazione della scuola suddetta, li della Società Agraria, 23: 32 e sgg., 1813; ID., 10,11,12 settembre 1869, Torino 1869; F. PEROSI- Saggio di materia medica e farmacologica vete- NO, Centenario dell’istituzione della Reale Scuo- rinaria, opera pastuma... pubblicata da suo fi- la veterinaria in Piemonte, festeggiato nei giorni glio Francesco Toggia, tenente di Cavalleria, 10, 11 e 12 settembre 1869, Torino, Speirani, Torino, Chirio e Mina, 1832; ID., Veterinaria le- 1870; D. VALLADA, La scuola veterinaria del Pie- gale, Torino, Pomba, 1823. Di particolare impor- monte. Saggio storico della medesima, dall’epo- tanza furono altresì la Relazione della visita fatta ca di sua fondazione (1769) a’ tempi attuali ai cavalli del reggimento dragoni di Piemonte, (1872). Suo appannaggio, bibliografia, statistica Torino, Mairese, 1798; le Osservazioni pratiche dei Veterinarii che ne sono usciti ecc., Torino, sul moccio e sul farcino, come pure sul governo Bandiera dello Studente di Bodrone, 1872; M. dei cavalli del Nord, ad uso degli officiali e vete- JULINI, Francesco Toggia, docente alternativo, rinari de’ reggimenti di cavalleria e dragoni, To- Obiettivi e documenti veterinari, 2: 55-56, 1992. rino, Galletti, 1815 e il trattato Sulla peripneu- (31) Per notizie biografiche su P. Flandrin cfr. monia epizootica manifestatasi sui cavalli del Dictionnaire de Biografie Française, sous la di- reggimento cavalleggeri-Savoja sul fine di set- rection de M. PREVOST, R. D’AMAT, XIII, Paris, tembre 1824, Torino, Chirio e Mina, 1825. Letouzay et Ané, 1932-94, 1954, p. 1488. Flan- (36) ID., Trattato delle malattie esterne del ca- drin insieme con i colleghi Huzard e Chabert fu vallo, Vercelli, Panialis, 1786, 2 voll. il promotore del celebre «Almanach vétérinaire, (37) Vedi T. M. CAFFARATTO, L’opera di Michele contenant l’histoire abrégée des progrès de la Buniva, l’introduzione della vaccinazione in Pie- Médecine des Animaux, depuis l’établissement monte ed il deposito del vaccino presso l’Opera des École vétérinaires en France», Paris, Vallat- Maternità di Torino, Minerva farmaceutica, 11: la-Chapelle, 1782-1790. Fra il 1791 e il 1795 212-217, 1962; 12: 236-241, 1962. l’«Almanach vétérinaire» cambiò titolo in «In- (38) A tale proposito mi permetto di rinviare a structions et observations sur le maladies des M. FERRO, Alle origini di una nuova scienza. animaux domestiques», 5 voll. Giovanni Carlo Brugnone e la veterinaria pie- (32) Vedi V. FERRONE, La Nuova Atlantide e i lu- montese tra Sette e Ottocento, Università di Tori- mi. Scienza e politica nel Piemonte di Vittorio no, Facoltà di Lettere e Filosofia, Tesi di laurea Amedeo III, Torino, Meynier, 1988. in Storia moderna, Relatore prof. Giuseppe Ri- (33) Toggia compare come aristocratico nei ver- cuperati, a. a. 1997/98, pp. 314-25. bali del Governo provvisorio del Piemonte (39) Per il quadro generale della situazione poli- (1798-99) che riferiscono di questioni a suo cari- tica piemontese dopo la caduta della monanrchia co. Vedi R. BRILLI, L’esperienza politica pie- sabauda (8 dicembre 1798) cfr. G. VACCARINO, I montese dell’anno VII attraverso i verbali delle giacobini piemontesi (1794-1814), Roma, Mini- sedute del Governo provvisorio, Università degli stero per i Beni Culturali e Ambientali, 1989, 2 Studi di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia, voll. Tesi di laurea in Lettere moderne, Relatore prof. (40) GROHIER, Mémoire sur les causes auxquel- Luciano Guerci, a.a. 1994/95, vol II. les on doit attribuer la perte des chevaux de ca- (34) Per l’elenco completo delle opere di Toggia valerie, Paris, 1815, citato da C. CHOMEL, Hi- cfr. G. G. BONINO, Biografia medica piemontese, stoire du Corps des Vétérinaires Militaires en II, Torino, Bianco, 1825, pp. 468-72. France, Paris, Asselin et Houzeau, 1887, p. 83. (35) Vedi F. TOGGIA, Precetti intorno ad alcune (41) C. CHOMEL, Étude sur l’entraînement et sur affezioni della milza, fondati sull’osservazione e la préparation des chevaux à la guerre, Paris- sulla sperienza, tendenti a distruggere varii pre- Nancy, Berger et Levrault, 1892. giudizi inveterati, comuni nella mascalcia e fata- (42) ID., Histoire du Corps des Vétérinaires Mi- li alla specie, Torino, Stamperia Nazionale, litaires, cit., p. 84. 1804; ID., Su le cause più comuni della cecità, (43) Vedi D. G. CHANDLER, Le campagne di Na- ossia della perdita della vista de’ cavalli e sui poleone, II, Milano, BUR, 1988, pp. 1033-1120. mezzi di prevenirla, Torino, Pomba, 1819; ID., (44)Raccolta delle leggi, decreti, proclami, ma- Sui perniciosi effetti che il fumo produce sopra nifesti, circolari, ecc. pubblicati dalle Autorità gli animali domestici e dei mezzi di rimediarvi, Costituite. Dal secondo ingresso dell’Armata Torino, 1824; ID., Osservazioni ed esperienze Francese in Piemonte a tutto l’anno VIII (22 set- tendenti a provare che i rospi del nostro paese tembre 1800), XXXIX, Torino, Davico-Picco, non somministrano alcun veleno atto ad agire 1811, Décret impérial qui fixe le traitement et le sugli animali domestici, Calendario Georgico rang des Artistes vétérinaires dans les troupes à 294 cheval, 30 septembre 1811, p. 187. (47) Ibidem, p. 299. (45) Ibidem, XLI, Décret imperial portant nou- (48) G. DE SOMMAIN, cit., pp. 152-53. velle organisation des école impériales d’écono- (49) Vedi V. DEL GIUDICE, A. SILVESTRI, Il corpo mie rurale et vétérinaire, 15 gennaio 1813, p. veterinario militare. Storia e uniformi, Bologna, 298. Edagricole, 1984. (46) Ibidem.

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Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 GLI ANIMALI E LA GUERRA CHIMICA Cenni storici sull'impiego dei gas Sensibilità degli animali nei confronti dei gas da combattimento MARIO MARCHISIO - GIANCARLO NERVI - VINCENZO SCISCIO SUMMARY

CHEMICAL WARFARE AND ANIMALS. HISTORICAL NOTES ON GASEOUS AGENTS. SENSITIVITY OF ANIMALS TO WAR GASSES

The use of gasses in warfare, largely employed in the first World War, was neither new nor recent. Several references made by historians and scholars indicate that even in ancient times man used smoke, gasses, vapors and artificial fogs alone or combined with other methods to hide from and fight the enemy. However the so-called scientific chemical warfare begins with the first world war, even if the use of gas was far from determinant. On the contrary, it caused thousands of casualties, wounded or disabled, with devastating psychological effects on soldiers. The use of gasses was terrible not only for man, but also for the animals used by man in war: horses, mules, dogs and pigeons.

L’uso dei gas a scopo bellico, di cui fu Spartani nella guerra del Peloponneso, fatto largo impiego nel corso del primo davanti a Platea ed a Belium (431 – 404 conflitto mondiale, non è in realtà né nuo- a.C.). vo né recente. Anche nelle storie romane ricorrono fre- Numerose testimonianze di storici e di quenti accenni alla guerra condotta con studiosi riferiscono che fin dall’antichità sostanze fumogene, irritanti, lacrimogene, più remota, ad ausilio di più sicuri e fero- asfissianti. ci mezzi distruttivi, l’uomo si è servito di Nell’assedio di Ambracia (187 a.C.), i fumi, di gas, di vapori e di nebbie provo- Romani scavarono gallerie per combatte- cate artificialmente per snidare e combat- re i nemici ed altrettanto fecero questi. tere il nemico. Poiché l’esito della battaglia era incerto La prima idea di utilizzare fumi molesti per ambedue le parti, gli assediati, me- per indurre il nemico ad abbandonare i ri- diante un apposito congegno, riuscirono a pari, sembra derivata dall’artificio usato produrre nella galleria dei Romani del fu- dai cacciatori di bruciare erba umida e le- mo irritante e nocivo, mettendo in fuga il gna verde all’entrata delle tane, dove si nemico. celava la selvaggina. Nelle «Vite» di Plutarco (Plutarchi Vitae Non è improbabile, infatti, che questo Q. Sertorius, Cap. XVII) si narra che stratagemma venatorio sia stato anche im- Quinto Sertorio, nella campagna di Spa- piegato per snidare il nemico dalle difese gna contro i Gracitani, ordinò ai suoi sol- naturali o da lui stesso create sul terreno. dati di fare un argine di finissima e soffice I primi composti irritanti venivano svilup- terra, che fece poi sconvolgere da cavalli pati molto semplicemente bruciando sva- galoppanti in modo che il vento la spin- riate sostanze come pece, catrame, grasso gesse contro i nemici in forma di nube. animale e resine. In seguito vennero ado- Gli effetti furono tali che i nemici, presi perate sostanze chimiche che svolgevano da tosse convulsiva ed accecati dalla pol- gas o fumi irritanti e tossici, come lo zol- vere, non resistettero e dopo due giorni si fo e l’arsenico. arresero. Sembra che tali gas fossero usati dagli Un altro accenno sull’uso di sostanze ir- 297 respirabili a scopo bellico l’abbiamo negli durre la guerra), raccomanda l’impiego scritti di Sesto Giulio Frontino (90 d.C.) di gas nella guerra di posizione. ed in quelli di Sesto Giulio Africano (230 Nebbie artificiali, non del tutto innocue, d.C.); quest’ultimo fornisce, inoltre, le furono usate per celare al nemico i movi- prime notizie sul «terribile fuoco greco». menti delle truppe in manovra. Callinico Sirio (VII secolo d.C.), che an- Così Carlo XII di Svezia, nel 1701, per dò da Eliopoli a Costantinopoli in aiuto occultare al nemico le proprie truppe al dei Bizantini, si servì di una miscela simi- passaggio di un fiume, fece sviluppare le al così detto «fuoco greco», che altro dense nubi. non era se non un liquido infiammabile Nelle guerre napoleoniche si impiegarono composto da petrolio, pece, resina e zol- bombe contenenti prodotti arsenicali che fo, che veniva gettato sulla stoffa o in re- risultarono micidiali. cipienti metallici, ovvero spruzzato per Nelle guerre del sec. XVIII, però, in ge- mezzo di tubi. nerale, non si avvertì il bisogno di ricorre- I Saraceni, quattrocento anni dopo, com- re ad aggressivi chimici. battendo in Egitto contro i soldati del Re Nel XIX secolo, invece, l’idea di valersi di Francia, si servirono ancora di questa di mezzi chimici risorse; sia come stru- sostanza. menti di offesa che di difesa. Julius Meyer cita, in un suo lavoro pub- Nel 1855 il X Conte di Dundonald propo- blicato nel 1925 (Der Gaskampf und die neva l’impiego di proietti a gas per le arti- chemischen kampfstoffe), un manoscritto glierie e di nubi velenose, che dovevano tedesco del principio del secolo XV in cui trarre profitto dal vento favorevole. sono descritte certe palle fumogene che, Nella guerra di Crimea (1853-1856), du- bruciando, avvelenano l’aria. rante l’assedio di Sebastopoli, gli alleati Un altro manoscritto del 1483 dà notizie europei usarono contro i Russi proiettili più precise di tali palle, la cui composi- caricati con ossido di caolite e derivati ar- zione a base di arsenico agisce come senicali , assieme a zolfo bruciato, per asfissiante. creare gas e fumi tossici: gli esiti però fu- Lo stesso Leonardo Da Vinci suggerisce rono incerti, dato che la nube seguiva l’uso di fumi contenenti vapori arsenicali l’andamento del vento, che spesso mutava contro i nemici riparati nei castelli. direzione creando problemi agli stessi al- Leonardo Fioravanti, medico bolognese, leati. nel suo Compendio de ’segreti rationali Nel 1865, Napoleone III sperimentò nel (1604) fornisce alcune ricette di fuochi in- campo di Chalous degli obici con proietti fernali. Per uso bellico, prescrive un olio caricati con gas asfissianti. ottenuto per distillazione di una mesco- Come cavie vennero utilizzati cani, molti lanza di trementina , zolfo, sterco e san- dei quali morirono. gue umano, di odore talmente nauseabon- Gli esperimenti vennero fatti sospendere do da rendere impossibile la permanenza perché giudicati troppo barbari . nel luogo dove veniva buttato. Infine, durante la guerra franco - prussia- Il chimico Rudolf Glauber (1604-1668), na del 1870, furono impiegate bombe ca- per difendersi dall’invasione turca in Euro- ricate con sostanze starnutatorie come la pa, suggerì l’uso di granate fumogene e di veratrina. proietti incendiari pieni di olio di trementi- Si può affermare che nelle varie epoche na e acido nitrico; l’esecuzione di tale pro- storiche , in occasione di guerre e di asse- getto fallì a causa dell’imperfezione delle di, si fece uso di prodotti tossici, che però conoscenze chimico-tecniche di allora. non influenzarono l’andamento delle stes- G.W. Von Leibnitz (1646-1716), nell’ope- se, anche perché le conoscenze di chimica ra Gedanken zur deutschen kriegsverfas- rimasero scarse sino a tempi piuttosto re- sung (Pensieri sull’arte tedesca di con- centi. 298 A partire, però, dagli ultimi decenni del cesi la responsabilità dell’iniziativa stes- 1800 e l’inizio del 1900 le condizioni ge- sa. Infatti l’Ufficio tedesco di informazio- nerali della chimica migliorarono note- ni segrete venne a suo tempo a conoscen- volmente fornendo prodotti indispensabili za che il Maresciallo Joffre, verso la fine al progresso, dalle straordinarie capacità. del 1914, disponeva già di proietti e bom- Anche se preparate con finalità di pace , be a mano caricate con Bromo e Cloroa- molte sostanze rivelarono proprietà tossi- cetone, che furono poi usati contro le che ben superiori ai prodotti normalmente truppe tedesche sul fronte occidentale nel usati in chimica industriale. marzo 1915. Il gas fosgene, ad esempio, tristemente fa- Questo fatto sarebbe stato la causa che moso sui campi di battaglia europei del 1° portò la Germania ad iniziare un’offensi- conflitto mondiale, fu scoperto dal chimi- va basata sull’impiego dei gas in grande co inglese John Davy nel 1812, miscelan- stile. do cloro e ossido di carbonio per la pre- Sul fronte italiano, l’uso sporadico, da parazione di colori e per la colorazione di parte del nemico, di granate a gas asfis- tessuti. siante, fu accertato sin dall’inizio del con- Anche «l’iprite» ( solfuro di dicloroetile) flitto. era stato ottenuto dal chimico inglese Il primo attacco con i gas impiegati su Guthrie nel 1860, miscelando etilene con larga scala fu condotto però, dagli austro- cloruro di zolfo, rivelando le sue terribili ungarici il 29 giugno 1916 sul fronte del- capacità vescicatorie. l’XI Corpo D’Armata ( fra S.Michele e S. Nel 1914 il chimico tedesco Meyer mise Martino del Carso ). L’attacco fu deciso a punto un sistema per la produzione in- per alleggerire la forte e costante pressio- dustriale dell’iprite. ne che le truppe italiane esercitavano sul- Il cloro, che fu il primo gas usato nella le linee austro- ungariche del medio e guerra del 1914-18, veniva già impiegato basso Isonzo, pressione che rischiava di dal 1910 in Germania per la preparazione far crollare da un momento all’altro le li- di vernici e medicinali. Il cloro veniva nee stesse. prodotto a Leverkusen alla media di venti Dalla località Mainizza al Bosco Cappuc- tonnellate al giorno, mentre nel periodo cio gli austriaci installarono per l’attacco bellico si raggiunse la quantità di sessanta 6000 bombole dal peso di 50 chilogram- tonnellate al giorno. Possiamo quindi af- mi ciascuna, contenenti una miscela di fermare che l’inizio scientifico, se così lo Cloro e Fosgene. Ma, a causa del vento vogliamo definire, della guerra chimica si sfavorevole, nel settore nord del fronte ha con il primo conflitto mondiale (1914- d’attacco, lungo sei chilometri, furono 1918). usate solo 3000 bombole, di cui una parte Quando il 22 aprile 1915 i tedeschi lan- rese inutilizzabili dalle nostre artiglierie. ciarono nella regione di YPRES, in gran- Alle ore 05.30 del mattino del 29 giugno de stile la nube mortifera a mezzo di 1916, con trenta minuti di ritardo sull’o- bombole di cloro, seminando panico e rario previsto, vennero aperti i beccucci di strage fra le truppe francesi di quel setto- rame delle bombole e il monte S. Michele re, fu unanime il biasimo verso la Germa- passò alla storia. nia che, dando inizio a questa speciale of- Gli effetti sulle truppe italiane delle Bri- fensiva, veniva a violare oltre che il dirit- gate di fanteria «Regina» (9° e 10° Rgt) e to delle genti, precise convenzioni sotto- «Pisa» (29° e 30° Rgt) furono devastanti. scritte all’Aja il 29 luglio 1899 e ratificate Dopo l’allarme gas e durante l’attacco au- il 18 ottobre 1907. striaco furono fatte intervenire in ausilio In seguito i tedeschi si scagionarono dal- le Brigate di fanteria «Brescia» (19° e 20° l’accusa di essere stati gli iniziatori del- Rgt) e «Ferrara» (47° e 48° Rgt), che sub- l’offensiva chimica, addossando ai Fran- irono anche esse gli effetti dei gas. Alla 299 fine dei combattimenti si contarono circa Ben presto si riconobbe, invece, la grande 8000 gassati, di cui 5000 morirono. Gli sensibilità del cane e la resistenza notevo- stessi austriaci pagarono a caro prezzo i le del piccione. capricci del vento mutevole, perché, se al- L’esperienza bellica successiva dimostrò l’inizio questo spingeva favorevolmente il però chiaramente che le sostanze aggres- gas verso le linee italiane, improvvisa- sive, in concentrazione adatte, determina- mente mutò direzione colpendo le truppe vano anche nel cavallo affezioni gravi e d’assalto austro ungariche le quali subiro- non di rado letali. no a loro volta gravi perdite. Non è possibile stabilire con certezza il In seguito comparvero anche sul fronte numero complessivo di cavalli e muli gas- italiano tutti gli altri composti (Bromo- sati perché le statistiche riguardanti le in- chetoni, i Bromo e Cloroderivati benzilici tossicazioni da gas bellici vennero inizia- ed etilici, la Difenilcloroarsina, la Cloro- te con grande ritardo rispetto, ad esempio, picrina ed altri Cloro derivati, il Fosgene, alle statistiche sui quadrupedi feriti che, i composti del Cianogeno ) usati dai tede- invece, furono stilate sin dall’inizio della schi contro i nostri Alleati, compresa l’Y- guerra. prite, che venne per la prima volta lancia- E’ anche vero che, al momento dei primi ta, nel novembre 1917, dall’artiglieria attacchi con Cloro, nel 1915, il conflitto contro le truppe del XXII Corpo D’Arma- aveva già assunto il carattere della guerra ta. di posizione; i quadrupedi si trovavano in Il 23 e 24 ottobre 1917, nella Conca di maggioranza nelle retrovie e quindi il loro Plezzo – battaglia di Caporetto - i tede- coinvolgimento era limitato: in condizioni schi ottennero un successo con il lancio di normali essi non erano neppure in perico- proietti carichi di Difosgene e Difenilclo- lo. roarsina. Le lesioni da gas di guerra negli animali Negli ultimi periodi del primo conflitto assunsero importanza solo quando la mondiale, gli Imperi Centrali effettuarono guerra chimica estese il suo campo d’a- diversi bombardamenti a gas in grande zione, per cui non rimase limitato unica- stile contro le nostre truppe ma, grazie ad mente alle retrovie ed ai centri di riforni- una difesa antigas ormai consolidata, il mento ma si spinse anche in vicinanza dei nemico non riuscì più ad ottenere gli ef- parchi bestiame. E’ chiaro, però, che in fetti desiderati. A dovere di cronaca è ne- questi casi gli attacchi non erano mai tan- cessario sottolineare che anche l’esercito to violenti quanto alla fronte di combatti- italiano, nel primo conflitto mondiale im- mento. piegò armi chimiche. Indipendentemente dai numeri, che pos- I gas furono impiegati indistintamente da sono avere una finalità squisitamente sta- tutti i belligeranti ma il loro utilizzo non tistica, quello che più interessa sottolinea- ebbe alcun peso decisivo sull’esito della re è che, sulla base delle esperienze matu- guerra anzi, causò migliaia di morti, feri- rate nel corso della prima guerra mondia- ti, invalidi, con effetti gravissimi sulla le, generalmente gli animali sono consi- psiche dei soldati. derati sensibili ai gas quanto l’uomo. L’uso dei gas non fu deleterio solo per Il cavallo è molto sensibile a quasi tutti i l’uomo ma anche per gli animali che l’uo- gas e soprattutto all’Yprite, però le con- mo utilizzò quali «ausiliari»: cavalli, mu- giuntive sono quasi insensibili, anche a li, cani e piccioni. forti concentrazioni, all’azione dei lacri- All’inizio della guerra chimica, nel corso mogeni. della prima Guerra Mondiale, prevalse fra Il cane è sensibile a tutti i composti chi- gli Stati belligeranti l’opinione che il ca- mici di guerra , compreso l’Yprite, per il vallo fosse notevolmente più resistente, di quale mostrerebbe una sensibilità prossi- fronte agli aggressivi, rispetto all’uomo. ma a quella dell’uomo. 300 Si è già ricordato come i piccioni non sia- mondiale, smentì fortunatamente questa no molto sensibili ai tossici di guerra. previsione. Il solfuro di etile biclorurato, sulla cute degli animali , non determina la forma- zione di vescicole come invece avviene nell’uomo. BIBLIOGRAFIA Tutti gli animali da esperimento ( gatti, cavie, topi, ratti, conigli, ecc..) general- A. ANCONA, Gli aggressivi chimici e la difesa mente sono sensibili all’azione dei com- della popolazione Civile. L. Cappelli Editore, posti chimici di guerra. Bologna, 1936. E. CIPRIANI, La guerra aerea – Insidie e difese. E’ da sottolineare come il cane, il cavallo Mantero Editore,1939. ed altri animali , anche fra quelli che vi- CROCE ROSSA ITALIANA (a cura), Gli aggressivi vono allo stato brado, riescano a percepi- chimici. Trieste, 1940. re mediante l’olfatto e forse anche me- R. ESERCITO ITALIANO COMANDO SUPREMO – Uf- diante altri organi di senso la presenza di ficio Tecnico, Attacchi con i gas Asfissianti e gas nocivi nell’aria a diluizioni di gran mezzi di protezione – Notizie sommarie. Roma lunga superiori a quelle percepite dall’uo- 1917. mo. Questo spiega il fatto, notato su alcu- A. IZZO, Guerra chimica e difesa Antigas. II ed., ni fronti di guerra, di rapide migrazioni di Editore Ulrico Hoepli, Milano, 1935; ratti e topi dalle trincee nell’imminenza Guerra chimica e protezione antigas. III ed., Editore Ulrico Hoepli, Milano,1938. dell’avanzata di vapori tossici anche se A. LUSTIG, Patologia e clinica delle malattie da non visibili sotto forma di nube. gas di guerra. Edito a cura dell’Istituto Sierote- Anche gli uccelli sono molto sensibili ai rapico Milanese ,1937. gas ed alcuni in modo particolare, per N. MANTOAN La guerra dei gas 1914 – 1918. esempio il canarino, all’ossido di carbo- Editore Paolo Gaspari, 1999. nio. MINISTERO DELLA GUERRA – CENTRO CHIMICO Nel periodo compreso fra la prima e la MILITARE, Istruzione sulla difesa contro gli ag- seconda guerra mondiale gli studi sugli gressivi chimici. Istituto Poligrafico dello Sta- effetti dei gas di guerra, sull’uomo e sugli to,Roma, 1930. animali, proseguirono, così come si fece C.E. RICHTERS, Gli animali e la guerra chimica. Traduzione sulla III ed. tedesca edita a cura del- più radicata la convinzione che, un even- l’Istituto Sieroterapico Milanese, 1939. tuale conflitto futuro, avrebbe comportato UNIONE NAZIONALE DIFESA ANTIAEREA (a cura), l’impiego di questi strumenti d’offesa non Nozioni pratiche di protezione antiaerea,1936. soltanto al fronte ma anche contro la po- polazione inerme. Gli Autori ringraziano il Sig. Alberto BRISONE La storia riferita al secondo conflitto che ha fornito parte della bibliografia.

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Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 GLI ANIMALI E LA GUERRA CHIMICA Patologia e terapia speciale delle malattie da aggressivi chimici MARIO MARCHISIO - GIANCARLO NERVI - VINCENZO SCISCIO

SUMMARY

ANIMAL HEALTH AND CHEMICAL WARFARE. PATHOLOGY AND THERAPY OF DISEASES INDUCED BY CHEMICAL AGENTS

We briefly considered the principal aspects of pathology and therapy of diseases due to chemical warfare agents in the dog and horse.

I termini «gas di guerra» e «gas aggressi- zurra», munizioni «croce gialla». vi» possono dar luogo a confusione in Originariamente queste denominazioni quanto nella guerra chimica condotta nel erano state date a caso ed erano puramen- primo conflitto mondiale, non sono stati, te esteriori; col tempo, però, esse assunse- generalmente, impiegati dei gas ma piut- ro, invece, un significato vero e proprio e tosto dei composti liquidi o solidi, a tem- si dimostrarono utili sul piano pratico, da- peratura normale, per lo più a punto di to che non era difficile l’inquadramento ebollizione abbastanza elevato. delle singole sostanze aggressive, a se- Al momento dell’esplosione essi fuoriu- conda delle loro caratteristiche, nell’uno scivano dalle granate e dalle bombe, gasi- o nell’altro gruppo. Ogni singolo compo- ficandosi, nebulizzandosi o polverizzan- sto aveva, inoltre, ricevuto il suo nome di dosi e venivano spinti dall’aria verso il battaglia, il quale, utilizzato in luogo del- nemico sotto forma di gas, di vapore o la denominazione scientifica corrispon- anche di sottilissime particelle liquide o dente, servì non solo come abbreviazione solide. ma anche come tutela del segreto di pro- Gli aggressivi chimici svolgevano, quindi, duzione (ad esempio: la LEWISITE era il la loro azione tossica prevalentemente per nome di battaglia della clorovinildiclo- inalazione, tuttavia qualche composto de- roarsina, l’ADAMSITE il nome di batta- terminava anche delle lesioni cutanee (gas glia della difenilaminocloroarsina). «croce gialla», lewsite). Al gruppo dei gas «croce verde» appar- Scientificamente, quindi, è più esatto par- tenevano sostanze facilmente volatili, ad lare di «aggressivi chimici» piuttosto che azione notevolmente tossica sugli organi di «gas di guerra». della respirazione e limitatamente irri- La classificazione di questi aggressivi può tanti. essere fatta secondo vari punti di vista: In questo gruppo erano compresi soprat- chimico, fisico, farmacologico, tossicolo- tutto il fosgene e le sue miscele con altre gico e militare. sostanze irritanti quali la cloropicrina, il L’esercito tedesco, nella prima guerra bromoacetone ed altri «aggressivi dell’a- mondiale, aveva contrassegnato con croci ria». colorate in modo diverso, a seconda del- Scopo di queste sostanze era la distruzio- l’aggressivo contenuto, i proiettili. ne dell’avversario. Escluse le sostanze ad azione irritante su- Al gruppo dei gas «croce azzurra» appar- gli occhi (gas lacrimogeni), venivano di- tenevano sostanze per lo più a limitata vo- stinti: gas «croce verde», gas «croce az- latilità ed a violenta azione irritante sulle zurra», gas «croce gialla», ovvero muni- vie aeree superiori ed in parte anche su zioni «croce verde», munizioni «croce az- quelle profonde. 303 L’azione tossica, in questi casi, rivestiva in considerazione, per sommi capi, solo un valore secondario. Appartenevano a gli aspetti inerenti al cavallo ed al cane. questo gruppo la difenilcloroarsina Tale scelta è dovuta, in prima istanza, alla (CLARK I), la difenilcianarsina (CLARK complessità della materia che richiede- II), la difenilaminocloroarsina (ADAMSI- rebbe, per un accurato approfondimento, TE). molto più tempo, in seconda istanza per- Queste sostanze penetrarono nei primi ché il cane ed il cavallo sono stati gli ani- tempi attraverso i filtri delle maschere di mali impiegati quali ausiliari dell’uomo protezione; tale situazione durò fino a nel corso del primo conflitto mondiale. quando non vennero ideati degli appositi Il piccione viene escluso dalla trattazione filtri. poiché risultava essere, in generale, poco Lo scopo di questi «aggressivi dell’aria» sensibile ai tossici di guerra. era quello, mediante irritazione intensa ed Come testo di riferimento viene conside- improvvisa, di costringere il nemico a re- rato «Gli animali e la guerra chimica», stare a lungo con la maschera indossata. del professor dottor Richters, la cui edi- Ai gas «croce gialla» appartenevano po- zione in lingua italiana era stata curata che sostanze volatili sprovviste di imme- dall’Istituto Sieroterapico Milanese nel diata azione irritante ma molto tossiche 1939. non soltanto per gli occhi e gli organi del- Il primo gruppo di aggressivi preso in la respirazione ma anche per la pelle. considerazione è rappresentato dagli ag- I principali rappresentanti di questo grup- gressivi «croce verde» (aggressivi asfis- po erano: il solfuro di dicloroetile (IPRI- sianti). A questo gruppo, è stato detto, ap- TE), la clorovinildicloroarsina, la dicloro- partenevano il fosgene, il difosgene, la divinilcloroarsina (LEWISITE) e la etildi- cloropicrina, il cloro, gli alogenoderivati cloroarsina (DICK). organici ed i gas nitrosi. A seconda delle condizioni atmosferiche il Al gruppo vanno aggiunte anche le so- solfuro di dicloroetile era in grado di ri- stanze lacrimogene poiché, quando la lo- manere attivo all’aperto per molto tempo. ro concentrazione era elevata o quando Negli ambienti chiusi la durata delle pro- agivano per lungo tempo, potevano com- prietà dannose era naturalmente maggiore. portarsi come irritanti polmonari. Lo scopo di questi «aggressivi del terre- Le sostanze lacrimogene, tuttavia, non no» era quello di mettere il nemico fuori necessitano di una particolare trattazione combattimento il più a lungo possibile, dato che nelle ordinarie concentrazioni la data la scarsa tendenza alla guarigione loro attività sulle mucose oculari degli delle lesioni da essi determinate. animali e specialmente su quelle del ca- Nel gruppo dei «gas lacrimogeni» vi era- vallo era moderata e passeggera. no composti che esplicavano la loro azio- Per il loro trattamento erano sufficienti ne fortemente irritante specialmente sugli delle lavature e delle irrigazioni con ac- occhi; a concentrazioni molto elevate agi- qua calda, soluzione fisiologica, soluzio- vano però anche sulla pelle e sugli organi ne borica al 3%, aria pura e riposo. della respirazione. Le lesioni polmonari (edema polmonare I principali rappresentanti di questo grup- con bronchite secondaria e broncopolmo- po erano: cloroacetone, bromoacetone (B- nite), insorgevano solo con concentrazio- STOFF), bromometiletilchetone (Bn- ni molto elevate. A volte i gas lacrimoge- STOFF), bromuro di benzile, cloruro di ni, ad esempio il bromoacetone liquido, benzile, bromuro di xilile, bromocianuro determinavano lesioni vescicolose della di benzile, cloroacetofenone. cute e anche ustioni e necrosi della cor- Nella trattazione della patologia e terapia nea, a grave decorso, che potevano dar delle malattie degli animali dovute all’a- luogo ad una notevole diminuzione della zione di aggressivi chimici verranno presi visibilità portando alla cecità. 304 Il quadro clinico degli aggressivi «croce spesso tutto il corpo dell’animale ne risul- verde» propriamente detti era fondamen- tava scosso. talmente simile. L’azione dannosa veniva La percussione del torace dava all’inizio distinta in diretta o immediata (vera e un suono pieno e forte. All’auscultazione propria azione irritante e tossica) e indi- si percepivano dei ronchi, dei sibili o dei retta. rantoli. Dopo poche ore erano già eviden- L’azione immediata era a sua volta dop- ti i tipici rumori vescicolari dell’edema pia: azione irritante sulle mucose; azione polmonare iniziale. dannosa sull’epitelio polmonare. Il connettivo palpebrale era leggermente Le azioni indirette si associavano alle le- tumefatto ed arrossato. I vasi sanguigni, sioni del tessuto polmonare, oppure erano rigonfi e rosso - bluastri, emergevano net- costituite da sintomi generali dovuti al- tamente. l’assorbimento delle sostanze nocive. Il polso saliva in breve ad 80-100 battiti al Il quadro clinico presentato dagli animali minuto; mentre all’inizio si manteneva colpiti da intossicazioni da fosgene, costi- piano e forte, a poco a poco, diventava tuiva la forma più pura delle affezioni da piccolo e molle per farsi successivamente aggressivi di guerra. irregolare ed appena percettibile. Esso era essenzialmente costituito da alte- Il cuore batteva concitatamente, i toni car- razioni del tessuto polmonare e dai loro diaci rimanevano puri fino a quando si era effetti secondari. in grado di percepirli. La temperatura cor- Il cavallo affetto da un’intossicazione da porea aumentava notevolmente. fosgene poteva presentare un quadro cli- Ad un periodo di irrequietezza dell’ani- nico appartenente, a seconda della gravità male seguiva una fase successiva caratte- dell’intossicazione, ad una delle seguenti rizzata da uno stato soporoso profondo. quattro forme. Nella forma di media gravità, i cavalli Nella forma più grave, per l’azione delle presentavano all’inizio solo un po’ di tos- miscele di fosgene – aria ad elevata con- se mentre gli altri sintomi erano poco evi- centrazione, i cavalli stramazzavano a ter- denti o mancavano del tutto. ra privi di sensi. La morte poteva essere Solo dopo 6-12 ore si osservavano i sinto- quasi istantanea ovvero verificarsi nel gi- mi descritti in precedenza anche se in for- ro di poche ore. ma più benigna. Nel primo conflitto mondiale si trattò di Nelle forme leggere non si rilevava ini- una forma di intossicazione molto rara. zialmente alcuna sintomatologia morbo- Entro un’ora dall’azione dell’aggressivo sa. Successivamente, però, insorgevano (poco concentrato) nella forma grave in- deboli accessi di tosse e lievi disturbi del- sorgevano i seguenti sintomi: tremito mu- la respirazione a causa dell’esistenza di scolare, sudore freddo, angoscia ed in- un leggero edema polmonare. quietudine, andatura barcollante ed incer- Polso e temperatura non presentavano al- ta. I cavalli presentavano una marcata tos- terazioni degne di nota ed anche lo stato se secca. La testa era tenuta bassa e stirata generale e l’appetito erano relativamente in avanti. Dalle narici tumefatte fuoriusci- poco alterati. va muco spumoso per lo più di colore Il cane presentava un quadro clinico simi- giallo bianchiccio, frammisto talvolta a le a quello descritto per il cavallo. In caso sangue. La respirazione era molto fre- di grave intossicazione, inoltre, esso pre- quente ed il numero dei respiri era supe- sentava quasi sempre scialorrea, rigurgito riore ad 80 al minuto. e vomito. Lo stimolo gastrico era proba- Quando il torace era molto dilatato, i mo- bilmente di origine riflessa ovvero dovuto vimenti respiratori venivano eseguiti a all’ingestione di saliva o di altre secrezio- scosse, in parte con l’aiuto della muscola- ni delle vie aeree superiori. tura addominale e del diaframma, per cui L’azione degli aggressivi «croce verde» si 305 rendeva immediatamente palese nell’or- Il mezzo più sicuro per migliorare mecca- ganismo animale solo se essi agivano in nicamente la circolazione sanguigna era elevate concentrazioni. ritenuto il salasso. Esso veniva eseguito il Con concentrazioni medie e minime, la più precocemente possibile in tutti i casi comparsa della sintomatologia caratteri- gravi e di media gravità e se necessario, stica avveniva dopo un certo tempo (pe- doveva essere ripetuto a distanza di 24 riodo di latenza). ore . Il soccorso immediato sia nelle forme Il salasso era controindicato nei casi di gravi di intossicazione che in quelle più debolezza cardiaca e collasso. lievi era fondamentale. In questo caso potevano essere effettuate Gli animali andavano prontamente allon- iniezioni di soluzioni isotoniche o iperto- tanati dalla zona di pericolo allo scopo di niche di cristalloidi svariati ( soluzione fi- far respirare loro aria pura e fresca. siologica, soluzione di Ringer). Nel caso di cavalli sellati o bardati era ne- 15 - 20 minuti prima dell’esecuzione del cessario togliere loro la sella o qualsiasi salasso, così come durante tutta la malat- altro peso che potesse influire negativa- tia , all’animale doveva essere sommini- mente sulla respirazione. strato un cardiocinetico. Analogamente per i cani destinati al traino Quali eccitanti della circolazione veniva- di slitte o carrettini era necessario provve- no utilizzati i medicamenti del gruppo dere a liberarli dalle loro bardature. della canfora. Gli inconvenienti della can- Gli animali non dovevano minimamente fora impiegata durante la guerra (sotto affaticarsi, era necessario, inoltre, coprirli forma di olio canforato forte), erano lega- bene onde evitare il loro raffreddamento. ti alle sue qualità fisiche, alla sua cattiva L’allontanamento dalla zona di pericolo solubilità in acqua, al difficile riassorbi- non doveva mai avvenire con andatura ce- mento da parti dei lipoidi, alla sua irrego- lere bensì con lentezza e senza alcuno lare attività, all’irritazione dei tessuti da sforzo fisico, con passo tranquillo. essa determinata ed al suo intenso odore Appena giunti in località sicure era fon- che veniva trasmesso anche alle carni. damentale, come si è già detto, il riposo Lo stimolo della tosse veniva combattuto assoluto. con inalazioni di vapore acqueo con l’ag- Gli animali malati dovevano avere a loro giunta di olio di trementina, olio di men- disposizione notevoli quantità di acqua ta, alcoli deboli. fresca e pura. I ricoveri dovevano essere I fenomeni di irritazione oculare nel ca- caldi ma ben aerati. vallo non richiedevano trattamenti specia- La prima misura terapeutica importante, li in quanto scomparivano generalmente atta ad evitare un ulteriore impoverimento in tempi brevi. Nel cane, che tentava di del corpo di ossigeno ed a compensarne il sfregarsi gli occhi, le irritazioni del con- deficit , era una cura con ossigeno. nettivo scomparivano con soluzione blan- La somministrazione di ossigeno poteva da d’acido borico o con soluzione fisiolo- essere fatta o per inalazione o per iniezio- gica. ne sottocutanea od endovenosa, anche se, I disturbi intestinali (evacuazione di feci nell’ultimo caso, il rischio di decesso del- liquide), che si osservavano frequente- l’animale era elevato. La quantità di ossi- mente, venivano trattati nel cavallo con geno da somministrare era in relazione al- somministrazione di bevande con crusca la gravità dell’affezione. Accanto alla te- o con farina. rapia sintomatica il veterinario doveva Al cane venivano somministrate tazze di trattare le alterazioni e i disturbi funzio- latte e mucilaggini addizionate eventual- nali determinati dagli aggressivi irritanti mente di carbone animale. polmonari o in generale dagli aggressivi I principali rappresentanti dei gas «croce chimici. gialla» erano: il solfuro di dicloroetile 306 (IPRITE), la clorovinildicloroarsina, la Lo stato generale era molto variabile: ac- diclorodivinilcloroarsina (LEWISITE) e cessi febbrili passeggeri, spesso notevole la etildicloroarsina. In questa sede viene dimagramento. In alcuni casi gli animali preso in considerazione il più importante morivano per arresto cardiaco in circa 20- di questi aggressivi e cioè l’IPRITE. 36 ore. Nel cane oltre al quadro clinico Il quadro clinico di una grave intossica- descritto per il cavallo, si riscontrava no- zione da iprite nel cavallo era il seguente: tevole rigurgito e vomito, sintomi che po- comparsa precoce di un notevole prurito, tevano durare anche diversi giorni e che , di ponfi della grandezza da una noce ad comunque, insorgevano dopo ogni inge- una mela, duri e molto dolenti, oppure stione di cibo. I sintomi a carico della pel- edemi cutanei molto estesi, soprattutto le erano più lievi di quelli osservati nel nelle zone del corpo poco o nulla rivestite cavallo. di peli (organi sessuali, zona attorno all’a- Tutti gli animali il cui rivestimento peloso no, superfice interna della parte posteriore o i finimenti erano contaminati da spruzzi della coscia). o vapori di iprite, costituivano una seria Notevole tumefazione delle mucose delle fonte di pericolo per gli individui e gli labbra e della bocca che dapprima presen- animali circostanti. Perciò il corpo degli tavano un colore blu – rossastro o forte- animali che erano stati in contatto con l’i- mente arrossato; evidente scialorrea. No- prite o che provenivano da zone sospette, tevole tumefazione delle palpebre e del veniva lavato con deboli soluzioni di clo- connettivo palpebrale, fino ad una com- ruro di calce, di sapone, di soda. In assen- pleta occlusione della rima palpebrale za delle suddette soluzioni l’animale ve- stessa. niva lavato con acqua tiepida e risciac- Intorbidimento della cornea, infiammazio- quato accuratamente. ne oculare interna (irite). Scolo nasale mu- Questa pratica di disintossicazione dove- co-purulento; tumefazione dei noduli del va essere preceduta dal lavaggio della dotto faringeo; notevole tumefazione dei congiuntiva oculare e delle mucose ester- vasi linfatici e dei noduli linfatici situati ne ( naso e bocca ) con soluzioni di bicar- attorno alle regioni interne più colpite. bonato sodico al 3-4% oppure, in assenza La tosse era rara; talvolta era presente di queste soluzioni, con acqua tiepida. bronchite, broncopolmonite ed accessi Con deboli soluzioni di cloruro di calce o febbrili. Il polso poteva essere normale con altre sostanze contenenti cloro facil- oppure debole o irregolare. Spesso la re- mente scomponibile, venivano trattate le spirazione non era molto alterata. parti non pelose più sensibili del corpo Talvolta andatura vacillante, incerta. (organi genitali, pieghe cutanee, articola- Nell’ulteriore decorso si aveva: regressio- zioni, zoccoli, unghie). ne dei ponfi e delle tumefazioni cutanee Negli animali a sensibilità cutanea anor- con formazione di escare e necrosi. Ecze- male e a pelo lungo, con il cloruro di cal- mi umidi o ulcere nelle parti cutanee più ce, si riusciva ad attenuare sensibilmente sensibili. l’azione del tossico anche dopo 20 minuti Alle labbra ed alla mucosa orale, ulcera- dall’avvenuto contatto. Per gli animali zioni a bordi corrosi e fondo bruno rossic- che presentavano lesioni dovute alla pe- cio. Scolo nasale puzzolente con presenza netrazione dell’aggressivo «croce gialla» di lembi di mucosa. la terapia veniva indirizzata a ridurre il ri- Scompariva la tumefazione delle palpe- schio di diffusione del processo in forma- bre; i margini presentavano scalfitture zione e ad impedire infezioni secondarie. dell’epidermide con formazione di croste. L’ultimo gruppo di aggressivi da prendere Con il decorso favorevole, la cicatrizza- in considerazione è quello dei «croce az- zione delle ulcere richiedeva qualche set- zurra» (arsine) che esplicavano una forte timana. azione irritante sul naso e sulle fauci. 307 L’esperienza bellica dimostrò che gli ani- soggetto dalla zona pericolosa, si proce- mali erano generalmente meno sensibili deva facendo inspirare cautamente dei va- agli stimoli di quanto non lo fosse l’uomo. pori di cloro a bassissima concentrazione In concentrazioni minime (0,1 – 1 mg per attenuare l’effetto irritante. Vantag- /mc) queste sostanze non provocavano giose risultavano anche le inalazioni di fatti irritativi importanti agli occhi e alle soluzioni di bicarbonato sodico oppure di vie respiratorie superiori come accadeva, vapore acqueo addizionato d’olio di men- invece, nell’uomo. tolo. Le congiuntiviti venivano trattate A elevate concentrazioni (35-40 mg/mc) mediante abbondanti irrigazioni calde con l’effetto esplicato nell’organismo anima- bicarbonato sodico al 3%, acido borico le, anche in stato di riposo, era notevole. all’1% o con soluzione fisiologica. I primi sintomi si osservavano, in relazio- Con lo stesso trattamento venivano gestite ne alla concentrazione del gas, solo dopo le forme infiammatorie interessanti le alcuni minuti. In caso di forti concentra- mucose nasali. Nei casi d’irritazione cuta- zioni la sintomatologia compariva istanta- nea si procedeva con frizioni con alcool neamente. ammoniacale e, successivamente, si ap- Si osservò: lacrimazione, chiusura delle plicava, due volte ad intervallo di mezz’o- palpebre, tosse stizzosa, salivazione ab- ra, dell’olio di lino seguito poi dall’appli- bondante, massiccio scolo nasale acquo- cazione di pomata di zinco. Nei casi di so, dispnea, sudorazione profusa. minaccia di stenosi laringea, nel cavallo si Nei cani, inoltre, compariva fin dall’inizio praticava la tracheotomia mentre nel cane rigurgito e vomito. 15- 20 minuti dopo si tentava di risolvere il rischio con trazio- l’allontanamento dalla zona intossicata ni ripetute della lingua. l’azione sembrava essere all’acme per Qualora fossero comparse malattie pol- scemare poi gradualmente. monari (bronchite, broncopolmonite, ede- Il cane risultò molto più sensibile all’a- ma polmonare) la cura veniva adattata al- zione di questo tipo d’aggressivo rispetto la natura dell’affezione. al cavallo. Nei disturbi gastro-intestinali che pote- Il cavallo, in caso di grave intossicazione, vano sopraggiungere in seguito all’inge- presentava congiuntivite di grado notevo- stione di foraggio o acqua contaminati le e tumefazioni edematose nelle parti con aggressivi «croce azzurra», venivano sensibili della cute della regione orale e somministrati purganti, latte, carbone nasale accompagnata da prurito. Gli ani- animale e bevande a base di fiocchi di mali, inoltre, erano particolarmente mi- semi di lino. nacciati dalla comparsa di un edema la- Nel primo dopo guerra gli studi relativi ringeo. agli aggressivi chimici proseguirono. In conclusione il quadro morboso era ca- Molte furono le pubblicazioni inerenti ratterizzato da intensi e prolungati fatti ir- questa materia. A dimostrazione dell’im- ritativi nelle mucose delle vie aeree supe- portanza rivestita dalla protezione degli riori; in seguito all’azione di concentra- animali domestici e da reddito si è potuto zioni tossiche più elevate si aveva l’inte- constatare che in tutti i testi consultati vi ressamento anche delle vie aeree profon- era un capitolo specifico che affrontava de. Oltre a ciò, si osservavano, sebbene in l’argomento. minor misura, delle alterazioni nelle mu- cose oculari e nella cute sensibile non co- perta di pelo. BIBLIOGRAFIA Il trattamento era puramente sintomatico e richiedeva misure speciali solo nei casi A. ANCONA, Gli aggressivi chimici e la difesa rari di malattia grave. della popolazione civile, L. Cappelli Editore, Nei casi leggeri, dopo aver allontanato il Bologna, 1936. 308 E. CIPRIANI, La guerra aerea – Insidie e gressivi chimici, Istituto Poligrafico dello Sta- difese.Mantero Editore,1939. to,Roma, 1930. CROCE ROSSA ITALIANA (a cura), Gli aggressivi R. ESERCITO ITALIANO COMANDO SUPREMO – UF- chimici.Trieste, 1940. FICIO TECNICO, Attacchi con i gas asfissianti e A. IZZO, Guerra chimica e difesa antigas, II ed., mezzi di protezione – Notizie sommarie, Roma, Editore Ulrico Hoepli, Milano, 1935; Guerra 1917. chimica e protezione antigas. III ed., Editore Ul- C.E. RICHTERS, Gli animali e la guerra chimi- rico Hoepli, Milano, 1938. ca.Traduzione sulla III ed. tedesca edita a cura A. LUSTIG, Patologia e clinica delle malattie da dell’Istituto Sieroterapico Milanese, 1939. gas di guerra. Edito a cura dell’Istituto Sierote- UNIONE NAZIONALE DIFESA ANTIAEREA, Nozioni rapico Milanese, 1937. pratiche di protezione antiaerea, 1936. N. MANTOAN, La guerra dei gas 1914 – 1918. Editore Paolo Gaspari, 1999. MINISTERO DELLA GUERRA – CENTRO CHIMICO Gli Autori ringraziano il Sig. Alberto BRISONE MILITARE, Istruzione sulla difesa contro gli ag- che ha fornito parte della bibliografia.

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Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 GLI ANIMALI E LA GUERRA CHIMICA Dispositivi di protezione per animali ed alimenti GIANCARLO NERVI - MARIO MARCHISIO - VINCENZO SCISCIO

SUMMARY

ANIMAL HEALTH AND CHEMICAL WARFARE: PROTECTION METHODS FOR ANIMALS AND FOOD

The authors describe the protection methods employed during World War for horses, mules and dogs. The effects of chemical weapons on food and the means of defence and restoration to health during the same period are also examined.

Il vasto utilizzo e gli effetti devastanti mondiale onde per cui la protezione nei dell’arma chimica durante il primo con- confronti degli animali era soprattutto di flitto mondiale, nonché i possibili svilup- tipo individuale. Tuttavia i ripari per gli pi nel suo impiego (bombardamento ae- animali non dovevano trovarsi nei fondo reo di obiettivi civili ), impegnarono gli valle ma in luoghi riparati dai tiri o lungo esperti militari e sanitari nello studio di piccoli ripari a mezza costa in corrispon- protezioni valide per uomini, animali ed denza delle scarpate a monte e doveva es- alimenti. Anche questi ultimi infatti, se sere possibile la chiusura ermetica delle contaminati, provocavano negli animali e aperture. Le specie interessate erano es- nell’uomo la comparsa di sintomi precoci senzialmente i cavalli, i muli ed i cani. come inappetenza, irrequietezza, vomito, Dette protezioni consistevano in vere e salivazione e diarrea dolorosa. Appare proprie maschere in quanto l’apparato re- ovvio che tali problematiche imponevano spiratorio era il più esposto all’azione dei impegnativi sforzi per la loro risoluzione gas. Il problema non era di facile risolu- e che le ricerche svolte dai tecnici erano zione in quanto, per avere una certa dura- condizionate da fattori non solo sanitari ta di efficacia, l’attrezzatura risultava in- e/o militari, ma anche politici e sociali gombrante e pesante: funzionale a riposo, che appaiono ben diversi in tempo di scarsamente efficace in caso di movi- guerra rispetto ai giorni nostri. Nei con- mento. Durante la prima guerra mondiale fronti degli animali apparve subito evi- la protezione dei quadrupedi avvenne con dente l’importanza delle protezioni sia di maschere a filtri dove i prodotti nocivi tipo collettivo che individuale. In caso di venivano assorbiti o neutralizzati. I fran- impiego prolungato di aggressivi chimici cesi utilizzavano maschere Decaux nelle da parte del nemico, erano ritenuti indi- quali l’aria filtrava attraverso garza im- spensabili speciali ricoveri in cui gli ani- pregnata di sostanze chimiche neutraliz- mali potessero rifugiarsi. Detti ricoveri zanti. Potevano anche essere utilizzate potevano essere di due tipi: ermetici (in maschere improvvisate rivestendo inter- cui per la respirazione si utilizzava esclu- namente una taschetta da biada con ovat- sivamente l’aria contenuta nel locale) e ta rivestita di garza, applicando un pezzo filtranti (in cui, grazie a speciali ventila- di cuoio in corrispondenza dei denti, infi- tori, si introduceva aria purificata attra- lando un elastico lungo il bordo della ta- verso particolari filtri). Tuttavia ricoveri schetta al fine di farla aderire perfetta- del secondo tipo non furono a disposizio- mente al mascellare ed impregnandola ne degli animali in dotazione all’Esercito con iposolfito di sodio. Si trattava però di Italiano nel corso del primo conflitto una attrezzatura di limitata e breve effica- 311 Fig. 1 - Anni ‘30. Parata di militari e quadrupedi con maschere antigas indossate. cia (20 o 30 minuti circa). In casi di zo industriale per far fronte alle necessità emergenza potevano anche essere utiliz- belliche, una penuria di materie prime per zati sacchi bagnati o sacchetti pieni di pa- il sostentamento della popolazione civile glia, fieno o terra da applicare alle narici. e dell’apparato militare combattente. Si Infine era opportuno fasciare le gambe riteneva dunque, che il recupero degli ali- con strisce di tela. Nel periodo fra le due menti intossicati tramite una efficace dis- guerre invece furono costruite delle vere e intossicazione ed una ancor più incisivo proprie maschere antigas: si trattava di impegno nella loro protezione alfine di grossi cappucci che avvolgevano comple- prevenire le intossicazioni, comportasse tamente la testa con grossi occhiali (Fig. una diminuzione notevole del rischio bio- 1,2). Inoltre per la protezione da iprite logico, sanitario, economico, sociale, mi- vennero utilizzati teli e fasci impermeabi- litare e psicologico. In questa situazione li. Per i cani furono studiate maschere apparve fondamentale differenziare la na- (Degea) a cappuccio munite di occhiali tura degli alimenti in quanto essa è stret- che avvolgevano tutta la testa; nell’eserci- tamente correlata all’azione degli agenti to tedesco vennero adottate anche speciali tossici: cassette, per la difesa dei colombi, tra- 1. alimenti e foraggi ricchi di acqua (fo- sportabili a zaino, con finestrella ed aper- raggi verdi, ortaggi freschi, carne, latte); ture dotate di filtri antigas. Per quanto 2. alimenti e foraggi poveri di acqua (fie- concerne invece gli alimenti occorre ri- ni, farina, legumi, salumi, formaggi e cordare che se una situazione di benesse- grassi); re e pace non comporta un problema di 3. conserve di carne, verdure, frutta con- produttività e forniture, una situazione di servati ermeticamente o solo imballati. guerra può provocare, nonostante lo sfor- Inoltre per quanto riguarda la protezione 312 degli alimenti è necessario prendere in prite aggredisce più difficilmente la pa- considerazione numerosi elementi quali glia del fieno. I legumi ed i cereali venne- lo spazio a disposizione, il volume occu- ro protetti con un certo successo racchiu- pato, la disposizione logistica dei deposi- dendoli in doppi sacchi a maglia stretta ti, la loro tipologia, i sistemi di conserva- oppure utilizzando a livello di produzio- zione e di trasporto utilizzati. In effetti se ne industriale il confezionamento in invo- è possibile cambiare i filtri delle masche- lucri di cellophane o sacchi di carta solida re antigas a uomini ed animali, per gli ali- (carta pergamena). Per gli ortaggi e la menti è possibile solo una protezione pas- frutta era più problematica la prevenzione siva o una efficace bonifica. I foraggi do- dal momento che i sistemi utilizzati per i vevano essere divisi in piccole quantità legumi e cereali mal si adattavano ad ali- separate e coperti con teli catramati e teli menti più ricchi di acqua; infatti un tempo impermeabili, intorno a questi si dovreb- prolungato di stoccaggio conferisce odori be utilizzare della terra che mantenga i e sapori poco gradevoli. Le carni fresche bordi delle coperture aderenti a terra. Se potevano essere protette come i foraggi si tratta di grossi depositi o locali questi con cartone ondulato, carta oleata o cello- dovevano essere sigillati con mezzi iso- phane impermeabile. I salumi dovevano lanti o assorbenti per evitare l’infiltrazio- essere avvolti in involucri di cellophane, ne di gas tossici come d’altronde avveni- inoltre durante la produzione l’involucro va per i rifugi costruiti per difendere la naturale di budello era sostituito con l’in- popolazione civile in caso di attacco ae- volucro sintetico dal momento che l’a- reo. Un altro sistema si basava sulla co- gente «croce gialla» (sostanza oleosa co- pertura di fieno pressato (più resistente me l’Yprite che attacca i grassi) è molto del fieno sfuso) con paglia lunga creando aggressivo nei confronti dell’involucro uno spessore di circa 15 cm; infatti l’Y- naturale. Il trasporto delle carni fresche

Fig. 2 - Maschera antigas per cavalli di tipo «artigianale» 313 avveniva, come per i foraggi, in piccole tossico è oleoso ed è trattenuto dalle par- pezzature di 5-10 kg avvolte in carta soli- ticelle dei grassi contenute nel latte. L’e- da, oleata o in recipienti a perfetta tenuta, sposizione ai vapori provoca lo stesso ef- anche se in questo caso era possibile che fetto rendendo impossibile la disintossi- le carni assumessero odori sgradevoli. cazione. Le uova, invece, potevano essere L’azione tossica si sviluppava anche in disintossicate con pasta di cloruro di cal- rapporto allo stato fisico delle carni: quel- ce e conseguente lavaggio. Tutti gli ali- le fresche erano più sensibili rispetto a menti protetti con scatole di latta e conte- quelle congelate. Gli aggressivi apparte- nitori integri potevano essere utilizzati; le nenti al gruppo croce verde erano quelli confezioni, previo lavaggio con soluzioni che creavano meno problemi dal momen- di permanganato di potassio o cloruro di to che era sufficiente esporre al sole ed al- calce seguito da abbondante risciacquo, l’aria la carne ed i salumi per avere una venivano riutilizzate. decontaminazione sufficiente per il con- Le sostanze comprese nella categoria cro- sumo della carcassa senza rischi per l’uo- ce azzurra sono molto dannose (composti mo. La carne secca poteva essere conta- arsenicati) e spesso il principio attivo minata da composti clorati, ma con una contenente arsenico lascia residui perico- valida ventilazione forzata ed un immer- losissimi sui generi alimentari. Alimenti sione in soluzione diluita di soda, era pos- contaminati da questo gruppo spesso ve- sibile ottenere una disintossicazione com- nivano distrutti per evitare intossicazioni pleta.I formaggi chiusi in scatole ed av- da ingestione post- bonifica. E’ possibile volti nella stagnola si preservavano bene, disintossicare una carcassa ed i salumi so- mentre i formaggi sfusi tenuti all’aria lo eliminando lo strato superficiale, poi- aperta, che subiscono l’azione incisiva dei ché la cottura non inattiva i composti ar- composti clorati, spesso dovevano essere senicati. Era vivamente consigliata tutta- eliminati a causa della scomposizione dei via la distruzione di tutti i generi alimen- grassi. Il latte invece, contaminato da pro- tari colpiti da lewisite. dotti a base di cloro mediante esposizione all’aria era disintossicato; le caratteristi- La macellazione degli animali intossicati che organolettiche restavano invece modi- poteva avvenire ponendo grande cura nel- ficate. la scelta degli operatori addetti e delle Gli agenti del gruppo croce gialla rende- protezioni contro gli agenti tossici presen- vano più problematica la disintossicazio- ti sulla cute dell’animale (guanti antigas e ne degli alimenti a causa della difficoltà grembiuli di gomma). La presenza di della loro idrolisi e della loro capacità di agenti del gruppo «croce gialla» permane legarsi ai grassi della carcassa. La carne per molto tempo sulla cute degli animali in piccoli pezzi poteva essere risanata tra- colpiti, mentre gli agenti del gruppo «cro- mite cottura mentre i quarti potevano es- ce verde» sono allontanati con l’esposi- sere bonificati mediante immersione in zione all’aria. Scuoiato l’animale era ne- una soluzione di permanganato seguita da cessario togliere i guanti antigas per evi- toelettatura superficiale. Si poteva affer- tare di contaminare i visceri durante l’o- mare infatti che l’asportazione della parte perazione di eviscerazione; era consiglia- superficiale unitamente ad una intensa ae- to il lavaggio delle mani con sapone ver- razione delle carcasse sottoposte a vapori de o liquido. La pelle scuoiata doveva es- di croce gialla eliminasse il rischio di in- sere lavata con cloruro di calce seguita tossicazione. Le carni ed i salumi forte- da asciugatura prima di poter essere desti- mente intossicati erano categoricamente nata alla conceria. La trachea e i polmoni da escludere dal consumo umano. Il latte degli animali intossicati erano sistemati- colpito da croce gialla era totalmente inu- camente sequestrati e distrutti qualunque tilizzabile dal momento che il composto fosse il grado ed il tempo di esposizione 314 all’agente tossico. Non venivano usati al- per ovvi motivi economici, tuttavia la bo- tri accorgimenti per evitare di conferire nifica di molti alimenti contaminati ap- alla carne odori e sapori sgradevoli. L’i- parve non solo possibile in alcuni casi ma spezione avveniva secondo direttive soli- anche indispensabile. Era fondamentale te, ponendo però grande cura nell’ispe- però individuare con esattezza e rapidità zione di tutti i visceri esenti da qualsiasi il tipo di agente utilizzato al fine di evita- alterazione tossica. Nel caso di intossica- re errori irreparabili. Non può essere sot- zioni recenti vi era una particolare cura taciuto infine l’aspetto psicologico deri- nel dissanguare l’animale. In questo caso, vante da eventuali intossicazioni alimen- il giudizio finale era condizionato dall’a- tari di massa che obbligava i tecnici ed i gente chimico, che sistematicamente ob- sanitari alla massima prudenza prima di bligava il veterinario ispettore a destinare esitare al consumo alimenti contaminati. la carcassa «alla bassa macelleria» elimi- nando il brodo formatosi durante la cottu- ra. Si consigliava al veterinario ispettore BIBLIOGRAFIA una «prova cottura» della carne prima di esprimere il giudizio finale del destino CROCE ROSSA ITALIANA (a cura di), Gli aggressi- della carcassa. vi chimici. 1940. Per quanto riguarda le acque, quelle delle A. Izzo, Guerra chimica e difesa antigas. Hoepli sorgenti e delle fontane si riteneva ragio- Editore,Milano, 1935; nevole considerarle sempre potabili. Per Guerra chimica e protezione antigas. Hoepli quelle dei pozzi e delle cisterne occorreva Editore, Milano,1938. tenere conto della loro posizione ed even- A. LUSTIG, Patologia e clinica delle malattie da gas di guerra. Istituto Sieroterapico Milanese, tuale copertura. Nei riguardi delle acque 1937. correnti invece occorreva verificare accu- N. MANTOAN, La guerra dei gas 1914-1918. ratamente l’ubicazione del corso d’acqua, Paolo Gaspari editore,1999. il decorso degli scoli ed ovviamente la R. MELE, Nozioni pratiche di protezione antiae- frequenza, la natura e l’intensità degli at- rea, Unione nazionale protezione antiaerea, III tacchi con aggressivi. Si pensava, ad ristampa 1936. esempio, che in occasione di ipritazione MINISTERO DELLA GUERRA -CENTRO CHIMICO MI- a monte, in caso di corsi abbondanti e ve- LITARE, Istruzione sulla difesa contro gli aggres- loci, 4/8 ore di tempo fossero sufficienti sivi chimici. Istituto Poligrafico dello Stato, Ro- per poter riutilizzare nuovamente le ac- ma,1930; La guerra aerea-Insidie e difese. III edizione Ernani Cipriani Mantero editore,1939. que. Appare evidente che la prevenzione REGIO ESERCITO ITALIANO-COMANDO SUPREMO- ( alimenti confezionati, depositi protetti, UFFICIO TECNICO, Attacchi coi gas asfissianti e foraggi coperti ed isolati ) oltre ad offrire mezzi di protezione-notizie sommarie. 1917. maggiori garanzie era anche preferibile C.E.RICHTERS, Gli animali e la guerra chimica.

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Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 L'IMPIEGO DEI CANI NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE MARCO MARCHISIO - GIANCARLO NERVI - VINCENZO SCISCIO

SUMMARY

THE USE OF DOGS IN THE FIRST WORLD WAR

Ever since their domestication, dogs and horses have been used by man in all of his activities, including war. Dogs were used as fighters, so long as man was vulnerable to their teeth. The discovery of gun powder and firearms, and the progressive widening of combat formations, removed dogs from front line war and confined them to auxiliary services. During the first world war dogs were used in various roles: for exploration, to protect and assist sentinels, and for the search and recovery of wounded in the battlefield. However, the main use was in transportation, to draw a sledge or to carry goods on their back, as shown by many contemporary pictures.

Sin dalla domesticazione sia il cane che il cani in servizio presso le nazioni bellige- cavallo sono stati impiegati come «ausi- ranti, superasse le diecimila unità. liari» in tutte le attività umane, guerra Durante la grande guerra, a Milano, ven- compresa. ne costituito un apposito comitato che Il cane rivestì il ruolo di combattente e ta- promosse l’addestramento, per svariati le rimase fino a quando l’uomo fu vulne- usi militari (servizio portaordini, traino rabile alle sue zanne (il suo impiego tro- delle slitte, ricerca feriti), del «cane da vava, però, limitazioni oggettive in quan- trincea», di età non inferiore ai dieci mesi to, nell’impeto della lotta, il cane adde- e non superiore ai tre anni. strato ad aggredire l’uomo, non sempre Dopo alcuni esperimenti prevalse l’impie- distingueva l’amico dal nemico). go degli animali per il traino delle slitte, L’invenzione della polvere da sparo e del- dei carrettini e per il trasporto a soma. le armi da fuoco, associato al lento pro- I cani vennero impiegati in modo massic- cesso di diradamento delle formazioni cio, a partire dal 1915, sui ghiacciai del combattenti, tolse definitivamente al cane fronte Ortles-Cevedale, fino a costituire il suo ruolo nella lotta ravvicinata e lo un vero e proprio reparto che superò le confinò al ruolo di ausiliario. 250 unità. Nel corso del primo conflitto mondiale il Le slitte usate sui ghiacciai presentavano cane venne impiegato con svariate man- un sistema di traino tipo «troika» ed era- sioni: servizio di esplorazione, sicurezza no trascinate da tre cani affiancati. e sussidio alle sentinelle e vedette, ricer- Il servizio giornaliero prevedeva un mini- ca e raccolta dei feriti sul campo di bat- mo di tre viaggi. taglia. I cani da slitta non si fermavano neppure L’impiego maggiore è stato tuttavia nei durante le tormente; ricoperti di ghiaccio- trasporti a slitta o a soma, come ampia- li su tutto il corpo, sferzati dal nevischio, mente documentato dalle foto d’epoca. procedevano instancabilmente con le code Il contributo dei cani da guerra fu notevo- basse attraverso un paesaggio quasi polare. le non solo per l’Esercito Italiano ma an- I cani vennero, comunque, impiegati su che per gli altri, tanto che si calcola che a tutto il nostro fronte. fine ostilità, il numero complessivo dei Fondamentale fu la loro opera di riforni- 317 mento idrico ai militari italiani operanti in cordano certe carratelle dei contadini prima linea sul Carso. fiamminghi. L’assoluta mancanza d’acqua sul Carso Sono piccoli veicoli che dei cani robusti, costituiva, per il soldato al fronte, una co- volenterosi, di quei cani da gregge e da stante preoccupazione. pagliaio, bastardi, grossi e vellosi, trasci- Il rifornimento idrico, specialmente nei nano ansimando, la lingua penzoloni, con punti più esposti del fronte, non sempre una vivacità consapevole nello sguardo poteva essere effettuato di giorno. Per dolce, come se comprendessero l’impor- questo motivo, i soldati delle trincee più tanza e l’urgenza del lavoro. Un condu- avanzate, rimanevano rannicchiati per tut- cente accompagna due o tre cani alla vol- to il giorno nei loro ricoveri sotto il sole ta, li incoraggia, li chiama per nome, poi ardente nella speranza di essere riforniti, proseguono… da soli! almeno di notte, del prezioso liquido indi- Giunti alla trincea le brave bestie si ac- spensabile per la sopravvivenza. cucciano fra le stanghe dei loro carretti- L’inviato al fronte del Corriere della ni, col petto affannato e arruffato sotto al Sera, Luigi Barzini, così scriveva sui cani finimento di cuoio, e guardano i soldati che garantivano questo prezioso riforni- attenti, il muso di traverso, le orecchie mento anche per le posizioni del fronte sollevate, la coda agitata… aspettano la più prossime al nemico: Verso la linea carezza. estrema della nostra occupazione, per gli In qualche settimana gli intelligenti ani- incamminamenti coperti, si ode spesso un mali hanno imparato, conoscono la stra- lieto abbaiamento di cani, come se la da. Il frastuono del combattimento non li caccia si svolgesse nel dedalo delle trin- spaventa e vanno al fuoco come veterani!. cee, e per i sentieri scavati nella terra vanno e vengono strani equipaggi che ri- Anche il contributo dei cani addestrati al-

Fig. 1 - I cani cerca feriti 318 Fig. 2 - Carrettini trainati da cani per il trasporto dell’acqua e dei viveri la ricerca dei feriti sul campo di battaglia che dei portaferiti della Sanità. […] La fu notevole. ricerca dei feriti, irta di difficoltà, che au- Enrico Mercatali e Guido Vincenzoni così mentano in ragione diretta dell’estensio- si esprimono ne La Guerra Italiana a pro- ne del terreno da esplorare e della diffi- posito dei cani cerca feriti: L’enorme uti- coltà che si oppone alla esplorazione, è lità dell’impiego dei cani nella ricerca dei resa anche più ardua dal fatto che essa feriti non ha più bisogno di essere dimo- deve farsi quasi sempre di notte. Come è strata. Non passò giorno dacchè l’imma- possibile, per quanto sia grande lo zelo, ne guerra insanguinò l’Europa, che i che essa non riesca quasi necessariamen- giornali di tutte le nazioni non parlassero te sommaria? con un senso di gratitudine e di ammira- Non bastano l’amore, la pietà, il coraggio zione dei preziosi servigi resi dai sagaci e l’abnegazione: queste nobili e sante vir- collaboratori a quattro zampe delle Com- tù umane devono essere messe al servizio pagnie di Sanità. di doti più primitive e cioè la squisitezza Nella guerra moderna il soldato combatte dei sensi di cui l’uomo grandemente difet- quasi sempre in ordine sparso, spesso a ta in confronto di molti altri animali. terra, cercando, come è suo dovere, di co- La superiorità del cane sull’uomo in que- prirsi valendosi di tutti i ripari che il ter- sto lavoro è evidente. reno presenta: i fossi, le buche, le rocce Il suo udito e principalmente il suo olfatto sporgenti, i muriccioli, il folto degli albe- sono centomila volte superiori a quelli ri, le macchie, i cespugli: ogni sterpo cela dell’uomo; guidato infallibilmente da es- una palpitante vita minacciata. Se è col- si, il cane investiga rapidissimamente pito, quello stesso schermo che lo na- molto terreno e al terreno è assai vicino, sconde al nemico lo nasconde alle ricer- cosicchè anche la vista, che dei suoi sensi 319 è il meno acuto, riesce, in effetti, specie di dine, abbaiamento soffocato o altro se- notte, superiore in lui assai a quella del- gno, fargli capire che la ricerca è stata l’uomo. fruttuosa e condurlo al ferito. … Si deve aggiungere l’incredibile intuizio- ne di cui dà prova con l’esercizio il cane In merito all’impiego del cane nel secon- cercatore, l’infallibilità con la quale co- do conflitto mondiale non si hanno molti glie alla prima gli aspetti particolari dei dati. luoghi dove sa per istinto e per esperien- La documentazione fotografica raccolta, za che la ricerca può essere fruttuosa! … peraltro modesta, dimostra che furono Le razze più indicate sono: vari tipi di ca- impiegati dalle Truppe Alpine e in Africa ne da pastore: il collie (pastore scozzese), Settentrionale. i cani – lupo (particolarmente il pastore Altri belligeranti utilizzarono i cani per la belga), il cane della Brie, il pastore ber- ricerca di feriti, di ordigni esplosivi, per gamasco o dell’Alta Italia, ed anche l’Ai- l’apertura di varchi nei campi minati, per redale – terrier ed il Dobermann – Pin- la ricerca di trappole esplosive. scher. Nonostante le sofisticate tecniche della Il cane sanitario deve accompagnare i guerra moderna, oggigiorno, il cane trova barellanti e la sua funzione è quella di ancora utile impiego sia quale ausilio nel cercare attorno al conduttore, in un rag- servizio di guardia e di ordine pubblico, gio da 100 a 200 metri e comincia al mo- sia nella ricerca di esplosivi. mento in cui il numero dei feriti diminui- sce ed aumenta la difficoltà di cercarli. Questa ricerca si deve fare di notte, per- ché solo col favore della notte si produce BIBLIOGRAFIA un po’ di tregua. AA.VV. 1915 – 1918 Memorie per la pace – Il Si deve fare senza lumi visibili, perché museo della grande Guerra. ogni punto luminoso attira il fuoco del Musei Provinciali Gorizia, 1993. nemico. Si deve infine fare in silenzio, F. FAELLI, Cani e gatti, Hoepli, Milano,1907. perché il nemico è sempre vicino ed il ru- G. F. GIANNELLI, I cani per la guerra. – Rivista more attira l’attenzione delle pattuglie Militare di Medicina Veterinaria, d’avamposto. A. KOZLOVIC, Storia fotografica della grande Il cane ha parecchi mezzi di prevenire il guerra, Gino Rossato Editrice, padrone del risultato della ricerca: se il E. MERCATALI, G. VINCENZONI, La guerra italia- risultato è negativo, l’attitudine del cane na. Cronistoria illustrata degli avvenimenti. Ca- non lascia alcun dubbio: deve, se non è sa editrice Sonzogno, Milano, MINISTERO DELLA GUERRA, Circolare 3061, richiamato, proseguire la ricerca; se inve- «Istruzione sui cani da guerra per il servizio di ce l’animale ha trovato un ferito, ha a collegamento «, 1936. propria disposizione due mezzi per attira- I. MONTANELLI, Cronache di guerra. De Agosti- re l’attenzione del conduttore: far ritorno ni, Novara, 1978. al suo padrone portandogli un oggetto A. SCRIMALI, F. SCRIMALI, Il Carso della Grande appartenente al ferito o semplicemente Guerra – Le trincee raccontano. Edizioni Lint, far ritorno al padrone e, con la sua attitu- Trieste,1996.

320 Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 I CAVALLI E LA SERENISSIMA PAOLO ANTONETTI

SUMMARY

THE HORSE IN THE SERENISSIMA REPUBLIC OF VENICE The Venice of our days differs from that at time of the Serenissima Republic; not only architectonically but also in the presence of an enormous number of tourists. The cultural interests of foreigners are focused mainly on the architectural beauties and on museums in Venice, without regard to the socio-economical importance of the working animals which lived in the city until 20-30 years ago. In particular, horses and other equine species have fallen into a complete oblivion which is all the more disconcerting because in Venice there are many monuments, bas-reliefs and sculptures which portray the horse either standing or in movement. With this brief review I aim to demonstrate that horses were normally kept in Venice, almost up to the fall of the Serenissima Republic and that they contributed in large part to the development and diffusion of Venetian civilisation. The Venetians loved their horses, this is certain. In my brief presentation I will present only some examples but they are very enlightening, and relevant to Veterinary Medicine.

La configurazione attuale di Venezia, bronzea (chi non conosce l’antichissima nonché la tipologia della fruizione turisti- quadriga bronzea sul frontone della Basi- ca della stessa e delle sue opere d’arte, lica di San Marco o il monumento a Bar- ed, infine, la normale presentazione e di- tolomeo Colleoni?); la miniatura e la vulgazione della sua storia trascurano stampa di incisioni (su codici e libri); l’o- quasi del tutto l’importanza socio-econo- reficeria di ogni genere , ed infine, la tes- mica per la popolazione della presenza - situra veneziana (quella antica e quella at- fino a pochi decenni fa- degli animali da tualmente e tradizionalmente eseguita) di- reddito nella stessa città.Più in particola- mostrano che non solo i grandi artisti, i re, questo oblio è ancora più pesante per i loro collaboratori e tutti gli artigiani vene- cavalli, e gli equini in genere, ed è anche ziani conoscevano bene dal vivo i cavalli, più sconcertante per le seguenti conside- ma li conosceva bene anche la popolazio- razioni.Innanzi tutto, la città è letteral- ne cui erano destinate tali opere artistiche. mente cosparsa di raffigurazioni di caval- E’ noto, che le origini di Venezia coinci- li, statici od in movimento, che sono con- dono con l’insediamento definitivo,nelle tinuamente ammirate dai turisti: l’arte isole della laguna da Grado a Cavarzere, musiva (Basilica di San Marco); l’arte ve- degli abitanti -romani e veneti romanizza- traria (dalle vetrate della chiesa dei S.S. ti- dell’immediato entroterra (1). Questi Giovanni e Paolo all’abilità e rapidità dei profughi a causa delle ultime invasioni maestri vetrai nel creare cavallini in vetro barbariche avevano portato con sé, tra gli per le comitive turistiche); la pittura su te- altri loro beni, anche gli animali, e quindi la (chiese e musei cittadini) o quella in af- i cavalli, che utilizzavano per i loro movi- fresco (chiesa dei S.S. Giovanni e Paolo); menti, lavori e commerci, in quanto le la scultura in marmo (sia quella importan- isole lagunari dovevano essere protette, te celebrativa abbondante in chiese e mu- consolidate, dissodate e rese produttive sei che quella minore dei bassorilievi per poter viverci. Non dimentichiamo, sparsi per gli edifici cittadini), e quella poi, che questi profughi erano i discen- 321 denti degli antichi abitatori della regione, veneto-romane immediate progenitrici dei i Veneti, i quali sin dall’epoca classica veneziani e degli abitanti dell’entroterra, greca erano conosciuti come grandi alle- ricordo che tra le lapidi romane del I° e vatori di una razza di cavalli -la veneta II° secolo d.c. reperite nel territorio di Je- appunto- apprezzata, ricercata e perciò solo una integra -scoperta nel 1853- è de- esportata nel mondo greco (2). Ancora , dicata a Lucio Gavio Aquilore Generale nei giochi equestri a Roma e poi a Bisan- della Cavalleria Combattente ai Fianchi di zio gli aurighi veneti, per origine o adde- un Esercito (5). Parlando delle origini di stramento, ed i loro tifosi erano ricono- Venezia non si può trascurare la città ro- sciuti dallo specifico tradizionale colore mana di Altino vicinissima alla laguna, azzurro degli abiti, perciò veneto o azzur- importantissimo centro di intercambio ro nell’epoca romano-bizantina divennero commerciale. Altino oltre ad essere un sinonimo (3). Per ultima riflessione, sul porto che congiungeva via mare l’Istria e citato sconcertante oblio, faccio presente per via endolagunare - attraverso i canali che il pantheon degli eroi veneziani e di artificiali romani- Aquileia, Padova, Spi- quelli al servizio della Serenissima Re- na, Adria e Ravenna, era un importante pubblica è la già citata chiesa dei S.S. nodo delle strade che congiungevano il Giovanni e Paolo, nonché il campo e la Veneto, il Trentino, la Germania e le Re- chiesa dei Mendicanti nelle immediate vi- gioni Danubiane (6). Tra le epigrafi roma- cinanze. Non casualmente la celebrazione ne reperite proprio ad Altino, una fa spe- di tali eroi avviene tramite un monumento cifico riferimento a Lucio Crasico Medi- funebre equestre, soprattutto per Bartolo- co Veterinario (7). La distruzione di Alti- meo Colleoni, nel quale oltre all’eroe ri- no, operata intorno al 639 dal Re Longo- sulta in movimento il suo destriero (pro- bardo Rotari, segna il momento della tra- prio un destriero e non un ronzino qual- smigrazione definitiva delle popolazioni siasi). In relazione a ciò, caso significati- veneto-romane nelle isole endolagunari vo, il campo in cui è presente il citato mo- con i loro beni, la loro civiltà, religione e numento al Colleoni ed il ponte che vi le loro tradizioni (8). Sono proprio i citta- conduce sono conosciuti col nome dei dini altinati a colonizzare l’isola di Bura- S.S. Giovanni e Paolo o «del Cavallo» e no, denominandola così perché era situata non del famoso condottiero.In pratica, lo nella direzione verso cui guardava la Por- scopo di questa piccola ricerca è quello di ta di Altino chiamata Borea, per essere dimostrare, e far conoscere, che i cavalli battuta dal vento di Nord-Est (9). Sempre erano presenti a Venezia, almeno fino alla gli altinati poi colonizzarono la vicina caduta della Repubblica, e che essi sono isola di Torcello che divenne sede episco- stati importantissimi per lo sviluppo e la pale, perché vi si trasferì il loro Vescovo diffusione della civiltà veneziana ed, inol- (10) . Proprio La Cronaca Altinate, uno tre, che erano non solo conosciuti ed usa- dei primi scritti relativi alla storia di Ve- ti, ma anche amati dai veneziani. Mentre nezia, riporta un elenco di famiglie di abbondano, come già detto, le immagini e profughi il cui cognome è correlato alla le raffigurazioni dei cavalli in ogni forma tradizionale ed antica loro attività; tra artistica, scarsi risultano – per il momento – questi sono ricordati: … Hetolus con sua i riferimenti specifici scritti; perciò per le moglie e i loro figli erano allevatori di mie asserzioni combinerò entrambi i tipi bestie da soma e cavalli, i Senatori erano di testimonianze e mi riservo di approfon- fabbricatori/riparatori di selle; …i Cri- dire col tempo la ricerca di ulteriori docu- stoli furono castratori e salassatori mentazioni scritte. Tralasciando, per ovvi (=maniscalchi) di equini… (11). Ricordo motivi di spazio e di tema, le testimonian- che l’Arte dei Sellai o Seleri e quella dei ze archeologiche equestri degli antichi Carrozzieri – costruttori di vere e proprie Veneti (4), e riferendomi alle popolazioni pregiate carrozze a cavalli – furono delle 322 importanti corporazioni di mestiere fino cavallo. Poiché la colonizzazione delle alla loro soppressione, operata da Napo- isole cominciò dalle vicine zone setten- leone durante il Regno d’Italia (12). Que- trionali dell’entroterra le due antiche sto significa che i veneziani conoscevano chiese di S.Martino, secolo VI quella di bene e utilizzavano i cavalli, ai quali era- Castello (16) e 959 quella di Burano (17), no destinate tali attrezzature. Faccio pre- si trovano nella parte nord-orientale della sente che le carrozze costruite a Venezia città. Al contrario l’Isola di S.Giorgio, se- dovevano essere facilmente smontabili/ri- colo IX, (18), la chiesa di S.Giorgio dei montabili, per essere trasportate in barca, Greci, 1498, (19) e la Scuola di S.Giorgio nei canali cittadini, dalla sede di costru- degli Schiavoni, secolo XIII, (20) sono si- zione a quella dell’acquirente in città o in tuate nella zona centro-meridionale della terraferma. I cavalli sono strettamente le- città, perché in stretta connessione con i gati anche alla vita religiosa veneziana. punti di arrivo e partenza da/per Costanti- Oltre alla famosa e antica quadriga posta nopoli o il Medio Oriente delle mercan- ad abbellire la Basilica di S.Marco, ed a zie, dei mercanti, dei marinai, dei soldati, famosi quadri rappresentanti S.Giorgio in dei sacerdoti e di tutte le altre persone di combattimento col drago nella scuola di origine greca o slava e di fede cristiano- S.Giorgio degli Schiavoni sita nelle vici- ortodossa, le quali avevano interessi ed nanze di Piazza San Marco, sono abbon- attività commerciali a Venezia. Infatti, dantemente sparsi in città i bassorilievi S.Giorgio, pure lui ex-cavaliere romano- rappresentati S.Martino e S.Giorgio in bizantino della Cappadocia (21), è da azione a cavallo (secolo XV e XVI) (13). sempre veneratissimo dalle popolazioni di In queste opere minori il cavallo è ben fede ed evangelizzazione ortodossa, an- scolpito in anatomico movimento e con che come combattente contro gli infedeli imponenza tipica del destriero, il che di- (22). Nell’antichità, poi, era invocato an- mostra che i semplici tagliapiere cono- che dai cattolici come protettore dei ca- scevano e/o avevano sott’occhio gli ani- valli, dei cavalieri e dei sellai (23). I vene- mali per loro modello. Non è da trascura- ziani dedicarono una grande chiesa a que- re, poi, che ben due chiese cittadine, di sto santo proprio che per simboleggiare i cui una con il suo convento e la sua gran- rapporti di rispetto, collaborazione e di de isola di fronte alla Piazzetta di S.Mar- dipendenza, avuti in un primo tempo, con co, sono dedicate a S.Giorgio ed altre due l’Impero Romano d’Oriente. Ad ulteriore sono dedicate a San Martino. E’ da rileva- conferma di ciò, ricordiamo che il primo re che la venerazione dei veneziani per santo patrono della città fu S.Teodoro -al- questi santi guerrieri è sempre stata im- tra recluta romana martirizzata (24)- che portante quasi come quella per il santo ricorda la sudditanza all’Oriente, la conti- patrono. Nel medioevo, soprattutto nei nuità delle tradizioni romano-cristiane e primi secoli, le celebrazione di un santo la costante antitesi politico-commerciale aveva anche una valenza politica. Ad con le popolazioni barbariche ariane della esempio, i cittadini veneto-romani, profu- terraferma (25). Solo con l’acquisizione ghi in laguna, di antica evangelizzazione dell’indipendenza e della parità politica e fede romano-cattolica veneravano con Costantinopoli i veneziani sceglieran- S.Martino ( ex-cavaliere romano e consi- no come loro patrono S. Marco e gli dedi- derato protettore dei cavalli e dei cavalie- cheranno una chiesa, a fianco di quella di ri) (14) quale simbolo di indipendenza San Teodoro che passerà in secondo pia- dagli Ostrogoti e dai Longobardi ariani ed no, segnalando la loro acquisita libertà da invasori, anche perché da vescovo il santo entrambi gli imperi (26). Nel tempo molti combatté fervidamente l’eresia ariana immobili divennero patrimonio delle cita- (15); perciò anche come miles cristiano è te chiese, parrocchie e comunità, perciò più spesso rappresentato come militare a per evidenziarne e sancirne l’appartenen- 323 za vennero applicati e resi ben visibili al- so al commercio dei cereali era quello l’esterno dei loro muri i bassorilievi rap- della paglia da essi derivata, largamente presentanti S.Martino e S.Giorgio nelle utilizzata dai veneziani per vari usi, com- zone, rispettivamente, nord-orientali e preso quello della lettiera per i cavalli e centro-meriodionale della città. La pre- per gli altri animali presenti in città. Infat- senza e l’uso dei cavalli a Venezia ebbe ti, a San Marco proprio di fronte al Ponte riflessi non solo nelle espressioni della fe- dei Sospiri e nelle immediate vicinanze de dei cittadini, ma anche in tutte le atti- della Porta delle Biave del Palazzo Duca- vità della normale vita quotidiana, a co- le, e dei contigui depositi statali del gra- minciare dall’alimentazione. Si trovano no, esiste il grande Ponte della Paglia, spesso a Venezia il Campo e /o la Calle 1360, (36) presso il quale dovevano or- del Pestrin/Pestriner; questo nome deriva meggiare tutte le barche cariche di paglia da un antichissimo termine latino, utiliz- arrivate in città (37). In occasione della zato anche dopo la caduta della Repubbli- tradizionale e antica festa veneziana di S. ca, e cioè pestrinum che indicava il luogo Martino si consuma ancora in famiglia un dove si macinava il grano con un mulino dolce particolare che riproduce in pasta- a macina mosso da schiavi o animali (27). frolla , più o meno arricchita di pasta di Per questi particolari mulini, destinati pe- zucchero e cioccolata, il santo. In realtà, è rò più alla macinazione dei semi di lino raffigurato un cavaliere con cimiero, spa- che di grano, a Venezia si usavano gli ani- da sguainata, fodero e cavallo al passo; mali e, in un primo tempo, soprattutto i mai è presente il povero. E’ sorprendente cavalli (28). Poiché l’ importazione ed il la stretta somiglianza di questa iconogra- commercio del grano erano fondamentali fia con quella dei bassorilievi cittadini, per la vita e l’economia dei cittadini, lo già menzionati, e con quella delle steli, stato veneziano non solo organizzava il delle ceramiche e dei bronzi dell’arte del- commercio ed il deposito di tutti i cereali la civiltà veneta preromana (38). Questa tramite apposite magistrature – gli Uffi- particolare rappresentazione suggerisce, ciali al Formento, 1276 (29), e i Provve- quindi, che l’antica passione per l’alleva- ditori alle Biave, 1365, (30) (Biave = tutti mento/ l’uso, la considerazione e, ovvia- gli altri cereali compresa l’avena che è mente, la raffigurazione di cavalli e cava- alimento per gli equini) – ma anche fissa- lieri delle popolazioni veneto-romane è va il compenso dovuto per la macinatura giunta -per tradizione storica- fino ai no- del grano (31). Tuttavia questo compenso stri giorni. Fondamentali furono i cavalli poteva essere aumentato con la clausola a Venezia per il trasporto di persone, ma- essendo cari i cavalli, a causa dell’au- teriali e merci. Fino al secolo XVI i caval- mento del costo di mantenimento degli li potevano transitare agevolmente in città equini che muovevano la mola (32). Per ,in quanto poche strade erano lastricate e questo motivo e sia perché si ricavavano pochissimi ponti erano dotati di gradini e altri profitti con la vendita del latte e i parapetti come ora. I ponti che inizial- suoi derivati freschi, nei pestrini, col tem- mente congiunsero le isole della città po, i cavalli furono sostituiti da animali nell’813 furono in legno piatti e senza lattiferi (bovini e ovi-caprini); quindi il gradini affin di poter comodamente ca- pestriner da mugnaio divenne anche latti- valcare per tutto (39). I primi in pietra fu- vendolo e casaro (33); i numerosi mulini rono quelli di S.Zaccaria (1170), della Pa- ad acqua della città, più convenienti per la glia (1360) e S. Barnaba (1337); dal 1486 macinatura dei cereali subentrarono ai in poi, in tutta la città furono sostituiti da vecchi mulini (34). I Pestrineri costituiro- quelli in muratura con gradini ed arco no così un’ importante corporazione, (40). Anzi, il fatto che nel secolo XVI 1385, (35) di produttori/rivenditori di lat- fossero ancora ampiamente presenti i ca- te e latticini freschi. Strettamente connes- valli a Venezia, e che inoltre fossero an- 324 che poderosi, è testimoniato da un Decre- to del Senato dell’Aprile del 1509 con il quale si ordina la coscrizione di cavalli apti a tirar artiglieria anche in questa no- stra cità, (41) da impiegarsi nella guerra contro la Lega di Cambray (42). Inoltre, fino ai primi anni del ‘600 -quando ven- nero introdotte le porte o chiuse- i vene- ziani utilizzarono dei cavalli da tiro per permettere il passaggio delle barche da trasporto (e quindi di tutti i commerci ve- neziani in terraferma ) tra la laguna, i fiu- Traino fluviale lungo il Brenta, fallito per il mal- mi veneti e viceversa (43). Queste parti- tempo (BMC, Venezia). colari località di attraversamento di zone e canali di acqua salmastra, anche in città, gomma (50). Fino dalle loro origini, i ve- erano e sono detti traghetti (44). I due più neziani furono anche abilissimi trasporta- importanti traghetti -quello di Fusina che tori navali di cavalli, traendone grandi tramite il fiume Brenta costituiva la via profitti e vantaggi commerciali. Le testi- commerciale fluviale/stradale per l’Italia monianze dirette di ciò, anche se poche, Settentrionale ed il Nord-Ovest dell’Euro- sono molto importanti. Già nel 551 o 552 pa e quello di S.Giuliano che tramite i i veneti abitanti le coste della Venetia, ul- fiumi Marzanego e Sile era la via com- timi luoghi dell’Impero Romano d’Occi- merciale fluviale/stradale per la Germa- dente ancora indipendenti dai Goti e dai nia, il Friuli e l’Austria - permettevano al- Franchi che occupano tutta l’Italia, come le barche il superamento del dislivello tra cittadini romani alleati dell’Impero Ro- le acque lagunari e quelle dolci, tramite mano d’Oriente collaborano attivamente appositi piani inclinati (45); su questi alla fase finale della Guerra Gotica (51). scorrevano contemporaneamente in senso Il generale bizantino Narsete deve con- inverso due appositi scivoli in legno per i durre l’ingente esercito da lui arruolato natanti detti, guarda caso, carri o lizze dalla città di Salona (Spalato) in Dalma- (46). Ogni carro era trainato da una gros- zia, luogo di raccolta e addestramento sa fune connessa ad un argano orizzontale dello stesso , in Italia per via di terra, per- mosso da un robusto cavallo grazie a del- ché non dispone di navi per trasportarlo le ruote dentate (47) . Era logico che pres- direttamente attraverso l’Adriatico (52). so questi due «colli di bottiglia» fosse at- Giunto ai confini della Venetia, non po- tivato anche un posto daziario e di confi- tendo transitare per l’entroterra stretta- ne (47 a). Dopo il superamento dei due mente controllato e presidiato dai Franchi traghetti o chiuse, i cavalli ed altri equini e dall’esercito Goto, raggiunge l’assediata in generale erano essenziali per i com- Ravenna per via acquea grazie ai venezia- merci veneziani in terraferma, sia per il ni (53). Infatti questi tutti sudditi fedeli, traino fluviale contro corrente delle bar- (54) con navi, piccole imbarcazioni e che sia per il trasporto terrestre delle mer- ponti di barche fanno superare all’esercito ci quando non erano più utilizzabili i fiu- bizantino le foci dei fiumi Tagliamento, mi (48). Il traino fluviale era svolto da Livenza, Piave-Sile e le bocche di porto particolari corporazioni/associazioni di dei lidi dell’epoca (Cortellazzo, Treporti, operatori detti cavalanti (49) e fu così im- Sant’Erasmo, Vignole, Methamauco, Pel- portante che sopravvisse fino ai primi an- lestrina e Brondolo), nonché le bocche ni ’50 del secolo trascorso, quando fu della foce del Po fino a Ravenna, abba- soppiantato dalla motorizzazione delle stanza facilmente e con minor disagio barche e dal trasporto ferroviario o su (55). Da notare che questo esercito posse- 325 deva ben oltre tremila cavalli, (precisa- darono con il Doge la dilazione del paga- mente tremila cavalieri Eruli, più duemi- mento, a conquiste avvenute, in cambio lacinquecento Longobardi, un numeroso del sostegno militare ai Veneziani, strada reparto di Unni ed un altro di Persiani ri- facendo, per la sedazione della rivolta di belli al loro re Cosroe che sicuramente Zara in Dalmazia; questa infatti con atti erano reparti a cavallo) (56), senza conta- di pirateria osteggiava il commercio ma- re gli equini utilizzati per i servizi logisti- rittimo veneziano e avrebbe potuto taglia- ci. L’esempio più famoso, però, è connes- re poi i rifornimenti navali alla Crociata so alla storia delle crociate. L’abilità dei (66). Nel contempo dalla Pasqua all’8 ot- Veneziani nei trasporti marittimi verso tobre 1202, data di partenza della flotta l’oriente era così universalmente nota (67), i Veneziani dimostrarono le loro ca- (57) che gli organizzatori della alla IV pacità organizzative e la loro confidenza Crociata all’inizio del 1201 giunsero, dal- ed abilità con gli equini, traghettando dal- la Francia, a Venezia per concordare con la terraferma al Lido i crociati, i loro uo- la Serenissima il trasporto in Terrasanta di mini, mezzi e cavalli, nonché alloggiando tutto l’esercito crociato, perché ciascuno e rifocillando nell’isola tutto l’esercito in era disposto ad affidare sé stesso, i suoi attesa e, infine, caricandolo sulle navi: beni, le sue genti, alla saviezza e alla ge- ogni grande cavaliere aveva a disposizio- nerosità veneziana (58). Dopo due setti- ne una nave per sé e per i suoi uomini mane di consigli e colloqui, il Doge riferì nonché le navi per i propri cavalli (68). agli ambasciatori che i veneziani entro un Le navi destinate al solo trasporto dei ca- anno avrebbero preparato la flotta per tra- valli, dette ippagoghi o arsili dai venezia- sportare quattromilacinquecento cavalli ni (69) e passacavalli od uscieri dai cro- (59), novemila scudieri, quattromila cava- ciati (70), risultarono essere centoventi, lieri e ventimila fanti e che sarebbe stata mentre le onerarie furono settanta (71). pronta a salpare il 29 giugno 1202 (60); Pur essendo le fonti scarse e confuse (72), inoltre i veneziani avrebbero fornito gli si può azzardare un’ ipotesi sul numero alimenti per l’esercito e i cavalli (tre mog- totale dei cavalli trasportati e sulla loro gia veneziane di biada al giorno per ca- distribuzione per nave. Innanzi tutto le vallo) ed una scorta di cinquanta navi da fonti dichiarano che a Venezia giunse a guerra,per un anno intero e per qualsiasi malapena un terzo dei trentacinquemila destinazione (61). In cambio i veneziani crociati complessivi presunti (73). Quindi chiedevano la copertura del costo della si può considerare un afflusso di diecimi- flotta – ottantacinquemila marchi d’ar- la militari circa. Poi, tenendo presente gento – entro un anno ed il diritto alla che, anche per i secoli successivi, ogni metà delle conquiste realizzate (62). Gli cavaliere feudale o lancia aveva a sua dis- ambasciatori accettarono l’accordo e lo posizione in media dieci uomini (due scu- siglarono con un acconto di duemila mar- dieri e il resto fanti) (74), si può calcolare chi (63). Dopo un anno i veneziani aveva- un arrivo di mille cavalieri crociati. Se- no assolto i loro impegni costruendo la guendo l’esempio del Doge Enrico Dan- flotta e procurando gli alimenti, dimo- dolo, anche molti veneziani si fecero cro- strando così la loro capacità e potenza ciati (75); si può presumere un apporto di (64). Contrariamente ai patti, i crociati altri duecento cavalieri veneziani, mentre giunsero a Venezia, dove furono alloggiati gli altri veneziani crociati erano priorita- al Lido punto di ritrovo e partenza, in nu- riamente marinai e fanti (76). Poiché ogni mero minore del previsto e con una som- cavaliere aveva a disposizione almeno ma inferiore di trentaquattromila marchi due cavalli (77), si può ipotizzare un tota- rispetto allo stabilito (65). Nell’attesa del- le di circa duemilaquattrocento cavalli. Di l’arrivo dei rinforzi e di poter risolvere il conseguenza visto il numero citato degli debito, i condottieri della crociata concor- arsili, si può presupporre una media di 326 circa venti cavalli per nave, verosimil- metodo particolare di costruzione dell’ip- mente collocati col sistema «coda-coda» pagogo. Numerose sono le motivazioni. sulle due fiancate del ponte interno prin- La tecnica navale ateniese, con il suo no- cipale (78). Interessanti sono i nomi di me, è passata agli altri greci e ai romani, queste particolari navi da trasporto. come dimostra l’uso del vocabolo in tutti gli storici dell’epoca classica successivi a Tucidide. Dai romani è ovviamente pas- sata sia ai bizantini che ai cittadini vene- to-romani della Regione Venetia, anche perché nel Porto di Classe di Ravenna era stanziata una flotta militare romana (82). Inoltre, durante il periodo delle invasioni barbariche, come già detto, i veneziani fu- rono sudditi bizantini fedeli e conservato- ri della civiltà greco-romana, mentre per tutto il medioevo sappiamo che essi furo- no commercianti/alleati per l’Impero Ro- Ricostruzione di un Ippagogo/Arsilio/Usciere ve- mano d’Oriente, con l’evidente obbligo di neziano (Da: MELEGARI, Armi e Uniformi, 1980. saper parlare il greco (e di riflesso con la penetrazione di parole greche nel dialetto Usciere, deriva dalla porta od «uscio» ab- veneziano). Infine, sappiamo che tutti gli battibile presente sulla fiancata della nave uomini dell’ambiente marinaro sono sem- per la salita/discesa degli animali, chiusa pre molto tradizionalisti, e superstiziosi, e dopo il carico e calafatata per il viaggio in ciò vale anche per i veneziani.Ecco per- mare (79). Arsilio deriva dal greco e fino ché si può affermare che una tradizione al termine della navigazione a vela indi- architettonica navale, ed anche un sottile cava un vecchio bastimento «scheletrico» filo storico, leghi diverse popolazioni del cioè in disarmo e ridotto alle sole struttu- Mediterraneo dal V secolo A.C. fino alla re fondamentali (80); quindi probabil- caduta di Costantinopoli del 1204. Come mente era una nave non più idonea alla sappiamo, infatti, la crociata si concluse guerra o al commercio, ma ancora utile e con la presa di questa città alla quale si ri- riutilizzabile a «fine carriera» per partico- volsero i crociati sia per le richieste e pro- lari ed ingombranti trasporti come è quel- messe del Principe Alessio, figlio dell’Im- lo dei cavalli. Non è un caso che arsilio peratore Isacco detronizzato, sia per il de- sia un sinonimo stretto di ippagogo. Infat- bito ancora da saldare con i Veneziani per ti ippagogo è un vocabolo del greco anti- il trasporto navale e, infine, per la loro co che sta appunto a significare una nave smisurata sete di bottino (83). Concluden- per il trasporto dei cavalli . Viene riporta- do, a causa del debito contratto dai cro- ta, per la prima volta tra gli scrittori greci ciati per l’alloggio a Venezia, il trasporto classici, da Tucidide nella sua Guerra del navale e il sostentamento per un anno di Pelopponeso - Lib.II, 56, 2 - con una frase uomini ed equini, i veneziani raggiunsero specifica riferita agli Ateniesi: … su navi i massimi vantaggi (84), e precisamente: da trasporto di cavalli, che allora erano controllo navale di tutto l’Adriatico e lo state ricavate per la prima volta da vec- Ionio; conservazione di un quartiere indi- chie navi (81). Quindi, già da Tucidide si pendente e dei privilegi commerciali a può affermare che alla parola, ma anche Costantinopoli; acquisizione e trasporto a all’uso, di una vecchia nave corrisponda Venezia della maggior parte del bottino la definizione e l’uso di arsilio o ippago- della città (costituito da metalli e oggetti go. Non è da stupirsi se i veneziani abbia- preziosi, oggetti artistici e marmi pregiati, no continuato ad utilizzare il vocabolo e il reliquie e la famosa antica quadriga bron- 327 zea dell’Ippodromo di Bisanzio che come sociale di possedere dei bei cavalli e di già detto orna la Basilica di S.Marco); saper ben cavalcare (95). Nel secolo XIII possesso di un quarto e mezzo (85) del i patrizi venivano convocati a consiglio in nuovo Impero Latino d’Oriente, ovvero di Palazzo Ducale da una campana detta una serie di regioni costiere, porti ed isole Trottera in riferimento al trotto dei cavalli – comprese Corfù e Creta- tutta su una li- che essi conducevano con rapidità (96). nea ininterrotta di navigazione fino a Co- Per un Decreto del Maggior Consiglio del stantinopoli e l’Oriente, utile per il com- 1288, era proibito percorrere le Mercerie, mercio (86). Da notare, parlando di caval- un’importante via cittadina che congiun- li, che le regioni costiere e le isole veniva- ge San Marco a Rialto anche oggi fre- no date in feudo a nobili veneziani (87); quentatissima, cavalcando, per il gran nu- più in particolare a Corfù questi dovevano mero delle persone presenti (97). Perciò i mantenere del proprio venti cavalieri e veneziani erano soliti fermare e legare le quaranta scudieri per ciascheduno (88). loro cavalcature in campo S.Salvatore, Per la grande e fertile isola di dove c’era una ficaia e un pozzo profondo Candia/Creta fu disposto il controllo feu- con una vasca d’acqua all’ingiro (98), o dale tramite un Duca ed una massiccia in campo S.Giuliano dove c’era un sam- colonizzazione di nobili cavalieri (Caval- buco (99) (pure ai nostri giorni, in molte lerie), con un Provveditore alla Cavalleria zone della città, è frequente vedere dei ra- Feudale, e di cittadini-soldati (Sergente- mi di fico sporgere dalle mura dei giardi- rie) (89). In questa preziosa isola (sia per ni). la navigazione e sia per i suoi prodotti uti- Lo stesso Maggior Consiglio, con un De- li alla città ed ai commerci) fino al 1669 creto del 1392, ribadiva che era proibito la Serenissima impegnò ingenti capitali correre con i cavalli in Piazza San Marco economici, di uomini e mezzi ,al fine di nei giorni festivi (100). Ovviamente nel governarla, della costruzione-manuten- Palazzo Ducale il Doge aveva le sue scu- zione di porti e relative infrastrutture, derie, ma nel secolo XIV furono traspor- nonché di fortificarla e difenderla (90). A tate nella parte opposta della piazza causa delle spedizioni militari per il pos- S.Marco, al fianco dei pubblici granai; sesso di quest’isola (in seguito alle ripetu- sotto il ducato del Doge Michele Steno te ribellioni locali ed alla guerra di Can- (1400-1413) vennero dichiarate le più dia del 1645-1669 contro i Turchi), non- belle che fossero allora in Italia (101).A ché a causa delle guerre per l’acquisizio- più riprese la Serenissima regolamentò lo ne e la difesa dell’impero coloniale, dal svolgimento dei tornei cavallereschi in 1202 fino al 1718 (91), moltissimi cavalli Piazza S. Marco. Ad esempio, un Decreto transitarono e soggiornarono ancora al Li- del Maggior Consiglio del 1322 stabiliva do ed anche nella vicina isola del Lazza- che per queste giostre doveva essere pre- reto Vecchio (92). Vi sono, poi, almeno disposta una stangata per delimitare il un quadro del 1688-99 (93) ed un disegno campo affinché gli astanti non potessero del 1796 (94) i quali testimoniano che essere feriti dagli equini (102); un succes- proprio nell’estremità settentrionale del- sivo Decreto del Consiglio dei Dieci del l’isola del Lido, costituente l’ingresso 1367 stabiliva che occorrevano otto voti portuale principale cittadino e perciò for- favorevoli sui dieci di tali consiglieri per tificato, esisteva un quartier di cavalleria. autorizzare lo svolgimento di questi tor- Varie testimonianze scritte dimostrano nei, al fine di evitare pericoli allo stato e che i nobili veneziani erano soliti cavalca- del rispetto degli omnis boni (103). Le re in città, che utilizzavano normalmente memorie ne ricordano molti (104): nel gli equini per le loro attività politiche- 1242, nel 1253 per l’elezione del Doge commerciali-militari, ed inoltre che ama- Ranieri Zeno; nel 1272 svolto negli ultimi vano gli sport equestri, nonché il prestigio tre giorni di carnevale; nel 1338 per l’ac- 328 quisizione di Treviso; anche quello del giovani nobili cavalieri, montando de- giugno 1364, indetto per la ripresa di strieri ricoperti con ricche gualdrappe, da Candia che si era ribellata, durò tre giorni S.Samuele fino a S.Barnaba, dove abitava e vi assistette , descrivendolo nelle sue la sposa, attraversando il Canal Grande su lettere , il Patriarca assiso accanto al Do- un ponte di barche (112). Anche quando i ge (105); nel 1406 per l’acquisizione di cavalli non poterono più transitare in città Padova; nel 1413 per l’elezione del Doge (ma venivano trasportati in barca come ri- Tommaso Mocenigo, ed ancora nel 1441 sulta da un quadro di G. Van Wittel della per le nozze di Jacopo Foscari figlio del fine del 1600 - primi del 1700) (113) , i Doge Francesco Foscari, il quale fu orga- veneziani continuarono ad impratichirsi nizzato dal conte Francesco Sforza. In nell’equitazione. In effetti, nel ‘700 esi- queste giostre emerse l’abilità equestre e stevano a Venezia ancora due Cavalleriz- militare dei patrizi veneziani, a riprova ze, o scuole di equitazione, una nei pressi della formazione polifunzionale dei nobili della citata chiesa dei SS.Giovanni e Pao- veneziani. Questi ultimi, infatti, erano al- lo e l’altra alla Giudecca (114). La prima, lo stesso tempo, per necessità propria e che poteva contenere oltre settanta equini dello stato, commercianti, politici, magi- (115), viene rappresentata nelle planime- strati, ambasciatori, navigatori e militari trie cittadine del 1696, di G.Merlo (116), non solo a Venezia, ma anche nei territori e del 1729, di L.Ughi (117), come un lun- ducali e all’estero dove si recavano spesso go e ampio rettangolo di terreno, con il (basti pensare ai famosi viaggi dei com- lato maggiore occidentale perpendicolare ponenti la famiglia dei Polo) (106). Poi- all’abside di detta chiesa, ed avente nel- ché i patrizi veneziani si consideravano l’angolo nord-occidentale le scuderie e di nobili per la discendenza dalle originarie fronte, nell’angolo nord-orientale, il Tez- e importanti famiglie romane che dalla zon, ovvero il maneggio coperto. Nel terraferma si trasferirono in laguna, dalle tempo, il suo spazio si ridusse a vantaggio quali in origine si eleggevano i governato- del contiguo Ospedale di S.Lazzaro e ri e poi il doge della comunità (107), in Mendicanti, fino ad esserne completa- questa loro plurifunzione si può intrave- mente assorbita, dopo la sua chiusura, al- dere la tradizione della iniziale organizza- la caduta della Repubblica (118). Di essa, zione bizantina-giustinianea dei territori oggi, resta il nome a due calli: una pro- periferici dell’impero (108). Nel VI seco- prio perpendicolare all’abside suddetta e lo, infatti, il governo bizantino sceglieva l’altra all’interno dell’Ospedale, ora detto appunto tra le famiglie prestigiose di quei dei SS.Giovanni e Paolo. Per la Cavalle- luoghi il Dux, il Magister Militum ed i rizza della Giudecca non ho trovato anco- Tribuni Militum, i quali avevano contem- ra sue rappresentazioni nelle planimetrie poraneamente competenza militare e civi- cittadine . Comunque, di essa esistono i le (109). Questi ufficiali per tale servizio, suoi Capitoli a partire dalla sua istituzio- che era una carica elevata e temporanea o ne del 1 marzo 1764 fino al 17 giugno dignitas (110), sia per necessità operativa 1806 (119). Interessante è il frontespizio e sia per distinzione di grado e sociale ot- di tali capitoli, infatti questo oltre ad esse- tenevano un cavallo pregiato (111) e re impreziosito da un bel disegno a colori quindi dovevano saper cavalcare bene. raffigurante un cavaliere su di un cavallo Come nell’antichità, allora, i nobili vene- bianco rampante simile ad un Lipizzano, ziani desideravano essere esperti cavalle- presenta sul retro del foglio, in alto, la se- rizzi e possedere dei bei cavalli come se- guente ricetta veterinaria: Cirotto di ranii gno di prestigio. Ad esempio, sempre nel con mercurio triplicato per le subattiture 1442 per le nozze citate di Jacopo Foscari de nervi delle Gambe del Cavallo. L’in- con Lucrezia Contarini, lo sposo fu ac- dustria della stampa era un’impresa com- compagnato a cavallo da altri diciotto merciale importante e famosa a Venezia 329 (120), ed è ovvio che si sia interessata an- che dei cavalli, normalmente presenti ed (1) F.C. LANE, Storia di Venezia, Einaudi Tasca- utilizzati in città. Oltre a raffigurazioni di bili, Torino, 1991, pp. 3-11; questi animali sono reperibili, nelle bi- E. MUSATTI, Storia di Venezia, Filippi Editore, blioteche veneziane e non, dei trattati spe- Venezia, 1968, Vol. I, pp. 1-12; cifici. Riporto degli esempi: una miniatu- D. M. NICOL, Venezia e Bisanzio, Rusconi Libri S.p.A, Milano, 1990, pp.11-34; ra policroma raffigurante Alessandro Ma- F.BORDIN, Storia del Veneto, Zielo Editore, Pa- gno che guida il suo esercito montando dova, 1999, pp.123-153. una viva rappresentazione del suo cavallo (2) F. BORDIN, cit. p.23. preferito, «Bucefalo», in un codice arme- (3) PROCOPIO DI CESAREA, Storia Segreta, New- no del secolo XIII-XIV (121); disegni di ton Compton Editori srl, Perugia, 1974; cavalieri e di guerrieri a cavallo nella Cro- P.G. M OLMENTI, La Storia di Venezia nella Vita nologia Magna, codice del secolo XIV Privata, Edizioni Lint, Trieste, 1973, Vol.I, p.12. (122); i ventidue codici, dal secolo XIII al (4) F. BORDIN, cit. p.23; AUTORI VARI, Padova secolo XV, relativi all’allevamento, alla per Antenore - Atti della giornata di Studio del pratica, alla mascalcia, alle malattie, alla 14 dicembre 1989-, Editoriale Programma, Pa- dova, 1990, p.159. medicina e terapia dei cavalli (123); infi- (5) L. CONTON, Le Antichità Romane della Cava ne, il libro Del conoscere le infermità che Zuccarina, Edizioni del Veneto, Venezia, 1996, avvengono al cavallo et al bue di G.A. p.16. Cito stampato a Venezia nel 1607 (124). (6) F. BORDIN, cit.pp.43-61 e 68-82. E’ da notare che come la nascita e la (7) Ibidem, p.90. grandezza della Serenissima, e dei vene- (8) Ibidem, p.152; AA. VV., a cura di M. DE ziani, furono dovute anche alla presenza BIASI, Storia di Burano, Associazione Artistica ed all’utilizzo degli equini in città, non- Culturale di Burano, Venezia, 1994, pp.37-38. ché testimoniate dalla famosa quadriga (9) AA. VV., a cura di M. DE BIASI, cit. p.23, 27. bronzea della Basilica di S.Marco, così la (10) Ibidem, p.23, 37-38; F. BORDIN, cit.p.152; P.G. MOLENTI, cit.p.18 fine della Repubblica di Venezia fu ac- (11) P.G. MOLMENTI, cit.p.143. compagnata dalla predazione e calata in 12) P.G. MOLMENTI, cit., Vol.III, p.37, 44; COMU- piazza S.Marco dei citati cavalli bronzei, NE DI VENEZIA, ASSESSORATO ALLA CULTURA, Le il 17 dicembre 1797, ad opera delle trup- Insegne delle Arti Veneziane, Venezia, 1982, pe francesi occupanti la città. Le sculture p.10, 36; G.TASSINI, Curiosità Veneziane, Vene- erano trainate e scortate da un cospicuo zia, 1863, p.139. reparto di cavalleggeri francesi, al cospet- (13) DALLE DATE INCISE SU ALCUNI DI ESSI. to di una folla di veneziani tristi e ammu- (14) A. MALOSSINI, Dizionario dei Santi Patroni, toliti che assistevano ad un ultimo, strano Garzanti Editore S.p.A., Milano, 1995, pp.219- e umiliante «torneo» (125). 221. (15) Ibidem, p.220. (16) GUIDA ILLUSTRATA MULTILINGUALE DELLA Per la cortese, preziosa e indispensabile CHIESA DI S. MARTINO DI CASTELLO, Venezia. collaborazione a questo saggio ringrazio: (17) AUTORI VARI, a cura M. DE BIASI, cit. p.111. il professor Giandomenico Romanelli Di- (18) G. LORENZETTI, Venezia e il Suo Estuario, rettore dei Musei Civici Veneziani; la dot- Edizioni Lint, Trieste, 1974, p.779. toressa Nelli Elena Vanzan - Marchini (19) Ibidem, p.316. Presidente del C.I.S.O. Veneto; la signora (20) Ibidem, p.370. Anna-Maria Bravetti Segretaria del Diret- (21) A. MALOSSINI, cit.pp.158-160 tore dei Musei Civici Veneziani, nonché (22) Ibidem. tutto il personale dell’Archivio Fotografi- (23) Ibidem. (24) Ibidem, p.280. co e della Biblioteca del Museo Correr; il (25) F.C. LANE, cit.; E. MUSATTI, cit.; D. M. NI- Direttore ed il personale dell’Archivio di COL, cit.; P.G. MOLMENTI, cit., Vol.I, pp.19-22. Stato di Venezia. (26) G. LORENZETTI, cit.p.158. NOTE (27) G. MARANGONI, Associazioni di Mestiere 330 nella Repubblica Veneta, Filippi Editore, Vene- (61) S. ROMANIN, cit. 110. zia, 1974, pp.61-64 e 97-99. (62) Ibidem; D.M. NICOL, cit. p.172. (28) Ibidem, p.62 (63) D.M. NICOL, cit. p.173; S. ROMANIN, (29) Ibidem, p.63 cit.p.111. (30) Ibidem. (64) S. ROMANIN, cit.p.112. (31) Ibidem, p.62 (65) Ibidem; D.M. NICOL, cit. pp.172-173. (32) Ibidem.. (66) Ibidem. (33) Ibidem, p.62, p.97; COMUNE DI VENEZIA, (67) S. ROMANIN, cit. 112-114; D.M. NICOL, cit. ASSESSORATO ALLA CULTURA, Le Insegne delle pp.176-177. Arti Veneziane, Venezia, 1982, cit. p.22-23 (68) ROBERTO DI CHIARI un Cavaliere della Pic- (34) G. MARANGONI, cit. p.62. cardia, partecipante e Cronista della IV Crociata, (35) COMUNE DI VENEZIA, ASSESSORATO ALLA in D.M. NICOL, cit. pp.177-178. CULTURA, Le Insegne delle Arti Veneziane, Vene- (69) S. ROMANIN, cit.p.114; C.A. LEVI e G. CUL- zia, 1982, cit.p.22. LURIS, Navi Venete, da Codici, Marmi e dipinti, (36) G. LORENZETTI, cit. p.283. Venezia, 1892, Filippi editore, Venezia, 1983, (37) Ibidem, cit. pp. 283-284. Tav. III, Fig. I, Dis.8 e Tabella Epoca Seconda (38) M. SAGRAMORA, Le Armi dei Veneti Primi, Secoli IX, X, XI. Editoriale Gazzetta di Venezia, s.r.l., Venezia 1992 (70) C.A. LEVI e G. CULLURIS cit.; V. MELEGARI, (39) N.E. VANZAN MARCHINI, Venezia da Laguna Armi e Uniformi, Compagnia Generale, Editrice a Città, Arsenale Editrice, Venezia, 1985, p.89. Milano, 1980, pp.610-612. (40) Ibidem,. (71) S. ROMANIN, cit. p. 114. (41) ARCHIVIO DI STATO DI VENEZIA (ASV), Se- (72) D.M. NICOL, cit.pp. 167-168. nato, Terra, reg.16, c.98 t. (73) Ibidem, cit. p.176; S. ROMANIN, cit. p.112. (42) P.G. MOLMENTI, cit. Vol. II, p.61. (74) V. MELEGARI, cit. pp.601-623; G. VITALI, (43) Ibidem, pp.58-61. Cavalli e Cavalieri, Mursia Editore, Milano, (44) Ibidem, p.59. 1998, pp.63-70. (45) Ibidem, p. 60. (75) S. ROMANIN, cit. 113; D.M. NICOL cit p.177. (46) Ibidem. (76) Ibidem. (47) Ibidem, p.59. (77) V. MELEGARI, cit.; G. VITALI, cit. (47,a.) Ibidem, p.60 (78) V. MELEGARI, cit. p.610, 612. (48) Ibidem, p.61; Ibidem, Vol.I, pp.209-210; (79) Ibidem; C.A. LEVI e G. CULLURIS, cit. F.C. LANE, cit.; D.M. NICOL, cit., pp.32-37; AU- (80) Ibidem. TORI VARI, Canali e Burci, Editrice La Galiverna, (81) TUCIDIDE, La Guerra del Peloponneso, M. I. Battaglia Terme (PD), 1981, p,12,23. FINLEY, F. FERRARI, G.D. ROCCHI, B.U. RIZZOLI, (49) AUTORI VARI, Canali e Burci, cit.. pp.34-35. Milano, 1985, Vol.I, pp.350-3(51) (50) Ibidem, p.37. (82) R. BARTOLINI, La Marina Romana, Storia e (51) PROCOPIO DI CESAREA, Le Guerre Persiana Dossier; An. XII, N.121, 11-1997, pp.24-29. Vandalica Gotica, Bisanzio 540-553, a cura di (83) S. ROMANIN, cit.pp.119-134; D.M. NICOL, M.CRAVERI, Einaudi Editore, Torino, 1977, cit. pp.179-197. p.339, 736-740. (84) Ibidem. (52) Ibidem, p. 737. (85) S. ROMANIN, cit. p.134 (53) Ibidem, p.739. (86) Ibidem, pp.132-134; D.M. NICOL, (54) Ibidem, p.740. cit.pp.198-200 (55) Ibidem; A. PULLIERO, La Laguna di Narsete, (87) S. ROMANIN, cit.p.134. Il Gazzettino di Venezia, Lunedì 1 maggio 1998. (88) Ibidem. (56) PROCOPIO DI CESAREA, cit. p. 738. (89) Ibidem, p.136. (57) S. ROMANIN, Storia Documentata di (90) D.M. NICOL, cit.; S. ROMANIN, cit., Tomo II Venezia, III Edizione, Filippi Editore, Venezia, e III; EKKEHARD EICKHOFF, Venezia, Vienna e i 1973, Tomo II, pp.105-135; D.M. NICOL, cit. Turchi, Rusconi Libri S.p.A., Milano, 1991; I. pp.167-197. CACCIAVILLANI, Francesco Morosini, Corbo e (58) S. ROMANIN, cit.p.108. Fiore Editori, Venezia, 1996. (59) GOFFREDO DI VILLEHARDOUIN uno degli or- (91) Ibidem. ganizzatori, dei capi nonché Cronista della IV (92) ASV, Provveditori alla Sanità, b.562, B, In- Crociata, in S. ROMANIN, cit. p.109. formacione del Magistrato Eccellentissimo alla (60) Ibidem, p.110; D.M. NICOL, cit. p.172. Sanità a richiesta del Console di Olanda, 1721, 331 c. 12 r. (113) P. ZAMPETTI, I Vedutisti Veneziani del Set- (93) Civico Museo Correr, Venezia, F. MONTI, tecento, Catalogo della Mostra, Venezia, 1967, L’arrivo a Venezia del Doge Francesco Morosi- Alfieri Edizioni d’Arte, Venezia, 1967, pp.8-9, ni. 20-21. (94) C. FERRARI, I Pozzi di Venezia, Comune di (114) P.G. MOLMENTI, cit., Vol. III, p.256; G. Venezia, Venezia, 1910, pp.37-38, Documenti..., TASSINI, cit., pp. 151-152. 1796, 21 Luglio-Senato Militar, filza. (115) Ibidem.. (95) P.G. MOLMENTI, cit., Vol.I-III; G. RENIER- (116) G. MERLO, Pianta Prospettica della Città MICHIEL, Origine delle Feste Veneziane, Venezia, di Venezia, Biblioteca Museo Correr (BMC), CI. 1817-27, Filippi Editore, Venezia, 1994, pp. 116- XLIV, n.27. 123; G.TASSINI, cit., p.151-152; FRANCESCO SAN- (117) L. UGHI, Pianta Topografica della Inclita SOVINO, Venetia Città Nobilissima,Venezia, 1663, Città di Venezia, BMC, CI, XLIV, n.69. Filippi Editore, Venezia, 1968, pp.454-455. (118) G. TASSINI, cit. p.151. (96) F. SANSOVINO, cit. (119) BMC, Mss., III, n.1096. (97) Ibidem; G. TASSINI, cit.p.12. (120) COMUNE DI VENEZIA ASSESSORATO ALLA (98) Ibidem; C. FERRARI, cit.p.144. CULTURA , Le Insegne…., cit. p.12; P.G. MOL- (99) F. SANSOVINO, cit; G. TASSINI, cit.p.12; P.G. MENTI, cit., Vol. II, pp. 164-70.1 MOLMENTI, cit., Vol. I, p.45. (121) BIBLIOTECA CONGREGAZIONE ARMENA DI (100) ASV, Maggior Consiglio, deliberazioni, VENEZIA, LORELLA CECILIA, GIOVANNA QUAT- reg.Leona, C.64 r. TROCCHI, Alessandro Magno, Archeo Monogra- (101) G. LORENZETTI, cit.pp.229-231, 240; F. fie, De Agostini-Rizzoli Periodici, Milano, Anno SANSOVINO, cit; P.G. MOLMENTI, cit. Vol.I, p.50. V, n.1, 3-1996. (102) ASV, Maggior...., cit. reg.Fronesis, c. 104 v. (122) BIBLIOTECA NAZIONALE MARCIANA DI VE- (103) ASV, Consiglio dei Dieci, Misti, reg. 6, NEZIA (BNM), P.G. MOLMENTI, cit., Vol.I, p.142. c.54r. (123) BNM, BMC, L. BRUNORI CIANTI, Primo (104) P.G. MOLMENTI, cit., Vol. I, pp.184-191. Contributo per un Censimento dei Manoscritti di (105) FRANCESCO PETRARCA, Senili, IV, 3, A. Mascalcia Conservati nelle Biblioteche Italiane, PIETRO BOLOGNESE in G. R. MICHIEL cit., Atti del II Convegno Nazionale di Storia della pp.120-123, P.G. MOLMENTI, cit., Vol.I, p.188. Medicina Veterinaria in: Annali della Sanità Pub- (106) F.C. LANE, cit.; E. MUSATTI, cit.; D. M. NI- blica, Ministero della Sanità, Roma, 1997, Vol. COL, cit.; P.G. MOLMENTI, cit. II, 1997, p. 132. (107) Ibidem. (124) BIBLIOTECA ISTITUTO PER LA QUALIFICAZIO- (108) P.G. MOLMENTI, cit., Vol. I, pp.19-27; G. NE E L’AGGIORNAMENTO TECNICO-PROFESSIONALE RAVEGNANI, Soldati di Bisanzio in Età Giustinia- IN AGRICOLTURA DI BRESCIA, Stampa Incornicia- nea, Jouvence Soc. Editoriale a. R.l., Roma, ta. 1988, pp.13-28, 73-92. (125) L. FURLANETTO, Venezia, IIa metà secolo (109) Ibidem. XVIII, Stampe BMC. (110) G. RAVEGNANI, cit., p.77. (111) Ibidem, cit. p.43, 50-52, 54-57, 75-82. (112) P.G. Molmenti, cit., Vol. I, pp.205-206

332 Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 IL LIDO DI VENEZIA «SCOASSERA» DELLA CITTÀ I MONTONI DALMATI E L'ELEFANTE DEL 1819 VIRGILIO GIORMANI

SUMMARY

THE LIDO AS VENICE'S REFUSE TIP: DALMATIAN SHEEP AND THE 1819 ELEPHANT

The Lido of Venice is an island twelve kilometers long and between three hundred and one thousand meters wide. Initially totally sandy, it was fertilized by means of a continous supply of Venice's garbage (the «scoasse»). In addition to the «scoasse», damaged foodstuffs and the waste of the vegetable market were also sent to the Lido. Other fertilisers originated from the dung of the cattle and sheep arriving by ship from Dalmatia, which were landed on the Lido, where they could pasture to regain weight lost during their voyage before slaughter. The sheep dung, especially, was important for the proto-industrial production of saltpetre, a material of the greatest strategic importance, like the uranium at the present time. Saltpetre is the most important component of gunpowder, which was the only explosive known up to the second half of XIXth century. There were plans to establish an «artificial nitriary» in the Lido, making use of the garbage and of the animal waste. In all probability, the most bulky item ever buried in the Lido is the corpse of an enraged elephant, which escaped from its cage on the Riva degli Schiavoni where it was performing during the 1819 Carnival, and was killed by a cannon shot in a church where it took refuge.

Per trasformarsi in terra fertile, la sottile provvigionamento, mentre il salnitro è ra- striscia sabbiosa del Lido ha richiesto un ro in natura. Per la sua grande solubilità continuo apporto di rifiuti organici: rifiu- in acqua, è reperibile solo in zone aridis- ti, che Venezia deve allontanare dalle ca- sime. Un poco ne arriva dalla Sicilia, ma se, dai macelli e dalle botteghe (1). Accu- la maggior parte proviene dalle Indie mulati in località apposite – le «scoasse- olandesi e britanniche. Nel momento in re», delle quali vive ancora un ricordo cui si dilata l’uso delle armi da fuoco, le nella toponomastica cittadina (2) – questi nazioni sprovviste di depositi naturali, or- rifiuti vengono periodicamente caricati su ganizzano la raccolta capillare di quella barche e così allontanati dal centro abita- limitata quantità di nitrati provenienti dal- to. Oltre alle immondizie, confluiscono al la decomposizione delle deiezioni umane Lido anche i commestibili avariati, quali, ed animali. ad esempio, la carne e il pesce marcio (3) Così un esercito di «salnitrari» si presenta e gli scarti del mercato della frutta e della periodicamente nelle case dei contadini verdura. Gli ovini, che per lo più arrivano per grattare via dai muri delle stalle, latri- via mare dalla Dalmazia, vengono pure ne, sottoscale, cantine e colombaie, le sbarcati al Lido, ove possono pascolare e croste, ossia le efflorescenze, costituite riacquistare il peso perduto durante il per lo più da nitrato di calcio che, trattato viaggio (4). Essi hanno una importante con la cenere dei focolai domestici – con- relazione con la fabbricazione della pol- tenente carbonato potassico – dà il nitrato vere da sparo, l’unico esplosivo noto fino potassico o salnitro. alla seconda metà dell’ottocento e che si Oltre alle efflorescenze sui muri, i salni- prepara mescolando sei parti di salnitro, trari asportano in quei locali anche le una di zolfo ed una di carbone. I due ulti- «terre nitrose», ossia lo strato superficiale mi ingredienti non creano problemi di ap- del pavimento in terra battuta, che contie- 333 ne le stesse sostanze, risalenti per capilla- Scoppia però la peste e si ha così un rin- rità sulle pareti, a formare le efflorescen- caro della mano d’opera: anche il Marcel- ze. lo finisce per ammalarsi e, non potendo Dopo aver effettuato l’estrazione a caldo pagare dei sorveglianti, si trova derubato con la soluzione acquosa di cenere, le ter- dei materiali da costruzione che ha rac- re residue vengono lasciate asciugare e colto per tirar su la grande tettoia, il «tez- poi, poste sotto una apposita tettoia o zone». Una volta poi che è riuscito final- «tezzone», vengono ricoperte con foglie e mente a costruirlo, lo deve abbattere e paglia. Qui, sono poste a ripararsi dalle spostare altrove, perché all’imboccatura intemperie le greggi di pecore della mon- del porto di Venezia è stato costruito un tagna, che dal giorno di San Michele (29 nuovo forte, il Castel Nuovo e il tezzone settembre, ma anche prima da San Mat- si trova sotto il tiro incrociato del Castel teo, 21 settembre) a San Giorgio (23 apri- Nuovo e del Castel Vecchio. le), vengono a svernare nelle pianure ve- Fallisce quindi l’esperimento del Marcel- nete. lo e falliscono anche i successivi, del pub- Ogni tettoia o «tezzone» in genere ospita blico ingegnere Zan Maria Bergamin, nel un gregge di duecento pecore, che arric- 1625 e dei due soci Gaspare Gordin e chiscono in tal modo con le loro deiezioni Anzolo de Franchi, nel 1633, «non aven- le sottostanti terre. Poi le terre così «boni- do potuto … effettuar cosa alcuna rispetto ficate», sono lasciate a maturare fino a tre al salso, che non permette che si possi in anni, prima di ripetere il processo di detto loco far salnitro»(6). estrazione del salnitro. Pure, questo sistema alternativo funziona Esiste anche un sistema alternativo, che si molto bene all’estero: in Francia, Austria avvale delle immondizie (le «scoasse»), e Prussia, sorgono numerose le così dette dei rifiuti di macellazione, della segatura «nitriere artificiali». Reduce da un felice di corni e unghie, delle erbe non comme- esperimento a Vienna, il piemontese Vin- stibili, degli scarti della lavorazione del cenzo Porta, chiede nel 1781 al senato di pellame e dei materiali di scarto di varie Venezia il permesso di impiantare una «arti» cittadine. Alternati a strati di terra e «nitriera artificiale» al Lido. di materiali di risulta ottenuti dalla demo- La magistratura a ciò deputata (i Provve- lizione di vecchie case, questi rifiuti orga- ditori all’artiglieria) viene richiesta dal nici vengono così sottoposti al lento pro- senato di un parere di fattibilità. La ri- cesso di nitrificazione, irrorandoli con chiesta viene girata al sopraintendente al- urine umane raccolte nelle case e negli l’agricoltura, Giovanni Arduino. Questi ospedali (5). analizza i pavimenti in terra battuta delle In questo modo, al Lido di Venezia, anco- stalle del Lido, ove, come si è visto, so- ra poco abitato, sarebbe possibile utilizza- stano gli ovini provenienti dalla Dalmazia re tutte le immondizie della vicina città, i via mare, per rimettersi in carne dopo il rifiuti del macello e delle «arti» e gli ani- viaggio (7). Nell’anno 1774 viene svolta mali morti per malattia. una statistica degli ultimi tredici anni: da Così, nel 1572, lo speziale Ercole Mar- essa risulta che sono arrivati al Lido per cello, della Marca trevigiana, ottiene un la via di mare 26.912 castrati e 7.096 fondo al Lido e la facoltà di «raccogliere buoi, annualmente (8). A dodici soldi per le immondizie per li sottoporteghi e ogni bue e a cinque soldi per ogni castra- scuazze sì in questa città, come per tutto to, le stalle e i pascoli del Lido rendono il Dogado». Potrà portare al «loco dove annualmente 1.373 ducati effettivi (da ot- lui lavorerà, alcune burchielle de terreni to lire l’uno), pari allo stipendio annuo di raccolti al coverto che ritroverà a caso per un professore universitario a fine carriera. la città, che saranno a proposito per far In base a queste cifre, lo Stato Veneto, salnitri». proprietario dei pascoli, stabilisce un ca- 334 none annuo di 1.120 ducati, Non è un essere la causa dell’improvvisa irrequie- gran guadagno per l’appaltatore, che ha tezza di un elefante (11), che viene esibito però un’altra fonte redditizia. Molti nobi- come una delle attrazioni del carnevale li amano praticare l’equitazione e ciò co- veneziano, in un casotto (12) in Riva de- sta loro un canone annuo di dieci lire per gli Schiavoni, proprio di fronte a quelle ogni cavallo tenuto al Lido. In passato i navi così rumorose. nobili si recavano a consiglio su delle Il carnevale volge al termine e l’animale mule e quando durante il percorso, senti- diventa sempre più pericoloso: «divenuto vano suonare una certa campana detta la quasi indomabile, dà motivo di timore a trottiera, dovevano affrettare il trotto, per questa popolazione», per cui la polizia or- non arrivare tardi a palazzo. Messi i gra- dina al suo padrone «di menarlo quanto dini ai ponti, non si può più cavalcare: più presto fosse possibile fuor di città». qualche appassionato si esercita al Lido Fissato il 15 marzo quale giorno della sua e, in seguito, anche nelle due «Cavalle- partenza, viene «fatta allestire una barca rizze» a S. Giovanni e Paolo e alla Giu- grossa per lui solo e un pontile adatto tra decca, ma la maggior parte dei patrizi ve- la Riva degli Schiavoni e la barca». neziani non cavalca quasi più, per cui, se Ma l’imbarco risulta difficile: la passerel- all’estero capita l’occasione di doverlo la è mal disposta, la barca traballa, l’ele- fare, non si fa una gran figura. C’è perfi- fante arretra per la paura. «Dalle undici no un modo di dire, per chi cavalca male: antimeridiane alle dodici della notte e do- si dice che cavalca «alla veneziana», tra- po non seppe risolversi a voler partire, ed dotto ai nostri giorni con «VE, targa della or metteva fuori il capo, ed or si ritirava morte». ma non osava di entrare in barca». Assi- Tornando alle analisi effettuate dall’Ar- steva alla scena «un’immensa folla di po- duino, risulta che l’eccessiva quantità di polo su pei balconi, su per le panche, nel- sale marino, contenuto nella terra del Li- le gondole, barche, peate». Poiché «non do, sconsiglia l’impianto di una «nitriera senza spavento del vicinato», l’elefante artificiale» in tale località (9). Ciò non le aveva tentato anche di rompere il suo ca- toglie comunque il suo ruolo di «scoasse- sotto, «frangendo travi, e tavole come se ra» della città, per la necessità di conci- fossero stecchi», si pensa di condurlo in mare gli orti e i vigneti: i pochi contadini un «magazzino vuoto poco di lungi sulla del Lido sanno fin troppo che la feracità stessa Riva degli Schiavoni, ed ivi rin- delle loro terre vale bene la puzza che pe- chiuderlo» fino alla mattina seguente, riodicamente li ammorba. La frutta, il vi- quando si sarebbe fatto un nuovo tentati- no e le primizie degli orti rendono bene et vo di imbarcarlo (13). Così, all’una di pecunia non olet. Inoltre Lord Byron non notte, il custode lo alletta a seguirlo, of- ha ancora messo alla moda i bagni di ma- frendogli del pane e della frutta, che poi re (10) e gli stranieri quindi non ci sono. non gli dà. Dopo molti tentativi, l’elefante Quando, il 17 febbraio del 1819, arriva a si spazientisce e scaraventa per aria il cu- Venezia l’imperatore d’Austria Francesco stode (che morirà quattro ore dopo). La 1°, tra i tanti festeggiamenti offerti al so- folla che assiste urla e fugge: interviene la vrano, vi è anche il varo all’Arsenale di polizia che apre il fuoco contro l’elefante, alcune navi da guerra. Tale cerimonia ma con scarsi risultati: le palle dei fucili, comporta un notevole numero di ripetute caricati a polvere nera, rimbalzano sulla salve di artiglieria, da parte delle navi an- sua pelle, lo infastidiscono, per cui si al- corate nel bacino di San Marco. Forse si è lontana. Percorre alcune calli, si infila in ecceduto anche nella quantità della polve- una scala esterna di legno, che crolla sotto re usata, perché sono caduti intonaci e il suo peso. cornicioni delle case vicine e la Marina Sempre tallonato dalla polizia, arriva al ha dovuto pagare i danni. Questa sembra ponte di S. Antonin, lo percorre per metà, 335 poi cambia idea e rincula fino alla porta suo predecessore, Benedetto XIV Lam- della chiesa. La abbatte col deretano e si bertini aveva fatto, donando all’Istituto rifugia nella chiesa. È la sua fine: la porta delle Scienze della sua cara Bologna, nel viene barricata e dopo alcuni inutili spari 1758, una gigantesca tartaruga che si era dall’abitazione del parroco, si decide di arenata nella spiaggia di Nettuno (19). far venire un pezzo d’artiglieria dall’Ar- Quanto agli orti del Lido, sono ancora fe- senale. Dopo aver chiesto e ottenuto il raci i pochi che sono rimasti, dopo l’ab- permesso dal patriarca (14), viene prati- bandono degli ortolani per un lavoro più cato un foro nel muro della chiesa e vi si certo e proficuo nell’industria e nella sa- introduce la bocca del pezzo. Nulla col nità e dopo la costruzione di nuove case primo colpo a mitraglia, mentre il secon- che ha ridotto di molto le aree coltivate. do a palla gli è fatale. L’elefante cadendo sfonda una tomba sottostante e vi si ada- gia in un lago di sangue. La stagione è inoltrata, fa caldo e la salma NOTE deve venir allontanata al più presto: viene portata al Lido ed ivi trova sepoltura. E’ (1) È «proibito gettare fuori di casa le immondizie forse la «scoassa» più grande che sia mai sulla pubblica via, vecchia abitudine dura a mori- stata sepolta al Lido. re, del resto stigmatizzata dal poeta Giovenale an- Ma non vi dimora a lungo. Stefano An- che nell’antica Roma» (Satira III, vv. 276-277). drea Renier, professore di storia naturale M. MAGLIANI, Gli Statuti. Le norme che regolava- all’Università di Padova, informato del- no la vita politica e amministrativa della città e l’accaduto, si precipita a Venezia, ove territorio, Padova e il suo territorio, 8, n. 46: 31, chiede al governatore di poter disporre 1993. «Che non si possi butar scovaze in canal», dell’animale per farne la sezione: solo recita lo statuto di Murano del 1502, «et aciò non Cuvier prima di lui ha potuto sezionare habiano causa de imbratar le strade, le debiano portare ali orti dove non li possi essere denegado un elefante (15). né vedato». Statuti della Laguna veneta dei secoli Dopo alcuni contrasti col proprietario del- XIV-XVI. Mazzorbo (1316) – Malamocco (1351- l’animale, che tira sul prezzo, la spoglia 1360) – Torcello (1462-1465) – Murano (1502), a viene disseppellita e portata in una chiesa cura di G. ORTALLI, M. PASQUALETTO, A. RIZZI, sconsacrata della Giudecca (16), ove si Jouvence, Roma, 1989, p. 280. procede alla sezione (17). (2) Campiello della Scoazzera, a San Polo; Ponte Lo scheletro e la pelle impagliata saranno de la Scoazzera, a Castello; Rio terà de la Scoaz- esposte fino a qualche decennio fa nel zera, a Dorsoduro. museo di storia naturale dell’Università di (3) Così «i cadaveri infetti» [ARCHIVIO DI STATO Padova, quando, nel «piano di ristruttura- DI VENEZIA (ASV), Sanità, registro decreti, 1, c. 159: 1630, 15 novembre, in Pregadi], i «cani va- zione» della sede, sembra per ampliamen- ganti di notte e giorno senza colziera al colo, o to dell’area destinata agli studi dei nuovi altro segno», che devono venir uccisi e per i qua- cattedratici, lo scheletro smontato, viene li «il capitanio o altri ufficiali («capi contrade», imballato nel 1979 e così si trova tuttora – «masser» etc.) conseguivano lire 3,2 per ogni ca- assieme alle altre «collezioni zoologiche» ne ucciso». Ibidem, notatorio 46, c. 29: 1776, 4 – «in attesa di tempi migliori» (18). maggio. Della pelle, nulla so. Vicino allo scheletro (4) Se «avessero patito per viaggio e fossero stati dell’elefante dovrebbe esserci anche una scannati al Lido», dovevano essere ascoltate le gigantesca tartaruga (Dermochelys cori- testimonianze di almeno due membri dell’equi- acea), catturata nel litorale romano presso paggio, per accertare che fossero effettivamente «stati scannati, non morti naturalmente o per ma- Laurento, fatta imbalsamare e donata nel le; accadendo loro morte dopo seguito scarico 1760 dal papa veneziano Clemente XIII sopra il Lido», dovevano essere «accompagnati Rezzonico, già cardinale e vescovo di Pa- da fede [del] custode [di sanità del Lido] indi- dova, alla sua diletta Università, come il cante ut supra [e], arrivate carni al Magistrato [di 336 sanità] con tali documenti, siano peritate». Ibi- di ventotto parti di sale contro una sola di salni- dem, not. 21, c. 61: 1674, 7 agosto. «Al caso pe- tro. BIBLIOTECA CIVICA DI VERONA, Fondo Ardui- rizie animali morti, siano esaminati ancora li lo- no, b. 758 (II), g. 9: relazione sulla visita al Lido ro interiori; riconosciuti per cattivi, uniti alle car- di Giovanni Arduino, Venezia, 18 giugno 1787; ni sieno sepolti al Lido in fosse proffonde [e] ibidem, b. 757 (I), f. 13-15: relazione dell’Ardui- possino esser levate le pelli agli animali». no ai Provveditori all’artiglieria e Savi alla scrit- Ibidem, not. 25, c. 25v: 1704, 23 dicembre. Se tura attuale e uscito, Verona, 20 luglio 1787 (ove trovate invece «di perfetta qualità», le carni pote- ricorda che, «sopra di ciò ricercato», aveva già vano «essere ricevute nelle beccarie», munite di scritto il suo parere nel maggio dell’anno 1781, «bollette […] sottoscritte» da almeno uno dei «ma senza addurne ragione»); ASV, Provveditori Provveditori alla sanità. Ibidem. all’artiglieria, b. 13: scrittura 6 maggio 1789, in (5) V. GIORMANI, Il libero uso de’concimi nel- esecuzione a decreto del senato del 22 gennaio l’ultimo settecento veneto, Studi Veneziani, 24: 1788 more veneto (= 1789), poi approvata con 147-154, 1992. decreto del senato del 30 maggio 1789. V. GIOR- (6) ASV, Consiglio di Dieci, parti comuni, f. 127 MANI, Giovanni Arduino, la questione del salni- (luglio-agosto 1579); W. PANCIERA, Ancien régi- tro e il progetto di una nitriera artificiale al Lido me e chimica di base: la produzione del salnitro di Venezia, in: Scienza Tecnica e «Pubblico Be- nella repubblica veneziana (1550-1797), Studi ne» nell’opera di Giovanni Arduino (1714- Veneziani, 16: 64, 1988; ArCHIVIO DELL’ACCADE- 1795), Atti del Convegno tenuto a Verona il 9-10 MIA DI PADOVA, b. 24, n. 1251, con la copia del febbraio 1996, a cura di E. CURI, Accademia di contratto tra i Provveditori all’artiglieria e Patron agricoltura, scienze e lettere di Verona, Verona, dell’Arsenale, con Ercole Marcello, 7 giugno 1999, pp. 81-103. 1572 e la copia della terminazione 27 settembre (10) Non è però da credere che non si nuotasse 1638 dei Provveditori all’artiglieria. al Lido. Ecco un avviso, in un giornale del 1794: (7) Quando i Provveditori all’artiglieria si rivol- «Diamo un avvertimento che il Lido è non solo gono anche all’Accademia di Padova per il pare- pericoloso per qualche manzo che può fuggire, re di fattibilità, gli accademici a ciò deputati ma ancora per certi ladri i quali fingendo d’ire a chiedono di sapere «quale fosse il prodotto del sollazzo sulla spiaggia del mare rubano le fibbie nitro nell’antico tezzone del Lido in seguito ab- d’argento dalle scarpe de’ nuotatori, e i denari bandonato e convertito negli attuali stalloni [e] dalle tasche de’ lor abiti che ammucchiati lascia- se le rifioriture dei stalloni medesimi, come pure no a terra. Occhj in testa, o custodia». Gazzetta delle altre fabbriche di Venezia, di Lido e di Ma- Urbana Veneta, n. 57: mercoledì 16 luglio 1794. lamocco, siano rifioriture di nitro, come spesso (11) Attilio ed Emilio Bandiera saranno fucilati a lo sono nella Terra Ferma, ovvero di sale». ASV, Cosenza il 25 luglio 1844: il 27 agosto successi- Provveditori all’artiglieria, b. 13, cc. 140rv: vo sarà allontanato dal servizio il comandante in scrittura al senato, 28 settembre 1781. capo della marina austriaca, marchese Amilcare (8) Ibidem: scrittura al senato, 17 marzo 1789. Paulucci, reo di non aver avuto nemmeno il mi- Una statistica per il decennio 1757-1766, esegui- nimo sentore della grandiosa opera di proseliti- ta dal cancelliere pretorio di Zara, registra la par- smo per l’Esperia che i due ufficiali di marina tenza «dal traghetto di Zara» di 30.546 castrati e andavano facendo tra i loro commilitoni. Natu- di 7.412 buoi, annualmente. A tale scopo si usa- ralmente non lo si accusa direttamente di questo: no le «castrere» e le «manzere», atte al trasporto vengono fuori mille altre sue negligenze e tra di 400 castrati e di 80 buoi, rispettivamente. Ibi- queste una è legata all’improvvisa pazzia dell’e- dem, Inquisitori di Stato, b. 287: 4 dicembre lefante. Quando nel 1819, l’imperatore assieme 1766, documenti riportati da T. PIZZETTI, Con la alla sua quarta moglie Carolina, alle due figlie, bandiera del protettor San Marco. La marineria Maria Luisa duchessa di Parma e all’arciduches- della Serenissima nel Settecento e il contributo sa Carolina e al fratello Ranieri, vicerè del Lom- di Lussino, Campanotto Editore, Pasian di Prato bardo-Veneto, visita Venezia, vengono sparate in (Udine), 1999, 3, pp. 245-253. Limitatamente suo onore – come si è visto – varie salve dai can- agli anni 1760-61 e 1765-66, è segnalata la par- noni delle navi ancorate in vicinanza della Riva tenza anche di 1.558 «ronzini». Ibidem, p. 246. degli Schiavoni, proprio dov’è il casotto dell’ele- (9) Dai campioni di letame ormai terrificato, pre- fante. Il Paulucci, nel 1844, viene ritenuto re- levati dalle stalle del Lido, l’Arduino estrae un sponsabile del fatto che le cariche usate per le 5% di «un misto salino, composto di molto sale salve nel 1819 sono state piuttosto robuste, da le- comune e di pochissimo nitro»: più esattamente, sionare camini, cornicioni ed intonaci delle case 337 vicine, per cui la Marina ha dovuto risarcire i (18) Dal museo di storia naturale nel Palazzo del proprietari. D’altra parte, la commissione incari- Bo, passano nel 1869 al Gabinetto di Zoologia e cata il 19 marzo 1819 dal governatore di Venezia Anatomia Comparata, che viene «trasportato» di trattare l’acquisto dell’elefante ucciso il 16, nel 1872 «nell’area di Via Morgagni; nel 1886- osserva che il padrone dell’animale ha «risentito 87 cambia il proprio nome in Istituto di Zoolo- dei danni significanti per la perdita della bestia gia, Anatomia e Fisiologia Comparata, per ac- stessa» – il cui valore da viva è almeno dieci vol- quistare nel 1909 […] l’etichetta di Istituto e te più che da morta – e che «fu creduto necessa- Museo di Zoologia, Anatomia e Fisiologia Com- rio di far ammazzare, stante l’inferoscimento in- parata». Il Museo Zoologico passa in «Via Lore- domabile in cui era caduta dietro gli spari repli- dan 10 nell’anno accademico 1919-20». L’Istitu- cati dell’artiglieria nei giorni che sua maestà to, che da qualche tempo aveva mutato il pro- onorò di sua presenza questa città». prio nome in quello di Istituto e Museo di Zoolo- (12) Per i casotti degli animali esposti a Venezia, gia, Anatomia Comparata e Genetica, acquistava vedi ad es., i dipinti di Pietro Longhi: il Rinoce- da ultimo (1968-69) la denominazione di Istituto ronte del 1751 (a Ca’ Rezzonico, Venezia), il Ca- di Biologia Animale. Questo cambiamento di de- sotto del leone del 1763 (alla Pinacoteca Querini nominazione non aveva solo valore formale: di Stampalia, Venezia) e l’Elefante del 1774 (Colle- fatto portava, in breve, a considerare il Museo zione Salom, Segromigno Monte). un’entità ormai staccata dall’Istituto (e magari (13) BIBLIOTECA DEL MUSEO CORREE DI scomoda per questo). Un piano di ristrutturazio- VENEZIA, mss. Cicogna 2845: diario di E.A. Ci- ne degli spazi nell’edificio di Via Loredan in cogna, pp. 4533-4534. concomitanza con la disponibilità di locali in (14) «Il patriarca sentì gravemente la morte del Via Jappelli, lasciati liberi dal trasferimento del- custode, e trovò poi ch’era inutile di chiedere a l’Istituto di Antropologia in una sede attigua, lui il permesso di uccidere la bestia. Eran l’ore 4 portava infine alla decisione di spostare le colle- antimeridiane quando andarono a chiederglielo, zioni zoologiche dall’ultimo piano di Via Lore- e rispose che siccome se fosse stato in chiesa un dan 10 alla sede di Via Jappelli 1, dove all’inizio cane rabbioso l’avrebbero ucciso senza aspettare del 1979 venivano infine immagazzinate in atte- il permesso, così potevan uccider l’elefante sen- sa di tempi migliori. T. MINELLI, Il Museo Zoolo- za destare dal sonno il patriarca di anni 76». Ibi- gico in: Collezioni scientifiche dei Musei ed Orto dem, p. 4536. Botanico, Facoltà di Scienze MM.FF.NN. del- (15) «L’elefante del Giardino del Re, è morto, l’Università di Padova, Padova, 1980, pp. 39-40. aveva circa 40 anni. Il celebre Cuvier si occupa (19) La tartaruga «padovana» è descritta da Do- ora a dissecarlo», Gazzetta Privilegiata di Vene- menico Vandelli (Lettera […] al signor C.Z.S. a zia, n. 73, 31 marzo 1817. Venezia, Padova, 13 decembre 1760, Nuove Me- (16) Si tratta della chiesa dei SS. Biagio e Catal- morie per servire all’istoria letteraria 4: 305- do, già utilizzata assieme all’adiacente monaste- 390, 1760): ciò avviene prima del 22 dicembre ro «come ospedale per le malattie contagiose successivo, quando la tartaruga viene messa a che avevano funestato la città nel 1814 e nel disposizione del titolare della cattedra di storia 1816». Dopo alcuni passaggi di proprietà, il naturale e direttore del museo, Antonio Vallisne- complesso viene ceduto nel 1880 «all’industria- ri iunior, che è incaricato di riporre «diligente- le Giovanni Stucky, che ne iniziava la demoli- mente il mostro marino» nel museo, «con le an- zione nel dicembre 1882». «Il mulino da 500 notazioni convenienti». Egli viene però spiazza- cavalli a vapore» (costruito «in uno stile che ri- to dalla rapidità di pubblicazione del Vandelli, corda vagamente quello del Parlamento britan- che invia una prima descrizione anche al Linneo, nico di Westminster»), verrà «messo in moto in una lettera che attualmente sembra scompar- […] nella primavera del 1884». A. ZORZI, Vene- sa. Una successiva, sempre indirizzata al Lin- zia scomparsa, Electa Editrice, Milano, 1977, neo, del 6 marzo 1761, ci è stata conservata, per- pp. 319-320; J. JULIER, Il Mulino Stucky a Vene- ché il Vandelli la pubblica nello stesso anno, do- zia, Centro Tedesco di Studi Veneziani, Venezia, po aver corretto alcuni errori (D.VANDELLI, Epi- 1978, pp. 10-11. stula de Holothurio et Testudine coriacea ad Ce- (17) V. GIORMANI, 1819: un anno di attività del leberrimum virum Carolum Linnaeum […], Pa- prof. Stefano Andrea Renier in: Stefano Andrea tavii 1761). Linneo descriverà la Dermochelys Renier naturalista e riformatore. Chioggia 1759 coriacea del museo patavino nel suo Systema – Padova 1830, a cura di C. GIBIN e P.G. TIOZZO, Naturae del 1766, basandosi sulla descrizione ri- Comitato Renier, Padova, 1981, pp. 61-73. cevuta dal Vandelli. Come osservano Fretey e 338 Bour, «la pubblication de Vandelli (1761) est an- ta e opere in: Domenico Vandelli, Saggio d’Isto- térieure à celle de Linné (1766), que l’on a tou- ria naturale del Lago di Como, della Valsasina e jours consideré comme l’auteur de l’espèce ou altri luoghi lombardi (1763), Jaca Book, Mila- plus précisément du taxon» [R. BOUR, Les tor- no, 1989, pp. 14-16, 75-77. Per un buon lavoro tues actuelles de Madagascar (République mal- sulla tartaruga del papa Rezzonico, vedi E. SI- gache): liste systématique et description de deux MIONI, La testuggine marina, Clemente XIII e sous-espèces nouvelles (Reptilia-Testudines), l’Università di Padova, Padova 7, n.1: 24-28, Bull. Soc. Et. Sci. Anjou 10: 141-154, 1978]; J. 1934, ristampata in Padova e la sua Provincia FRETEY – R. BOUR, Redécouverte du type de 17, n. 8-9: 36-37, 1971. Vedi anche V. GIOR- Dermochelys coriacea (Vandelli) (Testudinata, MANI, Chimica del ‘700: un gruppo di ricerca Dermochelydae), Boll. Zool. 47: 193-205, 1980. dell’Università di Padova, Studi Veneziani, 15: Vedi anche M. MERIGGI, Domenico Vandelli. Vi- 286-287, 1988.

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Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 IL CENTAURO TRA MITO CLASSICO E ICONOGRAFIA UMANISTICA NEL QUATTROCENTO FIORENTINO GIOVANNA LAZZI - LIA BRUNORI

SUMMARY

THE CENTAUR OF CLASSICAL MYTH AND IN 15TH CENTURY FLORENTINE ART

Since ancient times the relationship between man and the horse has been complex and diverse, touching various aspects of individual and social life. The authors identify the mythological figure of the centaur as symbol of this union. This indissoluble union of man and horse is full of symbolic and allusive elements that would have had a long intellectual development. The iconographic origins of various images of this subject are studied to follow its development through 15th century Florentine art, which attributed various specific meanings to the centaur.

Stallone selvaggio che corre libero o ami- Dioniso. Medico, musico, maestro diven- co fedele e provato, compagno di batta- ta una delle figure mitologiche di riferi- glie e di svaghi, indispensabile in guerra e mento nella simbologia cristiana come in pace e anche nel lavoro, il cavallo ha prefigurazione del Redentore, anche in colpito da sempre l’immaginario diven- virtù della sua rinuncia alla divina immor- tando elemento di grande suggestione talità per morire al pari degli uomini, a nella rappresentazione visiva proprio per seguito di un’espressa richiesta a causa di l’enorme peso che aveva avuto nel cam- una ferita atrocemente dolorosa e inguari- mino verso la civiltà. bile. La commistione di uomo e bestia, nell’es- Proprio grazie alla sua duplice natura alla sere ibrido che la mitologia classica ha figura del centauro, più di ogni altra tra tramandato con il nome di centauro attra- gli esseri ibridi che popolano il mondo verso l’universo fascinoso delle favole an- classico, si assegna, nelle rivisitazioni cri- tiche, assumeva un’ambivalenza pari alla stiane e soprattutto nel linguaggio del Ri- sua ambiguità: fieri e malvagi, armati di nascimento, un valore doppio e non sola- clave nell’arroganza propria dell’inciviltà, mente negativo. i Centauri assalgono i Lapiti per rapirne La commistione di elementi, nell’espres- le spose e segnano così il destino, la di- sionismo violento e quasi allucinato del- struzione, la cancellazione della loro esi- l’oceano di mostri che pullula nei portali stenza. Uno di loro, Nesso, sottrae Deia- e nei capitelli ma anche nei margini e nel- nira a Ercole e muore proprio nel compie- le iniziali dei manoscritti medievali, ha re l’atto ignobile provocando tuttavia, in sempre una valenza di malvagità: la cul- differita, l’atroce fine dell’eroe. Ma per tura cristiana non ammette che l’uomo contrasto, a fronte di tanta protervia, il fatto a immagine e somiglianza di Dio si mito greco propone l’immagine saggia e mescoli e si unisca ai bruti, su cui il Padre pacata di Chirone, il nobile pedagogo di dette il dominio. Pertanto l’uomo dimi- Achille, dotato di poteri taumaturgici, de- diato e aggregato a parti animali costitui- positario della conoscenza. Come fratello sce una mostruosità, un segno del male di Zeus, in quanto figlio dello stesso pa- come dell’ignoranza, sempre accomunati, dre Cronos, è considerato il consigliere e e deve liberarsi delle scorie per riconqui- il precettore degli eroi ma anche dei fan- stare intera l’essenza umana, e, di conse- ciulli terribili dell’Olimpo, come Eros e guenza, la salvezza. Già l’arte antica ave- 341 va rappresentato il centauro morente nelle metope del Partenone, con una nobile tri- stezza nel volto contratto nello spasimo dell’imminenza del trapasso, che sembra- va depurarlo dei residui di bestialità e re- stituirgli un’umanità dolente e rasserenata (Fig. 1). Nel repertorio iconografico utilizzato nei complessi fregi dei codici quattrocente- schi, dove nessun elemento è casuale ma tutti sono scelti quali riferimenti allusivi e simbolici, ritroviamo in molti luoghi que- sta figura come cifra iconografica, in virtù del recupero classico archeologico, fulcro dell’ideologia e del lessico umanistico. La porzione equina della straordinaria creatura è quindi moralmente la più im- pura, quella a cui sottrarsi, eppure nelle raffigurazioni visive non soffre di minore considerazione; anzi il corpo del cavallo è dotato della stessa bellezza e forse anche maggiore di quella del volto, dove invece paradossalmente sembra concentrarsi la bestialità, nella malvagità dell’espressio- ne, nei ciuffi scarmigliati dei capelli, nei tratti alterati. Bellissime sono spesso le Fig. 1 - Fidia, metopa del Partenone di Atene, zampe nervose, il corpo tornito che fa ri- London, British Museum. scontro ai muscoli del torace e alla pos- sanza delle braccia, sovente colte mentre che ruota intorno alla figura del retore per brandiscono un’arma nell’atteggiamento eccellenza e della sua grande missione di fiero e bellicoso (Fig. 2). maestro. E torna in altri codici ciceroniani Le citazioni dall’antico nella decorazione come il successivo e splendido Landau libraria si dispongono in composizioni di Finaly 21 della Biblioteca Nazionale di volta in volta da decodificare, a secondo Firenze, dove, protagonista di una scena della committenza e dei rapporti con il te- collocata in una lettera incipitaria, un po- sto e la sua interpretazione, e si avvalgo- tente centauro è assaltato da un leone. no di un serbatoio di immagini, tratte dal E ancora nella precoce ricerca archeolo- repertorio classico e diffuse attraverso gizzante di Ricciardo un centauro, anzia- raccolte di modelli, che i miniatori aveva- no, rosso, accucciato, fa la sua comparsa no a disposizione per rappresentare con- nei fregi della carta d’apertura del Plinio cetti e idee diffusi nell’ambito dell’elite (Firenze, Biblioteca Laurenziana Plut. intellettuale del tempo. 82.4), perfettamente calzante all’opera Nell’accezione di tramite di conoscenza il che tratta della storia della natura, inter- centauro compare nel complesso fronte- pretata nel senso lucreziano in cui la indi- spizio del Cicerone della Biblioteca Am- rizza l’umanesimo filosofico fiorentino e brosiana di Milano (1) di mano di ser che ben si presta come emblema per allu- Ricciardo, incastonato in una formella dere al processo di incivilimento nel pas- nell’elaborato fregio a bianchi girari, in saggio dalle forme animali alle umane, a cui il contesto iconografico è tutto giocato cui poteva condurre anche la contempla- sul tema dell’insegnamento ai giovani, zione epicurea, per il tramite di Lucrezio. 342 Nell’ancor più elaborato frontespizio del- re sostenute dai Romani il necessario pe- l’altro Plinio, miniato ancora per i Medici gno da pagare per raggiungere il dominio da Francesco d’Antonio del Chierico del mondo, onde assicurargli pace e pro- (B.L. Plut.82.3), mentre gli anelli dia- sperità. Una sottile valenza politica ser- mantati, prepotentemente allusivi alla fa- peggia nella scelta delle scene tratte dalle miglia committente trionfano da protago- favole antiche e dalla storia romana: le nisti nell’iniziale, nei fregi si snoda la tra- fatiche di Ercole, i trionfi dei condottieri, ma di riferimenti al testo centrata sul te- episodi salienti legati al testo ma abil- ma della lotta. Si accentua in questo caso mente dosati anche per alludere, attraver- l’aspetto della ferinitas, letto da una parte so gli eroi e gli imperatores, ai nuovi si- alla luce del ritrovato panteismo, del vita- gnori, diretti eredi spirituali dell’antica lismo pulsante nella natura e nella realtà, virtus. dall’altra in virtù del tentativo di concilia- Si ha comunque un’ulteriore testimonian- zione del mondo classico con la dottrina za di un’evidente codifica di un’iconogra- cristiana, come si verifica nell’Agostino fia che pone l’accento proprio sulla natura laurenziano (2). Le consimili lotte anima- in tutte le sue manifestazioni, sulla sua li, protagoniste dei fregi del Livio di Mo- concitata vitalità espressa in un’esplosio- naco (München, Bayerische Staatsbiblio- ne di violenza, alternata, nel Plinio, a te- thek lat.15732), sono probabilmente da nere manifestazioni d’amore. In questa leggere con in più una portata ricavata dal realtà belluina e feroce la figura del cen- rapporto contestuale, che vede nelle guer- tauro assume rilievo particolare quando, da protagonista di fiero combattimento, diventa vittima, dolente e quasi sacrifica- le, di due guerrieri, uno dei quali imbrac- cia lo scudo mediceo, che indossano quel- l’armatura all’eroica tanto cara a France- sco. L’eroe trionfa sull’ultimo residuo di bestialità in cui l’uomo è ancora invi- schiato, l’uomo dalla doppia natura, che soccombe subendo la stessa sorte di quel- la del suo simile nel Plutarco (3), ove lo stesso artista, che sceglie proprio questa lettera come depositaria della sua firma, rappresenta Teseo che abbatte un centau- ro e non il tradizionale minotauro, in un uso disinvolto, ma forse strumentale, del- la mitologia. Se ne ricorderà Mariano del Buono per il suo Plutarco del 1469 (Mo- dena, Biblioteca Estense, lat.429) che ri- trarrà il mostro con patetismo ancor più accentuato, dalla testa e il volto solcati da rivoli di sangue, come Cristo flagellato, forse in un non velato richiamo alla me- diazione cristiana nell’attingere alle im- magini classiche. Ancora nel Livio di Monaco sono citate - oltre ai centauri in lotta e a quelli ai lati Fig. 2 - Mariano del Buono, Tito Livio, Deche, del trionfo di Emilio Paolo quasi in veste frontespizio, Firenze, Biblioteca Medicea Lau- di paladini, uno dei quali femmina - le fe- renziana Plut. 47.35. rocissime cavalle antropofaghe di Diome- 343 de, re dei Traci, neutralizzate da Ercole. lusiva, pur nella codifica iconografica. In- Anche della versione femminile del ca- fatti una volta che nel linguaggio visivo vallo, e di conseguenza del centauro, si è un elemento acquista un determinato va- impadronita l’iconografia liturgica: la lore lo conserva pur contestualizzandosi donna giumenta, come la centaura, nel- caso per caso. Talvolta, inoltre, assumono l’immaginario cristiano raffigura la volu- anche la funzione di reggistemma (5) in bilità, l’instabilità e viene messa sullo luogo dei più comuni putti o angeli, quasi stesso piano delle sirene e della vergine vigilantes, guardiani minacciosi e inavvi- che provoca la cattura del liocorno. Come cinabili. Brandiscono spade e scudi, ma- loro è ingannevole e infida, seduttrice gari con l’arme della famiglia committen- mortale in virtù della sua falsa bellezza, te di cui sembrano i paladini. Classica- del suo splendido corpo di donna termi- mente marmorei, quasi scolpiti nella bot- nante però nella coda di un pesce o nelle tega dei Da Maiano, i centauri giovinetti membra di un animale. Come loro incar- reggistemma attergati nel bas de page del na la quintessenza del vizio, secondo Giuseppe Flavio miniato per il Montefel- quanto avevano stigmatizzato S.Agostino, tro da Francesco Rosselli (6) mai dimen- S.Gregorio e Vincenzo di Beauvais quan- tico della sua origine orafa, plasmati con do condannavano gli uomini stalloni che fare plastico e monumentale. Elemento nitriscono verso le spose degli altri (4). decorativo che diventa delicatamente allu- Il motivo del centauro diventa poi una ci- sivo nello stemma Sassetti quando la fra iconografica di puro valore esornante frombola e il centauro vanno a far parte pur senza perdere il suo significato pri- del patrimonio araldico della famiglia (7) migenio e le successive infiltrazioni e ag- e l’uomo-cavallo costituisce un richiamo giustamenti simbolici in senso cristiano. all’elemento naturalistico e vitalistico, Talvolta l’intento ornamentale, in quanto positivo e attivo, un voluto ricordo della dovuto proprio ad utilizzo di modelli, saggezza antica da emulare e possedere, prevarica sulla componente allegorico certamente vòlto nel senso pacato e sag- simbolica. Le bordure marginali si popo- gio del medico e maestro Chirone. lano di elementi archeologizzanti e so- Gli esili centauri del ms. laurenziano Plut. prattutto, se disposti in forma scenica, 79.1 si trasformano in custodi di pietra parenti delle lastre e dei monocromi, mo- nelle nicchie sepolcrali di Francesco Sas- nocromi essi stessi, citazioni da gemme e setti e Nera Corsi nella chiesa di Santa sarcofagi, alludenti a plinti di colonna, a Trinita (1485) scolpite da Giuliano da decorazioni architettoniche, in quella Sangallo, attento interprete dell’arte anti- splendida fusione e interdipendenza delle ca, maturata attraverso la conoscenza di- arti che è tipica della grande fioritura del retta di esemplari di cui lui stesso era col- secondo Quattrocento. Così Attavante ci- lezionista o da repertori di disegni. Per i ta il mito classico di Nesso e Deianira nel centauri circolavano a Firenze le riprodu- raro monocromo della Riccardiana zioni del Theseion e del Partenone del- (Ricc.2056), incastonato come una lastra l’antiquario appassionato d’arte, Ciriaco marmorea nel fregio, quasi come una d’Ancona, trasmessi, poi proprio ad opera quinta teatrale; ai lati una sfinge femmina di Giuliano (8). La presenza dell’ibrida dallo splendido volto si contrappone al creatura, replicata più volte, in un luogo gorgoneion, recuperando appieno tutta la così significativo per il committente raf- carica simbolica del linguaggio classico forza l’importanza di questo simbolo già archeologico. usato come ex-libris: all’interno del con- I centauri diventano anche ittiomorfi e si testo decorativo della cappella Sassetti, dispongono nei fregi miniati come nelle affrescata con i celebri dipinti del Ghir- lastre dei sarcofagi, si trasformano persi- landaio dedicati al santo omonimo di no in sagittari mantendo la loro carica al- Francesco, i centauri mutuano il loro ruo- 344 lo da antichi araldi della saggezza aristo- di Palazzo Medici-Riccardi e raffigurano telica a pii custodi del sonno eterno del otto famosi cammei antichi, la maggior loro padrone. La fionda col sasso, infatti, parte appartenenti alla collezione medi- era impresa della famiglia fin dal XIV se- cea. Il gusto antiquario che sta alla base colo e, attorno al sarcofago e vicino al- di questo ciclo, non certo esente da una l’immagine di David dipinta dal Ghirlan- volontà esibitoria da raffinato collezioni- daio, assume prepotentemente una pro- sta quale era Cosimo, non ha impedito di spettiva spirituale, quale arma del pastore apporre alcune modificazioni alle imma- biblico, strumento della grazia divina (9). gini e la variante inserita nel medaglione E tale interpretazione fa comprendere co- col centauro è una delle più significative. me ogni ambiguità fra divinità pagane e Infatti l’immagine è esemplata sul cam- Dio cristiano venga fugata nell’armonica meo in sardonica conservato a Napoli conciliazione di idee nate all’ombra di (11) ma l’introduzione nel recipiente so- quell’Accademia Platonica di cui Marsi- stenuto dal protagonista di alcune mele lio Ficino fu instancabile animatore ed al- disposte nello stresso modo delle palle la quale partecipò anche il Sassetti, inti- araldiche dei Medici, trasformano l’ibrida mo amico del Magnifico, uomo colto e creatura, non solo in un paladino della fa- collezionista di preziosi codici. miglia (12), ma in una guida verso l’eter- Il tema dei centauri araldici è debitore di nazione. una tradizione che già aveva dato alla lu- Matura in un simile clima anche la cele- ce, un ventennio prima, le splendide pro- bre Centauromachia di Michelangelo (Fi- ve donatelliane del pergamo di San Lo- renze, Casa Buonarroti; 1490-92), un gro- renzo, ultimi capolavori di profonda in- viglio di membra in cui a fatica si distin- tensità drammatica ruotanti attorno al te- gue la natura dei contendenti: niente resta ma della morte e della resurrezione di del significato mitico greco, i Lapiti non Cristo. Infatti, nella decorazione dei fregi, appaiono razionali vincitori ed i centauri Donatello inserisce coppie di centauri a si confondono con gli uomini. Dal caos sostegno di medaglioni e nel pulpito di emerge una figura, variamente interpreta- destra a questi affida il proprio nome in ta dalla critica e recentemente identificata corrispondenza al rilievo della Resurre- come un centauro, «incarnazione dell’in- zione: da creature irrazionali e brutali a venzione e della fantasia, del potere del- custodi di un messaggio immortale, i cen- l’artista di superare la natura» (13), cui tauri riscattano il ruolo ferino in una pro- non può essere, però, disgiunta la costan- spettiva ultraterrena che lega la loro dop- te tensione michelangiolesca dell’anima pia natura alla tensione verso il supera- verso Dio: ancora morte e rinascita non di mento dello stato umano. Come sui rilie- deità pagane ma di uomini del proprio vi funebri dei Sassetti, vita, morte e au- tempo mentre l’eco del pensiero neopla- spicio di resurrezione si condensano nelle tonico si insinua nel giovane Michelange- forme ambivalenti del centauro attraverso lo. la rielaborazione umanistica dell’imitatio Nella filosofia ficiniana l’uomo assume classica . E più che una metafora del po- un rinnovato valore di sintesi e centro del- tere creativo dell’artista, «come messa in l’universo: la sua anima, vera copula materia della tensione fra disciplina e li- mundi, unisce il mondo a Dio e Dio al cenza» (10) le creature dalla doppia natu- mondo poiché inclina da un lato verso ra sembrano rispondere ad una vocazione l’immortalità e dall’altro verso ciò che è di rigenerazione in prospettiva ultraterre- mortale. Come punto di congiunzione de- na. gli estremi del mondo trasporta la sua ete- In un’ottica analoga si può considerare rea essenza nell’immagine del centauro, anche il medaglione donatelliano inserito capace anch’esso, nel pensiero dei poeti, nella serie di clipei che ornano il cortile di innalzarsi verso l’alto quanto di spro- 345 fondare nella realtà più bassa. dei quali sagittario, sono racchiusi nei cli- Quale migliore transfert per rappresenta- pei del bas de page ai lati della scena che, re l’anima erudita e metafisicamente an- in ottemperanza al testo, raffigura la con- siosa degli umanisti fiorentini di un sog- segna della lettera a Timoteo, giovane ag- getto classico denso di significati da ri- ghindato alla moderna, da parte di un se- modellare e rigenerare in una nuova let- vero San Paolo. Contestualmente simili tura rispondente al sentire contempora- (si tratta ancora della lettera a Timoteo) neo? pur nella pagina stilisticamente e cronolo- Dalla Centauromachia è tratto anche il te- gicamente tanto differente, si presentano i ma del domatore di cavalli, che considera due, giovanili e mansueti, che, attergati ancora l’animale come fiera, elemento esaltano la gloria del Cristo risorto, chiaro selvaggio da riportare alla subordinazio- e lucente nel suo trionfo (16) (Fig. 3). La ne; e allora non più commistione ma do- scena è incorniciata dalle curve flessuose minio, per mostrare la virtus contro dei due filiformi serpenti drago dalle ali l’ubris, la forza, che nel Rinascimento acuminate, e tuttavia con un anello al col- non è mai solo muscolare ma sempre an- lo, chiaro simbolo del male ormai neutra- che intima e morale, virtù del corpo abbi- lizzato. In un’orchestrazione iconografica nata e fusa con quella dell’animo. Non è ove il linguaggio liturgico utilizza la cifra casuale che il tema classico si presenti in classica giocando sull’ambivalenza sim- codici di argomento liturgico come il Di- bolica, i due centauri fanno da suggestivo dimo di New York (Pierpont Morgan Li- contrappunto alla minitura tabellare pro- brary ms.496) o il Niccolò da Lira (Li- sboa, Arquivo Nacional da Torre do Tom- bo) miniati nella bottega di Gherardo e Monte per le altissime committenze di Mattia Corvino e Emanuele di Portogallo (14), a seguito della meditazione sui sar- cofagi, in particolare quello cortonese. Ugualmente non è forse casuale che an- che Attavante attinga alla fonte classica, ripercorrendo un tema caro alla statuaria e alla glittica, nelle citazioni dei centauri ittiomorfi e della quadriga dal sarcofago Della Valle Medici nel Messale per il ve- scovo di Dol, Thomas James (15) o ripro- ponendo la quadriga di Nettuno nel Bre- viario del 1487, ancora per Mattia Corvi- no, (B.A.V. Urb.lat.112); lui che utilizza lo stesso linguaggio espressivo nei codici laici come in quelli liturgici, mostra quan- to peso avessero avuto le concezioni del tardo umanesimo fiorentino, che poneva sulla stessa via la sapienza veterotesta- mentaria e quella degli antichi, saggi e profeti in una linea ininterrotta verso la verità e la conoscenza nel cammino della salvezza. Già nella Bibbia di Borso d’Este (Mode- Fig. 3 - Antonio Maria da Villafora, Epistolario, na, Biblioteca Estense ms. V G 12.già frontespizio. New York, Public Library, Spencer lat.423) due centauri inginocchiati, uno Collection 7. 346 tagonista, essi che rappresentano le due biós arco. Seguendo la linea di questo nature del Redentore, quella umana, nel percorso simbolico intellettuale non me- corpo equino con i piedi legati alla carna- raviglia che Cristo sia denominato il divi- lità terrena, e quella divina, nel busto no arciere, in quanto assorbe tutte le ca- umano che travalica la bestialità. Nella ratteristiche del dio Sole. Il sagittario lo mistica medievale dell’Occidente l’em- accompagna e tende il suo arco contro un blema del centauro alludeva infatti alla mostro per combattere le forze malefiche doppia natura di Cristo, come testimonia (17) o contro un animale inoffensivo per Rabano Mauro: Equus est humanitas/ testimoniare la sua missione di ricercatore Christi: ut in Apocalypti,/ Ecce equus al- di anime, che raggiungeranno la beatitu- bus/ Id est caro Christi omni / Sanctificat dine pur se attraverso la sofferenza. Non fulgens. Il cavallo diventa anche simbolo per niente nell’astrologia corrisponde alla cristiano soprattutto in allusione alla cor- nona casa, preposta alle inclinazioni asce- sa del circo alla conquista della vittoria e tiche e spirituali, che ben si attagliano alla del premio, secondo una immagine che ri- sua missione di psicopompo. corre di frequente nella patristica, già pro- Paradigmatico a questo proposito è il di- prio dalla lettera di Paolo a Timoteo pinto di Sandro Botticelli tradizionalmen- (IV.8) «ho terminato la mia corsa, riceve- te identificato con Pallade ed il centauro rò la corona della giustizia dalle mani del (Firenze, Galleria degli Uffizi; 1482) giusto giudice». (Fig. 4), commissionato da Lorenzo di E forse non è casuale che l’altero Aname- Pierfrancesco, cugino del Magnifico, la lech, il cavallo ermetico e cabalistico, am- cui singolare composizione ha dato luogo mantato e coronato, che tiene il mondo sotto uno zoccolo sia stato denominato il Verbo di beltà, l’oracolo del Re, la parola generatrice, il Messia, in una larvata acce- zione cristologica. L’essere animale androcefalo, accomuna- to al dio della luce anche in ambito non mediterraneo, è rappresentato persino nel- le tombe come cavalcatura dell’anima, che egli conduce nel regno dei morti, poi, ancora quale psicagogo, trapassa nella cultura cristiana, come quasi tutta la fau- na mitologica. Fino dall’antichità alla di- vinità che alludeva alla luce è stato asse- gnato come attributo connotante l’arco e le frecce, e di conseguenza il cavallo po- sto sotto la protezione della luce diventa il centauro saettatore, il sagittario, come dio arciere è Apollo invocato nell’inno Delfi- co come «Dio dalla lira d’oro ... che con le frecce hai messo in fuga il mostro dalle spire tortuose». L’arco segno di forza, la freccia segno di rapidità sono gli emblemi del dio della luce e sono le medesime qualità caratteristiche del cavallo; il cen- tauro sagittario diventa così compagno di Febo ed è suggestivo riflettere sul fatto Fig. 4 - Sandro Botticelli, Pallade e il Centauro, che in greco la parola bíos significa vita e Firenze, Uffizi. 347 ad interpretazioni diverse (18): dalla lettu- de alla mai sopita tensione dell’uomo ra encomiastica, di generale allusione alla verso l’alto; l’occhio segue la direttrice casa Medici a quella politica che esaltava verticale dell’alabarda, arma da sentinella l’abilità diplomatica di Lorenzo il Magni- e non da offesa (28), che congiungendo la fico, sino alla visione neoplatonica, che terra col cielo, evoca il ciclico movimen- rende il dipinto un monito al dominio del- to che unisce Dio alle creature e le crea- la ragione, incarnata da Minerva, sulle ture a Dio. Per l’amore tutte le parti del passioni simboleggiate dall’essere bifor- mondo si legano insieme per una scam- me. Quest’ultimo campo d’indagine, pro- bievole carità perché sono opere dello mosso dagli studi di Wittkover (19) e di stesso artefice e membri di una medesima Gombrich (20), è senz’altro il più accre- macchina: in modo che giustamente si ditato e nelle elaborazioni successive ap- può definire l’amore nodo perpetuo e le- paiono convincenti le riflessioni di Web- game del mondo e sostegno delle sue par- ster Smith (21) e Gabbard (22) che sugge- ti. Così scrive Ficino nel suo trattato So- riscono di identificare la figura femminile pra l’amore rafforzando l’ipotesi che l’e- in Venere, non solo per i caratteri stilistici nigmatica figura femminile sia proprio della raffigurazione, ma soprattutto per il Venere, sospesa nel tempo e nello spazio, collegamento con i versi del Poliziano principio fondamentale di tutto l’univer- nelle Stanze per la giostra di Giuliano de’ so. Medici (1475-78) (23). Quale el centaur I centauri sono presenza ricorrente an- per la nevosa selva/ di Pelio o d’Elmo va che in un più tardo dipinto botticelliano, feroce in caccia,/dalle lor tane predando la Calunnia, (Firenze, Galleria degli Uf- ogni belva ... Ah, quanto a mirar Iulio è fizi; 1495 ca.) (29), ekphrasis di un ope- fera cosa/ romper la via dove più ‘l bosco ra perduta di Apelle descritta dal lettera- è folto/ per trar di macchia la bestia cruc- to Luciano di Samosata (II sec. d.C.) e ciosa... (24). Il poeta ricorre proprio al- ampiamente divulgata nel ‘400. Il sog- l’immagine del centauro per visualizzare getto rappresenta una complessa allego- lo stato ferino del protagonista, alter ego ria composta dal pittore greco per riscat- di Giuliano, cacciatore ardito che disprez- tarsi da un’accusa di tradimento che lo zava i miseri amanti, destinato però ad un aveva posto in serio pericolo. Anche se immediata renovatio interiore guidata da non conosciamo le vicende che possono Amore che, trasformando la cerva inse- aver motivato la commissione da parte guita in una splendida fanciulla, cattura il del banchiere Antonio Segni, il dipinto è cuore del giovinetto. (25) Toccato dallo percorso da una vibrante tensione mora- strale di Cupido, Iulio sta come un mar- le, caratteristica della tarda produzione mo fisso, pensoso e dubbioso sul da farsi, botticelliana. come il centauro botticelliano, il cui pate- La complessa azione è ambientata in una tismo è palesemente esemplato su rilievi monumentale architettura classica, gre- antichi (26). mita di statue e rilievi a monocromo che La creatura bimembre, bella ed armonio- commentano ed interpretano la scena. sa nelle forme, come il Cillaro ovidiano Fra questi spiccano in posizione ben evi- (27), diventa emblema della metamorfosi dente due pannelli che raffigurano una interiore, simbolo di rinascita e resurre- Famiglia di centauri e Una donna che zione, visualizzazione dell’anima ficinia- trascina un centauro per i capelli. Il pri- na sollevata dalla forza spirituale di Amo- mo rilievo, posto sul basamento del tro- re, incarnato nella Venere classica che, no del re Mida, presenta una centauressa nella ricreazione neoplatonica, conduce semisdraiata che allatta i figli, mentre il al Dio cristiano. Non più figura margina- marito mostra ai piccoli un leoncino per le, ma statutariamente possente, il centau- divertirli: è un quadro nel quadro, riman- ro travalica l’aspetto contingente ed allu- dando ad un altro dipinto classico, tra- 348 mandato da Luciano come opera di Zeu- Committente e pittore fanno propria la vi- si, notevolmente diffusa attraverso rilievi sione degli autori latini caratterizzata dal e gemme (30). In alto, in posizione cor- rimpianto per l’aurea aetas primitiva, fat- rispondente, compare l’altra immagine ta di necessità essenziali e di sentimenti che riecheggia la disposizione della sce- istintivi, dove regnava «la convivenza pa- na principale alludendo anche al citato cifica fra esseri umani e semiumani, satiri dipinto di Pallade/Venere col centauro. e centauri, un’età destinata a concludersi Nonostante l’inquieto sentire del tardo con la guerra, sconosciuta precedente- Botticelli, aleggia ancora l’interpretazio- mente, e la vittoria dei Lapiti, cioè degli ne neoplatonica affidata alle figure dei uomini, sui centauri» (32). In questa centauri in questo movimento dal basso «concezione negativa della storia» (33) i verso l’alto: dalla realtà terrena alla rige- centauri hanno un ruolo: nella Scena di nerazione, passando attraverso, però, caccia partecipano alla battuta in compa- l’Ingiustizia, il Sospetto e l’Ignoranza, gnia degli uomini, simboleggiando la pie- quasi un amaro commiato dall’equilibrio na compenetrazione fra l’uomo ed il ca- perfetto del decennio precedente, un lun- vallo, preannunciata dal gruppo equestre go addio all’armonia universale ficiniana in primo piano. Anche nel Ritorno dalla Anche nelle Storie dell’umanità primitiva caccia il gruppo del centauro con una di Piero di Cosimo, smembrate e disperse donna sulla groppa, riprendendo un cele- in vari musei del mondo, si respira un’eco bre bronzetto laurenziano di Bertoldo dell’inquieto clima della Firenze di fine (34), sottolinea questa unione, nobilitata secolo: il ciclo, realizzato per Francesco anche da un’intonazione elegiaca. Infine del Pugliese, svolge il tema dell’umanità la Battaglia fra lapiti e centauri, (Londra, primitiva e degli stadi iniziali della civil- National Gallery) (Fig. 5) segue puntual- tà, basandosi sulle fonti classiche ed in mente il racconto di Ovidio (35) e conclu- particolare sul V libro del De rerum natu- de il ciclo rappresentando un livello di ci- ra di Lucrezio, integrato dall’episodio viltà più evoluto che permette, però, al- ovidiano della Centauromachia (31). l’uomo di foggiare armi per combattere e

Fig. 5 - Piero di Cosimo, Battaglia tra Lapiti e Centauri, London, National Gallery. 349 distruggere quelle creature dalla doppia due tagli, terribilmente affilata. Proprio a natura con le quali un tempo viveva in ar- quest’immagine splendida e terribile si monia. Il pittore evidenzia la drammatici- può collegare la celebrazione del dux, tà e la violenza dello scontro: un turbine perché, nella sua esaltante magnificenza, di membra ed armi sconvolge ogni lembo la descrizione di Giovanni è quasi un tra- del dipinto per placarsi soltanto al centro sferimento verbale dell’immagine potente dove Cillaro e Ilonome si stringono in un del monumento equestre, che la statuaria ultimo struggente abbraccio che, raffor- ufficiale della Roma imperiale ha traman- zando il concetto di crudeltà della guerra, dato. I grandi condottieri dell’antichità, affratella le creature semiferine alle uma- primo tra tutti Alessandro, sono stati ac- ne nel segno dell’amore e della morte. comunati ai loro cavalli, con i quali face- Centauri e uomini si dividono, l’equili- vano un tutto unico (Bucefalo gli salvò la brio neoplatonico è ormai incrinato, ca- vita morendo). Da Marco Aurelio - ma vallo e cavaliere separano le loro mem- anche prima - fino alla fioritura del monu- bra, pronti a galoppare verso nuove av- mento equestre rinascimentale, diretto venture rinnovando il mito che li generò, erede della celebrazione del cavaliere, co- poiché se Chirone rinunciò alla sua im- me S.Giorgio che uccide il drago, come mortalità, per trovar pace nella morte de- gli eroi dell’antichità da Perseo a Bellero- gli uomini, sua figlia Ociroe mutò le sue fonte, attraverso la tradizione cortese che forme in quelle equine: Già sento che mi vede nel torneo, oltre che nella guerra, un è sottratto l’aspetto umano, già come ci- momento di affermazione della personali- bo mi aggrada l’erba, già sono spronata tà, il cavallo è indubbio deuteragonista, a lanciarmi su praterie spaziose: mi tra- parte integrante e insostituibile del mo- sformo in una cavalla, in una creatura a mento celebrativo. La positura del cava- me affine (36). liere, unita sovente a studiata gestualità, Quando poi il cavallo assume la sua con- mostra la voluta affermazione di potere di figurazione reale, non più favolosa o mi- un condottiero o di un sovrano che, per tologica allora è quasi diretta emanazione quanto idealizzati, devono essere ricono- dell’uomo, vive con lui in simbiosi e per- scibili. Altrettanto avviene per il nobile fetta comunione. È il caso del cavallo in destriero, spesso altero, di razza, raffigu- guerra, emblema del condottiero vittorio- rato realisticamente al pari dell’uomo, so rappresentato con lui quasi a fungere quasi un ritratto al cavallo oltre che al- da splendido piedistallo vivente. Non per l’uomo, quasi una riproduzione fotografi- niente nella mitologia greca è collegato a ca, che unisca il verismo della redazione Poseidone (nominato anche Ippio), in vir- al fascino nobilitante del recupero del tù della sua forza elegante e della sua ra- modello antico. pidità mobile come i flutti del mare, oltre La figura commista si spezza dunque che al Sole, aggiogato al suo carro cele- nelle due unità costitutive che ora, vir- ste, vittima sacrificale per eccellenza of- tualmente e armoniosamente, si ricom- ferta nei culti misterici, elemento essen- pongono nel monumento equestre, man- ziale dei riti iniziatici. Molti sono i cavalli tenendo ognuno la sua individualità e divini figli dei venti, protagonisti di leg- chiudendo idealmente e nobilmente quel gende dall’alto significato intellettuale e cerchio che si era aperto all’insegna del- morale. Persino i cavalli di San Marco so- l’ambiguità. no stati interpretati come segni degli evangelisti, primi corsieri di fede e Cristo cavalca sempre un bianco destriero e, NOTE trionfante e luminoso, appare nella gran- diosa visione dell’Apocalisse, (XIX. 11- (1) ms.L.102 sup. ora S.P.II.24; su questo e sul- 17), re dei re, che brandisce una spada a l’iconografia del mss. ciceroniani cfr. G.LAZZI, 350 Iconografia ciceroniana nella tradizione del ri- nio Maria da Villafora in The painted page, cit., tratto miniato in: Ciceronia, Atti XI Colloquium pp.62-63, scheda n° 7. Tullianum, Roma, 2000, pp. 79-93. (17) Cfr. ad esempio Siena, Biblioteca degli In- (2) Plut. 12.19, cfr. Umanesimo e Padri della tronati, ms.X.V.4, c.5r contenente il De falsa re- Chiesa. Manoscritti e incunaboli di testi patristi- ligione di Lattanzio, attribuito allo stesso Giulia- ci da Francesco Petrarca al primo Cinquecento, no Amadei a cui si deve il Landau Finaly 21, in a cura di S. GENTILE, Milano, 1997, pp.328-329, Umanesimo e Padri della Chiesa, cit., pp.293- scheda n.83. 294, scheda n° 70. (3) Firenze, Biblioteca Laurenziana, Plut.65.26, (18) Per la storia critica del dipinto cfr., Giovi- miniato non dopo il 1464 in A.GARZELLI, Minia- nezza…cit., pp. 246-248, scheda n° 22; A. CEC- tura fiorentina del Rinascimento. 1440-1525.Un CHI in: Sandro Botticelli pittore della Divina primo censimento, Firenze, 1985, Vol. I, p.74, Commedia a cura di S. GENTILE, Roma, 2001, Vol. II, tav. IV b. pp. 128-129 che ribadisce l’interpretazione della (4) Cfr. in L. CHARBONNEAU-LASSAY, Il bestiario figura femminile come Minerba pur se intesa in di Cristo, ed. it. Roma, 1995, tutta la sezione de- senso fortemente intellettualizzato. dicata al cavallo, al sagittario, al centauro. (19) R. WITTKOVER, Transformation of Minerva (5) Il motivo appare molto diffuso soprattutto in in Renaissance Imagery, Journal of the Warburg area veneta sia nei manoscritti che negli incuna- and Courtauld Institutes, II, 1938-39, pp. 194- buli miniati, dove è assai frequente la coppia di 205. centauri, di solito giovani e belli, ai lati dello (20) E.H. GOMBRICH, Botticelli’s Mythologies: a stemma; cfr. ad esempio i vari frontespizi in The Study in the Neoplatonic Symbolism of his painted page. Italian Renaissance book Illumi- Circle, Journal of the Warburg and Courtauld In- nation. 1450-1550, München, 1994, pp.181-186 stitute, 1945, 8,pp. 6-70. Rist. in: Symbolic Ima- (6) Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Urb.lat. ges studies in the Art of Renaissance, London 400, in A. GARZELLI, cit. vol.II, fig.566. 1972, pp. 31-81. (7) Biblioteca Laurenziana, Plut.79.1, ma anche (21) W. SMITH, On the Original Location of the nelle Orazioni per Francesco Sassetti miniate da «Primavera», The Art Bulletin, LVII, 1975, pp. Mariano del Buono del laurenziano Plut.47.35, 31-40. dove si dispongono ai lati dello stemma, minac- (22) K.E. GABBARD, From Hubris to Vitu: Cen- ciose guardie con spada e scudo mentre un altro taurs in the Art and Literature of fifth century belluino lotta con un leone nel fregio ricordando Greece and Renaissance Florence, Indiana Uni- la citazione mitologica che ormai è entrata a far versity, 1979, pp. 123-127. parte del linguaggio decorativo. (23) Già ampiamente accertata dalla critica è la (8) C. VON FABRICZY, Die Handzeichnungen stretta connessione fra l’opera del Poliziano e le Giuliano’s da Sangallo, 1902, pp. 42, 80. opere botticelliane Nascita di Venere e Primave- (9) A. WARBURG, Le ultime volontà di Francesco ra, fin dai primi contributi di C. GASPARY, Italie- Sassetti in La rinascita del paganesimo nische Literaturgeschichte, Leipzing, 1888, II, p. antico.Contributi alla storia della cultura, rist., 288 e segg. e A. Warburg, Sandro Botticellis Firenze 1980, pp. 211-246, pp. 239-246. «Geburt der Venus» und «Frühling», Hamburg (10) Giovinezza di Michelangelo, a cura di K. und Leipzig, 1893. WEIL - GARRIS BRANDT, Firenze 1999, p. 81. (24) POLIZIANO, Stanze per la giostra di Giuliano (11) (Museo Nazionale, n. 57, inv. 25889) cfr. N. de’ Medici, I, 32-33. DACOS-A. GIULIANO-U. PANNUTI, Il tesoro di Lo- (25) Idem, I, 34-69. renzo il Magnifico. Le gemme, Firenze, 1973, pp. (26) Sono stati individuati come possibili model- 62-63. li un sarcofago romano conservato nei Musei Va- (12) Ibidem, p. 155, n. 36. ticani (E. TIETZE- CONRAT, Botticelli and the An- (13) Giovinezza.., cit., p. 81. tique, Burlington Magazine, 1925, XLVII, pp. (14) Su questo problema dei rapporti tra i minia- 124-129), ed uno agli Uffizi (J. D. DRAPER, Ber- tori e l’antico cfr. l’omonimo capitolo in A.GAR- toldo di Giovanni sculptor of the Medici hau- ZELLI, cit. Vol. I, pp.70-98 e in part. p.78. schold, Columbia (Miss) - London, 1992, pp. (15) Lyon, Bibliòtheque de la Ville, cfr. A. GAR- 193-195) nonché qualche album di schizzi (R. ZELLI, cit. vol.I, p.79, vol.II, fig.781. LIGHTBOWN, Sandro Botticelli, London, 2 Voll. (16) New York, Public Library, Spencer Collec- 1978). tion, ms.7, Epistolario, scritto di mano di Barto- (27) OVIDIO, Metamorfosi, XII, 393-415. lommeo Sanvito con miniature attribuite a Anto- (28) C.M. ACIDINI LUCHINAT, Il mecenatismo fa- 351 miliare. - la «santa antichità», la scuola, il giar- York 1939, ed. It. Torino 1975. dino - gli artisti di Lorenzo de’ Medici in: Per (32) E. CAPRETTI, in Piero di Cosimo, Catalogo bellezza, per studio, per piacere, a cura di F. completo, Firenze 1996, p. 109. BORSI, Firenze, 1991, pp. 101.124, 143-160, (33) C. CIERI Via, Per una revisione del tema del 161-192, 185. primitivismo nell’opera di Piero di Cosimo, Sto- (29) Il dipinto è ricco di allegorie: in un edificio ria dell’Arte, XXIX, 1975, pp. 5-14. classicheggiante, ricco di statue e rilievi, il re (34) Tale immagine è stata ripresa anche dal Pol- Mida, affiancato dalle personificazioni dell’Igno- laiolo in alcuni cassoni cfr. M. LISNER, Form und ranza e del Sospetto, accoglie l’arrivo del Livore Singehalt von Michelangelos Kentaurenschlacht e della Calunnia. Quest’ultima, acconciata ed ab- mit Notizien zu Bertoldo di Giovanni, Mitteilun- bellita dall’Insidia e dalla Frode, trascina per i gen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, capelli la vittima inerme, mentre il Rimorso si ri- XXIV, 1980, pp. 299-344. volge alla nuda verità che indica verso l’alto, ri- (35) Per una descrizione puntuale di personaggi chiamandosi alla volontà divina. ed azioni cfr. Giovinezza… ,cit., p. 210 scheda n° (30) A. GIULIANO, La famiglia dei centauri. Ri- 9; il dipinto di Piero di Cosimo ha ispirato anche cerca su un tema iconografico in: Studi di storia Bartolomeo di Giovanni nel realizzare le sue dell’arte in onore di Valerio Mariani, Napoli, spalliere con analogo tema (Horsmonden, Kent, 1971, pp. 124-130. Collezione Austen). (31) E. PANOFSKY, Studies in Iconology, New (36) OVIDIO, Metamorfosi, II, 661-663.

352 Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 SANTI, CONTADINI E BESTIAME DOMESTICO NELL'AGIOGRAFIA DELL'ALTO MEDIOEVO (SECOLI VI-XI) ELISA ANTI

SUMMARY

SAINTS, PEASANTS AND FARM ANIMALS IN MEDIEVAL HAGIOGRAPHY

In this contribution I present some observations on the relationship between peasants and farm animals which can be drawn from the study of a very particular historical source: the texts relating to saints or their cults. Medieval hagiography is rich in a variety of episodes concerning the relationship between the countryman and domestic animals, which reveal not only the distribution of animals and the way working and courtyard animals were raised and used, but also and most especially, the importance they had for man at that time. Episodes in which the saint makes use of domestic animals to transmit an educational message to their owners, are particularly significant.

Non è facile ricostruire con una certa at- di informazioni decisamente abbondante. tendibilità e soprattutto con un discreto Una nostra ricerca dedicata alle agiogra- dettaglio la vita quotidiana dell’uomo in fie scritte e ambientate nell’Italia padana un periodo così povero di fonti come l’al- dei secoli IV-XII ha permesso infatti di to medioevo. In questo senso, risulta par- verificare come più della metà dei testi ticolarmente utile il ricorso ad una fonte esaminati contenesse episodi relativi al particolare come l’agiografia, termine con mondo animale, pur se diversi per quanti- il quale intendiamo tutto quel complesso tà e qualità, e con significative variazioni di testi letterari che raccontano qualcosa all’interno del corpus considerato. Si è vi- relativamente ad un santo o al culto ad es- sto infatti come la maggioranza degli epi- so tributato (1). Il suo utilizzo storico si sodi appaia concentrata nei testi composti basa sul principio secondo il quale, nel nel secolo XI, che segna la grande stagio- momento in cui lo studioso sia in grado di ne delle bonifiche e della deforestazione, stabilire con una certa precisione momen- alla conquista (o riconquista) di nuovi to e contesto della composizione di un te- spazi agrari. E’ stato inoltre notato come sto agiografico, questo diviene una pre- non tutte le tipologie di fonti dimostrino ziosa finestra aperta su di un contesto cul- la stessa attenzione al mondo animale. In turale e ambientale che, viste le premesse, particolare, il bestiame domestico appare sarà più spesso quello dell’agiografo che più frequentemente nelle raccolte di mira- non del santo protagonista del racconto, coli e nei raccolti di invenzioni o trasla- spesso morto da secoli e vissuto in un zioni di corpi santi: il dato non ha sorpre- ambito ben diverso da quello posto al so, visto che questi testi sono principal- centro della narrazione (2). Se esaminate mente costituiti da episodi relativi non di- in quest’ottica, Passiones martyrum, Vitae rettamente al santo ma alla sua comunità, sanctorum, raccolte di Miracula, Inven- il più delle volte rappresentata nel chie- tiones e Translationes divengono pertanto derne (ed ottenerne) l’aiuto per risolvere uno strumento di ricerca straordinaria- le difficoltà incontrate nella vita quotidia- mente ricco di potenzialità (3). na (4). Per quel che riguarda in particolare il rap- Gli animali contribuiscono spesso allo porto uomo-mondo animale, le fonti agio- svolgimento di episodi tramite i quali l’a- grafiche offrono al ricercatore una messe giografo delinea la personalità stessa del 353 santo, e la sua natura di essere straordina- zione di equini, bovini e suini che, nel lo- rio da venerare e, soprattutto, da imitare: ro libero vagabondare, finiscono per pro- in questo caso la loro presenza sarà ricca fanare involontariamente luoghi sacri co- di valenze simboliche. Altrettanto di fre- me cimiteri, sepolcri di santi e persino quente, però, essi vengono nominati in chiese. Nella Vita di Bovo di Voghera, modo quasi involontario, come elementi e composta tra X e XI secolo, si racconta dati fattuali di una realtà in cui il santo e i che se ad un cavallo o ad un altro capo di suoi fedeli vivono ed agiscono. Sarebbe bestiame capitava di passare sopra la tom- pertanto superficiale ed errato concludere ba del santo, subito si ammalava e moriva che le fonti agiografiche rappresentino (7). Nella Vita di Bononio di Locedio, del uno spaccato tout court della vita quoti- secolo XI, una punizione analoga colpi- diana dell’uomo altomedievale. Al contra- sce un branco di porci sconfinato a pasco- rio, esse non ne forniscono che una visio- lare in un cimitero (8). Nei Miracula di ne parziale, pesantemente condizionata Ruffillo di Forlimpopoli (secolo XI) dalle finalità prevalentemente educative «buoi e altri capi di bestiame» vagano li- dei testi stessi: non va infatti dimenticato beramente per la chiesa del santo, incu- che l’agiografo scrive per fornire ai fedeli stodita, insozzandola con i loro escremen- un esempio ed un modello, cosa che lo ti (9). porta a concentrare la sua attenzione sugli Nei primi due casi (nel terzo la situazione aspetti della realtà di più forte impatto sui è diversa: qui, infatti, la punizione non suoi uditori, e che meglio gli permettono colpisce gli animali, ma il vescovo della di evidenziare le virtù del santo. Non si città, colpevole dell’abbandono in cui spiega altrimenti come ad una consistente versa l’edificio sacro) il bestiame profa- presenza degli animali domestici più im- natore cade decimato da un’improvvisa portanti e preziosi corrisponda, nell’agio- epidemia: è ovviamente una punizione, grafia, una quasi totale assenza degli ani- che non si limita a colpire gli animali, mali più comuni ed umili, come il picco- ma, tramite il danno rappresentato dalla lo bestiame da cortile (polli, anatre, coni- loro morte, danneggia anche i loro padro- gli) o parassiti quali pulci, cimici e pi- ni, colpevoli di trascurare la custodia dei docchi, per tacere dei topi, che certo non luoghi sacri. Gli episodi citati costituisco- dovevano scarseggiare né costituire un no infatti un preciso avvertimento ai pos- problema di poco conto per i contadini sessori di bestiame perché controllino con del tempo (5). più attenzione i loro animali, evitando di Nonostante queste limitazioni, il contri- lasciarli sconfinare in zone consacrate. buto offerto dall’agiografia alla conoscen- Vediamo infatti come, non appena si in- za della realtà rurale resta assai prezioso. terviene per impedire il sacrilegio, la mo- Per restare al tema oggetto di questa co- ría cessi ed anche le bestie malate guari- municazione, essa ci permette innanzi tut- scano. to di trarre preziose informazioni di carat- Appare interessante notare come sia que- tere pratico su quelle che dovevano essere sto uno dei pochi ambiti in cui il santo in- le modalità di governo del bestiame do- terviene a tutela della salute del bestiame mestico, intendendo con questo termine domestico: una sorta di risarcimento del essenzialmente cavalli, bovini, suini ed danno inflitto al proprietario, ma niente di ovini. più. E’ infatti molto raro trovare il potere In particolare, le fonti ci descrivono una taumaturgico del santo applicato ad un realtà che evidentemente prevedeva il pa- animale (10): nelle fonti agiografiche del scolo incontrollato, e non solo dei maiali, nord Italia questo avviene una sola volta, che è noto venissero allevati quasi allo nella Vita di san Simeone monaco a Poli- stato brado nelle foreste di quercia (6). In rone (MN), del secolo XI. Si racconta che più occasioni troviamo infatti la descri- il santo, giunto nei pressi di Vercelli, in- 354 cappa in un vecchio che piange disperata- santo, di una coppia di tori. Il loro pro- mente perché, nell’attraversare un ponte, prietario li ha lasciati soli al pascolo per il suo cavallo è scivolato, spezzandosi una andare a pregare nella chiesa di san Bas- zampa. Saputo che l’uomo si sta recando siano. Al ritorno, non trovandoli più, li in pellegrinaggio a Roma, Simeone inter- cerca a lungo nei luoghi in cui sono soliti viene in suo soccorso: tocca la zampa del- pascolare. Una volta capito che gli anima- l’animale e ne risana la frattura, tanto che li sono stati rubati, all’uomo non resta che il proprietario può immediatamente pro- tornare al sepolcro, e trascorrervi la notte seguire il suo viaggio (11). in preghiera sperando nell’aiuto del santo. Anche in questo caso, tuttavia, la guari- L’indomani il ladro, convinto di essere al gione del cavallo appare prevalentemente sicuro, fa per entrare in chiesa. Ma ecco un modo per miracolare il vecchio pelle- che interviene il potere di Bassiano, e grino. Allo stesso modo, il soccorso all’a- l’uomo non riesce assolutamente a varcare nimale è un mezzo per raggiungere il suo la soglia dell’edificio sacro. Terrorizzato, proprietario anche nel caso - molto fre- confessa la sua colpa gridando a gran voce quente - in cui il santo aiuti un suo fedele dove sono nascosti gli animali rubati (14). a recuperare un animale rubato. Interessante notare come il furto si verifi- Nella Passio di Donnino di Fidenza, com- chi mentre il proprietario dei due tori è in posta tra VI e VIII secolo, il cavallo è di chiesa a pregare. Ne deduciamo che l’uo- proprietà di un uomo recatosi alla chiesa mo non avesse nessuno cui affidare, in del santo per implorare una grazia. Otte- sua assenza, la sorveglianza dei preziosi nutala, il fedele lascia l’edificio sacro e si animali, che pure l’agiografo presenta co- accorge così di essere stato derubato. Ri- me unico sostentamento suo e della sua entra allora in chiesa e chiede nuovamen- famiglia. Esattamente la stessa notazione te l’intervento del santo, che lo acconten- è fatta da Pier Damiani raccontando, al- ta ancora una volta. Tornato all’esterno, l’interno della Vita di san Romualdo (se- l’uomo vede da lontano che il ladro sta colo XI), due episodi analoghi. Qui, però, tornando sui suoi passi, perché il potere gli autori dei furti non sono ladri qualun- divino lo costringe a restituire l’animale que, ma potenti descritti nell’atto di anga- rubato (12). Nella Vita dell’abate Giovan- riare dei pauperes. È questo un tema tipi- ni di Parma (secolo XI) il cavallo rubato è co dei secoli X e XI, ed implica spesso di proprietà di un urbicus che, scoperto il proprio il furto di animali, il più delle vol- furto, si reca al sepolcro del santo e ne te unica ricchezza delle famiglie che li implora l’aiuto. La notte successiva lo possiedono (15). stesso Giovanni gli appare in sogno, mo- Il primo episodio vede contrapposti un strandogli il luogo dove il ladro ha nasco- contadino ed un conte malvagio. Il nobile sto la refurtiva. La visione si rivela veri- gli ruba l’unica vacca in suo possesso, e tiera, e l’uomo può così recuperare il suo l’uomo, disperato, corre dal santo gridan- cavallo (13). do che gli è stata portata via «la speranza La frequenza con cui episodi di questo ti- sua e della sua famiglia». Romualdo invia po ricorrono nei testi agiografici sta ad in- allora un messaggio al conte supplicando- dicare la diffusione del problema e la gra- lo di restituire l’animale. L’uomo non so- vità del crimine, che non a caso colpisce lo rifiuta, ma addirittura deride il santo, gli animali sicuramente di maggior valore annunciandogli il piacere con cui si ap- economico per l’uomo altomedievale, presta a gustare «le carni di quella grassa equini e bovini. vacca». All’ora di pranzo, i servi effetti- Nella Vita di Bassiano di Lodi, composta vamente gliele portano in tavola. Il conte nel IX secolo, come miracolo post mor- ne ingoia un boccone che, subito, gli va di tem è diffusamente raccontato il furto, ed traverso. I soccorsi sono inutili: l’uomo il successivo ritrovamento ad opera del muore soffocato (16). 355 Nel secondo episodio, inserito tra i mira- mente un’opinione elevata del contadino, coli post mortem, il bovino rubato è anco- e che anzi, con il passare dei secoli, lo ra una volta una femmina, ma il suo pro- considererà in modo sempre più negativo prietario è, caso insolito, una «povera (19). donna», che se la vede portar via da un crudele gastaldo. La derubata offre allora in voto al santo due pulcini, implorandolo NOTE di farle ritrovare la sua preziosa e, come si intuisce dal contesto, unica vacca. Mi- (1) Impossibile rendere conto della dimensione racolosamente il ladro si ritrova costretto raggiunta dagli studi agiografici, filone storio- a riportarle l’animale a casa, e, qui giun- grafico particolarmente sviluppatosi negli ultimi to, cade a terra morto (17). decenni: in proposito si vedano, da ultimi, Santi- Da notare la durezza della punizione ri- tà, culti, agiografia. Temi e prospettive, a cura di servata ai ladri protagonisti di questi due S. BOESCH GAJANO, Roma, 1997 (in particolare il contributo di F. SCORZA BARCELLONA, Dal tar- ultimi episodi. Contrariamente a quanto doantico all’età contemporanea e ritorno: per- accadeva nella Vita Bassiani, entrambi ci corsi scientifici e didattici della storiografia rimettono la vita. Tanta severità fa capire agiografica, pp. 15-26) e Scrivere dei santi, a cu- la diffusione e la gravità del problema ra di G. LUONGO, Roma, 1998. Per un inquadra- della violenza dei potentes nei confronti mento generale delle problematiche agiografiche dei pauperes, al quale si somma, soprat- si vedano almeno H. DELEHAYE, Le leggende tutto nel primo caso, il palese disprezzo agiografiche, Firenze, 1910 [Bruxelles 1905]; R. nei confronti dell’autorità del santo. AIGRAIN, L’hagiographie. Ses sources, ses mé- Non per questo si deve però credere che il thodes, son histoire, Paris, 1951; Agiografia al- tomedievale, a cura di S. BOESCH GAJANO, Bolo- santo si ergesse a paladino della gente gna, 1976; L’agiografia nell’Occidente cristiano. delle campagne in nome di una contrap- Secoli XIII-XV, Roma, 1980; Hagiographie, cul- posizione morale tra ceti alti e bassi che tures et sociétés, IV-XII siècles, Paris, 1981; gli era invece del tutto estranea. Infatti, se Aspetti dell’agiografia nell’alto medioevo, a cura da un lato il rapporto tra santo e mondo di S. BOESCH GAJANO, S. COSTANZA, R. GRÉGOI- contadino appare caratterizzato da un at- RE, I. DEUG-SU, «Schede medievali», 5 (1983); teggiamento, se non di simpatia, almeno L’agiografia latina nei secoli IV-VII, in «Augu- di compassione verso chi vive in una si- stinianum», XXIV (1984); R. GRÉGOIRE, Ma- tuazione di povertà e sopraffazione, emer- nuale di agiologia: Introduzione alla letteratura ge però anche in modo chiaro come alla agiografica, Fabriano, 1987; C. LEONARDI, Agio- grafia, in AA.VV., Lo spazio letterario del Me- consapevolezza di così difficili condizioni dioevo. 1. Il Medioevo latino, I/II, Roma, 1993, di vita non corrispondesse, nell’agiogra- pp. 421-462; Hagiographie. Histoire internatio- fia, alcun sentimento di rivendicazione o nale de la littérature hagiographique latine et protesta. Come è stato sottolineato, se nel vernaculaire en Occident dès origines à 1550, a racconto agiografico compare un potente cura di G. PHILIPPART, Tournhout, 1994; S. malvagio si tratta sempre di una figura BOESCH GAJANO, L’agiografia, in Morfologie so- ben precisa: secondo gli agiografi altome- ciali e culturali in Europa fra Tarda Antichità e dievali, infatti, la condotta ideale di un si- Alto Medioevo, Atti della XLV Settimana di Stu- gnore è caratterizzata dall’indulgenza e dio del Centro Italiano di Studi sull’Alto Me- dalla misericordia verso i componenti dei dioevo (Spoleto, 3-9 aprile 1997), Spoleto, 1998, ceti inferiori, e il santo interviene solo se pp. 797-850. (2) Si veda E. ANTI, Santi ed animali nell’Italia questa norma comportamentale viene vio- padana. Secoli IV-XII, Bologna, 1998, pp. XIX- lata (18). D’altronde, non va dimenticato XXI, con bibliografia. che anche l’uomo di Dio è quasi sempre (3) Sulle principali caratteristiche delle diverse di nascita nobile, e per questo motivo non tipologie che compongono il genere agiografico si sottrae mai completamente alla visione si vedano AIGRAIN, L’hagiographie cit., pp. 125- generale di una società che non ha esatta- 192; GRÉGOIRE, Manuale di agiologia cit., pp. 356 144-162; LEONARDI, Agiografia cit., pp. 430- corpus jacebat, transitum praebebat ad aram. Sed 452. Per un approfondimento bibliografico del dum praedictus pontifex per eadem trabem infu- tema si rimanda ancora ad ANTI, Santi e animali latus ad altare procederet, coelitus actum est, su- cit., pp. 3-5. bito de trabe procidens in caenum quod subtus (4) ANTI, Santi e animali cit., pp. 43-54. nimis grave fuerat, turpiter corruit, totumque se (5) Su questo aspetto si vedano P. BOGLIONI, Il ad eodem caeno cum omnibus sacerdotalis insu- santo e gli animali nell’alto medioevo, in L’uo- mentis, verecundiam videntibus praebens, foeda- mo di fronte al mondo animale nell’alto medioe- tum excussit. Mox sese in lacrimis dans, poeni- vo, Atti della XXXI Settimana di studi sull’alto tuit eum non egisse quod populus unanimiter po- medioevo, Spoleto, 1985, II, pp. 935-1002, e stulabat. Statimque amicos, coepiscopos, abba- ANTI, Santi e animali cit., pp. 237-239. tes, ipsumque etiam venerabilem archiepisco- (6) Sulle modalità con cui venivano allevati i sui- pum ravennatem, Honestum nomine, convocans, ni nell’alto medioevo si vedano M. MONTANARI, devotissime ad honorem beati Rophilli monaste- Alimentazione e cultura nel Medioevo, Roma - rium construens fabricavit, monachos constituit, Bari, 1988, pp. 37-38 e M. MONTANARI - M. BA- de bonis ecclesiae suea ad monasterio dotem de- RUZZI, Porci e porcari nel Medioevo, Bologna, dit. Sicque divinitus actum est ut quod prius cae- 1981. nosum fuerat habitaculum bestiarum, postmo- (7) Vita sancti Bobonis seu Bovi [BHL 1383], in dum religiosorum fieret oratorium monacho- AA.SS., Maii V, pp. 189-190; 9, p. 188: «si rum». equus, vel pecus, vel aliquod animal (ut forte) (10) ANTI, Santi e animali cit., p. 78. ejus sepulturam transiret, cominus expirabat. (11) Vita sancti Symeonis monachi [BHL 7952], Unde accolae perterriti, usi consilio, clausuram a cura di P. GOLINELLI, in «Studi Medievali» s. ligneam circumquaque struxerunt, ut et locus se- III, 20 (1979), pp. 709-788; XIII, p. 768: «(...) pulturae nitidissime conservaretur, et animalium cuius equus in ponte dilapsus ita cecidit, quod deinceps jactura cessaret». eius coxam duorum lignorum strictura fractam (8) Vita et miracula sancti Bononii abbatis Loce- contrivit. Qui videns senem nimis plorantem, diensis [BHL 1421], a cura di G. SCHWARTZ e A. eius dolori compassus ita percontatus est, dicens: HOFMEISTER, in M.G.H., Scriptores, XXX/2, «Quo tendis, vel cur ploras, miserande senex?» Hannover, 1934, pp. 1023-1033; 19, p. 1032: Cui ille: «Romam, inquit, beate pater, adire cu- «Circum quam dum multi sues adessent et, ut il- pio; sed heu me, quia equus meus in hoc ponte lorum mos est, rimando per ecclesiae cimiterium collisus iacet, ulterius incedere nequeo». Cuius discurrerent, ipsius muros tetigerunt. Unde quo- equi coxam mox ut vir Dei manu tetigit mirabile dam contagio ita in renibus sunt percussi, ut inde dictu, sanatum equum flenti seni reddidit, supra funditus omnem vim amitterent et ea die, excep- quem impositum cum gaudio abire dimisit». ta una sue, cuncta interirent. Quam videlicet (12) Passio, inventio et translatio sancti Domnini suem dum rusticus, cuius erat, mirabiliter con- martyris [BHL 2264], in Monumenta historica tractam et moribundam videret, votum vovit Do- ad Provincias Parmensem et Placentinam perti- mino et sancto confessori Bononio, quod, si inde nentia, III, Parma, 1858, pp. 471-476; a p. 475. convalesceret, unus e prioribus quos fetuo gigne- (13) Vita sancti Joannis abbatis Parmensis [BHL ret in ipsius ecclesiae servientium stipendio of- 4419], in AA.SS., Maji V, pp. 180-185; II, 18 p. ferret. Facto autem voto mox ipsius sus sana effi- 184: «quidam urbicus (...) cum ejus equus a fure citur. Qua ex re evidenter ostenditur, custodivit quodam ablatus sibi fuisset, ad sepulcrum illius immundis, cuius sacra loca immundos suos non usque pervenit. Et cum viri sancti adjutorium si- passus est tetigisse impune». bi diutius imploraret, nocte superveniente appa- (9) Miracula sancti Rophilli post mortem [BHL ruit ei idem vir Domini in visione nocturna; ei- 7284], in «Analecta Bollandiana», I (1882), pp. que locum, in quo suus equus a fure custodieba- 112-114; 3, pp. 114-155: «Cum dies beati Ro- tur, ostendit; atque cum magna securitate, ut philli natalitius immineret, episcopus com omni equum inde deduceret, praecepit cumque dilucu- clero suo a sua sede procedens, ad sacratissimum lo surrexisset, concite secundum vir Dei admoni- illius corpus quo missam celebraret, advenit. Sed tionem orationis causa ad ecclesiam perrexit; at- quia eadem ecclesia heu! male cutodita bubus que mox ut praedemonstratum locum pervenit, aliusque pecudibus quasi stabulum conclucanda equum cum fure, sicut sibi praedictum fuerat, in- tradebatur, caenoso pavimento, quod dici horri- venit. Quem cum audacter comprehendisset se- bile est, intrantibus turpiter foetebat; quaedam cundum viri sancti admonitionem, absque huma- trabs parvula ponebatur, quae ubi beati Rophilli no opere a compede ferri solutus est. Et sic intre- 357 pidus ac securus, latrone proprio aspiciente, lae- tur, spem suam et sue domus ablatam esse con- tus cum equo suo domum remeavit». queritur. Sanctus itaque Romualdus ad eundem (14) Vita sancti Bassiani episcopi Laudensis comitem concito gradu nuntium dirigit, et ut [BHL 1040], in AA.SS., Ianuarii II, pp. 286-290; pauperi suum animal reddat humilissima suppli- VI, 22, pp. 589-590: «Factum est ut quidam tau- catione deposcit. Cuius preces lubrico comes ros habens geminos, quorum solo post Deum ad- protervo spiritu respuit, et quem saporem crassi jumento suam suorumque vitam continuare dis- vacce lumbi potuissent habere quia ipso die esset posuerat, eosque in ejusdem santi annua solenni- gustaturus, asseruit. Adveniente autem hora tate pascentes deserens, oratorium, in quo sanc- prandii, apposita mensa, vacce carnes allate sunt: tissimum venerabantur corpus, devotiosissime et divine ultionis iam iminente sententia, in ipso petiit. Interea fur adversam gerens sollicitudi- edendi initio comes frustum bovini renis absci- nem, ubi tauros absque pastore errantes conspi- dens sibi in os misit. Quod repente in illius gut- cit, totius boni suggerente inimico, eos confiden- ture tam immobiliter hesit, ut nec ad interiora ter aggressus est abducere; viri quoque, cujus descendere nec foras eici ullis conatibus potuis- fuerant, benignam devotionem ob damnum irro- set. Sicque inter suorum manus, intercluso spira- gatum sibi graviter laedere. Cumque sincerae minis aditu, terribili morte necatus est: et unde orationis ordine humiliter expleto tauros, quos contra Dei servum concupiscentiam carnis ex- reliquerat, invisere praefatus agricola satageret, plere ad saturitatem voluit, inde iusto Dei iudicio neque eos quovis indicio reperire valeret, pera- carnalem vitam adhuc ieiunus amisit». gratis pascuis, in quibus spatiare consueverat, (17) Ivi, LXXI, p. 114: «Alio quoque tempore eorumque locis continguis; festinus ad sancti re- castaldius quidam paupercule mulieri vaccam meat tumulum, ubi genibus flexis noctem illam violenter abstulit, et eam vociferantem multisque pervigilem transiens, velut commendatos oppor- precibus obsecrantem audire contempsit. Illa tune ad eo exigebat». L’indomani il ladro, sen- protinus accurensm duos gallinarum pullos ad tendosi al sicuro, fa per entrare in chiesa: «(...) ecclesiam quam supra memoravimus detulit, et praecelso examine a liminibus repulsus volvui eos secum ante altare proiciens, huiusmodi ver- prae foribus velut amens terribiliter coepit, ne- bis clamare flebiliter cepit: «He sancte Romual- que quiescendi licentiam meruit, donec diu vol- de, exaudi miseram, ne despicias desolatam et vendo sancto palam assistentibus crebro excla- redde mihi gubernatricem meam iniuste subla- maret: En tamen in domo proxima, en adsunt tam». Mira res! Vix adhuc villicus cum ipsa rapi- tauri.(...) Hic, cuius fuerant, inter ceteros admi- na emissione sagitte a domo mulieris abierat, et rans (...) preces ad effectum venisse cognovit continuo percussus vaccam in eodem loco dimi- (...): inde ad segetem, in qua tauros absconditos sit, deinde domum perveniens protinus expira- esse didicerat, impiger cucurrit, eosque inventos vit». intra septa propria deducere gaudet». (18) A. JA.GUREVIC, Contadini e santi. Problemi (15) BOGLIONI, Il santo cit., p. 945. della cultura popolare nel Medioevo, Torino, (16) Petri Damiani vita beati Romualdi [BHL 1986 [Moskva 1981], pp. 88-89. 7324], a cura di G. TABACCO, in Fonti per la sto- (19) Su questo aspetto si veda E. ANTI, Mondo ria d’Italia, 94, Roma, 1957; X, pp. 31-32: contadino e vite dei santi: alcuni esempi dalle «Huius [del contadino] vaccam comes superbus fonti dell’Italia padana altomedievale, in Il pub- et tumidus, missis parasitis, impetu barbarico ra- blico dei santi. Forme e livelli di ricezione dei puit eiusque carnes preparari sibi ad prandium messaggi agiografici, Atti del III Convegno in- cum magna gule aviditate precepit. Ecce autem ternazionale dell’Associazione per lo Studio del- rusticus cellam Romualdi festinus aggreditur, la Santità, dei Culti e dell’Agiografia (AISSCA), iacture sue casum clamosis ululatibus vocifera- Verona, 23-25 ottobre 1998, in corso di stampa.

358 Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 IL DE GENERATIONE ANIMALIUM DI ARISTOTELE JOHARA BREDA

SUMMARY

THE DE GENERATIONE ANIMALIUM OF ARISTOTLE

Aristotle's biological research represents a great contribution to ancient Greek scientific studies. On the basis of his philosophical account that there must be an order that rules all things, including nature, the philosopher established a precise method of classification that would enable us to understand the story, the nature and the anatomy of all living beings (human beings, animals and plants). Thanks to Aristotle's work, many important scientific discoveries were made, but what is really relevant in the philosopher's contribution is the systematic organisation that he was able to give to all results obtained with his research; an organisation that has been the most accurate for many years. De Generatione Animalium includes all results of Aristotle's studies on reproduction, and offers a description of all reproductive phases on the basis of a distinction between sanguineous animals and non-sanguineous animals, while assuming that the nature of semen has to be found in blood. A commentary on De Generatione Animalium can be therefore a very interesting analysis of how, on the one hand, the subject has been approached in ancient greek scientific studies (of which Aristotle provides an interesting and detailed witness) and, on the other hand, of the great importance of biology in Aristotle's philosophical thought.

Il De Generatione Animalium fa parte di nerale del suo pensiero scientifico.» (1) una serie di opere che raccolgono i risulta- Nonostante le opere biologiche si diffe- ti di accurate ricerche biologiche alle quali renzino, tra le altre cose, per il metodo di Aristotele si dedicò negli anni in cui il suo ricerca sul quale esse si basano (e cioè pensiero filosofico aveva raggiunto la pie- l’osservazione empirica e diretta) in esse na maturità. A chi non abbia ben chiaro il è ben presente quello che è da ritenersi il carattere della fiosofia aristotelica e i suoi fondamentale intento di tutte le ricerche sviluppi, potrebbe sembrare strano che al- compiute dal filosofo, vale a dire la preci- lo Stagirita (dopo avere dedicato un’inte- sa volontà di individuare l’esatto ordine ra vita allo studio della logica e della me- delle cose, e con essa il desiderio di of- tafisica) sia venuto in mente di occuparsi frirne una trattazione che rispecchi nel di ricerche biologiche, impiegando il suo modo più fedele e più esauriente possibile tempo ad operare una serie infinita di dis- questo ordine. In questo senso, dunque, le sezioni anatomiche, osservazioni del opere di biologia non devono ritenersi co- comportamento animale ecc. Anche chi me facenti parte di un gruppo isolato di ri- conosca le sue opere sulla fisica, può a ra- cerche che, come una sorta di appendice, si gione rilevare che vi è una radicale diffe- collocano alla fine di un percorso filosofi- renza tra gli interessi che guidarono Ari- co concluso durante il quale Aristotele ave- stotele nella costruzione delle proprie teo- va esaurito tutte le domande e battuto tutti i rie fisiche, rispetto a quelli che emergono campi di ricerca. Si deve pensare, invece, nelle sue opere biologiche. Tuttavia, il che egli sia stato spinto a compiere le sue suo interesse per la biologia «non rappre- ricerche proprio dalla pregiudiziale convin- sentò in lui un fatto casuale: fu invece una zione filosofica che vi fosse un ordine logica conseguenza dell’impostazione ge- in tutte le cose, che in base a questo ordi- 359 ne dovessero essere regolate anche quelle Poiché di queste ultime abbiamo già trat- che lui chiama le «opere della natura», e, tato, dichiarando quanto a noi appariva, ancora, che quest’ordine andasse cercato e resta da parlare della natura vivente, per trovato con un’analisi attenta e meticolo- quanto possibile nulla trascurando,umile sa. In questo senso si può ben dire che o elevato che sia. l’interesse di Aristotele per gli esseri vi- E perfino circa quegli esseri che non pre- venti (animali, piante) costituisce anzi un sentano attrattive sensibili, ..., la natura aspetto molto importante del suo percorso che li ha foggiati offre grandissime gioie a filosofico, e che non è un caso che questo chi sappia comprenderne le cause, cioè si collochi nella sua piena maturità: la vo- sia autentivamente filosofo. ... Non si deve lontà del filosofo sembra difatti essere dunque nutrire un infantile disgusto verso proprio quella di trovare nella natura una lo studio dei viventi più umili: in tutte le conferma dei risultati che egli aveva otte- realtà naturali v’è qualcosa di meraviglio- nuto grazie ai suoi studi precedenti. (2) so. ... Nella sua opera intitolata De Partibus Ani- Non infatti il caso, ma la finalità è presen- malium si può riscontrare in maniera più te nelle opere della natura, e massima- che evidente quale sia stato, in Aristotele, mente: e il fine in vista del quale esse so- il tipo di approccio agli studi di carattere no state costituite o si sono formate, occu- biologico. Si consideri ad esempio quanto pa la regione del bello. (3) troviamo scritto in I, 644 b 22-645 a 26: Che la ricerca dell’ordine secondo cui so- Delle realtà che sussistono per natura, al- no costituite le cose debba essere ritenuto il cune, ingenerate e incorruttibili, esistono filo conduttore delle opere di Aristotele è per la totalità del tempo, altre invece par- quindi confermato in maniera evidente, ol- tecipano della generazione e della distru- tre che dal metodo di ricerca impiegato, an- zione. che da esplicite affermazioni del filosofo. Circa le prime, che sono nobili e divine, ci Non vi è dubbio che, anche prima che Ari- tocca di avere minori conoscenze, giacché stotele vi si dedicasse, i greci avevano pochissimi sono i fatti accertati dall’os- compiuto numerose indagini di carattere servazione sensibile a partire dai quali si biologico; il fatto è che mai nessuno era possa condurre l’indagine su tali realtà, riuscito a dare a queste indagini un’am- cioè su quanto aneliamo di sapere. piezza e una sistematicità pari a quelle Quanto invece alle cose corruttibili, pian- dello Stagirita. Aristotele riuscì ad analiz- te e animali, la nostra conoscenza di esse zare circa cinquecento specie di animali, è più agevole grazie alla comunanza di molte delle quali vennero da lui studiate ambienti: molte conoscenze relative a cia- direttamente con dissezioni anatomiche e scun genere può infatti ottenere chi voglia disegni dei singoli organi. I risultati di adoperarvisi adeguatamente. queste ricerche furono numerosi, e alcuni Ma entrambi i campi di ricerca hanno la di essi veramente notevoli anche se, dal loro bellezza. Per quanto poco noi possia- punto di vista scientifico, accanto ad im- mo attingere dalle realtà incorruttibili, portanti intuizioni furono commessi dal fi- tuttavia, grazie alla nobiltà di questa co- losofo vari errori. Basti pensare, ad esem- noscenza, ce ne viene più gioia che da tut- pio, che Aristotele individuò la sede delle to ciò che è intorno a noi. ... Le altre real- sensazioni nel cuore, rifiutando la teoria di tà, però, grazie alla possibilità di cono- Alcmeone che già cinquant’anni prima scerle in modo più profondo e più esteso, aveva correttamente individuato come se- danno luogo a una scienza più vasta; inol- de di queste ultime il cervello. Tuttavia, tre, giacché sono più vicine a noi e più fa- tra i risultati più degni di nota, bisogna ri- miliari alla nostra natura, ristabiliscono cordare che egli fu il primo a riconoscere in qualche modo l’equilibrio con la filoso- che i cetacei sono mammiferi; a descrivere fia vertente sulle cose divine. le quattro parti dello stomaco dei rumi- 360 nanti e lo sviluppo dell’embrione del pul- neralmente, viene dedicata dallo Stagireta cino; a compiere importanti ed accurate ad un attento esame di un singolo genere relazioni sulle abitudini delle api, su quel- animale. Il metodo in base al quale l’opera le riproduttive di alcuni cefalopodi, ed al- viene suddivisa si fonda sull’individuazio- tri ancora. Senza dubbio, tuttavia, gli stu- ne di diversi punti di vista a patrire dai diosi si trovano concordi nel ritenere che il quali, secondo Aristotele, deve essere af- merito più grande di Aristotele sia stato frontato e studiato il problema della ripro- quello di avere fornito una definizione di duzione. Il punto di partenza della ricerca una «scala naturale» degli esseri viventi la viene identificato dal filosofo nello studio quale (cosa ancora più importante) offrì di quelle che sono, nei diversi generi ani- un metodo di classificazione di tutti gli mali, le parti atte alla riproduzione; egli animali che rimase invariato fino alle sco- passa poi ad analizzare come queste parti perte di Linneo. (4) I principi fondamenta- concorrano alla riproduzione in ciascun li sui quali si basava tale «scala naturale» genere animale, e conclude con l’analisi erano principalmente due: a) la correlazio- dei problemi legati alla riproduzione e al- ne degli organi, per cui l’eventuale modi- l’accrescimento della prole una volta che ficazione di uno o più organi in un dato ti- sia stata generata. All’interno del De Ge- po di animale si ripercuote su tutto il cor- neratione Animalium (come del resto in po dello stesso; b) la continuità delle spe- tutte le sue opere biologiche) Aristotele cie viventi, per cui all’interno della «scala non offre una vera e propria classificazio- naturale» degli esseri viventi si passa da ne dei generi animali. Egli, cioè, separa una specie più perfetta a una meno perfet- ciascun genere animale dall’altro in base ta senza soluzione di continuità (vale a di- alle caratteristiche distintive di ciascuno di re senza che tra una specie e l’altra ci sia- essi, ma mostra esplicitamente di non ave- no vuoti di alcun genere). Come ha giusta- re ancora le idee abbastanza chiare su mente notato L. Geymonat (5), va tuttavia molti aspetti della biologia animale per es- rilevato che, nel suo concetto di continuità sere in grado di fornire una classificazione delle specie viventi, Aristotele aveva pen- accurata, in cui vi sia una precisa colloca- sato queste ultime come immutabili, non zione per ciascun genere. Egli stesso lo af- ammettendo, così, che vi fosse la possibi- ferma esplicitamente allorché ammette di lità di evoluzione tra l’una e l’altra. non avere a disposizione materiale suffi- Per una più profonda comprensione del- ciente per poter spiegare il comportamen- l’opera intitolata De Generazione Anima- to di alcune specie, o quando si trova co- lium, si dovranno dunque tenere presenti stretto ad affermare che alcune caratteri- questi importanti aspetti del pensiero filo- stiche che sembrano distintive di un gene- sofico e scientifico di Aristotele. Da que- re appartengono, in realtà, anche ad un al- sto punto di vista va anzi rilevato che l’o- tro (7). L’unico tipo di classificazione cer- pera riveste un’importanza fondamentale, ta sulla quale il filosofo mostra di basarsi giacché, ai fini di una classificazione degli è quella che divide gli animali sanguigni esseri viventi, «gli animali possono essere da quelli non sanguigni. Nella trattazione sistemati in una scala naturae a seconda del problema della riproduzione, tuttavia, del grado di sviluppo raggiunto dalla pro- proprio questa differenza sembra essere genie al momento dell’uscita dal corpo del l’elemento di maggior importanza, poiché, genitore.» (6) come si vedrà, è proprio dal sangue (negli Il De Generatione Animalium è stato inte- animali sanguigni) e dal «suo analogo» ramente dedicato dal filosofo agli studi da (negli animali non sanguigni) che ha ini- lui compiuti sulla riproduzione all’interno zio tutto il processo di generazione. del mondo animale. L’opera è strutturata Va rilevato che, almeno dal punto di vista in cinque libri, ciascuno dei quali risulta della ricerca scientifica, all’interno della diviso in varie sezioni. Ogni sezione, ge- sua opera Aristotele non privilegia affatto 361 un tipo di animale a scapito di un altro. In zione sarebbero così il ricettacolo di que- questo contesto, tuttavia, poiché l’interes- sto residuo sanguigno che una volta giun- se ricade chiaramente sugli animali di tipo to all’interno di esse, subirebbe una tra- sanguigno, il problema della riproduzione sformazione grazie alla quale diventereb- verrà affrontato quasi esclusivamente ri- be liquido seminale nei maschi e mestruo guardo a questi ultimi. nelle femmine. Aristotele dà un nome Il principio filosofico sul quale si basa la esatto a questo tipo di trasformazione ora ricerca aristotelica è quello dell’individua- menzionata, e la definisce col termine zione delle cause che scatenano il proces- «cozione». La scelta del termine ha una so riproduttivo; perciò è lecito dire che, al- motivazione precisa. Pare difatti che Ari- meno per quanto concerne il punto di par- stotele individui una stretta correlazione tenza della trattazione del problema, più tra la fertilità di un animale e la sua tem- che interessarsi alla riproduzione (intesa peratura corporea. In altre parole, quello come processo che garantisce la continuità che garantisce la trasformazione del resi- di una specie), Aristotele concentra la sua duo di sangue in liquido seminale o in me- ricerca sul concetto di generazione. Per struo è proprio la presenza di calore all’in- quel che riguarda gli animali sanguigni, terno del corpo. Ritorna anche in questo dopo avere individuato le «parti atte alla contesto l’importante concetto di equili- riproduzione» nell’utero e nei condotti se- brio (chiaramente connesso con quello di minali interni ed esterni, il filosofo passa a ordine) all’interno della natura. Aristotele chedersi quale sia l’esatto elemento fisico afferma esplicitamente in più occasioni che permette agli animali di generare la che la condizione necessaria alla genera- prole. Nella sua trattazione sulle parti atte zione della prole è che il «seme» da cui alla riproduzione egli aveva già anticipato essa ha origine (vale a dire il liquido semi- che, senza dubbio, tale elemento è da nale per la parte maschile e il mestruo per identificarsi con il liquido seminale nella la parte femminile) subisca il giusto pro- parte maschile e con il mestruo nella parte cesso di cozione. (8) Ciò che egli intende femminile. Il problema fondamentale che è che, se il residuo sanguigno viene sotto- segue questa identificazione è, ora, capire posto ad un calore troppo forte oppure quale sia l’esatta natura di questo elemen- troppo debole, finisce col perdere la pro- to. Dopo avere rifiutato alcune teorie cor- pria capacità di generare, causando la ste- rentemente accettate sull’argomento, egli rilità nell’animale. Sulla concezione del afferma che, senza dubbio, l’elemento che seme come residuo sanguigno si fondano garantisce la generazione della prole è un anche le interessanti teorie aristoteliche residuo di quello che lui chiama l’alimen- sulle cause della sterilità, che viene identi- to ultimo o estremo, vale a dire il sangue. ficata per alcune specie di animali come Il sangue è, secondo Aristotele, da consi- un fattore genetico. Oltre ai fattori per così derarsi l’alimento ultimo poiché è quello dire esterni che possono portare alla steri- che apporta nutrimento a tutte le parti del lità (malformazioni, mutilazioni, malattie, corpo, garantendo così la vita di ciascuna ecc.), una delle sue cause principali, in al- di esse e, dunque, di tutto l’animale. L’ele- cuni animali, è da ricercarsi, secondo Ari- mento che garantisce la generazione sem- stotele, nelle dimensioni del corpo. Gli bra essere, quindi, quella parte di sangue animali più grandi, ad esempio il cavallo, che rimane inutilizzata nel processo di nu- sono da ritenersi naturalmente portati alla trimento degli organi dell’animale. Que- sterilità poiché, avendo il corpo di grandi st’ultima, poiché non esaurisce la sua na- dimensioni, necessitano di un quantitativo tura di principio vitale all’interno del cor- maggiore di sangue per consentire il nutri- po dell’animale stesso, finirebbe col com- mento di tutti gli organi. Di conseguenza piere la sua funzione nel dare vita ad un la parte di sangue non utilizzata per questo altro esemplare. Le parti atte alla genera- fine (il residuo sanguigno o seme) sarà ne- 362 cessariamente minore e l’animale si trove- ge l’accoppiamento innaturale, (9) se già rà spesso a non disporre della quantità di la prole dei genitori era in grado di gene- seme sufficiente per procreare. È per que- rare a stento un solo nato, a quello che sto motivo, spiega il filosofo, che il caval- nasce da questi ancora più sterile e inna- lo è un animale uniparo: anche se la quan- turale non mancherà nulla per essere ste- tità di seme è sufficiente per un concepi- rile, ma sarà sterile di necessità. mento, tuttavia basterà per generare un so- A questo proposito si rende necessario ap- lo piccolo. Come per il cavallo, questo va- profondire ulteriormente l’importanza del- le per tutti gli animali sanguigni di notevo- la funzione del «calore» ai fini della ripro- li dimensioni. Le uniche perplessità susci- duzione. Si è già detto che il calore svolge tate da questa teoria riguardano animali il fondamentale compito di «cuocere» il sanguigni quali l’uomo o il maiale: Aristo- residuo del sangue affinché questo si tra- tele sembra trovarsi in difficoltà allorché sformi in liquido seminale o in mestruo, e egli stesso ammette che sia l’uomo, sia il che la fertilità di un animale è in stretta maiale, pur essendo animali sanguigni co- connessione con la quantità di calore che me il cavallo, di fatto sono multipari; chia- egli è in grado di produrre. Va tuttavia ri- ramente la difficoltà maggiore riguarda il levato che la capacità di produrre calore, maiale, poiché l’uomo è multiparo solo a oltre a variare nei diversi tipi di animali, è volte (nei casi di parto gemellare), mentre sempre differente all’interno dello stesso il maiale lo è sempre. Tuttavia il maiale è genere a seconda del sesso degli esemplari un genere di animale che presenta mag- che ne fanno parte. In altre parole Aristo- giori problemi ai fini di una classificazio- tele individua una costante che accomuna ne precisa, poiché sembra essere tra quelli tutti i tipi di animali sanguigni, nonostante che condividono un numero più elevato di le loro numerose differenze: l’esemplare caratteristiche con gli altri generi. Per femmina è per natura più «freddo» dell’e- quanto riguarda l’uomo, Aristotele pone semplare maschio; la sua capacità di pro- rimedio a questa apparente contraddizione durre il calore per la «cozione» del resi- alla sua teoria affermando che i parti ge- duo sanguigno è, cioè, inferiore a quella mellari debbono considerarsi per così dire del genitore maschio. È questo il motivo «innaturali». La loro causa è da ravvisarsi principale per cui la femmina non è in in una sorta di errore durante il concepi- grado di produrre liquido seminale: il ca- mento, che dipenderebbe dalla eccessiva lore all’interno del suo corpo non è suffi- quantità di residuo in uno dei genitori. È ciente a cuocere il residuo sanguigno al interessante come Aristotele spieghi, sulla punto da trasformarlo in sperma. Aristote- base dei concetti appena esposti, anche il le trova conferma a questa sua intuizione motivo della sterilità dei muli: il mulo na- nel ciclo mestruale: questo non sarebbe sce dall’accoppiamento di un cavallo e di che un processo di depurazione, grazie al un asino, e poiché questi ultimi sono en- quale la femmina si libera del residuo san- trambi animali tendenti alla sterilità (il guigno quando non sia stata fecondata; il primo per le notevoli dimensioni del cor- motivo per cui questo, una volta espulso, è po, il secondo perchè, oltre ad essere gran- così simile al sangue puro è da ricondursi de, è anche un animale relativamente al grado di cozione relativamente basso di «freddo»), il prodotto del loro concepi- cui essa è capace. (10) mento non potrà che essere sterile. È in II, In base a questa teoria Aristotele spiega il 8, 748b15-19 che Aristotele trae chiara- perché della nascita occasionale dei «mu- mente le sue conclusioni sui motivi della letti», vale a dire di una sorta di muli pic- sterilità del mulo: coli e menomati che nascerebbero dall’ac- L’asino è così vicino a generare un essere coppiamento di un mulo e di un cavallo. sterile, quando si accoppia con un anima- Per la verità non è possibile stabilire esat- le della sua specie, che, quando si aggiun- tamente a quale tipo di animale Aristotele 363 si riferisca: le conoscenze scientifiche sui Aristotele ha affermato che una femmina motivi della sterilità del mulo, infatti, non non è capace di produrne in quantità suffi- lasciano dubbi sul fatto che questa sia as- ciente da trasformare il suo residuo san- soluta e che, quindi, sia impossibile che il guigno in sperma. Tuttavia il motivo della mulo abbia mai generato alcunché. È pro- superiorità del maschio rispetto alla fem- babile che Aristotele si sia sbagliato e che mina affonda le sue radici nello studio abbia identificato cavalli o asini di piccole delle cause che concorrono alla riprodu- dimensioni e dalle forme un po’ grossola- zione, laddove Aristotele offre una tratta- ne come prodotti di un eccezionale conce- zione più squisitamente filosofica del pro- pimento da parte di un mulo. Del resto va blema. Nel seme maschile è presente il rilevato che spesso il filosofo si valeva, vero e proprio impulso vitale, quello che per le sue ricerche, della testimonianza di da inizio alla generazione, che innesca il contadini, pescatori, ecc.; perciò è possibi- processo che porta alla formazione di una le che abbia potuto commettere alcuni er- nuova vita. Aristotele chiama questo im- rori a causa dell’ignoranza dei suoi «infor- pulso vitale «principio del mutamento», e matori». Tuttavia la questione dei «mulet- ne esprime l’esatta natura ed importanza ti» è degna di essere menzionata, poiché paragonando il processo di generazione ad aiuta a chiarire l’importanza che Aristotele una macchina in cui il principio del muta- attribuisce al calore corporeo nell’ambito mento equivale a quel processo di innesco del problema della riproduzione animale. grazie al quale la macchina è poi in grado La spiegazione dell’occasionale nascita funzionare da sola. Il principio del muta- dei «muletti» sembra essere la seguente: mento è presente esclusivamente nel seme nonostante il mulo sia generalmente steri- maschile. È chiaro che Aristotele non in- le, talvolta può tuttavia riuscire a generare tende, in tal modo, affermare che la fem- se si accoppia con una cavalla perché, in mina non è altrettanto importante nel pro- ogni caso, un mulo maschio (per il solo cesso di generazione; essa è, anzi, senza fatto di essere maschio) ha sempre la ca- dubbio assolutamente necessaria, ma lo è pacità di sviluppare un calore maggiore di in quanto fornisce la «materia», il «cor- quello che riesce a produrre una cavalla po», ossia ciò che grazie al principio del femmina. In questo caso può accadere che mutamento si trasforma in un essere ani- il suo sperma sia fecondo e che riesca a mato. Il concetto si trova espresso chiara- ingravidare la femmina. Ad ogni modo mente in II, 741b7-9, laddove Aristotele Aristotele non manca di rilevare che si afferma: tratta di casi eccezionali e che, comunque, Poiché nella materia ci sono in potenza le le tracce della naturale sterilità del mulo parti, quando si sia prodotto il principio non vanno perdute, ma si evidenziano nel del mutamento, come nelle macchine, i corpo dell’animale generato il quale non processi si attivano a catena. potrà essere che un mulo menomato. (11) Il modo in cui Aristotele spiega il concepi- Il fatto che, a pari condizioni, nel caso del mento può chiarire ulteriormente le sue mulo il maschio abbia più probabilità di convinzioni circa il ruolo rivestito rispetti- generare rispetto alla femmina, non è ca- vamente dal genitore maschio e dal geni- suale, né è spiegabile con le ragioni appe- tore femmina. Quando avviene l’accop- na esposte. In tutti gli animali che sono in piamento, il maschio immette nella fem- grado di riprodursi il maschio ha una fun- mina il suo liquido seminale, nel quale è zione particolarmente importante che lo contenuto il principio di mutamento. Al- pone, nell’ambito di una scala gerarchica lorché il seme maschile si mescola con dei viventi, in posizione superiore rispetto quello femminile, il principio del muta- a quella occupata dalla femmina. Questo mento entra in contatto con la materia lo si è già potuto intuire quando si è af- femminile imprimendole il movimento frontata la questione del calore, allorché che innesca la trasformazione grazie alla 364 quale prenderà vita la prole. In altre paro- me femminile) perché venga reso possibi- le, la formazione del feto avverrebbe, se- le l’accrescimento del feto. In realtà Ari- condo il filosofo, grazie a un procedimen- stotele non si esprime in modo chiaro sul to di solidificazione della materia femmi- ruolo rivestito dalla parte maschile in que- nile operato dal principio del mutamento sto senso: si limita ad affermare che il li- presente nel seme maschile. Aristotele quido seminale apporta l’anima nutritiva e stesso si serve, per chiarire questo proce- che essa è presente anche nella femmina, dimento, di una sorta di similitudine, nella ma non si sofferma a spiegare in che mo- quale paragona il frutto del concepimento do le due si uniscano per concorrere al- al latte cagliato. In II 739b21-27, infatti, l’accrescimento del feto, né specifica se il egli scrive: contributo del seme maschile si mantenga La secrezione uterina della femmina ac- costante per tutta la gestazione o cessi in quista consistenza per effetto dello sperma un determinato momento del processo. maschile, che svolge un’azione simile a Egli si limita a dire che l’anima nutritiva è quella del caglio sul latte. Il caglio in ef- contenuta in potenza nel seme maschile e fetti è latte provvisto di calore vitale e che, una volta avvenuto il concepimento, questo riunisce e fa coagulare le parti si- questa si trasforma in atto. Lo stesso av- mili, e così allo sperma capita lo stesso viene per quel che riguarda un’altra facol- con la natura del mestruo, perché la natu- tà presente nel seme maschile e che, que- ra del latte e del mestruo è la medesima. sta volta, appartiene unicamente al genito- Quest’ultima affermazione aristotelica ri- re maschio. Si tratta di quella che Aristo- guardo all’identità di natura del mestruo e tele chiama «anima percettiva», vale a dire del latte (sulla quale torneremo più avanti) quella facoltà dell’anima che è responsa- racchiude il principio fondamentale sul bile del fatto che gli animali sono dotati di quale Aristotele si basa per spiegare l’ac- percezione. L’anima percettiva è presente crescimento del feto all’interno dell’utero solo nel liquido seminale maschile ed è materno. Una volta avvenuto il concepi- solo da esso che il feto la può ricevere. Su mento, il contributo diretto del genitore questo tipo di concezione si fondano due maschio è terminato. Si parla di contributo importanti concetti della teoria biologica «diretto» poiché, di fatto, il seme maschile aristotelica: la superiorità del maschio nel- continua a contribuire all’accrescimento la scala naturale degli esseri viventi (di cui del feto anche durante la gestazione: una si è già discusso) e il principale motivo volta terminato l’accoppiamento (durante per cui una femmina non è in grado di ge- il quale il maschio rilascia fisicamente il nerare da sola. Per quel che riguarda que- seme all’interno del corpo della femmina) st’ultimo concetto, è illuminante quanto e avvenuto il concepimento (reso possibile Aristotele scrive in II, 740b6-17: dall’azione del principio del mutamento Eppure ci si potrebbe chiedere per quale presente nel seme maschile), entrano per causa: dal momento che la femmina pos- così dire in funzione altri elementi rila- siede la stessa anima (12) e il residuo sciati dallo sperma nell’utero della femmi- femminile costituisce la materia, perché la na. All’interno del seme maschile, infatti, femmina ha bisogno del maschio e non è presente anche quella che Aristotele può generare da sé? La causa è che l’ani- chiama «anima nutritiva», vale a dire male differisce dalla pianta per la perce- quella facoltà dell’anima che permette al zione, e non è possibile che vi sia un viso feto di nutrirsi durante l’accrescimento. o una mano o della carne o qualsiasi altra L’anima nutritiva, a dire il vero, è presente parte che non contenga la facoltà percetti- anche nella femmina, ma pare che il filo- va dell’anima, in potenza o in atto, con o sofo intenda affermare che è necessario senza qualificazione. Si tratterà altrimenti che vi siano entambe (quella contenuta nel di un morto o di una parte di un morto. Se seme maschile e quella contenuta nel se- dunque è il maschio che produce questa 365 facoltà dell’anima, quando la femmina e Aristotele non lo pensa affatto, anche per- il maschio hanno esistenze autonome è ché (come si è già detto) egli rifiuta la teo- impossibile che la femmina generi da sé ria di Alcmeone che, già cinquant’anni un animale, perché la facoltà di cui si è prima, lo aveva riconosciuto come sede parlato costituisce lo stesso esser ma- delle sensazioni. Il cervello è, secondo il schio. filosofo, una delle parti del corpo dell’ani- Durante l’accrescimento del feto, dunque, male la cui formazione avviene subito do- anche l’anima percettiva (oltre a quella po quella del cuore. E questo non avviene nutritiva) rilasciata ancora in potenza dal per caso: il cuore sprigiona per natura una seme maschile, si trasforma in atto. quantità di calore molto elevata, e il cer- Ciò che avviene all’interno del corpo della vello avrebbe la funzione di portare un femmina, e come essa contribuisca alla giusto equilibrio termico all’interno del crescita del feto, costituisce un aspetto ul- corpo dell’animale. La natura del cervello, teriore del problema al quale Aristotele ci dice Aristotele, è decisamente fredda, e tenta di dare una spiegazione. La femmina, questo troverebbe conferma nella consi- a differenza del maschio, continua a contri- stenza stessa dell’organo, che risulta molle buire fisicamente all’accrescimento del fe- e acquoso. L’equilibrio termico sarebbe ri- to trasformando il residuo sanguigno (che stabilito dall’umidità contenuta nel cervel- ormai non serve più al concepimento, poi- lo, la cui funzione sarebbe quindi quella di ché questo è già avvenuto) in nutrimento. compensare l’eccessivo calore sprigionato Questa convoglierà ora tutto il residuo dal cuore. sanguigno all’interno dell’embrione, affin- Una volta comparso il cervello, si forma- ché esso possa crescere e trasformarsi. no tutti gli organi della parte superiore del (13) È necessario, infatti, che ora abbia corpo; quelli della parte inferiore si for- inizio la formazione delle diverse parti merebbero in un momento successivo. Co- dell’animale. A questo punto la teoria ari- me si è detto, durante tutto il periodo della stotelica incorre in uno degli errori più formazione il feto trae il proprio nutri- gravi, poiché il filosofo mostra di sba- mento dal residuo sanguigno materno. gliarsi sulla natura del cervello. In genera- Ogni organo segue il suo naturale percor- le, infatti, egli afferma che il primo organo so di crescita, che risulta essere più lento a formarsi nell’embrione è il cuore. Il mo- per quelli della parte superiore e più velo- tivo (per quanto Aristotele sia stato espli- ce per quelli della parte inferiore del cor- cito a riguardo) lo si può facilmente intui- po. Via, via che il processo di crescita pro- re: poiché tutto parte dal seme, e poiché il cede, si ha un cambiamento del percorso seme non è altro che il residuo dell’ali- del residuo sanguigno della madre. Aristo- mento ultimo, e cioè il sangue, è logico tele pare sostenere che la maggior quantità che per primo si formi quell’organo che di energia (e quindi di residuo sanguigno) permette al sangue di raggiungere tutte le venga impiegata nelle prime fasi di cresci- parti del corpo dell’animale, affinché esse, ta degli organi, mentre essa va scemando traendone nutrimento, si accrescano e si in quelle finali. Un motivo di ciò potrebbe sviluppino. Ora, poiché tutte le facoltà essere che gli organi, nella fase iniziale, presenti in potenza nel seme provengono devono essere sottoposti a una trasforma- in realtà dal sangue (essendo il seme un zione maggiore rispetto a quella delle fasi residuo sanguigno), il cuore non può che finali; di conseguenza, all’inizio il residuo essere la sede di queste facoltà. Si è detto materno verrà impiegato interamente per che tra le facoltà contenute in potenza nel la crescita del feto, mentre alla fine ne sa- seme maschile vi è anche quella percetti- rà necessaria solo una parte. Ciò che, del va, perciò il cuore è senza dubbio, per Ari- residuo materno, rimane inutilizzato, va a stotele, la sede della percezione. Che que- depositarsi altrove, per essere utilizzato sta caratteristica appartenga al cervello per il nutrimento del feto una volta che sia 366 stato partorito. È a questo punto che l’i- che l’aristotelismo debba essere pensato in termi- dentità di natura del mestruo e del latte ni di sviluppo. Hamelin, diversamente, sostiene viene spiegata. Poiché il prodotto del con- che non sia utile cercare di ricostruire la cronolo- cepimento avrà bisogno di essere nutrito gia delle opere del filosofo, poiché il pensiero fi- anche una volta fuori dal corpo della ma- losofico aristotelico, a suo avviso, è da conside- rarsi statico e privo di ogni tipo di evoluzione. dre, negli ultimi mesi di gravidanza il resi- (3) L’importanza del brano è stata riconosciuta duo sanguigno andrà a depositarsi nelle anche da GEYMONAT, che lo cita quasi per intero mammelle per trasformarsi in latte. La na- (cit, p. 235). In questo contesto ho ritenuto op- tura, osserva Aristotele, ha predisposto portuno avvalermi di un’altra traduzione dell’o- questa parte del corpo feminile proprio pera aristotelica (M. VEGETTI, D. LANZA, De Ge- per questo fine. È la stessa osservazione neratione Animalium in Aristotele-Opere, vol. 5, del tessuto delle mammelle, del loro com- Editori Laterza, 1984), poiché a mio avviso mag- portamento durante la fase di crescita del- giormente vicina al testo greco. la femmina e della trasformazione che es- (4) W.D. ROSS, Aristotele, Feltrinelli Editore, Mi- se subiscono durante la gestazione che ci lano, 1982; M. VEGETTI, Biologia, in: Aristotele, a cura di E. BERTI, Editori Laterza, Roma-Bari, permette di capirlo. Il tessuto che forma 1997, pp.173-198.; L. GEYMONAT,cit., p.235. questa parte del corpo femminile si pre- (5) Cit., p.236. senta spugnoso e particolarmente elastico, (6) W. D. ROSS, cit., p.115. adatto a riempirsi di latte quando un’even- (7) Si confronti a questo proposito II, 1, 732b15- tuale gravidanza lo rende necessario. L’os- 19: Si hanno dunque numerose sovrapposizioni servazione permette di cogliere questa tra i generi, perché né tutti i bipedi sono vivipari particolare caratteristica delle mammelle: (gli uccelli sono infatti ovipari), né tutti ovipari durante la fase dello sviluppo del corpo (l’uomo è viviparo), né tutti i quadrupedi sono femminile, e cioè quando la femmina di- ovipari (il cavallo, il bue e moltissimi altri sono venta in grado di generare, le mammelle si vivipari), né tutti vivipari (le lucertole, i cocco- drilli e molti altri sono ovipari). predispongono a quello che sarà il loro (8) È importante sottolineare che quando Aristo- compito accrescendosi nelle dimensioni e tele parla di «seme» non intende riferirsi unica- sollevandosi verso l’alto. Questo processo mente allo sperma, ma vuole indicare in senso non è altro che il frutto dello sviluppo del più generale il residuo sanguigno presente sia nel tessuto spugnoso di cui risultano compo- maschio che nella femmina. ste, e che ormai è giunto al termine. A (9) Vale a dire l’accoppiamento con un cavallo. questo punto le mammelle sono pronte ad (10) Per la verità, Aristotele non fornisce, all’in- accogliere il latte materno nelle ultime fasi terno dell’opera, una spiegazione del tutto esau- della gestazione. riente del ciclo mestruale: egli compie varie af- fermazioni al riguardo (come il fatto che esso è in stretta correlazione con le fasi lunari; che è una depurazione che si presenta in un dato momento NOTE dello sviluppo del corpo e scompare nella vec- chiaia), ma non si sofferma a spiegare cosa esat- (1) L. GEYMONAT, Storia del pensiero filosofico e tamente avvenga all’interno del corpo femminile scientifico, Garzanti Editore, 1988, volume nel momento del concepimento. In altre parole 1,p.236. Aristotele non dice esplicitamente che cosa acca- Per quanto concerne la trattazione dei concetti in- da nella fase durante la quale il residuo sangui- troduttivi riguardanti il carattere e l’importanza gno si trasforma in feto. Il motivo di questo «sal- delle opere biologiche di Aristotele ho ritenuto to» nel resoconto delle ricerche di Aristotele è a opportuno valermi soprattutto dell’esposizione di dir poco evidente: egli non poteva disporre di Geymonat, alla quale mi sono tenuta volutamente mezzi scientifici che gli consentissero di analiz- vicina poiché particolarmente chiara ed esaustiva. zare il processo dell’ovulazione. (2) Non è possibile stabilire la cronologia delle (11) Aristotele paragona i cosiddetti «muletti» opere aristoteliche. La collocazione delle opere agli «ultimi nati» nei porci e ai Pigmei nell’uomo. biologiche di Aristotele alla fine del suo percorso (12) Vale a dire l’anima nutritiva. filosofico segue la teoria di Jaeger, il quale ritiene (13) In questo modo Aristotele spiega anche la 367

Atti del III Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria Lastra a Signa (FI) 23-24 Settembre 2000 IL MULOMEDICINA DI TEODORICO DA CERVIA STEFANO ARIETI

SUMMARY

THE MULOMEDICINA OF TEODORICO FROM CERVIA

Teodorico Borgognoni , born in Lucca in 1205, was trained in medicine by his father Ugo, a well-known surgeon. After joining the Dominican Order, he became bishop of Bitonto, then Cervia. Author of a famous treatise on surgery, in which he introduced simple treatments of wounds and the «somnifacient sponge», which was used to administer narcotics to patients before surgery, he should also be remembered as author of work on veterinary medicine. He wrote a De cura accipitrum and Mulomedicina. Some authors do not think the latter was an original work, and contend that he copied from Giordano Ruffo's De medicina equorum and Vegezio's Mulomedicina. It is probable, however, that the Mulomedicina should not be attributed to Teodorico but to his father Ugo. In this case, it would have been Vegezio who was inspired by Teodorico's treatise rather than vice versa. The principal features of the work are outlined here, and the author hopes that a critical edition with italian translation will become available.

È noto come tra i grandi maestri della ca que est iuxta pulpitum majus ante fa- Scuola Medica bolognese vada annovera- ciem ecclesie et justa cratem ferream, et to quel Teodorico dei Borgognoni, nato, finiuntur (sic) in angulo post fenestram probabilmente a Lucca intorno al 1205, altaris sancte Katerine, sunt haec. Prima quando suo padre Ugo, insigne rappre- domini Ugonis medici de Luca, patris sentante della chirurgia lucchese, era an- episcopi cerviensis, de cappella Sancte cora nella città toscana. Marie de Muratellis (1). In esso Ugo è Teodorico, era l’ultimo di quattro figli: inequivocabilmente identificato come «il due fratelli (Veltro e Francesco) esercita- padre del vescovo di Cervia»: si pone, co- rono, parimenti, la professione medica, sì, fine a tutta una serie di studi che nega- mentre il primogenito Uberto entrò in un vano questa paternità. (2). ordine religioso. Non si sa quando il pa- Teodorico fu allievo del padre fin dalla dre Ugo si trasferisse a Bologna, ma nella più giovane età, tanto che più tardi, nella Cyrurgia Magna di Bruno da Longobuc- prefazione alla Cyrurgia dedicata al ve- co terminata nel 1258 è ricordato che Ugo scovo Albalate, scrisse quia vero modico trent’otto anni prima, cioè nel 1214, era valde tempore fui cum domine Hugone celeberrimo professore a Bologna. Qual- praedicto, neque vedere neque compre- che anno dopo, 1219, fu all’assedio di hendere, neque discere ad plenum potui Damietta. La scarsità di documenti non ci ex-pertissimas curas eius (3). È probabile permettono di ricostruire la sua biografia; che avesse acquisito la licentia practican- intorno al 1258 morì e venne sepolto nel di prima del suo ingresso nell’Ordine. In- Convento di San Domenico, non nel cimi- fatti si è in un’epoca nella quale ancora tero dei religiosi, ma in quello riservato ai non sono stato fissate, almeno in Bolo- laici, come attesta il Libro delle Sepoltu- gna, né i curricula, nè le modalità per re: sepulture tercie linee que sunt juxta l’accertamento delle conoscenze necessa- murum ex latera ecclesie, et incipiunt ad rie a svolgere l’ esercizio della medicina. sepolturam domini Ugonis medici de Lu- Solo, infatti, alla fine del XIII secolo si 369 repertano le prime tracce dell’attività dei Ancora irrisolta rimane la questione sulla Collegi Dottorali e con essi degli esami priorità fra la Cyrurgia Magna di Bruno necessari all’abilitazione: ancora negli da Longobucco, ultimata a Padova nel Statuti bolognesi del 1250-1265 non si fa 1252 e la Cyrurgia di Teodorico una cui menzioni di essi (4). Quindi nulla vieta di prima versione era già disponibile nel supporre che Teodorico, già medico, sia 1248, ma il cui testo definitivo fu pronto entrato in convento, divenendo sacerdote solo nel 1267 Di certo entrambe le opere e, successivamente, anche penitenziere, sono tributarie della Chirurgia di Albuca- del pontefice, come risulta dal proemio sis, del Canone di Avicenna, del Conti- della Cyrurgia: dudum Pater clarissime, nens di Rhazes, del Metodo terapeutico di Romae pariter existens me vestrum tunc Galeno, nella parafrasi di Costantino l’A- temporis capellanum et poenitentatiorum fricano, sebbene sia Teodorico che Bruno domini Papae affectuose rogasti... (5). In- siano tutt’altro che acritici nei confronti nocenzo IV lo elevò alla porpora vescovi- delle fonti (7). le, conferendogli la cattedra di Bitonto: di Teodorico deve essere, anche, ricordato fatto non risiederà mai nella cittadina pu- come l’autore di altre opere: il De subli- gliese, confermando un costume che verrà matione arsenici e il De aluminibus et sa- meno solo con il Concilio di Trento. A libus ad argomento alchemico, il De cura Lucca, infatti, furono indirizzate le lettere accipitrum, trattato di falconeria, il Mulo- di Clemente IV, nelle quali il Pontefice medicina o De Medicina equorum, e vari esortava Teodorico a interporre i suoi sermoni. buoni uffici affinché i suoi concittadini si Il De cura accipitrum si inquadra in quel schierassero contro Manfredi suo nemico. rinnovato interesse per gli studi di falco- Lo stesso Clemente IV lo nominò verso il neria che il De arte venandi cum avibus 1266 vescovo di Cervia, assegnandogli di Federico II aveva suscitato e che Teo- alcune rendite provenienti dalle saline. dorico certamente colse, anche nei suoi Questo evento gli diede l’opportunità di brevi soggiorni a Bitonto. L’opera, però, trasferirsi a Bologna, dove morrà nel non si discosta dalla precedente tradizio- 1298 lasciando, fra l’altro, eredi delle sue ne,occupandosi solo della cura degli uc- cospicue fortune non solo il Convento di celli malati, e non presta attenzione alle San Domenico, ma anche le Chiese di questioni (specie di morfologia e di etolo- Cervia e Lucca (6). gia) che Federico II affronta nel suo trat- La sua più celebre opera, Cyrurgia, frutto tato ritenendo insufficenter compositos in gran parte dell’esperienza paterna, è quello sino ad allora scritto (8). stata ampiamente esaminata da vari auto- Veniamo ora alla Mulomedicina, pervenu- ri, che ne hanno messo a fuoco gli aspetti ta attraverso una versione latina, attestata innovativi, in particolare la medicazione in otto codici e una provenzale, sunto del- semplice delle ferite, per le quali non era la precedente (9). Allo stato attuale delle necessaria la formazione del pus e l’intro- ricerche non è possibile, ancora, stabilire duzione della spongia somnifera, spugna se al pari della Cyrurgia, la Mulomedici- imbevuta di narcotici (oppio, giusquiamo, na sia frutto dell’esperienza del padre mandragora, ecc.), che venivano fatte es- Ugo oppure prodotto originale di Teodo- siccare. In caso di necessità la spugna era rico, che ebbe, certamente modo di cono- posta in acqua calda per un’ora e succes- scere, a Bitonto, il De medicina equorum sivamente applicata al naso del paziente, di Giordano Ruffo (10). Giovan Battista che respirando profondamente si addor- Ercolani ritenne l’opera di Teodorico un mentava sotto l’effetto ipnotico delle so- centone del trattato di Ruffo e del Mulo- stanze contenute: si otteneva in questa medicina di Vegezio (11). E’ possibile, maniera una specie di anestesia con note- però, che l’utilizzo di ampie parti di Vege- vole riduzione del dolore. zio (12), sia avvenuto del tutto inconscia- 370 mente circolando a quel tempo il testo di nacis (entropion), la soffusio (cataratta), Vegezio in forma anonima e quindi non che viene assimilata a quella dell’uomo, attribuibile. Per quanto riguarda, invece, presentando le medesime caratteristiche. la dipendenza da Ruffo se si avanza l’ipo- Scarse le conoscenze sull’anatomia car- tesi che il Mulomedicina non sia opera di diaca: Teodorico al pari di Ruffo cita so- Teodorico, ma bensì del padre Ugo, allora lamente quest’organo, mentre nella infla- tutte le considerazioni avanzate sino ad cio coli (tromboflebite della giugulare) oggi sul fatto che il Mulomedicina abbia distingue una forma semplice da una sup- ampiamente attinto anche al trattato di purata prescrivendo differenti terapie; ben Ruffo sarebbero da riconsiderarsi e sem- conosciute, anche, le linfoghiandole a mai Ruffo, maniscalco e non chirurgo, si causa della morva che ne determina una sarebbe riferito ad una versione del Mulo- notevole flogosi e, quindi, il facile ap- medicina, conosciuta nei soggiorni a Bi- prezzamento. tonto di Teodorico e che, successivamen- Approfondite risultano essere le nozioni te, lo stesso Teodorico, considerato l’inte- su alcune malattie infettive, la cui tra- ressa per la mascalcia, avrebbe diffuso smissione, nota Teodorico, è favorita dal- sotto il suo nome e non sotto quello di la coabitazione associata ad una particola- suo padre. re forma degli umori. Ricorda, anche, la Altra fonte del Mulomedicina risultano i scabbia della coda (fluxus pilorum) con i trattati di Ippocrate indiano, tradotti in la- suoi aspetti patognomonici: prurito, alo- tino da Mosè da Palermo, che, come già pecia, aspetto scomposto del crine. Per dimostrato, sarebbe vissuto non alla corte evitare il contagio consiglia : illum sepa- di Carlo d’Angiò, ma a quella di Ruggero rabis a ceteris ne contagionem proximis II, quindi all’incirca un secolo prima a infera (14). metà del XII (13). In terapia bandita ogni considerazione Il De medicina equorum è diviso in tre astrologica o magica, non adotta provvedi- parti: in ogni capitolo si affronta una de- menti diversi da quelli ammessi in medici- terminata affezione morbosa secondo il na umana (clisteri, decotti, impiastri, classico schema: sintomi, etiologia, tera- ecc.); la posologia risulta essere estrema- pia sia di tipo medico che chirurgico. mente sommaria sebbene Teodorico a dif- Le nozioni di anatomia presenti sono fi- ferenza di Rufo (ma non dimentichiamoci nalizzate all’interesse clinico che l’organo che Teodorico era un medico, mentre Ruf- malato pone e mai fini a se stesse. In par- fo un maniscalco) indichi per ogni ricetta ticolare, riconoscendo alcune affezioni pesi e misure e ricorra ad una più ricca va- del cavo orale e delle ghiandole salivari rietà di semplici. Come in chirurgia uma- annesse, Teodorico non solo descrive al- na aveva proposto la spongia somnifera al cuni tipi di glossite, ma precisa, meglio fine di evitare il più possibile il dolore, co- dei precedenti autori, la morfologia dello sì in chirurgia veterinaria suggerisce in stesso e distingue i denti, probabilmente equo furibondo per operari secure et, ipso gli incisi, dagli scaillones (canini), che sa non senciente somministrare due vel tres mancare in certe razze, dalle planae, (pre- seminis jusquiami cum annona. In tal mo- molari). Nel massiccio facciale apprezza do per totam diem non sentiet, ymmo vide- pure le vivolae, che si debbono identifica- bitur, quasi mortuus (15). re con i gangli paratiroidei. Anche le ma- Concludendo al di là dell’interesse speci- lattie degli occhi ricevono una particolare fico che questo trattato ha per la storia attenzione e vengono trattate la debilitatis della medicina veterinaria, due considera- visus, il reuma o lacrimae oculorum (con- zioni si possono trarre dalla sua lettura: la giuntivite), il pannus (cheratite congesti- prima, relativa alla filiazione diretta con zia), l’albedo (cheratite traumatica), l’y- l’ippiatria greco-romana senza l’interme- poconasis oculorum (irido-ciclite), la tri- diazione araba, ci suggerisce come queste 371 opere possano rappresentare un’ulteriore (6) cfr. D. GIORDANO, Ancora sull’identità di prova a sostegno della tesi, recentemente Teodorico o Tederico..., cit., p.197 con l’impu- avanzate da studiosi di storia bizantina, gnazione del testamento che fece il suo succes- che i testi classici possano essere stati co- sore nell’episcopato di Cervia, Antonio dell’Or- nosciuti nell’Occidente latino, anche pri- dine de Minori. (7) M.Mc VAUGH, Stategie terapeutiche: la Chi- ma delle traduzioni del XII/XIII secolo, rurgia, in Storia del pensiero medico occidenta- rivalutando così il ruolo di Bisanzio nella le:antichità e medioevo, a cura di M.D.GRMEK, salvaguardia e nella trasmissione della Bari, 1993, p.383 cultura antica. La seconda ci consiglia di (8) cfr. B.van DEN ABEELE, Il «De arte venandi approfondire ulteriormente l’esame di cum avibus» e i trattati latini di falconeria, in questa e di altre opere di ippiatria al fine AA.VV., Federico II e le scienze, Palermo, 1994, di valutare quanto, nella sua evoluzione, pp. 395- 409 la medicina umana abbia mutuato da (9) I codici sono: quella veterinaria o di quanto quest’ulti- in latino: ma sia tributaria della prima. Milano, Biblioteca Ambrosiana, ms. 8,91sup., ff. 79-107v Considerando, infine, che fra qualche an- Modena, Biblioteca Estense, ms. lat.637 no, nel 2005, ricorrerà l’VIII centenario Parigi, Bibliothèque Nationale, ms.lat 548, ff. della nascita di Teodorico è auspicabile 1-21v (incompleto) che si intraprenda un’accurata collazione Vaticano, Biblioteca Apostolica, ms. dei manoscritti di tutte le sue opere per Reg.Lat.1010, ff. 247-297v. giungere a dar vita ad un’edizione critica e Venezia , Biblioteca Marciana, ms. VII, 24 a una loro traduzione italiana in quanto per (XV,1), ff.1-51 la Cyrurgia ve ne è , già, una in inglese e Venezia, Biblioteca Marciana, ms. VII, 25 per la Mulomedicina una in tedesco (16). (XV,2), ff. 1-30 Vienna, Nationalbibliothek, ms. 2414, ff.1-32v in provenzale: Aurillac, Arch.Communales, ms. AA4, ff.1-39 NOTE Paris, Bibliothèque Nationale, ms. 11151, ff.29-31 (incompleto) (1) cit. da D. GIORDANO, Ancora sull’identità di D. TROLLI in Studi su antichi trattati di veterina- Teodorico o Tederico autore della Chirurgia,fi- ria (Parma 1990) ne ricorda anche uno in volga- lias principis, con Teodorico, figlio di Ugone, re: Parma, Biblioteca Palatina, ms. 181. vescovo di Cervia, e prima di Bitonto, in Scritti e (10) J.L. GAULIN, Giordano Ruffo e l’arte veteri- Discorsi pertinenti alla storia della medicina e naria, in AA.VV., Federico II e le scienze, Paler- argomenti diversi, Milano, 1930 p. 196 (già in mo, 1994, pp. 424 - 435, in part. p. 427. Rivista di Storia delle Scienze Mediche e Natu- (11) G.B. ERCOLANI, Ricerche analitiche sugli rali, anno XXI, serie IV, 1930) scrittori di veterinaria, Torino, 1851, pp. (2) cfr. sull’argomento: D. GIORDANO, Sulla pa- (12) cfr. D. TROLLI, op.cit., p.63. Le parti copia- tria e sulla chirurgia di Frate Teodorico, in te risulterebbero il Proemio, cap. 1°, 15,16,18; Scritti e Discorsi pertinenti alla storia della me- cap.2°, 4, 7, 8, 19, 20, 21, 22, 29, 41, 42, 52; dicina e argomenti diversi, Milano, 1930, cap.3°, 4, 5, 8, 9,10, 28, 30, 31, 32, 33. pp.181-195 (già in Rivista di Storia delle Scien- (13) cfr. S. ARIETI, Mose’ da Palermo e le tradu- ze Mediche e Naturali, anno XXI, serie IV, zioni dei trattati di mascalcia di Ippocrate India- 1930); Idem, Ancora sull’identità di Teodorico o no, in Gli Ebrei in Sicilia dal tardoantico al me- Tederico..., cit.; L. MÜNSTER, Fra Teodorico (Te- dioevo. Studi in onore di mons. Benedetto Rocco, derico) Borgognoni O.P., Bologna, 1931, pp.24 . a cura di N. BUCARIA, Palermo, Flaccovio edito- (3) cfr. L. MÜNSTER, Fra Teodorico..., cit., p. 9. re, 1998, pp.55-63. La TROLLI, op.cit., invece ac- (4) cfr. M. MARAGI, Dalle Scuole private alla coglie la tesi che le traduzioni di Mosè siano av- Universitas Artistaturum, in R.A.BERNABEO , G. venute intorno al 1270-78 e che quindi il Mulo- D’ANTUONO, La Scuola Medica di Bologna, medicina sia stato scritto da Teodorico in tarda vol.1°, Bologna, 1988, pp. 29-46 età. Peraltro questa datazione non inficia l’ipote- (5) cit. da L. MÜNSTER, Fra Teodorico..., cit., si che il Mulomedicina possa essere un’opera at- p. 10. tribuibile al padre di Teodorico, Ugo, in quanto 372 prima di una sua più capillare diffusione, è ipo- (Fermo, 24- 26 aprile 1959), Fermo, s.d., tizzabile che Teodorico abbia voluto completar- pp.105-110. la, riferendosi a nuove fonti. (16) TEODORICO DEI BORGOGNONI, Chirurgia, (14) cfr. per un primo approccio a tutta la patolo- ed.by, voll.2, New York 1955-60; E. DOLZ, Die gia esaminata da Teodorico:Y. POLLE DRIEUX, Pferdeheilkunde des Bischofs Theodoric von L’hippiatrie dans l’Occident latin du XIIIe au Cervia, Abhandlung I, Berlin, 1937, veter. inaug XVe siécle, in G. BAUJOUAN e coll., Médecine hu- dissert. n.1734; G. KLUETZ, Die Pferdeheilkunde maine et veterinaire à la fin du moyen âge, Gé- des Bischofs Theodoric von Cervia, Abhandlung neve , 1966, pp. 1-168, in part. pp.75-112 II, Berlin, 1936, vet. inaug. dissert. n.1722; M. (15) M. PANTALEONI, R. A. BERNABEO, L’aneste- HEINEMEYER, Die Pferdeheilkunde des Bischofs sia nelle opere chirurgiche del millequattrocento Theodoric von Cervia, Abhandlung III, Berlin, e millecinquecento, Atti della III Tornata per gli 1937, vet.inaug. dissert. n. 1743. Per le citazioni Studi Storici dell’Arte Medica e della Scienza latine mi sono servito di queste versioni.

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GLI AUTORI

FLAMINIO ADDIS Professore ordinario di Clinica Chirurgica Veterinaria, Università di Milano.

MARIANO ALEANDRI Già direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana.

CECILIA ANGELETTI Bibliotecaria alla Biblioteca Nazionale Braidense, Milano.

ELISA ANTI Dottore di ricerca in Agiografia, Università di Verona.

PAOLO ANTONETTI Medico veterinario, dirigente 1° livello A.U.L.S.S. 12 Veneziana.

STEFANO ARIETI Professore a contratto di Storia della Medicina, Dipartimento di Medicina e Sanità Pub- blica, Università di Bologna.

FAUSTO BARBAGLI Curatore delle Collezioni zoologiche del Museo di Storia Naturale, Centro Interdiparti- mentale Servizi «Musei Universitari», Università di Pavia.

GIORGIO BATTELLI Professore ordinario di Malattie parassitarie, Università di Bologna.

PAOLO BERARDINELLI Professore associato di Anatomia degli Animali Domestici, Università di Teramo.

GIUSEPPE BOLOGNI Medico chirurgo, cultore di storia sanitaria, Prato.

GIULIA BOMPADRE AVONI Dottoranda di ricerca, Dipartimento di Morfofisiologia Veterinaria e Produzioni Anima- li, Università di Bologna.

RENATA BORRONI Centro di collaborazione OMS/FAO per la Sanità Pubblica veterinaria, Roma.

SILVANA BOSCHI Coordinatore della Biblioteca della Facoltà di Medicina Veterinaria, Università di Milano.

ATTILIO BOSTICCO Professore emerito di Zootecnia Speciale, Università di Torino.

JOHARA BREDA Dipartimento di Filosofia, Università di Firenze.

LIA BRUNORi Storica dell’arte, Firenze. 375 EMILIO CALLEGARI Professore ordinario di Anatomia degli Animali Domestici, Università di Bologna.

LINA CANANZI Docente di materie letterarie, perfezionata in Storia della Medicina presso l’Università di Messina

LUIGI CIAMPI Già responsabile dell’Unità operativa di veterinaria 10/G, provincia di Firenze.

LUCA CIANTI Medico veterinario coordinatore sistema di autocontrollo dei servizi di ristorazione del- l’A.S.L 10 di Firenze.

BRUNO COZZI Professore straordinario di Anatomia degli Animali Domestici, Università di Padova.

FRANCESCO CRISTOFORI Professore ordinario di Clinica Ostetrica e Ginecologica Veterinaria, Università di Torino.

MATTEO DEL NOBILE Laureando in Medicina Veterinaria, Università di Bologna.

MARCO FERRO Borsista della Fondazione Luigi Firpo di Torino e dottorando di ricerca in Storia mo- derna all’École des Hautes Études en Sciences Sociales (Parigi).

DIEGO FONDA Professore associato di Anestesiologia Veterinaria, Università di Milano.

MARCO GALLONI Professore associato di Anatomia Veterinaria Sistematica e Comparata, Università di Torino.

LAURA GASCO Ricercatore, Dipartimento di scienze Zootecniche, Università di Torino.

VIRGILIO GIORMANI Già professore associato di Chimica degli Eterocicli, Università di Padova.

GIOVANNI GRAGLIA Colonnello Veterinario s.p.e., Capo Ufficio Veterinario e Direttore di Veterinaria della Regione Militare Centro, Firenze.

ALBERTO GRANDI Collaboratore di Ricerca, Dipartimento di Storia economica, Università di Parma.

ELISABETTA LASAGNA Collaboratrice Centro di collaborazione OMS/FAO per la Sanità Pubblica Veterinaria, Laboratorio di Parassitologia, Istituto Superiore di Sanità, Roma. 376 GIOVANNA LAZZI Direttrice Biblioteca Riccardiana, Firenze.

MARCO LEONARDI Servizio Emergenza Sanitaria del Dipartimento della Protezione Civile, Roma.

GAETANO LIUZZO Medico veterinario, libero professionista, Correggio (RE).

MARIA LUISA LUCCHI Professore ordinario di Istologia ed Embriologia generale e speciale veterinaria, Uni- versità di Bologna.

CARMELO MADDALONI Già direttore della Sezione di Bergamo dell’Istituto Zooprofilattico di Lombardia ed Emilia.

ADRIANO MANTOVANI Direttore Centro di Collaborazione OMS/FAO per la Sanità Pubblica Veterinaria, Labo- ratorio di Parassitologia, Istituto Superiore di Sanità, Roma

ROMANO MARABELLI Direttore generale Dipartimento degli Alimenti, della Nutrizione e della Sanità Pubbli- ca Veterinaria, Ministero della Sanità, Roma.

MARIO MARCHISIO Capitano, dirigente veterinario Centro addestramento paracadutisti, Pisa.

ALESSANDRA MARTELLI Ricercatore, Dipartimento di Strutture, Funzioni e Patologie Animali e Biotecnologie, Università di Teramo.

ANGELA MOCCIA Collaboratore della Biblioteca della Facoltà di Medicina Veterinaria, Università di Milano.

GIANCARLO NERVI Medico veterinario, dirigente 1° livello A.S.L.20, Alessandria.

PAOLA NICOLOSI Collaboratore tecnico, Museo di Zoologia, Università di Padova.

PIA PETRUCCI Dottore di ricerca in storia della scienza, Roma.

GIUSEPPINA PICCOLO Collaboratore della Biblioteca della Facoltà di Medicina Veterinaria, Università di Milano.

FRANCESCO PIERETTI Dipartimento di Farmacologia, Chemioterapia e Tossicologia medica, Università di Mi- lano.

VEZIO PUCCINI Professore ordinario di Malattie Parassitarie degli Animali Domestici, Università di Bari. 377 ANTONIO PUGLIESE Professore ordinario di Terapia Medica Veterinaria, Università di Messina

MICHELA PUGLIESE Studentessa di Medicina Veterinaria, Università di Messina

ALDO ROMAGNOLI Già professore ordinario di Clinica Medica Veterinaria, Università di Pisa.

STEFANO ROMAGNOLI Professore straordinario di Ostetricia Veterinaria, Università di Padova.

RAFFAELE RONCALLI AMICI Storico della American Association of Veterinary Parasitologists; già presidente della American Veterinary Medical History Society, Milltown, New Jersey, USA.

CLEMENTINA ROVATI Direttrice del Museo di storia naturale, Centro Interdipartimentale Servizi «Musei Uni- versitari», Università di Pavia.

ANTONIO SANTORO, Brigadier Generale Medico s.p.e.,Capo del Sevizio Sanità/Veteri nario e Direttore di Sanità della Regione Militare Centro, Firenze.

VINCENZO SCISCIO Medico veterinario, dirigente 1° livello A.S.L. 20, Alessandria.

ALBERTO SILVESTRI Medico veterinario, già docente nella Scuola di specializzazione in diritto e legislazio- ne veterinaria dell’Università di Milano.

FERDINANDO TRENTI Professore ordinario di Radiologia veterinaria e medicina nucleare, Università di Bolo- gna.

GABRIELLA TRUCCHI Professore ordinario di Anestesiologia Veterinaria, Università di Torino.

MARGHERITA TURCHETTO Professore associato di Zoologia, Dipartimento di Biologia, Università di Padova.

ALBA VEGGETTI Professore ordinario di Anatomia Veterinaria Sistematica e Comparata, Università di Bologna.

CARLO VIOLANI Ricercatore, Dipartimento di Biologia Animale, Università di Pavia.

ADRIANA VOLPINI Coordinatore del Servizio Emergenza Sanitaria, Dipartimento di Protezione Civile, Roma.

IVO ZOCCARATO Professore associato di Zootecnia Speciale, Università di Torino. 378 APPENDICE

COMANDO MILITARE CENTRO BRIGATA PARACADUTISTI FOLGORE Comando Servizio Sanità e Veterinaria «…come folgore dal cielo»

CATALOGO DELLA MOSTRA UNIFORMI E CIMELI DEL CORPO VETERINARIO MILITARE

MANICHINI (museo B. Par. FOLGORE) Capitano veterinario in Libano Maggiore Veterinario in Kurdistan Maggiore Veterinario in Somalia Capitano Veterinario in Bosnia

UNIFORMI (collezione privata)

1934 - Grande uniforme nera

Vetrinetta contenente 2 berretti da Ufficiale Busto del Colonnello ALESSANDRO CO- veterinario (1926, 1934), un casco colonia- STA, capo del Corpo Veterinario Militare dal le e strumentario chirurgico risalente agli dicembre 1899 al novembre 1913. anni ‘30. 381 1939 - Giacca dell’uniforme di servizio estiva da tenente veterinario

COPRICAPI (collezione privata) 1895 - Berretto da Sottotenente veterinario 1926 - Berretto da Tenente Colonnello veterinario 1934 - Berretto rigido a visiera da Maggiore veterinario 1934 - Casco coloniale da Ufficiale veterinario

CIMELI Cofanetto medicinali uso veterinario Cofanetto medicinali uso veterinario per quadrupedi gassati (mod.1931) Coppia di borse da medicazione per uso veterinario (mod.1932) (Centro Militare Veterinario) Trousse di ferri chirurgici usati da un Ufficiale veterinario in Africa orientale Strumentario chirurgico vario (Collezione privata)

Particolare della mostra con il manichino in Particolare della mostra con il manichino in Uniforme da Capitano Veterinario impiegata Uniforme da Maggiore veterinario impiega- in Bosnia-Erzegovina ta in Somalia nel corso dell’operazione «IBIS» 382 Preparati anatomici con ferrature correttive Sella per Ufficiali di Cavalleria e veterinari Busto del Colonnello ALESSANDRO COSTA, Capo del Servizio Veterinario Militare dal 31/12/1899 al 14/11/1913 Serie di foto risalenti al periodo bellico 1915-18 Album fotografici dei corsi degli Allievi Ufficiali Veterinari di Complemento Quadro con le Medaglie d’Oro del Corpo (Centro Militare Veterinario) Serie di foto con attività veterinarie nelle Missioni Fuori Area Cofani veterinari VET 1, VET 2, VET 3 (museo B. Par. «Folgore»)

TESTI 1827 - L’Art complet du Vètèrinaire et du marèchal ferrant 1840 - Dictionnaire de Mèdecine, de Chirurgie et d’Hygiène Vètèrinaires (Tomi 3) 1855 - Traité de Pathologie gènèrale comparèe des animaux domestiques 1856 - Traité de physiologie comparèe des animaux domestiques 1895 - Corsi degli Allievi Ufficiali Veterinari di complemento fine ‘800 - Sinossi di ali- mentazione 27/6/1938, Nov/Dicem. 1938 - Rivista Militare di Medicina Veterinaria 1939 - Gli animali e la guerra chimica 27/6/1961 - Il Servizio Veterinario Militare nel centenario della sua costituzione 1996 - Rivista Militare di Medicina Veterinaria (Centro Militare Veterinario) 1984 - Il Corpo Veterinario Militare. Storia e Uniformi 1995 - Il volo dell’Ibis (collezione privata) 1996–1999 - Vademecum di carattere veterinario distribuito durante le missioni FOR e SFOR nella Bosnia-Herzegovina (museo B. Par. «Folgore»)

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