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N.F. Group Immobiliare srl

Sede legale in Via Del Progresso n° 56, (SA) Stabilimento di Località Bivio Penta, fraz. Lancusi di Fisciano (SA)

PIANO DI RIMOZIONE E RECUPERO DI RIFIUTI SPECIALI NON PERICOLOSI

Richiesta di procedimento di Verifica VIA

Adempimento all’art. 20 del DLgs. 152/2006 e s.m.i.

STUDIO DI PREFATTIBILITA’ AMBIENTALE

STATO DI REVISIONE DEL DOCUMENTO Revisione Data emissione Redazione Verifica Approvazione

00 08.2016 Prima emissione

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Indice

1 PREMESSA E OGGETTO DELLA DOMANDA ...... 3 2 DATI IDENTIFICATIVI DELL’AZIENDA ...... 4 2.1 Normativa ambientale di riferimento ...... 4 2.2 Valutazione d’incidenza ...... 5 3 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO – TERRITORIALE ...... 6 3.1 Caratteristiche del territorio regionale ...... 6 3.2 Inquadramento territoriale su scala provinciale...... 15 3.3 Inquadramento su scala locale: analisi della localizzazione dell’impianto ...... 18 3.3.1 ANALISI URBANISTICA ...... 18 3.3.2 CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICA E IDROGEOLOGICA ...... 20 3.4 Quadro vincolistico ...... 25 3.5 Piano territoriale regionale...... 37 3.6 Piano territoriale di coordinamento provinciale (P.T.C.P.) ...... 40 3.7 Dimensioni del sito ...... 40 4 CAMPAGNA DI RECUPERO ...... 42 4.1 Tempistica di svolgimento della campagna ...... 42 4.2 Dati specifici inerenti all’attività e modalità di esercizio ...... 43 4.3 Risorse utilizzate per il funzionamento del cantiere ...... 45 4.4 Produzione di rifiuti ...... 46 4.5 Inquinamento e disturbi ambientali ...... 46 4.6 Rischio incidenti ...... 46 4.7 Piano di emergenza...... 46 4.8 Piano di ripristino ...... 47 5 STUDIO DEGLI IMPATTI AMBIENTALI SPECIFICI ...... 48 5.1 Utilizzazione di risorse naturali ...... 55 5.2 Emissioni in atmosfera...... 56 5.3 Inquinamento acustico ...... 57 5.4 Ambiente idrico...... 64 5.5 Suolo e sottosuolo ...... 64 5.6 Vegetazione, flora e fauna ...... 65 5.7 Ecosistemi ...... 65 5.8 Salute pubblica ...... 65 5.9 Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti ...... 66 5.10 Paesaggio ...... 66 6 IMPATTI CUMULATIVI ...... 67 7 CONCLUSIONI ...... 67

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1 PREMESSA E OGGETTO DELLA DOMANDA L’ azienda N.F. GROUP IMMOBILIARE S.R.L. è proprietaria e gestisce un’area adibita a parcheggio per autocarri situata in località Bivio Penta, nella frazione Lancusi del di Fisciano, che è stata oggetto di un’ordinanza comunale di rimozione n. 41 del 29/08/2014 a seguito del rinvenimento di rifiuti speciali.

Dovendo la ditta procedere alla rimozione e al recupero dei rifiuti speciali non pericolosi ancora presenti in una parte dell’area, precedentemente oggetto di ordinanza, il presente Studio di Prefattibilità Ambientale, redatto ai sensi dell’art. 20 D.Lgs.152/20016, ha come obiettivo quello di richiedere di procedimento di Verifica di VIA, in quanto la ditta intende rientrare nella:  lett. z.b, punto 7 dell’Allegato IV alla parte II del DLgs 152/06 e s.m.i. quale impianti per il recupero di rifiuti non pericolosi, con capacità complessiva superiore a 10 t/giorno, mediante operazioni di cui all'allegato C, lettere da R1 a R9, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;  lett. aa, punto 7 del regolamento n. 2/2010 impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi, con capacità complessiva superiore a 10 t/giorno, mediante operazioni di cui all'allegato C, lettere da R1 a R9, della parte quarta del D. lgs 152/2006. L’area oggetto dell’intervento è quella catastalmente individuata dalla particella n. 722 del foglio 15 del NCT del comune di Fisciano. Tale area è stata sottoposta a sequestro ed oggetto di ordinanza comunale di rimozione n. 41 del 29/08/2014 a seguito del rinvenimento di rifiuti speciali nell’area, a firma del Sindaco avv. Tommaso Amabile. La particella in oggetto rappresenta una parte, pari a circa 1000 mq, dell’area precedentemente sottoposta a sequestro che comprendeva anche le particelle n° 1662 e 2253 riportate sul foglio 18 del catasto del comune di Fisciano, già sottoposte a rimozione rifiuti. L’intervento di recupero sarà effettuato in situ mediante un frantumatore mobile in grado di lavorare e recuperare quantità di rifiuti superiori a 10 tonn/giorno. I rifiuti inerti rimossi dall’area in cui attualmente sono depositati saranno sottoposti a trattamento di frantumazione e deferrizzazione, con impianto mobile di recupero, grazie al quale si otterrà materiale idoneo ad essere riciclato. L’impianto opererà temporaneamente nelle aree di cantiere fino ad ultimazione delle attività di recupero.

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2 DATI IDENTIFICATIVI DELL’AZIENDA

Ragione sociale N.F. Group Immobiliare srl

Via del Progresso n° 56 Sede legale 84084 Fisciano (SA)

Sede sito d’intervento Località Bivio Penta, fraz. Lancusi del comune di Fisciano (SA)

Identificativi catastali N.C.T. foglio 15, p.lla 722 dell’insediamento

Partita IVA e REA 04346520655 – SA 359812

Legale Rappresentante Sellitto Anna Lucia (Amministratore unico) Attività svolta nello Parcheggio per autocarri stabilimento Classificazione 68.20.01 – attività immobiliare ATECO 2007

2.1 Normativa ambientale di riferimento Gestione rifiuti

Albo Gestori Ambientali La categoria 7 “Gestione di impianti mobili per l’esercizio delle operazioni di smaltimento e recupero di cui agli allegato B e C del D.Lgs. 152/2006” dell’Albo Gestori Ambientali è stata abrogata.

Pertanto, l’esercizio dell’attività non necessita dell’iscrizione in passato prevista (adempimento comunque mai entrato in vigore in quanto il Decreto che avrebbe dovuto definire le modalità ed i relativi importi delle garanzie finanziarie da prestare a favore dello Stato non è stato mai emanato - circolare n. 4802 del 11 settembre 2000 dell’Albo Gestori Rifiuti).

Esercizio attività impianto mobile

L’esercizio dell’impianto mobile è autorizzato ai sensi dell’art. 208 comma 15 del D.Lgs 152/2006, dalla Provincia ove ricade la sede legale, nel nostro caso (si allega il

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relativo provvedimento di autorizzazione). Sempre ai sensi del suddetto articolo, ciascuna campagna di recupero deve essere preventivamente comunicata alla Provincia ove l’impianto andrà ad operare almeno sessanta giorni prima dell’inizio delle attività.

Garanzie finanziarie La Società, a copertura delle spese necessarie, comunque inerenti o connesse, ad eventuali operazioni di bonifica e ripristino di aree inquinate, nonché per il risarcimento di ulteriori danni derivanti all’ambiente in conseguenza delle eventuali inadempienze connesse, stipulerà prima dell’inizio dell’attività di recupero una polizza fidejussoria così come previsto nel provvedimento di autorizzazione all’esercizio rilasciato dalla provincia di Salerno.

2.2 Valutazione d’incidenza Il D.P.R. 12 marzo 2003 n. 120 all’art. 6 prevede l’effettuazione della valutazione di incidenza sulla base di quanto indicato dall’art. 6, commi 3 e 4, della direttiva Habitat 92/43 CEE “qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito, ma che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di una opportuna valutazione dell’incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo”. La valutazione di incidenza è una procedura che ha lo scopo di identificare, quantificare, verificare la significatività e valutare i potenziali impatti che l’intervento (piano o progetto) potrebbe avere sugli habitat, sulle specie animali e vegetali per i quali il SIC e/o la ZPS sono stati individuati. L’area di cantiere non ricade all’interno e non si trova nelle immediate vicinanze di alcuno dei suddetti siti.

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3 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO – TERRITORIALE 3.1 Caratteristiche del territorio regionale L’inquadramento di area vasta dell’intervento proposto conduce alla descrizione dell’intero territorio regionale: la confina a Nord-Ovest con il Lazio, a Nord-Est con il Molise, a Sud-Est con la Puglia e a Sud con la Basilicata; si estende su una superficie di 13.595 kmq e si affaccia sul Mare Tirreno per circa 360 Km. Sono presenti quattro golfi, di cui due estremi - a nord e a sud - condivisi con le regioni confinanti, nettamente separati da altrettanti promontori: il golfo di Gaeta, il golfo di Napoli, il golfo di Salerno, il golfo di Policastro. La Campania è prevalentemente collinare (51%); il 34% di essa è montuosa e il 15% pianeggiante. Il territorio è costituito da due grandi zone: la zona pianeggiante (con altitudine inferiore ai 100 m), costituita da depositi di materiali alluvionali e vulcanici, si estende, in vista della costa, dal fiume Garigliano ad Agropoli e si presenta interrotta dal Monte Massico e dai Monti Lattari oltre che dagli apparati vulcanici di Roccamonfina, dei Campi Flegrei e del Vesuvio (m. 1277). Le pianure più importanti sono: a nord quella del fiume Garigliano e quella del fiume Volturno (quest’ultima confina a sud con il solco del fiume Sarno e costituisce la Pianura Campana propriamente detta, fertile ed intensamente popolata), la pianura del fiume Sele a sud, formante la piana di Pesto e la pianura di Salerno. Ad est dei massicci dell'Alburno e del Cervati si distende il Vallo di Diano. L’altra zona, collinare e montuosa (la regione presenta un grado di montuosità piuttosto elevato rientrando per circa il 25% nella zona altimetrica compresa tra 300 e 500 m), si affaccia al mare con ampia fronte nel Cilento ed è costituita dai minori rilievi calcarei del Subappennino, dalle colline argillose ed arenacee dell’Appennino Sannita e dagli aspri massicci calcarei dell’Appennino. Prevalentemente collinari sono la fascia nord – orientale della regione ed i territori subappenninici. Per quanto concerne il rilievo, possiamo innanzitutto distinguere la dorsale appenninica centrale, decorrente da nord-ovest a sud-est e comprendente diversi massicci, seguita verso est da una zona di altopiani e conche. Nella zona litorale troviamo massicci di origine vulcanica (Somma- Vesuvio, Campi Flegrei) e di origine sedimentaria. Le montagne calcaree assumono la disposizione di due giganteschi archi contigui che si appoggiano al cuneo dei Picentini ed al pilone calcareo–dolomitico dei Monti Lattari. Questi monti sono sede di fenomeni carsici talora imponenti (grotte di Pertosa, di Castelcivita).

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I principali fiumi della Campania sono il Volturno, il Garigliano, il Calore ed il Sele. Tutti questi fiumi si riversano nel Mar Tirreno dopo un corso tortuoso, con ripide gole tra i vari massicci della regione. Altri corsi d’acqua come il fiume Ofanto sfociano nel Mare Adriatico.

Clima La Campania presenta delle differenze notevoli tra le condizioni meteorologiche riscontrabili lungo la costa e quelle tipiche delle zone più interne, queste ultime, infatti, essendo caratterizzate da catene montuose molto alte, risentono di un clima invernale rigido e umido; lungo le coste, al contrario, essendo protette dai venti gelidi settentrionali, si instaura un clima molto più dolce con temperature che difficilmente scendono sotto ai 6 °C, essendo il mare una continua fonte di calore, specie nei mesi più freddi. Si registrano temperature massime nel mese di Gennaio di circa 11-13 °C lungo la fascia costiera e di 5-8 °C nelle zone interne. L'aspetto interessante sono le escursioni termiche notturne anche dell'ordine di 7-8 °C tra il litorale e le prime vallate interne, dove frequenti sono le gelate. Su alcune vette ad altipiani molto spesso la temperatura permane sotto lo 0°C per molti giorni. Gli altopiani del Matese e del Partenio sono le zone più piovose della regione con più di 2000 mm di precipitazioni annui, spesso nevosi. Nella zona interna del beneventano e del salernitano al confine con Puglia e Basilicata si riscontrano invece, le zone meno piovose con 500-600 mm di pioggia annui. Lungo la costa le medie si aggirano sui 1000-1200 mm con frequenti temporali autunnali e primaverili. Frequenti temporali estivi pomeridiani interessano le zone montuose. Durante la stagione estiva le temperature massime oscillano tra i 28-31 °C della costa ai 25-28 °C delle località interne, ma non mancano zone dai microclimi particolari come la pianura casertana, il vallo di Diano e l'Agro Nocerino e l'Alta Valle dell'Irno, caratterizzate da un clima più torrido con temperature che spesso sfiorano i 31 °C, raggiungendo punte di 36-38 °C. Frequenti sono le nebbie, specie nella stagione fredda e in particolare sulle pianure e sulle vallate interne.

Popolazione La Campania è, dopo la Lombardia, la regione più popolata dell'intero territorio nazionale, mentre è al primo posto per quanto riguarda la densità, con un valore più che doppio rispetto alla media italiana. Il capoluogo Napoli è terza città italiana, con più di 1 milione di abitanti.

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La popolazione risulta distribuita in modo molto ineguale. Lungo la costa troviamo dei grandissimi agglomerati urbani che si fondono quasi con quelli vicini, mentre nelle zone montane, tipo quella del Matese e del Cilento, troviamo una scarsa presenza di abitanti. Nel solo territorio della provincia di Napoli troviamo oltre la metà della popolazione complessiva. Nelle zone agricole le abitazioni sono accentrate nei paesi. I tipi di insediamento più comuni sono i grossi centri compatti o i piccoli centri e casali; ma quello più diffuso nella zona di più intenso popolamento è la corte, definito come insieme di edifici intorno a uno spazio chiuso in tutto o in parte dagli edifici stessi.

Trasporti Il sistema stradale regionale è illustrato nella figura seguente:

Figura 1 – viabilità

Il sistema stradale attuale della Regione Campania non presenta una chiara articolazione dei tracciati, in parte perché è in continua evoluzione ed in parte per la mancanza di collegamenti adeguati a livello interregionale e regionale, che determinano un sovraccarico in strade di interesse diverso. Manca il reticolo delle strade di collegamento tra la viabilità primaria nazionale e autostradale con quella regionale e interprovinciale. Fra i più recenti interventi stradali, ve ne sono alcuni che hanno interessato le aree interne con lo scopo di migliorarne l’accessibilità: fra queste vi è il grande asse di scorrimento Caianello- Benevento--Lioni-Contursi che si congiunge alla fondovalle Ofanto per arrivare in

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Puglia, la strada a scorrimento veloce Benevento-Campobasso, la Basentana e la fondovalle Agri verso la Basilicata ed i collegamenti fra Battipaglia-Agropoli-Buonabitacolo-Policastro che collegano più agevolmente il Cilento con la A3. Manca un reticolo di strade provinciali cui dovrebbe essere affidato il compito di drenaggio del traffico proveniente dalle grandi arterie a scorrimento veloce e autostradale in via di completamento (RSA Campania)

Il sistema ferroviario La rete ferroviaria della Campania, come d’altronde di tutto il Meridione, evidenzia carenze consistenti rispetto al resto del Paese sia in termini di estensione (circa il 60% della rete è localizzato nel Centro-Nord e il rimanente 40% nel Sud), che di elettrificazione, con una quota di linee elettrificate sul totale piuttosto bassa, pari circa la metà di quella del Centro-Nord. L’immagine che traspare è dunque quella di un sistema ferroviario che è la sommatoria di tratte più o meno lunghe, ma che sono ben lontane dal configurarsi come un reticolo interconnesso, sia internamente che con gli altri modi di trasporto. La maggior parte della rete ferroviaria si concentra nell’area metropolitana di Napoli, mentre la parte meridionale ed orientale della regione è quasi sprovvista di tali infrastrutture. Nell’area napoletana si concentra una quota consistente delle infrastrutture su ferro, soprattutto nella parte orientale, ma spesso da ammodernare ed interconnettere; a livello urbano sono da segnalare ulteriori finalizzazioni di tratte di metropolitane in corso d’opera. Il sistema di trasporto su ferro in Campania è costituito dalle linee FS di livello nazionale e regionale e dalla rete delle ferrovie regionali, nonché dalle linee ferroviarie urbane. Attualmente in Campania scorrono 1.210 km. di binari: 943 delle Ferrovie dello Stato, dei quali 427 di interesse locale e 506 di interesse nazionale e circa 272 di ferrovie concesse o in gestione governativa, di cui 70 km a doppio binario. Quest'ultimo dato rappresenta l'8 per cento del totale nazionale, che ammonta a 3.527 km. Ma ancor più significativo è il numero di passeggeri trasportati: sui circa 272 km. di binari di ferrovie concesse o in gestione governativa, infatti, transitano ogni anno circa 50 milioni di viaggiatori, ossia circa 1/3 del totale nazionale che ammonta a 150 milioni di passeggeri. La rete è in corso di ampliamento e ristrutturazione; al termine di tutti gli interventi previsti la Regione disporrà di 1.400 km di binari, 80 stazioni nuove per un totale di 423 stazioni sull'intera rete. Sarà creata una metropolitana regionale che consentirà collegamenti rapidi ed efficaci tra il

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Capoluogo e tutte le altre province. In particolare nella sola città di Napoli ci saranno 90 km di linee e 100 stazioni. Il sistema della metropolitana regionale sarà caratterizzato da 9 linee basate su tre "anelli" ferroviari: la rete FS, Circumvesuviana-Alifana e Ferrovia “Benevento-Napoli”.

Il sistema marittimo Le principali infrastrutture portuali della regione Campania sono i porti di Napoli e Salerno. I porti minori con specializzazione commerciale sono Castellammare di Stabia, Torre Annunziata e Pozzuoli; lungo la costa da Monte di Procida a Sapri vi sono molti altri porti minori turistico/commerciali. Il porto di Napoli è uno scalo polifunzionale che si estende su una superficie di 1,3 km2, conta 70 ormeggi per 11,5 Km di banchina. Il porto di Salerno, che svolge prevalentemente funzione di porto commerciale, ha una superficie complessiva 1,7 km2, conta 14 ormeggi, per circa 3,5 km di banchine. Il collegamento tra i porti principali e minori della regione viene assicurato da compagnie di navigazione a partecipazione pubblica (CA.RE.MAR. e Metrò del Mare) e private.

Il sistema aeroportuale In Campania sono presenti 3 aeroporti: l’aeroporto internazionale di Napoli, l’aeroporto di Salerno-Pontecagnano e l’aeroporto di Grazzanise. Solo le infrastrutture aeroportuali di Capodichino e Pontecagnano sono utilizzabili al traffico commerciale. L'Aeroporto Internazionale di Napoli, gestito da GE.S.A.C. S.p.A. è il primo aeroporto privatizzato in Italia, nonché primo aeroporto nel mezzogiorno per volume di passeggeri e terzo polo nazionale. Le sue carenze strutturali, tuttavia, non consentono un adeguamento sufficientemente conveniente per le esigenze del settore. Tra queste, la centralità dello scalo che presenta inconvenienti non secondari, di un impatto acustico e di condizioni di sicurezza dell’esercizio nelle fasi di decollo e atterraggio oltre le soglie limite. Ciò fa di Capodichino uno scalo ottimale per servizio di linee di carattere nazionale e internazionale ma con un carico complessivo di traffico limitato; non a caso, nel recente PRG viene presentata l’ipotesi di delocalizzazione dell’aeroporto (RSA Campania). L’aeroporto di Salerno-Pontecagnano, sito nel Comune di Pontecagnano-Faiano, è una infrastruttura dotata di una pista asfaltata adatta a velivoli a decollo e atterraggio su corta

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distanza, ad esempio velivoli a pieno carico del tipo commuter, con una capacità compresa fra 10 e 50 passeggeri. Ad integrazione delle strutture aeroportuali esistenti è prevista la realizzazione di un altro scalo internazionale a Grazzanise tuttavia la sua funzione ed il suo sviluppo vanno letti in rapporto allo sviluppo urbanistico, industriale, turistico ed agricolo delle aree limitrofe, e non ultimo il livello di accessibilità all’area.

Le attività produttive L’industria Il contesto industriale della regione Campania, attualmente, si presenta sostanzialmente diverso da quello degli anni della “industrializzazione forzata” del Mezzogiorno, quando prevaleva la grande impresa operante nei settori pesanti. Il modello industriale moderno è infatti caratterizzato da una “industrializzazione leggera”, con un forte peso delle imprese di piccole e medie dimensioni e organizzate secondo sistemi di sviluppo locali ad elevata specializzazione. La distribuzione delle unità locali e degli addetti del settore industriale al 2003 evidenzia la posizione predominante della provincia partenopea rispetto alle altre province campane, seguita nell’ordine da quelle di Salerno, Caserta e Avellino ed infine Benevento. Il sistema industriale della Regione Campania presenta una struttura organizzativa orientata verso lo sviluppo dei sistemi locali, attraverso i Distretti Industriali e le Aree di Sviluppo Industriale. I distretti industriali (Legge 317 del 5/10/1991) corrispondono alle aree territoriali locali caratterizzate da una elevata concentrazione di piccole imprese, con particolare riferimento al rapporto tra la presenza delle imprese e la popolazione residente, nonché alla specializzazione produttiva dell'insieme delle imprese stesse. I Consorzi delle Aree di Sviluppo Industriale (ASI) sono stati istituiti in Regione Campania con Legge Regionale del 13 agosto 1998, n. 16. Nel quadro delle previsioni di programmazione socio-economica della Regione, i Consorzi ASI promuovono le condizioni necessarie per la creazione e lo sviluppo di attività imprenditoriali nei settori dell'industria e dei servizi alle imprese anche mediante la costituzione di società per la gestione dei servizi consortili, salvo le funzioni amministrative relative all'adozione di piani e di attrezzatura ambientale delle aree in essi comprese, le espropriazioni dei suoli ed eventuali accessioni da assegnare per attività industriali e dei servizi alle imprese, e gli atti di assegnazione degli impianti e di servizi consortili.

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Il settore terziario Nell’ultimo decennio si delinea un peso crescente delle attività terziarie all’interno della struttura produttiva della regione Campania. A livello provinciale è rilevante il peso del settore dei servizi: La provincia di Napoli (82,1%) esprime una delle incidenze più importanti in termini di valore aggiunto, relativamente alla regione, al Mezzogiorno (75,9%) ed all’Italia (70,9%) e fornisce un contributo notevole all'economia regionale. Le province di Salerno (75,6%) e Benevento (75,5%) sono in linea alla media regionale e del Mezzogiorno, mentre Avellino e Caserta sono al disotto.

Agricoltura e Zootecnia Il settore agricolo negli ultimi decenni è stato oggetto di una serie di trasformazioni sostanziali dovute ad alcuni fattori legati principalmente all’ampliamento del mercato agricolo internazionale, all’evoluzione della meccanizzazione ed all’aumentata disponibilità dei prodotti fitosanitari e fertilizzanti. Questo sviluppo del settore ha generato una serie di effetti quali: • la diffusione dell’agricoltura intensiva; • l’abbandono dei terreni marginali nei territori più svantaggiati (alta collina e montagna); • la contrazione del numero di addetti nel settore agricolo; • l’accorpamento aziendale; • la nascita di allevamenti industriali, che concentrano numeri elevati di capi in aziende con una limitata estensione del territorio. L’agricoltura costituisce in Campania un settore di grande peso sia dal punto di vista economico che occupazionale. Negli ultimi decenni, però, si è registrata una netta diminuzione della superficie territoriale impiegata ad attività di tipo agricolo. Inoltre, facendo riferimento alle dimensioni delle singole aziende, la maggior parte delle unità produttive risulta caratterizzata da una estensione inferiore ai cinque ettari di superficie. L’analisi dei dati forniti dall’ultimo censimento ISTAT evidenzia che, in ogni caso, la maggior parte della SAU è interessata da attività agricole di tipo intensivo, con una maggiore incidenza di queste ultime in provincia di Napoli ed a seguire nelle province di Benevento e Salerno ed, infine, di Caserta ed Avellino. Da quanto è emerso attraverso l’analisi delle risposte ottenute all’attuazione del Programma regionale per l’agricoltura compatibile con l’ambiente (applicazione del Regolamento CEE 2078/92), sull’intero territorio campano si è registrato un avvicinamento ad un tipo di agricoltura sostenibile, per l’aumento sia del numero di aziende che hanno adottato metodi di

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produzione biologica, sia dell’estensione delle superfici agricole trattate con metodi di coltivazione sostenibili.

Il turismo La Campania è una delle regioni italiane più ricche di attrattive turistiche per i tesori artistici, per le zone archeologiche, per il fascino naturale delle coste, per la straordinaria bellezza dei luoghi. Una regione, dunque, in cui l’offerta turistica è rappresentata dal mirabile intreccio tra natura e cultura.

Parchi ed aree protette L’ecosistema naturale della Campania, ad oggi, è così costituito:

Provincia di Avellino Parchi Regionali: • Monti Picentini (Superficie: 62.200 ha; Istituzione: 1993); • Partenio (Superficie: 16.650 ha; Istituzione: 1993): Riserve Naturali Regionali: • Foce Sele e Tanagro (Superficie: 6.900 ha; Istituzione: 1999);

Provincia di Benevento Parchi Regionali: • Matese (Superficie: 33.327 ha; Istituzione: 2002); • Partenio; • Taburno - Camposauro (Superficie: 14.200 ha; Istituzione: 1993);

Provincia di Caserta Parchi Regionali: • Matese; • Partenio; • Roccamonfina - Foce Garigliano (Superficie: 11.200 ha; Istituzione: 1993);

Riserve Naturali Statali: • Castelvolturno (Superficie: 268 ha; Istituzione: 1977);

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Riserve Naturali Regionali:  Foce Volturno e Costa di Licola (Superficie: 1540 ha; Istituzione: 1993);  Lago Falciano (Superficie: 90 ha; Istituzione: 1993); Altre aree protette:  Oasi Bosco di San Silvestro (Superficie: 76 ha; Istituzione: 1993);

Provincia di Napoli Parchi Nazionali: • Parco Nazionale del Vesuvio (Superficie: 8.482 ha; Istituzione: 1991); Parchi Regionali: • Partenio; • Fiume Sarno; • Campi Flegrei (Superficie: 7.350 ha; Istituzione: 1997); • Monti Lattari;

Riserve Naturali Statali: • Cratere degli Astroni (Superficie: 250 ha; Istituzione: 1987); • Tirone Alto Vesuvio (Superficie: 1019 ha; Istituzione: 1972);

Riserve Naturali Regionali: • Foce Volturno e Costa di Licola (Superficie: 1540 ha; Istituzione: 1993);

Aree Marine Protette: • Riserva Marina Punta Campanella (Superficie: 1539 ha; Istituzione: 1997); • Parco sommerso di Baia (Superficie: 177 ha; Istituzione: DM 07/08/2002); • Parco sommerso di Gaiola (Superficie: 42 ha; Istituzione: DM (07/08/2002);

Altre aree protette: • Area naturale Baia di Ieranto (Superficie: 50 ha; Istituzione: 1997);

Provincia di Salerno Parchi Nazionali: • Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano (Superficie: 181.048 ha; Istituzione: 1997); Parchi Regionali:

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• Fiume Sarno; • Monti Lattari; • Monti Picentini;

Riserve Naturali Statali: • Valle delle Ferriere (Superficie: 455 ha; Istituzione: 1972);

Riserve Naturali Regionali: • Foce Sele e Tanagro (Superficie: 6.900 ha; Istituzione: 1999); • Monti Eremita - Marzano (Superficie: 1.500 ha; Istituzione: 1993);

Aree Marine Protette: • Riserva Marina Punta Campanella;

Altre aree protette: • Oasi naturale di Monte Polveracchio (Superficie: 200 ha; Istituzione: 1985)  Parco naturale Diecimare (Superficie:220 ha; Istituzione: 1980).

3.2 Inquadramento territoriale su scala provinciale La Provincia di Salerno, con oltre 1 milione di abitanti, si affaccia a sud-ovest sul Mar Tirreno, confina a nord-ovest con la Provincia di Napoli, a nord con la Provincia di Avellino, ad est con la Basilicata (Provincia di Potenza). Per la vastità, la complessità e la diversificazione del territorio, comprendente diverse regioni storico-geografiche, è sicuramente una delle province più varie d'Italia. La parte a nord del capoluogo, meno estesa, si divide nella fascia della Costiera Amalfitana, cioè l'aspra costa meridionale della penisola sorrentina che va dal confine con la provincia di Napoli fino a Sorrento, e nel retrostante agro nocerino-sarnese, fertilizzato dalle ceneri vesuviane ed irrigato dal fiume Sarno. L'Agro è anche l'unica zona pianeggiante della provincia oltre alla grande piana del Sele o di Paestum, bagnata dal fiume Sele, fino al Novecento terra malsana e paludosa, oggi zona ad elevata produttività agricola e di forte richiamo turistico. Proseguendo verso est si trova il capoluogo, che affaccia appunto sulla piana di Paestum, da cui dista 40 chilometri. Infine, a sud, oltre il fiume Sele, si trova la vasta area del Cilento, una delle

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zone costituenti la Lucania storica, territorio montuoso e verdeggiante di difficile accessibilità, a lungo rimasto isolato dai principali flussi di traffico, ma di grande fascino paesaggistico. Attualmente il Cilento comprende il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. La zona a est del capoluogo comprende una parte dell'Appennino campano e confina con la provincia di Avellino, cui è collegata attraverso la valle dell'Irno, il fiume da cui prese probabilmente nome il capoluogo. Sempre al confine con gli appennini, verso sud, si apre il Vallo di Diano, altra regione storica della Lucania, che chiude ad est il Cilento e comunica con la Basilicata. Il territorio, in prevalenza collinare, è ricco di corsi d'acqua, il principale dei quali è il fiume Sele, che nasce in provincia di Avellino e sfocia dopo 64 km nei pressi di Paestum, con una portata di circa 70 m/sec. Altri corsi d'acqua rilevanti sono il suo affluente Calore Salernitano, il Tanagro, il Bussento, il Sarno, e l'Alento, da cui prende il nome la regione cilentana (cis-alento). Tra le alture di rilievo, vanno ricordate il Cervati (1898 m) e il massiccio degli Alburni (1742 m) col monte Motola (1700 m) nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, e il Pizzo San Michele (1.567 m) con la cima Mai (1.608 m), al confine con la provincia di Avellino.

La costa della provincia di Salerno si estende per circa 220 km, da Positano a Sapri. La morfologia della costa è estremamente varia: la parte nord è rappresentata dalla celeberrima Costiera Amalfitana, aspra e frastagliata, dalla quale si godono panorami unici al mondo; la parte centrale è piatta ed è caratterizzata da un'ampia ed ininterrotta spiaggia, orlata da una rigogliosa pineta, che si estende per più di 50 km da Salerno ad Agropoli, passando per Paestum; la parte sud, detta "Costiera Cilentana", si estende per circa 100 km da Agropoli a Sapri ed è caratterizzata dal continuo alternarsi di tratti aspri e rocciosi a spiagge ampie e sabbiose. Il clima è uno dei più miti d'Italia ed è caratterizzato da inverni tiepidi e da estati calde ma non afose. La temperatura media del mese di gennaio è 10,8 ° mentre quella di luglio è di 24,5°. La dolcezza climatica è dovuta al fatto che il territorio provinciale è protetto dai venti freddi nordorientali ed esposto a quelli sudoccidentali. Il clima è marittimo, temperato e moderatamente piovoso, specie nelle zone interne. I periodi di maggiore piovosità sono l'autunno e l'inizio della primavera. Le più note località turistiche balneari a livello internazionale sono Amalfi e Positano, incluse nella Costiera Amalfitana, oltre che Sapri, Marina di Camerota, Paestum e Palinuro - Centola.

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La Provincia di Salerno è attraversata dalle Autostrade A3 e A30 e presenta diverse eccellenze ambientali, spesso riconosciute anche a livello amministrativo. Il territorio accoglie infatti un parco nazionale, il già ricordato Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, un Parco Regionale, il Parco naturale Diecimare, una Riserva Naturale Statale, la Valle delle Ferriere, due Riserve Naturali Regionali, quella della Foce Sele e Tanagro e quella dei Monti Eremita e Marzano, poi un' Area Protetta Marina, la riserva marina di Punta Campanella, oltre al Parco Marino di Punta Licosa, primo del genere in Italia, che, previsto fin dal 1972, è purtroppo ancor oggi non operativo, e infine le oasi protette di Monte Polveracchio e Persano. Inoltre, sul territorio sono presenti due siti riconosciuti dall'Unesco Patrimonio dell'umanità, la Costiera Amalfitana e il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo del Diano, che è riconosciuto anche riserva di biosfera. La Costiera Amalfitana comprende i territori dei comuni rivieraschi compresi tra Positano e Vietri sul Mare, alle porte del capoluogo. Si tratta di un territorio di straordinaria bellezza paesaggistica in cui l'attività umana ha saputo integrarsi perfettamente, attraverso il paziente lavoro millenario per strappare alle scoscese balze montane fazzoletti di terra per uso agricolo o edilizio. Si è creato così un paesaggio antropizzato unico al mondo, impreziosito da testimonianze storiche ed architettoniche tra le quali occorre segnalare il Duomo di Amalfi e i giardini di Villa Cimbrone e Villa Rufolo a Ravello. Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano è invece un vasto territorio di 180.000 ettari che, anche grazie ad un isolamento secolare, ha saputo conservare usi antichissimi, di grande valore salutistico ed ambientale. È infatti ad Acciaroli e Pioppi, sulla costa cilentana, che Angel Keys, insigne nutrizionista statunitense, ha condotto gli studi sull'alimentazione che hanno portato alla definizione della famosa 'dieta mediterranea'. Attualmente, il territorio è interessato da una ricerca del CNR, mirante a individuare i fattori anche genetici che consentono eccezionale, attiva longevità in perfette condizioni di salute alla popolazione cilentana. Al Parco, ai fini dell'attribuzione della qualifica di Patrimonio dell'Umanità sono stati aggiunti i siti archeologici di Paestum e Velia (l'antica Elea) e la Certosa di Padula. Occorre infine segnalare che l'area del Cilento è oggi uno straordinario serbatoio di biodiversità in campo florofaunistico, esemplificata dalla Primula di Palinuro (Primula palinuri), ma in particolare per quanto riguarda le piante alimentari: per tutte, si segnala il fagiolo di Controne, dalla buccia sottilissima e dall'eccellente digeribilità. Per questi motivi nel 1997 il Parco è stato inserito dall'Unesco nel Programma MAB (Man And Biology), come Riserva della biosfera. Il

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territorio ospita anche complessi ipogei di grande interesse, fra i quali si citano le Grotte di Castelcivita, con uno sviluppo di oltre 4 km., le Grotte dell'Angelo, da visitare in parte in barca, le Grotte del Bussento sul fiume omonimo.

3.3 Inquadramento su scala locale: analisi della localizzazione dell’impianto

3.3.1 Analisi urbanistica L’area oggetto dell’intervento di rimozione e recupero dei rifiuti è ubicata in un terreno riportato in catasto al Foglio 15, particella 722.

Figura 2 – estratto di mappa catastale

Dal punto di vista urbanistico, nel vigente PRG tale area è classificata come “Zona D2 - Aree P.I.P. per insediamenti di imprese artigiane ed attività commerciali”. Urbanisticamente, il sito risulta, pertanto, collocato in area idonea all’esercizio dell’attività.

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Figura 3 – estratto del PRG

Figura 4 – foto aerea con indicazione del sito in oggetto L’area in oggetto è ubicata ad una distanza di alcuni chilometri dallo svincolo autostradale di Fisciano sulla A30 o dal raccordo autostradale SA-AV.

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3.3.2 Caratterizzazione geologica e idrogeologica Il territorio comunale di Fisciano ha una superficie di 3.152 ettari ed è segnato a nord dal rilievo del monte Monna, a sud dalla valle del Solofrana, ad est dal sistema del colle Mandani e a ovest dai Seniti. L’altitudine, tra colline, piccole valli, boschi, uliveti, faggeti e castagneti è compresa tra i 140 e i 1200 metri s.l.m.

Inquadramento geologico dell’area L’area è cartografata nel foglio n. 185 Salerno della Carta Geologica d’Italia in scala 1/100.000 ed è sita ad un’altitudine di circa 200 m.s.l.m. e si presenta con una morfologia tipicamente pedecollinare, prevalentemente pianeggiante.

Tale porzione di comprensorio comunale è localizzata lungo il bordo massiccio dei monti Picentini. Il blocco carbonatico dei Monti Picentini rappresenta un grande horst di forma quadrangolare, che risulta essere delimitato ai quattro lai da grosse faglie plio-quaternarie a grande rigetto verticale.

E’ possibile, inoltre, riconoscere una serie di lineamenti tettonici, che interessano l’intera struttura dei Monti Picentini, che appaiono seguire le orientazioni (appenniniche e antiappenniniche) più importanti dell’intero Appennino Meridionale.

I terreni della piattaforma Campano-Lucana costituiscono in maniera nettamente predominante tutti i rilievi dei Monti Picentini e queste unità sono costituite da depositi dolomitici estremamente tettonizzati e spesso allo stato di sabbia dolomitica nella parte bassa e calcarei pure molto tettonizzati in quella superiore.

In particolare, i termini litologici che affiorano nella parte settentrionale del territorio comunale sono:

- Dolomie grigie (norico) ben stratificate, talora straterellate e zonate, generalmente molto tettonizzate e talora farinose, ove prevalgono forme legate all’erosione lineare e pendii leggermente convessi concavi che presentano pendenze sempre inferiori ai 25 °.

- Calcareniti e calcari da avana a nerastri, pseudo-oolitici a cemento spatico con frequenti intercalazioni dolomitiche e calcareo dolomitiche.

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I termini calcareo dolomitici giurassici sono in contatto tettonico al di sopra delle dolomie triassiche e originano pendii con 30-35° di pendenza lungo i quali si osservano anche ripetute paretine subverticali alle testate dei banchi più potenti.

Essi poggiano con contatto tettonico per sovrascorrimento sulla precedente formazione.

Inquadramento idrogeologico dell’area. Fonti: - 2007; Agenzia Regionale di Protezione Ambientale della Campania (ARPAC), “Acqua, il monitoraggio in Campania 2002 – 2006”. Per quanto concerne le acque superficiali, non vi sono rilevamenti ARPAC riguardanti il territorio comunale.

Occorre comunque rilevare la presenza di quattro corsi d’acqua a carattere torrentizio, la Calvagnola, il Lavinaio, il San Rocco e il Rio Secco, tutti confluenti nella Solofrana. La Calvagnola e il Lavinaio, raccolgono le acque piovane dirette e gli scarichi delle reti acque bianche, e li convogliano entrambi verso il torrente Solofrana (in sinistra idraulica) a sua volta affluente del fiume Sarno. Sia il Calvagnola che il Lavinaio hanno un regime torrentizio, caratterizzato da picchi di portate invernali in corrispondenza degli eventi meteorici e da assenza di deflusso nel periodo estivo. Il Comune di Fisciano è servito da una rete acque bianche di circa

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101 Km e da una rete fognaria di circa 49 km. La caratterizzazione dei corpi idrici sotterranei è stata realizzata classificandone lo stato qualitativo dalle concentrazioni medie di ogni parametro chimico e riportando lo stato quantitativo definito nel Piano di Tutela delle Acque della Campania (SOGESID 2006) sulla base di una stima dei principali parametri ideologici e meteoclimatici e degli usi del suolo. In tal modo sono state costruite schede di sintesi per ciascun corpo idrico sotterraneo. Il territorio comunale insiste su due corpi idrici sotterranei: quello dei Monti Accellica-Licinici-Mai e quello Valle del Solofrana di cui se ne riportano le caratterizzazioni.

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Dalla “Classificazione dello stato qualitativo” si evince che i due corpi idrici sotterranei di cui alle schede illustrate presentano acque di classe 2 - qualità buona (Monti Accellica-Licinici-Mai) e di classe 3 – qualità sufficiente (Valle del Solofrana).

3.4 Quadro vincolistico L’area non è soggetta a vincoli archeologici, idrogeologici e paesaggistici.

Fonti: - www2.minambiente.it/sito/settori_azione/scn/rete_natura2000/rete_natura2000.asp - Decreto Giunta Regionale della Campania n. 378, del 11 giugno 2003 “Istituzione dell’Ente Parco Regionale dei “Monti Picentini”” - www.parcodeipicentini.it. Il Comune di Fisciano è caratterizzato dalla presenza di porzioni di territorio (ca. il 30%) tutelate per il patrimonio naturalistico da esse costituito, precisamente ci si riferisce a seguenti siti:  ZPS IT8040021 “Monti Picentini”  SIC IT8050027 “Monte Mai e Monte Monna”  Oasi del Frassineto.

Zone di Protezione Speciale (ZPS) e Siti di Importanza Comunitaria (SIC) La prima applicazione di politica ambientale europea è del 1971 con l'adesione all'accordo internazionale sulla protezione delle zone umide di importanza internazionale, la Convenzione di Ramsar; successivamente furono presi ulteriori provvedimenti legislativi in favore della conservazione di specie animali come la disposizione della Direttiva Uccelli 79/409/CEE del 1979. Tuttavia, anticipando di qualche mese gli obiettivi emersi dal Summit di Rio de Janeiro, l'Unione emanava la Direttiva n. 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla "Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche”, comunemente denominata “Habitat”. Le due direttive, pur essendo state emanate nell’arco di 12 anni, sono completamente integrate tra loro; le aree individuate dagli Stati Membri sulla base di tali direttive, infatti, vanno a costituire la Rete ecologica europea “Natura 2000” e le disposizioni di protezione della Direttiva “Habitat” si applicano anche alle zone di tutela dell’avifauna previste dalla Direttiva “Uccelli”. Proprio in attuazione della Direttiva Habitat 92/43 del 21 maggio 1992 e in virtù delle disposizioni della Legge 6 dicembre 1991, n. 394, "Legge quadro sulle aree protette", il Ministero dell'Ambiente, attraverso il Servizio Conservazione della Natura, ha ritenuto indispensabile avviare il "Progetto Bioitaly", che è partito alla ricerca delle ultime isole di natura comprese nel

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territorio nazionale. Le linee fondamentali di tale progetto hanno riguardato la raccolta, l'organizzazione e la sistematizzazione delle informazioni sull'ambiente ed in particolare sui biotopi, sugli habitat naturali e seminaturali di interesse comunitario al fine di indirizzare specifiche forme di tutela e di gestione degli stessi. L'obiettivo finale della Direttiva, infatti, era quello di creare, entro l'anno 2000, una rete europea, denominata “Natura 2000”, di zone speciali di conservazione, attraverso la quale garantire il mantenimento ed all'occorrenza il ripristino in uno stato di conservazione soddisfacente dei tipi di habitat naturali e delle specie interessate nella loro area di ripartizione naturale.

La Zona di Protezione Speciale IT8040021 individuata ai sensi della direttiva Uccelli 79/409/CEE coincide col territorio del Parco Regionale dei Monti Picentini istituito con D.G. Regione Campania n. 378 del 11/06/2003. Tra gli enti territoriali ricadenti nella perimetrazione del Parco vi è il comune di Fisciano, come risulta dallo stralcio sottostante ove è riportata, con campitura rossa, anche l’area

interessata dal Sito di Importanza Comunitaria (SIC) IT8050027 individuato ai sensi della direttiva 92/43/CEE cosiddetta “Habitat”. Di seguito si riporta una descrizione delle qualità naturalistiche del Parco tratta dal sito web: La costituzione del Parco trova giustificazione nella salvaguardia di un complesso naturalistico di straordinaria rilevanza naturalistica, poiché racchiude il bacino idrografico più importante del mezzogiorno. Dalle sorgenti dei monti Picentini, coperti di faggi, cerri e castagni secolari, nascono i fiumi Sele, Calore, Sabato, Picentino, Ofanto. La ricchezza faunistica dei luoghi e la flora lussureggiante si associano ad un territorio gestito da secoli secondo i ritmi naturali, lontano da moderne fonti di inquinamento e da eccessive pressioni antropiche. In questi boschi sopravvivono lupi, linci, tassi, aquile reali che popolano gli alti contrafforti del Terminio, del Mai, del Cervialto, dall’ Acellica, del Polveracchio. Le balze montane ricche di erbe spontanee della macchia mediterranea, continuamente alimentate da innumerevoli sorgenti permettono l’allevamento brado di animali destinati al rifornimento di materie prime di altissima qualità. Vacche podoliche, capre, maiali e animali da cortile allevati allo stato brado sono il presupposto di una eccezionale risorsa di carni, salumi, formaggi di qualità pregiata; questi prodotti, affiancati a castagne, nocciole, tartufi e funghi, sono una risorsa notevole, attraverso la tutela della quale si possono costruire le basi per una fortunata attività di turismo

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enogastronomico. Inoltre una storia fatta di continue lotte ed avvicendamenti di popoli, ha lasciato sul territorio le tracce di queste civiltà, che a loro volta costituiscono un ricco patrimonio culturale da salvaguardare. Ed è proprio attraverso il supporto che la cultura ed i luoghi storici forniscono al turismo ed all’agricoltura che gli obiettivi di salvaguardia e tutela del patrimonio naturale potranno essere raggiunti. Oasi di Frassineto L'area naturalistica “Frassineto” ha una superficie di oltre 90 ettari ricoperta interamente da bosco ceduo. Deve la sua denominazione al frassino, largamente presente. L'area, individuata con il cerchietto rosso sulla mappa sotto riportata, è situata ad un'altitudine media di 650 metri nella fascia di territorio tra le zone boscate dette “Acqua dei faggi” e “Costa della traversa”, sulla pendice occidentale dei Monti Picentini. Il perimetro dell'area coincide per un buon tratto, con la strada comunale che collega la frazione di Gaiano con i comuni di a nord e Castiglione del Genovesi a sud.

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Figura 5 – estratto planimetria del Parco regionale dei Monti Picentini con i confini del comune di Fisciano

L’area del sito in cui sarà eseguito l’intervento di rimozione e recupero dei rifiuti risulta esterna sia alla perimetrazione della Rete Natura 2000, sia a quella dei Parchi, come può evincersi dall’immagine seguente estrapolata dal SITAP del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e dal GEOPORTALE del Ministero dell’Ambiente. Inoltre, il sito non risulta soggetto ad alcun vincolo ai sensi del D.Lgs 42/2004.

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Figura 6 – estratto GEOPORTALE

L’area risulta inoltre sufficientemente distante (> 250 m) da:  zone classificate o protette dalla legislazione degli Stati membri; zone protette speciali designate dagli Stati membri in base alle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE;  zone nelle quali gli standard di qualità ambientale fissate comunitaria sono già stati superati;  zone a forte densità demografica;  zone di importanza storica, culturale o archeologica

Come può evincersi dalle immagini di inquadramento, infine, il sito risulta sufficientemente distante dai centri abitati limitrofi. La localizzazione del sito risulta essere, pertanto, ottimale ai fini dello svolgimento dell’attività. Di seguito si riporta l’analisi la carta geo-litologica con evidenza dell’area in oggetto:

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Figura 7 – carta geo-litologica

Seguono gli stralci cartografici estratti dal PSAI:

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Figura 8 – carta del pericolo di frana estratta dal PSAI

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Figura 9 – carta del pericolo alluvioni estratta dal PSAI

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Figura 10 – carta del rischio frana estratta dal PSAI

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Figura 11 – carta del rischio alluvioni estratta dal PSAI

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Figura 12 – carta del rischio idraulico estratta dal PSAI

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Figura 13 – carta dell’uso del suolo

Da tale analisi emerge che il sito è caratterizzato da:  permeabilità media per porosità  rischio frana moderato (il più basso nella scala di valori)  pericolosità da frana bassa (il più basso nella scala di valori)  Uso del suolo: area industriale o commerciale

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 Assenza di vincoli idrogeologici Inoltre, il sito non rientra nelle zone con rischio o pericolo idraulico o da alluvioni. In base a quanto si evince dallo studio geologico e dall’analisi in letteratura, si può affermare la compatibilità dell’opera con le caratteristiche geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche e di stabilità del sito.

3.5 Piano territoriale regionale Il P.T.R. della Regione Campania, approvato in attuazione dell’art. 13 della L.R. n. 16 del 22/01/2004 ed adottato con Deliberazione della Giunta Regionale n. 1956 del 30/11/2006, rappresenta lo strumento di Governo del territorio ed il quadro di riferimento unitario per tutti i livelli della pianificazione territoriale regionale; inoltre, il Piano è assunto quale documento di base per la territorializzazione della programmazione socio-economica regionale. Come riportato nelle cartografie di cui alle pagine seguenti, il P.T.R. non indica particolari tutele per l’area in esame che, in particolare, ricade in una zona a carattere urbano-industriale esterna agli ambiti di pianificazione di interesse regionale con specifico riferimento ai valori paesistico- ambientali.

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Figura 14 - Stralcio della carte dei siti territoriali di sviluppo dominante

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Figura 15 - Stralcio della carte delle aree Protette e Siti Unesco di interesse regionale

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3.6 Piano territoriale di coordinamento provinciale (P.T.C.P.)

Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Salerno è stato approvato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 15 del 30/03/2012, a seguito delle modifiche apportate in coerenza con le osservazioni pervenute, le consultazioni effettuate (anche in sede di Conferenza di Pianificazione ex art. 20 - comma 6 della L. R. n. 16/2004) e le prescrizioni e raccomandazioni emanate dalla Regione Campania. A partire dalle analisi sull’uso del suolo e delle risorse naturalistiche ed agro-forestali, il P.T.C.P. fornisce una rappresentazione cartografica della struttura della rete ecologica e le relative disposizioni, che costituiscono la base della politica ambientale sul territorio. Al riguardo è da sottolineare che l’area in oggetto non rientra tra le aree a potenziale ed elevata biodiversità o con livelli di naturalità elevata, che rappresentano l’ossatura e la base fondante della rete ecologica provinciale.

3.7 Dimensioni del sito Il sito oggetto di intervento si trova all’interno di area in parte recintata e in parte delimitata da confini naturali, nei pressi della strada statale 88 della frazione Lancusi loc. Bivio Penta del comune di Fisciano (SA), l’area interessata dalla presenza dei rifiuti inerti, misto di cava e materiale riciclato, inizialmente interessava parte delle particelle 1662 e 2253 riportate sul foglio 18 e la particella 722 foglio 15 del N.C.T. del comune di Fisciano. I rifiuti, così come rilevati dall’ARPAC, erano distribuiti su di un’ area di circa 10000 mq, in buona parte stesi e in parte in cumuli di altezza e dimensioni variabili, per circa 4600 mc. Per dettagliare ulteriormente il deposito di rifiuti, le aree interessate sono state caratterizzate mediante carotaggi e misure topografiche e distinte con diversi colori. I cumuli sono stati numerati progressivamente sulla base della posizione all’interno dell’area. Ciascun aerea o cumulo è stata oggetto di rilievo.

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I rifiuti riscontrati visivamente sono i seguenti:  170904 - rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 17 09 03  170301 in piccole parti;  170302 in cumuli.

Attualmente l’unico deposito non ancora rimosso, e quindi oggetto del presente intervento, è quello relativo alla particella n° 722 del foglio 15. I rifiuti inerti si trovano

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stesi sulla superficie del lotto per uno spessore di circa 40 cm ed un totale di circa 1050 mc.

4 CAMPAGNA DI RECUPERO La società N.F. Group Immobiliare Srl, come detto ha intenzione di effettuare una campagna di recupero in sito dei rifiuti derivanti dalla rimozione di un deposito di rifiuti speciali non pericolosi presenti nel sito di sua proprietà in località Bivio Penta, fraz. di Lancusi nel comune di Fisciano. I rifiuti inerti saranno sottoposti a trattamento di frantumazione e deferrizzazione, per mezzo di un impianto mobile, grazie al quale si otterrà materiale idoneo ad essere riciclato. L’impianto opererà temporaneamente nelle aree di cantiere fino ad ultimazione delle attività di recupero. Ultimato l’iter di verifica di assoggettabilità, entro trenta giorni dall’ottenimento del nulla-osta di compatibilità e dell’autorizzazione all’esercizio ai sensi dell’art. 208 comma 15 del D.Lgs. 152/2006, si procederà con l’inizio della campagna di recupero, che avrà durata pari a venti giornate lavorative (tale durata è prudenziale in quanto, operando alla massima capacità consentita, a fronte delle caratteristiche dei rifiuti da trattare, si stimano necessarie 10 giornate di lavoro per sottoporli a trattamento, senza considerare l’eventuale verificarsi di contrattempi non preventivabili).

4.1 Tempistica di svolgimento della campagna Le aree di cantiere sono in buona parte già recintate. Pertanto, subito dopo aver ultimato la recinzione del lotto, l’impianto potrà operare in corrispondenza degli abbanchi dei rifiuti inerti accantonati a seguito della rimozione con mezzi meccanici effettuata da altra ditta incaricata. Al termine delle attività di recupero, il materiale inerte ottenuto sarà riciclato. I residui di lavorazione (elementi ferrosi aventi funzione strutturale o meno) saranno consegnati a ditta autorizzata al loro trasporto e recupero, in modo tale da non lasciare alcun residuo delle lavorazioni. Le attività accessorie (rimozione residui e allontanamento dell’impianto) non presentano particolari difficoltà e pertanto la durata complessiva della campagna, dall’inizio dell’attività di recupero fino al ripristino dello stato dei luoghi, coincide con il numero delle giornate lavorative riportate al paragrafo precedente. La recinzione sarà rimossa al termine dei lavori.

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4.2 Dati specifici inerenti all’attività e modalità di esercizio I rifiuti oggetto dell’attività di recupero, del tipo “speciale non pericolosi”, derivano dall’attività di rimozione di un abbandono effettuato alcuni anni fa sulla superficie del lotto. I rifiuti consistono in inerti derivanti da attività di costruzione e demolizione, oltre a residui bituminosi derivanti da opere di manutenzione straordinaria di strade.

Il totale complessivo è di circa 1.050 mc, ovvero circa 1575 tonnellate. Si assume pari a 1,5 ton/m3 il peso specifico di riferimento del rifiuto inerte prodotto dalla rimozione.

Il rifiuto è stato classificato, con il C.E.R. 17.09.04 [rifiuti misti prodotti da attività di costruzione e demolizione], C.E.R. 17.03.02 [miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 17 03 01]. Si procederà, mediante controllo visivo, a valutare la conformità del rifiuto oggetto di recupero sul luogo di deposito, prima e durante le attività con relativa caratterizzazione ed analisi. Sulla base delle caratteristiche dei rifiuti da sottoporre a trattamento e dello stato dei luoghi, si prevede una capacità di recupero media inferiore a quella massima dell’impianto di 200 ton/giorno, e pari a 100 ton/giorno (per otto ore al giorno di operatività). In tali condizioni di massima operatività stimata l’impianto opererà per circa n. 10 giornate di attività. Per sicurezza, al fine di conteggiare anche eventuali contrattempi, si prevede che la durata della campagna sarà pari a 20 giornate lavorative. I quantitativi sottoposti a trattamento di recupero, come previsto dalla normativa, saranno riportati sul registro di carico e scarico dell’impianto mobile aziendale. Dalle operazioni di recupero si otterrà del materiale inerte conforme a quanto prescritto nella circolare del Ministero dell’Ambiente 15 luglio 2005 (utilizzabile in applicazioni edili quali rilevati stradali, strati di fondazione, rinterri, La suddetta attività può produrre rifiuti, nella fattispecie rottami metallici, C.E.R. 19.12.02, separati durante la fase di deferrizzazione, che possono essere presenti nel rifiuto oggetto di trattamento di recupero con funzione di armatura. Tali rifiuti saranno conferiti a soggetti autorizzati al loro trasporto e recupero. Le attrezzature e i macchinari impiegati per le operazioni di recupero rimarranno sul sito interessato fino ad ultimazione dei lavori. L’alimentazione dei rifiuti inerti avverrà grazie ad un escavatore allestito con benna da carico. Successivamente attraverso la tramoggia posta in sommità i rifiuti inerti giungono nella sezione frantoio alimentata grazie ad un canale vibrante.

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Il materiale inerte è frantumato tramite sistema a mascelle e per caduta giunge sul nastro trasportatore che allontana il frantumato al fine di costituire un cumulo. Trasversalmente al suddetto nastro è posizionata una unità di deferrizzazione, che intercetta la frazione ferrosa e la lascia cadere al suo termine La nebulizzazione dell’acqua per abbattere le polveri prodotte è garantita da una serie di ugelli posizionati internamente al telaio del frantumatore e alimentati da un sistema serbatoio – tubazione – ugelli. Viste le attrezzature utilizzate non vi sono particolari cautele da osservare se non quelle previste nei libretti di uso e manutenzione. Le attività si articoleranno come segue:

Fase 1 L’impianto mobile e l’escavatore entrano nell’area, che risulterà essere perimetrata e coincidente con il relativo cantiere edile. Fase 2 I mezzi si recano in prossimità di un cumulo di rifiuti inerti. Il mezzo escavatore, dotato di benna, alimenta la tramoggia di carico dell’impianto ove il rifiuto inerte è sottoposto a frantumazione e rimozione di eventuali parti metalliche presenti mediante magnete posto trasversalmente al nastro trasportatore in uscita dal frantumatore. La frazione inerte deferrizzata che si ottiene è abbancata in cumulo mediante il nastro trasportatore, posteriormente

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all’impianto. Si fa presente che l’impianto è comandato a distanza mediante telecomando, grazie al quale si comanda l’avanzamento dell’impianto una volta che l’abbanco giunge quasi alla quota di scarico del nastro. Conseguentemente, con il proseguire delle attività di recupero l’impianto avanzerà progressivamente e, contestualmente, sul lato posteriore, lungo la traiettoria percorsa, si costituirà un cumulo di materia prima. A fine giornata i materiali ferrosi raccolti saranno depositati in un’area dedicata (deposito temporaneo) Ultimato il trattamento di recupero dei rifiuti posti in cumulo, i macchinari si spostano in autonomia (essendo dotati di cingoli) verso le successive aree di abbanco dei rifiuti inerti e così procedendo si andrà ad ultimare il trattamento di tutti i rifiuti inerti posti internamente al cantiere. Nel caso in cui si riscontri, durante lo svolgimento delle attività di recupero la presenza di rifiuti diversi dai codici succitati, questi saranno depositati nell’area predisposta per l’abbanco dei rottami ferrosi, ma in cumuli distinti o se necessario, in ragione della loro natura, in contenitori. Il tutto sarà specificato da apposita cartellonistica. A causa dell’estensione dell’area di cantiere, dello stato dei luoghi e per esigenze operative l’impianto opererà in diverse aree poste internamente al perimetro del cantiere, la cui ubicazione è indicata nella documentazione cartografica allegata.

Fase 3 Al termine dell’attività di recupero le aree saranno liberate dai macchinari e dai rottami ferrosi eventualmente prodotti in fase di deferrizzazione, mentre il quantitativo di materia prima ottenuta dal ciclo di recupero sarà consegnato alla committenza e riciclato.

4.3 Risorse utilizzate per il funzionamento del cantiere Al fine di far funzionare le macchine di cantiere (escavatore, unità di trattamento rifiuti inerti), saranno utilizzate le seguenti risorse: gasolio e acqua. Il gasolio è necessario per il funzionamento dei macchinari, mentre l’acqua è impiegata per abbattere le polveri durante la frantumazione ed evitare che si possano disperdere nelle aree limitrofe il cantiere.

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4.4 Produzione di rifiuti La campagna di recupero sottopone a trattamento i rifiuti inerti, così da ottenere un materiale inerte che sarà reimpiegabile in edilizia. Il rottame ferroso prodotto nella fase di deferrizzazione sarà avviato a recupero nella filiera del ferro.

4.5 Inquinamento e disturbi ambientali Le modalità di esercizio precedentemente individuate determinano una interazione con l’ambiente in quanto:

- si utilizzano fonti di energia (gasolio);

- si produce rumore;

- si producono polveri;

- si producono gas di scarico.

4.6 Rischio incidenti L’unica situazione di emergenza che si potrebbe verificare e il riversarsi di olio idraulico e/o gasolio dai macchinari sul pavimento a seguito di rotture o malfunzionamenti degli stessi. Le attività svolte all’interno del cantiere non prevedono l’utilizzo di sostanze pericolose. Le modalità di gestione degli incidenti sono descritte nel Piano di emergenza, paragrafo successivo.

4.7 Piano di emergenza Il presente Piano di emergenza è volto alla definizione delle procedure atte ad individuare e a rispondere a potenziali incidenti e situazioni di emergenza nonché a prevenire ed attenuare l’impatto ambientale che ne può conseguire. In riferimento a casi di emergenza quest’ultima, l’impatto maggiormente significativo è legato al verificarsi di rotture o malfunzionamenti dei macchinari che potrebbero produrre limitati sversamenti sulla pavimentazione di olio idraulico e/o gasolio. La procedura prevista per rispondere a tale potenziale incidente è costituita dal ricorso a materiale assorbente al fine di contenere la dispersione dei suddetti liquidi e di contenitori per

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contenere la perdita connessa a malfunzionamenti e/o rotture. Il fondo del cantiere insudiciato con i suddetti liquidi sarà rimosso e avviato a trattamento, come specificato nel Piano di ripristino. Trattandosi di rifiuti inerti e non essendo previsto l’utilizzo di sostanze pericolose, si ritiene non sussistano ulteriori elementi di pericolosità tali da prevedere altre procedure di emergenza.

4.8 Piano di ripristino Il Piano di ripristino si pone come obiettivo quello di non lasciare rifiuti (non trattati e prodotti dal ciclo di recupero) nel cantiere. Poiché si andrà ad operare con un impianto mobile, al termine delle attività di recupero si procederà ad allontanare i macchinari impiegati. Tutti i residui ferrosi, prodotti dalla deferrizzazione, temporaneamente abbancati in cantiere durante le attività, ed eventuali rifiuti trovati durante l’attività di recupero e difformi dal codice CER 17.09.04, saranno presi in carico da ditta autorizzata e avviati ad impianto di recupero. I materiali inerti prodotti dal ciclo di recupero saranno lasciati in deposito a disposizione della committenza per le successive esigenze di cantiere al fine di essere riciclato come materiale di riempimento e rinterro. Per quanto riguarda il ripristino dello stato dei luoghi, a seguito di eventuale sversamento di olio idraulico e/o gasolio legati all’utilizzo dei macchinari, si procederà come segue: la procedura prevede il ricorso a materiale assorbente al fine di contenere la dispersione dei suddetti liquidi e di contenitori per contenere la perdita connessa a malfunzionamenti e/o rotture. Il fondo del cantiere insudiciato con i suddetti liquidi sarà rimosso e depositato, nell’area destinata all’abbanco dei materiali ferrosi prodotti dalla deferrizzazione, ma distintamente da questi ultimi, in contenitori le cui dimensioni risulteranno dipendenti in relazione all’entità del rilascio e si procederà ad analizzarne le caratteristiche al fine di assegnare il codice CER e a conferirli a ditta autorizzata al trasporto e trattamento. All’interno del cantiere non sono presenti condutture, la cui rottura determinerebbe la fuoriuscita di liquidi con conseguente inquinamento del sito. Unica eccezione è costituita da un tronco fognario a servizio dell’area che, però, non costituisce rischio per ciò che attiene alle attività di recupero. Infatti, l’abbanco di rifiuti inerti poggia sul piano campagna e, dunque, ad una quota di sicurezza rispetto alla suddetta conduttura.

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5 STUDIO DEGLI IMPATTI AMBIENTALI SPECIFICI L’industria del riciclo, nelle sue varie componenti, è ormai pienamente un settore dell’economia nazionale ed è oggi uno dei settori caratterizzato da una forte innovazione tecnologica, soprattutto sotto il profilo delle tecnologie di ritrattamento e di creazione di nuovi prodotti. La gestione dei rifiuti, che costituisce anche la prima componente dell’industria e dell’economia del riciclo, ha acquistato una salda dimensione di industria di servizi e di generazione di prodotti ed energia. Le attività di recupero dei rifiuti – urbani e dei cicli industriali produttivi – e le attività industriali classificate come “riciclaggio” costituiscono una indispensabile fonte di approvvigionamento per una parte significativa del sistema industriale. Che il recupero e il riciclo dei rifiuti siano una importante azione ambientale è ormai un concetto entrato nel sentire comune. Ma l’importanza della dimensione ambientale del riciclo viene ancora confinata alla gestione dei rifiuti. Questo – ovviamente – è ancora l’aspetto dominante sia ambientalmente sia come motore delle stesse attività industriali. Ma gli effetti ambientali dell’economia del riciclo non si limitano affatto al dominio della gestione dei rifiuti. Attraverso il recupero e il riciclo dei materiali, l’economia del riciclo contribuisce in maniera sostanziale all’eco-efficienza generale del sistema, determina significativi risparmi energetici e di uso di risorse non rinnovabili, consente apprezzabili riduzioni delle emissioni sia nella produzione che nello smaltimento finale. Nel corso di questo ultimo decennio, raccolta differenziata e riciclo hanno rappresentato la principale innovazione gestionale e la più significativa forma di trattamento alternativa alla discarica, con una incidenza circa doppia rispetto all’incenerimento e quasi equivalente ai trattamenti meccanico-biologici, che però generano oggi importanti quantità di residui soggetti comunque allo smaltimento in discarica o a trattamenti termici. Le operazioni di riciclo comportano, come effetto del reimpiego industriale dei materiali e quindi della sostituzione di cicli produttivi basati su materie prime, ulteriori benefici ambientali: - riduzione delle estrazione di risorse non rinnovabili (quelle direttamente sostituite e quelle indirettamente sostituite come ausiliari); - riduzione dell’estrazione di risorse rinnovabili che su scala globale implica una riduzione della perdita di biodiversità (anche se su scala regionale europea l’incremento di consumi forestali è bilanciato invece da una espansione delle superfici forestate); - riduzione dei consumi energetici, in primo luogo di quelli basati su consumi di risorse fossili (in dimensioni però diverse a seconda dei materiali e delle provenienze geografiche), caratteristica comune a tutti i processi di produzione di materie prime seconde;

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- riduzione delle emissioni atmosferiche direttamente o indirettamente connesse ai cicli produttivi sostituiti; - riduzione dei consumi idrici e delle emissioni idriche direttamente o indirettamente connesse ai cicli produttivi sostituiti (che deve però essere bilanciata con le specifiche emissioni dei cicli basati su materie seconde). Ma una particolare attenzione deve essere dedicata ai benefici in termini energetici e di emissioni climalteranti. Questo aspetto è tuttora trascurato, soprattutto nella definizione delle politiche e nei meccanismi economici diretti a favorire la conversione ambientale dell’economia, il risparmio energetico, il ricorso alle fonti rinnovabili e la riduzione delle emissioni di gas climalteranti. Invece, sotto questo profilo, il riciclo svolge un ruolo anche quantitativamente significativo. E, soprattutto, un ruolo destinato a crescere per tre ragioni strutturali: - perché il riciclo è la fonte di materie prime seconde sostitutive di materie prime per un mercato caratterizzato da una crescente domanda a livello mondiale; - perché la produzione a base di materie prime seconde determina una forte riduzione dei consumi di energia primaria – tanto più importante in quelle aree del mondo in sviluppo dove i combustibili di base sono soprattutto solidi e ad alto contenuto di carbonio; - perché il recupero di rifiuti può essere anche una fonte energetica rinnovabile o, se contiene prodotti di sintesi, una fonte energetica alternativa e sostitutiva di fonti più inquinanti. Da questo presupposto, si deduce che il materiale recuperato ha un campo di reimpiego relativamente vasto e benefici ambientali che vanno ben oltre la semplice produzione di materie prime seconde. L’origine dei rifiuti immessi nel ciclo produttivo della società in parola è di seguito esemplificata:  cantieri edili Questo quadro di riferimento intende fornire gli elementi relativi alle caratteristiche dell’ambiente preesistente alla realizzazione del progetto, alla stima delle interferenze associate alla realizzazione dell’opera, alle prevedibili evoluzioni delle componenti e dei fattori ambientali, alla modifica dei livelli di qualità preesistenti dell’ambiente, alle misure di controllo e gestione dell’ambiente, previste dal progetto. Tali elementi costituiranno parametri di riferimento per la formulazione del giudizio di compatibilità ambientale. Le caratteristiche dell'ambiente preesistente sono state definite grazie al materiale documentale dall'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente della Campania (A.R.P.A.C.),

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ai dati reperiti in letteratura ed alle informazioni, acquisite attraverso la rete Internet, nei siti dei diversi Enti ed Amministrazioni operanti sul territorio in esame. Le informazioni così acquisite sono state integrate attraverso campagne di misura operate sul sito, raccolta di informazioni, documentazione di vario tipo, reperti ed osservazioni dirette in campo.

Come richiamato dal D.P.C.M. 27/12/1988 il Quadro di riferimento comprende i seguenti argomenti se di pertinenza:

Stato attuale a) L'ambito territoriale - inteso come sito ed area vasta. b) Definizione dei sistemi ambientali interessati dal progetto, sia direttamente che indirettamente, entro cui è da presumere che possano manifestarsi effetti significativi sulla qualità degli stessi. c) Descrizione dei sistemi ambientali interessati, ponendo in evidenza l'eventuale criticità degli equilibri esistenti:

Atmosfera: qualità dell'aria e caratterizzazione meteoclimatica. Obiettivo della caratterizzazione dello stato di qualità dell'aria e delle condizioni meteoclimatiche è quello di stabilire la compatibilità ambientale sia di eventuali emissioni, anche da sorgenti mobili, con le normative vigenti, sia di eventuali cause di perturbazione meteoclimatiche con le condizioni naturali.

Le analisi concernenti l'atmosfera sono, pertanto, effettuate attraverso: o i dati meteorologici convenzionali (temperatura, precipitazioni, umidità relativa, vento), riferiti ad un periodo di tempo significativo, nonché eventuali dati supplementari (radiazione solare ecc.) e dati di concentrazione di specie gassose e di materiale particolato; o la caratterizzazione dello stato fisico dell'atmosfera attraverso la definizione di parametri quali: regime anemometrico, regime pluviometrico, condizioni di umidità dell'aria;

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o la caratterizzazione preventiva dello stato di qualità dell'aria (gas e materiale particolato); o la localizzazione e caratterizzazione delle fonti inquinanti.

Ambiente idrico: acque sotterranee e acque superficiali considerate come componenti, come ambienti e come risorse. Obiettivo della caratterizzazione delle condizioni idrografiche, idrologiche e idrauliche, dello stato di qualità e degli usi dei corpi idrici è quello di stabilire la compatibilità ambientale, secondo la normativa vigente, delle variazioni quantitative (prelievi, scarichi) indotte dall'intervento proposto e di stabilire la compatibilità delle modificazioni fisiche, chimiche e biologiche, indotte dall'intervento proposto, con gli usi attuali, previsti e potenziali, e con il mantenimento degli equilibri interni a ciascun corpo idrico, anche in rapporto alle altre componenti ambientali.

Le analisi concernenti i corpi idrici riguardano: o la caratterizzazione qualitativa e quantitativa del corpo idrico nelle sue diverse matrici; o la determinazione dei movimenti delle masse d'acqua, con particolare riguardo ai regimi fluviali ed alle relative eventuali modificazioni indotte dall'intervento. Per i corsi d'acqua si deve valutare, in particolare, l'eventuale effetto di alterazione del regime idraulico; o la stima del carico inquinante, senza intervento, e la localizzazione e caratterizzazione delle fonti; o la definizione degli usi attuali, ivi compresa la vocazione naturale, e previsti.

Suolo e sottosuolo: intesi sotto il profilo geologico, geomorfologico e pedologico, nel quadro dell'ambiente in esame, ed anche come risorse non rinnovabili. Obiettivi della caratterizzazione del suolo e del sottosuolo sono., l'individuazione delle modifiche che l'intervento proposto può causare sull'evoluzione dei processi geodinamici esogeni ed endogeni e la determinazione della compatibilità delle azioni progettuali con l'equilibrata utilizzazione delle risorse naturali.

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Le analisi concernenti il suolo ed il sottosuolo sono pertanto effettuate, in ambiti territoriali e temporali adeguati al tipo di intervento e allo stato dell'ambiente interessato, attraverso: o la caratterizzazione geolitologica e geostrutturale del territorio, e la definizione della sismicità dell'area; o la caratterizzazione idrogeologica dell'area coinvolta direttamente e indirettamente dall'intervento, con particolare riguardo per l'infiltrazione e la circolazione delle acque nel sottosuolo, la presenza di falde idriche sotterranee e relative emergenze (sorgenti, pozzi), la vulnerabilità degli acquiferi; o la caratterizzazione geomorfologica e l'individuazione dei processi di modellamento in atto, nonché le tendenze evolutive delle piane alluvionali interessati: o la caratterizzazione pedologica dell'area interessata dall'opera proposta, con particolare riferimento alla composizione fisico-chimica del suolo, alla sua componente biotica e alle relative interazioni, nonché alla genesi, all'evoluzione e alla capacità d'uso del suolo; o i rischi geologici (in senso lato) connessi ad eventi variamente prevedibili e caratterizzati da differente entità in relazione all'attività umana nel sito prescelto.

Vegetazione, flora, fauna: formazioni vegetali ed associazioni animali, emergenze più significative, specie protette ed equilibri naturali. La caratterizzazione dei livelli di qualità della vegetazione, della flora e della fauna presenti nel sistema ambientale interessato dall'opera è compiuta tramite lo studio della situazione presente e della prevedibile incidenza su di esse delle azioni progettuali, tenendo presenti i vincoli derivanti dalla normativa ed il rispetto degli equilibri naturali.

Le analisi sono effettuate attraverso: o vegetazione e flora: - flora significativa potenziale (specie e popolamenti rari e protetti, sulla base delle formazioni esistenti e del clima); - liste delle specie botaniche presenti nel sito direttamente interessato dall'opera; - rilevamenti fitosociologici nell'area di intervento. o fauna:

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- lista della fauna vertebrata presumibile (mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci) sulla base degli areali, degli habitat presenti e della documentazione disponibile; - rilevamenti diretti della fauna vertebrata realmente presente, mappa delle aree di importanza faunistica.

Ecosistemi: complessi di componenti e fattori fisici, chimici e biologici tra loro interagenti ed interdipendenti, che formano un sistema unitario e identificabile. Obiettivo della caratterizzazione del funzionamento e della qualità di un sistema ambientale è quello di stabilire gli effetti significativi determinati dall'opera sull'ecosistema e sulle formazioni ecosistemi che presenti al suo interno.

Salute pubblica: come individui e comunità. Obiettivo della caratterizzazione dello stato di qualità dell'ambiente, in relazione al benessere ed alla salute umana, è quello di verificare la compatibilità delle conseguenze dirette ed indirette delle opere e del loro esercizio con gli standards ed i criteri per la prevenzione dei rischi riguardanti la salute umana a breve, medio e lungo periodo. Le analisi sono effettuate attraverso: o la caratterizzazione dal punto di vista della salute umana, dell'ambiente e della comunità potenzialmente coinvolti, nella situazione in cui si presentano prima dell'attuazione del progetto; o l'identificazione e la classificazione delle cause significative di rischio per la salute umana, o l'identificazione delle possibili condizioni di esposizione delle comunità e delle relative aree coinvolte; o la considerazione degli eventuali gruppi di individui particolarmente sensibili e dell'eventuale esposizione combinata a più fattori di rischio; o la definizione dei livelli di qualità e di sicurezza delle condizioni di esercizio delle infrastrutture di trasporto anche con riferimento a quanto sopra specificato.

Rumore e vibrazioni: considerati in rapporto all'ambiente sia naturale che umano. La caratterizzazione della qualità dell'ambiente in relazione al rumore dovrà consentire di definire le modifiche introdotte dall'opera, verificarne la compatibilità con gli standards esistenti, con gli

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equilibri naturali e la salute pubblica da salvaguardare e con lo svolgimento delle attività antropiche nelle aree interessate, attraverso:

Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti: considerati in rapporto all'ambiente sia naturale, che umano La caratterizzazione della qualità dell'ambiente in relazione alle radiazioni ionizzanti e non ionizzanti dovrà consentire la definizione delle modifiche indotte dall'opera, verificarne la compatibilità con gli standard esistenti e con i criteri di prevenzione di danni all'ambiente ed all'uomo, attraverso: o la descrizione dei livelli medi e massimi di radiazioni presenti nell'ambiente interessato, per cause naturali ed antropiche, prima dell'intervento; o la definizione e caratterizzazione delle sorgenti e dei livelli di emissioni di radiazioni prevedibili in conseguenza dell'intervento.

Paesaggio: aspetti morfologici e culturali del paesaggio, identità delle comunità umane interessate e relativi beni culturali. Obiettivo della caratterizzazione della qualità del paesaggio con riferimento sia agli aspetti storico- testimoniali e culturali, sia agli aspetti legati alla percezione visiva, è quello di definire le azioni di disturbo esercitate dal progetto e le modifiche introdotte in rapporto alla qualità dell'ambiente. La qualità del paesaggio è pertanto determinata attraverso le analisi concernenti: o il paesaggio nei suoi dinamismi spontanei, mediante l'esame delle componenti naturali così come definite alle precedenti componenti; o le attività agricole, residenziali, produttive, turistiche, ricreazionali, le presenze infrastrutturali, le loro stratificazioni e la relativa incidenza sul grado di naturalità presente nel sistema; o le condizioni naturali e umane che hanno generato l'evoluzione del paesaggio; o lo studio strettamente visivo o culturale-semiologico del rapporto tra soggetto ed ambiente, nonché delle radici della trasformazione e creazione del paesaggio da parte dell'uomo; o i piani paesistici e territoriali; o i vincoli ambientali, archeologici, architettonici, artistici e storici.

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d) Individuazione delle aree, le componenti ed i fattori ambientali e le relazioni tra essi esistenti, che manifestano un carattere di eventuale criticità, al fine di evidenziare gli approfondimenti di indagine necessari al caso specifico. e) Livelli di qualità preesistenti all'intervento per ciascuna componente ambientale interessata e gli eventuali fenomeni di degrado delle risorse in atto.

Interferenze dovute all’opera In relazione alle caratteristiche dell'ambiente interessato, così come definite a seguito delle analisi di cui ai precedenti punti, il quadro stima qualità e quantità dei possibili impatti indotti dall'opera sul sistema ambientale, nonché le interazioni degli impatti con le diverse componenti e i fattori ambientali, anche in relazione ai rapporti esistenti tra essi. Inoltre, il presente studio descrive:  le modificazioni delle condizioni d'uso e della fruizione potenziale del territorio, in rapporto alla situazione preesistente;  la prevedibile evoluzione, a seguito dell'intervento, delle componenti e dei fattori ambientali, delle relative interazioni e del sistema ambientale complessivo;  stima la modifica, sia nel breve che nel lungo periodo, dei livelli di qualità preesistenti, in relazione agli approfondimenti di cui al presente articolo.

5.1 Utilizzazione di risorse naturali L’attività di recupero dei rifiuti non pericolosi consiste in operazioni di stoccaggio e recupero di rifiuti edili per lo svolgimento delle quali l’unica risorsa energetica necessaria è l’energia utilizzata per il funzionamento dei mezzi ( frantumatore, vaglio, pala meccanica, escavatore). Considerata l’attuale la temporaneità dell’attività, la ridotta estensione dell’impianto e la limitata potenzialità dello stesso (intese come quantitativi di rifiuti trattabili) oltre alla scarsa necessità di risorse esterne è possibile affermare che l’attività non prevede lo sfruttamento diretto e indiretto di risorse naturali. È comunque da evidenziare che laddove non si prevedesse il recupero di detti rifiuti in cantiere, l’estrazione di materiali vergini e il trattamento in discarica dei rifiuti complessivamente comporterebbero uno sfruttamento enorme di risorse naturali.

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5.2 Emissioni in atmosfera In merito alla problematica dell’impatto ambientale in atmosfera, ai fini della valutazione, è bene precisare che non sono previste emissioni di particolari sostanze nocive derivanti dalle lavorazioni. Come emerge dalla relazione di progetto, i rifiuti oggetto di attività di recupero presentano lo stato fisico di solido non pulverulento, o fangosi palabili. Dalle descritte attività di recupero emerge che le emissioni in atmosfera, generate esclusivamente dall’attività di recupero dei rifiuti, sono riconducibili a: a) Emissioni di tipo diffuso, generate dallo scarico dei rifiuti nell’area di conferimento e nelle loro aree di messa in riserva e dalla movimentazione degli stessi dalle aree predette alla tramoggia di carico dell’impianto di trattamento (ritenute irrilevanti e trascurabili); A livello progettuale sono state previste misure di attenuazione finalizzate al contenimento ed abbattimento delle menzionate emissioni in atmosfera.

Nel caso di specie è stato previsto: Contenimento delle emissioni diffuse : i rifiuti trattati, sono del tipo polverulenti, al fine di mitigare l’eventuale impatto da polveri diffuse, il piazzale sarà sottoposto a continui processi di pulizia al fine di evitare la formazione di accumuli di polveri sottili che durante il movimento di mezzi potrebbero disperdersi. L'impatto sulla qualità dell'aria delle attività di movimentazione dei mezzi meccanici e transito autocarri sulle aree di manovra, si verifica con frequenza irregolare, durante le ore giornaliere. Data la tipologia di realizzazione della superficie di cantiere (fresato di asfalto bituminoso), è prevedibile che non ci sarà un aumento della polverosità di natura sedimentabile, nelle immediate vicinanze del sito stesso; ciò anche in considerazione del fatto che l’attività durerà massimo 30 giorni lavorativi. Le emissioni di polveri, pertanto, si ritengono irrilevanti e strumentalmente non rilevabili, in caso contrario sarà utilizzato una nebulizzazione ad acque per la mitigazione. In relazione a quanto richiesto dal punto 5 dell’Allegato V - Parte I alla Parte V del D.Lgs n. 152/2006 si precisa che all’interno dei rifiuti oggetto dell’attività di recupero [R5] che la ditta intende svolgere, si avrà presenza di rifiuti classificati come NON PERICOLOSI (ai sensi del decreto legislativo n. 152/2006 – Parte IV- Titoli I e II), NON TOSSICO NOCIVI (ai sensi

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della delibera del comitato interministeriale del 27/07/1984) e NON INQUINATI (ai sensi del decreto legislativo n. 152/2006 – Parte IV – Titolo V). Per quanto detto, è possibile affermare che il progetto proposto non produrrà significativi impatti sulla matrice atmosfera.

Per quanto riguarda l’aspetto acustico, sulla base delle indagini eseguite, si può ritenere che le immissioni prodotte nell’ambiente esterno sono compatibili con i limiti di impatto acustico dell’area. Si può quindi concludere che riguardo a tale aspetto l’influenza è estremamente ridotta.

5.3 Inquinamento acustico Il comune interessato è dotato di piano di zonizzazione acustica del territorio e, pertanto, i limiti di immissione del rumore ambientale sono zona III per l’area interessata dal cantiere e per l’area circostante (Aree di tipo misto – limiti di immissione sonora 60 dB(A) nel periodo diurno)

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Stralcio di zonizzazione acustica comunale

VALORI LIMITE DI EMISSIONE (tab. B allegata al DPCM 14/11/1997)

Tempi di riferimento Classi di destinazione d’uso del territorio Diurno Notturno (06.00 – 22.00) (22.00 – 6.00) Aree particolarmente protette classe I 45 dB(A) 35 dB(A) Aree destinate ad uso prevalentemente residenziale classe II 50 dB(A) 40 dB(A) Aree di tipo misto classe III 55 dB(A) 45 dB(A) Aree di intensa attività umana classe IV 60 dB(A) 50 dB(A) Aree prevalentemente industriali classe V 65 dB(A) 55 dB(A) Aree esclusivamente industriali classe VI 65 dB(A) 65 dB(A)

VALORI LIMITE ASSOLUTI DI IMMISSIONE (tab. C allegata al DPCM 14/11/1997)

Tempi di riferimento Classi di destinazione d’uso del territorio Diurno Notturno (06.00 – 22.00) (22.00 – 6.00) Aree particolarmente protette classe I 50 dB(A) 40 dB(A) Aree destinate ad uso prevalentemente residenziale classe II 55 dB(A) 45 dB(A) Aree di tipo misto classe III 60 dB(A) 50 dB(A)

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Aree di intensa attività umana classe IV 65 dB(A) 55 dB(A) Aree prevalentemente industriali classe V 70 dB(A) 60 dB(A) Aree esclusivamente industriali classe VI 70 dB(A) 70 dB(A)

Nel caso specifico, in considerazione della suddivisione per classi di destinazione d’uso, i valori limite da rispettare sono riportati nell’art. 3 Tab. C (valori limite assoluti di immissione) del DPCM 14/11/97, rappresentando i valori limite assoluti determinati con riferimento al livello equivalente di rumore ambientale.

VALORI DI QUALITA' (tab. D allegata al DPCM 14/11/1997)

Tempi di riferimento Classi di destinazione d’uso del territorio Diurno Notturno (06.00 – 22.00) (22.00 – 6.00) Aree particolarmente protette classe I 47 dB(A) 37 dB(A) Aree destinate ad uso prevalentemente residenziale classe II 52 dB(A) 42 dB(A) Aree di tipo misto classe III 57 dB(A) 47 dB(A) Aree di intensa attività umana classe IV 62 dB(A) 52 dB(A) Aree prevalentemente industriali classe V 67 dB(A) 57 dB(A) Aree esclusivamente industriali classe VI 70 dB(A) 70 dB(A)

Valori limite differenziali di immissione Sempre il DPCM 14.11.97, all'art.4, oltre ai valori limite assoluti per il rumore, stabilisce il rispetto dei valori limite differenziali di immissione (differenza tra i livelli di rumore misurati in presenza ed in assenza della specifica sorgente), definiti all'art. 2, comma 3, lettera b), della Legge 26 ottobre 1995, n. 447, che sono: 5 dB per il periodo diurno e 3 dB per il periodo notturno, all'interno degli ambienti abitativi.

La misura da effettuare nel tempo di osservazione del fenomeno acustico negli ambienti abitativi, non si applica nei seguenti casi in quanto ogni effetto del rumore è da ritenersi trascurabile: a) se il rumore misurato a finestre aperte sia inferiore a 50 dB(A) durante il periodo diurno e 40 dB(A) durante il periodo notturno;

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b) se il livello del rumore ambientale misurato a finestre chiuse sia inferiore a 35 dB(A) durante il periodo diurno e 25 dB(A) durante il periodo notturno.

Le disposizioni di cui al presente articolo non si applicano alla rumorosità prodotta:  dalle infrastrutture stradali, ferroviarie, aeroportuali e marittime;  da attività e comportamenti non connessi con esigenze produttive, commerciali e professionali;  da servizi e impianti fissi dell'edificio adibiti ad uso comune, limitatamente al disturbo provocato all'interno dello stesso.

Inquadramento del sito e classificazione acustica della zona Stante il Piano di Zonizzazione Acustica Comunale, lo stabilimento oggetto della valutazione è assimilabile ai valori limite assoluti della “Zona III – di tipo misto”.

I valori limite assoluti di immissione (riportati in tab. C ed all’art. 4 del DPCM 14/11/1997 per la zona in esame) sono assimilabili a quelli di seguito riportati:

Valori limite assoluti di immissione

PERIODO DIURNO (06.00 – 22.00) Leq(A) Ambientale Assoluto : 60 dB(A)

I rilievi fonometrici di seguito indicati sono stati effettuati in ambiente esterno lungo il perimetro del lotto interessato, al fine di valutare il rumore residuo, ovvero il rumore da confrontare con i livelli previsionali di immissione che l’attività potrà generare a carico di possibili recettori.

L’area oggetto di intervento e oggetto della valutazione confina:

a NORD e a OVEST con terreno incolto a SUD con area adibita a parcheggio automezzi ad EST con strada provinciale L’attività di rimozione e recupero rifiuti sarà effettuata esclusivamente in orario diurno.

Il fabbricato adibito ad ambiente abitativo più prossimo all’area oggetto dell’intervento dista circa 75 metri.

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Risultati delle misure Al fine di valutare la compatibilità delle attività di recupero rifiuti con le caratteristiche acustiche del territorio, saranno utilizzate alcune misure eseguite nella stessa zona in data 17/10/2014 per monitorare l’adiacente attività di logistica automezzi. All’uopo, i rilievi fonometrici sono stati effettuati in orario e zone appropriate e significative, atteso il fatto che le sorgenti di rumore che contribuiscono a determinare il clima acustico della zona sono rappresentate dal traffico della vicina strada provinciale SS88 e dalla adiacente attività di logistica per mezzi pesanti (parcheggio e movimentazione). I risultati sono stati riportati di seguito:

Misure eseguite nel giorno: 17/10/2014 dalle ore 15.00 alle 16.00 – Esterno TM Componenti Valore misurato Tempo di Rif Descrizione punto di misura tonali o Leq dB(A)* misura in impulsive minuti 1 Confine con strada provinciale 67,5 Assenti 5

2 Perimetro lotto, lato interno 60,5 Assenti 5

3 Nei pressi del recettore 50,5 Assenti 5 Vento 0,2 m/s Assenza di pioggia Umidità Condizioni meteo relativa 55 % - Temperatura T = 20°C

recettore

Foto aerea con indicazione dei punti di misura e del recettore

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Ricettore infissi aperti

Di seguito sarà applicata la formula del metodo (Norma UNI 9613-2)

Lp = Lwa – 20 x Log10 r – 11 – An*- Ag* (3)

Dove Ag* è l’attenuazione dovuta al suolo e/o alla vegetazione (compreso tra 0 e 1) An* è l’attenuazione atmosferica che è data dalla formula: An= α*r Dove α è il coefficiente di assorbimento acustico dell’aria, misurato in dB/km, che è strettamente legato alla frequenza del suono, alla temperatura dell’aria e all’umidità. Nella seguente tabella vengono indicati i coefficienti di assorbimento acustico dell'aria in dB/km (dalla Norma ISO 9613-1) per alcune combinazioni di temperatura e umidità relativa dell'aria.

* Il valore unico An va calcolato come somma (in dB) dei valori relativi alle varie bande. Nei calcoli effettuati di seguito, si è tenuto conto, a vantaggio di sicurezza del ricettore, solo del caso in cui l’attenuazione atmosferica risulta più limitata, cioè in corrispondenza di T = 10°C e U,R = 70%, ed escludendo i valori corrispondenti alle frequenze più alte, cioè 2000, 4000 e 8000 Hz, poiché meno significative per il ricettore e per descrivere la natura del suono in oggetto.

Assumendo: - Lwa max per un frantumatore di grandi dimensioni pari a 95 dB(A); - Lwa max per un escavatore di medie dimensioni pari a 85 dB(A); - ipotizzando che i due mezzi operino simultaneamente; - Lr al ricettore in facciata di 50,5 dB(A) avremo:

Lp = Lwa – 20 x Log r - 11 - Ag* - An*

quota quota Lp

ricettore Lwa [dB(A)] dist [m] sorgen ricettore r (m) An* Ag* [dB(A)] facciata 95 75 1,5 5 75 0,54 0 46 Lp frantumatore = 46 dB

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Lp = Lwa – 20 x Log r - 11 - Ag* - An*

quota quota Lp

ricettore Lwa [dB(A)] dist [m] sorgen ricettore r (m) An* Ag* [dB(A)] facciata 85 75 1,5 5 75 0,54 0 36 Lp escavatore = 36 dB

L1/10 L2/10 Utilizzando la formula LA = 10 Log10 (10 + 10 + …), che restituisce il livello di immissione del rumore a carico del recettore, quale somma energetica dei singoli contributi di rumore, avremo:

Lp frant. Lp escav. Lr LA 46 36 50,5 51,9 L0/10 Lr/10 L1/10 L2/10 L3/10 LA = 10 Log10 (10 + 10 + 10 +10 +10 ) = 51,9 dB(A)

∆=LA – Lr = (51,9 – 50,5) dB = 1,4 dB

Ricettore infissi chiusi

Non necessario in quanto situazione meno gravosa della precedente

I valori misurati e quelli valutati in assenza di altre sorgenti, stimati previsionalmente in 51,9 dB (A) sono INFERIORI al limite di immissione assoluto diurno di 60 dB(A) stabilito per la zona III, con l’attività massima a regime. Inoltre, l’impatto acustico sugli spazi utilizzati da persone e comunità e all’interno dei corpi ricettori (abitazione) é da ritenersi trascurabile in quanto i valori sono anche inferiori ai limiti differenziali e nel punto 1 persino inferiori all’impatto dovuto al traffico veicolare della strada statale 88.

Conclusioni

Dalla misura e stima dei dati acquisiti nel corso del monitoraggio, la rumorosità dall’attività di rimozione e recupero inerti sarà conforme al Piano di Zonizzazione acustica del comune di Fisciano e alla normativa vigente in materia. Infatti, viene rispettato: il limite assoluto di immissione esterno di 60 dB diurni. Il criterio differenziale è rispettato sia infissi aperti che infissi chiusi.

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5.4 Ambiente idrico L’attività svolta dalla società non prevede la produzione di liquidi o agenti di vario genere, quali inquinanti del reticolo idrografico o della circolazione sotterranea. L’attività di recupero rifiuti in cantiere si realizzerà all’interno della già esistente area di cantiere. In definitiva, anche per l’ambiente idrico non vi sono particolari problemi.

5.5 Suolo e sottosuolo L'impatto sul suolo è essenzialmente riconducibile all'occupazione delle aree da parte degli edifici dello stabilimento e ad un eventuale e accidentale interferenza con le acque di falda. In questo caso si tratta di attività temporanea su cantiere in atto. La contaminazione del suolo e del sottosuolo può avvenire:  per sversamento di sostanze durante il conferimento e le diverse fasi di processo dell’impianto;  perdite da sistemi di raccolta e stoccaggio; Sversamento di sostanze durante il conferimento e le diverse fasi di processo dell’impianto. Eventi accidentali che possono aver luogo in fase di conferimento all’esterno dell’area dell’impianto (ad esempio sulla viabilità di accesso all’area) potrebbero determinare lo sversamento di sostanze quali rifiuti che potrebbe determinare la dispersione di colaticci. Si rammenta comunque come tale evento possa determinare contaminazioni assai limitate trattandosi di rifiuti di natura edile. Si può quindi ritenere che l’insieme delle misure progettuale adottate e delle misure gestionali (operazioni di stoccaggio e di movimentazione dei rifiuti) possa ridurre al minimo l’eventualità prospettata di contaminazione del suolo, che laddove si rappresenti, sarà gestita per come detto nel piano di emergenza. In definitiva, è possibile ritenere che l’insieme delle misure progettuali adottate per la l’attività e le relative misure gestionali possa ridurre al minimo la prospettata eventualità di contaminazione del suolo. Pertanto, in considerazione dei predetti accorgimenti, l’impatto sulla componente suolo e sottosuolo può ritenersi sostanzialmente trascurabile.

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5.6 Vegetazione, flora e fauna Le perdite dirette di vegetazione dovute all’impianto sono nulle in quanto si tratta di una zona già urbanizzata; le perdite indirette, causate soprattutto dalle polveri prodotte sulla vegetazione nelle zone limitrofe risultano comunque molto limitate o addirittura nulle grazie agli accorgimenti messi in atto dall’azienda. Dalla valutazione complessiva dell’habitat della zona adiacente l’area di intervento, dai risultati emersi da una ricerca bibliografica mirata all’individuazione delle specie di fauna e flora protette (nessuna emergenza flogistica rilevata nell’immediato intorno dell’impianto), dalla valutazione dell’attività dell’impianto e della sua ridotta potenzialità (espressa in termini quantitativi di materiali lavorati e movimentati), è possibile asserire che l’attività di recupero proposto potenzialmente non creerà danno all’ecosistema, alla flora ed alla fauna. Si può concludere affermando che l’attività non va ad influire su tali componenti. 5.7 Ecosistemi Si definisce tale un complesso di componenti e fattori fisici, chimici e biologici tra loro interagenti ed interdipendenti che formano un sistema unitario e identificabile (quale un lago, un bosco, un fiume, ecc..) per propria struttura, funzionamento ed evoluzione temporale. Nel contesto sommariamente descritto, per • le limitate dimensioni dell’impianto; • per la presenza di emissioni in atmosfera di tipo contenuto conformi ai limiti di legge e per quelle diffuse limitate o nulle; • per la presenza di scarichi di acque reflue conformi ai parametri per le acque superficiali e/o sotterranee; • per la presenza dei presidi ambientali più volte descritti; si ritiene che le influenze dell’impianto sull’ecosistema saranno praticamente nulle, mentre un corretto trattamento dei rifiuti si configura sicuramente come un intervento di tutela ambientale, sociale ed economica. Si può concludere che l’attività non può influire su detto aspetto.

5.8 Salute pubblica L’Organizzazione mondiale della sanità definisce la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente come assenza di malattia o infermità”.

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Appare, quindi, sempre più pressante per le comunità sociali, specie nei paesi a più alto sviluppo, l’impegno di esaminare in modo approfondito natura ed entità di ogni modificazione dell’ambiente, al fine di evidenziare eventuali conseguenze negative per la salute. Tra gli effetti indiretti prodotti dalle modificazioni dell’ambiente, ed in particolare dagli inquinamenti di aria, acqua, suolo ed alimenti, sicuramente il più allarmante è quello che si può produrre sulla salute degli organismi viventi tra cui l’uomo. Nello specifico, bisogna stimare i probabili effetti dell’attività (negativi e positivi) sulla salute pubblica, intesa nel senso ampio, così come precedentemente riportato. Gli effetti che la presenza dell’impianto di trattamento può arrecare alla salute pubblica sono ripercussioni di tipo indiretto quali effetti sulla qualità dell’aria e sul rumore. Le lavorazioni, come già riferito, in funzione degli accorgimenti adottati non arrecheranno impatti negativi né per quanto riguarda l’immissione sonora né per le emissioni in atmosfera che potranno generarsi durante le lavorazioni. Sarà comunque garantito l’impiego di macchinari moderni con scelte costruttive e di progettazione all’avanguardia che renderanno siffatto rischio molto limitato. Tra gli effetti ambientali dell’intervento sulla salute umana è sicuramente da rilevare un generale miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie legato ad una riduzione degli impatti ambientali prodotti dalle discariche e dai trasporti in discarica. La possibilità di trattare i rifiuti in cantiere e di riciclare i rifiuti inerti che viceversa, sarebbero destinate ad essere smaltite in discarica ed ivi trasportate con tutte le problematiche connesse, anche legate al riacquisto degli inerti per gli usi necessari in cantiere, determinano un fattore positivo ambientale. In definitiva, ad una attenta analisi dei costi e benefici per la collettività, il progetto risulta avere un impatto positivo sull’ambiente e quindi per la salute umana.

5.9 Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti L’attività in parola non produce alcun tipo di radiazione in guisa che detto aspetto può essere completamente trascurato nella presente trattazione.

5.10 Paesaggio Nel DPCM 27/12/88, come elementi primari ricognitori del paesaggio vengono indicati i suoi aspetti morfologici e culturali, nonché l’identità delle comunità umane interessate ed i relativi beni culturali. Ai fini della valutazione dell’impatto “l’obiettivo della caratterizzazione della

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qualità del paesaggio con riferimento sia agli aspetti storico-testimoniali e culturali sia agli aspetti legati alla percezione visiva, è quello di definire le azioni di disturbo esercitate dal progetto e le modifiche introdotte in rapporto alla qualità dell’ambiente percepibile”. Il più importante aspetto da valutare è certamente quello dell’impatto che l’impianto può avere sull’ambiente “paesaggio”, anche in considerazione della vicinanza al fiume picentino. Considerato che detta attività:  è temporanea ( 30 giorni);  è una fase di un’attività già autorizzata ed in corso di realizzazione; si può concludere affermando che l’incidenza delle lavorazioni su tale aspetto certamente è minima.

6 IMPATTI CUMULATIVI In considerazione della natura temporanea e limitata allo specifico cantiere, si ritiene che non vada presa in considerazione la cumulabilità con altri progetti simili. In ogni caso si rappresenta che l’impianto di trattamento di rifiuti inerti più vicino al sito oggetto di studio dista circa 5 km.

7 CONCLUSIONI La lettura dei risultati porta a concludere che l’attività che la ditta in epigrafe intende far svolgere, produrrà nel complesso un basso impatto sull’ambiente in maniera diretta, mentre contribuisce a benefici indiretti per ciò che concerne il ricorso alle materie prime, pertanto essa è da ritenersi compatibile con quanto stabilito dalle norme vigenti in materia.

Fisciano (SA), 05 Agosto 2016 Il tecnico

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