1906 La Cgil e il Venezia Giulia 2006

BASSA FRIULANA

Palazzolo dello Stella, 1950: riunione giovanile, presiede Guerrino Ceccotti

di Marco Puppini

242 243 1906 La Cgil e il Bassa Friulana 2006

Movimento contadino ed operaio si trattava talora di minuscole particelle di terra che non consentivano ad una famiglia e organizzazione sindacale nella Bassa Friulana. di vivere. Accanto alle ville proprietarie si trovavano pertanto le case coloniche e dei piccoli contadini, in legno o muratura, umide ed affollatissime, dal pavimento in terra battuta. La parte più misera erano i cosiddetti sottani, che alternavano periodi di lavoro 1. Debiti e sudditanza. i contadini della Bassa prima della “Grande Guerra” come bracciante e giornaliero a lunghi periodi di disoccupazione vissuti in completa mi- seria, lavorando nei campetti di proprietà o nei boschi e prati cosiddetti “comunali”, ciò La regione che viene tutt’ora definita con il termine di Bassa Friulana, è l’ampia re- che ancora restava delle antiche proprietà comuni privatizzate in buona parte nel corso gione pianeggiante, oltre 80.000 ettari di superficie, posta da est ad ovest tra i fiumi dell’Ottocento. Stando ai risultati della rilevazione del 1922, la prima che si svolge dopo Isonzo e Tagliamento, da nord a sud tra la zona delle risorgive ed il mare. Attualmente la fine della prima guerra mondiale e che prende in esame la Bassa nella sua interezza comprende 33 comuni divisi nei due distretti di Cervignano e La tisana. Unita da sempre essendo nel frattempo caduto il confine, il 48% degli attivi in agricoltura era costituito da fitti rapporti economici ed umani, nei primi anni del Novecento era invece divisa in da piccoli e piccolissimi proprietari, oltre la metà dei quali non era però autosufficiente. due parti dal confine di stato italo – austriaco stabilito in seguito ai plebisciti del 1866. La Le famiglie mezzadrili e coloniche rappresentavano oltre un quarto della popolazione bassa centro – occidentale, circa sessantamila ettari posti dal Tagliamento alla linea di totale, ed un ulteriore 16,1% era composto da famiglie bracciantili in senso proprio, i confine che correva tra e Cervignano, apparteneva allora al Regno d’Italia, cosiddetti giornalieri. quella orientale, che formava la destra ed il basso bacino del fiume Isonzo, era inve- Le famiglie coloniche erano legate ai proprietari ed alla terra da patti di carattere ce rimasta all’Impero Austroungarico. Nonostante la divisione amministrativa e politica, tradizionale, nella massima parte dei casi stipulati a voce e suggellati dalla tradizionale paesaggio, attività economica e struttura della proprietà agraria, erano in buona parte stretta di mano. La forma più comune era l’affitto misto, che prevedeva il pagamento di simili. Alla vigilia della “grande guerra” prevalevano ancora acque, boschi ed incolti, in una quota fissa di cereali più la metà dei prodotti del soprassuolo, ovvero vino, frutta, particolare nella parte italiana dove scarsa era stata fino ad allora l’attività di bonifica. bozzoli. Il contadino pagava pure una quota in denaro per l’affitto della casa, mentre Per il catasto italiano redatto tra 1910 e 1914, il 44% della superficie agraria era occupa- solitamente il bestiame era suo. Onoranze gratuite e corvees di vario tipo completavano ta da bosco e pascolo, il 17% da incolto produttivo. Il tessuto abitativo era costituito da il quadro; erano la parte più odiosa del patto perché rappresentavano il corrispettivo una fitta rete di piccoli e piccolissimi centri abitati distribuiti in modo disuguale. Gli assi della concessione fatta al colono di tenere quella scorta di animali che gli consentiva principali e maggiormente popolati erano quello trasversale, da oriente ad occidente, un piccolo ricavo, e pertanto ribadivano la sua sudditanza all’agrario. La durata del pat- che univa gli antichi porti fluviali da Cervignano a San Giorgio di Nogaro sino a Latisana, to era annuale, anche se il tacito rinnovo era frequente ed in alcuni casi vi era durata quello che andava da Codroipo a Latisana parallelo al corso del Tagliamento, ed infine triennale. Era il proprietario a decidere quali colture impiantare, la breve durata del patto quello della cosiddetta Stradalta, la via di comunicazione realizzata da Napoleone che faceva sì che il colono non avesse interesse a seguire nuove colture sperimentali che collegava Palmanova a Codroipo. Al di fuori di essi, e principalmente nella zona delle potevano non dare nei primi anni di impianto i guadagni indispensabili a pagare tutti risorgive a nord e nell’area circumlagunare da Marano a Latisana a sud, il territorio era i debiti, e della cui resa nei tempi lunghi poteva beneficiare un’altra famiglia che fosse pressoché spopolato. Al censimento del 1921, nei tre distretti di Palmanova, Latisana subentrata nel fondo. La clausola cosiddetta “a fuoco e fiamma”, infine, prevedeva che e Cervignano solo i tre comuni sede di distretto (ma Latisana comprendeva anche l’at- il colono dovesse sempre pagare la sua quota anche in presenza di eventi ed ostacoli tuale comune di Lignano), quello di San Giorgio di Nogaro (che allora comprendeva gli di carattere straordinario. attuali comuni di San Giorgio, Carlino e ) di (costituito dagli attuali “Nella maggioranza dei casi – scriveva nel 1882 Morpurgo nella sua relazione sulle comuni di Aquileia, Fiumicello e Terzo di Aquileia), oltreché, di strettissima misura, Var- provincie Nord orientali in occasione della prima Inchiesta Agraria promossa dal Regno mo e Talmassons, superavano i 5.000 abitanti. La popolazione che abitava questa fitta d’Italia – la convenzione tra il proprietario e il coltivatore della terra abbraccia un tempo rete di piccoli paesi viveva quasi esclusivamente dell’attività agricola, del lavoro dei breve, anzi brevissimo e il più corto possibile, giacché non si estende oltre il ciclo delle campi. Un mondo contadino che stava però conoscendo profonde trasformazioni. produzioni di un anno, egualmente la forma in cui la convenzione si assoda è la più La proprietà della terra, da un lato e dall’altro del confine, era fortemente polarizzata, semplice possibile, cioè il patto verbale”. Dal distretto di Latisana “sono felici quei fittaioli divisa tra grandi e grandissime aziende e campetti di pochi ettari. Disseminate nella che in questi anni possono pagare gli affitti al padrone e vivere senza debiti. (…) Dopo pianura, le aziende di centinaia e migliaia di ettari, in mano a famiglie di antica origine il pagamento del fitto, sempre nel distretto di Latisana: “(al contadino restava) appena veneta e friulana, o sempre più spesso a nuovi proprietari di origine lombarda, erano da mantenere la famiglia” (p. 463). Che il contadino avesse debiti col padrone era in dominate dalle grandi ville padronali in stile veneto. Aziende modello esistevano all’ini- ogni modo una consuetudine (p. 379). Non molto frequente era invece l’abitudine di zio del Novecento a Fraforeano di Ronchis, di proprietà della famiglia De Asarta, di ori- cedere alcune grandi aziende in affitto ad uno stontista, un affittuario borghese. Minore gine lombarda, a Chiarmacis, dei conti Pancera de Zoppola ed Ottelio, sul bacino dello incidenza, negli anni in cui Morpurgo effettua la sua inchiesta, aveva pure la mezzadria, Stella dei Cavarzerani, a Castello, a Palazzolo e Precenicco degli Hierschel de Minerbi, che alcuni proprietari cercavano di diffondere giudicandola più conveniente ai propri dei Bignami a San Giorgio. Più numerose erano quelle presenti nel Friuli ex – austria- interessi. La mancanza di scorte, essendo il bestiame e gli stessi attrezzi di proprietà co, ad Aquileia e Fiumicello delle famiglie Tullio e Fior, ad Isola Morosini dei Brunner, dell’agrario, ed il pagamento del debito di compartecipazione rendevano però questa a Perteole dei Chiozza che avevano creato anche l’omonima fabbrica di amido, degli forma di contratto particolarmente malvista dai contadini. Talvolta lo stesso contratto Strassoldo nell’omonimo borgo, dei Colloredo, dei Corinaldi a Torre di Zuino. Accanto colonico misto era definito mezzadria. Vent’anni più tardi, don Eugenio Blanchini, allora alle grandi aziende, esistevano quelle piccolissime a Teor, Palazzolo, Carlino, Ronchis; rappresentate di quel cattolicesimo sociale che nel Friuli italiano, a differenza di quello

244 245 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia Bassa Friulana 2006 austriaco, stentava ad affermarsi, troverà le famiglie mezzadrili tenute “in rigorosa ser- pubblicherà sino allo scoppio della guerra (ed anche in seguito) il settimanale Il Lavo- vitù” dagli agenti di campagna (p. 129). ratore Friulano, Gli articoli del settimanale rifletteranno la struttura e la composizione “Una classe numerosa quanto povera che abbonda specialmente nella parte piana del partito in provincia, forte soprattutto tra gli emigranti della regione montana e nelle di questa provincia – scrive sempre Morpurgo - è quella de braccianti, che prendono il manifatture udinesi e pordenonesi, ma debole nella Bassa. La questione contadina nome di sottani (…) diconsi anche uomini d’obbligo (Palazzolo dello Stella) giacché son pertanto troverà una trattazione saltuaria e soprattutto accademica, dal momento che vincolati a prestar lavoro per un certo tempo, otto mesi all’anno (Lestizza) od anche un organizzativamente il sindacato sarà quasi inesistente nelle campagne friulane sino al sol mese (Latisana) con tacita proroga del contratto” in cambio di minuscole particelle primo dopoguerra. di terra. (p.63). I sottani erano una figura mista di bracciante piccolissimo proprietario, il Nel Friuli austriaco la situazione era diversa in conseguenza della politica del governo bracciante inteso in senso moderno era meno frequente e chiamato avventizio. L’abi- centrale, che appoggiava, nell’ambito del disegno volto ad evitare la disgregazione del- tudine degli agrari friulani a corrispondere un salario in generi e piccoli appezzamenti di l’Impero su basi nazionali la crescita di un movimento che fosse in grado di prevenire, terra, mai solo in denaro, era in ogni modo confermata anche da Blanchini. Nel caso di attraverso una politica attenta ai bisogni dei contadini, future ribellioni ed agitazioni proprietà coltivate direttamente, in economia, infatti: “I coltivatori, anziché formare delle popolari. Di fronte al peggioramento delle condizioni di vita nei primi anni del Novecen- famiglie indipendenti, diventano e sono per lo più adoperati come servi della gleba e si to sono alcuni esponenti del clero ad affrontare, nella Contea di Gorizia e Gradisca, il chiamano bovari. I bovari ricevono personalmente una paga mensile (…), la casa gratis problema trovando quegli appoggi da parte del governo centrale che mancavano nel e un pezzo di terreno a terzadria, bozzoli a metà”(p. 124). Il testo di Blanchini conferma Friuli italiano. Vi erano certamente dei precedenti ben collaudati, lo sviluppo di istitu- pure un’altra circostanza. Le difficoltà causate negli ultimi vent’anni dell’Ottocento dal zioni cooperative ed associative tra i contadini per assicurarsene la lealtà era stato ben calo costante dei prezzi dei cereali e dalle malattie della vite erano scaricate dai pro- sperimentato negli anni precedenti dal Governo austriaco in Trentino. Nei primi anni del prietari su coloni e mezzadri, con un parimenti lento ma costante peggioramento delle secolo il movimento contadino cattolico acquista così nella Contea un rilievo rapido e condizioni di vita. straordinario, avviando una lunga serie di iniziative di tipo cooperativo e mutualistico. Nel Friuli austriaco, le condizioni di vita dei contadini erano simili alla parte italiana, in Dapprima don Adamo Zanetti a Fiumicello, poi in particolare mons. Luigi Faidutti e Giu- presenza di un ceto agrario, riunito nella Società Agraria Friulana, se possibile ancora seppe Bugatto in tutta la Contea sono i pionieri di questo movimento, che non mira a più chiuso di quello udinese. L’inchiesta condotta per conto dell’Imperial Regio governo creare una autonoma organizzazione contadina ed è espressione dell’attività del Partito da Herman Ritter von Schüllen nel 1908 lo metteva bene in rilievo. Nel Friuli austriaco Popolare cattolico, ma che risponde a suo modo ai bisogni del mondo delle campagne. le forme contrattuali erano simili a quelle del Friuli italiano: durata annuale o trienna- D’altro canto, in questi anni movimento politico e sindacale appaiono legati strettamente le, affitto misto o mezzadria, quest’ultima più frequente rispetto alla parte italiana, un anche in campo socialista. L’attività cattolica inizia con la fondazione della Banca Friu- riparto simile dei prodotti in presenza di varie prestazioni gratuite. I privilegi tradizionali lana, nel 1900. In occasione delle elezioni politiche del maggio 1907 Faidutti e Bugatto di un ceto agrario che pareva intoccabile si manifestavano nel carico di prestazioni sono eletti deputati. Lo stesso anno nasce la Federazione dei Consorzi Agricoli, guidata aggiuntive e peggiorative. “il colono è obbligato a prestare qualsiasi lavoro domandato dallo stesso Faidutti: nel 1913 conterà ben 99 associazioni di vario tipo, tra casse rurali, dal padrone – scriveva von Schüllen - di giorno e di notte, con la mano d’opera e con società mutue per il bestiame, latterie sociali, cooperative di consumo ed altro, asso- veicoli (…) Qui c’è anche la specialità che i coloni devono sopportare tutte le addizionali ciando oltre 9.000 persone in un territorio che contava al censimento austriaco del 1910 comunali e pagare persino il guardiano comunale che li sorveglia. Inoltre sono stabilite poco più di 260.000 abitanti. Quasi ogni paese della bassa pianura austriaca poteva anche per i menomi errori gravi multe”. Anche nella bassa orientale l’indebitamento contare alla vigilia della prima guerra mondiale su una associazione contadina catto- contadino era generalizzato, e soprattutto nelle aree circumlagunari, malaria e pellagra lica. La Federazione dei Consorzi conduce un’attività volta, secondo le idee del catto- erano diffusissime. licesimo sociale del tempo, ad acquistare vaste tenute per dividerle successivamente Se struttura della proprietà e condizione contadina fra le due parti della pianura erano creando una rete di piccole e medie proprietà cui assicurava anche sostegno tecnico. simili, le differenze erano invece evidenti nei primi anni del Novecento sul piano della Le operazioni più rilevanti riguardano la tenuta Peteani a Fiumicello o quella Tullio nel dinamica sindacale ed associativa. Nel Friuli italiano l’associazionismo era poco pre- Monfalconese, acquistate dalla Federazione e divise tra famiglie contadine, operazione sente. La grande crescita delle Casse Rurali e cooperative che la provincia conosce a che sappiamo non fu facile e richiese interventi anche finanziari successivi per venire partire dalla fine dell’Ottocento tocca solo marginalmente la bassa. Nel 1900 su 56 Cas- incontro ai nuovi proprietari. se funzionanti in tutta la provincia di Udine, solo cinque erano situate nella nostra zona, Il Partito cattolico propone anche una modifica del patto colonico, modifica che avreb- quattro cattoliche ad Ariis di Rivignano, Precenicco, Palazzolo, Gonars ed una Cassa be dovuto essere imposta alla Dieta della Contea, guidata da esponenti del partito libe- Wollemborg a Bagnaria; nessuna appariva molto florida. Ancora minore era la presenza rale che sostenevano gli interessi del ceto agrario, grazie all’appoggio del Luogotenente sindacale tra i contadini, nonostante la nascita a livello nazionale nel 1901 della Federa- governativo. Il nuovo patto viene infatti predisposto in sede ministeriale avvalendosi dei zione Lavoratori della Terra. Solo nel primo dopoguerra, come vedremo, verranno poste risultati dell’inchiesta von Schüllen e inviato alla Dieta. Esso avrebbe modificato in pro- nella Bassa le basi del movimento sindacale contadino. Il primo settimanale socialista fondità le vecchie consuetudini agrarie: prevedeva tra l’altro l’introduzione di contratti della Provincia, L’Evo Nuovo, che inizia le pubblicazioni nel mese di dicembre del 1901, scritti, una durata pluriennale degli stessi, l’assegnazione al colono dei 3/5 dell’intera un mese dopo la fondazione a Bologna della Federazione Nazionale Lavoratori della produzione e tutto l’utile degli animali da lavoro, al proprietario le spese di assicurazione Terra, dedica in realtà più di un articolo alla questione del patto colonico. Esso cessa del bestiame e soprattutto una serie di clausole precise sul piano del diritto in grado di però le pubblicazione nell’ottobre del 1902. In seguito la Federazione socialista friulana limitare le prerogative padronali. La Dieta, che avrebbe dovuto approvare e rendere

246 247 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia Bassa Friulana 2006 così operativo il patto, si oppone duramente. Il 28 febbraio 1914, dopo un’appassionata coli Affittuari, che poteva seguire l’esempio ed i consigli dei dirigenti delle potenti Leghe discussione durata dieci ore, è approvato un nuovo patto che rispondeva però molto bianche venete. Non esiste una Camera del Lavoro o struttura sindacale dell’Unione parzialmente a quello proposto. Esso riguardava solo i contratti di mezzadria, esclu- per la bassa, le grandi agitazioni sindacali che la stessa organizzerà in Friuli saranno dendo quindi l’affitto, che nella Contea era prevalente. Prevedeva sì una durata delle guidate dalla struttura provinciale. Sono mesi in cui il problema della disoccupazione e locazioni di almeno sei anni, introduceva l’uso dei contratti scritti e aboliva la clausola quello della ricostruzione e dei danni di guerra sono assolutamente prioritari. Nascono vessatoria “a fuoco e fiamma”, non entrava però in merito alla questione dei riparti del centinaia di cooperative di lavoro, in ogni comune e frazione della provincia, promosse prodotto e di molte altre clausole che restavano affidate alla singola trattativa tra le par- in buona parte da lavoratori socialisti ma anche cattolici ed ex - combattenti, cooperative ti, e neppure ai sistemi di conduzione che restavano prerogativa del proprietario. Il 24 che spesso iniziano arbitrariamente lavori di ogni tipo chiedendone il finanziamento al maggio 1914 la legge istitutiva del nuovo patto riceve sanzione sovrana Due mesi dopo Ministero Terre Liberate o ai Comuni, quando non agli stessi maggiorenti del posto. La l’Austria entra nel primo conflitto mondiale; tutte le dinamiche sociali e politiche vengono realizzazione del piano di rinascita prospettato dopo la rotta di Caporetto dalla Provincia pertanto radicalmente trasformate. con l’appoggio delle maggiori cooperative friulane, che avrebbe cambiato l’assetto eco- nomico della regione, pare a portata di mano. Ma anche la questione colonica e brac- ciantile acquista per la prima volta in provincia grande importanza sul terreno politico 2. Leghe e fascismo nel primo dopoguerra e sindacale. Vi erano aspettative, e “crediti” da esigere. Non aveva forse il Presidente del Consiglio Nitti promesso ai contadini la terra se avessero respinto gli austriaci sul Nell’estate del 1915, dichiarata guerra all’Austria, l’esercito italiano occupa la bassa Piave? Paradossalmente però sono gli stessi agrari a dare il via ad una forte stagione pianura orientale entrando a Monfalcone ed attestandosi sul Carso. L’anno successivo di lotta con la richiesta del pagamento delle annate agrarie arretrate del 1917, 1918 e viene occupata Gorizia; buona parte della popolazione della Contea, divenuta prima 1919, le prime due non corrisposte a causa del caos seguito alla rotta di Caporetto ed linea del fronte, era sfollata in centri per profughi all’interno dell’Austria, in primo luogo alla fuga di gran parte della popolazione, agrari compresi. Il patto tradizionale non pre- quello di Wagna. Una delle prime misure prese dai Comandi italiani prevede la sospen- vedeva infatti sospensioni nei pagamenti a causa di guerre o catastrofi d’altro tipo. sione del patto colonico austriaco dell’anno precedente, vengono però costituite com- Le campagne già parte dell’Impero austriaco ed ora in provincia di Gorizia passano in- missioni arbitrali per regolare eventuali contrasti tra proprietario e contadino. Nel 1917 vece a dipendere dalla Camera del Lavoro di Monfalcone. Al suo interno viene costituita la rotta di Caporetto e l’occupazione dell’intera regione da parte delle truppe austroun- la sezione della Federazione Lavoratori della Terra, socialista, guidata dall’allora gio- gariche provoca un nuovo esodo, questa volta dal Friuli italiano. Se ne vanno anche i vane organizzatore Giovanni Minut, formalmente dipendente dalla Camera del Lavoro proprietari, in molti casi invece i contadini rimangono per evitare la rovina delle aziende. anche se spesso in conflitto con la direzione della stessa. La Federterra di Gorizia è la Con la fine della guerra ed il patto di Villa Giusti, che sancisce la vittoria italiana e la prima vera struttura sindacale contadina che ha competenza specifica sulle campagne dissoluzione dell’Impero, passano definitivamente all’Italia anche i circa 10.000 ettari della vecchia Contea. Sono costituite diverse Leghe a Terzo, Fiumicello, Villa Vicentina, della bassa orientale prima austriaca, dai comuni di Aquileia, Terzo e Cervignano sino Strassoldo, Saciletto. Sono le stesse Leghe che si uniscono per dare vita alla Società ad Aiello. La preesistente divisione statale diviene però nuova divisione amministrativa: La Terra di Cervignano, con il fine di acquistare e distribuire tra i soci attrezzi e concimi, la bassa orientale, già austriaca ed ora “redenta”, è compresa nella provincia di Gorizia, e di provvedere in proprio alla commercializzazione dei loro prodotti. A Cervignano ed mentre la bassa centrale ed occidentale continua a far parte di quella di Udine. Questo Aiello sono costituite pure sezione della Camera del Lavoro di Monfalcone, e ad Aiello fatto dà ancora alle due parti della pianura una diversa dinamica sindacale nei primi una Casa del Popolo. Nasce anche la Cooperativa Edile Regione Giulia – CERG, con anni del dopoguerra, dinamica che infatti conviene considerare separatamente. l’obiettivo di assumere i lavori della ricostruzione. Nella provincia di Udine, nel corso del 1919 vengono ricostituite o costituite per la Le vertenze agrarie del primo dopoguerra sono pertanto dirette da due diverse e con- prima volta le Camere del Lavoro di Udine, Pordenone e Tolmezzo; la Bassa friula- trapposte organizzazioni, quella socialista e quella cattolica, legate a movimenti e partiti na dipende dalla Camera del Lavoro di Udine. Viene anche creata per la prima volta con strategie e visioni della società molto diverse. L’assemblea delle Leghe “bianche” la struttura provinciale della Federazione Lavoratori della Terra, diretta dall’infaticabile dell’Unione del Lavoro che si svolge a Udine il 14 marzo del 1920, cui partecipano 59 organizzatore Alighieri Costantini, già tenente dei bersaglieri e dal dicembre 1919 se- leghe per un totale di 15.000 aderenti, approva un memoriale da presentare agli agra- gretario della Camera del Lavoro di Udine, che sarà due anni dopo tra i fondatori del ri. Si rivendicava tra l’altro il rifiuto del pagamento delle annate arretrate, almeno sino PCd’I in Friuli, e da Orazio Infanti. Si diffondono nella bassa anche le prime cooperative alla rifusione dei danni di guerra agli stessi contadini, l’abolizione della mezzadria, la di lavoro, di ispirazione socialista, a San Giorgio di Nogaro, Precenicco, Palazzolo, Ri- sostituzione dell’affitto misto con quello in denaro, l’abolizione del salariato, un nuovo vignano, Castions, Ronchis. Cooperative che raccolgono braccianti e muratori disoccu- contratto colonico di durata novennale, una distribuzione del prodotto più favorevole al pati con l’obiettivo di assumere una parte importante dei previsti lavori di ricostruzione contadino, l’abolizione di regalie e corvees, diritto di prelazione nell’acquisto dei terreni. postbellica. A San Giorgio è fondata una Casa del Popolo, al cui interno trova spazio Scopo ultimo era in ogni modo la trasformazione del colono in piccolo e medio proprie- anche la Lega Edile. La neonata Federterra in questo periodo appare ancora debole, a tario, secondo il programma del Partito Popolare. I socialisti dal canto loro si pongono in differenza di quanto accadrà invece in provincia di Gorizia; ad organizzare gran parte questi anni l’obiettivo della socializzazione della terra, vista come sbocco di un proces- dei coloni friulani, anche nella Bassa udinese, sarà in questo periodo la cattolica Unione so economico che avrebbe inevitabilmente portato alla scomparsa e non all’estensione del Lavoro. L’Unione nasce in provincia di Udine nel settembre del 1919, verso la fine di della piccola proprietà, che non era in grado di essere autonoma economicamente. Il ottobre al suo interno è costituita la sezione friulana della Federazione Mezzadri e Pic- sindacato doveva pertanto battersi per nuovi patti colonici e bracciantili come soluzione

248 249 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia Bassa Friulana 2006 temporanea in attesa della socializzazione, e promuovere le affittanze collettive anche mente avevano guardato con simpatia alle Leghe bianche. Sulle pagine della Rivista attraverso la costituzione di cooperative. L’11 aprile la Federterra udinese presenta ai Diocesana udinese edita del giugno 1920 compare uno scritto attribuito all’arcivescovo proprietari la sua bozza di nuovo contratto. La Federterra goriziana aveva dal canto suo Anastasio Rossi di critica alle lotte contadine in corso e di invito alla moderazione; nel già presentato nel febbraio 1920 un suo memoriale. frattempo alcuni dirigenti del Partito Popolare prendono contatto con l’Associazione La creazione di organismi sindacali tra i contadini preoccupa gli agrari, ed in seno Agraria per portare avanti le trattative al posto dei sindacalisti dell’Unione del Lavoro, alle Associazioni si discute la proposta di costituire una sorta di sindacato padronale, in che ne escono così delegittimati. L’Associazione Agraria avvia in ogni modo abilmente grado di rappresentare i proprietari. E’ una novità nel panorama sociale friulano; gelosi trattative separate con Unione del Lavoro e Federterra, giocando sulla contrapposizio- della propria individualità i soci dell’Agraria si erano sempre rifiutati di rendere l’Asso- ne esistente tra i due sindacati. ciazione strumento di pressione politica e rappresentanza di interessi collettivi. Nel feb- Il 9 luglio 1920, infine, viene firmato il nuovo contratto colonico tra Leghe Bianche ed braio del 1920 è così creata in seno all’Associazione Friulana una Sezione Economica, Associazione Agraria della provincia di Udine. Anche in questo caso si trattava di un con il compito di affrontare le agitazioni agrarie. I proprietari manifestano una posizione patto regionale. Al colono viene attribuita una quota pari al 56% dei bozzoli, del 60% largamente comune: intransigenti sulla necessità di mantenere il diritto padronale alla del frumento e dei fagioli, gli altri prodotti sono divisi a metà; è prevista una durata scelta del contratto giudicato più opportuno, compresa la mezzadria che non andava triennale del contratto. La abolizione delle regalìe e delle onoranze forse aveva un pertanto abolita, paiono più disponibili a trattare sulla durata del contratto e sono favo- carattere più simbolico che economico, venendo a rompere quella che era ritenuta il revoli ad accordi diretti con i contadini escludendo interventi di legge simbolo della sottomissione del colono al padrone. Dalla Associazione Agraria si erano Dal mese di marzo a quello di giugno del 1920 si svolge in tutto il Friuli una grande però già dissociati i proprietari della Destra Tagliamento, contrari a trattative con i con- agitazione agraria con scioperi sia dei braccianti che dei coloni. Essa ha inizio nel Friuli tadini e dunque al patto appena firmato, proprietari diretti dall’allora giovane avvocato Goriziano, con lo sciopero del 1 marzo all’azienda Ritter di Fiumicello. Di fronte alla Pietro Pisenti, che farà poi carriera nelle file del fascismo friulano. Il 13 luglio, quattro minaccia di una riduzione delle paghe, duecentocinquanta braccianti organizzati dalla giorni dopo, vengono firmati i contratti con la Federterra. La firma del patto non pacifica Federterra di Monfalcone incrociano le braccia rifiutandosi anche di accudire gli animali; le campagne, e nei primi giorni di luglio il segretario della Federterra friulana, Infanti, sono fatti intervenire gli Arditi che però non costringono, come forse era nella volontà invita a nome della centrale sindacale i proprietari a rispettare i patti appena firmati. Nel dei proprietari, i braccianti a rientrare al lavoro. Alla fine l’azienda cede, la notizia della settembre dello stesso anno, in ogni modo, al Congresso provinciale della Federterra, vittoria dei braccianti di Fiumicello spinge ad allargare la lotta. L’11 maggio il sindacato che si tiene ad Udine, viene presentato il progetto stilato dal deputato socialista Ernesto attua un blocco completo delle consegne ai proprietari, né bozzoli né fieno né altri pro- Piemonte per la socializzazione della terra, e viene sollecitata la costituzione di coope- dotti e neppure denaro. I proprietari reagiscono con denuncie ai danni dei coloni per rative per assumere affittanze collettive. furto. Così, il 31 maggio a Terzo di Aquileia la forza pubblica procede al sequestro del Più lunga è la conclusione della vertenza colonica nella bassa già austriaca, dove a fieno che un colono rifiutava di consegnare, ed arresta Minut intervenuto nel frattem- trattare è la sola Federterra, e dove il nuovo contratto viene firmato solo il 21 agosto po; viene proclamato in tutta la zona lo stato d’assedio. Ma la mobilitazione popolare 1920. Esso aveva la durata di sei anni, prevedeva una ripartizione dei bozzoli al 60% al prosegue ugualmente e porta alla liberazione di Minut. Dopo l’intervento del Governa- contadino, vino a metà ma con due terzi delle spese a carico del proprietario, abolizione tore Civile Mosconi, il 16 giugno è firmato il nuovo contratto bracciantile per la bassa di regalie e corvees della clausola a “fiamma e fuoco”. E ancora, il ritiro di tutte le di- orientale. Ma subito dopo la firma le maggiori aziende della zona rifiutano di applicarlo, sdette già comunicate ed il riconoscimento della Federterra quale unica rappresentante e vengono indetti nuovi scioperi, è addirittura minacciato il taglio delle viti e degli alberi dei contadini in provincia. Anche in questo caso, la firma dei contratti non pacifica le di gelso. Verso i primi di luglio il contratto è infine accolto dai proprietari, che accettano campagne, e qualche mese dopo hanno inizio le violenze delle squadre fasciste. Nel pure di pagare gli arretrati. Si trattava di un patto regionale, che aveva valore per l’area frattempo, giungono verso la fine dell’annata agraria 1920 decine di disdette ai coloni territoriale in cui veniva stipulato, come accade anche nelle altre regioni italiane; siamo che più si erano esposti durante i mesi di sciopero. Il problema degli sfratti, della cac- ancora lontani dalla stipula di contratti nazionali. L’agitazione però prosegue per la con- ciata dei contadini dalla terra, diviene uno dei problemi principali che il sindacato si quista del nuovo patto colonico. trova ad affrontare. L’8 gennaio 1921 la Federterra di Gorizia si riunisce a Saciletto di Nella provincia di Udine, la base delle Leghe cattoliche dimostra subito un radicalismo Ruda per discutere la situazione. Viene pubblicato un appello ai futuri conduttori a “non che fa da contraltare ad una certa moderazione dei vertici. Il 13 maggio l’assemblea del- occupare la terra dei coloni brutalmente sloggiati”, mentre gli sfrattati sono invitati ad le Leghe decide la sospensione delle prestazioni dovute al proprietario; nel frattempo occupare le aziende ed a proclamare il Consiglio, il Soviet dei Contadini. Molti coloni se- vengono indetti decine di comizi ed assemblee. Verso al fine di maggio viene stabilito di guono la direttiva della Federterra, che viene però criticata, perché giudicata estremista, sospendere tutte le consegne all’agrario, compresi i bozzoli che allora stavano venendo dai componenti socialisti della Camera del Lavoro di Monfalcone da cui la Federterra a maturazione. Il contadino doveva vendere il prodotto per proprio conto e versare tem- dipende. L’azione in ogni modo fallisce per l’intervento della forza pubblica che arresta poraneamente in banca la quota spettante al proprietario. Squadre di contadini si reca- diversi attivisti sindacali. no nelle maggiori aziende per fare opera di propaganda ed incoraggiare alla resistenza. Si prepara intanto la lunga stagione delle violenze fasciste. Alla fine di luglio, in alcune I primi giorni di giugno arrivano anche a Palmanova, Premariacco e Torre di Zuino, dove località del goriziano vengono costituite squadre armate, “guardie bianche” agli ordini vi erano contadini in sciopero; non mancano conflitti con aderenti alle Leghe rosse della degli agrari. Ma è nell’autunno del 1920 che le prime squadre cominciano a percorrere Federterra. E’ una situazione senza precedenti che finisce per dividere e preoccupare le campagne. Tra la fine di agosto ed i primi di settembre lo sciopero antifascista ai quella stessa gerarchia cattolica ed i vertici del Partito Popolare friulano che inizial- Cantieri di Monfalcone si conclude senza risultati. Verso la fine di novembre una squa-

250 251 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia Bassa Friulana 2006 dra invade Palazzolo picchiando alcuni socialisti del posto e sparando, mentre alcuni scista, guidata da un agrario del posto, commette diversi atti di violenza. In quei mesi il giorni prima sempre a Palazzolo un operaio era stato ferito alla spalla a colpi di pistola. movimento sindacale conosce la crisi definitiva. Dal 29 settembre al 6 ottobre 1921 si La stampa socialista (Il Lavoratore Friulano, Palazzolo. Brigantaggio fascista) allude al svolge l’ultimo, grande sciopero generale che interessa la provincia di Gorizia, indetto fatto che la squadra era probabilmente pagata dagli agrari del posto. Ma la vera ondata dalla Federazione Metallurgici tra gli operai dei Cantieri di Monfalcone ma esteso anche di violenza ha inizio nel febbraio dell’anno successivo. Le squadre arrivano all’improv- ai contadini per protesta contro le disdette, sciopero votato dalle Camere del Lavoro di viso a bordo di camion ed hanno facile gioco. Il 20 febbraio 1921, pochi giorni dopo la Gorizia e Gradisca d’Isonzo, comuniste, ma non da quella socialista di Monfalcone. Nel distruzione della Camera del Lavoro di Monfalcone e l’assalto al Cantiere Navale della corso dello sciopero le squadre fasciste uccidono a Monfalcone due operai. città, vengono devastate la Camera del Lavoro di Cervignano con distruzione di libri, Il 20 dicembre 1921 ha infine luogo il congresso straordinario della FPLT della pro- mobili, della stessa sede FPLT e l’asportazione di sementi del Consorzio La Terra, e la vincia di Gorizia. La stessa Federazione aveva protestato qualche giorno prima contro Casa del Popolo di Aiello; a Perteole vengono bastonati alcuni socialisti e sono esplosi quella che era ormai una vera reazione contro i contadini organizzati sindacalmente, colpi d’arma da fuoco contro una casa; bastonature avvengono anche a Saciletto e reazione che vedeva protagonisti sia le squadre fasciste che gli organi di governo. Ma Ioannis. In molti casi i fascisti godono della connivenza dei carabinieri. Verso la fine di il problema del congresso è in realtà quello della verifica delle maggioranze. Era nato il marzo ci sono scontri tra i contadini in lotta contro il conte Ottelio a Palazzolo e Pre- Partito Comunista, allora Partito Comunista d’Italia – PCdI ed era necessario verificare cenicco, e squadre fasciste. Tra aprile e maggio le squadre danno anche vita ad una i rapporti di forza e l’influenza delle rispettive correnti. Il Congresso del Federazione del lunga serie di violenze nelle campagne isontine (Cormons, San Canzian e Pieris, Fo- Friuli orientale dà alla fine la maggioranza alla componente socialista, con 905 voti, con- gliano ed altre località. Gli scontri raggiungono il culmine con l’avvicinarsi delle elezioni tro i 557 ottenuti dai comunisti. Problemi gravi nascono tra il segretario della Federterra, politiche del 15 maggio 1921..Il 1 maggio dopo un comizio elettorale una squadra cerca Minut, che aveva aderito al PCd’I, e la Camera del Lavoro di Monfalcone, il cui segreta- di strappare una bandiera rossa esposta su una casa a Precenicco evidentemente per rio, il socialista Alberto Bassi, prende posizioni durissime contro Minut. Il socialista Guido celebrare la festa del Lavoro. Interviene un gruppo di socialisti, vi è una sparatoria con Cociancig viene nominato nuovo segretario della Federterra. Sfiancato dalle violenze fa- il lancio anche di tre bombe a mano, muore un ragazzo tredicenne e viene ferito un as- sciste e dalle polemiche, Minut emigra in Sud America senza più rientrare in Friuli. Il tutto sessore comunale socialista. Ma il culmine si ha lo stesso giorno delle elezioni, quando mentre, come abbiamo visto, la reazione degli agrari che si appoggiavano alle squadre una squadra fascista uccide con un colpo di pistola il capostazione Alfredo Zerbini, in fasciste stava mettendo l’intero movimento sindacale in crisi gravissima. Più tardi dovrà servizio a Palazzolo. Violenze e bastonature hanno luogo in altri centri della bassa, andarsene esule in Francia anche Bassi, che finirà per aderire al Partito comunista. in entrambe le provincie. Ad Udine le squadre devastano la Tipografia San Paolino, Il 15 gennaio 1922 si svolgono le elezioni comunali, le prime per i territori “reden- dove veniva stampato il periodico del partito Popolare. Le elezioni vedono una consi- ti” del goriziano dalla fine della guerra. I mesi seguenti vedono un attacco alle nuove stente quota di voti socialisti nella bassa udinese nei comuni di San Giorgio di Nogaro, amministrazioni di sinistra in tutta la bassa. Inizialmente sono le autorità politiche che Muzzana, Palazzolo, Pocenia, Rivignano e Porpetto, comuni che anche nel secondo rendono la vita difficile alle nuove maggioranze con stratagemmi legali. A Perteole, dove dopoguerra vedranno maggioranze di sinistra. Nella bassa orientale il partito socialista le elezioni amministrative avevano dato una maggioranza comunista, l’autorità non rico- vince nettamente in quasi tutti i paesi, particolarmente a Ruda, Villa Vicentina, Aiello, nosce le nuove cariche perché i consiglieri eletti non avevano dato a suo tempo prova Strassoldo, Aquileia, Fiumicello, nella stessa Cervignano; a Perteole e Terzo di Aquileia di saper leggere ai sensi dell’art.17 R.D. 17/10/1921. In luglio la Giunta Amministrativa ad avere la maggioranza assoluta è addirittura il partito comunista. di Trieste dichiara ineleggibili i 12 consiglieri di maggioranza sostituendoli con 12 della Le violenze sono destinate a continuare. Il 26 giugno a Pocenia, quando i Carabinieri lista di minoranza (Il Friuli 2/9/22 Perteole). Poi vengono le violenze ed il terrore por- si recano in paese per arrestare un ragazzo accusato del lancio di alcuni petardi il giorno tato dalle squadre fasciste. Da luglio a settembre 1922 sono costretti alle dimissioni i prima, una folla minacciosa scende in strada per impedirlo. Qualche settimana dopo ver- consigli comunali socialisti di Palazzolo, San Giorgio di Nogaro, Cormons, e quello di rà incarcerato un folto gruppo di socialisti del comune, tra cui i cinque fratelli Basso Bon- Muzzana dove il Partito Popolare era in maggioranza. In maggio è nuovamente deva- dini (quattro fratelli ed una sorella), che in seguito dovranno emigrare in Francia. Verso stata la Casa del Popolo di San Giorgio di Nogaro ed in agosto quella di Aiello. Il 17 la metà di luglio il fascista Mazzaroli minaccia con la pistola alcuni coloni che volevano ottobre viene occupato dalle squadre fasciste con le armi il comune di Ruda, i consiglieri assistere alla pesatura dei prodotti per controllare l’esattezza dei conferimenti. Spara- devono dimettersi. Alla fine di ottobre infine si svolge la marcia su Roma; nella bassa torie contro esponenti socialisti avvengono anche altrove. Sempre in luglio la stampa friulana, nel corso di un episodio sul quale esistono versioni non coincidenti, qualcuno socialista accusa gli amministratori di alcune grandi tenute agrarie della bassa orientale spara ad un camion che trasportava un gruppo di fascisti, uno dei quali muore. In tutta (Ritter, Fior, Chiozza) di aver finanziato l’acquisto di camion per la squadra fascista loca- la Bassa prende il via una lunga ondata di violenze. Il 4 novembre, infine, sono costretti le (21/7/21 Il Lavoratore socialista. Da Cervignano. Chi sostiene il fascismo). alle dimissioni i consiglieri del comune di Cervignano. Nel contempo, con l’avvicinarsi dell’autunno, erano nuovamente iniziate le disdette Altro problema gravissimo che il sindacato si trova ad affrontare in questi anni è quello alle famiglie coloniche che si erano più distinte nel seguire le direttive sindacali. In set- della disoccupazione. Sarebbe lungo illustrare le iniziative che vengono prese in tema tembre si svolge ad Aiello il convegno delle Leghe della provincia di Gorizia; in quella di promozione dei lavori pubblici, di realizzazione del previsto piano di rinascita e svi- sede viene tra l’altro richiesta la proroga dei contratti e l’estensione anche alla provin- luppo, soprattutto nel Friuli udinese, e le difficoltà che queste iniziative incontrano. Mi cia del decreto Michieli che garantiva nel resto d’Italia la sospensione degli sfratti e la limito a ricordare come il sindacato si impegni sia in provincia di Udine che di Gorizia proroga dei contratti. Verso i primi di novembre arriva finalmente la proroga richiesta, nel sollecitare la realizzazione di lavori edili e di bonifica con fondi pubblici ed il loro affi- salutata come un’indubbia vittoria. Qualche giorno dopo a Villesse, una squadra fa- damento a cooperative. In provincia di Gorizia viene costituita la Cooperative Edile Re-

252 253 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia Bassa Friulana 2006 gione Giulia – CERG, con l’obiettivo di assumere i lavori della ricostruzione postbellica. Nonostante la direzione della CERG mantenga una condotta estremamente moderata nei riguardi degli esponenti del partito fascista, consentendo pure un loro ingresso nel Consiglio d’Amministrazione, la Cooperativa deve chiudere nel 1923 per l’opposizione di influenti ambienti industriali. Anche nel vicino Friuli udinese, mentre la riduzione dei finanziamenti e la contrarietà di ambienti industriali portano al fallimento del piano di rinascita, molte cooperative anche nella Bassa devono chiudere o sottoporsi al controllo rigido delle nuove autorità del regime.

3. Bonifiche e industria. la nascita di Torviscosa

Il 1923 vengono alla scadenza i contratti triennali firmati dalle leghe bianche, quando il movimento sindacale nella bassa friulana è ormai finito Alla fine dell’anno viene cancel- lata la provincia di Gorizia, il cui territorio è diviso tra Udine e Trieste. Viene ripristinata nel 1927; in quella occasione però la bassa orientale è definitivamente assegnata alla provincia di Udine. Il periodico del fascismo “dissidente”, contrario all’egemonia dell’av- vocato Pisenti di cui era nota la vicinanza agli agrari, Il Popolo Friulano, nel luglio del 1924 dà una immagine desolante della situazione nelle campagne friulane. (Il Popolo Friulano 19/7/24 Politica agraria.) Riguardo alla bassa friulana il corrispondente con- fermava che: “Il trionfo del fascismo ha coinciso in questa zona con la quasi generale rottura dei patti colonici tanto che qui fascismo è sinonimo di padronanza assoluta e Il complesso manifatturiero di Torre di Zuino, non ancora Torviscosa, a pochi dispotica”. A Gorizia l’Agraria aveva disdettato i contratti colonici che avrebbero dovuto anni dall’inaugurazione (Archivio del Consorzio di Bonifica della Bassa Friulana) restare in vigore fino 1925, e in diverse aziende aveva costretto coloni e braccianti ad accettare clausole peggiorative. La cancellazione definitiva dei patti avviene però in occasione della loro scadenza ufficiale, nell’autunno del 1925. Il nuovo patto tornava, come quello dell’anteguerra, ad essere di durata annuale, la direzione restava nelle mani del proprietario, che poteva pertanto scegliere di applicare il contratto che a lui pareva più vantaggioso e le colture da impiantare, il riparto dei prodotti tornava alla metà e tornavano in molte situazioni le stesse regalie e corvees. (12/9/1925 Il Lavo- ratore Friulano Il patto colonico fascista). Veniva ribadito il controllo del proprietario sulle dimensioni ed i componenti della famiglia mezzadrile, cui veniva anche proibito di lavorare per conto terzi. Ma i patti del 1920 restavano nelle coscienze di tante famiglie contadine come gli unici patti legittimi stipulati, e non a case essi verranno riproposti con alcune variazioni dopo il 1945. Nel 1925, in occasione del rinnovo dei patti, arriva in provincia il sindacalista fascista Romualdo Rossi, inviato da Farinacci nel tentativo di avvicinare i contadini al partito fascista proponendo una revisione del patto colonico. Un intervento dei proprietari presso il Prefetto di Udine bastava per ottenere l’allontana- mento di Rossi, da questo momento non penso si possa più parlare di attività sindacale delle organizzazioni fasciste, dipendenti dall’appoggio degli agrari. Le leggi speciali del 1926, che tra le molte altre cose riconoscono validità ai soli sindacati di regime e pu- niscono con il carcere la propaganda antifascista, costringono l’allora Confederazione generale del Lavoro - CGdL e la Federterra, assieme ai sindacati cattolici, a sciogliersi. In provincia viene creato il Sindacato Provinciale Fascista Coloni e Mezzadri, cui si contrappone il Sindacato Fascista Proprietari ed Affittuari Conduttori, entrambi in ogni modo espressione del regime. Durante il periodo fascista i contratti verranno rinnovati La costruzione delle grandi opere di bonifica della Bassa negli anni Trenta: due volte, nel 1930 e nel 1935, e le clausole non varieranno sostanzialmente rispetto lavori di spianamento. In assenza di macchinari, tutto ancora viene a quello del 1925, che i contadini avevano vissuto come “punitivo” e lesivo delle loro fatto a mano (Archivio del Consorzio di Bonifica della Bassa Friulana) aspettative. Qualche concessione verrà fatta sulla possibilità da parte del contadino di

254 255 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia Bassa Friulana 2006 tenere alcune scorte animali, un maiale ed animali da cortile, mentre venivano proibite quelle prestazioni gratuite che in diversi casi restavano in vigore nella pratica quotidiana. La novità del periodo fascista è invece l’avvio sempre nel 1936 dei contratti nazionali di categoria, validi non solo per i singoli firmatari ma per tutti. Contratti che in quegli anni ve- nivano comunque firmati dalle organizzazioni sindacai fasciste espressione del regime. Le vicende del dopoguerra non portano a cambiamenti nella struttura proprietaria, dove manca quell’aumento delle piccole proprietà registrato in altre regioni. Il catasto del 1929 segnalava come circa 23.000 ettari, ovvero quasi un terzo della superficie totale, fosse occupata ancora da prati permanenti, paludi, e boschi. Anche il patrimonio zootecnico, non era cresciuto in modo sostanziale dai primi del secolo sino agli anni Trenta. Il censimento del 1908 aveva segnalato la presenza nella bassa italiana (i co- muni italiani delle attuali regioni agrarie n.14 e 15, Friuli meridionale e bassa friulana) di 19.562 capi bovini; nel 1930 nella stessa area i bovini erano 20.813, un incremento minimo cui andavano però aggiunti circa 9.000 appartenenti ai territorio ex – austriaci ora passati all’Italia1. La popolazione dal canto suo restava sparsa in una fitta rete di centri abitati piccoli e piccolissimi. I dati del censimento del 1931 mostrano come la popolazione complessiva fosse aumentata rispetto a dieci anni prima, passando da 98.657 a 102.434 residenti. Era un fenomeno che contrastava con quanto invece stava accadendo nel resto del Friuli, dove la popolazione era invece decisamente calata. Non era però mutata la distribuzione, ed essa restava aggregata in una rete di piccoli e piccolissimi centri abitati, fitti in alcune direttrici e scarsissimi in altre; nessun comune, oltre a quelli prima ricordati, aveva raggiunto i 5.000 abitanti. Non era mutata la distri- buzione della proprietà, che vedeva convivere aziende grandi e piccolissime. Stando ai dati del catasto agrario del 1929, il 59% delle aziende esistenti nella bassa aveva una superficie inferiore o pari a tre ettari, e copriva solo il 10,8% della superficie totale, con- tro sole 35 grandi aziende superiori ai cento ettari, con il 18% dell’intera superficie2. Per quanto riguarda le condizioni di vita e lavoro, il catasto del 1929 metteva se possibile in evidenza un immiserimento ulteriore, segnalando un calo nel numero delle famiglie piccolo proprietarie, che passavano dal 48% al 38% del totale, contro un aumento di quelle bracciantili, salite al 21,13%, e di quelle a contratto, colonico o di affitto misto, passate al 37,14%. Per confrontare correttamente i dati sarebbe necessario un lavoro maggiore sui criteri di rilevazione. Ma l’ipotesi che in ogni modo emerge è che una parte dei piccolissimi proprietari del 1922 fosse nove anni dopo in condizione molto si- mile a quella bracciantile (i giornalieri del censimento) o avesse abbandonato tutto per prendere terre a colonia e mezzadria. I giornalieri superavano il 20% della popolazione contadina complessiva soprattutto nella fascia tra Latisana e San Giorgio di Nogaro, precisamente a Palazzolo, Pocenia, Porpetto, Rivignano, Ronchis, Precenicco oltre alla stessa Latisana ed a San Giorgio; i coloni invece oscillavano tra il 50% ed il 60% nel Cervignanese, a Palazzolo e Precenicco. I piccoli proprietari infine erano prevalenti nella zona che andava da Palmanova verso Udine e verso Codroipo, in particolare a Gonars, Castions, Bertiolo, in questi due ultimi paesi rappresentava oltre il 65% del to- tale. L’inchiesta svolta nel 1936 dall’Istituto Nazionale di Economia Agraria sulla piccola proprietà formatasi nel dopoguerra avrebbe segnalato le molte difficoltà che queste aziende incontravano per sopravvivere. Molti agrari profittano in ogni modo del potere direzionale che i contratti davano loro nuovamente per diffondere anche nella Bassa la mezzadria in luogo dell’affitto. La costruzione delle grandi opere di bonifica della Bassa negli anni Trenta: infissione di una canna metallica (Archivio del Consorzio di Bonifica della Bassa Friulana) 1 Dati dei censimenti in: Cesare Grinovero, L’evoluzione dell’agricoltura friulana. Monografia economico - agraria, Udine, Del Bianco, s.d., pp. 97 - 98

256 257 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia Bassa Friulana 2006

Nel frattempo, il Testo Unico approvato nel 1923, che prevedeva consistenti contributi statali, dà uno stimolo all’attività di bonifica. Nel 1925 l’industriale udinese Luigi Spez- zotti, divenuto Sottosegretario alle Finanze, ottiene con Regio Decreto la classificazione della bassa come comprensorio di bonifica di 1° grado. La bonifica della bassa diviene un affare molto vantaggioso. Sullo scontro che divide Società Anonima Grande Bonifica del Friuli e Consorzio Bassa Friulana, entrambi interessati a realizzare il progetto, e sul prevalere di quest’ultimo, che rappresentava gli interessi della parte più antica del mondo agrario regionale, molto è già stato scritto. A capo del Consorzio il governo po- neva però una personalità esterna al mondo agrario locale, ovvero il “Prefetto di Ferro” Cesare Mori, reduce dalla lotta condotta con metodi intransigenti alla mafia in Sicilia che gli era però costata il pensionamento forzato e l’allontanamento dall’isola. Movendosi abilmente in un ambiente difficile, Mori avvia negli anni Trenta un’intensa attività di boni- fica nella bassa ed in Istria, godendo anche dell’appoggio dell’avvocato Pisenti, emerso dopo molti conflitti come leader del fascismo friulano. Nel luglio 1937 il Ministro Tassina- ri visita la provincia, e la stampa locale magnifica con molta retorica i risultati raggiunti nella “redenzione” della bassa. Ma è proprio nel 1937 che l’intervento di potenti gruppi industriali esterni finisce per scompaginare i progetti di Mori e Pisenti e soprattutto per creare una situazione nuova ed imprevista. Il fatto di politica internazionale che determi- na questa situazione è la guerra coloniale scatenata dal fascismo in Africa Orientale e la seguente imposizione delle sanzioni contro l’Italia da parte della Società delle Nazioni. Il regime avvia in conseguenza sul piano propagandistico ed economico la cosiddetta po- litica di autarchia: i prodotti la cui importazione era diventata difficile e poco conveniente dovevano essere sostituiti con analoghi prodotti di origine italiana. La cellulosa era uno La costruzione delle grandi opere di bonifica della Bassa di questi, da essa infatti era possibile non solo produrre carta, ma anche fibre tessili e negli anni Trenta: l’introduzione dei primi trattori sostanze esplosive, sostituendo le importazioni di legname e delle stesse fibre tessili (Archivio del Consorzio di Bonifica della Bassa Friulana) dall’estero. Il 14 dicembre 1937 la Snia Viscosa, il colosso industriale che deteneva di fatto il monopolio nazionale della produzione di fibre tessili artificiali, deposita il brevetto n. 337713 relativo alla “produzione di cellulosa per rajon viscosa e per carta da steli di piante annuali” precedendo altri gruppi impegnati nella stessa ricerca. Le piante annuali altro non erano che la Arundo Donax, meglio conosciuta come “canna gentile”. L’intraprendente presidente della Snia Viscosa, Franco Marinotti, per dare avvio al suo progetto, ha bisogno subito di molto denaro e di qualche migliaio di ettari di terreno possibilmente già bonificato sotto il profilo idraulico ma non ancora a livello poderale. Dopo una rapida ricerca in vari siti italiani, la scelta cade sulla zona della bassa friulana, precisamente la zona che andava dal piccolo abitato di Torre di Zuino verso il mare, per la sua ampiezza, una bonifica idraulica già in parte realizzata, la presenza della linea ferroviaria Trieste – Venezia e del vicino Porto Nogaro. Per realizzare il progetto e gestire la futura azienda viene creata, con capitali della SNIA, la Società Agricolo – Industriale Cellulosa Italiana – SAICI. Tra i mesi di agosto e novembre 1937, Marinotti acquista una superficie di quasi tremila ettari che faceva parte di alcune grandi azien- de esistenti. Infine, in dicembre, sono acquisiti 450 ettari nella zona di Planais, di cui era stata completata la bonifica idraulica. Nel frattempo erano iniziati i lavori del primo nucleo di produzione industriale che impiegava al momento 1.151 operai. Iniziano pure le pressioni di funzionari della SAICI sui contadini, in particolare nella zona di Fauglis dove prevalevano le piccole aziende familiari, per convincerli a vendere, con promesse di un posto sicuro in fabbrica o con minacce di esproprio. Circa un migliaio di proprietari vende l’azienda familiare. Per quanti ancora resistono, il Consorzio stila su mandato La costruzione delle grandi opere di bonifica della Bassa negli anni Trenta: lavori della stessa SAICI un piano di riordino fondiario: circa 92 ettari che ancora non era collettivi di mano d’opera (Archivio del Consorzio di Bonifica della Bassa Friulana) stato possibile acquistare vengono riuniti tramite permute obbligatorie in un’area non

258 259 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia Bassa Friulana 2006 interessata dai lavori di costruzione dello stabilimento. Il lavoro procede nel frattempo a tappe forzate. mentre centinaia di operai si mette- vano in cammino da varie località della regione nella speranza di venire assunti dall’im- presa Rizzani o dalle altre ditte edili che lavoravano per la realizzazione delle parti in muratura. Una volta assunti, la precarietà restava altissima. Nelle testimonianze di chi ha vissuto quel periodo, ricorrono le immagini di Rizzani che si recava ad ispezionare le impalcature con due mastini, che mandava a mangiare in albergo a Cervignano, e con un binocolo. Il malcapitato che veniva avvistato in un momento di pausa, veniva subito licenziato. Non esistevano orari, ed i turni di lavoro potevano superare in alcune circostanze anche le dodici ore. D’altro canto la SAICI aveva posto scadenze rigidis- sime. La precipitazione con la quale venivano condotti i lavori dell’edificio industriale per rispettare i tempi previsti è anche la causa del crollo di un capannone in cemento armato che avviene il 6 marzo del 1938 e costa probabilmente tre morti e diversi feriti tra i lavoratori. Il 21 settembre 1938, trecentoventi giorni dopo l’inizio dei lavori, Mus- solini è in ogni modo a Torviscosa per l’inaugurazione della fabbrica. L’impianto era già parzialmente in funzione; nasceva moderno come organizzazione e controllo della ma- nodopera. Il lavoro era continuo, su tre turni, i ritmi nella parte centrale del ciclo erano regolati dalla velocità dei bollitori, dei nastri trasportatori e delle altre macchine addette alle lavorazioni chimiche. Nella parte iniziale e finale, dove di contro la velocità dipende- va dal lavoro delle varie squadre impegnate, l’azienda fa da subito largo uso del cottimo oltre a ricorrere ad una severa disciplina. Gli operai impiegati erano circa ottocento. Annessa allo stabilimento c’era un’azienda agraria comprensiva dei tremila ettari adibiti La costruzione delle grandi opere di bonifica della Bassa negli anni Trenta: alla coltivazione della canna e dell’azienda lattiero – casearia di 1.500 capi bovini ed cementazione del salto di fondo sotto un ponte ad arco in mattoni equini destinati soprattutto alla produzione dello stallatico necessario alla concimazione (Archivio del Consorzio di Bonifica della Bassa Friulana) della superficie a canneto ed al lavoro. L’occupazione nell’azienda agricola aveva un carattere spiccatamente stagionale: vi trovavano lavoro quasi stabilmente circa duemila dipendenti, che salivano a quattromila nei momenti di maggior lavoro. Gli operai erano stati inquadrati nella Federazione Fascista Fibre Tessili, categoria che godeva di salati inferiori rispetto ai chimici, cui pure i lavoratori di Torviscosa avrebbero potuto far parte. Da una elaborazione su dati della SNIA, i salari variavano dalle 2 lire orarie per i brac- cianti del settore agricolo alle 2,9 degli gli operai della fabbrica, con una media di 2,4 lire all’ora per l’intero complesso. Le differenze tra le varie categorie erano comunque notevoli. Il primo contratto stipulato dalla Federazione Fascista Fibre Tessili nel 1941 avrebbe previsto salari variabili dalle 2,3 alle 3,4 lire orarie per gli operai, da 1,15 a 1,6 lire per le donne. Lo stabilimento assume in ogni modo assetto definitivo solo dopo il raddoppio, terminato nei primi mesi del 1940. Contava 12 silos di raccolta a monte, 12 bollitori di prima bollitura e 14 vasche di raccolta, 8 bollitori di seconda bollitura e 18 macchine “olandesi”. Due erano le macchine continue, per una produzione prevista in 60 – 70 milioni di chilogrammi di cellulosa all’anno. L’azienda agraria era stata nel frat- tempo divisa in sette parti, definite agenzie, dalla superficie media di settecento ettari ciascuna. Con la costruzione delle prime abitazioni per il personale e delle strutture civili, inizia pure la realizzazione di quella città “modello” la cui progettazione Marinotti aveva affidato a Giuseppe De Min, architetto non molto noto ma che godeva la fiducia della SNIA. Non si trattava solo di progettare le singole case operaie e le villette per i dirigenti ma di dare assetto urbanistico all’intero nucleo abitativo centrale di quello che sarà il futuro comune di Torviscosa. Il completamento delle prime case operaie si accompagna al varo di uno dei fiori all’occhiello della politica “paternalista” della SNIA, La riparazione di un argine rotto da una mareggiata nel 1940 quella denominata “Premio XXI Aprile. La casa a chi lavora”, ovvero l’assegnazione (Archivio del Consorzio di Bonifica della Bassa Friulana) delle case di abitazione ai lavoratori . La comparsa delle prime casette, anche se mi-

260 261 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia Bassa Friulana 2006 nuscole, realizzate dalla SNIA in campagne dove la qualità delle abitazioni contadine richieste alla direzione, dove in realtà trovano le autorità tedesche, senza però ottenere era pessima, certamente produce impressione favorevole, l’altra faccia della medaglia nulla. I giorni successivi la direzione riempie i reparti di cartelli contenenti minacce di restava il ricatto della loro assegnazione solo a chi avesse dimostrato provata fedeltà vario tipo contro gli scioperanti, ma l’agitazione continua. Gli operai improvvisano cor- alle direttive aziendali. Per ultimare la sua opera “imperiale” non restava in ogni modo tei, vengono pure diffusi volantini redatti clandestinamente. La direzione chiama dentro a Marinotti che l’elevazione del borgo di Torre di Zuino in comune indipendente. La la fabbrica reparti del 5° Reggimento della Milizia, che cercano di spingere gli operai Prefettura di Udine avanza numerose obiezioni, dal momento che il nuovo comune non al lavoro col calcio dei fucili. Infine, dopo una visita fatta da una rappresentanza degli aveva- secondo la legislazione fascista – il numero di abitanti ed i mezzi previsti; inoltre scioperanti a Trieste presso il gaulaiter Reiner, la massima autorità nazista del Litorale, la sua costituzione avrebbe danneggiato i comuni vicini, cui veniva sottratto territorio ed gli operai ottengono una indennità oraria, una tuta da lavoro per tutti, sapone e generi abitanti. Ma anche queste obiezioni sono superate con la concessione di contributi di alimentari. vario tipo ai comuni danneggiati. Il nuovo comune di Torviscosa viene così ufficialmente Lo sciopero di dicembre non è organizzato o diretto dalle formazioni partigiane, che inaugurato il 26 ottobre 1940. Il controllo sociale all’interno della fabbrica e sul territorio iniziano nello stesso periodo ad essere presenti nella bassa. In pianura infatti opera era totale, la gerarchia rappresentata dalla stessa struttura urbanistica ed architettoni- dalla fine di dicembre la nota Intendenza garibaldina guidata da Silvio Marcuzzi – Mon- ca, con la fabbrica e la sua grande torre a forma di Fascio Littorio in posizione domi- tes, che riuscirà a fornire alimenti ed altri generi a migliaia di partigiani sparsi tra la nante rispetto al nucleo urbano. La creatura corporativa di Marinotti, più che l’armonia pianura veneta e la montagna slovena, protetta da due battaglioni GAP. Nell’estate tra capitale e lavoro, trasmetteva in realtà l’immagine del dominio della fabbrica sulla del 1944 arrivano anche i reparti della Osoppo, che vengono ospitati all’interno dello campagna e della potenza di questo stesso capitale, capace di rendere l’intero ambien- stabilimento di Torviscosa. La direzione della SAICI in effetti dapprima temporeggia te sociale della zona funzionale alle proprie esigenze. cercando di ingraziarsi i garibaldini senza però molto concedere in termini di denaro e generi alimentari, poi fa tesoro delle incomprensioni esistenti tra questi ultimi e gli oso- vani. In settembre, su pressione dei comandi provinciali, Garibaldi ed Osoppo creano 4. La ripresa del sindacato unitario. Le lotte mezzadrili un comando unificato destinato però a sciogliersi in seguito all’offensiva tedesca di novembre. L’inverno 1944 – 45 è tragico per la bassa, sconvolta da stragi naziste e Nel 1940 l’Italia entra in guerra a fianco della Germania nazista partecipando all’inva- rastrellamenti; lo stesso Montes muore in carcere ucciso dalle torture subite, mentre sione della Grecia, dell’URSS e della Jugoslavia. La fabbrica di Torviscosa è dichiarata il più noto comandante gappista, Ilario Tonelli “Martello”, che dirigerà nel dopoguerra d’importanza bellica, ed i dipendenti militarizzati. A partire dal 1942, con il prolungarsi la Commissione Interna della SAICI di Torviscosa, già rinchiuso nelle carceri di Udine della guerra e la formazione delle prime bande partigiane nelle zone retrostanti la città si salva fortunosamente grazie all’azione di un gruppo partigiano guidato da Gelindo di Gorizia il regime entra in crisi profonda. Anche all’interno della fabbrica iniziano a farsi Citossi – Il Mancino che porta alla liberazione di oltre settanta prigionieri. Nel frattempo sentire i primi nuclei clandestini di opposizione, politica e sindacale. Sono in buona pa- lo stabilimento di Torviscosa subisce una lunga serie di bombardamenti che provocano rete operai qualificati delle categorie edili (falegnami, fabbri) e della manutenzione, che gravi danni. L’organizzazione clandestina creatasi tra gli operai provvede d’altro canto potevano per lo svolgimento del loro lavoro girare per i vari reparti con scarso controllo a nascondere motori e pompe evitando che fossero trasferiti in Germania e ponendo le e che erano già stati coinvolti nell’attività antifascista clandestina gli anni precedenti. Si basi per la ripresa successiva. tratta di Giuseppe Boschin, di Ruda, Ernesto Martin, di Bagnarla Arsa, Orazio Tognan, Il periodo che segue la Liberazione vede in tutte le campagne friulane una ripresa pro- Domenico Boschin, Mario Zuttion, tutti lavoratori che costituiranno nel dopoguerra il prio di quei temi e di quelle lotte sindacali che il fascismo aveva interrotto con la violenza perno delle organizzazioni sindacali. La prima manifestazione aperta di antifascismo negli anni Venti. Rispetto al primo dopoguerra, il sindacato si presenta ora unitario; solo si ha nei giorni seguenti il 25 luglio 1943, quando Mussolini viene sostituito a capo del nel 1948 ci sarà la scissione, con la nascita, due anni più tardi, della CISL e della UIL. governo da Pietro Badoglio. Un gruppo sale alla grande torre a forma di fascio littorio La cattolica Unione del Lavoro infatti non esiste più, e la Confederazione, ricostituita a che sovrasta lo stabilimento, ed un giovane saldatore di Strassoldo, Severino Bonutti, Roma nel giugno del 1944 come CGIL e non più CGdL, raccoglie al suo interno lavo- sospeso nel vuoto, taglia con l’aiuto di compagni la grande lama in vetro e metallo. E’ un ratori di tutte le tendenze. Anche in Friuli viene ricostituita la Confederazione. A Cervi- lavoro lungo e difficile, ma alla fine la struttura cade a terra tra la gioia dei presenti. gnano è istituita la Camera del Lavoro mandamentale, non più dipendente da quella di In seguito all’armistizio dell’8 settembre, la regione è occupata nel giro di pochi giorni Monfalcone. Segretario della stessa è nominato Riccardo Morsut, comunista di Terzo dalle truppe naziste nonostante la resistenza opposta dalle formazioni partigiane a Go- d’Aquileia che nonostante l’età ancora giovane (aveva nel 1945 trentatré anni) aveva rizia. Iniziano anche nella bassa i mesi del terrore, con i rastrellamenti della Wehrmacht subito un arresto per motivi politici con successiva condanna da parte del Tribunale o della Milizia fascista gli arruolamenti forzati, le requisizioni di prodotti da inviare in Ger- Speciale nel 1934, ed il confino nel 1942. Viene anche ricostituita la Confederazione mania. In una situazione di crescente difficoltà, nella prima metà di dicembre 1943, ha Lavoratori della Terra, diretta a livello provinciale da Guido Nadalutti, già partigiano che luogo il primo sciopero alla Saici di Torviscosa. Ad organizzarlo, sono i componenti della farà parte in seguito del Direttivo della Federazione Comunista friulana, nella Bassa dal prima Commissione Interna, eletta durante il periodo badogliano e composta da ele- mezzadro Giuseppe Moro di Aquileia, anch’egli proveniente dall’esperienza partigiana. menti antifascisti: Vincenzo Sartoretti, Orlando Zaina, Virgilio Brugnera, Ernesto Martin, Forte è la propaganda rivolta ai contadini perché aderiscano alla Confederterra. “Gli la signora Solatti. L’obiettivo dello sciopero, da effettuare all’interno dello stabilimento, agrari, i grossi proprietari coloro che hanno sfruttato i contadini, che durante la guerra era del tutto economico: ottenere un aumento dei generi tesserati e del salario. Il giorno hanno fatto un lucro mentre il contadino ed il lavoratore morivano sui campi di battaglia convenuto la fabbrica si ferma davvero; i membri della Commissione presentano le loro o nelle formazioni dei Patrioti, i feudali ed i ras che hanno sostenuto il fascismo e che

262 263 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia Bassa Friulana 2006 ora strillano se si revisionano i contratti, coloro insomma che finora hanno portato alla rovina l’Italia, non la possono ricostruire” affermava il 26 luglio del 1945 il corrisponden- te dalla Bassa del periodico comunista friulano Lotta e Lavoro, esortando i contadini a non “lasciarsi ingannare” e ad appoggiare il sindacato autonomo e di classe. Alla fine di agosto, cinque mesi dopo l’avvenuta Liberazione, nel corso di una grande riunione cui partecipa una decina di Leghe contadine del mandamento (Aquileia, Campolongo, Cer- vignano, Ruda, Villa Vicentina, Perteole, Fiumicello, Terzo, Scodovacca, San Lorenzo) , vengono presentati gli obiettivi della Confederterra friulana: si trattava di ottenere un nuovo patto colonico che prevedesse l’assegnazione dei due terzi del prodotto al colo- no ed un terzo al proprietario, del bestiame interamente al colono, la divisione a metà delle spese di manutenzione. (Lotta e Lavoro 1/9/45 – Riunione delle Leghe Contadi- ne). Questa richiesta decisamente avanzata rispetto alle stesse posizioni della Confe- derterra a livello nazionale, viene presentata come forma di compenso per le violazioni attuate dai proprietari durante il fascismo del contratto firmato nel 1920 (20/9/45 Lotta e Lavoro Difendiamo i mezzadri di Antonio Ruffino). Viene anche proposta l’abolizione della mezzadria; contratto che si era diffuso nella Bassa per volere del fascismo, do- veva scomparire con la scomparsa di quest’ultimo. I risultati per l’azione sindacale non mancano. La Camera del Lavoro di Cervignano conta alla fine del 1945 quattromila as- sociati, la gran parte dei quali lavoratori della terra che erano organizzati nella neonata Confederazione Lavoratori della Terra. La vertenza colonica e mezzadrile trova una soluzione ai primi di giugno del 1946, in accordo con il cosiddetto Lodo De Gasperi, proposto dall’allora Presidente del Consiglio in un momento di fortissime lotte agrarie in tutta Italia. L’accordo prevedeva infatti un La costruzione delle grandi opere di bonifica della Bassa: 1941, getto di soletta riparto del 60% a favore del contadino, sia per il 1946 che per l’anno precedente. Il 10% di calcestruzzo a Planais (Archivio del Consorzio di Bonifica della Bassa Friulana) eccedente il 50 doveva comunque essere accantonato in vista della decisione definitiva circa i patti colonici, sui quali il Lodo non entrava. Era poco rispetto alle richieste della organizzazione contadina friulana, ma non era più tempo di accordi territoriali ed era necessario adeguarsi alle soluzioni trovate sul piano nazionale. “I contadini sono stati ancora più uniti nell’assestare un altro deciso colpo al patto colonico fascista” scrive il corrispondente del settimanale comunista Lotta e Lavoro (10/6/46 Lotta e Lavoro Vit- toria dei mezzadri nel Cervignanese). Per gli agrari firmano Ritter de Zahoni, Fior e Par- meggiani, per la Federterra un gruppo nutrito tra cui Moro, Guerrino Stabile (Fiumicel- lo), Leonardo Folla, Giovanni Donda (Aquileia) ed altri. Si pone addirittura per diverse famiglie contadine il problema di restituire la parte eccedente la quota prevista dal Lodo che esse avevano trattenuto seguendo le indicazioni del sindacato. Il Lodo viene però subito rigettato dagli agrari, compresi quelli friulani; le organizzazioni sindacali danno pertanto il via ad un nuovo ciclo di lotte per la sua applicazione. Così, in agosto ha luo- go a Cervignano una grande manifestazione con la partecipazione di quasi cinquemila contadini e la presenza di Primo Romanutti, segretario della Camera del Lavoro di Udine. (Lotta e Lavoro 18/8/46 Gli agrari alla sbarra. Oltre 5000 contadini del cervi- gnanese reclamano l’applicazione obbligatoria del lodo governativo. Una delegazione composta dallo stesso Romanutti, da Guido Nadalutti, Remigio Rota, Giuseppe Moro ed altri si reca dal Governatore Alleato per presentare le richieste sindacali. E’ approva- to un ordine del giorno che tra l’altro recita: “Dopo quasi due anni dalla liberazione dal Nazifascismo l’Associazione padronale vorrebbe ancora far valere i patti colonici impo- sti dai fascisti ai mezzadri dopo che essi già nel 1920 avevano un patto colonico che stabiliva la ripartizione dell’80 per cento a favore del mezzadro” I mezzadri avrebbero Anni Cinquanta: rivestimento d’argine con pietrame potuto rivendicare tale ripartizione. “Tuttavia, per spirito conciliativo, rinunciando a una (Archivio del Consorzio di Bonifica della Bassa Friulana) parte dei loro diritti per le annate 1945 e 1946, uniformandosi ai mezzadri di tutta Italia,

264 265 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia Bassa Friulana 2006 ottemperano alle decisioni del Governo ed accettano il Lodo sulla mezzadria emesso “Le donne addette alle risaie ed al taglio della canna lavoravano curve tutto il giorno dal presidente del Consiglio De Gasperi”. L’agitazione si estende ancora nei giorni suc- ed immerse nell’acqua – racconta Ilario Tonelli, già comandante partigiano ed ora se- cessivi. Alla fine di agosto, nel periodo della vendemmia, il sindacato esorta i contadini gretario della Commissione Interna della SAICI – Il potere dei capi era insindacabile. a trattenere il 60% del raccolto come previsto dal Lodo. La vertenza prosegue a livello Se qualcuna veniva sorpresa a parlare con una vicina era immediatamente sospesa, e nazionale tra la fine dell’anno ed i primi mesi del 1947. Ai primi di marzo la Confederterra magari fatta sedere poco lontano in attesa di una nuova chiamata che poteva anche da il via ad una serie di azioni in varie località friulane, tra cui Latisana e Cervignano, venire mezz’ora prima della fine del turno”. oltreché San Vito al Tagliamento. Infine, la soluzione è trovata anche in questo caso a “E’ da tenere presente che la SAICI è proprietaria di una estensione di terreni che rag- livello nazionale, con la trasformazione del Lodo in legge il 27 maggio 1947. In questo giunge ha. 5740 dei quali ha, 1907 sono coltivati a canneto per la produzione industriale modo, veniva sanata definitivamente la situazione dei due anni precedenti. Il 24 giugno, di cellulosa. i braccianti addetti alla manutenzione e al taglio delle canne percepiscono infine, con la mediazione del Ministro dell’Agricoltura Segni, le due Confederazioni, quel- la misera somma di lire 4.95 all’ora” si legge sulle colonne del settimanale comunista la sindacale e quella dei proprietari, la Confida, firmano una prima bozza di nuovo patto. Lotta e Lavoro. Gli operai agricoli sono in agitazione per l’indennità a compensazione Viene proclamata la cosiddetta “tregua mezzadrile”, che prevedeva una ripartizione del dei giorni in cui non potevano lavorare, e per gli assegni familiari. “ Le tanto necessarie prodotto del 53% a favore del contadino e del 43% a favore del proprietario; i restanti 4% e giuste rivendicazioni sono state più volte comunicate ai dirigenti della SAICI, e per la andavano impiegati in lavori di miglioria con assunzione di braccianti. Erano misure che necessaria convalida alla Camera del Lavoro, ma sino ad oggi la Direzione si è trincera- miravano a collegare la lotta dei mezzadri con quella dei braccianti, in corso in quei mesi ta dietro pretesti e stanchi ritornelli. E’ stato dichiarato che non ci sono sufficienti capitali e della quale parleremo fra poco. Ma come era accaduto per il Lodo De Gasperi, anche e (…) che se i lavoratori saranno decisi a risolvere i problemi esposti saranno costretti a in questa occasione i proprietari si rifiutano di applicare quanto previsto dalla tregua. chiudere i battenti”) della fabbrica)” (Lotta e Lavoro 4/1/46 4,05 – 1,80: ecco le paghe Il mese di dicembre il sindacato avvia una serie di azioni dirette abbandonando anche orarie e gli assegni familiari di chi chiede un po’ di giustizia) il tavolo della Commissione mista preposta a studiare l’applicazione del Lodo, in modo In realtà, i lavoratori più combattivi sul piano sindacale di questi primi anni del dopo- da forzare una situazione che appariva irrimediabilmente ferma. Squadre di contadini, guerra sono proprio quella dell’azienda agricola, i braccianti, gli stagionali, le donne. guidate da Giuseppe Moro, compaiono all’improvviso, sfuggendo alle ricerche delle Sono i lavoratori che partecipavano di quella mentalità e cultura contadina rivendicativa camionette della polizia, presso le sedi delle maggiori aziende presentando le loro ri- che era emersa dalla rottura definitiva del paternalismo agrario e dalle lotte sindacali chieste ai proprietari ed inscenando manifestazioni. In febbraio nella gran parte delle del primo dopoguerra. Nonostante tutto, in questi mesi la vertenza viene condotta con aziende della bassa Lodo e tregua mezzadrie sono finalmente applicati. Verso la fine molta moderazione Nel marzo del 1947 i braccianti ottengono indennità ed assegni di gennaio, i mezzadri del Friuli centrale guidati dal popolarissimo dirigente contadino familiari pari a quelli dei lavoratori dell’industria senza raggiungere una vera parità sa- Angelo Galante, avevano nel frattempo dato vita per lo stesso motivo ad imponenti lariale, restano però irrisolti i nodi del collocamento, del licenziamento per giusta causa, manifestazioni nella zona di San Vito al Tagliamento terminate in scontri con la polizia. dell’imponibile di manodopera. In Friuli il movimento bracciantile della SAICI finisce Nei mesi successivi, la tensione inizierà a calare ma una lunga serie di problemi erano per legarsi alle lotte bracciantili avviate a livello provinciale e nazionale nella seconda rimasti irrisolti. La questione dell’investimento del 4% della parte padronale, previsto metà del 1947. Anche il clima politico era cambiato in quei mesi, con l’espulsione delle dalla tregua mezzadrile riemergerà con molta forza nei mesi ed anni successivi soprat- sinistre dal governo, e si preparavano in tutto il paese grandi lotte sociali. L’agitazione tutto ad opera del movimento dei braccianti e dei disoccupati. bracciantile conosce il suo momento più alto nel mese di settembre, con il grande scio- pero che dura dodici giorni ed interessa quasi un milione di braccianti dell’Alta Italia. Le richieste sono ancora una volta per la scala mobile, per assegni familiari uguali a quelli 5. Il muro contro muro. Dagli scioperi dei braccianti alla scissione sindacale dei lavoratori dell’industria, per le otto ore, l’imponibile di manodopera e la regolazione di licenziamenti e disdette. Nella Bassa si sciopera e ci sono manifestazioni a Latisa- In fabbrica e sul piano industriale, la situazione dei primi mesi del dopoguerra è di na, Palazzolo, Cervignano, a Torviscosa si pone il problema dell’unità tra lavoratori sostanziale collaborazione tra proprietari e sindacato. In provincia, CGIl, e Confindu- dell’azienda agricola e del settore industriale. Problemi che vengono affrontati con una stria stipulano un accordo nell’ottobre del 1945 per favorire la ripresa delle attività. A sorta di colpo di mano. Torviscosa, la fabbrica aveva subito consistenti danneggiamenti, la parte in muratura “Lo sciopero rischiava di fallire – ha raccontato Ilario Tonelli - perché gli operai dello era distrutta, gravi danni avevano subito anche le macchine continue e le attrezzature stabilimento non volevano mobilitarsi per rivendicazioni che riguardavano i braccianti di controllo delle caldaie, danni parziali i bollitori e le caldaie. La Commissione Interna (…) Se gli operai non danno la solidarietà ai braccianti, ho pensato, allora la darà la consente orari di lavoro più lunghi di quelli contrattuali per favorire la ricostruzione degli Resistenza. La mattina dello sciopero, assieme agli altri manifestanti, due colonne di impianti, che vengono in effetti ripristinati dagli stessi lavoratori in pochi mesi e talora partigiani, in divisa e fazzoletto rosso al collo, una proveniente da Aquileia e l’altra da anche con rischio personale. La fabbrica riprenderà la produzione piena già nell’autun- Palazzolo, si sono mosse a passo di marcia e con perfetto inquadramento alla volta no del 1945. I problemi che emergono tra gli operai ma soprattutto i duemila braccianti dello stabilimento di Torviscosa.” dell’azienda agraria sono piuttosto di tipo salariale. Perché esisteva una differenza così Sono metodi che la direzione sindacale criticherà in seguito. In ogni modo, lo sciopero grande tra le paghe del settore industriale e quelle del ramo agricolo, ed anche tra uomi- termina il 20 settembre con un accordo, il cosiddetto patto di Milano, che elude le richie- ni e donne? I braccianti guadagnavano nel febbraio del 1947 circa seimila lire al mese ste più qualificanti, concedendo soprattutto sull’imponibile per la coltivazione ordinaria. ma il lavoro era discontinuo e le condizioni spesso erano pessime. Nel corso dell’agitazione, una squadra di neofascisti aveva lanciato quattro bombe a

266 267 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia Bassa Friulana 2006

Terzo di Aquileia e sparato contro i locali del CRAL, affollati di gente, provocando il feri- occupato dai lavoratori e sono fermati gli stessi impianti a ciclo continuo, vengono bloc- mento di sette persone. Come è sin qui accaduto nella storia del sindacalismo friulano, cate tutte le strade che conducono alla cittadina e la stessa fabbrica. Viene creato un conquiste ottenute nei momenti alti di lotta, vengono in seguito rimesse in discussione efficiente servizio d’ordine. dal padronato che conta sui tempi lunghi e sul logoramento dei lavoratori. Così, la SAICI “Ricordo che durante lo sciopero per l’attentato a Togliatti era stato organizzato un nei mesi successivi propone addirittura il licenziamento di 200 braccianti, che in seguito efficace servizio di sorveglianza al fine di impedire azioni inconsulte e provocazioni – mi avrebbero potuto diventare addirittura 850, della stessa azienda agriaria. Sul tema della ha raccontato Ilario Tonelli, - (…) Posti di blocco erano stati istituiti alla entrate del pae- disoccupazione, il 20 novembre ha luogo una manifestazione ad Udine che sfocia in atti se non per impedire la circolazione ma per controllare e segnalare l’eventuale entrata di di violenza ed esasperazione da parte dei manifestanti e in una successiva ondata di elementi provocatori …”. Mentre i lavoratori controllano in questo modo tutti i movimenti arresti. Prosegue nel frattempo una lunga catena di atti di violenza contro singoli parti- verso la fabbrica e nella cittadina, a Cervignano e San Giorgio si svolgono grandi ma- giani ed esponenti dei partiti di sinistra, episodi oscuri di cui sono protagonisti i membri nifestazioni ed alcuni dirigenti politici nazionali del Partito Comunista, come il friulano delle organizzazioni dei servizi segreti ed anticomuniste. La vertenza bracciantile della Mario Lizzero e lo stesso Enrico Berlinguer, che sarà anni dopo segretario del partito, SAICI trova una soluzione parziale alla fine del 1947, dopo lo sciopero proclamato il 20 si recano nello stabilimento per incontrare gli operai. Indubbie difficoltà comporta il novembre dalla Camera del Lavoro, con l’assorbimento dei licenziati all’interno di quelle mantenimento della funzionalità degli impianti a ciclo continuo che erano stati bloccati. Cooperative cui erano stati progressivamente appaltati diverse operazioni a monte ed a Più volte i tecnici avevano affermato l’impossibilità di fermare gli stessi senza provocare valle del ciclo produttivo nello stabilimento. Il problema dell’occupazione viene pertanto gravi danni. “Sono andato con alcuni compagni in casa del direttore Leskovic – racconta scaricato dalla fabbrica alle cooperative. Sul piazzale dello stabilimento lavoreranno in sempre Tonelli – Gli abbiamo detto di seguirci all’interno dello stabilimento per suggerire questi anni i dipendenti della Cooperativa Aquileiese del Lavoro e di quella di San Gior- la migliore manutenzione da fare agli impianti fermi. Egli non voleva seguirci, ma noi lo gio, più tardi quelli della Ars et Labor, ed infine della ditta Ciani e Walter. Si trattava di abbiamo messo di fronte alle responsabilità che si prendeva nei confronti all’azienda in una soluzione provvisoria; in realtà nei mesi ed anni successivi si andrà ad uno scontro caso di rifiuto. Così è venuto con noi”. I danni sono così ridotti al minimo. Per tre giorni, “muro contro muro” che dividerà aspramente la direzione ed i braccianti. dal 14 al 16 luglio, gli operai sono di fatto padroni della fabbrica. L’occupazione viene Un momento chiave nell’insieme delle vicende del periodo rivestono sia le elezioni del tolta il mezzogiorno del 16 luglio, quando viene proclamata a livello nazionale la fine 18 aprile 1948 che le grandi manifestazioni seguite all’attentato a Togliatti del successi- dello sciopero. “L’abbandono dell’occupazione nello stabilimento con la cessazione del- vo 14 luglio. Le elezioni politiche di aprile, come è noto, sono vinte con largo successo lo sciopero provocava tra gli operai più impegnati momenti di sconforto così intensi che dalla Democrazia Cristiana. Nella Bassa però, il Fronte Popolare, che riuniva comunisti non potrò mai dimenticare” mi ha ancora raccontato Ilario Tonelli. Allo sciopero seguirà e socialisti, vince nettamente in alcuni comuni dove nei mesi precedenti la lotta sinda- infatti sia a livello nazionale che in Friuli una serie di avvenimenti gravi, dalle denuncie cale era stata più forte, ovvero ad Aquileia, Terzo e Fiumicello, di misura in altri come e rappresaglie contro gli scioperanti alla scissione sindacale che porterà alla nascita di Palazzolo, Precenicco, Ruda. Sono comuni conosciuti anche in seguito in Friuli come CISL e UIL ed all’inizio di un periodo di divisione e contrapposizione tra sindacati. “zone rosse”, dove la forza della lotta sindacale aveva provocato un deciso processo di Così, in settembre la Pretura di Cervignano emette mandato di comparizione per al- politicizzazione a sinistra. A Torviscosa vince il Fronte Popolare ma i voti uniti della DC e cuni attivisti sindacali in relazione allo sciopero di luglio; fra essi c’è anche il segretario del partito socialdemocratico, nato il mese precedente dalla scissione del PSI e contrario della Camera del Lavoro, Morsut, ed il noto comandante partigiano Ivo Colussi. Poi all’esperienza del Fronte, risultano maggioritari. La DC vince di misura a Cervignano arriva la denuncia per cinquantadue operai e sindacalisti di Torviscosa per “arbitraria e San Giorgio, in modo netto nelle altre località. La sconfitta subita a livello nazionale, invasione ed occupazione di azienda industriale”. Fra i denunciati i membri della Com- fa però cadere le speranze in uno sbocco politico favorevole; si presenta la tentazione missione Interna Ilario Tonelli, Antonio Ioppo, Giobatta Fiorido, Lino Del Frate, Olindo dell’azione diretta. Tra l’altro, il 15 aprile, tre giorni prima delle elezioni, un decreto go- Oleotto, Mosè Bernardis e Giuseppe Zuliani, e molti noti attivisti tra cui Mario ed Augu- vernativo toglieva alle leghe sindacali il collocamento per trasferirlo agli Uffici del Lavoro. sto Zuttion, Silvano Scaini, Ernesto Martin, Duilio Fabbro, Desiderio Gigante, Santino Neppure un mese dopo le elezioni, ha luogo un nuovo sciopero dei braccianti. La nuova Musiello, Giovanni Coianiz, Silvano Franco. Denunciato anche l’Ispettore della Camera strategia dei partiti di sinistra dopo la cacciata dal governo e la sconfitta alle elezioni, più del Lavoro, Graziutti. Nel frattempo avveniva la scissione sindacale. Con circolare del 7 attenta alle lotte sociali, si unisce alla rabbia ed alla volontà di riscatto. Nel corso dello agosto la Camera del Lavoro di Udine, applicando direttive nazionali, sospendeva dagli sciopero avvengono incidenti gravi a Pertegada, presso Latisana. Qui il 18 maggio sono incarichi i sindacalisti democristiani Mario Toros ed Iginio Maieron, riservandosi di esa- fatti affluire dalle associazioni padronali gruppi di crumiri da San Vito al Tagliamento minare la posizione di Gualtiero Driussi. I tre rispondevano respingendo le decisioni che all’azienda Gaggia, per far fallire lo sciopero. Ma giungono anche i sindacalisti sanvitesi li riguardavano. I sindacalisti democristiani d’altro canto, come componente sindacale che cercano di dissuaderli; vi sono scontri con la polizia e tredici arresti. Quattro giorni cattolica all’interno della CGIL, avevano da tempo aperto una dura polemica contro la dopo nuova manifestazione contro i crumiri guidata da Angelo Galante, e nuovi scontri. componente comunista e socialista, accusata di indire scioperi per ragioni politiche e Ad essi segue un rastrellamento condotto con metodi militari da parte della Celere al talora con intenti insurrezionali, ed avevano posto le basi per la creazione dei cosiddetti vecchio campo di prigionia tedesco di Palazzolo occupato da una quarantina di famiglie Liberi Sindacati. La Libera Confederazione Generale Italiana del Lavoro, che poi si tra- indigenti e chiamato “la piccola Russia” per la forte presenza di attivisti comunisti. sformerà in CISL, nasce in Friuli in ottobre, ma già il 31 agosto il comitato coordinatore In questo clima, il 14 luglio a Roma uno studente spara al segretario del PCI, To- dei Libero Sindacati aveva diffuso in tutta la provincia manifesti di forte critica verso la gliatti, ferendolo gravemente. Viene proclamato uno sciopero generale in tutta Italia. A CGIL. A Torviscosa non vi sono riflessi immediati della scissione. Certamente, i cattolici Torviscosa lo sciopero inizia prima della proclamazione ufficiale; lo stabilimento viene presenti nella Camera del Lavoro di Cervignano avevano sin dalla fine del 1947 inteso

268 269 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia Bassa Friulana 2006 dare un segnale di presenza autonoma, invitando in novembre a parlare di fronte a gennaio del 1949. La Commissione Interna e poi il Comitato di Agitazione chiedono migliaia di persone Giuseppe Rapelli, sindacalista vicino alla corrente cattolica. In oc- due volte un colloquio, ma la direzione rifiuta di concederglielo. Viene proclamato lo casione della vertenza contro i 200 licenziamenti previsti dalla SAICI per i braccianti, si sciopero, che inizia il 18 gennaio, con l’adesione sia della CGIL che dei Liberi Sindacati. erano dissociati dallo sciopero del 20 novembre 1947 ed avevano tappezzato la bassa Dopo un incontro con la Direzione che faceva concessioni parziali, il 20 dicembre i Li- di manifesti in cui si accusava la CGIL di indire azioni ingiustificate e per fini politici. Il beri sospendono lo sciopero, che viene così proseguito dalla sola CGIL. Il 24 giungono fatto aveva provocato una dura reazione della stessa Camera del Lavoro. Nella bassa, in azienda i primi crumiri organizzati dalle associazioni cattoliche per sostituirsi agli però, i “Liberi” faranno la loro comparsa durante lo sciopero dei braccianti della SAICI scioperanti. Il 25 vi sono scontri violenti con la polizia. Il 26 arrivano sempre in azienda dell’anno successivo. camion carichi di esuli giuliani, ferocemente anticomunisti. La tensione è al massimo. Minori conseguenze ha la scissione sindacale tra le organizzazioni contadine. Sem- La Commissione Interna decide di investire del problema la Camera del Lavoro pro- pre nel 1948, viene sciolta la Confederterra e create le due Federazioni di categoria per vinciale, chiedendo la solidarietà di tutti i lavoratori. Il 27 c’è lo sciopero generale di i Mezzadri e per i Braccianti, che resteranno inquadrate nella CGIL. I piccoli proprietari solidarietà che però non riesce, sono pochi i lavoratori dell’industria che sostengono le di contro andranno a formare l’Alleanza Coltivatori, che seguirà un suo percorso auto- ragioni dei braccianti. “I lavoratori chimici che dovevano effettuare ieri 24 ore di sciopero nomo. Tutte le organizzazioni si troveranno presto unite, di fronte ad una crisi senza di solidarietà con i braccianti sono stati osteggiati in tutti i modi e con tutti i sistemi – scri- precedenti che investiva a partire dagli anni Cinquanta tutto il settore agricolo, per riven- ve la direzione provinciale della FILC a quella nazionale – doppia giornata per chi non dicare un sostegno ai redditi contadini. scioperava, licenziamento immediato per chi scioperava, cariche della polizia la quale non adopera più il manganello ma i caricatori dei mitra”. Vi sono infatti altre cariche della polizia. Viene così richiesta la solidarietà di mezzadri e braccianti della provincia, ed il 6. Torviscosa: la liquidazione della commissione interna 29 c’è una grande manifestazione a San Giorgio con nuove cariche della polizia. Della situazione si occupa lo stesso quotidiano del PCI, L’Unità. Nel periodo che segue la fine della guerra, la SNIA attua a Torviscosa una profonda ri- “La polizia è giunta verso le 22 scorazzando con i camion – scrive il corrispondente conversione produttiva. Nel 1946 Marinotti rientra alla testa dell’azienda dopo una sorta – per l’abitato e sparando raffiche di mitra in aria. Le osterie sono state invase con le di referendum sulla sua persona organizzato dalla direzione e rivolto alle maestranze. armi spianate ed i clienti costretti a subire perquisizioni con le mani in alto” Un operaio Negli anni seguenti, il gruppo investe discrete risorse nella ristrutturazione della fab- era stato percosso con corde di ferro. (L’Unità 30/1/1949 Le violenze non impediscono brica, nata per la produzione autarchica e che doveva ora adattarsi ad una situazione lo sciopero generale a Torviscosa). La sera del 30, durante l’ennesima manifestazione, di apertura del mercato mondiale. Nel 1948 viene terminato il primo impianto Kamyr e giungono nella cittadina addirittura camion carichi di reparti dell’esercito. La folla, inve- l’anno successivo il secondo di pre – sbianca, mentre viene avviata una produzione di ce di ritirarsi, va incontro ai soldati e li applaude. “Dai camions, dopo un comprensibile cellulosa ricavata dal legno di Eucaliptus, nella prospettiva di un progressivo abbandono momento di perplessità, i militari rispondevano al saluto degli operai – racconta Ilario della “canna gentile”. Seguendo un progetto avviato nel 1941, la SAICI provvede alla Tonelli – Si sono visti molti soldati salutare con il pugno chiuso”. Il 31 infine, riprendono costruzione di alcune centrali idroelettriche per assicurarsi una parziale autonomia nei le trattative e lo sciopero si conclude con la vittoria dei braccianti ed il ripristino della rifornimenti energetici. Viene pure attuata una politica di ampi investimenti all’estero. Nel vecchia tariffa. Segue una coda di polemiche, soprattutto contro chi aveva diretto le settembre del 1951 viene creata la SAICCOR, con la partecipazione di SNIA Viscosa, cariche della polizia e contro i sindacalisti cattolici che si erano dissociati e che avevano dell’inglese Courtlauds e della sudafricana Industrial Development Corporation per ge- definito lo sciopero di Torviscosa “un crimine sociale” (Il nuovo Friuli 6-2-1949, Crimine stire la costruzione degli impianti sudafricani. Due anni dopo un consistente numero di sociale lo sciopero di Torviscosa. Clamorosa sconfitta delle consorterie rosse). Iniziano tecnici e lavoratori parte dall’aeroporto di Milano, ed in seguito dal porto di Trieste, diretto però i primi ripensamenti in seno al sindacato. “Siamo costretti però a farci un’autocri- ad Umkomaas. Complessivamente si porteranno in Sud Africa circa 350 lavoratori di Tor- tica – scrive sempre la segreteria provinciale FILC nella relazione già ricordata – per viscosa, che chiameranno ben presto le rispettive famiglie portando la comunità friulana l’errata impostazione dello sciopero fatto dalla Camera del Lavoro di Cervignano che nella città sudafricana a circa seicento persone. Investimenti saranno realizzati anche in intraprese lo sciopero ad oltranza anziché procedere con gradualità”. altre nazioni europee ed extraeuropee. Infine, la scoperta alla fine degli anni Cinquanta Nel maggio 1949 vi è il grande sciopero dei braccianti padani per l’applicazione del del Lilion, materia prima per la produzione del rayon e quindi delle fibre sintetiche dal ca- patto di Milano ottenuto nel 1947. Lo sciopero termina dopo trentadue giorni con una prolattame, consentirà l’avvio di una nuova produzione di fibra tessile. La riconversione soluzione di compromesso che lega parziali miglioramenti salariali alla pace sociale prevedeva però anche una sconfitta del sindacato, sempre considerato uno scomodo nelle campagne; la stessa tariffa oraria concordata è inferiore a quella prevista dal interlocutore ma da annientare per poter giocare sulla cosiddetta “flessibilità” del lavoro patto di Milano. Nel corso delle varie manifestazioni nella Valle Padana la polizia ave- senza che la struttura di comando della fabbrica potesse essere messa i discussione. va ucciso ben sei braccianti. Notizie negative giungevano anche dal fronte giudiziario Le vicende che portano a questa sconfitta vedono come punto di svolta proprio il grande per i sindacalisti di Torviscosa, per quanto riguardava la posizione dei denunciati in sciopero di protesta contro l’attentato subito dal segretario del PCI, Togliatti, nel luglio seguito all’occupazione della fabbrica del luglio 1948. La sentenza è attesa verso la 1948 e la successiva repressione contro i protagonisti di quella vicenda. Da questo mo- fine di marzo. Il 19 marzo la polizia uccide nel corso di una manifestazione due lavora- mento le relazioni sindacali saranno caratterizzate da una completa chiusura. tori a Marghera, ferendone altri otto. E’ proclamato uno sciopero di protesta. Quando Questa situazione diviene evidente nel corso della vertenza dei braccianti addetti al giungono le notizie, alla Camera del Lavoro di Cervignano, è in corso una riunione con taglio della canna contro la riduzione del cottimo operato dall’azienda che ha luogo nel Graziutti, Gasparotto e Loris Fortuna, avvocato della Camera del Lavoro proprio per

270 271 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia Bassa Friulana 2006 discutere la questione dei denunciati del luglio 1948. Mentre Fortuna sta parlando, vi è singole categorie, ma tentativo di creare ampi fronti di lotta su obiettivi generali. Ed il una carica della polizia. “Abbiamo assistito a scene di bestiale violenza. Perfino alcune primo e più generale, in quel periodo, era senz’altro quello di risolvere il drammatico donne sono state atterrate dalle percosse mentre per le vie della cittadina si iniziava da problema della disoccupazione. Il 18 febbraio 1950 nel corso di un’apposita conferenza parte degli agenti una caccia all’uomo” scrive il corrispondente del settimanale comuni- economica nazionale, la CGIL presenta il Piano del Lavoro, un insieme di opere di utilità sta friulano Lotta e Lavoro. Gli agenti invadono anche i locali della stessa Camera del pubblica che dovevano garantire ed aumentare l’occupazione e nel contempo creare le Lavoro. Il mercoledì precedente alcuni agenti avevano fatto irruzione al CRAL di Terzo condizioni per una modernizzazione dell’economia. Nei mesi seguenti, la CGIL friulana di Aquileia manganellando alcuni giovani, poi avevano sequestrato le biciclette ad altri elabora un suo piano del lavoro, che pone come prioritarie una serie di opere di siste- giovani che sostavano presso il ponte sul Natissa. La causa di questi fatti verrà attribuita mazione ed arginatura di torrenti e bacini nella bassa. Viene così ripresa la tradizione al comportamento ed agli ordini irresponsabili del Commissario di Cervignano, Gallo. Il degli scioperi alla rovescia, già attuati nel 1920 – 21 ma ora sostenuti dalla solidarietà 22 marzo 1950, infine, il Tribunale di Udine condanna a sei mesi di carcere il dirigente di intere comunità. della Camera del Lavoro di Udine Francesco Graziutti e quello della Commissione In- terna della SAICI, Tonelli, altri sei lavoratori tutti appartenenti alla Commissione Interna sono a loro volta condannati a tre mesi. Contro la sentenza veniva presentato appello, 7. Le lotte per il lavoro ma nel frattempo, il 14 aprile, i sette condannati ricevevano le lettere di licenziamento. E’ la prima decapitazione dell’intera Commissione Interna della SAICI. Altri lavoratori, La battaglia per l’occupazione era in realtà già stata riaperta in Friuli dalla verifica tutti provenienti dall’esperienza della lotta partigiana, prenderanno il posto dei licenziati dell’applicazione di una delle conquiste del movimento dei mezzadri e coloni, ovvero in una situazione che andava facendosi sempre più difficile. l’accantonamento di una quota della parte padronale da investire in migliorie. Il 12 mar- Nei mesi seguenti, in ogni modo, la direzione della SAICI attuerà una lunga serie di zo 1949 la Confederterra di Udine diffonde un volantino in cui critica il fatto che questo misure punitive nei confronti dei braccianti e degli attivisti sindacali, con licenziamenti, fondo fosse stato sino allora utilizzato molto parzialmente. Il successivo 1 luglio scrive spostamenti di reparto, sospensioni. Nel corso dell’anno e negli anni seguenti braccianti addirittura al Prefetto affermando che se il 4% del prodotto non fosse stato utilizzato verranno licenziati per aver parlato male in un osteria di Malisana di Marinotti; verrà subito in lavori di miglioria “la Confederterra ritiene giusto che i mezzadri assieme ai richiesta giustificazione scritta dell’assenza agli scioperanti; molti attivisti verranno spo- braccianti e disoccupati procedano all’atto stesso della divisione alla trattenuta del 4% stati in reparti punitivi; chi veniva sorpreso in possesso di stampa sindacale e di sinistra dei prodotti, destinati dalla Legge per tali lavori, accantonando il valore in banca per sottoposto a rappresaglie. Presso la Camera del Lavoro di Cervignano esisteva una consentire di far realmente eseguire i lavori di miglioria suddetti” (Entrambi in: Archivio cospicua documentazione su questi atti di rappresaglia, che non è possibile citare qui di Stato di Udine, fondo Prefettura, carte Gabinetti, cat. 14 b. 64). In seguito iniziano in dettaglio ma che è stata in parte riportata sul Libro Bianco redatto dalla Federazio- le azioni comune per comune; a Cervignano c’è anche l’occupazione nel gennaio del ne Lavoratori Chimici di Torviscosa nel 1955 di cui parlerò più avanti. Nel frattempo, 1950 dell’Ufficio del Lavoro, azione che costa l’arresto dei sergetari della Camera del la direzione userà, o cercherà di usare, i sindacati nati nel frattempo al di fuori della Lavoro, Morsut, e della Federterra, Tavian. La mobilitazione continua in sostegno al CGIL, in testa CISL a UIL ma anche la neofascista CISNAL, per spezzare richieste e Piano del Lavoro, presentato nel frattempo dalla CGIL. rivendicazioni. Ed è in questo contesto che dal maggio del 1950, inizia il grande sciopero alla ro- Alle elezioni per il rinnovo della Commissione Interna del gennaio 1951 per la prima vescia per la canalizzazione del torrente Cormor. Si trattava di un’opera urgente, che volta la CGIL esce sconfitta anche per la posizione troppo rigida presa rivendicando la per la sua posizione interessava i disoccupati di una quindicina di comuni della bassa possibilità di ripresentare i lavoratori licenziati per i fatti del luglio 1948. “(…) partendo occidentale, da Latisana sino a San Giorgio. I primi di maggio con una serie di incontri da una giusta posizione di principio noi rivendicavamo il diritto degli operai di scegliere sul territorio vengono creati i comitati di agitazione, facenti capo a quello intercomunale chi volevano (anche gli imputati per i fatti del 14 luglio) quali membri delle Commissioni di San Giorgio. Il 18 maggio ha luogo una grande assemblea a San Giorgio cui parte- interne, ma non abbiamo avuto una sufficiente elasticità tattica ed involontariamente cipano anche diversi sindaci, il segretario della Federterra Nadalutti ed il nuovo della abbiamo finito col fare il gioco padronale (…)” scrive il corrispondente di Lotta e Lavoro Camera del Lavoro di Udine, Ruffino. Il giorno dopo, decine e decine di disoccupati si (Lotta e Lavoro 24/1/1951 La situazione alla SAICI). Lo stesso corrispondente afferma- riuniscono nella piazza di Muzzana e di là raggiungono il Cormor attraverso il bosco va che i lavoratori di Torviscosa erano “su una posizione di avanguardia, anche se non San Gervasio, percorrendo sentieri nascosti e beffando così le camionette della polizia tutte le lotte sono state condotte bene, abusandosi talvolta di metodi autoritari che se che vorrebbero ostacolarli. Il giorno successivo, mentre una delegazione di disoccupati ottenevano un effetto immediato avevano alla lunga ripercussioni deleterie ..”. Alle ele- richiede al Prefetto i finanziamenti necessari, sono più di mille i braccianti presenti nella zioni per la Commissione Interna che si tengono nel 1952 CISL e UIL unite sorpassano zona del Cormor. la CGIL, che perde così la maggioranza. Vi sarà addirittura un tentativo della direzione Una ricostruzione di questa lotta, indubbiamente una delle maggiori che hanno in- di concordare la lista per le Commissioni con gli altri sindacati in modo da rendere inutili teressato il movimento bracciantile e popolare della bassa, è già stata scritta a partire le elezioni, ma un referendum indetto a questo fine tra i lavoratori dà esito negativo. dalla raccolta di testimonianze fatta dal Circolo Arci di Aiello ed ai lavori di quell’appas- La difficoltà all’interno della fabbrica come sul territorio sono in ogni modo evidenti, e sionato ricercatore delle condizioni di vita e delle lotte del mondo contadino friulano che il cambio di strategia quantomai necessario. Il ciclo di lotte politiche e sindacali iniziato è Paolo Gaspari, qui posso solo ricordare gli episodi principali. Il 23 maggio millecinque- nella bassa nel maggio 1945 si avvia così in questo periodo alla conclusione. Si apre cento braccianti iniziano i lavori circondati da centinaia di donne e bambini; un’organiz- dal 1950 una nuova fase di lotta sindacale, non più scioperi durissimi portati avanti da zazione capillare garantisce loro il rifornimento di generi alimentari. Manifestano solida-

272 273 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia Bassa Friulana 2006 rietà agli scioperanti pure alcuni parroci e gli stessi funzionari del Consorzio di Bonifica polazione attiva in agricoltura. Tra la rilevazione del 1922 e quella del 1970, mezzadri al cui interno l’area è collocata. Il 24 il Prefetto propone ai sindaci dei quindici comuni e coloni passano dal 26% della popolazione agricola totale all’11%, mentre crescono in interessati di utilizzare finanziamenti ricavati da precedenti economie per occupare due- proporzione i braccianti, passati dal 16% al 22%. Piccoli e grandi proprietari continuano centocinquanta persone; nello stesso momento quasi duemila stavano lavorando sul in ogni modo ad essere prevalenti nella Bassa rappresentando nel 1970 il 67% del tota- Cormor. Il 25 maggio è una giornata terribile, con cariche della polizia che arresta gli le della popolazione contadina, percentuale però inferiore a quella media regionale. E’ stessi Graziutti, poi picchiato in commissariato a Cervignano, e Nadalutti oltre a decine una trasformazione che ha un riflesso nelle variazioni del numero e della superficie oc- di contadini; l’abitato di Muzzana è rastrellato con vere azioni militari, con poliziotti che cupata dalle aziende per forma di conduzione: le aziende diretto coltivatrici e quelle con entrano nelle osterie e nelle case coloniche manganellando e fermando i presenti. La salariati calano di numero, ma aumenta la superficie da loro occupata, mentre quelle a polizia è guidata anche in questa occasione dal commissario Gallo. Il giorno successi- mezzadria e colonia calano sia in numero che in estensione. Tra 1951 e 1971 inoltre, la vo ancora cariche, solo in parte contenute dalla presenza a fianco dei dimostranti del popolazione attiva in agricoltura passa dal 49,3% del totale degli attivi, al 17,3%, mentre deputato comunista Gino Beltrame, Nella sua cronaca della giornata, il corrispondente gli attivi nell’industria salgono dal 33,6% al 50,2%. Si diffonde sempre più la figura del- del quotidiano comunista L’Unità scriverà che la polizia aveva compiuto “azioni di guer- l’operaio – piccolo contadino, per il quale l’attività agricola era sussidiaria e marginale. riglia in una terra considerata fuorilegge”. Il 29, un lunedì, sono le donne che cercano La fuga dalle campagne ha le sue cause profonde nella persistente miseria contadina, di fronteggiare la Celere, ma vengono anch’esse caricate e picchiate. Il 30 infine, per nei risultati solo parziali delle tante lotte avviate, ed in una trasformazione fondiaria la prima volta tra Muzzana ed il Cormor, dove accanto ai contadini è sempre presente che restava insufficiente. Negli anni Settanta, l’azienda media di 50 ettari, che avrebbe Beltrame assieme al generale socialista Masini, non avvengono scontri e violenze. La dovuto secondo molti progetti favorire la stabilizzazione della popolazione agraria, era situazione è di stallo in attesa, la domenica successiva 4 giugno, della prevista visita ancora debole nonostante da alcune parti venisse evidenziato un suo trend espansivo, del presidente del Consiglio De Gasperi ad Udine. Effettivamente De Gasperi promette e la bassa restava divisa tra aziende grandi e piccolissime. Il 2° Censimento generale un finanziamento straordinario per dare avvio all’opera. In realtà solo con la riunione dell’Agricoltura del 1970 metteva in rilievo un lieve incremento percentuale nella Bassa che si svolge il 27 giugno all’Ufficio del Lavoro alla presenza di Ruffino e Graziutti per la delle aziende tra i 10 ed i 20 ettari, fatto che induceva in alcuni tecnici espressioni otti- Camera del Lavoro e di Iginio Maieron per i Sindacati Liberi viene trovata una soluzione: mistiche. In realtà l’evoluzione successiva del settore metterà in rilievo come la Bassa il lavoro avrebbe interessato mille persone, apposite commissioni comunali, coordinate restasse divisa fra aziende grandi e piccolissime. da quella intercomunale di San Giorgio, avrebbero scelto i nomi degli assunti. I brac- Il settore agricolo inizia invece ad essere oggetto di cospicui interventi pubblici. Non cianti ed i disoccupati avevano vinto, ma si trattava di una vittoria del tutto parziale. In si trattava solo della ripresa degli interventi di bonifica, che dal 1954 possono godere di agosto cominciano i primi licenziamenti, vi sono nuovi finanziamenti sempre parziali, la cospicui finanziamenti attraverso il Fondo di Rotazione, istituto pubblico di finanziamen- mobilitazione cala e molti disoccupati cercano una soluzione individuale al loro proble- to per industrie ed opere di bonifica sul confine orientale attivato per ragioni eminente- ma. Grazie ad essa però, circa milleduecento braccianti avevano trovato per qualche mente politiche dopo il ritorno di Trieste all’Italia. L’attività ed i finanziamenti del Fondo tempo un’occupazione ed un lavoro urgente di sistemazione territoriale era stato avvia- interessano in particolare la zona del Fossalon, nel basso Isontino, dove era previsto to. Quella del Cormor è una lotta che premia i suoi organizzatori: a metà luglio, a Muz- l’insediamento di nuclei cospicui di profughi provenienti dall’Istria. In seguito riprende zana, sino allora centro a prevalenza democristiana, sono inaugurate sedici bandiere di l’attività del Consorzio di II° grado, grazie alla Legge 635 del 1957 che finanziava le nuove sezioni della Camera del Lavoro istituite in altrettanti centri del mandamento. aree depresse del Centro – Nord. In realtà, a livello europeo, iniziano ad essere varati Gli anni successivi vedono profonde trasformazioni sul territorio che ne cambiano le i primi piani di sviluppo agricolo che prevedevano interventi diretti alle singole aziende. caratteristiche e le dinamiche sociali. Nel giro di vent’anni, l’agricoltura, il lavoro della Nel 1961 viene avviato il primo Piano Verde; l’obiettivo del Piano di favorire la riduzione terra, che era sempre stato fondamentale nella regione, diviene secondario con una delle aziende più piccole, giudicate non in grado di reggere il mercato, provocano la fuga dall’agricoltura che ha dimensioni epocali, e che interessa in primo luogo proprio reazione delle organizzazioni sindacali, pur favorevoli in linea di massima ad interventi quelle famiglie mezzadrili e coloniche che erano state protagoniste delle lotte contadine di programmazione e pianificazione. Stava anche cambiando la struttura di potere nelle negli anni precedenti. Nella bassa, dopo un secolo di crescita quasi costante, cala la campagne: una parte consistente del vecchio ceto agrario vende nel corso degli anni popolazione residente, passando da 124.898 residenti del 1951 ai 108.864 del 1971; Cinquanta, ad esso subentrano non i contadini affittuari, come auspicavano le organiz- il calo è notevole soprattutto negli anni Cinquanta, superando percentualmente quello zazioni sindacali, bensì nuovi proprietari provenienti da altri settori, dall’industria o dal dell’intera provincia. A spopolarsi sono i piccoli centri a prevalenza colonica (in misura terziario. Alla testa del Consorzio di II° grado, dopo la dimissioni del conte De Asarta, maggiore Palazzolo, Pocenia, Precenicco, Terzo di Aquileia) ma anche di piccolissi- quasi a segnare la fine di un epoca e l’inizio di una diversa, sale nel 1957 un esponente ma proprietà (come Bagnaria Arsa, Teor, Varmo, Chiopris ed altri), mentre crescono politico, rappresentante del partito allora e per molti anni in seguito al governo, Luciano sia pure in modo discontinuo i residenti dei quattro comuni centro di mandamento: Fantoni. Cervignano, Latisana con il vicino polo turistico di Lignano che diviene comune auto- E’ una situazione del tutto nuova che obbliga il sindacato a percorrere strade nuove, nomo, Palmanova e San Giorgio. Di conseguenza nel 1971 la popolazione residente Da un lato la questione mezzadrie perdeva oggettivamente di centralità, mentre mante- nei quattro centri maggiori sale lievemente in percentuale rispetto al 1951; si tratta dei neva il suo peso quella bracciantile. Dall’altro, soprattutto dopo l’avvento della Regione primi segnali di una tendenza all’accentramento dei residenti cui fa da contraltare lo autonoma, sono avviate lotte, condotte ora unitariamente dalle tre maggiori organizza- svuotamento dei paesi più isolati. All’emigrazione si unisce la fuga dalle campagne e zioni sindacali, per rivendicare una politica di sostegno ai redditi contadini in grado di l’ingresso in altri settori, con una trasformazione profonda nella composizione della po- contrastare la fuga dalle campagne.

274 275 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia Bassa Friulana 2006

8. Lavoro e sindacato in fabbrica negli anni Cinquanta

Gli anni Cinquanta sono caratterizzati nello stabilimento di Torviscosa da un periodo di repressione dell’attività sindacale, analogo a quello che interessa i maggiori gruppi industriali italiani. Multe, sospensioni, minacce, divieto di tenere incontri sindacali sono realtà comuni nell’azienda, particolarmente umiliante è considerato il controllo eser- citato pure nei servizi igienici. La presenza in forze di polizia e carabinieri durante le vertenze sindacali diventa a Torviscosa un’abitudine, come accade durante lo sciopero per il conglobamento del giugno 1954. Nel 1955 inizia a funzionare nello stabilimento il cosiddetto Servizio del Lavoro, con compiti repressivi e di controllo. Nell’aprile dello stesso anno la direzione propone il licenziamento di 90 operai. Sei mesi prima, la SNIA aveva proposto la chiusura del Cotonificio Veneziano di Pordenone di cui aveva assun- to il controllo; vi erano state grandi manifestazioni dei lavoratori e scontri con la polizia; alla fine lo stabilimento era stato effettivamente chiuso e parte delle maestranze assun- te nel nuovo complesso di Borgomeduna. Con questi precedenti, la SAICI avvia tratta- tive con le organizzazioni sindacali. Qualche giorno dopo l’avvio delle trattative stesse, però, in seguito ad un accordo separato con la UIL e la CISNAL, sindacato quest’ultimo espressione delle forze vicine al neofascista Movimento Sociale, sono attuati 20 licen- ziamenti, quasi tutti di attivisti della sinistra e della CGIL. Nei giorni successivi sono li- cenziati altri attivisti sindacali, alcuni per avere scritto o diffuso critiche verso l’operato di Marinotti. Devono lasciare definitivamente la fabbrica in quei mesi alcuni membri della Commissione Interna come Augusto Zuttion e Silvano Franco, o lavoratori attivi nelle organizzazioni sindacali da molti anni come Ernesto Martin, Giuseppe Boschin e Ido Passero. Viene licenziato per aver venduto giornali sindacali ma subito dopo richiamato Primo Maggio a Latisana (1956) e a Castions di Strada (1963). lo stesso segretario della Commissione Interna, Attilio Snidero (in quella occasione non Nella foto in alto si riconoscono (da sinistra a destra) aveva venduto nulla e poteva dimostrarlo). E’ la seconda “decapitazione” del sindacato Guerrino Ceccotti, Loris Fortuna e Franco Graziutti in fabbrica dopo quella seguita all’occupazione del luglio 1948. Nel settembre del 1955 la FILC -–CGIL diffonde un “Libro Bianco” sulle condizioni operaie a Torviscosa che evidenziava un quadro pesante. Sulle pagine del “Libro Bian- co” possiamo leggere storie di licenziamenti e sanzioni motivate solo da ragioni sinda- cali e politiche, di sfruttamento e di reparti punitivi, come il piazzale di carico chiamato dai lavoratori Buchenwald per le pessime condizioni di lavoro esistenti, cui venivano destinati gli operai attivi con la CGIL. E ancora storie di incidenti sul lavoro causati dalla stanchezza degli operai dopo molte ore di lavoro. Il viale dal reparto taglierine all’infer- meria era conosciuto come “il viale del sangue”. Le stesse case per lavoratori vanto della SNIA sarebbero per gli estensori del Libro Bianco, malsane con cantine sempre piene d’acqua. I contadini ed i braccianti dell’azienda agraria continuavano dal canto loro a vivere in baracche umide e fatiscenti, o residuo dei vecchi campi di prigionia per i militari Alleati esistenti ad esempio nella frazioni di Villaggio Roma, assolutamente inadeguate. Nel 1949 – 50, per gli estensori, erano occupati nello stabilimento circa 1.750 operai e la produzione era di 2.600 – 2.800 tonnellate mensili, cinque anni dopo l’occupazione era scesa a 1.450 unità mentre la produzione era più che raddoppiata. Per verificare questa situazione, il sindacato chiedeva la presenza dei membri della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulla condizione dei lavoratori italiani che stava in quei mesi ultimando i suoi lavori. Commissione che troverà condizioni simili anche in molte altre fabbriche italiane. Nel gennaio del 1957 ha pure luogo l’ultima, grande lotta per l’occupazione, contro i 255 licenziamenti proposti dalla direzione, che interessavano diverse categorie di lavo- ratori. Essi seguono la ristrutturazione del reparto taglierine, con un ridimensionamento

276 277 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia Bassa Friulana 2006 dell’impianto e la sostituzione delle vecchie macchine con nuove che richiedevano un numero di addetti proporzionalmente minore. Il 7 gennaio la Commissione Interna viene messa al corrente della volontà di arrivare ai licenziamenti; la Commissione si muove subito in modo unitario invitando a fare altrettanto anche le diverse organizzazioni pro- vinciali. Mentre sono in corso le trattative, la notte del 22 gennaio la direzione prepara le lettere di licenziamento e ritira i cartellini dei licenziati; io turno delle 14 però non entra in fabbrica. Inizia uno sciopero durissimo e compatto, La direzione, dopo aver tentato di rompere lo sciopero avvicinando individualmente i lavoratori per spaventarli, il gior- no 27 pubblica su un quotidiano locale un comunicato in cui promette 500 assunzioni nell’azienda agraria, invitando nel contempo le autorità a reprimere lo sciopero, che accusa pure di avere finalità politiche (Messaggero Veneto 27/1/1957 Severa denuncia della direzione della Saici). Nella cittadina ed attorno allo stabilimento stazionano, come ormai accadeva ogni volta che c’erano agitazioni sindacali, reparti della polizia e dei ca- rabinieri. Lo sciopero però prosegue, e riceve anche la solidarietà dei minatori di Cave del Predil, a loro volta impegnati in una lotta contro il ridimensionamento degli impianti, dei braccianti, degli operai di molte fabbriche friulane che sottoscrivono un ora di sti- pendio in favore degli scioperanti di Torviscosa, degli stessi commercianti di Cervignano e San Giorgio che manifestano chiudendo i negozi. Vi sono molti comizi sul piazzale dello stabilimento tenuti unitariamente dai rappresentanti dei tre sindacati; parlano tra gli altri il nuovo segretario della Camera del Lavoro di Udine, Tranquillo De Caneva, il deputato comunista Beltrame, Iginio Maieron e Gualtiero Driussi per la CISL, Tion per la UIL, il deputato socialdemocratico friulano Ceccherini. Finalmente il 7 febbraio, dopo 17 giorni di sciopero, il Ministro del Lavoro Delle Fave convoca le parti per il giorno 12. Tra i lavoratori la notizia crea confusione, molti si recano al lavoro convinti che la soluzione Udine, 8 agosto 1963: la manifestazione per la riforma agraria sia già a portata di mano, vi sono interventi dai pulpiti di sacerdoti, e sui posti di lavoro vede una grande partecipazione dei contadini della Bassa di sindacalisti cattolici, che esortano a riprendere il lavoro. Ma il 9 le trattative sono di nuovo sospese. La soluzione viene trovata presso il Ministero del Lavoro solo il 22 feb- braio, dopo un mese di sciopero ad oltranza: il numero dei licenziati sarebbero calato da 255 a 220, prima di darvi corso la direzione doveva sondare la possibilità di ricorrere a dimissioni volontarie ed in ogni modo i licenziati avrebbero trovato temporaneamente posto nell’azienda agricola, avrebbero goduto di un premio extra – contrattuale e avreb- bero potuto continuare ad alloggiare nelle case della Saici sino all’anno successivo. Alla fine la direzione aveva dovuto trattare, anche se i licenziamenti non si erano potuti evi- tare almeno le tre organizzazioni erano riuscite a contrattarne le modalità e ad essere riconosciute come controparte. Dopo questi fatti, vi saranno alcuni anni di tregua nelle lotta operaie a Torviscosa. Il sindacato, pur subendo sconfitte e una vera decimazione di iscritti, era riuscito a farsi riconoscere come controparte. Un ribaltamento della situazione avverrà solo alla fine degli anni Sessanta, in un momento generale molto diverso da quello appena descritto, con le grandi lotte del cosiddetto “autunno caldo” in corso in Italia ed in regione. E sarà possibile anche grazie all’approvazione, nel nuovo clima politico seguito all’affermazio- ne dei governi di centro – sinistra, di una misura di civiltà che il sindacato aveva forte- mente voluto. E cioè la “giusta causa” nei licenziamenti, che nelle aziende con più di 35 operai non potevano più essere motivati da ragioni politiche o religiose.

278 279 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia Bassa Friulana 2006

9. La fuga dalle campagne l’obiettivo era quello di verificare l’effettiva applicazione della Legge 736 non solo per quanto riguardava il riparto finale del prodotto, ma anche la possibilità di “estendere ai Nei primi anni Sessanta il sindacato friulano si mobilita sull’obiettivo della costituzione fittavoli coltivatori diretti il diritto di effettuare autonomamente opere di trasformazione di una Regione Autonoma, che avrebbe potuto divenire un soggetto di politiche di svi- ed innovazioni fondiarie ed agrarie con l’accesso ai crediti, ai mutui e contributi statali, luppo tali da contrastare quei processi di smantellamento di interi settori produttivi che con la piena proprietà delle migliorie apportate al fondo nell’ambito di una conveniente avevano caratterizzato il decennio trascorso. Nello stesso tempo, viene stabilito di dare durata del contratto” (IL Lavoratore 28/7/1963 Concrete proposte delle organizzazioni maggiore autonomia alle strutture periferiche ed alle Commissioni di fabbrica, anche contadine per i rapporti contrattuali nelle campagne). Viene così, in un momento ca- per favorire il radicamento sui posti di lavoro, e di avviare un percorso di unità con le al- ratterizzato da grandi lotte operaie e popolari anche in regione, programmata una serie tre organizzazioni sindacali. Percorso che si presentava irto di difficoltà ma richiesto con di agitazioni a livello provinciale, organizzate dalla Federbraccianti, Federmezzadri e forza dalla stessa base operaia delle tre organizzazioni, che a fronte di problemi comuni dall’Alleanza Contadina, oltreché dalle Camere del Lavoro di Udine e Cervignano. In sollecitava un’azione comune. Al V° Congresso della CGIL friulana, guidata allora da settembre CGIL, Alleanza Contadina e Lega delle Cooperative danno vita ad una mani- Tranquillo De Caneva, già comandante partigiano in Carnia e che si tiene nel marzo del festazione ad Udine per rivendicare una politica regionale di difesa dei redditi contadini 1960, viene deciso anche il rafforzamento della Camera del Lavoro di Cervignano, cui minacciati da un calo costante e generalizzato attraverso l’Ente Regionale Sviluppo viene riconosciuta la particolare competenza nel settore dei problemi agricoli. L’anno Agricolo – ERSA. Nel gennaio del 1968 il quindicinale comunista Il Lavoratore pubblica successivo la struttura provinciale passa in mano a Carlo Fabro. Emigrato in Francia un’inchiesta sulle condizioni dei braccianti in regione, con riferimenti proprio alla bassa durante il fascismo, partigiano in Francia, Fabro era stato comandante della piazza di friulana. I problemi erano in parte quelli consueti: salari insufficienti, precarietà del la- Parigi durante la liberazione; espulso dalla Francia nel 1954 in seguito ad un’azione sin- voro che veniva alleviata in maniera insufficiente dai sussidi di disoccupazione previsti, dacale dei minatori era rientrato in Friuli. Fra luglio ed agosto 1961 hanno luogo mani- di conseguenza pensioni ridottissime. Le case erano in molte frazioni ancora “edifici festazioni sindacali per la costituzione della Regione. Nel 1963 essa è di fatto costituita, decrepiti, privi dei servizi essenziali, dalla luce al gabinetto”. La novità, sgradita, era che le prime elezioni con l’avvio della legislatura hanno luogo nell’anno successivo. molti mezzadri dovevano abbandonare e divenire braccianti essi stessi. “Una terra che Dal 1962 CGIL propone agli altri sindacati una piattaforma territoriale; nella nuova prima dava da vivere a dodici famiglie (100 – 120 persone) – scrive il corrispondente del situazione sociale e politica, intende proporsi come soggetto di programmazione. In quindicinale, Giorgio Rossetti – oggi viene lavorata da una decina di braccianti con le questi anni, le comunità friulane venivano sconvolte da alcuni catastrofi che avevano paghe che sappiamo”. Ad esclusione dell’azienda della SAICI, i braccianti erano disper- poco di naturale, essendo causate dalle tante contraddizioni nella politica di utilizzo del si in decine di aziende sul territorio, e questo rendeva ancora più difficile la possibilità territorio. Nel 1963 avveniva la catastrofe del Vajont, quando una enorme frana cade- di organizzare delle lotte (Il Lavoratore 24-1-1968, I supersfruttati ‘da sole a sole’). Nel va nel bacino artificiale costruito dalla Società Adriatica di Elettricità per la produzione mese di novembre del 1968 si tiene a Trieste una grande manifestazione regionale. idroelettrica causando un onda che distruggeva gli abitati di Erto e Casso causando Due mesi dopo, nel corso di un convegno organizzato dal Partito Comunista ad Aquileia duemila vittime. Nel 1964 e 1965 per due volte il Tagliamento rompeva gli argini e stra- con la partecipazione delle organizzazioni sindacali, i problemi sono esposti con grande ripava allagando una parte cospicua della bassa occidentale; la popolazione doveva efficacia. fuggire ed essere ospitata in luoghi di raccolta; i danni erano considerevoli. In entrambe “Nell’intero comprensorio della Bassa Friulana, alle preesistenti 1510 famiglie mez- le occasioni, il sindacato da il via ad una notevole opera di solidarietà in favore dei dan- zadrili, che avevano una media di 10 componenti ciascuna – si legge su un articolo de neggiati e dei superstiti. Il Lavoratore che riassume i risultati del convegno – sono ridotte a 500 con un numero Nel frattempo, le organizzazioni contadine danno il via ad una lunghissima vertenza massimo di sei unità in maggior parte in età avanzata (…) (In termini di residenti) si è per il sostegno dei redditi dei lavoratori delle campagne e quindi contro l’abbandono avuta una perdita di ben 6.000 abitanti pari al 12% della popolazione esistente nell’ul- dell’agricoltura, e contro le prime direttive CEE che intendevano favorirlo. Il contratto timo quindicennio” (Il Lavoratore 17/1/1970 Le cause della crisi dei campi e come se mezzadrie viene ridefinito con la legge 736 del 1964, che prevedeva un riparto a favore ne esce). del mezzadro non inferiore al 58% del prodotto e una certa autonomia nell’introdurre La mobilitazione contadina ottiene forse il maggiore risultato a livello locale con l’ap- migliorie. Per la prima volta, veniva scalfito il potere dell’agrario nella direzione del- provazione della Legge regionale del 1969 che aboliva l’affitto misto; fallisce invece l’azienda e nella scelta delle colture da impiantare; uno degli obiettivi storici del movi- l’obiettivo di far legiferare alla Regione l’abolizione della mezzadria in favore dell’affitto mento mezzadrile era ormai a portata di mano. Si rende così necessaria una piattafor- semplice. Con la Legge regionale 10 agosto 1970 vengono inoltre costituite le Zone So- ma nuova per i lavoratori dei campi, attenta alla verifica dell’effettiva applicazione della cioeconomiche; la bassa diviene la VII^ zona regionale. Fra le organizzazioni contadine Legge, ma anche contro la politica della CEE, espressa nel secondo Piano Verde del esistono grandi aspettative di avviare una politica di sostegno ai redditi e di contrasto 1966, che prevedeva un’accelerazione della marginalizzazione delle aziende minori ed alla fuga dalle campagne attraverso l’attività di programmazione prevista nell’ambito all’espulsione dei piccoli contadini. Nel luglio del 1967 viene reso pubblico un articolato delle Zone stesse. Nel dicembre 1970 una grande manifestazione a Trieste, cui prende documento dei Comitati regionali CGIL e dell’Alleanza Contadina sulla situazione nelle parte un ampio fronte unitario composti da CGIL, CISL, UIL, ACLI ed Alleanza Conta- campagne. Il documento, oltre a rivendicare la possibilità di una autonoma legislazione dina rivendica oltre alla trasformazione della mezzadria anche finanziamenti regionali regionale in tema di rapporti agrari, ribadiva le richieste già sostenute in passato, rela- per l’assistenza sanitaria e la sistemazione delle abitazioni. L’obiettivo di impedire la tive alla necessità di trasformazione dei contratti di affitto misto e mezzadria in affitto fuga dall’agricoltura mantiene tutta la sua validità anche negli anni successivi. Nel 1973 semplice ed “affitto a diretto coltivatore”. Fino alla definitiva sparizione della mezzadria, la Camera del Lavoro di Udine pubblica una bozza di “Note – osservazioni – proposte

280 281 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia Bassa Friulana 2006 attorno ai problemi dello sviluppo economico e sociale della provincia di Udine”. Nel il mondo del lavoro quasi al completo nell’anno successivo, in quello che viene ancora documento viene tra l’altro espressa una decisa presa di posizione contro la politica oggi ricordato come lo “autunno caldo”. A Torviscosa si sciopera per la prima volta dopo CEE tesa allo “sfoltimento” delle aziende. Si affermava che “l’agricoltura friulana (…) diversi anni nel mese di novembre del 1968 nel quadro di una grande vertenza contro le deve restare nelle mani dei lavoratori della terra nell’interesse di tutta la società” (p.9) gabbie salariali e per la riforma delle pensioni. L’8 novembre i lavoratori effettuano una , e che il rinnovamento della stessa doveva avvenire “sulla base dell’associazionismo prima giornata di sciopero; in risposta la direzione annuncia la sospensione dal lavoro di dell’azienda contadina” (p.10). Si alla modernizzazione quindi ma non all’espulsione dei tutto il settore del caprolattame pretendendo nel contempo dalla Commissione Interna contadini, che erano parte e soggetto di questa modernizzazione. garanzie sul fatto che la produzione non doveva subire rallentamenti in occasione del L’evoluzione del settore negli anni successivi è probabilmente nota a buona parte dei successivo, previsto sciopero del 14 novembre. Operai e tecnici dello stabilimento però lettori. Nel 1977 le tre organizzazioni contadine vengono sciolte e viene creata la Con- sospendono immediatamente il lavoro per protesta; riesce bene anche l’azione del 14 fcoltivatori, poi Confagricoltori, con il compito di prestare assistenza ed avviare azioni novembre. Nel marzo del 1970, a Torviscosa si sciopera nuovamente per il contratto, in sostegno dei redditi di tutte le figure contadine presenti ancora nelle campagne della e la direzione mette per l’ultima volta in atto le misure sempre utilizzate per spaventare bassa. La questione mezzadrie, d’altro canto, viene risolta con la legge nazionale del e scoraggiare i lavoratori. Inizialmente la CISNAL interviene con un volantino contrario 1982 che abolisce definitivamente questo tipo di contratto. Alcuni degli obiettivi per cui allo sciopero, che si svolge ugualmente. Poi, mentre i lavoratori del turno delle 14.00 si le organizzazioni sindacali si erano battute erano stati finalmente raggiunti. Ma questo presenta in fabbrica per riprendere il lavoro, si accorgono che sono spariti due terzi dei superamento non avviene nel senso auspicato; stando ad Ottavio Burini, protagonista cartellini all’ingresso. Nuovamente si ripresenta la minaccia di licenziamento o quanto di un cinquantennio di lotte contadine nella Bassa, in tutto il Friuli le famiglie mezzadrili meno sospensione per molti, ma non per tutti, i lavoratori che avevano aderito all’azione che riescono ad acquistare la terra ed a formare aziende autonome sono inferiori al sindacale, sospensione che la direzione motiva con falsi argomenti tecnici, con l’im- 20% del totale. Gli altri abbandonano, mentre i nuovi proprietari affidano ora le loro pro- possibilità di riprendere pienamente l’attività dopo una interruzione. Parte uno sciopero prietà ad imprese che ne curano la coltivazione intensiva con notevoli parchi macchine immediato: o tutti dovevano essere sospesi o nessuno. In quella occasione non ci sono ed occupazione scarsa ed oscillante. Meccanizzazione ed affitto in conto terzi provoca- sospensioni a Trviscosa: è il segno che il clima era cambiato e che il sindacato aveva no anche una riduzione del bracciantato, che continua in ogni modo ad essere presente la forza sufficiente per farsi riconoscere come legittima controparte in fabbrica. I pro- nella Bassa, non c’è qui la scomparsa del bracciante rilevata da molti studi riferiti alla tagonisti di questo nuovo ciclo di lotte sono quei giovani che erano stati assunti negli situazione padana. Dopo un secolo di lotte, la situazione economica e sociale ed in par- ultimi anni che si erano uniti ai vacchi “salvati dalla decimazione degli anni Cinquanta” ticolare le condizioni di vita dei contadini della Bassa erano profondamente cambiate, (Il Lavoratore, 6/3(1969, La goccia che ha fatto traboccare il vaso, di Renzo Pascolat). ma la necessità della presenza di organizzazioni che operino in loro difesa e tutela e per Viene portato anche a compimento il processo unitario fra le tre organizzazioni uscite i veri interessi generali della zona resta quantomai attuale. dalla scissione del 1948, e negli anni seguenti verrà costituita nello stabilimento la Fe- derazione Unitaria Lavoratori Chimici. Negli anni Sessanta viene avviata nello stabilimento una produzione che si rivelerà 10. La ripresa del sindacato. Dallo “autunno caldo” ai problemi di oggi strategica e caratterizzerà per molti anni il futuro dell’azienda, ovvero quella di soda – cloro. Lo stabilimento completa progressivamente la sua specializzazione nel settore Negli anni Sessanta, il clima sindacale non era invece cambiato molto all’interno della chimico, di produzione di fibra tessile artificiale. Abbandonata pure la produzione della fabbrica di Torciscosa rispetto al periodo precedente. Una inchiesta condotta da Rino “canna gentile”, una cospicua parte dell’azienda agricola (circa 2.000 ettari) viene di Maddalozzo sul quindicinale Il lavoratore nel luglio del 1967 lo confermava (Il Lavora- contro destinata alla creazione di un pioppeto specializzato, il cui legname verrà ancora tore 28/7/1967 Nel regno di Marinotti). Dall’inchiesta usciva evidenziata l’immagine di utilizzato sino alla fine degli anni Settanta nella fabbricazione, in via di conclusione, del- una fabbrica con bilanci in attivo ed aumento costante della produzione pagata regolar- la cellulosa. La restante parte ospita fino a 1.700 vacche e 1.500 altri capi di bestiame mente da lavoratori “spremuti come limoni”. “Alla SAICI la produzione è in continuo au- che consentiranno la creazione di una rete di latterie, ed un frutteto. Cambiano anche mento anche se la mano d’opera occupata diminuisce – affermava Maddalozzo - (…) A assetti proprietari. Dopo la morte di Franco Marinotti, la fabbrica è gestita per qualche Torviscosa si sono venuti eliminando quasi integralmente, cronometro alla mano, quelli tempo dal figlio Paolo. Nel 1979, i 5.500 ettari dell’azienda agraria vengono acquistati che sono chiamati tepi morti di lavorazione, non esclusi quelli derivanti dalle necessità dal gruppo Ferruzzi. Da questo momento l’unità originaria della fabbrica di Torviscosa per i lavoratori di soddisfare i propri bisogni fisiologici”. Le 45 ore settimanali previste viene definitivamente spezzata, parte agraria e parte industriale hanno proprietà e se- dal contratto potevano repentinamente salire a 60 “con sforzo massacrante”. In fabbrica guono vicende differenti. Nello stabilimento industriale, ora denominato Chimica del esistevano due Commissioni Interne, una per il settore caprolattame e l’altra per la cel- Friuli, prosegue la fabbricazione di caprolattame al toluolo, materia prima per la produ- lulosa, mancava invece una Commissione che rappresentasse i braccianti dell’azienda zione del rajon, secondo procedimenti sviluppati dal centro sperimentale della SNIA di agraria. Restavano attuali le rivendicazioni passate sulla piena libertà sindacale all’in- Cesano Maderno. Viene realizzata pure una linea di produzione di acido solforico ed terno della fabbrica, che ancora veniva ostacolata, sugli organici, sul salario. anche di solfato ammonico, concime chimico che costituisce la base dei fertilizzanti La lotta operaia a Torviscosa riparte qualche anno dopo, in un momento che vedeva azotati utilizzati in agricoltura. Nel periodo fra 1976 e 1980 sono avviate unità produttive grandi lotte sindacali in corso non solo in tutta Italia ma anche in regione. Il 1968 è carat- di Intermedi di Chimica Fine, che utilizzano prodotti della linea del caprolattame. A parti- terizzato dalle manifestazioni sia dei lavoratori dei Cantieri San marco di Trieste, minac- re dall’inizio degli anni Novanta, infine, con la crisi del mercato mondiale della cellulosa ciati di trasferimento, che dei saldatori dei Cantieri di Monfalcone. lotte che interessano e il conseguente crollo dei prezzi, gli impianti di Torviscosa cessano del tutto la linea

282 283 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia 2006 della cellulosa, convertendosi definitivamente in fabbrica chimica a tutti gli effetti con produzioni intermedie e finali per l’industria farmaceutica, cosmetica e delle vernici. Nel 1980 torna a presentarsi il problema dell’occupazione, con i tagli proposti dalla Con- sortium, che aveva nel frattempo rilevato il gruppo SNIA. La Società prevedeva 8.000 licenziamenti nell’insieme degli stabilimenti del gruppo. Decisa è la presa di posizione sindacale: a Torviscosa i bilanci erano sempre stati positivi, ed anzi lo stabilimento friu- lano contribuiva a sanare situazioni più deboli nel resto del gruppo. La FULC propone pertanto un suo progetto alternativo di razionalizzazione interna che non pesava come era stato in precedenza soprattutto sui lavoratori. Nel 1985 la fabbrica viene rilevata dal- la Caffaro di cui la SNIA aveva acquisito il controllo; viene così rafforzata la produzione chimica in particolare dei prodotti derivanti dall’ossidazione del toluene. La specializzazione dello stabilimento nel settore chimico fa nascere problemi nuovi, primo fra tutti quello della salute dei lavoratori, minacciata dall’inquinamento da mer- curio ed anche in parte da amianto. Il problema è ricordato con molti particolari su un documento fatto circolare dell’ANPI di San Giorgio alla fine degli anni Ottanta ed evi- dentemente scritto da qualcuno interno alla fabbrica (L’altra faccia della medaglia. Cen- ni storico – sociali inerenti lo stabilimento della SAICI di Torviscosa nel 50° anniversario della sua entrata in funzione, Agosto 1988). Il documento ricordava il caso di un operaio morto nel 1966 cui il primario aveva diagnosticato una intossicazione da mercurio, che in seguito era stata negata probabilmente dopo l’intervento di alcuni dirigente della SNIA. A questo problema si unisce quello degli scarichi di sostanze tossiche nell’am- biente dibattutissimo in questi ultimi anni. Il sindacato si trova pertanto a gestire una situazione delicatissima, coniugare la lotta all’inquinamento e per la salute dei lavoratori e della popolazione delle aree circostanti la fabbrica con quella dell’occupazione, dei redditi, della salvaguardia di un impianto di cui da alcune parti viene addirittura ventilata la chiusura.

284 285