Alcune Osservazioni Sul Commento Di Eduard Norden Al Libro VI Dell’Eneide

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Alcune Osservazioni Sul Commento Di Eduard Norden Al Libro VI Dell’Eneide «EIKASMOS» XXVI (2015) Alcune osservazioni sul commento di Eduard Norden al libro VI dell’Eneide Nella filologia classica dell’età contemporanea vi sono dei commenti che raggiungono livelli di riconosciuta eccellenza nella storia dell’interpretazione di un testo: basti menzionare il commento di Wilamowitz all’Eracle di Euripide o quello di Fraenkel all’Agamennone di Eschilo. Habent sua fata libelli. Gli studi hanno percorso la loro strada e oggi è possibile avere un certo distacco nei con- fronti di queste opere. Un ‘certo’ distacco: infatti in esse si avverte l’incarnazione del principio di autorità. Anche se Fraenkel presenta il suo lavoro come una ri- proposizione delle antiche edizioni cum notis variorum, di fatto si sente che parla come qualcuno che ha autorità. Lo stesso si può dire del commento di E. Norden al VI libro dell’Eneide1. Norden si era occupato a lungo di Virgilio. Come l’Antike Kunstprosa ha se- gnato il suo periodo a Greifswald, così il commento al VI dell’Eneide è il lavoro principale della sua permanenza a Breslavia. Vi aveva preso servizio come ordinario (per tutto il campo della filologia classica, con particolare riferimento al latino) a partire dal 1.4.1899 in qualità di successore di R. Foerster, e vi rimase fino al momento in cui passò a Berlino, nell’aprile 1906. Nella città della Slesia si trovò senz’altro bene e conobbe studiosi con cui ebbe rapporti scientifici e di amicizia per tutta la vita: F. Skutsch, C. Cichorius, R. Wünsch e soprattutto F. Jacoby; tra gli studenti gli fu particolarmente vicino K. Ziegler. Di questi, lo studioso rin- graziato con maggior calore nella prefazione alla prima edizione del commento è R. Wünsch, morto in Polonia nel corso della Prima Guerra Mondiale, che viene ricordato per la sua profonda conoscenza della storia delle religioni. Norden si era assunto il compito della stesura del commento per la serie diretta da G. Kaibel, «Sammlung wissenschaftlicher Commentare», all’indomani della pub- blicazione della Kunstprosa, come si può leggere nella sua lettera a H. Usener del 29.5.18982. Del libro VI si era occupato, anche a fini didattici, già nel suo periodo 1 Sul commento di Norden si ha ora una trattazione, utile e avvincente, in appendice al monumentale commento di N. Horsfall al VI dell’Eneide, Berlin-Boston 2013, 645-654; alle pp. 645s. n. 3, ampia bibliografia su E. Norden. 2 «Für Kaibel’s Sammlung habe ich Vergil Buch VI übernommen, wobei ich mich dunkel an die Interpretation in Ihrem Proseminar 1886 erinnere. Bevor ich es veröffentliche, hoffe ich noch Gelegenheit zu haben, Sie mündlich um Darlegung der Gründe zu bitten, durch die Sie, wie ich mich zu erinnern glaube, bestimmt wurden, Spuren der Nichtvollendung auf dem Wege der Interpretation zu ermitteln. Wo ich das bisher unternommen habe, hat sich mir das Prinzip 374 GALASSO a Strasburgo (lettera del 9.11.1892 a Usener)3, e nelle Vorlesungen sull’Eneide del semestre invernale 1894/1895 potrebbe avere posto un particolare accento sul VI libro4. Inoltre, stando alle notizie che vengono da Frau Norden, nell’inverno del 1897 a Greifswald egli aveva tenuto Damenvorträge, presentando, tra l’altro, brani virgiliani da lui tradotti5. Accanto a questi dati, possiamo menzionare tutta una serie di lavori, che precedono e accompagnano l’elaborazione del commento: vanno dalle indagini sull’apocalittica all’importante saggio complessivo Vergils Aeneis im Lichte ihrer Zeit6. La riflessione specificamente sul VI libro durava anch’essa da lungo tempo: già nel 1893 Norden aveva scritto sulla composizione e le fonti del VI dell’Eneide7, e altri Vergiliana seguirono nel 1894 e 18998; sono studi dedicati anche alle questioni storico-religiose, e nel medesimo àmbito rientra Die Petrus-Apokalypse und ihre antiken Vorbilder9. Fin dall’inizio dunque appare chiaro l’interesse per i problemi di storia delle religioni, senza che questi trovino per il momento una corrispondenza adeguata nelle pubblicazioni. In séguito i frutti di questo studio emergeranno con evidenza nell’introduzione del commento, che è dedicata esclusivamente all’escatologia del libro VI e alle sue fonti. L’opera rientra dunque pienamente, anche da questo punto di vista, in quello che sarà uno dei filoni centrali delle ricerche di Norden10. schließlich als unhaltbar gezeigt, was aber vermutlich darauf beruht, daß ich es nicht von der richtigen Seite angefaßt habe» (W.A. Schröder, Der Altertumswissenschaftler Eduard Norden (1868-1941). Das Schicksal eines deutschen Gelehrten jüdischer Abkunft, Hildesheim-Zürich- New York 2001, 126). 3 Cf. Schröder, o.c. 106s. 4 Cf., anche per le lettere, Schröder, o.c. 18. 5 Cf. E. Mensching, Nugae zur Philologie-Geschichte, VI. ,Erinnerungen an Eduard Nor- den‘ und andere Beiträge, Berlin 1993, 19. 6 «Neue Jahrbücher» VII (1901) 249-282 e 313-334 (= Kleine Schriften zum klassischen Altertum, Berlin 1966, 358-421). Ora è tradotto da M. Martina, con prefazione di A. Perutelli, in «Lexis» XVII (1999) 259-302. 7 Vergilstudien, «Hermes» XXVIII (1893) 360-406 (Die Nekyia; ihre Composition und Quellen) e 501-521 (Einiges über die Aeneisausgabe des Varius: 501-514; Zur Aeneis VI 621- 624: 514-521). 8 Ein Panegyrikus auf Augustus in Vergils Aeneis, «RhM» n.F. LIV (1899) 466-482 (= Kleine Schriften cit. 422-436). L’articolo è particolarmente notevole, in quanto esemplifica bene la capacità di analisi retorica in senso tecnico, che caratterizzerà il commento; a questo si aggiunge l’interesse per argomenti storico-religiosi e la loro veste formale. Per completezza ricordo anche Das Alter des Codex Romanus Vergils, «RhM» n.F. LVI (1901) 473s. (= Kleine Schriften cit. 437s.). 9 Beilage 98, «Allgemeinen Zeitung» CVII (1893) 1-6 (= Kleine Schriften cit. 218-233, unico contributo di Norden pubblicato in una sede non specialistica). Il tema era allora d’attualità: del 1894 è la recensione al libro di A. Dieterich, Nekyia. Beiträge zur Erklärung der neuentdeckten Petrusapokalypse, Leipzig 1893, nelle «Göttingische Gelehrte Anzeigen» (1894) 249-255. A un’osservazione di Dieterich risponde Zur Nekyia Vergils, «Hermes» XXIX (1894) 313-316. 10 In questo sarà stata decisiva l’influenza di H. Usener e di A. Dieterich: cf. W. Burkert, Alcune osservazioni sul commento di Eduard Norden al libro VI dell’Eneide 375 Il commento esce nel 190311, lo stesso anno, come è noto, della Virgils epische Technik di Heinze. È un annus mirabilis per gli studi virgiliani, non solo in Ger- mania, dove la valutazione di Virgilio era all’epoca piuttosto bassa, diversamente da quanto avveniva in Inghilterra o in Francia. Proprio questa situazione, però, fu all’origine di un rinnovamento metodologico forte, mentre negli altri Paesi ci si mantenne al livello del gusto e della critica letteraria. Il commento di Norden si colloca all’interno di una collana innovativa, quella diretta da G. Kaibel per la Teubner12, dove sono stati pubblicati contributi di prima importanza: il commento all’Elettra di Sofocle a cura dello stesso Kaibel (1896), quello al III libro di Lucrezio ad opera di R. Heinze (1897)13, e quello all’Aetna di S. Sudhaus (1898)14. Nei criteri della collana doveva esserci una certa libertà, visto che ci sono differenze signifi- cative. Si tratta, tuttavia, di lavori che hanno un andamento discorsivo e, anche laddove il commento è organizzato per lemmi, prevale in ogni caso il senso della totalità dell’opera. Esemplare da questo punto di vista è quello di Kaibel, destinato ad accompagnare la lettura e non ad essere un’opera di consultazione o un commento-repertorio: ad esempio, non vi sono continue e dettagliate indicazioni bibliografiche. Un’altra libertà risiede anche nel fatto che, nella sostanza, non c’erano limiti di lunghezza, diversamente da quanto avveniva di necessità con i testi con le note a pie’ di pagina. Nella sua prefazione all’Elettra di Sofocle, Kaibel illustra la propria concezione del commento, la cui funzione è quella di intendere appieno l’arte di un poeta. Polemizza nei confronti di chi ha cercato l’emendazione ad ogni costo (p. V), che avrebbe assai danneggiato Sofocle, laddove l’obiettivo dell’interprete dovrebbe essere la comprensione dell’opera nella sua organicità. Nel commento, poi, Kaibel presenta i problemi che per il poeta nascevano dall’azione drammatica, rivivendoli per così dire dall’interno e considerando lo sviluppo della tragedia come una serie di ostacoli posti e superati. Il commentatore accompagna il lettore, gli fa avvertire la pertinenza e il senso di ogni singolo elemento del testo. Spesso il procedimento è concettualmente, in fin dei conti, quello della parafrasi: vengono analizzati Antichità classica e cristianesimo antico. Problemi di una scienza comprensiva delle religioni, trad. it. Cosenza 2000 (ed. or. Berlin 1996), 36-38, che offre anche un quadro generale, par- ticolarmente sintetico e lucido, delle problematiche storico-religiose dell’epoca, specialmente alle pp. 36-44. A proposito degli interessi e degli studi storico-religiosi di Norden, molto utile l’introduzione (Per un bilancio di Agnostos Theos) di Chiara Ombretta Tommasi Moreschini alla sua traduzione di Agnostos Theos, Brescia 2002. 11 È dedicato a F. Leo; nelle edizioni successive alla prima, alla memoria. 12 Per il significato di Kaibel per Norden, cf. E. Mensching, Nugae zur Philologie-Geschichte, V. Eduard Norden zum 50. Todestag, Berlin 1992, 29-31; cf. infra n. 33. 13 Kaibel dovette avere una qualche importanza anche per il libro virgiliano di Heinze, dato che a lui è dedicato. 14 È l’unico dei quattro, oltre a quello di Norden, a presentare una traduzione, in prosa. L’edizione ha goduto di scarso credito per il suo conservatorismo (cf. F.R.D. Goodyear, Aetna, Cambridge 1965, 18s.), ma di fatto è lo stesso atteggiamento verso il testo che trova espressio- ne nel lavoro di Kaibel, con l’accento posto sull’esegesi e sull’individuazione delle intenzioni dell’autore.
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