“Un Sol Di Paradiso”: I Soffitti All'antica Di Palazzo Medici a Firenze
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Francesca Funis “Un sol di Paradiso”: i soffitti all’antica di palazzo Medici a Firenze This paper clarifes the constructional aspects of two ffteenth-century wooden ceilings of the Medici palace (later Riccardi) of Via Larga: the ceiling of the great hall and that of the Magi Chapel. A hitherto unknown documentation from the Archive of the Opera of Santa Maria del Fiore, establishes the dating of timber works in the building yard (January 1449 - February 1451) and explains the methods of supply, the origins, and the quantities of the wood purchased by Cosimo the Elder for the palace. The two ceilings are among the frst coffered ceilings carved in the “ancient” way. Their novelty consists in the shape but also in the use of double composite beams to support the coffers: this technical expedient was so new in Florence at the period that it required the shipment of a wooden model of a beam (1451) from Ferrara. Finally, the study explains how the restoration and consolidation of the great hall’s ceiling throughout the centuries has completely transformed the original structure: the works carried out by the Riccardi family (1660) more than halved the area of the ceiling, and gave it a different pictorial decoration, now entirely removed after the recent pictorial restoration (1998) aimed at restoring its ffteenth-century appearance. Un ciel di stelle parmi, ornato sì d’azzurro, argen- Giovanni, i rutilanti sofftti lignei a lacunari) in- si affancano sofftti più sofsticati, cadenzati da to ed oro […] che fa la maraviglia in ciaschun viso, trecciano un dialogo stringente con l’antico (fg. una griglia geometrica quadrangolare che alloga ché quando sono la sera i torchi acciesi, e’ rappre- 9). Anche questi elementi sono destinati a detta- pseudo lacunari, come quello che si vede nella senta un sol di paradiso. re il canone delle dimore patrizie forentine e ro- Conferma della Regola Francescana delle Sto- La celeste metafora è evocata dall’anonimo au- mane. In questa sede ci concentriamo soprattut- rie di san Francesco (1315 ca), dipinto da Giotto tore delle “Terze rime in lode di Cosimo de’ Me- to sul sofftto, in gran parte perduto, che copri- nella cappella Bardi in Santa Croce a Firenze7. I dici e de’ fgli e dell’honoranza fatta l’anno 1458 va la Sala Grande del palazzo, posta sull’angolo palchi medievali dipinti, spesso con tavolette il- [1459]”1 per descrivere il sofftto della Sala Gran- sudorientale del palazzo, tra via Larga e via dei lustrate da fgure o da simboli araldici, aderisco- de di palazzo Medici, da poco costruito in via Gori5. Naturalmente non si può tacere dello stra- no a un gusto cromatico e geometrico che esal- Larga. Pochi anni dopo, nel 1464, gli splendenti biliante palco cassettonato che impreziosisce la ta, in chiave decorativa, la trama strutturale, ma azzurri lumeggiati d’oro del sofftto mediceo so- sontuosa cappella affrescata da Benozzo Gozzoli ignora totalmente la grammatica e il lessico ba- no lodati anche da Filarete (1400-1469), che ne con il celebre corteo dei Magi, che illustra e ce- silare antico, fondato su una precisa sintassi che sottolinea la matrice antiquaria: “a quadri inta- lebra la dinastia medicea e i suoi familiares. lega il disegno delle cornici, gli ovoli, i dardi, le gliati a modo antico”2 (fg. 2). Dapprima cercheremo di chiarire quali sono gli foglie d’acanto, i dentelli, i pendenti a pigna o a Il dado lapideo, voluto da Cosimo il Vecchio elementi distintivi dei sofftti medicei, senza mai fore, e così via. Nel XV secolo la fascinazione (1389-1464) su via Larga, in vista del battistero, dimenticare il loro valore esemplare, di prototi- del mondo antico gioca un ruolo nevralgico nel- del duomo e della basilica di San Lorenzo, in- po, legato al prestigio della committenza e alla la messa a punto del linguaggio espressivo del- torno alla metà Quattrocento (1444-1464)3, fon- fama degli artisti e degli artigiani che per essa la- la nuova classe magnatizia forentina, che trova de, in un’inedita tipologia, la tradizione foren- vorano. Fino al Trecento il tipo di copertura li- nella rivoluzione tecnica e lessicale di Filippo tina delle dimore in pietra faccia a vista, con un gnea più diffusa era la semplice orditura, detta Brunelleschi (1377-1446) aderenza ideologica e impianto modernamente antico, destinato a co- ‘a regolo per convento’6, in uso per esempio nel- perspicuità rappresentativa. Tutto il lessico del- stituire il prototipo della residenza tosco-roma- le case coloniche ancora nel XX secolo. Essa è le arti viene investito da un rinnovamento che na del Rinascimento4. Se lo sviluppo delle came- costituita da una trama principale di travi di le- guarda a un passato remoto, ma prepotentemen- re intorno a una corte porticata, affacciata su un gno, su cui poggia l’orditura secondaria ortogo- te presente nei monumenti, nella statuaria, nel- ameno giardino con loggia, declama gli accen- nale di travicelli. La duplice tessitura del solaio, la letteratura, nella flosofa e perfno nella tec- ti classici della domus, anche gli interni (le can- principale e secondaria, rimane a vista nell’intra- nica costruttiva. Anche i sofftti partecipano di tine voltate con la cisterna centrale, il leggenda- dosso, dove non raramente è supporto di deco- questo nuovo respiro e si rivolgono in termini di- rio camino di Lorenzo il Magnifco con i turbi- razioni pittoriche, frequentemente geometriche retti e immediati all’architettura romana antica, nanti altorilievi bronzei modellati da Bertoldo di o pittogrammatiche. A questo tipo più comune, le cui testimonianze si ergevano con inarrivabi- 30 Opus Incertum (2017) pp. 30-41 | ISSN 2239-5660 (print) ISSN 2035-9217 (online) © The Author(s) 2017. This is an open access article distributed under the terms of the Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International License (CC BY-SA 4.0). If you remix, transform, or build upon the material, you must distribute your contributions under the same license as the original. DOI: 10.13128/opus-23047 www.fupress.com/oi * Dedicato a Massimo, Arianna e Irene che, con affettuosa le potenza a Roma, ma anche a Fiesole, a Tivo- mite accertato per l’onda di interesse che travolse pazienza, mi supportano e mi sopportano. Voglio qui ricordare i molti amici, colleghi, funzionari della li, a Cori, a Verona e nella stessa Firenze, dove il Firenze nei confronti della cultura greca fu il tri- Città Metropolitana, della Prefettura, della Soprintendenza battistero medievale di San Giovanni fu a lungo bolato Concilio dell’Unione che da Ferrara mi- ai Monumenti che mi hanno aiutato in vario modo in questo studio. Ringrazio sentitamente Roberto Benvenuti, funzio- riguardato come il leggendario tempio di Mar- grò nella città di Cosimo nel 143910. Non è certo nario della Città Metropolitana, per avere accolto con vivo interesse la richiesta di poter visionare i sofftti della cappella te, mitico umbilicus urbis della città del giglio. privo di signifcato il fatto che Cosimo il Vecchio dei Magi e della sala Grande anche nei loro estradossi. La sua I lacunari lignei dei palchi dei palazzi della nuo- abbia promosso la costruzione, in adiacenza del- competenza è stata fondamentale per procedere nello studio dei sofftti di palazzo Medici. Gli sono altresì estremamente va aristocrazia in irresistibile ascesa ricalcano mi- la biblioteca di San Marco, di una sala Greca che, grata per le splendide fotografe che corredano questo saggio. Sono molto riconoscente al prefetto Alessio Giuffrida e al vi- nuziosamente i decori dei lacunari lapidei, che terminata nel 1459, custodiva soprattutto mano- ceprefetto Anna Chiti Batelli per l’ospitalità. Sono stati inoltre Brunelleschi8, Donatello, Alberti e i tanti artisti, scritti in lingua greca, oltre che ebraica, aramai- prodighi di aiuto e di preziosi suggerimenti Ricciardo Artusi, Gianluca Belli, Rossana Biagioni, Alessandro Botticelli, Ma- che si recarono a Roma per toccare con mano ca, caldea e araba. La copertura della sala Gre- ria Grazia D’Amelio, Ginevra Di Ascenzo, Claudia Conforti, Pietro Copani, Lorenzo Fabbri, Francesca Fedeli, Emanuela la sorgente dell’arte più nobile, potevano vedere ca esibisce un sofftto a lacunari lignei policro- Ferretti, Francesco Fortino, Stefano Giraldi, Lorenzo Grieco, e misurare negli archi di trionfo ancora in esse- mi di spiccato gusto antiquario11. Se è rischioso Luca Lanzoni, Laura Lucioli, Paolo Parigi, Olivia Pignatelli, Antonella Sarti, Marilena Tamassia, Gennaro Tampone e Ve- re tra Campidoglio e Colosseo. I lacunari lapidei (e in fondo inutile) azzardare quali templi greci ronica Vestri. 1 Terze rime in lode di Cosimo de’ Medici e de’ fgli e dell’ho- della volta dell’arco di Tito; quelli della perista- fossero conosciuti nella Firenze del XV secolo, ri- noranza fatta l’anno 1458 [1459] al fglio del duca di Milano si del tempio di Vesta a Tivoli; quelli in getto di mane il fatto che i canali tra le due culture erano et al papa nella loro venuta a Firenze in Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze (d’ora in avanti BNCF), Magliabechiano calcestruzzo della cupola del Pantheon e quel- molteplici. Oltre al rammentato Concilio dell’U- VII, 1121, cc. 21v, 41v; XV secolo, dopo 1459. 2 A. Averlino detto il Filarete, Trattato di architettura, a li ottangoli della basilica di Massenzio fornisco- nione, raffgurato da Benozzo Gozzoli nella cap- cura di L. Grassi, A.M. Finoli, II, Milano 1972, p. 697 (Incipit no i modelli geometrici e plastici, ai quali gene- pella dei Magi nel palazzo di via Larga, dalla fne Liber Vigesimus Quintus et ultimus, XXV). 3 Su palazzo Medici: E. Müntz, Les collections des Médicis au razioni di architetti guarderanno in un crescen- del XIV e fno al 1463 gli Acciaiuoli, forentini e XVe siècle. Le musée, la bibliothèque, le mobilier, Paris 1888; te virtuosismo, che esibirà geometrie sempre più promotori della certosa del Galluzzo, sono duchi K.