<<

LuganoInScena Cinergia Piazza Bernardino Luini 2 CH 6901 Lugano Convergenze tra Cinema, Teatro e Musica T +41(0)58 866 4273 Dal 14 marzo al 25 aprile 2018, Sala 4 LAC [email protected] www.luganoinscena.ch

Jacopo Quadri: fra cinema e teatro

Montatore e regista, Jacopo Quadri, dopo gli studi scientifici si diploma in Montaggio al Centro Sperimentale di Cinematografia nel 1987. Firma il montaggio di più di ottanta lungometraggi, da Morte di un matematico napoletano di Mario Martone, Gran premio della Giuria al festival di Venezia nel 1992, a Fuocoammare di Gianfranco Rosi, Orso d’oro al Festival di Berlino 2016. Collabora con i principali protagonisti della scena internazionale - tra gli altri: Bernardo Bertolucci, Paolo Virzì, Marco Bechis, Zhang Yuan, Apichatpong Weerasethakul, Francesca Archibugi, Daniele Ciprì e Franco Maresco, Laura Bispuri, Stefano Mordini, Roberta Torre, Mohammed Soudani, Alessandro Rossetto. Vince il David di Donatello per Teatri di guerra di Mario Martone, il Premio Condor in Argentina per Garage Olimpo di Marco Bechis, il premio FICE per Sacro GRA e Piccola Patria, il Premio Perpignan come miglior montatore per Fuocommare nel 2016. Ha vinto per 6 volte il Premio Ciak d’oro per L’assedio, Garage Olimpo, L’odore del sangue, The Dreamers, Noi credevamo e Fuocoammare che entra nella cinquina dei Premi Oscar 2017 come miglior film documentario. Nel 2016 cura la supervisione al montaggio di Vita agli Arresti di Aung San Suu Ky di Marco Martinelli. Dal 2012 dirige la Ubulibri, casa editrice di pubblicazioni sulle arti del palcoscenico, con cui produce i suoi film sul teatro La scuola d’estate, Il paese dove gli alberi volano e il cortometraggio Molly Bloom, 2016, regia di Chiara Caselli, presentato a Orizzonti, 73. Mostra del cinema di Venezia.

Regie cinematografiche: Statici, 1994-1997, cortometraggi sperimentali, 54. Mostra del cinema di Venezia. Marisa, 2000, cortometraggio, 57. Mostra del cinema di Venezia, IFFR Rotterdam, 26. Toronto International film festival. Saharawi- voci distanti dal mare, 1997 (co-regia con Antonietta De Lillo e Patrizio Esposito), documentario. La terra trema, 1998 (co-regia con Mario Martone), documentario di materiali di archivio, 55. Mostra del cinema di Venezia. Un posto al mondo, 2000 (co-regia con Mario Martone), documentario, 53. Festival del film Locarno, IFFR Rotterdam. La scuola d’estate, 2014, documentario, vincitore del Premio speciale Nastri d’Argento 2015 e del Premio Libero Bizzarri, 32. Torino film festival, IFFR Rotterdam, Doclisboa ’15, 20. Jihlava IDFF

Il paese dove gli alberi volano, 2015 (co-regia con Davide Barletti), documentario, presentato alle Giornate degli autori della 72. Mostra del cinema di Venezia. Lorello e Brunello, 2017, Premio Cipputi, Festival di Torino 2017.

Mercoledì 14 marzo ore 15:00

La terra trema - co-regia con Mario Martone (1998, 90’) Un film di montaggio che racconta un pezzo di storia italiana, l'Italia dei terremoti. Due registi, Jacopo Quadri e Mario Martone, raccontano l'Italia dei terremoti, per restituire - dalla notte del 15 gennaio 1968 in Sicilia al 6 maggio 1976 in Friuli , al 23 novembre 1980 in Campania e in Basilicata - immagini di disperazione ma anche di speranza.

Statici (1994-1997)

Marisa (2000, 8’) Dedicato alla madre del regista, Marisa Rusconi, scomparsa l’anno precedente. L'ossatura del film è costituita dall'utilizzo di filmati dell'archivio RAI di argomento migratorio uniti a frammenti di filmati in Super 8 girati dal padre Franco Quadri e da immagini e suoni registrati dal regista negli ultimi mesi di vita della madre.

ore 17:00

Un posto al mondo - co-regia con Mario Martone (2000, 82’) Una Roma di luoghi, volti, microstorie quotidiane quali quelle che si incrociano velocemente in strada, nella metropolitana, ai semafori, ai tavolini dei caffè, le storie di chi è arrivato qui cercando appunto un diverso "posto al mondo", che si è lasciato tutto alle spalle e che nella maggior parte dei casi senza permesso di soggiorno continua a vivere una condizione di assoluta precarietà. Sono gli africani, gli asiatici, chi viveva nel Kosovo o nella ex-Jugoslavia, tutti coloro che sbarcano quotidianamente e che, se non nelle tragedie, dopo non fanno più notizia anche se esistono e pian piano stanno diventando una componente vitale e importante dell’Italia.

ore 19:00

Lorello e Brunello (2017, 85’) Premio Cipputi, Festival di Torino 2017 In quattro parti, dall’estate alla primavera, il film segue per un anno la vita di due gemelli Biondi e dei vicini di podere, un giorno dopo l'altro, a mungere e vegliare, con la minaccia dei lupi che stanno ripopolando le macchie, le albe, la polvere, i recinti, il fieno, le morti e le nascite, gli animali. Lorello e Brunello Biondi, gemelli, vivono da soli nel podere dove sono nati ai Pianetti di Sovana, in Maremma, una campagna dura e ventosa. Il lavoro, senza mai un giorno di pausa, è una condizione naturale che non si mette in discussione. Eppure sono in perdita, così non ce la fanno: hanno 400 pecore e 100 ettari di terra, ma il latte vale sempre meno e il grano peggio. Vedono prosperare intorno a loro l’economia dei grandi viticoltori oggi proprietari del latifondo, sconfitto un secolo fa dai loro nonni.

2

Altri Biondi sono i protagonisti con Lorello e Brunello di questa storia contemporanea: Ultimina, che li ha visti nascere e accompagna i loro mille lavori, Giuliano che non riesce a governare i maiali, sua mamma Wilma che vorrebbe ribellarsi a quella miseria. E ogni sabato Mirella, la fidanzata rumena di Brunello che lavora in un paese vicino, cucina e pulisce, ma non può fermarsi a dormire. ore 21:30

Saharawi - Voci distanti dal mare - co-regia con Antonietta De Lillo e Patrizio Esposito (1997, 60’) Un progetto documentario realizzato da Antonietta De Lillo, Patrizio Esposito, Jacopo Quadri, con la collaborazione di Mario Martone e altri cineasti. Una testimonianza di partecipazione etica e morale alla tragedia di un popolo africano, senza patria sconosciuto e dimenticato ai più.

Giovedì 15 marzo ore 11:00

Il paese dove gli alberi volano - co-regia con Davide Barletti (2015, 90’) Nella silenziosa provincia danese si preparano i festeggiamenti per i cinquant’anni dell’Odin Teatret, la compagnia teatrale di ricerca che, sotto la guida di Eugenio Barba, ha cambiato le coordinate dello spettacolo del secondo Novecento alimentando il proprio alfabeto attraverso le culture sceniche del mondo. Ed è dalle più diverse latitudini del pianeta – Kenia, Bali, Brasile, India, e anche Europa – che arrivano nella città di Holstebro squadre di bambini, ragazzi e artisti chiamati a dare energia con acrobazie, musiche e voci a un evento corale, sotto lo sguardo impetuoso del regista dai piedi scalzi e dai capelli bianchi. L’Odin Teatret non è solo una compagnia, è una comunità allargata e atemporale, è flusso visionario e quotidianità irriducibile, è un intrico di umanità selvatiche di cui questo film scruta con tenerezza la costanza, le intuizioni, i paradossi e gli orizzonti. Attori che sono anche muratori- sarti-organizzatori, un sindaco postino-intellettuale, una fattoria prestata al teatro e un regista saldatore-boscaiolo hanno dato vita nel corso di mezzo secolo a un sodalizio tra visione politica e valore universale dell’arte. La preparazione di questa festa – che innesta ritmi tribali e classicità occidentali nella divertente ricerca di una lingua comune – invoca la possibilità del teatro di miscelare cielo e terra, tra falò rigenerativi e alberi che volano.

ore 15:00

La scuola d’estate (2014, 86’) Il racconto della scuola "Centro Teatrale Santacristina", aperta nel 2002 in Umbria da Luca Ronconi, maestro della scena contemporanea scomparso poco tempo prima dell’uscita del film. Uno spazio in cui accogliere giovani attori e attrici e attivare il più libero dei cortocircuiti teatrali, svincolato da ogni condizionamento e scadenza produttiva.

3

Fanny & Alexander: l’altro mondo

Bottega d'arte fondata a Ravenna nel 1992 da Luigi de Angelis e Chiara Lagani ai quali si aggrega nel 1997 Marco Cavalcoli. Realizza spettacoli teatrali e musicali e produzioni video e cinematografiche, installazioni, azioni performative, mostre fotografiche, convegni e seminari di studi, festival e rassegne. Tra i suoi lavori si ricordano il ciclo dedicato al romanzo di Nabokov Ada o ardore e vincitore di due premi Ubu; il progetto pluriennale dedicato a Il Mago di Oz (2007-2010) e l’affondo dedicato alla retorica pubblica con le serie dei Discorsi per indagare il rapporto tra singolo e comunità. Nel 2015 Fanny & Alexander cura regia, allestimento e costumi dell'opera Die Zauberflöte - Il flauto magico di W.A. Mozart commissionata dal Teatro Comunale di Bologna. Tra gli ultimi lavori To be or not to be Roger Bernat, spettacolo che anticipa il futuro progetto sull’Amleto, SMER. The riot of seduction, opera di teatro musicale che ha debuttato a marzo 2017 in Belgio e Da parte loro nessuna domanda imbarazzante (2017), spettacolo che anticipa il progetto Amica Geniale che debutterà nell’estate 2018 al Napoli Teatro Festival e poi a Ravenna Festival.

Giovedì 15 marzo ore 17:00 L’altro mondo: la poetica di Fanny & Alexander tra cinema e teatro Incontro con Luigi de Angelis e Chiara Lagani ore 19:00 Carta bianca a Fanny & Alexander Proiezioni sorpresa con interventi e commenti di Luigi de Angelis e Chiara Lagani

Socìetas Raffaello Sanzio: la tecnologia dell’occhio

Romeo Castellucci è un regista, creatore di scene, luci e costumi, noto in tutto il mondo per aver dato vita a un teatro fondato sulla totalità delle arti e rivolto a una percezione integrale dell’opera. Autore di numerosi saggi teorici, la sua scrittura scenica ribalta il primato della letteratura, facendo del teatro una complessa forma d’arte espressa in un linguaggio comprensibile come la musica, la scultura, la pittura o l’architettura. Le sue messe in scena sono state prodotte dai più prestigiosi teatri, festival e centri d’arte del mondo, e presentate in oltre cinquanta paesi. I più importanti teatri d’opera internazionali hanno inoltre presentato le sue pluripremiate regie, tra le quali Parsifal (2011), Orphée et Eurydice (2014), Moses und Aron (2015), Jeanne d’Arc au bûcher (2017), Tannhäuser (2017). Insignito del titolo di Chevalier de l’ordre des Arts et des Lettres nel 2002, è stato Direttore della Biennale di Venezia Teatro nel 2005 e Artista associato del Festival d’Avignon nel 2008. Il Leone d’oro alla carriera della Biennale di Venezia 2013 e il “Portrait Biennale”, che il Festival d’Automne di Parigi gli ha dedicato nel 2014 e nel 2015, lo consacrano in via definitiva come uno dei maggiori artisti del nostro tempo.

Piersandra Di Matteo, studiosa, dramaturg e curatrice nel campo delle arti performative. È docente di Regia all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Per i suoi studi dedicati alla voce ha tenuto conferenze e seminari a Hong Kong, Singapore, Londra, Shanghai, Montréal, Amsterdam, Philadephia. Da anni è la più stretta collaboratrice teorica di Romeo Castellucci. È curatrice per Emilia Romagna Teatro di Atlas of Transitions, Creative Europe (2017-2020). Attualmente è visiting scholar al The Graduate Center/CUNY di New York.

4

Giovedì 22 marzo ore 16:00 Rovesciare i proprio occhi a cura di Piersandra Di Matteo

Segue la proiezione di:

Epopea della Polvere, 1992-1999, 100 min.

Amleto, la veemente esteriorità della morte di un mollusco, 1992 Orestea (una commedia organica?), 1995 > 2015 Giulio Cesare, 1997 Genesi. From the museum of the sleep, 1999

Epopea della Polvere, percorso di ricerca sviluppato negli anni ’90, è per Romeo Castellucci e la Socìetas Raffaello Sanzio un momento di radicale ripensamento della tradizione del dramma occidentale. Mettendo in questione il teatro come mera illustrazione del testo, si assiste a un affondo totale e rigoroso nei grandi classici del teatro occidentale. Amleto, la veemente esteriorità della morte di un mollusco (1991) tesse insospettabili analogie tra i tratti clinici dell’autismo infantile e i turbamenti, la solitudine angosciosa e la ferita esistenziale del personaggio shakespeariano. Orestea (una commedia organica?) (1995) – rallestito a 20 anni di distanza – fa deragliare la parola eschilea su una linea che congiunge Alice di Lewis Carroll e Umpty-Dumpty, nella traduzione di Antonin Artaud. Giulio Cesare (1997), ispirato all’omonima tragedia di Shakespeare, indaga l’impero della retorica, il discorso votato alla persuasione, l’ossessione per la statua, incorniciando un vero e proprio dramma della voce. Genesi. From the museum of sleep (1999) penetra nel primo libro della Bibbia attraverso la lente del suo più estremo rovescio: Auschwitz.

ore 19:00 L’occhio e lo sguardo, 2006-2014, 55 min.

Hey girl!, Festival d’Automne, Paris, 2006 Sul Concetto di volto nel Figlio di Dio, Theater der Welt, Essen, 2010 Io penso, Taipei Arts Festival, Taipei, 2010 The Phenomenon called I, Tokyo Festival, Yumenoshima, 2011 Le Sacre du Printemps, Ruhrtriennale, Duisburg, 2014

L’occhio e lo sguardo è composto dagli estratti di alcune recenti creazioni di Romeo Castellucci. Lo spettacolo Hey girl! si incardina nel flusso gestuale e iconografico di una presenza femminile abitata da figure d’altrove, sospesa fra sogno, veglia. Sul Concetto di volto nel Figlio di Dio, dispone una triangolazione di sguardi in cui tra la gigantografia del Salvator Mundi di Antonello da Messina e lo spettatore convergono nell’ immerdarsi iperbolico di un vecchio padre incontinente, elevando l’abiezione del corpo a sublime interrogazione sull’uomo e sulla sua caducità. Lo shock estetico dell’installazione Io penso fa perno sull’antico conflitto dell’uomo con la natura, risvegliando l’enigma della sua muta potenza. Ideata en plein air per un’isola della baia di Tokyo, The Phenomenon Called, attraverso una controllata dinamica di partecipazione e distanziamento, crea immagini catastrofiche che toccano le fibre profonde di una comunità segnata dalla tragedia dello tsunami. Le Sacre du Printemps dispiega una danza molecolare di 30 tonnellate di polvere di ossa animale prodotta a

5

livello industriale per la fertilizzazione agricola, legandola intimamente agli ostinati statici e agli accenti dinamici della musica di Igor Stravinskij.

Venerdì 23 marzo ore 17:00 The Act of Seeing Incontro con Romeo Castellucci, presentato da Sabrina Faller (RSI) e moderato da Piersandra Di Matteo, Marco Müller e Carmelo Rifici

Il campo della visione, il ritmo dell’immagine, la tecnologia dell’occhio, il montaggio sono alcune delle piste su cui inseguire le linee di fuga drammatica, le figure, i concetti e i rilievi teorici che informano il teatro di Romeo Castellucci, un teatro capace di mettere in scacco il dominio della comunicazione, di strappare il reale al principio di realtà, di interrogare il significato profondo dell’essere spettatori oggi.

A seguire:

Brentano, 1995, 25 min. regia di Romeo Castellucci liberamente tratto da una novella di Robert Walser Premio Pardi di domani, Festival internazionale del film Locarno 1995

Il film Brentano, primo compiuto esperimento cinematografico di Romeo Castellucci, è costruito intorno al nesso vedersi vedere. Il protagonista, un giovane “che non ha più voglia di vivere e decide la via della fuga”, inserisce ossessivamente delle monete per accedere alle immagini di una sorta di peep show in cui si scopre assoggettato a una condizione di abuso fisico volontario e involontario, oggetto e soggetto della sua stessa perversione.

ore 20:30 Proiezione integrale del film di Orphée et Eurydice, 2014, 90 min. musica di Christoph Willibald Gluck Versione di Hector Berlioz (1859) regia, scenografia, luci, costumi Romeo Castellucci direzione musicale Hervé Niquet collaborazione artistica Silvia Costa drammaturgia Piersandra Di Matteo e Christian Longchamp video / steadycam Vincent Pinckaers maestro del coro Martino Faggiani maestro del coro La Choraline Benoît Giaux con Stéphanie d’Oustrac (Orfeo), Sabine Deiveilhe (Euridice), Fanny Dupont (Amore) Orchestra Sinfonica e Coro de La Monnaie membri del coro giovanile La Monnaie La Choraline Primo violino Eugenia Ryabinina regia del film Myriam Hoyer produzione La Monnaie ¦ De Munt & Wiener Festwochen in collaborazione con Wiener Festwochen, su iniziativa de La Monnaie Produzione del Film La Monnaie ¦ De Munt

Il mito di Orfeo, l’amore per la ninfa Euridice, la catabasi nel regno delle ombre, il tradimento dello sguardo, diventano per Romeo Castellucci l’occasione per condurre una riflessione sulla condizione abissale del coma. Regia destinata a segnare il modo di concepire il teatro musicale nella nostra epoca, il film di Orphée et Eurydice permette di rivivere l’eccezionalità di un dispositivo irripetibile

6

capace di saldare ad anello la musica eseguita nel teatro de La Monnaie di Bruxelles e la camera del centro riabilitativo Inkendaal in cui è ricoverata Els, una giovane donna affetta da Locked-in Syndrome, che ascolta in cuffia musica e canto trasmessi in tempo reale. Allo stesso modo lo spettatore, novello Orfeo dal teatro compie il suo viaggio per mezzo di una steadycam che, a ogni esecuzione, percorre live le strade della città e i corridoi dell’ospedale per raggiungere Els e incontrare il suo sguardo. La mitologia e la musica di Christoph W. Gluck diventano specchi in cui si riflette, senz’alcun indugio voyeuristico, la fragilità umana, riconoscendo all’arte “il dovere di pensare la condizione umana, anche la più estrema” (Romeo Castellucci).

Frank Scheffer: Filmare la musica Regista olandese, universalmente noto come uno dei maestri della fusione tra immagine e suono, fondatore della Allegri Film Company, casa di produzione specializzata nei film sulla musica e le arti visive. Studia alla Academy for Industrial Design () e al “Vrije Academie” Art College (Den Haag), dove ha come maestro il grande cineaste sperimentale Frans Zwartjes, si diploma al Dutch Film Academy (Amsterdam). Scheffer è da considerarsi oggi uno dei massimi registi in attività nel poco frequentato genere del film d’arte di argomento musicale: ha con gli anni affinato una poetica spiccatamente personale, volta a restituire tramite (ri)costruzioni audiovisive la logica del comporre musica. Autore di documentari sulla Zoetrope di Coppola, il Dalai Lama e vari argomenti socioculturali, a partire dal 1985 realizza i suoi primi video musicali e cortometraggi sperimentali sulla musica. Complice regolare di e , affronta poi i grandi compositori del XX secolo – da Mahler a Schöenberg e Stravinskij. Altri suoi film sulla musica dialogano con , , e . Il suo film Sonic Acts (1998) è dedicato alla storia della musica elettronica (fino a DJ Spooky e Squarepusher) e viene seguito da altri tre lavori sullo stesso soggetto. Collabora nel 1999 con per l’ambient video Music for Airports e dedica una serie di lavori alla figura e all’opera di . A seguire la realizzazione di Tea (basato sulla creazione mondiale al MoMA-Museum of Modern Art di New York della Tea-Opera del compositore cinese ), il MoMA dedica una retrospettiva (e un Docu-Concert) al lavoro di Scheffer. I suoi film vengono premiati dalla critica neerlandese e tedesca, il suo film The One All Alone (sulla musica di Edgar Varèse) è presentato in Selezione Ufficiale alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia del 2009. Nel 2016 vince il premio KNF all’International Film Festival Rotterdam per il film The Perception (sull’artista visivo Robert Zandvliet). Ha lavorato sulla musica sinfonica in Iran, sulla musica e le arti visive della Cina contemporanea (fonda nel 2012 con la regista e produttrice cinese Jia Zhao la casa di produzione Muyi Film).

7

Giovedì 12 aprile ore 15:00 The One All Alone, 2009, 90 min. Un piccolo capolavoro, che si confronta con il problema di mettere in immagini la musica di Edgar Varèse. Invece di un profilo biografico dell’artista, o di una spiegazione divulgativa della sua opera, Scheffer riduce al minimo l’informazione verbale (affidata a sporadici commenti di voci autorevoli che hanno vissuto a stretto contatto con Varèse e la sua musica: Pierre Boulez, , Elliott Carter e altri intercalano con le loro testimonianze un percorso attraverso l’evoluzione stilistica del compositore, dai suoi esordi europei sino alle grandi composizioni newyorchesi). La musica di Varèse viene presentata così com’è, senza commenti o analisi, in lunghe citazioni sonore accompagnate da libere associazioni visive e “interpretazioni” figurative di brani musicali che si rifanno al cosiddetto “principio di trasformazione” enunciato da Vasilij Kandinskij in Dello spirituale nell’ arte (1912). The One All Alone, apparentemente enigmatico nella sua strategia comunicativa, è in realtà un omaggio audiovisivo limpidissimo che restituisce non il ritratto di un uomo, ma di una complessa mente al lavoro. ore 17:30 Attrazione d’amore, 1998, 80 min. Ritratto di un direttore d’orchestra, film-saggio che illustra l’intesa sviluppatasi negli anni fra Riccardo Chailly e l’orchestra del Concertgebouw di Amsterdam. Chailly analizza partiture (usando anche quelle con i preziosi appunti manoscritti di Willem Mengelberg). Scheffer filma prove e concerti (musiche di Mahler, Mozart, Puccini, Debussy, Stravinsky, Varèse), testimonia la storia di un’intesa che negli anni si è fatta sempre più stretta, documenta incontri e sorprese (da antologia la scena della prova generale del concerto mozartiano di Maria João Pires).

ore 20:00 Conducting Mahler, 1996, 75 min. Un celebre film “teorico” di Scheffer: la direzione d’orchestra per le sinfonie e i lieder orchestrali di Mahler, continuazione ideale della parte mahleriana del film precedente. Ne sono protagonisti , , Riccardo Chailly, e , direttori d’orchestra accomunati dal rapporto privilegiato che hanno con l’opera del grande compositore.

Teatro delle Albe: la luce che non si spense

Teatro delle Albe è una compagnia fondata a Ravenna nel 1983 da Ermanna Montanari e Marco Martinelli che ne condividono la direzione artistica, lavora alla creazione di un linguaggio scenico fatto di drammaturgie originali e di riscritture dei testi classici, di una verticalità dell’attore scavata nella ricerca vocale e di un afflato eretico che muove l’opera e l’azione. Le Albe hanno creato negli anni un Centro di produzione con sede al Teatro Rasi di Ravenna - ex chiesa di Santa Chiara, poi cavallerizza e poi teatro dalla fine dell’800 - unendo la forte necessità etica del radicamento nella polis ad una forte vocazione internazionale.

8

Mercoledì 25 aprile ore 17:00 La luce che non si spense: Il cinema del Teatro delle Albe Incontro con Marco Martinelli e Ermanna Montanari ore 20:00 Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi di Marco Martinelli, 2017, 90 min. film riconosciuto di interesse culturale dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo - Direzione generale Cinema con il sostegno della Regione Emilia Romagna - Film Commission con il patrocinio di Amnesty International Italia e dell’Associazione per l'Amicizia Italia Birmania Giuseppe Malpeli scritto e diretto da Marco Martinelli soggetto Marco Martinelli e Ermanna Montanari con Ermanna Montanari, Sonia Bergamasco, Elio De Capitani, Fagio, Christian Giroso, Roberto Magnani, Vincenzo Nemolato, Alice Protto, Massimiliano Rassu, Ippolita Ginevra Santandrea, Sara Briccolani, Alessandra Brusi, Catalina Burioli, Olimpia Isola, Benedetta Velotti direttore della fotografia Pasquale Mari scenografia Edoardo Sanchi costumi Giada Masi montaggio Natalie Cristiani supervisione al montaggio Jacopo Quadri musiche Luigi Ceccarelli produzione Teatro delle Albe/Ravenna Teatro coproduzione Start Cinema distribuzione RUNNING TV

Debutto cinematografico di Martinelli e Montanari: un film d’arte, immaginifico e limpidamente didattico, che ripercorre, attraverso il racconto-evocazione di sei bambine, i venti anni agli arresti di Aung San Suu Kyi, leader della Lega Nazionale per la Democrazia in Birmania e Premio Nobel per la Pace. Presentato al Biografilm Festival di Bologna, al Festival Kilowatt, al Festival della Mente di Sarzana, alla Biennale di Venezia per gli incontri di Cinematografo che lo ha anche selezionato tra le migliori opere prime per il concorso del Tertio Millennio Film Fest, dal 9 novembre è distribuito nelle sale.

Un progetto di Associazione Cinergia Marco Müller, Direttore Monica Vassallo, Coordinatore Oriana Rossi, Presidente Marzio Guggiari, Vice-presidente

9