Comune di Bregano Documento di Piano

INDICE

I tomo INTRODUZIONE…………………………………………………………………………………………….. pag. 1

ñ Il comune di Bregano tra PRG e PGT ñ La legge 12/2005 e il Documento di Piano

QUADRO CONOSCITIVO ED ORIENTATIVO……………………………………………… pag. 6

Il quadro ricognitivo e programmatorio di riferimento per lo sviluppo economico e sociale del Comune

ñ Cap. 1 - Analisi socio-economica del comune di Bregano………………pag. 8 - 1.1_Gli aspetti demografici - 1.2_Gli aspetti economici

ñ Cap. 2 œ Analisi della pianificazione sovra comunale…………………….pag. 29 - 2.1 _ Il PTPR - 2.2 _ Il PTCP - 2.3 _ I vincoli paesaggistici - 2.4 _ Il piano cave provinciale - 2.5 _ Previsioni urbanistiche dei comuni contermini - 2.6_Conclusioni

ñ Cap. 3 œ Avvio del procedimento, istanze dei cittadini…………………..pag.106 - 3.1_Le istanze dei cittadini - 3.2_Gli incontri con gli Enti e le Associazioni

II tomo Il quadro conoscitivo del territorio comunale come risultante delle trasformazioni avvenute

ñ Cap. 4 œ Il territorio del comune di Bregano………………………………………………pag.119 - 4.1_Inquadramento territoriale - 4.2_Le vie di comunicazione - 4.3_I comuni contermini

I

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ñ Cap. 5 œ Il paesaggio edificato, la componente paesaggistica e agricola, L‘ l‘ecosistema e la rete ecologica…………………………………………….pag.131 - 5.1_Il paesaggio costruito ñ 5.1.1_ Cenni storici ñ 5.1.2_L‘evoluzione morfologica dell‘edificato ñ tavole morfologia ñ 5.1.3_L‘aspetto tipologico ñ tavole tipologia ñ 5.1.4_Gli elementi caratteristici ñ schede degli elementi caratteristici - 5.2_Il paesaggio - 5.3_la componente agricola e boschiva - 5.4_L‘ecosistema e la rete ecologica

ñ Cap. 6 œ Il PRG vigente e lo stato attuale della pianificazione………………….pag.165 - 6.1 _ Cronologia della storia urbanistica del territorio comunale - 6.2 _ Le previsioni del PRG del 1984 - 6.3 _ Analisi dello sviluppo urbanistico - 6.4_ La richiesta volumetrica dell‘ultimo triennio

LO SCENARIO STRATEGICO DI PIANO …………………………………………………………..pag.173

ñ Cap. 7 œ Lo scenario strategico di piano…………………………………………………….pag.174 - 7.1_La legislazione vigente - 7.2_Indirizzi ed obiettivi - 7.3_Il paesaggio - 7.4_Conclusioni

LE DETERMINAZIONI DI PIANO ………………………………………………………………………pag.181

ñ Cap. 8 œ Le determinazioni di piano……………………………………………………………pag.182 - 8.1_Determinazione degli obiettivi quantitativi di sviluppo complessivo del PGT - 8.2_Determinazione delle politiche di intervento per i

II

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diversi sistemi funzionali - 8.3_Dimostrazione della compatibilità delle politiche di intervento individuate con le risorse economiche attivabili dall‘Amministrazione Comunale - 8.4_Individuazione degli ambiti di trasformazione - 8.5_Determinazione delle modalità di recepimento delle eventuali previsioni prevalenti contenute nei piani di livello sovracomunale - 8.6_Definizione dei criteri di compensazione, perequazione e incentivazione

TAVOLE CORRELATE AL DOCUMENTO DI PIANO

ñ Cap.1 - Tav. a.1 œ Individuazione delle attività operanti sul territorio comunale - Tav. a.2 œ Individuazione delle aziende agricole operanti sul territorio comunale

ñ Cap.2 - Tav. b.1 œ Carta dei vincoli - Tav. b.2 œ Tavola di sintesi delle previsioni urbanistiche dei comuni contermini œ tratto dal MISURC

ñ Cap.3 - Tav. c œ Individuazione sul territorio delle istanze pervenute

ñ Cap.4 - Tav. d.1 œ Inquadramento comunale rispetto al contesto dei comuni contermini - Tav. d.2 œ Tavola di inquadramento: gli elementi naturali presenti sul territorio - Tav. d.3 œ Planimetria di inquadramento: edifici e servizi pubblici

ñ Cap.5 - Tav. e.1 œ Individuazione degli elementi caratteristici del territorio - Tav. e.2 œ Il territorio comunale e il paesaggio - Tav. e.3 œ Gli ambiti agricoli e le coltivazioni presenti sul territorio - Tav. e.4 œ La rete ecologica Provinciale e Comunale

ñ Cap.6 - Tav. f.1 - Individuazione degli interventi attuati rispetto al PRG del 1984 - Tav. f.2 - Individuazione delle varianti introdotte rispetto al PRG del 1984 - Tav. f.3 - Individuazione degli interventi realizzati rispetto al PRG vigente e successive varianti

III

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ñ Cap.8 - Tav. g.1a œ Individuazione delle previsioni di piano œ quadro 1 - Tav. g.1b œ Individuazione delle previsioni di piano œ quadro 2 - Tav. g.2 œ Norme di inquadramento delle aree di sviluppo urbanistico œ ASU - Tav. h.1 œ Tavola di piano riassuntiva con previsioni sovracomunali come da PTCP- scala 1: 10.000 - Tav. h.2 œ Tavola di piano riassuntiva con previsioni di fattibilità geologica e zonizzazione sismica locale - scala 1: 10.000

ALLEGATI AL DOCUMENTO DI PIANO

ñ VAS ñ Relazione ed indagine idrogeologica

IV

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PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO DEL COMUNE DI BREGANO

Il comune di Bregano tra P.R.G. e P.G.T.

Dopo un lungo periodo dall‘entrata in vigore della legge Regionale n. 51/75, la Regione Lombardia in data 11 Marzo 2005 ha approvato la nuova legge 12 —Legge per il Governo del Territorio“ pubblicata sul bollettino ufficiale della Lombardia il 16/03/2005. La Legge è stata approvata dopo un acceso e serrato dibattito tra le forze politiche e le organizzazioni interessate ed ha avviato un notevole processo innovativo nel governo del territorio.

La 12/05 e le sue modificazioni abroga decine di leggi e di delibere in campo edilizio ed urbanistico, facendo finalmente un po‘ di chiarezza interpretativa. L‘obbiettivo è quello del superamento del concetto gerarchico Regione œ Provincia œ Comune a favore del principio di —responsabilità del comune“ ,mantenendo tuttavia una sorta di coordinamento dell‘uso del territorio attraverso il Piano Territoriale Regionale, ed il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Di particolare rilevanza è la possibilità dell‘istituzione di modalità di negoziazione pubblico œ privato.

Superare il controllo di regimi gerarchici e dei parametri quantitativi rappresentata una sfida importante degli Enti Locali per il governo del territorio. Tali atti di governo dovranno basarsi su un‘attenta ricognizione conoscitiva delle risorse, dello sviluppo sociale, della programmazione provinciale e regionale e sulla conoscenza del territorio comunale attraverso studi riguardanti il territorio, il sistema ambientale, il sistema dei servizi, ecc. Le azioni di progettualità territoriale dovranno tenere conto, se compatibili con la programmazione, delle proposte dei cittadini e delle associazioni.

Introduzione 1

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Quanto maggiore è il grado di responsabilità nell‘esercizio dell‘attività discrezionale di governo del territorio tanto maggiore deve essere da parte del comune il dovere della motivazione e della trasparenza. Ulteriori momenti di analisi di approfondimento saranno possibili solo in base ad una verifica operativa della legge partendo da un‘ipotesi di lavoro che sappia approfondire i caratteri normativi tecnici della stessa.

Il comune di Bregano tuttavia, avendo come base da cui partire la variante generale del P.R.G., già in fase di avanzata elaborazione e non potuta presentare per la sopravvenuta entrata in vigore della L.R. 12/05, si trova, in una favorevole situazione disponendo di molti dati di ricognizione e conoscenza del territorio abbondantemente reperiti ed analizzati in fase di redazione della variante stessa.

Introduzione 2

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La Legge 12/2005 e il Documento di Piano

Lo strumento regolatore proposto dalla nuova legge regionale risulta essere complesso ed articolato in più atti al fine di avere una visione a trecentosessanta gradi dell‘assetto dell‘intero territorio comunale.

Il processo di pianificazione viene definito attraverso tre differenti atti collegati tra loro: Documento di Piano, il Piano dei Servizi e Piano delle Regole.

Tre atti distinti ma che devono interagire e rimandare gli uni agli altri. Nello specifico il Piano dei Servizi e il Piano delle Regole devono garantire lo sviluppo degli obbiettivi e delle strategie di sviluppo contenute nel Documento di Piano.

Con la definizione del Documento di Piano si mira ad ottenere due livelli di conoscenza del territorio: una complessiva di sviluppo ed una operativa nella quale si definiscono gli obiettivi da attivare per le diverse destinazioni funzionali e l‘individuazione degli ambiti soggetti a trasformazione.

Mentre il Piano delle Regole ed il Piano dei Servizi non hanno scadenza temporale, il Documento di Piano proprio per la funzione strategica e di trasformazione, ha validità quinquennale e ciò per essere uno strumento flessibile ed in linea con lo sviluppo del territorio stesso.

Un‘altra differenza del Documento di Piano rispetto agli altri due atti costituenti il Piano del Governo del Territorio, è che in questo atto non si producono effetti diretti sul regime giuridico dei suoli, cosa che avviene attraverso il Piano dei Servizi, il Piano delle Regole, i Piani Attuativi ed i Programmi Integrati di Intervento.

Di seguito si descrive quanto contenuto nel presente Documento di Piano.

Essendo l‘esperienza del PGT del tutto nuova si è preferito seguire come metodologia, quanto contenuto nella legge, stralciando, modificando e

Introduzione 3

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adattando l‘iter alla realtà del comune di Bregano. Realtà assai differente rispetto ai grandi sistemi urbani.

Il Documento di Piano esordisce con il Quadro conoscitivo e orientativo di cui fanno parte i capitoli 1-2-3-4-5-6.

Tali capitoli comprendono il quadro ricognitivo e programmatorio di riferimento per lo sviluppo sociale ed economico e allo stesso tempo il quadro conoscitivo del territorio comunale come risultante delle trasformazioni avvenute..

Questi temi sono interamente affrontati sempre ridimensionandoli rispetto al territorio comunale, incrociando i diversi livelli e temi d‘indagine.

La prima parte del Documento di Piano è costituita dal quadro ricognitivo e programmatorio di riferimento per lo sviluppo sociale ed economico di cui fanno parte: l‘analisi socio-economica (capitolo 1); l‘esame del PTPR, del PTPC, del Piano Cave Provinciale e delle Previsioni urbanistiche dei comuni confinanti (capitolo 2); le considerazioni e valutazioni del il processo partecipativo costituito sia dalle istanze presentate dai cittadini che dai suggerimenti e necessità degli enti operanti sul territorio comunale (capitolo 3).

In secondo luogo si descrivere l‘assetto del territorio e le interazioni con i comuni confinanti, il paesaggio, la componente agricola esaurendo le indicazioni richieste dal quadro conoscitivo del territorio comunale completando l‘analisi con le valutazioni e descrizioni dello strumento urbanistico vigente (capitoli 4-5-6).

Per quanto riguarda l‘assetto geologico, idrogeologico e sismico si rimanda all‘allegato al Documento di Piano.

Tra la fase di conoscenza del territorio e la fase revisionale vi è un momento del Documento di Piano che viene denominato lo Scenario Strategico di Piano, questo argomento viene affrontato nel capitolo sette

Introduzione 4

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e nell‘atto dedicato alla VAS. Infatti oltre all‘utilizzo della VAS si specificheranno le coerenze degli obiettivi di sviluppo con la previsione

sovracomunale, la congruità ambientale delle scelte operate, le eventuali misure di mitigazione/compensazione per le coerenze paesaggistiche.

Esaurita la fase conoscitiva ed orientativa si passa, seguendo i dettami di legge, alla fase della determinazione di piano (capitolo 8).

Ottenuto lo scenario strategico dalle analisi precedenti, si passa alla proposta di pianificazione vera e propria, ricordando che nel Documento di Piano si indicano le trasformazioni che avverranno nel territorio ma non si pronunciano effetti che hanno effetti giuridici sul territorio.

La determinazione degli obiettivi quantitativi di sviluppo complessivi del PGT si propongono sulla base delle analisi precedenti e verranno quantificate in anche in base sarà al paesaggio e degli aspetti rilevati sempre dalle analisi dei capitoli precedenti. Si definiranno secondo gli obiettivi di sviluppo quali sono le politiche di intervento per i diversi sistemi funzionali, si dimostrerà la compatibilità delle politiche di intervento con le risorse economiche attivabili dall‘Amministrazione.

In quest‘ultima fase si individueranno gli ambiti di trasformazione, la compatibilità con i piani di livello sovracomunale ed infine si definiranno i criteri di perequazione, compensazione ed incentivazione.

I capitoli descritti saranno supportati da tavole ed allegati.

Introduzione 5

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Il quadro conoscitivo ed orientativo

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Il quadro ricognitivo e programmatorio di riferimento per lo sviluppo economico e sociale del Comune

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1 œ ANALISI SOCIO - ECONOMICA DEL COMUNE DI BREGANO

Il quadro ricognitivo e programmatorio di riferimento per lo sviluppo economico e sociale si apre con le considerazioni sull‘andamento della popolazione analizzato secondo diverse variabili.

In questa fase ricognitiva e programmatoria risulta di fondamentale importanza esaminare la struttura e le dinamiche della popolazione residente al fine di ipotizzarne l‘andamento futuro e e le eventuali esigenze.

A seconda dell‘andamento e sviluppo della popolazione si possono esaminare gli effetti che queste dinamiche hanno generato sul territorio.

Tuttavia non solo l‘indagine demografica risulta fondamentale ma anche la dinamica di sviluppo delle parte economico-imprenditoriale. Per questo motivo in questo capitolo, alle dinamiche demografiche si affianca anche lo studio della struttura e andamento delle imprese operanti sul territorio.

Tutte le informazione raccolte per la rielaborazione sono state prelevate per quanto riguarda l‘aspetto demografico presso l‘Ufficio Anagrafe del Comune di Bregano mentre per le informazioni sulle imprese i dati sono stati forniti dalla Camera di Commercio della Provincia di .

1.1 œ Gli aspetti demografici

L‘indagine demografica inizia analizzando l‘andamento della popolazione secondo le soglie storiche decennali a partire dall‘anno 1861 (vedi grafico in figura 1.1)

Dal 1861 al 1961, nell‘arco di cent‘anni, la crescita è stata tutto sommato costante.

Negli anni seguenti, soprattutto dal 1971, nella fase ricordata come boom demografico per l‘immigrazione dal sud, la popolazione di Bregano aumenta in soli dieci anni di 107 unità. Capitolo 1 8

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Anche negli anni successivi la crescita è rimasta costantemente in salita, arrivando ad oggi con 721 unità.

800

721 700 655 600

539 500 448 420 432 400 400 407 384 375 368 338 324 315 300

200

100

0 1861 1871 1881 1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001

figura 1.1 - Andamento popolazione secondo le soglie storiche decennali

Come si denota dal grafico nell‘arco di centoquarant‘anni si è avuto un incremento della popolazione di 403 unità con una media di 2.87 persone per anno.

Interessante è ora confrontare la crescita dal 2001 al 2007: vi è un aumento di 63 unità con una media di 10.5 persone per anno. Questo dato è indicatore di crescita e dimostra come negli ultimi anni vi sia un ritorno verso i piccoli centri.

Capitolo 1 9

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790 784 780

770 764 765 760

750 750 746 740

730 725 720 721

710

700

690

680 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

figura 1.2 - Andamento popolazione dal 2001 al 2007

Nel grafico di figura 1.3 si analizza la dinamica demografica annuale rispetto agli ultimi vent‘anni.

800 784 764 765 746 750 750 725 715 716 721 707 700 688 690 675 679 679 664 655 645 650 638 623 602 600

550

500

7 8 9 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1 2 3 4 5 6 7 8 8 8 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 0 0 0 0 0 0 0 0 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 2 2 2 2 2 2 2 1

figura 1.3 - Andamento popolazione ultimo ventennio

Capitolo 1 10

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Come si evidenzia nel grafico, negli ultimi venti anni, la popolazione di Bregano ha subito un costante incremento con un periodo di inflessione tra il 1995 e 1997.

Dopo l‘impennata demografica del 1998, seguita da un successiva diminuzione, si assiste dall‘anno 2000 ad una netta ripresa dovuta anche all‘incremento degli immigrati (non solo stranieri) seguendo il trend nazionale ma anche quello di zona, ove si assiste al fenomeno di ri-popolazione di piccoli centri in alternativa alle grandi aree congestionate ed inquinate in particolar modo dell‘asse Sempione e zona aeroportuale.

La successiva fase di analisi propone la de-strutturalizzazione delle componenti quantitative in favore dell‘analisi qualitativa della popolazione che riguarda la suddivisione dei sessi, delle età e delle provenienze territoriali.

Nella tabella successiva e nel grafico di figura 1.4 si confronta la popolazione totale dell‘ultimo decennio evidenziandone la popolazione femminile e maschile e la percentuale di incremento per ogni anno.

anno maschi femmine totale incremento % incremento

1997 340 350 690 - - 1998 348 367 715 25 3,62 % 1999 342 365 707 -8 -1,12 % 2000 348 368 716 9 1,27 % 2001 354 367 721 5 0,70 % 2002 360 365 725 4 0,55 % 2003 371 375 746 21 2,90 % 2004 369 381 750 4 0,54 % 2005 382 382 764 14 1,87 % 2006 382 383 765 1 0,13 % 2007 389 395 784 19 2,48 %

Capitolo 1 11

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400 395 389 390 383 381 383282 382 380 375 371 369 367 368 367 370 365 365 360 360 354 350 350 348 348 342 340 340

330

320

310 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Maschi Femmine

figura 1.4 - Andamento popolazione ultimo decennio divisa tra maschie femmine

La popolazione femminile, in linea con il trend nazionale, per ogni anno, risulta essere maggiore anche con scarti di 20 unità.

anno maschi femmine scarto m-f

1997 340 350 -10 1998 348 367 -19 1999 342 365 -23 2000 348 368 -20 2001 354 367 -13 2002 360 365 -5 2003 371 375 -4 2004 369 381 -12 2005 382 382 0 2006 382 383 -1 2007 389 395 -6

Lo scarto netto per anno tra popolazione maschile e femminile è in tutti i casi negativo, a favore del sesso femminile, molto alto tra gli anni 1997-2004. Si ha una fase di parità nell‘anno 2005.

Capitolo 1 12

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12

10 10

8 8 7 7 7 7 7 7 7 6 6 6 6 6 6 6 5 5 5 5 4 4 4

2 2

0 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

nati morti

figura 1.5 - Andamento popolazione nati/morti ultimo decennio

Il rapporto tra le nascite e morti nel susseguirsi degli anni, ovviamente non ha un rapporto costante ma risultata essere altalenante nel tempo. Solitamente le morti sono state maggiori alle nascite fatta eccezione per l‘anno 2003 dove si evidenzia un picco di crescita e lo scarto tra nati e morti è pari a 3. Lo scarto maggiore, 6, si ha però nell‘anno 2004.

12

10 10 10 10

8 8

7 7

6 6 6 6 6 6 6

5 5 5

4 4 4 4 4

2

1

0

7 8 9 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1 2 3 4 5 6 7 8 8 8 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 0 0 0 0 0 0 0 0 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 2 2 2 2 2 2 2

figura 1.6 - Andamento nati ultimo decennio

Capitolo 1 13

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1Esaminando l‘andamento delle nascite in figura 1.6 si rileva che questo non presenta una linea di crescita regolare ma si presenta frastagliata e altalenate nel tempo. Negli anni novanta si assiste ad una impennata seguita da una ripida discesa. Tra il passaggio al nuovo millennio si assiste ad un periodo di stasi, seguito da ripida salita e successiva discesa. La ripresa sembra essere ripartita dal 2006.

L‘indagine sulla popolazione continua con l‘analisi, nel grafico di figura 1.7, delle quantità di nuclei familiari per anno.

2007 323 316 2005 311 300 2003 293 290 2001 288 285 1999 277 271 1997 262 254 1995 254 250 1993 246 246 1991 246 243 1989 244 239 1987 226

200 220 240 260 280 300 320 340

figura 1.7 - Andamento dei nuclei familiari negli ultimi vent‘anni

Ovviamente si ha un incremento costante che ha portato nell‘arco temporale di venti anni ad un incremento pari a 97 nuclei.

Facendo un semplice conto nell‘anno 2007 essendo la popolazione pari a 784 persone ed essendoci 323 potremmo affermare che ogni nucleo, mediamente, è composto da 2.42 persone. Allo stesso modo nel 1987 si aveva una media di

1 Dati del 1992 non disponibili. Capitolo 1 14

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2.7 persone per ciascun nucleo.

Confrontando i due dati ed il grafico seguente di figura 1.8, si nota come il rapporto abitanti/nuclei familiari medio diminuisce con il ventennio. Se venti anni fa il nucleo familiare era costituito in media da 2.7 persone arrotondato a 3, attualmente in media le persone sono 2,4 con arrotondameto per difetto a 2.

2,8

2,7

2,6

2,5

2,4

2,3

2,2

7 8 9 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1 2 3 4 5 6 7 8 8 8 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 0 0 0 0 0 0 0 0 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 2 2 2 2 2 2 2

abitante/nucleo

figura 1.8 œ Media abitanti per nucleo familiare tra 1987-2007

L‘indagine demografica procede con l‘analisi delle fasce d‘età che costituiscono la popolazione.

I dati disponibili sono stati quelli relativi al triennio 2004-2007.

Capitolo 1 15

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600 556 544 534 541

500

400

300

200

115 117 121 113 103 108 104 106 100

42 49 44 39

0 2004 2005 2006 2007

Pop.<6 anni Pop.<15 anni Pop.tra 15 e 64 anni Pop.>64 anni

figura 1.9 œ Grafico andamento popolazione suddiviso per anni

Di rilevo risulta essere il fatto che la popolazione composta dalla fascia di età tra i 6 e i 15 anni, mediamente negli anni è in linea paritaria rispetto alla popolazione ultra sessantaquattrenne.

125 121 120 117

115 115 113 110 108

106 105 103 104

100

95

90 2004 2005 2006 2007

Pop.>64 anni Popo.<15 anni

figura 1.10 œ Confronto tra fasce d‘età Capitolo 1 16

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Il grafico della figura 1.10 evidenzia l‘indice di vecchiaia tra persone con età maggiore ai 64 anni e ragazzi minori di 15 anni fornendo un dato di sintesi delle potenzialità di ricambio della popolazione.

Nel grafico di figura 1.11 viene riassunta la divisione delle fasce d‘età nell‘anno in corso.

600 556

500

400

300

200

121 106 100 39

0 età < 6 anni età tra 6 e 15 età tra 15 e 64 età > 64 anni anni

figura 1.11 œ Confronto tra fasce d‘età

Capitolo 1 17

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Viene infine analizzato il movimento migratorio della popolazione. Nella tabella seguente e nel grafico di figura 1.12 si analizza il flusso immigratorio ed emigratorio riferito agli ultimi dieci anni.

anno popolazione immigrati emigrati

1997 690 37 25 1998 715 31 -6 22 -3 1999 707 36 5 35 13 2000 716 47 11 37 2 2001 721 49 2 38 1 2002 725 46 -3 42 4 2003 746 56 10 38 -4 2004 750 33 -23 35 -3 2005 764 38 5 23 -12 2006 765 41 3 39 16 2007 784 66 25 46 7

70 66

60 56 49 50 47 46 46 42 41 39 37 37 38 38 38 40 3635 35 33 31 30 25 22 23 20

10

0 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

immigrati emigrati

figura 1.12 œ Andamento popolazione immigrata ed emigrata ultimo decennio a confronto

Confrontando la dinamica dei due flussi si nota come quello immigratorio risulti essere sempre superiore a quello emigratorio con uno scarto che nel 2007 raggiunge le venti unità.

Capitolo 1 18

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70

60

50

40

30

20

10

0

7 8 9 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1 2 3 4 5 6 7 8 8 8 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 0 0 0 0 0 0 0 0 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 2 2 2 2 2 2 2

im m igrati em igrati

figura 1.13 œ Flusso immigratorio/emigratorio ultimo ventennio

2Nelle tabelle precedenti si evidenzia come il flusso immigratorio sia stato sempre superiore al flusso emigratorio.

Esaminando su un periodo più lungo l‘immigrazione si nota come dopo un picco del 1988 si assiste ad una diminuzione ed ad un successivo periodo di stasi. Solamente negli ultimi anni il flusso ha ripreso l‘impennata.

Interessante è ora esaminare i luoghi di provenienza degli immigrati. Per semplificazione i luoghi di provenienza si distinguono in Italia œ Estero. Lo stesso discorso è stato fatto per l‘emigrazione.

2 Dati del 1992 non disponibili. Capitolo 1 19

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Immigrati Emigrati

anno Italia estero anno Italia estero

1987 36 5 1987 21 0 1988 48 1 1988 30 0 1989 30 3 1989 15 2 1990 12 2 1990 8 0 1991 25 1 1991 9 0 1992 1992 1993 23 2 1993 17 0 1994 35 1 1994 26 0 1995 31 0 1995 20 0 1996 28 2 1996 41 0 1997 37 0 1997 25 0 1998 36 0 1998 22 0 1999 33 3 1999 35 0 2000 45 0 2000 37 0 2001 48 1 2001 38 0 2002 42 4 2002 42 0 2003 48 8 2003 37 1 2004 31 2 2004 34 1 2005 35 3 2005 21 2 2006 38 3 2006 36 3 2007 49 12 2007 43 0

60

50

40

30

20

10

0

7 8 9 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1 2 3 4 5 6 7 8 8 8 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 0 0 0 0 0 0 0 0 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 2 2 2 2 2 2 2

Italia Estero

figura 1.14 œ Provenienza immigrati ultimo ventennio

Capitolo 1 20

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50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0

7 8 9 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1 2 3 4 5 6 7 8 8 8 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 0 0 0 0 0 0 0 0 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 2 2 2 2 2 2 2

Italia Estero

figura 1.15 œ Destinazione emigrati ultimo ventennio

Dai grafici si evidenzia come l‘immigrazione avvenga principalmente dall‘Italia, solo negli ultimi anni si assiste ad un incremento dell‘immigrazione proveniente da latri paesi.

Capitolo 1 21

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popolazione

nati morti immigrati emigrati Tot. popolazione

1000

800 e n o

i 600 z a l

o 400 p o

p 200 0 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 nati 6 6 5 5 7 5 10 8 6 4 6 morti 7 4 7 6 7 6 7 2 7 5 7 immigrati 37 31 36 47 49 46 56 33 38 41 66 emigrati 25 22 35 37 38 42 38 35 23 39 46 Tot. popolazione 690 715 707 716 721 725 746 750 764 765 784 anno

figura 1.16 œ Grafico riassuntivo dei movimenti demografici decennio 1997-2007

840 823 813 805 820 798 791 800 784 786 780 764 765 750 760 746 740 721 725 715 716 720 707 700 680 660 640

8 9 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1 2 3 9 9 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 1 1 9 9 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2

figura 1.17 œ Proiezione della popolazione

Con i grafici conclusivi di figura 1.16 si ha una visione sintetica e riassuntiva delle dinamiche evolutive della popolazione residente riferita agli ultimi dieci anni. Con il grafico di figura 1.17 si ipotizza la proiezione della popolazione fino al 2013 ed appare in crescita costante.

Capitolo 1 22

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Tali dati vanno ovviamente interpretati come elemento statistico riguardanti solo l‘andamento demografico e non quantitativamente rapportabili con lo sviluppo urbanistico.

1.2 œ Gli aspetti economici

L‘indagine sullo sviluppo del territorio vengono ora completate attraverso l‘analisi del sistema economico.

Con il quadro ricognitivo e programmatorio del Documento di Piano si indaga e analizza la struttura economica sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.

I dati numerici vengono poi confrontati con la reale presenza di imprese e strutture attive ed operanti sul territorio. Lo stato di fatto delle attività sia industriali che commerciali viene ottenuto attraverso l‘analisi dei dati forniti dalla Camera di Commercio della Provincia di Varese e dall‘indagine diretta sul campo.

Le realtà commerciali ed industriali insistenti sul territorio comunale di Bregano sono di poca entità.

Le attività commerciali sono praticamente inesistenti, si riducono a poche realtà di artigianato di servizio quali officine di riparazione auto piuttosto che parrucchiere.

Anche le attività produttive non sono presenti sul territorio se non sottoforma di piccole imprese di artigiani.

Di seguito vengono analizzati e confrontati, su un arco temporale pari a dieci anni, i dati riferiti alla imprese iscritte alla Camera di Commercio.

I dati forniti dalla Camera di Commercio riguardano anche le imprese agricole. Tuttavia questi ultimi dati sono stati affiancati alle informazioni acquisite presso la Provincia di Varese œ Area Ambiente e Marketing del Territorio œ Settore Politiche per l‘Agricoltura e Gestione Faunistica-Commercio.

Capitolo 1 23

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Bregano non vanta ne un‘ antica vocazione produttiva ne agricola mantenendo la sua fisionomia originaria di comune a vocazione prettamente residenziale. Di certo, date anche le dimensioni, Bregano non svolge nemmeno la funzione di polo attrattore.

Le attività registrate al 2007 sono 34 mentre quelle attive sono 32. Esse sono così suddivise.

Settore impresa imprese attive

Agricoltura, caccia e silvicoltura 3

Attività manifatturiere 5

Costruzioni 10

Comm.ingr. E dett.-rip. Beni pers. E per la casa 7

Alberghi e rostoranti 2

Trasporti, magazzinaggio e comunicazione 2

Attività immob., noleggio, inform., ricerca 1

Altri servizi pubblici, sociali e personali 2

6% 3% 9% 6% 16% 6%

22%

32%

figura 1.18 œ Percentuale delle attività produttive presenti ed attive al 2007

Capitolo 1 24

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Dal grafico di figura 1.18 si rileva che l‘attività più presente, con il 32%, è costituita dal settore delle costruzioni, seguita dal settore del commercio all‘ingrosso e dettaglio œ rip. beni personali e per la casa con il 22% del totale e con il 16% le attività manifatturiere.

Le altre attività non sono rilevanti sul totale.

L‘analisi statistica è stata poi affiancata ad un‘analisi condotta —sul campo“ per rilevare effettivamente quali sono le imprese operanti direttamente sul territorio, in quanto i dati sopra raccolti riguardano, nella maggior parte dei casi, imprese che hanno solamente sede legale in Bregano.

Come è stato rilevato e riportato sulla tavola a.1 - Individuazione delle attività operanti sul territorio comunale le attività effettivamente presenti rispetto ai dati della figura 1.18 sono minori. Esse si riducono ad alcune attività commerciali œ parrucchiere per donna e uomo - e una struttura di ristorazione e bar.

Ë presente uno studio medico dentistico.

Le attività artigianali che hanno strutture fisicamente presenti sul territorio sono: un servizio di artigianato di servizio (autofficina); due imprese si artigiani (falegname e fabbro).

Si rilevano inoltre alcune imprese edili.

Sul territorio è presente anche un‘area artigianale dimessa non per cessata attività ma per trasferimento in altro comune.

Nell‘ultima figura di questa analisi viene proposto l‘andamento delle presenze di imprese riferite agli ultimi 5 anni.

Capitolo 1 25

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35

34 34

33 33 33

32 32

31 31

30 30

29

28 2002 2003 2004 2005 2006 2007

figura 1.19 œ Andamento delle attività produttive negli ultimi cinque anni

L‘andamento delle imprese attive è più o meno stazionario. Il calo si è avuto nel 2006 con una ripresa di 2 unità nel 2007.

Dal punto di vista dell‘attività agricola insistente sul territorio comunale, si rileva che le imprese operanti sono sostanzialmente dieci più tre con solo sede legale, vedi tavola a.2 - Individuazione delle aziende agricole operanti sul territorio comunale.

23%

azienda solo SL azienda con SL e terreni azienda solo terreni 8%

69%

figura 1.20 œ Aziende agricole rilevate dalla Provincia di Varese Capitolo 1 26

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L‘attività agricola occupa circa una superficie pari a 96.642 mq.

Nove aziende agricole hanno sede legale nei comuni contermini ma operano su Bregano con una superficie di circa 62.337 mq.

Si rileva un‘azienda con sede legale e operante su Bregano con circa 34.305 mq.

Altre tre aziende sono hanno solo sede legale in Bregano, ma operano su altri territori.

70000

60000 57210

50000

40000

30000 23137

20000

10000 6400 7395 2200 300 0 bosco misto prato polifita tare e incolti sup. non fabbricati ceduo da vicenda utilizzata agricoli composto

figura 1.21 œ Destinazione delle superfici vincolate

Esaminando il grafico di figura 1.21 si nota che la maggior parte dei terreni vincolati hanno come destinazione principale —prato polifita da vicenda“. Circa 7.400 mq non sono utilizzati e risultano essere terreni principalmente abbandonati. Altri 6.400 mq circa sono denominati come —tare e incolti“.

Capitolo 1 27

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Hanno destinazione a bosco misto 23.200 mq circa.

Dai dati precedenti risulta che l‘attività agricola non riguarda settori o colture particolari. La maggior parte dei terreni sono coltivati a prato e purtroppo una buona parte sono superfici incolte od abbandonate.

A conclusione di questo capitolo e di tutte le indagini effettuate si può affermare che la popolazione di Bregano è in linea con le caratteristiche dei piccoli comuni del Varesotto. Popolazione ridotta a poche migliaia di unità, caratterizzata da una fascia d‘età elevata.

Tuttavia la popolazione è in, seppur lieve, costante aumento. Questo trend di crescita si nota anche nell‘incremento della popolazione più giovane.

Dal punto di vista dello sviluppo economico possiamo affermare che è stazionario. Poche sono le attività operanti sul territorio e soprattutto si nota la totale mancanza di attività commerciali soprattutto di commercio al dettaglio.

Anche l‘attività agricola, seppur presente, non ha caratteristiche particolari.

Capitolo 1 28

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2 œ ANALISI DELLA PIANIFICAZIONE SOVRACOMUNALE

Il presente capitolo ha per oggetto l‘analisi della pianificazione sovracomunale al fine di avere un quadro completo della —normativa“ da seguire per pianificare al meglio il territorio. Nei singoli paragrafi vengono descritti e riportate le indicazioni e i vincoli provenienti da piani e leggi che interessano il territorio di Bregano. Nell‘ultimo paragrafo si analizzano sinteticamente le previsioni di piano dei comuni contermini.

2.1 œ Il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR)

Dal 6 Agosto 2001 è vigente il Piano Territoriale Paesistico Regionale, approvato con deliberazione del Consiglio Regionale n. VII/197 del 6 marzo 2001, che disciplina e indirizza la tutela e la valorizzazione paesaggistica dell‘intero territorio lombardo, perseguendo le finalità di:

° conservazione dei caratteri che definiscono l‘identità e la leggibilità dei paesaggi della Lombardia; ° miglioramento della qualità paesaggistica ed architettonica degli interventi di trasformazione del territorio; ° diffusione della consapevolezza dei valori paesaggistici e la loro fruizione da parte dei cittadini.

Al fine di esaminare e valutare la pianificazione, di seguito vengono analizzate le tavole del PTRP, ciascuna riportata con la propria legenda e commento sulla descrizione e indicazione inerente il territorio del comune di Bregano.

Tutti i dati, le tavole e le citazioni di seguito riportate sono stati scaricati dal sito della Regione Lombardia e riportati in corsivo, ove possibile.

Capitolo 2 29

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Figura 2.1 - Ambiti geografici e unità tipologiche del paesaggio

Capitolo 2 30

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La tavola A riguarda gli Ambiti geografici e unità tipologiche del paesaggio.

Il comune di Bregano fa parte dell‘ambito geografico del varesotto. Tale ambito, all‘interno del PTPR viene così descritto:

L‘unità tipologica di riferimento è la fascia collinare mentre l‘ambito di rilevanza regionale è quello dei laghi e morene del varesotto..

4.3 FASCIA COLLINARE

Le colline che si elevano subito sopra l‘alta pianura e le ondulazioni moreniche costituiscono un importante benché ristretto ambito del paesaggio lombardo. Esse hanno anzitutto un elevato grado di visibilità, in quanto sono i primi scenari che appaiono a chi percorra le importanti direttrici, stradali o ferroviarie, pedemontane. Formate da rocce carbonatiche, rappresentano morfologicamente il primo gradino della sezione montagnosa della Lombardia. I loro ammanti boschivi sono esigui (ma oggi c‘è dappertutto una ripresa del bosco); sono invece occupate, soprattutto nelle pendici esposte a sud, da campi terrazzati, dove si coltiva il vigneto. Sono dominate dalla piccola proprietà e dalla proprietà cittadina organizzata in poderi un tempo condotti a mezzadria. A ciò si collegano le case sparse e i borghi situati ai loro piedi. Specie in vicinanza delle città di Bergamo e Brescia il paesaggio collinare appare tutto segnato dal gusto urbano, con orti, giardini, ville della borghesia che si è annessa i territori collinari a partire dalla fine del secolo scorso. Un altro assalto hanno subito negli ultimi decenni, sebbene esso sia stato relativamente ben contenuto, almeno nella collina di Bergamo e Brescia. L‘industria si è inserita anche qui, occupando ogni spazio possibile, intorno ai centri abitati, trascinando con sè tutti gli elementi che caratterizzano il paesaggio metropolitano.

Gravi danni ha inferto al paesaggio l‘attività estrattiva, che sfrutta le formazioni calcaree di questi primi rialzi prealpini sia per l‘industria del cemento sia per quella del marmo: grandi cave si aprono sia nelle colline bergamasche sia soprattutto in quelle bresciane, dove ci sono i materiali migliori: esse sono visibili a grande distanza e appaiono come ferite non facili da rimarginare in tempi brevi.

VI. Paesaggi delle colline e degli anfiteatri morenici

Nel contesto del paesaggio collinare la morfologia morenica, ultima scoria dei movimenti glaciali quaternari, assume una precisa individualità di forma e struttura. Sono segni di livello macroterritoriale che occupano con larghe arcature concentriche i bacini inferiori dei principali laghi nel Varesotto, nel Comasco, nella Franciacorta e nella parte orientale della provincia di Brescia. L‘originalità di questo ambito, che si distingue da quello delle colline pedemontane di formazione terziaria, attiene dunque sia alla conformazione planimetrica e altitudinale con elevazioni costanti e non eccessive, sia alla costituzione dei suoli (in genere ghiaiosi) e alla vegetazione naturale e di uso antropico. Caratteristica è anche la presenza di piccoli (Montorfano, Sartirana) o medi laghi (Varese, Annone…) rimasti chiusi fra gli sbarramenti morenici, di torbiere e altre superfici palustri. Il paesaggio attuale delle colline moreniche è il risultato di un‘opera di intervento umano tenace che ha modellato un territorio reso caotico dalle eredità glaciali, povero di drenaggi e formato da terreni sterili. Il palinsesto territoriale su cui poggia questa unità possiede un suo intrinseco pregio ambientale pur conoscendo in passato altrettante, seppur meno dirompenti, fasi di sfruttamento antropico. Anzi è proprio il connubio fra le modificazioni di antica data e lo scenario naturale a offrirle i massimi valori estetici. Basta riferirsi ad alcuni dei molti estimatori che nel Settecento gustarono qui le delizie della villeggiatura per ricavare l‘idea di un contesto già fortemente permeato dalla presenza dell‘uomo: ville o ”palagi camperecci‘, impreziositi di ”horti, giardini et altre delitie insigni‘, ma anche modesti e contenuti nuclei di sorprendente coerenza architettonica, di felice inserimento urbanistico; e poi un mosaico di appezzamenti coltivi, terrazzati e tutti alacremente condotti, nei quali allignavano specie delle più diverse: vigneti, castagni e noccioli, frumento e granturco; ma soprattutto gelsi, dai quali dipese a lungo l‘economia della famiglia contadina, produttrice di bozzoli e fornitrice di larga manodopera per filande e filatoi. L‘eredità di questo disegno non va dispersa. Il paesaggio raggiunge qui, grazie anche alla plasticità

Capitolo 2 31

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dei rilievi, livelli di grande suggestione estetica. Un‘equilibrata composizione degli spazi agrari ha fatto perdurare aree coltive nelle depressioni più ricche di suoli fertili e aree boscate sulle groppe e sui declivi. In taluni casi alla coltivazione, tramite l‘interposizione di balze e terrazzi si sono guadagnate anche pendici molto acclivi. Infine l‘alberatura ornamentale ha assunto un significato di identificazione topologica come rivelano, ad esempio nel paesaggio dell‘anfiteatro morenico gardesano, gli ”isolini‘ di cipressi o le folte ”enclosures‘ dei parchi e dei giardini storici. Gli insediamenti colonici non si presentano nelle forme auliche e estensive della pianura. L‘appoderamento è frazionato così come frazionata risulta la composizione del paesaggio agrario. I fabbricati si raccolgono attorno a modeste corti cintate o, nei casi più rappresentativi, formano nuclei di piccola dimensione ma di forte connotazione ambientale. L‘organizzazione plurima di queste corti, delle cinte perimetrali dai portali ronati, la dominanza dell‘edificio padronale, l‘enfasi degli spazi collettivi creano un‘articolazione di visuali, prospetti, fondali di notevole pregio (valga il caso esemplare di Castellaro Lagusello). Un‘organizzazione territoriale non priva di forza e significato, nel contempo attenta al dialogo con la natura, i cui segni residui vanno recuperati e reinseriti come capisaldi di riferimento paesaggistico. La vicinanza di questa unità tipologica alle aree conurbate della fascia pedemontana lombarda ne ha fatto un ricetto preferenziale di residenze e industrie ad alto consumo di suolo. Ciò ha finito per degradarne gli aspetti più originali e qualificanti. Gli stessi imponenti flussi di traffico commerciale che si imperniano su tracciati stradali pensati per comunicazioni locali (il caso, davvero critico, dell‘area brianzola) generano una situazione di congestione e inquinamento cui occorre porre urgente rimedio.

Indirizzi di tutela (paesaggi delle colline e degli anfiteatri morenici). I paesaggi delle colline e degli anfiteatri morenici hanno un valore eccezionale sia dal punto di vista della storia naturale, sia da quello della costruzione del paesaggio umano. Sono paesaggi che offrono richiami quasi mediterranei benché impostati su forme del suolo prodotte dal glacialismo. Ogni intervento che può modificare la forma delle colline (crinali dei cordoni morenici, ripiani, trincee, depressioni intermoreniche lacustri o palustri…) va perciò escluso o sottoposto a rigorose verifiche di ammissibilità. Deve anche essere contemplato il ripristino di situazioni ambientali deturpate da cave e manomissioni in genere. Vanno salvaguardati i lembi boschivi sui versanti e sulle scarpate collinari, i prati aridi di crinale, i luoghi umidi, i siti faunistici, la presenza, spesso caratteristica, di alberi, di gruppi di alberi di forte connotato ornamentale (cipresso, ulivo). Questi elementi introducono alla tutela del paesaggio agrario, presente spesso con la viticoltura praticata sui terreni a terrazzo o su ripiani artificiali; contesti che vanno rispettati insieme con il sistema insediativo tradizionale, rappresentato da corti e case contadine costruite generalmente con ciottoli o pietra locale, da ville signorili con parchi e giardini. L‘insediamento e la trama storica centrata talora sui castelli, su chiese romaniche (pievi), su ricetti conventuali aggreganti gli antichi borghi, vanno salvaguardati nei loro contenuti e nelle loro emergenze visive. Una particolare attenzione va posta agli interventi che possano alterare gli scenari collinari resi famosi da eventi storici (battaglie risorgimentali nell‘anfiteatro morenico del Garda) e dalla loro significatività rispetto all‘immagine colta e popolare.

I laghi morenici. I piccoli bacini lacustri che stanno al piede dei cordoni pedemontani, all‘interno degli invasi morenici, svelano con la loro presenza pregnanti pagine di storia geologica della regione. Vanno integralmente salvaguardati con ampie fasce di rispetto escluse dall‘edificazione o da forme incongrue di valorizzazione turistica anche stagionale, massime laddove la naturalità si manifesta ancora in forme dominanti, o dove la tradizione iconografica e letteraria ha contribuito ad elevarli a segni culturali dell‘immagine regionale (vedi Eupilio con Pusiano e Bosisio Parini), o dove ancora si sono accertate presenze archeologiche di antichissima data (lago di Varese).

Il paesaggio agrario. La struttura del paesaggio agrario collinare è fra le più delicate e corruttibili. Ha sotteso, nei secoli, sedimentazioni continue, sistemazioni accurate ma laboriose che resero fertili balze e pendii prima incolti. Oggi ne ereditiamo i segni: le lunghe schiere di terrazzi che risalgono e aggirano i colli, rette da muri o sistemati a ciglioni. L‘insediamento colonico non si presenta quasi mai nelle forme auliche ed estensive della pianura ma, collocato a mezzo delle pendici o nei bassopiani, raccoglie attorno alla modesta corte cintata o meno, il corpo delle abitazioni e i rustici. A frazionare, come infinite tessere di mosaico, e a rendere più ricco questo paesaggio è la compresenza di piccoli lembi di boscaglia, sulle scarpate più acclivi, sulle cime delle colline, lungo i corsi d‘acqua, oppure i parchi e i giardini storici. La tendenza a occupare, con fenomeni urbanizzativi sempre più accentuati, i residui spazi agricoli, specie quelli di bassopiano, comporterà la probabile dissoluzione di questa importante componente dell‘ambiente di collina. Sulle balze e i pendii si nota la tendenza a un‘edificazione sparsa, spesso ricavata sui fondi dagli stessi proprietari agricoli, nelle forme del villino, molto lontano dai caratteri dell‘edilizia rurale. Occorre frenare siffatti processi involutivi, controllando e indirizzando le scelte di espansione per grandi (aree industriali e commerciali) e piccole (zone residenziali a bassa densità) destinazioni. Occorre stabilire nuove regole, o forse semplicemente riprendere quelle del passato, nella progettazione edilizia per la residenza nelle aree rurali, con il pregio della tradizione e il confort abitativo moderno. Eguale cura va riposta nella realizzazione di impianti e equipaggiamenti tecnologici, sempre più necessari ma, in molti casi, ingombranti perché bisognosi di ampie fasce di rispetto intaccando così porzioni sempre più ampie

Capitolo 2 32

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di territori agricoli integri.

Gli insediamenti. Più che dalle dimore isolate, il paesaggio collinare è contraddistinto dall‘aggregazione in nuclei, anche modestissimi, ma densamente distribuiti. Alcuni di questi, specie nella Brianza, conservano rilevanti caratteri ambientali, disponendosi, il più delle volte, attorno a uno o più edifici storici: castelli, torri, ville, monasteri, pievi ecc.; e talvolta con la lungimiranza di un disegno urbanistico spontaneo. L‘organizzazione plurima delle corti a portico e loggiato, delle cinte perimetrali dai portali ornati, la dominanza dell‘edificio ordinatore, l‘enfatizzazione degli spazi collettivi (la piazza della Chiesa o quella del Mercato, il lavatoio, i ritrovi sociali) determinano un‘articolazione di visuali, di prospetti, di fondali edilizi di notevole pregio. Interventi edilizi di restauro e manutenzione in tali contesti devono ispirarsi al più rigoroso rispetto della tradizione e delle tipologie locali. A criteri di adeguato inserimento devono invece ispirarsi tutti gli interventi di adeguamento tecnologico (reti) e, in genere, tutte le opere di pubblica utilità: dall‘illuminazione pubblica, all‘arredo degli spazi pubblici, alle pavimentazioni stradali, all‘aspetto degli edifici collettivi.

Le ville, i giardini, le architetture isolate. Le morbide groppe collinari della Lombardia sono state per molto tempo favorito ricetto della nobiltà e della borghesia lombarda a cui la tradizione letteraria e iconografica ha spesso fatto riferimento sia in termini di incondizionata ammirazione (Foscolo, Stendhal), sia in senso spietatamente ironico (Parini, Gadda). Di fatto, specie fra ”700 e ”800, al già combinato paesaggio delle colline briantee e di parte di quelle bergamasche e bresciane si aggiunsero due ulteriori segni distintivi: la villa e il suo parco. In quei due secoli sia l‘una che l‘altro percorrono tutte le possibili varianti stilistiche compilando un regesto artistico che forse ha eguali solo nel Veneto e nella Toscana. Ë un patrimonio che riguarda l‘architettura, le arti decorative, l‘arte dei giardini, ma anche l‘urbanistica e lo studio del paesaggio qualora si annotino le valenze di sistema territoriale nelle ville e nella loro distribuzione sia a livello di ambito vasto (la Brianza, la Franciacorta ecc.), sia nell‘analisi di piccoli contesti (Inverigo, Monticello Brianza, Arcore, Gussago ecc.). La conservazione e la trasmissione di questo patrimonio è oggi fortemente pregiudicata essendo mutati per i proprietari i privilegi di ceto che consentivano in passato bassissimi costi di gestione. Occorre prestare al problema massima attenzione avviando programmi di recupero e intervento diretto da parte delle amministrazioni pubbliche o forme congiunte di gestione pubblico/privato (vedi l‘esempio di Villa Cicogna Mozzoni a ). Ma occorre anche rivalutare la globalità di queste opere, prima ancora di una loro distinzione qualitativa che ancor‘oggi appare più determinata dal pregio architettonico dell‘edificio che non dal suo possibile valore paesistico. Per cui grande attenzione, e possibili progetti d‘intervento, vanno proposti laddove, per estensione e diffusione, questi complessi connotano ampie porzioni di territorio (si pensi a Inverigo e a Lurago d‘Erba nei molteplici e ammirevoli rapporti di interdipendenza e fisica e visuale fra la villa Crivelli - con il celebre ”viale dei cipressi‘ - e Santa Maria della Noce da una parte, la Rotonda del Cagnola dall‘altra, ma anche a raggio più ampio con la Pomelasca e con la villa Sormani Andreani a Lurago) garantendo la non compromissione delle aree interstiziali. Ma gli elementi peculiari di questo passaggio proseguono anche oltre rilevando come, in tanti casi, le valenze estetiche siano dopotutto definite da semplicissimi manufatti, architetture isolate (talvolta un cippo, una stele, talaltra un —casino“, un —berceau“, una fontana) che per funzione storica o per posizione o, ancora, per qualità formale inducono a un rispetto, per la verità, fino a oggi ben poco osservato. Ma si tratta anche di piccoli edifici religiosi (santuari, oratori, cappelle votive, —triboline“, capitelli), di manufatti stradali (ponti, cippi, selciati), insomma di una folta serie di oggetti ”minori‘ che formano il connettivo spesso sottaciuto ma contestuale della storia e della memoria dei luoghi.

I fenomeni geomorfologici. Come nella fascia prealpina anche qui la giacenza di fenomeni particolari (trovanti, orridi, zone umide ecc.) costituisce un valore di ulteriore qualificazione con evidente significato didattico. Vanno riconosciuti e integralmente tutelati perché spesso fatti oggetto di discariche abusive.

L‘idealizzazione e il panorama. Ë dal colle di Monticello, dopo un furioso temporale, che Stendhal contempla il panorama «di questa bella Lombardia con tutto il lusso della sua vegetazione e delle sue ricchezze, un orizzonte senza limiti, e l‘occhio si perde trenta leghe più in là nelle nebbie di Venezia…». La carica emotiva dei molti illustri visitatori delle più rinomate regioni collinari della Lombardia ha conferito un fascino e un‘identità durature che è dovere, anche delle nostre generazioni, tramandare nelle forme più pure. La protezione generale delle visuali in questi ambiti deve essere oggetto di specifica analisi paesaggistica, come pure la verifica della compatibilità visiva degli interventi trasformativi.“

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3.1 PAESAGGI DELLE COLLINE E DEGLI ANFITEATRI MORENICI

Paesaggio caratterizzato dalla deposizione di materiali morenici che con ampie arcature concentriche cingono i bacini inferiori dei principali laghi. Caratteristica è anche la presenza di piccoli laghi rimasti chiusi da sbarramenti morenici, di torbiere e superfici palustri. La vicinanza di questo ambito all‘alta pianura industrializzata, da cui è sovente indissociabile, ne ha fatto, almeno nei settori più intimamente legati all‘espansione metropolitana, un ricetto preferenziale di residenze e industrie ad elevata densità.

INDIRIZZI DI TUTELA

Vanno tutelati la struttura geomorfologica e gli elementi connotativi del paesaggio agrario. Sulle balze e sui pendii è da consentire esclusivamente l‘ampliamento degli insediamenti esistenti, con esclusione di nuove concentrazioni edilizie che interromperebbero la continuità del territorio agricolo. Va inoltre salvaguardata, nei suoi contenuti e nei suoi caratteri di emergenza visiva, la trama storica degli insediamenti incentrata talora su castelli, chiese romaniche e ricetti conventuali aggreganti gli antichi borghi.

Aspetti particolari Indirizzi di tutela

Colline Ogni intervento di tipo infrastrutturale che Le colline che si elevano sopra l‘alta possa modificare la forma delle colline pianura costituiscono i primi scenari che (crinali dei cordoni morenici, ripiani, appaiono a chi percorre le importanti trincee, depressioni intermoreniche lacustri direttrici pedemontane. Il paesaggio o palustri, ecc.) va escluso o sottoposto a dell‘ambito raggiunge elevati livelli di rigorose verifiche di ammissibilità. Deve suggestione estetica anche grazie alla anche essere contemplato il ripristino di plasticità di questi rilievi. situazioni deturpate da cave e manomissioni in genere.

Vegetazione Vanno salvaguardati i lembi boschivi sui Si assiste in questi ambiti ad una versanti e sulle scarpate collinari, i luoghi articolata ed equilibrata composizione umidi, i siti faunistici, la presenza, spesso degli spazi agrari e di quelli naturali, caratteristica, di alberi o di gruppi di alberi con aree coltivate nelle depressioni e di forte connotazione ornamentale

sui versanti più fertili e aree boscate (cipresso, olivo). sulle groppe e i restanti declivi. Un significato particolare di identificazione topologica riveste poi l‘uso di alberature ornamentali.

I laghi morenici I piccoli bacini lacustri che stanno al piede I piccoli bacini lacustri, che stanno alla dei cordoni pedemontani sono da base dei cordoni pedemontani, salvaguardare integralmente, anche rappresentano segni evidenti della tramite la previsione, laddove la naturalità storia geologica nonchè dell‘immagine si manifesta ancora in forme dominanti, di culturale della Lombardia. Non sono poi ampie fasce di rispetto dalle quali siano da dimenticare le numerose presenze escluse l‘edificazione e/o le attrezzature archeologiche che spesso li ricettive turistiche anche stagionali caratterizzano. (campeggi, posti di ristoro etc.).

Paesaggio agrario Occorre, innanzitutto, frenare e La struttura del paesaggio agrario contrastare processi di diffusa collinare è spesso caratterizzata da compromissione dei terrazzi e delle balze, lunghe schiere di terrazzi che risalgono tramite il controllo delle scelte di e aggirano i colli, rette con muretti in espansione degli strumenti urbanistici. pietra o ciglionature. Sulle balze e sui Occorre, poi, promuovere studi pendii si nota la tendenza ad una specificamente finalizzati alla definizione edificazione sparsa, spesso nelle forme di criteri e regole per la progettazione del villino, del tutto avulso dai caratteri edilizia nelle aree rurali, anche dell‘edilizia rurale, ricavata sui fondi recuperando tecniche e caratteri dagli stessi proprietari. dell‘edilizia tradizionale. Eguale cura va riposta nella progettazione di infrastrutture, impianti e servizi tecnologici, che risultano spesso estranei al contesto paesistico e talvolta, inoltre, richiedono rilevanti fasce di rispetto, intaccando

Gli insediamenti esistenti Gli interventi edilizi di restauro e Sono prevalentemente collocati in manutenzione in tali contesti devono posizione di grande visibilità e spesso ispirarsi al più rigoroso rispetto dei Capitolo 2 34

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caratterizzati dalla presenza di edifici di caratteri e delle tipologie edilizie locali. notevole qualità architettonica. Tutti gli interventi di adeguamento tecnologico (reti) e, in genere, tutte le opere di pubblica utilità, dall‘illuminazione pubblica all‘arredo degli spazi pubblici, alle pavimentazioni stradali, all‘aspetto degli edifici collettivi devono ispirarsi a criteri di adeguato inserimento.

Le ville, i giardini, le architetture La grande rilevanza paesistico-culturale isolate. del sistema giardini - ville - parchi - La vicinanza ai grandi centri di pianura architetture isolate, impone una estesa ed ha reso queste colline fin dal passato approfondita ricognizione dei singoli luogo preferito per la villeggiatura, elementi che lo costituiscono, dando luogo ad insediamenti di grande considerando sia le permanenze che le valore iconico, spesso, purtroppo, tracce e i segni ancora rinvenibili di parti o alterati da edilizia recente collocata di elementi andati perduti. La fase

senza attenzione alla costruzione ricognitiva, che non può essere elusa, antica dei luoghi. La caratteristica prelude alla promozione di programmi di peculiare di questi insediamenti è di intervento finalizzati alla conservazione e costituire, singolarmente, una unità trasmissione del sistema insediativo e culturale villa e annesso parco o delle sue singole componenti, restituendo, giardino e, nel loro insieme, un sistema ove persa, dignità culturale e paesistica ed di elevata rappresentatività e edifici, manufatti, giardini ed architetture connotazione dell‘ambito paesistico. vegetali.

Gli elementi isolati caratterizzanti i Va promossa la rilevazione e la tutela di sistemi simbolico-culturali. tutti questi elementi —minori“ che hanno Si tratta di piccoli edifici religiosi formato e caratterizzato storicamente il

(santuari, oratori campestri, connettivo dei più vasti sistemi territoriali tabernacoli, —triboline“ cappelle votive), e segnano la memoria dei luoghi. manufatti stradali (ponti, cippi, ecc.)

I fenomeni geomorfologici Tali fenomeni particolari vanno censiti, e Come nella fascia prealpina anche qui vanno promosse tutte le azioni atte a la giacenza di fenomeni particolari garantirne la tutela integrale, prevedendo (trovanti, orridi, zone umide, ecc.) anche, ove necessario, l‘allontanamento di costituisce un valore di ulteriore attività che possano determinarne il qualificazione del paesaggio con degrado e/o la compromissione, anche evidente significato didattico. parziale. Va inoltre garantita, in generale, la possibilità di una loro fruizione paesistica controllata (visite guidate, visibilità da percorsi pubblici o itinerari escursionistici...)

3.7 VARESOTTO

—Termine geografico probabilmente improprio ma che in generale designa la porzione della provincia di Varese più connotata nei suoi caratteri paesistici. Il termine stesso è stato spesso usato, nella terminologia turistica, come sinonimo di area dai dolci contorni collinari o prealpini, disseminata di piccoli specchi lacustri, ma non priva di alcune sue riconoscibilissime specificità orografiche, come il Sacro Monte di Varese e il vicino Campo dei Fiori o come il Sasso del Ferro sopra Laveno. D‘altro canto, la celeberrima veduta ottocentesca della Gazzada, alle porte di Varese, identifica e testimonia dell‘alto valore paesaggistico di questo territorio. Varese stessa si è connotata nel passato, assieme alle sue ”castellanze‘, come modello di città giardino, meta ambita dei villeggianti milanesi. Il Varesotto detiene a livello regionale il primato della maggior superficie boschiva e inoltre sembra quasi respingere al suo margine meridionale la pressante richiesta di nuovi spazi industriali e commerciali. L‘asse stradale Varese-Laveno, in qualche misura, ne assorbe gli urti. Morfologicamente articolato, il sistema delle valli e delle convalli isola le maggiori emergenze montuose e movimenta i quadri percettivi, mutevoli e diversificati nel volgere di brevi spazi. Il caso più eclatante è forse quello della soglia di Ponte Tresa che raggiunta, dopo un angusto percorso vallivo, apre di fronte a sé lo scenario inatteso del Ceresio. Questa separazione di spazi contribuisce a formare unità territoriali ben riconoscibili quali il Luinese e la Val , la Valtravaglia e le altre vallate contermini (Val Cuvia, , Valceresio, Val ), l‘Anglante (sub-area che comprende le colline e i bacini morenici a sud-ovest di Varese), la Valle Olona e la Valle dell‘Arno. Il contenimento degli ambiti di espansione urbana, il recupero dei molti piccoli centri storici di pregio (basti accennare a , Arcumeggia, , ), la conservazione

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di un‘agricoltura dimensionata sulla piccola proprietà, il governo delle aree boschive e un possibile rilancio

delle strutture turistiche obsolete (alberghi, impianti di trasporto ecc.) anche in funzione di poli o itinerari culturali possono essere alcuni degli indirizzi più appropriati per la valorizzazione del paesaggio locale.

Ambiti, siti, beni paesaggistici esemplificativi dei caratteri costitutivi del paesaggio locale.

Componenti del paesaggio fisico: crinali e versanti prealpini; valli sospese (Valganna, Val Marchirolo, valle di Pralugano, Val Rancina), trovanti (Preia Buia, Sasso Cavallaccio), grotte e cavità (, Valganna), emergenze particolari (rupe di Caldé); zona fossilifera di ; morene, conche e laghi (Varese, , Monate);

Componenti del paesaggio naturale: zone umide e torbiere (Palude Brabbia e Isolino Virginia, lago di …); laghi e zone umide intervallive (Ganna, Ghirla, zona umida di Brinzio, Delio…); boschi e brughiere dei ripiani terrazzati di , , , , Gornate Olona e Castelseprio…); aree naturalistiche e faunistiche (Campo dei Fiori, fascia collinare intermorenica dei laghi, valle del Ticino, alta Val Veddasca, Monte Sette Termini, Valganna, Monte Orsa…);

Componenti del paesaggio agrario: dimore rurali del Varesotto a portico e loggiato (”lòbia‘), a ballatoio nelle valli del Luinese; terrazzi di coltivazione, prati e coltivi promiscui della collina; ”ghiacciaie‘ di ; ”alpi‘ e ”monti‘ della Veddasca e Dumentina; ambiti del paesaggio agrario o ambiti insediativi particolarmente connotati (prati e coltivi della valle del Lenza, coltivi e antiche attività molitorie della valle del T. Acquanegra, coltivi di terrazzo della Valtravaglia da Nasca a Bedero, conca di Brinzio, praterie umide della Val Cuvia e della Valganna, coltivi e macchie boschive del Campo dei Fiori…)

Componenti del paesaggio storico-culturale: sistema delle ville e residenze nobiliari della fascia morenica (, Varese, Gazzada, …) e altre residenze nobiliari del Varesotto (Cadegliano, Frascarolo, Bisuschio, Casalzuigno…); abbazie e conventi (, , Voltorre, Ganna, Santa Caterina del Sasso, Torba, …); elementi, tracce, tradizioni della presenza di San Carlo Borromeo nel territorio varesino; edifici religiosi isolati (Castelseprio), oratori campestri, cappelle, ”via crucis‘, ”sacri monti‘ (Varese); affreschi murali, orologi solari, nicchie, statue…; sistema delle fortificazioni del territorio varesino (Varese, , Somma Lombardo, Besozzo, , Orino, …); siti archeologici (Castelseprio, , , Angera, Isolino Virginia, Besano, Torba); archeologia industriale e paleoindustriale delle valli del Ticino, Arno, Olona e dei dintorni di Varese (molini, folle e cartiere della valle dell‘Olona, cotonifici del Ticino e del bacino di Gallarate, birrificio di , vetrerie di Laveno); impianti collettivi e equipaggiamenti sociali delle aree vetero- industriali (case operaie di Gallarate, Busto, ; ospedali, colonie, scuole, asili, convitti; ex-villaggio Tci al Piambello); sedimi dismessi di reti storiche di trasporto (ferrovia della Valle Olona e Valmorea, funicolare di Varese, ”ipposidra‘ del Ticino) e loro equipaggiamenti (stazioni e fermate delle ex-tramvie varesine); architetture in stile floreale d‘inizio Novecento di Varese e dintorni; architettura romanica del Varesotto (Bedero, Sarigo, , ,, Ganna, Arcumeggia, Sesto Calende, , Voltorre…); porti, darsene e imbarcaderi del Verbano; cave e miniere di tradizione storica (cave di , cave di granito e porfido di Cuasso); tracciati storici (strada mercantile della Val Ganna, ”via Mercatorum‘ del Ticino), sentieri e selciati dei percorsi di servizio ai centri montani;

Componenti del paesaggio urbano: centri storici (, Gallarate, , , Varese e ex-castellanze, , Sesto Calende, Tradate, , , , Casalzuigno, , Induno Olona, Ganna, Angera, , Arcumeggia, Arzago Seprio, Azzate, Bisuschio, , , , Somma Lombardo, Viggiù, Brinzio, Arolo, Bassano, Cadegliano, Caldé, Castello Cabiaglio, Laveno, Brebbia, Due Cossani, Fabiasco, Lavena, Rancio Valcuvia, Viconago …); centri e nuclei storici montani della Val Veddasca (Cadero, Graglio, Armio, Lozzo, Biegno, Curiglia, Monteviasco);

Componenti e caratteri percettivi del paesaggio: belvedere, punti panoramici (Campo dei Fiori, Piambello, Sasso del Ferro, Monte Lema, Monte San Clemente, Sant‘Antonio); immagini e vedute dell‘iconografia romantica del Varesotto (Gazzada, Campo dei Fiori); altri luoghi dell‘identità locale (Giardini Estensi a Varese, Sacro Monte e Campo dei Fiori, Santa Caterina del Sasso, Rocca di Caldé, Castelseprio…).“

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Inoltre viene riportato quanto prescritto per gli ambiti urbanizzati.

Art. 19 (Individuazione e tutela dei Centri e Nuclei Storici)

1. La Regione assume come riferimento base per l‘identificazione e la perimetrazione dei centri e nuclei storici la prima levata delle tavolette I.G.M. 1/25.000.

2. L‘elenco delle località comprese nell‘abaco, volume 2 - —Presenza di elementi connotativi rilevanti“, di cui all‘articolo 11, comma 3, lettera f), costituisce un primo inventario del sistema insediativo storico del territorio regionale, che potrà essere integrato in base allo specifico confronto fra lo stato attuale del territorio e la cartografia di cui al comma 1.

3. La Regione promuove la collaborazione dei comuni e delle province in tale operazione, in occasione della quale viene verificata anche la toponomastica, secondo i criteri che la Regione si riserva di produrre successivamente.

4. La Regione mette a disposizione dei comuni e delle province copia delle tavolette I.G.M. di cui al comma 1.

5. Con l‘ausilio della base cartografica, di cui al comma 1, nonché di eventuali altre carte in scala di maggior dettaglio, i comuni riportano sulla cartografia aggiornata, aerofotogrammetria, in loro possesso i perimetri dei centri e nuclei, comprendendovi gli eventuali spazi aperti pubblici e privati interclusi, ed esterni adiacenti, nonché la individuazione di edifici isolati e/o di manufatti di rilievo storico-ambientale, specificando e motivando eventuali scostamenti rispetto a quanto contenuto nella cartografia di cui al comma 1. 6. Gli ambiti individuati ai sensi del comma 5, rappresentano la base tecnica di riferimento per la definizione delle Zone A ai sensi del decreto interministeriale 2 aprile 1968, n. 1444.

7. In sede di revisione dei propri strumenti urbanistici e comunque entro due anni dall‘entrata in vigore del presente piano, i comuni provvedono ad adeguare la disciplina urbanistica dei Centri e Nuclei storici alle disposizioni del presente articolo e secondo quanto definito dagli Indirizzi di tutela di cui all‘articolo 11, comma 4, lettera a).

1. INSEDIAMENTI E SEDI ANTROPICHE

—Insediamento“ viene propriamente definito il più complesso fenomeno di distribuzione e stabilizzazione di gruppi umani in un paese. Lo stesso termine individua le strutture e le unità insediative. Costituiscono, dunque, —insediamenti“ e —sedi antropiche“: gli insiemi (non necessariamente costituiti da edifici) che sono o sono stati utilizzati come riparo o dimora stabile e luogo base per le attività dell‘uomo e dei gruppi umani. Tali sedi tendono a realizzare un habitat compatibile con la vulnerabilità dell‘organismo umano da parte dei fattori bioclimatici, funzionale alla formazione di condizioni di vita idonee a favorire lo sviluppo delle attitudini conoscitive individuali e delle attività sociali. Costituiscono pertanto il caposaldo territoriale indispensabile alla crescita delle Comunità ed alla connotazione del paese abitato dall‘uomo. Gli insediamenti vengono individuati e distinti, in rapporto alla consistenza delle sedi, alle funzioni ed ai ruoli svolti rispetto al territorio, in —CENTRI“ e —NUCLEI“. La classificazione segue in prima approssimazione il criterio ISTAT, che articola il territorio di ogni Comune in frazioni (geografico-amministrative statistiche) e raggruppa gli insediamenti (le località abitate) di ogni frazione in Centri e Nuclei abitati o in Case sparse. Ai fini dei presenti indirizzi, (rivolti all‘individuazione e disciplina paesistica dei contesti edificati, ed alla tutela della memoria storica) costituiscono Nuclei, e vengono così identificati nei repertori e in mappa, ancorché classificati dall‘ISTAT tra le Case Sparse, gli edifici, ripari e manufatti isolati (o le loro tracce) registrati sulla cartografia nazionale e/o sulle mappe catastali con toponimo proprio. Costituiscono convenzionalmente forme particolari di centro (in analogia all‘ISTAT) le CITT ‘ che, per struttura e tradizione, vantano tale titolo e a cui la dotazione di servizi ed il ruolo storico conferiscono carattere emergente rispetto al proprio territorio.

LA TUTELA ED I SUOI OBIETTIVI

Le esigenze di ricostituzione di un‘identità della connotazione del territorio attraverso le configurazioni architettoniche, urbanistiche e dello spazio verde, riconducono ai temi del linguaggio (tecnico culturale) e alle diverse discipline che l‘uomo utilizza per dar corpo alle proprie necessità insediative. Necessità che non giustificano mai la rinuncia, da parte di chi progetta o pianifica, alle responsabilità nei confronti del territorio ed alla qualificazione del prodotto finale. La pianificazione paesistica deve garantire la tutela delle componenti strutturali della memoria storica. Obiettivo conseguente è, dopo la —tutela“ della memoria, la —disciplina“ dei nuovi interventi che devono

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conferire, come è avvenuto per il passato, —nuova“ qualità progettuale al territorio, su ordini e limiti e metodologie di intervento confermativi della memoria storica. 1.1 CENTRI E NUCLEI STORICI

Sono da considerare parte integrante dei Centri e Nuclei storici, indipendentemente dalla classificazione urbanistica, anche: a) le aree di pertinenza funzionale o visiva di edifici e nuclei elementari isolati; b) le aree inedificate (interne o circostanti l‘agglomerato storico) in diretto rapporto visivo con esso; c) il verde e le fasce di rispetto o di protezione visiva, idonee ad assicurare la fruibilità e l‘immagine dell‘insieme o di sue parti significative; d) gli edifici di costruzione (o di ristrutturazione) recente interclusi o accorpati ad un agglomerato storico, o comunque in diretta relazione ottica con esso; e) le estensioni integrative degli ambiti, come sopra determinati, operate in fase di studio.

LA TUTELA ED I SUOI OBIETTIVI

La tutela dei centri e dei nuclei storici deve essere finalizzata alla conservazione e trasmissione degli organismi nel loro complesso. Tale tutela sarà quindi definita in seguito ad una attenta lettura dei caratteri e degli elementi connotativi, del sistema di relazioni, dei rapporti visivi e strutturali tra le diverse parti di uno stesso centro o nucleo e tra questo e il suo territorio. L‘individuazione e la tutela dei Centri e Nuclei storici sono disciplinate dall‘art. 19 delle Norme di Attuazione del P.T.P.R.

Identificazione Indirizzi di tutela

Costituiscono —insediamenti storici“ ovvero La tutela della memoria storica (e dei insediamenti —di origine“ (per epoca di valori di paesaggio da questa fondazione o rifondazione) ed —impianto inscindibili) si esercita per ogni singolo storico“ (per struttura e tipologia insediativa) centro o nucleo in relazione alla convenzionalmente i contesti, perimetrazione dell‘ambito interessato prevalentemente edificati, costituiti da dal tessuto insediativo antico strutture e agglomerati edilizi o da edifici e (strutture edilizie, verde, spazi privati manufatti isolati - definiti come Centri e e civici ecc.) valutati come insieme e Nuclei - la cui presenza, traccia o memoria è contesto unitario. Per la tutela del attestata dalla prima cartografia I.G.M. singolo bene tale contesto costituisce 1:25000. elemento obbligato di analisi, I soggetti estensori dei piani urbanistici e riferimento e giudizio. territoriali definiscono per ogni insediamento Sono ammessi di regola gli interventi storico i caratteri qualitativi e il rango non distruttivi del bene e dei suoi assunto, alle diverse sequenze cronologiche, elementi, nel rispetto dei caratteri nell‘organizzazione politico amministrativa, formali e delle tecniche costruttive civile e religiosa del territorio: sede di Pieve, tradizionali (tipologia, materiali e Feudo, Comune; capoluogo distrettuale, dettagli costruttivi equivalenti a quelli vicariato, ecc.. del nucleo originario) allo scopo Centri e Nuclei storici costituiscono essenziale di non alterare l‘equilibrio singolarmente insiemi unitari ed individui del complesso e la sua struttura. Le (nel loro complesso e consistenza) sintesi: integrazioni funzionali, finalizzate al - dei diversi caratteri e tipologie edilizie completamento o al recupero, sono da (palazzi, chiese, teatri ecc.) ; verificare in riferimento alla - degli spazi d‘uso privato (corti, giardini, aie ammissibilità dell‘intervento con il ecc.) o comune (piazze, sagrati, parchi...) ; carattere del tessuto edilizio d‘insieme - delle opere di difesa militare (mura, torri e la tipologia dell‘edificio. La ecc.) o di protezione civile (argini, destinazione d‘uso è opportuno che contrafforti, valli ecc.); risulti coerente con gli elementi - delle infrastrutture di mobilità interna e di tipologici, formali e strutturali del connessione al territorio circostante; singolo organismo edilizio, valutato in - delle individualità visive e degli elementi di relazione alla tradizione materiale, storica, artistica, linguistica (ovvero di tutto il complesso etno- culturale) che li tipizzano e differenziano.

1.2 ELEMENTI DI FRANGIA

Il concetto di frangia è ben distinto da quello di periferia con cui tende tuttavia a confondersi nell‘uso corrente: la frangia, infatti, individua ed occupa un luogo fisico definibile in rapporto al contesto; la periferia è uno stato territoriale generalizzato, sono i luoghi lontani dal centro e in una condizione subalterna ad esso. La periferizzazione resta uno stato di degrado per cui è implicito il ricorso a provvedimenti non solo di politica urbanistica, ma di reincentivazione sociale e culturale. Ogni nucleo isolato antico, sedimentato in un contesto agricolo prevalente, presenta, come tendenza, un‘identità conclusa, un‘immagine che risolve l‘integrazione tra gli elementi edificati ed il loro contesto, naturale o culturale. Lo stato caratteristico della frangia, invece, per la prevalenza degli elementi urbani recenti non correlati formalmente ed il frequente disuso del territorio agricolo, è dato proprio dalla mancata risoluzione di tale saldatura e dalla commistione (e sfrangiatura, appunto) di elementi in

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contrasto. La diffusa instabilità del limite di frangia, proietta inoltre e riflette uno stato permanente di crisi del territorio.

LA TUTELA ED I SUOI OBIETTIVI

La tutela paesistica in questa situazione si esprime principalmente come operazione progettuale di riqualificazione territoriale, con la precisa finalità di riscoprire e riassegnare identità ai luoghi, risolvendo il rapporto tra spazi urbanizzati e spazi non urbanizzati.

Identificazione Indirizzi di tutela

Ogni elemento di frangia ha precise Il primo obiettivo paesistico in un esigenze di identità, di qualità e di immagine tessuto di frangia urbana è dunque il per evitare la ricaduta in una situazione recupero dell‘identità (fisica, culturale, priva di configurazione riconoscibile. In un visiva) della matrice territoriale, progetto paesistico i problemi di recupero (o riscoperta) che deriva periferizzazione riconducono a più vasti temi necessariamente, dalla lettura dei di cultura e di assetto del territorio; i processi attraverso cui si è formata e problemi di frangia si presentano invece caratterizzata. come possibile oggetto di intervento e L‘identità originaria del paese nasce disciplina immediata. dalla sua storia. Gli elementi di riconoscimento lo identificano con connotazione propria nella sua sedimentazione storica, risultano pertanto elementi irrinunciabili del progetto. La lettura della tessitura del territorio agricolo e degli spazi aperti, contestuale a quella delle regole di organizzazione del tessuto urbano, permette di proporre nuove forme di dialogo e integrazione tra città e campagna. In questa operazione viene ad assumere un ruolo rilevante il riconoscimento di quelle —permanenze“ che ancora possono costituire sia segni e simboli dell‘identità locale che elementi strutturanti il progetto di riqualificazione paesistica ed ambientale. Si considerino in tal senso anche i —frammenti“ appartenenti alle diverse organizzazioni territoriali storiche, che assurgono ora, nel nuovo contesto, a simboli delle precedenti fasi di insediamento.

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1.3 ELEMENTI DEL VERDE

Vengono individuate le seguenti categorie di beni: a) parchi, riserve e giardini storici, intesi come organismi unitari autonomi e come pertinenza degli edifici antichi a tipologia urbana o rurale, anche scomparsi; b) spazi verdi attrezzati, giardini e boschi urbani o periurbani di origine storica, di costituzione recente o di nuovo impianto; c) alberature stradali urbane (vie, piazze o altri spazi urbani) o extraurbane (viabilità autostradale e Anas, Provincia ecc.); d) complessi arborei o arbustivi considerati nel loro insieme o come esemplari isolati, comunque inseriti in un contesto insediativo o di paesaggio antropizzato; recinzioni con uso prevalente di siepi o elementi di verde.

LA TUTELA ED I SUOI OBIETTIVI

La tutela non riguarda solo i singoli elementi ma la valorizzazione o ridefinizione di sistemi del verde (leggibili e fruibili alle diverse scale) nei quali tali elementi risultino conservati e valorizzati.

Identificazione Indirizzi di tutela

Gli strumenti urbanistici generali: I beni definiti dalla categoria a), indipendentemente dal titolo attuale 1) individuano e documentano, fornendo di proprietà, dal soggetto gestore analisi e valutazioni di merito: (privato/pubblico) o dallo stato di • i beni (presenze, tracce, memoria) delle frazionamento del bene, sono da categorie a) e b), redigendo apposito elenco considerare documenti della memoria ed indicazione in mappa. storica. Devono pertanto essere individuati e valutati come unità 2) individuano, con documentazioni, analisi e organiche nei limiti massimi della valutazioni: propria estensione storica, • i beni emergenti segnalati nelle categorie verificando, rispetto ad essa, la a), b), c) e d), da individuare in mappa ed in coerenza di ogni attuale diversa forma apposito elenco e da tutelare con normativa di utilizzazione dell‘organismo specifica; originario e la compatibilità del nuovo • i beni emergenti segnalati nelle categorie assetto con la tutela di tale memoria.

a), b), c) e d) che possono essere utilmente La verifica costituisce indicazione utile introdotti nella revisione dei vincoli che attua per l‘eventuale imposizione di vincolo la Regione ai sensi degli artt. 1 e 2 della l.r. ai sensi della legge 1497/1939 57/1985 e sue successive modificazioni. successivamente ricompresa nel Titolo II del D. Lgs. 490/1999 o la 3) definiscono e propongono, motivandone previsione di piano paesistico di la valutazione, le specie e le associazioni dettaglio. vegetali il cui uso è da considerarsi Sarà compito dei piani urbanistici e privilegiato nelle operazioni di impianto, territoriali individuare le azioni e i manutenzione o sostituzione del verde nei progetti atti a tutelare i diversi tipi di beni pertinenti alle categorie a), b), c) e d), presenze e strutture verdi in relazione ai caratteri specifici dei contesti, caratterizzanti il paesaggio, urbano ed nonché le specie e le associazioni vegetali il extraurbano, e a garantirne la messa cui uso è sconsigliato ovvero ammesso a a sistema nel disegno del verde locale condizioni particolari. e territoriale.

1.4 PRESENZE ARCHEOLOGICHE

Costituiscono —presenze“ archeologiche le tracce o la memoria di beni e insiemi di beni prevalentemente alterati o scomparsi, ma che connotano in modo profondo e significativo, la struttura insediativa, infrastrutturale, amministrativa del paese; ad esempio le tracce di centuriazioni romane.

LA TUTELA ED I SUOI OBIETTIVI

I beni archeologici sono soggetti a tutela diretta dello Stato in forza della legge 1089/1939, che fa carico alle competenti Sovrintendenze anche delle funzioni ispettive. Tuttavia la vastità del campo rende indispensabile l‘apporto collaborativo delle Amministrazioni Pubbliche quanto dei cittadini interessati ad approfondire la storia della propria terra. E‘ altresì opportuno promuovere azioni di sensibilizzazione dei cittadini stessi alla fruizione di queste presenze storico-culturali, mediante promozione di ricerche specifiche, programmi didattici e campagne di informazione.

Capitolo 2 40

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Identificazione Indirizzi di tutela

Si possono considerare —areali a rischio Le presenze archeologiche identificate archeologico“ accertato gli ambiti o segnalate e le tracce delle espressamente indicati dalla centuriazioni devono essere Sovrintendenza nel corso delle analisi delle individuate e cartografate. amministrazioni provinciali preliminari alla Per le aree archeologiche tutelate ai formazione del P.T.C., nonché le aree di sensi della legge 1089/1939, interesse archeologico di cui alla lettera successivamente ricompresa nel Titolo m), dell‘art. 1 della l. 431/1985 dal I del D. Lgs. 490/1999, per le altre momento in cui vengono identificate e aree archeologiche individuate in assoggettate individualmente a tutela. seguito a segnalazione di ritrovamenti Vanno inoltre considerati i centri ed i nuclei archeologici, e per le aree in cui di origine ed impianto storico remoto l‘organizzazione delle colture agricole (località interessate da infrastrutture e del territorio conserva elementi della

antiche e località che occupano posizioni centuriazione relativa alla maglia chiave nella morfologia del territorio, l‘orlo poderale romana, la normativa di dei terrazzamenti fluviali, le motte e i dossi tutela deve prevedere: rilevati, i crinali e le posizioni arroccabili). • il mantenimento sostanziale del profilo del terreno; • la conservazione degli elementi e dei segni visibili della struttura centuriata; • l‘ammissibilità dell‘ordinaria utilizzazione agricola, ad eccezione degli scavi o arature dei terreni di profondità maggiore di cm. 50 che devono essere autorizzati dalla Sovrintendenza Archeologica.

Nelle tavole seguenti B - Elementi identificativi e percorsi panoramici, C - Istituzioni per la tutela della natura, D - Indirizzi di tutela non si rilevano particolari indicazioni.

Capitolo 2 41

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Figura 2.2 - Elementi identificativi e percorsi panoramici Capitolo 2 42

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Figura 2.3 - Istituzioni per la tutela della natura

Capitolo 2 43

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Figura 2.4 - Indirizzi di tutela

Capitolo 2 44

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Figura 2.5 - Viabilità di rilevanza paesistica

Capitolo 2 45

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Nella tavola E - Viabilità di rilevanza paesistica non si rilevano tracciati particolari, si fa però notare la vicinanza al Sentiero europeo nE1 contrassegnato col n. 2

Per tutto quanto qui non specificato si rimanda alla relazione, tavole ed allegati del PTPR.

Capitolo 2 46

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2.2 œ Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP)

Il 15 Giugno 2006 viene adottato con Delibera dal Consiglio Provinciale numero 33 il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale ai sensi della‘art. 17, comma 3, della LR 12/2005.

L‘obiettivo del PTCP è quello di garantire il coordinamento delle istanze locali con il quadro di riferimento regionale e nazionale e allo stesso tempo di garantire l‘integrazione tra i diversi settori della pianificazione, configurandosi come strumento di raccordo tra strategie complessive e pianificazione di settore1.

La legislazione regionale vigente di riferimento, LR 12/2005, attribuisce al PTCP valenza paesaggistico-ambientale e dispone che il piano definisca il quadro conoscitivo del territorio e individui le previsioni atte a raggiungere gli obiettivi di sviluppo del Piano Territoriale Regionale.

Al fine di avere un quadro completo della pianificazione sovracomunale di seguito si riporta, nel modo più sintetico possibile, quando riportato nel PTCP e riguardante l‘area del territorio del comune di Bregano.

Si riportano di seguito i primi nove articoli contenuti nelle NTA del PTCP. Questi articoli sono di carattere generale e definiscono le azioni del PTCP stesso.

1 Tratto dalla Relazione del PTCP Capitolo 2 47

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Capitolo 2 48

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Capitolo 2 49

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Capitolo 2 50

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Capitolo 2 51

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Capitolo 2 52

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Viene allegata di seguito stralcio della cartografia allegata allo stesso PTCP attraverso la quale è possibile estrarre gli elementi e le caratteristiche che sono normate attraverso le NTA e utili per la redazione dello strumento urbanistico comunale. Tali tavole riguardano la mobilità, gli ambiti agricoli, il Sistema Informativo Territoriale, le reti ecologiche e la tutela delle risorse idriche.

Per questioni di corposità qui non si indicheranno gli articoli di riferimento contenuti nelle NTA. Resta inteso che durante la pianificazione territoriale si terranno in considerazione così come descritto nei capitoli successivi.

Capitolo 2 53

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LA MOBILITA‘

Il sistema della mobilità viene considerate in quanto di rilevante importanza per lo sviluppo e la pianificazione territoriale. Attraverso le tavole dedicate nel PTCP si evidenziano le principale arterie di comunicazione sia pubblico che privato.

Figura 2.6 - Stralcio tav. MOB1 del PTCP

Esaminando l‘estratto della tavola MOB 1 œ Carta della gerarchia stradale si evidenzia in giallo una strada di 4° livello esistente. Tali strade sono di interesse locale o intercomunale come da NTA art. 3 comma d). Per la pianificazione si rimanda all‘articolo 18 delle NTA.

Il territorio, seppur in modo passivo, è attraversato dalla linea ferroviaria Gallarate-Besozzo-Laveno-Luino. Per il potenziamento e al risoluzione delle criticità si rimanda agli articoli 22-23. Vedi anche Relazione generale capitolo 3 œ mobilità e reti. Capitolo 2 54

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Figura 2.7 - Stralcio tav. MOB2 del PTCP

Nello stralcio tavola MOB 2 œ Carta del trasporto pubblico si evidenziano una linea di trasporto extraurbano (Linea arancione) ed il passaggio della ferrovia. Per la pianificazione si rimanda all‘articoli 22-23 delle NTA.

Vedi anche Relazione generale capitolo 3 œ mobilità e reti.

Capitolo 2 55

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Figura 2.8 - Stralcio tav. MOB3 del PTCP

L‘ultima tavola che riguarda la mobilità è la tavola MOB 3 œ Carta dei livelli di vincolo stradale nella quale evidenzia la strada esistente (in blu) e la SS 629 che viene classificata come strada in riqualifica con livello di vincolo prescrittivo.

Vedi anche Relazione generale capitolo 3 œ mobilità e reti.

Capitolo 2 56

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GLI AMBITI AGRICOLI

Al fine del perseguimento dei propositi di legge per quanto riguarda la salvaguardia e valorizzazione del paesaggio e la conservazione dei paesaggi agricoli si analizzano di seguito le tavole riguardanti gli ambiti agricoli. Infatti come obiettivi di legge la salvaguardia dell‘agricoltura e del verde in generale sono intesi come risorsa non solo dei suoli ma anche sociale ed economica.

Il primo estratto dalla tavola AGR 1 œ Ambiti agricoli rappresenta genericamente la capacità d‘uso dei suoli.

Figura 2.9 - Stralcio tav. AGR 1 del PTCP

° zone azzurro chiaro œ macroclasse F (classe da 1 a 3) ° zone in giallo chiaro œ macroclasse MF (classe 4) ° zone in arancio œ macroclasse PF (classi da 5 a 7)

Capitolo 2 57

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Le aree agricole vengono normate dagli art. 41-48 delle NTA. Le superfici boscate sono normate con apposito capitolo dalla‘art. 49 a 57.

Vedi anche Relazione generale capitolo 5 œ l‘agricoltura.

Nella tavola AGR 1_e œ Ambiti agricoli più dettagliatamente si definiscono le classi di appartenenza agli ambiti agricoli.

Figura 2.10 - Stralcio tav. AGR 1_e del PTCP

Capitolo 2 58

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Il territorio comunale fa parte dell‘ambito n. 6. Si evidenziano inoltre per quanto riguarda gli Ambiti agricoli due tipologie:

° zone in verde œ ambiti agricoli su macroclasse F (Fertile) ° zone in giallo œ ambiti agricoli su macroclasse MF (Moderatamente Fertile)

Vedi anche Relazione generale capitolo 5 œ l‘agricoltura.

Nella tabella seguente estratta dalla relazione del pTCP sono sintetizzati le classi di capacità d‘uso del suolo al fine di inquadrare la cromatica evidenziata nella tavola sopra descritta.

Nel territorio comunale si individuano due classi: in verde gli ambiti agricoli su macroclasse F (Fertile) che si trovano prevalentemente nella parte a Sud rispetto alla ferrovia, in un‘area non urbanizzata e principalmente boschiva. In arancio sono evidenziati gli ambiti agricoli su macroclasse MF (Moderatamente Fertile) che si trovano principalmente a est rispetto al centro abitato, in una zona di frangia tra costruito e area boschiva.

Capitolo 2 59

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A completamento della fase di analisi degli ambiti agricoli si propone lo stralcio della tavola Allegato agricoltura œ Carta delle aree agricole principali in cui viene evidenziato il comune di Bregano come facente parte dell‘unità di paesaggio n. 11.

Figura 2.11 - Stralcio allegato del PTCP

° area in giallo con lettera b) e c) œ area agricola

° con linea rossa œ confine unità si paesaggio n.11 (vedi Approfondimenti tematici œ volume 1 del PTCP)

Capitolo 2 60

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La tabella seguente estratta dalla Relazione del PTCP elenca l‘unità di paesaggio n. 11 e i relativi sottoinsiemi e raggruppamenti dei Comuni cui fanno parte.

Il comune di Bregano fa parte dell‘insieme 11b eper una piccolissima parte dell‘insieme 11c. La valutazione per le aree del comune di Bregano comprese nell‘ambito 11b e 11c è b1: Area piccola, compatta a margine positivo2. L‘area agricola è considerata a rischio per la dimensione. Gli interventi prescrivono la non frammentazione, l‘incentivazione dell‘agricoltura a finalità didattica e naturalistica.

2 Per margine positivo si intende un margine a contatto con elementi naturaliformi (boschi, fasce boscate, siepi, corsi d‘acqua, etc.) Capitolo 2 61

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IL PAESAGGIO

Dati importanti per la pianificazione comunale sono dati anche dalle tavole in cui si descrive il paesaggio e gli ambiti più interessanti. Nella tavola PAE 1 œ Carta di sintesi si suddivide il territorio provinciale in ambiti paesaggistici.

Figura 2.12 - Stralcio tav. PAE 1 del PTCP

Il territorio comunale fa parte dell‘ambito paesaggistico n. 5 œ Basso Verbano, Lago Maggiore, Comabbio, Monate. La linea blu evidenzia il confine dell‘ambito come da art. 62 delle NTA. Tale ambito è normato dall‘art. 63-64 Per una visione generale della tavola di sintesi si rimanda alla tavola generale.

Vedi anche Relazione generale capitolo 6 œ paesaggio.

Capitolo 2 62

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L‘estratto cartografico della tavola PAE 1_e œ Carta delle rilevanze e delle criticità suddivide il territorio provinciale in ambiti paesaggistici evidenziando i punti e i luoghi di particolar pregio sia ambientale che storico e che possono essere recuperati e valorizzati.

Figura 2.13- Stralcio tav. PAE 1_e del PTCP

Il territorio comunale fa parte dell‘ambito paesaggistico n. 5 œ Basso Verbano, Lago Maggiore, Comabbio, Monate. La linea blu evidenzia il confine dell‘ambito. Per quanto riguarda le rilevanze storiche e culturali viene evidenziato in rosa il centro storico.

Capitolo 2 63

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Viene segnalata con bollino marrone un‘area di rinaturalizzazione œ cave cessate in stato di degrado recuperabile. Viene inoltre rilevato con tratteggio verde un percorso denominato in legenda come sentiero. Per le norme si rimanda all‘art.65-68-69.

Vedi anche Relazione generale capitolo 6 œ paesaggio.

All‘interno di questa sezione dedicata al paesaggio, viene proposta una tavola indicante il SIBA , Sistema Informativo Beni Ambientali.

Figura 2.14 - Stralcio tav. PAE 2 del PTCP

Dallo stralcio tavola PAE 2 œ Carta del Sistema Informativo Territoriale Beni Ambientali si evidenziano sul territorio secondo il D.lgs n.42/04:

° in azzurro: vincolo corsi d‘acqua di 150 mt dalle sponde œ art 142 lettera b) ° retinato viola: riserve istituite œ art 142 lettera f) Vedi anche Relazione generale capitolo 6 œ paesaggio.

Capitolo 2 64

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LE RETI ECOLOGICHE

Il PTCP da rilevanza al sistema della rete ecologica da preservare all‘interno della Provincia. Attraverso il sistema delle reti ecologiche si vuole conservare la biodiversità della natura attraverso strategie di conservazione garantendo i processi biologici e la sopravivenza degli ecosistemi.

Nella tavola PAE 3 œ Carta delle reti ecologiche viene illustrato il sistema di rete provinciale.

Anche il comune di Bregano rientra nel grande impianto di collegamento e sviluppo della rete.

Capitolo 2 65

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Figura 2.15 - Stralcio tav. PAE 3 del PTCP

Si evidenziano: ° in verde scuro œ Core area œ principale ° in verde chiaro œ area di completamento ° in giallo œ fascia tampone ° righe oblique verdi œSIC/ZPS

Capitolo 2 66

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Innanzi tutto si definisce —Core area“ una porzione centrale di patch (particelle) che offre uno spazio ecologico ottimale in quantità e qualità, una vera e propria area minima vitale per le popolazioni, una zona di sufficiente dimensioni per sostenere una comunità animale autoriproducentesi.

Il territorio comunale è interessato sia da Core area Principali che Secondaria e da una fascia tampone.

Per la normativa specifica vedasi dall‘art. 70 all‘art.78 Vedi anche Relazione generale capitolo 6 œ paesaggio.

Capitolo 2 67

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RICHIO E CRITICITA‘

Per quanto riguarda le tavole RIS 1_e carta di rischio, RIS 2_e carta censimento dissesti, RIS 3 carta pericolosità frane, RIS 4 carta pericolosità e crolli non si rilevano alcune indicazioni. Si rileva nella tavola RIS 5 œ Carta della tutela e risorse idriche in linea verde le isofreatiche œ marzo 2003 (fonte PTUA) Si rimanda alle NTA dall‘art. 93 a 97.

Vedi anche Relazione generale capitolo 7 œ rischio.

Figura 2.16 - Stralcio tav. RIS 5 del PTCP

Capitolo 2 68

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DISTRIBUZIONE DEI S.I.C. E Z.P.S. NELLA PROVINCIA DI VARESE

Figura 2.17 - Stralcio allegato del PTCP

Capitolo 2 69

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Il S.I.C. istituito per il Lago di Biandronno è il n. 6 con codice IT2010006. i comuni interessati sono Biandronno, ebregano. La denominazione è Riserva naturale del lago di Biandronno DCR 1857/19.12.84. L‘ente gestore è la Provincia di Varese.

Per tutto quanto qui non specificato si rimanda alla relazione, tavole ed allegati del PTCP.

Capitolo 2 70

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2.3 œ I vincoli Paesistici

Obbiettivo di questo paragrafo e della seguente analisi è quello di creare una sorta di elenco consultabile rapidamente al fine di individuare le aree del territorio comunale sottoposte a qualsiasi tipo di vincolo.

Tale analisi è supportata dalla cartografia costituita dalla tavola b.1 œ Carta dei Vincoli.

La tavola unica della Carta dei Vincoli riassume in modo semplice ed immediato le zone sottoposte sia ai vincoli di ambientali quali DLgs n. 42/2004, istituzione del SIC —Lago di Biandronno“ che di rispetto. Inoltre a maggior completezza, sono state inserite le aree fertili indicate nel PTCP.

I VINCOLI DI LEGGE

Legge D.lgs n°42/2004 —Codice dei Beni culturali e del paesaggio“

I vincoli di tutela della presente legge sono stati evidenziati sulla cartografia desumendoli dall‘art. 142 œ Parte Terza —Beni Paesaggistici“.

In tale articolo vengono elencate le aree tutelate per legge. Il territorio comunale è interessato dal comma 1 lettere c), g), f).

Tali vincoli di tutela vengono riportati sulla tavola 2.1 allegata al presente fascicolo e indicati con appositi retini.

Si allega di seguito:

- Articolo 142 del D.lgs n°42/2004. - Stralcio tavola SIBA tratto dal PTCP. Capitolo 2 71

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Articolo 142 œ Aree tutelate per legge.

TITOLO III Norme transitorie e finali

Capo II Individuazione dei beni paesaggistici

Articolo 142 Aree tutelate per legge

1. Fino all'approvazione del piano paesaggistico ai sensi dell'articolo 156, sono comunque sottoposti alle disposizioni di questo Titolo per il loro interesse paesaggistico:

a) i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare;

b) i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi;

c) i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna;

d) le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole;

e) i ghiacciai e i circhi glaciali;

f) i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonche' i territori di protezione esterna dei parchi;

g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorche' percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227;

h) le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici;

i) le zone umide incluse nell'elenco previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 13 marzo 1976, n. 448;

l) i vulcani;

m) le zone di interesse archeologico individuate alla data di entrata in vigore del presente codice. Capitolo 2 72

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2. Le disposizioni previste dal comma 1 non si applicano alle aree che alla data del 6 settembre 1985: a) erano delimitate negli strumenti urbanistici come zone A e B; b) limitatamente alle parti ricomprese nei piani pluriennali di attuazione, erano delimitate negli strumenti urbanistici ai sensi del decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444 come zone diverse da quelle indicate alla lettera a) e, nei comuni sprovvisti di tali strumenti, ricadevano nei centri edificati perimetrati ai sensi dell'articolo 18 della legge 22 ottobre 1971, n. 865.

3. La disposizione del comma 1 non si applica ai beni ivi indicati alla lettera c) che, in tutto o in parte, siano ritenuti irrilevanti ai fini paesaggistici e pertanto inclusi in apposito elenco redatto e reso pubblico dalla regione competente. Il Ministero, con provvedimento adottato con le procedure previste dall'articolo 141, può tuttavia confermare la rilevanza paesaggistica dei suddetti beni.

4. Resta in ogni caso ferma la disciplina derivante dagli atti e dai provvedimenti indicati all'articolo 157.

Capitolo 2 73

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IT2010006 LAGO DI BIANDRONNO

Figura 2.18 - Lago di Biandronno (in rosso) e sullo sfondo Lago di Varese

1. ASSETTO TERRITORIALE

CTR: A4c4; A4c5 ORTOFOTO (IT2000): 074130 SUPERFICIE SIC (ha): 134.4

INQUADRAMENTO GEOGRAFICO: Il SIC denominato “Lago di Biandronno” è localizzato in una depressione approssimativamente subcircolare di circa 1 km di diametro. Essa è separata dall’estremità occidentale del Lago di Varese da una stretta dorsale, mentre sui restanti lati è delimitata da rilievi collinari e piane sopraelevate. La denominazione del toponimo (Lago di Biandronno) appare forse oggi obsoleta, visto che il sito coincide praticamente con una area a vegetazione palustre. Nel sito sono presenti alcuni laghi interni non interconnessi da canali superficiali. Lo specchio d’acqua più grosso, localizzato nel settore nordoccidentale, deriva dalle attività di escavazione della torba, mentre il raggruppamento di specchi minori nella parte centrale rappresenterebbe quel che rimane dell’antico “Lago di Biandronno” in seguito ai processi di interramento della vegetazione. E’ stato individuato un solo emissario, la Roggia Gatto, che defluisce verso il Lago di Varese. Non ci sono immissari: gli apporti idrici deriverebbero da precipitazioni dirette sulla palude (circa il 60%) e da scorrimento superficiale e sotterraneo della acque cadute sul bacino all’esterno della palude (UGGERI, 1999).

Capitolo 2 74

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INSERIMENTO IN AREE PROTETTE: RISERVA NATURALE “LAGO DI BIANDRONNO”.

COMUNI INTERESSATI: BARDELLO, BIANDRONNO, BREGANO.

ACCESSI: Non esistono attraversamenti trasversali dell’area, anche perché il regime di protezione proibisce la frequentazione dell’area. Vi sono tuttavia alcune tracce determinate dal passaggio preferenziale di chi comunque fa ingresso nell’area. La traccia più evidente è quella che parte dall’estremità meridionale dell’area (Comune di Biandronno) dirigendosi verso i corpi d’acqua centrali (il cosiddetto “occhio”. Un secondo accesso è quello che, lungo un canale collocato tra Bardello e Bregano porta verso il grosso specchio d’acqua artificiale).

2. ASSETTO FLORISTICO E VEGETAZIONALE SPECIE DI ELEVATO VALORE BIOGEOGRAFICO E/O CONSERVAZIONISTICO: Calamagrostis canescens (d) Carex appropinquata (d) Carex lasiocarpa (d) Cladium mariscus (d) Drosera rotundifolia (d) Dryopteris carthusiana (d) Epipactis palustris (a) Hydrocharis morsus-ranae (d) Iris pseudacorus (d) Lemna trisulca (d) Liparis loeselii d) Nuphar lutea (d) Nymphaea alba (d) Orchis incarnata (d) Peucedanum palustre (d) Peucedanum palustre (d) Potamogeton crispus (d) Potamogeton lucens (d) Potentilla palustris (a) Rhynchospora alba (a) Riccia fluitans (d) Scutellaria galericulata (d) Sparganium erectum (d) Thelypteris palustris (d) Typha angustifolia (d) Typha latifolia (d) Utricularia australis (d) Utriculria minor (d) 61

INQUADRAMENTO VEGETAZIONALE: L’area risulta dominata fisionomicamente da una estesa formazione a dominanza di Phragmites australis in cui trovano collocazione anche frammentate e localizzate formazioni a dominanza di Cladium mariscus. Estesi cariceti a dominanza di Carex elata e C. appropinquata dominano nella porzione orientale. In corrispondenza dell’”« occhio»” e a Nord del grosso specchio d’acqua artificiale sono collocate le vegetazioni più interessanti dal punto di vista naturalistico-ambientale, ossia le

Capitolo 2 75

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sfagnete ascrivibili all’alleanza del Rhynchosporion. I corpi d’acqua sono caratterizzati da vegetazioni a dominanza di Nuphar lutea e Nymphaea alba o da idrofite natanti (Hydrocharition). Le formazioni arboree dell’area sono inquadrabili in due tipologie: - boschetti a dominanza di Alnus glutinosa, per altro poco estese e localizzati prevalentemente nella porzione nord-orientale dell’area; - boschi a dominanza di Robinia pseudacaia e, in misura minore, Fraxinus excelsior, collocati nella porzione meridionale dell’area.

2. ELENCO HABITAT (ai sensi della 92/43CEE e della DGR 37330/98)

HABITAT (elenco del 1998): COD 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition COD *7210 Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae COD *91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae) HABITAT (elenco aggiornato nel 2003): COD 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition COD 7150 Depressioni su substrato torbosi del Rhynchosporion COD *7210 Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae COD *91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae) CORINE 22.4311 Comunità idrofile ancorate sul fondo con foglie larghe a Nymphaea alba, Nuphar lutea CORINE 53.21 Vegetazione erbacea a grandi carici COMMENTO ALL’AGGIORNAMENTO DELL’ELENCO DEGLI HABITAT: Tutti gli habitat indicati nel FORMULARIO sono stati riscontrati sul territorio. Si sono inoltre riscontrati habitat precedentemente non segnalati.

4. CARATTERISTICHE HABITAT

COD 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition DESCRIZIONE: Comprende aspetti di vegetazioni a Nymphaea alba di acque aperte con idrofite natanti (Lemna minor, Lemna trisulca, Riccia fluitans e Utricularia australis), prevalentemente rappresentate in corrispondenza dei corpi d’acqua dell’”occhio”, e vegetazioni di acque aperte a sole idrofite natanti (Riccia fluitans e Lemna trisulca, ascrivibili al Riccietum fluitantis sensu ELLENBERG 1988), collocate in piccole pozze presenti nella porzione meridionale dell’area. ESTENSIONE: 0,04 ha PERCENTUALE DEL SITO COPERTA: 1% RAPPRESENTATIVITA’: eccellente (A) STATO DI CONSERVAZIONE: eccellente (A) CONDIZIONE ATTUALE: eccellente PROBABILITA’ DI COSERVAZIONE: - POSSIBILITA’ DI RIPRISTINO: - VALUTAZIONE GLOBALE: valore eccellente (A) 62

COD 7150 Depressioni su substrato torbosi del Rhynchosporion DESCRIZIONE: Si tratta di formazioni a dominanza di Sphagnum palustre e/o S. papillosum, caratterizzati Capitolo 2 76

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principalmente da Viola palustris, Carex rostrata, Rynchospora alba, Drosera rotundifolia e Potentilla erecta. Tale formazione, a impronta microterma e a distribuzione circumboreale, assumerebbe nell’area un carattere relittuale, ossia rappresenterebbe formazioni risalenti al postglaciale, periodo caratterizzato da climi più freschi dell’attuale. ESTENSIONE: 0,86 ha PERCENTUALE DEL SITO COPERTA: 1% RAPPRESENTATIVITA’: eccellente (A) STATO DI CONSERVAZIONE: medio o ridotto (C) CONDIZIONE ATTUALE: buona PROBABILITA’ DI COSERVAZIONE: mediocri o sfavorevoli POSSIBILITA’ DI RIPRISTINO: difficile o impossibile VALUTAZIONE GLOBALE: valore buono (B)

COD *7210 Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae DESCRIZIONE: Trattasi di dense vegetazioni erbacee cespitose dominate da Cladium mariscus, spesso accompagnati da elevate coperture da Carex elata e C. appropinquata e da sporadiche altre specie ospitate nelle piccole depressioni con ristagno d’acqua tra i cespi, come Menianthes trifoliata. La loro collocazione nell’area risulta frammentata e comunque concentrata nella porzione orientale. ESTENSIONE: 0,92 ha PERCENTUALE DEL SITO COPERTA: 1% RAPPRESENTATIVITA’: eccellente (A) STATO DI CONSERVAZIONE: eccellente (A) CONDIZIONE ATTUALE: eccellente PROBABILITA’ DI COSERVAZIONE: - POSSIBILITA’ DI RIPRISTINO: - VALUTAZIONE GLOBALE: valore eccellente (A)

COD *91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae) DESCRIZIONE: Si tratta di formazioni boschive a dominanza di Alnus glutinosa, spesso di limitata estensione. Lo strato erbaceo, caratteristicamente discontinuo è caratterizzato da carex elata, C. appropinquata, Filipendula ulmaria e Phragmites australis. Tali formazioni si rinvengono prevalentemente nella porzione nordorientale dell’area. ESTENSIONE: 16,28 ha PERCENTUALE DEL SITO COPERTA: 12% RAPPRESENTATIVITA’: significativa (C) STATO DI CONSERVAZIONE: buono (B) CONDIZIONE ATTUALE: buona PROBABILITA’ DI COSERVAZIONE: buona POSSIBILITA’ DI RIPRISTINO: - VALUTAZIONE GLOBALE: valore significativo (C) 63

CORINE 22.4311 Comunità idrofile ancorate sul fondo con foglie larghe a Nymphaea alba, Nuphar lutea DESCRIZIONE: Comprendono aspetti dominati da Nuphar luteum (come nella Roggia Gatto) e da Nymphaea alba (nei pressi delle sponde degli specchi d’acqua), spesso frammista a Phragmites australis, Typha angustifolia e Cladium mariscus). ESTENSIONE: 2,47 ha Capitolo 2 77

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PERCENTUALE DEL SITO COPERTA: 2% RAPPRESENTATIVITA’: eccellente (A) STATO DI CONSERVAZIONE: eccellente (A) CONDIZIONE ATTUALE: eccellente PROBABILITA’ DI COSERVAZIONE: - POSSIBILITA’ DI RIPRISTINO: - VALUTAZIONE GLOBALE: eccellente (A)

CORINE 53.21 Vegetazione erbacea a grandi carici DESCRIZIONE: A questa categoria sono state ascritte le praterie a carici dominate da Carex elata e C. appropinquata, sviluppate principalmente nella porzione nord-orientale dell’area e caratterizzate dalla presenza esclusiva o preferenziale di Parnassia palustris e Valeriana dioica. ESTENSIONE: 7,88 ha PERCENTUALE DEL SITO COPERTA: 6% RAPPRESENTATIVITA’: eccellente (A) STATO DI CONSERVAZIONE: eccellente (A) CONDIZIONE ATTUALE: eccellente PROBABILITA’ DI COSERVAZIONE: - POSSIBILITA’ DI RIPRISTINO: - VALUTAZIONE GLOBALE: valore eccellente (A)

5. FATTORI DI CRITICITA’ E VULNERABILITA’ FENOMENI E ATTIVITA’ NEL SITO: 100 Agricoltura Concentrata quasi esclusivamente nella porzione periferica, consiste essenzialmente nella gestione di prati umidi da sfalcio. 180 Incendio Di origine dolosa, di solito nel periodo secco invernale-primaverile. Rappresentano un fattore di disturbo significativo a causa della distruzione di piante vive, della rapida mineralizzazione della sostanza organica e della deposizione delle ceneri, tutti fattori che concorrono ad una alterazione del livello dei nutrienti e del pH dei substrati. 190 Altre attività forestali e agricole Azienda florovivaistica in prossimità della Roggia Gatto. 701 Inquinamento delle acque Ci sono alcuni scarichi di origine civile (azienda floriovivaistica in prossimità della Roggia Gatto), fonti probabili di eutrofizzazione. 950 Evoluzione biocenotica 64 Documenti storici di varia natura (QUAGLIA, 1884), analisi della vegetazione (RAIMONDI et al., 1999) e i risultati degli studi idrogeologici (UGGERI, 1999) mostrano come la velocità di interramento del bacino siano notevoli. Dal 1884 al 1999 la profondità del lago sarebbe infatti passata da 2.5 m a 1.36 m, la superficie dei corpi d’acqua da 540.000 m2 a 70.000 m2 circa e il volume da 900.000 m3 a 80.000 m3 circa (UGGERI, 1999). 65 970 Relazioni floristiche interspecifiche Nell’area tra le specie alloctone significativa appare la presenza di Robinia pseudoacacia. Presente anche Solidago gigantea soprattutto nella parte periferica. - Robinia pseudacacia, specie arborea Nord-Americana, nel secondo dopoguerra è stata Capitolo 2 78

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caratterizzata da una forte espansione, sia colonizzando spontaneamente coltivi abbandonati, sia invadendo i boschi degradati in seguito ai tagli irrazionali e/o delle malattie (es. moria dell'olmo). La tendenza a dominare la fitocenosi in cui penetra, portando alla banalizzazione del corredo floristico anche a livello arbustivo, può essere indubbiamente ricondotta anche al governo del bosco cui molto spesso è associata. Il governo a ceduo infatti ne esalta le attitudini eliofile e di elevata e pronta rinnovazione vegetativa, caratteristiche che rendono le specie autoctone scarsamente competitive. - Solidago gigantea. Questa specie invade le formazioni erbacee igrofile soggette a moderato interramento, velocizzando le normali dinamiche vegetazionali e promuovendo così l’ingresso di specie arbustive. La specie è dotata di semi leggerissimi, adattati al volo e prodotti in grande quantità, fattori che ne favoriscono le possibilità di colonizzazione ed espansione in tutta la vegetazione palustre, specialmente nel caso di aperture nella copertura erbacea. Nell’area è presente soprattutto a ridosso delle formazioni a dominanza di carici. FENOMENI E ATTIVITA’ NELL’AREA CIRCOSTANTE IL SITO: 400 Aree urbanizzate Sulla depressione si affacciano gli abitati di Biandronno, Bardello e Bregano.

VULNERABILITA’ COMPLESSIVA DEGLI HABITAT: L’area presenta in una superficie piuttosto ridotta la presenza di alcune vegetazioni ad elevato valore naturalistico (sfagnete, cariceti, cladieti, etc.), nonché numerose specie vegetali rare o rarissime, almeno per la Provincia di Varese. A fronte di questo elevato valore, documenti storici di varia natura (QUAGLIA, 1884), analisi della vegetazione (RAIMONDI et al., 1999) e i risultati degli studi idrogeologici (UGGERI, 1999) mostrano tuttavia come la velocità di interramento del bacino siano notevoli. Dal 1884 al 1999 la profondità del lago sarebbe infatti passata da 2.5 m a 1.36 m, la superficie dei corpi d’acqua da 540.000 m2 a 70.000 m2 circa e il volume da 900.000 m3 a 80.000 m3 circa (UGGERI, 1999). La vulnerabilità intrinseca delle vegetazioni azonali igrofile, in quanto stadi di naturali successioni che portano a vegetazioni progressivamente meno igrofile, appare dunque qui molto evidente e il fattore di criticità principale per la conservazione degli habitat medesimi. In questo quadro di vulnerabilità intrinseca complessiva, si sottolinea tuttavia la maggiore fragilità delle sfagnete. Si ricorda infatti come tali formazioni, a impronta microterma e a distribuzione circumboreale: - nel sito assumerebbero un carattere relittuale (in quanto residui delle formazioni risalenti al postglaciale, periodo caratterizzato da climi più freschi dell’attuale); - in generale risultano bioclimaticamente sfavorite, dal momento che le condizioni climatiche che ne hanno favorito l’insediamento non si sono più verificate pienamente (POLUNIN & WALTERS, 1987); - sono ecologicamente esigenti in quanto la loro crescita dipende da una serie di fattori idrici quali le caratteristiche della falda (il livello deve essere in contatto con la vegetazione e le fluttuazioni devono essere assenti o minime), l’oligotrofia e i bassi valori di pH (max 5-5.5). Capitolo 2 79

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A fronte dunque di una evidente vulnerabilità intrinseca, le attività presenti nel sito o nell’area circostante il sito costituiscono o possono costituire ulteriori fonti di vulnerabilità, visto che l’esistenza e l’espressione delle vegetazioni dipende in maniera più o meno stringente dalle caratteristiche chimicofisiche delle acque. 66

6. ORIENTAMENTI GESTIONALI OBIETTIVO: Mantenimento della funzionalità degli habitat igrofili. VEGETAZIONI TARGET: Tutte. AZIONI: Monitoraggio del bilancio idrico La conservazione dell’habitat dipende dalla permanenza del fattore cui esso dipende per la sua esistenza, ossia l’acqua. Tutte le azioni che in qualche modo interferiscono o possono interferire coi bilanci idrici di questi habitat devono essere opportunamente valutate mediante il supporto di strumenti e dati scientifici. Per le azioni di monitoraggio da intraprendere si faccia riferimento allo studio idrogeologico elaborato ad hoc (UGGERI, 1999). Miglioramento della qualità delle acque Il carico trofico delle acque deve essere monitorato al fine di evitare l’immissione nell’ambiente di alti livelli di nutrienti che, in un ambiente fortemente oligotrofo comporterebbe una alterazione del livello dei nutrienti e del pH dei substrati. Escavazione di chiari, canali a fondo cieco, buche La locale asportazione di biomassa permette una diversificazione del mosaico vegetazionale, aumenta la probabilità di permanenza per molte idrofite ed in generale rallenta i processi di naturale interramento. Le dimensioni e le profondità delle escavazioni andranno valutate caso per caso, pur rimanendo tuttavia nell’ambito di opere modeste. Essa potrebbe essere localizzata soprattutto all’interno delle vegetazioni periferiche più banali e/o diffuse e non deve interessare in modo più assoluto le vegetazioni a sfagno. OBIETTIVO: Conservazione ed eventuale espansione delle sfagnete.

VEGETAZIONI TARGET: COD 7150 Depressioni su substrati torbosi del Rhynchosporion. AZIONI: Monitoraggio vegetazionale Monitoraggio della conservazione delle aree a sfagno, ad esempio mediante l’istituzione di quadrati permanenti di rilevamento, tecnica del resto già attuata in altre riserve (si veda a questo proposito BRUSA, 2000, 2001, 2003, 2003). Accanto al monitoraggio vegetazionale devono essere contemporaneamente realizzata la raccolta di dati idrologici di dettaglio (vedi AZIONE seguente). I risultati potranno essere analizzati al fine di valutare l’effettivo grado di conservazione dell’habitat, stimarne il grado di autosufficienza funzionale, e pianificare interventi sperimentali volti al recupero della funzionalità, alla conservazione e alla eventuale espansione dell’habitat. Capitolo 2 80

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Esecuzione di indagini idrogeologiche di dettaglio Nelle aree a sfagno vanno impostate raccolte di dati di dettaglio volti a caratterizzare localmente: - la trofia, il pH e il chimismo delle acque; - i parametri di falda (livello e fluttuazioni). Decorticamento di aree marginali Posta l’esistenza delle condizioni ecologiche necessarie al mantenimento dell’habitat (livello di falda che raggiunge la vegetazione e costante, oligotrofia, pH acidi), appurata mediante l’esecuzione di indagini idrologiche di dettaglio (vedi sopra), si potrebbero impostare degli interventi sperimentali di decorticazione di vegetazioni limitrofe su piccole aree adiacenti alle formazioni a sfagno (es. canneti e/o cariceti) per verificare le capacità di espansione dell’habitat. 67 OBIETTIVO: Conservazione dei cariceti.

VEGETAZIONI TARGET: CORINE 53.21 Vegetazione erbacea a grandi carici. AZIONI: Contenimento di Solidago gigantea Metodo della zappatura dei rizomi seguito da trasemina con specie idonee. Monitoraggi in aree della Palude Brabbia, ripetuti annualmente a partire dal 1997, hanno permesso di evidenziare un notevole decremento del numero di steli per unità di superficie nelle aree sottoposte a simili interventi gestionali (RAIMONDI B, -2000, 2001, 2003, 2003).

7. BIBLIOGRAFIA CITATA E DI RIFERIMENTO LINEE GUIDA PER LA GESTIONE DEI SITI NATURA 2000 QUAGLIA G., 1884. Laghi e torbiere del circondario di Varese provincia di Como. Cenni cronologici con tavole idrografiche e di oggetti preistorici. RAIMONDI B, -2000, 2001, 2003, 2003. Rilevamenti vegetazionali a monitoraggio degli interventi gestionali svolti in Palude Brabbia. Provincia di Varese e LIPU Varese. Relazione tecnica non pubblicata. RAIMONDI B., BRUSA G., CERABOLINI B., 1999. Studio floristico-vegetazionale della Riserva Naturale Lago di Biandronno. Relazione tecnica. Università degli Studi dell’Insubria, Provincia di Varese - Sezione Caccia, Pesca e Agricoltura. TOSI G., ZILIO A., AUCI E., BARATELLI D., CHIARENZI B., PICCININI S., PREATONI D. G., RAIMONDI B., SCHERINI G.C., VIGANÒ A., 1999. Conoscenza delle risorse ambientali della Provincia di Varese - "Progetto SIT-FAUNA" - Relazione definitiva II Anno. Università degli Studi di Milano - Sede di Varese, Provincia di Varese - Sezione Caccia, Pesca e Agricoltura: 283 pp. UGGERI A., 1999. Studio idrogeologico della riserva naturale “Lago di Biandronno”. Relazione tecnica. Provincia di Varese - Sezione Caccia, Pesca e Agricoltura.

Capitolo 2 81

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I VINCOLI DI RISPETTO

A completamento dei vincoli presenti sul territorio comunale, la tavola dei vincoli di Legge è stata affiancata da una tavola indicante i vincoli di rispetto.

Sul territorio comunale vi è la presenza di tre pozzi pubblici per la captazione delle acque potabili posti nella zona a Sud rispetto al centro edificato. E‘ stato evidenziato il limite di inedificabilità assoluta e la relativa fascia di rispetto.

Tre sono le linee dell‘alta tensione che attraversano il territorio. Una linea ad Est di 15 Kv con fascia di rispetto di raggio 5.00 m; una da 132 Kv con fascia di rispetto di raggio pari a 19.00 m e una di 380 Kv con raggio 45.00 m. Queste ultime si trovano ad Ovest, a confine con il territorio comunale di .

Inoltre è stata evidenziata la fascia di rispetto cimiteriale pari a circa 50.00.

A completamento sono stati evidenziati gli ambiti agricoli su macroclasse F ed MF come da PTCP.

Capitolo 2 82

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2.4 œ Il Piano Cave Provinciale

Nel Giugno 2003 è stato redatto e approvato dalla Provincia di Varese il Piano Cave Provinciale. Così come per il PTPR e il PTCP si riportano di seguito i tratti e le caratteristiche riguardanti il territorio del comune di Bregano e, nel caso vi siano delle emergenze particolari, dei comuni confinanti.

Per tutto quanto qui non specificato si rimanda alla relazione, tavole ed allegati del Piano Cave Provinciale.

Capitolo 2 83

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Nel primo estratto cartografico estrapolato dalla tavola litologica del PCP si comprende la conformazione e caratteristiche tipologiche del terreno del territorio comunale.

© Sezione Suolo e Sottosuolo - Sezione Pianificazione Urbanistica | DeltaDator - Area GIS Figura 2.19 - Stralcio carta litologica del PCP

In verde acqua œ Unità =CB, settore=2MC, idrogeo=CS

D e s c rizione Unità: CB = Calcare puddingoide e calcari micritici bianchi Descrizione Settore: 2MC = Materie prime per cemento Descrizione Idrogeo: CS = Carbonatico Superiore

In verde œ Unità =Slc, settore= -, idrogeno= SL

Descrizione Unità: Descrizione Settore:

Descrizione Idrogeo: SL = Sabbioso Limoso

Capitolo 2 84

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In grigio œ Unità =LA, settore=5A, idrogeo=AL

Descrizione Unità: LA = Limi ed argille (alluvium) Descrizione Settore: 5A = Argille Descrizione Idrogeo: AL = Argilloso Limoso In arancio œ Unità =Lscm, settore=-, idrogeo=CG

Descrizione Unità: Lscm = Limi sabbiosi con ciottoli e massi (morenico)

Descrizione Settore: Descrizione Idrogeo: CG = Glaciale

Nella tavola seguente Stralcio carta litologica per settori del PCP si evidenziano i settori litologicici.

© Sezione Suolo e Sottosuolo - Sezione Pianificazione Urbanistica | DeltaDator - Area GIS Figura 2.20 - Stralcio carta litologica per settori del PCP

In azzurro - Settore=5A - Argille

Capitolo 2 85

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In Verde - Settore=2MC œ Materie prime per cemento In Rosa - Settore=1GS œ Ghiaie e sabbie

1

2

3

© Sezione Suolo e Sottosuolo - Sezione Pianificazione Urbanistica | DeltaDator - Area GIS Figura 2.21 - Stralcio carta Idrogeologica del PCP

In verde

Tema IDROGEOLOGICA Complesso GL = Ghiaioso Limoso

Area 78925500 m² In azzurro

Tema IDROGEOLOGICA Complesso CS = Carbonatico Superiore Area 7879700 m² In giallo

Tema IDROGEOLOGICA Complesso SL = Sabbioso Limoso Area 75345400 m² In senape

Tema IDROGEOLOGICA Complesso AL = Argilloso Limoso Area 65040900 m²

Capitolo 2 86

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I punti rossi indicano i pozzi pubblici, i triangoli rossi indicano le sorgenti pubbliche mentre le —T“ le giaciture.

Pozzo 1 Pozzo 2

Tema POZZI Tema POZZI

Codice pozzo 12018002.000 Codice pozzo 12018001.000

Numero 2 Numero 1 Nome 2 Nome 1 Comune BREGANO Comune BREGANO Località FUNTANITT Località FUNTANITT-C.QUAGLIA Uso P = potabile Uso P = potabile Esistenza stratigrafia False Esistenza stratigrafia True Quota piano campagna 0.00 Quota piano campagna 0.00 Profondità perforazione 40.00 Profondità perforazione 97.00

Quota falda 99 0.00 Quota falda 99 0.00

Profondità filtri Profondità filtri Costruttore Costruttore BONARIVA Data collaudo (aammgg) 19860101 Data collaudo (aammgg) 19740101 Livello statico (m) 5.00 Livello statico (m) 3.50 Livello dinamico (m) 0.00 Livello dinamico (m) 18.00 Portata al collaudo (l/s) 20.00 Portata al collaudo (l/s) 11.00 Portata utilizzata (l/s) 15.00 Portata utilizzata (l/s) 4.00

Pozzo 3 Sorgente

Tema POZZI Tema SORGENTI Codice pozzo 12018003.000 Codice sorgente 12018001.000 Numero 3 Numero 1 Nome 3 Comune Bregano Comune BREGANO Uso P = potabile Località FUNTANITT Proprietario Cons.Bardello Uso P = potabile Denominazione C.na Quaglia Esistenza stratigrafia True Data captazione 1965 Quota piano campagna 0.00 Quota sorgente 230.00 Profondità perforazione 45.00 Portata minima (l/s) 8.00 Quota falda 99 0.00 Portata media (l/s) 10.00 Profondità filtri 20.5-27.5,29-39 Portata massima (l/s) 15.00 Costruttore MANTOVANI Portata utilizzata (l/s) Data collaudo (aammgg) 19910101 Livello statico (m) 16.50 Livello dinamico (m) 18.30 Portata al collaudo (l/s) 11.50 Portata utilizzata (l/s) 0.00

Capitolo 2 87

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© Sezione Suolo e Sottosuolo - Sezione Pianificazione Urbanistica | DeltaDator - Area GIS Figura 2.22 - Stralcio carta delle Risorse Teoriche del PCP

Giallo a quadri In verde

Tema VINCOLO DI ESCAVAZIONE Tema RISORSA TEORICA Tipologia vincolo Urbanizzato Settore 2MC = Materie prime per cemento

Settore 2MC = Materie prime per cemento

Capitolo 2 88

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1

2

© Sezione Suolo e Sottosuolo - Sezione Pianificazione Urbanistica | DeltaDator - Area GIS Figura 2.23 - Stralcio carta delle Localizzazioni cave ed impianti del PCP

Cava n. 1 Cava n. 2

Tema CAVA CESSATA Tema CAVA CESSATA Codice Cava 18.02 Codice Cava 18.01 Codice Catasto Regione R/t/015/VA Codice Catasto Regione R/c/014/VA Settore Settore 2MC = Materie prime per cemento Materiale torba Materiale calcare x cemento Ditta Gatti-Cavagnini Ditta Comune Bregano Comune Bregano Località Torbiera Località Fornace Tipo cava in falda Tipo cava terrazzo Quota piano campagna Quota piano campagna Quota minima scavo Quota minima scavo Quota ciglio Quota ciglio 275.00 Quota piede Quota piede 265.00 Area m² 49270 Area m² 6220

Capitolo 2 89

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Segue stralcio della relazione allegata al piano cave riguardante la parte delle cave cessate del comune di Bregano.

Capitolo 2 90

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Scheda allegata alla relazione - Cava n. 2

Capitolo 2 91

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Scheda allegata alla relazione - Cava n. 2

Capitolo 2 92

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© Sezione Suolo e Sottosuolo - Sezione Pianificazione Urbanistica | DeltaDator - Area GIS Figura 2.24 - Stralcio carta mineraria del PCP

In marrone

Tema MINERARIA Unità Geominerarie 6a Descrizione Unità Calcari marnosi fossiliferi, calcari bioclastici con livelli di marne e lenti d'argilla

Area 766089 m²

A righe verticali

Tema MINERARIA Unità geominerarie T4

Descrizione unità Area non indagata

Area 120118604 m²

In rosso sono segnati i pozzi già precedentemente segnalati

Capitolo 2 93

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© Sezione Suolo e Sottosuolo - Sezione Pianificazione Urbanistica | DeltaDator - Area GIS Figura 2.25 - Stralcio carta uso del suolo del PCP

In rosa

Tema Vegetazione Tipo 1190 = Boschi di latifoglie misti termofili Area 64572 m²

In senape

Tema Vegetazione Tipo 1500 = Boschi di latifoglie submontani degradati Area 279093 m²

In verde

Tema Vegetazione Tipo 1390 = Boschi di latifogliemisti mesofili Area 54810 m²

Capitolo 2 94

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Puntinato fine

Tema Vegetazione Tipo 5500=Incoltierbacei

Area 3993 m²

Puntinato grosso

Tema Vegetazione

Tipo 4500 = Boscaglie ed arbusteti degradati

Area 34666 m²

© Sezione Suolo e Sottosuolo - Sezione Pianificazione Urbanistica | DeltaDator - Area GIS Figura 2.26 - Stralcio carta dei vincoli ambientali del PCP

In verde œ vincolo di boschi e foreste A righe oblique rosse œ vincolo di riserve naturali Retinato azzurro œ vincolo di rispetto fiumi e foreste

Capitolo 2 95

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© Sezione Suolo e Sottosuolo - Sezione Pianificazione Urbanistica | DeltaDator - Area GIS Figura 2.27 - Stralcio carta del vincolo idrogeologico ed altri vincoli del PCP

Retinato a righe oblique rosse

Tema VINCOLO E/O RIFERIMENTO Tipologia Rischio archeologico

Retinato a righe orizzontali verdi

Tema VINCOLO E/O RIFERIMENTI Tipologia Sito di Interesse Comunitario Nome Sito LAGO DI BIANDRONNO Numero Sito 6 Codice Sito IT2010006 Tipo Sito B Quota minima Sito 241 Quota massima Sito 259

Capitolo 2 96

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© Sezione Suolo e Sottosuolo - Sezione Pianificazione Urbanistica | DeltaDator - Area GIS Figura 2.28 - Stralcio carta dell‘indice di qualità mineraria del PCP

In rosa

Tema INDICI DI QUALITA' MINERARIA

Valore Indice di Qualità 100 Valore Indice 'Min-Max' 0 Settore 2MC = Materie prime per cemento

Capitolo 2 97

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© Sezione Suolo e Sottosuolo - Sezione Pianificazione Urbanistica | DeltaDator - Area GIS Figura 2.29 - Stralcio carta dell‘indice di qualità ed ecosistemica del PCP

Purtroppo la definizione della carta non permette di avere una visione chiara. Per quanto possibile si riconoscono:

In rosso Tema INDICI DI QUALITA' NATURALISTICA Valore Indice di Qualità 0 Valore Indice Standardizzato -1

In rosa Tema INDICI DI QUALITA' NATURALISTICA Valore Indice di Qualità 4 Valore Indice Standardizzato 0

In blu Tema INDICI DI QUALITA' NATURALISTICA Valore Indice di Qualità 19 Valore Indice Standardizzato 1

Capitolo 2 98

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© Sezione Suolo e Sottosuolo - Sezione Pianificazione Urbanistica | DeltaDator - Area GIS Figura 2.30 - Stralcio carta dell‘indice di qualità paesistica del PCP

Purtroppo la definizione della carta non permette di avere una visione chiara. Per quanto possibile si riconoscono:

In rosso

Tema INDICI DI QUALITA' PAESISTICA

Valore Indice di Qualità 0 Valore Indice Standardizzato -1

In rosa

Tema INDICI DI QUALITA' PAESISTICA Valore Indice di Qualità 2 Valore Indice Standardizzato 0

Capitolo 2 99

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© Sezione Suolo e Sottosuolo - Sezione Pianificazione Urbanistica | DeltaDator - Area GIS Figura 2.31 - Stralcio carta dell‘indice integrato standardizzato —min-max“ del PCP

Retinato orizzontale in azzurro Tema SETTORE MERCEOLOGICO Descrizione Settore 2MC = Materie prime per cemento

In azzurro Tema INDICE INTEGRATO STANDARDIZZATO MIN-MAX Valore Indice Standardizzato 0 Unità Geomineraria 6a = Calcari marnosi fossiliferi, calcari bioclastici con livelli di marne e lenti d'argilla Settore 2MC = Materie prime per cemento

In rosa Tema Esclusione per Indici di Qualità Naturalistica Valore Indice di Qualità Alto valore di Qualità Naturalistica

Capitolo 2 100

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1 © Sezione Suolo e Sottosuolo - Sezione Pianificazione Urbanistica | DeltaDator - Area GIS Figura 2.32 - Stralcio carta delle risorse potenziali del PCP

In marrone Tema Vincolo di escavazione di 2° LIVELLO Tipologia vincolo Zona con volume estraibile insufficiente Settore 2MC = Materie prime per cemento

In giallo Tema Vincolo di escavazione di 2° LIVELLO Tipologia vincolo Zona di P.R.G. esclusa Settore 2MC = Materie prime per cemento

In giallo retinato a quadretti Tema Vincolo di escavazione di 1° LIVELLO Tipologia vincolo Urbanizzato Settore 2MC = Materie prime per cemento

In azzurro Escluso per vincoli di 3° livello, configurazione geometrica e parametri minimi di Tema scavo Ambito Non classificato Valore Indice 'Min- 0 Capitolo 2 101

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Max' Unità Geomineraria 6a = Calcari marnosi fossiliferi, calcari bioclastici con livelli di marne e lenti d'argilla Settore 2MC = Materie prime per cemento

In senape Tema Vincolo di escavazione di 2° LIVELLO Tipologia vincolo Superficie insufficiente Settore 2MC = Materie prime per cemento

In beige Tema Vincolo di escavazione di 2° LIVELLO Tipologia vincolo Area periurbana Settore 2MC = Materie prime per cemento

Sulla carta dei giacimenti e la carta degli ambiti territoriali estrattivi e cave di recupero per il comune di Bregano non viene rilavato nulla.

Capitolo 2 102

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2.5 œ La pianificazione dei comuni confinanti

La fase di analisi sulle indicazioni sovracomunali di programmazione si chiude con lo studio e valutazione delle previsioni urbanistiche dei comuni contermini. Queste previsioni di fatto non insistono direttamente sul territorio ma comunque forniscono informazioni utili per la progettazione e lo sviluppo urbanistico interno.

Il comune di Bregano confina a Nord con Bardello, a Est con Biandronno, a Sud con Travedona e a Ovest con il comune di Malgesso.

Le informazioni sulla pianificazione di questi comuni sono state rilevate direttamente dal —mosaico“ dei PRG dei comuni della Provincia di Varese.

E‘ stata redatta, a scopo esemplificativo, la tavola b.2 - tavola di sintesi delle previsioni urbanistiche dei comuni contermini sulla quale si sono riportati i macro insiemi riferiti alle zone omogenee principali suddivise in:

- zona agricola - zona boschiva - zona residenziale - zona artigianle - zona industriale - zona per servizi comunali

A Sud il Comune confina con la zona boschiva di Travedona. Anche il territorio comunale di Bregano è interessato da un‘estesa corona boschiva che interessa tutta la fascia Sud-Est e parte della zona Sud-Ovest.

Salendo verso Ovest troviamo una prima fascia di zona agricola del comune di Malgesso che si trasforma, più a Nord, in zona residenziale.

A Nord si incontra, sempre nel comune di Malgesso una fascia agricola che si trasforma più in alto, verso Nord nel Comune di Bardello, in zona nuovamente boschiva.

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Nella fascia a Est, da Nord verso Sud, in un primo tratto il territorio è occupato dalla fascia lacustre del Lago di Biandronno mentre più a Sud si trasforma in zona boschiva alternata da fasce agricole.

2.6 œ Conclusioni

Alla luce di quanto sopra esposto e rilevato la componente fondamentale di riferimento per la redazione del Documento di Piano è sicuramente l‘attenzione verso l‘ambiente e la conservazione e valorizzazione del paesaggio e delle caratteristiche storiche del territorio.

Come punto saldo di partenza per la pianificazione del territorio gli obiettivi principali saranno dunque quelli di conservazione dei diversi aspetti del territorio, il miglioramento e la valorizzazione dello stesso ed in secondo luogo la minimizzazione dell‘uso del suolo attraverso un sapiente uso.

Molti aspetti e caratteristiche sono ampiamente trattati, a diversa scala, all‘interno del PTPR e PTPC e nei piani specifici provinciali come il Piano Cave Provinciale.

Gli aspetti paesaggistici sono inoltre tutelati per legge e sono stati trattati all‘interno di questo capitolo.

Dalle considerazione tratte dal PTPR il territorio comunale fa parte della fascia delle colline e degli anfiteatri morenici pertanto verranno conservate secondo normativa tutte le peculiarità che questo ambito paesaggistico offre. In particolar modo verrà data importanza al sistema dei versanti collinari, delle balze e terrazzamenti che nel comune di Bregano sono presenti.

La conservazione e valorizzazione sarà rivolta non solo al paesaggio ma anche verso gli insediamenti storici e le loro caratteristiche come gli edifici di valori storico e gli impianti morfologici e tipologici degli agglomerati che connotano i caratteri tipologici locali.

A livello più ristretto la pianificazione del Documento di Piano terrà conto delle indicazioni e rilevanze contenute nel PTCP.

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All‘interno del quale non solo si parla di paesaggio a larga scala ma si elencano indirizzi anche a scala territoriale più bassa.

Particolare attenzione si darà alle zone prettamente agricole, a prato e boschive.

Punto saldo della pianificazione sarà la valorizzazione e sostenibilità del sistema della rete ecologica provinciale che trova in Bregano un punto certamente importante in quanto per l‘ottanta percento ricoperto da aree boschive e quindi habitat ideale per la riproduzione e sopravvivenza degli ecosistemi come serbatoi delle biodiversità.

Anche dall‘analisi del Piano Cave Provinciale sono emersi aspetti del territorio da tener in considerazione durante la pianificazione. Oltre alle informazioni sulla litogia del suolo importanti informazioni utili sono emerse sulla piccola storia estrattiva del comune. La presenza di due grandi cave, oramai cessate, connotano un passato imprenditoriale. Sono infatti individuate una cava di torba in falda presso il Lago di Biandronno e una, in località La Fornace, del tipo a terrazzo di materiali per calce e cemento che viene anche segnalata nel PTCP come luogo di rivalorizzazione.

Infine incrociando i dati del piano cave del PTCP e delle aree vincolate per legge si rileva l‘importante presenza delle aree boschive che come già detto ricoprono circa il 55% del territorio. Per queste zone oltre ovviamente alla salvaguardia si prevederà la rinaturalizzazione e rivalutazione ambientale.

Lo scopo principale di questa ampia analisi del territorio e della pianificazione sovracomunale è stato quello di raccogliere informazioni e indirizzi che nello strumento urbanistico comunale trovano il momento organizzativo e dispositivo guida conclusivo.

Dall‘analisi del territorio e della pianificazione sovra comunale si è preso spunto per individuare le scelte, sia di tipo ambientale che di sviluppo urbanistico, che vengono proposte nel Documento di Piano e che si inseriscono coerentemente nelle previsioni di carattere generale individuate nel PTCP.

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3 œ AVVIO DEL PROCEDIMENTO, ISTANZE DEL PRG E DEL PGT

La redazione del PGT richiede un significativo cambiamento nell‘approccio culturale e nell‘uso delle tecniche disciplinari di elaborazione del piano. Particolare importanza infatti viene data al processo partecipativo.

Già prima dell‘affidamento dell‘incarico l‘Amministrazione Comunale dà avvio alla fase di procedimento attraverso la pubblicizzazione della redazione del piano al fine di sollecitare la partecipazione attiva della cittadinanza. Chiunque abbia interesse è invitato alla collaborazione sia per la tutela degli interessi diffusi che a presentare suggerimenti e proposte.

E‘ sempre l‘Amministrazione Comunale che sin dalle prime fasi di formazione del PGT sarà invitata ad indicare quali sono i soggetti e le Autorità , Associazioni ed Istituzioni varie che siano potenzialmente coinvolti nella redazione degli atti del PGT, interpellandole attraverso riunioni consultive ove i professionisti affiancheranno l‘Amministrazione al fine di acquisire specifici apporti collaborativi.

I processi di comunicazione, informazione e partecipazioni sono infatti i cardini del percorso formativo contenuto nella legge e fondamentali per la redazione della VAS.

Contributo fondamentale del quadro ricognitivo è la raccolta e l‘analisi delle proposte e delle istanze provenienti da tali consultazioni e dalla partecipazione diretta delle figure coinvolte.

L‘altro ed importante momento partecipativo si trova preliminarmente alla fase di adozione ed approvazione del PGT. In questa fase il Documento di Piano e il Rapporto Ambientale saranno oggetto di valutazione da parte delle figure individuate nella fase precedente.

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Verranno indette varie assemblee durante le quali i professionisti spiegheranno l‘iter percorso sino a quel punto e soprattutto illustreranno gli obiettivi strategici del Piano, la tempistica di attuazione etc.

Ogni ente sarà nuovamente invitato a tali riunioni al fine di ottenere un livello di condivisione sugli obiettivi generali e di sostenibilità e sulle scelte contenute nel Documento di Piano stesso e nel Rapporto Ambientale.

Alla fine di queste consultazioni verrà redatta una Dichiarazione di Sintesi nella quale verranno riportati i risultati derivanti dalla partecipazione dei cittadini, degli Enti competenti e dalla consultazioni effettuate, motivando le scelte compiute anche in relazione al recepimento delle proposte avanzate.

All‘interno del Documento di Piano il processo partecipativo sopra illustrato è stato affrontato sia attraverso il confronto con i cittadini (istanze), sia con le parti sociali ed economiche chiamate dall‘Amministrazione e alle quali sono stati chieste informazioni ed esigenze da soddisfare.

Da questi incontri e dibattiti sono emersi sia le problematiche che le esigenze da soddisfare e da tener presente nel momento di stesura delle previsioni urbanistiche.

3.1 - Le istanze dei cittadini

Tutto ciò premesso e alla luce di quanto contenuto nella legge il comune di Bregano, in data 11 Gennaio 2006 ha dato avvio al procedimento invitando i cittadini alla collaborazione presentando proposte e suggerimenti.

L‘avviso è stato reso pubblico esponendolo all‘albo pretorio, sulle bacheche comunali e inserzionato sul quotidiano locale —La Provincia“.

Di seguito viene allegata copia dell‘avviso.

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figura 3.1 œ Avviso pubblico di avvio al procedimento

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Le istanze pervenute sono state 38 (di cui 3 fuori termine e già richieste nei termini). Queste sono state schedate secondo delle tabelle (che per la privacy non vengono pubblicate ma che sono consultabili presso gli uffici comunali).

Nella schedatura le istanze sono state numerate secondo l‘ordine di protocollo e sono state raggruppate per grandi insiemi a seconda della tipologia della richiesta. Inoltre, come da tabella seguente, si sono evidenziati i passaggio di destinazione urbanistica.

TIPOLOGIA E RICHIESTE N°

RESIDENZIALE 13 da standard a residenziale 2 da zona agricola a residenziale 7 da boschivo a residenziale 2 da piani attuativi a intervento diretto 2

AGRICOLO 5 da boschivo ad agricolo 3 da artigianale ad agricolo 2

ARTIGIANALE 1 da standard a artigianale 1

T- TURISTICA SPECIALE "Plan di Bregano" 16

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37% 46%

3% 14%

residenziale agricolo artigianale Plan Bregano

figura 3.2 œ Grafico riassuntivo delle istanze

Osservando il primo grafico, in figura 3.2, si rileva che il 46% delle istanze presentate riguardano le richieste, non di carattere urbanistico, fatte da alcuni cittadini residenti al Plan Bregano. Seguono con il 37% le istanze a carattere residenziale, con il 14% quelle che riguardano le zone agricole e con il 3% quelle riferite alla zona artigianale.

15%

15%

55%

15%

da zona agricola da zona boschiva da zona a standards da PPA

figura 3.3 œ Tabella riassuntiva delle istanze riguardanti il passaggio da vario tipo di zona a residenziale Capitolo 3 110

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Con il secondo grafico di figura 3.3 si sono prese in considerazione le domande a scopo residenziale. Queste sono state ulteriormente suddivise secondo la destinazione d‘uso del PRG vigente. Il dato ottenuto rivela che la maggior parte delle richieste sono state formulate su terreni che attualmente hanno destinazione agricola e boschiva rispettivamente il 55% e 15% delle domande per un totale pari a 70% delle richietse provenienti da zone a verde.

Successivamente ogni istanza è stata riportata graficamente sulla tavola c œ Individuazione sul territorio delle istanze pervenute.

L‘analisi cartografica è stata condotta su fronti paralleli: da una parte le istanze sono state evidenziate sulla base catastale con azzonamento del PRG vigente e dall‘altra sulla base aerofotogrammertica. Questo metodo ci ha permesso di individuare innanzi tutto l‘esatta posizione dei mappali interessati dalla richiesta e la destinazione urbanistica attuale e contemporaneamente di individuare la reale natura dell‘area in oggetto. Tutto ciò in funzione della visione più ampia di pianificazione e nell‘ottica della fattibilità della richiesta e della salvaguardia delle zone verdi sia boschive che agricole.

A conclusione dell‘analisi fatta sulle istanze pervenute si rileva che la maggior parte sono di carattere privato e non riguardano particolari suggerimenti e proposte a livello comunitario.

Le richieste dei cittadini riguardano per il 90% l‘inserimento di aree in aree edificabili di terreni a destinazione agricola o boschiva.

Nessuna istanza riguarda l‘ambito del nucleo di antica formazione.

L‘unica richiesta di zona artigianale in realtà è stata fatta al fine di eliminare di un‘area a standards insistente su parte del terreno in oggetto.

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Anche le richieste per aree agricole in realtà riguardano lo stralcio di alcuni mappali dalla zona boschiva a quella agricola.

Nell‘analisi delle istanze non sono state in questa sede prese in considerazione le richieste avanzate dai cittadini residenti nel —Plan Bregano“ in quanto le istanze da loro presentate non trovano riscontro urbanistico.

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3.2 œ Gli incontri con gli Enti e le Associazioni

Sempre in linea con le direttive della L 12/05, l‘Amministrazione Comunale ha ritenuto opportuno convocare alcuni Enti ed Associazioni proprio per acquisire pareri e proposte in merito alla stesura del PGT.

Con lettera inviata tramite fax, di seguito allegata, gli Enti sono stati invitati ad incontrate l‘Amministrazione e i Professionisti incaricati per rivolgere le loro esigenze, consigli e indicazioni necessari per lo sviluppo del territorio.

Durante gli incontri l‘Amministrazione Comunale, affiancata dai progettisti, ha illustrato le linee guida per lo sviluppo del territorio, gli obiettivi prefissi e le modalità di redazione del piano stesso.

Attraverso il confronto l‘obiettivo finale è stato quello di raccogliere le impressioni, i suggerimenti ed evidenziare le problematiche presenti sul territorio e che le associazioni stesse devono affrontano periodicamente.

Capitolo 3 113

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figura 3.4 œ Comunicazione di invito agli incontri con l‘Amministrazione

Capitolo 3 114

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figura 3.5 œ Elenco degli Enti invitati e orari degli incontri

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Considerando le dimensioni non tanto territoriali ma piuttosto di quantità di popolazione, gli enti inviatati non sono stati molti.

Cinque associazioni fanno parte del sistema provinciale mentre solo due sono direttamente coinvolte sul territorio.

Gli unici gruppi che si sono presentati sono stati questi ultimi.

Alle ore 10.15 si è tenuto il colloquio con il rappresentante della Parrocchia di Santa Maria Assunta, Don Gabriele, non più presente sul territorio di Bregano ma proveniente da Brebbia. Dopo una breve illustrazione su cosa sia un PGT e sull‘importanza del processo partecipativo, il colloquio si è subito riversato sulla consultazione rispetto alle esigenze della Parrocchia.

Si è partiti innanzi tutto dall‘analisi dei servizi proposti per le fasce di popolazione in età scolare. Purtroppo , data la scarsità attuale di bambini, le attività legate all‘oratorio sono quasi inesistenti. Addirittura per l‘anno in corso risulta esserci un solo bambino che riceverà la Prima Comunione e non presso il bel Santuario ma presso la Chiesa di Bardello.

Anche per il catechismo i bambini si rivolgono alla Parrocchia di Bardello. I tentativi sporadici di creare un dopo scuola sono falliti, sempre per la scarsità dei —frequentanti“.

Interessante però il fatto che nonostante tutto, durante la stagione estiva, alla fine delle scuole, sia attivo il servizio di oratorio feriale.

Per quanto riguarda gli adulti sono attive, ovviamente, le SS. Messe festive e prefestive. Chi, però, ha bisogno di un clericante deve rivolgersi alla Parrocchia di Bardello o di Brebbia. Non sono attivi gruppi sociali o di anziani o di Ascolto.

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Purtroppo non potendo entrare nel merito, in quanto le proprietà della Parrocchia non possono essere gestite dal Comune, si auspica che qualcosa venga fatto per sostenere almeno l‘ attività di oratorio estivo. Ciò che chiede Don Gabriele è che magari si possa allacciare una sorta di collaborazione tra Parrocchia e Comune per l‘utilizzo del campo sportivo in cambio di una piccola manutenzione, e, magari, con la ristrutturazione dei locali del vecchio oratorio attivare gruppi sociali.

Figura 3.6 - Il vecchio oratorio

Alle ore 10.30 si è tenuto il colloquio con il rappresentante dell‘Associazione —La Combriccola“, gruppo di giovani che si trova una volta alla settimana, il martedì, e che organizza eventi come mercatini, feste culinarie, corsi etc.

La sede dell‘associazione è presso il Comune. E‘ stata riservata loro una sala, completa di pc e connessione a internet. In caso di feste possono utilizzare gli spazi comunali esterni come il piazzale del parcheggio dipendenti ed il piccolo parco pubblico sempre annesso al palazzo comunale. Non sono emerse esigenze particolari, in quanto —La Combriccola“ gode già della stretta collaborazione dell‘Amministrazione Comunale.

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