DI PALMA

L’ODONOMASTICA DI Origine e significato dei nomi delle vie della città

di Pasquale Gerardo Santella

MICHELANGELO 1915 EDITORE

In memoria di Don Pierino Manfredi, Guido De Pietro, Virginio Ferrara componenti della Commissione Toponomastica che hanno amato la città offrendo la loro professionalità e disponibilità con disinteresse e libertà.

Palma Campania ha finalmente una nuova Toponomastica. Da sindaco non posso non provare una enorme soddisfazione. Questa amministrazione da me guidata ha contribuito a scrive- re una pagina di storia destinata a rimanere nel tempo e a tra- mandarsi alle future generazioni, grazie soprattutto al lavoro, svolto da un’apposita Commissione, da molti anni fermo per lungaggini burocratiche e colpevoli inerzie, con il rischio della dispersione di un significativo “bene culturale immateriale” da salvaguardare e valorizzare. Abbiamo dato seguito all’opera di esperti che, spinti unica- mente dall’amore verso la città, hanno portato a termine una opera di cui questo libro è testimonianza. Al momento di consegnare questo volume alla storia di Palma Campania, rivolgo il mio pensiero all’assessore Elvira Franzese, che ha dato il necessario impulso affinché si sbloc- casse la situazione di impasse che si era determinata, e ai cit- tadini palmesi, ai quali sarà consegnata una Toponomastica adeguata ai tempi. Dopo oltre un secolo, è stato compiuto un passo di straordinaria rilevanza. La storia, la cultura, le tradizioni di una comunità sono scritte anche sui muri delle strade cittadine, nei nomi dei per- sonaggi e dei luoghi che definiscono l’identità del nostro es- sere palmesi. Un’appartenenza di cui dobbiamo continuare ad essere orgogliosi.

Dott. Aniello Donnarumma Sindaco di Palma Campania

7 8 Dal 1904, anno della vigente Toponomastica di Palma Campania, sono passati centoquindici anni, un lungo periodo di tempo all’interno del quale tanta storia è passata per le stra- de della nostra città. Uno spazio in cui la nostra gente ha vissuto eventi felici e tragici, avendo sempre, come punto di riferimento il proprio ri- one, la propria strada, la propria piazza, così come denominati dagli amministratori del tempo o anche dagli stessi cittadini, che talora identificavano una via anche in base al cognome di una famiglia che vi era insediata. Ma, con il passare degli anni, tutto si evolve e non è più possibile restare ancorati al ricordo del passato, e così anche la Toponomastica aveva bisogno di una revisione che ne correg- gesse le anomalie e la rendesse adeguata ai tempi. Da qui l’esigenza di apportare modifiche, sulla base di cri- teri rigorosamente scientifici, affidate ad una Commissione di esperti della disciplina, che hanno portato a termine il loro la- voro, approvato dal Consiglio comunale nel febbraio 2011. Occorreva formalizzare e applicare il tutto. L’amministra- zione Donnarumma ha dato il giusto impulso ad un’opera non più rinviabile ed è giunta alla conclusione di un iter accidenta- to e irto di ostacoli. Palma Campania ha finalmente la sua nuova Toponomasti- ca, grazie al lavoro intelligente di chi, senza alcun interesse personale, ha lavorato al solo scopo di rendere un servizio al paese. A noi il responsabile dovere di renderlo disponibile alla cittadinanza. Prof.ssa Elvira Franzese Assessore alla Cultura Comune di Palma Campania

9 10 PREFAZIONE

Il presente volume è costruito sulla base del lavoro della “Com- missione per la Toponomastica”, istituzionalizzata con delibera consiliare n. 6 del 10 febbraio 2010 e così formata: prof. Pasqua- le Gerardo Santella (presidente), prof. Ivan De Giulio (segreta- rio), giornalista Giuseppe Allocca, preside Vincenzo Ammirati, dott. Mario Buonagura, prof. Ernesto Cavallo, preside Guido De Pietro, preside Virginio Ferrara, sacerdote Pierino Manfredi, architetto Giuseppe Sorrentino (componenti). Gli stessi avevano fatto parte di una precedente Commissione Consul-tiva, che aveva lavorato alla revisione della Toponomastica cittadina dal marzo 2006 al gennaio 2007 ed i cui risultati non erano mai stati discussi in Consiglio comunale per la mancata formalizzazione della stessa. Il nuovo lavoro è stato trasmesso all’Amministrazione comu- nale il 3 giugno 2010 ed approvato all’unanimità nella seduta consiliare del 10 febbraio 2011. Ed ora qualche osservazione. Nel nostro lavoro non ci siamo limitati semplicemente a proporre il cambiamento di nome di alcune strade cui attribuire nuove denominazioni. Siamo andati oltre ed abbiamo svolto una ricerca che ha interessato varie discipline del sapere, al fine di scoprire il significato di alcuni nomi in disuso che non sono ritrovabili in alcun dizionario cartaceo ed in alcuna enciclopedia digitale. Consapevoli che “solo con l’umiltà, e non con il dilettantismo, si possono capire i significati fluidi dei nomi e che ci si muove su un terreno scivoloso che nasconde insidie ad ogni passo” (V. Aversano), in questo percorso abbiamo proceduto con cautela. Abbiamo letto libri specialistici sulla toponomastica ed odono- mastica, fatto ricerche in archivi e biblioteche, utilizzato le nostre varie competenze disciplinari, partecipato a convegni

11 nazionali ed internazionali sull’argomento, ci siamo confrontati direttamente o tramite scambi epistolari con eminenti studiosi della materia. L’obiettivo, ambizioso, è stato di annodare, attraverso i risultati raggiunti, un filo tra gli abitanti e la loro città e far sì che la sem- plice conoscenza del nome della loro strada si trasformasse nella presa di coscienza delle loro radici e di una identità costruita nel tempo con il concorso di tutti gli elementi che caratterizzano un territorio nello spazio geografico ed interiore. Il lavoro consta di tre parti. La prima è dedicata ai nomi dell’attuale stradario; la seconda alle modifiche proposte dalla Commissione;la terza, inAppendice , alle strade del “Parco Rinascimento”, di nuovo insediamento, in via . Infine una nota esplicativa. Abbiamo preferito nel titolo del libro la parola “odonomastica” a “toponomastica” sulla base di quanto scrive Carlo Alberto Mastrelli: “Tra toponomastica e odonomastica non va fatta confusone. Infatti mentre la prima si occupa delle denomina- zioni tradizionali e storiche dei luoghi, la seconda si occupa delle denominazioni che sono il frutto di delibere ufficiali delle amministrazioni comunali. L’odonomastica è dunque è il complesso di quei nomi di strade, piazze, ecc. che sono stati scelti e approvati con appositi provvedimenti determinati dalla volontà politica di un consiglio o di una giunta comunale. Di conseguenza toponimi e odonimi non si contrappongono per una diversa specificità linguistica ma soltanto per una diversità di consacrazione giuridica”.

12 TIPOLOGIA E DENOMINAZIONE DELLE STRADE COMUNALI

L’omologazione delle strade comunali di Palma, firmata dal prefetto di “Terra di Lavoro” (il nostro paese all’epoca non faceva parte ancora della provincia di Napoli) porta la data del 10 agosto 1904, oltre un secolo fa. Le strade sono divise in comunali interne (le strade cittadine) in numero di 26; comunali esterne (le strade periferiche) in numero di 46; vicinali (strade di proprietà privata soggette a servitù di uso pubblico) in numero di 33. La somma di tutte le strade da’ come totale 105, ma in realtà esse sono 98. La spiegazione è nel fatto che 7 strade sono riportate due volte in quanto inte- ressano due categorie. Ad esempio, via Querce era per un tratto comunale interna e per un altro vicinale; via Santa Caterina, in frazione Vico, era per un tratto comunale esterna e per un altro vicinale. Notiamo anche come alcune strade vicinali, quali San Martino, Torre, San Gennaro siano diventate comunali e come alcune comunali esterne, in seguito all’espansione del tessuto urbano, siano diventate interne, quali via Sediari e via Cimitero. Non si ritrovano nello stradario di inizio secolo alcune strade attuali, mentre se ne riscontrano altre che non ci sono più. Questo perché c’è stato nel tempo un cambio di denominazio- ne: Corso Nuovo si è trasformata in via Guglielmo Marconi, Corso Ferrovia in via Trieste, via Lauro in via Ugo Di Fazio, Vicoletto Ferrari in via Luigi Michele Coppola, via Nazionale in via Roma; ancora, la prima parte di via Tirone è ora chia- mata via Macello, la prima parte di via Lauro Secco è detta via Spaccara-pe. Da notare infine che Piazza De Martino si chiamava Piazza Mercato. Dal 1904 ad oggi sono state aperte sul territorio comunale solo 4 nuove strade: via Circumvallazione (di collegamento tra la statale proveniente da e quella in direzione ), via

13 Alcide De Gasperi (tra via Nola e via Circumvallazione), via On.Giovanni D’Antonio (tra via Trieste e via De Gasperi), via Mons. Addeo (tra via Ugo Di Fazio e via San Martino). Alcuni nomi di vie, quali Casalicchio, Casacarrella, Vascio, Botteghe, presenti nel “Catasto onciario” della Terra di Palma 1753 e che ancora permangono nella tradizione orale, hanno già cambiato denominazione e sono assenti nello stradario. Il nostro lavoro ha una finalità prevalentemente divulgativa, per cui abbiamo preferito, nell’elencazione delle strade l’ordine alfabetico, di più facile consultazione per il lettore. Ma, sotto il profilo scientifico, proponiamo qui una suddivisione sulla base delle caratteristiche delle varie denominazioni, avvertendo che sono indicate con un asterisco in alto quelle presenti nello stra- dario del 1904, ora scomparse, e con una sottolineatura quelle che si sono aggiunte successivamente o che hanno sostituito le originarie.

Denominazioni antiche È la categoria più rappresentata, ben 64. Una ricchezza odo- nomastica che si rifà ora ai nomi dei proprietari dei nuclei abi- tativi, ora ad aspetti morfologico strutturali del territorio, ora alla storia ed all’economia del luogo. Si tratta di nomi antichi, forme popolari date alle strade dagli abitanti stessi sulla base di elementi concreti, visibili: Abignente (via), Aiello* (traversa), Aiello (via), Arco Frauleto*(via), Barbarella (via), Botteghe o Ponte*(via), Burrone di Aiello*(via), Burrone Pistone*(via), Calcarella (via),Canalone (via), Carpinelli (via), Casa Caliendo (via), Casa Cassisi (via), Casale (via), Casciarilla (via), Ciccone (via), Croce (via), Cupa* (via), Cupa di Meano (via), della Piana*(via), Ferrari (via), Ferrari* (vicoletto), Fornillo* (via), Fossi (via), Fraoleto-Cimitero *(via), Fravitola*(via), Gorga (via), Lauro secco*(via), Lucignani *(via), Lupici *(via), Maiorana*(via), Minichini o Quarantamoggi* (via),

14 Monti*(via), Napoli Sediari* (via), Novesche (via), Oliveto della Corte (via), Ottomoggia (via), Piana (via), Piana d’Aiello* (via), Piana di Montefuori*(via), Piano*(via), Pianillo (via), Ponte di Napoli (via), Pozzoromolo (via), Pucecca (via), Querce (via), Ripa di coscia*(via), Salita Belvedere (via), Salita Casale (via), Sansonetto o Battaglia*(via), Sbirreria *(via), Schiappa di Aiello (via), Schiappone*(via), Taverna Nova (via), Tirone (via), Torre (via), Tribucchi (via), Turiello (via), Vado del lupo (via).

Denominazioni banali Sono quelle che fanno banale riferimento in loco a particolari strutture o indicano semplicemente la direzione per un’altra località: Antica Sarno*(via), Casa Nunziata (via), Castello (via), Cic- carelle (via), Cimitero (traversa), Cimitero (via), Circumval- lazione (via), Corso Nuovo (via), Ferrovia (corso), Ferrovia (traversa), Lauro (via), Municipio (via), Napoli (via), Nola (via), Nuova Sarno (via), Parrocchia (largo), Parrocchia (via), Parrocchia (vico), Piazzale di Vico*, Piazzetta Castello*, *(via), Ponte di Napoli (via), Salita Belvedere (via), San Gennaro (via), (via), Traversa Corso Nuovo (via), Traversa Stazione Ferroviaria*(via), Vicoletto Sopravico (via).

Denominazioni religiose Si rifanno alla religiosità popolare. Ma curiosamente non ci sono strade dedicate a San Biagio e alla Madonna delle Grazie,patroni del paese: Santa Caterina (via), San Felice (via), San Felice (vicoletto), San Giovanni (via), Santa Lucia Trisoli* (via), San Martino (via), San Michele (via), San Nicola (via), Ponte San Giovanni (via), San Giovanni (vicoletto).

15 Personaggi locali Sono le vie intitolate a personaggi che hanno illustrato in vari campi il loro paese di origine. Felice Agostino Addeo,(via), Saverio Carbone (via), Tomma- so Carbone (via), Pietro Felice Cassese*(via), Luigi Michele Coppola (via), Giovanni D’Antonio (via), Antonio De Martino (piazza), Antonio De Martino (via), Ugo Di Fazio (via), Biagio Lauro (via), Mauro (via), Vincenzo Russo (via), Vincenzo Russo (vicoletto).

Personaggi nazionali Sono le vie intitolate a personaggi nazionali di fama. Alcide De Gasperi (via), Guglielmo Marconi (via), Umberto I (piazza).

Storia nazionale Sono le vie che richiamano importanti eventi storici della Na- zione. Nazionale (via), Roma (via), Trieste (via). Si noti anche che alcune antiche denominazioni, scomparse come nomi di strada, permangono come nomi di luoghi (Fravi- tola, Lucignali, Maiorana, Montefuori, Monti, Ripa di Coscia, Sbirreria); altre hanno subito la sostituzione o la perdita di un elemento (Antica Sarno è diventata Vecchia Sarno, Santa Lucia Trisoli semplicemente Santa Lucia,Napoli Sediari solo Sediari, Casa Pietro Felice Cassese si è ridotta in Casa Cassisi), una modifica fonetica ( Carcarelle per Calcarella, Pucecca per Pacecca); due nomi sono diventati uno solo (ArcoFrauleto e Frauleto Cimitero si sono fusi in Frauleto); là dove c’era una variante, si è persa (di via Minichini o Quarantamoggi è rimasta solo la prima). Cosa ci dice lo stradario di Palma? Come interpretare i “segni” espressi dai particolari “beni culturali immateriali”, che sono i nomi delle vie? Un’antica denominazione è come un reperto

16 archeologico: un’orma lasciata sul terreno, il frammento di un’anfora, il ninnolo di un bambino, un ornamento di donna, un’arma di guerriero. A leggere i nomi delle vie, a farli interagire con il contesto in cui sono stati attribuiti dalla popolazione del luogo, a cercarne il significato con gli strumenti di varie disci- pline (storia, linguistica, antropologia, sociologia, etnologia) è possibile in parte ricostruire la storia, la cultura materiale, perfino l’immaginario dei nostri padri. Dalle denominazioni delle strade di Palma emergono riferimenti storici, la conformazione geografica della città, gli insediamenti e le attività economiche dei suoi abitanti (agricoltura e artigia- nato). I nomi delle vie ci danno l’immagine di una terra estesa alle pendici del monte Sant’Angelo, quindi in parte inerpicata sulla collina coi suoi borghi (Vico, Castello), in parte estesa nella fertile pianura verso il monte Vesuvio Somma (Piana, Pianillo); ci dicono le coltivazioni specifiche del territorio, tipicamente mediterranee, in particolare l’ulivo (Uliveto della Corte ) e la vite (Barbarella, Fravitola, Frauleto), proprietà terriere (Ottomoggi, Quarantamoggi), campi dissodati e arati (Novesche), falde freatiche e acque superficiali (Carcarelle, Fossi, Gorga, Pozzoromolo, Pozzoceravolo, Pucecca), balze e burroni (Burrone D’Aiello, Cupa, Montefuori, Monti, Ripa di Coscia, Schiappone, Toppa D’Aiello), insediamenti familiari (Casa Caliendo, Casa Cassisi, Casa Nunziata), attività arti- giane, domestiche e commerciali (Botteghe, Ferrari, Fornillo, Sediari), la devozione religiosa (San Felice, San Michele, …), la sua storia (Castello, Tribucchi), le sue antiche origini (Lupici, Vado del Lupo). Insomma le radici di un’identità che, anche se non è data una volta per tutte, ma è sempre dinamicamente in costruzione, non può non attingere elementi dal “pozzo” del suo passato per riempire con le speranze, le istanze di cambiamento, i sogni il canestro vuoto del futuro davanti a sé. Qualche considerazione conclusiva: Infine una confessione di umiltà. Abbiamo trovato una spiega-

17 zione di tutti i nomi sulla base di intuizioni, conoscenze, ricerche personali, ma anche suggerimenti di studiosi e cultori di storia locale. Ma naturalmente quello delle etimologie è un terreno scivoloso e talora abbiamo dovuto procedere per ipotesi ragio- nate ma non suffragate da documenti. Del resto uno studioso onesto, pur assumendosi la responsabilità di quello che scrive, sa che un suo lavoro raggiunge un risultato che al momento può essere pure il migliore possibile, ma non è certo definitivo. È disponibile perciò a riconoscere qualche errore, ad accogliere suggerimenti, a modificare una sua conclusione sulla base di documentati rilievi che possano essergli mossi. Non può che essere contento se provoca tale curiosità ed interesse sul suo lavoro da stimolare qualche avveduto lettore a continuare la “strada” intrapresa.

18 I NOMI DELLE STRADE

19 20 ABIGNENTE via La strada che dal termine di via Sarno giunge alla confluenza di via Ponte di Napoli, via Terranova e via Novesche. Per il significato ci rifacciamo alleMemorie della città di Sarno (1816) di Nicol’Andrea Siani, canonico della cattedrale, che scrive che il cognome Abignenti o Abingenti deriva come altri, quali Montori, Altenda, Balzerani, Colli, dal fatto che gli antichi abitanti di Sarno, i Sarrastri, “si tennero arrampicati sul monte Locolano di Sarno, senza distinguersi con qualche cognome; lo presero poi allorchè ne discesero, avendolo massimamente ricavato dalle circostanze, in cui si trovarono di luogo mutato”. Abignente, deriverebbe dunque, dal latino apex-apicis “apice, vertice, sommità”, in riferimento alla posizione geografica. Aggiungiamo che il nome potrebbe collegarsi anche al latino apes-apis “ape” e quindi con il significato di apicoltore.

Addeo FELICE (Monsignore) via La strada che, dipartendosi dal termine di via Ugo Di Fazio, sbocca in via San Martino.

Scheda biografica * Felice Addeo nasce a Vico, frazione di Palma Campania, il 17 Maggio 1876, da Carlo Addeo e Lauretta Carbone, penultimo di sei figli. Il padre, chiamato “il tenente”, perché era stato ufficiale della Guardia Nazionale dopo l’unificazione d’Italia, aveva studiato in un convento di religiosi; sapeva, quindi,

* Per questa e altre schede biografiche abbiamo preferito tracciare un profilo breve ed essenziale. Per i lettori che volessero saperne di più, rinviamo ai testi citati in bibliografia.

21 leggere e scrivere e conosceva il latino. Modesto proprietario terriero, ricavava i suoi guadagni da un’industria di latticini, a conduzione familiare, che forniva prodotti freschi ai paesi vicini. La mamma, casalinga, era nipote di un parroco e sorella del sacerdote Don Giuliano Carbone. Felice, ragazzo umile e ubbidiente, ai giochi dei suoi coetanei preferisce la pratica re- ligiosa nella chiesa parrocchiale e la lettura dei libri. Frequenta le scuole elementari a Palma e già alla prima classe su novanta bambini merita dalla Commissione comunale e dal Regio Ispet- tore la medaglia d’oro. Compie i primi studi ginnasiali sotto la guida di un sacerdote locale. A tredici anni, manifestata la sua vocazione, è consegnato all’Ordine Eremitano di S. Agostino e completa gli studi presso il Collegio di Carpineto Romano nel 1889. Indossa l’abito agostiniano il 7 dicembre del 1890 e, dopo il noviziato, ottiene la professione, aggiungendo al suo nome quello di Agostino. Ordinato sacerdote il 17 dicembre del 1898, l’anno dopo consegue la laurea in Diritto Canonico nell’Università dell’Apollinare e viene trasferito nel Collegio della SS. Trinità in Viterbo, dove insegna matematica, fisica, chimica e scienze naturali fino al 1907. Nell’ottobre del 1907, a 31 anni, è eletto Priore del Convento, carica che mantiene fino al 1911 quando è chiamato a reggere il celebre convento di S. Pietro in Ciel D’Oro di Pavia, dove nel 725 il re longobardo Liutprando aveva fatto trasportare e conservare il corpo di S. Agostino, riscattato dai musulmani di Sardegna. Trascorsi tre anni, il 15 maggio 1913, viene nominato da papa Pio X vescovo di Nicosia (Sicilia). Ha 37 anni. È il più giovane vescovo d’Italia. La diocesi della sua nuova sede comprende dodici comuni ed una popolazione di più di 100.000 abitanti. Dà prova di una vita evangelicamente cristiana; è comprensivo, affettuoso, disponi- bile e generoso verso il prossimo. Non avendo Nicosia una sede vescovile, risiede in una modesta stanzetta all’ultimo piano del Seminario e là trascorre 24 anni; si trasferisce solo negli ultimi anni nel palazzo vescovile, donatogli in parte dalla Civica Am-

22 ministrazione. In occasione del suo Giubileo(1913-1938) viene solennemente festeggiato e insignito dal re Vittorio Emanuele III dell’Onorificenza di Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia. Nel luglio del 1942 lascia Nicosia; decisione dovuta probabilmente al fatto che una grave malattia agli occhi non gli permette più di leggere e scrivere se non in maniera stentata e dalla consapevolezza che in tali condizioni non può continuare a reggere la sua diocesi. Nominato dal papa Pio XII Consultore della Santa Congregazione del Santo Ufficio, durante la secon- da guerra mondiale si prodiga a favore dei perseguitati politici rifugiatisi nel Collegio di S. Monica, che gode del privilegio dell’extraterritorialità. Torna ogni anno a Vico, dove fa passeg- giate per i campi, si sofferma a conversare coi contadini, medita, recita il rosario, si fa leggere il Breviario da un suo nipote. A 80 anni è colpito da un male incurabile alla prostata che richiede un intervento chirurgico. Portato in sala operatoria, gli viene praticata l’anestesia, da cui non si risveglia più. È il 7 febbraio 1957. Il corpo viene tumulato nella cappella cimiteriale dei Padri Agostiniani, al Verano, in attesa di essere traslato in un sarcofago marmoreo nella Cattedrale di Nicosia.

AIELLO via La strada che da via Nuova Sarno sale prima verso via Vecchia Sarno e poi si inerpica verso le pendici di Castello. Il nome Aiello, a differenza di quanto potrebbe sembrare, non è un nome di persona, ma più semplicemente deriva dal latino agellus: campicello. Quindi indica semplicemente un piccolo terreno coltivato.

BARBARELLA via La strada, che mette in comunicazione via Vecchia Nola e via Nuova Nola prende nome dalla barbarella, tipo di vigna selvatica utilizzata per essere innestata su altra vigna al fine di migliorarne il frutto.

23 BELVEDERE largo Indica l’ampio spiazzo in cui termina Salita Belvedere, la strada, fiancheggiata da pinacee, oleandri e ligustri, che inizia da via Municipio e sale verso il quartiere della Palma antica.

BELVEDERE salita La strada che da via Municipio sale fino al largo Belvedere, diramandosi a destra in via Canalone, a sinistra in via Antonio De Martino.

BOTTEGHE via La strada che da piazza Castello scende in un borghetto sotto- stante per risalire e confluire in via Tribucchi. Prende nome dalla presenza di antiche botteghe artigiane e commerciali.

CANALONE via La strada che da Largo Belvedere scende a via Marconi di fronte alla chiesetta della Madonna dell’Arco. Con decreto del 4 luglio 1777, il tribunale della Regia Camera autorizzò l’Università di Palma e Carbonara alla confinazione del bosco e nominò ad uopo l’ingegniere Giò Antonio Giuliani che era già impegnato a Palma a realizzare un’opera di ingegne- ria idraulica, utile a preservare l’abitato da alluvioni: un ampio canale di guardia alla base della collina, con spalle e piano di scorrimento in muratura di pietrame calcareo, che si sviluppava dall’attuale via Russo sino alla chiesa All’Arco, rasentando ad est il giardino del Palazzo Ducale, con sbocco finale in un’am- pia vasca di accumulo scavata più a valle nella pianura. Questa struttura venne subito denominata con l’epiteto Canalone.

CARBONE SAVERIO via A Vico, breve strada che si dirama dalla parte terminale di via S. Martino per inoltrarsi su nell’abitato e interrompersi.

24 Scheda biografica Di Saverio Carbone, ricco proprietario terriero, vissuto nell’Ot- tocento, residente a Vico di Palma in un palazzotto di recente restaurato, si hanno scarse notizie. La più importante, documen- tata, è che risulta essere sindaco di Palma il 21 ottobre 1860, giorno in cui sono indetti i comizi, ai quali vengono chiamati i cittadini che abbiano compiuto i 21 anni per votare sulla seguen- te formula:” Il popolo vuole l’Italia una e indivisa con Vittorio Emanuele II, Re Costituzionale, e suoi legittimi successori”. In virtù della sua carica è presidente del seggio elettorale composto dal Decurionato (Consiglio comunale) e dal Comandante della Guardia Nazionale. Le elezioni avvengono nella chiesa del SS Rosario e hanno come risultato 1624 SI e 2 NO. Consistente l’assenteismo, dato che molti cittadini, per il sistema di votazio- ne adottato con voto palese, non possono esprimere altrimenti il loro dissenso che con l’astensione. È sindaco di Palma altre due volte: dal 1876 al 1878 e dal 1888 al 1889.

CARBONE TOMMASO via A Vico, strada che dall’intersezione di via S. Martino e via Provinciale per Castello si dirama sulla sinistra ad attraversare un denso nucleo abitativo.

Scheda biografica Tommaso Carbone nasce a Vico di Palma Campania l’8 aprile 1915, da una famiglia contadina che con grande sacrifici lo avvia agli studi. Va ricordato che in quell’epoca (inizio anni trenta) lo studio costituisce un privilegio di pochi ed è quasi impossibile per le classi più umili sia per il costo che per l’assenza di istituti scolastici nei centri minori. Il giovane, per potere frequentare l’istituto magistrale, è costretto a percorrere quotidianamente molti chilometri con mezzi di fortuna e con perdita di tempo che riduce fortemente il numero di ore da dedicare alle disci- pline scolastiche. Malgrado queste difficoltà logistiche, cui si

25 aggiungono quelle ambientali, Tommaso riesce a conseguire il diploma Magistrale e si accinge a proseguire gli studi presso il Magistero, quando sopraggiunge la dichiarazione di guerra dell’Italia ed egli non si sottrae al dovere verso la Patria. Ufficia- le di fanteria, sostituisce volontariamente un collega e raggiunge il fronte greco-albanese, dove cade in uno scontro con le truppe nemiche. È il 27 marzo 1941. Gli è conferita la medaglia di bronzo al valore militare con questa motivazione: “Comandante di plotone fucilieri in un momento critico di un attacco nemico, guidava con la parola e con l’esempio il suo reparto all’assalto. Ferito gravemente da una granata avversaria, trovava ancora la forza di incitare i suoi fanti a continuare nella lotta!”.

CARCARELLE via La strada che si diparte a metà di via Isernia per ricongiungersi, dopo un lungo tratto, ad angolo retto con via Pozzoceravolo. Per il significato riportiamo un brano di M.M. Nappi:” La mor- fologia geologica della collina palmese è di natura calcarea, costituita da rocce sedimentarie, caratterizzate da fenomeni carsici, ben visibili sul costone roccioso che collega a Sarno, segnato da ampie bocche di grotte che hanno dato il toponimo al luogo” (Il bosco di Palma,pag.14).

CARPINELLI via Da via S Nicola a Pozzoromolo giunge fino al territorio del Comune di . Toponimo prediale, riferito alla famiglia proprietaria dei terreni del luogo, il cui cognome deriva da carpinella, albero di alto fusto con corteccia di colore rosso-scuro.

CASA CALIENDO via Stretta strada che dal termine di via Municipio sale inoltrandosi in un piccolo ma denso caseggiato. Casa si riferisce a complessi abitativi in cui sono suddivisi

26 i cosiddetti “quartieri di lignaggio”, raggruppamenti di più famiglia tra loro imparentate. Nei centri più piccoli può essere addirittura una sola famiglia ad occupare un determinato sito; in questo caso il nome del capo famiglia corrisponde a quello dell’abitato.

CASA CASSISI via Strada che dal termine di via Casciarilla a Vico, dopo breve tratto, si interrompe nella scarpata sottostante. Per il significato dicasa vedi sopra. Cassisi è deformazione di Cassese, cognome ancora diffuso nell’ambito del territorio di Palma.

CASA NUNZIATA via A Castello, strada che si dirama per un breve tratto da via Ponte S Giovanni. Per il significato dicasa vedi sopra. Nunziata era ed è il cognome più diffuso di Palma. In una mia ricerca del 2007 risultava lo portassero circa 800 persone su 15.000 abitanti.

CASALE salita La strada che da via De Martino sale fino alla via Provinciale per Castello. Il termine significa “gruppo di poche case in campagna”; nel caso del nostro paese indica l’insediamento a mezzacosta della collina, dove è situato il convento di Santa Croce, costruito dai Benedettini di Montevergine nel 1576.

CASALE ROCCO via La strada che si diparte dalla confluenza di via S. Caterina e via Casciarilla per inoltrarsi nell’abitato per un breve tratto. Per il significato di “casale vedi sopra; Rocco indica il nome del proprietario.

27 CASCIARILLA via A Vico, la strada è un proseguimento di via S. Caterina dall’inter- sezione di via Casale Rocco; al suo termine si diparte la via Oliveto della Corte. Il nome Cascia potrebbe essere una deformazione di casa; -rilla una forma aferetica di “Carrella”, dal nucleo familiare prevalente.

CASTELLO piazza È la piazza centrale della frazione collinare di Castello. La denominazione deriva dall’antichissimo castello, oggi quasi completamente diroccato, la cui epoca di costruzione è incerta e risale ai primi abitatori della contrada.

CICCARELLE via Strada tra i campi, ai confini del territorio di S. Gennaro Vesu- viano, che si diparte dai piedi del ponte che unisce i due paesi. Ciccarelle si riferisce al nome dell’antico nucleo familiare prevalente nel luogo.

CICCONE vico La strada che da via Russo sale verso la collina per un breve tratto. Il nome è dato dal nucleo familiare prevalente.

CIMITERO traversa La strada che va dalla fine di via Cimitero al piazzale della stazione ferroviaria. Per il significato vedi la voce “via Cimitero”.

CIMITERO via Strada che, partendo dall’intersezione di via Circumvallazione e via Trieste, porta al cimitero cittadino, che accoglie anche i corpi dei defunti del limitrofo comune di S. Gennaro Vesuviano.

28 CINQUEVIE DI SELVE via La strada che mette in comunicazione via Ottomoggia e via Poz- zoceravolo, là dove si incontrano cinque strade: da qui il nome. Selva indica un bosco selvaggio rispetto al comune bosco, che era una generica aggregazione di alberi.

CIRCUMVALLAZIONE via La strada che, mettendo in comunicazione via Nuova Nola e via Nuova Sarno, permette agli automobilisti di evitare l’attra- versamento del centro cittadino.

COPPOLA MICHELE via Il vicolo, a fondo cieco, che si diparte dal lato nord della piaz- zetta Umberto Primo. E’ comunemente detto ‘o tuoro e ncoppa (vedi anche la voce tuoro).

Scheda biografica Luigi Michele Coppola (1846-1942) nasce a Palma nella via che ora porta il suo nome, nell’abitazione che poi è diventata Biblioteca Comunale a lui dedicata. Nel 1866, a soli 20 anni, è assistente nella facoltà di chimica dell’Università di Napoli. Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia(1881), è nominato Ufficiale dello stesso Ordine nel 1911. Preside in alcuni istituti del nord e sud Italia, nominato Provveditore agli studi di Paler- mo dal ministro Ruggero Bonghi, libero docente universitario, uomo di scienza e di cultura enciclopedica, pubblica alcuni studi tecnico-scientifici e di politica scolastica: Acque“ minerali del Pio Monte di Misericordia in Casamicciola”(1879), “ Il tecnicismo nella società e nella scuola” (1898), “La pozzolana di Bari nei lavori marittimi” (1933); ma nel complesso scrive poco, perché, socraticamente, preferisce alla scrittura la con- versazione sugli argomenti più disparati, affascinando colleghi, studenti, lavoratori. Frequenta a Napoli “i giovedì letterari” di Benedetto Croce. Durante il primo conflitto mondiale, invia

29 al Ministero della Guerra il risultato di una sua osservazione scientifica sull’uso della polvere fulminante a costo minimo: si può utilizzare, a tale fine, la buccia di mandarino, perché questa, una volta spremuta, diffonde nell’aria atomi di polvere infiam- mabile così da essere utilizzata quale fulminante nell’esercito. A 70 anni impara il tedesco. Muore all’età di 96 anni. Dona la sua abitazione, compresi i mobili e libri, al Comune di Palma Campania, con la destinazione unica a Biblioteca Pubblica (la- scito del 26 dicembre 1942). L’atto è concretizzato dalla figlia Adele il 28 ottobre 1959.

CORSO NUOVO traversa La strada, che ha la strana forma di una T irregolare, parte dalla fine di via Marconi per diramarsi a sinistra in via Macello e per proseguire in linea retta verso via Circumvallazione, su cui però non ha sbocco. È denominata così perché è una traversa di Corso Nuovo, di cui ha conservato il nome originario, anche dopo il cambio in via Marconi.

CROCE via La strada che da piazza De Martino scende leggermente a con- giungersi con Traversa Ferrovia e via Trieste. La denominazione “Croce” è data, a memoria degli anziani del luogo, dalla presenza, alla confluenza ad angolo retto con Traversa Ferrovia, di una croce di ferro: segno, assieme alle numerose edicole votive presenti nel paese, di religiosità po- polare. Ancora oggi si usa l’espressione “abbascio ‘a croce”, per indicare il luogo dove ora è un affresco rappresentante la “Deposizione di Cristo”.

CUPA DI MIANO via La strada che si diparte dal termine di via Pianillo per finire alla confluenza di via Pucecca e via Turiello.

30 “Cupa” ha il significato di un sentiero incassato tra rocce, muri o siepi; “Miano” può ascriversi ai numerosi toponimi di tipo prediale, terminanti in anum, e si fa derivare da un personale latino “Mollius”.

D’ANTONIO GIOVANNI via La strada che mette in comunicazione via De Gasperi con via Trieste.

Scheda biografica Giovanni D’Antonio nasce a Palma Campania il 10 gennaio 1923 da Giuseppe, commerciante, e Miele Giuseppina, casa- linga. Primo di tre fratelli, trascorre la giovinezza nel paese natio. Intraprende gli studi classici e consegue la maturità con il massimo dei voti presso il Liceo Giosuè Carducci di Nola. Si iscrive alla facoltà di Medicina e Chirurgia presso l’Università di Napoli, dove consegue la laurea nel 1947. Si trasferisce a Milano per la specializzazione in Urologia che ottiene nel 1952 ed entra a far parte dell’equipe del professor Bracci, luminare nel campo urologico, con il quale completa la sua formazione professionale. Ritornato a Napoli, acquisisce la Libera Docenza per l’insegnamento universitario e vince il concorso quale Aiuto di Chirurgia presso l’ospedale Loreto di Napoli. Successiva- mente lavora anche presso l’ospedale Ascalesi. Sposato con tre figli, fervente cattolico, si iscrive alla Democrazia Cristiana ed entra in politica. È sindaco di Palma Campania per circa tre anni, dal 28 giugno 1956 al 13 febbraio 1959. Eletto deputato al Parlamento nelle elezioni del 20 aprile 1963, nelle liste della DC, viene confermato nelle successive elezioni del 19 maggio 1968. Nella sua attività parlamentare fa parte delle Commissioni Sanità e Pubblica Istruzione e firma numerose interrogazioni aventi per oggetto il precariato scolastico e i problemi sanitari. Tra i vari incarichi ricoperti dopo l’attività parlamentare, è stato Commissario della Centrale del latte di Napoli, Consigliere di

31 Amministrazione della Cassa Marittima Meridionale, Presidente dell’Orfanotrofio Militare, Presidente dell’Ospedale Monaldi di Napoli. Muore a il 29 maggio 1987.

DE GASPERI ALCIDE via La strada che parte da Largo Barone, alla confluenza di via Sediari e via Nola, per finire su via Circumvallazione.

Scheda biografica Alcide De Gasperi (Pieve Tesino 1881-Sella di Valsugana, Trento 1954). Deputato della Cattolica Unione Popolare Trentina al Parla- mento austriaco (1912), è poi deputato al Parlamento italiano (1921) per il Partito Popolare, di cui è segretario dal 1923 al 1925. Antifascista, arrestato nel 1927, sconta 16 mesi di car- cere. Organizzatore della Democrazia Cristiana clandestina e suo segretario dal 1944 al 1946, Presidente del Consiglio dal dicembre1945, firma il Trattato di pace con gli Alleati (febbraio 1947), estromette le Sinistre dal Governo e guida la DC alla vittoria elettorale del 18 aprile 1948, che le dà la maggioranza assoluta. Statista equilibrato e realista, si oppone alle tendenze integraliste presenti nel suo partito e presiede fino al 1953 i governi di coalizione con i partiti di “Centro” che dirigono la ricostruzione economica. Fautore dell’alleanza Atlantica e con- vinto europeista, propugna le istituzioni comunitarie europee e propizia la soluzione del problema di Trieste.

DE MARTINO ANTONIO piazza È la principale piazza di Palma. Il suo primo nome era Piazza Mercato, dato dalla funzione che ha svolto nel corso dei secoli passati. Fu poi intitolata al senatore Giuseppe De Martino nel 1904, pochi mesi appena dopo la sua morte.

32 Scheda biografica Antonio De Martino nasce il 26 febbraio 1815 a Palma da Giuseppe, medico, e Girolama Manfredonia, figlia di un pro- prietario terriero di Episcopio. Studia al Seminario di Nola e si laurea in medicina a 21 anni presso l’Università di Napoli. Dopo un viaggio di istruzione scientifica a Vienna e Parigi, isti- tuisce in città una facoltà privata medico-chirurgica e nel 1847 è nominato professore ordinario di Anatomia e Fisiologia nel R. Stabilimento di Veterinaria, dove insegna fino al 1860. Nel 1861 occupa la cattedra di Patologia Razionale presso l’ateneo napoletano fino alla morte. Eletto nello stesso anno deputato al Parlamento Nazionale, è riconfermato nel 1865. Nel 1869, in qualità di medico consulente di Casa Reale, assiste nel parto la principessa Margherita, moglie di Umberto I e futura regina, che dà alla luce Vittorio Emanuele III. E’ nominato per meriti scientifici senatore del Regno nel 1881 e chiamato a far parte del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. Appartenente alla corrente liberal-moderata non è assiduo ai lavori del Senato, cui preferisce l’attività di ricerca e didattica, che si concretizza nella pubblicazione di circa 60 volumi. Nel 1884 assiste con la sua opera la popolazione colpita dall’epidemia di colera, per cui è decorato con la medaglia d’oro dei Benemeriti della Pubbli- ca Assistenza. Nel 1886 fonda una “Società operaia di mutuo soccorso”. Muore il 1 marzo del 1904 a Napoli. Per sua volontà le spoglie sono traslate nel cimitero di Palma. In occasione del centenario della morte l’Amministrazione comunale appone, per ricordarlo, una lapide sulla facciata del palazzo De Martino.

DE MARTINO ANTONIO via Il breve tratto di strada che va da Largo Belvedere all’altezza di via Salita Casale, dove cambia il nome in via Russo. La denominazione è data dalla presenza del palazzo signorile in cui nacque il senatore Antonio De Martino. Con eccezionale tempismo gli amministratori dedicarono la strada al loro illustre

33 concittadino appena tre mesi dopo la morte.

DI FAZIO UGO via La strada che mette in comunicazione via Ferrari con via S. Ni- cola. Dedicata a Ugo di Fazio, era precedentemente denominata via Lauro per la sua direzione verso il vicino comune irpino. È ancora detta popolarmente ’o vascio ‘e sotto per distinguerla dal soprastante e parallelo tratto di via Ferrari detto ’o vascio ‘e ncoppa. Vascio è la denominazione presente nel Catasto onciario del 1742 fino alla revisione toponomastica del 1904. Ad Ugo Di Fazio è intitolata anche una strada a Napoli nella zona di Capodichino. Una curiosità, segnalatami dal professore Savino Carrella, è che nel periodo del Protettorato italiano sulla Somalia (1950-1960 ) esisteva nella capitala Asmara una via dedicata al nostro concittadino. Ma varata la nuova Topono- mastica prima con il DERG etiopico e poi con la proclamazione dello stato di Eritrea, non esiste più alcuna strada che porta tale nome.

Scheda biografica Ugo di Fazio nasce a Palma Campania nel 1893. Aderisce al partito fascista ed entra a far parte della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, prestando servizio quale ufficiale nella 144° Legione Avellino. Nell’aprile 1935, nella guerra voluta da Mussolini in Africa Orientale, è tra i primi a chiedere di apparte- nere ai legionari partenti per l’Eritrea. Assegnato al battaglione S.Giusto in formazione a Trieste si imbarca sul piroscafo Celio e parte per Massaua nei primi di giugno. In Eritrea il centurione Di Fazio è comandato a far parte del primo gruppo battaglioni CC. NN., all’ordine del generale Diamanti, e gli si affida la seconda compagnia del primo battaglione. Il due ottobre 1935, entrato in azione il primo Gruppo Battaglioni CC.NN. di Eritrea, assieme al Corpo di Armata al comando del generale Pirzio Biroli, par- tecipa alle più aspre battaglie del Tembiem, combattendo a Mai

34 Belèss, a passo Uarieu, ad Amba Uork, dove muore abbattuto in uno scontro con i soldati abissini.

FERRARI via La strada che, partendo da piazza Umberto I, sale fino a con- giungersi con l’inizio di via S. Martino. Due le ipotesi riguardo al nome: che fosse una strada sulla quale si allineavano botteghe di fabbri ferrai, oppure che sia stata deno- minata così dal cognome di una famiglia in vista o di un nucleo familiare prevalente. A favore della prima ipotesi sembrerebbe giocare l’analogia con via Sediari e il fatto che, a differenza di altri casi (Casa Caliendo, Casa Cassisi, Casa Nunziata), manca, prima del cognome, la parola “casa”. Inoltre curiosamente oggi a Palma non c’è il cognome Ferrari, ma Ferrara e Ferraro: la forma è diversa, anche se l’etimologia è la stessa.

FERROVIA traversa La strada che mette in comunicazione via Trieste e via Croce. Il nome le deriva dall’essere una traversa dell’ex Corso Ferrovia, di cui ha conservato l’antica denominazione, anche quando ha cambiato nome in via Trieste.

FOSSI via La strada che mette in comunicazione via Turiello con via Novesche. Il nome si riferisce a solchi naturali o artificiali scavati nel ter- reno usati per lo scolo o la distribuzione delle acque.

FRAULETO via La strada che da via Querce sbocca su via Circumvallazione; a metà del suo tratto ha una diramazione a sinistra fino a con- giungersi con Traversa Corso Nuovo. Il nome è una forma dialettale di fragoleto, che non indica un terreno coltivato a fragole, ma un vigneto che produce il partico-

35 lare tipo di uva rossa, il cui sapore richiama quello delle fragole.

GORGA via La strada che dal piazzale del Cimitero scavalca la Ferrovia Palma-Sarno e si ricongiunge con la fine di via Pucecca ai confini con il territorio del Comune di S. Gennaro Vesuviano. Il nome si riferisce ad un invaso di acqua stagnante, formato dalle acque piovane che scendevano dal territorio collinare circostante.

ISERNIA via La strada che dal quadrivio di Pozzoromolo si prolunga fino a fondersi con via Pozzoceravolo. Il nome deriva dal nucleo familiare prevalente, ancora oggi presente.

LAURO BIAGIO via La strada che mette in comunicazione via Roma con via Municipio. È comunemente chiamata ‘o curriduro per la sua ristrettezza.

Scheda biografica Biagio Lauro nasce a Palma il 1817. Compie i primi studi nel Seminario di Nola e si laurea in medicina presso l’Università di Napoli. Nel 1842 vince il concorso di assistente agli Incurabili e si dedica per oltre un ventennio all’insegnamento privato. Ma i titoli acquisiti non gli valgono per meritare la cattedra di Clinica Medica alla Regia Università di Napoli, che per intrighi è concessa ad altri. E’ anche primario medico nell’Ospedale della Pace e medico sanitario nell’Ospedale della SS. Annun- ziata. Come scienziato è un positivista e seguace delle teorie del Morgani, fondatore generale dell’Anatomia Patologica, e promuove egli stesso una Clinica medica che ponga in primo piano la medicina organica contro l’incertezza della medicina

36 sintomatica e i dogmi dell’ippocratismo. E’ anche un patriota.; pur essendo stato medico di Ferdinando II, non dissimula affatto la sua passione per il movimento rivoluzionario; pertanto è inviso al governo monarchico e gli è interdetto l’insegnamento, che continua a casa sua, eludendo la sorveglianza degli sbirri borbonici ed a rischio di finire nelle patrie galere per l’attac- camento ai suoi princìpi. Numerose le sue pubblicazioni, tra le quali spicca il “Corso di clinica medica 1864-66”, opera voluminosa, completa di casi studiati accuratamente e in cui B. Lauro si conferma eminente scienziato, diagnosticatore e pratico. L’ultimo suo lavoro, che è anche il suo testamento scientifico, è uno studio sulle febbri esantematiche acute, scritto durante una lunga e penosa malattia cardiaca, in seguito alla quale si spegne il 2 maggio 1874. Riposa nel recinto degli uomini illustri del camposanto di Poggioreale, dove gli è stato eretto un busto marmoreo.

MACELLO via La strada che mette in comunicazione via Nuova Sarno con via Circumvallazione. È così denominata per la presenza del macello comunale, chiuso negli anni Novanta perché del tutto insufficiente per spazi ed attrezzature alla funzione di macellazione degli animali.

MARCONI GUGLIELMO via La strada che, partendo dal vertice sud della triangolare piaz- za De Martino, giunta sullo spiazzo antistante la chiesa della Madonna dell’Arco, si dirama, a mo’ di ypsilon, in via Vecchia Sarno a sinistra e Nuova Sarno a destra. Denominata Corso Nuovo nello stradario del 1904, è intitolata nel 1938 a Guglielmo Marconi.

37 Scheda biografica Guglielmo Marconi (Bologna 1874-Roma 1937), scienziato, inventore della telegrafia senza fili. Nel 1895, dopo una serie di esperimenti condotti nella villa paterna di Montecchio (Bo- logna), realizza la prima comunicazione a distanza mediante onde elettromagnetiche. Risolto il problema dell’interferenza tra più stazioni emittenti, grazie a un sistema sincronizzatore, nel 1901 trasmette segnali attraverso l’Atlantico da Poldhu (Cornovaglia) a S. Giovanni di Terranova. Nel 1904 applica le valvole termoio-niche alla radiocomunicazione: nel 1916 rea- lizza la trasmissione con onde corte e con riflettori parabolici. Nel dopoguerra inizia gli esperimenti sulle onde cortissime e nel 1933 inaugura il primo servizio radio a microonde tra la Città del Vaticano e Castel Gandolfo. Premio Nobel per la fisica nel 1909, è senatore (1914), presidente del CNR (1928) e dell’Accademia d’Italia (1930).

MAURO FRANCESCO via La strada che si diparte a metà di via S. Felice e si fonde con via Pozzoromolo. Il nome si riferisce al barone Francesco di Mauro amministra- tore del feudatario di Palma Nicola di Bologna. Nel transetto di destra della chiesa di San Michele Arcangelo si trova su una lastra di marmo l’epigrafe che ne tramanda la memoria e che qui trascriviamo. DOM. FRANCISCO DE MAURO NOBILITATE GENERIS CLARO UTRIUSQUE IURIS DOCTORI CONSILIARIO IN DUBIIS CALLENTISSIMO IN TUENDIS PATRIAE IURIBUS SOLLERTI OBEUNTI GERMANI OB SUI MEMORIAM POSUERE AN°. S. MDCCCXIV I° KAL. SEPT.

38 (trad. Al signore Francesco De Mauro / illustre per nobiltà di famiglia / dottore di entrambi i diritti / consigliere esperto nei dubbi / solerte nel proteggere i diritti della Patria / dopo la morte / i fratelli in sua memoria / posero / Anno del Signore 1814, 1 settembre).

MERCATO piazza É l’ampia piazza antistante il Palazzo Aragonese in via Marconi. Ora trasformata in un ampio parcheggio al centro del paese, fino agli anni Sessanta, cinta da un muro con tre cancelli di ferro battuto, ospitava al suo interno un fiorente mercato ortofrutti- colo all’ingrosso, fornito di servizi e di un’enorme pensilina di cemento che permetteva il commercio anche in caso di cattivo tempo. Successivamente vi si è svolto per alcuni anni il mercato settimanale nel giorno di martedì.

MINICHINI LUIGI via La strada che si diparte dall’ultimo tratto di via Nuova Nola fino a giungere ai confini con il territorio del Comune di S. Paolo Belsito. Il nome si riferisce alla famiglia proprietaria dell’omonima mas- seria, cui apparteneva anche il prete Luigi Minichini, promotore, assieme al tenete Michele Morelli e al sottotenete Giuseppe Silvati, dei moti carbonari a Napoli nel 1820.

MUNICIPIO via La strada che mette in comunicazione le due piazze principali del paese: piazza De Martino e piazza Umberto I. È così denominata dalla presenza della sede municipale.

NOVESCHE via La strada che inizia dall’incrocio tra via Ponte di Napoli, via Abignente e via Tavernanova e termina all’incrocio tra via Cupa di Miano e Pianillo, ai confini del territorio del Comune di S.

39 Giuseppe Vesuviano. Il nome sta ad indicare un campo bonificato, rivoltato ed arato di nuovo.

NUOVA NOLA via La strada che dal quadrivio S.Felice va verso Nola. È detta Nuova per distinguerla da via Vecchia Nola.

NUOVA SARNO via La strada che dal termine di via Marconi va verso Sarno. È detta Nuova per distinguerla da via Vecchia Sarno.

OLIVETO DELLA CORTE via La strada che da via Casciarilla a Vico giunge a via S.Giovanni a Castello. Il nome Oliveto si riferisce ad un terreno coltivato ad ulivi; Corte ad una piccola proprietà agricola.

OTTOMOGGIA via La strada di campagna che mette in comunicazione via Isernia e via Pozzoceravolo. Il nome deriva da Moggio, antica unità di misura agraria di va- lore diverso a seconda della regione (in Campania corrisponde a 4000 metri quadri).

PARROCCHIA largo Prende nome dallo spiazzo antistante la chiesa di S.Michele Arcangelo, la principale delle tre chiese del paese (le altre due sono il SS.Corpo di Cristo e Rosario in via Municipio e Mater Dei in via S.Felice) e perciò, per antonomasia ,“La Parrocchia”.

PARROCCHIA via La strada che da Largo Parrocchia sale per un breve tratto verso la collina e si interrompe.

40 Per il significato del nome vedi sopra.

PARROCCHIA vico La strada che da via Ferrari sale fino a Largo Parrocchia. Per il significato del nome vedi sopra.

PIANILLO via La strada che da via Tavernanova a via Cupa di Miano segna il confine tra il territorio dei Comuni di Palma Campania e . Il nome, diminutivo di Piano, fa riferimento ad una zona pia- neggiante e deriva dall’antica denominazione “Planum Palmae”, che indicava tutto il territorio da Palma alle pendici del monte Somma.

PONTE DI FERRO via La strada che mette in comunicazione via Striano con via Ta- vernanova. Il nome potrebbe essere dato dal ponte, forse originariamente di ferro, sovrastante il tratto ferroviario Palma – Sarno.

PONTE DI NAPOLI via La strada che da via Nuova Sarno si diparte per confondersi con via Tavernanova.

PONTE S. GIOVANNI via Nella frazione Castello, dalla piazza due strade si dipartono a formare un raccordo anulare che circonda il borgo storico di forma ovoidale per ricongiungersi sulla via Provinciale per Ca- stello proveniente da Vico: via S.Giovanni e Ponte S. Giovanni, nella parte alta, sovrastante una vallata. S.Giovanni Battista è il santo patrono di Castello e a lui è dedicata la chiesa parrocchiale sull’omonima via.

41 Scheda biografica Giovanni Battista (Ein kerem? 7|6 a.c.- Macheronte 29\30 d.c.), personaggio del Nuovo Testamento, santo(festa:24 giugno). Figlio del sacerdote Zaccaria ed Elisabetta, parente di Maria Vergine, verso il 27/28 si ritira nel deserto dove vive da asceta, annunciando l’arrivo del Messia. Battezza Gesù nelle acque del fiume Giordano. Per aver disapprovato la condotta di Erode Antipa, tetrarca della Galilea, con la cognata Erodiade è incarce- rato e poi decapitato su richiesta di Salomè, figlia di Erodiade.

POZZOCERAVOLO via A Pozzoromolo, la strada che continua via Isernia per congiun- gersi con via Ottomoggia ai confini con il territorio del Comune di . Il nome “ceravolo” è una deformazione di “diavolo” ed è legato all’immaginario popolare che attribuiva la presenza di pozzi d’epoca romana sul territorio all’intervento di un diavolo, che faceva diventare pazzo o morire chi si addentrasse in essi alla ricerca di un favoloso tesoro che, secondo la leggenda, vi era custodito.

POZZOROMOLO via La strada che prosegue via Mauro fino a congiungersi con via S.Nicola. Il nome è un diminutivo di “Pozzorummo”, che deriva da “pozzo” e dal greco “rumma”, mezzo per purificare; per cui pozzo-rummolo significa “piccolo pozzo per purificare” e si riferisce a cisternoni sotterranei, costruiti in epoca romana, che alimentavano qualche locale acquedotto, dotati di lumi di luce, necessari per l’areazione dell’acqua corrente, al fine di migliorarne il sapore e correggerne la purezza.

PROVINCIALE PER CASTELLO via La strada che da via S.Martino all’ingresso di Vico sale su fino

42 all’ingresso del centro di Castello, diramandosi in via S.Gio- vanni e via Ponte S.Giovanni.

PUCECCA (o PACECCA) via La strada che, partendo dall’intersezione di via Tirone, via Turiello e via Cupa di Miano si ricongiunge con il termine di via Gorga, ai confini con il Comune di S. Gennaro Vesuviano. Il nome, di ardua interpretazione, potrebbe derivare da due pa- role arcaiche: paciugo, che significa poltiglia o puciacca: acqua gelata senza consistenza, ad indicare un terreno fangoso o palu- doso per la presenza di acqua stagna. Ipotesi resa probabile dalla presenza di acqua, come testimoniato dalla vicina via Gorga.

QUERCE (Delle) via La strada, che nello stradario del 1903 viene riportata nell’elenco delle vie comunali interne come Via Delle Querce e delle vie vicinali semplicemente come Via Querce, parte dal tratto centra- le di via Marconi per confluire in via Frauleto, fiancheggiando lo stadio comunale. Il nome deriva dall’antica presenza di alberi di querce, di cui non è rimasto alcun esemplare, da quando furono abbattuti negli anni Settanta per l’ampliamento della sede stradale.

ROMA via È la principale strada del paese che ha cambiato più volte nome. Già via Casa Carrella, per la presenza della famiglia Carrella, viene denominata via Nazionale nella revisione dello stradario del 1904. Nel 1932, sulla base di un invito del governo fascista, che voleva celebrare in questo modo il decennale della Marcia su Roma, i nostri amministratori la chiamarono via Roma.

RUSSO VINCENZO via Il breve tratto di strada che prosegue via De Martino per finire in Largo Parrocchia.

43 Scheda biografica Vincenzo Russo nasce a Palma il 16 giugno 1770, da Nicola, medico locale, e Marianna . Dopo gli studi al Seminario di Nola, si trasferisce a Napoli dove si laurea in giurisprudenza e si dedica all’attività forense. Entrato in contatto con gli intel- lettuali e rivoluzionari napoletani, propugnatori delle idee di libertà e delle riforme democratiche, si procura l’ostilità delle autorità borboniche e nel maggio del 1795 è proscritto con altri 250 patrioti. Noleggia una nave con 600 ducati ricavati dalla vendita di due suoi terreni, sbarca a Genova e di lì va a Milano e poi in Svizzera, dove vive esercitando la medicina. Nel 1796 rientra in Italia al seguito delle truppe francesi. A Roma, nel 1798, pubblica “I pensieri politici”, scrive sul “Monitore roma- no” e tiene accesi discorsi nel Circolo Costituzionale. Caduto il governo borbonico e instaurata la repubblica, il 23 gennaio 1799, ritorna a Napoli. Nominato vigilatore per la Pubblica Istruzione all’Università di Napoli, in un discorso parla della teoria dei bisogni, riprendendo l’argomento della soppressione di ogni lusso sul “Monitore napoletano”, diretto da Eleonora Pimentel Fonseca. Quando le truppe del cardinale Ruffo entrano in Napoli, Russo è preso con le armi in mano il 13 giugno e imprigionato ai Granili. Dopo un processo sommario è impic- cato a soli 29 anni in Piazza Mercato il 19 novembre del 1799. Nei “Pensieri politici” teorizza: una società di uguali, in cui a ciascuno sia dato secondo le proprie necessità; la partecipazio- ne diretta del popolo al governo, secondo la concezione di una democrazia non fatta di deleghe; l’importanza dell’istruzione per la promozione socio-culturale del popolo. Una via Vincenzo Russo è anche a Napoli; la prima a sinistra di via Agostino Depretis a partire da piazza Libero Bovio.

RUSSO VINCENZO vicoletto Originariamente detta via del Mondualdo, è il vicolo che sale da via Municipio e , sottopassando un arco, termina in via Russo.

44 In fondo è la casa natale di Vincenzo Russo.

SANTA CATERINA via A Vico, la strada che mette in comunicazione via S.Martino con Casale Rocco.

Scheda biografica Caterina da Siena (Siena 1347-1380), mistica, santa (festa:29 aprile); dal 1363 nel terz’Ordine Domenicano si dedica a vita contemplativa svolgendo anche intensa attività di carità e di pacificazione tra stati, città e fazioni: riesce a porre fine alla “Cattività Avignonese” dei papi e lotta per l’unità della Chiesa, compromessa dall’antipapa Clemente VII. Gli aspetti mistico e impegnato della sua vita sono rispecchiati dalle 381 dettate ai discepoli. Con S. Francesco d’Assisi è patrona d’Italia.

SAN FELICE via Una delle strade principali del paese, che dal quadrivio, dove si incontra con via Nola, via Trieste e via Roma, sale a piazzetta Umberto I. Di S. Felice cui è dedicata si conserva un’edicola all’inizio della strada. Ma il santo è estraneo alla nostra tradizione religiosa e non lo si ricorda con alcun rito o manifestazione particolare. Forse la scelta fu dettata dalla vicinanza di Palma con la più importante cittadina di Nola, di cui S. Felice è il patrono assieme a S. Paolino.

Scheda biografica S.Felice (Nola metà del I secolo D.C. – 15 novembre 95), è il primo vescovo della diocesi di Nola. Secondo la leggenda Archelao, governatore della città, arresta il giovane, che con la sua preghiera ha liberato due uomini indemoniati, per interro- garlo presso il Tempio. Ma Felice leva una preghiera a Dio e una profonda voragine inghiotte l’edificio. Archelao si getta ai

45 suoi piedi e, convertitosi al cristianesimo, gli chiede di essere battezzato. Con lui si converte tutta la popolazione e Felice è nominato primo vescovo della città. Nell’anno 95 D.C. è arre- stato, durante le persecuzioni cristiane, dal prefetto Marciano, che lo fa appendere a testa in giù e, dopo tre giorni di torture, lo fa decapitare. Il corpo è seppellito di nascosto all’interno di un pozzo, intorno al quale è edificata la cappella che diventerà poi la Cattedrale di Nola, dove riposano ancora oggi le spoglie del Santo. È festeggiato dalla chiesa il 15 novembre.

SAN FELICE vicoletto Originariamente chiamato ‘o tuoro ‘e sotto, è una traversa, senza sbocchi, della parte alta di via S. Felice.

S. GENNARO via La strada che inizia dopo il ponte soprastante la ferrovia Palma- S.Gennaro e, attraversando un territorio campestre, termina all’incrocio tra via Isernia a destra e via Ottomoggia a sinistra.

Scheda biografica Gennaro (, 283-304), patrono di Napoli (festa: 19 settembre), identificato con l’omonimo vescovo di Benevento, è martirizzato durante le persecuzioni di Diocleziano nelle vicinanze di Napoli, forse a Pozzuoli. La fama del Santo è tuttora legata al “miracolo di S. Gennaro” consistente nella liquefazione del sangue raggrumato, contenuto in due ampolle di vetro che si custodiscono in una teca ermeticamente chiusa, nella Cattedrale di Napoli.

S. GIOVANNI via Vedi via Ponte S.Giovanni.

SANTA LUCIA via La strada che da piazza Castello scende nel vallone sottostante

46 fino ad interrompersi. La denominazione potrebbe derivare dalla presenza di una cappelletta o di un’edicola sul suo percorso. Il culto di S.Lucia è comunque diffuso nel nostro territorio sia per le sue capacità taumaturgiche sia per la presenza nel vicino territorio di Nola di una chiesetta su un colle, dove fino a qualche anno fa i fedeli erano soliti recarsi in pellegrinaggio a piedi il 13 dicembre, giorno della sua festa.

Scheda biografica Lucia (Siracusa 283-304), martire cristiana, dopo un periodo di fidanzamento con un giovane cittadino, decide di votarsi alla verginità. In seguito lo stesso giovane la denuncia come cri- stiana. Condannata alla reclusione e al rogo dopo un sommario processo, riesce a sfuggire alla pena. Alla fine viene pugnalata. Una tarda leggenda, legata al suo nome, che si riconnette al concetto di luce, vuole che le venissero strappati gli occhi; per questo è venerata come protettrice della vista.

S. MARTINO via La lunga strada che dal termine di via Ferrari attraversa buona parte della frazione del borgo di Vico. È intitolata a S.Martino per la chiesa parrocchiale, dedicata al “Divo Martino”, la cui costruzione, come si evince da un documento di compravendita del 14 aprile 1263, conservato nell’Archivio di Stato di Napoli, risale a più di sette secoli fa.

Scheda biografica Martino di Tours (Sabaria, Pannonia 316- Candes, Turenna 397), santo (festa: 11 novembre). Avviato dal padre alla carriera militare è posto di guarnigione ad Amiens, dove nella Pasqua del 339 riceve il battesimo. Nella stessa città avrebbe incontrato un povero seminudo e gli avrebbe fatto dono della metà del suo mantello. Ordinato sacerdote a Poitiers, nel 371 è eletto vescovo di Tours per acclamazione; da allora si dedica all’evangelizza-

47 zione delle campagne e all’istruzione del clero.

S. MICHELE via La strada tra i campi che, dipartendosi da metà di via Vecchia Nola, si ricongiunge con la seconda parte di via Sediari. Michele in ebraico Mikha’el (“chi è come Dio?”), arcangelo, patrono del popolo ebraico, santo (festa:29 settembre). Come principale avversario di Satana ha assunto nel cristianesimo la funzione di ultima guida delle anime e di loro difensore contro le insidie diaboliche al momento del giudizio. A questo compito alludono, nell’iconografia, la bilancia, che talvolta gli è attribu- ita, e la spada sguainata contro Satana.

SAN NICOLA via Nella frazione Pozzoromolo, la via che dal quadrivio attraversa tutta la parte occidentale del borgo fino al territorio del comune di Carbonara di Nola. È così detta per la devozione a S. Nicola, cui è dedicata la chiesa parrocchiale.

Scheda biografica Nicola di Bari (Patara, Licia 270-Mira 352), santo (festa:6 dicembre). Eletto vescovo di Mira, in Turchia, è imprigionato durante la persecuzione di Diocleziano. Le spoglie di Nicola rimasero a Mira fino al 1087, allorché furono trasportate a Bari, di cui fu proclamato patrono. La tradizione popolare lo rappresenta con l’aspetto di un vecchio dalla barba bianca, che porta doni ai bambini nella notte di Natale; nei paesi nordici è denominato Santa Claus (corruzione di Sanctus Nicolaus) e la sua figura si confonde con quella di Babbo Natale.

SCHIAPPA D’AIELLO via In frazione Castello, la strada che si diparte dall’inizio di via Santa Lucia per interrompersi nella vallata sottostante. Il nome “schiappa” si riferisce a una scheggia di legno ricavata

48 da un tronco o da un ceppo, che ricopriva il terreno dopo il taglio di bosco. Per il nome “Aiello” vedi la voce “via Aiello”.

SEDIARI via La strada che, partendo da Largo Barone, dopo aver attraver- sato via Circumvallazione, giunge fino a Cinquevie di Selve ai confini con il territorio dei Comuni di Nola e Saviano. Il nome fa riferimento alla presenza, di cui si è persa memoria, di botteghe di fabbricanti di sedie. Se ne ha un’eco nel cognome Sedia e nel soprannome seggiariello, derivati dal mestiere del seggiolaio.

SOPRA VICO vicoletto Nella frazione Vico, il vicoletto che si diparte da via Casciaril- la. La denominazione fa riferimento alla posizione geografica rispetto al nucleo centrale del borgo.

SPACCARAPE via La strada che si estende da via Nuova Sarno a via Traversa Cimitero. Due i possibili significati del nome, che però non si escludono l’un l’altro: il primo fa riferimento ad una strada che si apriva in mezzo ad un campo coltivato a rape; il secondo alla produ- zione stessa delle rape, che i contadini spaccavano per poterle utilizzare come cibo nell’alimentazione quotidiana.

STRIANO via La strada che da via Nuova Sarno porta nel territorio del Co- mune di Striano.

TAVERNANOVA via La strada che dall’incrocio di via Ponte di Ferro, via Novesche e via Abignente porta nel territorio del Comune di Poggiomarino. Il nome fa riferimento alla presenza di una taverna, di cui si è

49 persa memoria, lungo il percorso.

TIRONE via La strada periferica che partendo dal tratto centrale di via Spaccarape termina all’incrocio tra via Pucecca e via Turiello, ai confini con il territorio di S. Gennaro Vesuviano. Il nome Tirone è variante di Torone ed ha la medesima etimo- logia di Tuoro, cui si rinvia.

TORRE via La strada che da via Circumvallazione si estende verso il terri- torio di S.Gennaro Vesuviano fino a che si interrompe. Il nome fa riferimento non, come si potrebbe pensare, a costru- zioni fortificate con funzioni di difesa ed avvistamento, ma ai resti di archi dell’acquedotto romano.

TRIBUCCHI via La lunga strada montana che, partendo dalla piazza di Castello, giunge ai confini del territorio dei Comuni di Sarno a sud e di Quindici a nord. Il nome deriva dall’osco trevis, fortificazione di travi di legno, e fa riferimento sia agli antichi abitatori di quella zona boschiva sia ad una costruzione, di cui, dato il materiale deperibile con cui era stata fatta, non c’è alcuna traccia.

TRIESTE via La strada che, partendo dal quadrivio S. Felice, giunge al piaz- zale della stazione ferroviaria. Chiamata precedentemente Corso Ferrovia, fu denominata via Trieste, così come altre strade in varie località della Penisola, dopo il trattato del 5 ottobre 1954, firmato a Londra tra Italia e Iugoslavia, in seguito al quale il Territorio libero di Trieste, costituito dopo la Seconda Guerra Mondiale è diviso in due zone, A e B, l’una gravitante verso l’Italia e l’altra verso la

50 Iugoslavia. La zona A è affidata all’Italia a titolo provvisorio, poi definitivo. Ricordo che all’epoca frequentavo la seconda elementare e in classe, oltre a Fratelli d’Italia, l’Inno Nazionale di Goffredo Mameli e alla Leggenda del Piave di E. A. Mario, cantavamo, per celebrare l’evento, La campana di San Giusto di Drovetti/Arona, che cominciava con: “L’ora suona, l’ora suona la campana, di Trieste italiana...”.

TURIELLO via La strada che, partendo da via Nuova Sarno, termina all’incrocio tra via Tirone e via Cupa di Miano ai confini con il territorio del Comune di S.Gennaro Vesuviano. Il nome fa riferimento a Tuoro, voce cui si rinvia.

UMBERTO I piazza Detta anche popolarmente piazzetta Ferrari, all’intersezione di via Ferrari, via Municipio e via S. Felice è dedicata al re d’Italia Umberto I.

Scheda biografica Umberto I (Torino 1844- Monza 1900), re d’Italia (1878-1900). Figlio di Vittorio Emanuele II, sposa la cugina Margherita. Di tendenze militaristiche e autoritarie, interviene nella vita poli- tica in senso reazionario: rafforza i poteri della Corona, anche con leggi eccezionali, e il colonialismo di Crispi e approva la repressione dei moti popolari di Milano nel 1898. E’ ucciso dall’anarchico Gaetano Bresci.

VADO DEL LUPO via La strada che si diparte da via Tribucchi a Castello e, dopo un ampio semicerchio a nord attraverso il bosco, si ricongiunge nuovamente su via Tribucchi. Il termine Vado deriva dal latino “vadum” ed indica il passag- gio di un corso d’acqua. Per quanto riguarda l’espressione del

51 Lupo appare poco convincente la trasposizione da un antico Lupici, a sua volta alterazione del nome Opici, antichi abita- tori del territorio. Più probabile che Lupo si riferisca proprio al caratteristico animale dei boschi, come indicherebbe anche la vicinanza con l’Irpinia (dal latino hirpus, lupo); in questo caso potrebbe indicare sia un luogo attraversato abitualmente dai lupi, sia un evento eccezionale, rimasto nell’immaginario collettivo, quale potrebbe essere stato l’avvistamento, mai più ripetutosi, di un lupo.

VECCHIA NOLA via Si riferisce alla vecchia strada per Nola, che si dirama dall’inizio di via Sediari per congiungersi con via Isernia.

VECCHIA PER CASTELLO via Si riferisce alla vecchia strada per Castello, che si dirama dalla via Provinciale per Castello e vi si ricongiunge dopo poche centinaia di metri.

VECCHIA SAN GENNARO via Si riferisce alla vecchia strada per S. Gennaro Vesuviano, che si dirama da via Trieste fino al ponte sulla stazione che unisce i due comuni.

VECCHIA SARNO via Si riferisce alla strada pedemontana che, partendo da via Mar- coni, portava direttamente a Sarno. Fu così chiamata dopo l’apertura della parallela e sottostante via Nuova Sarno sulla statale Nola-Sarno.

52 I NUOVI NOMI PROPOSTI DALLA COMMISSIONE TOPONOMASTICA

53 - LE VIE CHE CAMBIANO NOME -

STRADA PROPOSTA DI MODIFICA Cimitero Padre Paolino da Palma + Piazzale Ognissanti Circumvallazione Giordano Bruno (direzione Nola) dei Sarrastri (direzione Sarno) De Martino (via) + Russo (via) Teglanum Ferrari Largo Santa Faustina alla Badiola (spiazzo terminale) Macello Falcone e Borsellino Nuova Nola Nola Nuova Sarno Sarno Ponte San Giovanni Pietro Salvatore Caliendo Provinciale per Castello degli Ulivi + Vincenzo Gemito (dall’intersezione con via Vecchia per Castello) Querce delle Querce Salita Belvedere Vincenzo Lauro (solo la rampa di fronte a via Municipio) Sediari (secondo tratto) Salvatore Speranza Traversa Cimitero Giacomo de Vivis Traversa Corso Nuovo Giovanni Ingenito Traversa Ferrovia Giovanni Paolo II Vecchia Nola Popilia Vecchia per Castello Salvatore Di Giacomo Vecchia San Gennaro Frate Angelo Peluso Vecchia Sarno Acquedotto Augusteo Vico Ciccone Casa Ciccone Vico Parrocchia Giosuè Russo Vicoletto San Felice Tuoro Vicoletto sopra Vico Raffaele Viviani Largo Belvedere Ermelinda Pappacena Largo Parrocchia Piazza San Biagio Piazza Castello Piazza del Castello Piazza Mercato Piazza Alfonso I d’Aragona

54 Il lavoro di revisione della Toponomastica e di proposta e di attribuzione di nuovi nomi, svolto in 6 incontri dal 30 marzo al 31 maggio 2010, è stato eseguito sulla base di criteri rigo- rosamente scientifici, propri di una disciplina specialistica che attraversa vari settori del sapere.

Li riportiamo: 1) Conservazione dei nomi “segno” della storia, geografia, economia, cultura, tradizioni del luogo, che si conside- rano “beni culturali immateriali” e “spie d’identità” per la lettura e il governo del territorio e dei suoi abitanti;

2) Attuazione di un procedimento a “cerchi concentrici” per cui è stata data precedenza a personaggi ed eventi di Palma Campania, tenendo anche presente che la “Terra di Palma” comprendeva fino al 1809 anche l’attuale Comune di Carbonara di Nola e fino al 1840 l’attuale Comune di ;

3) Ampliamento ad eventi e personaggi della Provincia di Napoli, della Regione Campania, della Nazione;

4) Nella scelta dei nomi di uomini illustri, da attribuire alle strade, si è ritenuto opportuno non prendere in conside- razione personaggi locali deceduti da meno di 50 anni, in quanto per essi non c’è ancora la distanza temporale che, sola, permette un motivato e distaccato giudizio storico;

5) Nel caso di due o tre vie che avessero lo stesso nome (via

55 Provinciale per Castello, via Vecchia per Castello, piazza Castello; via Cimitero e traversa Cimitero; piazza De Martino e via De Martino; via Vecchia Nola e via Nuova Nola; via Russo e vicoletto Russo; via Parrocchia, vico Parrocchia, largo Parrocchia; via San Felice e vicoletto San Felice; via Vecchia Sarno, via Nuova Sarno) si è conservato un unico toponimo;

6) Recupero di antiche denominazioni, cancellate nello stradario del 1904 e sostituite con nomi banali, attinenti ad una particolarità storico-geografica del territorio.

7) Eliminazione di grafie discordanti (via Querce o via delle Querce?, via Pucecca o via Pacecca), anomalie e incogruenze (come nel caso di traversa Corso Nuovo e traversa Ferrovia, i cui nomi sono rimasti inalterati anche quando corso Nuovo si è modificato in via Marconi e corso Ferrovia in via Trieste).

56 ACQUEDOTTO AUGUSTEO via (Ex via Vecchia Sarno) L’acquedotto Augusteo, costruito dai Romani in Campania, si sviluppava per circa 92 Km. Aveva inizio da Serino, dove captava le acque della sorgente Acquaro e nel suo percorso passava al di sopra di Sarno e proseguiva per Palma. Numerosi ruderi sono presenti lungo il tratto che va da Sarno a Palma, ad esempio in località Mura d’Arce alla base della località Pestel- loni. Un breve pezzo, molto ben conservato e che permette di rendersi conto della sua struttura e funzionamento, è in località Ponte Torone.

ALFONSO I D’ARAGONA piazza (Ex piazza Mercato, di fronte al Palazzo Aragonese)

Scheda biografica Alfonso V il Magnanimo (1396-1458), re d’Aragona, di Sicilia e di Sardegna, Alfonso I come re di Napoli dal 1442, succeduto in Aragona e in Sicilia al padre Ferdinando I, viene adottato dalla regina di Napoli Giovanna II d’Angiò. Ma alla morte di lei (1425), la successione gli è contrastata da Renato d’Angiò, appoggiato da Milano, Firenze e Venezia; sconfitto e preso prigioniero a Ponza da Filippo Maria Visconti, si accorda con lui e ciò gli consente di occupare Napoli (1442), che unisce alla Sicilia, inaugurando il dominio aragonese su tutto il Mez- zogiorno d’Italia. Il re sceglie il feudo della Terra di Palma per edificare, verso la metà del Quattrocento, un sontuoso palazzo per potervisi trattenere e per dedicarsi alla caccia del falcone nella stagione primaverile e ne affida la realizzazione a Raimondo Orsini, signore della Baronia di Palma.

57 BRUNO GIORDANO via (Ex via Circumvallazione, dall’intersezione di via Trieste a via Nola)

Scheda biografica Filippo Bruno nasce il gennaio 1548 a Nola. A 14 anni parte per studiare nella capitale del Regno. Nel 1565 entra nel convento dei domenicani di Napoli, dove prende il nome di Giordano e acquista il titolo di dottore in Teologia nel 1572. Denunciato nel 1576 da un domenicano per aver messo in dubbio alcuni dogmi cristiani, fugge verso Roma e, dopo essersi stonacato, a Ginevra. Comincia una vita in continua fuga, inizialmente ac- colto con rispetto per la sua cultura, la sua eloquenza e lo spirito libero; ma in nessun posto riesce a trovare un riparo duraturo, in quanto le sue dottrine urtano le credenze dei suoi ospiti, di qualsiasi fede essi siano. Soggiorna a Tolosa, Londra, dove pub- blica i suoi principali lavori, ed in altre città europee. Nel 1591, stanco dell’esilio, accetta l’invito di Giovanni Mocenigo, ricco veneziano che desidera apprendere da lui l’arte della memoria, ma che il 23 maggio 1592 lo denuncia all’Inquisizione con il pretesto che non gli avrebbe trasmesso i suoi segreti. Nel 1593 è trasferito a Roma e rinchiuso nel carcere del Santo Ufficio presso San Pietro il 27 febbraio. Dopo un processo che dura ben otto anni e che si conclude con una sua dichiarazione di non potersi pentire e di non sapere di cosa pentirsi, è condannato a morte. Il 17 febbraio 1600, legato con un morso alla bocca, che gli blocca la lingua per impedirgli di parlare, è portato a Campo dei Fiori, denudato, legato ad un palo ed arso vivo. Il “nucleo duro” della teoria di Bruno, che consisteva nella sua concezione di un Universo infinito, doveva necessariamente condurlo al patibolo.

58 CALIENDO PIETRO SALVATORE via (Ex via Ponte San Giovanni)

Scheda biografica Nasce a Palma Campania il 5 gennaio 1877 da Andrea e Rachele Morrone. Studia al Semianrio di Nola, al Convitto Nazionale di Caserta e al Liceo di Aversa; si laurea in Giurisprudenza, ma non esercita mai la professione di avvocato, preferendo alla vita del foro l’attività artistica. Vive ed opera prevalentemente a Napoli e soltanto negli ultimi anni della sua vita, a partire dalla seconda guerra mondiale, si ritira a Castello, nella casa di via Ponte San Giovanni, dove trascorre circa un ventennio. Insegna Storia dell’Arte nel Liceo “Antonio Rosmini” di Palma Campania e nel Seminario di Nola. Ammesso per meriti arti- stici dopo la laurea al terzo anno dell’Accademia, si classifica al primo posto nel concorso finale di pittura del Regio Istituto delle Belle Arti di Napoli. Nella piena maturità soggiorna in Germania e in Svizzera, dove incontra lo scrittore Massimo Gorkij e Pablo Picasso. Come pittore non si apre alle nuove esperienze artistiche del Primo Novecento (Futurismo, Cubismo, Surrealismo) né si interessa al dibattito sulle nuove modalità espressive e rifiuta l’invito di Boccioni ad aderire al movimento futurista, preferendo rimanere fedele alla lezione dei grandi maestri del Verismo napoletano. Nei confronti del Fascismo ha un comportamento di distaccato disinteresse e per questo è inviso al Regime. Nella solitudine di Castello coltiva lo studio dei classici e ne assimila i moduli espressivi, traducendoli nella composizione di versi densi di erudizione e di echi della nostra tradizione poetica ottocentesca. Muore l’11 ottobre 1955.

CASA CICCONE vico (Ex vico Ciccone) La premessa di “casa” a Ciccone si giustifica per analogia con Casa Caliendo, Casa Cassisi e Casa Nunziata, dato che il co-

59 gnome Ciccone non si riferisce ad alcun personaggio particolare, ma solo al nucleo familiare prevalente.

DEI SARRAST(R)I via (Ex via Circumvallazione, dall’intersezione con via Trieste verso via Nuova Sarno) Il grammatico Servio nei Commentarii in Vergilii Aeneidos libros, citando Conone, circa l’origine dei Sarrastri, o Sarrasti (popolo della Campania), dice che alcuni Pelasgi insieme ad altre popolazioni emigrate del Peloponneso giunsero in un luogo d’Italia “che non aveva alcun nome prima” e diedero il nome di Sarro al fiume presso il quale abitarono (odierno Sarno), dalla denominazione del fiume della loro patria e chiamarono se stessi Sarrastri. Qui i Pelasgi fondarono molte città tra cui Nuceria. La citazione di Virgilio si riferisce al libro VII dell’Eneide, verso 738: “Sarrastis populos et quae rigat aequora Sarnus”: Sarrasti, che popolano la pianura irrigata dal Sarno.

DEL CASTELLO piazza (Ex Piazza Castello) Piazza del Castello, rispetto a Piazza Castello, è denominazione linguisticamente più corretta.

DEGLI ULIVI via (Ex via Provinciale per Castello, fino all’intersezione di via Vecchia per Castello) Si riferisce ad un albero che non solo è ancora abbastanza diffuso sulla collina di Palma, ma anche presente, assieme alla quercia, nello stemma del Comune, dove sono raffigurati ai due lati della Torre civica. Senza dimenticare che Palma era denominata nel 997 “Liciniana”, nome dato dalla presenza in loco di piante di Licinia, che producevano olive da cui si ricava un olio leggero e squisito.

60 DELLE QUERCE via (Ex via Querce) Via delle Querce, rispetto a via Querce, è denominazione lin- guisticamente più corretta.

DE VIVIS GIACOMO via (Ex Traversa Cimitero)

Scheda biografica Giacomo de Vivis, colonnello svizzero, è sindaco di Palma dal 1855 al 1857. Ideatore e realizzatore del Corso, fiancheggiato da platani, che dalla Stazione ferroviaria giunge al quadrivio di San Felice; si fa edificare anche poco lontano dal centro, nella località che tuttora si chiama “Ponte Svizzero”, un elegante ed architettonico Casino con chiesetta privata. Al termine del suo sindacato ritorna in Svizzera dove muore il 9 settembre 1863. All’inizio del viale Ferrovia una copia della stele originaria in pietrarsa e marmo (conservata nella sede municipale), ne ricorda la sua buona amministrazione: “A Giacomo De Vivis – Colonnel- lo svizzero e Sindaco di Palma – per virtù chiaro e per affetto al paese – in tre anni di sua amministrazione – procurò ricchezza ed incalcolabile utilità – tra cui il viale ameno – dell’abitato alla stazione della ferrovia – i palmesi – a grata memoria – questa lapide e monumento – posero – l’anno MDCCCLVI”.

DI GIACOMO SALVATORE via (Ex via Vecchia per Castello)

Scheda biografica Nasce a Napoli nel 1860. Iscritto alla facoltà di medicina, smette subito di frequentare i corsi per dedicarsi al giornalismo e alla letteratura. Nella sua formazione è influenzato dal Verismo di Giovanni Verga; ma nelle novelle, raccolte in tre volumi, indugia non tanto sulle motivazioni sociali e sulla psicologia

61 dei personaggi, quanto sulle situazioni particolarmente crudeli e strazianti, dilatandole oltre misura. Una caratteristica questa che è anche dei suoi drammi realistici e popolareschi: Malavita (1889), ’O mese mariano (1897) e il famosissimo Assunta Spina (1911), interpretato sulla scena dalle più famose attrici dell’e- poca. Ampia e apprezzata la sua produzione poetica in dialetto napoletano, fatta di sonetti, ariette, canzonette soffuse di lirismo, in cui le tonalità pittoriche e la melodia ariosa raggiungono un raro equilibrio. È autore anche di numerose canzoni classiche napoletane: Nannì (1882), Oilì oilà (1885), Era de maggio (1885), Carulì (1885).

FALCONE GIOVANNI E BORSELLINO PAOLO via (Ex via Macello)

Schede biografiche Giovanni Falcone nasce a Palermo il 20 maggio 1939. Con- segue la laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Pa- lermo nel 1961. A 25 anni vince il concorso in magistratura ed è Procuratore a Trapani per dodici anni. Il 29 luglio 1983 il consigliere Rocco Chinnici, nel cui ufficio lavora da tre anni, è ucciso con la sua scorta. Lo sostituisce Antonio Caponnet- to, che costituisce il così detto “Pool antimafia”, di cui fanno parte sia Falcone che Borsellino. Dopo l’uccisione nell’estate del 1985 dei funzionari di polizia Giuseppe Montana e Ninni Cassarà, si teme per l’incolumità anche dei due magistrati che, per motivi di sicurezza, sono indotti a soggiornare per qualche tempo con la famiglia presso il carcere dell’Asinara. Dopo che Caponnetto lascia l’incarico per contrasti con il suo successore Antonino Meli, Falcone chiede di essere destinato ad altro uf- ficio. Scampato ad un attentato presso Mondello il 20 giugno 1989, è nominato Procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Palermo. Chiamato dal governo a dirigere gli Affari Penali del Ministero di Grazia e Giustizia nel marzo 1991,

62 svolge un’intensa attività, volta a rendere più efficace l’azione della Magistratura nella lotta contro il crimine. Il 23 maggio 1992 è vittima, assieme alla moglie e agli agenti di scorta, di un attentato mafioso a Capaci. Paolo Borsellino nasce a Palermo nel 1940 da una famiglia borghese. Si laurea all’età di 22 anni in Giurisprudenza presso l’Università di Palermo e l’anno dopo supera il concorso in Ma- gistratura. Nel 1969 diventa Pretore di Monreale ed ha modo di conoscere la cosca sanguinaria dei Corleonesi, contro la quale lavorerà per tutta la vita. Nel 1975 entra a far parte dell’Ufficio d’Istruzione Affari Penali assieme a Falcone, con cui entra nel 1983 nel Pool antimafia ed ottiene i primi importanti risultati, quali l’arresto del boss Vito Ciancimino e la collaborazione del pentito di mafia Tommaso Buscetta. Nominato Procuratore a Marsala nel 1986, chiede di rientrare a Palermo e nel 1991 è Procuratore aggiunto. Dopo l’assassinio di Falcone, è consa- pevole di essere la prossima vittima designata, ma decide di restare alla Procura di Palermo, nella quale ormai è isolato e attaccato dall’interno. Il 19 luglio 1992 sotto la sua abitazione, in via D’Amelio, una Fiat 126 imbottita con 100 Kg. di tritolo esplode portandosi via il giudice e gli agenti della sua scorta.

PELUSO FRATE ANGELO via (Ex via Vecchia San Gennaro)

Scheda biografica Nasce a Palma, nella contrada di San Gennaro Vesuviano, il 13 settembre 1801, da Domenico e Vittoria Franzese. Vestito l’abito francescano, ancora giovanetto, nel convento di San Gennaro, a 18 anni prende i voti solenni nel Professorio di San Giovanni in Palco di Lauro (oggi ). Nel 1820-21 è nel convento della Sanità nello stesso tempo in cui avvengono i moti rivolu- zionari campani, promossi dal generale Guglielmo Pepe, dagli ufficiali Morelli e Silvati e dall’abate Luigi Minichini. Entrato

63 in contatto con molti liberali della Campania, nell’agosto 1832 organizza il moto insurrezionale, noto come “la congiura di frate Angelo Peluso”. A capo di un folto manipolo si dirige verso le montagne di Lauro e Taurano. Ma le centinaia di contattati che devono convergere sui monti non si fanno vedere; un certo Pietro Russo da Taurano svela alle autorità i movimenti degli insorti e la congiura fallisce. Frate Angelo è costretto alla fuga e dopo qualche settimana di latitanza si rifugia nel convento della Sanità dove è scoperto ed arrestato il 14 settembre. Pro- cessato e condannato a morte, la pena capitale gli è commutata da Ferdinando II nell’ergastolo. Dopo alcuni anni trascorsi nelle carceri di Santa Maria Apparente, passa nell’isola di Santo Stefano, dove sconta sedici anni e, nel 1848 è trasferito a Roma nel chiostro di San Francesco a Ripa, dove per accordo fra le autorità civili ed ecclesiastiche, il carcere gli è commutato nelle Prigioni del Santo Ufficio. Qui in una cella solitaria trascorre gli ultimi anni della vita, finita nel 1854.

GEMITO VINCENZO via (Ex via Provinciale per Castello dall’intersezione di via Vecchia per Castello in poi)

Scheda biografica Nasce il 1852 in una famiglia povera, figlio di un taglialegna. Il giorno dopo la sua nascita la madre lo consegna all’orfanatrofio dell’Annunziata, dove vive per alcuni anni e gli è assegnato il nome “Genito”, poi trasformatosi in “Gemito” nei registri della struttura. Nel giugno del 1862 è adottato da una famiglia che aveva di recente perso un bambino. Il padre è un artigiano e il giovane Vincenzo comincia a dedicarsi alla scultura e alla pittura. Allievo di Emanuele Caggiano e Stanislao Lista, lascia presto i maestri, di gusto accademico, per tentare la strada del Verismo. Esegue in creta una serie di bustini e figurette di men- dicanti e popolani, proponendosi di fermare con immediatezza

64 le metamorfosi del reale. Nel 1878 ottiene uno straordinario successo al Salone di Parigi con Il pescatorello. Nel 1887 scolpi- sce in marmo la statua di Carlo V, eretta all’esterno del Palazzo Reale di Napoli. In seguito ad un crollo mentale si reclude in un appartamento di una stanza e trascorre periodi di degenza in ospedale psichiatrico. Riprende a scolpire nel 1909 fino alla morte avvenuta nel 1929.

GIOVANNI PAOLO II via (Ex Traversa Ferrovia)

Scheda biografica Karol Wojtyla (n.1920), arcivescovo di Cracovia è, nel 1978, il primo Papa non italiano dopo 455 anni e anche il primo Ponte- fice polacco, e slavo in genere, della storia. Sin dall’inizio del suo pontificato intraprende una vigorosa azione politica contro il comunismo e l’oppressione politica. Ma stigmatizza anche il capitalismo sfrenato e il consumismo, considerati antitetici alla ricerca della giustizia sociale, causa di ingiustificata sperequazione tra i popoli e lesivi della dignità umana. I suoi più di cento viaggi in tutto il mondo sono segno di una seria intenzione di costruire un ponte di relazioni tra nazioni e religioni diverse nel segno dell’Ecumenismo. Rico- verato all’ospedale Gemelli di Roma nel febbraio del 2005 per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, muore a causa di un’infezione dell’apparato urinario nell’aprile 2005.

INGENITO GIOVANNI via (Ex via Traversa Corso Nuovo)

Scheda biografica Nasce a Palma il 29 luglio 1876, in via Ferrari n.11, da Gen- naro, contadino, e da Antonia Nunziata stiratrice. Appena diciottenne compone la musica del testo di una canzone dello

65 studente Gennaro Rainone di Carbonara di Nola, Nannina ‘a ricciulella, presentata alla festa di Piedigrotta del 1895. Altre sue composizioni: Rusì, pecchè (1904), ‘O ritorno e Senza core (1909), Sulo cu tte e Marì (1919), Surdato senz’ammore (1920), Nammurato io so’(1921). Nel 1920 ha grande successo una sua canzone, Fanfara ‘e maggio, con versi di E. A. Mario, l’autore della celebre Il Piave. Collabora anche con Rocco Galdieri e Francesco Fiore e pubblica romanze, barcarole, stornelli e canzoni napoletane presso la Casa Editrice Musicale “Giannini”. Nel 1923 emigra negli Stati Uniti, dove muore il 18 febbraio 1933 ed è sepolto nel cimitero del Calvario, proprietà dell’Amministrazione della Cattedrale di San Patrizio. Da alcune testimonianze si sa che era un virtuoso del pianoforte e della tromba, che suonava con la sola mano sinistra, avendo perso l’uso della destra in un incidente.

LAURO VINCENZO via (Rampa di via Salita Belvedere, prospiciente via Municipio)

Scheda biografica Nipote di Biagio Lauro, nasce a Palma il 2 febbraio 1856. Compie i suoi primi studi nel Seminario di Nola, poi si iscrive a Scienze Mediche presso l’Università di Napoli, laureandosi in Medicina nel 1880. Si specializza in Ostreticia e Ginecologia, discipline in cui consegue la libera docenza rispettivamente nel 1888 e nel 1895. Prende parte a molti concorsi per docente ordinario conseguendo sempre l’eleggibilità. Nel 1889 con- corre per la Direzione della Clinica di Padova, di Catania e di Genova, classificandosi sempre tra i primi. Nel 1889 ottiene la nomina a Professore ordinario e a Direttore di Clinica presso la Clinica Ostretica di Cagliari. Ma dopo un anno, vinto dalla nostalgia, preferisce rinunciare e ritornare a Napoli dove gli è affidato l’incarico per l’insegnamento di Ginecologia Teorica. Per contrasti con il mondo accademico dopo qualche anno ab-

66 bandona definitivamente l’insegnamento ufficiale per dedicarsi esclusivamente alla sua scuola privata. E’ tra i soci fondatori della Società Italiana di Ostreticia e Ginecologia; dà alla stampa numerose pubblicazioni e scrive 87 articoli del Dizionario pra- tico delle Scienze Mediche, edito da Vallardi. Muore a Napoli nel febbraio 1925 ed è sepolto nel cimitero di Palma Campania.

NOLA via (Ex via Nuova Nola)

OGNISSANTI piazzale (Piazzale antistante l’ingresso del Cimitero Comunale)

PADRE PAOLINO DA PALMA via (Ex via Cimitero)

Scheda biografica Biagio Alfieri nasce a Palma Campania il 14 febbraio 1854 da Francesco e Rachele Lucarelli. All’età di 15 anni entra nell’Ordine dei Cappuccini e, quale novizio, prende il nome di Fra Paolino; il 24 febbraio 1871 entra come neoprofesso nel Convento di Bagnoregio per studiarvi Filosofia. Passa a Roma, dove studia Teologia ed è ordinato sacerdote il 23 settembre 1876. A 26 anni i Superiori dell’Ordine lo designano all’inse- gnamento dei suoi confratelli. Nel 1880 si laurea in Filosofia e nel 1886, all’età di appena 32 anni, vince il concorso per la prima Cattedra di Teologia della provincia di Roma. Nel 1908 perviene all’altissima carica di Definitore Generale dell’Ordine. Il 26 novembre 1922, colpito dall’arteriosclerosi, muore nel convento dei Cappuccini di Roma.

67 PAPPACENA CLAUDIA ERMELINDA largo (Ex Largo Belvedere)

Scheda biografica Nasce il 21 marzo 1879 da Salvatore e Narcisa Allocca, nella casa di via Nazionale (l’attuale via Roma) n.68. Dopo la morte dei genitori si trasferisce a Napoli assieme al fratello Gaetano e svolge la professione di maestra elementare. A 27 anni sposa Alessandro Cutolo,quarantaduenne dottore in chimica e agita- tore socialista. Dopo il matrimonio si dedica esclusivamente alla famiglia, fino al punto di lasciare sia gli studi dei problemi femminili, cui si era brillantemente dedicata, sia la narrativa e la collaborazione giornalistica. Di lei ci rimangono due libri stampati nel 1904: Mulier, edito da Nicola Iovene (lo stesso che nel 1877 aveva pubblicato Patologia generale del Senatore Antonio De Martino) e Donne illustri attraverso i secoli, edito da Pietrocola. Il primo tratta il problema dei diritti e dei doveri della donna; il secondo del contributo che le donne hanno dato all’evolversi del progresso civile nel mondo. Del 1906 è L’alba della coscienza, una raccolta di saggi di psicologia infantile. Abbiamo inoltre un romanzo dal titolo latino Sursum corda, scritti ed articoli pubblicati su riviste scientifiche e divulgative, di cui non ci sono tracce. Muore a Napoli il 24 febbraio 1960.

POPILIA via (Ex via Vecchia Nola) La via Popilia era un’importante strada romana fatta costruire nel 132 a.c. dal console Publio Popilio Lenate, la quale si staccava dalla via Appia a Capua, proseguendo fino a Rhegium (Reggio Calabria). Il tratto da Nola a Sarno attraversava anche Palma lungo il tracciato dell’odierna via Vecchia Nola.

68 RUSSO GIOSUE’ via (Ex vico Parrocchia)

Scheda biografica Nasce a Palma il 29 maggio 1781. A soli 20 anni è assunto nel Gabinetto Geografico, dove presta servizio anche dopo la laurea in Ingegneria. Nel 1814 è nominato ingegnere di II classe nel Deposito Generale di Guerra, nel 1816 ingegnere geografo e nel 1817 ingegnere della I classe dell’Officio Topografico, presso il quale presta servizio per 20 anni. Il ROT (Reale Officio To- pografico di Napoli), nato come istituto autonomo ai tempi di Gioacchino Murat, con sede nei locali di Pizzofalcone, diventa un gioiello di funzionamento e di efficienza sotto la direzione del Col. Ferdinando Visconti. Dopo l’Unità d’Italia la presti- giosa istituzione decade ed è sciolta nel 1879. Il ROT produce una scuola di disegnatori, incisori, litografi e topografi. Nel 1813 è stampato il primo Atlante Universale. Negli anni 1834- 36 Russo disegna le trenta carte dell’Atlante dell’Abate Luigi Galanti, arricchendo i fogli con immagini che rappresentano le varie terre e paesi. Successivamente disegna anche la Carta del Regno delle due Sicilie. Muore a Napoli il 20 marzo 1840.

SAN BIAGIO largo (Ex Largo Parrocchia)

Scheda biografica Biagio nasce a Sebaste, nell’Armenia minore, nel III secolo dopo Cristo, da genitori nobili e cristiani. Da adulto si ritira in eremitaggio in una spelonca, dove accorrono le persone inferme, che egli guarisce con la sua arte. Elevato alla dignità di Vescovo, muore decapitato il 13 febbraio del 316 durante la persecuzione di Licinio. Le sue spoglie sono conservate a Verona nella chiesa benedettina dei santi Nazaro e Celso, le reliquie a Maratea (Potenza).

69 Il culto di San Biagio nel nostro paese è probabilmente nato nel Cinquecento, come attestato nel 1630 da redazioni di vi- site pastorali che parlano sia di un dipinto dedicato al Santo, attribuito al pittore carbonarese Marco Mele, sia di un altare dedicate al suo culto.

SANTA FAUSTINA ALLA BADIOLA largo (Slargo terminale di via Ferrari) La denominazione si riferisce alla vergine Faustina, vittima delle persecuzioni contro i Cristiani sotto gli imperatori Massimiano e Diocleziano, le cui reliquie, rinvenute nella Catacomba di San Calisto, su richiesta del canonico Francesco Dello Iacono, sono traslate a Palma nel 1939 e collocate nella Badiola, una chieset- ta posta alla sommità di via Ferrari, prima dell’imbocco della via per Vico. La Badiola, così chiamata perché appartenente ai frati benedettini dell’Abazia Santa Croce al Casale, è abbattuta subito dopo la guerra per allargare l’imbocco della via per Vico. Attualmente il corpo di Santa Faustina è nella chiesa di San Mi- chele Arcangelo, nel primo Cappellone a sinistra per chi entra.

SARNO via (Ex via Nuova Sarno)

SPERANZA ALESSANDRO SEBASTIANO via (Via Sediari dalla Circumvallazione a via Pozzoromolo)

Scheda biografica In un volume pubblicato recentemente, Alessandro Sebastiano Speranza (ed. ilmiolibro.it, l’Espresso, Roma 2010) Pasquale e Felice Marciano, cultori di storia locale, alla luce di nuovi documenti d’archivio e soprattutto del ritrovamento dell’atto battesimale, hanno scoperto che il musicista nacque a Lauro di Nola il 24 aprile 1724 dai Magnifici Tommaso e Isabella Co- scia e venne battezzato con il nome di Alessandro Sebastiano

70 nella chiesa parrocchiale di S. Barbato, incendiata dai francesi nell’aprile del 1799, durante i moti rivoluzionari. Viene così smentita la tesi dei vari autori che gli attribuivano come primo nome Salvatore e lo dicevano nato a Palma: un errore derivato da un’opera del marchese di Villarosa Carlo Antonio De Rosa “Memorie dei compositori di musica del Regno di Napoli” (1840), il quale scriveva che il maestro era originario di Palma, ignorandone perfino l’anno di nascita. Non abbiamo notizie dell’infanzia ed adolescenza di Speranza. Giovanetto, è ammesso a studiare musica nel Conservatorio del- la Madonna di Loreto di Napoli, dove segue gli insegnamenti di Francesco Durante, scrittore di musica vocale sacra e maestro di Gian Battista Pergolesi. Si dà alla vita ecclesiastica e, compiuti gli studi musicali, dedica tutta la sua attività all’insegnamento di canto e contrappunto. Tra i suoi allievi Nicola Antonio Zin- garelli diventa direttore del Real Conservatorio di Musica di Napoli e maestro di Bellini e Mercadante. Collabora anche con Monsignor Alfonso Maria de’ Liguori (poi santificato), che lo fa venire presso il Seminario di Nocera perché metta in note le sue canzoni e ammaestri nel canto i giovani seminaristi. Vasta e varia è la sua produzione di musica sacra e liturgica, che si conserva nella Biblioteca privata dei Filippini e nel Conserva- torio di San Pietro a Maiella a Napoli. Tra le composizioni più importanti: Christus, Miserere, Lamentazioni del Giovedì Santo, Passio secundum Matteum, Salve Regina. Muore a Napoli il 7 novembre 1797.

TEGLANUM via (Ex via Antonio De Martino + via Vincenzo Russo) Ad Teglanum era una stazione romana situata sulla via Popilia tra Nola e Nocera; la denominazione sta per presso Teglanum, cioè per stazione posta nelle vicinanze (ad) di una località detta Teglanum. Il nome potrebbe derivare dalla presenza nel luogo di una fabbrica di tegole. Il sito della stazione, trovandosi a 5

71 miglia da Nola e a 9 da Nocera, per la distanza corrisponde all’odierna Palma. Teglanum, che è quindi l’antico nome di Palma, fu distrutta probabilmente dalla violenta eruzione del Vesuvio del 513 d.C.

TUORO via (ex Vicoletto San Felice) Il termine “Tuoro”, presente nel catasto onciario del 1753, cancellato come denominazione nello stradario del 1904, viene ripristinato in quanto toponimo rilevante che si ritrova non solo in paesi viciniori, quali Visciano, ma in numerose località sparse in varie regioni italiane dalle Alpi alla Sicilia. Deriva dal termine geografico “tauro”, dal latino “torus”, con il significato di altura o dosso di terreno; da un’antichissima forma comune a tutto il Mediterraneo di “taur” nel significato di “monte”. Si può ritenere che nei due tuori di Palma (via Michele Coppola e vicoletto Russo), data la loro pendenza, si convogliassero le acque che, in caso di pioggia, scendevano dalla parte alta del paese e dalla collina retrostante e che lasciassero numerosi detriti che, accumulatisi, formavano una specie di monticello in fondo alla stradina. Il che spiega anche perché si tratta di vicoli ciechi.

VIVIANI RAFFAELE vico (Ex vicoletto Sopra Vico)

Scheda biografica Nasce a nel 1888. Figlio di un vestia- rista teatrale, comincia a recitare all’età di quattro anni. Dopo un tirocinio durissimo di attore, cantante e acrobata, si afferma come macchiettista, creando scenette e personaggi (lo scugniz- zo, l’ostricaro, il cameriere, il cocchiere). Da questo repertorio trae materia per numerosi drammi e commedie che interpretano con profonda partecipazione la vita disperata e ingegnosa che si svolge nei “bassi” napoletani. Esordisce nel 1917 con l’atto

72 unico ‘O vico; quindi, costruita una sua compagnia, mette in scena altri lavori caratterizzati da una vivace coralità ed un aspro realismo: ‘A figliata (1924), Guappo ‘e cartone (1932), La tavola dei poveri (1936), al cui successo contribuisce anche la sua magistrale arte di interprete. Muore a Napoli nel 1950.

73 74 APPENDICE Il Parco Rinascimento

75 76 PREFAZIONE

Il 5 marzo 2012 le Società Cooperative “Ippocampo” e “Il Pilastro”, titolari del comparto di via Lauro-Zona C del PEEP Comunale hanno fatto pervenire alla Commissione per la To- ponomastica, tramite l’Ufficio del Presidente del Consiglio Comunale, una apposita proposta di toponomastica per le strade all’interno del comparto. La Commissione ha preso in esame il materiale scritto e dato parere favorevole perché le proposte dei nomi , a partire dal “Parco Rinascimento” attribuito all’intero comparto,” sono in linea con i criteri generali e gli orientamenti definiti dalla Commissione per il precedente lavoro già svolto e relativo a tutto il territorio comunale”. Dall’ampia relazione del prof. Aniello Giugliano riportiamo l’in- troduzione che illustra la proposta e una sintesi delle biografie dei personaggi, cui sono state intitolate le strade. “Le strade, le piazze, i luoghi pubblici narrano la storia di un paese, evocano i fatti importanti accaduti sul territorio. La nostra terra oggi come ieri ha molti fatti da narrare. Bisogna scoprirli e lasciare una traccia di essi nella memoria collettiva. Il periodo rinascimentale fu fervidissimo anche nella nostra terra. Una terra senza barriere, senza confini naturali, pianeg- giante, aperta alla diffusione di nuove idee e al traffico delle cose. Allora Palma Nolana seppe offrire e ricevere il contributo allo sviluppo della cultura del tempo attraverso la presenza di Marco Mele, di Tommaso Costo, di Francesco da Tolentino, di Scipione Pignatelli e della moglie Vittoria della Tolfa, ultima discendente di quei Frangipane che si insediarono sulla Terra di Palma con la fine della Contea degli Orsini. Allora Ambrogio Leone scrisse il più importante libro sulla nostra storia; allora in Palma nel Palazzo Aragonese si discuteva di alta cultura, si

77 intrattenevano relazioni con le più fervide menti della cultura italiana, si commentava l’Ariosto, e ci si schierava per la sua poesia, si scrivevano opere letterarie e storiche, grazie alla pre- senza dell’illuminato signore Scipione e di donna Vittoria, grazie al Costo, che qui compose il suo “Fuggilozio”; un territorio che grazie ai fratelli Anisio seppe essere al centro delle polemiche sulle riforme religiose del tempo, cosicché dalle nostre colline gli orizzonti della cultura si allargavano a tutti coloro che ave- vano da apprendere; il territorio sul quale spaziarono gli occhi profondi dell’animo tormentato di Giordano Bruno. Vogliamo evocare il nome degli altri uomini di cultura (esclu- so Bruno cui la Commissione ha intitolato il tratto di via Circumvallazione verso Nola ) che resero illustre il nostro territorio, richiamando lo scultore Giovanni Merliano, i poeti Luigi Tansillo e Ascanio Pignatelli, che vissero in un periodo di splendore per tutto il nostro territorio, in primis di Palma Nolana, che vogliamo evocare col PARCO RINASCIMENTO.

78 ALGERIO POMPONIO (Nola, ca 1531 – Roma, 19 agosto 1556) Fu uno studente protestante bruciato vivo dall’Inquisizione cat- tolica a piazza Navona, in Roma, in una caldaia d’olio bollente. Rimasto orfano giovanissimo del padre Nicola Ambrogio, fu allevato dallo zio paterno Giovanni Giacomo. Dovette essere di famiglia benestante se, compiuti i primi studi a Nola, nel Col- legio Spinelli, poté trasferirsi a Padova per studiare, in quella prestigiosa Università, teologia, filosofia, medicina e diritto con il professor Matteo Gribaldi il quale, sospettato di essere protestante, nel 1552 si rifugiò a Ginevra. Algerio fu arrestato il 29 maggio 1555. Alle domande di rito dell’inquisitore fra Girolamo Girello, affermò che la Chiesa romana non era la Chiesa universale e che il cristiano si salvasse con le opere e «non per il mero sangue de Christo». Negò poi l’autorità del papa, essendo solo Cristo il capo della Chiesa e, riguardo ai sacramenti, negò la transustanziazione.Nell’ultimo interrogatorio del 28 luglio gli fu chiesto, invano, di rivelare il nome dei suoi compagni, e negò l’esistenza del purgatorio e il culto dei santi, perché «Christo esser mio intercessore et non altri in cielo». Il 23 maggio 1555 fu eletto papa con il nome di Paolo IV il fanatico inquisitore Gian Pietro Carafa, il quale pretese l’e- stradizione del de Algerio a Roma. Il Senato di Venezia diede il consenso all’estradizione il 14 marzo 1556. Chiuso nelle carceri del Sant’Uffizio a Roma, Pomponio de Algerio fu sottoposto a un secondo processo – i cui atti sono perduti - durante il quale confermò le sue posizioni e rifiutò di abiurare: dichiarato eretico, fu condannato a morte e la sentenza fu eseguita il 19 agosto 1556 in piazza Navona. Gli ambasciatori di Venezia e di Mantova, tra gli altri, rimasero meravigliati dell’imperturbabilità di cui diede prova l’Algerio nell’atroce supplizio di essere immerso in una caldaia contenente olio bollente, pece e trementina. In quegli ultimi quindici mi-

79 nuti di vita non emise un lamento e le sue ultime parole furono «Suscipe, Deus meus, famulum et martyrem tuum», “Accogli, mio Dio, il tuo servo e martire”. Il 28 febbraio 2008 l’Università degli Studi di Padova ha orga- nizzato il primo convegno in ricordo dall’esecuzione di Pom- ponio De Algerio e ha affisso una targa nell’atrio del Cortile Nuovo in memoria del sacrificio per la libertà religiosa del suo coraggioso studente.

ANISIO COSIMO (, ca. 1470 – post 1548) Medico e letterato del XV-XVI. Cosimo Anysio nacque nel napoletano e certamente a Domicella, dove la propria famiglia si era trasferita in seguito ad un’epidemia che aveva colpito la città di Napoli. Non si conosce con precisione l’anno di nascita, probabilmente intorno al 1470, ma si sa, di certo, che era ancora vivo nel 1548. Viaggiò molto per terra e per mare ed esercitò la professione medica a Roma, alla corte papale di Leone X. La permanenza nella città pontificia lo mise in contatto con gli intrighi della corte papale della quale, in più liriche, evidenziò la spregiudicatezza dei comportamenti e la corruzione dei costumi. Ci lasciò diverse opere, raccolte nella Poemata, pubblicata nel 1533. Il testo comprende oltre a quattro libri di Varia Poemata dedicati a Pompeo Colonna, tre libri di Facezie e motti arguti dedicati a Geronimo Tuttavilla, Conte di Sarno; due Satire dedicate ri- spettivamente ad Halfonso Enriquez e ad Errico Orsini, Conte di Nola; Principi Medici dedicati al Cardinale Nicola Rodulfo; due libri di Epigrammi dedicati a Pompeo Colonna; le Sentenze dedicate a Fabrizio Gesualdo, conte di Conza; infine, in prosa, un commentario alle Satire del fratello Giano. I modelli ispiratori della poesia di Cosimo furono Catullo e Ovidio, rimaneggiati con abbondante produzione di versi ben fatti, rispondenti alla tecnica del cesellare e del perfezionare,

80 per raggiungere la piena ritmicità e la migliore musicalità ver- bale. Amò la nostra terra e le sue ridenti colline dove spesso, venendo da Roma, si recava per visitare il fratello Giano e per rinfrancare lo spirito.

ANISIO GIANO (Domicella, intorno al1465-Napoli(?) post 1540); Umanista appartenne all’Accademia Pontaniana. Fecondo po- eta, scrisse soltanto in latino: Varia poemata et satyrae (1531), Variorum poematum libri novem Sententiae et satyrae (1536), Epistulae de religione et epigrammata (1538), e una tragedia ispirata al peccato originale, Protogonos (1536). Celebrò Domicella e la bellezza delle colline palmesi, intrat- tenne rapporti con i personaggi più illustri del suo tempo , da Erasmo da Rotterdam a Jacopo Sannazzaro, ed ebbe rapporti coi Della Tolfa che in quel tempo signoreggiavano su Palma. Dedicò liriche a Giacomo e Giulio della Tolfa celebrando la loro grandezza legata a Palma e al suo Piano dove “volava” per la caccia al falcone. Le notizie intorno alla vita di Giano sono scarse. Probabilmente nacque a Domicella intorno al 1465, morì certamente dopo il 1540. Da un epigramma del fratello Cosimo si ricava che la madre Carmosina, allontanatasi da Napoli a causa dell’epide- mia di peste del 1464 e ritiratosi nell’Agro Virgiliano presso un villaggio a nord del Monte Sarno (il monte che attualmente chiamiamo M.te S. Angelo di Palma, dove insiste anche il Parco Rinascimento), concepì Giovanni Francesco Anysio che, poi, secondo il costume letterario del tempo, da Umanista dell’Ac- cademia del Pontano, assunse lo pseudonimo di Giano. Scrisse poesie sin dalla giovinezza, dai quattordici anni in poi. Tali versi furono poi raccolti nella Varia Poemata. Studiò giurisprudenza e fu ordinato sacerdote, poi giunsero le guerre che interruppero i suoi studi, cercò di ritirarsi in un luogo appartato per starsene con le sue Muse e dedicarsi ai suoi studi.

81 Il poeta amava vivere nel fondo donatogli dai Liviani e con esso stabilì un rapporto vitale per alimentare la sua ispirazione poetica. Il fondo di Domicella gli fu sottratto da un tal Leone, un personaggio senza scrupoli, ma ci pensò poi il Card. d’Ara- gona, con un decreto datato 27 novembre 1513, a far ritornare il nostro poeta nella sua amata Domicella assegnandogli la Badia e la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, ed esonerandolo, vita natural durante, dal pagamento di ogni forma di tributo. Sulle nostre colline il poeta si dedicò a restaurare l’antica Chie- sa di Santa Maria, in parte riedificandola dalle fondamenta, e a procurare la bisogna per fornire le doti alle numerose nipoti. Giano morì a Napoli e fu sepolto nella Chiesa di San Giovanni Maggiore a Mezzocannone, in una tomba che per sé aveva preparato.

COSTO TOMMASO (Napoli ca 1550 – ivi ca. 1613). Segretario di Ferrante Carafa, marchese di San Lucido, fino al 1575. Fu al servizio del Marchese di Lauro e signore di Palma, che accompagnò in alcuni viaggi per l’Italia, mettendosi in luce per le sue doti di uomo politico e di cortigiano. Fu spesso a Palma e vi permaneva volentieri al seguito del Signore per tutto il tempo in cui Scipione Pignatelli II si in- tratteneva sul nostro territorio. Egli gradiva la solitudine e la tranquillità che vi si poteva godere. Nel palazzo Aragonese compose parte delle sue opere e principalmente il Fuggilozio che viene completato proprio a Palma. Il suo esordio letterario è costituito dal poema epico in ottave La Vittoria della Lega (Napoli 1582), dedicato a Scipione Pi- gnatelli, Signore di Lauro e di Palma. Tra gli scritti poetici sono da ricordare alcune opere di carattere religioso: Il pianto di Ruggero (Napoli, 1582) e le Rime Spiritua- li (ivi 1591) e di interesse storico-documentario: il Compendio delle vite di tutti i Pontefici Romani …,da S. Pietro a Clemente VIII (Venezia 1591) e l’Apologia istorica del Regno di Napoli

82 (Napoli 1613). L’esperienza letteraria più significativa del Costo è rappresentata, comunque, dal Fuggilozio (ivi 1596), una rac- colta didascalico-moralistica di oltre 400 motti, novelle, facezie suddivise in otto giornate e racchiuse in una cornice di stampo boccacciano, scritta o ultimata a Palma. Da ricordare, infine, il Trattato intorno alla pratica ed alle qualità che dee avere un buon segretario (Venezia 1602), nel quale è evidenziata la posizione subalterna dell’intellettuale nell’ambito della corte, e le Lettere (ivi 1602; edizione ampliata Napoli 1604), molte delle quali scritte da Palma e da Lauro, che documentano gli intensi rapporti che il Costo ebbe con quasi tutti gli esponenti della cultura napoletana del tempo.

DA TOLENTINO FRANCESCO Trasferitosi dalla sua patria marchigiana nel territorio nolano, verso la fine del secondo decennio del XVI secolo, Francesco da Tolentino ebbe bottega a Nola o forse a Lauro, lasciandoci opere pittoriche di notevole interesse per la storia dell’arte italiana. Sue opere si trovano a Taurano, a Lauro, a , a Saviano, a Nola oltre che a Napoli, in Irpinia, Lucania e Puglia Per la congrega di S. Maria delle Grazie di Vico di Palma, fondata nel 1512, Francesco da Tolentino dipinse, tra gli anni 1515-1520, un polittico ancora in caratteristico stile quattrocen- tesco, ove raffigurò la Vergine della Grazie fra i santi Martino Vescovo e Giovanni Evangelista. La Vergine in gloria tra le nubi costituisce uno schema al quale il pittore farà riferimento anche in opere successive. La tavola, collocata sull’altare dell’Oratorio della Congrega di S. Maria delle Grazie di Vico di Palma, fu spostata nella Chiesa di S. Martino della omonima contrada solo agli inizi degli anni sessanta dello scorso secolo. Dopo il restauro della grande pala, avvenuto in quel periodo, infatti, il trittico fu sistemato nella navata destra della chiesa ove tuttora si può ammirare.

83 DELLA TOLFA VITTORIA (c.a 1560 – Palma, gennaio 1603) Figlia primogenita di Carlo Frangipane della Tolfa e di Livia Spinelli, signori della Terra di Palma, erede del titolo di Con- tessa di S. Valentino, nel 1582 sposò il Marchese di Lauro D. Scipione Pignatelli II erede del marchesato di Lauro. Fondò il Monte di Pietà della Terra di Palma. Morì agli inizi del 1603.

LEONE AMBROGIO (Nola 1457 - 1525). Medico, filosofo e umanista italiano. Suo padre Marino esercita- va la mercatura a Nola e qui Ambrogio passò la sua fanciullezza. Appena diciottenne, nel 1477, fu mandato a Padova, dove compì gli studi di medicina e di filosofia, oltre che di greco. Ritornato a Nola, essendo molto amante della vita agreste, abitò per molto tempo nella sua villa di Cicala. Questa villa, cinta di rovi e di spine, era adornata da una fontana di marmo. Egli chiamava questa dimora “preservatrice di noia” che tradusse in “Schivacure”. Molti letterati si recavano da lui in quel tempo, attirati dal clima e dal verde della collina: tra di essi Gioviano Pontano e Lorenzo Valla. Dal 1490 al 1498 della vita privata di Ambrogio Leone si sa poco o niente, se escludiamo la travolgente passione e il folle amore che infiammò il cuore dell’ultratrentenne per la giova- nissima Beatrice de Notariis. Nel 1498 ebbe un figlio naturale al quale fu dato il nome di Camillo. La donna che diede alla luce il bambino si chiamava Claraluce e aveva all’incirca 23 anni all’atto del suo concepimento. La nascita di Camillo fu il frutto di un amore illegittimo. Si vuole che questa donna fosse stata una inserviente della famiglia Leone, oppure la figlia di uno dei coloni che curavano la masseria Schivacure. Dopo l’epidemia della peste a Nola egli abbandonò definiti- vamente la città natale e si trasferì a Venezia insieme al figlio Camillo. Nel 1510 fu presente, come nolano e come amico della famiglia Orsini, alle solenni celebrazioni funebri in onore di Niccolò Orsini, penultimo conte di Nola e capitano generale

84 delle truppe della Serenissima nella guerra di Lombardia e nell’assedio di Padova. La sera del 6 marzo del 1525, dopo due giorni di agonia, il vecchio Ambrogio Leone, spirò, colpito da un attacco apoplettico. Fu sepolto nella chiesa di San Bartolomeo. Nel De Nola ci ha lasciato le più belle testimonianze sulla nostra Storia e sulla nostra Terra.

MELE MARCO (Carbonara di Nola nella Terra di Palma XVI-XVII secolo). Uomo colto ed artista versatile, Mele fu autore di quadri di soggetto religioso nonché abile ritrattista. Amico e collaboratore del noto pittore napoletano Fabrizio Santafede, egli fu tenuto in gran conto anche da un altro famoso maestro, Girolamo Impa- rato, alla cui morte fu incaricato di completare alcune opere da questi lasciate incompiute. Ebbe il favore dei nobili napoletani, che spesso guidò nell’acquisto di quadri di valore. Realizzò la bellissima Annunciazione della chiesa dell’Annun- ziata di Carbonara, nella quale la compostezza delle figure è impreziosita dai particolari di gusto fiammingo. Più aderente all’ideologia della Controriforma è la tavola della Madonna delle Grazie, dipinta per la chiesa del SS. Rosario e Corpo di Cristo di Palma Campania, firmata e datata 1593 (si tratta dell’opera trafugata nel 1999 e ritrovata mutila nel 2007 in una bottega antiquaria in Toscana). Altre opere attribuite a Marco Mele sono le tavole dipinte per la chiesa di Santa Maria della Libera e Santa Maria la Nova a Napoli, e la tavola oggi contenuta nella chiesa dell’Annunziata di Minturno. Di Marco Mele va ricordato l’inedito taccuino custodito dai discendenti carbonaresi della sua famiglia. Si tratta di un documento unico, ricco di appunti e disegni, a conferma del legame di Marco Mele con Carbonara e con la Terra di Palma.

85 MERLIANO GIOVANNI Figlio di Giuseppe ed Eleonora Cortese, sin da giovane si trasferì a Napoli, dove apprese l’arte di Pietro Belverte, artista di Bergamo che lavorava come maestro intagliatore e assieme al quale lavorò alla decorazione del portale della Chiesa della Santissima Annunziata. Per acquistare pratica nelle due arti decise di andare a Roma. Accanto agli artisti spagnoli attivi nei primi del Cinquecento come Diego De Siloe e Bartolomeo Ordonez che contribuirono a creare una vera e propria scuola di scultura rinascimentale, Merliano seppe fondere gli elementi dell’arte trecentesca e quattrocentesca con gli influssi michelangioleschi provenienti da Roma. Ritornato nella sua patria lavorò principalmente come scultore più che architetto. Egli adornò anche la punta del molo conosciu- ta con il nome Fontana dei 4 del Molo, rappresentò con quattro statue i principali fiumi del mondo conosciuto, ma della fontana non rimane più nulla perché i vicerè portarono in Spagna tutte le statue per abbellire i propri giardini. Le sue opere principali sono conservate nelle chiese più famose di Napoli. In architettura progettò molti edifici tra cui il Palazzo Giusso ed il Palazzo di Sangro. Gli fu commissionata anche la Tomba di Raimondo de Cardo- na, viceré aragonese morto a Napoli nel 1522, ma sepolto nel Duomo di Bellpuig sua città natale. Questa tomba, scolpita a Napoli e poi trasportata pezzo per pezzo in Spagna, rimane uno dei primi contributi del Rinascimento italiano in Catalogna.

PIGNATELLI ASCANIO (1550 – 23 marzo 1601) è stato un poeta italiano. Figlio di Scipione Pignatelli I, marchese di Lauro, e di Isabel- la Caracciolo, a soli cinque anni si sposò, probabilmente per ragioni politiche, con Lucrezia di Capua (1555) con la quale ebbe un figlio. Proprietario del castello e del feudo di Bisaccia

86 a partire dal 1592, nel 1600 venne nominato duca di Bisaccia da Filippo II di Spagna, per suoi meriti oltre che per i servigi resi alla corona da suo padre Scipione I. Libero da ogni forma di servilismo intellettuale e da ogni forma di sottomissione ai principi controriformistici, come già il pa- dre Scipione che si era opposto all’introduzione in Napoli del Tribunale dell’Inquisizione, coltivò la poesia non per adulare i potenti, ma solo per sfogo spirituale o per passatempo, nelle ore libere dal suo impegno di uomo d’armi. Durante la sua permanenza a Nola, come capitano di una com- pagnia di fanti, fu ospite del nipote Scipione, Signore della Terra di Palma, nel Palazzo di Aragonese e nel Piano di Palma per la caccia al falcone, forse anche in compagnia del suo so- dale Torquato Tasso, col quale ebbe rapporto affettuosissimo sin dall’epoca della frequenza dell’Università Patavina e della “Accademia degli Eterei” della quale entrambi fecero parte. Il Tasso dedicò varie liriche ad Ascanio ed ai suoi genitori e celebrò la famiglia Pignatelli nel Porzio. Ascanio Pignatelli raccolse le sue liriche nelle Rime.

PIGNATELLI SCIPIONE (1560 circa - 1648?) discendente da nobili famiglie, sia per parte paterna che materna, crebbe in un ambiente amante del sapere e dell’arte. Lo stile di vita del giovane Scipione s’ispirò agli ideali del nobile cavaliere rinascimentale: intrattenne rapporti con i personaggi influenti del suo tempo; assicurò la sua devozione non solo ai potenti napoletani e spagnoli, ma anche romani; si circondò di amici letterati ed assunse come segretario lo storico Tommaso Costo; sovvenzionò operazioni editoriali; s’interessò alle polemiche sulla poesia di Ariosto; si dedicò alla caccia al falcone nel nostro Piano e alla battute di caccia invitò i nobili napoletani che si facevano allevare i falconi dai nostri abili falconieri, all’epoca giudicati i migliori: s’interessò anche alle esigenze del popolo distribuendo maritaggi alle ragazze povere, sollecitando lo

87 zio cardinale Carafa per ottenere autorizzazioni ad effettuare rappresentazioni religiose, s’interessò della vita dei conventi francescani del suo territorio. Sposò nel 1582 Donna Vittoria Della Tolfa, erede della Signoria dell’Antica Terra di Palma e ne ottenne il titolo di Conte di S. Valentino. Si dedicò ad abbellire le nobili dimore lauretana e palmese dove a periodi spostava la propria dimora, oltre che nel Palazzo Pignatelli a Napoli. La morte improvvisa della moglie, nel 1603, gli cagionò un tal dolore che solo la fede riuscì a lenire. In preda a crisi mistica Scipione abbandonò la vita secolare e i lussi del suo rango e si diede alla vita religiosa. Spese la dote della consorte, ben 16.000 ducati, per edificare la Chiesa di S. Gennaro e il Convento francescano. Donò nel 1613 il nuovo complesso ai Frati Minori Riformati di S. Francesco d’Assisi, insieme con sedici moggia di terra dietro e venti moggia davanti per organizzarvi la Fiera da tenersi nel giorno di festeggiamento del Santo titolare della Chiesa e del luogo. Ritiratosi dalla vita lussuosa nel 1605, si fece sacerdote metten- dosi al servizio dei malati negli ospedali o prestando assistenza ai più poveri che non avevano la possibilità di procurarsi il necessario per vivere, nemmeno con l’elemosina. Morì in concetto di santità e, per i meriti acquisiti nei confronti dei sofferenti, gli furono tributate solennissime e distintissime esequie, ricordate negli annali.

STIGLIOLA NICOLANTONIO (Colantonio Stelliola - 1546 Nola – 1623 Napoli) Nacque a Nola da Federico e Giustina nel 1546: dopo gli anni della giovinezza durante i quali frequentò il collegio dei Gesu- iti, si trasferì a Salerno per studiare Filosofia e Medicina nella Scuola Medica. Dopo il conseguimento della laurea si trasferì a Napoli per l’esercizio della professione. Fu cultore di scienze oltre che medico e filosofo, fu chimico e naturalista, matematico e topografo, stampatore e cosmografo. Ebbe dal governo l’in-

88 carico di fare la descrizione geografica del Regno e di mettere a punto una mappa topografica che poi fu ripresa da molti. Fu sostenitore della dottrina copernicana con la pubblicazione della sua opera Theriace et Mithridatia Libellus. Abbandonò la pro- fessione medica e si dedicò allo studio di altre discipline. Aprì una scuola frequentata da oltre 400 allievi delle famiglie nobili napoletane alle quali impartiva ogni sorta di insegnamento. Fu Accademico dei Lincei. Per le sue convinzioni fu denunciato al Tribunale dell’Inquisi- zione; arrestato e trasferito a Roma fu rinchiuso per due anni nel carcere. Liberato, fu reintegrato nella carica di ingegnere della Città di Napoli dove, in qualità di membro del Tribunale delle fortificazioni, elaborò i progetti del grande Porto, del prolun- gamento e rafforzamento della cinta muraria, del risanamento delle acque stagnanti e malariche nella provincia. Morì nel 1632. Le sue opere: (1577) De gli elementi mechanici (1597) Te- lescopio, over ispecillo celeste (1627 posth.) Encyclopedia pythagorea (1616).

TANSILLO LUIGI (Venosa, 1510 – Teano, 1 dicembre 1568) Visse i suoi primi anni a Nola, dove poi fece spesso ritorno durante tutta la sua vita, componendovi alcune delle sue opere più valide e che, lui nato da padre nolano provvisoriamente stabilitosi a Venosa, considerò sempre la sua patria di elezione. Nel 1536 fu al servizio militare di Pietro di Toledo, Marchese di Villafranca, viceré in Napoli per volere di Carlo V e nel 1540 entrò a far parte dell’Accademia degli Umidi. La sua opera giovanile Il vendemmiatore, carme in ottave rime di natura licenziosa, composta da circa 160 stanze ove si celano sotto metafore diverse oscenità, fu poi messa all’Indice. Con il poema le Lagrime di San Pietro il Tansillo si riscattò ottenendo successivamente il perdono del Papa Paolo IV e degli Inquisitori. La sua prima commedia pastorale fu il Tirsi,

89 rappresentata in Sicilia alle feste che García Álvarez de Toledo y Osorio, viceré di Catalogna e di Sicilia, tenne per una sua pretesa sposa. Nel 1551 militò al servizio di Don Garcia, figlio del viceré di Napoli, Pietro di Toledo, nell’impresa di Tunisi. Tansillo si oc- cupò poi di agronomia, con l’opera Il podere, poema in terzine, con precise osservazioni sulla scelta di una tenuta agricola, e con osservazioni valide anche dal punto di vista economico ed agrario, recuperando il genere georgico-didascalico e rimasto inedito fino al 1767 quando venne ricopiato con La balia, un poema in cui raccomandava alle donne di allattare la propria prole, da Giovanni Lanza e pubblicato nel 1769 in Torino dalla Stamperia Reale. Scipione Volpicella, che curò presso la biblioteca di Napoli tutte le opere del Tansillo, pubblicò, con note, i Capitoli giocosi e satirici, editi ed inediti in Napoli nel 1870. Nelle sue liriche Luigi Tansillo cantò il ricco e nobil Piano, ch’adombra il gran Vesevo, e bagna il Sarno come uno dei suoi luoghi ideali e cari.

THETI CARLO (Nola, 1529 – Padova, 1589) Fu matematico, architetto e progettista militare italiano. Fre- quentò l’Università di Napoli e vi svolse studi di matematica specializzandosi infine in architettura delle fortezze. I suoi studi sulle strutture delle piazzeforti e in materia di ingegneria militare gli valsero la stima dei potentati dell’epoca. In tale veste fu ospite dei nobili romani Pompeo e Prospero Colonna e mise al loro servizio la sua arte. Anche Massimiliano II Imperatore d’Austria lo impiegò per importanti progetti di fortificazione. In Ungheria si ritrova la sua opera nelle fortez- ze di Yjvar (Ersekujvar), di Canisa (Nagykanizsa) e Comorra (Komarno). In Italia fu a Torino al servizio dei Savoia, a Fer- rara presso gli Estensi e a Firenze coi Medici; si trovano suoi contributi in numerose progettazioni militari del nord Italia e

90 in particolare nelle fortezze di Bergamo e Verona. È sepolto a Padova nella Basilica di Sant’Antonio. Sulla lapide è scolpito uno scudo con una rosa in campo d’oro e si legge l’epigrafe dettata da G.V. Pinelli. Scrisse: Istruzione per i Bombardieri edita a Carmagnola nel 1584; Dell’Espugnazione e difesa delle fortezze edita a Torino nel 1585. Discorsi sulle fortificazioni, postuma a Vicenza nel 1617 in otto volumi a cura di Giacomo De Franceschi; Dell’uso del compasso, manoscritto rinvenuto in una biblioteca privata.

TASSO TORQUATO (, 11 marzo 1544 – Roma, 25 aprile 1595). Il padre Bernardo, letterato e cortigiano al servizio del principe di Salerno Ferrante Sanseverino lo seguì quando fu bandito dal regno. Torquato rimase fino ai dieci anni a Napoli con la madre e a Napoli, fu educato dai Gesuiti. Poi seguì il padre prima alla corte di Urbino, quindi a Venezia; nel frattempo gli morì la madre, rimasta a Napoli. Tra il 1560 ed il 1565, Tasso compì i suoi studi a Padova e a Bo- logna. Nel 1562, all’età di diciotto anni, pubblicò il poema epico cavalleresco Rinaldo, e si cimentò anche nella lirica amorosa. Nel 1565 giunse a Ferrara in occasione delle nozze del duca Alfonso II d’Este, al servizio del cardinale Luigi d’Este, fratello del duca, e dal 1570 passò al servizio del duca stesso. Questo fu il periodo più felice della vita di Tasso. Per il divertimento della corte fece rappresentare nell’estate del 1573 il dramma pastorale Aminta. In questo periodo riprese il poema sulla prima crociata, iniziato nel 1559, dandogli il nome di Gottifredo; il poema venne ultimato tra il 1570 e l’aprile del 1575 e presentato a corte nell’estate di quell’anno. Tasso sottopose il suo poema al giudizio di cinque autorevoli letterati romani e condivise in parte gli scrupoli degli illustri letterati, che gli avevano rivolto critiche di stampo moralistico. Agli scrupoli letterari si unirono ben presto quelli religiosi, che

91 assunsero la forma di vere e proprie manie di persecuzione, che divennero sempre più evidenti: un giorno, ritenendosi spiato da un servo, gli scagliò contro un coltello. Il duca Alfonso lo fece rinchiudere nel convento di San Francesco ma egli ne fuggì e, nel 1578, si recò dalla sorella a Sorrento. Nel 1579 ritornò a Ferrara; poiché non trovò a corte l’acco- glienza calorosa sperata, diede in escandescenze durante le terze nozze di Alfonso II con Margherita Gonzaga, figlia del duca di Mantova Guglielmo. Il duca Alfonso II lo rinchiuse quindi nell’Ospedale Sant’Anna, dove rimase per sette anni. Nel 1586 fu liberato per intercessione di Guglielmo Gonzaga . Nel marzo del 1588 ritornò a Napoli per risolvere a proprio favore le cause contro i parenti per il recupero della dote paterna. Probabile che nei suoi spostamenti a Palma, ospite del nipote Scipione, Ascanio Pignatelli si sia accompagnato con l’amico poeta che proprio in quell’anno 1588 si era trasferito a Napoli. Ascanio, grazie alle sue amicizie, permise al Tasso di frequen- tare le case della migliore aristocrazia napoletana. Spostatosi a Bisaccia per qualche tempo, presso Gian Battista Manso, ed accompagnato anche dall’antico amico Ascanio Pignatelli, il poeta poté vivere un periodo di maggiore tranquillità. Morì a Roma nel 1595 a 51 anni, poco prima di ricevere la laurea poetica promessagli dal papa Clemente VIII. Venne se- polto nella Chiesa di Sant’Onofrio al Gianicolo, il cui convento aveva ospitato il poeta in cerca di sollievo spirituale nell’ultimo periodo della sua vita.

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95 96 RINGRAZIAMENTI

Ringrazio, oltre i componenti tutti della Commissione, per la loro gentile disponibilità ed il contributo di intelligenza offerto:

- Vincenzo Aversano, docente di Geografia presso l’Università di Salerno;

- Elio Manzi, docente di Geografia presso l’Università di Pa- lermo;

- Luigi Fontanella, docente di Lingua e Letteratura Italiana presso la Stoney Brook University di New York;

- Aniello Giugliano, docente di Materie letterarie, dalla cui ri- cerca sono state sintetizzate le schede dei personaggi, cui sono state intitolate le vie del Parco Rinascimento.

97 98 L’AUTORE

Pasquale Gerardo Santella è nato e vive a Palma Campania. Ha insegnato Materie letterarie nelle scuole medie e Proget- tazione didattica nella SICSI dell’Università di Salerno, dove, in qualità di cultore ufficiale delle materie, ha anche tenuto per 15 anni seminari e corsi presso le cattedre di Sociologia e Sociologia dell’Educazione della Facoltà di Scienze della For- mazione. Ha al suo attivo sessanta pubblicazioni (testi saggistici, sce- neggiature di lezioni multimediali, docufilm) e oltre 1200 arti- coli su tematiche attinenti la letteratura, i mass media, la storia, il territorio locale.

99 STAMPA

Michelangelo 1915 Editore sas Via Nuova Sarno, 187 - Palma Campania (NA) Info: 347 66 52 834

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