Stabilimento di ()

Complesso Raffineria, IGCC e Impianti Nord

ADEGUAMENTO TECNOLOGICO DEL TERMINALE MARITTIMO IMPIANTI SUD

Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica D.Lgs. 152/2006

Relazione archeologica preliminare

AM-RTP10007-1

RELAZIONE ARCHEOLOGICA PRELIMINARE: Dott.ssa Archeologa Consuelo Congia

Ottobre 2017

www.iatprogetti.it

Adeguamento tecnologico Complesso Raffineria, del Terminale Marittimo Impianti SUD IGCC e Progetto di fattibilità tecnica ed economica Impianti Nord Relazione archeologica preliminare

SARLUX Srl Stabilimento di Sarroch (CA)

Complesso Raffineria, IGCC e Impianti Nord

ADEGUAMENTO TECNOLOGICO DEL TERMINALE MARITTIMO IMPIANTI SUD

PROGETTO DI FATTIBILITÀ TECNICA ED ECONOMICA

PROGETTAZIONE:

Dimensionamento e requisiti tecnologici delle SARLUX, SIMECO, TECON opere Unita di Trattamento Vapori (VRU) SIMECO / AEREON Sostituzione linee di grezzo e TECON rinforzo/protezione pontile Nuova Briccola I1NB3 TECON

ORGANIZZAZIONE ED EDITING ELABORATI PER PROCEDURA DI VIA

SARTEC – Saras Ricerche e Tecnologie Ing. Manolo Mulana Ing. Giuseppe Frongia (I.A.T. Consulenza e progetti S.r.l.)

RELAZIONE ARCHEOLOGICA PRELIMINARE: Dott.ssa Archeologa Consuelo Congia

0 23/10/17 Emissione per procedura di VIA IAT Sartec Sartec Rev. Data Descrizione Red. Contr. Appr.

Nome File: AM-RTP10007-1_PF - Relazione archeologica preliminare.docx Rev. 0 Pagina 2 di 2 www.iatprogetti.it

Interventi di adeguamento tecnologico del terminale marittimo Sarlux – Impianti sud.

Documento di valutazione archeologica preventiva

ARCHEOLOGO Dott.ssa Consuelo Congia N. iscrizione 2082 all'Elenco MIBAC Operatori abilitati Archeologia Preventiva

SARAS – Sarroch. Documento di valutazione archeologica preventiva

Dott. ssa Archeologo Consuelo Congia Via Quartu, 137 09044 (CA) Tel: 349 4463818 E-mail: [email protected] Pec: [email protected]

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SARAS – Sarroch. Documento di valutazione archeologica preventiva

INDICE

Premessa p. 4

Inquadramento territoriale “ 6

Inquadramento storico-archeologico generale “ 7

Inquadramento dell’area d’indagine “ 12

- Analisi ambito terrestre “ 12

- Analisi ambito costiero e marino “ 15

Tipologia degli interventi “ 22

Valutazione del rischio archeologico “ 23

Considerazioni conclusive “ 25

Bibliografia di riferimento “ 27

Allegato 1 – Documentazione cartografica e fotografica “ 29

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SARAS – Sarroch. Documento di valutazione archeologica preventiva

PREMESSA

Il presente Documento di Valutazione archeologica Preventiva nasce a supporto della progettazione preliminare degli “Interventi di adeguamento tecnologico del terminale marittimo Sarlux – Impianti sud”, all’interno dell’area industriale di Sarroch, nella costa della Sardegna sud-occidentale.

La presente relazione è stata svolta secondo la normativa vigente in materia di archeologia preventiva, ai sensi dell’art. 95 del Dlgs 163/2006 - Legge 109/2005, secondo quanto previsto dalle norme legislative dell'articolo 28, comma 4, del codice dei Beni Culturali e del Paesaggio di cui al D. Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42.

L’area interessata è localizzata nel territorio comunale di Sarroch (CA) ed è inquadrata nel Foglio n. 566 sez. 3 - Pula della Cartografia IGM alla scala 1:25000; inoltre, secondo il PPR, il territorio di Sarroch rientra nell’ambito di paesaggio costiero n. 2 – Nora (figg. 1-2).

1. Vista satellitare dell’area in oggetto d’indagine.

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2. Stralcio Cartografia CTR e IGM (Scala 1:25.000).

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INQUADRAMENTO TERRITORIALE

L’area di riferimento ricade all’interno del territorio del Comune di Sarroch, nel settore occidentale del . Il comune di Sarroch, con una popolazione residente quasi totalmente concentrata nel suo centro urbano, si estende su un territorio di 67,88 kmq di superficie, compreso tra le pendici del sistema montuoso del e la costa, confinando a Nord con il Comune di , e con una frazione del Comune di , a Sud con i Comuni di e Pula; ubicato presso la costa occidentale del Golfo degli Angeli, a circa 20 km da Cagliari, fa parte della Comunità montana n° 23. L’orografia è alquanto variegata essendo in parte pianeggiante e in parte subcollinare e collinare di natura detritico-alluvionale con una leggera vergenza verso est, sino ad arrivare all’area del Monte Arrubiu nel settore occidentale, dove le rocce vulcaniche di ossatura metamorfica e granitoide raggiungono anche i 350 metri circa d’altezza. I rilievi si presentano nel complesso articolati, con forme più o meno accidentate o dolci a seconda della loro costituzione litologica, da forme morbide e declivi, sino a formare versanti talora scoscesi e pietrosi, nonché cime a rocciosità accentuata; si identificano a Sud il Monte Arrubiu e ad Ovest i monti Is Laccuneddas, Is Pauceris Mannu e Santa Barbara. Il paese e le campagne circostanti si estendono su una piana alluvionale originatasi nel Quaternario. La morfologia a nord e nordovest del paese è caratterizzata da depositi alluvionali intervallati a modesti rilievi granitici che rappresentano le ultime falde dei monti del Sulcis. A sud invece si estendono modesti rilievi collinari di origine trachitica che si insinuano fino alla costa, separando il tratto di mare interessato dall’agglomerato industriale e dal porticciolo di Porto Foxi da quello interessato dagli insediamenti residenziali e turistici di Perd’e Sali e Porto Columbu. La zona costiera che da Villa d’Orri arriva fino a Porto Columbu, si presenta nella parte a nord pianeggiante con vegetazione agraria finalizzata alla produzione, a seguire un lungo tratto di costa sino a Porto Foxi si presenta occupato dall’agglomerato industriale che s’è sviluppato a partire dalla raffineria di petrolio della SARAS, per diventare rocciosa in corrispondenza della Punta Zavorra, e infine, ritorna ad essere pianeggiante nella zona di Perd’e Sali. L’idrografia attuale non è altro che il risultato della naturale evoluzione dell’assetto idrografico preesistente con un andamento di tipo pseudo-parallelo, in quanto di impostazione tettonica lungo le principali direttrici strutturali circa N-S e NE-SW. I corsi d’acqua principali che interessano il settore in studio, mostrano carattere torrentizio e con portata generalmente modesta e regime di flusso discontinuo, poiché strettamente influenzati dalle condizioni meteorologiche stagionali e dal persistente clima subtropicale semiarido. Il territorio di Sarroch è interamente attraversato dalla strada statale 195 che congiunge la città di Cagliari alla regione del Sulcis. Questa strada, che è stata recentemente spostata dalla sua sede originaria e resa a scorrimento veloce, costituisce uno sbarramento artificiale sopraelevato rispetto al terreno naturale e condiziona pesantemente l’agevole percorrenza dell’area agricola.

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INQUADRAMENTO STORICO-ARCHEOLOGICO GENERALE

La situazione insediativa in quest’area si mostra particolarmente intensa rivelando a tutt’oggi circa 45 aree archeologiche censite1 (fig. 3). Pochi sono i dati relativi all’epoca prenuragica, infatti, lo sfruttamento agricolo dei terreni, l’espansione edilizia e lo sviluppo industriale, strettamente legati alla continuità insediativa, potrebbero aver determinato la scomparsa delle tracce più antiche. Ma è certamente durante la parte finale del neolitico e l’inizio dell’età del rame che il territorio comunale di Sarroch conosce una frequentazione antropica più consistente. L’occupazione di questi territori, a partire da circa quattromila anni fa, è suffragata dalla presenza di elementi connessi con manifestazioni della religiosità e del culto dei morti, come le tombe di Cruxi’ e Marmuri, in loc. Su Nuraxeddu (almeno tre tombe a cista litica totalmente interrata, una delle quali ha restituito, insieme ai resti di un inumato, una olla ed un piatto in tipico stile culturale Monte Claro), in un’area fortemente degradata dall'azione antropica, e i ritrovamenti ceramici ascrivibili sempre all’orizzonte culturale Monte Claro, individuati all’interno dell’area del villaggio Moratti2 e in loc. Mussara, in un’area già sconvolta da scavi clandestini. Il periodo nuragico manifesta una più intensa frequentazione del territorio, fortemente rappresentata da nuraghi semplici e complessi, alcuni ormai scomparsi, che si trovano in luoghi strategici, spesso a controllo e protezione delle valli e dei passi che conducono alle zone minerarie delle aree montane; inoltre, caratteristica di alcuni nuraghi del territorio è la loro edificazione con lo sfruttamento e l’adattamento ad alture o a emergenze rocciose. Infatti, gli stanziamenti di epoca nuragica meglio documentati sono localizzati su colline, pianori o lievi rialzi del terreno, ad un'altezza media di 90m e ad una distanza media di 180 m dal corso d’acqua più vicino. Tra i nuraghi semplici si ricordano il nuraghe Perda Longa (struttura circolare di piccole dimensioni realizzata in tecnica nuragica e classificabile come nuraghe atipico), i nuraghi di Porto Columbu e Guardia sa Mendula in loc. Perd’e Sali (quest’ultimo costruito su un colle in prossimità della costa), il nuraghe Motti, in loc. Sa Pruna Cristi (costituito da una torre singola con scala d’andito sull’omonimo colle, a SE del nuraghe sa Dom’e s’Orku), il nuraghe San Nicola (una struttura nuragica con annessa tomba realizzata con la medesima tecnica a grandi massi subsquadrati e nelle vicinanze anche un insediamento di età romana, individuabile dai resti ceramici presenti in dispersione), il nuraghe Guardia Santali in loc. Corriaxu, di cui residuano solo alcuni filari, il nuraghe Canale Peppino (un complesso nuragico costituito da un nuraghe monotorre e da un villaggio di capanne circolari, di cui visibili almeno due residue) e il nuraghe Monte Arrubiu, in loc. Sa Tanca e sa Mura (si tratterebbe di almeno una capanna nuragica, ascrivibile al medesimo orizzonte cronologico di alcune capanne da Su Nuraxi di Barumini, datate tra Bronzo Finale e Primo Ferro). Inoltre il complesso archeologico individuato in loc. Mussara è composto da un nuraghe monotorre, due tombe di giganti prive di esedra e ubicate a breve distanza una dall'altra, ed una necropoli romana.

1 Come indicato dal saggio di catalogo archeologico condotto da A. Uccheddu nel comprensorio pedemontano e costiero dei comuni di Sarroch, Villa San Pietro e Pula esteso per 106 km con lo studio di 50 monumenti (A. Uccheddu 1998) e dal censimento archeologico condotto per PUC in adeguamento PPR (a cura di F. Nieddu). 2 Atzeni 1985; Migaleddu 1992. - 7 -

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A.

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B. 3. Stralcio cartografia IGM con la localizzazione delle principali aree archeologiche (A, da F. Nieddu 2004) e particolare dell’area in oggetto all’indagine (B) con la caratterizzazione dei contesti d’età preistorica (in arancio), protostorica (in rosso) e storica (in verde) (Scala 1:25.000).

Tra i nuraghi complessi si evidenziano il nuraghe is Baccas in loc. su Gattaresti (collegabili a questa struttura sembrerebbero i resti di un edificio funerario e le porzioni residue del villaggio, ubicate sulle pendici della collinetta su cui si erge la struttura nuragica), il nuraghe Mereu in loc. Monte Mereu (complesso nuragico composto da un nuraghe quadrilobato con antemurale, dal villaggio e da una tomba di giganti Sul lato N del colle) e il Nuraghe

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Giummo (in evidente condizione di degrado, appare costituito da una sorta di piattaforma delimitata da grossi blocchi e in posizione dominante sul tratto di costa sottostante). Tutti i monumenti sono stati edificati utilizzando essenzialmente materiali litici locali: andesite, granito e quarzite. Le aree archeologiche principali del territorio, oggetto di interventi di scavo e, recentemente anche di restauro, risultano il complesso di Antigori3 sul colle omonimo (si tratta di un complesso archeologico costituto da un nuraghe composito, un villaggio, tre tombe di giganti ed un edificio quadrangolare di incerta attribuzione) e di Domu e s’Orcu, in loc. Sa Tanca e’ sa Mura, costituito da un nuraghe con impianto a tancato che sorge a ovest del paese, alle falde sudorientali del rilievo calcareo del Monte Mannu4; in entrambi i casi gli edifici sono caratterizzati dai ritrovamenti di ceramica di età micenea. Numerose anche le aree funerarie di età nuragica, di cui si ricordano la Tomba in loc. Su Nuraxeddu (presso il nuraghe Antigori) con esedra e bancone/sedile, la tomba Su Linnarbu (nota come sa Tumba de su Rey), la tomba dei giganti in loc. Maria Palmas, le tombe di Balloi del tipo a filari e ubicate a breve distanza una dall'altra (di cui residua solo un tratto della camera funeraria), la tomba in loc. Perda’ e Accuzzai, mentre in loc. Guardia Sa Mendula è visibile un cumulo di blocchi in giacitura scomposta a pianta ellittica allungata (secondo le fonti orali si tratterebbe di una tomba di giganti, recentemente interrata), la tomba in podere San Cesare, in loc. Monte Arrubiu (tomba di giganti a filari di cui resta visibile un tratto della camera funeraria, mentre sembra mancare completamente l'esedra). Nella località Baracca su Basoni si segnala la presenza di due tombe di giganti; di una è ancora ben visibile il cumulo ellittico di pietrame di crollo. Il complesso in loc. Cuccuru ‘e su Fraus è invece costituito da una tomba di giganti e da resti di strutture murarie di difficile attribuzione ma di tecnica nuragica (nell'area anche numerosi frammenti ceramici di età romana). In loc. Monte Arrubieddu una tomba di giganti del tipo a filari con esedra (tomba a camera rettangolare ed emiciclo frontale datata alla II metà del II millennio) è ubicata in un’area lambita ad ovest dalla moderna lottizzazione del Villaggio Moratti. Infine, nell’area del Parco Pubblico sono ancora visibili due tombe di giganti, una struttura indeterminata e diversi resti murari attribuibili verosimilmente ad età nuragica (il sito archeologico si presenta parzialmente inglobato nella periferia orientale del centro abitato) e in loc. Tanca su Foxi, alla periferia meridionale dell'insediamento industriale della SARAS, fonti orali riportano la notizia dell'esistenza di una tomba di giganti, di cui attualmente è visibile un cumulo di pietrame in giacitura scomposta a pianta ellittica. La struttura in loc. Corriaxu, un'area ellittica con pietrame per lo più in giacitura composta, ma con alcuni tratti in opera, sembrerebbe potesse essere un pozzo sacro. L’intero territorio comunale fu sicuramente abitato durante la cosiddetta fase punica e poi durante quella romana. Risale al periodo romano una colonna miliare, rinvenuta nel XIX secolo all’interno di Villa d’Orri, oggi custodita nel Museo Nazionale di Cagliari, che segnava l’XI miglio romano, lungo il tratto costiero della strada che dalla città di Cagliari portava a Nora.

3 Il complesso Nuragico “Antigori” è stato sottoposto a tutte le disposizioni di tutela con Decreto n. 63 del 25/06/1974, con trascrizione numero16666 in data 11-11-1974, ai sensi dell’art 21 ex L. n 1089/1.6.1939 (artt 45-46 del D Lgs n 42/22.1.2004). 4 Il complesso Nuragico “Sa Dom’e s’Orcu”, presente in f 29 mappale 545, è stato sottoposto a tutte le disposizioni di tutela con DM del 21/10/1977, con trascrizione numero 283 in data 07-01-78, ai sensi dell’art 21 ex L. n 1089/1.6.1939 (artt 45-46 del D Lgs n 42/22.1.2004).

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Nell’area di Cala Zavorra, in occasione di un sopralluogo per una richiesta di allaccio Enel, si individuarono i resti di paramenti murati con presenza di elementi di cultura materiale di età romana, ma anche frammenti di ceramica preistorica e presenza di scorie di fusione. In loc. guardia Sa Mendula (vicino a Punta Perd’e Sali e Porto Columbu) si segnala la presenza di una struttura di probabile età storica, identificabile come un forno fusorio, in considerazione anche della notevole quantità di materiale (grumi di argilla concotta e frammenti ceramici) raccolta all’interno, all’esterno e a ridosso della struttura medesima. Altri insediamenti romani sono quelli noti di Sa punta (vasto insediamento romano con necropoli, ma nell’areale sono presenti anche materiali ceramici di cultura Monte Claro, oltre a quelli d’età nuragica e punica), un edificio censito in loc. San Filippo, di incerta definizione, a pianta presumibilmente rettangolare con tessitura muraria in blocchi non sbozzati e ciottoli di piccole dimensioni, legati con malta cementizia, e, infine in loc. Podere Sant’Efisio (alla periferia del centro abitato di Villa San Pietro) un campo restituisce frammenti ceramici e laterizi di età romana. In loc. Monte su Sparau si attesta un insediamento e una necropoli di età romana, di cui restano visibili alcuni blocchi in arenaria ed i resti di poche tombe, parzialmente scavate dai clandestini. Numerosi anche i ritrovamenti di aree funerarie, ascrivibili all’età romana, che attesterebbero ulteriormente l’intensa frequentazione del territorio di Sarroch. A tale proposito si ricordano in loc. Puntraxia Flumini Binu un insediamento di tombe romane, del tipo a cassone e alla cappuccina, distante poco meno di 200 m dalla SS. 195, la necropoli Sa Perda Longa, caratterizzata dalla presenza di tombe a cassone, il sito in loc. Su Gattaresti, una necropoli romana di tombe alla cappuccina, e, infine, il sito di Procileddu, probabile villaggio di età romana con necropoli di tombe a cassone. Nel medioevo il centro abitato di Sarroch apparteneva allo Stato sovrano di Cagliari (risulta documentabile la presenza di una popolazione cristiana con parrocchia), prima di entrare in possesso della famiglia pisana dei Donoratico della Gherardesca, assieme al territorio circostante, e di passare poi, in seguito al 1324, con la sconfitta dei pisani, alla corona dei sovrani d’Aragona. Doveva essere una zona piuttosto fertile se nei documenti dell’epoca si scriveva, a proposito delle rendite pisane nel Giudicato di Cagliari, che le contribuzioni maggiori pervenivano dalle ville situate nella curatoria di Nora, e tra queste dalla villa di Sarrocco. Durante il periodo Aragonese inoltre è certo che la zona produceva sale, con testimonianze di ingenti quantità di sale proveniente da Sarroch, esportate nella seconda metà del ‘300. In seguito Sarroch, inclusa nella baronia di Capoterra, passava alla famiglia Zapata che la tenne in feudo fino al 1839. L’abitato antico era probabilmente vicino alla costa, e nel corso del 1400 venne progressivamente abbandonato dai suoi abitanti per via delle frequenti incursioni barbaresche. Nella seconda metà del XVII secolo, dopo la costruzione lungo il litorale di tre torri spagnole di avvistamento (Antigori, Diavolo e Zavorra), furono ricostruiti due distinti insediamenti: il vicinato di San Giorgio (Baraccas de susu) ed il vicinato di Santa Vittoria (Baraccas de basciu). Successivamente il rione di San Giorgio (in loc. Pranu de Santu, nell’agro del territorio comunale, nel XVIII sec.), all’inizio il più popoloso, fu lentamente abbandonato ed andò in rovina, tant’è che di esso oggi residuano solo pochi ruderi. Il quartiere di Santa Vittoria, viceversa, si è sviluppato anche successivamente e nelle sue adiacenze sorge l’attuale abitato di Sarroch. La sua non fu una crescita rapida tant’è che fino al primo ventennio del XX secolo l’abitato era costituito da un agglomerato raggruppato attorno alla chiesa omonima e raggiungeva appena i 1142 abitanti. Originariamente la sua popolazione era in prevalenza dedita alla pastorizia e, in minor misura all’agricoltura, e ancora fino all’insediamento

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petrolchimico della Saras degli anni ‘60, l’abitato annoverava appena 2.761 abitanti e non aveva subito ancora sensibili modificazioni, sia nel tessuto viario, sia nelle tipologie. Inoltre è presente nel territorio di Sarroch un insediamento rurale, pressoché unico in Sardegna, costruito, sul finire del XVIII secolo nell’azienda agroforestale denominata Villa d’Orri (primo stabilimento di orticoltura dove si vendevano ben 935 specie o varietà di piante agricole o di ornamento), dal marchese don Stefano Manca di Villahermosa5. Nato inizialmente come cascina assunse successivamente un’importanza strategica, tanto da diventare una località di riferimento nel territorio e arrivando ad ospitare nei primi anni del 1800 ben 70 persone. Un’altra splendida villa padronale è quella iniziata alla fine dell’800 da Giuseppe Siotto ed ultimata agli inizi del secolo scorso; nell'azienda agricola, dove esistono ancora oggi le stalle, l'oleificio, i saloni e le camere, hanno lavorato per decenni numerosi abitanti del paese. Inserita in un parco di 20 ettari, nel pieno centro storico di Sarroch, la villa è diventata oggi sede della fondazione Siotto.

INQUADRAMENTO DELL’AREA D’INDAGINE

- Analisi ambito terrestre

L’area in oggetto alla presente indagine è inquadrata nel territorio comunale di Sarroch, all’interno della superficie attualmente occupata dall’area industriale degli Impianti di Raffineria del Gruppo Saras S.p.A., e, in particolar modo, nello spazio acqueo antistante, in quanto prevede interventi di adeguamento tecnologico del terminale marittimo Sarlux ubicato negli Impianti Sud. L’area in cui è situato il nucleo industriale è caratterizzata da una morfologia tipica dei depositi pedemontani che, con andamento a terrazzi, raccordano, da ovest verso est, i rilievi montuosi con i depositi di spiaggia del litorale e la falesia. I depositi pedemontani sono caratterizzati da modesti terrazzamenti fluviali che testimoniano l’alternanza di fasi erosive a fasi di deposizione più o meno intense da parte dei locali corsi d’acqua, in concomitanza alle principali variazioni del livello del mare. In sintesi, il sottosuolo è costituito da terreni detritici alluvionali a permeabilità medio-alta che ricoprono un substrato roccioso (graniti e vulcaniti) caratterizzato da valori di conducibilità idraulica complessivamente bassi. Le alluvioni ospitano una falda d’acqua poco profonda che drena verso mare seguendo percorsi preferenziali (paleoalvei).

Il più ampio settore costiero, che dalle foci del Rio Santa Lucia comprende i rilievi di Monte Arrubiu, Punta Marturedda e Monte Mereu, culminanti nel promontorio di Punta Zavorra, è ubicato ai piedi di montagne boschive, ricche di legname e selvaggina, lungo l’asse viario che conduce ad una delle zone minerarie più ricche e sfruttate della Sardegna; adagiato su una fertile valle alluvionale, è stato oggetto di forte antropizzazione e sfruttamento, dalla preistoria ad oggi, con conseguente sovrapposizione e stratificazione di presenze

5 Nato come deposito di grano in età romana divenne poi, nel tardo Medioevo, insediamento di monaci trappisti. Ma nel 1780 i ruderi ecclesiastici vennero inglobati in un nuovo edificio, appena fatto costruire da don Giacomo Manca di Thiesi. Fu il figlio di Don Giacomo, Don Stefano, tra il 1799 e il 1806, a trasformare quella che fino ad allora era solo una tenuta di caccia, in casa reale e fattoria modello.

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archeologiche. Infatti, la posizione e la conformazione del territorio, favorevole per la presenza dei numerosi corsi d’acqua e riparata a terra dai venti di scirocco, ne faceva anche in antico un’area idonea alla residenza e allo sfruttamento diretto delle risorse locali. L’importanza del passaggio naturale è sottolineata dalla presenza di numerose aree archeologiche ancora presenti nel territorio; infatti, l’immediato entroterra si presenta inquadrato tra due imponenti complessi nuragici, ancora visibili, che dominano dall’alto la piana sottostante. A sud il nuraghe Domu ‘e s’Orku, rilevante per l’imponenza della sua struttura e per la collocazione geografica, ubicato tra i due centri punico romani di Caralis e Nora, fu indagato per la prima volta nel 1924 dal Taramelli. Il nuraghe sorge alla quota di m 103 slm ca., a breve distanza dal mare, e domina la porzione settentrionale del complesso collinare andesitico che dalla vetta di Monte Arrubiu digrada, ad Est, verso la costa. Si tratta di un nuraghe complesso del genere a tancato, composto da una torre principale cui si affronta una torre secondaria, raccordate da un cortile su cui si aprono gli ingressi delle rispettive camere. La costruzione è in opera poliedrica, a blocchi appena abbozzati di roccia porfirica locale, legati tra loro da malta di fango e poche zeppe. Non è l’unico complesso noto, infatti il rio Giampera divide le due cime del rilievo, separando i due gruppi di nuraghi concentrati su questo versante, oltre a Domu e s’Orku, i nuraghi Santa Vittoria, Motti, e Arrubiu a nord; Giummo e de Is Baccas a sud. A nord del paese, poi, in collegamento visivo con sa Domu e s’Orku, a circa quattro km di distanza, in loc. Nuraxeddu, sul cocuzzolo trachitico della collina di Antigori, che si eleva 50 m slm ca., si erge il nuraghe omonimo, in posizione dominante sulla attuale SS. 195 che da Cagliari conduce a Teulada, così come anche in antico avrà dominato la direttrice punico- romana che da Karales per Nora e Bithia portava a Sulcis6. Il nuraghe, parzialmente scavato negli anni ’80, consta di una fortificazione di 5 torri che recinge il perimetro sommitale del colle, di cui una meglio conserva ancora due piani sovrapposti. L’area ha rischiato nel corso degli anni ‘70 lo sbancamento della cresta rocciosa, a seguito dell’ampliamento degli impianti industriali, come dimostrato dalle segnalazioni effettuate dall’ispettore onorario della zona di Sarroch, Franco Pintor, il quale indicava in una sua relazione del 1970 come lavori iniziati alla base della collina, per la costruzione di grandi serbatoi per deposito carburanti, si spostassero ben presto nelle pendici del colle, “compromettendo la stabilità del complesso nuragico abbarbicato sulla sommità e rovinando irrimediabilmente tutti i valori di bellezza paesaggistica della zona, nonché compromettendo tutti quei documenti di enorme importanza archeologica che solitamente esistono nei pressi dei grandi complessi nuragici”7. Il ritrovamento di numerosi frammenti ceramici di origine micenea, oltre all’attestazione di una produzione locale di imitazione di modelli micenei, permette di collegare le due strutture, in contatto visivo tra loro, evidenziando gli intensi rapporti di amicizia, relazione e scambio, esistenti a partire dal Bronzo Recente, tra la Sardegna e l’intero bacino del Mediterraneo, e in particolar modo con il popolo egeo. Tali evidenze sono ben presenti, oltre che nella fortezza di Antigori (databile dal ritrovamento dei materiali ceramici suddetti al Miceneo IIIB, 1300-1190, e del IIIC, 1190-1050 a.C.), come testimoniato anche dagli stessi vaghi d’ambra e dalla fibula serpeggiante, e Dom’e S’Orku, anche in località Monte Arrubiu, da un ripostiglio di bronzi nuragici individuato dal Taramelli, contenente anche asce di tipo

6 Della sua effettiva esistenza fa fede il miliario del tempo dell’imperatore M. J. Filippo rinvenuto a poca distanza da Antigori, esattamente presso villa d’Orri nella prima metà dell’800 (miliario che nella dicitura viam quae ducit a Nora Karalibus richiama i nomi delle più importanti città di quei tempi della Sardegna meridionale). La collina di Antigori, che dista dal mare non più di un kilometro in linea d’aria, costituiva quindi un naturale e ottimo punto di vigilante osservazione. 7 Soprintendenza Archeologica - Archivio storico - Sarroch coll. 3 1.3. - 13 -

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iberico (X sec a.C. ca.), e sono inquadrabili all’interno di un vasto movimento di beni, modelli e tecnologie, esistente verso la fine del II millennio fra Oriente e Occidente, all’interno del bacino del Mediterraneo, verosimilmente gestita, limitatamente a questo territorio, dalle comunità stanziate negli stessi nuraghi di Antigori e Dom’u e s’Orku. Da questa porzione di territorio peraltro era abbastanza agevole raggiungere i distretti minerari della regione del Sulcis, e la pratica della metallurgia era ben nota agli abitanti del territorio, già a partire dall’età nuragica, come attestato dalla presenza in loco di officine fusorie o di centri di produzione e distribuzione, sia a Monte Arrubiu che a Domu e s’Orku, dai resti di focolari, gocce di rame e crogioli in pietra. È probabile che per la lavorazione del bronzo venissero sfruttati anche filoni superficiali di rame attestati in zona, non così ricchi da consentire scambi con l’esterno, ma sufficienti per la produzione locale. Oramai numerosi sono gli indizi archeologici che mostrano le popolazioni nuragiche locali, anche quelle stanziate in questo tratto di costa, a occidente del golfo di Cagliari, ben inserite nel circuito dei collegamenti extrainsulari passanti via mare, da e per la Sardegna Numerosi prodotti micenei si rinvengono a partire dal cosiddetto Miceneo IIIA in diversi siti sardi: vaghi di collana in pasta vitrea a Gonnosfanadiga, Villa San Pietro e San Sperate, una testina di guerriero in avorio, residua dell’elmo, proviene invece da Decimoputzu, ancora in ceramica un alabastron dal nuraghe Arrubiu di Orroli. Un’importante attestazione sono anche i tripodi enei di manifattura cipriota del tardo cipriota III (1200-1050) con rielaborazioni locali, tra cui il più significativo resta l’esemplare rinvenuto a Su Benatzu di Santadi, e, infine, la circolazione di lingotti ox-hide, talvolta con marchi di scritture sillabiche egee e segni alfabetici semitici. Testimonianze di questi traffici potrebbero essere ancora documentabili lungo la costa, come attestato presso Arbus, in località Domu de S’Orku, dal ritrovamento di numerosi lingotti in piombo e placchette plumbee, oltre alla presenza di olle della prima età del ferro. Inoltre a suggerire una tradizione nuragica nell’ambito della marineria, già per l’età del Bronzo, la presenza dei nuraghi nelle isole dei Cavoli, di S. Pietro, a Mal di Ventre, solo per citarne alcuni, e il ritrovamento di un bronzetto nell’isola dell’Asinara. Significativa è inoltre la presenza di nuraghi costieri con l’evidente funzione verosimilmente di facilitare gli approdi delle navi, come quello recentemente scoperto a Cala del Vino, ad Alghero. Il ritrovamento di pani di rame dalla forma insolita ovale-allungata nel fondale a Nord di Carloforte e dal peso sino a 17kg. farebbe pensare ad una imbarcazione del Bronzo finale, ma resta dubbia la pertinenza culturale. Ancora a Olbia, a Punta Nuraghe, nel golfo di Gugnana, è stata recuperata su un fondale di 2,5m un’ancora trapezoidale in granito del peso di 74 kg munita di foro e decorata su una faccia da 9 scanalature incise in orizzontale attribuibile forse ad un’imbarcazione del Bronzo finale, degli ultimi secoli del II millennio. Ulteriori ancore in pietra provengono da Gonnesa, o altrimenti identificabili come pesi d’ormeggio, dal momento che non danno la possibilità di agganciarsi al fondo e di frenare così il movimento dell’imbarcazione. Inoltre il foro è irregolare e pertanto poco funzionale ad ospitare una fune di sostegno (confronti possibili con le ancore in pietra rinvenute nel relitto di Ulu Burun in Turchia). La forma di ancora di tipo composito a tre fori per l’inserimento di paletti lignei che assicuravano una buona presa sui fondali è attestata dagli inizi del II millennio a.C. ed in Sardegna vi sono numerosissimi esempi, ma la loro cronologia resta problematica8. Un capitolo a parte poi rappresentano le numerose raffigurazioni di navicelle in bronzo; la Sardegna con i suoi centinaia di reperti ad oggi rinvenuti rappresenta una delle isole con la maggiore documentazione di modellini di navi9.

8 I. Sanna, 2000. 9 M. Bonino, 2000. - 14 -

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Verosimilmente anche nei secoli successiva la zona conobbe una costante continuità insediativa; infatti, una comunità romana gravitava in questo areale, come attestato dalla documentazione che ricorda la presenza di una villa rustica che sorgeva nel luogo in cui oggi s’innalzano le costruzioni dell’Azienda petrolifera. A partire dagli anni trenta del secolo scorso, a seguito dei vasti lavori di bonifica operati al fine di permettere a vaste zone paludose e malariche della Sardegna di essere nuovamente abitate, e successivamente con la lottizzazione di ampie zone per lo sfruttamento turistico ed abitativo, furono messe in luce numerose aree archeologiche. In loc. S’Antigori, nel 1889 vennero alla luce, durante i lavori di realizzazione di una fabbrica di dinamite, i resti di una villa con un bel mosaico a colori. Gli scavi asistematici misero in luce il pavimento decorato, un altro vano e una canaletta per l’acqua, elementi che hanno fatto presumere la presenza di un’area termale. La struttura verosimilmente potrebbe essere assimilata ad una villa analoga, scavata da Lilliu in loc. Su Loi a Capoterra nel 1950, che presentava ambienti residui pertinenti a contesto termale con annessa pavimentazione residua10. Anche il posizionamento potrebbe essere stato simile a quello di Su Loi, a meno di 200 m dalla linea di costa, nei pressi della strada a Nora Karalibus (come attestano i ritrovamenti di una serie di miliaria ubicati lungo il percorso), con strutture di pregio affacciate sul mare e la possibile presenza di ambienti termali privati. Il territorio costiero tra Cagliari e Nora doveva essere punteggiato da numerose ville d’otium appartenenti a ricchi personaggi delle due città, forse anche con una parte rustica, mentre le fattorie e le ville con vocazione agricola, come quella di Rio San Girolamo a Capoterra, sembrerebbero concentrarsi maggiormente nell’immediato retroterra11. La vicinanza a Cagliari e a Nora e la presenza di un importante asse viario hanno verosimilmente contribuito alla scelta di questo territorio che si prestava allo sfruttamento agricolo, e quindi alla costruzione sia di ville rustiche che di strutture adibite anche all’otium dei ricchi personaggi delle vicine città, residenze signorili poste a poca distanza dal mare, e che dovevano essere ben collegate con il tracciato viario principale attraverso corti diverticoli. Anche il più vicino territorio di Nora, studiato in modo organico per i suoi insediamenti sparsi di epoca romana, registra la presenza di ville rustiche e di pregio nel territorio, con un picco tra il II e il III secolo d.C.

- Analisi ambito costiero e marino

Il territorio costiero di Sarroch si estende per 12,63 Km mentre, al suo interno, la massima distanza dal mare è pari a 10,75 Km, in corrispondenza delle propaggini dei rilievi montuosi dell’Iglesiente.

10 M. Casagrande 2016. Nel 1950 la Società Impresa Agricola Cardile, che aveva acquistato una grande quantità di terreni nel Sud dell’Isola, e tra questi anche l’azienda Scalabrini, nel tentativo di bonificare le insalubri zone costiere di Capoterra e di ararle, ritrovò fortuitamente delle strutture antiche con ambienti residui pertinenti a contesto termale con annessa pavimentazione residua a mosaico, già parzialmente sconvolto da lavori moderni. Dopo un sopralluogo ed uno scavo d’urgenza effettuato da Giovanni Lilliu tra il 1950 e il 1951, furono portati a termine i lavori di bonifica, e i ruderi scomparirono definitivamente, forse interrati o distrutti. L’intervento d’emergenza è documentato da uno schizzo e dalla documentazione fotografica prodotta in occasione del sopralluogo eseguito dal Lilliu nel 16.6.1950 (59 fotografie), ma grazie a quest’ultima è stato possibile ricostruire la pianta dell’edificio e avanzarne il posizionamento geografico. 11 M. Casagrande 2016. - 15 -

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Dal profilo costiero, secondo una più puntuale localizzazione, l’area interessata risulta svilupparsi a partire dalla localizzazione in IGM della cosiddetta punta Torre Antigori, davanti agli impianti della Versalis SpA, e riscendendo la costa verso sud, arriva sino al porticciolo di porto Foxi. In questo areale la linea di costa si presenta modificata artificialmente attraverso l’attuazione di una banchina realizzata mediante frangiflutti con un sottofondo in inerti di grandi dimensioni facente funzione di opere di protezione della scogliera (con un avanzo a mare che arriva, in alcuni tratti, sino ad un massimo di 150 m dalla vecchia linea di costa). Solamente in brevi tratti, nel settore più a nord degli Impianti si conservano porzioni residue della costa originaria (All. 1, Tavv. II-IV). L’interpretazione della dinamica di insediamento umano lungo la costa occidentale della Sardegna si presenta influenzata dall’evoluzione morfologica del litorale ed in particolare dalla variazione del livello marino a partire dall’ultimo post glaciale. Progetti e studi svolti a riguardo hanno consentito di identificare alcuni capisaldi cronologici per la valutazione e una prima messa a punto di questi processi evolutivi del paesaggio. In un territorio nel quale l’evidenza archeologica ha da tempo rivelato una sequenza insediativa antropica di lunga durata datata fin dalla preistoria, con una persistenza insediativa nelle successive fasi protostoriche e storiche, le evidenti tendenze all’espansione nel corso di alcuni momenti specifici del popolamento della regione sono chiari indicatori delle potenzialità offerte all’uomo dal territorio e dalle sue caratteristiche fisiche e dalle risorse disponibili per la sussistenza e lo sviluppo di attività produttive. Un’elevata densità insediativa è attestata per le fasi protostoriche nuragiche, relativamente alle quali una forte azione persistente di distruzione e di spoliazione, in conseguenza dell’intenso sfruttamento meccanizzato dei terreni dell’immediato entroterra costiero pianeggiante, compromette sempre più la possibilità di una ricostruzione puntuale degli assetti insediativi. Una problematica simile investe anche le più recenti fasi storiche, che a fronte della nascita della struttura urbana di Nora e delle sue vicende in sequenza dall’epoca fenicia a quella punica e, successivamente, romana, documentano altresì un’intensa organizzazione dello spazio rurale ai fini dello sfruttamento produttivo. Nella complessità di fattori che possono avere determinato un processo di modificazione degli assetti insediativi, accanto a eventuali cause antropiche, uno dei più rilevanti nella prospettiva dell’abbandono dell’areale costiero può essere individuato nelle dinamiche evolutive della morfologia del paesaggio che hanno trasformato l’assetto costiero di questo territorio. Facendo riferimento alla fase dell’ultimo postglaciale, in funzione dell’evidenza relativa al primo popolamento ad oggi disponibile per questo distretto territoriale, l’assenza di movimenti tettonici consente di attribuire le trasformazioni intercorse prevalentemente alla variazione del livello medio marino12, con una progressiva ingressione delle acque, l’occlusione ed il graduale arretramento delle foci dei fiumi che confluiscono nel distretto occidentale del golfo di Cagliari, l’impaludamento e la formazione di lagune costiere. L’aspetto attuale del territorio è inoltre conseguenza delle ulteriori modifiche generate dagli interventi antropici effettuati nel secolo scorso, principalmente a carico del sistema idrografico, attraverso deviazioni, rettifiche, correzioni delle anse fluviali, invasamenti degli alvei, prosciugamenti di alcune aree umide ed ampliamento di altre, creazioni di argini e barriere artificiali. Per tali ragioni, l’odierna configurazione di questo territorio è risultata talora fuorviante ai fini del processo ricostruttivo delle antiche linee di costa e degli insediamenti umani relativamente ad esse.

12 Antonioli 2003. - 16 -

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Sulla base degli attuali studi batimetrici si ricostruisce per le epoche antiche una linea di costa avanzata sul fronte marino, almeno di qualche metro. La ricostruzione, differente per le età pre-protostorica o storica, porta in ogni caso sopra la superficie del suolo quanto ora ricadente in ambiente marino (si citino ad esemplificativo le terme della città di Nora, attualmente per buona parte a mare). Nel tentativo di acquisire indicatori cronologici per definire il processo di arretramento della linea di riva, si è proceduto all’analisi della cartografia storica. Le carte più antiche con scopo prevalentemente nautico, aldilà della definizione incerta degli aspetti corografici generali, possono contenere dati utili e sufficientemente affidabili per quanto concerne i riferimenti batimetrici, misurati in prossimità delle coste e dei possibili luoghi d’ormeggio, dei quali dovevano fornire una precisa indicazione indispensabile per la sicurezza dei natanti e delle merci trasportate. La cartografia storica ha permesso di estrapolare ed acquisire alcuni indicatori relativi allo stato dei fondali e delle linee di costa nei secoli più recenti (fig. 4). Gli allegati planimetrici dei lavori di realizzazione degli impianti dell’area industriale, relativi alla fine degli anni ’60 (fig. 5), indicano una batimetria bassa, documentando bene come in questo settore il fondale digradi con leggera pendenza, a breve distanza dalla riva, e come la profondità non superi il metro anche a 30 m di distanza dal profilo della linea costiera, così come indicato anche dagli elaborati progettuali dei recenti lavori programmati per l’ampliamento di Porto Foxi13.

13 In occasione della progettazione del 2007 relativa alla richiesta di realizzazione del porto e della costruzione di una darsena per le imbarcazioni di servizio a porto Foxi, in un tratto di costa rettilineo in località Porto Foxi, con orientamento NO-SE, si prospettò la bonifica del fondale con un approfondimento dei fondali ad una quota pari a 3.0 m dal l.m.m.; all’interno delle aree interessate dal progetto si eseguirono 4 sondaggi a mare, a carotaggio continuo e spinti fino in profondità tra 10 e 38 m dal fondale marino, che rivelarono l’esistenza di uno strato superficiale di sabbia sciolta con paglia marina, di spessore variabile tra 3 e 5 m, al di sotto del quale una formazione di tufiti sabbiose e limose, e, in alcuni casi, ad una profondità di 9 m dal l.m.m., il tetto di una formazione di andesite lapidea. Archivio Storico Soprintendenza Archeologica. Sarroch - coll. 3 1.3.

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4. Carta del Golfo di Cagliari del XVIII sec. (in alto) e Carta nautica del 1750 (in basso).

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5. Elaborati progettuali anni ’60 - Archivio SARAS.

Al fine di analizzare le modifiche operate nel profilo costiero un ruolo fondamentale rivela l’analisi dell’idrografia locale (fig 6). Nel territorio indagato questa è caratterizzata da alcuni corsi d’acqua a carattere torrentizio che convogliano le acque piovane dal complesso collinare verso il mare e da alcuni rivoli stagionali presenti durante il periodo delle piogge. Il sistema idrografico, di tipo detritico, appare poco lineare con corsi d’acqua che presentano un tracciato irregolare, talora con meandri poco accentuati, che caratterizza l’elevata eterogeneità della resistenza all’erosione dei terreni attraversati e dall’alveo spesso profondamente inciso e tortuoso, quasi sempre asciutti, avendo questi portate limitate al solo verificarsi di eventi meteorici di particolare intensità. La circolazione idrica avviene esclusivamente all’interno del granito alterato o, in quello compatto, lungo le linee di frattura tettoniche o di raffreddamento. Il deflusso sotterraneo presenta una direzione da ovest verso est, ovvero dalla zona collinare verso la linea di costa. Il reticolo idrografico superficiale locale risulta alquanto embrionale e caratterizzato dalla presenza di canaloni di ruscellamento concentrato, a regime temporaneo come il Rio Bacchellinna e il Rio Antigori. Il primo corre intombato nella prima parte d’attraversamento - 19 -

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dello stabilimento e poi in un alveo cementato, mentre il secondo corre intombato lungo tutto il percorso di attraversamento dello stabilimento e riceve gli scarichi autorizzati delle acque reflue. Altri corsi d’acqua, prossimi alla Raffineria Sarlux SRL, sono il rio Brillante a nord e il rio Is Cannas a sud, mentre la raffineria è in parte attraversata dal rio Mascheroni. Senza dubbio anche il corso d’acqua principale, il Rio Cannas, che scorre nei pressi del Porto Foxi, è assoggettato ai regimi idrici temporanei che contraddistinguono tutta l’area. L’area del settore più a Nord della Zona Industriale (ricadente all’interno del toponimo Tuerra Suergius, indicativo della presenza di zone umide, poi trasformate e bonificate con la costruzione degli impianti industriali della Sarlux) è parzialmente compresa nel bacino idrografico del rio Flumini Binu, a regime torrentizio, con il quale confina lungo il lato Nord.

La documentazione raccolta si prefigge lo scopo di fornire e costituire un quadro indiziale funzionale alla comparazione dei dati e finalizzato alla problematica ricostruzione delle ipotetiche linee di costa, durante le epoche pre e protostoriche prima e fenicio-punica, romana e tardo antica poi, lungo il tratto di costa in oggetto alla presente indagine. Inoltre, eventuali strutture sommerse costituiscono la principale materia di studio per la determinazione del livello antico del mare, già peraltro avviato nella città di Nora, i cui risultati fornirebbero indicazioni utili per la comprensione della morfologia costiera dell’area e l’entità delle variazioni della linea di costa. Infatti sempre a Nora i dati batimetrici documentano nel corso del I secolo a.C. una linea di costa in posizione avanzata e con livello marino inferiore e, pur non sussistendo dati ancora sufficienti per ricavare la distanza precisa della riva antica dall’attuale, è pero invece possibile desumere che il mare all’epoca si trovasse ad una quota certamente non inferiore a m -0,50 circa rispetto a quella odierna. Un mirato prosieguo della ricerca, a partire dall’analisi degli attuali tratti geomorfologici della costa e della batimetria della baia, dovrebbe poter approfondire le conoscenze in merito alle principali caratteristiche del fondale, unitamente alle analisi geologiche e delle eventuali evidenze archeologiche, al fine di ricostruire le caratteristiche indiziali del livello marino e della linea di costa nell’antichità. In ragione di questo si renderebbe opportuno, ai fini di una maggiore conoscenza di dettaglio di un territorio, condurre una ricerca interdisciplinare allo scopo di determinare, anche attraverso la ricostruzione del paleoambiente e dell’antica linea di riva, il tipo di frequentazione dell’area nel corso delle varie epoche.

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6. Indicazione delle foci dei principali torrenti presenti nel territorio indagato (1. Rio Flumini Binu, 2. Rio Bacchellina, 3. Rio Brillante, 4. Rio Is Cannas).

7. Sovrapposizione fotografie aeree degli anni 50 e degli anni 2000. Evidenziata in rosso la linea di costa relativa agli anni ‘50 (Fotografie dal portale della Regione Sardegna).

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI

Le aree interessate dall’intervento sono poste sotto la competenza della Soprintendenza Archeologica, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e per le province di Oristano, Medio Campidano, Carbonia-Iglesias, Ogliastra. Il progetto preliminare, riguardante gli interventi di adeguamento tecnologico del terminale marittimo Sarlux – Impianti sud, presso il pontile e gli annessi terminali marittimi per il carico e lo scarico dei prodotti, prevede una serie di attività che sono finalizzate al rinforzo del pontile stesso e alla protezione dal moto ondoso dei tubi di sostegno. Le motivazioni degli interventi derivano da esigenze di ripristino di adeguate condizioni di sicurezza funzionale del Terminale Marittimo, in rapporto al progressivo aggravamento degli eventi meteomarini registrato negli ultimi anni, con particolare riguardo alle mareggiate originate da venti di scirocco. In questa logica, improntata alla prevenzione di eventi incidentali attribuibili a situazioni meteoclimatiche calamitose ed alla salvaguardia dell’operatività degli impianti, si inquadrano in particolare le programmate azioni di rinforzo del pontile ed il successivo posizionamento delle nuove linee di grezzo. Le recenti mareggiate hanno, infatti, impattato sulle tubazioni di grezzo e sui tubi di diametro minore in corrispondenza del pontile lato sud‐ovest, esposto alla direzione di provenienza delle onde dal largo, originando locali dissesti che hanno richiesto la progettazione di mirate azioni di manutenzione straordinaria. Le principali attività previste in progetto riguardano il primo tratto a mare del pontile, avente lunghezza di circa 1.300 m, dove le esistenti tubazioni per l’approvvigionamento del grezzo sono supportate da strutture indipendenti dal pontile in calcestruzzo, posizionate parallelamente a questo (All. 1, tavv. IV-V). Il pontile, le tubazioni lungo la stilata principale e le due tubazioni di grezzo si trovano attualmente ad una quota +4.76 m s.l.m.m. circa. Allo scopo di ripristinare i necessari livelli di sicurezza funzionale richiesti ai cavalletti a due pali inclinati e, allo stesso tempo, rendere il sostegno intermedio in grado di assorbire le forze orizzontali, gli interventi previsti sono i seguenti:

- Realizzazione di una nuova palificata di rinforzo da posizionare in parallelo agli esistenti sostegni delle tubazioni di grezzo, dalla radice del pontile fino alla cabina di controllo per una lunghezza di circa 1300 m. Tali elementi verticali, nel numero di 58 pali (Tipo “A” - Ø1219 mm – con penetrazione 16/18 m), oltre ad avere diametro maggiore rispetto agli esistenti, presenteranno una quota di estradosso di +1.60 metri medi rispetto alla quota della palificata attuale. Ciò consentirà di mettere in sicurezza le linee di grezzo, prevedendo il posizionamento di due nuove linee ad una quota media di +6.35 metri s.l.m.m., e di alleggerire in tal modo i carichi sui cavalletti di sostegno esistenti (le esistenti linee di grezzo, installate alla quota di +4.76 metri s.l.m.m., verranno dismesse a seguito dell’entrata in esercizio delle nuove linee). In corrispondenza dei rimanenti tratti di pontile, fino al terminale di testata denominato “Isola” (piattaforme I1 e I2), i cavalletti sono prevalentemente in grado di sopportare le attuali azioni del moto ondoso e pertanto non richiederanno interventi (figura 8), fatta eccezione dei primi 4 sostegni che dovranno essere rinforzati con analoghi sistemi (n. 8 nuovi pali di Tipo “B” – Ø762 mm – penetrazione 24 m). - Realizzazione di una nuova piattaforma a mare in corrispondenza delle Isole I1 e I2; a tal fine sarà necessaria l’installazione di n. 4 pali di supporto (Tipo “D” – Ø914 mm – penetrazione 25 m).

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- Realizzazione di una nuova briccola di accosto denominata NB3, da posizionarsi in corrispondenza dell’Isola I1. La struttura, da realizzarsi in sostituzione dell’esistente B3, non più rispondente alle attuali esigenze funzionali del terminale, prevede l’installazione di un nuovo palo di Tipo “C”, avente diametro 1.600 mm e profondità di infissione di 27 m. - Realizzazione di una nuova Unità di Recupero dei Vapori prodotti durante le operazioni di caricamento delle navi al proprio Terminale Marittimo (VRU - Vapour Recovery Unit). La nuova unità di trattamento vapori è prevista a terra, in prossimità della vasca acque meteoriche, alla radice del pontile ed entro un’area già allestita ed idonea ad ospitare l’impianto. Ai fini dell’installazione delle componenti di impianto VRU sono previsti lavori di ampliamento delle piattaforme esistenti, supportandole mediante n. 2 pali (pali Tipo “E” – Ø1219 mm – penetrazione 16/18 m). Gli ampliamenti sono localizzati in corrispondenza degli ormeggi denominati P3 e P4, sul versante nordoccidentale del Terminale Marittimo.

P4 P3 TERMINAL ISOLE I2 I1

8. Planimetria degli interventi di rinforzo del pontile.

VALUTAZIONE DEL RISCHIO ARCHEOLOGICO

Nel presente lavoro si è adottato un approccio d’indagine basato inizialmente sullo studio e sull’elaborazione dei dati bibliografici e di quelli cartografici, successivamente ci si è avvalsi dei criteri di fotointerpretazione e dell’indagine di ricognizione, e, infine, sulla base della documentazione rilevata, è stato redatto il presente documento di valutazione archeologica preventiva. Al fine di ottenere un quadro di riferimento, che garantisse la possibilità di formulare ipotesi interpretative sotto il profilo storico-archeologico della zona interessata dal progetto, e per poter formulare idonee proposte di intervento e verifica, sia in fase preliminare che esecutiva, si è operato secondo le seguenti fasi di ricerca: - Ricerca di carattere storico-archeologico, comprendente nello specifico la consultazione

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dei documenti e dei testi bibliografici nonché delle carte e mappe avvenuta presso Biblioteche e Archivio storico della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle province di Cagliari e Oristano inerenti l’area in esame, e la successiva analisi e valutazione dei dati storico-archeologici raccolti, al fine di ottenere un inquadramento della tipologia e dei contesti archeologici eventualmente presenti nell’area di intervento e in quelle limitrofe; - Lettura geomorfologica del territorio, realizzata sia con l’indagine visiva sui luoghi sia attraverso il ricorso alle carte tematiche, geologiche e geopedologiche, e territoriali esistenti (Mappe Catastali, CTR, IGM), integrata dalla verifica e interpretazione della documentazione fotografica aerea; - Ricognizione archeologica di superficie (field survey) perseguita attraversando a piedi l’area in oggetto al presente documento; - Studio ed analisi dell’evoluzione morfologica del litorale, ed in particolare della variazione del livello marino a partire dall’ultimo post glaciale, al fine di identificare alcuni capisaldi cronologici per la valutazione e una prima messa a punto di questi processi evolutivi del paesaggio. - Determinazione del grado di Potenziale Archeologico. Indica la probabilità che in un’area sia conservata una stratificazione archeologica, di minore o maggiore rilevanza, calcolata attraverso l’analisi e lo studio di una serie di dati storico- archeologici, con un grado di approssimazione che può variare secondo la quantità e la qualità dei dati a disposizione. Diversamente, la valutazione di Impatto/Rischio Archeologico è necessariamente legata a una fase di progettazione preliminare che precisa l’ingerenza di un intervento di carattere più o meno invasivo nei confronti di ciò che potrebbe essersi conservato, in questo caso, nel sottosuolo. La successiva elaborazione dei dati ha permesso di valutare la potenzialità archeologica che l'area esprime in base "allo stato di fatto" delle attuali conoscenze archeologiche del territorio e dei possibili impatti del progetto sul patrimonio archeologico, secondo la presenza di un sito archeologico noto e la vocazione insediativa antica nelle sue linee più generali. Il Potenziale Archeologico è stato definito secondo i seguenti fattori generali: presenza di strutture di antica fondazione; adiacenza con aree di interesse storico-archeologico che hanno già restituito resti materiali; valutazione, attraverso i dati noti, di possibile presenza di contesti di particolare interesse storico - archeologico; valutazione, attraverso i dati noti, di possibili tracce di elementi geomorfologici e/o idrogeologici ritenuti essenziali alla comprensione delle dinamiche insediative nell’area; valutazione, attraverso i dati noti, della tipologia dei ritrovamenti, con particolare attenzione alle loro caratteristiche di mobilità e amovibilità; coincidenza con aree per cui non si possiedono dati pregressi; coincidenza con aree già interessate da grossi interventi edilizi che possano aver comportato fasi di sbancamento; coincidenza con aree a oggi non edificate che possano aver conservato integro un deposito archeologico pluristratificato; coincidenza con edifici sottoposti a vincolo monumentale. I diversi gradi in cui è articolato il Potenziale archeologico sono stati valutati, alla luce delle informazioni presenti, in base alla classificazione alto, medio, basso.

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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Ai fini della valutazione del rischio archeologico di un determinato territorio è fondamentale un’accurata conoscenza del tessuto insediativo antico. I fattori di valutazione per la definizione di tale rischio sono espressi dall’analisi dei siti noti e dalla loro distribuzione spazio-temporale, dalla distanza fra le emergenze archeologiche e l'opera in progetto, nonché dalle tipologie di opera, in particolare dalle profondità di scavo previste dal progetto stesso. Occorre inoltre tenere presente l'utilizzo attuale del territorio, l'eventuale presenza di nuclei storici, o di aree edificate, poiché una maggiore urbanizzazione può indicare un indice di degrado più rilevante degli insediamenti antichi.

Il lavoro di indagine sul territorio in oggetto è stato effettuato a partire da una accurata ricerca d’archivio, e, data l’impossibilità di un’esplorazione completa dell’area, oggi interamente occupata dagli impianti del Complesso industriale, dalla consultazione di foto aeree e satellitari, in comparazione con foto storiche d’archivio, risalenti alla metà del secolo scorso, pertanto antecedenti la nascita delle Raffinerie. Lo studio rivolto all’analisi delle tracce archeologiche all’interno del territorio comunale di Sarroch ha dato modo di delineare una frequentazione, sin dalla preistoria, e una composita sovrapposizione abitativa cui il territorio è stato interessato nel corso dei secoli, dall’età nuragica sino ai giorni nostri. La consultazione della cartografia antica, unitamente all’analisi geomorfologica del territorio, e allo studio dei dati batimetrici noti, si è rivelata utile anche per la possibilità di ipotizzare una ricostruzione dell’antico profilo della linea di costa.

Inoltre si è sottolineato come tra il II ed il I millennio a.C. la civiltà nuragica stanziata in tutta l’Isola, e pertanto anche in questa porzione di territorio, abbia dimostrato di avere grandi capacità costruttive, una grande originalità culturale e una perfetta e razionale gestione del territorio. L’inserimento della Sardegna nelle rotte tra Oriente e Occidente è, infatti, datato a partire dal XIV secolo a.C.; era la stessa ricchezza dell’isola a metterla al centro di questi traffici tra l’Egeo e il Mediterraneo occidentale, del resto la sua posizione centrale le conferiva un ruolo fondamentale nel traffico e nello smistamento delle merci lungo le principali rotte commerciali, rimasta verosimilmente invariata, pur con alterne vicende, anche lungo i secoli successivi.

I lavori in oggetto riguarderanno un tratto di costa, che presenta rilevanti evidenze archeologiche con una comprovata importanza strategica, e lo specchio acqueo antistante. I ritrovamenti descritti, l’importanza e lo sfruttamento sistematico del territorio, sin dalle età più antiche, avvalorano anche per l’area in oggetto la presenza di potenzialità inesplorate, e la necessità di un approfondimento d’indagine, sia nel settore terrestre sia, e soprattutto, in contesto subacqueo. Infatti, la tipologia di fondale sabbioso e con praterie di posidonia, riscontrabile nello spazio acqueo interessato dalle attività di cui all’oggetto, potrebbe aver fornito da barriera protettiva dall’azione idrodinamica, favorendone in molti casi la copertura attraverso i successivi processi sedimentari.

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I recenti lavori di indagine archeologica costiera e subacquea, condotti negli ultimi anni all’interno del golfo di Cagliari, hanno notevolmente ampliato le conoscenze relative anche a questo tratto di costa; dalle indagini all’interno dello stesso porto della città di Cagliari, (presso porto Canale e Molo Sabaudo), al recupero in acqua di due dolia romani in loc. Frutti d’oro, a Capoterra, e, infine, alle indagini condotte nella marina di Nora14 (solo per citarne alcune). I risultati di un ben più ampio e strutturato lavoro di ricerca, condotto in questi ultimi decenni, hanno permesso l’individuazione di contesti inediti e il recupero di una gran mole di reperti, mostrando un ampio arco cronologico, che si estende, quasi senza soluzione di continuità, dall’VIII secolo a.C. fino al XVII-XVIII sec d.C15.

Alla luce di quanto sino ad ora evidenziato, appare senza dubbio la necessità di approfondire, in maniera sistematica, il quadro delle presenze archeologiche anche all’interno dell’intera area marina. La baia indagata si differenzia nettamente dal precedente tratto costiero, in comune di Capoterra, per l’orientamento e la fisionomia, oltre che per la differente esposizione e per l’ambientazione ideale riparata a terra dai venti di scirocco. La stessa scelta dell’attuale ubicazione degli impianti petrolchimici è stata non a caso rivolta in una zona a ridosso dell’arco montuoso di addossata, riparata a terra, e ubicata in un avvallamento naturale bonificato, che rivela, oggi come ieri, inalterate condizioni ottimali d’approdo.

Concludendo, considerata la natura puntuale delle opere a mare da eseguire, potrebbero escludersi rischi associati ad estese manomissioni del fondo marino, non essendo previsti dragaggi, sbancamenti o realizzazione di barriere. È altresì corretto specificare che l’eventuale presenza di evidenze archeologiche, anche in ambito costiero e marino, così come in quello terrestre, non rilevabili in termini di valutazione preliminare e con la sola indagine autoptica, possa essere riscontrata in maniera più puntuale solo attraverso una ben strutturata attività di indagine. Una tale analisi deve prevedere nel suo iter operativo una fase pianificata di prospezioni, oltre a sondaggi e approfondimenti sulla base di indagini dirette (metodi geofisici, carotaggi, trincee e saggi puntuali) e, infine, anche un’assistenza mirata, ad opera esclusiva di personale altamente qualificato, durante le fasi esecutive delle opere in oggetto. Tutte le attività suddette, ricadenti in un livello più avanzato di indagine, devono essere concordate con gli Organi di competenza preposti alla tutela del patrimonio Archeologico.

Quartucciu, 25/08/2017 L’archeologo Dott.ssa Consuelo Congia

14 Indagini condotte dalla Soprintendenza Archeologica di Cagliari negli ultimi decenni- Sanna 2016. 15 Sanna 2017; Soro 2017. - 26 -

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BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

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Allegato 1 Documentazione cartografica e fotografica

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Tavola I

1. Foglio d’unione del comune di Sarrok. Mappa planimetrica - 16 dicembre 1842. Archivio di stato di Cagliari - Real Corpo di Stato Maggiore. (Planimetria completa e particolare dell’area in oggetto all’indagine).

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Tavola II

2. Vista satellitare dell’area in oggetto d’indagine.

3. Settore Sud della raffineria.

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Tavola III

4. Particolare della banchina con frangiflutti (settore Sud).

5. Banchina nel settore nord.

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Tavola IV

6. Particolare della banchina nel settore nord.

7. Linea del pontile del Terminale Marittimo in oggetto d’indagine (veduta dalla torre di controllo). - 33 -

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Tavola V

8. Veduta dalla torre di controllo del primo tratto del pontile e, sullo sfondo, l’indicazione dei nuraghi Antigori (destra) e Domu’e s’Orku (sinistra).

9. Veduta dal mare del Nuraghe Antigori

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Tavola VI

10. Veduta in direzione Nord dal nuraghe Domu ‘e s’Orku.

11. Veduta in direzione Sud dal nuraghe Antigori. - 35 -

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Veduta panoramica dalNuraghe Antigori.

12.

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