La Città E Il Suo Territorio

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La Città E Il Suo Territorio LA CITTÀ E IL SUO TERRITORIO ATTI DEL SETTIMO CONVEGNO DI STUDI SULLA MAGNA GRECIA TARANTO 8-12 OTTOBRE 1967 L'ARTE TIPOGRAFICA NAPOLI MCMLXVIII Questo volume che raccoglie gli Atti del settimo convegno di studi sulla Magna Grecia, svoltosi a Taranto dal 3 al 12 ottobre 1967, è pubblicato a cura del Centro Studi sulla Magna Grecia dell'Università di Napoli e dell'Ente provinciale per il Turismo di Taranto. 4 S P R E S E N T A Z I O N E Per motivi del tutto indipendenti dalla buona volontà dei più direttamente responsabili della pubblicazione degli Atti di questi Convegni, il prof. A. Stazio e la sua gentile Signora, questo volume del VII Convegno esce con qualche anno di ritardo sul previsto. Nonostante ciò non dubito che esso incontrerà egualmente l'interesse e il favore degli studiosi. Non solo perché esso viene a costituire, con i volumi precedenti e con quelli che seguiranno, come una specie di corpus di studi sulla Magna Grecia, ma perché l'argomento stesso che ne è il principale soggetto è di quelli che maggiormente si prestano a considerazioni ed approfondimenti assai più ampi di quelli che poterono essere affrontati e prospettati nelle brevi relazioni tenute nel corso della riunione. Più degli altri, già altra volta trattati, questo argomento si presenta come un prisma dalle molte facce, onde può offrire materia di ricerca a studiosi di molte e diverse discipline. Il rapporto fra città (πόλις) e territorio (χῶρα) è un rapporto di topografia, non meno che di carattere giuridico, soprattutto per ciò che riguarda la proprietà fondiaria; è un rapporto che ha aspetti sociali, etnici, religiosi. Le relazioni del Lepore e del Vallet non potevano che adombrare alcuni di questi aspetti, mentre il Condurachi portò ad opportuno confronto con il fenomeno quale si avverò nella Magna Grecia, la sua vasta esperienza della colonizzazione greca nel Ponto Eusino: è ovvio che alla sua relazione sarebbe stato augurabile, se ve ne fossero stati possibilità e tempo, che se ne affiancassero altre consimili riguardanti altre regioni del Mediterraneo alle quali parimenti si estese la colonizzazione greca. Non credo nemmeno che, per il ritardo al quale ho già accennato, abbiano perduto interesse le rassegne archeologiche che, come di solito, seguirono alla trattazione del tema principale, sia perché delle scoperte allora segnalate, o almeno di alcune di esse, non è comparsa forse finora altra più ampia notizia, sia perché comunque si avrà qui, di ognuna di esse, la prima più immediata visione che il fortunato scopritore ne ebbe ed è noto che assai spesso tale prima impressione è, se non la più completa, la più prossima alla verità. Presentando questo volume non posso lasciare di ricordare le manifestazioni collaterali che accompagnarono il VII Convegno: la mostra del materiale ceramico rinvenuto nelle necropoli del territorio tarantino; la mostra dei reperti sottomarini, organizzata nel Castello di Taranto in collaborazione con il Comando Marina militare e con l'Università di Pennsylvania, la mostra dei Micenei in Italia, fatta oggetto di particolare attenzione dai partecipanti al Congresso internazionale di Micenologia che era stato tenuto a Roma nei giorni immediatamente precedenti il Convegno tarantino, il quale si concluse con una cerimonia altamente significativa: il conferimento, per la prima volta, della medaglia che la famiglia del compianto ing. A. R. Cassano ha voluto che annualmente venisse assegnata a ricordo del benemerito promotore dei convegni tarantini, a enti o studiosi particolarmente legati agli studi sulla 6 Magna Grecia: per essa era stata designata dal Comitato organizzatore del Convegno la Società Magna Grecia, fondata da U. Zanotti Bianco e rappresentata alla riunione dalla Sig.ra Paola Zancani Montuoro. Non mi resta da ultimo che ringraziare a nome del Comitato quanti particolarmente si sono resi benemeriti della pubblicazione di questo volume, in primo luogo il prof. A. Stazio e la sua Signora, sempre vigili e dinamici organizzatori dei Convegni, poi l'Ente Provinciale del Turismo di Taranto e il Centro Studi sulla Magna Grecia dell'Università di Napoli, che hanno finanziato la pubblicazione. PIETRO ROMANELLI LA CONFERENZA INAUGURALE R. CANTARELLA Ἡ ΜΕΓΑΛΗ ἙΛΛΑΣ* Ci proponiamo, in questa ricerca, di riprendere in esame i problemi relativi alla denominazione geografica «Magna Graecia»: problemi che, a nostro avviso, non sono stati del tutto risolti o chiariti, pur da recenti studi, e che perciò meritano di essere più attentamente considerati e meglio approfonditi, anche se non sarà possibile dare risposte esaurienti ai numerosi quesiti connessi con tale denominazione. Il problema presenta tre aspetti, che si possono configurare come segue: 1) perché è sorta la denominazione: che equivale a chiedersi quale è il suo significato originario esatto; 2) dove precisamente è sorta, cioè in quale zona della Magna Grecia; e da parte di chi; 3) e, infine, in quale epoca. Sebbene, in realtà, i tre quesiti si intreccino e siano inscindibili, noi pensiamo che, nella successione proposta, essi si illuminino meglio fra di loro, per preparare, e proporre una probabile soluzione. La più recente trattazione a me nota dell'argomento, di Santo * Questa relazione, nelle more della pubblicazione nel presente volume, è già apparsa nella Rassegna Pugliese. Mazzarino1, riprende in esame la questione succintamente, ma con molto acume e con grande dottrina, proponendone una nuova soluzione. E, quanto al primo quesito, lo pone in termini di estensione territoriale, rapportata, naturalmente, a quella della Grecia propria, escludendo «una valutazione d'ordine economico-sociale». Afferma infatti il Mazzarino (p. 236): «La “Grande Grecia” non è tale perché economicamente più fiorente e culturalmente più significativa dell'Ellade; né mai alcuno fra i Greci d'età arcaica o classica, in Italia o tanto meno altrove, l'avrebbe ritenuta tale. Essa è detta “Grande Ellade” allo stesso modo in cui il Mar Mediterraneo è detto da Ecateo “Grande Mare” perché più esteso ed ampio, poniamo, del Ponto. Vale a dire, quando il termine fu la prima volta coniato, “Grande Ellade” si presentava come più estesa e più ricca di ampie chôrai (territori), che l’ “Ellade” non fosse». Ad altre cause invece, se pur con formulazioni non sempre perspicue, aveva ricondotto le origini della denominazione la precedente storiografia magno-greca e greca: ricordiamo K. J. Beloch2 (la nuova terra schiude all'attività greca un campo molto più vasto rispetto alla piccola e ristretta madrepatria); G. Glotz3 («tout ici est plus grand que là bas», culture, pascoli, città, opulente campagne); E. Ciaceri4 (contro l'interpretazione «materialistica», attribuisce piuttosto l'origine del nome allo splendore della civiltà 1) Il pensiero storico classico (voll. III, Bari 1966), I p. 235-237. 2) Griechische Geschichte I, 12, Berlin 1924, p. 236. 3) Histoire grecque, I, Paris 1925 p. 189. 4) Storia della Magna Grecia, Roma-Napoli, II2 (1944, 19271) p. 188-206 [libro I, cap. VI: La denominazione di Magna Grecia (VI sec. a.C.)]. Lo sviluppo della denominazione M. G. è legato a quello del nome Italia (p. 189). Confuta tuttavia (p. 189 sg.) la tradizione antica, che attribuiva lo splendore della civiltà magno-greca al pitagorismo e quasi identificava (soprattutto Cicerone) la M. G. con la patria di Pitagora: la grande civiltà magno-greca è anteriore al pitagorismo. 12 italiota nel sec. VI); H. Bengtson5 (riprende gli argomenti del Beloch); per 6 G. Devoto il termine è nato e si chiarisce in senso negativo rispetto alla madrepatria. Queste pur diverse teorie sull'origine della denominazione hanno tuttavia, e tutte, un elemento comune: il presupposto, esplicitamente espresso o implicitamente sottinteso, che il termine sia nato da un rapporto, da un paragone (non importa sotto quale punto di vista) con la Grecia propria. E fermiamoci per ora a questa constatazione, sulla quale avremo a ritornare. Circa il secondo punto, e cioè sulla zona d'origine della denominazione, non abbiamo alcun dato obiettivo, e quindi i pareri degli storici divergono ancor più. Ma anche noi riteniamo probabile e verisimile la tesi, sostenuta ad esempio dal Ciaceri7: il nome, nato nella regione bagnata dall'Ionio, ove sorgevano le città di Sibari a Siri, Crotone a Locri, si venne ampliando, di conserto con l'ampliarsi del nome «Italia», per estendersi poi rapidamente a S. fino a Reggio e a N. fino a Taranto8. E anche quanto agli autori, 5) Griechische Geschichte, München 1950 (19653, che non ho sotto mano) p. 87. 6) Due millenni di storia linguistica italo-greca, in Greci e Italici in Magna Grecia. Atti I Convegno Studi sulla Magna Grecia 1961, Napoli 1962 p. 119-135; cfr. p. 124. 126: grande non soltanto per l'estensione rispetto alla madrepatria; «Il termine ‘Grande Grecia’ si definisce soprattutto in forma negativa: quello che non va bene né per la Grecia di origine né per la Sicilia». Cfr. anche S. FERRI, in Atti II Convegno etc., Napoli 1963 p. 186 (nome «Magna Grecia», citato la prima volta in Polibio, risale certamente all'epoca di Pitagora); E. LEPORE, ibid. p. 217 (bibliografia più recente, anche sulla iscrizione col decreto proveniente da Sibari e trovata a Olimpia); D. MUSTILLI, Civiltà della Magna Grecia, in Atti III Convegno etc., Napoli 1964 p. 5-47; cfr. p. 5 sgg. (designazione nata già nella prima metà del sec. VI, forse derivante dalla fama che raggiunsero le dottrine pitagoriche; e forse nata in epoca ancor più lontana cioè dai racconti di coloro, che per primi approdarono in queste terre, fatti ai connazionali in patria); p. 36 (bibliografia critica della denominazione). 7) Op. cit. II p. 189. 8) Contro questa tesi, sostenuta dal Ciaceri già nella prima edizione (1927), aveva polemizzato A. MOMIGLIANO, in Bull. Fil. Class. 36 (1929) p. 47 sgg., sostenendo che 13 per così dire, del nome, le opinioni sono varie. Ed. Meyer9 ripropose brevemente la questione già dibattuta dai nostri antiquari e storici del sec.
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