Bassa Friulana
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia 2006 BASSA FRIULANA Palazzolo dello Stella, 1950: riunione giovanile, presiede Guerrino Ceccotti di Marco Puppini 242 243 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia Bassa Friulana 2006 Movimento contadino ed operaio si trattava talora di minuscole particelle di terra che non consentivano ad una famiglia e organizzazione sindacale nella Bassa Friulana. di vivere. Accanto alle ville proprietarie si trovavano pertanto le case coloniche e dei piccoli contadini, in legno o muratura, umide ed affollatissime, dal pavimento in terra battuta. La parte più misera erano i cosiddetti sottani, che alternavano periodi di lavoro 1. Debiti e sudditanza. i contadini della Bassa prima della “Grande Guerra” come bracciante e giornaliero a lunghi periodi di disoccupazione vissuti in completa mi- seria, lavorando nei campetti di proprietà o nei boschi e prati cosiddetti “comunali”, ciò La regione che viene tutt’ora definita con il termine di Bassa Friulana, è l’ampia re- che ancora restava delle antiche proprietà comuni privatizzate in buona parte nel corso gione pianeggiante, oltre 80.000 ettari di superficie, posta da est ad ovest tra i fiumi dell’Ottocento. Stando ai risultati della rilevazione del 1922, la prima che si svolge dopo Isonzo e Tagliamento, da nord a sud tra la zona delle risorgive ed il mare. Attualmente la fine della prima guerra mondiale e che prende in esame la Bassa nella sua interezza comprende 33 comuni divisi nei due distretti di Cervignano e La tisana. Unita da sempre essendo nel frattempo caduto il confine, il 48% degli attivi in agricoltura era costituito da fitti rapporti economici ed umani, nei primi anni del Novecento era invece divisa in da piccoli e piccolissimi proprietari, oltre la metà dei quali non era però autosufficiente. due parti dal confine di stato italo – austriaco stabilito in seguito ai plebisciti del 1866. La Le famiglie mezzadrili e coloniche rappresentavano oltre un quarto della popolazione bassa centro – occidentale, circa sessantamila ettari posti dal Tagliamento alla linea di totale, ed un ulteriore 16,1% era composto da famiglie bracciantili in senso proprio, i confine che correva tra Palmanova e Cervignano, apparteneva allora al Regno d’Italia, cosiddetti giornalieri. quella orientale, che formava la destra ed il basso bacino del fiume Isonzo, era inve- Le famiglie coloniche erano legate ai proprietari ed alla terra da patti di carattere ce rimasta all’Impero Austroungarico. Nonostante la divisione amministrativa e politica, tradizionale, nella massima parte dei casi stipulati a voce e suggellati dalla tradizionale paesaggio, attività economica e struttura della proprietà agraria, erano in buona parte stretta di mano. La forma più comune era l’affitto misto, che prevedeva il pagamento di simili. Alla vigilia della “grande guerra” prevalevano ancora acque, boschi ed incolti, in una quota fissa di cereali più la metà dei prodotti del soprassuolo, ovvero vino, frutta, particolare nella parte italiana dove scarsa era stata fino ad allora l’attività di bonifica. bozzoli. Il contadino pagava pure una quota in denaro per l’affitto della casa, mentre Per il catasto italiano redatto tra 1910 e 1914, il 44% della superficie agraria era occupa- solitamente il bestiame era suo. Onoranze gratuite e corvees di vario tipo completavano ta da bosco e pascolo, il 17% da incolto produttivo. Il tessuto abitativo era costituito da il quadro; erano la parte più odiosa del patto perché rappresentavano il corrispettivo una fitta rete di piccoli e piccolissimi centri abitati distribuiti in modo disuguale. Gli assi della concessione fatta al colono di tenere quella scorta di animali che gli consentiva principali e maggiormente popolati erano quello trasversale, da oriente ad occidente, un piccolo ricavo, e pertanto ribadivano la sua sudditanza all’agrario. La durata del pat- che univa gli antichi porti fluviali da Cervignano a San Giorgio di Nogaro sino a Latisana, to era annuale, anche se il tacito rinnovo era frequente ed in alcuni casi vi era durata quello che andava da Codroipo a Latisana parallelo al corso del Tagliamento, ed infine triennale. Era il proprietario a decidere quali colture impiantare, la breve durata del patto quello della cosiddetta Stradalta, la via di comunicazione realizzata da Napoleone che faceva sì che il colono non avesse interesse a seguire nuove colture sperimentali che collegava Palmanova a Codroipo. Al di fuori di essi, e principalmente nella zona delle potevano non dare nei primi anni di impianto i guadagni indispensabili a pagare tutti risorgive a nord e nell’area circumlagunare da Marano a Latisana a sud, il territorio era i debiti, e della cui resa nei tempi lunghi poteva beneficiare un’altra famiglia che fosse pressoché spopolato. Al censimento del 1921, nei tre distretti di Palmanova, Latisana subentrata nel fondo. La clausola cosiddetta “a fuoco e fiamma”, infine, prevedeva che e Cervignano solo i tre comuni sede di distretto (ma Latisana comprendeva anche l’at- il colono dovesse sempre pagare la sua quota anche in presenza di eventi ed ostacoli tuale comune di Lignano), quello di San Giorgio di Nogaro (che allora comprendeva gli di carattere straordinario. attuali comuni di San Giorgio, Carlino e Torviscosa) di Aquileia (costituito dagli attuali “Nella maggioranza dei casi – scriveva nel 1882 Morpurgo nella sua relazione sulle comuni di Aquileia, Fiumicello e Terzo di Aquileia), oltreché, di strettissima misura, Var- provincie Nord orientali in occasione della prima Inchiesta Agraria promossa dal Regno mo e Talmassons, superavano i 5.000 abitanti. La popolazione che abitava questa fitta d’Italia – la convenzione tra il proprietario e il coltivatore della terra abbraccia un tempo rete di piccoli paesi viveva quasi esclusivamente dell’attività agricola, del lavoro dei breve, anzi brevissimo e il più corto possibile, giacché non si estende oltre il ciclo delle campi. Un mondo contadino che stava però conoscendo profonde trasformazioni. produzioni di un anno, egualmente la forma in cui la convenzione si assoda è la più La proprietà della terra, da un lato e dall’altro del confine, era fortemente polarizzata, semplice possibile, cioè il patto verbale”. Dal distretto di Latisana “sono felici quei fittaioli divisa tra grandi e grandissime aziende e campetti di pochi ettari. Disseminate nella che in questi anni possono pagare gli affitti al padrone e vivere senza debiti. (…) Dopo pianura, le aziende di centinaia e migliaia di ettari, in mano a famiglie di antica origine il pagamento del fitto, sempre nel distretto di Latisana: “(al contadino restava) appena veneta e friulana, o sempre più spesso a nuovi proprietari di origine lombarda, erano da mantenere la famiglia” (p. 463). Che il contadino avesse debiti col padrone era in dominate dalle grandi ville padronali in stile veneto. Aziende modello esistevano all’ini- ogni modo una consuetudine (p. 379). Non molto frequente era invece l’abitudine di zio del Novecento a Fraforeano di Ronchis, di proprietà della famiglia De Asarta, di ori- cedere alcune grandi aziende in affitto ad uno stontista, un affittuario borghese. Minore gine lombarda, a Chiarmacis, dei conti Pancera de Zoppola ed Ottelio, sul bacino dello incidenza, negli anni in cui Morpurgo effettua la sua inchiesta, aveva pure la mezzadria, Stella dei Cavarzerani, a Castello, a Palazzolo e Precenicco degli Hierschel de Minerbi, che alcuni proprietari cercavano di diffondere giudicandola più conveniente ai propri dei Bignami a San Giorgio. Più numerose erano quelle presenti nel Friuli ex – austria- interessi. La mancanza di scorte, essendo il bestiame e gli stessi attrezzi di proprietà co, ad Aquileia e Fiumicello delle famiglie Tullio e Fior, ad Isola Morosini dei Brunner, dell’agrario, ed il pagamento del debito di compartecipazione rendevano però questa a Perteole dei Chiozza che avevano creato anche l’omonima fabbrica di amido, degli forma di contratto particolarmente malvista dai contadini. Talvolta lo stesso contratto Strassoldo nell’omonimo borgo, dei Colloredo, dei Corinaldi a Torre di Zuino. Accanto colonico misto era definito mezzadria. Vent’anni più tardi, don Eugenio Blanchini, allora alle grandi aziende, esistevano quelle piccolissime a Teor, Palazzolo, Carlino, Ronchis; rappresentate di quel cattolicesimo sociale che nel Friuli italiano, a differenza di quello 244 245 1906 La Cgil e il Friuli Venezia Giulia Bassa Friulana 2006 austriaco, stentava ad affermarsi, troverà le famiglie mezzadrili tenute “in rigorosa ser- pubblicherà sino allo scoppio della guerra (ed anche in seguito) il settimanale Il Lavo- vitù” dagli agenti di campagna (p. 129). ratore Friulano, Gli articoli del settimanale rifletteranno la struttura e la composizione “Una classe numerosa quanto povera che abbonda specialmente nella parte piana del partito in provincia, forte soprattutto tra gli emigranti della regione montana e nelle di questa provincia – scrive sempre Morpurgo - è quella de braccianti, che prendono il manifatture udinesi e pordenonesi, ma debole nella Bassa. La questione contadina nome di sottani (…) diconsi anche uomini d’obbligo (Palazzolo dello Stella) giacché son pertanto troverà una trattazione saltuaria e soprattutto accademica, dal momento che vincolati a prestar lavoro per un certo tempo, otto mesi all’anno (Lestizza) od anche un organizzativamente il sindacato sarà quasi inesistente nelle campagne friulane sino al sol mese (Latisana) con tacita proroga del contratto” in cambio di minuscole particelle primo dopoguerra. di terra. (p.63). I sottani erano una figura mista