PALAZZI E DIMORE SIGNORILI IN VAL DI NON Scrigni di una storia secolare In copertina: Porta della “Sala della Colonna superiore”, particolare, , Palazzo Assessorile. © 2019 Edizioni Associazione Culturale G. B. Lampi ISBN: 978-88-943936-1-3

Promosso e finanziato da: Comunità della Val di Non Provincia Autonoma di

In collaborazione con: di Cles Comune di Predaia Comune di Revò Comune di Comune di -Don Comune di Comune di Livo

Testi di: Massimo Negri

Coordinamento: Centro Culturale d’Anaunia Casa de Gentili

Fotografie: Comuni sedi delle dimore, Candido Marches, Massimo Negri, Lucia Barison e Azienda per il Turismo della Val di Non

Progetto grafico: Blue Cookies di Ferrari Consuelo

CENTRO CULTURALE D’ANAUNIA Associazione Culturale Comunità della Val di Non CASA DE GENTILI G. B. Lampi

Cles Predaia Revò Sanzeno Amblar-Don Sarnonico Livo palazzi e di mo re prefazione indice

8 - Palazzo Assessorile PALAZZI E DIMORE IN VAL DI NON 11 - Gli esterni 1 14 - Gli interni La Val di Non, scrigno e farli conoscere, attraverso di rara bellezza, racchiude in la promozione di eventi, agli sé un patrimonio storico ed abitanti del luogo ed ai nu- 28 - Casa da Marta artistico di notevole pregio ed merosi turisti che, di anno in 31 - Gli esterni incontestabile valore storico. anno, visitano la Val di Non. 2 37 - Gli interni Disseminati lungo il territorio Rientra pertanto in si scorgono austeri castel- questo ambito di attività la 42 - Casa Campia li, affascinanti chiese, sugge- pubblicazione – anche in lin- 47 - Gli esterni stivi eremi e antiche dimo- gua tedesca e inglese – del- 3 51 - Gli interni re storiche, testimoni di una la presente guida, frutto di storia secolare. un approfondito lavoro di ri- Grazie all’impegno dei cerca e ricostruzione storica 58 - Casa de Gentili Comuni, della Provincia Au- dell’identità di questi luoghi. Il 61 - Gli esterni tonoma di Trento e del Con- desiderio è che i lettori pos- 4 65 - Gli interni sorzio B.I.M. dell’Adige, questi sano immergersi nell’atmo- edifici sono stati, nel corso sfera magica di questi luoghi 74 - Casa Endrici degli anni, restaurati e resi ed essere stimolati, pertan- 77 - Gli esterni sedi di eventi culturali e mo- to, a coglierne la bellezza 5 82 - Gli interni stre d’arte. ed il fascino, partecipando La Comunità della Val alle numerose iniziative cul- di Non, avvalendosi del sup- turali che periodicamente 92 - Palazzo Morenberg porto del Centro Culturale vengono in essi organizzate. 94 - Gli esterni d’Anaunia e della collabora- 6 99 - Gli interni zione dei Comuni del territo- ASSESSORE ALLA CULTURA rio, opera costantemente al COMUNITÀ VAL DI NON 108 - Palazzo Aliprandini fine di mettere in rete e valo- Fabrizio Borzaga 112 - Gli esterni rizzare tale patrimonio di ine- 7 118 - Gli interni stimabile valore, coordinan- do e co-finanziando attività culturali con il duplice scopo Pdi tenere vivi questi luoghi B 126 - Bibliografia 6 LEGENDA Sarnonico 7 PALAZZI E DIMORE Livo IN VAL DI NON: 3 Revò

1. PALAZZO ASSESSORILE 4 Cles Sanzeno 2. CASA DA MARTA Predaia, fraz. 5 3. CASA CAMPIA Amblar-Don 1 fraz. Don Revò Cles 4. CASA DE GENTILI Sanzeno 2 Predaia 5. CASA ENDRICI fraz. Coredo Amblar-Don, fraz. Don 6. PALAZZO MORENBERG Sarnonico 7. PALAZZO ALIPRANDINI Livo Nel cuore di Prato, di Riprando Cles (1410ca.-1492), assieme a Spinazeda e a Pez- personaggio di spicco della ca- San Vigilio uno degli antichi sata e Capitano delle Valli di Non nuclei attorno ai quali si è e di Sole, a promuoverne una ri- sviluppato il paese di Cles, si strutturazione complessiva, con erge Palazzo Assessorile. annesso ampliamento dell’edificio La piazza su cui s’affaccia che assunse allora la facies odier- è un punto nevralgico per la bor- na. A celebrare la conclusione di gata anaune, con Palazzo Scotti, questi diffusi rifacimenti è anco- ove sono oggi sistemati gli uffici ra oggi l’affresco sul prospetto del comune, e Palazzo Dal Lago principale sud, quasi una sorta di de Sternfeld, ex sede del Tribu- stendardo dipinto, recante l’arme nale. Esternamente, la struttura di casa Cles e l’anno 1484. Ncompatta e austera, di sapore an- È però nel Cinquecento cora medievale, maschera bene che il palazzo conobbe il suo mas- la complessa evoluzione archi- simo splendore. Nel 1538, come tettonica della fabbrica e i diffe- da disposizioni di Bernardo Cles renti usi nel corso della sua storia: (1485-1539), dal 1514 principe ve- da casa-torre con destinazione scovo di Trento e dal 1530 cardi- abitativa e di deposito per der- nale di Santa Romana Chiesa, la rate alimentari a dimora signo- proprietà passò nelle mani di Ali- rile e, ancora, a palazzo pubbli- prando (1490ca.-1551), suo nipote co, sin da quando divenne sede prediletto, già studente di legge dell’Assessore delle Valli di Non all’università di Bologna. Nobile e e di Sole, dal quale deriva la sua cavaliere dell’Impero, Consigliere attuale denominazione. Imperiale e Ciambellano eredita- La prima testimonianza rio del Tirolo, Capitano delle Valli documentata relativa all’edificio del Noce e dei Quattro Vicariati, in risale al 1356, quando l’antica ca- Vallagarina, e del Castello di Pie- sa-torre a pianta quadrata del XIII trapiana, sulla collina est di Tren- secolo, dotata di cortina muraria to fra gli attuali abitati di Povo e esterna che si allargava a sud-est, di Villazzano, nel 1529 Aliprando fu venduta a Giovanni di Arpo- sposò Anna Wolkenstein Rode- ne di Castel Cles (morto dopo il neck (1509-1582). Fu grazie ai due 1363), entrando a far parte delle coniugi che gli ambienti dell’edifi- proprietà del nobile lignaggio no- cio vennero riqualificati e acquisi- neso, cui legò i propri destini per rono un aspetto più confortevole Palazzo Assessorile quasi trecento anni. Durante il se- nonché una maggiore dignità sul Comune di Cles condo Quattrocento, fu Giorgio piano artistico.

8 9 Qui infatti la coppia ap- promosso dall’amministrazione lari, conferiscono alla facciata prontò i propri alloggi preferen- comunale di Cles e iniziato nel Gli esterni originalità e raffinatezza. do la dimora nel centro della 2005, è stato portato a termine La sommità del fronte è borgata al castello di famiglia, nel 2009 e ha condotto a risulta- Il volume squadrato e dominata da merlature guelfe e da fuori dall’abitato di Cles, che ti importanti nonché a sorpren- massiccio dell’edificio, risalente altri apparati difensivi quali feritoie un grave incendio, divampato denti scoperte: prima fra tutte lo al tardo Medioevo, è inserito tra e caditoie che hanno assunto col nel marzo del 1542, aveva reso svelamento di una serie di affre- le due principali piazze dell’abita- tempo un carattere squisitamente temporaneamente inagibile. schi al terzo piano, che confer- to di Cles, Corso Dante e Piazza ornamentale tanto che alcune di Le decorazioni degli in- mano e consolidano l’immagine Granda. Il prospetto sud, di con- esse sono dipinte e non tampo- terni, tipiche dell’architettura au- del fabbricato come uno dei più cezione piuttosto lineare, è qua- nate come potrebbe sembrare a lica rinascimentale, esprimono preziosi e interessanti edifici del lificato da alcuni elementi carat- un primo sguardo. felicemente e in maniera tangi- fra lo scadere del Medio- terizzanti. Il portale d’ingresso, in Fra gli apparati difensi- bile cultura e gusti dei proprie- evo e la prima Età moderna. Dalla pietra rossa, è abbastanza severo vi e di servizio rientrava pure il tari, che intesero siglare con le sua apertura al pubblico, Palazzo e di forma ogivale; il soprastante torricino sul fronte settentrio- proprie iniziali e con gli stemmi Assessorile ha ospitato e conti- affresco, lavoro di un pittore di nale, in origine impiegato forse dei rispettivi casati molte delle nua ad accogliere molteplici at- ambito tedesco, mostra due an- per sistemarvi una scala di col- stanze del palazzo. tività e iniziative culturali, fra cui geli dalle ali iridate e spiegate che legamento fra i piani e ora oc- Dopo quasi tre secoli da molte mostre e rassegne esposi- sorreggono lo stemma della fami- cupato dall’ascensore che, ben quando ne erano entrati in pos- tive, rappresentazioni teatrali e glia Cles con i due leoni rampanti, dimensionato, rende la struttu- sesso, al principio degli anni ven- concerti, conferenze ed eventi di rosso e argento e dalla coda bi- ra interamente fruibile e priva di ti del Seicento, i Cles vendettero notevole richiamo. forcata, curiosamente girati verso barriere architettoniche. la fabbrica ai Thun, i quali, a loro destra (ossia alla sinistra araldica) volta, nel 1677, la cedettero alla mentre il blasone originale li vor- Magnifica Comunità di Cles. Nel rebbe rivolti a sinistra (ossia alla 1679 si stabilì qui la sede, fissa e destra araldica). Alla base della definitiva, dell’Assessore delle pittura murale è inserita l’iscri- Valli del Noce, rappresentante sul zione su pietra che commemora territorio del Principe vescovo di l’acquisizione del palazzo da par- Trento, per conto del quale am- te della Comunità di Cles nel 1677 ministrava la giustizia. Dal XVIII nonché, come già ricordato, il suo secolo in avanti l’immobile non uso quale sede stabile dell’Asses- venne mai meno alla sua desti- sore delle Valli a iniziare dal 1679. nazione pubblica e fu deputato a Al secondo piano, le varie funzioni di carattere giudi- quattro bifore ad arco trilobo ziario e amministrativo; fu luogo di chiara impostazione venezia- di detenzione e, infine, sede del na, impreziosite da modanatu- municipio di Cles. re lavorate a punta di diamante, L’accurato intervento di assieme al terrazzino centrale, restauro di cui è stato oggetto, sorretto da tre mensoloni sca-

10 11 12 13 polazioni stanziate all’epoca fra si alla tipologia a rampa unica rav- gure allegoriche, cartigli recanti Gli interni le Valli di Non e di Sole. Da que- visabile in altri contesti similari di scritte moraleggianti in lingua gre- sto locale, attraverso un’apertura importanti fabbriche del Rinasci- ca e latina e, soprattutto, gli stem- Il palazzo consta di cinque nella parete est, si può accedere mento nella nostra regione, non mi di alcune fra le più importanti piani sopra terra. Al piano terreno all’andito che porta alle scale, nel a caso legate alla famiglia Cles: famiglie nobili dell’area trenti- si può facilmente individuare la settore nordorientale, interamen- dal castello avito poco a nord del no-tirolese: famiglie con le qua- struttura compositiva dell’insie- te riconfigurate nell’ambito degli capoluogo anaune, al Magno Pa- li i Cles intrattenevano legami me, con la cellula più antica della ultimi lavori di restauro, al fine di lazzo, ossia la residenza costruita di parentela e avevano sancito casa-torre, di cui una volta entrati rendere meglio comprensibile la dalle fondamenta, entro le mura alleanze matrimoniali. si vede con chiarezza la tessitura stratificazione dell’edificio. del Castello del Buonconsiglio di Partendo dalla parete est muraria costituita da ciottoli di Giunti al primo piano, s’in- Trento, per volere del principe ve- e procedendo verso quella oc- colore grigio, bianco e rossastro, contra, sulla destra, la “Sala della scovo Bernardo Cles (1485-1539). cidentale, troviamo, da sinistra a e l’ampliamento quattrocentesco Colonna superiore” che replica, La soluzione adottata nel destra, il blasone dei Firmian ap- in facciata, organizzato in tre am- nell’aspetto, quella omonima al ripristino di questa scala ha con- pena sopra la finestra (inquartato: bienti distinti, oggi con destinazio- piano terra. Pregevoli sono il por- sentito di accordare nuovamente nel 1° e nel 4° d’argento a tre fasce ne polivalente, dove sono presen- talino in pietra rossa con un’ele- una volumetria unitaria all’ampio di rosso, caricate di tre, due e una tati anche materiale informativo e gante lavorazione a diamantino spazio della “Sala Baronale”, detta mezzelune rovesciate d’argento; pubblicazioni sull’edificio. Nell’an- bugnato nonché il bel serramento anche “del Giudizio” o “del Con- nel 2° e nel 3° d’azzurro al ramo di golo nordoccidentale, nell’area in legno massiccio, mentre la vol- siglio”, a sottolineare, una volta di cervo al naturale con quattro dira- dell’originaria casa-torre quadra- ta, parzialmente cementata, s’im- più, il molteplice utilizzo e le dif- mazioni); quello degli Arco (ai tre ta, è oggi la cosiddetta “Sala del- posta ai fianchi su peducci lapidei. ferenti funzioni giuridico-ammini- archi sovrapposti in fascia e la cor- la Colonna” che prende il nome Le tre stanzette comuni- strative che vi si svolgevano: se da verso la punta dello scudo); le dal pilastro centrale, in conci di canti sul fronte meridionale, il cui qui, infatti, in antico si amministra- armi Cles e Wolkenstein (inquar- pietra a vista, su cui s’imposta la schema planimetrico è replicato va la giustizia, in tempi più recenti tato: nel 1° e nel 4° trinciato nebu- volta a crociera. sia al secondo sia al terzo livello si riuniva il Consiglio Comunale di loso d’argento e di rosso; nel 2° e Un espositore trasparente del palazzo, hanno ora una de- Cles. È questo l’ambiente princi- nel 3° d’azzurro, cuneato allunga- accoglie copia della Tabula Cle- stinazione per lo più espositiva. pale della dimora gentilizia e quel- to in palo di tre pezzi d’argento su siana: la lastra in bronzo (cm In questi vani rimangono visibili lo che, più di altri, è connotato in una campagna di rosso); lo stem- 49,9x37,8x0,61) che, conserva- decorazioni ad affresco, ispira- chiave di rappresentanza. Lo si ma dei Lodron (di rosso, al leone ta oggi al Castello del Buoncon- te all’araldica dei Cles: sopra una evince facilmente dal dispiegarsi, d’argento, con la coda annodata siglio di Trento, fu rinvenuta in finta tappezzeria a bande bian- nella parte superiore delle pareti, in nodo d’amore) e, infine, quello località Campi Neri di Cles nel che e rosse, che si rifanno, ap- dell’esuberante fregio che costitu- dei Trautmannsdorf (inquartato: 1896 ed è rivestita di una lunga punto, ai colori dell’arme clesia- isce una vivace interpretazione del nel 1° e nel 4° d’argento a 3 trian- iscrizione in lingua latina con- na, si snoda una fascia arricchita cosiddetto peopled scroll o race- goli mantellati di rosso, in palo tente l’editto con cui, il 15 marzo da ruote o fiori stilizzati inseriti mo abitato, ove un girale vegeta- sovrapposti; nel 2° e nel 3° parti- del 46 d.C., l’imperatore Clau- in circonferenze. le, popolato di prigioni incatenati, to di rosso e d’argento, alla rosa dio (10 a.C.-54 d.C.) concesse la Anche la scala che porta putti e creature fantastiche – satiri dell’uno all’altro). cittadinanza romana ad Anauni, al secondo piano è stata ripropor- e satiresse, tritoni, nereidi, sirene Mentre sopra la scala è Sinduni e Tulliassi, e cioè alle po- zionata e riposizionata, ispirando- bicaudate –, ospita divinità e fi- un’insegna non meglio identifica-

14 15 ta, sul lato nord, sopra il finestrone quale amore verso il coniuge e pera di un artista di primo piano: mere alla capitale del suo picco- binato e riportato alle dimensioni verso il prossimo, solida e costan- un artista che risponde al nome lo stato, trasformandola da città cinquecentesche dall’ultimo inter- te anche se messa alla prova, pro- del vicentino Marcello Fogolino medievale a centro di rango eu- vento di restauro, sta lo stemma prio come l’oro che nelle fiamme (1483/1488-doc.1550/1558), attivo ropeo, degno di ospitare il gran- dei Völs-Colonna (inquartato: nel non si altera né si fonde con altri tra la natia Vicenza, Venezia e Por- de Concilio della Chiesa che si 1° e nel 4° partito, nel 1° di nero, metalli acquistando semmai mag- denone e quindi in Trentino, dopo sarebbe tenuto solo qualche anno alla fascia d’argento, caricata di gior lucentezza. All’esaltazione essere stato bandito, insieme al dopo la scomparsa del presule una croce patente di rosso e nel del casato clesiano e, in partico- fratello e collaboratore Matteo, di casa Cles. 4° di nero, alla fascia d’argen- lare, della concordia coniugale tra dai territori della Serenissima in Le tre stanze a sud, cui to, caricata di una rosa di ros- gli augusti sposi Aliprando e Anna, seguito all’omicidio di un barbie- si accede dalla Sala del Consi- so; nel 2° e nel 3° di rosso, alla genitori di ben dodici figli, contri- re friulano nel 1527, anno nel cor- glio, sono state pensate come colonna d’argento). buirebbero altresì le divinità fem- so del quale è attestato a Trento, ambienti comunicanti di eguale La sensazione che si prova minili alle estremità della parete: dove diventò pittore di corte del importanza dimensionale. qui è quella di essere in uno spazio alla sinistra Diana, con la falce di principe vescovo Bernardo Cles Unico vano interamente davvero imponente e maestoso, luna appuntata sulla fronte e in- e del suo successore Cristoforo affrescato è il centrale “Salotto che doveva impressionare anche tenta ad accarezzare un candido Madruzzo (1512-1578). del balcone”, in cui si esalta Ali- all’epoca di Aliprando e Anna, of- levriero, alla destra l’Abbondanza Fogolino operò nella resi- prando che domina, tramite un frendo ai padroni di casa e ai loro che, carica di gioielli e con una denza vescovile – il Magno Palaz- crittogramma, ovvero un miste- ospiti un dilettevole svago non cornucopia traboccante di frut- zo – e anche in numerose dimo- rioso testo cifrato, le pareti sud solo per gli occhi. La parete più ti, fiori e spighe, annuncia, con la re aristocratiche del capoluogo e nord, ove campeggiano rispet- importante è quella meridionale, scritta su di un cartiglio, di avere atesino, dei suoi dintorni e delle tivamente le lettere “ALIPR” (so- con le insegne dei proprietari del preso dimora a casa dei baroni vallate circostanti: da Palazzo Fir- pra la porta che dà sul terrazzino) palazzo, in posizione privilegiata Cles (“HIC DEGAM” e cioè “qui mian di Trento alla Torre Franca di e “ANDUS” (sopra l’ingresso alla e strategica, ai lati della figura al- trascorrerò la mia vita”). Sorpren- Mattarello, da Castel Valer di Tas- sala). Questi eleganti caratteri legorica femminile nel mezzo, che dente e sovrabbondante è la de- sullo (nel comune di Ville d’Anau- dorati, che uniti compongono il porta il seno parzialmente sco- corazione profusa in questa sala nia) a Castel Cles. La vasta ope- nome del barone, si accompagna- perto, una veste di colore rosa-a- ove al fregio appena descritto si ra del Fogolino, che al lavoro nei no, in un serrato intreccio di tralci rancio e fili di perle a impreziosirle aggiungono i motivi geometrici e cantieri trentini univa un’intensa vegetali, ai leoni araldici clesiani – i capelli, mentre al suo fianco arde floreali bianchi e rossi a foderare attività clandestina di spionag- bianchi e rossi –, a capre, lupi, sa- un fuoco guizzante. Si tratta della buona parte dei muri nonché il gio per conto della Repubblica di tiri e a curiosi draghi col corpo ca- personificazione dell’Amicizia, cui soffitto ligneo con le raffinatissi- San Marco ai danni del principato nino, che ritroviamo identici nello allude il motto “QVAM FAVSTE me pettenelle, ossia i piccoli pan- ecclesiastico dove era riparato, si ‘Studiolo’ del palazzo della Magni- NIL FICTVM IN AVRVM SEMPER nelli, sempre in legno, ornati con dipanò in quegli anni da un capo fica Comunità di in Val IDEM” (trad: “quanto fortunata- animali a monocromo e inseriti all’altro della regione e fu per tan- di Fiemme, fabbrica ricostruita su mente nulla di finto si amalgama nello spazio tra una trave e l’altra to assolta da una valida botte- commissione di Bernardo Cles tra all’oro [che] rimane sempre ugua- in cima alla parete sud. ga. L’équipe da lui guidata portò il 1537 e il 1539 e decorata dalla le”). Priva di fonti e di riscontri Una tale cura, che inte- in Val di Non le faville di quello medesima squadra di pittori co- letterari precisi, la frase richiame- ressa ogni dettaglio – anche il splendore rinascimentale che ordinata dal Fogolino. Evoche- rebbe, appunto, l’amicizia, intesa più secondario –, presuppone l’o- Bernardo Cles aveva voluto impri- rebbe Aliprando anche la testa di

16 17 18 19 Medusa al centro della parete versa da Marcello Fogolino, operò dannati non mancassero persone calce: reperti eccezionali che arric- ovest, cui fa eco, alla parete op- tuttavia in continuità tanto crono- istruite e di una certa estrazione chiscono immagine e percezione posta, una targa con l’anno 1543. logica quanto stilistica rispetto al sociale, reclusi dietro doppie por- di tali spazi. La Gorgone, infatti, alludendo alla maestro veneto. Di recente, e in te, munite di catenacci, chiavistelli La sala più a est, fra le prudenza vigile, armata e pron- maniera piuttosto persuasiva, è e spioncini serrati dall’esterno. tre in cui si organizza, sempre ta a rispondere in caso di neces- stata proposta l’attribuzione di Stretto andito poco illu- con grande chiarezza composi- sità e provocazione, richiame- questi affreschi al veronese Anto- minato a pianta rettangolare, il tiva, il blocco di facciata, è stata rebbe il nobiluomo di casa Cles nio da Vendri (1485/1489-1555) o “Vestibolo” ha le pareti affrescate denominata, in virtù delle divinità che in una simile dote poteva a un altro pittore a lui molto vicino. da fasce verticali rosse e bianche olimpiche raffigurate sulla fascia facilmente riconoscersi. Documentato in Trentino a parti- nella parte inferiore e, in alto, da superiore delle pareti, “Stanza Nell’attigua “Stanza dell’Er- re dagli anni trenta del Cinque- un fregio a grottesche su degli Dei”. Qui, scandito ai lati da ker”, le decorazioni interessano cento, il Vendri è allora attestato, giallo carico. Tra i tritoni e i gira- finte cornici a specchiature mar- soltanto il piccolo ambiente dello proprio al fianco del Fogolino, nel li vegetali del fregio, suddivisa moree, corre un fregio a sinuosi sporto o erker appunto, aggettan- cantiere di Castel Selva presso sulle quattro pareti, corre l’iscri- racemi popolati da putti paffuti, i te dal corpo dell’edificio e soste- Levico, in Valsugana. zione latina “HAC CASTE ITUR quali, per nulla impauriti dagli es- nuto, esternamente, da poderose Quanto ai restanti locali RELLIGIONE” (trad.: “per di qua seri mostruosi – capri caudati ed mensole in pietra. Nelle lunette si del secondo piano, ricavati entro si va castamente con religio- enormi galline – che li circonda- susseguono le allegorie delle Sta- il perimetro dell’antica casa-torre, ne”) che invita a procedere con no, s’arrampicano sui rami attor- gioni: verso sud è affrescata la Pri- essi constano di due ambienti pri- devota morigeratezza. cigliati per poi dondolarsi, come mavera, giovane bionda affianca- vi di decorazioni murarie e di un Se la funzione di rappre- novelli Tarzan, sopra il dorso di ta da due amorini di sapore tutto vestibolo che doveva condurre sentanza era assolta dalle sale svelti levrieri che insidiano agili fogoliniano; verso ovest Cerere e alle stanze private poste al piano del secondo piano, ornate fasto- lepri in fuga. Bacco alludono rispettivamente superiore e collegate attraverso la samente e con chiari intenti ce- Il tutto si staglia su un lu- all’Estate e all’Autunno; verso nord scala, un tempo ricavata entro il lebrativi, il terzo piano costituiva minoso sfondo giallo puntinato, è l’Inverno, nei panni di un anziano vano della torricella, internamente invece l’appartamento privato di di grande efficacia cromatica. I barbuto che si riscalda al tepore decorato. Nei primi due sono oggi Aliprando Cles e della consorte veri protagonisti della decorazio- del fuoco in un interno domesti- ricomposti i resti di serramenti e Anna Wolkenstein. Benché già da ne sono però Marte, in posizione co ben descritto. Sulla voltina a tavolati provenienti dalle carceri, decenni svolgesse tale compito, di riposo, con lancia nella mano crociera si stagliano le immagini le cui superfici presentano segni, è in età napoleonica che questo destra, armatura, elmo e schinie- della Luna e del Sole, che deter- iscrizioni, decorazioni di vario ge- livello venne definitivamente adi- ri scintillanti che rendono reali- minano il corso delle stagioni. Il nere e disegni con intenti carica- bito a carcere e i suoi vani furono sticamente i bagliori del metallo; volto del Sole è accompagnato turali, incisi o tracciati sulle assi di suddivisi in otto celle buie, rive- Diana, simbolo di una femminilità dalla scritta “COSSI RISPLEN- legno con i mezzi di cui dispone- stite di spesse assi in larice sotto morigerata e atletica, che rifugge DE D’VN CORTESE IL NOME” vano i detenuti, i quali, secondo alle quali, sino agli ultimi restauri, ogni contatto maschile restan- mentre quello della Luna dalle pa- una leggenda, avrebbero in alcuni conclusi nella primavera del 2009, do nei boschi con il suo nutrito role “SOL LA TVA LVCE L’OMBRA casi scritto addirittura con il san- sono rimasti nascosti e incredibil- seguito di Ninfe; Giove cogita- MIA REMOVE”. gue. Al di là di tali dettagli cruenti, mente ben conservati preziosi af- bondo, con l’immancabile aquila Tali affreschi sono riferibili la presenza di queste testimonian- freschi oggi riemersi assieme agli al fianco. a una personalità artistica che, di- ze lascia intuire come fra i con- originali pavimenti in battuto di Per ragioni di simmetria

20 21 è assai probabile che, opposta a cennato, dove i personaggi a ca- piccola corte, che non furono cer- ne sono invece la conoscenza e Diana, sulla parete ovest abbattu- vallo partecipano alla Caccia con to estranei alle sofisticate scelte la familiarità di Aliprando e Anna ta per creare le succitate celle e il falco, soggetto caro al mondo iconografico-tematiche operate. con la storia di Roma e con i suoi ora di nuovo eretta a dividere la cortese. Al centro della scena, l’a- E assai poco usuali furono fatti, anche con quelli meno noti “Stanza degli Dei” da quella suc- mazzone con il cappello piumato le scelte compiute nella decora- che agli occhi del moderno visi- cessiva, fosse illustrata un’altra che incede elegante sul suo de- zione dell’ultimo ambiente nell’an- tatore tendono ad apparire non divinità femminile, forse Cerere striero condotto da uno staffiere golo di sud-ovest: la “Stanza di poco oscuri. oppure Venere. e il gentiluomo accanto a lei che Apollo”. Qui, a coronare la solita Al piano, insistono poi Il programma icono- rivolge direttamente al riguardan- tappezzeria dipinta a fasce bian- il “Vestibolo”, abbastanza am- grafico così delineato era tale te il proprio viso barbuto dovreb- che e rosse alternate e imprezio- pio e con andamento est-ovest, da enfatizzare particolarmente bero essere Anna Wolkenstein site da geometrici arabeschi, è un e due locali più interni: la “Stan- le virtù muliebri e dunque, in ma- e Aliprando Cles. fregio dove personaggi maschili za del Camino” e la “Stanza del niera più o meno esplicita, quelle Il riquadro alla parete op- e femminili, desinenti in racemi, torricino”. In questi tre ambienti della baronessa Anna. È lei, del re- posta illustra invece un episodio tra insetti giganti, serpi e curiosi è venuto alla luce un interessan- sto, a essere celebrata nel locale mitologico narrato da Ovidio ne uccelli, si dispongono simmetri- tissimo ciclo di ben 34 scene a attiguo: la “Stanza di Anna”, così Le Metamorfosi. Si tratta dell’Uc- camente ai lati di tre finti busti soggetto biblico veterotestamen- detta perché, nella finta tappez- cisione del cinghiale di Calidone a marmorei classicheggianti, corre- tario, scandite da un illusionistico zeria a eleganti decorazioni ge- opera di Meleagro e dei suoi com- dati di iscrizioni. I busti raffigura- loggiato a colonne e dove i per- ometriche rosse e bianche che pagni di caccia, fra i quali è la bel- no Apollo, dio della musica e della sonaggi sono abbigliati secondo includono i leoni rampanti dello la e temeraria vergine cacciatrice poesia, patrocinatore delle arti; la moda di metà Cinquecento e stemma clesiano – rossi su cam- Atalanta, la prima a raggiungere Geta (189-212 d.C.), figlio di Setti- i colori impiegati vedono domi- po bianco (quelli delle pareti sud con un suo dardo la temibile fiera mio Severo (146-211 d.C.) e fratello nare i verdi-azzurri, i bruni e altre e nord) e bianchi su campo rosso che da tempo devastava le foreste di Caracalla (188-217 d.C.), con il tinte fredde, specie nei paesaggi (quelli della parete ovest) – com- di Calidone. Presente pure a Castel quale fu co-imperatore di Roma che si aprono alle spalle dei pro- pare frequentemente il nome del- Cles, dove, nella saletta del secon- prima di essere ucciso; e Agrippi- tagonisti, generalmente in primo la nobildonna. Il fregio in alto si do piano prospiciente la corte, si na Minore (15-59 d.C.), ambiziosa piano. Si tratta di un unicum nel articola in riquadri a monocromo conservano affreschi d’ispirazione e calcolatrice sposa dell’impe- contesto delle dimore rinascimen- rosso ramato su fondo blu, incor- ovidiana, la scena dipinta rielabora ratore Claudio, sul quale riuscì a tali trentine e non solo, tanto per niciati da robuste erme con i vol- una composizione riconducibile a esercitare un forte ascendente la rarità di una siffatta scelta figu- ti di satiro. A rafforzare gli angoli Giulio Romano (1499ca.-1546) e lo spianando la strada a suo figlio rativa quanto per la non comune della stanza sono poi alcuni volti stesso vale per il Combattimento Nerone (37-68 d.C.) nella succes- ampiezza della sequenza di scene clipeati che, se da un lato ram- di Orazi e Curiazi (parete ovest), sione al trono imperiale. dipinte. Desunte dai Libri di Ge- mentano l’arte romana, dall’altro assai prossimo a stampe d’ispi- Piuttosto elusivi sono i nesi, Esodo e Numeri, esse sono manifestano una sensibilità tutta razione giuliesca. Simili pitture rapporti tra questi ultimi due per- la trasposizione ad affresco del- cinquecentesca. Il riquadro princi- murali, come e forse ancora più sonaggi dell’antichità, destinati le xilografie dell’incisore tedesco pale, sulla parete nord, è un felice di quelle del secondo piano, resti- entrambi alla damnatio memoriae, Hans Sebald Beham (1500-1550) esempio di iconografia profana e tuiscono bene la raffinata cultura e Cles, dove sono – forse – raffi- a corredo del volume Biblicae raffigura un corteo signorile su di dei padroni di casa e dei perso- gurati perché messi sotto la pro- Historiae, artificiosissimis pictu- uno sfondo paesistico appena ac- naggi gravitanti attorno alla loro tezione di Apollo. Fuori discussio- ris effigiatae, edito a Francofor-

22 23 24 25 te nel 1533 per i tipi del luterano Christian Egenolph (1502-1555), e sono dotate di didascalie, con le citazioni e i riferimenti al testo sacro, redatte in tedesco anziché in latino. È questo un altro dato singolare, specie negli anni in cui furono eseguiti gli affreschi: anni a ridosso del Concilio di Trento, che avrebbe sancito il primato della versione latina della Bib- bia a scapito delle edizioni nelle lingue nazionali. Non è allora da escludere che in queste camere, più private rispetto a quelle a vocazione pub- blica del secondo piano e dun- que frequentate abitualmente da Aliprando e Anna nella quotidia- nità più familiare, abbiano trova- to espressione loro inclinazioni e simpatie eterodosse che, a quelle date, avevano attecchito pure al- trove nel principato vescovile di Trento, anche nelle classi più agia- te, mentre lo stesso principe ve- scovo trentino Cristoforo Madruz- zo, nel 1539 succeduto al Cles alla guida della diocesi, si era speso in prima persona, durante i lavo- ri conciliari nel 1546, nella difesa dell’utilizzo delle traduzioni in vol- gare delle Sacre Scritture. Una pagina di storia e di arte molto suggestiva e non del tutto chiarita, che rende anco- ra più affascinante il viaggio alla scoperta di Palazzo Assessorile e delle sue molteplici attrattive.

26 27 Coredo, oggi frazione del difesa da profondi burroni sul- Comune di Predaia, è un impor- la vecchia strada che da Coredo tante centro della media Val di conduce a Taio (sempre nel Co- Non, su cui si affaccia come un mune di Predaia) e deve la sua ori- panoramico balcone. Nel nucleo ginale denominazione all’eponimo più antico dell’abitato, sono nu- costruttore Bracherio o Bragherio merose le fabbriche di notevole Coreth. Di lui non si hanno testi- valore storico e architettonico, monianze se non dopo la morte, alle cui mura secolari il passato avvenuta prima del 1266. Nel 1286 ha conferito un fascino inconfon- sua nipote Faidia sposò, proprio a dibile. Una delle più significative Castel Bragher, Enrico Rospaz, fi- tra queste antiche dimore, di forte glio naturale di Simone I Thun († valenza identitaria per la comuni- 1314), portando in dote al marito Ctà locale, è senza dubbio Casa da parte del maniero di famiglia. Con Marta, nel centro del paese. ulteriori transazioni, gli eredi di La sua storia affonda le ra- Bragherio, nel 1321 e nel 1322, ce- dici nel Medioevo, quando l’edifi- dettero interamente il castello fon- cio prospettava sulla tardogotica dato dal loro avo ai Thun e fecero chiesetta di San Rocco, abbattuta ritorno a Coredo. nel 1948, e si riallaccia alla nobile È opinione comune che al- famiglia dei conti Coreth: stirpe la cuni esponenti del nobile lignag- ricostruzione della cui genealogia gio si stabilissero a Casa da Mar- appare abbastanza complessa e ta, un tempo detta appunto Casa che risale a quell’Oluradino (1150 Coreda. Qui visse, fra gli altri, nella ca.-1217) al quale è legata la prima seconda metà del Quattrocento, attestazione scritta del territorio Michele Coreth, che fu massaro di Coredo nel 1170. I suoi discen- vescovile delle Valli del Noce ne- denti eressero nella zona ben due gli anni novanta del secolo e nel castelli: Castel Coreth o Coredo, di 1505 risultava avere già concluso cui si ha menzione documentaria il suo cammino terreno. A quel sin dal 1291, sorto sul piccolo col- tempo l’edificio, di fondazione le al margine orientale del paese certo più antica stando alla noti- in prossimità dell’attuale campo zia di un tale Federico Schuler ri- santo e della chiesa cimiteriale cordato come rivoluzionario e qui di Santa Maria Assunta e dell’In- residente nel 1336, doveva esse- venzione della Croce, e Castel re composto dalla sola porzione Bragher che, tra i meglio conser- nord come suggerirebbero la di- Casa da Marta vati dell’intero arco alpino, si leva stribuzione degli spazi e, in parti- Comune di Predaia, frazione Coredo tuttora maestoso su di una roccia colare, delle aperture su quel lato,

28 29 tutte di superficie ridotta e inqua- dei Sicher e dei Coreth, acquistò popolari dei più disparati angoli drate da cornici lapidee sobrie l’intero fabbricato che deve l’at- della terra, importante lascito del- Gli esterni ed essenziali. tuale denominazione alla sua con- la manifestazione Mondial Folk: la Nel corso del Cinquecen- sorte, Marta Pezzini (1749-1817), rassegna interetnica che, svoltasi Di rilevante pregio, l’immo- to, la fabbrica venne ampliata e fu originaria di Amblar (frazione del dal 2000 e per oltre un decennio bile è uno dei principali esempi di dotata della facciata sud, eretta Comune di Amblar-Don). con cadenza pressoché annuale, architettura rinascimentale in Val secondo modalità costruttive e Casa da Marta, già rico- da Coredo ha raggiunto diverse di Non, ove elementi propri della indirizzi di gusto ormai compiu- nosciuta di particolare interesse località del Trentino Alto Adige tradizione aulica convivono e si tamente rinascimentali. L’aspet- storico-artistico nel 1922 e, quindi, regalando, con le esibizioni dei meticciano con altri di estrazione to globale odierno è segnato da nel 1949, rimase proprietà dei Riz- gruppi folclorici coinvolti, prove- più rustica. Risalente, nelle parti interventi successivi connessi zardi sino al principio degli anni nienti da tutto il Mondo, emozioni più antiche, al Trecento, Casa da a cambiamenti, anche radica- settanta del Novecento, quando che è oggi possibile rivivere, al- Marta ha subito nei secoli succes- li, nella destinazione e nell’uso fu alienata, dapprima a privati e, meno in parte, negli ambienti di sivi ampliamenti e vari rifacimenti. dell’edificio. Nei secoli seguenti, in seguito, alla locale Cassa Rurale, Casa da Marta. Gli interventi più importanti data- infatti, il fabbricato mutò la sua da cui l’acquistò, nel 1992, l’allora no al Cinquecento e all’Ottocento vocazione, passando progressi- Comune di Coredo. L’ente pubbli- quando furono aggiunti, rispetti- vamente da residenza signorile a co, con il concorso della Provincia vamente, il fronte meridionale e la casa contadina. autonoma di Trento, ne ha pro- struttura a Blockbau a ovest. Questa evoluzione si at- mosso un rigoroso restauro con- Di pianta sostanzialmente tuò soprattutto a partire dal Set- servativo tra il 1995 e il 1998. Nei quadrangolare, la costruzione ri- tecento. Fin dal 1688 l’immobile suoi ambienti, sono oggi ospitati sulta oggi costituita da un piano era stato parzialmente ceduto a eventi culturali, mostre tempora- seminterrato e da tre piani com- Giacomo Antonio o Antonio Si- nee nonché due musei: quello Et- pletamente fuori terra, ai quali si cher, nato nel 1662 da Giovanni nografico della Cultura Contadina aggiunge il sottotetto. I suoi pro- Antonio detto “Cadorino” (1625- d’Anaunia e quello dei Costumi spetti forniscono una notevole va- 1703), molto probabilmente an- popolari e folclorici dal Mondo. rietà di dettagli architettonici. In che in ragione di affinità di paren- Il primo, di rilevante quali- quello a nord, i pieni predominano tela tra le famiglie Coredo e Sicher, tà documentaria, è allestito al pia- nettamente sui vuoti. Qui la quota che risalivano alla prima metà del no seminterrato. È costituito da del terreno è stata innalzata por- secolo, quando, il 27 febbraio 1615, una ricca e variegata esposizione tandola di fatto al livello del primo la contessa Caterina Coreth, nata permanente di oggetti del vissuto piano, collegato all’asse stradale nel 1582 da Antonio († 1605 ca.) quotidiano della gente nonesa nei dell’attuale via Marta tramite il ca- e Margherita Heydorf del Castello tempi andati, con speciale atten- ratteristico “pont”, che conduce a di , aveva sposato Bartolo- zione alla vita domestica, al lavoro un ampio portale con conci squa- meo di Matteo Sicher. nei campi e all’artigianato locale. Il drati in pietra chiara e dalla super- Nel corso del Settecento, secondo, ospitato al primo piano, ficie bocciardata e con chiave di Vincenzo Antonio Rizzardi (1738- contempla invece una notevole volta siglata da uno scudo sago- 1807), il fattore che gestiva con- collezione di costumi e accessori mato senza ulteriori connotazioni tadini e operai alle dipendenze ornamentali tipici delle tradizioni araldiche, accompagnato in alto

30 31 dalla data 1718 e in basso dalle ini- tati da una croce. Benché collega- articolato per l’appunto in stipi- destra e a sinistra della trifora, due ziali “A S”, riferibili con tutta pro- ta in loco all’insegna dei Crociferi ti smussati rosati e peducci più monofore di semplice fattura sot- babilità ad Antonio o Giacomo (d’azzurro a tre croci latine paten- chiari che, impreziositi da una tolineano l’armonica distribuzione Antonio Sicher (1691-1754), figlio ti d’argento che nascono da tre lavorazione a diamantino nella delle aperture nonché l’equilibrio del già ricordato Giacomo Anto- monti al naturale, quello centrale parte interna, sostengono un ar- del sistema compositivo impron- nio. Il fronte est, piuttosto sempli- più alto [alias d’azzurro a tre mon- chitrave ugualmente chiaro, sopra tato a una spiccata simmetria. ce, è cadenzato dal ritmo regolare tagne verdi sormontate da tre cui sta una lunetta in pietra liscia Al secondo piano (quarto delle aperture: quadrata e provvi- croci d’oro]), essa sembra invece dalla nuance più rosata. Al livello livello) troviamo infine dei curio- sta di grata è la finestra al piano molto più simile a quella (d’azzur- del balcone e simmetricamente si fori di dimensioni assai ridotte seminterrato, mentre rettangolari ro a tre monti all’italiana sormon- disposte ai suoi lati sono quattro sotto ai quali stanno delle men- e con cimasa modanata sono le tati da una croce al naturale o di monofore a tutto sesto. Presso- solette decorate in rosso e gial- finestre del primo e del secondo rosso) degli Eremiti di San Girola- ché uguali fra loro sono quelle lo: la loro funzione di colombaie, livello. Il prospetto sud è certa- mo della Congregazione fiesolana, collocate a sinistra della facciata, ossia di ricovero per colombi, è mente il più imponente: serrato che, istituita a Fiesole dal terziario decorate, entro gli specchi ante- chiarita dalle succitate, piccole agli angoli est e ovest da marca- francescano Carlo dei conti Gui- riori dei piedritti, da patere e se- mensole, che dovevano facilitare spigoli in pietra lavorata a bugna- di di Montegranelli (1330ca.-1417), mipatere che ospitano rispettiva- agli uccelli di spiccare il volo e di to rustico, esso mostra decorazio- fu approvata da papa Innocenzo mente corolle e semicorolle fiorite. rientrare al riparo, nonché dagli ni ad affresco cinquecentesche VII (1336-1406, papa dal 1404) e Quelle di destra, entrambe segna- affreschi contigui, che raffigurano e determina l’immagine stessa di ricondotta nell’alveo della regola te da una serie regolare di den- proprio dei piccioni. Casa da Marta. di Sant’Agostino, per essere in- telli che, ricavati nello spessore Sono indubbiamente gli Al piano seminterrato fine soppressa, benché fiorente, della pietra, corrono lungo l’arco, affreschi, che si lasciano apprez- (primo livello), la facciata è scan- da Clemente IX (1600-1669, papa hanno invece piedritti differenti: zare per lo più nella parte alta dita, ai lati, da due finestre rettan- dal 1667) nel 1668. scanalati e rudentati l’una, conno- della fabbrica, dal primo piano al golari, non molto grandi, piuttosto Al piano rialzato (secon- tati da elementi a scacchiera e a livello delle colombaie, a fornire alte da terra, dotate di inferriata e do livello), collocato nel mezzo e tortiglia l’altra. dati interessanti e chiarificatori di specchiature lapidee elegan- in asse rispetto al portale e alla A qualificare il primo spunti di lettura per meglio com- temente modanate; in posizione soprastante e modesta finestrel- piano (terzo livello) e con esso prendere lo sviluppo dell’intero centrale campeggia invece un la con inferriata, c’è un grazio- l’intera facciata è la bella trifo- prospetto e l’evoluzione dell’edifi- portale archivoltato con la data so balconcino: unico dettaglio a ra centrale composta da lesene cio nel corso della sua storia. La 1658 intagliata sul serramento in movimentare in aggetto la su- laterali squadrate e con capitelli fascia di archetti pensili, che a mo’ legno e riferibile al tempo di rea- perficie muraria. Con parapetto rudentati e colonnette media- di cornicione doveva un tempo lizzazione dell’infisso e non a quel- formato da snelle colonnette tor- ne a sezione circolare con basa- delimitare il fronte, rievoca l’ori- lo di stipiti e architrave a volta del nite in legno, ha piano di calpe- mento impostantesi, agli angoli, ginaria copertura a capanna, che portone, la cui struttura, con tutta stio e mensoloni di sostegno in su foglie rovesciate e capitello venne sostituita, nella conversio- evidenza cinquecentesca, è costi- pietra lavorata. Dicromia analoga con echino e quattro volute nei ne rurale dell’edificio, con una co- tuita da conci in calcare rosato e a quella del portone d’ingresso caulicoli angolari. pertura a quattro falde. in calcare bianco. Sulla chiave di si riscontra negli elementi lapidei Come per le altre finestre, La maggior parte della volta è poi scolpito uno stemma, che costituiscono il portale tra- gli archi sono sempre a tutto se- facciata è poi rivestita di un moti- rappresentante tre monti sormon- mite cui si accede al terrazzino, sto. Collocate rispettivamente a vo a finto bugnato liscio disegna-

32 33 34 35 to, di colorazione bianco-rosata e vegetali delle aperture laterali, sia le in Val di Non. L’innalzamento con le fughe incise nell’intonaco. per i dettagli geometrici, le mele- del livello di gronda e la modifica Gli interni Quanto alle pitture mu- grane, le zucche, le rose stilizza- dell’originaria copertura, dall’Ot- rali che incorniciano le monofore te e gli schematici fiori inscritti in tocento a padiglione e poggiante I profondi mutamenti im- e la trifora, esse fungono chiara- circonferenze che corredano la su di una robusta cintura lignea pressi all’edificio dagli interventi mente da surrogato di interven- trifora. Quest’ultima è inoltre so- che, interposta fra muri e tetto, di rinnovamento promossi per ri- ti architettonici. È questo il caso stenuta da un supporto a imbuto favoriva l’areazione della soffitta spondere alle differenti esigen- delle inquadrature delle singole espanso, sempre dipinto e defini- (funzionale allo stoccaggio di fie- ze dei proprietari succedutisi nel finestre: da quella a dente di sega to da elementi fitomorfi a guisa no e derrate alimentari nonché a corso dei secoli complicano, e della monofora di sinistra, a quella di tromba, entro il quale spiccano disporre di spazi di deposito), ne non poco, la descrizione degli in- imitante piedritti a specchio con un grande scudo a testa di caval- fanno invece un caso emblematico terni del complesso originario. Ri- clipei centrali nella monofora di lo con campo chiaro alla croce di di complesso signorile totalmente strutturazioni, rimaneggiamenti e destra sino a quella a scacchiera rosso, accompagnato da due fla- riadattato a casa colonica. In tale cambi d’uso hanno fatto perdere rossa e giallo carico che contorna gelli e da un paternostro, ossia da senso va letto pure il grande fienile molte delle caratteristiche primiti- la trifora mediana e simula, insie- un rosario. Sebbene la letteratura sul lato ovest della residenza: que- ve agli ambienti di Casa da Marta, me ai medaglioni rossi nei pen- non si sia fin qui espressa in me- sto, con il suo zoccolo in pietra che che il ripristino degli anni Novanta nacchi degli archetti a tutto se- rito, non è da escludere che an- serve da base per la soprastante e dei primi anni Duemila ha potu- sto, forse un tempo ospitanti dei che una simile insegna abbia una massiccia costruzione a setti for- to solo in parte recuperare. profili all’antica, soluzioni tipiche sua precisa valenza e vada riferita mati da travi lignee (Blockbau), La struttura d’insieme del dell’architettura veneziana tan- – almeno come ipotesi di lavoro – dimostra bene le modalità co- salone al piano seminterrato, con to lagunare quanto di terraferma. alla congregazione fiesolana, il cui struttive tipiche dell’architettura colonna centrale e volta a crocie- Riprova, questa, di come non sia stemma sigla il portale d’ingres- rustica anuane. ra, risalirebbe alla prima metà del del tutto peregrina la tradizione so al piano seminterrato. Sfugge Cinquecento. Tagliando senza un storiografica che tende a defini- invece del tutto il significato dei preciso criterio le antiche volte, il re genericamente Casa da Mar- due volti appena visibili sopra l’ar- vano fu suddiviso a inizio Otto- ta “di stile veneziano”. Le conso- co della monofora di destra: l’uno, cento (sulla testé menzionata co- nanze con la declinazione veneta forse femminile e coperto da una lonna è incisa la data 1802) a crea- del lessico protorinascimentale cuffia, è oggi quasi completamen- re ulteriori spazi a uso di deposito e rinascimentale indurrebbero a te scomparso; l’altro, incorniciato di strame, di cantine e di stalla: immaginare, qui a Coredo, l’in- da una zazzera fluente oltre mi- nel pavimento del locale a sinistra tervento di maestranze legate sura, ha tratti somatici assai poco dell’ingresso, prima degli ultimi ai territori della Serenissima per delicati e più mascolini. restauri, si conservavano ancora provenienza geografica o per Tali affreschi, pregevo- infatti il canale di scolo dei liqua- formazione culturale. le testimonianza di decorazione mi e, a ridosso della parete ovest, I restanti motivi affrescati profana convenientemente inte- la mangiatoia in pietra e legno. In paiono rispondere a esigenze di grata nell’organismo architettoni- questi ambienti è ora ospitato il carattere essenzialmente decora- co, contribuiscono a fare di Casa Museo Etnografico della Cultura tivo: ciò vale sia per i curiosi basa- da Marta uno dei maggiori esem- Contadina d’Anaunia, inaugurato menti costituiti da delicati racemi pi dell’edilizia civile rinascimenta- nel 2011 e allestito partendo dal-

36 37 38 39 la ricca collezione privata di Dario Il piano rialzato è quello strumenti musicali, oggetti e vari colonnine con capitelli e un soffit- Widmann, comprendente vari og- che più degli altri rispecchia l’or- ornamenti propri delle consue- to cassettonato, sempre in legno, getti e attrezzi di uso quotidiano, ganizzazione dell’epoca di edifi- tudini folcloristiche delle diverse che nella specchiatura centrale, a documenti della vita e del lavo- cazione di Casa da Marta. nazioni del mondo. forma di ottagono, accoglie una ro agro-silvo-pastorale dei tempi Attraversa qui la fabbri- La considerevole e va- croce e la sigla IHS, trascrizione passati, restaurati ed esposti con ca per tutta la sua lunghezza, da riopinta raccolta appartiene all’ latina dell’abbreviazione del nome didascalie che, oltre alle denomi- nord a sud, un grande corridoio Associazione Culturale Trentino di Gesù in greco (ossia Ӏησους, ma- nazioni, ne riportano in estrema centrale con il soffitto composto Mondialfolk, sorta come costola iuscolo ΙΗΣΟΥΣ), da collegare sintesi storia e impiego. A integrare di volte speculari. Su di esso di del locale gruppo folkloristico dei forse agli uomini di chiesa delle tali informazioni sono poi illustra- aprono sei porte architravate in “Lacchè” insieme al concorso di di- famiglie Sicher e Rizzardi che qui zioni e fotografie che forniscono pietra lavorata tramite le quali, da- verse associazioni e istituzioni, e risiedettero, quali don Celestino in maniera immediata chiarimenti tabili alla prima metà del Cinque- costituisce l’eredità dell’omonima Rizzardi (1819-1888), decano di circa l’uso dei manufatti presen- cento, si entra in altrettanti vani, manifestazione nata a Coredo nel Fassa e di Taio (attuale frazione tati nonché delle tradizioni e dei distribuiti regolarmente a destra 2000 ed estesasi quindi a tutto del Comune di Predaia). Nei re- costumi sociali a loro connessi. Gli e a sinistra. Le porte sono fra il territorio provinciale nel segno stanti locali di questo livello, come oggetti sono sistemati per “isole” loro diverse e più o meno sempli- della danza e del folklore, ma an- anche al secondo piano, oggi to- al fine di rispettare ed evocare ci; quelle delle stanze d’angolo a che e soprattutto del reciproco talmente riconfigurato, sono pe- le specifiche attività del passato: sud-est e a sud-ovest riprendono arricchimento derivante dall’in- riodicamente accolti eventi e ras- dalle vecchie realtà economiche l’impostazione del portalino che contro e confronto con l’altro, segne espositive di vario genere. del paese di Coredo e della Val- dà accesso al balcone e hanno promuovendo, secondo il motto le, quali agricoltura e artigianato, peducci decorati da modanature della stessa associazione, “l’unità sino alla scuola, alla devozione e a dentelli e a punta di diamante. tramite il confronto spontaneo all’emigrazione. Tra i pezzi in mo- Particolarmente interessante è il delle culture”. stra figurano anche alcune “spo- locale nell’angolo di sud-est, le cui Attraverso le scale, si giun- glie” degli antichi arredi di Casa pareti perimetrali sono rivestite ge poi al primo piano, ove si apre da Marta quali, ad esempio, le assi da tavole in legno, secondo le ca- l’ampio salone della trifora che di larice assai usurate e affiancate ratteristiche tipiche della “stube”, dà oggi la possibilità di ospitare ad altre in abete dove il processo mentre le decorazioni geometri- i matrimoni civili in una cornice di degrado veniva fermato tramite co-floreali a tempera, al centro del molto suggestiva. chiodi di ferro. soffitto, sono contornate da una Lo stato di conservazione Ai livelli superiori del fab- sinuosa cornice mistilinea in stuc- di questo piano è in parte com- bricato si accede attraverso le sca- co. È questa la cosiddetta “stanza promesso da interventi successivi le ora ricavate all’interno del bloc- dei nonni”, dove si possono ammi- e risulta dunque inferiore se rap- co del fienile ottocentesco ove è rare alcuni abiti tradizionali nonesi portato alla condizione di quello stato sistemato pure l’ascensore, e italiani assai diversi per fogge, sottostante. Malgrado ciò, esso ne che rende l’intero edificio privo di tessuti, colori e motivi decorativi riprende l’organizzazione interna barriere architettoniche e occupa da quelli esposti negli altri am- e così, nella stanza a sud-est, ri- lo spazio dei vecchi servizi igienici bienti del piano, dove sono pre- troviamo il rivestimento a pannel- a caduta (gabinetto a tonfo). sentate decine di costumi, monili, lature lignee scandite da tredici

40 41 Naturale terrazza panora- gentilizie più interessanti della Val- mica sull’intera Val di Non e, in par- le, Casa Campia sorge non lontano ticolare, sul Lago di Santa Giustina, dalla piazza principale di Revò, ai il grande invaso artificiale formatosi margini della via IV novembre, os- con la costruzione dell’imponente sia del tratto locale della Strada diga omonima ultimata nel 1951, il Statale 42 del Tonale e della Men- paese di Revò si sviluppa sul gran- dola, che sale verso il paese di Fon- de sperone proteso dalle pendici do e di qui ai passi delle Palade e del Monte Ozolo verso il bacino la- della Mendola, per poi scendere custre, fra le incisioni del torrente verso i fondovalle altoatesini. Ac- Pescara e del rio Novella. Di origini quistata dal Comune nel 1989 e in- remote, come attestano i ritrova- teramente restaurata negli anni se- menti archeologici nella zona, abi- guenti, è stata per secoli proprietà Ntata sin dall’Età del Rame, il borgo della nobile famiglia Maffei, che ve- conserva numerose testimonianze rosimilmente la ristrutturò e ampliò del proprio, illustre passato. a partire da una costruzione pree- Da sempre centro cultu- sistente assegnata dalla tradizione rale della Terza Sponda anaune, ai nobili de Campi di Cles, da cui Revò vanta numerosi palazzotti e avrebbe derivato la sua peculiare residenze signorili di rilevante im- denominazione di Campia. Dediti portanza, quali Casa Thun-Martini, alla professione notarile e ai com- ora Ziller e Zuech, e Casa Campia. merci, i Maffei revodani, che vante- La prima, con i suoi singolari affre- rebbero una discendenza da tale schi databili all’inizio del XVII se- Alphonsus Mediolanensis, stabili- colo, rappresenta uno dei più felici tosi nel 1036 a Bologna, erano ori- esempi di domus picta nelle Valli ginari della Valtellina (SO) e, come del Noce fra lo scadere del Cin- altri loro convalligiani e abitanti que e i primi decenni del Seicen- del Comasco e della Bergamasca, to, espressione del mecenatismo giunsero in Trentino nel XVI seco- di due esponenti delle principali lo. Stando all’albero genealogico stirpi aristocratiche della regione: i settecentesco conservatosi fra gli coniugi Giovanni Arbogasto Thun arredi dell’abitazione, la storia fa- (1565-1633) e Giuditta d’Arco (1564 miliare rimonterebbe a un Maffeo ca.-1629), sposata in prime nozze de Maffei “a Ganda Vallis Malenci, con il nobile anaune Carlo Gugliel- oriundus Bononiae”, ossia di Gan- mo d’Arsio e Vasio (1540ca.-1588), da in Valmalenco (SO), oriundo di morto lo stesso anno del matrimo- Bologna, che nel 1558 aveva diviso Casa Campia nio – nel 1588 – sui campi di bat- tra i figli le proprie sostanze. Dal Comune di Revò taglia nelle Fiandre. Tra le dimore suo primogenito Pietro il Vecchio,

42 43 derivarono i rami di Cles, tutt’oggi tonate d’oro poste in sbarra [alias: to in lingua volgare, in concomitan- dino e le onorificenze militari ap- fiorente, e quello revodano. alla sbarra d’argento caricata di tre za di determinate occorrenze e puntate sul petto, si conserva nelle Uno dei suoi figli, Andrea, rose al naturale]; cimiero: tronco ricorrenze storiche. Sposatosi con collezioni municipali di Revò. Alla esercitante appunto la mercatu- d’uomo privo di braccia, con abi- la nobile bolzanina Marianna de caduta di Bonaparte, Giovanni si ra, all’aprirsi del Seicento si stabilì to azzurro e cappuccio azzurro, Wisenegg, morì nell’aprile del 1806 ritirò nel paese natio, ove ricoprì a infatti nel territorio della pieve di risvoltato d’argento, portante sul a Revò, dove, sulla parete esterna lungo il ruolo di capocomune e at- Revò, morendovi novantenne nel petto le tre rose d’argento al pari dell’abside della chiesa pievana di tese alla cura dell’azienda agricola 1632. Al commercio si dedicò pure dello scudo). Santo Stefano, è ancora murata la familiare. Nel 1848, dopo i moti che il suo rampollo Jacopo (1590-1668), È però tra Sette e Otto- sua lastra tombale. Il suo nome è interessarono le maggiori capitali il quale impegnò i propri guadagni cento che vissero gli esponenti di però legato, in particolare, alla fa- europee nonché i territori asburgici, in investimenti fondiari, gettando maggior rilievo della stirpe: Jaco- tica editoriale Periodi storici e to- fu delegato a rappresentare le Valli così le basi delle successive fortune po Antonio (1745-1806), Giovanni pografia delle Valli di Non e Sole di Non e di Sole e le loro istanze alla economiche dei Maffei che, supe- (1791-1859) e Francesco (doc. 1771- nel Tirolo meridionale. Pubblicato Dieta imperiale in seno alla quale, rando i confini anauni, giunsero ad 1805). Il primo, nato a Revò dal a nel 1805, il volume con- convocata da Ferdinando I d’A- avere possedimenti nel Meranese dottore in legge Giovanni France- tiene un puntuale resoconto di dati sburgo Lorena (1793-1875, impera- (BZ), attorno ai centri di Andriano sco e da Maria Khuen, dopo aver e fatti nonché una cronologia degli tore dal 1835 al 1848), si fece latore, e Gargazzone. Fu sempre Jaco- compiuto gli studi ginnasiali fra avvenimenti capitati in queste terre assieme al resto della delegazione po, inoltre, a fare erigere, nel 1653, Trento e Merano, passò a Innsbruck dall’antichità sino ai tempi dell’au- trentina, della richiesta di aggrega- la tomba di famiglia nella locale e quindi a Vienna per i corsi uni- tore, comprendendo pure un itine- re il Trentino al Lombardo-Veneto chiesa curaziale di Santa Maria del versitari in filosofia e diritto. Nella rario geografico e descrittivo delle o di ottenerne l’autonomia ammini- Carmelo, la cui epigrafe rievoca le capitale austriaca ricevette l’incari- vallate del Noce. strativa dal Tirolo tedesco. L’inten- origini valtellinesi della casata. co di professore supplente di filo- Giovanni, figlio di Jacopo sa attività svolta su questo fronte Nel volgere di poche ge- sofia cui fu costretto a rinunciare Antonio, si formò dapprima a Mera- nel biennio 1848-1849 non produs- nerazioni, i discendenti di “Maffeus per l’infermità del padre. Rientrato no e a Trento e si trasferì poi, per gli se i risultati attesi e il Maffei abban- de Maffeis”, si erano dunque ben in patria, in seguito alla prematu- studi accademici, a Padova e a Pa- donò la politica attiva, ritirandosi a inseriti nella realtà locale e si era- ra scomparsa del genitore, si votò via. Nel 1812 interruppe la carriera vita privata. Nel 1858, un anno pri- no affermati a tal punto da essere alla cura delle sostanze di famiglia, universitaria e venne arruolato nel ma di morire, ottenne dal console elevati al rango di nobili del Sacro svolgendo pure consulenze legali e, corpo delle Guardie Reali d’Onore di Francia la medaglia di Sant’Ele- Romano Impero. Assieme alla di- soprattutto, appassionandosi delle italiane di Napoleone, militando nel na destinata, da Napoleone moren- gnità nobiliare, conferita loro, nel vicende storiche della Val di Non quale giunse al grado di marescial- te, ai suoi “compagni di gloria”. novembre del 1657, dal principe e del Trentino. lo d’alloggio e primo tenente di Personaggio di spicco nel- elettore, duca di Baviera e vica- Affiliato, dal 1768, all’Acca- cavalleria. Nell’ambito delle ultime le vicende familiari e valligiane tra rio imperiale Ferdinando Maria di demia Roveretana degli Agiati, fu campagne del viceré d’Italia Eu- Sette e Ottocento fu, infine, Fran- Wittelsbach (1636-1679), i Maffei anche membro dell’Accademia del- genio Beauharnais (1781-1824), cui cesco Maffei, uno dei padri nobili ottennero pure un nuovo stemma le Scienze di Mantova e degli Ate- prese parte, il Maffei si guadagnò il della tradizione agricola revodana (troncato: nel 1° d’oro all’aquila im- nei di Brescia e di Treviso. Giurista titolo di Cavaliere dell’Ordine della e, più in generale, anuane. Fran- periale bicipite di nero, sovrasta- ed erudito, Jacopo Antonio fu inol- Corona di Ferro. cesco, difatti, non solo importò ta da una corona imperiale; nel 2° tre dotto epigrafista, componendo Il suo ritratto su tela, che lo in loco nuove varietà di alberi da d’azzurro a tre rose d’argento bot- varie iscrizioni, tanto in latino quan- raffigura in uniforme, con lo spa- frutto, ma rivestì anche, nel 1771, la

44 45 carica di “sindaco generale” delle le, a Malga Pioverna alta (nel Co- ricondotta alla costruzione della Valli di Non e di Sole e si adoperò mune di ) il 20 ottobre del Gli esterni fabbrica dalle fondamenta, essa per la realizzazione di importan- 1915, è commemorato da una la- potrebbe più verosimilmente rife- ti infrastrutture, prima fra tutte pide celebrativa sulla facciata del La planimetria di Casa rirsi alla conclusione di un primo l’acquedotto, costruito nel 1778 Municipio di Revò. Tutte e tre da Campia non è regolare ed è con lotto di rifacimenti promossi dal per portare a Revò le acque del sposare, le sorelle Rigatti – Rosa tutta probabilità frutto dei suc- Maffei. Come anticipato, difatti, torrente Pescara. (1886-1977) e Maria (1889-1947), cessivi ampliamenti di un nucleo Casa Campia sorse su delle pree- Sebbene mediamente ina- laureate rispettivamente in ma- originario centrale di forma pres- sistenze e il suo assetto attuale è bitata durante il XIX secolo, Casa tematica e in lettere e filosofia, soché rettangolare. Il complesso il risultato di successivi interventi Campia rimase sempre patrimo- erano professoresse in pensione, architettonico si sviluppa per tre di ampliamento e ristrutturazione, nio della nobile famiglia Maffei, di Luisa (1896-1979), affabile e sola- piani fuori terra sul fronte sud-o- in massima parte documentati da generazione in generazione e fino re, si dedicava con passione alla vest, mentre, a causa della pen- indicazioni cronologiche inserite al recente passato. Al di là della cura di casa e giardino – si tra- denza del terreno su cui sorge, in precisi punti delle strutture. La sostanziale continuità nel posses- sferirono qui con l’anziana madre solo due sono quelli sul fianco più antica è appunto rappresenta- so dell’edificio, i suoi proprietari, e vi abitarono per vari lustri. Ma- settentrionale, ai quali si aggiun- ta dal 1669, seguita, a stretto giro, prima di alienarlo al Comune di ria Maffei, della quale si ricorda- ge ovviamente il sottotetto. Il pro- da quella apposta sulla meridiana Revò nel 1989, non furono i soli no le lunghe e accanite partite a spetto nord, su via IV novembre, è a margine della finestra a mattina ad abitarvi. Dai primi anni trenta canasta con cui si animavano gli scandito da eleganti finestre men- del quarto piano della torricella, ul- del Novecento e per un decen- ambienti della Campia, spirò ne- solate con cornici lapidee di buo- timata nel 1671. Il prospetto orien- nio vi risiedette il dottor Keller, gli anni settanta del Novecento na fattura: quelle al piano inferio- tale riporta un altro anno: è il 1736, farmacista del paese. A lui, infat- lasciando la casa al fratello Gia- re protette da inferriate interne e quando fu posto in opera il porta- ti, Maria Maffei (1900-1974), figlia como (1895-1979), il quale, a sua quelle al piano superiore serbanti le al livello terreno in asse al quale, postuma di Scipione (1825-1900), volta, la destinò al proprio figlio ancora i bei serramenti originali salendo lungo la facciata, s’incon- aveva affittato il primo piano pre- adottivo, che, infine, la cedette al con i vetri legati al piombo. Nel tra l’ovato che racchiude il basso- ferendo vivere presso il fratello Comune di Revò. mezzo del pianterreno campeg- rilievo rappresentante la Vergine a Giovanni (1892-1946) nel revodano L’Amministrazione ne ha gia il portale a tutto sesto in conci mezzo busto, con il capo velato e Palazzo Maffei, accanto alla chiesa promosso i restauri, conclusisi nel squadrati e con chiave di volta si- circondato da dodici stelle, secon- di Santa Maria del Carmelo. Torna- 1998, e ha recuperato l’immobile al glata da uno scudetto riportante do il modello iconografico della ta a vivere alla Campia, Maria adibì pubblico godimento, rendendolo il millesimo 1669 e la scritta “P M”, Madonna Immacolata: lavoro che a propria abitazione il piano terra fruibile per molteplici e differenti da sciogliere in Pietro Maffei. l’evidenza stilistica consiglia di e invitò a trasferirsi al livello supe- utilizzi. Cornice ideale per acco- Costui, figlio del già ri- assegnare allo scultore Pietro An- riore dello stabile le signorine Ri- gliere eventi culturali e rassegne cordato Jacopo di Andrea, era tonio Barbacovi (1693ca.-1763) di gatti, figlie del professor Bartolo- d’arte, concerti e convegni, Casa nato a Revò nel 1621 ed era sta- Taio (odierna frazione del Comune meo (1851-1932) e della nobildonna Campia offre anche la possibili- to avviato alla professione nota- di Predaia). A lambire l’icona ma- Anna de Stanchina di Livo (1858- tà, nel salone centrale al primo rile (di lui, presso l’archivio fami- riana è il grande affresco con la 1947) nonché sorelle di quell’inge- piano, di ospitare matrimoni ci- liare, donato al Comune di Revò, meridiana sormontata dall’arme gner Augusto che, nato a Monza vili e, nei locali del seminterrato, si custodiscono i rogiti relativi al della famiglia Maffei, corredata di nel 1891 e caduto combattendo, banchetti e rinfreschi nuziali. ventennio 1644-1664). Se è assai cimiero araldico. durante la prima Guerra Mondia- improbabile che la data 1669 vada Ai lati del medaglione

46 47 48 49 scolpito e dell’orologio solare, si che, con angolata in finta pietra riore, da uno spesso muro di cui dispongono, con regolare sim- e cuspide piramidale culminante Gli interni s’è trovata traccia negli ultimi re- metria, le monofore dei due piani nella banderuola segna-venti, ri- stauri, corre oggi per tutta la pro- padronali, protette, al primo livel- calca il modello di quella, datata La configurazione degli fondità del fabbricato. La sua vol- lo, da inferriate, una delle quali, a 1677, in Palazzo Maffei, presso la interni dell’edificio, definitasi so- ta è ingentilita, verso la loggia, da ridosso della sporgenza della tor- chiesetta di Santa Maria del Car- stanzialmente nella seconda metà cornici in stucco, mentre alle pa- re angolare, a profilo incurvato e melo, sempre nell’abitato di Revò. del Seicento, risente molto, quan- reti sono appesi il grande albero panciuto nella parte inferiore: una Elementi quali l’ariosa loggetta e to a tipologia d’impianto ed ele- genealogico su tela, che ripercor- foggia settecentesca, questa, che, l’aggraziata torricella apparten- menti strutturali e decorativi, dei re nel dettaglio l’evoluzione della riscontrabile nelle grate di altri gono al lessico dell’Überetscher modelli del secolo precedente di stirpe Maffei sino al tardo Sette- edifici della Val di Non, consentiva Stil, ovvero dello stile proprio ascendenza rinascimentale. Così cento, e alcuni dipinti, tra cui il ri- l’affaccio verso il basso. Il mede- dell’architettura tardo-rinascimen- è, di fatto, per i due piani padro- tratto di Domenico Antonio Thun simo tipo di inferriate ingobbite tale dell’Oltradige altoatesino, a nali che si articolano entrambi ai (1686-1758), principe vescovo di ricorre sul fronte a mezzogiorno, sud-ovest di Bolzano, e trovano i lati di un ampio andito o “porte- Trento dal 1730, effigiato in occa- in corrispondenza del volume ag- loro precedenti, ad esempio, nel- go”, su cui prospettano, a destra e sione della visita pastorale a Revò giunto nel corso del XVIII secolo le residenze Zinnenberg e Weis- a sinistra, le varie stanze. nel 1743. I bei portalini in pietra con verso sera. Tale prospetto, oggi senheim di Appiano, costruite tra Al piano interrato preval- cimase modanate, che si aprono circondato da un grazioso giardi- Cinque e Seicento da maestranze gono invece spazi dai caratteri lungo le pareti laterali, manten- netto all’italiana cinto da siepi, è lombarde e locali. rustici che ne riflettono l’antica gono gli originali serramenti li- ingemmato dall’elegante doppia destinazione d’uso a deposito e gnei del XVIII secolo. Peculiare è loggia sovrapposta: al livello del cantine. I due grandi vani principa- quello del primo ambiente che si terreno un poderoso arco a tutto li hanno volte composite che si ri- trova a destra (ovest) entrando sesto è sormontato da un para- uniscono in possenti pilastri: quel- da via IV novembre: il cosiddetto petto pieno su cui poggiano, tra- lo ottagonale, al centro del primo “vòut de fer”. Oltre questo porton- mite pilastri quadrati in muratura, grande ambiente che s’incontra cino blindato, in legno e ferro, si due archi, anch’essi a tutto sesto, entrando dal portone verso matti- custodiva un tempo l’archivio di raggiungibili per mezzo di una na, reca la data 1789, l’indicazione famiglia che, generosamente do- bella scala esterna in pietra. Al cronologica più recente fra quelle, nato dagli eredi Maffei al Comu- piano superiore, a reggere la log- già ricordate, che costellano Casa ne, annovera documenti dal XVI gia architravata sono colonnette Campia. Alla base della torricella al XX secolo e costituisce oggi il in pietra segnate da una lieve en- d’angolo si trova poi la cosiddet- Fondo Maffei del locale Archivio tasi e la balaustra è costituita da ta “camera del famiglio” con fo- Storico Comunale. Nella stanza pilastrini in legno massiccio. deratura in legno originale dove, sul lato opposto, verso mattina, Qui, su una trave del tet- secondo tradizione, alloggiava era allestita la cucina della dimora, to verso sud-ovest, è inciso l’anno lo stalliere. con il grande focolare tradiziona- 1739 a segnalare un rifacimento Il grande atrio d’ingresso le e la cappa sorretta da un tra- – almeno parziale – della coper- al piano terra, un tempo limita- vone orizzontale in legno ancora tura. Nel 1765 furono invece ese- to, all’altezza della partenza della oggi visibile. guiti lavori alla torretta di sud-est scala che conduce al livello supe- Qui si trova anche il for-

50 51 netto di caricamento della stufa ture sono fasciate da elementi le, le cui pareti sono impreziosite nalate, che salgono svelte su alti in maiolica dell’adiacente saletta fitomorfi, riveste altresì la lunga da una finta cortina drappeggia- plinti e terminano in capitelli com- con pavimento in legno a riquadri sala rettangolare che si apre a ta, datata 1673 e decorata da va- positi. Sopra il poderoso cornicio- e pareti dipinte di un delicato co- sera rispetto alla porta d’accesso porose rose al naturale evocanti ne, percorso da fregi a dentelli e lor salvia. La monumentale stufa a alla loggia. A riscaldare l’ambiente quelle che ricorrono, in sbarra, sul ovuli alternati a modanature di torre, tipico manufatto delle botte- era la stufa, poggiante su piedini blasone dei Maffei. La lunga volta foggia più semplice, sta un sof- ghe attive dalla metà del Cinque- in pietra torniti a balaustro, posta composita mostra, sull’asse, una fitto a lacunari quadrangolari ir- cento nel piccolo borgo di , all’angolo di sud-est e alimentata successione di riquadri in stuc- radiantisi dal cassettone centrale sull’altopiano della Predaia in Val dalla bocca da fuoco installata nel co dal contorno rispettivamente contraddistinto da un più elabo- di Non, è datata 1753 e poggia su contiguo “portego”. Per sistemare mistilineo e rettangolare. Presso rato ottagono. Una grande stufa uno zoccolo lapideo sostenuto da la stufa nell’unghiatura della volta, la porta-finestra che dà sulla log- di color verde ramina, esemplare gambette scanalate. Finemente il pinnacolo alla sommità è stato getta si trova il bellissimo “finto della produzione sfruzzese, con decorata in blu zaffera (o cobalto) rimosso e deposto a lato della caminetto” in pietra, con timpano camera di combustione e sovra- su fondo avorio, presenta, sul ri- torretta. Il suo colore verde rami- spezzato, per caricare la stufa a stante torretta entrambe a pianta vestimento della base, le allegorie na, su cui si stagliano i fregi orna- olle nella confinante stanza di sud- rotonda, si leva su di un basamen- dei mesi e delle stagioni alternate mentali bianco avorio, è quello più est, chiuso da sportelli in legno. to lapideo parzialmente incastrato a lesene-telamoni, mentre, nella tipico delle manifatture di Sfruz. Un’altra bocca da fuoco, esteti- nel muro e sostenuto da due sole torretta, sul cui fronte spicca lo Foderata in legno è, infine, camente meno raffinata, è poi al colonnette libere sagomate. Nel stemma dei padroni di casa, fra la piccola camera che, collegata capo opposto della sala, la cui im- piccolo andito che conduce alla colonnette tortili, cesti di frutta e direttamente con questa boiserie postazione asseconda canoni di finestra verso mattina, si può am- maschere grottesche, le raffigura- tramite una porticina con sopra- equilibrio e regolarità di stampo mirare un prezioso brano di volta zioni dei quattro continenti allo- luce su cui sono montati moduli ancora rinascimentale. a stucchi, felicemente recuperato ra conosciuti (manca l’Oceania). esagonali in vetro legati al piombo, Questa seconda bocca da negli ultimi restauri. Corrisponde poi allo spazio della insiste entro la cubatura aggiunta fuoco alimenta, nell’attigua stanza All’interno del perimetro torricella d’angolo la bella boise- nel Settecento e aggettante verso di nord-est, una stufa cilindrica in della torricella c’è poi una stanzet- rie scandita da paraste con fusti sud. Vi predominano il giallo cari- maiolica, di colore bruno manga- ta quadrata la cui parete ovest è so- scannellati e capitelli compositi, il co e dorato dei pannelli lignei alle nese, arricchita da festoncini di stituita da una semplice tramezza- disegno dei quali comprende un pareti e del soffitto piano decora- boccioli e foglie in bianco avorio, tura lignea a completamento della doppio ordine di foglie d’acanto to da un grande riquadro in stuc- da una cupola a spicchi e da un finitima boiserie. Interessanti sono sormontato da motivi a ovuli, che co dal profilo mistilineo. Dell’ad- vaso baccellato con coperchio e qui la voltina composita e il pavi- reggono un cornicione a ovoli e dizione risalente al XVIII secolo fa pigna di coronamento. mento chiaro originale, con intarsi dentelli. Nello spessore delle pa- parte anche il locale, caratterizza- Una delle stanze più carat- zigzaganti più scuri. reti sono ricavati ripiani e vari stipi to da una leggera cornice in stuc- teristiche di Casa Campia è quella Sul fronte opposto, a sera, racchiusi da sportelli. co sul soffitto, che chiude a sera il rivolta, a questo livello, a mezzo- ci sono altri ambienti, ricavati Una squisita boiserie di vano rettangolare della boiserie giorno: una tipica “stube” con ri- all’interno dell’aggiunta settecen- grande effetto decorativo, databi- testé descritta. vestimento ligneo che riprende tesca. Nel 1788 vi fu allestita una le agli inizi del Settecento, dipin- Analogamente al piano quello della boiserie ricavata nella cappella privata, con soffitto im- ta in verde e cadenzata da svelte terra, pure il primo piano si or- torricella al piano inferiore. Ecco preziosito da una doppia cornice lesene intagliate, le cui specchia- ganizza attorno al salone centra- allora le medesime lesene sca- in stucco e incavi alle pareti fun-

52 53 54 55 zionali a ospitare l’ancona dell’al- fei che, nelle annate più generose, tare, raffigurante San Giuseppe arrivavano a distribuirlo sui mer- col Bambino Gesù invocato dai cati dell’Oltradige e del Meranese fedeli. Recentemente restaurata, (BZ), raggiungendo talora pure la in virtù del serrato raffronto con piazza di Desenzano sul Lago la pala di soggetto analogo nella di Garda (BS). chiesa revodana di Santa Maria del Carmelo, viene riferita a Mat- thias Lamp (1698ca.-1780), pit- tore pusterese trapiantato a Ro- meno, in Alta Val di Non, e padre dell’assai più noto artista Giovanni Battista Lampi (1751-1830). So- pra l’ingresso alla cappella genti- lizia corre la citazione biblica dal Libro dei Numeri: “OFFERETIS HOLOCAUSTUM DOMINO” (trad. “offrirete un olocausto al Signore”). Dal salone longitudinale si gode di un’incomparabile vista sulla Val di Non che si squaderna dinnanzi agli occhi del visitatore, facendo scoprire un po’ alla volta la sua natura, la sua storia e la sua vocazione alla frutticoltura. Di qui è infatti possibi- le contemplare il Lago di Santa Giustina e Castel Cles, che vi si specchia dalla cima di un piccolo promontorio, l’imbocco della vi- cina Val di Sole e il Gruppo delle Dolomiti di Brenta, ma anche os- servare le estese colture di mele- ti che ricoprono le pendici degli altipiani anauni e i più circo- scritti vigneti di Groppello nero, fiore all’occhiello delle campagne revodane, nella produzione del quale si distinsero proprio i Maf-

56 57 Sanzeno, sviluppatosi su dell’intera vallata. uno dei tre estesi altopiani in cui Di fondazione certo più an- si articola la Val di Non, si qualifica tica, come confermano le indagini come un vero e proprio palinsesto archeologiche (2009) che hanno di sedimentazioni storiche, artisti- documentato nell’area in questio- che e religiose. Caposaldo dell’ar- ne un’attività insediativa intensa cheologia regionale con numerosi e articolata dall’epoca preromana e importanti rinvenimenti effettuati all’età rinascimentale e moderna, soprattutto a nord dell’abitato e la fabbrica conobbe trasformazio- oggi in parte conservati nel Museo ni decisive per l’assetto attuale a Retico di Sanzeno, inaugurato nel partire dalla seconda metà del Cin- 2003, il paese è anche uno dei siti quecento. In seguito, una definitiva più rilevanti della religiosità trenti- sistemazione, databile al Settecen- Sna, in virtù dei tre diaconi Martirio, to inoltrato, determinò la creazio- Sisinio e Alessandro – al secondo ne di un’autentica dimora patrizia, dei quali Sanzeno deve il proprio confacente allo status dei suoi abi- nome – che, originari della Cappa- tanti nonché ingentilita da squisi- docia (attuale Turchia) e inviati da tezze formali quali portoni decorati, San Vigilio a evangelizzare queste eleganti trifore e inferriate in ferro terre, trovarono qui il martirio il 29 battuto di non comune bellezza e maggio del 397 d. C. rarità. I proprietari eponimi del pa- Il borgo si dispone in mas- lazzetto furono i de Gentili, che ap- sima parte lungo la strada statale partenevano al rango nella nobiltà (SS 43 dir), che da Dermulo (fra- “minore” o “rurale”. zione del Comune di Predaia) sale Provenienti da , pa- verso il Passo della Mendola, e at- ese della bassa Val di Non, e di- torno alla piazza principale, da cui scendenti di quell’Oluradino (at- si risale alla piccola chiesa di Santa testazioni 1170-1205) che dei da Maria, sul ciglio di quella selvaggia Denno è tradizionale e assodato Valle del rio San Romedio ove, in capostipite, essi risultano attesta- vetta a uno scoglio roccioso, sorge ti a Sanzeno sin dai primi decenni il celebre santuario omonimo. del XVI secolo, quando, assieme ai Al cospetto della gran- suoi fratelli, Giorgio (1505ca.-post de fontana in pietra nella testé 1576), dal quale muove la genea- citata piazza, s’innalza Casa de logia dei titolari dell’edificio, si fece Gentili: immobile di inestimabi- rilasciare dalla corte di Vienna un le valore, non soltanto architet- nuovo attestato di nobiltà ove si ri- Casa de Gentili tonico, e residenza signorile tra vendicava persino un’ascendenza Comune di Sanzeno le più significative e interessanti centroitaliana da Camerino, in pro-

58 59 vincia di Macerata. Nei secoli suc- ne. Tali personaggi hanno lasciato santuario di San Romedio, stabi- cessivi, oltre a praticare l’arte della il segno anche nel palazzo avito, Gli esterni lisce un rapporto visivo diretto fra farmacia, sino, di fatto, al tempo ove la memoria di Giovanni Giorgio il palazzo e il piccolo edificio sa- della propria estinzione (farmaci- Giuseppe è ad esempio tramanda- Esternamente Casa de cro. In questo spazio, con tappeto sta fu anche l’ultimo de Gentili, il ta da ben due ritratti, eseguiti pro- Gentili, che insiste su un terreno erboso e piantumato con qualche dottor Guido, che esercitò la pro- prio nel periodo del suo servizio connotato da un dislivello tra mon- albero, in una sorta di ideale con- fessione a Egna, BZ), gli esponenti presso la fortezza nel Bellunese. te (est) e valle (ovest) di circa sei tinuità con il recupero dell’anti- del casato si distinsero nel cam- Abitata sino al 1996, Casa metri, presenta un assetto solido ca farmacia custodita all’interno po della committenza artistica e de Gentili è oggi proprietà del e compatto di ascendenza tardo- del fabbricato, sono state mes- dell’amministrazione militare. Comune di Sanzeno, che ne ha rinascimentale che, conferendole se a dimora piante aromatiche Da un lato, infatti, i fratelli promosso l’acquisto e quindi un una notevole unitarietà, tende a e officinali. A ridosso dell’immobile Francesco Antonio (1709-1771) e attento e diffuso restauro in colla- celare la sua ipotizzata genesi per e a una quota inferiore rispetto al Giovanni Michele (1712-1778) fe- borazione con enti quali la Provin- addizione di blocchi diversi e am- giardino ora descritto, si trova un cero costruire, tra il 1770 e il 1771, cia autonoma di Trento e il Consor- pliamenti successivi, secondo una cortile pavimentato, dalla super- il grandioso altare maggiore, in zio BIM dell’Adige al cui patrimonio prassi costruttiva assai comune e ficie lievemente inclinata, qualifi- marmi policromi, della locale chie- appartengono i pregevoli arredi diffusa in Valle. La fabbrica si svi- cantesi come vera e propria per- sa pievana – dal 1973 fregiantesi interni originali, comprendenti qua- luppa per tre livelli sopra terra cui tinenza di Casa de Gentili. del titolo di basilica –, cui la fami- dri, cassapanche, cassettoni e altri vanno aggiunti il sottotetto, con Il fronte nord dà invece glia donò poi anche la pala, di- mobili di epoche e stili differenti, bella struttura a capriate, e un sulla secondaria via di Sant’Ales- pinta nel 1775 da Giovanni Batti- taluni contrassegnati dallo stemma solo locale integralmente interrato sandro, cui è collegata da un tra- sta Lampi (1751-1830) e illustrante della famiglia de Gentili (bandato raggiungibile dal pianterreno, nel dizionale “pont” che, dal portone la Gloria dei Santi Martiri Sisinio d’azzurro e d’argento con cimiero cuore dell’abitazione. archivoltato in conci di pietra ro- (con l’arme de Gentili ricamata sul- a due proboscidi ugualmente ban- Verso est, l’immobile com- sati e con le imposte dell’arco sot- la dalmatica), Martirio e Alessandro date d’argento e d’azzurro), ma prende un’area abbastanza vasta, tolineate da elementi modanati in e della Madonna del Buonconsiglio. anche vasellame e utensili da cu- completamente recintata e arti- pietra più chiara, sbocca dirim- Dall’altro lato, l’appena cita- cina, una notevole raccolta di ser- colata su due livelli distinti, scan- petto alla chiesa dedicata appun- to Francesco Antonio e suo nipote rature antiche e, soprattutto, la ri- diti da un muro di contenimento to ad Alessandro, il più giovane Giovanni Giorgio Giuseppe (1740- allestenda farmacia storica col suo interno e di recente riconfigura- dei tre Martiri anauniensi. 1782), in qualità di Capitani, furo- corredo di vasetti, alambicchi e at- ti in maniera tale da rinsaldare il Il prospetto ovest si affac- no alla guida, rispettivamente dal trezzatura varia. Nella prestigiosa peculiare quanto serrato rappor- cia sulla strada statale ed è carat- 1740 al 1765 e dal 1765 al 1774, della cornice dell’edificio, che ha accolto to esistente tra l’architettura e il terizzato, al primo piano, da ben guarnigione a presidio del Castel- negli anni e tuttora ospita impor- suo esterno. Alla quota più alta è sei inferriate inginocchiate in ferro lo di Andraz a Livinallongo del Col tanti mostre d’arte, eventi culturali, stato realizzato un piccolo parco battuto che proteggono altret- di Lana in provincia di Belluno, dal convegni, seminari e serate infor- pubblico, a disposizione della col- tante finestre. Tali grate sono in- primo Quattrocento e sino alla se- mative, hanno attualmente sede lettività, direttamente collegato dubbiamente fra gli elementi più colarizzazione del principato in età il Centro Culturale d’Anaunia, “Val al paese tramite un cancello che, peculiari di Casa de Gentili. Esse napoleonica, proprietà, insieme ai di Non Multimediale” e un’attività prospiciente l’ingresso della chie- interessano anche tutte le altre vicini giacimenti minerari del Fursil, di ristorazione. setta di Santa Maria, all’imbocco aperture del medesimo livello: le del principe vescovo di Bressano- della strada che scende verso il tre sulla facciata principale, verso

60 61 62 63 sud; le due su quella settentrio- al 1774. Un arco temporale, que- Gentili, privo dei suoi colori aral- nale nonché la monofora subito sto, a cui datare dunque la realiz- dici ma ben descritto. Unitamen- Gli interni prima del “pont” che connette zazione della grata in questione e te alle summenzionate inferriate l’asse stradale, che sale a Santa di quelle a essa più strettamente a protezione delle monofore del L’interno di Casa de Gen- Maria, al portone a tutto sesto correlate, ossia delle altre in fac- primo livello, a mitigare l’impo- tili riserva al visitatore molteplici e di tipo rustico sul prospetto ciata e della prima, dopo l’ango- nenza della facciata sono diversi sorprese con un’organizzazio- orientale, segnato, sulla chiave di lo, verso la strada statale: tutte e elementi quali il poggiolo in pie- ne degli spazi ben più articolata volta, dalla data 1673. quattro contraddistinte da analo- tra, sempre al primo piano, con di quanto non lascino presagire Differenti per lavorazione ghe cimase terminanti, alla som- porta-finestra centrale e finestre gli esterni. e disegno, più o meno elaborato, mità, in una serie di anelli raccolti a tutto sesto laterali, a separare L’impianto costruttivo è le inferriate furono messe in ope- assieme e, alle estremità laterali, le quali sono colonnine dall’entasi quello tradizionale di queste aree, ra in momenti leggermente diver- in grappoli d’uva rappresentati in piuttosto marcata. con murature e volte in pietra con si, ma tutti scalati nel corso del maniera assai semplificata ma ef- Al secondo piano, appe- malta di calce spenta e un’artico- Settecento, e palesano stringenti ficace. Di certo la ricchezza e l’e- na fuori asse rispetto al terraz- lazione dei locali rispondente a ti- assonanze con analoghi manufatti suberanza decorativa che le carat- zino sottostante, c’è invece una pologie individuabili anche altrove dell’Oltradige e della Bassa Atesi- terizzano si spiegano con la loro trifora compresa tra due stipiti in Val di Non, in contesti signorili e na in Alto Adige. La critica, infat- speciale collocazione. Inserite nel squadrati sui fianchi e con due rustico-signorili affini: volte a bot- ti, ha opportunamente rilevato le contesto della facciata più ‘pub- colonne di separazione a sezio- te e a crociera al livello inferiore; corrispondenze tra le inferriate di blica’ del palazzo e rivolte alla ne circolare. Le altre aperture di porte dei diversi vani prospettanti Sanzeno e quelle di edifici civili piazza principale del paese, que- questo medesimo livello sono su un corridoio centrale, stanze dai e sacri ad Appiano (Eppan) e a ste inferriate, come pure altri det- ampie monofore rettangolari, so- soffitti piani e ingentiliti da deco- Egna (Neumarkt), località con cui tagli dello stesso prospetto, svol- briamente incorniciate in pietra, razioni pittoriche, fregi e stucchi ai i de Gentili intrattennero sempre gevano il compito di esaltare e sopra alle quali stanno dei roso- livelli superiori. Molte stanze pre- stretti legami economico-culturali celebrare i proprietari di casa. ni polilobati dipinti. Guardando sentano pavimenti in legno che, a come attesta la circostanza che A una simile funzione ri- alla parte alta dell’edificio, infine, seconda dell’importanza dell’am- gli ultimi discendenti della casata spondeva anche il portale archi- sulle travi del tetto che aggetta- biente, possono formare disegni esercitarono la professione di far- voltato, in conci lapidei squadrati no agli angoli della casa verso la più complessi grazie all’impiego macisti proprio a Egna dove ave- e chiave di volta recante inciso, piazza, evidenziati da marcaspi- di essenze differenti. A garantire vano anche un’abitazione. entro una cartella pressoché cuo- goli bocciardati, si scorge la data i collegamenti verticali sono una Al nucleo di inferriate più riforme, il millesimo 1694. Notevo- 1777, intagliata in numeri romani, scala principale, abbastanza ri- antiche appartiene quella sopra le è soprattutto il serramento in a indicare verosimilmente un rifa- pida, che congiunge attraverso l’ingresso principale, nella quale, legno intarsiato, concepito come cimento totale o parziale, a que- due rampe – l’una di seguito all’al- laddove le losanghe lobate della un arco di trionfo in miniatura con ste date, della grande copertura tra – il piano terra con il secondo parte alta cedono il passo alla gib- edicole nelle specchiature e fron- a padiglione. piano e altre scale secondarie bosità della fascia inferiore, fanno tone a ellisse spezzato, nel mezzo e di servizio. capolino le lettere “G G C G” che si del quale s’innalza un piccolo fa- La superficie complessi- è ipotizzato di riferire al già nomi- stigio a timpano triangolare. Nel- va supera i 1800 metri quadrati nato Giovanni Giorgio Giuseppe, lo specchio mediano del porto- distribuiti su tre livelli. Quello ter- Capitano di Livinallongo dal 1765 ne campeggia lo stemma dei de reno sembra avere risentito più

64 65 degli altri di adattamenti e tra- nese in tempi non poi così remoti. mente fece porre in opera il sot- aria calda funzionando pure da sformazioni durante i secoli co- Per quanto attiene più tostante portalino: Gaspare de scaldavivande. Dalle forme slan- sicché i vani hanno forme meno strettamente alla storia del pa- Gentili (1644-1689). ciate, essa è databile alla fine del regolari e risultano incastonati gli lazzo, il locale più interessante è Al primo piano l’organiz- XIX secolo ed è riconducibile alla uni negli altri: quelli lungo il peri- quello posto all’immediata sinistra zazione degli ambienti, in numero manifattura di Sfruz, sull’altopia- metro dell’edificio comunicano dell’atrio d’ingresso. Al di là di un maggiore, è più ordinata. Qui han- no della Predaia, dove la presenza tutti con l’esterno per mezzo di serramento molto pesante in le- no sede l’ufficio operativo del Cen- di fornaci e maestri specializzati finestre per lo più quadrangolari e gno e ferro, che oggi si definireb- tro Culturale d’Anaunia, con la bi- nella produzione di simili manu- dotate di inferriate. Molti di questi be ‘blindato’, stava il laboratorio blioteca e workstations dotate di fatti ceramici è documentata sin locali dovevano servire un tempo di farmacia ed erboristeria ove apparecchiature informatiche, e la dal Cinquecento. da deposito, cantine e forse stalle ancora lavorava l’ultimo de Gentili, grande sala congressi che insiste Nell’adiacente corridoio per animali da cortile e comunque il dottor Guido (1908-1993), ere- laddove un tempo era il “somass”, rettangolare, da cui si accede al di taglia medio-piccola quali polli, de e continuatore della tradizio- caratteristico delle case trentine poggiolo prospettante la piaz- conigli e maiali data la mancan- ne della propria famiglia, che sin e nonese in particolare, che una za, sta il fornetto di caricamen- za di tracce di strutture – man- dal Settecento si era orientata alla rampa carrabile unisce al livello to di questa stufa, provvisto di giatoie, abbeveratoi – necessarie professione di farmacista-erbo- della strada a nord del fabbricato bella cornice lapidea di gusto al ricovero di bestie dalla stazza rista coltivando interessi spiccati (via di Sant’Alessandro). Da que- rococò, con volute laterali deco- più importante come mucche, per le scienze naturali. La piccola sto breve tratto di collegamento rate da motivi zigrinati e coro- buoi e cavalli. officina farmaceutica, attrezzata transitavano i carri che poteva- namento a valva di conchiglia a A questo piano si snoda il di tutto punto con bilance, alam- no essere qui scaricati di quanto pettine striato. Non meno inte- percorso “Val di Non Multimedia- bicchi, boccette, ampolline e vari trasportavano. Per la ricercatezza ressante, proseguendo lungo il le”, una vera e propria vetrina del- altri utensili sarà presto riallestita delle decorazioni del suo soffit- corridoio rettangolare, è la va- la terra anaune, dei suoi tesori cul- e resa visitabile. to dipinto, dove raffinate cornici sta cucina, di là della porta al turali e naturalistici nonché delle Anche la stanza di fronte desinenti in rami di quercia so- capo opposto rispetto al terraz- sue peculiarità storiche, sociali ed è protetta da una porta assai ro- stengono grandi anfore in cristal- zino, segnata dalla presenza di economico-produttive. Grazie a busta, con intelaiatura in ferro e lo blu, con sinuosi manici ansati e un grande focolare, il cosiddetto proiezioni e filmati è possibile, ad rivestimento, sempre in lamina di altri inserti di color oro, ricolme di “foglar”, costituito da un blocco esempio, sorvolare virtualmente ferro, rinforzato da borchie e stri- felci, papiri, bacche e delicati fio- unico a forma di parallelepipedo. in elicottero l’intera vallata orien- sce disposte diagonalmente. Un rellini, si segnala inoltre la stanza Le sue dimensioni ragguardevo- tandosi tra borghi, castelli, laghi e serramento affatto simile, giusta davanti alla postazione del Centro li gli garantivano una superficie montagne da una prospettiva a dir la pertinente sottolineatura della Culturale d’Anaunia. Di notevole di scambio del calore impressio- poco insolita; pianificare escursio- critica, si ritrova nella residenza interesse è poi l’ambiente conti- nante e tale da soddisfare bene ni e ottenere puntuali ragguagli su della nobile famiglia Longo nella guo, nell’angolo di sud-ovest, fo- le necessità tanto di riscaldare molteplici itinerari; apprendere, in borgata altoatesina di Egna, con derato in legno. Vi si conserva una l’ambiente circostante quanto di maniera agile e accattivante, noti- cui i de Gentili avevano – come stufa rivestita in piastrelle di cera- cucinare i cibi utilizzando suppel- zie sulle vicende di Casa de Gentili s’è visto – una speciale consue- mica – le tipiche olle – di color bru- lettili e arnesi di cui la cucina, oggi e dei suoi abitanti, sull’agricoltura, tudine. Graffita nel muro, una no manganese cupo, con elegan- in fase di riordinamento, è dotata sull’artigiano locale e sui destini da tabula ansata reca la data 1684 te sportellino traforato nella torre in abbondanza. migranti di molte delle genti no- e il nome di colui che probabil- che consentiva la circolazione di Non mancano infatti qui

66 67 68 69 brocche, caffettiere, bricchi, re- di partenariato. glione al centro del soffitto, inten- te di stipiti e cimase modanate cipienti vari, piatti in ceramica Più esplicitamente votato to a suonare uno strumento a fiato in pietra. e peltro, paioli e tegami in rame, a funzioni di rappresentanza era andato perduto. La camera dell’angolo taluni dalla foggia curiosa come il secondo piano, che si compo- Specularmente a quanto di sud-ovest e le altre due che quello che, modellato con cavi- ne di un numero di vani minore si riscontra al piano inferiore, an- guardano unicamente a sera, e tà ad hoc per tenere le uova ben ma di maggiore estensione. Si che qui il blocco degli ambienti dunque sull’attuale strada statale, separate, riprende fedelmente la trova qui il Salone degli Stucchi, più a sud si organizza attorno a hanno raffinati soffitti con deco- tipologia della padella per fare le notevole sia per dimensioni che un lungo corridoio centrale ove razioni non solo dipinte ma anche “ova frittolate”, illustrata da Bar- per qualità dell’apparato deco- terminano le scale interne, che a rilievo. tolomeo Scappi (1500-1577), uno rativo. Il grande ambiente ha un consentono un collegamento di- Sul lato opposto c’è una dei cuochi più famosi dell’età rina- pavimento in legno, arricchito da retto con la stanza di sud-est al seconda cucina, con focolare più scimentale quando fu al servizio due stelle pentagonali in noce, e livello sottostante (oggi bibliote- piccolo rispetto a quello del pri- di vari pontefici, nella sua Opera, una fascia perimetrale lavorata, ca). Sulla parete fiancheggiante mo piano, ma ben conservato e edita per la prima volta a Vene- verosimilmente da maestranze queste scale c’è una grande inse- ancora dotato di cappa, anneri- zia nel 1570 e arricchita da ven- lombarde, in stucco chiaro nella gna, molto probabilmente dipinta ta dal secolare utilizzo. Vi sono tisette tavole incise. Molte delle parte alta delle pareti, dove sono per sancire un’alleanza matrimo- oggi disposti accessori connessi stoviglie della cucina de Gentili, modellati il blasone dei de Gentili niale tra la famiglia de Gentili e un al suo funzionamento come alari, che rispecchiano l’agiatezza dei con il suo cimiero (parete ovest) qualche altro lignaggio aristocra- treppiedi e molle ma anche i tipi- proprietari, sono oggi accurata- e, ai quattro angoli, le Allegorie tico non ancora individuato. Con ci “lavezi”, o pentole di laveggio, mente sistemate sulle scaffalature delle stagioni, personificate da una licenza poco conforme alle con tre piedini per consentirne in legno che ricoprono, quasi per dolci e paffuti puttini. Quello della regole araldiche, l’arme è divisa in l’appoggio sul piano di cottura. intero, la parete nord del loca- Primavera si dondola beatamen- quattro settori e vi sono accostati Ricavato nel muro verso est è poi le, incorniciando una porticina a te a cavalcioni di un serto di fiori due diversi blasoni con i rispettivi un lavandino affiancato dalla bi- quattro specchi. Varcata questa dalle corolle spampanate; quello cimieri: a sinistra di chi guarda è fora con gli antichi vetri a piccoli si passa in varie stanze, collegate dell’Estate impugna nella sinistra riprodotto lo stemma de Genti- esagoni tenuti assieme da filetti di l’una all’altra tramite una seque- una falce dorata e nell’altra un li (bandato d’azzurro e d’argen- piombo. In comunicazione diret- la di porte allineate e qualificate fascio di spighe, ugualmente do- to con cimiero a due proboscidi ta con la cucina è quella che con da belle decorazioni dipinte in rate; quello dell’Autunno gioca ugualmente bandate d’argento tutta probabilità fungeva da sala corrispondenza di soffitti e pa- compiaciuto con una grande ghir- e d’azzurro); a destra invece un da pranzo, come indica la deco- reti. Impiegati un tempo come landa di grappoli e pampini d’uva secondo stemma tuttora miste- razione a tempera del soffitto con salotti e camere da letto, questi che gli fa pure da corona; l’amo- rioso (d’azzurro, allo scaglione quattro eleganti alzate dorate – locali ospitano attualmente arre- rino evocante l’Inverno si avvolge d’oro, accompagnato da tre spe- una per lato –, che ospitano frutta di per l’archiviazione di materiali in un drappo che dal capo scende ronelle – o rotelle di sperone – d’o- e verdura di ogni sorta: mele, pere, e documenti prodotti e raccolti morbido a coprirgli le pudenda e ro e una fenice per cimiero). Sul nespole, prugne, ciliegie, fichi, dal Centro Culturale d’Anaunia in si scalda al tepore del vicino bra- corridoio si aprono due “falsi ca- succulente fette di anguria, me- sinergia con altre importanti real- ciere con le fiamme dorate. Un minetti”, che in passato serviva- lagrane, ma anche zucche, rape, tà istituzionali e dell’associazioni- quinto, delizioso putto sporge dal no ad alimentare delle stufe ora asparagi, carciofi e carote. smo culturale operanti in loco – e carnoso cespo di acanto, donde si non più esistenti, e si affacciano Apparato ricorrente negli non solo – all’insegna di accordi dipartono esili boccioli, nel meda- le porte dei vari locali, incornicia- ambienti del secondo piano sono

70 71 dunque le pitture che, per lo più tosto cupe, e una Scena venatoria, per l’impostazione di ritratto am- declinate in fregi e decorazioni sono però i ritratti, molti dei quali bientato con colonna scanalata e parietali, siglano anche, con una esposti nel corridoio centrale, a cortinaggio drappeggiato rosso fascia azzurro chiaro alta oltre rappresentare i pezzi più signifi- sullo sfondo, è quello della moglie un metro da terra e dipanantesi cativi della raccolta. Anna Bombardi, sposata nel set- lungo le pareti, la cappella di fa- Tanti degli effigiati sono tembre del 1771. miglia, che si incontra in cima allo esponenti della famiglia de Gentili Ancorché non esposti, ri- scalone, da cui è separata grazie che tuttavia rimangono per il mo- conoscibili con più agio grazie al diaframma costituito da un can- mento senza nome, come anoni- alle scritte che li corredano, sono i celletto in ferro battuto, finemen- mi sono a tutt’oggi gli artisti che ritratti di Padre Epifanio, al secolo te lavorato. L’aggiunta del corpo li eseguirono. I quadri hanno però Guidobaldo Giuseppe Daniele de di fabbrica verso il cortile ha reso un valore documentario per nulla Gentili (1699-1729), che, morto a necessaria l’apertura di una porta marginale sia per la storia familia- Caprarola (VT) nel marzo del 1729, laddove era un tempo l’altare. re sia per quella della moda e del aveva vestito l’abito dei Carmeli- Nell’ultimo salotto a nord costume settecenteschi, di cui of- tani scalzi nel 1716, e di San Carlo di questo livello, incisa nell’in- frono uno spaccato di impressio- Borromeo, raffigurato in devo- tonaco della parete a mezzo- nante vividezza con la loro rasse- ta preghiera davanti al crocifis- giorno, è la data 1569, di gran- gna di dettagli – anche minuti –, so. Individuabili con eguale fa- de significato per lo stabile, indagati e descritti con singolare cilità sono infine i ritratti regali perché si tratta della più antica fra acribia: dalle cuffie a due venti dell’Imperatrice Maria Teresa d’A- quelle rinvenute. ai merletti, dai monili ai ventagli sburgo (1717-1780), in abito ve- Tra i vecchi arredi di Casa sino alle squisite passamanerie dovile e dunque immortalata de Gentili, un posto di primaria per le gentildonne; dalle marsine dopo la scomparsa dell’amato importanza spetta alla quadre- ricamate ai mantelli foderati di consorte Francesco Stefano di ria, proprietà del Consorzio BIM pelliccia, dai ricercati bottoni agli Lorena (1708-1765), e del figlio Giu- dell’Adige e oggetto di uno speci- jabots di pizzo sino alle parrucche seppe II d’Asburgo Lorena (1741- fico intervento di restauro conclu- incipriate per i gentiluomini. Tra i 1790), sino alla morte della madre, sosi nel 2004. membri della casata è possibile avvenuta nel 1780, associato a lei Annoverante già dicianno- identificare con assoluta precisio- sul trono del Sacro Romano Impe- ve dipinti, ora per lo più distribuiti ne Giovanni Giorgio Giuseppe de ro. La realizzazione della coppia di negli ambienti al secondo piano Gentili (1740-1782), la cui identità dipinti andrà dunque collocata tra del palazzo, la collezione è stata ci è svelata dalla lettera che, a lui il 1765 e il 1780. implementata di recente con l’ac- indirizzata, esibisce nella mano quisizione di ulteriori tre quadri. Se sinistra e lo qualifica come Capi- alla parete nord della già descritta tano del Principe vescovo di Bres- cucina sono appese tre tele della sanone nel Castello di Andraz a seconda metà del Seicento, che Livinallongo Col di Lana (BL). raffigurano rispettivamente due Suo perfetto pendant, sia Nature morte, dalle tonalità piut- per l’analoga, ricercata cornice sia

72 Alle pendici del Monte teressante quadreria di ritratti, nei Roen, in posizione defilata su di quali, a essere effigiati, sono gli un altopiano baciato dal sole, si antenati fondatori del fabbricato, sviluppa il paese di Don, ora fra- come Giovanni Battista I Endrici zione del comune di Amblar-Don. (1703-1783) e soprattutto i nume- Il borgo è originato da tre anti- rosi uomini di chiesa della famiglia, che ville: di Sopra, di Mezzo e di autentica fucina di religiosi e di alti Sotto. Nella parte alta dell’abita- prelati: da Giovanni (1707-1754), to (Villa di Sopra), salendo dalla dottore in teologia e parroco di piazza antistante alla chiesa par- , a Celestino (1866-1940), rocchiale, oltre il caratteristico ultimo principe vescovo e primo portico di Casa Simbeni, si alza arcivescovo di Trento. il fronte di Palazzo Endrici. A co- Nono di undici figli, Ce- Astruirlo, nel corso del Settecento, lestino nacque a Don il 14 marzo furono gli Endrici. 1866. Dopo la fanciullezza tra- Originaria di Rallo – at- scorsa in Val di Non, completò tuale frazione del Comune di Ville gli studi liceali al Collegio princi- d’Anaunia – e nobilitata il 6 genna- pesco vescovile di Trento e, una io del 1535 con diploma del prin- volta conseguita la maturità, fu in- cipe vescovo di Trento Bernardo viato a perfezionarsi a Roma ove Cles (1485-1539), nel primo quarto frequentò la Pontificia Università del Seicento la famiglia Endrici si Gregoriana, risiedendo nel Colle- era trasferita a Don affermando- gio Germanico-Ungarico. Nell’Ur- si, nel volgere di appena pochi be conseguì la laurea in filosofia, decenni, fra le più cospicue del nel 1891 fu ordinato sacerdote e, paese. Rimaneggiato nella secon- nel 1892, si laureò in teologia. In da metà dell’Ottocento e, ancora, quello stesso anno rientrò in Tren- agli inizi del Novecento, l’edificio, tino e iniziò il proprio ministero passato per buona parte in mano quale cooperatore, dapprima a pubblica, è stato restaurato alla Cles, nella sua Val di Non, e poi a fine degli anni novanta del secolo Trento, nella parrocchia di Santa scorso e, quindi, sottoposto a ma- Maria Maggiore. Dal 1896 docente nutenzione in tempi più recenti, di filosofia e teologia morale pres- con l’intervento sulle facciate e il so il Seminario di Trento, gli ven- risanamento della terrazza di sud- ne poi affidata anche la cattedra est conclusisi nel 2015. Il palaz- di dottrina sociale della Chiesa. zetto conserva oggi un singolare Nei medesimi anni, fu appassio- Casa Endrici patrimonio artistico interno, costi- nato assistente spirituale dell’As- Comune di Amblar-Don tuito da arredi d’epoca e da un’in- sociazione Universitaria Cattolica

74 75 Trentina. Non ancora trentottenne, critico verso le autorità militari e diocesani e del suo gregge, ma- nel gennaio del 1904, l’imperato- le prevaricazioni ai danni dei civi- nifestando la propria avversità al Gli esterni re d’Austria Francesco Giusep- li trentini costretti – specie nelle nazionalsocialismo e alla sua per- pe (1830-1916) lo designò prin- zone di confine – ad abbondare versa ideologia e schierandosi in Tipico esempio di ar- cipe-vescovo di Trento: nomina le proprie case per andare profu- difesa della popolazione di lingua chitettura residenziale della che venne confermata dalla Santa ghi entro i territori della monar- tedesca e ladina dell’Alto Adige piccola nobiltà rurale anuane, Sede il successivo 6 febbraio. chia danubiana o in Italia, fu posto sia contro l’italianizzazione for- palazzo Endrici si articola in Dopo aver prestato giu- agli arresti domiciliari prima nella zata promossa dal fascismo sia due parti distinte. Oggi è visi- ramento nelle mani del sovrano residenza suburbana di Villa San contro la pratica delle cosiddette tabile il corpo meridionale. asburgico a Vienna, ottenne l’or- Nicolò, alle porte di Trento, e poi Opzioni, con cui, in seguito all’ac- Dall’aspetto più signo- dinazione episcopale a Roma il ad Heiligenkreuz: un’abbazia ci- cordo siglato nel giugno del 1939 rile e con brolo delimitato da 13 marzo, quando a lui e alla de- stercense di antica fondazione nel da Italia e Germania, fu imposto un muro a merli con sommi- legazione che lo accompagnava Wienerwald o Bosco viennese, a per l’appunto ad essa di optare, tà squadrata, esso assunse fu accordata un’udienza speciale sud ovest della capitale austriaca. ossia di scegliere, se mantenere l’attuale configurazione tra il da parte di papa Pio X (1835-1914), Al termine delle ostilità, il la cittadinanza italiana o ricevere 1720 e il 1758, come attestano dall’agosto del 1903 alla guida presule s’impegnò con rinnovato quella tedesca trasferendosi però le date riportate rispettiva- della Chiesa. Definito in quell’oc- slancio nella ricostruzione mate- nelle terre del Terzo Reich. mente nel sottogronda occi- casione dal pontefice “una grazia riale e morale della sua terra e del- Nell’autunno del 1940, la- dentale e in quello meridio- speciale” per la sua diocesi, mon- le sue genti, facendo i conti con sciando Don dove aveva passato nale. Sul fronte orientale di signor Endrici ne resse le sorti per i soprusi del fascismo frattanto l’estate, sostò, come era sua con- questa porzione di fabbrica, oltre tre decenni in un periodo non affermatosi in Trentino come nel suetudine, presso la basilica dei forse anche con l’intento di facile, contraddistinto dal primo resto d’Italia. Nel 1929 la diocesi Santi Martiri d’Anaunia a Sanzeno. garantire una maggiore sta- conflitto mondiale e dall’avvento trentina fu elevata da papa Pio A chi era con lui avrebbe detto: bilità all’angolo di sud-est, già del regime fascista, da tensioni XI (1857-1939, papa dal 1922) alla “Ora andiamo a Trento a morire”. in precedenza interessato da nella società e dal deterioramento dignità di Arcidiocesi e l’Endrici, a La morte lo colse, infatti, fenomeni di slittamento verso dell’economia locale. 25 anni dalla propria nomina epi- nelle settimane successive, nella la sottostante valletta, nello Durante il suo lungo go- scopale, diventò così il primo Arci- notte fra il 28 e il 29 ottobre. Visi- scorcio dell’Ottocento si ag- verno episcopale lasciò comun- vescovo di Trento. Di là a un lustro, tare il suo villaggio natio e la casa giunse un volume destinato a que il segno in numerosi settori durante un soggiorno nella casa ove venne alla luce, con le colle- rimessa per attrezzi agricoli, il della vita economica, sociale e natale di Don, un attacco cardia- zioni d’arte e gli oggetti d’uso a cui solaio, cinto da pilastri in politica del Trentino, avvalendosi co giunse improvviso a fiaccare lui appartenuti, consentono di co- materiale cementizio e da una di collaboratori laici di non comu- pesantemente la sua salute, limi- noscere meglio un personaggio ringhiera in ferro battuto, fu ne levatura come il politico e sta- tandone l’operatività. Nonostante di primissimo piano nel Trentino reso praticabile e da allora im- tista Alcide Degasperi (1881-1954), la malattia, mentre la Santa Sede dell’età contemporanea. piegato come terrazza. al quale lo legava una profonda gli affiancava degli aiuti nelle per- Risalente al 1755 – anno stima. Lo scoppio della Grande sone di Enrico Montalbetti (1888- inserito in una tabella mistili- Guerra rappresentò una cesura 1943) e quindi di Oreste Rauzi nea in facciata – è invece il netta nell’attività pastorale di Ce- (1888-1974), Celestino Endrici non corpo settentrionale, oggi in lestino Endrici che, apertamente smise di interessarsi degli affari parte adibito a magazzini e

76 77 78 79 a sale ricreativo-polifunziona- di strutture pre-settecente- TEZZA ILL. | USTRISSI | MA E porcellino al suo fianco. Raf- li per la comunità locale e in sche sono aspetti quali il diffe- REV.[ERENDISSI]MA | MON- figurati all’esterno della cor- parte ancora destinato a civi- rente allineamento in verticale SIGNOR CELESTINO ENDRI- nice mistilinea che inquadra le abitazione e proprietà dei e in orizzontale delle finestre, CI | VESCOVO DI TRENTO la scena principale, sono poi discendenti del vescovo Ce- che non corrispondono fra E PRINCIPE | CELEBRAVA IL Santa Brigida, patrona di Don lestino Endrici. Tale porzione piano terra e piano superio- XXV ANNIVERSARIO | DAL e titolare della chiesa parroc- è connotata, come quella a re, e il piegamento delle mu- GIORNO IN CUI | ASCENDEVA chiale, e San Floriano, molto mezzogiorno, da un intonaco rature perimetrali, particolar- LA GLORIOSA CATTEDRA DI venerato nei Paesi germano- color beige sul quale spicca- mente evidente nella facciata S. VIGILIO | IL XXVI GIUGNO foni e invocato come protet- no i portali in conci di pietra ovest. L’ingresso principale MCMXXIX | FRA IL PLAUSO tore dal fuoco e per questo rossa trentina e le finestre è caratterizzato dall’elegante DEL CLERO E DEL POPO- contraddistinto dal secchio che, dalla superficie modesta portone sui cui battenti Giu- LO | VENIVA ELEVATO ALLA d’acqua che rovescia su una in accordo sia con l’altezza seppe Golner (1848-1924) di DIGNITÀ | DI I° ARCIVESCO- casa in fiamme. degli ambienti interni sia con Sarnonico intagliò, a destra, lo VO DI TRENTO | I CONCIT- I cinque Santi interce- le esigenze di confort in una stemma della famiglia Endri- TADINI DI DON E IL COMU- dono congiuntamente per le località montana come Don ci (inquartato: nel 1° e nel 4° NE RENDONO | LA DOPPIA anime purganti raffigurate in (le aperture rappresentano alla sbarra d’argento in cam- FAU.[STISSI]MA DATA IN basso, al centro dell’affresco, infatti sempre degli elementi po rosso; nel 2° troncato, in QUESTO MARMO”. tra lingue di fuoco guizzanti e disperdenti), sono ingentili- alto d’azzurro al giglio d’oro, Sul prospetto, in asse sopra la scritta “SVSCIPE VIR- te da cimase modanate, da in basso d’oro; nel 3° d’oro al con il portale, campeggia un GO DEI GENITRIX PIA EXPO- stipiti decorati a imitazione leone di rosso volto a sinistra), affresco rappresentante la SCENTIVM VOTA” (trad.: “Ac- marmorea nei toni del rosso mentre, a sinistra, il blasone Madonna col Bambino, inco- cogli, Vergine, madre di Dio, nonché da ante a oscuro con personale di Celestino Endrici ronata dagli angeli e assisa le devote preghiere di coloro incorniciatura tinta ocra. In ra- che, partito, affianca all’arme su un cuscino di nuvole, verso che [ti] supplicano”). Alcune gione della pendenza del ter- avita l’aquila del principato la quale si levano gli sguardi lettere dell’invocazione, cor- reno su cui insiste, la fabbrica vescovile di Trento sulla de- devoti di San Romedio, che rispondenti a numeri romani, ha tre piani fuori terra sul lato stra araldica, ossia a sinistra di si venera nel vicino Santuario sono evidenziate in grassetto est mentre soltanto due sono chi guarda. Lo stesso stemma a lui dedicato e trattiene per e, sommate, indicano l’anno quelli del fronte ovest il cui svi- è poi scolpito a rilievo nella le briglie quell’orso che, se- dell’esecuzione dell’affresco: luppo si adegua a quello delle lapide posta in facciata dalla condo la leggenda, dopo ave- il 1747. Ne fu autore, con ogni unità edilizie preesistenti che comunità di Don a commemo- re sbranato il suo cavallo nei probabilità, Matthias Lamp gli Endrici unificarono nell’in- rare il 25° anniversario dell’a- boschi non lontano da qui, si (1698 ca.-1780), padre del ben tento di assicurarsi spazi abi- scesa del presule alla cattedra sarebbe ammansito, lascian- più famoso Giovanni Battista tativi di maggiori dimensioni di San Vigilio e la sua nomina, dosi sellare e diventando la Lampi (1751-1830), ritrattista e più convenienti al proprio come s’è visto, avvenuta pro- cavalcatura del santo eremi- valentissimo e assai apprez- status sociale. prio a cinque lustri dall’inizio ta; di Sant’Antonio da Pado- zato nelle grandi corti d’Euro- A confermare la forma- del suo episcopato, a primo va, con il giglio bianco nella pa. La persuasiva attribuzione zione del complesso edificiale arcivescovo di Trento: “IL XIX mano sinistra, e di Sant’Anto- del dipinto murale si basa sul- per addizione e integrazione MARZO MCMXXIX S.[UA] A.L- nio Abate, con l’immancabile le stringenti affinità stilistiche

80 81 ravvisabili con opere auto- tempo, lavori di rinnovamen- pamagna rivestita di ermelli- grafe di Mattia e sull’attesta- Gli interni to interessarono anche gli al- no su cui è appuntata la croce zione di una speciale consue- tri vani del piano terreno. Sul pettorale, scattata nel 1904 da tudine fra le famiglie Lampi Varcata la porta d’in- lato destro per chi entra, oltre Giovanni Battista Unterveger ed Endrici. gresso di Palazzo Endrici, si alla porta dell’antica cucina (1833-1912), pioniere dell’arte Da un lato, infatti, non accede a un vasto androne, oggi smantellata, una secon- fotografica nella nostra regio- mancano qui riferimenti pun- oggi attrezzato per ospitare da porta conduce alla saletta ne e primo fotografo stabile tuali alla produzione del Lamp: conferenze, concerti, esibi- da pranzo, dove, rimpicciolita del Trentino; il ritratto fotogra- una produzione dal gustoso zioni teatrali e altre iniziati- al fine di ricavare un ripostiglio fico, realizzato da Giuseppe stampo popolaresco, di carat- ve culturali. Tale ambiente, in e un disimpegno onde rag- Brunner (1871-1951), allievo del tere in massima parte religio- fondo al quale si apre la por- giungere la cucina con cui era testé menzionato Unterweger, so (in numerose chiese anau- tafinestra che dà sulla terraz- direttamente connessa, si può e caratterizzato da un morbi- ni si conservano cicli della Via za, ha una pianta parzialmen- vedere una piattaia rustica in do effetto pittorico, di Adolfo Crucis da lui eseguiti e, spesso, te irregolare ma normalizzata legno, dell’Ottocento, sulle cui Endrici (1888-1972), nipote del firmati e datati) e tanto ampia dall’asse della volta a botte, scaffalature sono sistemati, in vescovo Celestino e dal 1919 da farne il più prolifico pitto- al cui centro campeggia lo bell’ordine, dei piatti in peltro. al 1926 primo sindaco di Don re attivo in Val di Non durante stemma vescovile di Celesti- Di là da una doppia dopo l’annessione di queste il XVIII secolo. no Endrici, modellato in stuc- porta a vetri vi è poi l’andito terre all’Italia. Da ricordare è Dall’altro lato, il 31 di- co ed eseguito, come pure la voltato a crociera che serve inoltre la veduta del santuario cembre 1751, Anna Maria Cri- decorazione a tempera di vele da collegamento per la sala di San Romedio, abbarbicato stina Endrici, la figlia dicias- e pareti, dopo la sua nomina di ricevimento, a sinistra (est), come un castello su di uno settenne del già ricordato alla guida della Chiesa trenti- e per la cappella gentilizia, a sperone roccioso in mezzo al Giovanni Battista I (1703-1783), na nel 1904. In quegli anni, il destra (ovest). Alle pareti del- verde dei boschi, dipinta da fu madrina di Giovanni Bat- palazzetto, adattato a resi- la prima, arredata con cura e, Metodio Ottolini (1882-1958). tista Lampi al battesimo am- denza estiva del presule che a differenza degli spazi attigui, Solito firmarsi, come qui, “M. ministrato dallo zio, don Gio- qui aveva avuto i natali, fu dal semplice soffitto piano, si 8lini”, l’artista, originario di Al- vanni Endrici, allora parroco oggetto di varie migliorie e segnalano la grande litografia deno, poco a sud di Trento, e di Romeno. trasformazioni nonché di una con Benedetto XV, al secolo formatosi alle Accademie di diffusa campagna decorativa Giacomo Della Chiesa (1854- Venezia, Parma e Firenze, fu per mano di Ubaldo Tasselli 1922), che fu papa dal 1914 al molto attivo quale decoratore (1873-1949): pittore di origini 1922 e dunque negli anni dif- di chiese nelle Valli del Noce, mantovane, a lungo opero- ficili del confino di Celestino con cui ebbe sempre un lega- so in Trentino e, soprattutto, Endrici in Austria, che il pon- me privilegiato sino a trasfe- autore, nel 1910, dell’affresco tefice seguì con viva parteci- rirvisi nel periodo della secon- raffigurante la Gloria di Santa pazione; la foto del vescovo da guerra mondiale, quando Brigida sulla volta del presbi- Endrici, che siede su di una se- si stabilì a Tres (odierna fra- terio della chiesa parrocchiale dia dall’ampio schienale e dai zione del comune di Predaia) di Don, commissionatogli dal braccioli terminanti in proto- dove anni prima aveva porta- principe vescovo Endrici. Al mi leonine avvolto nella cap- to a compimento un interven-

82 83 84 85 to di vasta scala, affrescando ito alla fruizione dei visitatori. ritratti degli alti prelati tren- cammini battuti dai pellegri- interamente la navata, la volta, La decorazione del tini Domenico Antonio Thun ni diretti al suggestivo luogo il presbiterio e l’abside della vano, con il soffitto imitan- (1686-1758), principe vescovo di culto. parrocchiale, ricostruita dalle te un cielo stellato su fondo di Trento dal 1730 al 1758, e Fra gli antenati dell’En- fondamenta e consacrata alla blu e le pareti laterali dipinte di Leopoldo Ernesto Firmian drici sono qui immortalati, metà dell’Ottocento. a finti conci di pietra, risale (1708-1783), suo coadiutore nelle tele di Matthias Lamp, i Sul lato opposto della al decennio 1904-1914, come a Trento tra il 1748 e il 1756, fratelli sacerdoti Nicolò (1693- sala da ricevimento, la cap- si può dedurre dagli stemmi ma già principe vescovo di 1749) e Giovanni (1707-1754), pella, di cui si ha menzione del vescovo Endrici e di papa Seckau (ital. Seccovia) in Au- parroco di Romeno, ricorda- a partire dal 1795, quando Pio X, morto appunto il 20 stria dal 1739 al 1763 e quindi, ti anche, per l’ampliamento don Giovanni Nicolò Endrici agosto del 1914 (d’azzurro, sino alla sua morte, di Passau della vecchia chiesa di Don, (1739-1795), già cooperatore all’ancora a tre braccia, posta (ital. Passavia) in Baviera, è la in una lapide ora murata alla a Termeno e dal 1753 benefi- in banda sopra un mare onda- quadreria ritrattistica degli avi base del campanile, che s’in- ciato a Don, aveva ottenuto to al naturale e sormontata nel di Celestino Endrici, evocato nalza lungo il muro di cinta dal principe vescovo di Trento capo da una stella a sei pun- dal ritratto a figura pratica- del locale cimitero, e ripor- Pietro Vigilio Thun (1724-1800, te d’oro, col capo di Venezia mente intera, in abito paonaz- tante la seguente iscrizione: vescovo dal 1776) l’autoriz- d’argento, al leone alato pas- zo e candido rocchetto con “ADAVCTVM EXI | STENTIBVS zazione a erigere un oratorio sante, guardante e tenente alta trina di pizzo, di Giambat- PA | ROCHO IOANNE | ET BE- privato presso la propria abi- con la branca anteriore destra tista Chiocchetti (1843-1917) NEFICIATO | IOANNICOLAO | tazione. L’ambiente ha volta un libro aperto). che lo eseguì nel 1909. FRATRIBVS | ENDRICI | 1744” ribassata e custodisce, oltre Al piano superiore si In quel medesimo anno, (trad.: “ingrandito al tempo del alle statue della Madonna Ad- accede tramite una bella scala il pittore e restauratore ori- parroco Giovanni e del bene- dolorata di lavorazione garde- in pietra che sale in parallelo ginario di , in Trenti- ficiato Giovanni Nicolò, fratelli nese e a quella settecentesca all’androne d’ingresso, sepa- no, formatosi all’Accademia Endrici, 1744”). di San Carlo Borromeo, com- rando la porzione sud del pa- delle Belle Arti di Venezia e Quale gentiluomo di patrono di Don insieme a San- lazzo da quella a settentrione. perfezionatosi tra Monaco di provincia, con giacca color ta Brigida, alcune interessanti I diversi ambienti di questo Baviera e Roma, aveva ter- tabacco dagli alti polsi ripie- testimonianze legate a Cele- piano si articolano lungo il minato anche la pala d’altare gati e bastone da passeggio, stino Endrici: dal busto in ges- corridoio-galleria dalla spicca- raffigurante San Romedio con è invece effigiato il terzo dei so che lo raffigura, modellato ta assialità nord-sud e dai sof- l’orso nella Chiesa Maggiore fratelli, Giovanni Battista I dallo scultore romano Pietro fitti impreziositi con eleganti del Santuario di San Rome- (1703-1783), padre di quel Gio- Lazzari (1898-1979), all’abito decorazioni a tempera di sa- dio, raggiungibile a piedi da vanni Battista II (1753-1836) talare con camice sacerdotale pore neorococò. Su di esso si Don, seguendo un sentiero che, nato a Don, dopo aver elegantemente ricamato, che affacciano tutti i locali, i cui (CAI SAT n. 539) di una de- terminato gli studi al Collegio le soffitte dell’edificio e, so- accessi, sormontati da cimasa cina di chilometri, il cui trac- Germanico di Roma, fu addet- prattutto, la passione dei vo- modanata, sono disposti spe- ciato, immerso tra boschi che to alla Nunziatura di Vienna e lontari impegnati nella salva- cularmente, dirimpetto a due scendono ripidi sino al fondo quindi segretario di Ferdinan- guardia e valorizzazione del a due. Alle pareti del corridoio, del canyon del Rio San Ro- do III d’Asburgo Lorena (1769- sito hanno di recente restitu- in aggiunta ai settecenteschi medio, ripercorre gli antichi 1824) al seguito del quale,

86 87 88 89 Granduca di Toscana dal 1790 Endrici, realizzato nel 1926 da e Lazzaro all’armadio a pare- grottesche desinenti in zam- al 1801 e poi dal 1814 al 1824, Orazio Gaigher (1870-1938) te, oggi vuoto ma impiegato pe caprine e con le insegne si trasferì a Firenze, ove rima- che, dopo gli studi di medi- un tempo per riporre i fuci- del vescovo Endrici, nonché se fino al 1836, anno della sua cina, a partire dai trent’anni li da caccia, che il vescovo un piccolo mortaio in bronzo, morte. Giovanni Battista II, il si votò unicamente alla pit- praticava con passione sul imitazione moderna di esem- cui credito presso gli Asburgo tura, viaggiando per l’Europa Monte Roen. plari tardomedievali di mani- è testimoniato dall’offerta del (Inghilterra, Spagna, Francia) A monsignor Celesti- fattura tedesca. vescovado di Livorno, che egli e per le Americhe e specia- no apparteneva pure la deco- ricusò a causa dell’età avan- lizzandosi nel genere del ri- razione di Cavaliere di Gran zata, sarebbe ricordato nella tratto, in cui raggiunse esiti di Croce dell’Ordine Equestre sua casa natale dalla riprodu- notevole raffinatezza. Esiti tali del Santo Sepolcro di Geru- zione fotografica di un dipinto, da valergli, tra l’altro, l’apprez- salemme (una Croce di Ge- raffigurante un prelato, all’im- zamento di prelati, cardinali rusalemme, smaltata di rosso mediata destra di chi entra nel e pontefici che in Vaticano si e sormontata da un trofeo corridoio. Il dipinto originale, affidarono a lui per eternare la militare, pendente da una fa- un tempo presso una colle- propria immagine. scia di seta nera, nonché una zione privata senese, sarebbe Se poi le piccole vedu- placca da petto in argento, opera del più volte menziona- te dell’abbazia di Heilingen- sormontata da una croce po- to Giovanni Battista Lampi. kreuz e del Carmelo di Mayer- tenziata e smaltata di rosso), Altri interessanti ritratti ling ci tramandano i luoghi conservata nella stessa stan- sono esposti nelle stanze la- della ‘cattività’ oltralpina di za, all’angolo di sud-est. terali: quello di Felice Endri- Celestino Endrici durante la Quanto agli altri arredi ci (1828-1898), professore di prima guerra mondiale, molti e al mobilio, pregevoli sono i teologia presso il seminario sono i cimeli, le suppellettili e due salotti completi di gusto trentino, vicario diocesano, gli effetti personali che rievo- Biedermeier nelle due came- canonico della cattedrale di cano, in queste stanze, la figu- re verso mattina (a sinistra) Trento e zio del vescovo En- ra e l’operato del presule: dal- e, nel corridoio, la scrivania in drici, realizzato postumo, nel le calze col suo monogramma radica con oggetti del vesco- 1910, da Agostino Aldi (1860- alle berrette (o tricorni) pao- vo Endrici tra cui il calamaio 1939); quello, ugualmente nazze con fiocco ugualmente in perfetto stile Liberty con postumo, di monsignor Edo- paonazzo; dalle pagelle sco- le sue linee avvolgenti e i ti- ardo (1853-1921), fratello di lastiche alle numerose istan- pici motivi floreali; il trumeau, Celestino e a lungo parroco tanee in bianco e nero che ne sempre in legno di radica in- di Coredo (oggi frazione del immortalano l’attività pasto- tarsiato, e il cassone in noce, Comune di Predaia), dipinto rale in vari angoli della dioce- con il fronte intagliato, sopra nel 1953 da Gino Bedin a olio si; dalla copia del decreto con cui appoggiano un piccolo su faesite, ossia su di un pan- cui fu insignito, nel 1919, dell’o- laveggio (o lavéz nel dialetto nello in fibra di legno; e infine norificenza del Gran Cordone locale), sospeso su tre piedini quello dello stesso Celestino dell’Ordine dei Santi Maurizio modellati a guisa di maschere

90 91 Nel mezzo dall’altopiano in Val di Cembra, che i Morenberg dell’Alta Val di Non (o Alta Anau- avevano acquisito qualche tempo nia), che si estende fra i Passi del- prima assieme ai feudi della fami- le Palade, a ovest, e della Mendola, glia (ted. Jauffen). a est, importanti vie di collega- A lui si deve la radicale mento con i fondivalle altoatesini, riconfigurazione del palazzetto, è il paese di Sarnonico. Il suo nu- che, riprogettato, sopraelevato cleo storico si concentra a oriente, e internamente ristrutturato, as- ossia alle pendici di quel morbido sunse l’odierno aspetto di raffi- declivio sul quale – in posizione nata residenza signorile. Mentre rilevata – si trova quanto oggi la famiglia venne elevata, con l’a- rimane del castello Morenberg, prirsi del Settecento, alla dignità dove, distrutto da rovinosi incendi comitale, la linea di Sarnonico si Ne quindi decaduto ad abitazione estinse nella seconda metà dello colonica, ebbe la sua più antica stesso secolo e i suoi benifurono sede l’omonima famiglia nobile. acquisiti dai baroni Cles. Attestata sin dai secoli XIII Frattanto, il palazzot- e XIV, durante il Quattrocento la to nel cuore del paese era già dinastia dei Morenberg fu vivaio passato di mano. Prima fu dei di uomini di legge e vicari nelle Genetti di , il cui stem- giurisdizioni nonese di Castelfon- ma, così come concesso da do e di Arsio. Così, ad esempio, Carlo VI d’Asburgo (1685-1740, avvenne al principio del Cinque- imperatore dal 1711), nel 1717 – cento per Nicolò che, già Vicario terminus post quem per datare la di , fu poi massaro sua esecuzione nonché, forse, il vescovile delle Valli del Noce, uf- passaggio di proprietà della resi- ficio che ricoprì fino al 1528. Inol- denza –, sigla la porta d’ingresso trandosi nell’età moderna, i Mo- in capo alla scala esterna, che sale renberg pensarono di affiancare al primo piano sul fronte est (in- al maniero avito, più isolato, una quartato: nel 1° e nel 4° d’argento, dimora nel centro abitato di Sar- all’aquila di nero nascente dalla nonico, acquistando – correva partizione – oggi non più leggibi- l’anno 1544 – una “domus”, ovvero le –; nel 2° e nel 3° d’azzurro, al una casa, presso la centrale piaz- grifone d’oro, tenente una frec- za pubblica del borgo. È qui che, cia d’argento – appena visibile –, di là a qualche decennio, si stabilì posta in sbarra e con la punta in Carlo, trasferitovisi dal Castello di basso; alla fascia attraversante sul Palazzo Morenberg Giovo o della Rosa, a Ville di Gio- tutto, caricata di un crescente ri- Comune di Sarnonico vo (frazione del Comune di Giovo) volto dorato – ossia di un quarto

92 93 di luna con le punte rivolte alla si- livello, progettata seguendo il ovest, laddove, in corrispon- nistra araldica, e cioè alla destra di Gli esterni diffuso sistema delle ore fran- denza dei soloni passanti di chi guarda – tra due stelle sempre cesi o astronomiche e incor- rappresentanza, stanno delle d’oro; sul tutto, d’azzurro, al ca- Nel suo nucleo storico niciata da una finta architet- bifore di buona fattura, con- stello d’argento). Palazzo Morenberg è un felice tura in prospettiva di sapore notate da inquadrature lavo- Poi fu la volta della fami- esempio di residenza nobilia- tardo cinquecentesco. rate squisitamente, piedritti glia Martini di Revò, che, nel 1766, re, riconfigurata totalmente A nord-est è invece si- laterali ornati con motivi ge- vendette l’immobile al parroco di nel corso del Cinquecento stemato un corpo di fabbrica ometrici e colonnetta centra- Sarnonico don Giuseppe Franzoi, inoltrato su preesistenze più non pertinente, che costituiva le con capitello a fogliette. Al il quale ne fece la casa canonica, antiche secondo il modello un tempo l’annesso rustico primo piano, sul fronte poste- che qui rimase fino all’acquisto della villa-palazzo, allora af- in legno, il quale, con il tipico riore che guarda a oriente, in di Palazzo Morenberg da parte fermatosi in parallelo al venir “pont” funzionale alla salita dei luogo della bifora si trova la del Comune onde adibirlo a sede meno delle esigenze difensive carri, fu sostituito da una co- porta di entrata principale del istituzionale. I complessi lavori di proprie dei castelli fortificati struzione in muratura nei pri- palazzo, sopra cui campeg- ripristino, conclusi nel 2002, sono dell’età medievale. mi anni sessanta del Novecen- gia, come s’è visto, lo stemma stati condotti con rigore filologi- Esso si sviluppa per tre to. Merito degli ultimi restauri della famiglia Genetti di Dam- co e, puntando in primis alla sal- piani sopra terra, cui si ag- è anche quello di avere scisso bel. Il portale archivoltato al vaguardia dell’antico organismo giunge l’alto sottotetto privo il fabbricato del secolo scorso pianterreno risulta inserito architettonico, lo hanno riportato di muri divisori, ed è coperto dalla parte storica con una ce- in una posizione totalmente alla sua primitiva eleganza, così da un grande tetto a padi- sura netta, resa ben compren- asimmetrica rispetto al con- da farne prestigiosa cornice tanto glione, rivestito di scandole, sibile attraverso l’inserimento testo generale, che riflette la per gli uffici dell’amministrazio- ossia di tegole in larice so- di una struttura moderna ve- destinazione di questo livello ne locale quanto per le diverse vrapposte. L’edificio, a pianta trata e di diversa altezza. a magazzino e ricovero degli iniziative culturali ed espositive quadrangolare, presenta un I lavori di rinnovamen- animali e quindi a usi ben dif- qui ospitate. volume asciutto e compatto, to promossi dai Morenberg ferenti nei confronti di quelli alterato soltanto dal barbaca- nella casa che avevano acqui- dei piani nobili soprastanti. Gli ne che, addossato nel primo sito alla metà del XVI secolo interventi di radicale riconfi- Settecento al prospetto me- furono volti a normalizzare gurazione in chiave umanisti- ridionale, va a coprire per un soprattutto i fronti, confe- co-rinascimentale dell’edificio, tratto la decorazione dei mar- rendo a essi un’armonia e un avvertibili con maggior limpi- caspigoli rossi a bugnato di- equilibrio maggiori. Le varie dezza negli esterni, presup- pinto, stagliantisi sull’intona- aperture, scolpite in pietra pongono il coinvolgimento di co di color giallo che ricopre calcarea locale, risultano così manodopera valente, scaltrita l’intero stabile. distribuite in maniera simme- dall’esperienza lavorativa sul La facciata sud è inol- trica. Per lo più architravate, campo nonché informata alle tre impreziosita da un’impo- le finestre hanno frontone e novità del lessico architetto- nente meridiana, collocata davanzale modanati, a ec- nico della prima età moderna nello spazio vuoto tra le fine- cezione dei fori lungo l’asse così come illustrate anche nel- stre del primo e del secondo centrale dei prospetti est e la trattatistica coeva.

94 95 96 97 A rispondere a simili da Lurago che, temporane- rate alimentari come sugge- requisiti erano allora le ma- amente residente nel centro Gli interni riscono talune caratteristiche estranze lombarde, presenti anaune, si era impegnato a particolari: dall’impiego della stabilmente e ampiamente eseguire un altare nella locale L’organizzazione interna pietra nella costruzione, al fine operose nelle vallate del Noce chiesa di San Lorenzo, dove di Palazzo Morenberg cerca di disporre di ambienti più fre- (Val di Non e Val di Sole) già a si conservano ancora oggi, di assecondare il desiderio schi, all’altezza limitata, con partire dallo scorcio del Quat- appese alla parete destra del di simmetria che, nei fronti volte ribassate, sino alle aper- trocento e pure, col nuovo se- presbiterio, le portelle super- esterni, si concretizza soprat- ture verso l’esterno. Laddove colo, nel vicino Alto Adige. stiti di un trittico assegnate tutto nella distribuzione dei oggi troviamo spazi per espo- Le consonanze stilisti- appunto al da Lurago. fori. La ripartizione dei locali sizioni temporanee ed eventi, co-formali di alcune sue re- Noneso di nascita è in- accoglie i principi dell’archi- insistevano dunque, un tempo, alizzazioni sudtirolesi, come vece lo scultore che a metà tettura rinascimentale con stalle, cantine e avvolti. l’attuale albergo Weißes Rössl, Settecento realizzò la Ma- saloni mediani passanti su cui Ben diverso è il primo sulla piazza principale di Cal- donna orante e coronata di prospettano le porte di due piano, palesemente destinato daro, oppure, sempre nella stelle a mezzo busto oggi in- stanze a sud e altrettante a a svolgere funzioni di rappre- stessa borgata dell’Oltradi- serita in un’edicola lungo la nord. La presenza di deco- sentanza e dunque ai negotia ge, la residenza Mühlburg alla bassa cinta perimetrale del razioni dipinte alle pareti dei del signore. Lo si raggiunge torre (ted. Ansitz Mühlburg) cortile di Palazzo Morenberg, due piani nobili, tanto copiosa per mezzo di una scala ester- e, ancora, Castel Campan attribuita su base stilistica e diffusa da farne una vera e na in pietra, addossata alla (ted. Schloss Campan) pos- a Pietro Antonio Barbacovi, propria domus picta, è lega- parete orientale e costrui- seduto nel 1582 da Cipriano originario di Taio (attuale fra- ta alla loro diversa funzione: il ta verosimilmente tra XIX e Morenberg, fratello di Carlo, zione del Comune di Predaia) primo livello era destinato ai XX secolo mentre ancor più proprietario del palazzotto dove morì “di 70 anni e più” negotia, ossia agli affari e alla recente è il parapetto in fer- di Sarnonico, suggeriscono nel 1763. vita pubblica, specie del capo- ro battuto, risalente agli anni di ricondurre la paternità di famiglia; il secondo era dedi- sessanta del Novecento. In quest’ultimo a Silvestro del cato piuttosto agli otia, ossia cima alla scala, una porta tra- Gallo. Lapicida, architetto e alle attività più ricreative e alla beata e inquadrata da stipiti capomastro, tra il 1580 e il vita privata dell’intera famiglia. di sobria eleganza immette 1590 costui è documentato in Dalla corte, circondata nel salone centrale, che si svi- relazione sia ai succitati can- un tempo di mura perimetrali, luppa longitudinalmente per tieri altoatesini sia allo stesso si accede tanto al livello terre- tutta la profondità del corpo paese di Sarnonico. Nel 1585, no quanto a quello superiore. di fabbrica ed è illuminato e dunque all’epoca dell’am- Il piano terra, compo- dalla bifora. Alle pareti, dove modernamento della residen- sto di locali fra loro differenti si aprono quattro porte dalle za di Carlo Morenberg, Silve- per superficie, pianta e tipolo- cimase modanate, si dipana stro si faceva infatti garante gia di copertura (soffitti a cro- un cortinaggio ad affresco per la somma anticipata dalla ciera, a botte, piani), era de- corredato di realistiche nappe comunità e dalla parrocchia di stinato alla stabulazione degli e dipinto a bande verticali al- Sarnonico al pittore Giuseppe animali e al deposito di der- ternate nelle tinte del bianco

98 99 e dell’ocra gialla e rossa, evo- ai motivi ora ricordati, nella va sciolto in Maria, la figlia di le riferibili ai secoli XVII e XIX, canti, queste ultime, i colori fascia superiore delle pareti Carlo Morenberg. e le decorazioni delle porte araldici dei padroni di casa. sono illustrate delle ghirlan- Dalla prima porta sul con colonnine scanalate che Alle conoscenze e agli inte- de d’alloro, sospese al soffitto fianco meridionale di quest’am- sostengono un alto architrave ressi culturali dei Morenberg da nastri rossi. Nell’intento di biente, si giunge nella stanza sul quale s’imposta un timpa- alludono invece i soggetti raf- celebrare i proprietari del pa- detta “delle mele” in virtù del- no, ai cui spioventi sono sot- figurati a tromp l’oeil sopra la lazzo e le importanti alleanze la decorazione alle pareti. Qui, tese modanature a dentelli. cornice dipinta che chiude il da loro strette con altri casati infatti, la fascia che corre so- I due vani a nord rispetto al finto tendaggio. della nobiltà trentino-tirolese, pra l’arazzo dipinto a strisce salone mediano hanno subìto Qui incontriamo nume- i serti vegetali incorniciano parallele (bianco, giallo ocra manomissioni più importan- rosi oggetti legati alla musi- degli stemmi, oggi non tutti e rosso ocra), in maniera ana- ti a causa dello spostamen- ca, all’alchimia, alla geografia agevolmente individuabili poi- loga alla Sala degli Stemmi, to di porte e dell’apertura di e al quotidiano di uomini che ché eseguiti in buona parte a funge da ripiano su cui sono finestre. La copertura a volta vantavano – cosa non comu- secco e dunque deterioratisi posate mele rosse e mele co- nell’ambiente di nord ovest (la ne nei secoli andati – un gra- in misura maggiore rispetto togne, melagrane e zucche: sola di questo tipo al primo do di alfabetizzazione tale da ai restanti brani pittorici. Fra tutti frutti, dunque, ricchi di come al secondo livello) la- avere dimestichezza con la quelli che possono essere semi e forieri di abbondanza, scerebbe immaginare che tale scrittura e con lo studio. Ecco meglio identificati figurano i prosperità e discendenza nu- locale fosse in origine adibito allora uno spartito e vari stru- blasoni dei Langenmantel di merosa. Esili rami fogliati si a cucina. menti musicali – dalla man- Termeno (una doppia R d’ar- stagliano sullo sfondo chiaro Se attualmente il col- dola, al corno, alla tromba –; gento su campo rosso), dei della muratura e pure il soffit- legamento con il secondo un quadrato magico, ove la (di rosso, alla fascia to il legno è impreziosito da piano è garantito da scale ri- somma dei numeri riportati su d’argento) e, per l’appunto, motivi fitomorfi. cavate nell’ex annesso rustico ciascun lato dà sempre il me- dei Morenberg-Giovo (inquar- Rivestito completamen- riconfigurato nel corso degli desimo risultato, e una tavola tato: nel 1° e nel 4° d’oro, al te da tavole di cirmolo e con ultimi restauri, non è dato sa- alchemica; un astrolabio e un bracco con testa rivoltata, di soffitto a cassettoni lignei, è pere con assoluta sicurezza mappamondo; un libro, una rosso, collarinato d’argento; il locale adiacente, un tempo come ciò avvenisse all’epoca pergamena e un calamaio. nel 2° e nel 3° d’argento, al le- collegato con la stanza “delle dell’edificazione dello stabile. Oltre al globo terrestre, one di rosso, tenente un gio- mele” tramite una porta, poi Ipotesi molto plausibile è quel- a richiamare mondi lontani è go d’oro), riprodotto per ben murata e impiegata come la secondo la quale ad assicu- pure la scimmia rappresen- due volte, una delle quali con armadio. La camera in que- rare l’accesso fosse una scala tata alla destra della bifora, il proprio cimiero (bracco na- stione si caratterizza come esterna in legno terminante in simmetricamente a un gat- scente di rosso, rivoltato e le- una tipica “stube”, in passato un ballatoio. Due bifore – una to sul lato opposto. L’anima- one nascente di rosso). attrezzata di stufa secondo sul fronte est e l’altra su quello le esotico, colto nell’atto di Ai Morenberg riman- quanto lascia intuire la pre- ovest –, corredate di sedili la- mangiare un frutto, è incate- da infine il crittogramma senza di un camino. Da se- terali in pietra originali, illumi- nato e alluderebbe perciò alla che, inserito nel medaglio- gnalare inoltre gli armadi in nano il salone centrale di que- smodatezza di modi e costu- ne sull’intradosso della bifo- abete con specchiature lavo- sto livello, conferendogli una mi che va frenata. In aggiunta ra, dipinto a imitare il marmo, rate, opere di artigianato loca- certa solennità a enfatizzare

100 101 102 103 la quale concorrono anche le re a mezzobusto senza veli o il fusto specchiato, sopra le rettangolari sono invece la Pa- soglie lapidee con architravi indossanti abiti riconducibili quali s’imposta un cornicio- zienza, con al fianco un agnel- e piedritti di foggia rinasci- alla moda tardo cinquecente- ne contraddistinto in alto da lo, e l’allegoria della Fortuna, mentale, ingentiliti da losan- sca d’influenza nordica. Gli ar- una teoria ininterrotta di den- ritratta secondo l’iconografia ghe scolpite secondo moduli chitravi delle finestre orientale telli. Una cornice similmente tipicamente rinascimentale, tipici delle botteghe di lapicidi e meridionale si appoggiano dentellata racchiude i timpa- ossia ignuda, con i piedi su un attive in queste valli nel cor- rispettivamente su telamoni ni dei portali che inquadra- globo, richiamante il mondo so del Cinquecento. Anche nudi, l’uno barbuto e più vec- no le due entrate del locale su cui ella estende il proprio qui, specularmente alla Sala chio l’altro imberbe e ben più e che sono concepiti come dominio, e una vela gonfiata degli Stemmi al piano inferio- giovane, e su cariatidi, sempre architetture monumentali en dalla brezza in mano, allusione re, lungo le superfici murarie nude, con un braccio celato miniature. Semicolonne do- alla volubilità del vento e della si dispiega un ricco parato dal panneggio e l’altro impe- riche scanalate con echino sorte. In corrispondenza delle pittorico. Sopra un’alta fascia gnato a sorreggere l’elemento a ovuli salgono a sorregge- finestre, il ciclo figurativo s’in- a specchiature marmoree, al- architettonico soprastante. re l’architrave, sormontato a terrompe e lascia spazio alla cuni levrieri – o meglio, alcu- Attorno alla porta af- sua volta dal timpano, nel cui riproduzione di due coppie ni bracchi da caccia, animali facciata sul salone troviamo campo centrale sta uno scudo di stemmi riportanti entram- araldici dei Morenberg – sono invece due figure femminili che, inserito in un ventaglio di be, in calce, la data 1588, che illustrati, su tutte le pareti, in dalla mise piuttosto auste- elementi baccellati a creare fornisce un appiglio cronolo- atteggiamenti diversi ma ra con coroncina sul capo e quasi la valva di una conchi- gico sicuro per l’esecuzione per lo più intenti a insegui- gorgiera attorno al collo. In- glia, doveva recare un tempo dei lavori. re le loro prede: una coppia dossano un analogo colletto l’arme Morenberg. Sopra la monofora vol- di lepri scattanti e una volpe pieghettato anche la dama e Nel terzo superiore ta a sud, l’emblema Morenberg fulva che tiene in bocca un il gentiluomo più maturi che delle pareti, entro riquadri con è accostato all’insegna (d’ar- germano reale. fiancheggiano la porta di pas- andamento orizzontale, sono gento, allo stambecco salien- Altri animali sono poi saggio alla stanza dell’angolo sistemate undici tele, ove, al te di rosso con le corna d’oro) rappresentati sul muro a sud, sud-ovest e che è suggestivo centro di medaglioni con esu- identificata come quella degli dove compaiono un orso, due immaginare come i ritratti dei beranti cornici a cartocci va- Jelsperger; sopra la monofora cinghiali e, sopra la bocca di proprietari e committenti del- riamente concepite, vanno in volta a occidente, ad accom- carico della stufa in maiolica la decorazione del palazzotto, scena le Virtù teologali (Fede, pagnare lo stemma dei padro- collocata nella stanza accan- ossia come Carlo Morenberg, Speranza, Carità) e le Virtù ni di casa è invece quello della to, un elefante. La prima porta la consorte e le figlie. cardinali (Prudenza, Giusti- famiglia Conzin Ritschenegg verso mezzogiorno conduce Adiacente è una secon- zia, Fortezza, Temperanza) (inquartato: nel 1° nel 4° d’az- alla “stanza delle figlie” le cui da stube ben più sontuosa di nonché i personaggi biblici di zurro, alla banda d’argento, aperture – due porte e due quella al primo piano e intera- Giuditta, con la spada in una accompagnata da una stella finestre – sono arricchite da mente foderata in legno, com- mano e la testa di Oloferne d’oro a sei punte in capo e complesse architetture affre- preso il soffitto a cassettoni di nell’altra, e di Salomè, con il in punta da un crescente - o scate, con basamenti, grandi differenti forme geometriche. capo mozzato di San Giovan- mezzaluna - sempre d’oro; nel mensole a voluta e poderose Le pareti sono scandite da le- ni Battista su di un vassoio. In- 2° e nel 3° d’argento, al ca- trabeazioni sostenute da figu- sene di ordine tuscanico con serite entro motivi geometrici moscio saliente di rosso), cui

104 105 apparteneva pure la madre di to, di Casa Thun-Martini (ora pra le finestre. Se la sontuosa cornice affrescata. Carlo Morenberg. Poggiante Ziller e Zuech) nella non lon- stanza del maniero altoatesi- La personalità artistica su robusti piedini sagomati tana Revò, dove la sala della no pare costituire una sorta operosa in queste varie sale e decorata da motivi modu- stufa, che prende il nome da di prototipo aulico per quella manifesta una cultura figura- lari geometrici a losanghe di una stufa in maiolica, presenta, nonesa, ad archetipi del nord tiva di estrazione nordica che, colore verde, giallo e blu, si al di sopra di un rivestimento guarda anche la decorazione intrisa di elementi tardo-ri- conserva qui anche una stufa ligneo alle pareti, un ciclo di degli ultimi due vani posti a nascimentali e manieristici e a olle con sagoma a torre, pe- Virtù e scene campestri. Molto settentrione del palazzotto, qualificata da un vivace cro- culiare della produzione delle suggestivo è inoltre l’accosta- che hanno maggiormente ri- matismo, rielabora sugge- fornaci di Sfruz in Val di Non, mento alla Stanza del Principe sentito, nei secoli, di sfortu- stioni che trovano importanti il centro più a monte dell’alto- di Castel Velturno in Alto Adi- nate alterazioni e rifacimenti precedenti anche in testi pit- piano della Predaia dove, dal ge, dimora estiva dei Principi non sempre rispettosi degli torici della zona, come gli af- Cinquecento, era fiorente la vescovi di Bressanone, fatta assetti originari. freschi di casa Bertagnolli, già produzione di simili manufat- erigere da Giovanni Tommaso Nella camera di nord-o- proprietà della famiglia Thun, ti. Cinta a metà altezza da una Spaur che, nato nel 1528 dal vest, sopravvivono tuttavia, nel vicino paese di Fondo, a fascia di eleganti formelle rap- capitano della Val di Non Ul- nel registro inferiore, un pa- poco più di un chilometro presentanti cartelle con l’aqui- rico (1495-1549) e da Caterina rato a strisce alterne (verde, di distanza da Sarnonico. la bicipite imperiale affiancate Madruzzo († 1551), dal 1578 e bianco, giallo, viola) con moti- I dipinti murali, rap- da leoni e riportanti la data sino alla morte, occorsa nel vo ornamentale fitomorfo e, ai presentanti animali musican- 1643, la stufa culmina, in alto, 1591, sedette sulla cattedra lati del riquadro che funge da ti, lanzichenecchi e la presa con una bordura merlettata a episcopale brissinese. sovrapporta dipinto verso il di Troia, vennero eseguiti at- guisa di antefisse e in angio- Gli arredi della stan- salone, le personificazioni del- torno al quinto decennio del letti reggistemma agli angoli. za di Velturno, con la boise- la Giustizia, con spada e bilan- Cinquecento da Bartlmä Dill Al riparo da occhi indi- rie elegantemente intarsiata, cia, e della Prudenza, con lo Riemenschneider (1500 ca.- screti, seminascosta dietro alla la grande stufa in maiolica e specchio. Altre cornici, questa 1550ca.), pittore nato a Würz- stufa, è infine affrescata una il Ciclo delle Meraviglie del volta a grottesca, permango- burg dal celebre scultore e domestica, in abiti semplici, a Mondo dipinto nella fascia no intorno alle aperture tam- intagliatore Tilman (1460ca.- piedi nudi e con le chiavi “del- superiore delle pareti, furo- ponate della parete nord: quel- 1531), ma attivo per vari lustri la casa” legate in vita. Questo no messi in opera nei primi la sulla destra culmina in un nei principati ecclesiastici di spazio, tra gli interni più belli anni Ottanta del XVI secolo mascherone dall’espressione Trento e Bressanone, dove si della Val di Non, trova alcuni e dunque nel medesimo tor- severa e presenta, sul mar- trasferì a partire dal terzo de- importanti riscontri tipologi- no di tempo dell’allestimen- gine sinistro, una scenetta cennio del secolo. ci più e meno puntuali sia in to della stube di Sarnonico. sapida e scurrile al tempo terra anaune che nel Sud-tiro- Benché documentata già stesso, in cui un putto nudo e lo. Già da tempo la critica ha nel 1581, quando è attestata accucciato si rimira allo spec- infatti rilevato le affinità che come “nova stuba pallatii”, la chio mentre sta defecando intercorrono con la successiva sua campagna decorativa si addosso a un secondo putto decorazione pittorica, databi- concluse nel 1588, millesimo intento a raggiungerlo, ar- le ai primi decenni del Seicen- siglante i blasoni illustrati so- rampicandosi sui decori della

106 107 Al centro dell’altopiano del vi lignaggi destinati a differen- Mezzalone, proteso fra la Bassa ziarsi per luogo di residenza, alla Val di Sole, l’Anaunia centrale e la famiglia Aliprandini-Laifenthurn cosiddetta Terza Sponda anaune, spettava la dimora nell’omonimo ossia la zona a nord del torrente Palazzo. Questo, detto comune- Noce e del rio Novella, si sviluppa mente “Toresela” o “Castello del- il paese di Livo. Di antica fonda- la Rosa”, prospetta, con più di un zione, il borgo annovera diverse affaccio, sulla strada principale – case signorili e rustico-signorili e, via Marconi – attorno alla quale si negli immediati dintorni, alcuni ca- estende l’abitato di Livo. La casa- stelli come quello di Zoccolo, che ta degli Aliprandini trarrebbe ori- sorgeva un tempo laddove sono gine dall’antica stirpe dei signori oggi i resti dell’omonimo maso, in di con la quale condivide Acima a un dosso tra gli abitati di lo stemma (d’argento, alla rosa Cis e di Livo, o lo scomparso Ca- di rosso; di rosso, alla rosa d’ar- stel Livo, di cui non è attualmente gento oppure di rosso alla rosa possibile individuare una precisa di porpora). localizzazione sebbene in passato Nel 1385, infatti, Alberto si siano avanzate ipotesi in favo- di Ortenburg (1335 ca.-1390), dal re tanto del doss Caslir, poco di- 1360 principe vescovo di Tren- stante dal paese, in posizione do- to, infeudò dei diritti posseduti minante, naturalmente difeso su in loco da Giovanni fu Francesco tre lati e raggiungibile soltanto da di Livo, figlio a sua volta di Adel- settentrione, quanto della località preto di Giacomo di Castel Cagnò, Plodos o Plovi, una porzione di tale Leonardo di Malosco. Suo fi- campagna fra gli insediamenti di glio Riprando, sposatosi con Gio- Scanna e Varollo (frazioni del Co- vanna di Genesio, notaio di Varol- mune di Livo), in un sito più basso lo, ebbe tre figli tra cui Aliprando, rispetto al doss Caslir. progenitore eponimo degli Ali- Nella difficoltà di delinea- prandini che, come tali, figurano re un sicuro schema genealogico negli elenchi dei nobili vescovili tale da ricomprendere tutti i per- di Livo a metà Cinquecento e nel sonaggi nobili che si fregiarono 1760, attestandosi un po’ in tutto nei secoli del titolo distintivo e il Mezzalone, da Scanna a Varollo. della denominazione toponimica Nel corso dell’età moderna, gli Ali- di ‘da Livo’, da considerarsi come prandini videro confermata la pro- una specie di ceppo comune don- pria nobiltà sia dai Sacri Romani Palazzo Aliprandini de gradualmente presero vita, Imperatori (1614) che dai presuli Comune di Livo durante il Basso Medioevo, nuo- trentini (1704). Nel maggio del

108 109 1736, poi, il sovrano asburgico Car- Cristoforo Madruzzo (1512-1578) Michele a Marcena (frazione del ricordato Giovanni Romedio, me- lo VI (1685-1740, imperatore dal principe vescovo di Trento (dal Comune di Rumo), non lontano dico a Salisburgo, dove si spense 1711) elevò alla dignità di cavaliere 1539) e Bressanone (dal 1542): da Livo. il 13 dicembre 1755 e dove venne con il predicato di “Leifenthurn”, nomina di non poco rilievo, so- Singolari furono anche i sepolto nell’arciabbazia di San ossia “della Torre di Livo”, Gio- prattutto alla luce delle frequenti destini dei suoi nipoti: i cugini Bia- Pietro. Dei suoi figli, Giuseppe vanni Romedio (1667-1755), medi- assenze del presule titolare, che gio e Recordino o Riccardino Ali- Antonio (1740-1779) fu canonico co personale dei principi vescovi l’Aliprandini sostituiva garantendo prandini. Il primo, morto nel 1629, senza prebende di Coira e parro- di Salisburgo Leopoldo Antonio continuità nella gestione dell’epi- fu dottore in legge, come lo zio di co di , morendovi Eleuterio Firmian (1679-1744, arci- scopato trentino e di quello bris- cui portava il nome, e cappellano a nemmeno quarant’anni, men- vescovo a Salisburgo dal 1727) e sinese. Impegnatosi in prima per- di corte. Nel 1609 divenne pie- tre Giovanni Riccardo (†1767) si Jakob Ernst von Liechtenstein-Ka- sona e con convinta sollecitudine vano e decano di Linz, nell’allora sposò con Barbara Elisabetta Te- stelkorn (1690-1747, arcivescovo a nell’applicazione dei decreti del diocesi di Passau (ital. Passavia), resa Betta di Castel Malgolo (1723- Salisburgo dal 1745), entrambi ap- Concilio di Trento (1545-1563), so- e il 13 settembre del 1614 ricevet- 1788). Dalla loro unione nacquero partenenti a importanti schiatte prattutto nella diocesi altoatesina, te dal monarca Mattia d’Asburgo ben quattordici figli con i quali si dell’aristocrazia trentino-tirolese. di cui fu pure vicario generale, ca- (1557-1619, imperatore dal 1612), estinse questo ramo della famiglia Oltre al qui citato Giovan- nonico custode (dal 1561) e quin- per sé e per il cugino Riccardino, Aliprandini: soltanto della figlia ni Romedio, il personaggio più il- di canonico scolastico (dal 1565), il riconoscimento dell’antica no- Anna Cattarina (1756-?) è infatti lustre della famiglia Aliprandini fu Biagio si spense a Bressanone e biltà con i predicati di “Leuffen” e attestato il matrimonio con Luigi senza dubbio Biagio (1501-1571), venne sepolto presso il campo- “Malusch”, ossia di Livo e di Malo- de Stefenelli di Fondo. Nell’Otto- nato a Livo da Aliprando (†1542), santo della cattedrale cittadina, sco. Fu inoltre autore dei Carmina cento, il Palazzo fu quindi cedu- figlio di Giovanni Riprando (†1490), che, nel vicino chiostro, ne custo- ad varios e dell’orazione De pra- to alle famiglie Bondi e Zanotelli, e da Chiara Tavonatti. disce ancora la lapide funeraria estantia & utilitate sacerdotii, de- antenate di quelli che sono stati Formatosi tra Roma, Pa- con lo stemma di famiglia corre- dicata allo zio materno Giovanni gli ultimi proprietari dell’immobi- dova e Pisa, dove nel 1554 conse- dato di mitria e pastorale. Battista da Coredo († 1616 ), cano- le. In questa fase l’edificio giunse guì il titolo di Doctor Decretorum, Negli anni, nonostante i nico di Trento e di Bressanone e a ospitare pressappoco una cin- sin dal 1528, quand’era ancora numerosi impegni legati alla sua cancelliere vescovile. quantina di persone con conse- semplice chierico, Biagio fu inve- importante funzione, l’Aliprandini Il cugino Riccardino, fi- guenti frazionamenti in molteplici stito dal principe vescovo di Tren- non mancò di ritornare nel pa- glio di Giovanni Romedio, fratel- unità abitative e rimaneggiamenti, to Bernardo Cles (1485-1539, ve- lazzo avito e nelle Valli del Noce. lo del vescovo Biagio, fu soldato spesso impattanti, dettati dalle scovo dal 1514) della parrocchia Qui, nel 1567, consacrò la chiesa di in Spagna e Portogallo e, dopo il varie esigenze dei singoli residenti. del suo paese natio. Qui promos- Santa Maria Maddalena a Cusiano proprio rientro in patria nel 1587, A partire dalla fine degli se anche, nella frazione di Varol- (frazione del Comune di Ossa- ricoprì la carica di Capitano del- anni ottanta del secolo scorso e lo, la ricostruzione della chiesa na) in Val di Sole; nel 1569 si fece le Valli di Non e di Sole. Sposatosi per oltre due decenni, il Comune pievana, dedicata alla Natività di promotore della confraternita di con Delaguardia, da lui discendo- di Livo ne ha portato avanti, per Maria e ultimata nel 1537 in bello San Sebastiano a Livo, alla quale, no gli Aliprandini che abitarono gradi, la completa acquisizione, stile clesiano. dettando il proprio testamento, il per generazioni il Palazzo di Livo, comperando dapprima le pro- Nel 1558, designato vesco- 4 giugno 1570, destinò generosi comprato per gradi dall’Ammini- prietà delle famiglie Rodegher vo titolare di Belinas in Siria, fu no- lasciti, e, sempre nel 1570, ma il 4 strazione comunale nel recente e Zanotelli e, successivamente, minato suffraganeo del cardinale luglio, consacrò la cappella di San passato. Suo bisnipote fu il già quelle delle famiglie Bondi. Frat-

110 111 tanto l’Amministrazione ha pro- molto a proposito delle sue vicen- neare l’imposta dell’arco, da capi- mosso anche un lungo e articola- Gli esterni de costruttive. Il nucleo edilizio telli scanalati in pietra più chiara, to intervento di restauro filologico primitivo risale al Medioevo ed è esso presenta, nella chiave di vol- del complesso che, recuperato Lo speciale pregio stori- costituito da una torre quadran- ta, recante incisa la data 1788, lo alla pubblica utilità, accoglie oggi co-artistico di Palazzo Aliprandi- golare, eretta attorno al 1000- scudo degli Aliprandini con la ca- gli uffici municipali e quelli di va- ni-Laifenthurn, che ne fa una delle 1100 e sviluppantesi per tre piani ratteristica rosa al naturale, cui si rie associazioni locali nell’ala me- costruzioni più importanti della fuori terra, con murature di spes- deve la denominazione di “Castel- ridionale. Qui è stato sistemato Val di Non, si apprezza particolar- sore rilevante e aperture disposte lo della Rosa”, largamente invalsa l’ascensore, che, grazie a colle- mente osservando i suoi esterni, unicamente sul lato a settentrione, nell’uso locale per indicare l’edi- gamenti interni resi ora assai più contraddistinti sia da torri ango- ossia su quello più protetto dagli ficio. Questo settore del palazzo agevoli e praticabili di un tempo, lari, retaggio ingentilito dell’archi- attacchi nemici. fu interessato nel XVIII secolo da permette di accedere ai vari livel- tettura fortificata medievale, sia Questo corpo turrito, che un’imponente operazione di re- li del “Castello della Rosa” elimi- da una ricerca, ormai compiuta- aveva verosimilmente una fun- styling e ampliamento, mirante a nando ogni tipo di barriera archi- mente rinascimentale, di propor- zione difensiva e di controllo del ottenere, fra la succitata “Torese- tettonica. Nelle restanti porzioni zioni equilibrate e di simmetria territorio circostante, rimane all’e- la” e la torre meridionale, un unico ovest, nord ed est il Palazzo ospi- nella distribuzione delle apertu- sterno celato dalle facciate at- fronte di collegamento, di stampo ta eventi, mostre temporanee e re: tratto, questo, che predomina tuali. La faccia orientata a ovest, neo-rinascimentale ed esemplato iniziative culturali. tutt’oggi sulle numerose modifi- sul tratto di via Marconi diretto sul modello di Castel Cles. che subite dall’edificio. alla chiesa di San Martino, e ri- Fu pertanto costruita una Tali caratteristiche, pro- volta al parco pubblico, è serrata cortina perimetrale indipendente prie dell’età madruzziana a ca- da due torrette angolari: quella a e che si accostava solo in parte a vallo dei secoli XVI e XVII, sono sud, di fondazione cinquecente- quella più antica. Le due murature manifestazione tangibile di una sca, è poco più alta della restan- finirono quindi per divergere di ol- nuova sensibilità, affermatasi te fabbrica, mentre quella a nord, tre un metro, creando un’interca- presso i ceti gentilizi dell’intera comunemente detta “Toresela”, pedine ove vennero ricavati spazi vallata ma anche del vicino Oltra- venne costruita nel Quattrocento di servizio, bagni e collegamen- dige altoatesino, dove numerose e fu poi elevata nel periodo ma- ti verticali oggi ben individuabili sono le fabbriche tipologicamen- druzziano con l’aggiunta della co- visitando l’interno. te e morfologicamente affini a lombaia. Organizzato su quattro Più articolata e assai sug- quella di Livo. Tali ceti erano allora livelli, il fronte occidentale presen- gestiva è la configurazione del impegnati a convertire le proprie ta un doppio ordine di eleganti fronte nord, che mantiene abba- dimore in ville-palazzo, all’inse- finestre mensolate: cinque al se- stanza integro il suo aspetto ori- gna di un’eleganza e di un confort condo piano e quattro al primo, ginario. La “Toresela”, alta sedici maggiori e di chiari influssi del Ri- laddove una rampa carrabile in metri, marcata agli angoli dai fin- nascimento italiano. pietra, riadattata nell’Ottocento ti cantonali color porpora e con L’odierno impianto plani- (il cosiddetto ‘pont’), conduce al belle inferriate esterne al primo metrico dell’immobile si dispone portale a tutto sesto. Costituito piano, siglate nel mezzo da un a “U” intorno al cortile retrostante da piedritti e archivolto in conci di fiore quadripetalo – allusione alla e, assieme ai vari prospetti, dice pietra calcarea scura e, a sottoli- rosa araldica dei padroni di casa –,

112 113 114 115 sporge fortemente dal prospetto, bacane posto a difesa del muro rile a insediamento popolare di evidenza alcune soluzioni di con- a movimentare il quale concor- e tuttora decorato dai marcaspi- case coloniche. Con la progressiva tinuità nella facciata e il suo svi- rono sia la differente foggia del- goli, si addossava sino a non mol- decadenza del Castello, nel corso luppo per addizione di nuovi ma- le aperture sia la presenza di vari ti anni or sono un volume rustico dei secoli XIX e XX, la necessità di nufatti a tappe successive: al più elementi aggettanti. più basso, con copertura a due far fronte ai bisogni, non solo abi- antico di questi, contiguo alla tor- Verso sera, e dunque a ri- falde, rimosso durante i restauri. tativi, delle numerose famiglie in- re sud, nata in età rinascimentale dosso della “Toresela”, una scala, Ciò ha consentito di porre nuo- sediatesi frattanto nel complesso come parte di un altro edificio di riprogettata con l’ultimo restauro vamente in evidenza gli elementi edificiale, portò all’innalzamento cui non permane traccia, ne sa- in acciaio Cor-Ten, che ben s’in- strutturali di almeno uno dei due di ulteriori volumi, spesso piut- rebbe stato accostato un secondo serisce nel contesto in virtù delle antichi forni del pane che servi- tosto invasivi e poco rispettosi e quindi un altro ancora, incardi- qualità estetiche e di quella sua vano la casa, sporgente dal muro, dell’impostazione generale e del- nato sull’androne passante al pia- tonalità ossidata tale da suggeri- con il suo supporto in legno e la le preesistenze, alcuni destinati no terra, per finire poi alla strut- re una sensazione di “vissuto”, dà sua caratteristica cupoletta into- anche ad attività agricole e com- tura moderna all’estrema destra, accesso a una porta architravata. nacata. Al terzo piano sta infine merciali. Gli ultimi restauri hanno eretta addirittura nella seconda Posta al primo piano e con so- una lunga balconata, sempre in le- sistematicamente demolito simili metà del Novecento. praluce, essa appare decentrata gno, assicurata al tetto soprastan- superfetazioni, pervenendo a una rispetto tanto al restante corpo te tramite cinque travi verticali e nuova definizione di questa come di fabbrica quanto alle finestre ortogonali al suo piano di calpe- pure delle restanti aree esterne superiori, palesando un suo inse- stio, in lunghe tavole rettangolari a Palazzo Aliprandini-Laifenthurn rimento più tardo. A sinistra, al disposte parallelamente e sorret- nonché alla creazione di una corte pianterreno, si trova poi un gran- te da otto poderosi modiglioni interna ricca di fascino ma al con- de portale costituito da blocchi lignei portanti. tempo attrezzata delle più mo- squadrati di pietra il cui vecchio in- Tale poggiolo, con para- derne dotazioni onde poter ospi- fisso di chiusura, in legno intaglia- petto costituito da colonnette pia- tare videoproiezioni ed esibizioni to, sostituito da una vetrata cen- ne sagomate, fu messo in opera in musicali (una pedana sopraeleva- tinata, è ora ricoverato all’interno un periodo successivo al XVI se- ta per orchestra e la struttura per del palazzo. In asse con questo colo, dato che la porta di accesso un maxischermo). portone, monofore arcuate con risulta ottenuta dalla demolizione Diverso e più regolare, cornici lapidee in calcare bianco della parte inferiore di una finestra specie per quanto concerne la elegantemente scolpite, la prima cinquecentesca, ma precedente al scansione delle aperture, appare, delle quali protetta da un’infer- 1748, quando la parete fu restau- da ultimo, il prospetto meridiona- riata timpanata analoga a quella rata applicando un intonaco nuo- le, il primo a essere acquisito dal sulla faccia nord della “Toresela”, vo che giunge sino alla base del Comune di Livo, che da tempo ne segnano i vari piani, mentre ver- balcone. Quest’ultimo, come pure ha fatto la propria sede, affaccia- so est tre mensoloni raccordati da il summenzionato forno, conferi- ta oggi sulla piazzetta antistante archetti sorreggono un pittoresco scono allo spazio verso mattina il piantumata a gelsi. La presenza sporto o erker, presumibilmente carattere di un’aia contadina: se- di finti cantonali nonché l’esame eretto nel XVII secolo. gno della graduale conversione approfondito delle connessioni A mattina, invece, al bar- dello stabile da residenza signo- murarie consentono di porre in

116 117 a intarsio, evocanti l’arme degli mai praticamente indecifrabili, e solide travi su cui poggiava la Gli interni Aliprandini. Quanto alla vecchia nello spazio dell’erker in diretta cappa del focolare, posto un tem- torre centrale, risalente ai seco- comunicazione con la sala. Ad- po nell’angolo di nord-est. Spe- L’impianto distributivo in- li XI-XII, cuore dell’intero sistema dossata alla parete a mezzogior- cularmente a quanto riscontrato terno di Palazzo Aliprandini-Lai- edificato, di cui ha di fatto deter- no, sul lato opposto dello sporto a mattina, anche sul fronte ovest, fenthurn rispecchia l’articolazione, minato lo sviluppo nelle epoche appena ricordato, è poi una stu- troviamo due camere, ma questa come s’è visto, piuttosto comples- successive, essa è tornata ora niti- fa in ceramica di color verde ra- volta direttamente comunican- sa dell’edificio, con più corpi di damente leggibile. Con gli spigoli mina assegnabile con sicurezza ti tra loro e con un solo accesso fabbrica addossatisi via via al nu- sottolineati dalle pietre cantonali alle manifatture di Sfruz, in Val di sull’atrio, in corrispondenza di cleo iniziale, costituito dall’antica e il paramento murario costituito Non. Alle rinomate botteghe di quella che guarda soltanto a sera torre quadrangolare romanica. da pietre spaccate e di raccolta “fornelari” attive nel piccolo pae- e rientra nei margini della vecchia Al piano terra il palazzo di colore grigio, rosso, bianco e di se dell’Altopiano della Predaia ri- torre romanica. Entro il perime- comprende androni voltati a bot- forma e dimensioni generalmente manda, infatti, il pannello centra- tro della “Toresela” c’è invece una te e a crociera e molteplici am- abbastanza regolari, i suoi alzati le della torre quadrata ove, entro bella boiserie del XVIII secolo. Il bienti, utilizzati in passato per la si seguono bene almeno sino al un’elaborata losanga definita da rivestimento ligneo, che copre le stabulazione del bestiame e come secondo piano. elementi vegetal-floreali, è inclu- pareti – comprese le strombatu- deposito per derrate alimentari e Restando sempre nella sa una giovane donna che, avvol- re delle finestre e della porta di strumenti da lavoro: dimostrazio- porzione settentrionale dell’edi- ta in una lunga veste percorsa da accesso – sino ai peducci su cui ne di come in esso siano sempre ficio, il primo piano padronale è fitte piegoline parallele, incede s’imposta la copertura a crociera, convissuti tratti dell’architettura tuttora qualificato da porte con flessuosa portando nelle mani dei è scandito da lesene con fusto signorile commisti ad altri più ru- cimase e stipiti modanati in pietra, mazzi di fiori. Della figura femmi- specchiato e capitelli di ordine tu- stici e legati alle funzioni agricole. traduzione provinciale di moduli nile, presso il Museo degli Usi e scanico a sostenere un cornicione Di particolare interesse, a que- propri dell’architettura aulica rina- Costumi della Gente Trentina di sopra il quale, sul lato est, fanno sto livello, è la Sala della Colon- scimentale. Tre di queste prospet- San Michele all’Adige, si conserva capolino dei lacerti di affresco rie- na che insiste a nord-ovest, entro tano sull’andito ove si apre il por- lo stampo in creta datato sul re- mersi sotto tinteggiature a calce e il volume della torre primitiva, e talino posto in cima alla scaletta tro 1833: circostanza, questa, che tempera. Questi raffigurano delle trova stringenti consonanze a li- esterna, ora in acciaio Cor-Ten. induce a collocare la realizzazio- ruote, o delle corolle descritte in vello strutturale e tipologico con Nel primo vano a sinistra (ossia ne del manufatto di Livo ai primi maniera molto sintetica e inscritte l’omonimo ambiente ubicato al verso est) sarebbe nato, secondo decenni dell’Ottocento. in circonferenze, e una rosa stiliz- pianterreno, e riproposto pres- la tradizione, il vescovo suffra- Secondo una prassi molto zata, evidente richiamo araldico soché identico al primo piano, in ganeo di Trento e di Bressanone comune, la stufa era alimentata, agli Aliprandini. Palazzo Assessorile a Cles. Alla Biagio Aliprandini, l’esponente più per ragioni di praticità e di puli- Qui si conserva una se- parete sud del locale di Livo, la cui autorevole della casata. tura, tramite una bocca da fuoco conda stufa a olle di color bruno volta a crociera s’imposta sul pi- Il locale presenta un soffit- aperta nella stanza attigua, rivolta manganese e dalle linee più mo- lastro centrale che gli dà il nome, to a otto travi lignee, di cui le due a est e prospettante sulla corte derne rispetto alla precedente, è accostato il vecchio serramen- dormienti lungo le pareti sono interna. Quest’ambiente era adi- ma alimentata in maniera analoga to in legno, proveniente dal già dipinte a marezzature imitanti il bito un tempo a cucina come te- e cioè attraverso un passaggio ricordato portale nord, intagliato marmo. Tracce di pitture murali stimoniano la bocca del forno del ad hoc con sbocco nella stanza con motivi geometrici e con rose permangono anche, benché or- pane e, soprattutto, le due grandi adiacente, caratterizzata da un

118 119 120 121 122 123 curioso soffitto con travi a vista che ha voluto trasportare all’inter- un’ulteriore stufa a olle, confe- decorate, assieme all’assito che no delle secolari mura di Palazzo zionata dagli esperti artigiani di sorreggono, da rigogliosi rama- Aliprandini-Laifenthurn la realtà Sfruz, simile tanto nella nuance (il ges nei toni, abbastanza carichi, esterna, riproducendo, nel pecu- tradizionale verde ramina) quan- del rosso aranciato, del verde e liare andamento dei tubi di luce, le to nel repertorio degli elementi del giallo ocra. curve di livello proprie della car- ornamentali (le foglie penden- Spostandosi, a questo li- tografia del territorio del Mezzalo- ti, il vaso a coronamento del cu- vello, verso mezzogiorno lungo ne, su cui sorgono il paese di Livo polino), a quella della cosiddetta l’ala ovest del complesso, s’in- e le sue frazioni Varollo, Scanna ‘Stanza del Vescovo’, da cui però contra un imponente vuoto che e Pregehena. si differenzia per la torretta ci- costituisce uno fra gli esiti più Fra gli ambienti da segna- lindrica anziché parallelepipeda originali degli ultimi restauri. Si lare è poi, al secondo piano del e per la camera di combustione tratta di una sorta di grande ca- blocco nord, il vasto salone a dop- poggiante su un basamento li- vedio, ma coperto, di notevole pia altezza, corredato di ballatoio gneo con piedini modanati. In le- valenza scenica e sviluppato per a ridosso delle mura perimetrali, gno sono pure foderate le pareti tre piani, che lascia in vista l’anti- totalmente riconfigurato durante i del locale che, così approntato e ca orditura del tetto, i muri esterni recenti restauri e destinato a ospi- ben coibentato nonché, appunto, della torre romanica e della torre tare rappresentazioni, eventi e ri- orientato a mezzogiorno, presen- sud, l’intercapedine creata dal- unioni pubbliche. Le operazioni di ta tutti i caratteri qualificanti del- la divergenza tra le murature del recupero intraprese hanno voluto la “stua” o stube, ambiente tipico fronte a sera, sfruttata per otte- evocare l’antica facies di questo delle abitazioni valligiane e alpi- nere vani di servizio e scale. Tutto locale, oggetto nel Settecento di ne in generale, i cui arredi fissi e ciò è godibile da punti di vista in- una riqualificazione di cui si avver- mobili mutavano in maniera più o consueti grazie a percorsi sospesi tono le tracce nelle modanature in meno significativa a seconda del- e balconate, assolutamente non stucco che, oggi appena apprez- le condizioni socio-economiche invadenti e realizzati con linee zabili, correvano lungo le pareti e delle abilità artistico-artigianali e materiali moderni che evitano e sulla volta prima del crollo del delle maestranze responsabili del qualsiasi intento mimetico o ri- soffitto, avvenuto nel corso del loro allestimento. Usata in passa- schi di falso storico al fine di non Novecento a causa del peso del to come soggiorno, la stanza è at- interferire con la comprensione fieno qui stoccato. In stucco sono tualmente sede dell’associazione dei volumi e degli spazi riportati anche l’elegante cornice mistili- culturale “Il Quadrifoglio”. alla luce e resi nuovamente fruibi- nea e l’ovato che a questo mede- li con i restauri dell’ultimo tren- simo livello ingentiliscono i soffitti tennio. A impreziosire il cavedio rispettivamente della stanza di è l’installazione di luce Spazio di nord-est e del contiguo erker. Sintesi: un intervento site specific, Sempre al secondo pia- ossia concepito appositamente no, ma in uno degli ambienti del per questo luogo, dell’artista tren- blocco meridionale, appena fuo- tino Stefano Cagol (classe 1969) ri dal volume della torre sud, sta

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In aggiunta alla selezione della bibliografia di riferimento qui indicata, si segnala che per la Storia del Trentino. III. L’età medievale, a cura di Andrea Castagnetti, Gian Maria Varanini, ricerca sono stati consultati materiali conservati nell’Archivio Diocesano Tridentino e nell’Archivio di Bologna 2004. Stato di Trento, nei fondi storici della Biblioteca comunale di Trento e, in particolare, nell’Archivio della Storia del Trentino. IV. L’età moderna, a cura di Marco Bellabarba, Giuseppe Olmi, Bologna 2002. Soprintendenza per i Beni culturali di Trento. L’autore dei testi ringrazia, per la fattiva collaborazione, il personale di tali Istituzioni nonché le persone – per lo più volontari – che hanno aperto le porte delle Storia del Trentino. V. L’età contemporanea: 1803-1918, a cura di Maria Garbari, Andrea Leonardi, Bologna 2003. dimore, consentendo di effettuare i vari sopralluoghi.

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