DIPARTIMENTO DI STUDI CULTURALI ARTI STORIA COMUNICAZIONE Dottorato in Storia Dell’Arte Medievale, Moderna E Contemporanea in Sicilia

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DIPARTIMENTO DI STUDI CULTURALI ARTI STORIA COMUNICAZIONE Dottorato in Storia Dell’Arte Medievale, Moderna E Contemporanea in Sicilia DIPARTIMENTO DI STUDI CULTURALI ARTI STORIA COMUNICAZIONE Dottorato in Storia dell’arte medievale, moderna e contemporanea in Sicilia ALTARI E ARREDI SACRI NELLA SICILIA OCCIDENTALE AL TEMPO DEI NEOSTILI. LETTURA ICONOGRAFICA TRA TEOLOGIA E ARTE Settore scientifico disciplinare L-ART/02 TESI DI SALVATORE TORNATORE TUTOR PROF. M. VITELLA COORDINATORE DEL DOTTORATO PROF. M. C. DI NATALE XXIII CICLO / 2009-2011 INTRODUZIONE La ricerca prende in esame gli altari e taluni arredi ecclesiastici realizzati al tempo dei Neostili, in un arco temporale compreso tra la seconda metà del XVIII e gli inizi del XX secolo, nella Sicilia occidentale tra le province di Palermo, Trapani e Agrigento, entro cui ricadono le Diocesi di Palermo, Monreale, Cefalù, Trapani, Mazara del Vallo e Agrigento. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di altari maggiori in marmi policromi, sollevati su gradini, collocati nel presbiterio, con decorazioni in legno intagliato e dorato o bronzo dorato, da ascrivere alle temperie neoclassica e neogotica ed eclettica. Sono stati rintracciati anche esemplari in legno dipinto a finto marmo e in argento. Alcuni presentano gli originari arredi, candelabri e vasi portafiori, in pietre dure o in legno dorato. Sono stati esaminati anche altari “minori” realizzati in marmo o in legno, disposti nelle cappelle laterali, nelle navate e nei transetti delle chiese. Rientrano negli arredi sacri i pulpiti, i candelabri, le sedi del celebrante e i paliotti. E‟ stato individuato un buon numero di opere, nella maggior parte dei casi inedite, ubicate nelle chiese Madri e nelle chiese parrocchiali dei centri minori piuttosto che nelle chiese cattedrali delle sedi vescovili, dove sono conservati gli altari più antichi (per lo più barocchi) o nuovi altari, di recente fattura, spesso rispondenti alle esigenze celebrative sancite dal Concilio Vaticano II. La ricerca ha messo in luce quanto gli altari siano ignorati o appena menzionati dalle fonti bibliografiche specializzate, come se fossero prodotti artistici di secondo livello. Una possibile giustificazione può essere trovata nella ormai sorpassata discriminazione delle arti minori o nella convinzione che si tratti di opere legate esclusivamente alla liturgia più che all‟arte. L‟analisi diretta ha permesso anche la constatazione delle condizioni delle opere che nella maggior parte dei casi si presentano precarie, con distaccamenti vistosi di lastre marmoree, di parti scolpite in legno, o mancanze di alcune parti decorative dovute a furti, condizioni che necessitano di urgenti interventi di restauro. E‟ stata anche rilevata la scarsa considerazione degli altari e degli arredi da parte del clero responsabile che, spesso, rimane indifferente circa le condizioni precarie, e che, in qualche caso, ha apportato modifiche, privando gli altari di alcune parti per formare nuovi arredi sacri. Il confronto tra l‟architettura e le arti decorative tra la fine del „700 e gli inizi del „900 ha permesso di mettere in relazione l‟esecuzione di altari e cappelle con l‟attività di progettazione di alcuni architetti come Nicolò Anito, Giuseppe Venanzio Marvuglia, Carlo Chenchi, Emmanuele Cardona, Nicolò Peralta ed 2 altri architetti, impegnati con le committenze ecclesiastiche della Sicilia occidentale. Notevoli sono le influenze che le architetture civili e religiose hanno avuto sulla produzione degli altari e degli arredi sacri, influenze non solo locali ma anche romane, napoletane e soprattutto europee. Nella Sicilia occidentale sono infatti presenti elementi stilistici neoclassici e neogotici, influenze neorinascimentali e neobarocche, soluzioni moderniste e liberty che invadono le facciate e gli interni di chiese, palazzi e villini. Queste fasi dell‟indagine sono state integrate da un‟attività di ricerca archivistica, presso gli archivi di Palermo e gli Archivi di Stato ed ecclesiastici della Sicilia occidentale, che, da una parte, ha confermato i precedenti studi sulle maestranze, (marmorari, intagliatori in legno, indoratori) e sui materiali (varie tipologie di marmi), dall‟altra, ha fornito nuovi documenti su molti manufatti. E‟ stato indagato l‟ampio e complesso panorama delle botteghe artigiane, spesso a conduzione familiare, tra il XVIII e il XIX secolo, specializzate nella realizzazione e decorazione di altari e arredi sacri, che monopolizzarono questo settore in grandi aree geografiche della Sicilia occidentale. Si può affermare che il centro propulsore di una nuova tipologia di altare, aggiornata alle istanze neoclassiche, sia Palermo e che da qui si sia diffusa nel resto della Sicilia occidentale. Il cuore della ricerca consiste nell‟analisi degli altari in una duplice valenza: come “mistero di presenza”, in quanto manufatti legati alla liturgia e in particolare alla conservazione e all‟esaltazione dell‟Eucarestia, e come “opera dell‟arte”, in quanto frutto del lavoro di architetti e artigiani specializzati. Nella prima parte si è delineato un panorama storico e architettonico dei neostili in Italia e in Sicilia, con riferimento alle arti decorative. Segue l‟analisi teologica e formale degli altari e degli arredi sacri, con particolare attenzione agli aspetti iconografici, qui trattati per la prima volta in maniera esaustiva, al fine di rendere più agevole la lettura e la relativa comprensione degli stessi manufatti. Il catalogo permette di fare un excursus delle opere più interessanti ed elaborate, rintracciate nelle varie diocesi. In particolare sono state esaminate tutte le parti che compongono l‟altare: la mensa, il paliotto, la predella, il tabernacolo. Sono stati descritti analiticamente i personaggi e le scene che arricchiscono tali parti, tratti dalla Sacra Bibbia, sia dall‟Antico che dal Nuovo Testamento, e i vari simboli, nell‟ambito di un preciso programma iconografico, diretto dalla committenza e dall‟architetto, volto ad esaltare l‟Eucarestia. Completa la ricerca l‟appendice documentaria e gli apparati. 3 1. I NEOSTILI IN EUROPA E IN ITALIA LINEAMENTI GENERALI Per neostili si intende il ricorso, a partire dalla metà del XVIII secolo, ad elementi formali dell'arte passata, in genere dell‟architettura ma poi applicati alla scultura e alle arti decorative. Si sviluppano dopo il declino dell'arte barocca e rococò per poi essere affiancati da forme ibride o meglio eclettiche. Si distinguono il Neoclassico, il Neogreco, il Neorinascimento, il Neoegizio, il Neomedievo (che comprende Neoromanico, Neogotico e Neobizantino), il Neobarocco e il Neorococò 1. L‟eclettismo indica una fase della storia dell‟architettura del „800, in cui coesistono stili diversi e tutti facenti capo a differenti periodi storici precedenti. Le prime manifestazioni si verificarono nell‟Inghilterra settecentesca e perdurarono per tutto l‟Ottocento e parte del Novecento. Sembrerebbero assimilabili a questo filone anche alcune sperimentazioni della corte dei Borbone di Napoli, a Palermo, nel periodo del rifugio dalla Repubblica Napoletana del 1799, come nella Palazzina Cinese 2. Nelle manifestazioni dell‟eclettismo del primo Ottocento le forme riprese erano in generale quelle classiche. Infatti si sviluppò principalmente l‟architettura neoclassica che si manifestò con il recupero di concetti e forme del classicismo greco (architettura neogreca), del Rinascimento (architettura neorinascimentale) e del Barocco (architettura neobarocca). Nei decenni successivi si svilupparono delle tendenze di recupero dell‟architettura medievale che si manifestò con l‟architettura neogotica, neoromanica e neobizantina. Verso la fine del XIX secolo e i primi del XX ebbero molto spazio i riferimenti alle architetture esotiche (soprattutto dell‟oriente) come l‟architettura egizia, quella islamica (architettura neomoresca), ma anche l‟architettura cinese e indiana. Nel XX 1 G. R. Ansaldi, Neoclassicismo, in Enciclopedia Universale dell‟Arte, vol. IX, Venezia 1963, pp. 831- 882; H. Russel Hitchcock, Neogotico, in Enciclopedia…, vol. IX, 1963, pp. 890-895; R. Middleton, D. Watkin, Architettura dell‟Ottocento, Milano 1980, pp. 101-172, 203-210, 312-354; B. Gravagnuolo, Neobarocco, in Grande Dizionario Enciclopedico Utet, IV ed., vol. XIV, Torino 1989, p. 392; L. Patetta, Dal Barocco all‟architettura dei neostili in Dal tardobarocco ai neostili: il quadro europeo e le esperienze siciliane, atti della Giornata di studio (Catania, 14 novembre 1997), a cura di G. Pagnano, Messina 2000, pp. 9-14. 2 La Palazzina cinese e il Museo Pitrè nel parco della Favorita a Palermo, a cura di R. Giuffrida, M. Giuffre; fotografie di M. Minnella, Palermo 1987. 4 secolo si aggiungono anche caratteri stilistici dell‟architettura modernista e dell‟Art Nouveau 3. L‟esaltazione dei valori della ragione, condurrà gli artisti verso un atteggiamento più analitico nei confronti dell‟arte e si perverrà in alcuni casi, ad una rivalutazione della purezza dei canoni classici, visti come il risultato di una limpida razionalità di rigore ed insieme di armonia. È la conseguenza dell‟illuminismo che ha contagiato tutte le espressioni culturali e che avvicinerà anche l'arte al metodo di analisi razionale. Il Neoclassicismo nasce in opposizione alle tematiche del Barocco e del Rococò 4. Della produzione artistica rococò si rifiutano gli eccessi che vengono ora accostati allo stile di vita delle monarchie assolute insieme alla voluta enfasi e teatralità. Al modo tutto barocco di esibire virtuosismi tecnici, subentra l‟ideale neoclassico del rigore nella tecnica e all‟immaginazione si sostituisce ora il valore della “ideazione”, che pur avendo affinità con l‟immaginazione, si
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