Attilio Premoli

Il giro delle sette chiese di Milano

Dal Duomo a Sant’Eustorgio Attilio Premoli

Il giro delle sette chiese

Se sei di Milano lo hai sentito nominare diverse volte, magari non lo hai mai fatto, ma lo conosci, anzi se sei in macchina con qualcuno e fai un giro troppo lungo per raggiungere la meta ti senti subito dire: “Che cosa stai facendo? Il giro delle sette chiese?” Il giro delle sette però è un percorso lineare che partendo dal Duomo arriva alla chiesa di sant’Eustorgio toccando nell’ordine: Il Duomo, San Satiro, il Tempio Civico di san Sebastiano, Sant’Alessandro e San Giorgio al Palazzo, tutte queste chiese sono in via Torino. Arrivati alle Colonne di san Lorenzo troviamo Basilica di San Lorenzo e poco distante Santa Maria della Vittoria di Milano, oggi sede della Chiesa Rumena del Patriarcato di Bucarest, ultima chiesa e punto di arrivo del giro è Sant’Eustorgio nell’omonima piazza al numero 1. Si tratta di una passeggiata di circa 3 chilometri percorrendo via Torino fino al Carrobbio, per proseguire, una volta superate le Colonne di San Lorenzo, in corso di Porta Ticinese fino a raggiungere piazza sant’Eustorgio. Questo è il percorso del Corteo dei Magi, che ogni sei gennaio, festa dell’Epifania, camminano dal Duomo a Sant’Eustorgio con i doni della tradizione, tradizione che vuole siano conservate le reliquie dei Magi nella Basilica di Sant’Eustorgio e ogni Epifania vengono esposte alla venerazione dei fedeli.

Il Giro

Lunghezza 3 Km. Durata 2,00 ore (*) Dislivello salita + 0,00 mt. Dislivello discesa - 0,00 mt. Difficolta: Passeggiata urbana

Questo giro si svolge completamente in pianura, senza alcun dislivello e senza nessuna difficoltà.

(*) Comprese le soste per la visita delle chiese.

Attrezzatura: Scarpe comode, basta un normale paio di scarpe da tennis. Una borraccia per l’acqua. Lungo la strada si trovano bar aperti.

2 Attilio Premoli Abbigliamento: da prevedere a seconda della stagione.

Partenza: il Duomo Anche per chi come me è nato a Milano, il duomo lascia sempre a bocca aperta, uscire dalla metropolitana e trovarsi di fronte la facciata triangolare con le guglie è sempre emozionante. Il Duomo di Milano, ufficialmente Basilica Cattedrale Metropolitana della

Natività della Beata Vergine Maria (Dòmm de in dialetto milanese), è la cattedrale dell'arcidiocesi della città. Simbolo del capoluogo lombardo, e situato nell'omonima piazza al centro della metropoli, è dedicata a Santa Maria Nascente. È la chiesa più grande d'Italia, la quarta nel mondo per superficie, la sesta per volume. È sede della parrocchia di Santa Tecla nel Duomo di Milano. Se non ci siete mai stati perdetevi il tempo per visitarlo: fate un giro intorno, oggi tutta la piazza ha un nome unico, mentre fino a qualche anno fa la parte alle spalle del Duomo, quella compresa tra le vie Carlo Maria Martini e Corso Vittorio Emanuele era la via del Camposanto, vista la presenza di un antico luogo di sepoltura. Al numero 1 di via Carlo Maria Martini ha sede il palazzo della Veneranda Fabbrica del Duomo, nel quale è inglobata S. Maria Annunciata in Camposanto, a testimoniare la funzione cimiteriale della zona. E’ possibile entrare a visitare il Duomo, se si entra dalla parte sinistra l’accesso è libero per i fedeli che si recano a pregare, ma si può visitare solo

3 Attilio Premoli la navata di sinistra, comunque interessante essendoci la tomba del cardinal Martini e la meridiana che si trova in vicinanza dell'ingresso del Duomo, col simbolo del capricorno, composta da una striscia d'ottone incassata nel pavimento che attraversa la navata e che risale per tre metri sulla parete di sinistra (a nord). Sulla parete rivolta a sud, a una altezza di quasi 24 metri dal pavimento, è praticato un foro attraverso il quale, al mezzogiorno solare, un raggio di luce si proietta sulla striscia del pavimento. Per evitare che in alcuni giorni dell'anno il foro d'ingresso della luce finisca in ombra, sul lato sud della chiesa manca l'archetto marmoreo. Ai lati della linea metallica sono installate delle lastre di marmo indicanti i segni zodiacali con le date di ingresso del sole. Lo strumento fu realizzato nel 1786 dagli astronomi di Brera, restaurato più volte e modificato nel 1827 in seguito al rifacimento del pavimento del Duomo. Se si entra dalla parte destra l’ingresso è a pagamento e la visita guidata, si possono ammirare le vetrate del Duomo, la Nivola a cui è legato un rito liturgico cattolico celebrato ogni anno dal 14 settembre dal 1500, per volere di Carlo Borromeo, nel Duomo di Milano per la ricorrenza dell'Esaltazione della Santa Croce. Per la celebrazione, il Santo Chiodo, dopo esser stato portato a terra, viene solennemente esposto alla venerazione dei fedeli, per essere riportato alla sua sede al termine della festività. Il rito prende il nome dalla Nivola, un particolare ascensore probabilmente risalente agli inizi del seicento, mosso oggi da un argano elettrico che sale fino all'altezza di quaranta metri per permettere all'Arcivescovo di prelevare, da una teca sospesa poco sotto il fastigio dell'abside, la più preziosa reliquia della Chiesa Ambrosiana, il Santo Chiodo. La Nivola è costituita da un ampio cesto in lamiera, avvolto da un rivestimento di tela e ornata di pitture che raffigurano angeli e cherubini avvolti in vaporose nubi, dipinta da Paolo Camillo Landriani nel 1612, e da allora fu più volte restaurata.

La prima processione del Santo Chiodo che si ricordi risale al 1576, quando, durante la peste, Carlo Borromeo portò la reliquia in processione dal Duomo alla chiesa di San Celso per implorare la fine del morbo. Altre due particolarità del Duomo, ce ne sono tantissime, ma ne prendo due sole ad esempio sono la lapide che commemora l’inizio della costruzione e la statua di san Bartolomeo scorticato. La lapide commemora l’inizio della costruzione del Duomo con la scritta: 4 Attilio Premoli El principio dil Domo di Milano fu nel’anno 1386.

La statua di san Bartolomeo scorticato è un’opera scultorea molto particolare, raffigura il santo, il cui martirio fu lo scorticamento, quella di San Bartolomeo Scorticato è, secondo me, la più bella statua del Duomo. Si trova nel braccio destro del transetto, vicino all'uscita laterale e rappresenta, naturalmente il santo. La particolarità di questa statua è c h i a r a m e n t e l a fi n i s s i m a rappresentazione anatomica. Ispirandosi al martirio del Santo, Marco d'Agrate lo rappresentò scorticato e con la sua pelle portata sulle spalle a mo' di stola, riuscendo a rendere l'anatomia in modo impressionante. La tradizione rappresenta San Bartolomeo scorticato e una delle opere più famose è proprio quella realizzata da Marco d'Agrate nel 1562 e conservata in Duomo. Un'ultima curiosità: sembra che per realizzare la scultura, l'autore si sia ispirato ad alcuni disegni anatomici di Leonardo. Volendo si può salire sul tetto del Duomo e da li ammirare il panorama di Milano, da bambino con mio nonno sono salito fino al balcone posto immediatamente sotto la Madonnina, oggi non più visitabile per preservare la struttura dal rischio di degrado dovuto all’enorme affluenza. La Madonnina, la Madunina in milanese, veglia e protegge Milano dall’alto dei suoi 108 metri.

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La guglia maggiore con la Madonnina ed il balcone dove si arrivava

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Il Duomo in numeri

Parametro Misura Lunghezza totale esterana 158,50 m Lunghetta totale interna 148,5 m Larghezza esterna transetto 93,00 m Larghezza della facciata 67,90 m Larghezza interna del piedicroce a 5 navate 57,60 m Larghezza esterna del piedicroce 66,00 m Altezza delle volte 45,00 m Altezza del tiburio 68,00 m Altezza dei pilastri interni 24,00 m Altezza della massima facciata 56,50 m Altezza della Madonnina dal suolo 108,50 m Altezza della statua della Madonnina 4,16 m Diametro pilastri interni 3,40 m Numero pilastri interni 52 unità Numero guglie 135 unità Numero statue esterne 2300 unità Numero statue interne 1100 unità Numero totale statute (esterne + interne) 3400 unità superficie interna 11.700 m²

7 Attilio Premoli Le chiese da via Torino al Carrobbio

Ci spostiamo verso l’inizio di piazza Duomo dirigendoci verso via Torino e lasciandoci il Duomo alle spalle, giunti qui imbocchiamo via Torino che partendo da qui percorreremo per circa un chilometro e mezzo. E’ una strada affollata, zona dello shopping e di lavoro con numerosi negozi e locali che affacciano sulla via, è facilmente percorribile a piedi grazie ai grandi marciapiedi che lai costeggiano. Percorrendo via Torino e perdendosi tra una vetrina e l’altra ci si imbatte in alcune chiese di valore. Prima fra tutte la chiesa di Santa Maria presso San Satiro.

Via Torino

Santa Maria presso san Satiro

Nel centro storico di Milano, precisamente su un corto vicolo cieco stretto tra due palazzi, si trova una chiesa parrocchiale edificata alla fine del Quattrocento: si tratta della Chiesa di Santa Maria presso San Satiro, che ingloba il sacello di San Satiro di epoca medievale e costituisce una delle attrazioni milanesi tutta da scoprire. Già, perché non è solo la facciata in stile neorinascimentale, con la sezione centrale suddivisa in due fasce orizzontali sovrapposte da un cornicione a loro volta separate in tre settori da lesene corinzie, il rosone, le due nicchie, la torre campanaria del IX secolo in stile romanico o la cupola con rosoni circolari Divo Satyro ciechi a destare particolare stupore.

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Bisogna varcare la soglia per poter ammirare, dietro l’altare, il grande spazio formato da un’abside regolare e ben completata da colonne e decorazioni: procedendo infatti verso l’altare, quasi a toccare con mano, ci si accorge che non si può passare, poiché c’è poco meno di un metro di spazio. E’ in realtà una prospettiva illusoria perché l’abside non esiste. Questo inganno prospettico è opera di Donato Bramante, uno dei più grandi architetti italiani, che ha fatto fronte allo spazio ridotto della chiesa per creare la finta abside che misura 97 centimetri invece di 9 metri e 70 previsti in quello che era il progetto originale. Quello che nacque come un impedimento alla diocesi che non aveva i permessi per costruire una chiesa di più ampie dimensioni si è evoluto poi in un risultato inaspettato, vero e proprio capolavoro artistico. Il Bramante, sfidando le limitazioni, ha infatti creato l’illusione perfetta e la finta fuga prospettica di San Satiro è considerata l’antesignana di tutti gli esempi di 9 Attilio Premoli

Il bassorilievo visto da sinistra trompe l’oeil che vennero successivamente: nella sua perfezione l’opera evidenzia anche l’influenza delle ricerche di Piero della Francesca e Donatello nel campo della rappresentazione illusionistica. Se si pensa che in origine tutto l’edificio era decorato in bianco, azzurro ed oro, ci si rende conto che l’impressione ottica, all’epoca, era davvero ricchissima.

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Deposizione

Il campanile romanico di San Satiro è in via Speronari, questa veduta è presa da piazza Missori.

Proseguendo sul lato opposto della strada ci si imbatte nel Tempio Civico di San Sebastiano.

11 Attilio Premoli Tempio Civico di San Sebastiano La prima pietra venne posta nel 1577, come ex voto per la fine della peste che in quel periodo coinvolse la città di Milano, su progetto di Pellegrino Tibaldi, al quale Carlo Borromeo affidò il compito. Il tempio venne edificato su un luogo che già in precedenza aveva ospitato una chiesa dedicata a san Tranquillino. Nel Trecento, quando passò alla famiglia Pusterla, il tempio venne nominato a San Sebastiano e contestualmente venne creata la tradizione della “facchinata del cavallazzo”. Si trattava di una concessione fatta alla famiglia nobiliare, la quale poteva eleggere il parroco della cappella: in cambio avrebbe donato alla folla un offerta portata in processione fino alla cattedrale di piazza Duomo, nella forma di un cavallo ripieno di cibo e realizzato con materiali commestibili. Portone del Tempio Tibaldi seguì il progetto fino al 1586 circa quando si spostò in Spagna e al suo posto si susseguirono diversi architetti ,tra cui Giuseppe Meda e Fabio Mangone. L’edificio venne completato nei primi anni del Seicento. Venne poi dedicata un’ampia ripresa delle opere di isolamento voluta dal podestà milanese Gallarati Scotti per valorizzare al meglio l’edificio. Nel corso degli anni vennero sempre più inseriti dei dettagli, di cui gli ultimi, come le statue ,furono aggiunti negli anni ’30 del XX secolo. Per realizzare il progetto il Tibaldi dovette tenere conto del ridotto spazio dell’area e così realizzò una struttura cilindrica come per le antiche chiese paleocristiane, alcune parti della Basilica di San Lorenzo e, monumento dal quale prese ispirazione, il Pantheon di Roma. Quando Fabio Mangone nel seicento completò il nuovo presbiterio alterò il progetto cilindrico studiati dal Tibaldi. Purtroppo nel mio giro odierno, giovedì 24 settembre 2019, ho trovato chiuso il Tempio, per cui non ho potuto documentare gli interni.

12 Attilio Premoli Sant’Alessandro

La chiesa di Sant’Alessandro è leggermente defilata, si trova infatti in una piccola ma silenziosa piazza parallela a via Torino. L’omonima piazza è occupata quasi interamente dall’imponente chiesa. Questo luogo è uno dei documenti più ricchi dell’arte tra Seicento e Settecento. Il suo interno rispecchia completamente il periodo spagnolo durante il quale fu realizzata. In un periodo tormentato, infatti, gli uomini cercavano rifugio nella fede ed è per questo che la chiesa è così ricca di oro e pitture: sono il simbolo di luce nella piena oscurità.

Anche questa chiesa era, purtroppo, chiusa.

San Giorgio al Palazzo

Tornando su via Torino e proseguendo poco più avanti ci si imbatte nella piazza San Giorgio. Qui si colloca la chiesa di San Giorgio al Palazzo. Il luogo dove sorge l’edificio ha già di per sé un motivo valido per soffermarsi. Qui un tempo sorgeva il Palatium romano voluto dall’Imperatore Diocleziano e, più tardi, sempre qui venne firmato l’Editto di Milano. I resti del Palatinum sono visibili oggi tra via Brisa e via Moriggi. L'edificio attuale è l'esito di una serie di ricostruzioni e trasformazioni di strutture preesistenti, il cui nucleo originario, risalirebbe all'età Longobarda. Della fase romanica (XII secolo) l'edificio attuale conserva la facciata su cui fu poggiata quella settecentesca, l'impianto a tre navate e tutti i 13 Attilio Premoli pilastri in pietra, anche se alterati nei secoli successivi. Nei due pilastri maggiori, collocati verso il transetto, si possono osservare interessanti capitelli con animali e viticci. Alla stessa fase edilizia sembra appartenere anche la cappella di San Bartolomeo, sulla navata sinistra, a cui si aggiunsero le altre in epoche successive. La chiesa all'interno appare nella forma assunta durante i radicali interventi di rinnovamento apportati nel XVIII- XIX secolo e in parte anche nel Novecento, quando fu realizzata la nuova sistemazione del presbiterio per aderire alle nuove esigenze liturgiche espresse durante il Concilio Vaticano II. Nonostante ciò la chiesa conserva al suo interno importanti testimonianze della sua storia precedente, dalla fase romanica al Seicento. Tra le opere d'arte, si segnalano gli affreschi di (Cappella Corpus Domini), del Montalto (originariamente nel coro), una pala di Daniele Crespi con la Vergine del Rosario e i Santi Domenico e Rosa e l a s f a r z o s a d e c o r a z i o n e settecentesca delle cappelle laterali. La prima chiesa di San Giorgio al Palazzo fu costruita, secondo la tradizione, nel 751 quando il vescovo Natale, grazie ad una donazione del re Liutprando, fondò l'edificio sacro intitolandolo a San Giorgio martire della Cappadocia, caro ai longobardi. Nel 1119 la chiesa fu inclusa nelle chiese matrici, quelle più antiche e venerate della città. L'edificio fu ricostruito nel XI secolo e fu riconsacrato dal vescovo Anselmo V il 15 gennaio 1129. A questa fase risale anche la costruzione dell'alta torre campanaria dove, secondo la tradizione, nel 1164 furono nascoste le preziose reliquie dei Re Magi, portate qui da Sant'Eustorgio per sottrarle al Barbarossa che distrusse buona parte del campanile. Nel 1308 il canonico Antonio De Conte fece costruire a proprie spese la canonica. Tra il XV e il XVI secolo furono allestite nuove cappelle laterali, arricchite di importanti opere d'arte. In seguito, le disposizioni emanate durante le visite pastorali di San Carlo Borromeo comportarono un riassetto dell'organizzazione interna secondo i principi della Controriforma, a cui si aggiunsero nuove e più radicali modifiche a partire dal 1581, quando furono aperte nella facciata tre porte in corrispondenza delle navate, si dotò la chiesa di sette altari, si costruì la sagrestia all'estremità della navata 14 Attilio Premoli sinistra e si creò un'ampia piazza davanti all'edificio, nell'area dell'antico cimitero. Il coro fu ampliato negli anni Venti del Seicento su disegno di Francesco Maria Richini. La ricostruzione della facciata, disegnata da Francesco Croce, prese avvio nel 1747 e comportò la demolizione delle rimanenze romaniche tra cui il campanile, i contrafforti esterni e l'edicola che si protendeva nella via adiacente. Nel Settecento e nell'Ottocento importanti opere architettoniche e decorative modificarono radicalmente l'aspetto interno dell'edificio. Dopo la fine della seconda guerra mondiale fu ricostruita la sagrestia demolita dai bombardamenti del 1943.

Terminano qui le quattro chiese del giro che sono affacciate o nelle vicinanze di via Torino, la prossima, San Lorenzo è alle colonne di san Lorenzo dopo il Carrobbio, sacro e profano è questo che viene da pensare arrivando a San Lorenzo, una bellissima chiesa il cui sagrato è diventato uno dei più frequentati luoghi della movida milanese.

15 Attilio Premoli Le chiese dal Carrobbio a XXIV Maggio

San Lorenzo

Arrivando dal Carrobbio possiamo vedere sullo sfondo un arco di mattoni rossi che delimita piazza s. Lorenzo e le omonime colonne, punto di ritrovo dei giovani della movida milanese, sullo sfondo si intravedono gli archi di Porta Vittoria Medievale, antico punto di uscita dalla città ancora oggi molto ben conservato. In pochi minuti arriviamo a varcare questa porta a sesto acuto che ci conduce alle Colonne, come le chiamano familiarmente i milanesi. Non ci può sfuggire sul lato sinistro un interessante murales dipinto qualche anno fa dal centro sociale Zam che raffigura Attila e Papa Leone Magno, ma come vedremo poi avanti, tutto corso di Porta Ticinese è un susseguirsi di saracinesche dipinte in modo artistico.

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Il murales con Attila e papa Leone Magno

Nel IV sec. San Lorenzo sorgeva all’esterno delle mura cittadine, non lontano dall’anfiteatro, dal palazzo imperiale e dal circo, lungo la via Ticinensis, che congiungeva Milano a Pavia ed era la strada di accesso più importante alla città. Per chi arrivava a Milano la Basilica si presentava con la sua mole come “il più imponente edificio a simmetria centrale dell’Occidente cristiano”. (M. Mirabella Roberti)

Gli studi compiuti nel 2002/2004 permettono di chiarire anche i lavori di rifacimento di epoca medievale. La prima fase di ricostruzione coinciderebbe con la seconda metà del X secolo, nel periodo Ottoniano, in un momento di Le Colonne avvicinamento all’Impero Bizantino da parte di Ottone I di Sassonia, imperatore del Sacro Romano Impero, momento che culminò con il matrimonio di Ottone II e la principessa bizantina Teofano nel 972.

17 Attilio Premoli A Milano, la più grande diocesi della penisola, antica capitale dell’Impero, snodo tra il Nord e l’Oriente, San Lorenzo, che era il più straordinario edificio di committenza imperiale, divenne oggetto di rifacimenti in cui il ricorso a maestranze orientali potrebbe spiegare le tecniche costruttive evolute riscontrate dalle indagini archeometriche. Si ipotizza che, in questa prima fase, fu ricostruita la cupola con tubi fittili, cioè con una soluzione autoportante più leggera dei grandi getti di calcestruzzo tipici delle cupole della classicità. Tra la fine del secolo XI e l’inizio del secolo XII si sussegue una serie di calamità: incendi nel 1071, nel 1103 e negli anni successivi fino al terremoto del 1175 che minarono la stabilità della Basilica, già costruita su un terreno dismogeneo, in parte paludoso. Tra il XII e XIII sec., per dare stabilità alla cupola, furono La Basilica vista dalle Colonne ricostruiti i pilastri di pietra su cui si innesta, furono sostituite le colonne di passaggio dal centro della chiesa alle esedre con pilastri ottagonali, fu rifatta e ampliata la torre di sud-est, fu edificato il tiburio esterno con l’aggiunta di archi rampanti innestati sulle torri, di cui sono ancora visibili i resti. Nel XV sec. fu costruita la Cappella Cittadini ampliando l’aula absidata di sud-est, già soggetta a rimaneggiamenti nell’XI sec. Il mattino del 5 giugno 1573 la cupola improvvisamente crollò, fortunatamente senza provocare vittime, a causa dell’erosione delle colonnette del matroneo del lato ovest dell’esedra sud, con conseguente cedimento dell’esedra meridionale e occidentale, della volta dell’atrio di Sant’Aquilino e del lato sud della facciata.

La facciata La ricostruzione iniziata dopo il crollo del 1573 si concluse solo nel 1894 con il completamento della facciata su progetto dell’ingegner Cesare Nava: venne costruito il pronao (cioè il portico davanti alla Basilica), costituita da tre arcate intercalate da paraste ioniche, in cemento simil pietra, che, con la sua

18 Attilio Premoli monumentalità, crea oggi un ostacolo alla vista della retrostante mole del complesso basilicale.

L’intervento degli anni 30 Alla fine dell’Ottocento cominciò il dibattito sulla sistemazione della zona intorno a San Lorenzo che sfocerà nel 1934, in occasione del bimillenario di Augusto, nella demolizione delle vecchie case addossate davanti alla Basilica, il che permise al colonnato di ricongiungersi visivamente alla basilica di San Lorenzo. Nel 1939, a conclusione dell’imponente opera di ristrutturazione della zona e in ossequio alla “romanità” allora imperante, venne posta innanzi alla Basilica la statua di Costantino imperatore, copia della statua in San Giovanni Laterano in Roma.

Dal dopoguerra ad oggi Il bombardamento della città nel 1944-45 rese inagibili anche molte case sul retro della Basilica, e nel dopoguerra si decise di lasciare libera questa area allestendo un parco, che prese il nome di Parco delle Basiliche perchè

L’interno congiunge San Lorenzo da un lato e la Basilica di S.Eustorgio dall’altro.

19 Attilio Premoli In occasione del Giubileo del 2000 avvennero importanti lavori: le facciate esterne della Basilica vennero ripulite e l’intonaco restaurato, la linea tranviaria venne spostata aldilà delle Colonne ed il sagrato venne ripristinato in tutto il suo spazio.

Le Colonne viste dalla Basilica

Proseguiamo fino a raggiungere l’incrocio tra corso Ticinese, via Molino della Armi e via Edmondo de Amicis dove troveremo sicuramente il semaforo rosso. Siamo passati sotto gli Archi di Porta Ticinese Meridionale, se fossimo nel medioevo saremmo usciti dalla città seguendo la via Ticinensis per dirigersi verso Pavia. Il semaforo rosso ci permette di dare un’occhiata a Santa Maria della Vittoria di Milano, di origine medievale, divenuta degli Umiliati e poi delle monache dominicane è oggi sede della Chiesa Rumena del Patriarcato di Bucarest. Al suo interno sono ospitate le spoglie del cardinale Luigi Omodei.

20 Attilio Premoli

Gli Archi di Porta Ticinese Medioevale visti da corso di Porta Ticinese

Corso di Porta Ticinese

Come detto prima questa via milanese è caratterizzata da numerosi murales, la maggior parte dei quali dipinti sulle saracinesche dei negozi. E’ una via di Milano che mi piace, poco trafficata essendo una corsia riservata ai mezzi pubblici, mi ricorda le strade della Vecchia Milano, con le case di ringhiera, i cortili, i negozietti sotto casa ed una vita tranquilla.

Riporto di seguito alcuni dei murales che ci sono in questa via.

21 Attilio Premoli

Mano Aliena

22 Attilio Premoli

Bio è Morto

23 Attilio Premoli

Anonimo

24 Attilio Premoli

Anonimo

Don Gallo

25 Attilio Premoli

Dario Fo e Franca Rame

The Rolling Stones

26 Attilio Premoli Il più famoso tra i murales di corso di Porta Ticinese raffigura Giovanni Falcone e Paolo Borsellino in un atteggiamento scherzoso tratto da una famosissima

fotografia. Il 12 febbraio 2018 il murales viene sfregiato disegnando nella mano di Falcone una pistola rossa puntata alla testa di Paolo Borsellino. Riporto un estratto dell’artico del Giornale di Sicilia.

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Falcone punta la pistola a Borsellino: lo sfregio sul murales di Milano, individuato l'autore DI ANNA SAMPINO — 12 FEBBRAIO 2018

Foto di Alvise Salerno MILANO. Sfregiato il murale di Falcone e Borsellino, in corso di Porta Ticinese a Milano. Qualcuno ha disegnato una pistola in mano al giudice ucciso dalla mafia - come si vede in foto - mentre spara in fronte al collega Paolo Borsellino. L'autore è stato individuato e indagato dalla polizia l’uomo, un italiano di 32 anni con precedenti per imbrattamento che, secondo quanto riferisce la Questura, non appartiene all’area antagonista. Il suo intervento ha suscitato molto scalpore e indignazione, al punto da spingere il sindaco Giuseppe Sala a definirlo un "gesto ignobile». L'episodio è stato denunciato dallo speaker radiofonico Alvise Salerno che ha pubblicato la foto su Facebook. "Qualche idiota ha deciso di disegnare una pistola rossa sulla mano di Falcone, che spara in fronte a Borsellino - commenta Salerno a corredo della foto -. Un simbolo, un segno di libertà e giustizia, massacrato brutalmente (...). Milano, l'Italia intera, non può accettare questi gesti. Dietro un gesto, tanto stupido quanto schifoso, si può nascondere qualcosa di ancora più tragico. Falcone e Borsellino, oggi, sono morti una seconda volta". Qualcun altro indignato ha commentato il gesto scrivendo su un cartello: "L'idiota che sfregia ciò che non comprende”.

28 Attilio Premoli

Murale sfregiato a Falcone e Borsellino: l'artista promette, "lo rifarò"

«Lo riprogetterò e lo ridisegnerò». Non se l'aspettava, Leonardo Gambini, conosciuto anche come Tunus, che il suo murale dedicato ai magistrati antimafia Falcone e Borsellino, in corso di Porta Ticinese, venisse sfregiato disegnando una pistola nella mano del primo, puntata sul secondo. Ma il giovane artista, marchigiano trapiantato a Milano (ora lavora a progetti con gallerie d'arte), promette a MilanoToday che questa sarà l'occasione per rimettere mano al murales che risale al 2013 e, in questi anni, ha visto altri vandalismi più leggeri, come qualche "tag", firma, che lo hanno in parte coperto.

Oggi il murales è stato riportato allo stato originale, cancellando la pistola rossa.

Chiude la serie di opere in Ticinese una scherzosa targa viaria che trasforma in rebus il nome della via con la soluzione sotto.

29 Attilio Premoli Si avvia verso la conclusione il nostro giro tra le chiese milanesi dal Duomo a S. Eustorgio, ultima delle sette chiese. La chiesa ospita al suo interno le spoglie dei Re Magi che furono saccheggiate da Barbarossa e solo nel Novecento furono in parte restituite alla città di Milano. Nelle cappelle si trovano anche il monumento funebre dei Visconti e l’arca di San Pietro martire. La basilica fu fondata probabilmente intorno all'anno 344. Secondo la tradizione, Sant'Eustorgio ricevette direttamente dall'imperatore Costante I, come dono, un enorme sarcofago di pietra contenente le reliquie dei Magi, proveniente dalla Basilica di Santa Sofia di Costantinopoli (dove erano stati inumati diversi decenni prima dall'imperatrice Sant'Elena, che li aveva ritrovati durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa). Trasportato su un carro, questi si fermò nei pressi dei Corpi Santi di Milano, alle porte della città, poiché i buoi che trainavano l'enorme peso, ad un certo punto, crollarono affaticati. Il vescovo Eustorgio, però, interpretò il tutto come volontà delle reliquie stesse al fine di rimanere in quel punto, abbandonando l'idea di essere inumate nella Basilica di Santa Tecla, come era inizialmente previsto. Di conseguenza, venne fatto edificare un nuovo luogo di culto fuori le mura cittadine, ovvero una nuova basilica che in seguito venne intitolata proprio a Sant'Eustorgio, il quale chiese di esservi sepolto a sua volta proprio accanto ai Magi stessi. Nel 1162, durante il saccheggio di Milano perpetrato dalle truppe dell'imperatore Federico Barbarossa, per paura che venissero profanate, i fedeli nascosero le sacre reliquie presso la vicina Chiesa di San Giorgio al Palazzo; ma l'arcivescovo Rainald von Dassel, cancelliere imperiale del Barbarossa, s'accorse dell'inganno e s'impossessò dei corpi dei Magi due anni dopo, facendoli trasferire nel Duomo di Colonia, dove tuttora si trovano custodite in un prezioso reliquiario realizzato dall'orafo Nicola di Verdun. Nella Basilica di Sant'Eustorgio rimase invece il grande sarcofago, sul cui coperchio vennero scolpite una stella ed una scritta settecentesca "Sepulcrum trium Magorum"; inoltre, sempre secondo la tradizione, alla città di Milano rimase soltanto una medaglia realizzata con una parte dell'oro donato dai Magi a Gesù Bambino, la quale viene esposta ad ogni Epifania vicino al grande sarcofago. Nei secoli successivi, i milanesi tentarono invano di ottenere la restituzione delle reliquie a loro sottratte; fu soltanto nel 1903 che, grazie all'intervento del cardinal Andrea Carlo Ferrari, una piccola parte di esse ritornarono nella Basilica l'anno successivo (due peroni, una tibia ed una vertebra) e che ancora oggi sono conservate in una teca vicino il sarcofago dei Magi.

30 Attilio Premoli Dal XIII secolo la basilica divenne la sede principale dell'Ordine domenicano a Milano. Nel 1219 Domenico di Guzman vi aveva inviato i primi due confratelli e l'anno successivo i frati si trasferirono nell'ospedale dei pellegrini presso la basilica, che gli fu definitivamente assegnata dal Papa l'11 aprile 1227. Davanti alla chiesa, tra il 2 e il 9 settembre 1300, furono bruciati vivi, come eretici condannati al rogo, i capi della setta dei guglielmiti: Maifreda da Pirovano, Andrea Saramita, suora Giacoma dei Bassani, e le spoglie di Guglielma la Boema, prelevate dal cimitero dell'Abbazia di Chiaravalle. Tra i secoli XV e XVI fu priore della basilica Teodoro da Sovico, noto per il suo confessionario.

Sono arrivato durante l’orario di chiusura, per cui le foto dell’interno sono tratte dal sito della Basilica.

Navata

Cappella Torelli

31 Attilio Premoli

Cappella Angeli

Siamo giunti alla fine, piazza XXIV Maggio è di fronte con il suo Arco Commemorativo, ma se avete voglia, allungate di poche decine di metri ed arrivare alla Darsena, il porto fluviale di Milano; una piccola curiosità: fino agli anni 70 del secolo scorso arrivavano ancora le chiatte a scaricare ghiaia e sabbia, io, accompagnato da mio nonno ho fatto tempo a vederle attraccare.

32 Attilio Premoli Il giro delle sette chiese 2 Il Giro 2 Partenza: il Duomo 3 Il Duomo in numeri 7 Le chiese da via Torino al Carrobbio 8 Santa Maria presso san Satiro 8 Tempio Civico di San Sebastiano 12 Sant’Alessandro 13 San Giorgio al Palazzo 13 Le chiese dal Carrobbio a XXIV Maggio 16 San Lorenzo 16 La facciata 18 L’intervento degli anni 30 19 Dal dopoguerra ad oggi 19 Corso di Porta Ticinese 21

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