FRANCESCO BARTOLI

NOTIZIE ISTORICHE DE’ COMICI ITALIANI

precedute dal

FOGLIO CHE SERVE DI PROSPETTO ALL’OPERA NOTIZIE ISTORICHE DE’ COMICI PIÙ RINOMATI ITALIANI

A cura di Giovanna Sparacello Introduzione di Franco Vazzoler Trascrizione di Maurizio Melai

« Les savoirs des acteurs italiens » Collection numérique dirigée par Andrea Fabiano réalisée dans le cadre du programme interdisciplinaire « Histoire des Savoirs » 2 – Giovanna Sparacello

Questo lavoro è realizzato nell’ambito di una collaborazione tra l’I.R.P.M.F. e l’Università degli Studi di Genova. Giovanna Sparacello ha collaborato grazie ad un assegno di ricerca d’Ateneo dell’Università degli Studi di Genova (2007/2008– 2008/2009).

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Indice

Introduzione. Primi appunti e indicazioni provvisorie per uno studio delle Notizie istoriche, di Franco Vazzoler ...... 5

Nota al testo ...... 15

Lista dei collaboratori ...... 16

Lista delle abbreviazioni ...... 17

Foglio ...... 21

Indice alfabetico ...... 25

Notizie istoriche de’ comici italiani ...... 33

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FRANCO VAZZOLER

Primi appunti e indicazioni provvisorie per uno studio delle Notizie istoriche.

Accettisi intanto dal Leggitore discreto il mio buon desiderio di provedere l’Italia d’un’opera erudita, curiosa, piacevole, e certamente affatto nuova. (L’Autore a chi legge)

1. Nella lenta nascita di una storiografi a teatrale, le Notizie del Bartoli occupano un posto del tutto particolare. A differenza delle sistemazioni primo–settecentesche di Maffei e Riccoboni1, l’opera di Bartoli è la prima a porre al centro dell’attenzione gli attori e non gli autori, mentre la sua organizzazione per biografi e, ordinate alfabeticamente, costituirà il modello dei Comici italiani di Luigi Rasi. Del suo autore – che è stato libraio, autore di opere di erudizione artistica, drammaturgo ed attore egli stesso – ci hanno lasciato un vivace ritrat- to (a tratti ironico e quasi caricaturale: il «fi losofo» che vive della passione dei libri, «niente chiedendo per se e niente badando alle sue scarpe rotte e alle sue calze infangate») le Memorie inutili di Carlo Gozzi, opera in cui, da un certo momento in poi, è anche uno dei personaggi di maggior rilievo 2:

[...] buona persona, e che prima di fare il Comico, aveva fatto il libraio. Quell’arte aveva lasciato in lui una spezie di fanatismo letterario. Leggeva tutto il giorno, e tutta notte, e scriveva de’ grossi volumi da porre alle stampe, co’ quali, diceva egli, s’essere certo di fare un grosso guadagno e delle investite, per sé ed eredi3.

Può essere questo un buon punto di partenza per inrodurci alle Notizie istoriche, in cui il «fanatismo letterario» e la «letteraria perniciosa sterile fi ssazione» hanno dato i loro frutti,

1 Un utile profi lo della storiografi a teatrale settecentesca è quello tracciato, nel relativo capitolo, da F. ARATO in La storiografi a letteraria nel Settecento italiano, Pisa, ETS, 2002, pp. 365–425. Per un più generale inquadramento delle problematiche anche europee si v. R. TESSARI, Teatro e spettacolo nel Settecento, Bari, Laterza, 1995. 2 Su Bartoli – oltre alla voce autobiografi ca nelle Notizie ed al relativo commento – si vedano (con relative bibliografi e) le voci in Enc. Spett., I, coll. 1604–6 (a c. di A. Casella e C. E. Tanfani) e in DBI, vol. 6, 1964, pp. 573– 575 (A. Zapperi), il saggio introduttivo di Claudio Mutini all’unica, parziale (antologica), riproposta editoriale delle Notizie, a c. di R. Mutini (Istituto dell’Enciclopedia italiana, Roma 1976) e la monografi a di R. MILAN, Arte e teatro nell’Italia del Settecento, Minelliana, Rovigo, 1990, che fa riferimento a nuovi documenti. Per quanto riguarda il rapporto con Gozzi (ai tempi della militanza nella compagnia di Sacchi) va detto che documenti interessanti si attendono dai materiali venuti recentemente alla luce, grazie a Fabio Soldini, nell’archivio familiare e oggi acquisiti dalla Biblioteca Marciana di Venezia, per cui v. intanto in catalogo della mostra Carlo Gozzi 1720–1806. Stravaganze sceniche, letterarie battaglie, a c. di F. Soldini, Venezia, Marsilio, 2006. Lettere di Bartoli si trovano presso l’ Accademia dei Concordi di Rovigo. 3 GOZZI, Memorie inutili, vol. II, p. 478.

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 6 – Giovanna Sparacello grazie alla copiosa documentazione su cui si basano, raccolta sui libri e restituita col puntiglio del bibliofi lo: come vedremo, indicazioni precise dei titoli, indicazione degli stampatori e del- le varie edizioni di cui è a conoscenza, descrizione dei paratesti e delle illustrazioni, correzio- ne degli errori presenti in altri autori (abbastanza cospicue quelle alla Drammaturgia di Leone Allacci), ampie citazioni di epigrafi e poesie dedicate agli attori soprattutto del passato.

Opera di orgogliosa erudizione, rivolta ai dilettanti ed ai professionisti di teatro, che si propone al culmine di una storia iniziata «col fi orire delle famose compagnie de’ Gelosi e de’ Confi denti», per dimostrare i progressi fatti dalla professione fi no ai suoi tempi. Progressi che dovrebbero trovare il loro coronamento in quest’opera che si basa sul presupposto che «il vero comico» deve «aver prima imparato per lo meno la Grammatica, la Rettorica» e «saper alcun poco scrivere in Poesia», perché «un commediante che desideri di far con onore il suo mestiere» deve essere in grado lui stesso di produrre quelle «cose spettanti al Retorico e al Poeta» (come Ragionamenti, Dialoghi, Prologhi e Licenze), fi no divenire lui stesso «idoneo a saper scrivere una intera Rappresentazione», È quanto Bartoli scrive, annunciando il proposito di pubblicare un’opera sulla vita dei Comici nel Foglio d’Avviso, un opuscolo di sedici pagine stampato a Piacenza nel 1781 con l’intenzione di trovare sottoscrittori4. L’esistenza di questo Foglio, oltre a testimoniare della rapidità con cui fu realizzata5, consente di capire meglio, insieme con quello ch’egli dice nella voce autobiografi ca delle stes- se Notizie istoriche6, da quali presupposti si fosse mosso: l’idea di imitare l’Abecedario pittorico del Padre Antonio Pellegrino Orlandi e i Dizionari di Lacombe e di Ladvocat; la prima intenzione di scriverla in ottave (forse tracce ne rimangono nei versi bartoliani, appunto ottave a rima alternata con l’aggiunta un distico a rima baciata, inserite qua e là nelle biografi e) testimonia di un’ambizione non solo erudita, ma letteraria. Che è anche ambizione editoriale. Il progetto, poi naufragato sotto questo aspetto, era di arricchirla con ritratti incisi in rame dei comici (prevedeva la collaborazione degli attori che dovevano mandare a loro spese i ritratti, i loro componimenti e componimenti poetici scritti in loro onore)7; in alcuni casi rimane traccia di questa intenzione nel testo, come quando segnala la presenza di quello di Isabella Andreini, inciso dal Sadeler. Il problema delle fonti è di grande importanza soprattutto per gli attori del passato (affi ancata dalla tradizione orale, come nel caso delle notizie su Florindo De’ Maccheroni raccolte da Agostino Fiorilli, o quelle fornite da Atanasio Zannoni su Orsola Cecchini). Per gli attori contemporanei Bartoli continua ad essere aggiornato sulle novità del mercato librario e dell’editoria teatrale: nutrito è il numero degli autori contemporanei, dalle Rime di Leopoldo Maria Scherli, L’attore in scena di Gianvito Manfredi, all’anonimo La scena illustrata,

4 Piacenza, Bellicci Salvoni, 1781. Una copia è conservata presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. 5 È probabile che, pur portando la data 1781–82, i due volumi siano usciti nel secondo anno indicato. 6 Dove giustifi ca l’aver introdotto nei biografati anche se stesso («come Comico fra’ Comici») con l’esempio del Vasari e dello Zanotti. 7 Probabile la suggestione dei rami della Pasquali goldoniana. Sulla ritrattistica degli attori, in Italia arretrata rispetto a paesi europei come Francia e Inghilterra, cfr. M. I. ALIVERTI, La naissance de l’acteur moderne. L’acteur et son portrait au XVIIIe siècle, Paris, Gallimard, 1998. Della stessa studiosa v. anche, per quanto riguarda l’altro aspetto messo in campo da Bartoli, quello delle poesie celebrative dell’arte degli attori, Poesia fuggitiva sugli attori nell’età di Voltaire, Roma, Bulzoni, 1992.

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 7 ai Teatri antichi e moderni di Maffei, oltre ai testi teatrali; tuttavia prevalgono le informazioni dirette, dalla propria testimonianza, innanzitutto, a quelle di Ferdinando Colombo, che gli dà notizie sulle proprie opere «di carattere serio e romanzesco» – probabilmente è fra quelli che hanno risposto alla sollecitazione dell’Avviso – e di Antonio Gaetta, particolarmente interes- sante per la sua professione: ha settant’anni quando il Bartoli scrive ed è il «portinaro» della compagnia di Francesco Paganini8, dopo esserlo stato in quella del padre Onofrio. D’altra parte, la collaborazione degli stessi attori viventi (il Bartoli rivolgeva anche ai futuri lettori e sottoscrittori perché gli suggerissero anche altri nomi da inserire) era già espressamente richiesta nel Foglio. Il testo citato più antico è del Lasca: il Canto di Zanni e Magnifi chi, parzalmente tra- scritto nel Ragionamento ingenuo di Gozzi9 (che l’aveva citato a proposito del Cantinella, nella cui voce bibliografi ca è inserito), ma che Bartoli riporta «tutto intero, servendo d’erudito in- contrastabile documento intorno all’arte comica», a dimostrazione delle antiche origini della professione. Naturalmente Bartoli cita molte opere di quegli autori che hanno menzionato o ri- cordato più diffusamente alcuni comici: l’Apologia di Jason De Nores, a proposito di Battista Veronese , il discorso CIII della Piazza universale del Garzoni (a proposito di Fabio, di Vincenza Armani, Lidia da Bagnavavallo, Lodovico da Bologna e Giulio Pasquati, Vittoria Piissimi) la Cristiana moderazione del teatro di Ottonelli (a proposito di Nicolò Barbieri, di Sivello Gabrielli, di Giovanni Ganassa, di Pietro De Re), il trattato del Perrucci (nella biografi a di Andrea Calcese), la Biblioteca volante del Cinelli, l’anonimo Cicalamento (per Buffetto), l’ Eloquenza ita- liana di Giusto Fontanini (a proposio di Bernardino Lombardi) e numerosi repertori di pit- tori, come la Felsina pittice del Malvasia o l’Abbicidario pittorico dell’Orlandi (a proposto di Giovanni Paderna), le Vite de pittori napoletani del Dominici (a proposito di Girolamo Cusati, Michelangelo Fracanzani e di Ortensia). E naturalmente letterati grandi (Tasso e Marino) e piccoli (i vari Borgogni ecc...) che agli attori hanno dedicato componimenti celebrativi. E in questo ambito il Bartoli fornisce già una prima cospicua antologia della “poesia fuggitiva” – per usare la bella formula usata da Ines Aliverti – certo integrabile (e che infatti verrà inte- grata) che sarà ampiamente utilizzata dai futuri storici del teatro (Rasi innanzitutto). La Drammaturgia di Allacci è citata spessissimo, praticamente ogni volta in cui ricorda opere a stampa scritte (ma qualche volta anche rappresentate) dai comici. Può succedere an- che che Bartoli corregga le informazioni bibliografi che dell’Allacci10. Ma naturalmente larghe citazioni hanno le opere stesse degli attori (da quelle degli Andreini, a quelle di Domenico Bruni, del Barbieri, di Fiorilli, la biografi a di Scaramuccia di Costantini, che viene riportata integralmente11), che Bartoli conosce direttamente e di cui menziona quasi sempre le loro lettere dedicatorie che vi sono premesse.

8 «Noi siamo obbligati alla cortesia del Gaetta per averci colla voce riferite non poche notizie di comici a’ tempi suoi conosciuti, le quali notizie si sono estese dalla nostra penna con una più precisa ampliazione» (sub voce Paganini Onofrio). 9 GOZZI, Opere, I, p. 14, riedito in C. GOZZI, Il ragionamento ingenuo, a c. di A. Beniscelli, Genova, Costa & Nolan, 1983, p. 55. 10 V. in particolare Barbieri e Angiola d’Orso. 11 Nel tomo secondo occupa le pp. 165–252.

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Fra le fonti settecentesche un ruolo fondamentale è naturalmente assegnato all’Hi- stoire di Riccoboni (che viene citata come fonte in diverse occasioni12) e di cui si parla ampia- mente nella voce biografi ca dedicata al suo autore. Di Riccoboni, infatti, conosce direttamente le opere, che cita con dovizia di particola- ri bibliografi ci e riporta il secondo capitolo dell’Arte rappresentativa (in terzine), dove più forti sono le dichiarazioni riformatrici. Se Bartoli non fa menzione di quel sentimento del teatro come costrizione, se non addirittura il rifi uto, che caratterizzò la fase più tarda ed estrema del Riccoboni (quel «sop- portare a stento il teatro» e quel «non cessare mai di sperare che mi si offrisse l’opportunità di abbandonarlo»13) che poco si addice alle fi nalità delle Notizie, l’Histoire du théâtre italien non solo può essere considerata la fonte di tante informazioni14, ma – pur con molto minore moralismo (e d’altra parte nella vita di Bartoli non sono assenti quei tratti di libertinage, che Riccoboni rimproverava agli attori) – ne infl uenza anche il metodo (partire dalla realtà fattua- le delle molteplici biografi e degli attori e non da aprioristiche categorie) e il giudizio critico: sia per quanto riguarda l’infl uenza negativa della cultura secentesca, sia per il giudizio positivo sul sapere tecnico degli attori; per la consapevolezza che il teatro italiano non è fatto solo di maschere e di improvvisazione; per l’importanza che viene riconosciuta alla letteratura drammatica (il vero punto centrale dell’interesse di Riccoboni); e gli suggerisce, probabil- mente, l’attenzione alla tragedia, che largo spazio ha anche nell’elenco dei ruoli interpretati da Flaminia (Elena Balletti)15. Considerazioni a parte suggeriranno naturalmente le opere di Chiari, Goldoni e Gozzi (in cui alla lettura di quelle fi no ad allora pubblicate16, si sovrappone anche la conoscenza di- retta), nonché l’esplicita polemica con Antonio Piazza. Se non è diffi cile – tenendo conto del fatto anche, che molti libri poteva averli cono- sciuti per la sua attività di libraio – ricostruire la “biblioteca” ideale dell’autore delle Notizie, nel loro insieme queste letture vengono a comprovarne la cultura (e quindi la sua autorevo- lezza sul piano dell’erudizione); ma bisognerà tener conto anche del posto di primo piano che in essa occupano le scritture degli attori e del ruolo che vi svolgono, come rappresentazione ed esemplifi cazione dell’esistenza di una cultura degli attori e di un loro sapere. Oltre a que- sto, il fi ltro della sua esperienza personale di “osservatore” dei comici contemporanei rende il libro una testimonianza unica, perché nata dall’interno del mondo degli attori e proprio per questo di particolare rilievo17.

12 Si veda a proposito di Giovambattista Andreini, Barbieri, Biancolelli, Francesco Calderoni, Giobatta Paghetti, Romagnesi, Galeazzo Savorni, Flaminio Scala, Antonia Isola, detta Lavinia (a proposito dei famosi copioni sottoscritti da Carlo Borromeo). 13 De la reformation du théâtre, pp. XVII–XVIII. 14 Spicca però, perché è ricordato, invece, da Riccoboni (Histoire du théâtre italien, Torino, Bottega d’Erasmo, 1968 (rist. anast. di Paris, Cailleau, 1730), p. 55, l’assenza di Ruzante (tanto più che è presente Andrea Calmo). 15 A proposito della Balletti è interessante anche il rimpianto per non poter pubblicare le sue rime (forse manoscritte, ma non mai viste dal Bartoli), rimpianto in cui si può cogliere il suo desiderio di avvicinarla all’altezza di Isabella Andreini. 16 Quando Bartoli scrive le Notizie istoriche non sono ancora usciti i due libri autobiografi ci dei due autori. Di Gozzi, invece, cita il Ragionamento ingenuo riportando da quello (ovviamente secondo la Colombani) la prefazione del Fajel (nella biografi a di Sacchi). 17 Andrà quindi discusso – anche cercando di capirne le ragioni – il giudizio negativo sulle Vite di Mirella Schino, che parla di «tradimento verso i suoi protagonisti», a causa della «inadeguatezza di Bartoli di fronte al

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2. Le biografi e, che si susseguono in ordine alfabetico (472 attori, di cui 25 attivi nel XVI secolo, 77 nel XVII e 370 nel XVIII, dei quali ben 216 viventi al momento della pubblicazione dell’opera: una quantità che denuncia anche l’inevitabile carattere “promozio- nale”), complessivamente, delineano sottotraccia anche un percorso che va dalla “mitologia” delle origini all’attualità, offrendo un quadro diacronico orientato dal giudizio storiografi co di Bartoli: partendo dagli attori delle compagnie dell’arte della seconda metà del XVI secolo, attraversa quella che Bartoli considera la crisi che va dalla metà del XVII secolo a tutta la prima metà del XVIII secolo, per affrontare gli attori dell’età goldoniana e, infi ne, i comici della nuova generazione in attività nel 1781. Come si è detto, le Notizie mettono in rilievo la cultura letteraria dei grandi attori delle prime compagnie, inserendo nella trattazione brani delle loro opere, quasi a voler dare a loro la voce. Proprio a proposito degli attori dello scorcio del XVI e del XVII secolo, le letture di Bartoli si dimostrano fondamentali, caratterizzando la sua ricostruzione della vicenda cru- ciale della stagione fondatrice dell’Arte: gli Andreini – anche l’ordine alfabetico gioca il suo ruolo – e gli altri comici (fra cui spiccano anche Adriano Valerini «ornato di Lettere greche e latine» e Aniello Sodano «sopra ogni altra cosa infi nitamente studioso»), assegnando così un ruolo esemplare agli attori scrittori e alla loro attività letteraria. E li fa al tempo stesso i primi raccoglitori e garanti della memoria della professione. «Convien dire che egli fosse un comico di merito non ordinario, facendone menzione Francesco Andreini nelle sue Bravure ... » (I, 248): detto per Francatrippa, al secolo Gabriello da Bologna, vale anche per Orazio Nobili (II, 64), Giulio Pasquati, la veronese Prudenzia, Silvia Roncagli, Gerolamo Salimbeni, Adriano Valerini. Ed egualmente sono riportate le menzioni nella Supplica del Barbieri (Garavini, Ganassa, Maria Malloni detta Celia, Adriano Valerini, Violone, Niccolò Zecca) e nelle Fatiche comiche di Domenico Bruni (Orazio Nobili, Leandro Pilastri, Adriano Valerini), e più tardi nella Ferza di Giovambattista Andreini: da un lato a comprovare la fama e il valore degli attori, ma indicando dall’altro l’esistenza di una tra- dizione, della trasmissione libresca di una memoria degli attori attraverso gli attori, autorevole perchè esemplata analogamente a quella della cultura letteraria. Dal punto di vista della storia della recitazione, Bartoli propone un’immagine dei grandi attori dell’arte caratterizzata, oltre che dalla tecnica dell’improvvisazione (una dote che viene ad assumere un valore autonomo e distintivo alla pari dell’attività letteraria dei let- terati di professione18), anche dalla versatilità (oltre la recitazione, la danza e il canto19) dalla «grazia»20, indipendentemente dal sesso e dai ruoli, lontana dalla scurrilità e dalla volgarità. Ma anche sottolinea il virtuosismo nei mutamenti di espressione e l’adattabilità ai generi (gli

suo argomento», della «sua incapacità di trattarlo in maniera conveniente» (in TAVIANI–SCHINO, pp. 123–124). 18 Ad esempio, Vincenza Armani «riusciva meglio assai parlando all’improvviso che i più consumati Autori scrivendo pensatamente». V. ad vocem. 19 Si vedano le biografi e di Vincenza Armani e di Virginia Ramponi, registrata però come Andreini. 20 Lidia «discorreva elegantemente e con molta grazie sulle scene», Vincenza Armani dotata di «somma bellezza e grazia allettatrice», Fabio si distingue per «grazia e leggiadria nel parlare», Ganassa per «graziosi motti e recitamenti privi di oscenità», Orazio Nobili è defi nito «grazioso», Aniello Soldano «graziosissimo comico», ecc....

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 10 – Giovanna Sparacello attori–Proteo, come direbbe Taviani21), ben illustrata anche da Isabella Chiesa, Maria Malloni, Sivello Gabbrielli. Non soltanto sul piano della recitazione, l’impegno a riscattare la fama di volgarità che ne circonda le fi gure caratterizza tutte le biografi e degli attori del Seicento. Riprendendo, in una sorta di sintesi idealizzante, gli scritti autoapologetici dei comici e le testimonianze dei poeti e di autori come Garzoni (ma anche la “fascinazione” che percorre gli scritti di religiosi come l’Ottonelli), Bartoli offre non solo un’immagine, fortemente ideologizzata, positiva del “mestiere”, ma cerca di costruirne già il “mito”, con la divinizzazione di attrici come Vincenza Armani (in virtù della bellezza) e Isabella Andreini (per la moralità e la cultura), simboli, con Valerini, Francesco e Giovambattista Andreini, di una stagione fondatrice. La forzatura ideologica deriva in parte dalle fonti (sono Francesco e Giovambattista a costruire il “mito” di Isabella), in parte dipende da Bartoli stesso, come dimostra la sua ricostruzione della vicenda di Giovambattista e delle due Virginie (Ramponi e Rotari), qui registrate entrambe, sotto il cognome di Andreini – la prima come Virginia e la seconda con il nome d’arte (Lidia) – non solo attuando una inversione cronologica, ma rinunciando a quella perfetta “speculare” omonimia che rendeva ancor più intrigante la rivalità artistica ed erotica delle due Virginie. Rivalità che è sottoposta ad una evidente operazione di moralizzazione, che diventa poi autocensura, quando il Bartoli fa morire Virginia Ramponi/Florinda prima dell’ingresso i compagnia di Virginia Rotari/Lidia. E nella valutazione di Giovambattista, poi, pur accogliendone la disapprovazione per lo stile secentista (per cui gli appare scrittore negativamente infl uenzato dal gusto marini- sta22), Bartoli non ripete la condanna totale che ne aveva fatto Riccoboni, soprattutto quella di estrema oscenità23. Malgrado la ripetizione, per il teatro della seconda metà del Seicento e del Settecento, del luogo comune della “decadenza”, che ha origine negli attori stessi (per affermare la pro- pria superiorità, per distinguere la “buona commedia” dallo «stile troppo guasto e corrotto» degli altri comici), e pur condizionato dal giudizio settecentesco sulla letteratura barocca (come nel caso di Giovabattista Andreini), Bartoli cerca di individuare anche in questo pe- riodo gli attori che hanno continuato a seguire la via indicata dagli attori delle generazioni precedenti: Tiberio Fiorilli (Scaramuccia), Gerolamo Garavini e la moglie Margherita. Per quanto generica e convenzionale, l’aggettivazione sottolinea ora vivacità, pron- tezza, arguzia, argutezza, lepidezza e spiritosità, eloquenza (concettosa e elegante). Accanto alle ombre del «malgusto», emergono così, anche i tratti di una recitazione che cerca di rinnovarsi: è il caso di Sivello Gabbrielli che sperimenta, accanto a quella con la maschera, la recitazione a viso scoperto e del fi glio Gabriello altrettanto abile come cantante e musicista.

21 Fabio «si vedeva sovente di rubicondo divenir pallido, e di pallido divenir rubicondo, come più gli pareva convenirsi alla cosa che doveva esprimere». 22 «Dirò solo, esser egli copioso d’invenzioni, felicissimo nella condotta e nello stile; e che peccando ne’ molteplici traslati arditi, altro non fa, che seguire le traccie degli altri poeti di que’ tempi per le Lettere in una decadenza troppo infelice. [...] Se avesse seguito lo stile d’Isabella sua madre, o quanto migliori sarebbero gli scritti dell’Andreini!». 23 L. RICCOBONI, Histoire, cit., p. 71. Riccoboni opera anche una vera e propria damnatio memoriae, escludendo quelle di Giovambattista dall’elenco delle opere degli attori.

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Le biografi e settecentesche esemplifi cano soprattutto il tema della “riforma” del te- atro, come esigenza che nasce anche dal mondo degli attori, dando grande rilievo prima alla fi gura di Riccoboni, e poi sottolineando anche l’apporto di Medebach e Sacchi alla riforma goldoniana, sebbene appaia ormai chiaro a Bartoli che il bastone del comando è passato dagli attori ai letterati. Di qui nasce la prospettiva della recitazione nella generazione successiva, contrad- distinta dalla applicazione e dallo studio non più dedicati alla “invenzione” di un proprio repertorio, ma ormai abituata a confrontarsi sempre più con la drammaturgia degli autori e l’accuratezza della messa in scena. Per questo fra le righe delle biografi e degli attori – non più, se non molto occasional- mente ed eccezionalmente, anche autori dei testi – acquistano rilievo e centralità, i poeti di compagnia: prima nella « gara emulatrice che divise gli amatori del Teatro in due fazioni for- midabili chiamate una de’ Chiaristi e l’altra de’ Goldoniani»24, poi riconoscendo (soprattutto a proposito si Sacchi) l’importanza di Carlo Gozzi. Consapevole che «questo scenico arringo fu di utilità a tutti due i Teatri», Bartoli, che non dedica molte altre attenzioni a Chiari, riconosce la novità di Goldoni, come assumendo- ne – in una effi cace sintesi dei Mémoires (o almeno del loro signifi cato) – il punto di vista:

Il Dottor Carlo Goldoni, prodotto dalla natura per essere eccellente Poeta Comico, veggen- do la Professione in decadenza, ed il Popolo annoiato dalle solite commedie all’improvviso, pensò di riparare al danno, e di apportare lustro al Teatro Italiano con un nuovo genere di commedie;

ed offre una propria personale interpretazione dell’episodio delle Melarance:

L’intenzione dell’autore fu questa [cioè di «deridere» Goldoni e Chiari, più che «allettare real- mente gli uditori»]. Ma l’effetto riuscì diversamente, perchè piacque molto la novità di un ge- nere non più veduto, e la fi aba nota sino ai fanciulli, destò fanatismo, e rivolta, con discapito degli altri Teatri, e con sommo profi tto del Sacco, che replicolla per sette sere consecutive25.

In questo modo la stagione delle grandi contese teatrali veneziane è vista non dal punto di vista degli Autori, ma – per la prima volta – dal punto di vista degli attori (inevi- tabilmente, in questo modo quella di Medebach e quella di Sacchi – da cui ho tratto le due citazioni relative ai due autori – appaiono come due voci biografi che “parallele”), mettendo al centro due temi, quello della «noia» e quello della «novità», strettamente legati a quello del «profi tto» delle compagnie (e ancora una volta porrei attenzione su quel «fu di utilità a tutti due i Teatri»). Con questo non voglio però dire che ci siano posizioni radicalmente diverse fra Bartoli da un parte e Goldoni e Gozzi dall’altra (i fatti, bisogna dirlo, sono quelli e si impongono per la loro urgenza anche nelle pagine autobiografi che di Goldoni e Gozzi, anche se con altre sfumature). Basti pensare come i giudizi di Goldoni e Gozzi sui due capocomici, soprattutto se liberati dai risentimenti personali, corrispondano nelle linee di fondo a quelli di Bartoli ed

24 È nella biografi a di Gerolamo Medebach. 25 È nella biografi a di Sacchi.

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 12 – Giovanna Sparacello anzi si integrino facilmente con essi: ad esempio nel riconoscimento dei meriti di quelli che furono gli esecutori materiali (gli attori e i capocomici) delle pur diverse e contrapposte po- etiche teatrali dei due autori, cogliendo il tratto distintivo della grande stagione settecentesca nella collaborazione, per quanto problematica e anche confl ittuale, fra attori e letterati.

3. Se si utilizzano con pazienza le Notizie istoriche è possibile ricavare, oltre un quadro più complesso della storia teatrale italiana, anche elementi di notevole interesse e rilievo so- prattutto laddove Bartoli fornisce notizie di prima mano. Al di là dell’arricchimento dell’aneddotica relativa alla compagnia Sacchi (con tratti che possono sembrare romanzeschi26 e novellistici, ma sono resi ancor più intriganti dal fatto che Bartoli è testimone e in parte protagonista delle vicende che racconta, come quelle di Teodora Ricci), sono interessanti alcuni particolari contenuti nella sua voce autobiografi ca. Ad esempio, a proposito della favola del Corvo, che dice di aver scritto rielaborando un canovaccio del repertorio della compagnia di Onofi o Paganini. Credo non sia ricordata a caso, anche se Bartoli non la mette direttamente in relazione con la favola di Gozzi. È una citazione “obliqua”, che potrebbe far pensare ad un precedente della favola gozziana già uti- lizzato dai comici, e quindi da Sacchi, suggerendo un maggiore coinvolgimento degli attori nella riproposta del repertorio “fantastico”, come dimostrano altri documenti (e come ha mostrato Giovanna Sparacello per il Théâtre italien di Parigi27). Altra notizia interessante è quella del dramma spagnolesco che avrebbe scritto per la compagnia Sacchi, che potrebbe ricondurre anche in questo caso ad un ruolo più decisivo degli attori nella scelta di questo tipo di repertorio, coinvolgendo anche altri membri della compagnia, comunque non limitabile al solo rapporto Gozzi–Sacchi, some suggeriscono, a senso unico, le dichiarazioni del conte drammaturgo. Ma il contributo davvero importante che le Notizie istoriche possono dare è senz’altro nell’ambito della storia della recitazione settecentesca e della sociologia del professionismo attorico. Da un lato Bartoli sottolinea la persistenza della tecnica dell’improvvisazione, sia ricordando quegli attori che la posseggono ancora in termini di eccellenza (Sacchi, Fiorilli, il Pantalone Garelli, Francesco Sgarri, il Tabarrino Giambattista Menghini) fornendo anche una bella galleria di scene di improvvisazione, sia considerandola una forma di training indi- spensabile anche alla recitazione premeditata, sulla linea di Riccoboni28 (è questo il grande merito che attribuisce – e lo stesso farà Gozzi – a Sacchi come direttore di compagnia). Molto chiara, dall’altro lato, è la rilevazione dell’affermarsi di una nuova recitazione basata sulla naturalezza, sul realismo dei caratteri, sul rilevo delle passioni, sul pathos dei sen- timenti, di cui si fanno carico soprattutto le attrici e soprattutto quelle goldoniane: Teodora Medebach, Caterina Bresciani, ecc....29.

26 Cfr. F. ARATO, cit., p. 406 27 G. SPARACELLO, Aux origines du magique chez Gozzi: les canevas de Carlo Antonio Veronese à la Comédie Italienne de Paris (1744–1759), negli Atti del Convengo Internazionale Carlo Gozzi entre dramaturgie de l’auteur et dramaturgie de l’acteur: un carrefour artistique européen (Paris, 23–25 novembre 2006), in «Problemi di critica goldoniana», vol. 13, numero speciale a c. di Andrea Fabiano, Ravenna, Longo, 2007, pp. 255–265. 28 L. RICCOBONI, Histoire, cit., p. 62. 29 A questo proposito rimando a quanto ho già scritto in Raccontare gli attori: invito alla rilettura delle Notizie istoriche de’ comici italiani di Francesco Bartoli, in Naturale e artifi ciale in scena nel secondo Settecento, a c. di A. Beniscelli,

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Più in generale, dalle biografi e del Bartoli (soprattutto da quelle degli attori in attività) emerge una fi gura nuova di attore, che corrisponde alle esigenza della nuova drammaturgia (tanto sul versante comico quanto su quello tragico e del dramma civile): disciplinato dal capocomico–direttore, attento ai minimi particolari di ciò che rappresenta, «studioso» (cioè colto), nella condotta privata «onesto», «probo», «morigerato», «onorato ne’ buoni costumi», «nelle sue azioni irreprensibile», «un vero esemplare dell’uomo civile morigerato e onesto»30; mentre l’attrice è, nella vita privata, buona moglie e buona madre. Non agisce in Bartoli soltanto il desiderio di non nuocere alla fama di nessuno, ma la consapevolezza che la professione degli attori, formatisi nelle compagnie settecentesche, non soltanto ha raggiunto un buon livello tecnico, ma è indirizzata ormai ad essere accolta nel seno del professionismo borghese.

Questo è quanto può dirsi, per ora, da un lettore delle Notizie che cerca di utilizzarle non solo nell’ambito dell’aneddotica, in attesa che i risultati di uno studio più approfondito, quale uscirà dal loro commento, ne consentano una valutazione più completa come testimo- nianza, innanzitutto, della conservazione e della trasmissione della cultura e del sapere degli attori.

Verona – Genova, maggio–ottobre 2007*.

Roma, Bulzoni, 1997, pp. 231–252. 30 V. alla voce Friderici Camillo. * Un primo abbozzo di questo testo è stato presentato oralmente come relazione al Convegno Prospettive di studio sul teatro dal Settecento al primo Ottocento, a c. di Gilberto Lonardi e Stefano Verdino (Verona, 14–15 maggio 2007).

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Nota al testo

Questa nuova edizione delle Notizie istoriche de’ comici italiani è preceduta dal Foglio di Francesco Bartoli che serve di prospetto all’Opera Notizie Istoriche De’ Comici più rinomati Italiani. Il formato digitale permette di proporre un’opera in fi eri, un cantiere che mette progressiva- mente a disposizione dei lettori i testi originali corredati da note che ne completano il quadro biobibliografi co. In un primo tempo l’edizione accoglierà solo una selezione ristretta dei testi poetici e in prosa che Bartoli aveva raccolto nelle Notizie. L’accesso alle singole voci si effettua attraverso la lista dei comici pubblicata nel Foglio: link attivi segnalano gli articoli già trascritti o annotati. Poiché il Foglio è il prospetto di un opera ancora da realizzare, la lista degli attori che Bartoli vi aveva pubblicato corrispon- de solo parzialmente agli articoli presenti nelle Notizie. Per ovviare a questo inconveniente i nomi degli autori non menzionati nel Foglio sono stati aggiunti alla lista fra parentesi qua- dre; la dicitura «non trattato» segue i nomi dei comici citati nel Foglio ma non presenti nelle Notizie. Fra parentesi quadre sono state inoltre segnalate eventuali variazioni ortografi che riguardanti i nomi degli attori.

I criteri di trascrizione adottati sono estremamente conservativi. In particolare, si sono mantenuti dalla versione originale:

– le maiuscole, anche quando contrarie all’uso moderno; – la punteggiatura; – i corsivi e il maiuscoletto.

Nel caso di palesi errori di stampa, si è scelto di correggere il testo indicando in nota la lezione originale.

Per agevolare la lettura le abbreviazioni sono state sciolte come segue:

A. R. = Altezza Reale Reverendiss. = Reverendissimo A. S. = Altezza Serenissima RR. PP. = Reverendi Padri Cav. = Cavalier S. A. R. = Sua Altezza Reale Co. = Conte S. A. S. = Sua Altezza Serenissima D. = Don S. = San / Sant’ / Santa Dott. = Dottor S. E. = Sua Eccellenza Eccell. / Eccellentiss. S. M. = Sua Maestà = Eccellente /Eccellentissimo S. R. I. = Sacro Romano Impero Gio. = Giovanni S. R. M. = Signor Illustr. / Illustriss = Illustre / Illustrissimo Sig. = Signor Monsig. = Monsignor SS. = Santissima / Santissimo

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Lista dei collaboratori

Franco Arato Giulietta Bazoli Livia Cavaglieri Flavia Crisanti Roberto Cuppone Valentina Gallo Luisa Giari Vincenza Perdichizzi Silvia Spanu Fremder Giovanna Sparacello Franco Vazzoler

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Lista delle abbreviazioni

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Archivio Herla www.capitalespettacolo.it

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BRENNER C. D. BRENNER, The «Théâtre italien», its Repertory 1716–1793, Berkeley and Los Angeles, University of California Press, 1961.

CAMPARDON É. CAMPARDON, Les comédiens du Roi de la troupe italienne pendant les deux derniers siècles, Paris, Berger–Levraut éditeurs, 1880.

CASATI G. CASATI, Dizionario degli scrittori d’Italia (dalle origini fi no ai viventi), vol!. 3, Milano, Romolo Ghirlanda Editore, [1934] .

César Calendrier électronique des spectacles sous l’ancien régime et la révolution. www.cesar.uk.org/cesar2/

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DE TIPALDO E. DE TIPALDO, Biografi a degli italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti del secolo XVIII, e de’contemporanei compilato da letterati italiani di ogni provincia e pubblicata per cura del professore Emilio de Tipaldo, Venezia, dalla tipografi a di Alvisopoli, 1834–1845.

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PARFAICT Dictionnaire des théâtres de Paris des frères Parfaict, 1767–1770, vol. I (tomes I, II, III) et vol. II (tomes IV, V, VI, VII), Slatkine reprints, Genève, 1967 (reimpressione dell’edizione Paris, Rozet, 1767).

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SAND M. SAND, Masques et bouffons, Paris, Michel–Lévy frères, 1860.

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TREBBI O. TREBBI, Contributi alla biografi a dei comici italiani, in «Rivista Italiana di Teatro», VI, n. 3, 15 maggio 1942.

Segnaliamo inoltre i seguenti contributi, editi durante la fase di stampa delle Notizie istoriche:

– C. GOLDONI, Drammi musicali per i comici del San , a c. di A. Vencato, Venezia, Marsilio, 2009.

– C. GOLDONI, Prefazioni e polemiche, a c. di R. Turchi, Venezia, Marsilio, 2009.

– G. HERRY, Carlo Goldoni. Biografi a ragionata. Tomo III 1750–1753, Venezia, Marsilio, 2009.

– G. HERRY, Carlo Goldoni. Biografi a ragionata. Tomo II 1744–1750, Venezia, Marsilio, 2009.

– G. MURESU, Tra sceniche baruffe. Studi sul teatro italiano del Settecento, Roma, Bulzoni, 2010.

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Francesco Bartoli – 21

Foglio

Di Francesco Bartoli

che serve di prospetto all’Opera

Notizie Istoriche De’ Comici

più rinomati Italiani

8 Letterat. ital.a

Compon. teatrali

Cart. A2. F 27

FOGLIO / DI FRANCESCO BARTOLI / COMICO, / Il quale diretto agli Amatori del Teatro, / ed insieme / alle Comiche Compagnìe Italiane, / può essere / CURIOSO OPUSCOLO / per se stesso / nell’istante, che serve di Prospetto ad un’Opera / da pubblicarsi colle stampe, / intitolata: / NOTIZIE ISTORICHE / DE’ COMICI PIÙ RINOMATI / ITALIANI, / Che fi orirono intorno all’ Anno / M D L / fi no ai giorni presenti / PIACENZA / NELLA STAMPERIA REGIO–DUCALE DI ANDREA BELLICI SALVONI / Avutane da’ Superiori la Permissione

1. La cognizione degli Uomini Illustri in qualsivoglia Scienza, od Arte, fu mai sempre giovevole alla Repubblica de’ Letterati; e in ogni Secolo si videro ben accolti tutti quei Libri, che de’ Poeti, degli Storici, de’ Guerrieri, de’ Pittori, e d’altri Uomini insigni hanno compendiosamente, o difusamente ragionato. 2. Se i Comici possono, o debbono aver luogo fra gli Uomini di Lettere poca fatica ci costerebbe a provarlo. Il vero Comico non può plausibilmente esercitare l’onorata sua Professione in tutte le sue attinenze, senza aver prima imparato per lo meno la Grammatica, e la Rettorica, e senza sapere alcun poco scrivere in Poesia. 3. Il Teatro Comico abbisogna sovvente di Ragionamenti, di Dialoghi, di Prologhi, e di Licenze, cose spettanti al Retorico, e al Poeta; e un Commediante, che desideri di far con onore il suo Mestiere deve essere capace di produrre da se medesimo simili componimenti; ed esercitandosi da principio in queste piccole cose, diviene poi anche idoneo a saper scrivere una intera Rappresentazione. Tante ne vediamo prodotte dai Comici antichi, e moderni, che per se sole raccolte insieme sarebbero bastevoli a formare un’intera Teatrale Biblioteca. 4. Se tutte poi sieno degne di lode, noi non vogliamo quì giudicarlo, come asserir non possiamo, che tutte quelle d’altri Autori sieno cose perfette.

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5. Anche un Comico, che sia Attore soltanto, e che rappresenti la parte sua con quella verità, e naturalezza necessaria al Personaggio, che prende a sostenere, che s’investa delle passioni, che con chiarezza esprima i suoi sentimenti, che sappia dipingere sul volto gl’interni movimenti dell’animo, che sia dolce amando, che infi erisca sdegnato, che si mostri tranquillo persuadendo, che si faccia grave minacciando; sarà sempre un Comico degno d’ammirazione, e saprà attirarsi gli applausi dell’intero Uditorio. 6. I due Vecchi parimente, e i due Zanni, che con valore facciansi nella propria lor maschera distinguere, senza essere nojosi colle Scene lunghe troppo, e seccanti; ma che sappiano unire la brevità al vero, e loro perculiar carattere ingegnoso, e faceto, possono meritarsi anch’essi non poca lode, e saranno ognora tenuti in pregio d’Uomini spiritosi, e di non ordinario talento. 7. Premesso dunque, che il vero Commediante non debba essere escluso dal ceto delle Persone di spirito, che fra i Letterati possa aver qualche luogo, che l’Arte sua per se stessa, serbati i debiti modi, possa vantarsi onoratissima, parmi, che non debba ad altrui sembrar cosa strana che de’ Comici più rinomati di buon proposito da noi s’intraprenda a pubblicar le Notizie, in questa guisa, che de’ Pittori far volle il Padre Antonio Pellegrino Orlandi col suo Abecedario Pittorico1; e come fecero i Celebri Signori Lacombe, e Ladvocat co’ suoi utilissimi Dizionarj degli Uomini illustri2. 8. I Dilettanti di Drammaturgia, gli Amatori del Teatro, e specialmente i Professori dell’Arte Comica, in quest’Opera, tutta sparsa d’una nuova non mai da altri ricercata erudizione, avranno da noi un esatto ragguaglio di tutti quei Comici rinomati dell’uno e dell’altro sesso, che intorno il 15503, col fi orire delle famose Compagnìe de’ Gelosi e de’ Confi denti4 incominciarono ad apportar lustro al Teatro Italiano coll’Arte loro; e di mano in mano anderemo progredendo fi no a quelli, non solo trapassati a’ nostri giorni, ma anch’oggi viventi, i quali seppero, e sanno distinguersi

1 L’Abcedario pittorico nel quale compendiosamente sono descritte le patrie, i maestri ed i tempi nei quali fi orirono circa quattromila professori, di pittura, di scultura, e d’architettura del bolognese Pellegrino Orlandi, fu pubblicato a Bologna per Costantino Pisarri nel 1704 (successive edizioni anche a Venezia e Napoli). 2 Si riferisce qui al Dictionnaire portatif des beaux–arts, ou abrégé de ce qui concerne l’architecture, la sculpture, la peinture, la gravure, la poésie la musique … (Paris, Hérissant, 1755) di Jacques Lacombe (1724 –1811), che fu tradotto ed edito in Italia a metà del XVII secolo: Dizionario Portatile delle Belle Arti Ovvero ristretto di ciò, che spetta all’Architettura, alla Scultura, alla Pittura, all’Intaglio, alla Poesia, ed alla Musica. Con le defi nizioni di queste Arti, la spiegazione delle voci e le cose che ad esse appartengono. Insieme con i nomi, la data della nascita, e della morte, e le più rilevanti circostanze della vita, ed il genere particolare di talento delle Persone, che si sono segnalate in queste diff erenti arti, Bassano, Remondini, 1768; e al Dictionnaire Historique Portatif, Contenant L’histoire Des Patriarches, Des Princes Hébreux, Des Empereurs, Des Rois, Et Des Grands Capitaines, Des Dieux, Des Héros De L’antiquité Payenne... (Paris, Didot, 1752) dell’abate Ladvocat (1709–1765). 3 La data è approssimativa e sta a indicare la metà del secolo XVI. Tradizionalmente si indica come primo documento il contratto stipulato il 25 febraio 1545 a Padova da un gruppo di attori per costituire una «fraternal compagnia» per recitare commedie fra la Pasqua e il carnevale 1546 (Cfr. E. Cocco, Una compagnia della prima metà del secolo XVI, in «Giornale Storico della Letteratura italiana», LXV (1915), pp. 55 e sgg.; e, tra gli altri, in Taviani–Schino, pp. 185–186, edito in Francia col titolo Le secret de la Commedia dell’arte: la mémoire des compagnies italiennes aux XVIe, XVIIe et XVIIIe siècles, traduit de l’italien par Yves Liebert, Carcassonne, Cazilhac ‘Bouff onneries’, 1984. 4 Bartoli cita qui, quasi per antonomasia le due principali compagnie, di cui tratterà poi ampiamente nelle Vite.

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co’ loro talenti, guadagnandosi l’approvazione, e la stima de’ perfetti conoscitori delle loro Teatrali fatiche. 9. Per dare in breve un’idea di quest’Opera, oltre a’ Comici Professori, anche a tutti quei Signori, che vorranno concorrere ad onorarne l’Associazione5 col loro nome, diremo essere nostro preciso assunto il narrare di ciascun Comico una qualche rilevante circostanza della sua vita, di spiegare il genere suo particolare di talento, di produrre per saggio dello stile di quelli, che scrissero, o stamparono, un Sonetto, e altro, componimento; e di riportare altresì qualche lode ad essi impartita da virtuose penne, non essendo mancati a diversi Comici gli encomj d’un Torquato Tasso, d’un Cavalier Giovanni Battista Marino, d’un Conte Ridolfo Campeggi, e d’altri celebri Poeti, e Letterati di grido6. 10. L’Opera sarà Stampata in forma di ottavo, e appunto in carta consimile, e carattere del presente Manifesto. Sarà inoltre ornata di Ritratti incisi in rame, avendone otto per ora in pronto di Comici antichi; e se altri ne perverranno alle nostre mani faremo tutti inciderli con molta diligenza, premendoci, che il Libro in ogni sua parte riesca elegante, e di buon gusto. 11. In quanto poi a’ Comici viventi, se v’è alcuno, che per accrescere lustro all’Opera voglia mandare il proprio Ritratto facendolo incidere a spese sue, e superando in ciò una modestia intempestiva col far rifl esso:

Che chi cerca eternarsi i Numi imita;

ciò sarà per noi di sommo piacere, e ne sapremo grado alla condiscendente sua gentilezza. 12. Dobbiamo bensì pregar tutti quelli, che avessero Poetici Componimenti in propria lode, a volerceli trasmettere immancabilmente con sollecitudine, perchè si possa inserirli nella loro notizia, e così pure tutti quelli, che scrivano in Poesia potranno mandarci un Sonetto, o breve Canzone parimente da imprimersi per saggio della loro poetica Musa. 13. Uscirà alla luce quest’Opera nelle prime settimane di Quaresima del venturo 1782, ma siccome non si può per ora sapere determinatamente a quanti fogli ascenderà tutto il Libro, così abbiamo pensato di calcalcolare ogni foglio si stampa al prezzo di 3 soldi Veneziani7; e per il prezzo di 5 ciaschedun Ritratto, che sarà nell’Opera inserito. Que’ Comici però, che si compiaceranno di spedirci il proprio Ritratto, avranno da noi una copia del Libro gratis in contrasegno della nostra doverosa riconoscenza. 14. I nomi generalmente di tutti quelli, che vorranno associarsi si riceveranno da noi ne’ luoghi di nostra dimora, come si accennerà più sotto; ed in Bologna nel nostro

5 Sulla pratica dell’associazione, della sottoscrizione per fi nanziare l’edizione di opere di un certo pregio e complessità si v. M. Infelise, L’editoria veneziana nel Settecento, Milano, Franco Angeli, 1989, pp. 27–28. Come si sa fu adottata anche da Goldoni per realizzare a Firenze la Paperini. 6 Si vedranno questi componimenti poetici citati e spesso riportati integralmente nelle singole biografi e. 7 Il soldo veneziano era la ventesima parte della lira. Come termine di comparazione v. M. Infelise, cit., pp. 184–216.

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Negozio di Libri apertosi novellamente da San Salvatore sotto la direzione del Signor Domenico Uttini Mercante Librajo nostro Compagno8. 15. Daremo qui in seguito un Indice esatto di tutti i Comici mentovati nell’Opera, e dalla quantità di essi potrà vedersi non essere stata lieve fatica per noi il raccogliere ed estendere di ciascheduno qualche non ispregevole notizia. Se per mancanza di lumi ulteriori non si trovasse in quest’Indice il nome di qualche Comico rinomato antico; o di qualche moderno da noi ommesso forse per innavvertenza, compiacciasi chiunque di ciò s’avvedesse di darcene cortesemente avviso, con un chiaro ragguaglio di tutto ciò, che può interessare la compendiosa sua Istoria. Ed anzi a tale oggetto abbiamo fatto anche precedere questo foglio alla pubblicazione dell’Opera, perchè possa uscire alla luce più compita, che sarà per noi possibile, sapendo benissimo per esperienza, che nella stampa di qualsivoglia notizia universale non si può di primo aspetto non ommettere qualche articolo tavolta pur troppo interessante. 16. Noi però coll’assistenza de’ nostri amorevoli Professori di quell’Arte, che ad illustrare abbiamo intrapreso, con le diligenti insieme nostre ricerche, e con una non mai interrotta fatica, procureremo di soddisfare a noi stessi nell’esatta puntualità dell’Opera nostra, e cercheremo di dare al Pubblico un nuovo saggio del nostro buon volere come in altre cose abbiamo fatto, e come per la Dio mercè, con animo di giovare ad altrui faremo anche nella presente fatica chiaramente ad evidenza e risultare, e conoscere.

AVVERTIMENTO

LE Lettere, i Pieghi, e i Ritratti adattabili alla grandezza di questo foglio, potranno dirigersi franchi di Porto immediatamente all’Autore, che ne’ Mesi d’Ottobre, e Novembre di quest’Anno sarà in Trieste; e negli altri di Gennajo, e Febbrajo del venturo si troverà in Padova, sempre unito alla Comica Compagnìa del Signor Luigi Perelli9.

8 Non ho ancora trovato notizie relative a questo libraio bolognese, che qui risulta associato al Bartoli. 9 Su Luigi Perelli (attore, nel ruolo di Arlecchino e capocomico vissuto nella seconda metà del XVIII secolo) v. ad vocem.

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INDICE ALFABETICO10

DE’ Comici mentovati nelle promesse Notizie Istoriche da pubblicarsi, in cui tutti gli antichi insieme coi moderni trapassati in questo Secolo, sono segnati in carattere corsivo; e quelli anch’oggi viventi troveransi notati in carattere rotondo. Gli altri generalmente, che come Scrittori si distinsero saranno preceduti dall’asterisco*. Que’ pochi poi de’ quali abbiamo in pronto il Ritratto avranno in seguito questa nota †. Quelli, che non hanno alcuno aggiunto sono Personaggi Serj, e fi nalmente i Capi della Compagnìa, a norma de’ tempi sono distinti in antichi, moderni, e viventi.

d’ Affl isio Moreri Elisabetta. [Baldarini Giacomo Antonio] Albani Antonia. Baldo Ciccio. Pulcinella. Amadei Lodovico. Balletti Riccoboni Elena. Amatis Giovanna. Serva. *Barbieri Niccolò, ossia Beltrame. † Capo [Andolfati Bartolommeo] Comico antico. *Andolfati Pietro. [Barese Francesco] Andolfati Teresa. [Barga] *Andreini Francesco † Capitano Spavento. Barra Mattia. Pulcinella. *Andreini Giovanni Battista. † Capo Barsanti Domenico. Comico antico. [Bartoli Francesco] *Andreini Isabella. † Bartolo Stefano. Andreini Lidia. *Bassi Domenico. Capo Comico moderno. Andreini Verginia, ossia Florinda. Bassi Gaetana. Androux Angela. Serva. Bassi Gaetano. Androux Giovanni. Bassi Lodovica. Angeleri Giuseppe. Brighella. Bassi Marianna. Antonazzoni Marina. [Bastona Giacinta] d’ Arbes Cesare. Pantalone Bastona Marta. d’ Arbes Maria. Serva Battaglia Carlo. Pe’ Caratteri caricati. d’ Arbes Grandi Antonia. Battaglia Giuseppa. *Armani Vincenza. Battaglia Maddalena. Rinomata Direttrice Armellina. della sua Compagnìa. Arrisi Francesco. [Battista Veronese] Aurelio. [Bazzigotti Antonia] Azzali Giuseppe. Bazzigotti Vincenzo. Capo Comico [Bagliani Pietro] moderno.

10 Questo indice non corrisponde all’elenco dei comici poi eff ettivamente trattatati nelle Notizie istoriche. Le voci presenti nel dizionario ma non citate nel Foglio sono indicate fra parentesi quadre.

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Beatrice. Camerani Antonio. Capo Comico vivente. Bellentani Gaspare. Camerani Bartolommeo. Belloni Antonio. Camerani Rosa. [Bellotti] Campi Carlo. Brighella. Bellotto Lorenzo. Pantalone. Campioni Giuseppe. Brighella. Benedetti Luigi. Cantella Baiardi Vittoria. [Cantella Bajardi Bernaroli Antonia. Vittoria] Berti Catterina. [Berti Caterina] [Cantinella] Berti Francesco. Brighella, e [Canzachi Giovanni Camillo] Capo Comico moderno. Cardosi Chiara. Bertinazzi Carlo. Arlecchino. Cardosi Pierina. Serva. [Bertocchi Carlo] *Casali Gaetano. *Bianchi Brigida. Casalini Francesca. Biancolelli Domenico. [Casanova Giovanna] *Biancolelli Niccolò. Casanova Ignazio. *Biancolelli Orsola. Catoli Francesco. Traccagnino. [Cattoli Bissoni Luigi. Pantalone. Francesco] Bonaldi Angela. Serva. Catoli Giacinto. Traccagnino. [Cattoli Bonaldi Antonio. Arlecchino. Giacinto] [Bonamici] Catroli Elisabetta. Serva. [Bonani Vittorio] [Cavalieri Bartolommeo] [Bongiochi Giovanni] Cavalieri Giustina. [Bongiovanni Antonio] Cavallucci Antonia. [Boniti Nicola] Cavallucci Bartolommeo. Bonomi Fausto. *Cecchini Pier Maria. Frittellino. Bonomi Felice. Serva. Cevolini Francesco. Borghieri Claudio. Dottore. Checcati Laura. Borghieri Elisabetta. Serva. [Chiarelli] Bossi Giovanni. Comico Universale. [Chiariani Silvestro] *Botti Domenico. Chiesa Isabella. [Brambilla] Cicuzzi Angela. Brambilla Rosa. [Cicuzzi Gregorio] Brancaccio Flaminio. [Cimarelli Pietro] Brandi Girolamo. [Cioff o] Bresciani Catterina. [Bresciani Caterina] Clarini Virginia. Brunelli Rosa. Collalto Antonio. Pantalone. *Bruni Domenico. Collinetti Francesco. Pantalone. Buff etto. Zanni. Collucci Cecilia. Bugani Vincenzo. Arlecchino. Collucci Filippo. Capo. Comico moderno. *Burchiella Luzio. Graziano. Colombina. Serva. [Caccamesi Cesare] [Colombini Anna] Calcese Andrea. Pulcinella. [Colombini Pietro] Calderoni Agata. Colombo Ferdinando. Arlecchino. Calderoni Francesco. Capo Comico antico. Colombo Fortunato. Brighella. Calici Pietro. Dottore. Coralli Carlo. Comico Universale. *Calmo Andrea. Coris Eularia.

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Corona Paganini Anna. Fineschi Giuseppe. *Corsini Jacopo. Finocchio. Zanni. [Cortesi Giovanni Battista] Fioretti Antonio. Pantalone. Corticelli Maddalena. [De’ Fiori Domenico Antonio] Corticelli Margherita. Serva. Fiorilli Agostino. Tartaglia. Costa Rosa. Fiorilli Antonio. Tartaglia. [Costantini Angela] Fiorilli Catterina. [Fiorilli Caterina] *Costantini Angelo. Mezzetino, e Capo [Fiorilli Isabella] Comico antico. Fiorilli Tiberio, ossia Scaramuccia. † Costantini Antonio. Arlecchino. [Scaramuccia] Costantini Domenica. Serva. Fiorillo Giovanni Battista. Trappolino. Costantini Gabriello. Arlecchino, e Capo *Fiorillo Silvio. Capitano Mattamoros Comico moderno. Fiorio Gaetano. *Cotta Pietro. Capo Comico antico. Flaminia. [Flamminia] Cusati Girolamo. Foggi Rosa. Serva. [Dardanelli Giuseppe] [Foresti Giovanni Antonio] Davia Marta. *Fornaris Fabrizio. Capitano Cocodrillo. Delia. *Fortunati Domenico. [Delicati Luigi] [Fortunati Elisabetta] Diana. Fortunati Giovanni. Arlecchino. della Diana Silvio. Fortunati Lucrezia. Diolaiti Gaetano. Dottore. [Fortunati Tommaso] Donati Maria. Fortunati Arrisi Anagilda. Dori Gaspare. Fracanzani Camillo. Dotti Angela. Fracanzano Michelangelo. Pulcinella. [Dotti Gertrude] Fragoletta. Serva. [Ermirio Vincenzo] Franceschini Antonio, ossia Argante. d’ Este Francesco. [Franceschini Giuseppe] Fabio. Franchi Elisabetta. *Fabri Giovanni Paolo. *Friderici Camillo. Fabrizio Napolitano. Capo Comico antico. Frilli Giorgio. [Fainetti Nicola] Gabbrielli Francesco, ossia Scapino. Falchi Francesco. Gabbrielli Sivello. † Falchi Giuseppe. Arlecchino. Gabbriello da Bologna. Francatrippe. Falchi Vittoria. [Gabriello da Bologna] *Fedeli Brigida. Galeazzi Giacomo. Feferi Francesco. Ganassa Giovanni. Zanni, e Capo Comico [Ferramonti] antico. Ferramonti Antonio. Pantalone. Gandini Pietro. Brighella. [Ferramonti Camilla] Gandini Teresa. [Ferraresi Massimo] Ganzachi. Dottore. [Non trattato] [Ferraresi Teresa] Garavini Girolamo.Capitano.Rinoceronte. Ferrari Pietro. Capo Comico vivente. Garavini Luciani Margherita. Fiammetta. serva. Garelli Giovanni Battista. Pantalone. *Fidenzi Jacopo Antonio. Gavardina Margherita. [Gavardina Cotei Fineschi Giuseppa. Margherita]

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[Gazzaniga Luigi] *Lombardo Giovanni Donato. [Gherardi Evaristo] Luchesi Domenico. [Lucchesi Domenico] [Giovannoni Carlo] [Maccheroni (de’) Florindo] Girelli Anna. Magni Carlo. *Girelli Giacomo. Brighella. Majani Francesco. Giulietti Giulio. Majani Giuseppe. Giussani Carlo. Brighella. Majani Matilde. [Non trattato] Gnochis Alessandro. Pantalone. Maldotti. Fanciullo. [Gnudi Elisabetta] *Malloni Maria, ossia Celia. [Gnudi Paolina] [Manni Nicodemo] [Gnudi Vincenzo] Mantovani Mariano. Goldoni Antonio. *Manzani Francesco. Capitano Terremoto. Gozzi Giovanni Battista. Pantalone. Manzoni Catterina. [Manzoni Caterina] Grandi Felice. g. Fem. Manzoni Giovanni Battista. Arlecchino. Grandi Maria. Marchesini Antonio. Capo Comico Grandi Tommaso. moderno. [Grani Placido] Marchesini Regina. [Grani Serafi na] [Marchioni Angelo] Gritti Luigi. Brighella. Marliani Giuseppe. Brighella. Grobert Luigi. [Grobbert Luigi] Marliani Maddalena. Serva. Guazzetto. Zanni. Martelli Antonio. Brighella. *Giovanni da Pistoia. Martelli Francesco. Jacomucci Leonilda. Martorini Elisabetta. Jagher Giuseppe. Martorini Baldassare. *Imer Giuseppe. Capo Comico moderno. [Marzocchi Caterina] Ippolita. Marzocchi Gaspare. Comico Universale. Isola Antonia. [Marzocchi Giovanni] Lampredi Anna. [Massa Innocenzia] Landi Anna. [Massari Francesco] [Landi Assunta] [Mattagliani Vittoria] Landi Catterina. [Landi Caterina] [Mazza Onofrio] Landi Luzio. Mazzocchi Luigi. Dottore. Lapy Giuseppe. Dottore e Capo Comico Mazzotti Pietro. vivente Medebach Girolamo. Capo Comico vivente Lapy Belloni Luigia. rinomato. Laurenzis Giuseppe Antonio. Medebach Teodora. Lausti Francesco. Menghini Giovanni Battista. Tabarino. Lavinio. Menichelli Francesco. Lazzarini Luigi. Comico universale. Menichelli Niccola. Arlecchino. Lidia da Bagnacavallo. Menichelli Teresa. Serva. *Locatelli Basilio. [Menicucci Angela] Lodovico da Bologna. Dottore. Merli Cristoforo. *Lombardi Bernardino. Merli Giovanni. Lombardi Francesco. [Messieri Camillo] Lombardi Rodrigo. Dottore. Miani Rinaldo. Pantalone. Lombardi Stefano. Minelli Giulio. Pantalone.

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*Miti Pompilio. Pianizza Giuseppe. Miti Vittoria Pilastri Leandro. *Monteni Ippolito. Pinotti Francesco. [Monti Carlo] [Piovani Antonio] [Monti Pietro] Piva Antonio Maria. Pantalone. Monti Tommaso. Dottore. Pizzamiglio Costanzo. Brighella e Capo Monti Avelloni Teresa. Comico vivente. Moretti Anna. Pizzamiglio Giulia. [Nanini Giuseppe] [Plazzani Nicola] *Napoleone Marco. *Porta Anselmo. Nardi Antonio. Tartaglia. [Pozzi Francesco] [Nardo] [Pozzi Girolamo] [Narini Domenico] Prudenza. [Nazzari Eugenia] Prudenzia Veronese. Nelli Angela. del Puppo Fracanzani Orsola. Nelvi Andrea. Comico Universale. [Raggi Giovanni] Niccoli Lodovico. Dottore. [Nicoli [Raguzzino Giacomo] Lodovico] di Re Pietro. Niccolini Filippo. Comico Universale. Rebecchi Angiola. [Non trattato] [Nicolini Filippo] [Rebecchi Margherita] Nobili Orazio. Renaldi Pietro. [Rinaldi Pietro] *Nobili Sante. Ricci Anna. Olivetta. Ricci Emilia. [Orsetti Giuseppe] [Ricci Orsola] *d’ Orso Angela. [Orso (d’) Angiola] Ricci Bartoli Teodora. Ortensia. Ricciolina. Serva. Paderna Giovanni. Dottore. *Riccoboni Francesco. Paganini Francesco. Brighella, e Capo *Riccoboni Luigi. Capo Comico moderno. Comico vivente. [Ristori Giacomo] *Paganini Onofrio. Capo Comico moderno. Roffi Anna. Serva. Paghetti Giovanni Battista. Dottore. Roffi Giovanni. Arlecchino, e Capo Comico Panazzi Francesco. Brighella. vivente. Panzieri Pietro. *Romagnesi March’ Antonio. Parisi Alessandra. Romagnoli Barbara. Parisi Luigi. Don Fastidio. Romagnoli Gaetano. Arlecchino. *Parrino Domenico Antonio. Roncagli Silvia. Franceschina. Pasetti Lodovico. Pantalone. Rosa Catterina. Serva. [Rosa Caterina] Pasquati Giulio. Pantalone. Rosa Pietro. Pantalone. *Patriarchi Andrea. Capo Comico vivente. Rossi Andrea. Arlecchino. Pelandi Giuseppe. Arlecchino. Rossi Felicita. Perelli Anna. Rossi Maddalena. Serva. Perelli Luigi. Truff aldino, e Capo Comico Rossi Pietro. Capo Comico moderno alienato vivente. dall’ arte. Petrioli Niccola. Capo Comico moderno Rotti Giovanni Battista. Pantalone. alienato dall’ arte. [Petrioli Nicola] Rubini Antonio. Arlecchino. Pianca Pietro. Rubini Ferdinando.

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[Rubini Francesco] Torri Giacomo. Dottore. Sacchi Brigida. Tremori Paolo. Pantalone. Sacchi Felice. Arlecchino. Tremori Vincenza. Serva. [Sacco Antonia] Ughi Elisabetta. Sacco Antonio. Truff aldino, e Capo Comico Ugulini Alberto. [Ugolini Alberto] vivente rinomatissimo. Valenti Gaspare. Pe’ Caratteri caricati. [Sacco Gaetano] Valentini Giovanni. Comico Universale. *Sacco Gennaro. Coviello. Valentini Margherita. Serva. [Sacco Giovanna] [Valentini Rosa] Sacco Vitalba Angela. Valeriani Serafi no. Dottore. Sacco Zanoni Adriana. Serva. *Valerini Adriano. † Salimbeni Girolamo. Zanobio. Valsecchi Angelo. [Sansò Giuseppe] Velenfeld Bonifazio. [Sarti Girolamo] Venini Fedele. Arlecchino, e Capo Comico. Savj Bartolomeo. Arlecchino. Verder Giovanni. Savj Elena. Serva. [Veronesi Anna] Savorini Galeazzo. Dottore. [Veronesi Camilla] *Scala Flamminio. Capo Comico antico. Veronesi Carlo. Pantalone. [Scala Flaminio] Vidini Maddalena. Scalabrini Medebach Rosa. [Vieri Marcello] Scherli Carolina. [Villani Felice] *Scherli Leopoldo Maria. Violone. Dottore. Serramondi Carlo. Vitalba Antonio. Sgarri Francesco. Brighella. Vitalba Giovanni. Silani Catterina. [Vitali Sante] Simone da Bologna. Zanni. Vittoria. [Simonetti Giuseppe] Vulcano Bernardino. Simonetti Benedetti Chiara. Zanardi. Brighella. [Simoni Barbara] Zanerini Agostino. [Zanarini Agostino] Simoni Giovanni. Capo Comico vivente. Zanerini Antonia. Serva. [Zanarini Bianchi *Soldano Aniello. † Spaccastrumolo. Antonia] [Sperandio Bartolommeo] Zanerini Giuseppe. [Zanarini Giuseppe] [Spolverini Anna] Zanerini Petronio. [Zanarini Petronio] [Spolverini Pietro] Zanoni Atanasio. Brighella. Tabuini Marchesini Lucrezia. Zanoni Teresa. Serva. [Tassi Lodovico] *Zanotti Giovanni Andrea. [Tatarone] Zanotti Marianna. Tesi Faustina. Direttrice della sua Zanuzzi Francesco. [Zanussi Francesco] Compagnìa. Zecca Niccolò. Bertolino. Tomasi Bartolommeo. Pantalone. Zecchi Orazio. Tomasoli Antonio. Dottore. [Zocchi Anna] Torri Francesca. [Zurlini Agostino]

Il Fine dell’Indice.

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AGGIUNZIONE

È necessario il soggiungere, che l’Autore per certa tradizione sa esservi in Milano nella nobile abitazione del fu Signor Sinodoro Saron; ed in Modona nell’antiche Case de’ Signori Forni1, non pochi Ritratti di Comici de’ Secoli trascorsi, e così pure in Fiorenza deve trovarsi il Ritratto della famosa Florinda dipinto dal Giovane Bronzino2. Se qualche Amatore d’erudite Notizie volesse nelle accennate Città farne diligente ricerca, e darci gentilmente gli opportuni avvisi intorno al ritrovamento di tali Ritratti, noi cercheremo poi i mezzi di farli copiare in disegno, e professeremo infi nita obbligazione a chi ci avrà procurato nuovi fregi alla divisata Opera nostra, quasi al suo compimento anche in quest’oggi ridotta.

1 La «certa tradizione» a cui allude il Bartoli è quella tramandata dagli attori stessi. I nomi di Sinodoro Saron e dei Signori Forni compaiono infatti nella Ferza di Giovan Battista Andreini in relazione agli onori tributati ai comici del suo tempo da parte di illustri personalità. Nel passo si fa riferimento al collezionismo di ritratti degli attori: «Questo pur in Milano si vede nella nobilissima casa del Signor Sinodoro Saron; in Modena, in casa de’ Signori Forni, Gentilhuomini non solo colmi di potere, ma di sapere, non vi sono d’altri comici altre degne imagini?», cit. G. B. Andreini, La Ferza. Ragionamento secondo contra l’accuse date alla commedia, Parigi, per Nicolao Callemont, 1625 in Attore. Alle origini di un mestiere, a c. di L. Falavolti, Roma, Edizioni Lavoro, 1988, p. 98. Il testo è edito inoltre in Marotti–Romei, pp. 489–534. Non si hanno notizie biografi che su Sinodoro Saron. Per quanto riguarda i Signori Forni, C. Frati, Dizionario bio–bibliografi co dei bibliotecari e bibliofi li italiani: dal secolo XIV al XIX, Firenze, Olschki, 1933, cita i Conti Forni, famiglia di Modena, proprietaria di una ricca biblioteca. Entrò nella Forni, per acquisto, pure la biblioteca Pagliaroli di Modena; v. G. Bertoni, in «Atti e memorie della deputazione di Storia Patria per le province modenesi», 5, VI, 1910, p. 223, n.1. G. B. Di Crollanza, Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane: estinte e fi orenti, Pisa, Giornale Araldico, 1886–1890 ricostruisce brevemente la storia di questa famiglia (Forni o dal Forno), che riconosce come proprio capostipite Filippo capitano generale delle truppe cittadine nel 1142. Essa ebbe esponenti a Ferrara e a Torino, dove i Forni furono al servizio dei Duchi Estensi e dei Principi di Savoia. Nel XVII secolo il ramo dei Forni di Torino passò a Mirandola. Crollanza riporta inoltre notizia dell’arma: «D’azzurro, alla fascia losangata d’oro, accompagnata da tre stelle dello stesso, due in capo e una in punta». 2 Florinda è Virginia Ramponi. Il ritratto è oggi perduto. Lo si conosce attraverso il madrigale di Giovambattista Marino, Bronzin, mentre ritraggi, pubblicato nella Galeria (cfr. nelle edizioni a c. di Marzio Pieri: Padova, Liviana, 1979, I, p. 239 e dello stesso e Alessandra Ruffi no, Trento, La fi nestra, 2005, p. 333). Su Bronzino e gli attori v. S. Mamone, Dei, Semidei, Uomini. Lo spettacolo a Firenze tra neoplatonismo e realtà borghese (XV–XVI secolo), Roma, Bulzoni, 2003, pp. 62–67 e Ferrone, p. 268.

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Francesco Bartoli – 33

notizie istoriche de’ COMICI ITALIANI che fiorirono intorno all’anno M D L fino a’ giorni presenti. OPERA Ricercata, raccolta, ed estesa da Francesco Bartoli Bolognese accademico d’onore clementino

in padova Per li Conzatti a S. Lorenzo Con Lic. de’ Sup.

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L’autore a chi legge

Eccovi, Lettori umanissimi, le Notizie Istoriche de’ Comici Italiani; ma se non le trovate quali nel mio stampato Foglio d’Avviso ve le promisi, incolpatene le circostanze contrarie, che si sono frapposte alla mia buona volontà. Voleva io darvele in forma d’ottavo, ed ornate di alcuni Ritratti; ma l’impresa mi è riuscita più malagevole di quello, che da principio mi era pensato. L’Opera doveva uscire a questi giorni; ed ogni ritardo avrebbe delusa la curiosità di chi bramava vederla in Luce al tempo promesso. I disegnatori, ma più gl’incisori de’ raccolti ritratti non potevano in sì breve spazio darli fi niti, e volendo a precipizio farli eseguire, sarebbero usciti di cattivo intaglio, e per conseguenza indegni della vista degl’intendenti. Per dar eff etto in parte alle mie determinazioni, e per appagare insieme la brama degli altri, ho risolto di pubblicar l’opera in questa piccola forma1, e senza i disviati ornamenti,sottraendola così da qualunque accidente, e dall’obblio; e rendendola comune a compiacenza di tutti quelli, che anche senza i ritratti l’averanno a buon grado. Io non voglio qui replicare tutto ciò, che intorno all’Arte Comica esposi nell’accennato mio Manifesto, poi che intesi allora che quell’opuscolo dovesse formare Operetta da se, quantunque riguardante le presenti Notizie. Dirò solo, che in rapporto a’ Comici viventi io non prendo impegno di rendere ragione di qualsivoglia cangiamento in loro succeduto dopo la metà dello scorso Dicembre, in cui fu da me integralmente ultimato il mio Manoscritto. Penso bensì di riportare in questo luogo una lettera scrittami da uno studioso Commediante a me aff ezionato, e d’aggiungervi la risposta che al medesimo indirizzai, giacché l’una, e l’altra possono servire allo schiarimento delle mie intenzioni, e togliere dall’Opera un motivo del principale punto di critica, che dagli odierni Recitanti le si poteva, e le si portà fors’anco opporre. Non ho levato invano l’epiteto di Rinomati a’ Comici nell’Opera descritti, essendomi stato suggerito di farlo da diversi miei Amici, per una ragione, che non è necessario di qui manifestarla2. Avverto, che dove nominerò i Teatri di Sant’Angelo, di San Luca, di San Giovanni Grisostomo, e simili, senza indicare la città dove trovansi, che dovranno sempre intendersi per quelli della Veneta Dominante. È oggimai inutile il dire, che il Primo Vecchio, o Magnifi co si è il Pantalone, e che il secondo è il Dottore, o il Tartaglia, come pure il primo Zanni è il Brighella, e che il secondo è l’Arlecchino, chiamato anche Truff aldino, Traccagnino, Trappolino, ed in altro modo. Solo circa il 1550. cominciarono sulle scene a recitare le nostre Donne, e però non ho preso assunto di parlare di que’ Comici, che prima di quel tempo saranno stati in Italia, tanto più, che a loro non potea darsi il nome di veri recitatori, ma solo quello di sfacciati Mimi, di Cerretani3, e di Buff oni. Ogni buon Poeta Drammatico fi orì in tal tempo; ogni ornato Teatro allora s’eresse; ed ogni esperto, e studioso Comico si fece vedere in italia

1 Il volume fu edito in dodicesimi. 2 Sulla questione si vedano la lettera di Pietro Andolfati e la risposta di Bartoli pubblicate di seguito. 3 Ciarlatani. Scrive Garzoni nella Piazza Universale di tutte le professioni del mondo: «I ceretani adunque, che così addimandati sono per aver tratto l’origine loro da un castello dell’Umbria poco lontano da Spoleti il qual si nomina Cereto», cit. Garzoni, II, p. 1188, e Marotti–Romei, p. 15.

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 35 intorno a quegli anni4. De’ Comici Castelleggianti5, e d’altra sì fatta razza di Gente io non avrei mai tolto l’impegno di ragionare, e solo mi sono attenuto alle notizie di que’ bravi Professori6, che favoriti furono da Monarchi, e da Principi, acclamanti dalle voci universali; e degnamente lodati da varj Scrittori. Circa ai Viventi, ho cercato di usare lo stesso metodo, e dò ragione del mio scriverne nella Lettera quì appresso. Per tornare sul proposito della presente Edizione aggiungerò, che ho lasciato in varj luoghi l’indicazione de’ Ritratti, come se appunto vi fossero, e ciò perchè si comprenda, che di quel tal Comico esiste presso di me la sua effi gie, e tanto più poi perchè non dispero di darne una seconda idea. Accettisi intanto dal Leggitore discreto il mio buon desiderio di provedere l’Italia d’un Opera erudita, curiosa, piacevole, e certamente aff atto nuova. Ma se qualche difetto in essa vi scorgesse, pensi, che tutte le raccolte generali non possono nel loro incominciamento a perfezione condursi avendo sempre d’uopo di lumi maggiori onde giungere ad essa; e se mi verranno gentilmente prestati, io saprò usarne assai bene col servirmene in altra occasione di riprodurre queste Notizie, rendendo la dovuta riconoscenza a chi degnerassi con aff ettuosa cortesia di farmene instrutto.

4 La nascita del teatro è legata a quella delle prime compagnie professionistiche intorno alla metà del Cinquecento. Nel Foglio Bartoli aveva citato le celebri compagnie dei Gelosi e dei Confi denti, grazie alle quali la professione attoriale aveva assunto una dimensione autoriale e colta (v. le biografi e dedicate agli Andreni). In questo contesto si inscrive la condanna di un teatro popolare e di strada; Bartoli segue la scia di Tommaso Garzoni, l’autore della Piazza Universale citato ampiamente nelle biografi e. Interessante, e sempre in linea con il Garzoni, è il ribaltamento operato rispetto alla condanna della presenza femminile sulla scena tipica della Controriforma: Bartoli ne fa l’evento fondativo del teatro che egli si appresta a celebrare nelle biografi e. Il primo documento attestante la presenza di donne in una compagnia risale al 1564, cfr. L. Riccò, La «miniera» accademica. Pedagogia, editoria, palcoscenico nella Siena del Cinquecento, Roma, Bulzoni, 2002, p. 148 n. Sulla presenza delle donne in scena e sulle fi gure dell’attore e del ciarlatano si vedano Taviani–Schino, e le pagine introduttive di Taviani. Sulle pagine teatrali di Garzoni, v. l’introduzione di Marotti–Romei, pp. 5–10. 5 Si tratta di comici che si esibivano sulle piazze dei paesi. 6 Si intenda chi esercita una determinata professione, arte o mestiere o pratica una determinata attività, per lo più con maestria, essendone riconosciuto un esperto, un maestro. Cfr. Voce Professore in S. Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana, Torino, UTET, 1988, vol. 14, p. 506.

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Lettera Diretta all’Autore dal Signor Pietro Andolfati.

Carissimo Amico.

Pisa li 20. Ottobre 1781.

Sommamente grata mi fu la Carissima vostra ricevuta in Genova in data de’ 14 scorso, accompagnata con il vostro foglio d’avviso. Ometto li sentimenti di gratitudine, che sono ben dovuti all’amichevole memoria, che di me conservate, e le proteste sincere d’una perpetua riconoscenza. Voi mi conoscete, e spero che sarete certo, che quanto la mia Lingua sia scarsa nelle ostentazioni, altrettanto è sensibile, e pronto a servir gli amici il mio Cuore. Venghiamo ora all’Opera vostra: Stimai sempre il vostro talento, che sapendosi arricchire d’un’infi nità d’eruditissime cognizioni, ha avuto, ed ha la consolazione di sollevarsi dalla feccia di tanti presuntuosi, vili, ed ignoranti, che indegnamente si appropriano il nome di Comici, senza avere un principio di quelle qualità, che saggiamente voi accennate essere indispensabili ad un Recitante. L’Impresa vostra deve senza dubbio riuscirvi diffi cile, tediosa, e piena d’inciampi; ed è soltanto capace dell’assidua vostra docilità. Ella vi procaccerà d’alcuni la stima, d’altri la simulazione, e di molti lo sdegno. Credo che voi v’internerete in questo mio sentimento, e penetrerete nello spirito della mia idea. Uno scrittore che vuol porre alla luce la storia di Personaggi viventi (dico di questi, poichè de’ morti non vi è nulla a dire, quando però da qualcuno non fossero fatte parlare l’ombre loro) si pone ad un rischio grandissimo o pure, ch’egli lodi tutti egualmente, ed eccolo mendace, e soggetto alla collera di que’pochi che veracemente sono degni di lode perchè si veggono posti a mezzo con moltissimi, che degni non sarebbero di portar loro al Teatro, o il Coturno, o il Socco; o vuole essere giusto, e sincero, ed ecco, che contro lui si scatenano tutti quelli, che di qualche grado son posti al disotto. Io vi parlo da amico vero, e vi pongo sotto agli occhi gli scrupoli miei, ma non pretendo però distogliervi da un’impresa, che nell’animo di persone colte, e spregiudicate può farvi un onore grandissimo, anzi vi esorto a dare alla medesima tutto voi stesso, ma porre agli orecchi vostri la cera d’Ulisse1, imprimendovi nell’animo l’intrepidezza di Demostene2, e nella penna l’accortezza di qualche buon Politico. Esaminate bene il vostro Indice, a me sembra, che vi sieno parecchi Comici inseriti non degni dell’epiteto di Rinomati, ed alcuni altri omessi, che più forse lo meriterebbero. Scusate se tanto mi sono esteso; desidero il piacere di vostra risposta alla presente, ma ciò per puro discorso accademico. Caro Amico vogliatemi bene, e siate certo, che sarò sempre

Vostro sincero cordiale Amico Pietro Andolfati.

1 Si fa naturalmente allusione al celebre episodio delle Sirene del canto XII dell’Odissea. Istruito dalla maga Circe, Ulisse applica nelle orecchie dei suoi compagni tappi di cera per renderli insensibili al richiamo delle Sirene; egli sceglie invece di ascoltare il loro canto legato all’albero della nave. 2 Considerato il più grande degli oratori greci e uno dei maggiori in assoluto, l’ateniese Demostene dimostrò la propria tenacia e la propria abilità oratoria nel processo per il recupero dell’eredità paterna sottrattagli dai tutori. Fu uno dei protagonisti più determinati della resistenza a Filippo II di Macedonia, contro il quale pronunciò le quattro celebri Filippiche.

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Risposta Dell’Autore al Signor Pietro Andolfati.

Amico Carissimo.

Trieste li 21. Novembre 1781.

Non sono che otto giorni, ch’io ricevei la gratissima vostra, e mi pervenne sì maltrattata, che temei di non essere capace di poter leggerla trovandola marcita dall’acqua, e bucata, onde solo a grande stento facendo l’Astrologo, ho rilevati tutti i vostri sentimenti. Per darvi un’adeguata risposta mi vorrebbe più ingegno, e più tempo di quello che io abbia. Tuttavia protestandomivi in prima obbligato della buona opinione, che conservate pe’ miei demeriti, dirovvi, che le cose da voi prudentemente postemi in vista, sono appunto quelle medesime sulle quali molto tempo rifl ettei avanti di prestarmi alla compilazion delle Notizie Istoriche de’ Comici viventi, giacché de’ trapassati non intendo adesso di voler ragionare. Vi ringrazio però d’avermele, per così dire, riportate di nuovo alla mente, mentre ciò può giovarmi a far qualche buona considerazione non prima fatta, mercè la quale possa scemare l’Opera mia di alcun difetto, e ciò in grazia de’ vostri lodevoli suggerimenti. Sò che l’impresa di scrivere intorno al merito di persone viventi in un’arte da esse con emulazione esercitata, può essere di molto imbarazzo per chi ne intraprende istoricamente a trattare. L’invidia, il puntiglio, l’ostentazione, e la poca conoscenza di lor medesimi può in alcuni Comici promovere contro di me il dileggio, lo sprezzo, e la non curanza; pure io non sò sbigottirmi, e giunto oramai alla fi ne del mio lavoro, penso di volerlo coraggiosamente pubblicare colle stampe. I Comici tenuti in pregio di Uomini Eccellenti non solo da me, ma dalla voce universale ancora, avranno un elogio pari al loro merito; e così di grando in grado ho cercato con tutta l’accortezza di misurare le mie lodi col valore d’ogn’altro. Io spero di esservi riuscito, se non bene, almeno suffi cientemente, e quasi ardisco di dirvi, che mi chiamo contento della mia fatica. L’Amor proprio potrà forse ingannarmi, ma io non ho per costume di lasciar sovvertirmi da questa passione, conoscendo abbastanza la debolezza del mio talento. Se troverassi nell’Opera mia fatta menzione di qualche giovane, o altro Comico di non gran vaglia, a cui non convenga l’epiteto di Rinomato, sì poco ho detto di lui, che non potranno i veramente rinomati sentirne alcuna gelosia; e quelli, incoraggiati dalla poca lode, cercheranno d’avanzarsi sempre più in merito, e di rendersi collo studio degni di migliori encomj. ( * ) L’omissione di varj Comici, che trovate nell’Indice unito allo stampato Manifesto ha di già avuto il suo supplemento, avendone aggiunti più d’un Centinajo, che mi sono stati suggeriti da diversi amici. Ecco quanto mi è caduto in pensiero per darvi alla meglio quella risposta che desiderate. Solo vi aggiungo, che non mi disgusteranno i biasimi di quei molti, che cercheranno di volere avvilirmi, e che mi contenterò del semplice compatimento, che saprà accordarmi la bontà degli altri che mi amano, fra quali ho il piacere di annoverarvi nell’istante che rendendovi un pari contraccambio d’aff etto, passo a confermarmi per sempre

Vostro Aff ezionatissimo ed Obbligatissimo Amico Francesco Bartoli.

( * ) Quando l’Autore scrisse questa Lettera al suo Amico non aveva ancora pensato di levare l’epiteto di Rinomati, come a suggerimento di molti ha poi risolto di fare, quantunque in riguardo agli antichi fosse un tale aggiunto necessariamente ad essi dovuto.

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NOI RIFORMATORI DELLO STUDIO DI PADOVA1

Avendo veduto per la Fede di Revisione, ed Approvazione del P. F. Francesco Antonio Benossi, Inquisitor General del Santo Offi zio di Padova nel Libro intitolato Notizie Istoriche de’Comici Italiani Manoscritto non vi esser cosa acuna contro la Santa Fede Cattolica, e parimente per Attestato del Segretario Nostro, niente contro Principi, e Buoni Costumi, concediamo Licenza a Francesco Conzatti Stampator di Padova che possi essere stampato, osservando gli ordini in materia di Stampe, e presentando le solite copie alle Pubbliche Librerie di Venezia, e di Padova.

Dat. li 22. Gennaro 1781. M. V.

Andrea Querini Rif. Niccolò Barbarigo Rif. Girolamo Antonio Giustinian K. Rif.

Registrato in Libro a Carte 156. al Num. 280 Davidde Marchesini Seg.

1 La pubblicazione della licenza del Santo Uffi zio, seguita dal sonetto dedicato a San Genesio, comico e martire cristiano, dimostra quanto Bartoli sia attento alla questione della conciliazione fra la fede cristiana e la professione dell’attore. Nelle biografi e degli attori Bartoli sviluppa questo tema celebrando la moralità dei comici e portando alla ribalta la fi gura dell’attore buon cristiano.

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A San Genesio comico, e martire L’ Au to re

Valga di te, Comico Illustre, e Santo, Il forte esempio a cancellar miei mali; Che se fi ngendo a somma gloria Sali, Ambisco anch’io di tue virtudi il vanto. Se Diocleziano fu deluso tanto Dal converso tuo cor, fa che immortali Splendan anco per me raggi vitali, Onde pentito un dì a te salga accanto. E de’ tuoi strazj orrendi, e rei martiri Fa, che il duolo nell’alma io porti impresso In pena almen de’ folli miei deliri. Ma se il raro favore a me concesso Non sia quale a te fu, basta ch’io miri Tua mercè, il fi er Nemico e vinto, e oppresso.

1 Mimo romano, martire della persecuzione di Diocleziano, è da identifi carsi con Genis d’Arles. Vuole la tradizione che egli fosse improvvisamente toccato dalla grazia divina proprio mentre parodiava il rito del battesimo cristiano in una rappresentazione al cospetto dell’Imperatore. Proclamatosi cristiano si fece martire. San Genisio è il portettore degli artisti di teatro. La sua leggenda fu oggetto di svariati racconti agiografi ci da cui trassero ispirazione numerosi scrittori, tra cui Routrou e Lope de Vega. Viene generalmente rappresentato con una maschera comica. Cfr. Enciclopedia biografi ca. I grandi del cattolicesimo, a c. di P. Ghini, G. Roschini, A. Santelli, Roma, Ente librario italiano, 1955, vol. 1, ad vocem. Fra le opere di Bartoli rimaste maniscritte, De Tipaldo segnala una Vita di S. Ginesio comico e martire, in ottave (v. il commento di Franco Arato alla biografi a di Bartoli in queste Notizie).

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Francesco Bartoli – 41 A

D’AFFLISIO MORERI ELISABETTA, Dopo tal disgrazia, ragguardevole Personag- detta comunemente la Passalacqua1. Fu que- gio off erille di chiudersi in un ritiro, ma la sta Comica fi gliuola d’Alessandro d’Affl isio, d’Affl isio accettar non volle sì generosa esibi- il quale dielle nell’Arte non pochi, ed utili zione. Ella però in progresso di tempo ebbe insegnamenti; tal che riuscì valorosa nelle a pentirsene, poiché ritornata in Lombardia, Commedie all’improvviso, ed egualmente dopo d’avere esercitata la sua Professione per nelle studiate Rappresentazioni. Esercitavasi diversi anni con pochissima fortuna, avan- nel Ballo con molta grazia; aveva qualche in- zandosi in età, e scemandosi in lei il valore, telligenza della Musica, e fece talvolta spicca- fu da’ Comici negletta, onde ritiratasi al Fi- re in essa la sua abilità, cantando in Musicali nale di Modena, quivi morì miserabile intor- Operette, ed Intermezzi2. Giocava assai bene no all’anno 17608. la Bandiera, e sapeva colla spada schermire a meraviglia3. Essendo l’anno 1744. in Venezia Note a recitare nel Teatro San Luca4 al servizio de’ 1. BIBLIOGRAFIA: C. Goldoni, Mémoires, in Nobili Uomini Signori Fratelli Vendrami- Goldoni, I, p. 172 sgg.; Id., Prefazioni dell’edizione ni ebbe da Bartolommeo Vitturi Cittadino Pasquali, tomo XIV, in Goldoni, I, pp. 724–732; B. Veneziano una Tragedia intitolata: Berenice Croce, I teatri di Napoli, a c. di G. Galasso, Milano, Regina d’Armenia, la quale fu posta in Sce- Adelphi, 1992, p. 197 (1° ed. Napoli, Luigi Pierro, na; ed Elisabetta vi sostenne egregiamente 1891); Rasi, I, pp. 8–10; A. Gentile, Carlo Goldo- il carattere eroico di quella gran Donna. La ni e gli attori, Trieste, Libreria Cappelli, 1951, p. 15; Primavera dell’anno istesso passò a Modena Enc. Spett., III, col. 1840; G. Herry, Carlo Goldoni. con la Compagnia, ed ivi per Francesco Tor- Biografi a ragionata, t. I, 1707–1744, Venezia, Mar- ri Stampatore, fece imprimere l’accennata silio, 2007. Tragedia, e coll’occasione di riprodurla sulle 2. Come ricorda Goldoni nel tomo XIV delle Prefa- Scene nel Teatro Rangone, volle dedicarla zioni dell’edizione Pasquali (Goldoni, I, p. 724) e suc- umilmente alla nobilissima ed ornatissima cessivamente nei Mémoires, nella primavera del 1735 Dama la Signora Donna Corona Rangone Elisabetta d’Affl isio aveva preso il posto di Giovanna nata Contessa Terzi di Sissa; e ciò fece in Casanova come cantante di intermezzi nella compa- data delli 18. del Mese di Maggio5. Fu que- gnia del Teatro Grimani diretta da Giuseppe Imer sta Comica in Sicilia, nel Regno di Napoli6, (recentissima è la pubblicazione degli intermezzi gol- ed altrove7. Sarà sempre memorabile la ca- doniani nell’Edizione Nazionale delle Opere di Carlo duta che ella fece dall’alto nell’eseguire un Goldoni: C. Goldoni, Intermezzi e farsette per musi- volo nel Teatro di Santa Cecilia di Palermo. ca, a c. di A. Vencato, introduzione di G. G. Stiff oni,

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Venezia, Marsilio, 2008). Ella ricopriva inoltre i ruoli 4. Vi era passata nel marzo 1737 (v. Mémoires, I, LX, di Soubrette. Nella prefazione il giudizio sulle qualità in Goldoni, I, p. 184). Goldoni gioisce del licenzia- attoriali della Passalacqua è poco lusinghiero. Più am- mento della Passalacqua: «je n’avois pas de rancune; biguo quello sulla donna, sospeso tra il riconoscimen- mais je me portois mieux quand le ne la voyais pas». to di grandi qualità e della più grande malizia. Ini- 5. Bartolomeo Vitturi fu librettista e operò esclusi- zialmente Goldoni fa solo un’allusione alla turbolenta vamente a Venezia. Cfr. C. Schmidl, Dizionario uni- vicenda sentimentale che lo legò alla Passalacqua, per versale dei musicisti. Supplemento, vol. 2a, Milano, sviluppare il racconto qualche pagina dopo (Goldo- Sonzogno, 1938. Fra i suoi libretti una Berenice (B. ni, I, pp. 729–731). Alla fi ne della prefazione Goldoni Vitturi, Berenice, dramma per musica da rappresen- racconta dei cambiamenti intervenuti nella compagnia tarsi nel teatro Sant’Angelo il Carnovale dell’anno nel 1736; l’ingresso della brava cantante Rosina Costa 1741. Dedicato a sua eccellenza il signor marchese fece sì che la Passalacqua venisse sollevata dagli Inter- Ippolito Monti. Musica del Signor Baldassarre Ga- mezzi, mantenendo il ruolo da Soubrette e da Seconda luppi detto Buranella, Venezia, Rossetti, [1741]). La Donna. Nei Mémoires (I, XXXVIII, in Goldoni, I, tragedia a cui allude Bartoli è probabilmente un adat- p. 172) Goldoni scriverà: «D’ailleurs je ne l’amois pas; tamento di questo libretto. elle étoit maigre, elle avoit les yeux verds, et beaucoup 6. Secondo quanto riportato da Croce, cit., nel de fard couvrait son teint pâle et jaunâtre»; il giudizio 1747 il nome dell’attrice fi gurava fra i membri di sulla cantante è attribuito a Imer; egli trovava che «sa una compagnia di comici lombardi che Domenico voix étoit fausse, sa mainere étoit monotonne, et sa Giannelli si era off erto di formare a Napoli per il re phisionomie grimaciere». Goldoni rievocherà inoltre Carlo di Borbone. La Passalacqua vi fi gurava come la storia della relazione con la Passalacqua, arricchen- Prima Donna; come terza fi gurava una Elisabetta dola di dettagli. Le carenze dell’attrice negli intermezzi d’Affl isio. Rasi spiega l’omonimia con un errore di indussero Imer e Goldoni a interessarsi della giovane e Croce; Enc. Spett. propende per una congiunta della talentuosa moglie di un componente dell’orchestra, tal Passalacqua. Martinelli; la Passalacqua non accettò di essere messa 7. Secondo un documento riportato da Rasi, cit., da parte e sedusse Goldoni, ottenendo la cacciata del- con una lettera datata 10 dicembre 1748 la Passalac- la giovane attrice. Dopo essere venuto a conoscenza qua chiese licenza di recitare nel teatro di Parma il della relazione della d’Affl isio con Antonio Vitalba, carnevale 1749. Essa le fu accordata. Goldoni ruppe con l’attrice che, fi ngendo il suicidio, 8. Ella morì a Finale Emilia intorno al 1760. lo riconquistò. Il perdurare della relazione della Pas- salacqua con il Vitalba indusse Goldoni a vendicarsi Giovanna Sparacello attraverso la scrittura del Don Giovanni Tenorio, o il dissoluto punito, in cui dietro ai personaggi di Don Giovanni e dei pastori Elisa e Carino si celavano Vi- ALBANI ANTONIA Bresciana. Ha recitato talba, la Passalacqua e lo stesso Goldoni. sempre da prima Donna nelle vaganti Com- 3. Così Goldoni nella prefazione al tomo XIV pagnie; ed ha sostenuto un tale impegno con dell’edizione Pasquali (Goldoni, I, p. 724): «quest’era quel valore che le somministra la propria Elisabetta Passalacqua Napoletana, fi glia del Comico non dispregevole abilità. Fu nella Sardegna; Alessandro d’Affl isio e giovane spiritosissima, che fa- ed in Cagliari diresse una Comica Compa- ceva di tutto passabilmente e niente perfettamente. gnia fornita di musicali Intermezzi. Quelli Cantava, ballava, recitava in serio e in giocoso, tirava col titolo: Le Contese Domestiche, furono da di spada, giocava alla bandiera, parlava vari linguag- lei dedicati alle Dame, e Cavalieri di quella gi, era passabile nella parte della Servetta e suppliva Città in data delli 2. Agosto l’anno 1774. e il passabilmente negli intermezzi». Fatte salve alcune Libretto vedesi uscito alla luce colle Stampe informazioni, Bartoli rovescia dunque il giudizio di quella Reale Tipografi a. L’Albani fu Mo- sull’attrice. glie d’un Ballerino cognominato il Panazzi;

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 43 ed oggi in istato vedovile s’esercita nella sua da combattere colla Sorte, e dove anch’oggi Professione per il Regno di Napoli. vive, esercitando la sua Professione.

AMADEI LODOVICO. È questi un Co- ANDOLFATI BARTOLOMMEO. Vicen- mico, che fi oriva intorno al 16001. nè altra tino, Marito della Teresa, e Padre di Pietro, notizia ci rimane di lui, fuorché nell’an- de’ quali si parlerà in appresso. Recitò da no 1606. fece egli ristampare in Venezia la Innamorato, nella Compagnia di Francesco Commedia di Raff aello Borghini, intitolata Berti1, restandovi ancora allorché passò sot- la Donna Costante, presso gli Stampatori Ses- to la direzione di Pietro Rossi. N’andò poi sa2; e dedicolla al molto Magnifi co, ed ono- a Venezia insieme alla Moglie in quella di rando Signor Giovanni Giacomo Giuliani Girolamo Medebach. Rimase vedovo con in data delli 23. Gennaro; e rilevasi, ch’egli molte fi glie, e l’accennato Maschio. Alie- era Comico dalle seguenti parole della sua nossi dopo alcuni anni dal Medebach pas- Lettera Dedicatoria. Facendo io ora ristampa- sando in alcune vaganti compagnie. Recitò re la Commedia chiamata la Donna Costante, nelle commedie premeditate, e all’improv- essendo questo uno de’ frutti della mia profes- viso. Pose in questi ultimi tempi la masche- sione, mi sono imaginato di farne un presente ra del Pantalone; fu in Napoli esercitandosi della sua dedicazione a Vostra Signoria molto nell’arte sua con le fi gliuole; e presentemen- Magnifi ca. te trovasi con le medesime in Corfù, e di ciò si parlerà più oltre nella notizia di Teresa sua Note Consorte. 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, p. . 2. Raff aello Borghini (1541–1588), fi orentino, fu Note poeta e letterato, autore della commedia pastorale in 1. Sul Berti, così come su Pietro Rossi e Girolamo versi La donna pietosa (Firenze 1585) e di due comme- Medebach, citati più avanti, v. le rispettive voci in die in prosa con intermezzi poetici La donna costante queste Notizie. (1578, rist. Firenze 1582) e L’Amante furioso, edita a Firenze nel 1583. Borghini scrisse inoltre il dialogo Il Franco Arato Riposo. Cfr. Enc. Spett., II, col. 839. L’edizione citata da Bartoli è La donna costante. Comedia di Raff aello Borghini, Venezia, Sessa, 1606. ANDOLFATI PIETRO. Nacque da Barto- lommeo Andolfati di cui si è fatta menzione, Giovanna Sparacello e dalla Teresa della quale se ne darà qualche indizio1. Fatto adulto, un suo Zio sacerdote fecelo incamminare per la via degli studj, e lo AMATIS GIOVANNA. Sono più di quindi- bramava sul Veneto Foro esercitato. Pietro, ci anni, che si esercita sul Teatro rappresen- dopo d’essersi impiegato alcuni anni nella tando con bravura il carattere della Serva; ed carica d’Interveniente2, invogliossi di seguire è capace di sostenere con buona riuscita qual- la Professione de’ suoi Genitori, e con dispia- sivoglia altra Parte o Comica, o Tragica, per cere dello Zio passò a far il Comico. Riuscì la sua abilità in ogni genere universale, e per con valore nella parte di Primo Innamorato, un certo spirito d’intraprendenza non comu- e dopo esser stato alcuni anni in Compagnie ne. Recitò in Venezia nel Teatro di Sant’An- di minor grido, fu chiamato nella più nota di gelo un anno solo; passò in varie Compagnie Pietro Rossi. Qui ebbe campo di far spiccare vaganti; si trasferì in Sicilia, dove ebbe molto maggiormente la sua abilità, e guadagnossi

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 44 – Giovanna Sparacello degli applausi. Scrisse in tal tempo una Tra- d’assedio general, il sangue sparso gica Rappresentazione intitolata Le Glorie de’ Traci suoi, che rosseggiar facea della Religione di Malta3; che fu ben accolta tutte l’acque del Mar? Nobil trionfo dal pubblico in varie principali Città d’Ita- fu invero il suo! Più di trecento mila lia, e procacciò non poco guadagno a diver- combattenti adunar; render deserta se Comiche Truppe. Vedesi pubblicata col- l’Aff rica in Terra, e in Mar per gire incontro le stampe del Sassi in Bologna nel 1779 e a picciol stuol di Cavalier Rodiani! dedicata dall’Autore al Nobil Uomo Signor E inutil saria stata ogni sua impresa Conte Baldassarre Antonio Maria Carati Bo- senza l’empio Amaraldo, che rubelle lognese. Pietro Andolfati alienatosi poi dalla tradì la Religion, la Legge, e Dio. Compagnia Rossi passata sotto la direzione E poi che fè? L’Isola vinse, e quelli di Luigi Perelli, si è trasferito in quella di valorosi campioni ancor cedendo Giovanni Roffi di Firenze4, dove anche oggi si mostraro quai fur; coll’armi in pugno, si esercita con molto onore5. Fa l’elogio di coi vessilli spiegati, e le lor Navi, questo Comico la Signora Elisabetta Cami- e col rimbombo de’ Guerrier strumenti ner Turra in un suo foglio Giornale uscito in Rodi lasciar, e dal gran Dio guidati Vicenza nel mese di Febbrajo l’anno 17806. vennero in Malta, dove qual Fenice, Essa riporta per saggio del di lui stile uno che giovine risorge, e vigorosa squarcio della sua Tragica Rappresentazione, del sole al foco, hanno più forte sede, che noi ci compiaceremo di qui trascrivere. colla scorta di tutti i Prenci illustri Egli è Enrico Cavaliere Maltese, che sgrida dell’Europa fedel, posta e fondata. Mustafà Bassà7 e Governatore di Rodi, Pri- Alberga qui de’ predator Corsari gioniero in Malta8: il fl agello, e il terror; quivi si fi acca della Tracia l’orgoglio, e un nostro Legno Frena superbo il temerario orgoglio, basta per atterrir di due Sciabecchi né t’abusar se non impugno il ferro l’Ottomano furor. Dillo tu, audace, per punire il tuo ardir. Barbaro tanto milantator superbo, e a tua vergogna qual tu9 sei, io non son per infi erire qui lo confessa; io quello stesso io sono, contro un uom disarmato in cui sol parla che ti fé prigionier; che di due Navi il dispetto, e il rossor. Sol l’imbrandisco a cui tu comandavi, una ne spinsi quando l’onor, quando la Fede il chiegga. il profondo a trovar, e l’altra io trassi A chi parli di stragi, e di rapine? per mio Trofeo, e per uno scorno eterno È vostra l’onta sol d’empj misfatti, entro al Porto di Malta. In faccia mia, la gloria nostra è di punirli. Voi e12 d’ogni cavalier dell’Ordin nostro di sangue avari10, rapitor voi siete frena dunque l’ardir; rammenta solo da noi perseguitati; il foste ognora; la tua sconfi tta, e le altrui stragi: pensa, e il sarete per sempre. A vostro scorno che tu dovrai di libertà il tesoro picciol Drappel di prodi Cavalieri al gran Re delle Gallie; che non sempre vi fa pavido il cuor, scuote l’orgoglio avrai fausto il Destin, che forse ancora, della Luna Ottomana; e quante volte se non cangi pensier… Assai ti dissi, pugnammo insiem, tante provaste atroci, ed io m’accendo invan. Ceda il tuo orgoglio sanguinose sconfi tte, e noi crescemmo a un più saggio pensier. Guardaci, e trema. alla Fè11 trionfante, e Glorie, e Palme. Se Soliman secondo ebbe di Rodi Questo Comico ingegnoso ha scritto an- il vantato trionfo, e chi n’ignora cora qualche altra Rappresentazione tutta- i tesori profusi; un Anno intero via inedita, ed in ispecie ha composta una

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 45 commedia intitolata: Il Disertor Tedesco13. propria della causa; spesso nel teatro di Goldoni (che Oltre le lodi impartitegli dalla Signora Ca- per altro fu assistente, ragazzo, di uno zio procura- miner mentovata, m’ingegnai ancor io di tes- tore, Paolo Indrich) appare la satira del procuratore sere uno scarso elogio al di lui merito con il rapace e arruff one. Niente sappiamo del modesto ap- seguente sonetto: prendistato giuridico di Andolfati: esso doveva essere già concluso al principio degli anni Settanta, quando Al Signor Pietro Andolfati Comico per la sua entrò nella compagnia di Pietro Rossi, dove rimase Tragica Rappresentazione intitolata: sino al 1778. Le Glorie della Religione di Malta. 3. La congiura di Mustafà bassà di Rodi contro i cava- lieri maltesi, ovvero le Glorie della Religione di Malta, Se de’ Maltesi Eroi, su fi nte scene, Bologna, Sassi, 1779 (più volte ristampata: Firenze, le gesta vittoriose esprimi e mostri; 1779; Spoleto, 1788 ecc.). or ben vegg’io, che ne’ tuoi dotti inchiostri 4. Probabilmente sino al 1781. Al 1784 risale la tra- evvi quanta in piacer arte conviene. duzione de Li scherzi della fortuna (Firenze) da autore E come l’Ottomano ardir s’aff rene francese anonimo. da Enrico, e l’empia rabbia di que’ Mostri, 5. Con una compagnia propria, attiva dal 1786 fai scorger chiaro, e come il sangue inostri al 1796 (v. Giardi): diresse anche, sino al 1792, il le navi, l’onde, e le gloriose arene. fi orentino Teatro di via del Cocomero. Pare che nel Pietro, son queste del tuo ingegno l’opre. 1796 Andolfati avesse preso la direzione dei comici Ci fai parer il fi nto e vivo, e vero del Teatro Valle a Roma, mentre l’anno successivo quando di legni il Mar tutto si copre. venne scritturato al Teatro dei Fiorentini di Napoli Però sia encomio tuo giusto, e sincero: con il ruolo di Padre (cfr. Giardi, p. 94). l’arte, che tutto fa nulla si scopre14 6. Cfr. «Giornale enciclopedico» (Vicenza), I, n. 7, nel dir, negli atti, e nel valor guerriero15. gennaio [non febbraio] 1780, pp. 97–102. Elisabet- ta Caminer Turra (Venezia, 1751–1796), la celebre Note giornalista traduttrice del teatro francese e spagno- 1. Nato a Milano intorno al 1750, vi morì tra il 1828 lo e amica delle riforme illuministiche, recensendo e il 1830; ebbe cinque sorelle (Francesca, Angiola, la Congiura così giudicava le doti dell’Andolfati: «Il Anna, Antonia, Gaetana), tutte impegnate nella pro- giovane Attore che compose questa Rappresentazione fessione del teatro: importante in particolare la com- merita i nostri elogi e gli incoraggiamenti del Pubbli- pagnia che Gaetana Andolfati diresse insieme a Luigi co, il quale, avvezzo ad applaudire a’ suoi non ordi- Riva sino agli anni Venti dell’Ottocento. Si sposò con narj talenti nell’arte del declamare, potrà, s’egli non un’Anna, anch’ella attrice. Non di rado nelle stampe si stanca d’impiegarli eziandio nello scrivere, dovergli compare la forma Andolfatti. Testimonianza dell’ami- dei Drammi, pe’ quali anche il Teatro Italiano conti cizia col Bartoli è l’eloquente lettera dell’ottobre 1781 un Autore fra’ suoi Attori» (p. 97); la Caminer loda con cui Andolfati si rivolge all’autore delle Notizie in- inoltre la «propensione» di Andolfati a «maneggiare coraggiandolo a compiere l’opera (la lettera compare la realtà» combinandola con la fantasia, e giustifi ca in testa al libro). BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, pp. 41– il suo scarso rispetto delle unità aristoteliche con la 49; B. Croce, I teatri di Napoli, Milano, Adelphi, fretta con cui la Congiura era stata composta per le 1992, p. 263 (1° ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891); Enc. scene. Spett., I, coll. 536–537; DBI, vol. 3, pp. 55–56 (G. 7. Pascià. De Caro); Giardi, pp. 94–98. 8. Dall’atto I, scena VI, vv. 41 sgg: la citazione dipen- 2. Nel Foro veneto l’interveniente, ovvero sollecitato- de, ma con varianti ed errori di trascrizione, dall’arti- re o procuratore ad lites, occupava il gradino più basso colo della Caminer. La tragedia in versi di Andolfati della carriera legale: all’interveniente toccava assolvere mescola le imprese militari dei cavalieri di Malta a un gli adempimenti formali prima dell’istruzione vera e romanzetto d’amore impossibile tra il cristiano Enrico

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 46 – Giovanna Sparacello e la bella Zorama, che per non consegnare Enrico ai Italia y España, Alicante, Universidad de Alicante, propri correligionari decide di togliersi la vita. 1995, pp. 173–188; Id., «El Alcalde de Zalamea» de P. 9. Nel testo di Bartoli «tuo», che si è corretto. Andolfati: una traducción postrevolucionaria y neoclá- 10. Nel testo della Caminer al posto di «avari» è sica, nel vol. coll. Tradurre, riscrivere, mettere in scena, «ingordi». Firenze, Alinea, 1996, pp. 211–240. 11. Nel testo di Bartoli «Fede», che naturalmente renderebbe il verso ipermetro. Franco Arato 12. Nel testo «e’», che si è corretto. 13. Non abbiamo notizie di questo testo. 14. Ger. lib., XVI, 9. ANDOLFATI TERESA. Fu Moglie di 15. A completare la biografi a dell’Andolfati si ricordi Bartolommeo Andolfati, e Madre di Pietro, che nel 1792 l’attore si recò a Milano, dove diresse e di molte femmine. Esercitossi col Marito l’Accademia dei fi lodrammatici, e che dal 1820 sino in carattere di Prima Donna nella Comica alla morte recitò a Milano e a Bologna nella compa- Compagnia di Pietro Rossi, dove stette non gnia del fi glio Giovanni. A un’altra, più tarda opera pochi anni sostenendo con suffi cientissima originale, la tragedia Eliade (Roma, 1801), si aggiun- abilità il proprio impegno. Fu poi chiamata ge poi una fi ttissima attività di traduzione dal teatro da Girolamo Medebach nella sua Truppa al moderno e contemporaneo, raccolta, insieme al testo Teatro di San Giovanni Grisostomo di Vene- della Congiura di Mustafà, nei due voll. delle Rappre- zia1. Il desiderio di godere la lunga dimora sentazioni teatrali di P. A., Firenze, Pagani, 1791–1792 di sei Mesi in quella Città (come è costume (con dedica all’Accademia degli Infuocati), che com- di que’ Comici ogni volta, che vi ritornano), prendono: Il Calderaio di San Germano (da Gaspar e la speranza d’aumentare notabilmente le Zavala y Zamora); Irene e Federico ossia Gli amanti sue fortune, fecela risolvere, così consigliata generosi (da M.–A. Rochon de Chabannes); Guerra dal marito, a sottomettersi piuttosto a fare aperta ovvero Astuzia contro astuzia (da A.–J. Duma- da seconda Donna nella Veneta Compagnia, niant); Federico II re di Prussia (dallo spagnolo di L. F. che da prima nella vagante del Rossi. Dato Comella); Giulietta e Romeo (da C. F. Weisse: con un dunque eff etto a tale risoluzione stabilissi in fi nale tragico, e un altro lieto espressamente riscritto Venezia coll’accennata Compagnia. Soff rì per il pubblico napoletano); L’Alcalde di Zalamea la Teresa però qualche cordoglio allorché si (da Calderón, attraverso la versione in prosa di J.N. vide in un posto inferiore a quello, che sino Dufort, del 1778); Nina ossia La pazza per amore (da allora aveva occupato; nulladimeno facen- B.–J. Marsollier de Vivetières: testo, com’è noto, già do forza a se stessa adattossi alle circostanze oggetto di moltissime rielaborazioni librettistiche). d’allora, e adempì il suo dovere anche in tal Successivamente tradusse da A.V. Arnault (Bianca e guisa. Stette più anni in quella Compagnia, Montcassin, Roma, 1803), da J. N. Boully (Il portatore dopo i quali in Parma diede alla luce una d’acqua, Venezia, 1804), da P. Desforges (La moglie fanciulla ultimo suo parto, perchè nato non gelosa, Milano, 1820). Nella Biblioteca del Burcardo troppo felicemente, dovè la Madre nel suo di Roma (segnature «C.189.10» e «C.191.5») sono puerperio cedere allo sconvolgimento della custoditi i copioni, verosimilmente autografi , delle natura, e rendere l’Anima al Signore Iddio, commedie Jennj, ovvero l’intrigante ravveduto (1814, in età d’anni 39 nel 1768. Bartolommeo di dal francese di A.–J. Coffi n Rosny) e Mistriss Blan- Lei Marito, che più non pensò ad ammo- ford (1819, da autore ignoto). Su Andolfati traduttore gliarsi, fu trattenuto dal Medebach in sua del teatro spagnolo (solitamente attraverso il tramite Compagnia molto tempo, onde ebbe agio francese): B. Tejerina, «El Calderero de San Germán» d’allevare decentemente cinque fi glie rima- de Gaspar Zavala y Zamora traducido al italiano por stegli, con qualche assistenza però del suo P. Andolfati, nel vol. coll. Relaciones culturales entre fratello Sacerdote Vicentino. La Francesca,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 47 che è la maggiore, e la Gaetana, che è la mi- propriamente particolarizzarne le notizie6. nore calcano presentemente il Teatro di Cor- Avanzandosi negli anni più non volle recita- fù insieme col Padre, e la più piccola unendo re la parte dell’Innamorato, e diedesi a soste- una rara bellezza ad una abilità singolare dà nere il fantastico carattere di Capitano Spa- certa speranza di riuscire in breve una prege- vento da Vall’Inferna con molto applauso7. vole Attrice. Personaggio da lui studiato con somma cura, e per cui compose un intero Volume, che ap- Note punto intitolò: Le Bravure del Capitano Spa- 1. Costruito nel 1678 per iniziativa dei fratelli Gio- vento8. Bernardino Poccetti, celebre Pittore, vanni, Carlo e Vincenzo Grimani, fu il maggior teatro nel dipingere ch’egli faceva parte del Chio- d’opera veneziano tra Sei e Settecento. Nel repertorio stro della Santissima Annunziata in Firenze, di prosa, introdotto successivamente, importanti fu- volle in una di quelle lunette introdurvi il ri- rono le presenze delle compagnie di Medebach e di tratto di Francesco Andreini9, protestandosi Maddalena Battaglia. di farsi più famoso per l’imagine sola di lui, che per tante altre, che colà in sì gran copia Franco Arato egregiamente aveva dipinte. Francesco passò poi a Parigi con la Moglie, ove dimorò non poco tempo; e ritornando in Italia ebbe il di- ANDREINI FRANCESCO1, nato in Pi- spiacere di perderla in Lione, morendo essa stoja intorno al 15482. Furono i suoi ante- per una sconciatura di parto. Quanto dolore nati dediti all’armi; e seguendo il Padre suo, ne sentisse, lo possono aff ermare le sue stesse fu anch’esso Soldato nell’armata marittima; doglianze che leggonsi ne’ discorsi prelimi- ed aveva venti anni quando fu preso dal nari all’Opere sue stampate. Visse venti anni Turco. Otto anni visse schiavo, ma assisti- in vedovo stato, nè più volle comparire so- to dalla sorte potè un giorno fuggire, e ri- pra i Teatri. Compose l’epitaffi o per la sua tornare in Italia3. Avea bevuto da fanciullo Consorte, che fu in bronzo scolpito nel di il latte di buoni insegnamenti nel cammino lei tumulo10; ed altro pure ne stampò nella delle belle Lettere; e ciò gli fu di molto gio- nuova impressione delle Rime di essa, ed è vamento, poiché unitosi alla Compagnia de’ il seguente. Comici Gelosi, cominciò ad esercitarsi nella parte d’Innamorato; ed ebbe la fortuna di D. O. M. conoscere la famosa Isabella, e quindi acce- si entrambi di vicendevole amore accoppia- Carissima Uxor, Isabella dulcissima. ronsi in Matrimonio4. Vissero insieme molti anni in perfettissimo amor conjugale; e per Franciscus, tuus hoc tibi condere monumentum i loro morigerati costumi; e per l’eccellenti curavit, si caret gemmis, non caret lachrimis. loro virtù si meritarono la stima di tutti, e in Mecum fl etu amarissimo Lugdunenses omnes ogni Città, era sempre la loro Casa ripiena di ingemuerunt. Quiescat corpus in Tumulo, & genti nobili, e letterate, che entrando in essa Anima quiescat in Deo. con piacere, ne sortivano poi ripiene di me- raviglia5. Ricevettero onori da Principi, e da Anno Sal. 1604. die 10. Junij11. Re; e gli furono fatti Panegirici Accademici da Celebri Poeti. Ebbe Francesco dalla sua Stabilita pertanto la sua dimora in Venezia12, cara Moglie tre maschj, e quattro femmine; benchè avesse abbandonato il Teatro, non e niuno di questi fi gli incamminò pel Tea- aveva per esso perduto l’aff etto, che anzi die- tro, fuorché Giovanni Battista, di cui debbo de non pochi insegnamenti intorno all’Arte

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 48 – Giovanna Sparacello rappresentativa, e alla poetica facoltà al di alli 20. d’Agosto del 162419. Tutte le ope- lui fi glio Giovanni Battista, che divenne in re di questo Comico sono scritte con dello grazia di essi, Comico valoroso, ed elegante spirito, e con molto ingegno. Le Bravure del Poeta. Invogliato Francesco di lasciar dopo Capitano Spavento sono ripiene d’iperboli, di se qualche memoria al Mondo, pubblicò perchè così richiedeva il carattere di quel nel 1607. Le bravure del Capitano Spavento, Personaggio dal nostro Francesco rappresen- che si ristamparono due volte, cioè nel 1609. tato; ma spoglie non sono per altro di buoni e nel 1615. in Venezia per il Somasco. Nel sentimenti fi losofi ci e d’un sentenzioso mo- 1611. diede fuori le due favole Boschereccie rigerato, ed infruttivo. I Ragionamenti fan- rappresentative scritte in versi, una che ha tastici sono scritti con naturalezza, e vanno per titolo: L’Ingannata Proserpina, e l’altra: forniti di facezie, e motti civili, e morali, da L’Alterezza di Narciso13. Passò poi ad abitare i quali oltre la dilettazione, se ne può ancora in Mantova14, favorito da quell’Altezza Se- molto utile ritrarre. Fu Comico universa- renissima, avendo colà nel Monastero della le, perchè oltre l’Innamorato, e il Capitano Cantelma una fi gliuola sposata a Dio; come Spavento, recitava ancora la parte d’un Dot- pure altre tre in altri Chiostri. Ed ivi go- tor Siciliano molto ridicola; e sapeva espri- dendo la compagnia di Giovanni Battista, e mere il Personaggio d’un Negromante detto Domenico suoi fi gli; il primo Comico a’ ser- Falsirone, il quale parlava in diverse lingue, vigi de’ Serenissimi Francesco, e Ferdinando come la Francese, la Spagnuola, la Schiava, Gonzaga, ed il secondo onorato del titolo la Greca, e la Turchesca. Nelle Favole pasto- di loro Capitano; perchè si vedesse quanto rali rappresentava un Pastore chiamato Co- egli fosse nemico dell’ozio, volle pubblicare rinto, suonando diversi istrumenti da fi ato un’altra opera sua nel 1612. intitolata Ragio- composti di molti fl auti, e vi cantava sopra namenti fantastici posti in forma di dialoghi delle Poesie boschereccie, e sdrucciole, ad rappresentativi. Fece imprimerla in Venezia imitazione del Sanazzaro20. Chiuderemo le dall’Amico suo Giacom’Antonio Somasco, notizie di questo eccellente Commediante che avevagli stampate l’altre sue fatiche; e fu dando un saggio del suo poetico stile nel se- questa dedicata all’Illustrissimo Signor Gio- guente Sonetto fatto da lui in lode del suo vanni Querini Nobile Veneziano amorevole amico, e compagno Flamminio Scala, in oc- fautore della famiglia Andreini. Diede fuori casione che questi pubblicò colle stampe i l’anno 1616. stando sempre a Mantova il suoi cinquanta Soggetti. Nello stesso Libro volume delle Lettere d’Isabella sua Moglie l’Andreini fa pure un discorso al Lettore in- aumentato con i Fragmenti di alcune Scrit- torno all’Opera, e a’ meriti del di lui aff ezio- ture della medesima, ne’ quali pure v’inserì nato Amico Flamminio detto Flavio sopra qualche cosa del suo, e tutto fu impresso in le Scene. Venezia presso Giovanni Battista Combi15. Finalmente espose alla luce nel 1618. la Se- Sonetto conda parte delle Bravure del Capitano Spa- vento; che fu poi unita ad un’altra ristampa Giacean sepolte in un profondo oblio della prima parte l’anno 162416. pochi mesi Le Muse, quando tu Flavio gentile prima ch’ei morisse. Dopo di aver vissuto Le richiamasti, e con leggiadro stile co’ suoi fi gli17, non tacendo io di Don Pie- Principio desti al nobil tuo desio. tro Paolo Monaco18, che andava sovente a Per te godon le Scene il lor natio visitarlo; divenuto vecchio venerando senza Onor; e già sen vola a Battro, a Tile alcun difetto nel corpo, ed ornato d’ottimi Glorioso il tuo nome, e l’empia, e vile costumi, di morali virtù, passò a miglior vita Invidia, paga il doloroso fi o.

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Godi dunque felice un tanto onore, 7. Qui Bartoli riprende la lettera ai lettori delle Bra- Che il Mondo in premio delle tue fatiche vure (in Marotti–Romei, p. 218). Lieto ti porge, e ne ringrazia il Cielo. 8. Venezia, Somasco, 1607; poi più volte ristampate Quindi avverrà, che ognor le Muse amiche durante il XVII secolo. Edizione moderna a c. di R. Avrai, e colmo d’amoroso zelo Tessari, Pisa, Giardini, 1987. Ampia scelta antologica A le scene darai gloria, e splendore21. in Marotti–Romei, pp. 209–302. Scrisse anche rime e il soggetto dei Due Leli simili per il fi glio Giovam- Note battista. Gli è attribuito anche il Prologo da Ragazzo 1. Fonti di Bartoli per questa biografi a sono le pre- pubblicato nelle Fatiche comiche di Domenico Bruni. fazioni alle opere di Francesco e Isabella Andreini e 9. Di questo ritratto parla Giovambattista Andreini G. B. Andreini, La ferza. BIBLIOGRAFIA: Rasi I, nella Ferza (Marotti–Romei, p. 521) che però non pp. 53–87; E. Bevilacqua, Giovambattista Andreini ne indica l’autore, per cui è probabilmente il Bartoli e la compagnia dei Fedeli, in «Giornale storico della il primo ad averlo indicato. Comunque, ha sempre at- letteratura italiana», XXIII, 1894, pp. 81–94; Enc. tirato l’attenzione degli studosi: cfr. Ferrone, p. 247 Spett., I, coll. 553–555 (A. Fiocco); Buratelli, in sgg. e note 93–95 a p. 270 e S. Mazzoni, Genealogia Comici dell’arte. Corrispondenze, a c. di C. Burat- e vicende della famiglia Andreini, cit., pp. 115–119) telli, D. Landolfi , A. Zinanni, Firenze, Le Lettere, alle cui indicazioni bibliografi che rimando. Su Ber- 1993, vol I, LETT. 15, p. 97 n. 2; S. Mazzoni, Ge- nardino Barbatelli, detto il Poccetti (1548–1612), nealogia e vicende della famiglia Andreini, in Origi- allievo del Buontalenti, si v. la voce di S. Vasetti in ni della Commedia Improvvisa o dell’arte, a c. di M. Il Seicento fi orentino. Arte a Firenze da Ferdinando I a L. Chiabò e F. Doglio, Roma, Torre d’Orfeo, 1996, Cosimo III. Biografi e, catalogo della mostra (Firenze pp. 107–152; R. Tessari, Francesco Andreini e la ma- 21 dicembre 1986–4 maggio 1987), Firenze, Cantini, schera del capitano, in F. Andreini, Le Bravure del 1986, pp. 204–219. Capitano Spavento, a c. di R. Tessari, Pisa, Giardini, 10. È riportato nella biografi a di Isabella. 1987; Ferrone. 11. «Carissima moglie, Isabella dolcissima / Il tuo 2. Per la data di nascita cfr. Buratelli in Corrispon- Francesco si preoccupò di edifi care per / te questo denze, I, p. 97 n: «questa data è da considerarsi più monumento: se manca di gemme, non manca di la- come termine ante quem, dato che dal ’48 al ’76 crime. Tutti i parigini piansero con me un amarissimo (anno di nascita del primogenito Giovambattista) pianto. Riposi il corpo nella tomba e l’anima riposi in corrono esattamente i 28 anni della vita pre–teatrale Dio. / L’anno della salvezza 1604, il 10 giugno». del personaggio», che propone di anticiparla. 12. A Venezia Francesco pubblica le due parti del- 3. «Disceso prima da soldati antenati suoi, di venti le Bravure, le opere di Isabella e collabora all’intensa anni fu soldato in mare; preso dal Turco, otto anni colà attività editoriale di Flaminio Scala (cfr. Mazzoni, dimorò» (La ferza, in Marotti–Romei, pp. 508–9). Origini, cit., p. 112). 4. Per la data del matrimonio cfr. alla voce Andreini 13. Senza data e indicazioni di luogo e dello stam- Isabella. patore. A queste favole pastorali accenna brevemente 5. «Mi compiacqui di rappresentare nelle Comedie G. Romei, La Commedia del’Arte e la favola pastorale, la parte del Milite superbo, ambizioso e vantatore, fa- in Sviluppi della drammaurgia pastorale nell’Europa del cendomi chiamare il Capitan Spavento da Vall’Infer- Cinque–Sicento, a c. di M. Chiabò e F. Doglio, Cen- na. E talmente mi compiacqui di essa, ch’io lasciai di tro studi sul teatro medievale e rinascimentale, Roma, recitare la parte mia principale, che era quella dell’In- 1991, pp. 181–199. namorato». Anche in questo caso Bartoli trascrive 14. Dal testamento risulta che già nel 1607 aveva ot- quasi il passo della Ferza (cfr. ibidem, p. 509). tenuto la cittadinanza mantovana (cfr. Mazzoni, in 6. Il riferimento qui è al citato passo della Ferza, ma, Origini..., p. 112). come si è visto, Bartoli attinge direttamente anche 15. Per queste opere v. la voce relativa ad Isabella. agli scritti dello stesso Francesco. 16. Edizione moderna di entrambe le parti: F.

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Andreini, Le Bravure del Capitano Spavento, a c. di Sposa con sommo contento delle rispettive Roberto Tessari, Pisa, Giardini, 1987. famiglie. Scorgendola di vivacissimo spirito, e 17. Cfr. nel commento alla biografi a di Isabella in pronto ingegno, la credé capace di potere con queste Notizie. molto vantaggio farsi onor sul Teatro, e dando 18. Il fi glio Pietro Paolo era monaco vallombrosano. ad essa degli effi caci insegnamenti, riuscì a Il suo nome ricorre frequentemente nei carteggi del meraviglia una bravissima Comica, che fecesi fratello Giovambattista ed è ricordato da Bartoli an- poi sempre nominare Florinda. Desideroso, che nella biografi a di Isabella. Su di lui cfr. Corrispon- l’Andreini di rivedere Firenze sua Patria, vi si denze, cit., I, p. 95 n. 1. portò con la Moglie, e quando la di lui Madre 19. Così, quasi alla lettera, La ferza, p. 509. Isabella morì in Lione7, egli faceva dimora 20. Riprende alla lettera lo squarcio autobiografi co sull’Arno8; e qui avendo composta una Trage- del Ragionamento XIV delle Bravure (in Marotti– dia intitolata Florinda, perchè dalla moglie si Romei, pp. 255–6). recitasse consegnolla ad uno Stampatore per 21. Ora in F. Scala, Il teatro delle favole rappresentati- pubblicarla; ma nell’impressione di essa, a ve, a c. di F. Marotti, Milano, Il Polifi lo, 1976, vol. I, motivo di lontananza non potendosi da lui p. 11, con correzioni nella trascrizione che riguardano correggere il Quarto, e Quinto Atto, questi la punteggiatura, gli apostrofi , e, in due casi, la grafi a: riuscirono così zeppi d’errori, che non essen- prencipio/principio (v. 4), se’n vola /sen vola (v. 6). do capace di tollerare con fl emma tanta tra- scuratezza dell’Impressore; preso da caldo sde- Franco Vazzoler gno, e da fi era rabbia acciecato, non curando la fatta spesa gettò cinquecento copie dell’Ope- ra, che s’erano stampate, sulle fi amme, fi no ANDREINI GIOVANNI BATTISTA1. As- all’intera lor distruzione9. Da quest’atto impe- sai di buona voglia intraprendiamo a descrive- tuoso chiaramente si conosce quanto all’An- re le notizie di questo rinomatissimo Com- dreini stesse a core la sua fama, e la propria mediante celebre a’ giorni suoi; e per riputazione. Postosi egli intanto alla testa incominciare con ordine diremo, che da Fran- d’una truppa di Comici, che volle, che si chia- cesco, e da Isabella Andreini2 nacque egli in massero Fedeli; emuli in tutto di quella de’ Firenze l’anno 15793. Ebbe da’ suoi Genitori Gelosi tanto decantata, ed a quei giorni estin- una coltissima educazione, e in breve tempo ta, applicossi a comporre un Dialogo in versi dimostrossi assai dedito agli studj, e alle Lette- sciolti spettante alle lodi dell’Arte Scenica in- re. Fù da que’ due prudentissimi Consorti se- titolato: La Saggia Egiziana. Dedicollo all’Il- condato il virtuoso suo genio, ed in Bologna lustrissimo ed Eccellentissimo Principe il Si- lo mantennero sotto dotti Precettori ad ap- gnor Don Antonio de’ Medici, ed uscì alla prendere con metodo le Scienze, e vi passò gli luce in Fiorenza colle Stampe di Volomar Ti- anni suoi più giovanili4. Invogliato anch’ esso man Germano l’anno 1604. in forma di quar- di calcare le scene cominciossi ad esercitare to10. Molto onore si procacciò l’Andreini con nella Comica Professione con felice riuscita questo suo Componimento, e si fece coraggio nella Truppa diretta da Flamminio Scala, e in a produrre alla luce altri parti del suo fertilis- compagnia di suo Padre, e della Madre sua5. simo ingegno. L’anno 1606. trovandosi in Faceva egli la parte dell’Innamorato, parlando Milano colla sua Compagnia11 pose in Teatro con spiritosi, e nobili concetti, frutti del suo la mentovata Tragedia della Florinda, che colto, e ben educato talento. Pervenuto in pubblicò colle Stampe, di Girolamo Bordoni, Milano l’anno 1601. invaghissi d’una giovane in forma di quarto, ed uscì fuori molto corret- Cittadina per nome Verginia6 fornita di molta ta, e decorata d’una corona di lodi impartite- bellezza, e d’ottime qualità ornata, fecela sua gli da’ Signori Accademici Spensierati di

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Firenze12, che gliel’avevano in qualche parte Onde per commissione del suo nuovo Mece- ritoccata, e ciò per semplice sommissione nate compose una Commedia intitolata: La dell’Andreini; e volle off erirla all’Illustrissimo Turca; e quell’Altezza fecela recitare in Casale ed Eccellentissimo Don Pietro Enriquez de di Monferrato con sontuoso apparecchio ne’ Azevedo, Conte di Fuentes13, il quale aveagli giorni appunto delle giulive sue nozze. Poco tenuto al Battesimo un Figlio, unico frutto dopo fu impressa in quella Città, e dallo Stam- che egli ebbe dalla sua Verginia14. Dopo il cor- patore Ducale venne dedicata al molto Illustre so di sei anni, ne’ quali girò varie Città d’Ita- Signor Fulvio Gambaloita24 Cavaliere d’un lia15, sempre alla testa de’ suoi Comici Fedeli; animo assai generoso. Trovandosi poi l’An- eccolo di bel nuovo in Milano nel 1612. a dreini in Venezia nel seguente Autunno 1619. pubblicare colle stampe di Pandolfo Malate- a recitare colla solita sua Compagnia, pensò di sta una Commedia dilettevole, ed infruttiva ricorreggere la stessa Commedia della Turca e intitolata: Lo Schiavetto16. L’Anno seguente di riprodurla colle stampe a piacer suo25. Fu avendo scritta una sacra Rappresentazione in ristampata dall’Impressore Paolo Guerigli, e versi col titolo: L’Adamo, n’off erì l’originale a l’Autore volle dedicarla all’Illustrissimo Signor penna alla Maestà Cristianissima di Maria de’ Vincenzo Grimani Podestà di Vicenza26, e ciò Medici17, che grata al dono volle conoscere il fece in data de’ 7. Novembre. Qui però biso- donatore, e chiamollo a Parigi colla Moglie, gna avvertire, che lo Stampatore ha errato unitamente alla sua Comica Truppa. Diversi mettendo a pie’ della Lettera dedicatoria l’an- anni si trattenne colà a’ servigi di quella Mae- no 1616. in vece del 1619. e deve esser per stà, e carico d’onori, e di beni, facendo ritorno certo questo e non quello, avendola l’Andrei- in Italia l’anno 161818. pur in Milano fermò ni scritta solamente nel 1618. come si è detto; la sua dimora, e volle qui colle stampe pubbli- e vedendosi poi anche sul frontespizio il care L’Adamo e farne un dono di maggior pre- MDCXX. Solito costume de’ Stampatori di gio alla Regina sua benefattrice19. Impegnò mettere quasi sempre un anno di più del vero Carlo Antonio Procaccini Pittor Bolognese ivi tempo dell’Impressione. Nel medesimo anno abitante, e Fratello degli altri due Procaccini 1620. scrisse bensì il Lelio Bandito Tragicom- Camillo, e Giulio Cesare20; a volere disegnare media Boschereccia da lui sostenuta con gran- per quella sua Rappresentazione le fi gure allu- de impegno nella parte del suo Protagonista. sive non solo ad ogni Atto, ma ad ogni Scena, Stampolla in Milano nella forma di ottavo per e ciò di buona voglia venne da quel Professore Giovanni Battista Bidelli, e la dedicò all’Illu- felicemente eseguito; il quale delinear volle strissimo Signor Francesco Nerli27 Ambascia- pur anche il ritratto dell’istesso Andreini21 per tore per il Serenissimo di Mantova in quella unirlo al Libro a maggior lustro dell’Edizione. Città; e lo fece in data de’ 5. del Mese d’Ago- Tutti questi disegni furono eseguiti coll’inta- sto; prendendo motivo nella dedicatoria di glio in rame di Cesare Bassani22; e l’Opera fu rammentarsi la Città di Mantova da cui egli con magnifi cenza stampata in quarto per Gi- n’era per lunga stagione assente, benchè un rolamo Bordoni, e venne universalmente gra- tempo ella fosse suo consueto soggiorno. dita, e commendata dagl’intendenti, e n’ebbe Mentre l’Andreini trattenevasi in Milano fu in ricompensa dalla sua Protettrice Regina richiamato a Parigi dalla sua benefattrice Re- nuovi favori. L’anno medesimo col mezzo di gina28, e vi si portò nel seguente anno 1621. suo Padre, che abitava in Mantova ebbe l’ono- Allora sì, che cercò ogni strada di farsi onore re, d’esser fatto Comico ai servigi del Serenis- in questa sua nuova servitù. Scrisse in prima simo Francesco Gonzaga II. Che in quel tem- La Centaura; soggetto diviso in Commedia po divenne Sposo a Margherita di Savoja Pastorale, e Tragedia, composizione d’un ge- primogenita del Duca Carlo Emanuele23. nere aff atto nuovo divisa in tre Atti; anzi in tre

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 52 – Giovanna Sparacello diverse Rappresentazioni, ma connestate in- forma di ottavo, e l’Andreini dedicollo alla sieme con molto giudizio, e con lodevole stra- Serenissima Madama Principessa di Piemon- vaganza. Fu da lui l’anno 1622. coll’impres- te35. Terminate le recite in quella Reale Cit- sione di Nicolas della Vigna dedicata alla tà, passò sollecitamente con la Compagnia Regina29, a cui aveva pur anche con l’Adamo a Venezia, giacché per Lettere fu impegna- presentata manoscritta una Rappresentazione to d’esser colà in occasione della Fiera detta in versi drammatici, intitolata: La Maddalena l’Assensa36. Fu accolta la Compagnia della lasciva, e penitente, che poi diede alle stampe Nobiltà Veneziana37 con molte dimostrazio- molti anni dopo come si dirà in progresso di ni d’aff etto, come fu sempre propria dote del queste notizie30. Altre quattro Commedie suo aff abile istinto. L’Andreini in contrase- pubblicò egli nell’anno istesso col mezzo del gno della sua gratitudine pose subito in Tea- suddetto Stampatore. La prima, che intitolò: tro per divertire i suoi Protettori un soggetto Amor nello Specchio dedicata all’Illustrissimo stravagante tutto premeditato, che intitolò: Signore il Barone Basampiere31. L’altra fu La Le due Commedie in Commedia38. Questo Sultana off erta all’Illustrissimo, ed Eccellen- spiritoso capriccio che può chiamarsi tre tissimo Monsieur le Grand32. La terza ebbe il Commedie in una sola, fu stampato pres- titolo: I due Lelj simili, e presentolla all’Illu- so Ghirardo, ed Iseppo Imberti nel mese di strissimo ed Eccellentissimo Signor Duca di Giugno, e in data delli 22. l’Autore dedicollo Nemours33 ragguardevolissimo Personaggio. all’Illustrissimo Signore il Signor Marchese Alla quarta diede il titolo di Ferinda; e volle Niccolò Estense Tassoni39, che trovavasi allo- scriverla in versi, introducendovi ancora alcu- ra in Venezia a godere di quelle feste solenni. ni varj dialetti Lombardi. Tutte queste Com- La Drammaturgia registra questa Commedia medie dell’Andreini furono rappresentate dal- sotto l’anno 1625. ma egli è un manifesto la sua Truppa con gradimento della Regina, e errore, dovendo essere il 162340. come si di tutta la Corte34; e terminato il Carnevale vede nel Libretto, di cui ne tengo una copia del seguente 1623. passò di nuovo in Italia presso di me. Fu Giovanni Battista Andrei- con obbligo di tornare a servire il Re e la Re- ni non solo Autore di Commedie, ma altresì gina nella Primavera del 1625. Eccolo pertan- elegante Poeta epico, avendo scritto tre Po- to in Torino nella Pasqua di Risurrezione del emi Sacri41, ed uno profano, tutti in ottava suddetto 1623. a recitare in quel Regio Tea- rima. Il primo fu la Maddalena distinta in tre tro. Qui in fretta scrisse, e stampò poi un Pro- canti. Il secondo La Divina Visione sopra San logo in lode del Cristianissimo Luigi XIII. che Carlo Borromeo; ed il terzo La Tecla Vergine servì d’introduzione alle sue Recite. I Perso- e Martire in sette canti diviso. Del quarto ne naggi in esso introdotti sono: Bellona, Diana, parleremo più avanti così volendo il fi lo del Talia, il Mincio, ed il Po’. Questi formano le nostro racconto. Teneva presso di se questi lodi delle Case Reali di Francia, e di Savoja; e componimenti manoscritti quando nel pre- termina Talia, pregando i Sovrani a voler esse- fato anno 1623. si risolse di pubblicare in re Stelle e Porto Venezia quello intitolato La Tecla, ed uscì fuori colle stampe di Paolo Guerigli ornato A que’ Comici, quali di vaghe fi gurette intagliate in rame, e fu de- Dovran servir LUIGI dicato dall’Andreini in data de’ 28. Agosto al Con virtute, e decoro, Molto Illustre Signor Benedetto Cittadini42, All’ombra stando de’ gran GIGLI d’ORO. al quale avealo off erto da prima a penna, ma in assai minor numero di versi. Ecco la pri- Questo Prologo fu dunque impresso allora ma stanza de Poema a compiacenza di quei in Torino, ed occupa un foglio di stampa in Lettori, che non l’avessero veduto.

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Gli aspri deserti, e le sassose rupi, e scrisse tre Ragionamenti sparsi di buona Già fei suonar di Maddalena al pianto; morale, e sostenuti da una critica riservata, Di Santissimo amor gli aff etti cupi e prudente. Furono tutti stampati per Nic- Spiegai di Carlo il porporato Santo: colao Callemont in forma di ottavo nel pri- Or l’empia ferita d’orridi Lupi mo semestre di quell’anno 1625. Comparve Contra candida Agnella e piango e canto. primieramente alla luce: Lo Specchio46; in cui Tecla, l’Agna sei tu, Lupi gl’infi di, dimostra chiaramente l’Autore, che la Com- E ’l Pastorel son io, che innalzo i gridi. media sia utile allorché venga da Comici virtuosi eseguita; e che sia poi deforme, e L’accenato Poema della Divina Visione, non dannosa quando venga esercitata da viziosi, si è mai da noi veduto, e crediamo, che l’An- e poco modesti Professori. Il Ragionamento dreini non l’abbia mai pubblicato43; benchè è sacro, ed è fatto principalmente per con- d’esso ne parli nel suo discorso ai Lettori Mi- solazione delle timorate coscienze; accioc- lanesi premesso al suddetto della Tecla Ver- ché ogn’uomo veda quali Commedie sieno gine, e Martire. Dopo di essersi trattenuto virtuose, e quali viziose; quali Comici sieno l’Andreini per più d’un anno in Italia dacché in peccato mortale, e quali nò; e fi nalmente pubblicò egli il mentovato Poema Sacro; si quali spettatori pecchino stando a Spettaco- dispose a far viaggio colla sua Truppa in gran li Scenici premiando quelli che si esercitano parte rinovata, e passando le Alpi, giunse a nella Comica Professione. L’Operetta è dedi- Parigi per mantenere il suo impegno di servir cata all’Eccellentissimo Signor Duca di Ne- nuovamente i suoi Reali Benefattori. Nella mours47, Prottettore dell’Andreini, a cui de- prima recita, ch’egli fece, produsse Florinda dicò pur anco la sua Commedia de’ Due Leli sua moglie con un Prologo che da lui fu in- simili, come si disse a suo luogo. Il secondo titolato; L’Inchino per la novella servitù, della Ragionamento, ch’egli diede alle stampe fu nuova Compagnia de’ Comici ec. il quale ve- intitolato: La Ferza contro le accuse date alla desi stampato in due semplici carte in otta- Commedia ed a’ Professori di lei48. In questo vo. È scritto in prosa, ma termina con questi discorso prova, che i comici virtuosi sono de- pochi versi. gni d’onori, e che lo furono; e dimostra, che moltissime altre Professioni, ed Arti furono Eccoti alfi n LUIGI, assai più perniciose dell’Arte Comica. De- I Comici bramati. dica il Libro all’Illustre ed Eccellente Signor Ne festeggia Parigi, Marco Antonio Morosini49 Ambasciatore benchè appena arrivati; per la Serenissima Repubblica di Venezia al Tu n’averai diletto, Cristianissimo Luigi XIII, e ciò in data del Questi merto, e decoro, dì 7. Aprile dell’anno suddetto. Il terzo Ra- All’ombra stando de’ gran GIGLI d’ORO44. gionamento doveva essere intitolato: L’ Ap - plauso, facendo conoscere come l’applauso Eransi intanto sparse per Parigi alcune voci sia il proprio trionfo della Commedia, e ciò di maldicenza, e detrazione contro de’ Comi- promette l’autore in fi ne della Ferza; ma ci Francesi, e dell’intera Professione45, senza cangiando opinione dide fuori altr’Operetta distinguere i buoni dai cattivi, nè le Com- intitolata: Teatro Celeste, nel quale si rappre- medie instruttive dalle perniciose, e quindi senta come la divina bontà abbia chiamato al tutto in un fascio laceravasi l’arte insieme grado di Beatitudine, e di santità Comici Peni- co’ suoi seguaci. L’Andreini posto da un can- tenti, e Martiri, con un poetico esordio a’ Sce- to l’esercizio di scrivere pel Teatro, cercò di nici Professori di far l’Arte virtuosamente etc50. fare l’Apologia a queste voci mormoratrici; Questa fatica dell’Andreini è tutta Poetica

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 54 – Giovanna Sparacello essendo distinta in tanti sonetti, ed in prima In mezzo a’ comuni fl agelli illeso si manten- cinque ve ne sono in lode di questi Comici ne, e per sua particolar divozione scrisse in Santi: cioè San Genesio, San Giovanni Buo- ottava rima: Il Penitente alla Santissima Ver- no, San Siluro, Sant’Ardelione, e San Silva- gine del Rosario58. Questo Componimento no. Il libro è dedicato dall’Autore al famoso contiene 103. stanze allusive al castigo, ed Cardinale di Richelieu Principal Ministro al Voto fatto dalla Città risanata per grazia di Stato, Capo del Consiglio, Gran Mastro, speciale della gran Madre di Dio; e vi si fa Capo, e Soprantendente Generale della Na- pur menzione del famoso stendardo dipinto vigazione, e del Commercio di Francia. Non in quel tempo a tale oggetto dal gran Guido era poca fortuna per questo Comico, l’avere Reni59. L’Opera è di quattro fogli, e mezzo un sì gran Protettore, che fu uno de’ più ac- in forma di quarto, stampata da Clemente corti Ministri, ed abili Politici del Mondo51. Ferroni nel 1631. e dedicata dall’Autore in Soggiornò l’Andreini anche l’anno 1626. in data de’ 30 Gennajo all’Illustrissimo Signor Parigi, e poi fece ritorno in Italia, e vennegli Conte Giovanni Niccolò Tanara Senatore, con suo infi nito rincrescimento a mancar la e degnissimo Rettore della Compagnia del Moglie52. Come uomo però, che saggiamen- Santissimo Rosario. Cessate le comuni cala- te sapeva uniformarsi ai voleri del Cielo, si mità tornò l’Andreini alle solite applicazio- fé coraggio, e continuò dopo alcuni Mesi di ni del suo Mestierie; ed avendo scritta una penoso rammarico, ad esercitare il suo ferace Commedia intitolata La Rosella, fu da lui talento, e diede alle stampe in Venezia l’anno stampata in Bologna nel 1632. in forma di 1627. una sua nuova Commedia in prosa in- ottavo per Francesco Ferroni, ed umilmente titolata: La Campanaccia, e fu impressa per dedicata al Serenissimo Signor Duca di Mo- Angelo Salvadori in forma di dodici53. Scor- dena; ma perchè ne furono solamente im- rendo per gran parte d’Europa il grido di presse poco più di dugento copie, fu subito Giovanni Battista Andreini, fu chiamato in ristampata ad istanza di Paolo Storli in forma Germania; ed in Praga Città principale della di dodici nella stessa Città di Bologna presso Boemia fermossi non poco tempo con an- Clemente Ferroni. L’Anno appresso 1623. si nua pensione per lui e per tutta la sua Com- trasferì l’Andreini a Venezia, e vi ristampò pagnia54. Qui avendosi guadagnato il patro- per Salvador Sonzonio la sua Centaura, e de- cinio del Cardinale d’Arrach Arcivescovo di dicolla in data de’ 14. Dicembre all’Illustris- Praga55, pensò di off erirle in dono il suo Poe- simo Signor Vincenzo Grimani60 suo antico metto in tre Canti intitolato: La Maddalena. Protettore. Tornato a Bologna, colle stampe Sigismondo Leva lo impresse, e fu ornato di di Girolamo Monti, e Carlo Zenero, impres- tre graziose fi gurette in rame allusive ad ogni se una graziosa Commedia intitolata I due Canto. Fu messo fuori l’anno 1628. e quel Baci, e ciò fu l’anno 1634. Avea l’Andreini degnissimo porporato accettollo dall’An- nella sua Compagnia una brava Comica per dreini con molte dimostrazioni di gratitudi- nome Lidia rimasta vedova anche essa da al- ne. La Drammaturgia pone questa compo- cuni anni; ed essendo di fresca età e vistosa, sizione sacra come cosa rappresentativa, ma oltre il suo valore nell’Arte del Teatro; pensò ciò è un massimo errore da levarsi da quel Giovanni Battista di passar seco alle secon- Libro in occasione, che venisse ristampato56. de nozze. Spiegatole il suo desiderio, ella di Ritornato in Italia l’Andreini, volle rivede- buona voglia v’acconsentì, e furono in bre- re Bologna che riconosceva per sua Maestra ve tempo conclusi i loro sponsali. Il nuovo negli studj; ma vi capitò in un tempo troppo matrimonio, e le domestiche brighe della fa- calamitoso nell’anno 1630. allorché il mor- miglia distolsero per alcuni anni l’Andreini bo pestilenziale vi faceva un’orrida strage57. dallo studio. Ma dapoi ripigliatolo per sua

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 55 naturale inclinazione, eccolo di nuovo sul L’anno dietro 1639. volle scrivere un’Opera Teatro del Mondo l’anno 1638. con una Reale, e Pastorale, in versi drammatici; e fu Commedia Boschereccia intitolata La Rosa. questa: Ismenia, che diede alla luce in Bo- La stampò in Pavia per Giovanni Andrea logna con le stampe, di Niccolò Tebaldini Magri in forma di dodici, e dedicolla all’Illu- in forma d’ottavo, e dedicolla all’Illustrissi- stre ed Eccellente Signor Don Diego Felipez mo e Reverendissimo Monsignore Giovanni Guzman61 Governatore dello Stato di Mila- Battista Gori Panellini63 Vicelegato di quella no in data de’ 26. del mese d’Ottobre. Ella Città. Due anni dopo passando per Perugia è scritta in prosa, ma in fi ne vi si trova una fu sollecitato a far ivi ristampare la sua rap- graziosa, e breva Canzonetta, che viene can- presentazione in versi intitolata L’Adamo; tata da un Coro d’Amoretti portanti Rose. A ed in fatti videsi uscire in quell’anno 1641. soddisfazione di chi legge abbiamo pensato colle stampe del Bartoli Impressor Perugi- di qui riportarla tutta intera. no, che volle ridurla dalla forma in quarto a quella di dodici. Era già da molti anni, Ecco l’Api di Cupido, che questo Comico travagliava intorno ad Che da Gnido un lungo Poema in ottava rima, e fi nalmen- Spiegan l’ali a questi liti; te in Bologna nel 1642. prese risoluzione Favoriti di darlo alle stampe, e ciò fece col mezzo Novi Elisi dell’Impressore Niccolò Tebaldini, che in Paradisi un volume pubblicollo in forma di quarto. Da le Rose inghirlandati, È questo intitolato: L’Olivastro, o vero il Po- Fiori a Venere sacrati. eta Sfortunato64. Fu dedicato dall’autore al Rose belle vagheggiamo suo Principe naturale; cioè all’Altezza Se- Odoriamo renissima di Ferdinando II. Gran Duca di Pecchie dolci a trarne il miele; Toscana65, e ciò eseguì in data de’ 20. del Non ha fi ele, Mese di Luglio, e si sottoscrive Suddito, e Non t’inganna, Servitore umilissimo. Questo faticoso lavoro Tutta è manna, dell’Andreini è tutto fantastico, ed è diviso Questa Rosa colorita, in venticinque lunghi Canti. Si è compiac- Rosa a Venere gradita. ciuto a bella posta d’usare delle voci anti- Oggi qui pel vago Adone che di Dante, del Bembo, e del Boccaccio, Le Corone considerate da lui addattate alla natura d’un Intessiam tra faggi, e mirti; capriccioso Poema66. Si è servito bene spesso Saggi Spirti di rime sdrucciole per far pompa del suo ta- Donne liete lento, che sapeva anche nelle cose diffi colto- Le cingete; se uscirne con onore felicemente. L’Opera è V’ingemmate il crin ch’è d’oro, corredata di sedici poetici componimenti in E di Venere il tesoro. sua lode favoritigli da diversi nobilissimi in- Alle brume nevicose gegni, fra quali restano annoverati: il Conte Sempre rose Andrea Barbazza, il Signor Bernardino Ma- S’aspiran tra questi poggi, rescotti, il Signor Carlo Bentivogli, il Signor Pel dì d’oggi Claudio Sciarpi, il Signor Giacinto Onofrio, Infi orato il Signor Francesco Ferrari, il Signor Paolo Sublimato Teveri il Signor Giovanni Battista Capponi, Da la Rosa sempiterna, il Signor Girolamo Silenzj67, e altri Lettera- Che in voi belle Amor eterna62. ti di minor grido, non escludendo il Signor

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Capitano Domenico Andreini68 Fratello contava l’anno sessantesimo terzo dell’età dell’Autore, che si fe sentire anch’esso con il sua. Era però sanissimo, e ben conservato seguente Madrigale. nella persona, e si produceva sul Teatro a recitare nella stessa guisa, che facevalo ven- Tu nascesti alle Scene, ed agli allori ti anni prima. Scorsero due lustri, e poi nel O mio German gentile. 1652. lasciò vedere un’altra produzione del Tu con fl orido stile suo talento colle stampe, e fu La Maddalena Pel Comense ( * ) campestre, lasciva, e penitente; di cui si parlò70: Azione Cingi perpetui fi ori, scritta in versi drammatici, e tutta divo- Le Ghirlande innaffi ando ai tuoi sudori. ta, rappresentata, ed impressa in Milano. Ed io con varia sorte, Giovanni Battista, e Giulio Cesare Fratel- E di Marte, e di Morte li Malatesta ne furono gli stampatori, e la Tracciando l’orme ad intrecciar Corona, diedero fuori in forma di ottavo. L’Andreini Mentre segui Talia, segu’io Bellona. dedicolla all’Illustrissimo Signor Conte Pa- olo Bolognini71 in data del dì 17. d’Agosto. La prima Stanza del Poema è quella, che se- Vedesi onorata di molti componimenti Po- gue, avendola noi riportata qui per un picco- etici in Lode dell’Opera, e de’ Recitanti72, e lo saggio di sì copioso componimento. fu accolta con molto applauso dalla Nobiltà Milanese. Dopo quest’anno null’altro si sa Non di garrula tromba al suon guerriero di Giovanni Battista Andreini; e noi diremo Canto il valor di più forte, solo per congettura quello che crediamo del Non dello stral del pargoletto Arciero, resto di sua vita. Nell’indicato 1652. egli Che saetta ancidendo, e non dà morte. contava anni settantatre. Anche Lidia sua Sol di un Poeta in lagrimando io spero Moglie era vecchia; e per necessità saranno La querula narrar, misera sorte, stati ambo costretti a ritirarsi dal Teatro73. Forse avverrà, che ne riporti vanto, L’Andreini aveva dei poderi sul Mantova- E il riso mieta seminando il pianto. no; ed è presumibile ch’egli passando con la Moglie a stabilirsi in Mantova, ivi fi nisse in Io non entrerò a dar un giudizio decisivo del buona pace i suoi giorni. Si vede dalle tante merito di questo Poema, perchè il secolo in opere da lui scritte, ch’egli era un Uomo di cui nacque a lui toglie ogni buon concetto spirito, e di Lettere74. Le sue Commedie, e nell’opinione degl’intendenti. Dirò solo, i suoi Poemi meritarono degli applausi; ma esser egli copioso d’invenzioni, felicissimo pur conviene, che io confessi avere egli se- nella condotta, e nello stile; e che peccando guite le troppo ardite metafore spiritose, e ne’ molteplici traslati arditi, altro non fa, che le nuove peregrine forme di favellare allora seguire le traccie degli alti Poeti di que’ tem- allora ritrovate dal Cavalier Marino, e dagli pi per le Lettere in una decadenza troppo altri Poeti suoi seguaci inalzate poi all’estre- infelice. L’Andreini dopo la pubblicazione mo. Se avesse seguito lo stile d’Isabella sua dell’Olivastro, altro non scrisse, e può dirsi, Madre, o quanto migliori sarebbero gli scrit- che questo fosse l’ultimo lavoro uscito dal- ti dell’Andreini! Egli però a’ suoi tempi fu la sua penna69. Egli avanzavasi a gran passi un Uomo di gran merito, e fece spiccare il nella vecchiaja, mentre quando pubblicollo suo talento in mezzo al ceto de’ più famosi Letterati. Fu aggregato all’Accademia degli Spensierati di Firenze, e gli vennero impar- ( * ) Il Lago di Como, secondo l’Autore, fu la Patria titi favori da Principi, e Monarchi in molte d’Olivastro, Protagonista del Poema. occasioni, e specialmente in Mantova, oltre

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 57 l’essere Comico pensionato di quell’Altezza, Sonetto D’Alessandro Miari81 da Reggio per lo ottenne ancora il titolo di Capitano della stesso soggetto. Caccia per alcuni riservati luoghi di quel do- minio75. Parla di lui Domenico Bruni nelle Tu, che trofeo carco d’illustri pregi sue Fatiche Comiche76, Beltrame nella Sup- Spieghi in Parnaso, e pari al gran valore plica ricorretta77, Luigi Riccoboni nell’Hi- FLORINDA tua nel tempio oggi d’Amore stoire du Th eatre Italien78, e per incidenza il Eterni, e adorni di pudichi fregi; moderno Dizionario del Signor Abate Lad- Selve suonar sai degli Amanti Regi vocat79. Noi non daremo qui saggio alcuno D’aspri lamenti in tenebroso orrore, dello stile di questo Comico avendone ad Non con Siringa umil, ma col clangore arte sparso abbastanza per queste sue noti- Di Tromba, in carmi eroicamente egregi. zie; e neppure vogliamo trascrivere in questo Di tragici coturni alto subietto luogo i tanti componimenti, che trovansi Ampiamente diff uso in toschi accenti, stampati in sua lode. Solo ci contenteremo Che in Tigre ircana alta pietà ne scioglie; dar fi ne al nostro istorico racconto co’ due Ministra agli occhi umor, sospiri al petto, seguenti Sonetti preliminari alla Florinda Figura ne’ pensier larve, e portenti, Tragedia, e che formano un giusto encomio E in atra pompa Amor, e Morte accoglie. al vero merito del rinomatissimo Giovanni Battista Andreini. Note 1. Le fonti utilizzate da Bartoli per la redazione di Sonetto del Signor Cavalier questa biografi a sono le prefazioni e le dedicatorie delle Vincenzo Panciatichi80 opere per cui cfr. Cronologia e opere in S. Carandini–L. fra gli Spensierati di Firenze l’Agitato. Mariti, Don Giovanni e l’estrema avventura del teatro: Al Signor Giovanni Battista Andreini per la sua “Il nuovo risarcito convitato di Pietra” di G. B. Andreini, Florinda Tragedia. Roma, Bulzoni, 2003, pp. 50–57; N. Barbieri, Suppli- ca, in Marotti–Romei, pp. 575–690. BIBLIOGRA- Quel, che d’ogni virtù sublime, e rara, FIA: Rasi, I, pp. 117–139, DBI, vol. 3, 1961, p. 134 E più sublime, e raro alto furore, (F. Angelini); Enc. Spett., I, coll. 557–563 (A. Fiocco e Che disceso dal Ciel solleva un core C. E. Tanfani); Campardon, pp. XII–XIII, A. Barto- Da questa valle alla magion più chiara; ( * ) li, Introduzione a Scenari della commedia dell’arte; E. Per cui felice il Mondo errante impara Bevilacqua, Giovambattista Andreini e la compagnia Come si perda, e si guadagna onore, dei Fedeli, in «Giornale storico della letteratura italia- Come s’ammenda il giovenil errore, na», 1894 (XXIII, pp. 76–155, XXIV, pp. 82–165); Come diviene ogni dolcezza amara; Pandolfi, III, p. 31; Marotti–Romei, pp. 367–534; In te così saggio ANDREINI ha regno, C. Buratelli, in Comici dell’arte. Corrispondenze, a c. Che non potendo più chiuderlo in seno, di C. Burattelli, D. Landolfi , A. Zinanni, Firenze, Le Di FLORINDA nel duol tutto si mostra. Lettere, 1993, I, 63–169; Ferrone; M. Rebaudengo, Onde ben creder puoi, che a nobil segno Giovambattista Andreini tra poetica e drammaturgia, Sen voli altero il nome tuo sereno, Torino, Rosemberg & Sellier, 1994; S. Carandini–L. Sprezzator d’eternarsi in mortal Chiostra. Mariti, Don Giovanni..., cit; S. Mazzoni, Genealogia e vicende della famiglia Andreini, in Origini della Com- media Improvvisa o dell’arte, a c. di M. L. Chiabò e F. Doglio, Roma, Torre d’Orfeo, 1996, pp. 107–152; F. ( * ) Nella stampa sta espresso: magion suprema; ma sic- Fiaschini, L’ “incessabil agitazione”: Giovanni Battista come lo crediamo manifesto errore non facendo rima, ci Andreini tra professione teatrale, cultura letteraria e reli- siamo tolta la libertà di così correggerlo. gione, Giardini, Pisa, 2007.

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2. V. qui le relative biografi e. semidei, uomini. Lo spettacolo a Firenze tra neoplatoni- 3. In realtà il 9 febbraio 1576, primo di nove fi gli smo e realtà borghese (XVI–XVII secolo), Roma, Bulzo- della coppia, come risulta dal registro dei battesimi ni, 2003, p. 62; e ora Fiaschini, cit., pp. 31–42. conservato presso l’Archivio dell’Opera del Duomo 13. Pietro Enrico di Azevedo conte di Fuentes, go- di Firenze (Cfr. Corrispondenze, I, p. 66). Per tutte le vernatore spagnolo di Milano dal 16 ottobre 1600 al ipotesi precedenti cfr. Rebaudengo, n. 4, p. 31. 22 luglio 1610, ammiratore di Virginia: cfr. nella bio- 4. Ai propri studi bolognesi Andreini accenna nell’Av- grafi a di questa. Cercò di difendere la laicità del teatro vertenza dell’Olivastro (Bologna, Tebaldini, 1642). contro le eccessive pretese della Chiesa. 5. Secondo Cronologia in Carandini–Mariti 14. Il fi glio è Pietro Enrico, nato il 30 giugno 1609 (p. 44) il debutto avvenne nel 1600 a Roma, nella (Cfr. Corrispondenze, I, p. 101 nota). Pazzia di Isabella recitata dai Gelosi nel cortile del 15. Dopo Milano, è a più riprese a Mantova, Bolo- Castel Sant’Angelo alla presenza del cardinale Giovan gna, Parma, Venezia, ancora Milano. Cfr. Cronologia, Francesco Aldobrandini e del Vicerè di Napoli. Per cit., pp. 44–45. le ipotesi precedenti cfr. Rebaudengo, p. 10 e n. 9 16. La prima edizione della commedia porta nel fron- pp. 31–32. tespizio la dedica dell’autore al conte Ercole Pepoli, 6. Virginia Ramponi, per cui cfr. qui la voce esponente di una nobile famiglia bolognese, datata 26 biografi ca. settembre ed una dedicatoria, datata 6 ottobre, dello 7. Per la morte di Isabella, cfr. ad vocem. Giovambat- stampatore ad Alessandro Striggio (1573–1630), in tista sottolinea la propria assenza, al momento del- gioventù librettista dell’Orfeo di Monteverdi (1607) e la morte della madre, in Il pianto d’Apollo (Milano, poi importante uomo politico della corte gonzaghe- [1606].): «Questa mano degna non fu di chiudere le sca, ambasciatore a Milano negli anni della successio- materne luci nell’hora estrema» (p. 1). ne di Fernando Gonzaga e gran cancelliere del Duca 8. Su questi primi anni fi orentini si v. ora Fiaschini, di Mantova dal 1627 al 1630 (è fi glio dell’omonimo pp. 21–53. madrigalista). 9. Andreini stesso ne parla nella dedica alla Saggia 17. Maria de’ Medici è reggente di Luigi XIII dal Egiziana (Firenze, Timan, 1604, pp. 3–4). maggio 1610 al ottobre 1614. 10. Manca un’edizione moderna. Citazioni abba- 18. Bartoli sbaglia. Dopo un breve trasferimento a stanza ampie o comunque signifi cative in Pandol- Fontainebleau, nel dicembre del 1614 è a Mantova. fi, III, p. 332, F. Fiaschini, I segni dello spettacolo: Cfr. Cronologia, p. 45. Rituali della cultura e e rituali della fede fra Genova, 19. L’edizione apparve nel 1613 prima della partenza Firenze e Milano in età barocca, Savona, Sabatelli, per Parigi, con cui, appunto, va messa in relazione: cfr. 2000, pp. 8–11 e soprattutto M. Lombardi, La «sag- R. C. Arcaini, I comici dell’arte a Milano: accoglienza, gia egiziana» di G. B. Andreini e il teatro nel teatro, in sospetti, riconoscimenti, in La scena della gloria. Dram- «Rivista di letterature moderne comparate», XXXIX, maturgia e spettacolo a Milano in età spagnola, a c. di A. 1986, pp. 271–287 e Id., Processo al teatro. La tragi- Cascetta e R. Carpani, Milano, Vita e Pensiero, 1995, commedia barocca e i suoi mostri, Pisa, Pacini, 1995, pp. 324–326. Per una accurata descrizione e biblio- pp. 189–225. grafi a si v. anche le schede di Fabrizio Fiaschini e Ele- 11. Si tratta dei Fedeli, temporaneamente in collabo- na Rampi in Sul Tesin piantaro i tuoi laureti. Catalogo razione con gli Accesi. della mostra (Castello Visconteo, Pavia), Pavia, Edizioni 12. Cfr. N. Barbieri, Supplica, in Marotti–Romei, Cardano, 2002, pp. 318–322; e anche l’ed. moderna, p. 594. Sugli Accademici Spensierati cfr. Maylender, con testo critico commentato e le illustrazioni origina- Storia delle Accademie d’Italia, Bologna, L. Cappelli li, a c. di A. Ruffi no, Trento, La fi nestra, 2002. ed., 1930, vol. V, pp. 237–8. Su Andreini e gli Spen- 20. Carlo Antonio Procaccini (Bologna 1571–Mi- sierati si v. S. Mazzoni, Genealogia e vicende degli An- lano 1630?). Su di lui cfr. Dizionario Enciclopedico dreini, in Origini della Commedia Improvvisa o dell’ar- Bolaffi dei pittori e incisori italiani, I, Bolaffi , Torino, te...., cit., pp. 130–132, nota 62; S. Mamone, Dei, 1972, IX, p. 240.

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21. È riprodotto in La commedia dell’arte, scelta e in- ’24 ambasciatore a Madrid e nel 1645 ambasciatore troduzione di C. Molinari. Apparati di R. Gaudenti, plenipotenziario in Germania per la pace di Münster Roma, Istituto Poligrafi co e Zecca dello Stato, 1999, (E. Gamurrini, Istoria genealogica delle famiglie nobili p. 148 e in Taviani–Schino, p. 35 fi g. 42. toscane ed umbre, Firenze, Stamperia di S. A. S. alla 22. Cesare Bassani (Milano 1564–1648). Su di lui condotta, 1668–85, vol. V, pp. 36–37). Aveva avuta si v. ad vocem in Dizionario enciclopedico Bolaffi , cit., un ruolo importante nell’aff aire Frittellino (cfr. Fer- I, p. 398. rone, p. 309 note 9 e 10, che ne cita le lettere). Cfr. 23. Bartoli qui fa una certa confusione nelle date: anche Corrispondenze, I, p. 120 nota 3. infatti, il matrimonio fra Francesco IV Gonzaga e 28. Maria de Medici era rientrata a Parigi dopo l’esi- Margherita di Savoia e i relativi festeggiamenti (feste lio a cui l’aveva forzata il fi glio Luigi XIII. Di questo e spettacoli fra cui l’Idropica del Guarini per opera dei c’è una indubbia eco nella Centaura (cfr. Ferrone, Fedeli e con gli intermezzi del Chiabrera) si svolse- p. 239 e p. 266–7, nota 63 e sgg.; Rebaudengo, ro fra Torino, Casale e Mantova, nel maggio–giugno pp. 17–18 e note). 1608. Per la cronologia e le vicende di quegli anni 29. Ora in edizione moderna, il Melangolo / Teatro cfr. Rebaudengo, pp. 11–12 e p. 32 note 26 sgg. e di Genova, 2004 (in occasione della messa in scena di soprattutto le precisazioni di Mazzoni, p. 141 e nota Luca Ronconi). 85. A entrambi si rimanda per le indicazioni della bi- 30. Qui probabilmente Bartoli fa una confusione bliografi a precedente. fra il poema Le lagrime, divoto componimento e con- 24. Fulvio Gambaloita (patrizio milanese, feudatario templazione della vita penitente e piangente della gran di Terdobbiate in provincia di Novara, in corrispon- peccatrice della Francia, Maria Maddalena [...] (Parigi, denza con i Gonzaga) è stato identifi cato da Alessan- 1643) e la sacra rappresentazione Maria Madalena la- dra Zazo che ha anche ricostruito la vicenda editoria- sciva e penitente (Milano, 1652) e fra Maria de Medici le della Turca (A. Zazo, La turca di Giovambattista regina di Francia e Maria Maddalena d’Austria gran- Andreini. Un caso di editoria teatrale del Seicento, in duchessa di Toscana. Cfr. qui anche nelle note alla «Quaderni di teatro», VIII, 1986, pp. 61–72; in par- biografi a di Livia Andreini. ticolare per quanto riguarda la fi gura di Fulvio Gam- 31. François de Bassompierre (1579–1646), apparte- baloita, la nota 13 a p. 65). nente ad una antica famiglia nobile della Lorena, mili- 25. La notizia è ricavata dalla lettera A’ giudiziosi tare e diplomatico alla corte prima di Enrico IV, poi di lettori. Maria De’ Medici e di Luigi XIII. Al tempo del con- 26. Vincenzo Grimani fu podestà di Vicenza dal 5 fl itto fra la reggente e il delfi no si schierò con quest’ul- maggio 1618 al 29 giugno 1620 (cfr. P. Marasca, timo; ricorderà questo confl itto, nel Journal de ma vie, Serie dei podestà e dei vicari della città e territorio di pubblicato a Colonia nel 1666 (ma si v. l’edizione, Vicenza durante la signoria veneziana, Vicenza, ti- basata sul manoscritto, Paris, 1870–1875). Si v. ora P. pografi a Staider, 1877, p. 127. Quella dei Grimani Vescovo, Narciso, Psiche e Marte “mestruato”. Una let- è una delle grandi famiglie del patriziato veneziano tura di Amor nello specchio di Giovan Battista Andri- cui, dal 1600 al 1797, appartenevano i rettori (pode- ni, in «Lettere italiane», 2004, pp. 74–80, che mostra stà e i capitani) di Vicenza (cfr. L. Pezzolo, Uomini la stretta relazione fra il dedicatario e la commedia. e istituzioni tra una città soggetta e Venezia: Vicenza 32. Monsieur le Grand è il titolo attributo al Grand 1630–1797, in Storia di Vicenza. L’età della Repub- Écuyer de France (equivalente all’inglese Master of the blica veneta (1404–1797), Vicenza, 1989, vol. III/1, Horse, uno dei personaggi (insieme a Luigi XIII) del pp. 115–146: 130–1. Sui rapporti di Andreini con dialogo L’instruction du Roy en l’exercice de monter à Vicenza cfr. Fiaschini, p. 142 sgg. cheval di Antoine de Pluvinel (Paris, 1629). Dalla de- 27. Francesco Nerli (muore nel 1656), ambasciatore dicatoria della commedia si capisce che aveva assisti- dei Duchi di Mantova Vincenzo I e Francesco IV e to alla rappresentazione insieme al re. Sotto il nome Ferdinando. Fu una fi gura di spicco nella diplomazia di Monsieur Le Grand fi gura, fra quelli a dedicati a gonzaghesca: nel 1612 segretario di stato, dal ’22 al Isabella, un sonetto (il XLVIII: Fuor de l’onde trahea

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 60 – Giovanna Sparacello sereno il giorno) nella seconda parte delle Rime (Mila- 40. Cfr. L. Allacci, Drammaturgia, Venezia, Pa- no, 1605, p. 42). squali, 1755, p. 267, che non cita l’ed. 1622 (l’unica 33. Enrico I di Savoia, Duca di Nemours (1572– oggi reperibile). La data 1625 è poi ripetuta da G. 1632), al servizio della monarchia francese, appas- Mazzuchelli, Gli Scrittori d’Italia, Brescia, presso a sionato di teatro e protettore dei comici, è citato fre- Giambatista Bossoni, 1753, I, p. 710, che cita anche quentemente in Corrispondenze. Nel 1609 era stato una ed. del 1632 (attualmente irreperibile). Almeno intermediario per la scarcerazione di Cecchini: cfr. C. per quanto riguarda la prima edizione ha ragione Bar- Buratelli, Borghese e gentiluomo. La vita e il mestiere toli, come risulta dalla data della lettera dedicatoria. di Pier Maria Cecchini, tra i comici detto “Frittellino” in Niccolò Estense Tassoni allestiva nel 1624 un torneo «Il castello di Elsinore», n. 2, 1988, pp. 33–67: 43. a Ferrara (cfr. R. Arienti, Relazione del Torneo a piedi 34. Cfr. Campardon, pp. XII–XIII. fatto in Ferrara questo carnevale dell’anno 1624 dove 35. Prologo in servizio di S. M. C. alla serenissima Ma- si descrive la nobilissima invenzione del Sig. marche- dama principessa di Piemonte, Torino, s. n., 1623 (cfr. se Niccolò Estense Tassoni […], Ferrara, Suzzi, 1625, S. Michel, P–H. Michel, Répertoire des ouvrages cit. in S. Monaldini, I teatri della commedia dell’ar- imprimés en langue italienne au XVIIe siècle, Firenze, te, in I teatri di Ferrara: commedia, opera e ballo nel Olschki, 1970–79, voll. 2, I, p. 141). La duchessa di Sei–Settecento, a c. di P. Fabbri, Lucca, LIM, 2002, Savoia è Cristina di Borbone. Forse qui Bartoli con- vol. I, p. 63. I Fedeli sono a Ferrara, come risulta dalle fonde due prologhi: questo e quello Recitato davanti Cronologia (ibidem, vol. II) negli anni 1611–1613 e le Maestà christianissime (s. l., 1621, citato da C. Rizza 1615, 1617, 1619. come presente nella Biblioteca di Peiresc: cfr. Peiresc 41. Su tutta la produzione sacra, cfr. A. Cascetta, e l’Italia, Torino, Giappichelli, 1965, p. 298). Peiresc La «spiritual tragedia» e «l’azione devota». Gli ambien- possedeva anche un esemplare della Mirtilla di Isa- ti e le forme, in La scena della gloria: drammaturgia e bella (ivi). spettacolo a Milano in età spagnola, a c. di Id. e R. Car- 36. La festa dell’Ascensione è quaranta giorni dopo pani, Milano, Vita e Pensiero, 1995, pp. 115–218; e Pasqua. In quell’anno si svolse fra il 28 maggio e l’11 ora Fiaschini, cit. giugno. Particolarmente importante a Venezia per 42. Benedetto Cittadini: appartenente a una fami- lo “sposalizio” della Serenissima (rappresentata dal glia del patriziato milanese, probabilmente di recente Doge) con il mare. ascrizione (Fiaschini, p. 85 nota 5). Per la data (in 37. Giovambattista fi gura eff etivamente presente a realtà incerta) cfr. Rebaudengo, pp. 18–19, il quale Venezia da una lettera del 1 aprile 1623 della Dia- ipotizza una data diversa per la dedicatoria. Un accen- mantina (Leonora Turroni) a Ferdinando Gonzaga, no alla Tecla è già nella dedica (di mano di Gio. Maria in Corrispondenze, cit., II, p. 25. Pietro Belli) della Maddalena del 1610. Cfr. anche 38. Ed. moderna in Commedie dell’arte, a c. di S. Fer- Fiaschini, p. 85 nota 5 e P. Besutti, Da l’Arianna rone, Milano, Mursia, 1986, II, pp. 17–105. alla Ferinda’: Giovan Battista Andreini e la “comedia 39. Niccolò Estense Tassoni (1594–1641). Espo- musicale all’improviso”, in «Musica Disciplina», XLIX, nente della famiglia modenese, uomo di fi ducia del 1995 [1998], pp. 227–276: p. 273. Duca di Mantova da cui ebbe nel 1621 l’investitura 43. In realtà La Divina Visione era stata pubblicata a del feudo di Palazzolo nel Monferrato (cfr. Ferrone, Venezia (Volcmar Timan) nel 1604 e ristampata a Ve- nota 1 a p. 17). La notizia della presenza del Tassoni nezia (Somasco) nel 1610 insieme alla prima Madda- a Venezia non si ricava dalla dedica. Non ho appurato lena (Cfr. Carandini–Mariti, cit., p. 50 e Fiaschini, da dove Bartoli possa averla ricavata. Il Tassoni, co- cit., p. 174). Nel titolo Carlo Borromeo è chiamato munque, era frequentatore di teatri, come risulta da ancora Beato, essendo stato santifi cato più tardi. una lettera di Francesco Gabrielli (Scappino) da Fer- 44. Edizione fi no ad oggi conosciuta solo attraverso rara 6 gennaio 1627 al Duca di Mantova (cfr. Rasi, questa citazione. Anche Carandini–Mariti (nella II, pp. 964–965). Cfr. anche Ferrone in ed. cit. delle Cronologia, p. 54) danno esclusivamente Bartoli come Due commedie in commedia, p. 17 nota 1. fonte.

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45. Cfr. M. Lombardi, Processo al Teatro, Pacini, (cfr. Carandini–Mariti, cit., p. 52), probabilmente Pisa, 1995, pp. 25–49. esemplari unici. 46. Edizione moderna in N. Buommino, Lo spec- 54. L’occasione fu l’incoronazione dell’imperatrice chio nel teatro di Giovanni Battista Andreini, in «Atti Eleonora e del fi gliastro Ferdinando III. Cfr. C. Gra- Lincei». Memorie, serie IX, vol. XII, fasc.1, 1999, zioli (a c. di), Le incoronazioni praghesi del 1627 e la pp. 107–120. tournée imperiale dei Fedeli (1627–29), in I Gonzaga 47. Duca di Nemours: v. nota più sopra. e l’Impero. Itinerari dello spettacolo, a c. di U. Artioli e 48. La ferza... Edizione moderna in Marotti–Ro- C. Grazioli, Firenze, Le Lettere, 2005, pp. 451–491. mei, pp. 489–534. 55. Nello stesso periodo arriva a Praga Ferdinando 49. Marco Antonio Morosini (1591–1630). Fu am- II granduca di Toscana. Praga è la sede imperiale di basciatore a Parigi dal 25 novembre 1623 al febbraio Ferdinando II d’Asburgo. Nel novembre Andreini si 1627. Stimato e lodato da Richelieu, fu nominato ca- sposta a Vienna. valiere da Luigi XIII. cfr. Relazioni di ambasciatori ve- 56. V. Allacci, Drammaturgia, cit., col. 493, dove, neti al Senato, vol. VI (Francia 1600–1656), Torino, infatti, si prende il poema per un testo teatrale e dove Bottega d’Erasmo, 1975, pp. 743–760. compare anche un refuso: 17 agosto 1652 per 17 ago- 50. Il Teatro celeste fu pubblicato a Parigi, presso sto 1612 (Cfr. Bevilacqua, XXIV, p. 131). Allacci Callemont nel 1625; ristampato a Venezia, Grimani ricorda anche l’edizione praghese del 1628. Mariti– 1635. Edizione parziale moderna in Pandolfi, III, Carandini (Cronologia e Opere, p. 54) citano, oltre pp. 342–254. all’edizione di Praga, anche una “rappresentativa” 51. Il potente ministro di Luigi XIII, di cui Bartoli stampata a Vienna nel 1629, dedicata a Giovan Batti- riassume enfaticamente le cariche, era stato nomina- sta Pallotto (sconosciuta a Bartoli). Si v. ora C. Gra- to cardinale nel 1622, consigliere del re e primo mi- zioli (a c. di) L’edizione viennese della Maddalena, nistro nel 1624. Siamo, cioè, nel momento cruciale Composizione rappresentativa (1629) di Giovan Bat- della sua carriera: Richelieu non è dunque un «car- tista Andreini, in I Gonzaga e l’Impero. Itinerari dello dinale o poco più», come diceva Bevilacqua (XXIV, spettacolo, cit., pp. 493–507. Si v. anche R. Palmieri, p. 122), a cui le «iperboliche adulazioni» di Andreini Introduzione all’ed. Bari, Palomar, 2006, pp. 25–32, a apparivano «grottesche». Non ha invece torto Bartoli cui si rinvia anche per la bibliografi a critica sul tema. a mettere in evidenza la scelta del momento da parte 57. La peste colpì Bologna nel 1630. Nell’estate le di Andreini. autorità civili della città formularono un voto alla 52. Non è documentabile la data precisa della morte Madonna che fu sciolto con una pubblica solenne (Bartoli stesso si contraddice nella vita di Verginia) cerimonia il 27 dicembre, descritta in una relazione che Rebaudengo pone tra il settembre 1629 e il set- stesa il primo gennaio dell’anno successivo. tembre 1631 (p. 20). Nell’Olivastro (pp. 277–278) 58. Cfr. Fiaschini, pp. 144–149. Andreini parla di una «lunga infi rmità» che ne avreb- 59. Lo «stendardo» fu esposto per diversi giorni (cfr. be causato la morte (cfr. Rebaudengo, p. 36, nota Fiaschini, nota 6 a p. 146) e fu trasformato poi nella 124). Per quanto riguarda i rapporti fra Giovambat- Pala della peste del famoso pittore, oggi alla Pinacote- tista e Virginia Rotari, Bartoli o non conosce le reali ca Nazionale di Bologna: cfr. Guido Reni, Catalogo vicende o moralizza, con una ricostruzione biografi ca della mostra, n. 57, pp. 136–138 e p. 204. di comodo, ignorando la doppia relazione come si 60. Per Vincenzo Grimani, cfr. nota più sopra. Que- evince anche dalle biografi e delle due Virginie (per sta seconda edizione diff erisce dalla prima, fra l’altro, cui ad voces; e cfr. Introduzione). per l’assenza dell’elenco delle robbe. 53. Questa edizione fi orentina è citata anche in Cor- 61. Diego Felipe de Guzmán, Marchese di Le- rispondenze, I, p. 72, ma non è la prima, perché sa- ganés, Governatore di Milano dal 1635–1636 e dal rebbe successiva a quella parigina del 1621 ([Nicolas 1636–1641. Della Vigna]), di cui esistono diversi esemplari con 62. Oltre agli abituali aggiornamenti grafi ci (in- diff erenti dediche, al Duca di Guisa e a Luigi XIII gemmate / ingemate; abolizione degli accenti sui

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 62 – Giovanna Sparacello monosilabi), Bartoli, al penultimo verso, mette in non parla mai di quest’ultimo soggiorno parigino, e corsivo «la rosa», che nell’originale è tutto maiuscolo. del Convitato. 63. Gio. Battista Gori Panellini (o Pannilini), senese 70. Si tratta in realtà di un’ampia riscrittura: cfr. l’ed. (1604–1662). Dal maggio 1634 al 1639 fu vicelegato a c. di R. Palmieri, Bari, Palomar, 2006. a Bologna, dopodiché fu inviato, come inquisitore, a 71. Si tratta probabilmente di Paolo Bolognini, fi glio Malta. Su di lui v. la voce (di R. Masini) in DBI–on di Giovanni Attendolo Bolognini (combattente in line. Fiandra sotto Ambrogio Spinola, morto nel 1646), 64. L’Olivastro, o vero il Poeta Sfortunato, Bologna, terzo di dodici fratelli: cfr. F. Calvi, Famiglie notabili Tebaldini 1642. Cfr. ora M. Rebaudengo, L’eroico- milanesi, III, Milano, Vallardi, 1884, tav. IV. mico fallimento dell’aulica ambizione: l’Olivastro di 72. Cfr. alle voci Lidia Andreini e Eularia Coris. Giovan Battista Andreini, in Per Giancarlo Mazzacu- 73. Cfr. alle voci Lidia Andreini e Eularia Coris. rati, «Levia gravia», II, 2000, pp. 271–299. 74. Cfr. Dedica di Pandolfo Malatesta allo Schiavet- 65. Ferdinando II, fi glio di Cosimo II e Maddale- to: «[...] non meno con scelta favella che dottrina ci na d’Austria, fu Gran Duca di Toscana dal 1621 al fa veder compiutamente faceto e leggiadro, facondo 1670. e saggio, pronunciando e scrivendo» (in Commedie 66. «per iscapricciarmi e per gustarmi, io mi com- dei comici dell’arte, a c. di L. Falavolti, Torino, Utet, piacqui d’essere Bembevole, Boccaccevole e Dante- 1982, p. 57). vole; per potermi servire di quelle voci ch’eran della 75. Bartoli non fa qui che riprendere l’elogio del natura d’un poema fantastico» (prefazione dell’Oliva- Barbieri, in Supplica, ed. cit. in Marotti–Romei, stro, p. n. n.). p. 594. 67. Si tratta in massima parte di esponenti del ma- 76. Cfr. in Marotti–Romei, pp. 348–9. rinismo bolognese. Andrea Barbazza (1581–1656) 77. È la Supplica del Barbieri più volta citata nel è corrispondente di Marino; Bernardino Marescotti commento. Qui il titolo (“ricorretta”) è quello della (m. 1648) è autore di libretti per musica (cfr. Fan- seconda edizione (Bologna, Marti, 1636). tuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, p. 245); Carlo 78. L. Riccoboni, Histoire du théâtre italien, Torino, Bentivogli, Arcidiacono di Bologna, fu principe dei Bottega d’Erasmo, 1968 (rist. anast. di Paris, Caille- Gelati (ibidem, p. 246); Francesco Ferrari è l’autore au, 1730), pp. 70–71; per il giudizio di Riccoboni su della Vita del cavalier Giovambattista Marino, pub- Andreini, cfr. qui l’introduzione. blicata con La strage degl’innocenti (Venezia, Scaglia, 79. Cfr. commento al Foglio, nota 2. 1633); Gio. Battista Capponi (1620–1657) è il cura- 80. Il sonetto è a p. 6. Su Vincenzo Panciatichi, au- tore della raccolta delle Prose degli Accademici Gelati tore di due tragedie e due pastorali, si v. Giulio Ne- (Bologna, Manolessi, 1671). Un sonetto di Gerola- gri, Istoria degli scrittori fi orentini, Ferrara, Pomatelli, mo Silenzi è ricordato nei Fasti dell’accademia degli 1722, p. 530. cfr. anche Fiaschini, pp. 34–35. intrecciati, Roma, stamperia della Camera Apostoli- 81. Il sonetto è a p. 8. Alessandro Miari, autore di ca, 1673 (cit. in T. Montanari, Sulla fortuna poetica una raccolta di Poesie (Reggio, per Ercoliano Bartoli, di Bernini. Frammenti del tempo di Alessandro VIII e 1595), è ricordato dal Quadrio, II, p. 274. di Sforza Pallavicino, in «Studi Secenteschi», 1998, p. 159. Non ho trovato notizie di Claudio Sciarpi e di Franco Vazzoler Giacinto Onofrio. 68. Domenico Andreini. È il fratello “militare” di Giambattista: Cfr. Corrispondenze, cit., I, p. 114, ANDREINI ISABELLA Celebre Comme- n. 3. Suoi versi accompagnano anche la Tecla e la diante1. Nacque in Padova l’anno 15622. da Maddalena (1652). Genitori di poche fortune, i quali però non 69. Bartoli non è evidentemente a conoscenza delle mancarono di darle un’ottima educazione, altre opere successive pubblicate a Parigi nel 1643–44 facendole imparare a leggere ed a scrivere, (Mariti–Carandini, p. 48 e Mazzoni, p. 134), ma delle quali applicazioni tanto invogliossi la

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 63 fanciulla, che divenne bramosa di migliori il primo vanto13. Ma siccome era in essa avanzamenti nella via delle lettere3. In età per così dire innato il veemente desiderio d’anni sedici del 1578. divenne Moglie di di lasciar di se medesima dopo morte una Francesco Andreini4, e nella Compagnia di- fama immortale, non contenta d’aver pub- retta da Flamminio Scala5, che sotto il nome blicata l’Opera sua poetica sotto gli auspicj di Comici Gelosi6, girava l’Italia, s’espose ne’ del mentovato Eminentissimo Aldobrandi- Teatri in grado di prima Attrice, e sosten- ni, diedesi ancora a comporre le sue Lettere, ne con infi nito valore così arduo impegno. rubando (come dice ella stessa14) al Tempo, Diedesi dopo nove anni di comico esercizio ed alla necessità del suo faticoso Comico a scrivere una Pastorale in versi, che inti- esercizio alcun breve spazio d’ora per im- tolò: La Mirtilla, e che da lei medesima fu piegarlo nella produzione di esse, le quali stampata in Verona per Girolamo Discepolo sono sparse de’ più bei fi ori della Rettorica, l’anno 1588. dedicandola all’Illustrissima, d’una sana Filosofi a, e di scherzosi detti, che ed Eccellentissima Signora Donna Lavinia allettar possono infi nitamente. Tanto piac- Della Rovere Marchesa del Vasto in data quero all’universale, che se ne vide sei volte de’ 24. Febbrajo7. Da questa sua prima fa- replicata la stampa dall’anno 1607. al 1647. tica chiaro si scorge, che doveva in appresso La prima Edizione l’avrebbe l’Autrice dedi- dar in luce maggiori parti del suo ingegno, cata al Serenissimo Don Carlo Emanuele come ella fece nelle sue elegantissime Rime Duca di Savoja15, ma prevenuta dalla Morte non punto inferiori ad altre de’ più famosi non potè off erirgliela; ed in sua vece ciò fu Poeti di quel secolo istesso; e furono da lei eseguito dal suo Consorte, e venne da quel pubblicate in Milano nel 1601. colle stampe Principe molto gradita. Se volessi descrivere de’ Bordoni, e Locarni in forma di quarto8. a parte a parte tutte le virtù d’Isabella An- Isabella fu lodata dalle penne più famose di dreini sarebbe cosa assai lunga, e per la de- quell’aureo Secolo: Jacopo Castelvetro, Ga- bolezza de’ miei talenti troppo malagevole briello Chiabrera, Torquato, ed Ercole Tas- impresa. Basterà solo, ch’io dica, che ella fu so, Ridolfo Campeggi, ed altri l’onorarano eccellente Poetessa, saggia Filosofa, e valoro- de’ loro componimenti formandole chiaris- sa Commediante. V’aggiungerò ancora, che sime lodi9; alle quali modestissimamente, a fu Moglie fedele, Madre amorosa, ed esem- tutti rispose con egregi Sonetti, che talvolta, plarissima Cristiana; pregi tutti che la resero a giudizio d’alcuni dotti, la risposta supera un vero modello di virtù, ed uno specchio la proposta nell’elevatezza de’ sentimenti, e di saviezza, e d’onestà16. Quattro Figlie sa- per la grazia dello stile, che fra il dolce, e crò Vergini a Dio ne’ Monasteri di Manto- il robusto chiaramente risuonante si fa sen- va17. Vide de’ suoi Figliuoli Don Pietro Pa- tire. Trovandosi in Roma questa virtuosa olo Monaco di Vallombrosa sostener carichi Comica, fu non solo dipinta, ma coronata ragguardevoli nella sua Religione18. Seppe d’alloro in simulacro colorito fra il Tasso, che Domenico faceva nobili avanzamenti e il Petrarca, allorché dopo una mensa fat- fra le Milizie, e scorse pria di morire Gio- tale dall’Eminentissimo Cardinale Cintio vanni Battista19 imitatore de’ suoi letterarj Aldobrandini10 gran Mecenate de’ virtuosi, talenti. Ebbe visite di Persone dottissime, le dove erano per commensali sei Cardinali quali partivano da lei ricolme di meraviglia; sapientissimi, il suddetto Tasso, il Cavalier e vi fu un Pubblico Lettore dello studio di de’ Pazzi11, Antonio Ongaro12, ed altri Poeti Pisa20, ch’ebbe a confessare al Serenissimo chiarissimi, fra quali in bella gara scrivendo, Gran Duca II. Francesco21, che tutto quello e improvvisando Sonetti l’Andreini spirito- che ad esso era nuovo, nell’ingegno d’Isabel- samente dopo il gran Torquato ne riportò la avea di già fondate le radici. Fu questa

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 64 – Giovanna Sparacello gran Donna onorata da Regi, e da Principi, trascriverò qui tre Sonetti. Il primo produ- e fu onestamente amata da tutto il Mondo zione di lei come un saggio del suo stile. Il conoscitore de’ suoi gran meriti. Passata poi secondo fattole in vita dal Signor Torquato dopo in Francia ai servigi di quella Maestà Tasso; e l’altro dopo morte dal Signor Ca- unitamente all’amato Consorte, dal quale valier Marino: composisizioni, che provano mai si disgiunse per il vicendevole amore ad evidenza in quanto concetto fosse anche che regnava fra essi; e dopo d’essersi stabilita nell’animo di questi due immortali Poeti. anche in Parigi22 la fama d’Illustre Donna passò con intenzione di ritornare in Italia Sonetto d’Isabella Andreini il Vigesimo quinto per rivedere i fi gli a trattenersi in Lione colla delle sue Rime30. sua truppa, ed ivi ricevé compitissime Lette- re del Grande Enrico23 allora regnante, che Già vidi occhi leggiadri, occhi, ond’Amore dielle segni di vera stima, e di regia muni- M’incende, in voi bella pietà scolpita, fi cenza. S’ebbe a sommo pregio la Celebre Che dolce lusingando, al mio dolore Accademia degl’Intenti di Pavia24 d’ascriverla Al mio fi do servir promise aita. al numero de’ suoi sotto il nome d’Accesa25; Or veggio (lassa) il troppo folle errore onore segnalato per questa rara Donna, e D’ingannato pensier, d’alma tradita; non ad altri facilmente compartito. Piacque Veggio, che discacciata (oimè) dal core frattanto al Signore Iddio di coronare i suoi La pietade negli occhi era fuggita. meriti in Cielo, quando ammalatasi per una O sospirati in van dolci riposi! sconciatura, toccolle soccombere alla for- Quali avranno i miei giorni ore tranquille? za di tal disordine. Ebbe nel suo male, che Qual guiderdone i miei martiri ascosi? fu breve, l’assistenza di Cavalieri, e Dame Deh potessero almeno in voi le stille Lionesi non solo, ma anche di molti No- De l’amaro mio pianto occhi amorosi bili Italiani, che trovavansi in quella Città. Quel, che possono in me vostre faville. I Padri Cappuccini presenti alla sua morte non avevano bisogno di confortarla, che da Sonetto del Signor Torquato Tasso se stessa seppe raccomandarsi a Dio, e con alla Signora Isabella Andreini, spirituali esortazioni incoraggire il Marito, Comica Gelosa, ed Accademica intenta, e quanti erano intorno al suo letto26. Qual detta l’Accesa31. visse buona Cristiana, tale fi nalmente morì d’anni 42. nel 1604. e fu accompagnato il Quando v’ordiva il prezioso velo suo feretro dalla Comunità di Lione con in- L’alma Natura, e le mortali spoglie, segne, e mazzieri, e con doppieri da’ signori Il bel cogliea, si come fi or si coglie, Mercanti preceduto. A memoria eterna di Togliendo gemme in terra, e lumi in Cielo. lei dal suo stesso Marito Francesco Andrei- E spargea fresche rose in vivo gielo, ni le fu fatto un Epitafi o in bronzo scolpi- Che l’Aura, e ’l Sol mai non disperde, o to27. Oltre Pietro Mattei nella sua Storia di [scioglie, Francia28: molti Scrittori del secolo trascor- E quanti odori l’Oriente accoglie, so, e del presente parlano di quella virtuosa E perchè non v’asconda invidia, o zelo, Donna, e il Celebre l’Advocat nel suo mo- Ella che fece il bel sembiante in prima, derno Dizionario ne fa onorevole menzione Poscia il nome formò che i vostri onori asserendo, che sapeva la lingua Francese, e Porti, e rimbombi, e sol bellezza esprima. la Spagnuola, oltre l’essere studiosa del Bal- Felici l’alme, e fortunati i cori, lo, e della Musica29. Per dar fi ne con piace- Ove con lettere d’oro Amor l’imprima re del Lettore alle notizie di questa Attrice Nell’imagine vostra, e in cui s’adori.

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Sonetto del Signor Cavalier Giovanni Battista D. O. M. Marino in Morte della Signora Isabella Andreini, premesso al Volume delle sue Lettere. ISABELLA ANDREINA Patavina Mulier ma- gna virtute praedita. Honestatis ornamentum, Piangete orbi Teatri; in van s’attende maritalis; pudicitiae decus, ore facunda, mente Più la vostra tra voi bella Sirena. fecunda, religiosa, pia, Musis amica, & artis Sce- Ella orecchio mortal, vista terrena nicae caput hic resurrectionem espectat. Sdegna, e colà d’onde pria scese ascende. Quivi Accesa d’amor, d’amor accende Ob abortum obiit 4. Idus Junij 1604. L’eterno Amante; e ne l’empirea Scena, Annum agens 42. Che d’angelici lumi è tutta piena, ( * ) Dolce canta, arde dolce, e dolce splende. Franciscus Andreinus conjux moestissimus Splendano or qui le vostre faci intanto, posuit36. Pompa a le belle esequie; e non più liete Voci esprima di festa il vostro canto. Note Piangete voi, voi, che pietosi avete 1. Fonti di Bartoli per la stesura di questa biografi a Al suo tragico stil più volte pianto: sono le prefazioni di Isabella e Francesco Andreini alle Il suo tragico caso orbi piangete32. proprie opere; inoltre N. Barbieri, Supplica e G.B. Andreini, La Ferza. L’effi gie al naturale somigliantissima di que- BIBLIOGRAFIA: Quadrio, III, p. 242; G. M. Maz- sta gran Donna, lei vivente, fu egregiamen- zuchelli, Gli scrittori d’Italia, t. I., P. II, p. 712; E. te incisa in rame l’anno 1602. da Raff aello Bevilacqua, Giovambattista Andreini e la compagnia Sadeler33; e fu solamente pubblicata nella dei Fedeli, in «Giornale storico della letteratura italia- seconda edizione delle sue Rime nel 1605. na», XXIII, 1894, pp. 81–94; Rasi, I, pp. 87–117;, aumentate della seconda parte, ed impresse in Enc. Spett., I, coll. 553–555 (A. Fiocco); Taviani– in Milano nella forma di dodici dagli Stam- Schino; F. Taviani, Bella d’Asia. Torquato Tasso, gli patori Bordoni, e Locarni. Dall’opera di quel attori e l’immortalità, in «Paragone/Letteratura», XXV, Celebre intagliatore abbiamo noi ricavato il 1984, pp. 3–76; Marotti–Romei, pp. 163–165; A. ritratto, che trovasi qui annesso alle presenti MacNeil, Th e divine madness of Isabella Andreini, in notizie34. Non sarà vano il soggiungere, che «Journal of the Royal Musical Association», Oxford, dopo la sua morte furono gettate in Lione Oxford University Press, 1995, 120, pp.195–215; S. medaglie grandi in bronzo, in argento, e in Mazzoni, Genealogia e vicende della famiglia Andrei- oro, con la vera di lei effi gie da una parte, ni, in Origini della Commedia Improvvisa o dell’ar- e dall’altra una Fama avente due trombe, te, a c. di M. L. Chiabò e F. Doglio, Roma, Torre le quali si ricercano anch’oggi con ismania d’Orfeo, 1996, pp. 107–152; F. R. de’Angelis, La dagl’intendenti35. Perchè non resti delusa divina Isabella. Vita straordinaria di una donna del la brama delle persone che hanno curiosità Cinquecento, Firenze, Sansoni, 1991; C. Buratelli, d’avere sotto gli occhi l’iscrizione, che trovasi in Comici dell’arte. Corrispondenze, a c. di C. Burat- al di lei Sepolcro in Lione, ecco, che qui fe- telli, D. Landolfi , A. Zinanni, Firenze, Le Lettere, delmente l’abbiamo riportata. 1993, p. 167, nota 3; G. Guccini, Intorno alla pri- ma pazzia di Isabella. Fonti–intersezioni–tecniche, in «Culture teatrali», VII–VIII, 2002–3, pp. 167–207; Id., Loci sonori. I comici e l’invenzione del melodram- ma, in «Drammaturgia», X, 2003, pp. 141–200; Aa. ( * ) Varia Lezione nella rime dell’Autore fra le Lagrime: Vv, L’arte dei comici. Omaggio a Isabella Andreini nel Tutta di lumi angelici ripiena. quarto centenario della morte (1604–2004), «Culture

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 66 – Giovanna Sparacello teatrali», 10, primavera 2004; D. Perocco, I. Andrei- «Giornale storico della Letteatura italiana», CXVIII, ni ossia: il teatro non è ianua diaboli, in Donne e tea- 2001, pp. 530–552. tro, Venezia, Università Ca’ Foscari, 2004, pp. 21–40; 9. Nelle Rime del 1601 le pp. 200–207 costituisco- Id., Donna/uomo, attrice/scrittrice, Isabella/Francesco: no una “sezione” («Qui seguono alcuni sonetti scritti metamorfosi della scrittura di Isabella Andreini, in Aa. da diversi all’Autrice, con le risposte della medesi- Vv., Instabilità e metamorfosi dei generi nella lettera- ma» che comprende i componimenti di: Chiabrera tura barocca, a c. di S. Morando, Venezia, Marsilio, (p. 200), Vincenzo Pitti (p. 201), Gherardo Borgogni 2007, pp. 87–111. (p. 202), Iacopo Castelvetro (p. 203), Tommaso Gal- 2. Per la data di nascita oggi si è molto più cauti: larati (p. 204), Rodolfo Campeggi (p. 205), Ercole Cfr. Mazzoni, Genealogia e vicende..., p. 121: «molto Tasso (p. 206) e le relative risposte. Per il sonetto di probabilmente». Torquato Tasso si v. più oltre in n. 3. «Io cominciai quasi per scherzo [...] ad attendere 10. Cinzio (Passeri) Aldobrandini (1551–1610), po- agli studi di poesia e di tanto diletto vi trovai, ch’io tente segretario di Stato di Clemente VIII (fra il 1592 non ho mai più potuto da sì fatti trattenimenti ri- e il 1598): protettore e mecenate di artisti e letterati: manermi» (dedicatoria della Mirtilla a Lavinia della su di lui si veda la voce (di E. Fasano Guarini), in Rovere, in ed., a c. di M. L. Doglio, Lucca, Pacini DBI, vol. 2, pp. 102–4. Fazzi, 1995, p. 33). 11. Personaggio per ora non identifi cato. 4. Questa data è ripetuta in quasi tutti gli studi. C. 12. Antonio Ongaro (1560–1600) è l’autore della Buratelli (Cfr. Corrispondenze, I, p. 97, nota) avanza “favola marittima” Alceo: «un buon piccolo poeta spe- l’ipotesi 1575; ma cfr. Mazzoni, Genealogia e vicen- cializzato [...] nel genere bernesco: non stupisce che de..., p. 121, nota 29. Isabella Andreini sia stata giudicata seconda dopo il 5. V. ad vocem. Tasso: ancor oggi la si giudicherebbe tale, in un con- 6. Le prime notizie della Compagnia dei Gelosi ri- testo in cui fosse l’Ongaro il suo più temibile rivale» salgono al 1568. Già nel 1571 è a Parigi. Si scioglierà (Taviani, Bella d’Asia, p. 30). nel 1604, alla morte di Isabella. Si v. C. Molinari, 13. Qui Bartoli si basa su quanto diceva Giovam- La commedia dell’Arte, Milano, Mondadori, 1985, battista ne La ferza (in Marotti–Romei, p. 521), pp. 113–122, F. Marotti, Introduzione a F. Scala, Il come ha chiarito Taviani, Bella d’Asia, pp. 27–29, Teatro delle favole rappresentative, Milano, Il Porfi rio, cui si rimanda per l’interpretazione di tutto l’episodio 1976, vol. I, pp. XIII–LXIII; Ferrone; Id., Arlecchi- (pp. 25–30). no. Vita e avventure di Tristano Martinelli attore, Bari, 14. Nella dedicatoria delle Lettere a Carlo Emma- Laterza, 2006. nuele di Savoia (ed. 1607, pp. n.n.), presumibilmente 7. Ed. moderna a c. di M. L. Doglio, cit., che cita scritta (o rielaborata) da Francesco: B. la trascrive alla sette edizioni in vita e due postume (1605 e 1620). lettera, molto fedelmente. 8. L’ed. delle Rime è del 1601 (Milano, Bordoni e Lo- 15. Carlo Emanuele I (1580–1630), che ha un ruo- carni) cui seguiranno quella edita durante il soggiorno lo molto importante politicamente e fu mecenate di francese (Parigi, Monstr’oil, 1603) e una nuova delle molti scrittori (Marino, Chiabrera...). Rime (Milano, Bordoni e Locarni, 1605) che a quelle 16. Qui Bartoli fa una sintesi personale della tradi- del 1601, con varianti, fa seguire una parte seconda, zione scritta e orale su Isabella. parzialmente coincidente con quella del 1603. Cfr. 17. A proposito dei fi gli di Isabella cfr. Ferza, ed. la scheda di Fabrizio Fiaschini in “Sul Tesin piantaro cit., p. 508. Lavinia (suor Fulvia) e Caterina sono no- i tuoi laureti”. Poesia e vita letteraria nella Lombar- minate nel testamento di Francesco del 1507; suor dia spagnola (1535–1706), Pavia, edizioni Cardano, Osanna e suor Claridina che si trovavano nel conven- 2002, pp. 312–318 e Perocco 2007, pp. 91–94. to di Santa Chiara di Migliaretto presso Mantova (cfr. Per un elenco, parziale, delle rime sparse di Isabel- Corrispondenze, I, p. 138, n. 2, 4 e 5). la in raccolte cinque–seicentesche cfr. L. Giachino, 18. Su di lui, citato anche nella biografi a di France- Dall’effi mero teatrale alla quête dell’immortalità, in sco, cfr. Corrispondenze, I, p. 95 nota 1. Gli altri fi gli

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 67 maschi furono, oltre a Giovambattista, e a lui, Gia- 28. Della perfetta historia di Francia, e delle cose piu cinto (ibidem, note 4 e 5), Domenico, che si dedicò memorabili occorse nelle provincie straniere negli anni alla carriera militare, ma che dedicò alcune rime alla di Pace regnante il christianissimo Henrico IV il Grande seconda moglie di Giovambattista, Livia (cfr. nella re di Francia, e di Navarra, libri sette: del signor Pietro biografi a di questa). Mattei. Tradotte di francese in italiano dal signor conte 19. V. ad vocem. Alessandro Senesio bolognese, Venezia, Barezzi, 1624. 20. L’aneddoto è ricavato, con qualche variante, da La menzione del Mattei è suggerita a Bartoli sempre questo passo della Ferza: «Facciane fede (sotto il se- da Barbieri. renissimo Granduca Francesco [sic], augustissimo 29. Sul Dizionario di Jean Baptiste Ladvocat cfr. nota genitore della Realissima Maria Medici gran Regina 2 al Foglio. di Francia) quel gran savio, carico d’anni ma più di 30. In Rime, Milano, Bordone e Locarni, 1601, sapere, lettor pubblico di Pisa, alor che, andato per p. 26. Bartoli trascrive con qualche intervento sulla commission dello stesso Serenissimo a visitarla, ritor- punteggiatura e modernizzando leggermente la grafi a: nato, alla stessa Altezza disse: «Altro non dirò all’Al- sopprime le h pseudoetimologiche (ohimè/oimà: v. 7, tezza Vostra Serenissima se non che tutto quello ch’a havranno/avranno: v. 10) e unifi ca le preposizioni ar- me è nuovo, ad Isabella è vecchio» (ed. cit., p. 509). Si ticolate (ne gli/negli: v. 8). tratta di un aneddoto trasmesso dalla tradizione orale 31. In Lettere, Venezia, Combi, 1617 e 1627. L’edi- dei comici. zione del 1627 è più corretta. Pur modernizzando, al 21. Il Gran Duca è non Francesco, ma, evidente- solito, la grafi a, la trascrizione di Bartoli sembra se- mente, Ferdinando I (1549–1609). L’errore risale al guire questa edizione (non ci sono gli errori di 1617). passo della Ferza cit. alla nota precedente. L’edizione del 1617 riportava anche un sonetto 22. Il soggiorno parigino si colloca dall’estate 1603 al dell’attore Paolo Fabri (Quella che già faconda espresse) giugno 1604, dove recitarono sia a Parigi, all’Hôtel de che Bartoli non cita, ma che si può leggere in Rasi, I, Bourgogne, sia a Fointainebleau (Cfr. Campardon, p. 99. Sul sonetto tassiano Quando v’ordiva..., cfr. F. I, p. XI). Taviani, Bella d’Asia, cit., pp. 3–76. 23. Enrico IV. Delle lettere del Re di Francia par- 32. Prima che nel volume delle Lettere (compare sia la Barbieri nella Supplica (N. Barbieri, La supplica, nell’ed. del 17 che del 27), il sonetto era stato pub- discorso famigliare a quelli che trattano de’ comici, con blicato nella Lira, parte III (Venezia, Ciotti, 1614, studio critico, note e varianti di F. Taviani, Milano, Il p. 153) e poi in tutte le successive edizioni e spesso Polifi lo, 1971, pp. 18–19). antologizzato (Croce, Getto, Ferrero, Asor Rosa). La 24. Accademia degl’Intenti di Pavia. Fondata nel nota in cui Bartoli segnala la variante al v. 7 dimostra 1593 (cfr. M. Maylender, Storia delle accademie che avesse dunque a disposizione anche una edizione d’Italia, Bologna, 126–1939, vol. III., pp. 321–323). della Lira (della cui Terza parte, appunto le Lagrime Nella Parte seconda delle Rime (Milano, 1605) fi - costituiscono una sezione), su cui potè confrontare gurano rime degli Accademici dedicate a Isabella il testo del sonetto rispetto a quello pubblicato nelle (pp. 2–14). Lettere di Isabella. Un altro componimento di Marino 25. La Ferza, p. 497; Barbieri, Supplica, ed. cit., dedicato a Isabella è il madrigale XLV (Fronte serena) p. 18. della Galeria. 26. Cfr. Ferza, ed. cit., p. 508: «[...] aff ermando- 33 Raff aello Sadeler (Antwerp 1561–Munchen si non solo il pubblico di quelle graziosissime dame 1628), specializzato nei ritratti e appartenente ad una lionesi e cavalieri francesi e italiani che la visitavano famiglia di intagliatori. Passò gran parte degli ultimi e (grandezza degli animi loro) ma gli stessi religiosi anni a Venezia cfr. G. Gori Gandellini, Notizie isto- cappuccini, non che la confortavano, ma che da lei riche degli intagliatori, Siena, Porri 1808 (terza ed.), erano confortati [...]». tomo III, pp. 157–159. 27. Barbieri, ct., p. 19 (ma l’attribuzione dell’epitaf- 34. In realtà l’edizione ne è priva. Corrisponde però fi o a Francesco è un’aggiunta di Bartoli). al primo progetto, di cui, evidentemente, qui rimane

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 68 – Giovanna Sparacello una traccia. Cfr. Introduzione e note al Foglio. Così bene il pallore 35. Su questa medaglia cfr. R. Tessari, O Diva o Gli atti per convertir vana Sorella “Estable à tous chevaux”. L’ultimo viaggio di Isabel- In Teatro fi ngesti, la Andreini, in Viaggi teatrali dall’Italia a Parigi fra Che gl’Insubri traesti Cinque e Seicento, Atti del Convegno internazionale A dir, di verità Lingua cosparta, (Torino, 6–8 aprile 1987), Genova, Costa & Nolan, Non è LIDIA costei (mirala) è MARTA. pp. 128–142. 36. « Isabella Andreini, padovana, donna dotata di Note grande virtù. Ornamento dell’onestà e orgoglio della 1. Lidia è il nome del personaggio che recitava in pudicizia coniugale, faconda nella parola, feconda scena. Il vero nome era Virginia Rotari. Non se ne nella mente, religiosa, pia. Amica delle Muse e fon- conosce con precisione la data di nascita. Si ha no- damento dell’arte scenica, qui attende la resurrezio- tizia della sua presenza nella compagnia dei Fedeli a ne. / Morì per aborto il 4 di giugno 1604, all’età di partire dal 1620. Secondo Rasi (I, p. 157) nel 1628 42 anni. / Il tristissimo marito Francesco Andreini «non avrà avuto meno di 42 anni » e nel 1652 «non pose » (traduzione nostra). L’epitaffi o è pubblicato meno di 65». Esordì nel ruolo di servetta, ma fu pre- in Rime (se conda ed.) 1605, pagina n.n. Secondo sto promossa a seconda protagonista, anche nelle par- Rulens sarebbe, invece, opera di Ericio Puteano (cfr. ti di seconda amorosa. Alcune delle fonti di Bartoli Perocco 2007, pp. 98–99 e note). Si tratta dell’epi- sono contenute in Comici dell’arte. Corrispondenze, taffi o a cui Bartoli fa riferimento nella biografi a di a c. di C. Burattelli, D. Landolfi , A. Zinanni, Firen- Francesco. ze, Le Lettere, 1993, I, passim. BIBLIOGRAFIA: E. Bevilacqua, Giovambattista Andreini e la compagnia Franco Vazzoler dei Fedeli, in «Giornale storico della letteratura italia- na», 1894, XXIV, pp. 129–133; Rasi, I, pp.151–157; Enc. Spett., I, col. 565 (A. Casella), C. Buratelli in ANDREINI LIDIA Comica valorosa1. Fu Corrispondenze, cit., I, p. 124 nota 2; S. Mazzoni, questa la seconda Moglie di Giovanni Batti- Genealogia e vicende della famiglia Andreini, in Ori- sta Andreini, che vedova anch’essa2 rinovellò gini della Commedia Improvvisa o dell’arte, a c. di M. le sue nozze seco lui3, e con il quale visse in L. Chiabò e F. Doglio, Roma, Torre d’Orfeo, 1996, perfetto amor conjugale fi no in età attem- pp. 128–9. pata. Nell’anno 1652 recitava in Milano la 2. Era stata sposata con Baldo Rotari (di qui il so- parte di Marta4 nella Maddalena Lasciva, e prannome di Baldina). Bartoli non cita i fi gli che ebbe Penitente, Azione drammatica, e divota com- da questo matrimonio: cfr. la lettera all’Arciduca di posta da suo Marito; ed in tale occasione fu Toscana da Vienna del 1625, pubblicata da Rasi, cit. onorata di varie poetiche composizioni, che (in precedenza incompleta da Bevilacqua, p. 132) in leggonsi nel Libretto di essa Rappresenta- cui si defi nisce «madre di sette fi gli». zione impresso nell’anno suddetto in quella 3. Nel racconto di Bartoli non c’è traccia del reale Città come apparisce nella Dedicatoria5. Di rapporto fra Giovambattista e Lidia, in realtà in com- tali Composizioni riporteremo qui soltanto pagnia fi n dal 1612, quando Flaminia era ancora in il Madrigale dell’Eccellente Signor Dottore vita. La Rotari seguì la compagnia anche nelle tournée Lucio Narni Spoletino6, il quale spiega assai parigine. In particolare le due Virginie (Florinda e Li- bene il valor dell’Attrice. dia) furono le protagoniste dei testi di quegli anni e in particolare di Amor nello specchio. Su questo comples- Se la similitudine s’appella so nodo famigliar–teatrale (già messo in evidenza da Causa di vero amore; Rasi, I, p. 155) cfr. Ferrone, pp. 254 sgg. LIDIA c’innamorasti, 4. Quella della protagonista era stata affi data alla gio- Quando MARTA piagnevole imitasti. vane Eularia Coris (cfr. ad vocem).

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5. B. si riferisce alla data della dedicatoria (al conte Galleria, fra i Ritratti delle Donne bellicose, Paolo Bolognini), comparendo nel frontespizio solo e virtuose, e lo diresse all’accennato Pittore l’indicazione del luogo (Milano) e dello stampatore di lui Amico. (Giovan Battista e Giulio Cesare Malatesta). Edizione moderna, a c. di R. Palmieri, Bari, Palomar, 2006. Bronzin, Mentre ritraggi All’introduzione di questa edizione si rimanda per la Quello Fior di beltà, beltà gentile, lunga storia del tema della Maddalena nell’opera di Che co’ detti, e co’ raggi Andreini, di cui questo testo è l’ultimo capitolo. In Degli occhi vaghi, e del facondo stile realtà i componimenti poetici (dello stesso Giovam- Spetra i duri pensier, doma i selvaggi, battista, del fratello di questi Domenico, di un «gen- Se non ardi d’Amore, tiluomo cremonese» e di un autore identifi cato con le Hai ben di bronzo il core8. iniziali D. P. C. S.) solo in parte parlano di Lidia, ma per lo più lodano lo stesso autore ed Eularia Coris, la Questa virtuosa Comica l’anno 1606, es- più giovane protagonista (per la quale si v. ad vocem). sendo in Milano sua Patria colla Compagnia 6. Non ho trovato notizie su Lucio Narni. Il suo so- de’ Comici Fedeli rappresentò per la prima netto, però, non è presente nel paratesto degli esem- volta la parte di Florinda nella Tragedia di plari della Maddalena che ho potuto consultare. Rasi questo nome composta da suo marito, e ne lo trascrive da Bartoli (p. 156). riscosse moltissimi applausi9. Fu tre volte a Parigi colla stessa Compagnia diretta dal Franco Vazzoler medesimo suo Consorte; ed in quella gran Metropoli fu assai tenuta in pregio per la sua impareggiabile abilità, la quale spiccar faceva ANDREINI VERGINIA1. Giovane Mila- egualmente nelle Commedie all’improvviso, nese di civile estrazione, la quale divenuta che nelle premeditate, sempre nel carattere di Moglie nel 1601. del Celebre Comico Gio- prima Donna da lei con somma riputazione vanni Battista Andreini2, fu da lui iniziata sostenuto10. Fu grandemente amata dal suo nel mestier del Teatro; ed in breve co’ suoi Marito, al quale corrispose col più tenero doni naturali, collo studio indefesso, e con aff etto11. Fu Madre d’un sol fi gliuolo12, che un continuo esercizio divenne una pregevole crediamo morto fanciullo non trovandolo ed eccellente Attrice. Si fece chiamare sulle fra’ Comici fi oriti dopo suo Padre; né questi Scene Florinda3, ed è assai nota nelle carte fa di lui altra menzione, che d’averlo avuto, degli Scrittori più per questo fi nto nome, e d’esserle nato in Milano13. Ritornata in Ita- che per il suo vero di Verginia. Condotta a lia Florinda, passò a miglior vita d’anni 45 Firenze dal Marito nell’anno 1603, fu lo- in circa, e intorno al 162814. Scrisse questa data dall’ Accademia degli Spensierati4 con Comica qualche altra cosa in Poesia15, oltre poetiche composizioni5 alle quali umilmen- il Sonetto diretto agli Accademici Spensie- te con un suo Sonetto rispose6. In tal tempo rati; e per saggio del suo stile potrà servire Alessandro Allori celebre Pittor Fiorentino il seguente, che trovasi impresso nella Tra- cognominato il Bronzino Giovane, fecele il gedia della Florinda, da lei, come si disse, suo ritratto espresso con forme tanto leggia- rappresentata. dre, che si meritò gli applausi di tutti gl’in- tendenti dell’Arte7. Il Cavalier Marino Poeta Di Verginia Andreini detta Florinda, Comica, famoso ritrovavasi allora in quella Città; ed Fedele, in lode dell’Autore suo Consorte. ammirando la virtù, il valore, e la rara bel- lezza di Florinda, pensò di lodarla con il Cigno felice, che spiegando i vanni, seguente Madrigale, che leggesi nella sua Varcando vai sovra i cerulei campi,

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Ed in tragico stil diserri i lampi Ecco spiegar sotto sembianze umane De’ gran Tesori de’ superni scanni; D’alte peripezie groppi amorosi. Vivi pur, vivi, che il volar degli anni Ahi; ma che dico? Ogni terrena mole Lieve incarco ti fi a, già che tu stampi Debil saria di quella gente al pondo, D’eternitade il calle, ond’oggi avvampi Che d’alti applausi incoronar ti suole. D’immortal luce in questo Mar d’aff anni. Merti, o Florinda, al labbro tuo facondo E me beata, che dal tuo bel lume Spettatori gli Dei, fi accola il Sole, Qual la terra dal Sol virtute apprendo Palchi le sfere, Anfi teatro il Mondo. Involandomi teco al Tempo edace. Che se FLORINDA tua su ricche piume Sembrerà forse ai Lettori una contraddizio- Innalzi al Cielo, insieme anch’io v’ascendo, ne, ch’io abbia chiamata Florinda di Patria Cui porge la sua morte aura vivace16. Milanese, quando qui viene dal Sempronio appellata per una Dea Toscana. Ella fece Il Dottor di Leggi Andrea Santa Maria nel soggiorno in Toscana col Marito lungo tem- suo Concerto Poetico stampato in Napoli po, il quale essendo di nascita Fiorentino, l’anno 162017. alla pagina 96. loda questa avrà il Poeta creduto, che tale foss’anche la Attrice con il qui sotto descritto Sonetto. Moglie. Per altro il Marito istesso la chia- ma Milanese, nel preliminare discorso al Alla Signora Florinda Comica Fedele. suo Poema Sacro intitolato la Tecla Vergine e Martire19. Costei, che de’ Teatri, è capo, e mente; Un altro Sonetto in lode di lei20 abbiamo Se civil tratta, o villereccio amore, trovato in una raccolta di Rime di varj Auto- Se regio fi nge, o tragico furore ri stampata in Milano presso Donato Fonta- Purga, move, e diletta alternamente. na l’anno 1627, che porta per titolo: Gemme L’occhio, o l’udito i’ chiuder deggio? Sente Liriche; e qui lo riporteremo, benché non se Questo, quel vede, e per due varchi al core ne sappia l’Autore, dando fi ne alle notizie di S’apre la via con bel soave ardore questa famosa Commediante. Questa dolce omicida, ed innocente. Di sue vicende i’ son compagno erede, Porporeggi la Rosa, ed apra il riso Ch’Ella se varia stil forza è che sia All’apparir della ridente Aurora, Ver me la stessa, or che nel cor mi siede. Vesta smeraldo il fi anco, ed ostro il viso Muto seco tenor s’è cruda, o pia, Allor, che spunta il Sol dall’onde fuora. Temo, e sper egualmente; onde si vede Di bianca purità copra il Narciso Ne le favole sue la storia mia. L’oro del biondo crin, mentre s’infi ora, Versi pur il color di Paradiso Anche Giovanni Leone Sempronio da Urbi- Vago il Giacinto, o pur s’adorni Flora. no nella seconda parte della sua Selva Poeti- Vane pompe, e trofei della Natura ca18 alla pag. 198. Loda Florinda con il se- Flora, Rosa, Narciso, e ’l bel Giacinto guente Sonetto. Allo spuntar d’un fi or, che Febo oscura. Sparge i crini Florinda, io resto avvinto, Cesari rinascete, e generosi, Volge le guance, i sensi indi mi fura, Le dure sviscerando alpi Africane, Gira in me gli occhi, e ne rimango estinto. Architettate a noi Scene Romane, Dov’Europa a seder tutta si posi. Note In Teatri piacevoli, e giocosi 1. Le fonti del Bartoli sono rinvenibili in Comi- Una quaggiù delle gran Dee Toscane ci dell’arte. Corrispondenze, a c. di C. Burattelli, D.

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Landolfi , A. Zinanni, Firenze, Le Lettere, 1993, voll. ignorarle) le sue doti di cantante e non cità né la sua I e II, passim. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, pp. 139–151 apparizione nel Ballo delle ingrate, né quella nell’Arian- (che utilizza ampiamente il Bartoli), E. Bevilacqua, na di Rinuccini–Monteverdi (per cui fu celebrata dal Giovambattista Andreini e la compagnia dei Fedeli, in Marino, Adone, VII, 88). «Giornale storico della letteratura italiana», 1894, 11. Sulla ricostruzione di comodo vedi XXIV, pp. 97–99 e passim; Enc. Spett., I, coll. 553– l’Introduzione. 555 (E. Zanetti); C. Buratelli in Corrispondenze, 12. Pietro Enrico, nato il 30 giugno 1609 (Corri- cit., I, p. 78 n. 3; F. Fiaschini, L’ “incessabil agitazio- spondenze, I, p. 80 e p. 101, nota). Il nome è, proba- ne”: Giovanni Battista Andreini tra professione teatra- bilmente, un omaggio al Fuentes, che lo tenne a bat- le, cultura letteraria e religione, Giardini, Pisa, 2007, tesimo. Cfr. R. G. Arcai, I comici dell’arte a Milano: pp. 21–26. accoglienza, sospetti, riconoscimenti, in La scena della 2. Del matrimonio, Bartoli tratta più ampiamente gloria. Drammaturgia e spettacolo a Milano in età spa- nella biografi a di Giovambattista, a cui si rinvia. gnola, a c. di A. Cascetta e R. Carpani, Milano, Vita e 3. Il vero nome era Virgina Ramponi, nata il 1 Pensiero, 1995, pp. 265–326: p. 290 e nota 10. gennaio 1583. Il nome deriva dalla protagonista 13. In La Tecla vergine e martire, Venezia, Guerigli, dell’omonima tragedia di Giovambattista, su cui Bar- 1623, p. 7 v. Contrariamente a quanto dice Bartoli, toli ritornerà fra poche righe e di cui parla anche nella Pietro Enrico risulta vivo ancora alla fi ne del 1662. biografi a di Giovambattista. Non seguì la professione dei genitori, ma si diede alla 4. Cfr. Maylender, Storia delle accademie d’Italia, pittura (cfr. Corrispondenze, I, p. 87, nota 2). IV, Bologna, Cappelli, 1926–30, pp. 237–8. L’attività 14. Nella biografi a di Giovambattista, Bartoli dice dell’accademia è attentamente ricostruita in Fiaschi- altrimenti. La contraddizione era già stata rilevata da ni, cit., pp. 21–53. Bevilacqua, XXIV, p. 134. Nel novembre del ’28 5. Di queste composizioni parla ampiamente Fia- Giovambattista pubblica a Vienna il Congedo ovver schini, ivi. l’Addio di Florinda comica (cit. in L. G. Clubb (a c. 6. È il sonetto, Rapiti a Dio fra bei celesti canti, «in di), Italian plays (1500–1700) in the Folger Library, ringraziamento d’alcune rime sopra lei composte», a Firenze, Olschki, 1968, p. 21 e nella Bibliografi a di p. 7 dell’edizione milanese. Carandini–Mariti, p. 55). 7. Sul Bronzino (Alessandro Allori, Firenze 1535– 15. In particolare andrà ricordato il sonetto in morte 1607) si v. S. Mamone, Dei, Semidei, Uomini. Lo di Isabella in Il pianto d’Apollo (Milano, Bordone e spettacolo a Firenze tra neoplatonismo e realtà borghese Locarni [1606]), pp. 12–13. (XVI–XVII secolo), Roma, Bulzoni, 2003, pp. 62–67. 16. A p. 9. Bartoli trascrive fedelmente, sostituendo 8. Nella terza parte della Galeria (1620). Cfr. l’ed. a la minuscola alla maiuscola di Tragico (v. 3) e Terra (v. c. di M. Pieri e A. Ruffi no, Lavis, La Finestra editrice, 10) e modifi cando la punteggiatura del v. 5. 2005 p. 333. Il sonetto è ripubblicato anche in Rasi, 17. Il concerto poetico distinto in sette cori, Napoli, I, p. 140. La trascrizione di Bartoli uniforma i carat- Eredi di T. Longo, 1620. teri di «bronzin» (v. 1) e «bronzo» (v. 7) che nell’origi- 18. Pubblicata presso Carlo Zenero, Bologna, 1648. nale sono a tutte maiuscole. Sarà poi ristampata, insieme alla Prima parte (Bolo- 9. La Florinda (Milano, Bordone Locarni, 1606) è gna, Ferroni, 1633) ancora a Bologna, nel 1675, da dedicata al governatore di Milano Pietro Enrico di G. Longhi. Azevedo conte di Fuentes. Durante il soggiorno mi- 19. Venezia, Guerigli, 1623, p. 7 v. Sulla presunta lanese Florinda «ben spesso va ad intrattener L’Eccel- origine milanese di Florinda cfr. Fiaschini, p. 65, lenza sua [il govenatore di Milano, conte di Fuentes] nota 2. con cantare et sonare» (lettera di Lelio Belloni ad An- 20. Una scelta di rime per Virginia si legge in Bevi- nibale Chieppio da Milano del 25 sett. 1606, in Ar- lacqua, XXIV, pp. 157–165 e in Rasi, cit. chivio Stato MN, cit. in Corrispondenze, p. 78, n. 2). 10. Bartoli trascura completamente (sembra Franco Vazzoler

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ANDROUX ANGELA1. Graziosa Comica alla compagnia Lapy avvenne dunque nel 1781–82 nel carattere di Serva, che da prima eserci- (ma Giardi non riporta la formazione di quell’anno). tossi nell’accademica Compagnia d’Andrea Dal 1783–84 l’attrice e il marito fecero parte della Patriarchi2, e che oggi fa valere la sua abili- compagnia Pellandi. Per ulteriori dettagli sull’attività tà nella Comica Truppa di Giuseppe Lapy3. della coppia all’interno di questa compagnia v. la voce Una fi gura gentile, una dolce favella, e un re- Androux Giovanni in queste Notizie. citare pieno di spirito, rendono questa Gio- 4. A proposito dei ruoli interpretati dalla Androux, vane Comica nel suo carattere di Serva assai Rasi cita alcuni estratti del Giornale dei teatri di Vene- pregevole4. zia del 1796: sono evocate le intepretazioni dell’attri- ce nei panni di Finetta nelle Lagrime d’una vedova, in Note quelli della serva confi dente di Sofi a nel Tom Jones e 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, p. 158; C. L. Curiel, di Costanza nella Pucella d’Oxford. Il Teatro S. Pietro di Trieste: 1690–1801, Milano, Ar- cheotipografi ca, 1937, ad indicem; B. Brunelli, I Giovanna Sparacello teatri di Padova dalle origini alla fi ne del secolo XIX, Padova, Libreria Angelo Draghi, 1921, pp. 242–243, 332, 361; Enc. Spett., I, coll. 578–579. Rasi, seguito ANDROUX GIOVANNI1 Fiorentino, da Enc. Spett., citt., distingue tra Angela, moglie di Marito dell’Angela; Comico, che sostenne Giovanni, e Maria, fi glia della coppia, presente nella il carattere di primo Innamorato anch’esso compagnia Pellandi dal 1795 al 1797 (ma Maria è col Patriarchi2. Oggi unitamente alla Moglie presente dal 1783–84 secondo quanto riportato in trovasi col Lapy3, addattandosi a recitare del- Giardi, p. 225). Si tratta della stessa persona, Maria le parti di minor peso. I suoi meriti persona- Angiola Androux, come risulta in Curiel, cit., che ri- li hanno procacciati a questo Comico degli porta la formazione della compagnia Pellandi apparsa applausi, unitamente alla non ordinaria sua nell’Indice de’ teatrali spettacoli del 1791 (p. 267) e abilità4. del 1798–99 (p. 344), dove l’attrice compare con il doppio nome. Note 2. Si tratta della compagnia di accademici che recita- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, pp. 157–158; C. L. Cu- va a Firenze nel Teatro della Piazza Vecchia, di cui An- riel, Il Teatro S. Pietro di Trieste: 1690–1801, Milano, drea Patriarchi era impresario. La compagnia divenne Archeotipografi ca, 1937, ad indicem; B. Brunelli, I poi itinerante; essa fu attiva dal 1776 al 1788. V. la teatri di Padova dalle origini alla fi ne del secolo XIX, voce Patriarchi Andrea in queste Notizie. Padova, Libreria Angelo Draghi, 1921, pp. 242–243, 3. I suo nome e quello del marito non fi gurano 332, 361; Enc. Spett., I, col. 578; Giardi, passim. nell’elenco degli attori della compagnia per il 1780– 2. Andrea Patriarchi fu impresario del Teatro della 81 edito in Giardi, pp. 174–175; secondo quanto Piazza Vecchia di Firenze. La sua compagnia fu attiva riporta Giuseppe Sorge, i due comici si trovavano dal 1776 al 1788. Per un profi lo di questo attore v. ad ancora nella compagnia di Patriarchi in tournée in vocem in queste Notizie. Sicilia: «Intorno allo stesso anno [1780] venne in Si- 3. Il suo nome e quello del marito non fi gurano cilia, e probabilmente a Palermo, perseguitata da con- nell’elenco degli attori della compagnia per il 1780– traria sorte, la compagnia di Andrea Patriarchi, che 81 (v. Giardi, pp. 174–175); secondo quanto ripor- aveva con sé Giovanni Androux, Ignazio Casanova, ta Giuseppe Sorge, i due comici si trovavano ancora Francesco d’Este, Luigi Grobbart, e le donne Angela nella compagnia di Patriarchi in tournée in Sicilia: Androux, Pierina Cardosi, Anna Landi e Marianna «Intorno allo stesso anno [1780] venne in Sicilia, e Canotti» (G. Sorge, I teatri di Palermo nei secoli XVI, probabilmente a Palermo, perseguitata da contraria XVII, XVIII. Saggio storico, Palermo, Industrie Riunite sorte, la compagnia di Andrea Patriarchi, che ave- Editoriali Siciliane, 1926, pp. 331–332). Il passaggio va con sé Giovanni Androux, Ignazio Casanova,

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Francesco d’Este, Luigi Grobbart, e le donne Angela conoscere l’estensione del suo talento comico», cit., Androux, Pierina Cardosi, Anna Landi e Marianna Rasi, p. 158. Canotti» (G. Sorge, I teatri di Palermo nei secoli XVI, XVII, XVIII. Saggio storico, Palermo, Industrie Giovanna Sparacello Riunite Editoriali Siciliane, 1926, pp. 331–332). Il passaggio alla compagnia Lapy avvenne dunque nel 1781–82 (ma Giardi non riporta la formazione di ANGELERI GIUSEPPE. Nato in Milano1 quell’anno). Aggiungiamo che dal 1783–84 Androux da parenti, che sostenevano cariche nella e la moglie furono scritturati nella compagnia Pellan- Curia Forense di quella Città, ebbe da essi di, fondata nel 1783 e attiva al Teatro Sant’Angelo un’ottima educazione, e fece ivi l’intero cor- di Venezia. Nel 1786–87 Giovanni vi risulta come so de’ suoi studj. Recitò prima fra i dilet- Padre. Secondo Rasi, cit., Androux assunse il ruolo tanti nella sua Patria; e poi dopo passò fra’ di Padre nel 1795–96, ma già l’11 maggio 1787 a Comici a sostenere il carattere d’Innamo- Padova l’attore aveva interpretato il Padre ne Il pa- rato. Con molto valore esercitavasi nel suo dre di famiglia di Diderot; la rappresentazione fu un impegno l’Angeleri; ma cambiando opinio- fi asco ad eccezione dell’interpretazione di Androux. ne, volle lasciare le galanterie dell’amore; e Il comico e la moglie recitavano nella compagnia pensò di mettere la maschera da Brighella Pellandi ancora nel 1801: il loro nome risulta in un per far anche spiccare il suo talento negli contratto stipulato dalla compagnia il 18 maggio astuti raggiri di quel Zanni. Egli vi riuscì 1801 per recitare al Teatro Nuovo di Padova nella per eccellenza, ed acquistossi una somma quaresima successiva. Probabilmente è lo stesso Gio- riputazione in tal carattere. Nelle cose stu- vanni Androux quello che recitava il Bertoldo, Ber- diate però, faceva valere la sua abilità da toldino, Marcolfa e Cacasenno al Teatro San Gabriele Personaggio serio, ed in Bologna recitò con di Bologna nel 1813 insieme a Anagilda e Francesco molta intelligenza una Commedia da lui Arisi. Cfr. Giardi, cit., pp. 225–231; Brunelli, cit., tradotta dal Francese intitolata: Il Padre di pp. 242–243, 332, 361; In scena a Bologna. Il fondo Famiglia2. Esponevasi talvolta ad invitare il Teatri e spettacoli nella Biblioteca dell’Archiginnasio di Popolo alla Commedia, e lo faceva con mol- Bologna (1761–1864, 1882), a c. di P. Busi, con sag- ta eleganza, ed anche per questa parte ren- gio storico e bibliografi a di M. Calore, Bologna, Co- devasi al Pubblico assai gradito. Nella stessa mune di Bologna, 2004, p. 433. Si rinvia a Curiel, Città gli convenne soff rire d’essere carcerato cit., ad indicem, per quanto riguarda le tournée degli per la falsa calunnia appostagli d’aver egli Androux con la compagnia Pellandi al San Pietro incendiato il Teatro Malvezzi, dove colla di Trieste. Compagnia di Filippo Collucci era in quel 4. Curiel, cit., p. 356, riporta una critica de Il teatro tempo a recitare3. Fece conoscere ad eviden- moderno applaudito (1800, LII, p. 23) riguardante la za d’essere stato incolpato a torto, ed uscì pronuncia di Androux: «a questo eccellente comico libero, ed innocente dalla Prigione. Passato non si può imputare altro difetto che quello che de- poi a Venezia nella Compagnia del Teatro riva in lui da natura, quello cioè di pronuncia. Egli San Luca4, fu il primo che recitasse la parte sa però talvolta farlo servire con bravura al comico». d’Osmano nella Sposa Persiana5 del Celebre Rasi propone alcuni estratti dal Giornale dei Teatri Signor Dottor Carlo Goldoni. Il direttore di di Venezia del 1796 che danno qualche indicazione essa Truppa aveva stabilito per l’anno 1754. sui ruoli rappresentati dal comico: egli fu Rugge- d’andare la Primavera a Genova, ed a Mila- ro nelle Lacrime d’una vedova, il Saggio ne Lauretta no l’Estate. L’Angeleri non sentivasi l’animo di Gonzales, Roberto nella Pulzella d’Oxford, Alvise disposto di portarsi alla Patria per cagione nelle Tre Tonine e Filippo nell’Annetta veneziana di nota a lui solo. Tuttavia per seguire la Com- Spirito, «parti assai distanti l’una dall’altra, diedero a pagnia, dopo d’aver terminate le recite in

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Genova vi si portò. La prima sera, che com- Castalda Goldoni piange la recente morte di Fran- parve su quel Teatro vestito del suo abito da cesco Rubini e di Giuseppe Angeleri: «Che Anno Brighella, dopo poche parole fu assalito da calamitoso è mai questo per me! Due personaggi fi ero male che cagionolli istantaneamente la mancati sono in brevissimi giorni dalla compagnia morte6. Così fi nì i suoi giorni questo bravo per cui scrivo: il celebre Pantalone Francesco Rubini, e Comico in una fresca età virile, e non sen- l’eccellente Brighella Giuseppe Angeleri, il quale oltre za sospetto d’essere stato col veleno in quel alla maschera sua ordinaria, altri personaggi essenzia- momento tradito. lissimi sosteneva. Ecco scompaginato tutto l’ordine delle cose da me ideate quest’anno. Di salute non Note sono mai stato peggio; e pure mi conviene scrivere col 1. Nato tra il 1710 e il 1717, Giuseppe Antonio cuor lacerato, sicuro di non essere che da pochissimi Angeleri morì a Milano il 16 luglio 1754. BIBLIO- compatito, se le Opere mie non averanno fortuna», GRAFIA: Rasi, I, pp. 158–160; A. Gentile, Goldoni cit. C. Goldoni, La Castalda. La Gastalda, a c. di L. e gli attori, Trieste, Cappelli, 1951, pp. 55, 63; Enc. Riccò, Venezia, Marsilio, 1994, pp. 120–121. Spett., I, coll. 611–612; C. Alberti, La scena venezia- 5. Rinvio all’Edizione Nazionale: C. Goldoni, La na nell’età di Goldoni, Roma, Bulzoni, 1990, p. 162; sposa persiana. Ircana in Jurfa. Ircana in Ispaan, a c. di P. Puppa, Introduzione a C. Goldoni, La Camerie- M. Pieri, Venezia, Marsilio, 1996. ra brillante, a c. di R. Cuppone, Venezia, Marsilio, 6. Era il 16 o il 17 luglio 1754. La fi gura del comico 2002, p. 30. ispirò nel 1852 il dramma in tre atti di Francesco Ca- 2. Non si hanno riscontri in merito. Nell’edizione meroni Giuseppe Angeleri, manoscritto alla biblioteca della Drammaturgia di Allacci del 1755 vengono se- del Burcardo (2.1.6.5: 5). Esso fu rappresentato per la gnalate unicamente le edizioni del Padre di famiglia prima volta al Teatro Filodrammatico di Trieste, dove di Goldoni, cfr. Drammaturgia di Lione Allacci accre- Ernesto Rossi rivestì il ruolo del protagonista. Came- sciuta e continuata fi no all’anno MDXXLV, Venezia, roni basò il suo intreccio sui Mémoires di Goldoni e Pasquali, 1755, p. 910. Per la sua commedia Goldoni sulla notizia di Bartoli. Si v. A. Paladini Volterra, si ispirò all’Ecole des mères di Nivelle de la Chausée. V. «Oh quante pagine di me scriveranno!». Goldoni perso- C. Goldoni, Il padre di famiglia, a c. di A. Scanna- naggio in commedia, Roma, Euroma, 1997, pp. 68, pieco, Venezia, Marsilio, 1996, anche per il rapporto 109–125. Un estratto è pubblicato alle pp. 327–335. fra la commedia di Goldoni e Le père de famille di Diderot (1758). Giovanna Sparacello 3. Era il 19 febbraio 1744 e la compagnia recitava il Giustino di Nicolò Beregani da Vicenza. Come segna- la C. Ricci, I teatri di Bologna nei secoli XVII e XVIII, ANTONAZZONI MARINA Veneziana Bologna, Successori Monti, 1888, pp. 159–160, la detta sulle Scene Lavinia1. Comica lodatis- tragedia prevedeva, alla scena III. 18, lo scoccare di sima ben accolta in Toscana, nella Liguria, un fulmine che provocò l’incendio. per tutta la Lombardia, e specialmente in Ve- 4. Vi entrò nel 1753 in sostituzione di Giusep- nezia, dove ogni anno nelle Stagioni d’Au- pe Campioni. Nell’introduzione uffi ciale del 1753 tunno, e di Carnevale giva colla Compagnia (Goldoni, V, pp. 3–11) Angeleri è un Brighella in de’ Comici Confi denti a ricominciare le sue soggezione per il debutto a Venezia. Secondo quanto virtuose fatiche2. Circa l’anno 1615. espose aff erma Goldoni nei Mémoires, il comico soff riva di in Bologna una Commedia intitolata: La depressione. La predisposizione del comico ai «va- Pazzia di Lavinia3; e fece tanta impressione peurs» lo rese particolarmente caro al Goldoni, che ne questa sua fatica anche nelle menti de’ più era a sua volta affl itto. Egli ne descrisse la morte con dotti Letterati, che il nobile Conte Ridolfo grande partecipazione emotiva (Mémoires, I, XXII, Campeggi4 volle onorarla di questo Sonetto, in Goldoni, I, p. 340). Anche nella prefazione alla che trovasi fra le sue Rime5.

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Donna, che oggi in Teatro adorni, e fregi anni si ferì all’occhio destro, a 13 ebbe il primo ma- Con quanto hanno di bel le Scene accolto, rito, a 15 anni venne colpita da una grave malattia Non già l’oro del crin, l’ostro del volto, con attacchi di delirio, a 18 anni sposò in seconde O i fi or del seno in te son pompe, e fregi. nozze l’attore Francesco Antonazzoni. Morì nel 1639. Tu, tu con la bell’alma odj, e dispregi BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, pp. –; Leonelli, Il vezzo lusinghier del tempo stolto, I, pp. 59–; A. Neri, La Lavinia dei Confi denti, E fai, che gusti sol lo spirto sciolto «Gazzetta letteraria», 19, 11 maggio 1889, pp. 147– Dolce il licor de’ tuoi sudori egregi. 148; 20, 18 maggio 1889, 154–155; Comici dell’ar- Ma la voce gentil, che or trista, or lieta te. Corrispondenze, a c. di C. Burattelli, D. Landolfi , Allettando l’udito il core impiaga A. Zinanni, Firenze, Le Lettere, 1993, vol. I, p. 458; Della facondia è inacessibil meta. Enc. Spett., I, coll. 704–705; DBI, vol. 3, 1961, E fra i portenti è meraviglia vaga p. 478 (A. Zapperi); Archivio Herla, Marina Dorotea Il tuo furor, ch’ogni pensiero accheta Antonazzoni. La tua follia, ch’ogni desire appaga. 2. Sembra ormai superata la tesi di Neri, poi ripresa da Rasi, secondo cui prima di essere Lavinia la An- La Marina Antonazzoni era ornata di molta tonazzoni recitava nel ruolo della Servetta Riccioli- bellezza, ma soprattutto gli occhi, e le mani na, altenandosi con Silvia Roncagli nei Gelosi. Dopo attraevano a se l’ammirazioni di chi fi ssa- il ritiro o la morte di Delia, ella sarebbe entrata nei mente la contemplava. Il Celebre Poeta Gio- Confi denti diretti da Scala. Zapperi ha dimostrato vanni Francesco Maja Materdonna6, veden- che Ricciolina non era Marina Dorotea bensì Maria dola nella Scena d’una Tragedia impugnare Antonazzoni. Cfr. Comici dell’arte. Corrispondenze, la Spada per traffi ggere il suo nemico, volle cit., p. 458. Bartoli non fa alcun cenno alla rivalità in sua lode comporre il seguente Sonetto nel fra Marina Antonazzoni e Valeria Ausoni, amante di quale sono in particolar modo encomiati gli Domenico Bruni e da lui protetta. Le liti in seno alla occhi, e le mani di lei. compagnia persuasero Giovanni de’ Medici a minac- ciare lo scioglimento della compagnia. La minaccia Pon giù quel ferro: invan vittoria attendi scatenò le più accorate suppliche da parte degli atto- Da rozzo, e vile acciar: se vincer vuoi, ri. La pace ritrovata per intercessione dello Scala fi nì Con un guardo gentil vincer tu puoi quando Maria Malloni entrò nella compagnia al po- L’oste infedele, a cui dar morte intendi sto di Valeria Ausoni; la rivalità della Malloni e della Anzi fi ngi qualor su i palchi prendi Antonazzoni fu accesa. Il ferro per ferir, ma qualor poi 3. La pazzia di Lavinia è tratta da uno scenario di Rivolgi agli altrui lumi i lumi tuoi, Scala per Isabella Andreini (La pazzia d’Isabella). Sempre fai vere piaghe, e sempre off endi. 4. Ridolfo Campeggi dei conti di Dozza (1565– Anzi se dessi mai morte verace 1624), bolognese, drammaturgo, poeta e librettista, Per vera ira, e furor col ferro ancora, è noto soprattutto per la favola pastorale Filarmindo Quella vendetta a te saria fallace. (Accademia dei Gelati, 1605). Fu inoltre autore dei Perchè vanto al nemico, e gloria fora libretti dell’Andromeda (1610) e di Proserpina rapita Morir per bella man, che alletta, e piace, (1613), della tragedia Tancredi (1615) e del dramma Ed a par de’ begli occhi anco innamora. musicale Il Reno sacrifi cante (1617). Fra le liriche, il poema in sedici canti Le lacrime di Maria Vergine, Note gli idilli La morte di Procri, La morte di Florigella, 1. L’oroscopo custodito alla Biblioteca Nazionale La Lettera, e il poemetto postumo La distruzione Centrale di Firenze, citato da Rasi e Leonelli, ci off re di Gerusalemme (1628). Cfr. Enc. Spett., II, coll. qualche precisione sulla biografi a di Marina Dorotea 1593–1594. Antonazzoni, nata a Venezia il 5 febbraio 1593. A 11 5. Rime del Conte Ridolfo Campeggi nell’Accademia

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 76 – Giovanna Sparacello dei Gelati il Rugginoso, in Parma, appresso Simone A Monsieur Parlasca, 1608. Monsieur Cesare D’Arbes, 6. Gian Francesco Maia Materdona, poeta marinista nella Compagnia de’ Comici nativo di Mesagne (Brindisi). Ecclesiastico, membro Livorno. dell’Accademia degli Umoristi di Roma, fu autore delle Rime pescherecce (1628) e di una più ampia rac- “Monsieur colta di liriche che porta il titolo di Rime (1632). Cfr. “Pisa li 13. Agosto 1745. Dizionario della letteratura italiana: gli autori, i mo- vimenti, le opere, a c. di E. Bonora, Milano, Rizzoli, {pagg. 46–47} 1977, vol. I. Nel Paronzin Giovanna Sparacello Sonetto

Finalmente anca mi son arrivà D’ARBES CESARE, Comico eccellente {pag. 47} nella sua maschera da Pantalone. Nacque in Venezia1, e suo Padre era il direttore della Alienatosi poi dalla Truppa di Girolamo Posta per la Provincia dello Stato Friulano. Medebach5 si trasferì il d’Arbes a Dresda a’ Invogliatosi di calcare i Teatri pose in opera servigi di Sua Altezza Reale l’Elettore di Sas- tutto l’ingegno per riuscire nel carattere di sonia6, e venne in quella Corte sommamente primo Vecchio; lasciato dunque l’arte dello applaudito. Gli fu concessa la soprantenden- specchiaro, in cui sapeva assai bene travaglia- za nell’uso de’ Giuochi d’invito, e d’azzardo, re, impegnossi nella Comica Professione, e vi onde potè farvi qualche fortuna; e ritornò fece de’ rapidi progressi. Tutte le Commedie in Italia ben provvisto, e fornito d’abiti, e di dove il Pantalone abbia da sostenere un fa- denaro. ticoso maneggio furono da lui valorosamen- Dopo che fu ritornato Antonio Sacco dal te rappresentate. Non è possibile il dire con Portogallo, Cesare d’Arbes passò nella di quanta grazia esprimesse egli, e con la ma- lui Compagnia. Ivi si esercitò con maggiore schera, e senza maschera2, qualunque parte valore per trovarsi a fronte d’un complesso Veneziana nelle varie Commedie premedita- di Comici tutti professori di grido, e peri- te, e all’improviso. L’anno 1745 trovavasi a tissimi nell’Arte loro. Vi stette molti anni, Livorno colla Compagnia di Girolamo Me- fi no che nel 1769. Alienossi da quella Trup- debach; ed aveva impegnato il Signor Dot- pa per passare nell’altra del Lapy, che ven- tor Carlo Goldoni3, a comporgli un Sonetto, ne ad occupare il Teatro Sant’Angelo. Un che servir doveva a chiudere una Commedia tal cangiamento migliorò gl’interessi della da lui recitata col titolo di Paronzino4. Quel sua Famiglia, ma però fu di pregiudizio alla celebre Poeta Comico trovandosi in Pisa a sua propria abilità, perchè il Pantalone era lui scrisse la seguente Lettera inviandogli il da quella Compagnia quasi niente adope- richiesto Sonetto. Noi l’avemmo due anni rato. Impigrito nell’ozio non per sua colpa, sono da Angelo fi glio di Cesare, e crediamo vi stette cinque anni dopo i quali ne passò di far cosa grata al Lettore trascrivendola qui un altro colla Compagnia allora vagante di fedelmente. Essendo parto inedito di quel Vincenzo Bugani; e poscia rividesi a Venezia grand’Uomo, sarà forse da alcuno letta con nel 1776. nel Teatro di San Giovanni Gri- piacere, e qualche moderno Pantalone, al caso sostomo allorché ne fu concesso l’uso alla di dover recitare la stessa Commedia, potrà Maddalena Battaglia7 dal nobile Gentiluo- servirsi del medesimo Sonetto del Goldoni. mo di lui Padrone. Qui ebbe campo di far

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 77 rivivere il valor suo, e ripullulò il suo con- gli chiese di scrivergli una commedia senza masche- cetto a norma d’un nuovo non interrotto ra sull’esempio dello scenario Pantalon paroncin; il esercizio. Dopo un altro anno incominciò drammaturgo accettò e compose Il frappatore (To- a perdere la salute, e furono vani i rimedj nin bella grazia), in cui il protagonista è un goff o e de’ Medici, che tolsero l’impegno di guar- sciocco veneziano (Cfr. Mémoires I, LI, in Goldoni, rirlo. Stette a Bologna in ordinata cura al- I, pp. 229–232). Il sodalizio tra i due proseguì: per cuni mesi; non ben guarrito volle trasferirsi Darbes vennero scritte le commedie L’uomo prudente a Venezia con intenzione di recitare; ma ivi e I due gemelli veneziani, opera in cui l’attore inter- giunto fu costretto a deporre ogni pensie- pretò entrambi i fratelli (lo stesso drammaturgo scris- ro del Teatro; e quindi in breve cedendo la se che la personalità doppia del Darbes gli consentì natura alla forza della sua infermità gli con- facilmente di recitare «il diverso personaggio dello venne pagare alla Morte il tributo comune, spiritoso e dello sciocco», (C. Goldoni, L’autore a e ciò seguì nell’anno 1778 trovandosi in età chi legge, in I due gemelli veneziani, in Goldoni, II, settuagenaria. Sapeva il d’Arbes giocar di p. 155). Scherma, ed insegnavala a chi voleva da lui 4. Un’omonima commedia scritta dal padovano impararla. Di questo Comico fa un breve, Antonio Maria Piva fu rappresentata al Teatro degli ma sucoso elogio, il moderno Autore d’un Obizzi a Padova nel 1748 dalla compagnia di Onofrio Libro intitolato: Il Teatro8, quando alla pag. Paganini, nella quale l’attore recitava. La pièce si trova 20. del Tomo Secondo d’un Pantalone in si- citata nello Squarzo degli utili del Teatro per le Recite mil guisa favella. relative agli Autunni e Carnovali 1758–1770 (Biblio- teca Casa Goldoni di Venezia, Archivio Vendramin “Il Pantalone era tanto stimabile per la sua abili- 4F 4/10). tà, che per la bontà del suo carattere. Buon ma- 5. Darbes, infatti, era legato formalmente al teatro rito9, ottimo padre10, sincero amico, non aveva dei Vendramin, come si evince da un contratto stipu- altro difetto, se per difetto può dirsi, che quello lato dall’attore in data 2 novembre 1749 e sottoscritto di un cuor troppo grande, e superiore alle forze nuovamente in data 7 marzo 1750 (Biblioteca Casa sue.” Goldoni di Venezia, Archivio Vendramin, 42 F. 8, cc. 24r e 24v). Noi aggiungeremo solo, che dopo lui, non 6. L’ultima commedia recitata da Darbes prima di è rimasto all’Arte Comica un Pantalone, per abbandonare la compagnia fu L’Erede Fortunata an- cui da altri possa nutrirsi la speranza, di ve- data in scena al Teatro Sant’Angelo nel carnevale del derlo in questi tempi uguagliato giammai. 1750 con scarso successo; nello stesso anno, dopo la sua partenza per Dresda fu sostituito dal vicenti- Note no Antonio Cristoforo Mattiuzzi, detto Collalto. 1. Vi nacque nel 1710. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, Alla corte di Augusto III, elettore di Sassonia e re pp. 191–194; Leonelli, I, p. 275; A. Gentile, Gol- di Polonia, il comico rimase fi no al 1756 (o fi no al doni e gli attori, Trieste, Cappelli, 1951, pp. 25–28; 22 febbraio 1758, anno del rilascio del passaporto); Enc. Spett., IV, coll. 170–171. nel 1755, a Varsavia e a Dresda, egli mise in scena Li 2. Goldoni esprimerà su Darbes un giudizio estrema- tre fratelli gemelli (o I tre gemelli veneziani, titolo con mente positivo, riconoscendo le eccezionali capacità cui compare in A. Bartoli, p. XLVII) desumendo la dell’attore anche, e soprattutto, quando non impiega- trama dalla pièce goldoniana I due gemelli veneziani. va la maschera, arrivando addirittura a sostenere che Darbes fi gura nell’elenco della compagnia dei comici «c’étoit là [a viso scoperto] où il pouvait briller davan- italiani che nel carnevale del 1752 rappresentarono tage» (Mémoires II, I, in Goldoni, I, p. 244). al Regio Elettoral Teatro di Dresda l’opera Zoroastro 3. Goldoni, durante il praticantato di avvocatura a di Rameau, con parole del nobile signor di Cahusac Pisa (1745–1748), ricevette la visita di Darbes che e musica di Johann Adam, una tragedia tradotta dal

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 78 – Giovanna Sparacello francese e riadattata da Giacomo Casanova. Certa è dei comici attivi nell’anno 1780, la defi nisce «medio- la sua interpretazione di Pantalone nel Goff o inganna cre serva». Luigi Rasi (pp. 197–198) menziona an- il furbo e nel Taberino ortolano (Cfr. M. Klimowicz– che altre due fi glie, Antonia, specializzata nel canto e W. Roszkowska, La commedia dell’arte alla corte di moglie di Tommaso Grandi e Maria, defi nita «buona Augusto III di Sassonia 1748–1756, Venezia, Istituto servetta». veneto di scienze, lettere ed arti, 1988, pp. 56–57). Nel Frammento di dramma per musica, uno dei ma- Giulietta Bazoli noscritti gozziani recentemente scoperti, compare come personaggio lo stesso Darbes defi nito appunto «Comico della Sacra Real Maestà de Federico Augu- sto Re di Polonia ed Elettore di Sassonia» (Biblioteca D’ARBES MARIA. Nata da Cesare, fu in- Nazionale Marciana di Venezia, Fondo Gozzi, 9.4, c. struita dal Padre nella Comica professione. 22r. Per la storia della scoperta del fondo e per il suo Riuscì a suffi cienza nel carattere della Serva. regesto si vedano rispettivamente F. Soldini, Il Fon- Si è maritata con un giovane Parmigiano di do Gozzi alla Biblioteca Nazionale Marciana di Vene- civile estrazione; ed oggi vive col Marito nel- zia, in «Problemi di critica goldoniana», XII, 2005, la Città di Palermo esercitandosi con spiri- pp. 119–134 e Carlo Gozzi, 1720–1806, Stravaganze to, e facendo valere su que’ Teatri la propria sceniche, letterarie battaglie, a c. di F. Soldini, Venezia, abilità. Marsilio, 2006). 7. Nella compagnia Battaglia lavorò dal 1775 al 1778. 8. A. Piazza, Il teatro ovvero fatti di una veneziana D’ARBES GRANDI ANTONIA. Era an- che lo fanno conoscere, Venezia, presso Giambattista che questa fi gliuola di Cesare, e d’età mag- Costantini, 1777–1778, voll. 2. Il testo è stato poi giore della Maria. Il Padre la fece apprende- edito con il titolo L’attrice, a c. di R. Turchi, Napoli, re la Musica, e l’espose a cantare in Opere Guida, 1984; il riferimento è a p. 129. Il romanzie- Buff e, essendo ben accolta dal Pubblico. Si re esprime un giudizio positivo anche sulle qualità maritò poi con Tommaso Grandi detto il attoriali di Darbes che aveva visto nei panni del ve- Pettinaro, il quale volle passar seco alle se- neziano Anselmo proprio nella sua commedia L’Ami- conde nozze. Per seguire il Marito si adattò cizia in cimento (A. Piazza, L’Amicizia in cimento, a recitare nelle Commedie, ma non ommi- in Commedie di Antonio Piazza, Venezia, 1786, I, se di coltivare lo studio della Musica, che p. XIII). anzi sempre in esso esercitavasi. Nè si deve 9. Secondo quanto aff erma Goldoni (Prefazioni certamente ommettere che l’Antonia d’Ar- dell’edizione Pasquali, tomo XVII, in Goldoni, I, bes aveva una più che mediocre abilità nel p. 752) si sposò con Rosalia Raffi , cognata del famoso suonare il Gravicembalo, ed in varie Acca- Gasparo Raffi . demie date da lei in diversi Paesi mostrò un 10. Oltre al menzionato Angelo, Darbes ebbe cer- chiaro saggio della sua virtù suonando egre- tamente una fi glia, Anna, che intraprese il mestiere giamente tale strumento, e cantava talvolta del padre, ma con scarso successo, almeno secondo ancora in qualche Comica Rappresentazio- quanto riporta Colomberti (A. Colomberti, Notizie ne delle ariette con molta grazia. Quando il storiche de più distinti comici e comiche che illustrarono suo Marito alienossi dalla Compagnia della le scene italiane dal 1780 al 1880, manoscritto presso Battaglia, seco la condusse a Napoli; e piac- la Biblioteca del Burcardo, coll. Ms. 3/15/3/19, c. que in quella Metropoli. Mentre credevasi 52r ora edito in A. Colomberti, Dizionario biogra- di poter giungere a migliori avanzamen- fi co degli attori italiani, a c. di A. Bentoglio, Roma, ti, furono interrotte le sue speranze dalla Bulzoni, 2009.), che, nella compilazione dell’elenco morte, allorché nel puerperio d’un Parto

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 79 svantaggioso, in età giovanile rese l’anima Commedie sulle Scene, comparendovi la al Signore sul principio dell’Estate l’anno prima volta nella Città di Modena; espri- 1779. mendo sì prontamente, e con tanta grazia i suoi concetti, che sorprese quell’Uditorio, la maggior parte composto di Letterati di grido. Recitava essa in tre stili diff erenti, ARMANI VINCENZA Comica antica ce- cioè nel Comico, nel Pastorale, e nel Tragi- lebratissima1. Era la sua Famiglia originaria co, osservando il decoro di ciascuno tanto di Trento, ma venendo i suoi Genitori per drittamente, che l’Accademia degli’Introna- semplice diporto a godere la Città di Vene- ti di Siena disse più volte; che questa Donna zia, ivi la Madre sua, ch’era gravida, e vicina riusciva assai meglio parlando all’improvvi- al parto diella alla luce. La Natura le pro- so, che i più consumati Autori scrivendo fuse tutti i suoi doni ornandola di somma pensatamente2. Nella Commedia, sotto bellezza, e di grazia allettatrice. Coll’arte in- il nome di Lidia era giocosa, mordace, ed gegnossi ella medesima di accrescere i suoi arguta. Nella Tragedia sosteneva la gravità rari pregi, poiché nel cucire, nel ricamare, e dell’Eroico stile usando parole scelte, gravi in altri femminili esercizj superò tutte le sue concetti, e morali Sentenze. Nelle Pastorali compagne, ed i suoi ricami potevansi chia- da lei prima introdotte in Scena inseriva al- mare pitture fatte coll’ago. Passò in questi cuni favolosi Intermedj, facendo or da Mi- onesti esercizj i teneri anni suoi puerili, e nerva, ed or da Venere; ed esprimeva con perchè ben s’avvide, che questi non erano tale artifi zio la vita e i costumi delle semplici bastanti a farla risplendere fra il suo sesso, si Pastorelle sotto il nome di Clori, che indus- rivolse nel medesimo tempo ad imparare a se ogni ingegno a concederle il primo onore leggere, e a scrivere, il che con la Gramma- fra tutti i Recitanti. Fece vedere sui teatri di tica insieme facilmente apprese; nè avendo Roma; (che in quel tempo le Donne vi com- i tre lustri dell’età sua toccati appena pos- parivano3) in Fiorenza, e in altre Città della sedeva benissimo la lingua latina; e felice- Toscana; come pure in Venezia, e per tutta mente vi spiegava ogni concetto. Scriveva la Lombardia; e in ogni luogo rimaneva il correttamente il Latino, e l’Italiano idioma, nome delle sue virtù impresso nelle menti ed il carattere che usciva dalla sua penna era degli uomini. Nel giungere, ch’ella faceva, bellissimo. Imparò la Logica, e la Rettorica; in qualche Città, si sparava l’artiglieria (e nella Musica poi fece tale profi tto, che non ciò non è favola) per allegrezza del suo ar- solo cantava sicuramente la parte sua con rivo, e del suo ritorno, e i principali della i primi Cantori d’Europa, ma componeva terra le andavano incontro, e i dotti por- in quella professione meravigliosamente, tavansi da lei per lo schiarimento di molti ponendo in canto que’ medesimi Sonetti e dubbj che avevano intorno a questioni fi lo- Madrigali, le parole di cui ella anco faceva sofi che. I Musici, i Poeti, e i Pittori cercava- in modo, che veniva ad essere, e Cantatrice, no con ogni sforzo, e industria di renderla e Poetessa. Suonava varie sorte di Strumenti coll’arti loro immortale; ed i più nobili, ed musicali, e da se stessa accompagnava il suo illustri Cavalieri per onor suo mostravano canto, e ciò faceva con tanta dolcezza, che in giostre, in barriere ed in altri tornei il lor rapiva chiunque aveva la sorte d’udirla. Po- valore; ed ella stessa poneva il premio al vin- sesi di più ad imparare la Scultura, e con sì citore, e dava a molti bellissime imprese con grande desiderio vi attese, che scolpiva ogni i suoi motti appropriati, che erano da tutti sua effi gie in cera al naturale. Ben provvedu- voluti più a cari di qualsivoglia ricco dono. ta di meriti, e d’eloquenza diedesi a recitare I principali Signori d’Italia concorrevano in

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 80 – Giovanna Sparacello mandarla a ricercare dovunque ella si fos- Della divina Signora Vincenza Armani se, acciò andasse a ricreare le loro Città, e all’Eccellentissimo Signor a spargere in esse il fecondo seme della sua Duca di Mantova Stanze. virtù. Di corpo era bellissima, di una statura piuttosto grande che nò; e con esatta pro- O de’ più chiari Eroi de’ più gran Duci porzione e conveniente misura erano situate {pag. 53} le belle membra. Aveva i capelli lunghi, e A Madonna Lucrezia d’Este. fi nissimi del colore dell’oro; e le ciglia nere, arcate e sottili da giusto intervallo divise. La Donna Real del miglior duce, che armi fronte pareva di lucido e terso alabastro; e le {pag. 55} nasceva profi lato il naso da i confi ni delle ci- glia scendendo per mezzo il volto con debi- Alla città di Vicenza. ta convenienza. Fiammeggiavano gli occhi suoi, e tra il bianco, e il nero avevano molta Alma Città, cui fu dal ciel concessa vaghezza, ora ridenti, or lusinghevoli, ed ora {pag. 55} altieri. Le sue candide guancie rosseggiavano in mezzo senza artifi ci alcuno. La bocca del All’eccellentissimo Signor Duca di Ferrara. color di rubino avea le labbra, e mostrava in aprendosi i suoi denti bianchissimi in egual Per ubbidir l’eterna cura, il giorno ordine graziosamente disposti. Avea bellissi- {pag. 56} me mani, ed era in tutto graziosa, modesta, e gentile. Nel maggior grido della sua fama Madrigale portatasi in Cremona a recitare, dopo d’ave- re esposti per più d’un Mese i parti del suo Vaghi soavi lumi, dotto intelletto, infermossi; e sul fi ore degli {pag. 56} anni travagliata da breve malattia, munita degli ordini sacri, e piena di rassegnazione, Canzone cristianamente con dispiacere universale rese l’anima al Creatore il dì 11. Settembre Notte felice, e lieta l’anno 15694. Adriano Valerini Comico fa- {pag. 57} moso, il quale onestamente amavala, ed era da lei corrisposto, assistilla fi no all’ultimo Or qui ci faremo a trascrivere le lodi di que- respiro, unito al quale da essa udì queste pa- sta virtuosa Donna, cantate in Sonetti da role: Adriano, restati in pace, io me ne vado, varj illustri Poeti de’ tempi suoi. Addio. Questo Comico scrisse, e recitò la sua Orazione funebre; che insieme con le D’Adriano Valerini. Rime di diversi Autori in lode di questa Ce- lebre Comica, fu stampata in Verona l’anno Da quella Conca avventurosa e bella 15705. riporteremo qui per saggio dello stile {pag. 59} di lei sei Stanze fatte per l’Eccellentissimo Signor Duca di Mantova, ed altre Poesie Di Giacomo Mocenigo. della medesima. Inoltre, trascriveremo al- cuni componimenti, che formano le lodi di Esca dolce de’cuori occhi lucenti quella virtuosa Attrice; i quali sono raccol- {pag. 60} ti da varj Autori che d’essa fanno onorata menzione. Della Accademia degl’Intronati.

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Dolce angelico riso, onde costei in buon grado accetta la nostra volontà di {pag. 60} giovare, che daremo fi ne al nostro articolo con un elogio fatto a quella Commediante D’Antonio Sottile. da Tommaso Garzoni nella sua Piazza Uni- versale8, dicendo egli: Vincenza, ai fatti ben conforme il nome {pag. 61} Della dotta Vincenza non parlo, che imitando

Di Niccolò Pellegrino. la facondia Ciceroniana ha posto l’Arte comica in concorrenza con l’Oratoria; e parte con la Vinto avea Amor ben mille e mille imprese beltà mirabile, parte con la grazia indicibile ha {pag. 61} eretto un amplissimo trionfo de se stessa al Mondo Spettatore, facendosi divulgare per la più eccellente Di Giovanni Saravalle Trevigiano. Comediante di nostra etade.

Se la mia Lidia al Ciel leva i begli occhi Note {pag. 62} 1. Nacque intorno al 1530. BIBLIOGRAFIA: Qua- drio, V, pp. 241–242; F. Ambrosi, Scrittori e artisti Di Nicola Cartari6. trentini, II ed. notevolmente accresciuta e corretta, Angioli, voi che dolcemente in rima Trento, Zippel, 1894; M. Bandini Buti, Poetesse e {pag. 62} scrittrici, Roma, Tosi, 1941–1942, voll. 2; G. Cano- nici Fachini, Prospetto biografi co delle donne italiane Di Giovanni Battista Gozzi rinomate in letteratura dal secolo decimoquarto fi no a’ giorni nostri, Venezia, Alvisopoli, 1824; G. Mazzu- Non più s’adorni il Re de’ Fiumi altero chelli, Gli scrittori d’Italia, cioè Notizie, storiche e cri- {pag. 63} tiche intorno alle vite e agli scritti dei letterati italiani, Brescia, Bossini, 1753–1763; F. Orestano, Eroine, Altri Sonetti, e diverse stanze in lode della fa- ispiratrici e donne d’eccezione, Milano, Tosi, 1940; C. mosa Vincenza si potrebbero da noi qui tra- Villani, Stelle femminili: dizionario bio–bibliografi co. scrivere, ma far nol vogliamo per non riuscir Nuova ed., ampliata, riveduta e corretta, Napoli, prolissi più del bisogno, e per esserci prefi ssa Soc. Editrice Dante Alighieri di Albrighi, Segati e C., in queste Comiche notizie la brevità. Anzi 1915; A. D’Ancona, Origini del teatro italiano: libri se sembrerà a taluno, che più dell’Armani, tre con due appendici sulla rappresentazione dramma- che dell’Andreini abbiamo noi trascritte e tica del contado toscano e sul teatro mantovano nel sec. rime, e lodi, sappia, che non parzialità di 16, Roma, Bardi, 1996 (ripr. Ed. Locher 1891), II, stima, ma che un solo motivo ragionevole a pp. 450 e 461; Rasi, I, pp. 202–211; Leonelli, I, così fare ci ha spinto. Le Rime dell’Andrei- p. 62; Enc. Spett., I, coll. 916–917. ni sono facilissime a trovarsi per esservene 2. Come osserva Laura Riccò nel libro La «minie- tre edizioni. Quelle dell’Armani sono raris- ra» accademica. Pedagogia, editoria, palcoscenico nella sime trovandosi soltanto inserite nella sua Siena del Cinquecento, Roma, Bulzoni, 2002, p. 142 Orazione Funebre fatta stampare dal Vale- sgg., Valerini si serve delle lodi tributate dall’Accade- rini come si disse, la quale è un libriccino mia degli Intronati a Vincenza Armani per legittimare in ottavo di soli cinque fogli, e diffi cilissi- la fi gura dell’attrice agli occhi della cultura uffi ciale, mo a rinvenirsi7; onde abbiamo creduto di non sempre disponibile nei confronti dei comici pro- far cosa grata ai Leggitori trascrivendone le fessionisti. Del rapporto fra gli Intronati e la Armani migliori, e in maggior coppia. Sia dunque restano tracce nei componimenti in lode dell’attrice.

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Sul tema, che chiarisce quello più generale dei rap- Armani: il sonetto In lode della Signora Vincenza Co- porti tra l’accademia senese e i comici professionisti, mica, il Prologo per la Signora Vincentia Comica recita- rinvio al saggio sopracitato. to da lei in habito da maschio e il prologo Della Bugia, 3. Il primo documento comprovante la presenza di in cui manca l’indicazione della benefi ciaria ma che è donne in una compagnia di professionisti risale al in linea con i precedenti. Si ricordano inoltre le stan- 1564 (nelle scene private le donne avevano sempre ze in lode di Vincenza Armani attribuite da Marotti recitato). Cfr. L. Riccó, La «miniera» accademica. Pe- all’ebreo mantovano Leone de’ Sommi. F. Marotti, dagogia, editoria, palcoscenico nella Siena del Cinque- Alcune rime da attribuire a Leone de’ Sommi, in L. de’ cento, cit., p. 148 n. e 155. Sommi, Quattro dialoghi in materia di rappresenta- 4. Abbiamo notizia delle recite di Mantova del luglio zioni sceniche, a c. di F. Marotti, Milano, Il Porfi rio, 1547 dalle lettere di Luigi Rogna, segretario ducale, 1967, pp. 84–100. e di Antonio Ceruto, giureconsulto e poeta, che in- 8. Garzoni, II, p. 1182. formano inoltre della rivalità fra questa attrice e la romana Flaminia. Dalla lettera di un certo Gandol- Giovanna Sparacello fo al governatore di Casale del 15 settembre 1569 si apprende dell’avvelenamenento della Armani a Cre- mona, probabilmente, ci informa l’Enc. Spett., ad ARMELLINA Comica Celebre che fi oriva opera di un amante respinto. Tutto ciò viene taciuto nel 16551. Si mostrò molto eloquente, e spi- dal Bartoli, che esempla la notizia riguardante la Ar- ritosa sulle Scene; ed in Venezia fu somma- mani sull’orazione funebre scritta da Adriano Valerini mente gradita. Paolo Abriani nelle sue rime2 in memoria dell’amante. In accordo con la sua fon- indirizza a’ suoi meriti il seguente Sonetto. te principale, Bartoli propone un ritratto idealizzato della Armani, esaltandone la cultura, le doti artistiche Lodasi il brio della Signora Armellina e la virtù, e mettendo a tacere le voci sulle passioni Comica Celebre. amorose dell’attrice, che contava tra i suoi ammiratori anche uno dei principi Gonzaga. Tu sei così brillante, e sollazzevole 5. A. Valerini, Oratione in morte della Divina Signo- Armellina gentil, che Monna Urania ra Vincenza Armani, comica eccellentissima. Et alcune Ci vorrebbe a lodarti, o quella smania, rime dell’istesso, e d’altri auttori, in lode della medesima. Che fa la Poesia tanto aggradevole. Con alquante leggiadre e belle composizioni di detta si- Pur dirà ad onor tuo Musa piacevole, gnora Vincenza, in Verona, S. e G. Dalle Donne, s. d. Che hai ne’ sguardi, e nel dir si dolce pania, [1570]. L’Orazione venne poi ripubblicata in Pandol- Che a ridur Giove a qualche nuova insania fi, II, pp. 143–148 e Marotti–Romei, pp. 31–41. Un tuo vezzo d’Amor saria bastevole. 6. L’autore, reggiano, appartenne forse alla stessa fa- Né a Giunon gioveria, se a te facesse miglia del poeta Vincenzo Cartari. V. Caputo, I poeti Come già alla rival, d’Iside fue italiani dall’antichità ad oggi, Milano, Gastaldi, 1960, Che il sembiante Vaccin volse che avesse. p. 336, cita Cartari come autore di un solo sonetto, Perchè Giove a goder le grazie tue contenuto nel canzoniere manoscritto di Guido De- Acciò ch’Argo verun nulla sapesse cani. Oscura l’identità degli altri poeti, fatta eccezio- Verrebbe giù dal Ciel cangiato in Bue. ne per il Valerini, per cui si veda ad vocem su queste Notizie. Note 7. L. Riccò, cit., pubblica in appendice al suo volu- 1. Quasi inesistenti le notizie su questa attrice, per me i due sonetti intronatici in coda all’Orazione del cui Rasi riprende interamente Bartoli. Leonelli ipotiz- Valerini, uno dei quali è riportato dallo stesso Bar- za che si tratti di Maddalena Sacco, moglie di Genna- toli. Vi fi gurano inoltre alcuni componimenti inediti ro Sacco, presente nella compagnia del duca di Mode- dell’Intronato Girolamo Bargagli dedicati a Vincenza na nel 1689. In Comici dell’arte, corrispondenze, una

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Armellina, attiva sicuramente nel 1641, fi gura nella egli si fa onore dovunque si presenti a recita- compagnia di Giovan Battista Andreini. BIBLIO- re, che ha molta pratica nelle cose dell’Arte, GRAFIA: Rasi, I, pp. 211–212; Leonelli, I, p. 63; che può ancora ai meno instrutti insegnarle; Enc. Spett., I, col. 919; Comici dell’arte. Corrisponden- e che per fi ne i conosciuti suoi meriti otten- ze, a c. di C. Burattelli, D. Landolfi , A. Zinanni, Fi- nero gli encomj d’un virtuoso nel Sonetto, renze, Le Lettere, 1993, vol. II, p. 30; Archivio Herla, che ad onor suo vien qui da noi riportato. Armellina. 2. Paolo Abriani (Vicenza 1607–Venezia 1699), poe- Al Signor Francesco Arrisi egregio Attore nella ta marinista, destò particolare interesse per le tradu- Compagnia Comica nel Teatro Nuovo di Bologna zioni delle Odi di Orazio e della Farsaglia di Lucano. il Carnevale del 1778. Lasciò un volume di Poesie, Venezia, Francesco Valva- sense, 1663. Cfr. Dizionario della letteratura italiana: Rammenti il Tebro i Roscj suoi, rammenti gli autori, i movimenti, le opere, a c. di E. Bonora, Mi- {pagg. 65–66} lano, Rizzoli, 1977, vol. I.; V. Caputo, I poeti italiani dall’antichità ad oggi, Milano, Gastaldi, 1960. AURELIO Capo Comico1, che fi oriva in- Giovanna Sparacello torno al 1630. il quale scrisse un trattato a favore delle Commedie oneste. Sta registrato il suo nome incidentemente in un’Opera in- ARRISI FRANCESCO. È fi glio d’un Cor- titolata: Cristiana Moderazione del Teatro2 di riere della Città di Modena. Diedesi all’Ar- cui ci converrà far parola più volte per queste te Comica per soddisfare al proprio genio Notizie. Di questo Comico Aurelio, non è che sul Teatro lo trasportava. Riuscì egre- a noi pervenuto altro lume; ma ci persua- giamente nella parte di primo Innamorato diamo, ch’egli sia stato un Uomo di merito, adestrandosi in principio in poco cognite avendo colla penna difesa valorosamente la Compagnie. Finalmente è passato in quel- di lui Professione. la del Paganini assai conosciuta, e sono già parecchi anni, che vi si esercita. Al fi anco Note della graziosa Comica prima Donna Anna 1. Incerta è l’identità di questo comico, che si è soliti Corona, Moglie del Paganini, ha campo di identifi care con Marcello di Secchi, attore legato ai far spiccare la di lui abilità, mentre s’inten- Confi denti dal 1616 (ma nelle Corrispondenze, cit. in- dono molto bene insieme, e sostentano la fra, p. 475, si legge che con i Confi denti l’attore non Commedia premeditata non solo con del venne mai registrato con il nome di Aurelio). Leonelli valore, ma in pari modo quella all’improvvi- esclude questa possibilità e propende per l’identifi - so con facondia di parole, con Scene argute, cazione con Aniello Testa. Sulla stessa linea il Rasi, e piccanti, e con tutto ciò che s’accosta alla che cita a sostegno della sua tesi Baschet, Ottonel- perfezione del Mestiere per questa parte oggi li, Bertolotti e Belgrano. Tuttavia, Prota–Giurleo ha giorno da qualche Truppa negletto. L’Arrisi dimostrato che né il comico citato da Ottonelli (e a ha condotta in Moglie una fanciulla fi gliuo- cui fa riferimento Bartoli nella sua notizia) né quello la dell’Arlecchino Toto, per nome Anagilda, citato da Belgrano possono essere Aniello Testa. In ef- la quale coll’assistenza del Marito potrà fra fetti, se consideriamo il 1640 indicato da Ottonelli poco tempo riuscire una Commediante di come anno dell’incontro con Aurelio (v. citazione in- buon nome. Noi ci siamo prefi sso in queste fra), dobbiamo escludere Marcello di Secchi e Aniello Notizie di non entrare in lodi esuberanti rap- Testa, che muoiono rispettivamente nel nel 1617 e porto a’ giovani Comici viventi, e dell’abilità nel 1626. Aggiungiamo che il nome di Aurelio fi gu- dell’Arrisi null’altro aggiungeremo, fuorché ra come interprete del servo Cola, napoletano, nella

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 84 – Giovanna Sparacello lista dei personaggi della seicentesca Commedia senza è edita in Taviani, pp. 315–526. Aurelio è citato al li- titolo, inedita, il cui manoscritto è conservato pres- bro V, capo IV, punto VII: «per tacer poi quella mali- so la Biblioteca Universitaria di Genova (segnatura: zia con che alcuni comici, per altro eccellenti nella lor ms. F. III.16). La commedia è stata trascritta nella tesi parte, sparlano qualche volta, deturpando non solo di laurea di Annalisa Stefanini, Edizione e commento le scene del modesto teatro, ma anche l’onore della linguistico della Commedia senza titolo (XVII secolo), loro modesta compagnia. Che così per verità talora relatore Prof. Roberto Trovato, Università di Genova, succede, come sanno i pratici e come già disse a me a. a. 2000 / 2001). BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, p. 236; in Fiorenza l’anno 1640 Aurelio, comico principale e Leonelli, I, p. ; U. Prota–Giurleo, I teatri di capo de’ comici Uniti», cit. Taviani, p. 519. Napoli nel ‘600. La commedia e le maschere, Napoli, Fausto Fiorentino editore, 1962, pp. 213–217; Enc. Giovanna Sparacello Spett., I, col. 1143; Comici dell’arte. Corrispondenze, a c. di C. Burattelli, D. Landolfi , A. Zinanni, Firenze, Le Lettere, 1993, vol. I, pp. 124–125 (Aniello Testa), AZZALLI GIUSEPPE Parmigiano. S’eserci- p. 475 (Marcello di Secchi). ta nel carattere d’Innamorato in questi tempi 2. I volumi de Della Christiana moderatione del con non poca abilità. Fu nella Compagnia di Th eatro del O. Giov. Domenico Ottonelli, furono pub- Pietro Rossi, passò in quella della Battaglia, blicati separatamante a Firenze dal 1646–1652 e poi, e in altre. Oggi però trovasi a Napoli fra’ Co- in un’unica edizione in sei tomi, a Firenze, nella stam- mici Lombardi, facendosi qualche onore col- peria di Giovanni Antonio Bonardi, 1655. Una scelta la di lui attenta, ed indefessa applicazione.

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BAGLIANI PIETRO Bolognese1. Recitava Innamorato per molto tempo nella Compa- intorno al 1623. nella Truppa de’ Comici gnia di Domenico Bassi. Egli è uno spirito Uniti la parte de Dottor Graziano Forbizo- assai bizzarro, che vive fi losofi camente all’uso ne da Francolino. Stampò in Bologna l’anno degli antichi stoici. Serve d’allegra, e faceta 1624. una Commedia in prosa intitolata: La conversazione a quelli che si trattengono ne’ Pazzia, che fu impressa dagli Stampatori Te- Caff è e ne’ ridotti parlando con istudiate odoro, e Clemente Ferroni magnifi camente parole, ed ornando i suoi discorsi con lepi- in forma di quarto2. di concetti in versi per lo più rimati, ed im- provvisi. Piacegli estremamente d’introdursi Note anche non invitato dove in qualche Osteria 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, pp. –; Enc. si faccia alcun banchetto; e viene per lo più Spett., I, col. 1249. di buona voglia da’ commensali accettato per 2. Ne aveva già dato notizia L. Allacci, Drammatur- rendere la ricreazione più allegra colle sue gia, Roma, Mascardi, 1666, e poi, in edizione accre- burle. S’anche talvolta egli venga licenzia- sciuta e continuata fi no all’anno 1755, Venezia, Pa- to, se ne parte pieno di cerimonie, e nulla squali, 1755. Nell’edizione settecentesca il riferimento s’off ende d’essere contro la sua aspettazione è a p. 611. Nell’edizione Roma, Mascardi, 1666 l’edi- accommiatato; ed altrove volge i suoi passi tore è Farroni e non Ferroni, così come in Quadrio a ritrovar miglior sorte, senza punto soff rir (Quadrio, V, p. 232): «La Pazzia, di PIETRO BAGLIA- rossore, nè turbamento. In simil guisa va pas- NI da Bologna, Comico Unito, detto il Dottor Grazia- sando i suoi giorni per lo più nella Città di no Forbizone da Francolino. In Bologna per Teodoro, e Venezia essendo quasi sempre senza impiego; Clemente Farroni, 1624, in 4.». Rasi e poi Enc. Spett., e reiterando sovente a suoi amici in aria da citt., riportano l’ipotesi che l’operetta di G. C. Croce, Eroe Teatrale questi due versi, il primo de’ Indice universale della Libraria o Studio del celebratissi- quali manca della dovuta poetica armonia. mo Arcidottore Gratian Furbson de Franculin, Bologna, erede dei Cocchi, s.d., appartenga in realtà a Bagliani. Nacqui in Vicenza: fui allevato in Crema: Il gran Balda son io; sappilo, e trema. Giovanna Sparacello

BALDO CICCIO Napolitano1, che si di- BALDARINI GIACOMO ANTONIO Vi- stinse nel rappresentare con molta grazia la centino. Comico capriccioso, che recitò da parte del Pulcinella. Fu Maestro di Mattia

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Barra, e di Michelangelo Fracanzano2. Fu Ifi genia in Tauri di Pier Jacopo Martelli, e molto applaudito in Napoli, e fi oriva intor- colla sua bellissima Rachele5. Recitò la parte no al 1670. d’Aspasia nell’Artaserse di Giulio Agosti Reg- giano6; ma soprattutto contasi per sommo Note vanto di questa Attrice l’essere stata la prima 1. Non si conoscono altre informazioni sulla vita di Comica, che fece vedere sul Teatro nell’an- questo attore, citato da Benedetto Croce (B. Croce, no 1713. la celebratissima Merope dell’im- I teatri di Napoli, a c. di G. Galasso, Milano, Adel- mortale Signor Marchese Scipione Maff ei7. phi, 1992, p. 120, 1° ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891), È lodata questa Commediante da Gianvito come Ciccio Baldi. Croce rimanda a Perrucci, che cita Manfredi nel suo Attore in Scena quando alla un Francesco Baldi imitatore di Andrea Calcese. Si pag. 61 viene da lui appellata con l’epiteto veda A. Perrucci, Dell’arte rappresentativa premedi- di Brava Flaminia8. Leopoldo Maria Scherli tata ed all’improvviso, Napoli, Michele Luigi Mutio, nella dedicatoria alle sue Poesie la vuole di 1699, pp. 332–333, o l’edizione moderna, a c. di A. leggiadre Rime Autrice9. Ma noi di queste G. Bragaglia, Firenze Sansoni Antiquariato, 1961, rime nulla ne sappiamo, non avendole mai p. 245. La fonte di Bartoli potrebbe essere anche B. vedute, e supponendole soltanto manoscrit- De Dominici, Vite de pittori, scultori e architetti napo- te10. Ci rincresce all’estremo di non poter letani, 3 voll., Napoli, Ricciardi, 1742–1763, vol. III, mostrar al Lettore un saggio del di lei stile, p. 82, dove il nome di Ciccio Baldo, associato a quel- e di non poter in qualche modo rendere il lo dell’allievo Mattia Barra, ricorre a proposito del dovuto encomio alle virtù di questa esper- Fracanzano. La ristampa anastatica dell’opera di De ta Attrice, la quale a mancar venne intorno Dominici è stata edita a Bologna da Forni nel 1979; all’anno 173011. un’edizione commentata dei tomi I e II, a c. di F. Sric- chia Santoro e A. Zezza, è stata pubblicata a Napoli, Note Paparo edizioni, 2003. Cito inoltre l’edizione a c. di 1. Elena Virgilia Balletti (ma la grafi a del cognome Raff aele Schettini, (So.gra.me, 1980) con pagine scel- varia: Baletti, Balleti, Balletty), fi glia d’arte, nacque te e annotate da F. De Filippis. nel 1686 a Ferrara da Francesco e da Giovanna Be- 2. Per un profi lo dei due attori, v. ad vocem in queste nozzi, che lavoravano nella troupe di Francesco Cal- Notizie. deroni. BIBLIOGRAFIA: Campardon, p. ; J. de La Porte–S.–R.–N. de Chamfort, Dictionnaire Giovanna Sparacello dramatique, contenant l’histoire des théâtres, les règles du genre dramatique, les observations des maîtres les plus célèbres et des réfl exions nouvelles sur les spectacles, Pa- BALLETTI RICCOBONI ELENA1. Fu ris, Lacombe, 1776, III, p.  (rist. anast. Genève, questa Comica moglie di Luigi Riccoboni, Slatkine reprints, 1967), III, p. 598; D’origny, pas- e facevasi chiamare sopra le scene Flaminia2. sim; Gueullette, pp. , , , , , ; G. Ella sostenne con molta bravura, ed impegno Casanova, Histoire de ma vie, vol. III, chap. 8; Le il carattere di prima Donna; seguendo il ma- Nécrologue, 1773; A. Léris, Dictionnaire portatif hi- rito in Francia, e tornando poi seco in Italia, storique et littéraire des théâtres, Paris, Jombert, 1763, sempre fi da compagna d’ogni suo tenore di pp. 576–577; I. Pindemonte, Elogi in Id., Opere, I, vita3. Furono da lei recitate eccellentemente Milano, 1829, pp. 46–48; Ademollo, Una compa- alcune antiche Tragedie disotterrate per così gnia di comici italiani del secolo decimottavo, Firenze, dire dal di lei Consorte, e riposte in Scena; 1888, pp. 1–29; Rasi, I, pp. –; Enc. Spett., cioè la Sofonisba del Trissino, la Semiramide I, coll. 1351–1353; X. De Courville, Un apôtre del Manfredi, ed altre non poche4. Ne’ parti de l’art du théâtre au XVIII siècle. Luigi Riccoboni dit di Autori moderni si fece distinguere colla Lélio, Paris, Droz, 1943–1945, passim; DBI, vol. 5,

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1963, pp. 590–593 (A. Zapperi); voce Riccoboni, Hé- 8. G. Manfredi, L’attore in scena discorso nel quale lène Viriginie [Elena Viginia Balletti, “Flaminia”] in raccolte sono le parti ad esso spettanti, in Verona, presso Dictionnaire des femmes de l’ancienne France, pubbli- Dionigi Ramanzini, 1746. cazione on line della SIEFAR (Société Internationale 9. L. M. Scherli, Rime aggiuntovi una difesa del so- pour l’Etude des Femmes de l’Ancien Régime), www. netto proemiale di m. Pietro Bembo. Un saggio di poesie siefar.org. siciliane e varie lettere, in Palermo, snt., 1777. 2. Sposò Luigi Riccoboni nel 1707: dal matrimonio 10. Poetessa arcade non disprezzabile, pubblicò con nacque Francesco Antonio Riccoboni (cfr. Notizie il nome di Mirtinda Parasside una prima silloge di so- istoriche, sub vocibus); nel 1716 seguì il marito a Pa- netti nella raccolta curata, sotto pseudonimo, da G. B. rigi, dove conquistò l’ammirazione tanto del parterre Recanati: Poesie italiane di rimatrici viventi raccolte da quanto del pubblico più raffi nato: fi no al 1718 fu l’in- Teleste Ciparissiano (Venezia, Sebastiano Coleti, 1716, terprete d’eccezione del Th éâtre des Italiens, portando pp. 30–48); nel 1726 celebrò le nozze del principe di sulle scene L’amante diffi cile (1716), Flaminia veuve Modena Francesco III con Charlotte Aglaè d’Orléans fi dèle et soldat par vengeance (1716), Les jumeaux o La con un grazioso epitalamio edito nei Componimenti prigione d’amore (da una commedia di Sforza Oddi, poetici delle più illustri rimatrici d’ogni secolo, raccolti 1717), La balourde (1717), La vie est un songe (ridu- da Luisa Bergalli, Venezia, A. Mora, 1726; e pochi zione di Cicognini), e altri canovacci. All’inizio degli anni dopo quelle di Antonio Farnese con Enrichetta anni 20 fu soppiantata nel ruolo di Prima Donna da d’Este edito in Poesie per le acclamatissime nozze delle Giovanna Rosa Benozzi. altezze serenissime il serenissimo Antonio Farnese duca 3. Con il marito lasciò Parigi nel 1729 alla volta di Parma [...] colla serenissima principessa Enrichetta dell’Italia, dove recitò alla corte del duca di Parma, d’Este duchessa regnante, raccolte ed umiliate al serenis- morto il quale tornò in Francia, e fu riammessa con simo duca Padrone, da Carlo Innocenzio Frugoni, Par- il ruolo di Servetta alla Comédie–Italienne. Si ritirò ma, Stamp. di S.A.S., 1729, p. 153 (e uno scambio dalle scene defi nitivamente nel 1752. di sonetti con Frugoni, si legge ivi, p. 570); infi ne del 4. Entrambe furono rappresentate nel 1710 (la pri- 1747 la canzone Per le reali nozze del delfi no e della ma sicuramente al Teatro Olimpico di Vicenza); pre- principessa Maria Giuseppa di Sassonia, edita a Parigi, sumibilmente nello stesso anno Flaminia fu anche snt. Bartoli non cita due suoi importanti contributi una acclamata Cleopatra nell’omonima tragedia di critici: la Lettre à m. l’abbé C*** au sujet de la nouvelle G. Dolfi no. traduction du poème de la Jérusalem délivrée du Tasse 5. L’Ifi genia in Tauri edita a Bologna, per Gio. An- (Paris, snt., 1725 e Paris, P.–N. Lottin, 1725, tradot- tonio Sassi, 1711, fu rappresentata per la prima volta ta e pubblicata con il titolo di Lettera al Signor abate dai Riccoboni lo stesso anno a Verona il 27 agosto e Antonio Conti, gentiluomo veneziano sopra la nuova ripresa al Teatro San Luca di Venezia per il carnevale; traduzione franzese della Gerusalemme liberata di Tor- la rappresentazione della Rachele dovette avvenire ne- quato Tasso in Raccolta d’opuscoli scientifi ci e fi lologi- gli stessi anni. ci, XIV, in Venezia, appresso Cristoforo Zane, 1737, 6. L’Artaserse fu rappresentata a Venezia durante l’in- pp. 417–418) e soprattutto la Lettera al Signor abate verno 1714–1715. Antonio Conti, gentiluomo veneziano, sopra la maniera 7. Dopo la prima rappresentazione, la Merope di di M. Baron nel rappresentare le tragedie francesi (edi- Maff ei fu riproposta a Parigi dai coniugi Riccoboni ta in Raccolta d’opuscoli scientifi ci e fi lologici, t. XIII, nel gennaio del 1717 e l’11 maggio dello stesso anno. Venezia, Cristoforo Zane, 1736, pp. 495–510; ora Durante la stagione italiana della sua carriera Elena a c. di V. Gallo, in questa collezione digitale) acuta Balletti animò anche gli allestimenti della Sesostri rifl essione critica sullo stile recitativo italiano e fran- di G. Pariati, dell’Adria di P. J. Martelli, del Caton cese. Fu anche commediografa: suoi Le Naufrage, rap- dell’Addison, della Princesse d’Elide di Molière, non- presentato a Parigi il 14 febbraio 1726 (dal Mercator ché della Scolastica di L. Ariosto, che chiuse l’anno di Plauto) ed edito à Paris, Pissot et Flahaut, 1726 comico 1715–1716. e l’Abdilly roy de Grenade ou Les Maris embarrassés,

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fi rmata con L.–F. Delisle de la Drévetière, di cui resta Bentivogli per agevolare ad essi il religioso un canevas détaillé a Parigi, BNF, ms. F., n. 9311. La loro collocamento7. Varj accidenti accadde- sua importanza per la vita teatrale parigina e italiana ro a Beltrame nel corso della sua vita, ma il è inoltre legata al ruolo che il suo salotto culturale più memorabile è questo. Trovavasi egli in svolse nella capitale francese durante la sua lunga Parma ad esporre le sue Commedie, e ca- esistenza, e che ospitò oltre ai fi ancheggiatori della dendo la Torre di Piazza atterrò il Salone, e le Comédie Italienne, Antonio Conti, Scipione Maff ei, sottoposte botteghe, restando meravigliosa- P. J. Martello, Casanova. mente in piedi quel solo pezzo di sito ov’era 11. Morì in realtà molti anni più tardi, il 29 dicem- eretto il palco delle sue Rappresentazioni; bre 1771; il suo testamento, datato 26 maggio 1765 ed essendovi sulla Scena alcuni Servitori de’ è conservato a Parigi, Arch. de la Seine, Registre d’In- Comici non fece loro danno alcuno, quan- sinuations 253. tunque la rovina in altra parte cagionasse la morte di persone Cittadine8. Il preservato Valentina Gallo Teatro sparse nel Popolo una favorevole opi- nione per la Compagnia di Beltrame, e fu motivo, ch’egli avesse maggior concorso alle BARBIERI NICCOLÒ1, detto Beltrame, sue recite, e che facesse più denari di quelli perché nelle Commedie rappresentava un che raccolti avrebbe senza un tale accidente. Personaggio di tal nome, fi gurante un Padre Questo Comico è stato un gran difensore di famiglia delle Vallate di Bergamo, gusto- dell’Arte sua, ed ha molto scritto in favo- so, faceto, e da esso bravamente con molta re delle Commedie oneste. Pubblicò prima grazia sostenuto2. Niccolò Barbieri condusse in Genova l’anno 1627. in un solo foglio di Compagnia3 molti anni, e siccome egli era stampa in ottavo impresso per Giuseppe Pa- un Uomo di morigerati costumi, cercò sem- voni questo opuscoletto; Trattato sopra l’Ar- pre, che tali anche fossero i suoi Compagni; te Comica cavato dall’opere di San Tomaso, inculcando ad essi con tutto il zelo d’essere e d’altri Santi9. L’anno appresso in Ferrara modesti negli atti, e nelle parole, e se talvol- colle stampe di Francesco Suzzi pubblicò il ta sentiva alcuno oltrepassar anche di poco suo Discorso famigliare intorno alle moderne i termini della modestia, dolcemente da Commedie, e dedicollo al suo gran Mecenate principio lo ammoniva, ma non giovando il Re di Francia in data dalli 12. del Mese di l’ammonizione, sgridavalo poi acremente; Marzo10. Il seguente anno 1629. trovandosi e trovandolo incorreggibile cacciavalo fi - in Torino diede alla luce una sua Comme- nalmente dalla sua Società. Passò in Fran- dia in prosa intitolata L’Inavvertito, ovvero cia a’ servigi della Maestà Christianissima di Scappino disturbato, e Mezzettino travaglia- Luigi XIII. soprannominato il Giusto, e vi to, la quale Commedia ristampò ancora stette tre anni con generoso stipendio4. Due nel 1630. in Venezia Appresso Angelo Sal- volte fu eletto da quel Regnante per suo Co- vadori, l’una, e l’altra edizione in forma di mico, ed onorollo di molti favori, facendolo dodici11; né altre Commedie furono da lui Soldato della sua Real Guardia, regalandolo pubblicate, benché la Drammaturgia gliene di collana, e medaglia, ed impartendogli li- attribuisca altre quattro per errore, abbaglio beralmente moltissimi altri benefi zj5. Nicco- che verrà da noi chiaramente ripurgato in lò Barbieri ebbe Moglie, e fi gli, i quali fece fi ne di questa notizia12. Uscirono alla luce tutti Religiosi in Ferrara6 coll’assistenza, e intorno all’anno suddetto alcuni libricciu- mediazione della medesima Cristianissima oli che trattavano sulla materia Teatrale Maestà, la quale degnossi di raccomandarli condannando l’Arte Comica, ed avvilendo alla Signora Marchesa Caterina Martinenghi i Professori di lei senza distinzione alcuna.

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Beltrame Uomo di sommo raziocinio, pen- stampasse altre quattro Rappresentazioni ad sò di far fronte a questi Scrittori producen- esso attribuite nel Catalogo d’Opere Sceni- do nuove ragioni a favore del suo Mestiere, e che intitolato: Drammaturgia; cioè la Clotil- ciò fece ampliando il suo famigliar Discorso, da, l’Orestilla, e il Principe Elverindo di Per- fornendolo di buona erudizione, armandolo sia tutte tre stampate in Perugia nel 1649. di forte criterio; e dividendolo per Capito- e la quarta impressa in Roma nel 1651. col li, sotto il titolo di Supplica, accortamente titolo di Luce imporporata16. Sono ben esse lo fece uscire sulla Scena del Mondo in Ve- di un Niccolò Barbieri, ma non del Comico nezia colle stampe di Marco Ginammi13. Il Beltrame come nella seconda impressione di Libro fu gradito dall’universale, e videsi con detta Drammaturgia ha voluto aggiungervi vantaggio dello stampatore due volte im- a capriccio il nuovo Editore di essa, facendo presso in quell’anno medesimo. Dopo qual- il saccente senza vedere realmente i Libretti che tempo capitò a Siena Beltrame, e colà stampati, i quali non hanno un tal nome ag- da varj letterati fu avvertito, che nell’Opera giunto, che trovasi solamente nell’Inavverti- sua eranvi non pochi errori di lingua, e certe to, opera unica Teatrale di questo Comico; mal spiegate ragioni. Egli si diede con atten- di cui fa menzione anche con vera stima il zione a rivederla interamente, e a ricorreg- mentovato Padre Ottonelli per tutta l’Opera gerla, e ciò fatto con molto studio la ristam- sua in infi niti luoghi di essa; e di cui ne parla pò un’altra volta in Venezia pel Ginammi Luigi Riccoboni nella sua Histoire du Th eatre istesso nell’anno 1634. Finalmente poi di Italien17. Egli non fu, Poeta, per produr qui nuovo riveduto, e con altre cose abbellito qualche saggio del suo stile; e serviranno per consegnollo in Bologna a Bartolomeo Cava- sue lodi gli stessi suoi scritti, che lo caratte- lieri favorevole parziale de’ Comici, che colle rizzano per un Uomo d’acuto ingegno, e de’ stampe di Giacomo Monti fecelo di nuovo tempi suoi uno de’ più famosi, e rinomati uscire in luce l’anno 163614. Beltrame in- Commedianti. tanto accostavasi ad una franca vecchiezza, e siccome visse una vita onorata, così cristia- Note namente terminò i suoi giorni poco dopo il 1. Nicolò (scempio, secondo l’originale grafi a secen- 1640. Il Padre Giovanni Domenico Otto- tesca) Barbieri dà già un primo sunto biografi co su nelli da Fanano, Sacerdote della Compagnia di sé ne La supplica (v. qui oltre); nasce a Vercelli nel di Gesù, nell’Opera sua copiosa intitolata: 1576, che lascia ventenne per unirsi a un «mont’in Della Cristiana Moderazione del Teatro15, banco soprannominato Monferino» in qualità di spal- molto parla di Beltrame, e va confutando la. Dopo un rapido apprendistato, lo ritroviamo già da buon Teologo alcune sue opinioni; ma in nel 1600 a Parigi fra i Gelosi di Francesco Andreini tempo, che Beltrame non era più tra i vivi e Flaminio Scala; allo scioglimento della compagnia, per poter rispondere alle opposizioni del di nel 1604, resta nella nuova formazione dei Fedeli, lui Sacro Censore. Morto era Niccolò Bar- condotta da Giovan Battista Andreini. Si sa di sue bieri, quando nel 1644. il Padre Ottonelli tournée a Milano (1606), Torino (1609), Bologna aveva scritto il primo Libro dell’Opera sua, e (1611), ancora Milano (1612) e ancora Parigi, presso lo provano queste parole alla pag. 18. Io pre- Maria de’ Medici, fi no al 1618, quando al defi nitivo gherei Beltrame, se vivesse, a rimovere quan- ritorno dei Fedeli, Barbieri confl uisce nei Confi denti, to prima dal suo pulito ed ingegnoso discorso sotto la protezione di Giovanni de’ Medici, con cui questa censura ec. Se dunque Beltrame più è segnalato in Italia fi no a un suo nuovo ritorno a non viveva, e se non era possibile, ch’egli fa- Parigi nel 1924. È di nuovo in Italia certamente nel cesse la difesa delle sue ragioni; parimenti 1629 e nel 1630 per le rappresentazioni della sua ancora era impossibile, ch’egli scrivesse, e commedia L’Inavertito, rispettivamente a Torino e a

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Venezia (dove pure la pubblica); nel 1631 a Roma e oggi raccolto in Id., Niccolò Barbieri detto il Beltrame nel 1638 a Napoli, con l’attore e amico Fidenzi, già comico del secolo XVII. Saggi dispersi e inediti, a c. di dei Confi denti. Nel 1605 ha il primo fi glio, Vitto- G. Baldissone, Novara, Interlinea, 1999; a Giusep- rio Bernardino, e di seguito una fi glia; dopo di che, pina Baldissone si devono ancora Niccolò Barbieri e rimasto subito vedovo, nel 1607, si dedica al futuro la Commedia dell’Arte («Proteo. Quaderni del Centro dei fi gli, tentando più volte di avviarli a vita religiosa. Interuniversitario di Teoria e Storia dei generi lettera- È signifi cativo come proprio la sua professione di at- ri», III, 1997, n. 2) e Niccolò Barbieri teorico e comico tore lo osteggi in questo proposito: nel 1619 il fi glio dell’Arte: un palinsesto europeo dal Seicento all’Ottocen- è rifi utato nonostante una raccomandazione medi- to («Franco Italica», n. s. [2001], nn. 19–20, pp. 207– cea; le sue richieste hanno fi nalmente esito nel 1625. 40), oltre che la più articolata edizione moderna de Egli stesso, secondo la tradizione (come in seguito un L’inavertito (v. qui oltre); le ultime scoperte biografi - altro moralizzatore del teatro, Riccoboni), è tentato che si devono infi ne alla pubblicazione delle lettere in dalla vita monacale, ma distolto dai suoi compagni. Comici dell’arte. Corrispondenze: G. B. Andreini, N. Si concorda che la morte di Barbieri avvenga a Mo- Barbieri, P. M. Cecchini, S. Fiorillo, T. Martinelli, F. dena nel 1641. BIBLIOGRAFIA: fra i contributi Scala, edizione diretta da S. Ferrone; a c. di Claudia storici si ricordano D. Ottonelli, Della Christiana Burattelli, Domenica Landolfi , Anna Zinanni, Firen- moderatione del theatro, ricordo primo, detto la qualità ze, Le Lettere, 1993, 2 voll. (I, pp. 171–187; e II, della commedia..., Firenze, 1646, passim; L. Allac- 33–37; a c. di C. Burattelli). ci, Drammaturgia, Roma, Mascardi, 1666, p. 179; 2. La maschera di Beltrame perderà in seguito questi L. Riccoboni, Histoire du théâtre italien depuis la tratti positivi di pater familias, quando nei due secoli décadence de la comédie latine..., Paris, Delormel, successivi verrà adottata come maschera dal carnevale 1728, pp. 57, 58; L. Moland, Molière et la comédie milanese: Beltramm de Gaggian (da Gaggiano, borgata italienne, Paris, Didier, 1867, pp. 145–160; A. Bar- della bassa milanese) o anche de la Gippa, per via della toli, pp. CXLIII, 91–101; Rasi, I, pp. 265–272; E. casacca, diventerà un contadino sciocco e fanfarone Rigal, Molière, Paris, Hachette, 1908, I, pp. 56–83; e genererà derivati come la corrispettiva femminile E. Re, La tradizione comica dell’Imprudente (Barbieri– Beltramina o l’ottocentesco Beltramino, non a caso Goldoni), in «Rivista Teatrale Italiana», VIII, 1910, sostenuto anche da Gigi Moncalvo fi no alla creazio- pp. 65–71; P. G. Stroppa, Comici dell’arte vercellesi, ne di Meneghino, suo successore uffi ciale. Folklore «Archivio della Società Vercellese di Storia e d’Arte», a parte, nonostante le biografi e riprendano spesso lo III, 1911, p. 463 (che riproduce integralmente la bio- stereotipo di un tipo precedente, sembra che Barbieri grafi a manoscritta in C. A. Bellini, Compendio delle ne sia l’eff ettivo creatore: l’attore stesso ne dà un ri- vite degli uomini, e donne illustri della città di Vercelli, tratto nel 1634 nel frontespizio de La supplica (v. qui fasc. 41); Enc. Spett., I, coll. 1480–1481; più recenti oltre); L. Riccoboni, ne l’Histoire du Th éâtre Italien, sono le note biobibliografi che in margine alle edizio- lo immortala fra i diciotto tipi fi ssi più importanti, già ni moderne de L’inavertito, rispettivamente a c. di L. a partire dall’edizione illustrata del 1730 (Paris, An- Falavolti e S. Ferrone (v. qui oltre, la nota relativa); dré Cailleau; il ritratto è di Charles–Antoine Coypel) in C. Molinari, La commedia dell’arte, scelta e in- e Sand (II, pp. 218–225) lo segue, sia nel ritratto che troduzione di C. Molinari, apparati di R. Guardenti, nel giudizio: «son habit n’est pas extraordinaire, et je Roma, Istituto Poligrafi co e Zecca dello Stato, 1999, crois que c’est un habit du temps, ou de peu devant. pp. 1095–1097; DBI, vol. 6, 1964, pp. 237–238 (A. Il a un masque, et c’est le même que celui de Scapin. Zapperi); un saggio in tre parti di E. Treves, Niccolò Beltrame, qui était Milanais, voulant parler la langue Barbieri detto il Beltrame comico del secolo XVII (di cui de son pays, en portait l’habit aussi». due già uscite in «Archivio della Società Vercellese di 3. Secondo Ottonelli (V, p. ), Barbieri non si Storia e d’Arte», V, marzo 1913, 3, pp. 708–715 e fece mai capocomico: Adolfo Bartoli (cit., p. CXLIII) VI, marzo 1914, 3, pp. 99–118 e destinate forse ad riferisce questa aff ermazione al periodo francese, fra il essere il nucleo di una prima biografi a di Barbieri) è 1625 e il 1628; forse più semplicemente qui Bartoli

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 91 allude all’ultima fase della carriera di Barbieri, a par- già pubblicata con lo stesso titolo da P. M. Cecchini tire dal suo rientro in Italia per il debutto de L’ina- (Lyon, Roussin, 1601; insieme con Aggiuntovi il modo vertito (1629), fase in cui si ricongiunse con antichi di ben recitare) e da G. B. Andreini (come allegato compagni dei Confi denti. de La saggia Egiziana, Firenze, Timan, 1604, sua pri- 4. Secondo E. Treves, rimase in Francia dal 1624 al ma pubblicazione in assoluto), dove l’attribuisce a un 1628; Rasi (cit., p. 266) riferisce come fosse uno dei «molto reverendo Padre teologo degli Andreini», pro- tre comici italiani più remunerati dal re di Francia: babilmente fratello di suo padre Francesco; Andreini con Giovan Battista Andreini e Francesco Gabrielli la ripubblica, con qualche integrazione, come Additur riceve 2400 lire (1200 al mese) per la tournée del pro veritatis elucidatione ex diversis Doctoribus Ecclesiae 1624. Sanctae Dei et aliis gravissimis patribus, in appendice 5. È Barbieri stesso a raccontarlo, ne La supplica. de Lo specchio, Paris, Calemont, 1625; e si ha anco- 6. In realtà, come abbiamo visto, a Ferrara, presso le ra notizia di un’altra edizione precedente a Barbieri, suore Agostiniane, prende i voti solo la fi glia; il fi glio questa volta anonima (Viterbo, Discepolo, 1611). Lo Vittorio Bernardino sarà accolto dai frati domenicani stesso Barbieri, dopo l’edizione di Genova (1627), la di Alessandria; va rilevato comunque, con Baldissone, riprende nel Discorso famigliare intorno alle moderne che ad Alessandria faceva capo tutto l’ordine dome- commedie (Venezia, Pinelli, 1628) e ancora nel 1636, nicano del Nord Italia e dunque, in ultima analisi, non più come anonima appendice, ma addirittura potrebbe non essere errata la destinazione fi nale di come cinquantanovesimo e ultimo capitolo della se- Ferrara indicata da Bartoli. conda edizione de La supplica (Bologna, 1636), con 7. Caterina Martinengo, fi glia di quel conte Fran- il commento integrale di Andreini, attribuendosi la cesco Gherardo Martinengo, cognato di Bartolomeo paternità di entrambi. La vicenda di questo Trattato Colleoni e fondatore del castello di Cavergnago, spo- (già segnalata da Ferrone e Taviani, e oggi riepiloga- sa quivi con gran pompa nel 1602 il marchese Ezio ta in N. Buommino, Lo specchio nel teatro di Giovan Bentivoglio di Ferrara; le sue nozze restano famose Battista Andreini, Roma, Accademia Nazionale dei per i tornei e gli spettacoli, segnalati dal podestà di Lincei, 1999, pp. 71–72), con tale disinvoltura riven- Bergamo fi no a Venezia, di cui forse rimane passione dicato _e senza reciproche smentite! _ dai tre autori, alla contessa. non può non far pensare a una sorta di comune stra- 8. Il crollo della Torre di Piazza, che con i suoi tegia moralizzatrice di questi che non a caso sono i 130 metri era il simbolo di Parma e probabilmente più rappresentativi di quella che si può chiamare «la all’epoca la torre più alta d’Italia, avvenne nel 1606; terza generazione» dei comici dell’Arte, quella che «fu di origine almeno ducentesca, sovrastava fi n dal prin- impegnata a trasformare in conquiste consolidate e cipio l’antico municipio; a base quadrata, con cuspide regolari gli eccezionali successi dei predecessori» (F. ottagonale, ricoperta di marmi e decorazioni, reggeva Taviani, voce Cecchini, Piermaria, in DBI, vol. 23, un celebre orologio con fi gure meccaniche, angeli e 1979, pp. 274–280). magi in movimento, al cui peso imponente si attri- 10. N. Barbieri, Discorso famigliare di Nicolo Barbie- buì dapprima il disastro; altri studi lo imputarono a ri detto Beltrame intorno alle moderne commedie, Ferra- una difettosa sopraelevazione o al ritardo nei lavori di ra, Suzzi, 1628; quasi contemporaneamente Barbieri manutenzione; il crollo causò la morte di decine di lo pubblica anche a Venezia (Pinelli, 1628). persone oltre che la dispersione dell’archivio storico 11. N. Barbieri, L’inavertito, Torino, s. t., 1629; e della città, ivi contenuto. Id., L’inavertito overo Scappino disturbato, e Mezzetti- 9. N. Barbieri, Trattato sopra l’arte comica, cavato no travagliato: comedia di Nicolo Barbieri detto Beltra- dall’opera di S. Tomaso e d’altri santi, Genova, Pavo- me, Venezia, Angelo Salvadori, 1630; edizioni curate ni, 1627. In realtà si tratta di un fl orilegio da San dall’autore, a sua detta, per ristabilire la paternità Tommaso, Sant’Antonino, Raniero Giordani da Pisa, di un canovaccio ormai troppo diff uso (oggi in A. Giovanni Viguerius, il cardinal Caietano e l’Armilla, Bartoli, cit., pp. 91–104). La commedia è stata più dapprima in latino; un’opera dal singolare destino, volte pubblicata in epoca recente: in Commedie dei

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 92 – Giovanna Sparacello comici dell’Arte, a c. di L. Falavolti, Torino, UTET, scelta e introduzione di C. Molinari, apparati di R. 1982, pp. 367–513 (dall’ed. del 1629); quindi in Guardenti, Roma, Istituto Poligrafi co e Zecca dello Commedie dell’arte, a c. di S. Ferrone, Milano, Mur- Stato, 1999, pp. 1093–1182). sia, 1986, vol. II, pp. 107–232 (dall’ed. del 1630); 14. N. Barbieri, La supplica ricorretta et ampliata. infi ne per la prima volta autonomamente, collezio- Discorso famigliare di Nicolò Barbieri detto Beltrame, nando i testimoni di entrambe le edizioni originali: diretta a quelli che scrivendo, o parlando trattano de’ N. Barbieri, L’Inavertito, a c. di G. Baldissone, No- Comici trascurando i meriti delle azzioni virtuose. Let- vara, Interlinea, 2002; quest’ultima edizione, fra l’al- tura per que’ galanthuomini che non sono in tutto critici, tro, integra e supera l’ampia bibliografi a sulle celebri né aff atto balordi, Bologna, Monti, 1636; su questa fi liazioni, da L’amant indiscret di Quinault (1654), edizione si modella una seconda edizione moderna a L’étourdi, di Molière (1655), fi no a L’imprudente, in Marotti–Romei, pp. 575–690; Taviani–Schino poi Il contrattempo, di Goldoni (1753), passando per infi ne dà notizia di un terza edizione storica (Bologna Dryden: v. ivi il saggio di I. Scanzio, L’inavertito 1638). oltre la Manica: fortuna del soggetto di Barbieri nel 15. G. D. Ottonelli, Della christiana moderatione teatro inglese, pp. 157–174; ma in proposito v. anche del theatro, uscì pochi anni dopo la morte di Barbieri C. Burattelli, L’eccezione e la regola nella commedia in cinque volumi: Libro I detto La Qualità delle Com- dell’arte: L’Inavertito di Nicolò Barbieri, «Ariel», II, medie (Firenze, Franceschini & Logi, 1646; 2° ed. gennaio–aprile 1987; e Id., L’emigrazione di un te- 1648); Libro II detto La Soluzione de’ Nodi (Firenze, sto dell’Arte: da L’Inavertito di Barbieri a L’étourdi di Bonardi, 1649); Libro III detto Le Risoluzioni di alcu- Molière, in Aa. Vv., Viaggi teatrali dall’Italia a Parigi ni Dubbi e casi di coscienza (Firenze, Franceschini & fra Cinque e Seicento, atti del convegno internaziona- Logi, 1649); Libro IV detto l’Ammonitioni a’ recitanti le, Torino, 6–8 aprile 1987, Genova, Costa & No- (Firenze, Bonardi, 1651); Libro V detto l’Istanza (Fi- lan, 1989. renze, Bonardi, 1652); nel 1655 tutti e cinque i vo- 12. Va dato atto a Bartoli di avere qui per primo lumi furono ristampati in 6 tomi (Firenze, Giovanni dubitato dell’attribuzione dell’Allacci e poi ripresa Antonio Bonardi; un’ampia antologia si trova oggi in fi no a tutto l’Ottocento: recentemente, sulla scorta Taviani, pp. 320–526). dell’ipotesi formulata per prima da Falavolti (op. 16. Le opere falsamente attribuite a Barbieri dall’Al- cit.), C. Burattelli ha defi nitivamente dimostrato lacci sono La Clotilda, commedia in prosa, Perugia, che l’omonimo in questione è il fi glio dello stesso eredi Tomassi e Zecchini, 1649; L’Oristilla, tragicom- Barbieri, Vittorio Bernardino, che appunto avviato a media in prosa, Perugia, eredi Bartoli e Laurenzio, carriera religiosa assunse per questa orgogliosamente 1649; Del principe Eleurindo di Persia, opera tragi- il nome del padre. ca in prosa, Perugia, s. t., 1649; La luce imporporata, 13. N. Barbieri, La supplica. Discorso famiglia- Tragedia di S. Lucia, in versi, Roma, Cavallo, 1651; re di Nicolò Barbieri detto Beltrame, diretta a quelli sulla scorta del medesimo equivoco, si aggiunsero in che scrivendo, o parlando trattano de’ Comici trascu- seguito Della Passione, opera scenica manoscritta; e rando i meriti delle azzioni virtuose. Lettura per que’ Le Pataracchie, Viterbo 1647, titolo rinvenuto nel galanthuomini che non sono in tutto critici, né aff at- catalogo manoscritto della Biblioteca Nazionale di to balordi, Venezia, Ginammi, 1634; questa prima Firenze. edizione è oggi parzialmente in E. Petraccone, La 17. L. Riccoboni, Histoire du théâtre italien, depuis Commedia dell’Arte. Storia tecnica, scenari, Napoli, la décadence de la comédie latine; avec un catalogue des Ricciardi, 1927, pp. 19–51; e integralmente e au- tragédies & comédies italiennes imprimées depuis l’an tonomamente in N. Barbieri, La supplica, discorso 1500 jusqu’à l’an 1660, Paris, André Cailleau, 1730– famigliare a quelli che trattano de’ comici, con studio 1731, p. 161 (v. anche la rist. anast. Torino, Bottega critico, note e varianti di F. Taviani, Milano, Il Po- d’Erasmo, 1968). lifi lo, 1971 (una scelta si trova ancora in Taviani– Schino, pp. 205–214; e in La commedia dell’arte, Roberto Cuppone

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BARESE FRANCESCO1. Fu questo un F. De Filippis–M. Mangini, cit.). Al Nuovo recitò da grazioso Pulcinella, che recitò per molti anni Zadir nella Dardanè di Fancesco Cerlone, con musica con applauso ne’ Teatri di Napoli2. A mancar di Paisiello. Nel carnevale del 1773 fu Mossiù le Blò venne con danno dell’arte, e dispiacere de’ nella Finta parigina di Cerlone, musicata da Cimaro- suoi amici intorno all’anno 1777. sa; in primavera fu interprete del Barone nel Tamburo di G. B. Lorenzi, per musica di Paisiello, e in estate Note recitò nel ruolo di Bretton nell’Innocente fortunata, 1. Anche Barrese. Fu Pulcinella, cantante, generico opera di un librettista anonimo musicata da Paisiello. e Caratterista nelle opere buff e. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, pp. 272–274; S. Di Giacomo, Storia del Tea- Giovanna Sparacello tro San Carlino, 1738–1884, Milano, Sandron, 1924 (4° ed.), pp. 96, 138–140, 179; B. Croce, I teatri di Napoli, a c. di G. Galasso, Milano, Adelphi, 1992, BARGA, Comico, che recitò da Pantalone in pp. 215, 226 (1° ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891); F. varie Compagnie, e trovavasi l’anno 15831. De Filippis–M. Mangini, Il Teatro «Nuovo» di Napo- in quella d’Adriano Valerini allora quando in li, Napoli, Arturo Berisio Editore, 1967, pp. 72–74; Milano uscì il Decreto di San Carlo Borro- Enc. Spett., I, col. 1500. meo, che si potessero recitar Commedie nella 2. Barese recitava con il ventisettenne Di Fiore nella sua Diocesi; il qual fatto si narrerà per esteso compagnia che nell’aprile 1739 rappresentava com- nella notizia del Valerini suddetto. Il Barga medie burlesche in un giardino fuori porta Capuana conservava anche ai tempi di Beltrame alcu- (il Giardeniello). Il giovane Barese, primo Amoroso, ni di que’ Soggetti, o Scenarj di Commedie divenne poi Pulcinella. Fu scritturato per il carnevale sottoscritti, e licenziati dal Santo Cardinale2. del 1746 da Agostino Valle, padrone del Teatro alla Valle di Roma, che aveva perso il Pulcinella Barto- Note lomeo Cavallucci. Nel novembre del 1745 si trovava 1. Giacomo Braga (Francesco per Leonelli), ferrarese, già a Roma, ma fece poi sapere all’impresario di non Pantalone, fu nel 1591 con Ausoni e Giovan Battista poter lasciare Napoli perché scritturato in un’altra Rigetti di passaggio a Mantova e nel 1614 nella com- compagnia. Di Giacomo, cit., menziona come fonte pagnia degli Uniti. Nel gennaio 1619 il Martinelli un documento d’archivio che non specifi ca tuttavia il aveva pensato di contattarlo per una tournée in Fran- nome della compagnia; egli ipotizza che si tratti della cia. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, p. 503 (Braga Giaco- compagnia di stanza al Teatro della Cantina ed esclude mo); Leonelli, I, p. 175; Enc. Spett., II, col. 975; che possa trattarsi di quella del San Carlino, nel quale Comici dell’arte. Corrispondenze, a c. di C. Burattelli, nel 1745 recitava come Pulcinella il Di Fiore. Bare- D. Landolfi , A. Zinanni, Firenze, Le Lettere, 1993, se rimase a Napoli solo per quell’anno perché il Valle vol. I, p. 292; Archivio Herla, Braga. fece valere i suoi diritti rivolgendosi al Duca di Salas. 2. Tutta la notizia riprende quanto scritto da Nicolò L’impresario di Napoli venne risarcito per la perdita Barbieri ne La supplica ricorretta et ampliata, discorso con l’obbligo di aiutare fi nanziariamente la famiglia famigliare di Nicolò Barbieri, detto Beltrame, Bologna, di Barese rimasta a Napoli. A Roma Barese smise la per G. Monti, 1636. L’edizione moderna, esemplata maschera per fare il generico e il Caratterista nelle sull’editio princeps Venezia, Ginammi, 1634, contie- opere buff e. Alla Cantina egli venne sostituito come ne le varianti dell’edizione del 1636: N. Barbieri, Pulcinella da Vincenzo Cammarano. Ritroviamo trac- La Supplica discorso famigliare a quelli che trattano de’ ce della sua presenza a Napoli (Teatro Nuovo) nella comici, con studio critico e varianti di F. Taviani, Mi- primavera del 1772 (cfr. Di Giacomo, cit. p. 140, che lano, Il Polifi lo, 1971. La Supplica ricorretta è edita si rifà a F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i inoltre in Marotti–Romei, pp. 575–690. Sull’epi- suoi conservatorii, vol. 4, Napoli, Moraio, 1880–1882 sodio e le varie interpretazioni dell’atteggiamento di (rist. anastatica Bologna, Forni, 2002, vol. 4); v. anche Carlo Borromeo nei confronti dei comici v. R. G.

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Arcaini, I comici dell’arte a Milano: accoglienza, so- esponendosi fra gli Accademici dilettan- spetti, riconoscimenti, in La scena e la gloria. Dramma- ti della sua Patria. Dopo varie alternative e turgia e spettacolo a Milano in età spagnola, a c. di A. d’Arti, e d’impieghi, avendo questi ultimi Cascetta e R. Carpani, Milano, Vita e Pensiero, 1995, sostenuti specialmente per molti anni nella pp. 265–326: 272–273, 312–319. Casa Senatoria Aldrovandi, passò a far il Co- mico nella rinomata Compagnia d’Antonio Giovanna Sparacello Sacco, e gli resta pur anche l’appostagli no- minanza di Menghino degli Aldrovandi. Sono da nove anni, che si esercita in quella Truppa, BARRA MATTIA Napolitano1, ebbe gl’in- ed è un Comico pieno d’abilità, e pressocché segnamenti nell’Arte Comica da Ciccio Bal- universale. Egli si adatta a fare i caratteri ca- do2, e riuscì grazioso nella parte del Pulci- ricati egualmente, che le cose serie; e nelle nella3 quanto il suo Maestro. Viveva questo tragiche parti di Tiranno si fa distinguere, ed Commediante intorno al 16704. applaudire. Chi lo ha veduto rappresentare Farasmane nella Tragedia di Radamisto, e Ze- Note nobia2, non ha potuto far a meno di consi- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, p. 277; B. Croce, I te- derarlo per un ottimo Recitante. La di lui atri di Napoli, a c. di G. Galasso, Milano, Adelphi, plausibile abilità viene altresì coronata dalla 1992, p. 120 (1° ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891); V. probità de’ suoi onorati costumi, i quali lo Viviani, Storia del teatro napoletano, Napoli, Guida, rendono grato a’ suoi Amici, e lo caratteriz- 1969, p. 175. zano per un vero modello de’ Comici one- 2. Si veda ad vocem in queste Notizie. sti, e degli uomini dabbene3. Recita qualche 3. Secondo Viviani, cit., Matteo Barra, Pulcinella volta da Dottore; ma ciò è una giunta sopra dopo Andrea Calcese e Antonio D’Anna, non lasciò la derrata. Vive contentissimo da molti anni mai Napoli. colla Moglie, Madre de’ Comici Merli4, da 4. La fonte potrebbe essere B. De Dominici, Vite de lui sposata in secondo voto. Ha ereditato dal pittori, scultori e architetti napoletani, Napoli, Ricciar- di lei Fratello Sacerdote: e in oggi conta l’an- di, 1742–1763, vol. III, p. 82, dove il nome di Mat- no quarantesimo dell’età sua. tia Barra, associato a quello del suo maestro Ciccio Baldo, ricorre a proposito dell’attore Michelangelo Note Fracanzano. La ristampa anastatica dell’opera di De 1. Vi nacque nel 1742. BIBLIOGRAFIA: Rasi, Dominici è stata edita a Bologna da Forni nel 1979; I, pp. 277–278; Leonelli, I, p. 89; Enc. Spett., I, un’edizione commentata dei tomi I e II, a c. di F. Sric- coll. 1587–1588; A. Colomberti, Dizionario biogra- chia Santoro e A. Zezza, è stata pubblicata a Napoli, fi co degli attori italiani, a c. di A. Bentoglio, Roma, Paparo edizioni, 2003. Cito inoltre l’edizione a c. di Bulzoni, 2009, I (A-L), p. 111. Raff aele Schettini, (So.gra.me, 1980) con pagine scel- 2. La tragedia, scritta da Prosper Jolyot de Crébillon, te e annotate da F. De Filippis. Il passo è riportato fu tradotta da Carlo Innocenzo Frugoni e apparve da B. Croce, Teatri di Napoli, a c. di G. Galasso, per la prima volta nella raccolta del bolognese Lelio Milano, Adelphi, 1992, pp. 120–121 (1° ed. Napoli, dalla Volpe nel 1724. Fu ristampata più volte singo- Luigi Pierro, 1891). larmente (Firenze, presso Andrea Bonducci, 1756; Lucca, presso Francesco Bonsignori, 1779) e in diver- Giovanna Sparacello se raccolte (Biblioteca Teatrale Italiana, Lucca, presso Giovanni della Valle, 1762; Biblioteca Teatrale Della Nazione Francese, Venezia, Curti, 1795; Il Teatro Mo- BARSANTI DOMENICO Bolognese1. derno Applaudito, Venezia, presso Antonio Fortunato Ebbe i suoi principi nell’Arte del recitare Stella, 1798).

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3. Carlo Gozzi, che lo defi nisce «valente comico a proposito un panegirico, che diverebbe della Compagnia medesima, e utilissimo Attore […] con mio discapito un biasimo in vece di una buon’uomo, e semplice» (Gozzi, Memorie inutili, lode. Parlando di me, intendo solo di lasciare t. II, II, XVII, pp. 514–515), narra del raggiro subito in queste Istoriche Notizie una memoria a’ dal comico per opera di Carlo Coralli. Quest’ultimo, posteri della mia buona volontà d’imparare licenziato da Antonio Sacchi per motivi economici a non essere aff atto inutile al Mondo, e di (secondo Coralli invece il motivo sotteso al gesto del far conoscere chiaramente che giammai non capocomico era la gelosia nei suoi confronti per l’assi- istetti ozioso, e che dell’ozio fui anzi intera- dua frequentazione con Teodora Ricci–tesi che anche mente nemico. Molti Scrittori lasciarono di il Gozzi delle Memorie inutili sembra condividere–) lor medesimi la vita difusamente dalla pro- mente a Barsanti avvertendolo che Sacchi intende pria penna compilata; e specialmente Gior- congedarlo e lo incita ad anticiparlo, per evitare che il gio Vasari colle Vite insieme degli Artefi ci licenziamento possa procurargli scarso credito presso del disegno lasciò la sua1, e non mancarongli le altre compagnie. Domenico segue il consiglio ma seguaci in tale risoluzione, poiché dopo la il capocomico, stupito delle dimissioni, ne chiede il di lui morte molti altri fecero lo stesso; ed motivo e, avendo capito il raggiro operato dal Coralli, anche Giovanni Pietro Zanotti nella Storia invita l’attore a narrare i fatti al conte Gozzi; l’episo- dell’Accademia Clementina compilò le sue dio si conclude positivamente e Barsanti rimane nella proprie notizie, che si leggono con piacere, compagnia. da chi sa, e da chi intende, che l’unica mer- 4. Madre di Cristoforo e Giovanni Merli. Racconta cede d’uno Scrittore si è la durevolezza della il Colomberti a completamento delle notizie di Bar- propria memoria2. Dietro le traccie d’Uo- toli: «Dopo quella del Sacco, passò nella Compagnia mini così dotti se anch’io lasciar voglio delle formata dal grand’artista Petronio Zanarini e quindi mie operazioni la ricordanza, lo faccio solo con quella del Fiorilli e del Pellandi e cessò di vive- per non mancare al buon ordine di questo re in Venezia al principio di questo secolo, all’età di Libro, il quale come Comico fra’ Comici era 65 anni, da qualche tempo ritirato dalle scene con la pur giusto che si ragionasse, e senza punto sua famiglia», cit. p. 111. temere della maldicenza i velenosi detti, nè le derisioni degli sciocchi darò principio in Giulietta Bazoli questo modo a parlar di me stesso. Furono miei Genitori Severino Bartoli, e Maddalena Boari, BARTOLI FRANCESCO. Sembrerà strano a taluno, che di me stesso parlando in queste Povera in vero, ma onorata Gente3. notizie, cerchi in mezzo degli altri Comici d’avere anch’io un luogo onorato, onde stabi- Nacqui la notte delli 2 Dicembre l’anno del lire una riputazione al mio nome pari a quel- 17454. Fui battezzato co’ nomi di France- la di tanti in questa Opera mia degnamente sco Saverio in onore della Festività di quel encomiati. Qual io mi sia nella Comica Pro- Santo, che alla mia nascita succedeva. Fui fessione non so ben dirlo, e lascierò ch’altri il allevato, ed educato dalla mia propria Ma- dica, non essendo mio pensiero di farmi co- dre, la ricordanza delle cui morali virtù sarà noscere per valente Commediante allorché sempre tenerissima al mio cuore. La Maria forse i miei demeriti nell’Arte del Teatro po- Fabri mi fu Maestra nell’insegnarmi a legge- trebbero distruggere quella vantaggiosa opi- re, e Giovanni Battista Tinti mi addestrò a nione, che di me medesimo cercassi d’insi- tenere in mano la penna. Passai alle Scuole nuare nella mente dei Leggitori. Non sono sì Pie in età d’anni sette; e null’altro v’appresi stolido, nè immodesto di voler tessermi male che l’aritmetica per il corso di quattro anni,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 96 – Giovanna Sparacello che volentieri le frequentai. Un mio Compa- poi fatta la rappresentazione, ed io non cu- gno seco dalle Scuole mi trasse ad esercitare rai più tale mio manoscritto, e non ne serbo l’Arte dell’Intagliatore in legno nella Bottega in mente che la memoria. Fui appassionato d’un di lui Zio materno. In vece dell’intaglio amatore delle egregie Pitture della mia Pa- facevami il Padrone imparare a tirar nella tria, e cercai d’erudirmi intorno agli Autori sega tutto il giorno; e ordinavami sovente di di esse e piacquemi d’esaminarle, e di rico- nettar il suolo dalle piallature di legno, tra- noscere le diverse maniere della Scuola Bo- sportandole a casa sua gentilmente sulle mie lognese. Mi posi in appresso a recitare nelle spalle dentro il Corbello. Nulla si confaceva Commedie, e la prima parte in cui m’esposi alla mia debole complessione, nè al mio ge- in privato Teatrino fu il Don Ramiro nella nio una vita sì faticosa, e dopo d’avere in essa Vendetta Amorosa del Signor Abate Pietro impiegati sei Mesi fui condotto da un mio Chiari. Insieme poi con Cristoforo Merli, Fratello nel Negozio di Libri accanto all’Ar- con Orazio Zecchi, con Giuseppe Pianizza8, chiginnasio perchè l’arte del Librajo appren- e con altri accademici dilettanti recitai il Car- dessi. Era questo di ragione degli Eredi del nevale del 1766 nel nobile Teatro de’ Signo- Dottor Francesco Argellati, rimasti sotto la ri Venenti; e sostenni il Don Gherardo nel tutela della propria Madre la Signora Ma- Torquato Tasso; Flamminio nel Cavaliere e la ria, bella e gentil Vedova di lui assai nota in Dama; Don Claudio nel Cavaliere di Spirito, Bologna5. Trovai gli Agenti di esso Negozio Commedie tutte del Goldoni; e Zopiro nella molto onesti, e sotto la loro Disciplina im- Pamela Schiava Combattuta rappresentazio- parai a legar libri, ma feci una buona prati- ne del Nobile Signor Carlo Lanfranchi Rossi ca intorno alle migliori edizioni avute mai di Pisa9. Fu fatta in tal tempo una sgraziata sempre in istima dai Letterati. Era il negozio Satira a tutti i privati Teatri della mia Patria ognora frequentato da’ Pubblici Lettori delle composta di versi in prosa fatta da un sordo vicine Scuole, e da altre dottissime Persone, Argentiere, che avvezzo a maneggiare gli or- e in virtù de’ loro scientifi ci ragionamenti mi digni della sua Offi cina, pratico non era poi a apersi l’intelletto a qualche studiosa cogni- tenere in mano la penna, che per iscrivere la zione, e presi un infi nito amore alla lettura lista delle some di carbone, che annualmente di qualsivoglia Libro Italiano che capitas- per la fucina si provvedeva dal suo Padrone. semi per le mani, purché trattasse di stori- Io prendendo la difesa di tutti i soggetti in ca erudizione, e di poetica facoltà. Il Padre essa Satira derisi, risposi all’insolente Satirico mio quantunque esercitasse l’arte meccanica imperito e lo feci con un buon numero di del Macellajo, pure dilettavasi grandemen- stanze in ottava rima, benchè sarebbe sta- te di leggere i migliori Poemi in nostra lin- to più conveniente in terzine; e l’eseguj per gua composti, ed essi libri io pure leggendo quanto mi pare anche adesso, con qualche m’invogliai talmente di verseggiare che feci sale; ma di quel componimento non ne ser- malamente qualche Sonettuccio. Dal picco- bai copia alcuna; e solo mi sovviene, che l’ul- lo Libretto di Loreto Mattei intitolato Arte tima ottava fi niva con questi due versi del verso Italiano6 appresi in miglior modo a far versi, e scrissi dopo alcuni anni in metro Sol ti rammenta, che un superbo sei sciolto una Tragicommedia detta la Favola pien d’ignoranza, e di pensier Plebei del Corvo; che vidi rappresentare con altro originale dalla truppa d’Onofrio Paganini7; e La ventura primavera passai a Venezia con ciò feci perchè si recitasse da una radunanza Luigi Guidotti Librajo e Stampatore Bolo- di Giovani miei amici de’ quali io ero capo, e gnese, ad oggetto di servirli per esplicatore direttore. Ma per alcuni accidenti non ne fu d’una sua macchina Ottica, cosa Pittoresca

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 97 assai bella, la quale si faceva vedere pubblica- Rossi, che trovavasi in Modana con la sua mente nel Palazzo Beregani in Campo a San- Compagnia, e mi stabilì seco abbisognando ta Maria Formosa10. Dimorando in quella appunto d’un Innamorato. Fui a Verona, a Dominante scrissi un altro Componimento Livorno, e a Parma con essa decorosa Trup- in ottava rima intitolato Gli amori d’Armin- pa per quel primo comico anno. Nell’anno do non corrisposti dalla Pastorella Clori11; e appresso restando pure col medesimo Ros- tornato a Bologna ai primi giorni d’Agosto si, andammo nel Mese di Luglio a Milano; ne diedi copia ad un amico, e smarrito l’ori- e qui dopo d’aver scritto un Fatto d’Amore ginale più non vi pensai. Mi ricordo ora sol- espresso in venti sonetti; che poi diedi alle tanto, che dopo l’invocazione incominciavo fi amme, fui preso dai lacci d’una novella a narrare il fatto con questa ottava Taide, che tenendomi in amorosa schiavitù qualche tempo, mi convenne abbandonare Era l’ora, che il Sole in grembo a Teti la Compagnia: ma riavuto il chiaro lume riede di nuovo a riposar già stanco, della ragione ottenebrata dal senso, infransi quando Armindo gentil, che i giorni lieti le mie catene, e ad altri Comici unendomi seco traeva senza molestie al fi anco, passai a Genova per quell’Autunno, e nel se- passò laddove taciturni, e quieti guente carnevale 1769 mi trasferj a Ferrara. della Senna famosa al lido manco Il Rossi sapendo agli errori della gioventù riconducean Pastori, e Pastorelle dar facilmente perdono, accolsemi novella- al rusticano ovil le bianche agnelle. mente nella sua Truppa, in cui essendo allora entrata la Teodora Ricci, ebbi occasione di Nel seguente mese di Settembre mi partj di prestarle la mia assistenza intorno alle cose bel nuovo da Bologna in compagnia di certo dell’Arte, e nascendo in noi a vicenda una Francesco Peli che fa il Comico anch’oggi, geniale inclinazione ci unimmo in matrimo- conducendo una piccola Truppa castelleg- nio nella Città di Genova il dì 5 novembre giante12. Giunti a Rovigo ci unimmo ad altri del suddetto anno 176913. L’anno appresso Comici, che colà ci attendevano, e andam- colla medesima unione del Rossi mi trasferj mo a recitare quell’Autunno in Monselice a Torino, ed ivi la Moglie mia diedemi un Castello del Padovano. Così incominciai ad fi glio, a cui volli imporre i nomi di Giacin- esercitarmi nella Comica Professione, pas- to Alessio Felice. Nel seguente 1772 passai sando il Carnovale del 1767 a Montagna- colla Compagnia d’Antonio Sacco, quanto na, e fui molto in quei luoghi ben veduto, per mia Moglie favorevole altrettanto per me e compatito recitando nel carattere da In- dannosa; poiché essendo namorato confacente più d’ogn’altra cosa al mio ingegno, e alla mia abilità appropria- “O malvisto, o mal noto, o malgradito”14, to ( * ). Tornai la Quaresima in Patria, e con Girolamo Sarti detto Stringhetta che fa l’Ar- fu la mia abilità trascurata, ebbi a soff rire de’ lecchino mi partj nuovamente dopo Pasqua travagliosi disgusti, e perdendo la quiete per- di Resurrezione per Sassuolo illustre Terra si nel tempo istesso pur troppo gran parte del Modanese; ed ivi recitai più d’un Mese. della Salute ancora. Pensai frattanto, onde Venne ad ascoltarmi il Capo Comico Pietro trovar qualche calma alle mie inquietudini, di sollevarmi lo spirito scrivendo alcuna Tea- trale Rappresentazione. Nello spazio d’undi- ( * ) Non ha riguardo l’Autore a narrare questi bassi ci Mesi, cinque ne scrissi, e furono esse il principj di se stesso, quantunque gli abbia in altri volon- Mago Salernitano Commedia d’argomento tariamente taciuti. magico, che vedrà la luce fra poco; Fiorlinda

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Principessa di Gaeta Azione Scenica stampata bagnato dalle Sacre acque; e una femmina, in Venezia per Modesto Fenzo nel 177215, La che nacque in Bergamo nel 1772 che fu bat- Sepolta Viva Commedia stampata in Parma tezzata col nome d’Isabella19, e che seco partì da Filippo Carmignani nel 1773, Il Silenzio per Francia; essendo a me rimasto Giacinto ovvero l’Erasto Tragicommedia impressa in il maggiore. Andando mia Moglie a cercar Vicenza, ma colla data di Padova nel 178016 miglior Sorte nella Truppa Italiana di Parigi, e Le Metamofosi d’Ovidio Favola rappresen- io rimasi in Italia per far educare il fi glio, e tativa inedita tuttavia. Nell’accennato 1773 per procurare a me stesso il necessario mio scrissi in Parma a requisizione d’Antonio sostenimento. Alienatomi dalla Truppa Sac- Sacco una Commedia tratta dallo Spagnuo- co, insieme con Luigi Perelli mio amico, ri- lo, che intitolai: Il Finto Muto, ovvero il Mez- tornai seco con quella di Pietro Rossi, onde zano de’ proprj aff ronti, non per anche da me per necessità allontanandomi da Venezia più pubblicata. Queste Rappresentazioni furono non ebbi campo di proseguire la pubblica- tutte da me scritte in versi sciolti, a riserva zione della mia Notizia Pittorica, che dal va- del Silenzio, che piacquemi di dettarla in sto ultimato Manoscritto scorgesi non poter semplice prosa. Rinovatosi intanto in me ridursi a meno di dodici volumi eguali ai due l’aff etto per la pittorica erudizione, e deside- comparsi in luce; e se Iddio vorrà conservar- rando una piena cognizione di tutto il più mi in vita saranno tutti un giorno da me bello, che trovasi dalle Arti del disegno pro- pubblicati a benefi zio degli Artefi ci del dise- dotto nelle Città d’Italia, imaginai, e risolsi gno, de’ Viaggiatori, e de’ dilettanti. Dopo di compilare una Notizia, che generalmente dunque d’essere stato sei anni nella Compa- m’additasse non solo l’Opere, ma gli Autori gnia di Antonio Sacco, eccomi di nuovo in ancora di esse, che a gran dovizia sparse ri- quella di Pietro Rossi a sostenere con miglior trovansi per tutta questa bella parte d’Euro- coraggio il carattere dell’Innamorato nella pa. Datomi di buon proposito a travagliarvi, Primavera dell’indicato 1777. Spirata quella la condussi a fi ne in meno di cinque anni e stagione passai a Piacenza, ed ivi feci un’esat- dopo d’aver pubblicata per saggio di essa col- ta descrizione di quella Città a vantaggio le stampe di Carlo Bressan in Vicenza la bre- dell’Opera mia universale. In Colorno, e in ve Descrizione di Bergamo in un piccolo li- Parma passai l’Estate, e mi applicai a scrivere briccino in dodici dedicato da me al Nobile un’infi nità di Sonetti sopra varj argomenti, Signor Conte Giacomo Carrara Gentiluomo co’ quali, uniti a molti altri fatti prima, e Bergamasco17, colla data de’ 15 luglio nel dopo, ho formato un Libro, che anche ma- 1774, stampai due Tomi dell’Opera in Vene- noscritto porta per titolo: Rime di Francesco zia per Antonio Savioli in forma d’ottavo; il Bartoli Comico distinte in Sonetti Amorosi, primo nel 1776 pur dedicato al suddetto Varj, Encomiastici, Critici, Sacri, e Morali. Gentiluomo, e il secondo nel 177718. In con- Nella stessa Città s’impresse allora per Filip- siderazione di quest’Opera mia fui onorato po Carmignani un mio Libriccino in forma con mio rossore dell’ampio Diploma di So- di ottavo intitolato: Sonetti in lode di Mada- cio d’onore de’ Signori Accademici Clemen- migella Elisabetta Mariani detta l’Ungarese tini della mia Patria, grazia certamente da valorosissima giocatrice d’equilibrj, e suonatri- me non meritata, e di cui n’andrò per sino ce di musicali Strumenti sopra il fi lo di ferro. ch’io viva lietamente contento. Nel medesi- Passai l’Autunno a Modana, e mi trattenni mo anno 1777 partì mia Moglie per Parigi, e in Firenze il Carnevale del 1778. Qui mi die- sarà bene, ch’io avverta chi legge che altri di a scrivere un componimento in ottava due fi gli aveami dati; un maschio in Verona rima diviso in tre Canti intitolato: I Piaceri nel 1771 che morì dopo d’essere stato Amorosi. Convien pure ch’io confessi, che in

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 99 questa Operetta (in cui il libertinaggio, e l’Arte, per uso mio, e per uso d’altri; un’im- l’oscenità vi spaziavano a loro voglia) aveva mensità di Manifesti tutti mandati alla stam- io nell’arte del poetare superato me stesso. pa per invitare il Popolo al Teatro; e piacemi Ma pensando, che per quanto fosse stata ac- solo di calcolare qualche cosa due Volumi di cetta agli Uomini Mondani, altrettanto dalle Lettere, che si trovano presso del Capo Co- Persone saggie, e morigerate sarebbe stata mico Luigi Perelli perchè scritte da me a abborrita, e biasimata, dopo averla tenuta da nome suo a Cavalieri suoi Protettori, a Dame circa due anni io la distrussi, nè d’essa reste- sue Benefattrici, a proprietarj di Teatri, a Di- rà, che su queste carte la memoria ad esem- rettori di Spettacoli, ad Impresarj, e ad infi - pio degli Scrittori scostumati, i quali dovreb- niti Comici da lui trattati, e stabiliti per la bero qual’io far rifl esso, che s’anche può sua Compagnia. Trovomi anche aver fatto acquistarsi con uno Scritto osceno in mezzo un Dramma intitolato: La Villana Marchesa, a’ Poeti una lode fi orita, tutta viene a ridon- che m’uscì dalla penna in soli otto giorni, e dare in pregiudizio dell’anima, e che vanitas che serbo per qualche Impresario di Opera vanitatum, et super omnia vanitas. In Livor- in Musica, che ne volesse far uso. Alla produ- no la seguente Primavera composi molte zione della maggior parte degli Scritti miei Stanze in decima rima, invenzione mia pro- esistenti, e distrutti ne fu sempre testimonio pria, nè da altri in un lungo componimento l’amico mio Giuseppe Gualandi Rammenta- giammai usata. Alludono queste alla Festa di tore nella Compagnia Perelli, Uomo d’abili- Carrozze, e Maschere seguita con sì gran tà per l’Arte sua del suggerire, che sa la Lin- pompa nel Giovedì Grasso sul Corso di Fi- gua Latina, che professa la Musica suonando renze, e portano esse appunto per titolo: Il il Gravicembalo, e l’Organo a perfezione; e Corso di Firenze20. Nell’Autunno appresso che delle Lettere Umane sa quanto basta per compilai in Lucca la Descrizione di quella mostrarsi nelle occasioni illuminato, ed in- Città; e lo stesso pur feci in altro tempo in gegnoso. Ciò sia detto non solo per render a Trento, e in Roveredo; come pure in Pesaro, lui in qualche modo un grato riconoscimen- in Sinigaglia, in Ancona, e in altre Città della to alle usatemi attenzioni, e specialmente per Romagna. Erano scorsi da circa otto anni, avermi con accuratezza copiato da’ miei ma- ch’io aveva imaginato di volere ad imitazione noscritti tutto l’Originale di queste Comiche dell’Abbicidario Pittorico formarne uno, che Notizie; ma così esigendo il suo merito, e de’ Comici più rinomati in buona guisa ra- così volendo la mia doverosa gratitudine. gionasse, quando sul principio di quest’anno Ora che dell’Opere mie diedi quella contez- 1781 dopo d’essere ritornato da Inspruch mi za, che basta per far conoscere, che già mai cadde nel pensiero, stando in Pesaro il Car- non mi piacque di starmi ozioso, e che delle nevale, di volermici assiduamente impiegare, Lettere fui se non coltivatore amatore alme- e preparati i materiali che all’uopo mio abbi- no; proseguirò a dire alcuna cosa intorno alle sognavano, mi diedi con esatta cura ad esten- mie imminenti risoluzioni. Sono queste di- dere queste Notizie Istoriche, che oggi com- rette a levarmi dal Teatro, dopo il vegnente pariscono al Mondo, e che da me in meno Carnevale del 1782 per darmi ad una vita d’un anno con sudata fatica ebbero un feli- più metodica, e quieta, tornando ad esercita- cissimo compimento. Questo è tutto ciò, re la prima arte mia del Librajo mercantil- che pur feci sin qui coll’opera della mia pen- mente, e dando per sempre un addio alla na, compiendo appunto a questo giorno Comica Professione. Mia moglie, già ritor- ch’io scrivo l’anno trentesimo sesto dell’età nata da Parigi vuolsi ancora far veder sui Te- mia, non contando io molti Prologhi, e Li- atri; nè io penso d’oppormi alla di lei volon- cenze, alcuni Brindisi, e premeditati per tà, giacché tende all’avanzamento delle sue

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 100 – Giovanna Sparacello fortune, che mai non volli ad essa attraversa- tutti gli dan, nè vanno i colpi a vuoto. re. Nella notizia di lei sotto l’articolo di Ricci 4. Sì, Stanze Bartoliane queste mie Bartoli aggiungerò alcuna cosa sopra tale si appelleran di dieci versi fatte. proposito; dando fi ne a questo forse troppo Il ritrovato è mio, non son bugie: nojoso racconto unendo qui per un saggio chi le feo pria di me? Da chi le ho tratte? della mia debolissima Musa il Componi- Le rime non saran quinci restie mento del Corso di Firenze, che per essere e né stentate, nè false, o mal adatte. nel metro, e nella materia aff atto nuovo po- Due di più nelle solite armonie trà, come io spero, meritare da’ Benigni Leg- m’usciran dalla penna piatte piatte. gitori qualche gentile, o favorevole Sì piano il vo’; non vo’ tronco il mio verso accoglimento21. non pedantesco, non tropp’alto, e terso. 5. La via battuta dal mio caro Ariosto mi piace assai, ma o Dio! come seguirlo! IL CORSO DI FIRENZE Non ho che il fumo, e son senza l’arrosto nel mio banchetto, e qui come imbandirlo? STANZE Ma già che in mente il gran pensier m’ho [posto, 1. Vorrei donar all’Italiane Muse il vo’ appagar, se seppi concepirlo. un nuovo parto del mio tristo ingegno. Chi m’ascolta non movasi dal posto, Ma temo, che di presunzion m’accuse più avanti si faccia a meglio udirlo chi sa occupar tra’ Vati un posto degno. spiegar col fatto; che m’accingo intanto Le voglie mie saran dunque deluse ad accordar la cetra al nuovo Canto. e fi a temenza tal forte ritegno 6. Ma, che degg’io cantar? D’arme, o d’amori? a quell’ardir, che nel mio petto infuse No, di ciò n’abbiam piene mille carte. l’almo Sovrano del Castalio regno? Non vo’ che suonin bellici furori No, no, bramo cantar; dica chi vuole: per far vedere umane membra sparte; fatti far voglio, s’altri fan parole. né vo’ parlar di tenerelli ardori 2. L’Ottava rima fu da molti usata, che veggon suscitarsi in ogni parte. ed è già vecchia omai, com’Ida e Troja. D’un dì del Carnovale i bei splendori Pens’io di far la giunta alla derrata, descriver voglio adesso a parte a parte, e poiché di cantar mi vien la foja, se Talia di Commedie la maestra, farò la stanza lunga, e più spiegata, mia penna reggerà che ho nella destra. unendo altri due giunchi a simil Stuoja; 7. Nella scorsa stagion, che al ballo invita e rida pur di ciò la mia brigata ed infonde nel cor gioje, e trastulli che in vece di rancor io n’avrò gioja. io mi trovai nella Città fi orita Se non mi vuole udir, vada; io la mando, che non cede alla patria dei Luculli22. ch’anche da me mi godo andar cantando. Alla grandezza sua la fama ha unita 3. Vo, che si chiamin Stanze Bartoliane di vantar nel suo sen nuovi Catulli; queste, ch’io comporrò di mia invenzione. e in oggi la sua gloria è poi compita Barbare non saranno, oscure, o strane avendo per Sovrano23 un che i Tibulli da movere fra i dotti alta quistione. vince in saver, nel bel parlar gli Evandri, Amor di novità mi fa stamane e in giustizia, e prudenza gli Alessandri. cantar in metro tal sul colascione, 8. Città felice a cui provvido il Cielo nè per ciò creder vo’ d’aver del cane fra tanti doni suoi le unì il più grande sorte egual nel castigo, o derisione, in cui un Pincipe, cui benigno zelo che s’un comincia a dir dagli, il percuoto, de’ Cittadini a pro coltiva, e spande.

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Che in fresca età mostra canuto pelo 13. Che troppo vi vorrebbe in degna guisa nell’Opre sue famose, e memorande; voler narrar le glorie, i merti, i fregi che squarciando a doppiezza il fosco velo del gran Pietro Leopoldo, e di Luisa26 sa il vile consolar, e onora il Grande; tralcj congiunti a Imperatori, e Regi. che premia la virtù, che il vizio atterra; E se in lor due lo sguardo mio s’affi sa e che a ragion può dirsi un Giove in terra. fa sì, che i carmi miei punto io non pregi; 9. Parlo di quel Leopoldo, a cui l’Etruria ma scorgendoli inetti, indotti, e vani Tanto deve a quest’ora, e tanto aspetta poco oserò ridir de’ due Sovrani. dall’amor suo, se non soff rendo ingiuria 14. Era l’ora, che il Sol verso l’occaso dal Tempo edace24, i suoi vassalli alletta. sferza i corsier per gir di Teti in seno Egli vigile all’Arti, ed alla Curia, quando dal mio pensier fui persuaso molto poi fa se poco anco prometta. di gir del Corso in sul passeggio ameno. Sa por compenso allor, che v’è penuria, E giacché alle mie cure era rimaso e a cercar l’altrui ben sempre s’aff retta. un po’ di tempo ozioso, al bel sereno E facendo assai più di quel ch’ei deve uscj d’un Cielo il più ridente, e a caso di grande, e liberal, titol riceve. un amico trovai cortese appieno; 10. Dove m’inoltro? oimè! Con lieve schifo25 che in Piazza mi guidò di Santacroce io tento di solcar l’ampio Oceano. dove il Popolo già folto, e veloce. So ben che il Sole punto non è schifo 15. Seco sul canto mi fermai, che addita di spargere i suoi raggi al monte e al piano, l’altezza a cui l’innondazion dell’Arno e che egualmente non si prende a schifo sin lì condusse l’acque a cu’infi nita scaldar come l’erbette anco il pantano. gente v’accorse a ripararla indarno. Ma necessario è un volo da Ippogrifo Ma qui scrivere non vo’ di quell’ardita per giugner appo a così gran Sovrano; piena fatal di cui tanti parlarno. e per tesser sue lodi, un’orazione Poiché la Musa a ragionar m’invita vorrebbevi di Plinio, o Cicerone. di tutto ciò, che gli occhi miei fi ssarno; 11. Taci dunque mia Musa; e in un silenzio i quali in prima contemplaro un uomo rispettoso, ed umil tua lingua arresta; mascherato d’un naso fatto a pomo. che dall’incarco grave io ti licenzio 16. Disse l’amico a me, quel, che il vostr’occhio e ad esso supplirà mente più desta. sì attento mira è un Suonator di viola Intanto a ragionare io ti sentenzio il quale un giorno si trattava in cocchio; della carnovalesca, e lieta Festa, ma la fortuna instabil, che ognor vola che dileguar seppe dai cor l’assenzio suscitando ver esso orribil crocchio spargendoli di gioja immensa, e presta. quasi il lasciò colla camicia sola. Narra del grasso Giovedì il concorso E guai per lui, se in sì fatal sconocchio27 che la Donna dell’Arno avea sul Corso. non avea la virtù, che in esso è sola; 12. E sebben gli altri giorni, e prima, e poi, mercé la qual col maneggiar dell’arco poco più, poco men quei lieti calli vive vita tranquilla a un desco parco. fer pompa di sublimi eccelsi Eroi, 17. Quella, che giunge qui col sen scoperto d’aurati Cocchj, ed agili Cavalli. (l’amico proseguì) è una bagascia Solo del Giovedì parlar tu puoi molto fornita di bellezza, e merto, Musa, e con placidissimi intervalli che l’altre pari sue dietro si lascia. rammenta or l’uno, or l’altro come vuoi Un vecchion lussurioso ha ad essa aperto di quei grati spettacoli; e non falli lo scrigno, e cosa alcuna non tralascia s’ordin non serbi il più preciso; solo per farsi del suo amor contento, e certo, tocca le cose, come sai, di volo. ma troppo la passion gli occhi a lui fascia

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che per suo scorno infra le sue ritorte Essa per verità giunta è alle mete cieco com’è, gli fa le fusa torte. di quell’età, che fa scaldar più forni; 18. Altro non può sperar (diss’io) negli anni ma di sembianze ancor vezzose, e liete in cui morte, più ch’altri ha sì vicina; or con questo, or con quel fa bei soggiorni; che se tendon le Donne astuti inganni e le piace vibrar suo vivo telo a chi non ha sul crin candida brina; in giovanetti sol di primo pelo. molto più facilmente alzerà i vanni 23. Guardate lì quel Ballerin sì gajo, questa che tratta lui d’età meschina che di sue gambe dà meschine prove; per far un volo, che per sempre il danni egli di mal francese ha intorno un stajo a maledir sua sorte; ed in rovina per cui nel ballo poco ben si move. mandando lui con sue ricchezze; in tomba Eppure al suo comando ei tiene un pajo ben tosto il caccierà ratta qual fromba. di femminette, ch’anco quando piove 19. Quest’altra (egli soggiunse) è una cantante stan sulla porta; a cui di vino grajo28 la quale in gioventù fece fortuna; ei reca spesso una bottiglia; e dove ma in oggi fatto grinzo il suo sembiante star dee lontan per ben della salute, niuno la guarda, e dà colpi alla Luna. più vi s’accosta, e inaspra sue ferute. Ha (se volete) un giovinotto amante 24. Quel perrucchiere dietro ad esso è un Tomo di quei, che non trattar per anco alcuna, da legar in velluto, o marocchino. il qual per essa è quasi delirante Egli sta di bottega presso il Duomo, e sta seco al dì chiaro, e a notte bruna; e vuol esser chiamato l’Inglesino. e de’ favori suoi giunto al possesso Candido, e bello come un roseo pomo si stima Adone alla sua Diva appresso. la fa da Ganimede, e Narcisino. 20. Oh mirate costui di grazia, Amico, E una certa Signora, ch’io non nomo vestito da Avvocato in gran parrucca. allungando gli va qualche zecchino, Egli di Jus non se ne intende un fi co, e si pregia, che al Mondo sia palese e venne qui dalla Città di Lucca. che la sua acconciatura è dell’Inglese. Eppur si fa chiamar (e anch’io gliel dico) 25. Oimè guardate qui questa fi gura il Signor Avvocato Salinzucca. più di stracci, e di stucco, che di carne. Ei delle Donne, e del buon vino amico, Ella si può ben dir caricatura, il gentil sesso alquanto lo pilucca; se crede di potere innamorarne. e per farsi famoso il nome ha scritto Dipinta dal pennel, come pittura sui i Libri degl’Ostier pel letto, e vitto. mentita faccia qui viene a mostrarne; 21. Oh in cortesia guardate un po’ colei e non s’accorge, che nessun la cura, di graziosa fi gura, e gentil faccia; e che dispetto solo può recarne. ella è una Commediante, e per costei E a far palese sua falsa beltate arde uom, che la tristìa dai cori scaccia. in mostra ha le vessiche puntellate. Egli anni conta più di cinquanzei, 26. Quel giovane da lei lungi non molto eppur ad essa credo non dispiaccia; è il trastullo di certa Donna accorta, grassotto, bello, non de’ più pigmei, che avendol conosciuto un poco storto prede fa ancor, se va di Donne a caccia. fi nge di fare a lui la casca morta. E questa che d’età gli può esser fi glia, Ma di soppiato un altro amante è tolto spesso con lui si trova, e si consiglia. da lei sovente in casa; e quella storta 22. L’altra, che seco in compagnia vedete mostra a lui dal balcon ridente il volto è una Comica anch’essa; e in questi giorni quando a batter ei viene alla sua porta. fa le grazie all’Istrion, che già sapete, E con quali non so scuse, e ragioni di fresca giovanezza, e modi adorni. il manda ad aspettarla agli stecconi.

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27. Mentre l’Amico mio dava di becco ebber bellezze tanto rare, e conte. a questo, e giva criticando quella: Sorpassi i pregi lor fatta Garzone volgo lo sguardo ad altra parte, ed ecco e co’ begli occhi, e coll’altera fronte. larva che viene in bianca vesta, e bella. Ho un verso all’altro in due luoghi Essa mirando, certo allor non pecco [anteposto poiché innocenza mostra come agnella. per adattarlo della Stanza al posto. Ella va dritta dritta come stecco 32. Che dirò delle gote, e del crin d’oro? e nella destra accesa ha una fi ammella. Che del labbro vermiglio, e vezzosetto? Sembrava più che Donna alma immortale, Ah che il tuo viso è di beltà un tesoro! ma al fi n conobbi, ch’era una Vestale. E in quel d’Iberia nobile farsetto 28. Poi venia in atto fl ebile, e dolente celando il sesso, e non il bel, che adoro, Bellisario infelice; a cui le luci sembri del Cielo un candido Angioletto. Giustiniano fè trar, benchè innocente, Come qui stanno da me fatti foro e magnanimo più degli altri Duci. il primo, ed il secondo anco terzetto. Uomo il reggea vestito d’un lucente E se non piace a voi stil di tal razza usbergo, e intender fea suoi casi truci, piacque, ve l’assicuro, alla ragazza. dando stampati motti ad ogni gente; 33. Ecco un uomo venir, che al fi anco ha stocco de’ quali or tu mia mente un qui n’adduci. pungente, ed ha la barba nera al volto. Tutto perdei: solo però m’avanza Al piede calza di corame un socco, (e il miglior mi restò) la mia costanza. ed è da lunga veste intorno avvolto. 29. In Gallico idioma anco ven’era, L’Ambasciatore imita di Marocco, e parimente in buon latin sermone. che dal Sovrano fu all’udienza accolto; Avea la guida al volto una visiera, dietro lui quali nottole ad allocco e fea far largo al passo del Campione. altri seguan con pari abito, e volto; Ambi eran di gentil forma, e maniera e al ver dei Marocchin copian la Truppa vestiti con disegno, e proporzione; come una rapa in fette sembra zuppa. e in quella lor sembianza sì guerriera 34. Vengon con organetto alla Germana commovevano il cor delle persone. due femmine cantando una Canzona; L’artefi ce degli abiti fè cosa una è contralta, ed è l’altra soprana, bella assai; ma copiò Salvator Rosa. e questa a un tempo canta e insieme suona. 30. Dietro poi compariva una fanciulla Questa ha una voce dolcemente umana vagamente vestita alla Spagnuola e a meraviglia le sue note intuona. in abito viril, la qual di nulla La prima è di fi gura grossolana, copria la faccia, e gìa, che parea sola. ma la seconda è di gentil persona. Mi piacque, e poiché in testa ognor mi E son buone, per quanto io pur discerno, [frulla per la State una, e l’altra per il Verno. l’estro di poesia, quantunque a scuola 35. Passano queste; e dietro ad esse arriva per essa non fui mai, ma come trulla una ballerinetta sfacciatella; nasce la vena in me, per tal fi gliuola a cui maschera alcuna non copriva feci improvviso questo Sonettino il volto, e non portava la gonnella. di bassa lega in carme un po’ meschino. Un abito maschile ella vestiva, 31. Né fra le braccia a Cintia Endimione, e coll’occhiate fea la vanarella. né il candido Narciso appresso il fonte, Essa nelle fattezze è assai giuliva, né a Citerea nel grembo il vago Adone, ma il segno di vajuol la fan men bella. né il molle Ganimede in cima al Monte; Disgrazia, che al mio viso è pur toccata di te gentil Donzella al paragone per cui porto la pelle bucherata.

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36. Morbo crudel, che alle sembianze togli e che non meno il popolo s’induca tutta la grazia, che lor diè natura; a rendergli l’onore al quale è nato. peste d’Inferno, che di sirti, e scogli Egli l’ammira, lo contempla, e cole empi la faccia a tal, che si sfi gura! come un astro inferior s’umilia al Sole. Ma il tuo rigor temp’è, che alfi n dispogli 41. A sinistra gli sta la cara Sposa, se v’è chi prevenirti oggi procura. che di abbondante prole a lui fè dono. Già a torti ogni possanza uscir più fogli Essa pur mascherata si riposa scritti da chi Galen senza impostura al cocchio, e sembra sopra eccelso trono. studiando imita; e a tua rovina è presto Della Borbonia stirpe gloriosa di te morbo crudele il blando innesto29. il degno sangue in essa umile, e prono 37. Ma pur anche per te femmineo viso venera ognuno; e mira un’amorosa talvolta acquista vezzo, e in un vaghezza. Sovrana, le cui glorie io qui corono Quando il cavo tuo sen non è preciso30, col dir: Ella è Luisa; Ella è colei in bianche carni l’orma tua s’apprezza. che amano gli uomini in Terra, me in Cielo i Dei. Donna vid’io, che tutta al Paradiso 42. Coppia felice, e immortalmente al Mondo par, ch’abbia tolta la sua gran bellezza. venuta per il ben de’ tuoi vassalli. Ella ha da te, è ben vero il volto inciso Tu Pier Leopoldo a sostener il pondo ma ciò con tanta grazia, e tal dolcezza, di reggitor in queste basse valli. ch’ella non Donna par, ma vera Diva; E tu Maria Luisa a far giocondo e superba è per lei d’Arno la riva. lo stato de’ Toscani illustri calli. 38. Ma or or tempo verrà, che de’ suoi merti Entrambi avrete ognora il Ciel secondo; dovrò parlar con più distinti accenti. e del Mar oltre i liquidi cristalli, Musa cangiando stil voglio che avverti di voi già fama scorre, e a’ più remoti di tesser lodi in modi i più prudenti: lidi, i vostri alti pregi omai son noti. se in qualche caso a fren non puoi tenerti, 43. I magni genitor segue Francesco31, forma teneri, e molli i tuoi concenti ch’oggi due lustri appunto egli compisce. come t’aggrada. Due ti sono aperti Ornato è il cocchio a nobile arabesco motivi di cantar: tuoi carmi intenti Fatto a pennel, che tutto lo fornisce. siano in prima a esaltar chi è grande assai, I suoi Cavalli in atto barbaresco poi loda il bel d’un volto, o di due rai. vengon superbi, e alcun di lor nitrisce; 39. Ecco, da lunge appar la Real Guida e par che dica i miei bei vanti accresco per cui la folla tutta si dirama. se un Prence traggo in Corso, che sortisce Ognun si ferma, e acchetansi le strida l’eccelso onor d’essere un giorno erede poiché la vista del Sovran si brama. di ciò, che il suo gran Padre oggi possiede. Ne’ feroci destrier tutto s’annida 44. Fernando32, e Carlo vengono d’appresso quel foco, ch’alterezza in lor si chiama. giulivi in viso, e di bellezza adorni. Par, che ciascuno d’essi esulti, e rida Questo ha sett’anni, e mostra di se stesso cocchio traendo di sì bella fama; spirto maggiore in sì teneri giorni. e nitrendo, e battendo il piè, già sbuff a, Quello nove ne conta; e gli ha concesso e crolla il capo, e il crin stende, e rabbuff a. il Ciel talento, onde in suo lustro torni. 40. Del nobil legno a destra assiso è il Duca L’uno è dell’altro un ver ritratto espresso, Magnanimo Signor del Tosco Stato, e sempre fanno insiem lieti soggiorni. e tien pendente su la gentil nuca Di porpora han la vesta ornata d’oro; il merlo copritor da mascherato. e sembra un angioletto ognun di loro. Questo non fa, che in esso non traluca 45. Giunge dietro di lor Massimiliano dagli occhi lo splendor reale, e grato; (il bel Massimiliano ora di gelo)

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con Alessandro, ivi alla destra mano Ma invano io m’aff atico; e mal potrei per essere maggior d’età, di velo. lodar lui ne’ suoi merti, e il bel di Lei. Ama il minore il suo maggior Germano 50. Piuttosto fermerommi a dir la pompa a tal, che non vorria torcergli un pelo. di cui s’ornano al cocchio i bei destrieri. Ma sì buon fanciullin voler sovrano Par, che ciascun di loro ardito rompa (già poche lune) chiamò su nel Cielo. l’aere d’intorno con gli alti cimieri. E per sua morte, da’ superni giri nè dubbio v’è che questi si corrompa vide in Terra formar pianti, e sospiri. fatto salubre ai lor fi ati leggieri. 46. Ecco venir Teresa, a cui le stelle Né fi a, che il corso d’essi altri interrompa tutto infl uir per renderla felice. poiché sen van troppo superbi, e fi eri; Di vaghe luci, e di sembianze belle e di bei veli, e nastri adorni, e gonfi , dell’alme può chiamarsi beatrice. potrian servir di Cesare i trionfi . Essa non mira in queste parti, e in quelle, 51. Prosegue il Duca poi Don Averardo, che al suo contegno atto simil disdice che de’ Salviati36 in sé riserba il sangue; ma raccolta in pensier par, che favelle ad aspirar ad alti onor non tardo, tra sé dicendo: alto sperar mi lice e a sostenerli in lui virtù non langue. d’esser un dì su qualche illustre sponda Forte è di spirto, e in complession padrona eccelsa, e Sposa insiem gioconda. [gagliardo; 47. Or che del Real ceppo io favellai, d’invidia in lui non regna il fatal angue. passerò a ragionar delle famiglie, Sa il suo incarco adempir senza ritardo che in splendida comparsa, e modi gai se credesse restar per quello esangue. fornirono i corsier di ricche briglie. Pe’ servigi di Camera al Sovrano, E poiché ardito a tanta impresa entrai l’onor assume di gran Ciamberlano. voi Sorelle del Sol, di Giove fi glie 52. Quindi n’arriva chi dall’Anglia venne reggete la mia voce, e se cantai ad illustrar d’Etruria il bel Paese. di chi per lo stupor fa arcar le ciglie, Il Cuper37 è, che i primi onor sostenne, porgete pari lena al debil metro già un tempo nel rimoto suolo Inglese. per dir di quei, che in ordin vengon dietro. L’Idol d’Ausonia poscia egli divenne 48. Di tanti tira sei33 quel del Corsini34 generoso qual è, dotto e cortese. gli altri precede, ed occupa la via. Nell’usato splendor qui si mantenne, Vanta egli i suoi primordj alti, e divini e nobil brama nel bel petto accese da chi l’orme seguì del grande Elia. d’esser del Roman Sacrato Impero Ma di simile pianta i Fiorentini fatto Principe, s’ei fu Cavaliero. ebbero lor pastore un Pietro in pria. 53. La sua Gentil Consorte ad esso accanto Per essa o Vaticano anch’io oggi inchini siede, e vezzosa a lui volge i begli occhi. d’un de’ Clementi la memoria pia. Gli occhi, che san formar un dolce incanto E tu, che in cocchio ora ti siedi, e chiudi, dove il lor balenar tremolo scocchi. i grand’Avi a imitar fatichi, e sudi. Ella sa d’onestà pregiarsi tanto 49. Ma degli Strozzi comparir si vede che non v’ha dubbio, che in suo mal Lorenzo il Duca, e di Foran Signore35. [trabocchi. Al di lui fi anco la sua Sposa siede, Di fede conjugale ha il raro vanto, che dagli Altieri trae gloria, e splendore. e fa gli altrui desir fallaci, e sciocchi; Egli per vie d’onor già ratto incede, onde ad un punto sol bella, ed onesta e va eguagliando in tutto i suoi maggiori. ama lo Sposo, e seco anco è modesta. Essa in beltade ogni beltade eccede, 54. Dietro sen viene il Niccolini38, a cui e in viso, e in sen scherzan Grazie, e Amori. diede Minerva sovrumano ingegno;

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il qual s’innalza con i voli sui, Coperta in viso a destra siede; parla ed è delle Scienze util sostegno. di lei tu dunque, e prova a smascherarla. Dal tralcio egli discende di colui, 59. Ella è Teresa ( * ) che di Sposa Ibera che fu Giureconsulto, e Orator degno; qui fi nge il grado, e in tanta pompa è tratta. che co’ suoi merti, e non per quei d’altrui, Sono i suoi dì in ridente Primavera, giunse de’ Sacri onori a un chiaro segno. e sta in suo viso Venere ritratta. Egli Angiol si chiamò; tu degli onesti Folle è colui che si lusinga, e spera suoi costumi, Lorenzo, il manto or vesti. di vincerla in virtù, nè fi a che abbatta 55. Sei Cavalli all’altier capo fregiati adulatrice lingua, e menzognera di piume, che a lor fanno un bel cimiero; quell’onestà, che al proprio seno allatta. e di fettuccie, e veli intorno ornati Citerea sembra, è ver; ma di Diana con arte accorta, e nobil magistero, segue l’istinto, e non è incasta, e vana. calcan la strada; e son retti, e guidati 60. Quattro lustri ella conta, e forse meno; da ben esperto giovin carrozziero. ha chioma bionda e lunga, e insiem pulita, Al cocchio stan disposti d’ambo i lati occhio azzurrino, e sguardo ognor sereno, due uomini giganti in atto fi ero; eburnea fronte in proporzion compita, e in esso sono assisi due amorosi naso umil, rosea bocca, e volto pieno. fi nti d’Iberia cari amanti, e Sposi. Di vaghi pomi è nel bel sen fornita; 56. Negli abiti vaghissimi risplende è poi di buon color sincero, e ameno, fasto Spagnolo con ricchezza immensa; ha breve, e bianca man, che par tornita, e v’è chi a gran ragion molto contende leggiadro portamento, e vita snella; per la materia che il lavor compensa. ed è cred’io sull’Arno la più bella. Smascherato è lo Sposo, e ognun comprende 61. Del corpo la bellezza è fragil cosa; dal volto la bontà che è in lui si accensa. ma per ornar lo spirto un dotto estratto Dal chiarissimo sangue egli discende feo di virtù, che la farà gloriosa. de’ Pazzi, che tant’oltre ha la fama estensa, È saggia, e onesta; al ballo ha il corpo adatto; e fra gli Avi di lui forte decanta canta ben, sa più lingue, è assai studiosa. la Carmelita illustre esemplar Santa39. Ma invan mi perdo a far il suo ritratto, 57. Ei Francesco40 si noma, e di Commenda poiché Donna sì bella, e virtuosa gode l’onore, e insiem l’util non scarso; non può esprimersi in rima, e tutta a un e bench’egli alla spada, e al ballo attenda, [tratto. e sia pe’ bei destrier spasmante, ed arso; E mal pretende gire a un Sol sì bello non si creda però, ch’ei non accenda nottola cieca, e paludoso augello. di bei studj desir, che in mente sparso 62. Ecco il Venturi, a cui ventura arride ei non abbia saper, e non discenda pe’ suoi gran merti, e il fa felice in Terra. le Lettere ad amar; ch’anzi egli è apparso Egli è un Apollo in pace, ed un Alcide assai studioso, e il suo talento addrizza forse saria con novi mostri in guerra. in egual modo ai Libri, ed alla Lizza. Quella, che al fi anco suo vezzosa ride, 58. Scuotiti ingegno mio, ch’è tempo adesso e che vince ogni cor col guardo e atterra, di prontezza di rime, e bei concetti. Loda colei che tien fra il gentil sesso di beltà il primo vanto, e doni eletti. ( * ) La non meno bella, che saggia, e virtuosa Signo- E poiché ad essa fummi un dì concesso ra Teresa Magiotti, illustre Cittadina, passata due inviar di mia Musa i versi inetti; anni sono agli eterni riposi in freschissima gioventù nel oggi, che torni a bere al bel Permesso, puerperio di un parto infelice, con sensibile universal se puoi, tenta emendare i tuoi difetti. dispiacere.

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è la Scaccerni, che Ferrara vide, Schivo è di gloria quale Agesilao, ma qui tornò col Sposo. Ella disserra e di sue belle azion soltanto onusto. tesori di beltà. Per lei vien meno Dottissimo com’era un Archelao chi mira il suo bel viso, e il bianco seno. sa difender ognor l’onesto, e il giusto. 63. Il suo campione guida sei Morelli Merta gli onori in ver d’Anfi arao, boriosi, bizzarri, e al corso presti. di Pompeo, o di Cesare Augusto. Non son Cavalli nò, ma sono augelli, Oggi della Repubblica è qui Inviato, se al par di quei vanno veloci, e lesti. ed è per merti suoi da ognuno amato. La vaga piega al riso i labbri belli, 68. Ma dove lascio Carlo Rinuccini e i rari suoi tesor fa manifesti, Marchese, e Ciamberlan prudente, e savio? che all’oro uniti dei biondi capelli Ei d’elevati spiriti divini son dardi, e lacci insiem dolci, e funesti; il trisavolo imita illustre Ottavio43, e quantunque i destrier corrano in fretta, a cui devono i Scenici confi ni pur, non volendo, un qualche cuor saetta. l’Opera armoniosa. Al par d’un Bavio44 64. Di sua rarà beltà non è superba, scrisse bei carmi, dotti e peregrini. e a’ merti suoi sen va modestia accanto; Pel Secol che variò nessuno aggravio e sebben nelle gote i fi ori serba, soff re sua fama; e Carlo che qui giunge e l’alma vesta di virtù col manto, nuovi splendori a suoi splendori aggiunge. cogl’infi mi non mai mostrasi acerba, 69. Il Conte d’Albanì più tardi in Corso e non ostenta ambiziosa il vanto veggo venir, dell’Anglia il Pretendente45. delle sue doti; ma sua lingua inverba Ma già mi perdo in così gran concorso, cortesi accenti, i quali amabil tanto né tutto posso aver sì ben presente la fanno a chi l’ascolta; e in lei s’apprezza per parlar di ciascun. Se m’è trascorso somma umiltà congiunta alla bellezza. alcun dall’occhio, e se di lui qui niente 65. De’ suoi gran pregi sparge nova luce non potei dir, di critica il fi er morso il Luci, che prosegue nel cammino. non mi molesti, e sia meco indulgente. Seco v’è la Castelli, in cui riluce Del Ciel non ponsi annoverar le stelle, amabil raggio, ch’è in beltà divino. quantunque tutte sien lucenti, e belle. Gli animi ad inchinarla ella riduce 70. Le lor carrozze han pur qui gl’Antinori, coll’occhio nero, e il labbro porporino. gli Albizzi, gli Altoviti, ed i Bagnani, Il qual sì fatto eff etto in cor produce, i Guadagni, i Bargigli, i Serristori, che dee il ferito starle ognor vicino; i Nelli, i Rucellai, i Cerretani, e qual farfalla gire a sì bel lume i Gherardeschi, i Corsi, ed i Ginori, sino, che nel suo ardor l’alma consume. i Buonarroti, i Coppoli, i Viviani, 66. Orazio Mann41, ch’è della gran Bretagna i Malaspina, i Gondi, ed i Valori; Baronetto, del Bagno Cavaliere, i Borgherini, i Cocchi, i Canigiani, e inviato ai Toschi lidi; non scompagna i del Nero, i Ricasoli, i Riccardi, da nascita sublime alte maniere. gli Spini, i Mozzi, gli Ughi, ed i Ricciardi. Se Francia vide, scorse ancor , 71. Seguono l’altre poi de’ Pandolfi ni, ed è fornito di cauto sapere. de’ Gianni, de’ Giraldi, de’ Feroni, Ei giunge ilare in faccia, e v’accompagna de’ Beccuti, de’ Roffi a, de’ Naldini, contegno tal, che il fa grave parere; de’ Marucelli, Tempi, ed Uguccioni. ma tal sempre non è; con nobil riso Degl’Incontri, Panciatichi, e Gerini, lieto motto talor dice improvviso. degli Arnaldi, degli Ambra, e de’ Capponi. 67. Di Lucca il siegue il degno Nicolao De’ Scarlatti, Pasquali, Guicciardini, de’ Santini42, casato alto, e vetusto. Vernaccia, Rossi, Medici, e Grifoni.

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De’ Ximenes, degli Alberti, de’ Martelli, e alle sue tempie pongo un diadema de’ Montalvi, de’ Pucci, e de’ Rosselli ( * ). di fi ori, ornando sua beltade estrema. 72. Quivi di lor beltà fan lieta vista 76. Pulitissime son degne di lodi diverse dame, e alcune cittadine. la Beccherelli, e Neri. Le Puccini, Dovea la Niccolini aver pria in vista che han bello il viso, ed han sì dolci modi, d’alme sembianze angeliche, e divine; mertano riverenti, e umili inchini. e l’Acciajuoli, che al suo spirito ha mista S’altre tu Musa mentovarne or godi grazia, che fa dei Cor dolci rapine. tacer non devi della Pellegrini, Anco la Frescobaldi ognora acquista e se la lingua a commendarla snodi lodi alle sue virtudi pellegrine. di’, che fra le tre Dee porla destini. La Bigliotti è in bellezza una Susanna, Non obliar la così bella, e degna e una Lucrezia par la Dragomanna. encomiata da ognun gentil Cartegna. 73. La Corsi è così saggia, e così bella, 77. D’una Vittoria Sassi io pur dovrei che a Penelope può rassomigliarsi. narrar i pregi, e d’una Fioravanti, Par la Gatteschi una ridente stella, ma quai cose di lor dir mai potrei e la Bardi una Dea può ben chiamarsi. che ad onorarle fossero bastanti? Ha dolce il viso, e dolce la favella Della Zuccotti e d’altre cinque, o sei la del Turco, a cui niuna può agguagliarsi. vorrei parlar, ma se più tiro avanti La Marchesa del Monte è una Donzella verrà la notte, a ricoprire i bei vaga, che dee fra poco maritarsi, campi del Cielo, e a renderli stellanti. e felice colui, che al proprio letto Se non dico d’alcuna, che m’ascolta lei condurrà di sì vezzoso aspetto. non l’abbia a mal, dironne un’altra volta. 74. La Grimaldi avvenente ha sì gran merto, 78. Anzi a tanti degg’io, che qui nomai che mal potria lodarla la mia penna. Sovrani, Prenci, Duci, e Cavalieri, Tesser vorrei per la Covoni un serto chieder perdon se arditamente osai d’encomj, e sua umiltà tacer m’impenna. entrar nelle lor lodi, e merti veri. La Colloredo coll’ingegno aperto E se d’essi più a lungo io non parlai, qual sia la sua virtù chiaro n’accenna. ne’ brevi accettin miei sensi sinceri La Mazzei benchè il volto abbia coperto un rispettoso omaggio; sol cercai mostra beltà del sen nella cotenna, rammentar i lor nomi eccelsi, e alteri, che candida qual neve assai diletta, perchè più dotta penna a’ fatti egregi e in quel vago color l’alma s’alletta. di tanti Eroi le glorie agiunga, e i fregi. 75. La Guicciardini, e la Morelli sono 79. E voi Donne gentili, al cui splendore astri del Tosco Cielo i più lucenti, la vista mia s’abbaglia, e non resiste, ed hanno per speciale e proprio dono se ai doni, che vi dier Venere, e Amore labbra vezzose entrambe, e luci ardenti. lodi tessei non luminose, e triste, Ma le nubili Pucci io debbo in trono siate pur certe, che m’uscir dal core con le pudiche por Grazie innocenti. l’espression d’aff etto, e gioja miste; La Tempi in fi ne io pur quivi corono le abbiate a grado, e non con fi er rigore di fattezze vaghissime, e ridenti, le rigettate in modo che m’attriste; ma in ricompensa di mia scarsa off erta la vostra grazia a me sia sempre aperta. ( * ) Se in queste due stanze tra il novero delle Famiglie 80. Forse avverrà che in più canoro stile ve n’ha alcuna oggi estinta, non dovrà meravigliarsene il possa io ridir di vostra alma beltate, Lettore, poiché gli anacronismi furono sempre ai Poeti s’oggi vedrò che non abbiate a vile permessi. d’esser de’ carmi miei, belle e lodate.

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Ma vo’ sperar, dal vostro cor gentile, 85. Al picciol Teatrin detto di Piazza50 che sian le rozze mie rime accettate vi sono alcuni Attori molto attenti. da voi con lieto viso, e che un simile La Fineschi, ch’è assai bella Ragazza, accoglimento al loro Autor doniate, dà di sua abilità chiari argomenti. se mai per sua gran sorte un qualche giorno Il suo Marito è pur di buona razza, di Flora alla Città farà ritorno. e può passar fra’ Comici valenti. 81. Ma dell’Amico, che mi stava appresso Pe’ caratteri poi ogn’altro ammazza d’uopo è ch’io parli ancor quantunque roco. il valoroso Gaspare Valenti. Egli dal freddo intirizzito, e oppresso Il Mancini val molto, e val millanta disse voler gire a scaldarsi al foco. la Fanciulla, che insiem recita e canta. Negargli io non potei tale permesso, 86. De’ Comici di via Santa Maria51 ed insieme partimmo da quel loco. più di me voi ne siete già informato, Per via gli domandai dove più spesso né avete d’uopo che di lor vi dia gisse la sera a divertirsi un poco. veruna informazione. Al Mondo è nato Ei rispose, sia il Ciel lucido, od atro il Truff aldin per sparger allegria la notte io fo’ all’amore, o vo’ al Teatro. nel core anco più tetro, ed angustiato. 82. Amico, in cortesia (soggiunsi allora) Il Brighella mi piace, e in fede mia ditemi in quai Teatri vi spassate, che un pari ad esso qui non è mai stato. e quali cose ottennero fi nora Son bravi l’Andolfati, e l’Ugolini, il comun plauso, e al popol fur più grate. la Fiorilli, e non men la Marchesini. V’è noto già, che solo per mia malora 87. D’altri recinti poi non mi vo’ dire sul teatro mi von le stelle ingrate; ne’ quali si fan Commedie. Ivi una crazia52 e ad esso non poss’io rubare un’ora si paga a testa; ed è facile capire per gire ad ammirar l’opre pregiate ch’ella sia tutta roba senza grazia. che gli altri fanno. Essere a me conviene Ma il freddo in me si fa viè più sentire, non Spettator, Spettacol delle Scene. lasciatemi andar via (vel chiedo in grazia); 83. V’appagherò, rispose, e qui si strinse ad abbruciar un fascio men vogl’ire. sulle spalle il mantel per star più caldo, Già avrò la vostra brama resa sazia. e sì parlò. Curiosità mi spinse L’Amico se n’andò per iscaldarsi, (ma pria col fi ato questa man riscaldo) e qui la Musa mia vuole acchetarsi. di veder l’Opra musical, che vinse coll’armonia il mio spirto, e vi stei saldo. Note Il Muzio46 è buon soprano; e lo distinse 1. Nella seconda edizione delle Vite (Firenze, Giunti, dell’udienza il favore. Esperto, e baldo 1568, terza parte), a sigillo dei ritratti degli«accademici mostrossi il Franchi ne’ suoi balli47; accetta del disegno, pittori, scultori e architetti» contempora- fu la Curtz48, che sì bene i cori alletta. nei, Vasari ospita la propria autobiografi a. 84. Al Cocomero v’è una Commediante49 2. Cfr. [G. Zanotti], Storia dell’Accademia Clemen- che può piacer, e chiamanla la Zocchi. tina di Bologna aggregata all’Instituto delle Scienze e Ivi è la Foggi ancor donna prestante dell’Arti, Bologna, Lelio dalla Volpe, 1739, vol. II, per far da serva; e in lei piaccionmi gli occhi. pp. 143–156. Scriveva con franchezza Zanotti: «Io Il Corsini è assai bravo improvvisante, debbo ora scrivere di me medesimo, ché così la storia né sono i versi suoi stentati e sciocchi. richiede. So che pochi quelli saranno, che curino de’ Giovanni Rossi in vero è un uomo amante miei casi, e di ciò, che abbia fatto, e per questo ap- della fatica, e onor de’ lieti socchi. punto debbo curarne io, acciocché almeno si sappia, Il Frilli poi dell’arte è un vero specchio, ch’io vissi, e non aff atto scioperatamente, e questo ma a far l’innamorato è un poco vecchio. desiderio di rimanere nella memoria degli uomini il

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 110 – Giovanna Sparacello meglio che si può è un naturale desiderio, che merita, Bartoli, traccia un perfi do quadretto familiare: «La se non laude, almeno iscusatione» (p. 143). moglie impetuosa lo sgridava ferocemente sulla di lui 3. Il verso rieccheggia una battuta di Flaminio, nei letteraria perniciosa, sterile fi ssazione, e il marito con panni del Conte Leandro, nella Bottega del Caff é di un’eroica superiorità commiserava la di lei crassa igno- Carlo Goldoni (III, 2): «son nato povero, ma di gente ranza, e proseguiva ad ammazzarsi per la via dell’eru- onorata». dizione. Non so qual accidente, o qual genio avesse 4. S’intende, a Bologna. BIBLIOGRAFIA: Goz- conciliato quel matrimonio» (C. Gozzi, Memorie zi, Memorie inutili, t. II, pp. 478, 593, 717; De inutili, II, p. 478). Tipaldo, IX, pp. 153–158 (G. Baseggio); Rasi, I, 14. Parafrasa Gerusalemme liberata II, 16 («o non vi- pp. 281–287; Enc. Spett., I, coll. 1604–1606; DBI, sto, o mal noto, o mal gradito»), dove il verso è rife- vol. 4, 1964, pp. 573–575 (A. Zapperi); R. Milan, rito al «modesto» Olindo, che non ha ancora avuto il Francesco Bartoli. Arte e teatro nell’Italia del Settecento, coraggio di dichiararsi a Sofronia: un primo indizio, Rovigo, Minelliana, 1990. sotto il velo della letteratura, delle tempeste che si ad- 5. La bottega era appartenuta al noto erudito e tipografo densano sul matrimonio di Bartoli. Filippo Argelati (1685–1755), l’editore del Muratori. 15. L’innocenza trionfante, ovvero Fiorlinda principes- 6. È il popolare manuale di L. Mattei, Teorica del sa di Gaeta. Azione scenica scritta in versi da Fran- verso volgare e prattica di retta pronuntia con un proble- cesco Bartoli comico, Venezia, Modesto Fenzo, ma delle lingue latina, e toscana in bilancia, Venezia, 1772; nella prefazione Bartoli, pagato il suo tributo Albrizzi, 1695. al genio goldoniano, dice di proporsi però la via op- 7. V. l’articolo in queste Notizie. posta, sulle orme del «valoroso Signor Conte Carlo 8. Su questi tre comici v. le rispettive voci nelle pre- Gozzi»: «Non ommetterò gli argomenti di quelle senti Notizie. commedie che chiamansi di magia adorne di ap- 9. Carlo Giuseppe Lanfranchi Rossi (in Arcadia, Ege- parenze, e di trasformazioni, perché esse in questi sippo Argolide), commediografo e librettista di buona tempi sono all’Arte Comica necessarie a chi vuole vena, corrispondente del Metastasio, scrisse versi per massimamente nei giorni festivi attirar al teatro nu- P. Anfossi, G. Gazzaniga e V. Martín y Soler. meroso concorso» (p. 5). Signifi cativa confessione 10. Si sarà trattato di una camera oscura, strumento d’una scelta ispirata a criteri commerciali più che già usato da illustratori e pittori e spesso oggetto di artistici. attrazione nei luoghi pubblici: constava di una casset- 16. Il silenzio ovvero l’Erasto. Tragicommedia scritta in ta con una lente, dove si vedevano ingrandite, grazie prosa, Padova [ma Vicenza], 1780: deriva dalla ver- a uno specchio inclinato, le vedute poste sul piano sione cinquecentesca (I compassionevoli avvenimenti della stessa cassetta. di Erasto, Venezia, 1542) del testo greco della celebre 11. Nella stampa si fatica a distinguere la C di Clori, Historia septem sapientum (ovvero, Syntipas). che si può confondere con una G. Pensando ad una 17. Si tratta di: Le pitture, sculture ed architetture sbavatura del carattere, si è scelta la lezione Clori, più delle chiese e d’altri luoghi pubblici di Bergamo, Vi- convenzionale in un contesto arcadico. cenza, Bressan, 1774. Su questo testo, e in generale 12. Che era cioè ospitata, quasi come un carro di Te- sugli scritti storico–artistici del Bartoli: A. Pinetti, spi, nelle modeste piazze dei paesi. Francesco Bartoli comico ed erudito bolognese e la prima 13. Il matrimonio fu celebrato nella chiesa di San guida artistica di Bergamo, in «Bollettino della Civica Sisto, testimoni il capocomico Pietro Rossi e Angelo Biblioteca di Bergamo», X, 1916, pp. 157–186 (con Bentivoglio Caetani: v. il documento pubblicato da G. appendice di lettere al Carrara). Claretta, Diplomazia in teatro, in «Giornale ligustico 18. Notizia delle pitture, sculture ed architetture, che di archeologia, storia e letteratura», X, 1883, pp. 143– ornano le chiese, e gli altri luoghi pubblici di tutte le più 150 (145 n.). Impietoso il commento a queste nozze rinomate città d’Italia, di non poche Terrre, Castella, e di Gozzi che, dopo aver malignamente rievocato l’«in- Ville d’alcuni rispettivi Distretti, due tomi, Venezia, Sa- defessa, faticosissima, sterile» applicazione erudita del violi, 1776–1777 (il primo, riguardante il Piemonte e

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 111 la Lombardia, è stato ristampato anastaticamente a c. 26. La moglie del granduca, Maria Luisa di Borbone di Luciano Tamburini, Torino, Albra, 1969). L’opera, Spagna: andò sposa a Pietro Leopoldo nel 1764 e gli prevista dal Bartoli in quattordici tometti, restò in- diede sedici fi gli. Alla coppia, raffi gurata nel corteo compiuta; avrebbe costituito una guida, unica nel suo carnevalesco, Bartoli dedica più avanti lodi iperboli- genere, alla produzione artistica italiana medievale e che, che sfi orano involontariamente il ridicolo. moderna (il termine a quo è quello della “rinascita” 27. Disgrazia: toscanismo (dal verbo ‘sconocchia- dopo il Mille). re’: che vale, nella fi latura, ‘trarre il pennacchio dalla 19. Fu padrino di battesimo di Isabella Carlo Gozzi: conocchia’). il quale poi la munì di dote perché potesse vestire, nel 28. Vino greco. 1789, l’abito delle Agostiniane nel Monastero della 29. Allude alla campagna medica (tinta di ragioni Trinità a Rovigo: v. M. Gorla, Cinque lettere di Te- illuministiche: si pensi all’ode di Parini per G. M. odora Ricci a Carlo Gozzi, nel vol. coll. Studi gozzia- Bicetti de’ Buttinoni) per l’innesto del vaiolo: causa ni, a c. di M. G. Cambiaghi, Milano, Cuem, 2006, ormai vincente, a fi ne secolo, anche in Italia. pp. 107–132: p. 124. 30. Intaccato (participio di precidere). 20. Testo che Bartoli trascrive in fondo a questa no- 31. Nato nel 1768, fu, col titolo di Francesco II, l’ul- tizia biografi ca. timo imperatore del Sacro romano impero (dal 1792 21. Giova accennare agli ultimi anni della vita del al 1806); poi, come Francesco I, imperatore d’Austria Bartoli, che si ritirò a vivere a Rovigo, dove fu rag- sino alla morte (1835): uno dei più tipici esponen- giunto dalla fi glia Isabella (il fi glio Giacinto morì ti della politica conservatrice e bigotta nell’età della precocemente nel 1792); alla città dedicò un’altra Restaurazione. delle sue guide: Le pitture, sculture ed architetture del- 32. Ferdinando III di Lorena (1769–1824), grandu- la città di Rovigo. Con indici ed illustrazioni, Venezia, ca di Toscana dal 1791 al 1801 e (dopo la parentesi Savioni, 1793. Seguirono opere di carattere sacro, napoleonica) dal 1814 al 1824: proseguì in chiave in gran parte rimaste manoscritte: tra cui (segnalata moderatamente riformatrice la politica del padre. dal De Tipaldo) una Vita di S. Ginesio comico e mar- 33. Tiri a sei, cioè carri tirati da sei cavalli. tire, in ottave. A stampa è La vita di Maria Vergine 34. Dell’illustre famiglia fi orentina sono qui ricorda- santissima poeticamente descritta in sonetti, con fi gure ti un Pietro (o Piero), vescovo di Firenze nel 1363, e credute invenzione del Poussin, Venezia, 1800. Nel il ben più prossimo Lorenzo, papa col nome di Cle- 1796 si riunì infi ne con la moglie; morì a Rovigo nel mente XII tra il 1730 e il 1740. 1806. 35. È il duca Lorenzo Francesco, principe di Forano 22. Intendi, ovviamente, Roma. (morto nel 1802), fi glio di Ferdinando. 23. Come esplicitato nella stanza nona, si tratta del 36. Averardo Salviati, duca di Giuliano, fratello del granduca Pietro Leopoldo I (1747–1792), fi glio di cardinale Gregorio. Maria Teresa d’Asburgo e di Francesco I di Lorena, 37. Si tratta di George Nassau Clavering, terzo con- poi imperatore col nome di Leopoldo II. Negli anni te di Cowper (1738–1789): collezionista (acquisì tra del suo governo in Toscana (1765–1790) impose l’altro la cosiddetta Grande Madonna Cowper di Raf- un’incisiva politica di riforme e promulgò un nuovo faello, oggi alla National Gallery di Washington), fu codice penale ispirato alla cultura giuridica dei lumi uomo dai vasti interessi letterari e scientifi ci (divul- (v’era tra l’altro cancellata la pena di morte). gò l’elettricismo di Volta); l’amicizia di sua moglie 24. È l’ovidiano tempus edax rerum (Metam. 15, (née Gore) col granduca Leopoldo fruttò a Cowper 234), il tempo che divora ogni cosa: un po’ incongruo la nomina a principe del Sacro romano impero. Su il richiamo dotto in questo componimento narrativo, di lui: B. Moloney, Th e Th ird Earl Cowper: an Eng- che è del resto prolisso e molto sgraziato. lish Patron of Science in Eighteenth Century Florence 25. Barchetta da corsa, con un solo vogatore (si noti and his Correspondence with Alessandro Volta, in «Ital- la serie di rime equivoche, indizio della pigra indole ian Studies», XVI (1961), pp. 1–34; M. A. More- del verseggiatore). lli Timpanaro, Per una storia di Andrea Bonducci

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(Firenze, 1715–1766). Lo stampatore, gli amici, le al 1800, Cuneo, Bertola & Locatelli, 1990–1994, loro esperienze culturali e massoniche, Roma, Istituto n° 9779). storico per l’età moderna e contemporanea, 1996, ad 47. Paolo Franchi, uno dei primi imitatori italiani indicem. dello stile del ballerino e coreografo francese Jean– 38. Menziona in questa stanza Angiolo (o Agno- Georges Noverre: cfr. L’arcano incanto. Il Teatro Regio lo) Niccolini (1502–1566), professore di diritto a di Torino, 1740–1990, a c. di A. Basso, Milano, Elec- Pisa e governatore di Siena per incarico di Cosimo ta, 1991, ad indicem. I, poi arcivescovo di Pisa e cardinale; e si rivolge al 48. La ballerina veneziana Caterina Curtz, che fu discendente Lorenzo, nipote di un Antonio letterato spesso al fi anco di Franchi negli anni Settanta e Ot- e naturalista. tanta del Settecento, prima di cogliere importanti 39. Maria Maddalena de’ Pazzi (1566–1607), santi- successi in Inghilterra. fi cata nel 1669. 49. Tutti gli attori menzionati in queste ultime stan- 40. Dovrebbe trattarsi di un Francesco Alamanno, ze hanno un’apposita voce nelle Notizie. Il Teatro del nato nel 1759. Cocomero (in via del Cocomero, oggi via Ricasoli) 41. Horace Mann, rappresentante inglese nel Gran- fu istituito nel 1650 nell’ambito dell’Accademia degli ducato (nato nel Kent nel 1701, morto a Firenze nel Incomodi; interamente ricostruito nel 1763–1764, 1786): intrinseco di Horace Walpole, amico di lette- diretto dal 1792 da Pietro Andolfati, restò a lungo il rati e artisti, fu tra i fondatori della loggia massoni- maggior teatro fi orentino di prosa. ca fi orentina. Per il suo ruolo nella Firenze di medio 50. Il Teatrino della Piazza Vecchia, che si trovava Settecento: M. A. Morelli Timpanaro, Tommaso presso S. Maria Novella. Crudeli (Poppi 1702–1745). Contributo per uno studio 51. Il Teatro di S. Maria (in seguito ribattezzato Al- sulla Inquisizione a Firenze nella prima metà del XVIII fi eri), fondato nel 1740 in via del Giardino (poi via secolo, Firenze, Olschki, 2003, ad indicem. dell’Ulivo): vi recitò spesso la compagnia di Antonio 42. Il marchese Santini fu rappresentante del- Sacchi. la Repubblica di Lucca a Firenze; sposò nel 1771 52. Monetina coniata al tempo di Cosimo I. Teresa Minerbetti Boni: cfr. M. A. Morelli Tim- panaro, Per una storia di Andrea Bonducci, cit., Franco Arato pp. 288–290. 43. Ottavio Rinuccini (1562–1621), poeta e libret- tista, uno dei sodali della Camerata fi orentina cui BARTOLO STEFANO, detto Mario in Te- comunemente si attribuisce la nascita dell’opera in atro1. Fu Comico al servizio dell’Altezza Se- musica. renissima del Signor Duca Antonio Gonzaga 44. Il gratuito riferimento al poeta latino Bavio, di Guastalla, Sabionetta, e Principe di Bozo- sbeff eggiato da Virgilio in un verso famoso («Qui Ba- lo ec. a cui dedicò l’Opera Teatrale scritta da vium non odit, amet tua carmina, Mævi», Buc. III, altra penna, intitolata: La Costanza premia- 90), è una delle tante incongruenze di queste infelici ta nel Trionfo di Porsenna Re de’ Toscani. Ciò stanze. fece mentre la prefata Altezza Serenissima 45. Charles Edward Stuart, conte d’Albany (Roma trovavasi in Venezia per suo diporto, e affi dar 1720–1788: è sepolto in San Pietro), pretendente volle al suo patrocinio quest’Opera Scenica al trono d’Inghilterra; notissimo l’amore che legò allora, che se ne riproduceva in uno di quei sua moglie, Carolina Emanuela Stolberg Gedern, Teatri la recitazione. Il Libro fu stampato in all’Alfi eri. essa Città da Domenico Lovisa in forma di 46. Il sopranista piacentino Antonio Muzio (Muz- dodici, e senza data dell’anno. Io però so, zio), che alla Pergola di Firenze nel 1778 fu prota- che fu il 17092. e questa notizia potrà in caso gonista nel Farnace re di Ponto di Giuseppe Sarti (v. di ristampa aggiungersi al Libro intitolato: C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini Drammaturgia3.

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Note di San Cassiano in Venezia per diversi anni5 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, p. 292; Leonelli, I, facendovi in prima buona raccolta; ma la p. . troppa frequenza di ritornarvi senza un nuo- 2. Da segnalare che l’esemplare custodito alla Biblio- vo genere di divertimento gli cagionò delle teca nazionale Braidense di Milano porta manoscritta perdite considerabili. Avanzato in età, affl itto in calce al frontespizio la data 1705. Non si ha notizia dalle disgrazie, e pregiudicato nella salute, si dell’autore del testo teatrale. portò a Brescia la Primavera del 1774, dove 3. Si tratta della Drammaturgia di Leone Allacci. La cristianamente terminò i suoi giorni. prima edizione dell’opera fu pubblicata a Roma presso il Mascardi nel 1666. In eff etti l’opera teatrale è citata Note in L. Allacci, Drammaturgia, edizione accresciuta e 1. Fu membro di una famiglia di attori veneziani, continuata fi no all’anno 1755, Venezia, presso Giam- per cui si veda ad vocem su queste Notizie. Le edizio- battista Pasquali, 1755, p. 863; non si dà tuttavia no- ni delle sue commedie L’impegno della vera amicizia, tizia dell’autore né della data di pubblicazione. Napoli, Pietro Perger, 1789, e L’impensato accidente, Venezia, s. n., 1792, riportano la dicitura «commedia Giovanna Sparacello del signor Domenico Bassi ferrarese». Scarsissime le notizie sulla sua vita e su quella della sua famiglia. Le Notizie furono la fonte principale per gli autori suc- BASSI DOMENICO. Fu questo un valo- cessivi. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, pp. 293–294, Leo- roso Commediante de’ nostri giorni1. Inten- nelli, I, p. 93; Enc. Spett., II, col. 26; Giardi, p. 100. deva assai bene le fi nezze dell’Arte Comica, Secondo Enc. Spett., la famiglia di Domenico Bassi e quindi si adoperava a farne tutto quell’uso non corrisponde a quella dei Bassi attori ad Augusta, che credea vantaggioso per la sua Truppa. in Baviera, citati da Casanova nei suoi Mémoires. Sostenne da principio la Commedia all’im- 2. Notizia riportata da autori successivi sulla base di provviso, e fece valere la propria abilità tra- quanto aff ermato da Bartoli. Il nome di Bassi non fi - vagliando egli medesimo da Innamorato, ed gura tuttavia in nessuna delle più note storie del tea- instruendo gli altri nella puntuale esecuzione tro italiano in Francia. de’ suoi soggetti. Passo d’Italia in Francia2, 3. Non si è riusciti a reperire alcuna indicazione in dove fece qualche fortuna, ed apprese alcune merito alle edizioni delle farse. cose appartenenti al suo Mestiere, le quali poi 4. In epoca posteriore alle Notizie, oltre alle edizioni con molta cura, ritornato in Italia pose in ese- già citate, due sue commedie furono pubblicate nella cuzione. Onde per lui si videro sul Teatro de’ collana «Il Teatro moderno applaudito»: L’impensato Balli in diverse foggie con festoni di fi ori so- accidente, Venezia, 1799 (t. XLII) e L’impegno della stenuti da fi guranti, e con altre bizzarrie, che vera amicizia, Venezia 1801 (t. LIX). piacquero, e che furono per la novità applau- 5. Membri della compagnia al San Cassiano furo- dite. Compose delle Commedie di buona no: Giacomo Baldarini, Ferdinando Colombo, Luigi condotta, e delle Farse giocose per Musica co’ Delicati, Luigi Marzocchi, Nicola Menichelli, Carlo recitativi però senza canto, e scritti in prosa. Monti, Gaetana Bassi e Caterina Silani. L’elenco fi gu- Delle prime contansi fra le migliori: l’Impegno ra in A. Bartoli, p. CLVIII. Secondo quanto riporta- della Vera Amicizia, La donna di Casa, e L’ Ir - to da A. Gandini, Cronistoria dei teatri di Modena dal landese Fedele. Fra le seconde vi sono il Pelle- 1539 al 1871, Bologna, Forni, 1959, vol. I, pp. 113, grinaggio, il Diavolo a quattro, la Villeggiatura 115, 125 (ristampa anastatica dell’edizione Modena, di Mestre, ed altre ancora. Il Bassi ha stampate Tipografi a Sociale, 1873) la compagnia Bassi recitò quasi tutte le sue farse con l’occasione di do- al Teatro Rangone durante i mesi di maggio e giugno ver recitarle3; ma delle sue Commedie non ne 1765, dal 18 ottobre al 14 dicembre 1766 e dal 7 ha pubblicata alcuna4. Occupò il teatro detto aprile del 1771 per 70 recite. Un elenco per l’anno

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1774, comprendente Domenico e Gaetano Bassi, Lu- seguire le traccie dell’estinto suo Padre, con- igi Delicati, Gaetana e Giacinta Bassi, Lucia Foresti, ducendo Compagnia2, ed esercitadosi con Caterina Silani, Giovan Battista Cortesi, Luigi Mar- attenzione, ed amore nella sua profession zocchi, Ferdinando Colombo e Andrea Fortesti, fi gu- Teatrale. ra in Giardi, p. 100. La compagnia, ormai decaduta, si sciolse in quell’anno. Note 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, 294–295, Enc. Spett., Giovanna Sparacello II, col. 26; Giardi, p. 100; A. Colomberti, Diziona- rio biografi co degli attori italiani, a c. di A. Bentoglio, BASSI GAETANA. È questa la nuora del fu Roma, Bulzoni, 2009, I (A-L), p. 122. Domenico Bassi, avendola tolta in consorte il 2. Gaetano fu capocomico a Palermo a partire dal suo fi gliuolo Gaetano1. Ha fatti i suoi progres- 1781; secondo Colomberti una volta persa la mo- si nell’Arte unita alla Truppa del di lei Suoce- glie rinunciò al capocomicato e fece parte della ro, che esercitolla in qualità di prima Donna compagnia di Antonio Goldoni nella quale morì nel fi no negli ultimi anni del viver suo. Questa 1790. Comica è piena d’abilità, ed ha piaciuto per tutto generalmente; ma non ha potuto ve- Giovanna Sparacello dere alcun frutto delle sue fatiche, a motivo d’essere sempre stata legata a’ suoi parenti, le di cui varie poco felici combinazioni, l’hanno BASSI LODOVICA. Fu Bravissima Comi- tenuta fi no ad ora avvilita. Oltre l’aver recita- ca1, ed esercitossi per qualche tempo nella to nelle Commedie, si è anche talvolta, adde- Compagnia Sacco ditinguendosi per Donna strata nel canto, e nel ballo. Vive col marito di merito, e per buona recitante sì nelle cose in Palermo facendosi onore, e sperando dalla premeditate, che in quelle all’improvviso. Sorte per lei, e per la sua famiglia più favore- passò in altre Comiche Truppe, fu molto ap- voli, e prosperi successi in avvenire. plaudita, è stata Madre di Domenico Bassi; e fi nì di vivere, intorno all’anno 1750. Note 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, pp. 294–295; Enc. Note Spett., II, col. 26; Giardi, pp. 100, 280; A. Colom- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, p. 293; Enc. Spett., II, berti, Dizionario biografi co degli attori italiani, a c. di col. 26. A. Bentoglio, Roma, Bulzoni, 2009, I (A-L), p. 122. Secondo Colomberti morì nel 1785. Una Gaetana Giovanna Sparacello Bassi recitò come Prima Donna nella compagnia di- retta da Giovanni Bassi che si esibiva al Teatro Nuovo di Napoli nel 1777. Essa era specializzata nel reperto- BASSI MARIANNA. Degna, e valorosa rio italiano. Il suo nome ricorre come Gaetana Grassi giovane fi gliuola di Domenico1, e da lui alle- Bassi insieme a Giovanni Bassi nel 1788–89 nell’elen- vata pel Teatro in guisa, che altra non eravi a’ co della compagnia del Teatro San Carlino, dove reci- suoi giorni, che potesse eguagliarla in abilità tava nei ruoli di Madre. nelle tante cose, che ad esprimere intrapren- deva. Recitava con molta intelligenza, can- Giovanna Sparacello tava di buon gusto, e facevasi del Ballo un passatempo. Questi tre pregi adoperati tutti in una sola sera sopra il Teatro, destavano la BASSI GAETANO. È fi glio di Domenico, meraviglia, e gli applausi negli Uditori. Una e Marito della Gaetana1, e va tentando di bella presenza, un brio animatore, una soave

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 115 favella, reano cose, che formavano la delizia che potè poi fra qualche tempo acquistarsi di chi l’ascoltava. Non era bellissima, ma il concetto, ed il nome di famosa. Intorno aveva grazie non poche, e potevasi dir di lei: al 1730. maritossi con Girolamo Focari2 Veronese, che s’impiegava seco nelle Com- Nobil d’aspetto, e di beltà modesta, pagnie in qualità di Rammentatore. La Ba- Modi, e maniere, avea soavi, e piane. stona si esercitò a competenza d’altre Donne di buon nome, specialmente nel Teatro San Quando però incominciarono i suoi meriti a Luca di Venezia a fronte della Vittoria Miti, essere portati dalla Fama per ogni dove, volle senza discapito della propria abilità3. Regge- il Signore Iddio chiamarla fra il numero de va allora quella Compagnia Antonio Fran- suoi, togliendola a queste caduche felicità, e ceschini detto Argante primo Innamorato, ciò fu in Pavia l’anno 1769. in età d’anni 20. con il quale faceva de’ Scenici contrasti con in circa. E inesprimibile il cordoglio provato molta vivacità di spirito; e con un dialogo per la sua morte dal di lei Padre, il quale ben eloquente, ed ottimamente condotto. Passò previde, che nella mancanza di questa sua in altre Compagnie di grido4, e crebbe sem- fi glia, dovevano aver principio quelle disgra- pre più il suo valore quando ebbe occasione zie, che lo seguirono inseparabilmente fi no d’esercitarsi con Silvio della Diana, e poi con alla tomba. Antonio Vitalba5. Ella era assoluta Padrona Note del Teatro, e quando parlava, sapeva ben in 1. Nacque a Venezia nel 1749. BIBLIOGRAFIA: qual modo incominciare, e fi nire il discorso Rasi, I, p. 294, Enc. Spett., II, col. 26. con intero compiacimento di chi l’ascoltava. Una facondia copiosa, un’arguzia sottile, ed Giovanna Sparacello alcuni motteggi aspri insieme, ed accorti, re- sero questa Comica sulle Scene gradita. La sua fama giunse oltre i confi ni d’Italia, e fu BASTONA GIACINTA1. Sorella della chiamata dall’Elettor di Sassonia6, sotto a’ cui Marta di cui si parlerà in appresso. Recitò da reali auspicj, onorata di favori, e di generosa Donna seria insieme con la Sorella, e separa- pensione, venne meno il viver suo in Dresda ta anche da essa. Fu gradita sui Teatri d’Ita- l’anno 17627. il cinquantesimo dell’età sua lia, e fu stimata, e ricercata dalle Comiche non interamente matura. Compagnie. Note Note 1. Marta Bastona (Venezia 1712–Dresda 1762) era 1. Le Notizie di Bartoli rappresentano l’unica fonte fi glia dell’attrice Andriana Sanbucetti, Prima Don- per la bibliografi a successiva. BIBLIOGRAFIA: Rasi, na nella compagnia di Giuseppe Imer al Teatro San I, p. 303; Enc. Spett., II, col. 35; DBI, vol. 7, 1965, Samuele di Venezia a vicenda con Cecilia Coluc- pp. 181–182 (A. Zapperi). ci Rutti. BIBLIOGRAFIA: B. Croce, I teatri di Napoli, a c. di G. Galasso, Milano, Adelphi, 1992, Giovanna Sparacello pp. 193, 197 (1° ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891); Rasi, I, pp. 300–303; A. Gentile, Carlo Goldoni e gli attori, Trieste, Libreria Cappelli, 1951, p. 14; DBI, BASTONA MARTA1. Fu essa una pregevo- vol. 7, 1965, pp. 181–182 (A. Zapperi); Enc Spett., le Commediante di questo Secolo, la quale II, coll. 34–35; M. Klimowicz–W. Roszkowska, La fu fi gliuola d’altra Comica di merito, che commedia dell’arte alla corte di Augusto III di Sassonia le diede delle buone instruzioni, e che ad- 1748–1756, Venezia, Istituto veneto di scienze, let- destrolla per il Teatro in così effi cace guisa, tere ed arti, 1988, p. 91.

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2. Girolamo Focher (chiamato anche Foccheri o Fo- fu interprete di Amor non ha riguardi e nel 1752 fu cari), suggeritore, fu anche attore col nome di Momo- Amelia nello Zoroastre di De Cahusac tradotto da lo. Morì a Dresda nel 1763. Giacomo Casanova (v. il commento alla biografi a di 3. Si tratta del 1736. Secondo quanto riportato da Giuseppe Falchi). Recitò a Dresda fi no allo scoppio Croce, cit., nel 1734 la Bastona faceva parte della della guerra dei Sette anni, nel 1756 (cfr. Rasi, cit., compagnia di Gabriello Costantini al servizio del re ma M. Klimowicz–W. Roszkowska, cit., riportano Carlo di Borbone. Nel 1739 Costantini cercava di come ultima traccia della sua attività scenica La ve- liberarsene adducendo a pretesto gli amorazzi dell’at- dova scaltra recitata a Varsavia il 26 novembre 1754; trice a Napoli, ma quest’ultima notizia è in contraddi- un documento datato 16 luglio 1756 accenna alla zione con quelle che la vogliono al San Luca nel 1736 sua scomparsa). In un contributo sulla storia e la e al San Samuele nella quaresima del 1737. prosperità del teatro italiano pubblicato a Stoccarda 4. Nella quaresima del 1737 l’attrice aveva preso il nel 1750 vengono presentati gli attori della compa- posto della madre nella compagnia del San Samuele. gnia. Il giudizio sulla Bastona è estremamente po- Si legga quanto scrive Goldoni nelle Prefazioni dell’edi- sitivo: «Marta Focari è indiscutibilmente la miglior zione Pasquali, tomo XIV, in Goldoni, I, p. 732: «ma commediante. Ha voce, ha fi gura, e piace nelle parti il cambiamento più rimarcabile fu quello della Ba- anche più antipatiche. Il suo portamento è davvero stona madre nella Bastona fi glia, moglie di Girola- da regina. Non è la più giovane, ma si direbbe tale, mo Foccheri, Comica eccellente, quanto sua Madre; a giudicare dall’entusiasmo ch’ella desta sull’altre in ma che, oltre l’avvantaggio dell’età, aveva quello di iscena. Il suo sguardo, le sue espressioni, il volger del una maniera più nobile di recitare. Ella fu presa per capo, i gesti, l’incesso, tutto contribuisce a farla reci- Prima Donna a vicenda colla Romana, com’era sua tare perfettamente. Ella può essere colla stessa facilità Madre». Nei Mémoires I, XL (Goldoni, I, p. 184), comica e drammatica: sostiene per lo più la parte di Goldoni ribadisce: «On avoit changé la Bastona mere Aurelia», cit. Rasi, I, p. 302. contre la Bastona fi lle, excellente Actrice, pleine d’in- 7. Gentile, cit., posticipa la morte della Bastona al telligence, noble dans le sérieux, et très agréable dans 1763. le comique». Nel 1743 recitò a Genova la Donna di Garbo, scritta da Goldoni per la scomparsa Baccheri- Giovanna Sparacello ni; l’autore non assistette alla rappresentazione perché costretto a lasciare Venezia per problemi fi nanziari (cfr. Goldoni, I, p. 751). Egli avrebbe assistito per BATTAGLIA CARLO, milanese1. È questo la prima volta alla recita della commedia quattro anni il marito della Maddalena Battaglia2. Calcò dopo a Livorno, interprete Teodora Medebach (v. i teatri colla moglie unitamente alla compa- Mémoires, I, LII). Secondo Giuseppe Ortolani la Ba- gnia di Onofrio Paganini3, ed ivi si esercitava stona potrebbe essere stata la protagonista del dram- a sostenere i caratteri caricati4. Passò con la ma giocoso per musica Lugrezia romana (Goldoni, stessa sua moglie in Venezia stipendiato da X, pp. 1262–1263). Girolamo Medebach l’anno 1772 nel teatro 5. Per un profi lo dei due attori si v. ad vocem in que- di San Giovanni Grisostomo, il quale venne ste Notizie. poi a lui concesso coll’esclusiva del Mede- 6. Fu tra gli attori riuniti da Andrea Bertoldi per bach dopo tre anni5. Al fi anco di sua consor- Augusto II elettore di Sassonia e re di Polonia. Nel te fattosi capo della sua comica truppa6, ha 1748 fu con il marito a Varsavia e poi a Dresda, dove provveduto quel teatro d’una scelta de’ mi- recitava le parti di Innamorata col nome di Aurelia gliori commedianti,7 che vanti l’Italia, e con nella compagnia dei Bertoldi. La sua prima recita fama d’uomo prudente, si è acquistata molta ne I torti imaginari allestito per l’onomastico del re riputazione nelle cose dell’Arte sua, e per la il 3 agosto 1748 precedette gli spettacoli goldonia- buona, e regolata condotta negli interessanti ni Momolo disinvolto e La donna di garbo. Nel 1749 aff ari della sua società.

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Note Grandi, Giuseppe Majani, Gaspare Marzocchi, An- 1. Non si conoscono né la data di nascita né quella di tonio Nardi, Carlo Serramondi, Angelo Valsecchi. morte dell’attore. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, pp. 303– Le donne sono Giuseppa Battaglia, Chiara Cardosi, 305; Leonelli, I, p. 96; Enc.spett., II, col. 47. Batta- Maddalena Marliani, Angela Menicucci, Caterina glia è citato inoltre nei contributi più recenti: Trebbi; Rosa. L’Enc. Spett. cita inoltre Teodora Ricci Bartoli O. Giardi, Sulle principali compagnie che recitavano (dal 1782 al 1788), Atanasio Zannoni, Margherita a Venezia alla fi ne del Settecento, «Biblioteca Teatra- Gallina. Nel 1795–1796 l’ormai anziano Battaglia le. Le capitali dello spettacolo. Venezia», 5–6, 1987, non fi gura nell’elenco degli attori per comparire pp. 219–235, poi in Giardi, passim. solo come impresario. Nella stesso anno Maddalena 2. Per cui v. la voce su queste Notizie. Battaglia passò al ruolo di Madre, più consono alla 3. Al periodo della compagnia Paganini risalgono sua età (giardi, Sulle principali compagnie e I comi- l’incontro e il matrimonio con Maria Maddalena Tor- ci dell’arte perduta, citt.). In agosto e settembre 1797 ti. Sul Paganini, si veda ad vocem in queste Notizie. la compagnia Battaglia si esibiva al Teatro Nuovo di 4. L’attore rivestì il ruolo del Caratterista per la com- Padova con un repertorio giacobino (Orazio, forse da pagnia Medebach e poi per la propria compagnia. Corneille, Il matrimonio democratico ossia il fl agello Una testimonianza del ruolo da Caratterista di Carlo dei feudatari e La rivoluzione in Venezia di Antonio Battaglia viene dall’elenco degli attori della compa- Sografi ) che celebrava l’ingresso in città di Napoleone gnia Battaglia per le stagioni 1776–77 (cfr. Giardi, Bonaparte (maggio 1797). Cfr. B. Brunelli, I teatri p. 100), 1782–83 e 1786–87, citati da Rasi e Trebbi. di Padova dalle origini alla fi ne del secolo XIX, Padova, L’Enc. Spett. segnala che l’elenco degli attori che Rasi Libreria Angelo Draghi, 1921, pp. 335–338. fa risalire al 1782–83 sia invece databile al 1786–87, come dimostra Trebbi pubblicando l’elenco per il Giovanna Sparacello 1782–83. Più completa la ricostruzione di Giardi, che propone le formazioni e le tappe della compagnia dal 1775 al 1800. BATTAGLIA GIUSEPPA, Nipote di Car- 5. L’attore e sua moglie furono nella compagnia Me- lo, la quale in fresca gioventù si esercita nella debach dal 1772 al 1775 (per il carnevale del 1774 e compagnia diretta da’ suoi parenti,1 dando del 1775 v. Giardi, p. 190). non dubbie speranze di poter fare sotto gl’in- 6. Nel 1775 l’attore forma una propria compagnia segnamenti della zia migliori progressi nella intitolandola a Maria Maddalena Battaglia. Secon- comica professione. do quanto il Bartoli riporta nella voce delle Notizie dedicata a Giustina Cavalieri, fi no al 1780 la com- Note pagnia Battaglia lavorò in società con la Cavalieri e 1. Quasi inesistenti le notizie su Giuseppa, scrit- Vincenzo Bugani al Teatro Grimani. Nel 1793–1794 turata nella compagnia Battaglia per l’anno comico ne era direttore Gaetano Florio (cfr. Giardi, p. 100). 1780–1781. L’attrice non fi gura più nell’elenco della La compagnia occupò per molti anni il Teatro di San compagnia nel 1786–1787. BIBLIOGRAFIA: Rasi, Giovanni Grisostomo di Venezia, cambiando nome I, p. 306; Leonelli, I, p. 96; Enc. Spett., II, col. 48; nel corso degli anni: si proporrà ora come compagnia Trebbi; Giardi, pp. –. «Carlo Battaglia e Compagni» ora come «Carlo Batta- glia e Gaetano Florio». Era attiva ancora nel 1800. Giovanna Sparacello 7. Oltre che negli elenchi che fi gurano in Giardi, gli attori della compagnia Battaglia sono citati in A. Bartoli, pp. CLIV–CLV (manca una suddivisione BATTAGLIA MARIA MADDALENA. cronologica). Fra gli uomini fi gurano Cesare D’Ar- Nata in Pisa da non volgari parenti, della fa- bes, Giuseppe Azzalli, C. B. Gaspare Dori, Gaetano miglia de’Torti1. Dopo un intricato giro di Fiorio, Giacomo Girelli, Carlo Giussani, Tommaso varie vicende, giunse per fi ne ad esser moglie

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 118 – Giovanna Sparacello di Carlo Battaglia del quale si è da noi fat- Donna nella scelta Compagnia Comica degli ta menzione. Colla scorta del marito ebbe Accademici Riuniti. occasione di calcare i teatri, e tra le migliori compagnie, in cui s’esercitò sul principio del- Sonetto. la sua comica carriera contasi quella d’Ono- frio Paganini2. Poche attrici de’ nostri gior- Gaude, quod spectat oculi Te mille loquentem. ni mostrarono tanta disposizione alle cose Horat. Epist. l. i. Epist. . v. . dell’Arte rappresentativa quanta ne diede a conoscere la Battaglia. Altra diffi cilmente si Illustre Donna, sul cui viso adorno è veduta sostenere al pari di lei le Tragiche Scherzan le Grazie, e ridono gli Amori, rappresentazioni con tanta maestria, e con A Te dovuti so, d’invidia a scorno tanto decoro. Le passioni, e gli aff etti dell’ar- Del Coturno, e del Socco i primi Onori. te sua dimostrati sembrano dalla natura in Da dove muor fi n dove nasce il giorno quel momento prodotti, e sa esprimere al Suona di Te la Fama, e i più canori vivo l’eroico carattere, che rappresenta. Chi Cigni, che al Reno stanno, e all’Arno intorno meglio di lei in Italia recitò la Semiramide di Ti ornaro il Crin dei meritati Allori. Monsieur de Voltaire3? Ventidue sere vide- Quando sciogli agli accenti il lusinghiero si replicata l’anno 1773 in Venezia nel tea- Labbro, s’asconde l’Arte, e sol Natura tro di San Giovanni Grisostomo con molta Parla, ed in forse stiam, se fi ngi il vero. fortuna di Girolamo Medebach, che per sua Così su i Cor Tu imperi, e al riso, e al pianto gran sorte tolta aveva in quel tempo nella sua Ci volgi a tuo piacer; e in van procura truppa questa nobile attrice4. I suoi meriti Ragione opporsi al ben tessuto incanto. hanno condotta una comica tanto eccellen- te a migliori fortunati avanzamenti, peroc- Scribere jussit Amor. chè unitamente al marito divenuta diret- Ovidius Epist. Heroid. Epist. 4. trice dell’accennato teatro in Venezia dopo l’esclusione del Medebach, ha avuto campo Note di formarsi una compagnia d’accreditati per- 1. Nata a Pisa nel 1728, l’attrice morì a Venezia nel sonaggi5, colla quale e riputazione, e vantag- 1803. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, pp. 305–306; Leo- gio va procurando a se stessa, al marito, e nelli, I, pp. 96–97; Enc. Spett., II, coll. 47–48; Goz- agli stessi compagni suoi6. Per tessere un vero zi, Memorie inutili, pp. 455–456; Trebbi; Giardi, elogio di questa celebre donna non bastano pp. 100–108. poche pagine da noi a lei riserbate nella com- 2. Secondo quanto racconterà poi Carlo Gozzi, nel pilazion di quest’Opera nostra. Lascieremo 1771 l’attrice fu proposta come Prima Donna per la dunque, che in nuova occasione, altra penna compagnia di Antonio Sacco, in sostituzione di Re- più dotta ne formi un più esteso, e compito gina Cicuzzi Marchesini, ma le fu preferita Teodora elogio, che noi ci contenteremo per dar fi ne Ricci Bartoli (Gozzi, Memorie inutili, pp. 455–456). a questo breve encomio, di riportar qui d’un Dal 1772 al 1775 lavorò col marito nella compagnia illustre Poeta il seguente tributo a’ degni pre- di Girolamo Medebach, quindi passò nella compa- gi off erto di questa valorosa, ed inimitabile gnia del marito nel ruolo di Prima Donna e dal 1787 recitante. in quello di Madre. Nell’anno comico 1795–96 ap- parirà una sola volta impersonando Agata nell’Ele- Al subblime merito della Signora Maria na e Gerardo di Giovanni Pindemonte, fi no al ritiro Maddalena Battaglia nata Torti di Pisa, la dalle scene successivo alla morte di Carlo, nel 1796. quale con universale applauso recita nel Nel repertorio della compagnia anche l’Aristodemo Pubblico Teatro di Lucca in grado di prima di Vincenzo Monti, Agrippina e Ginevra di Scozia di

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Giovanni Pindemonte, il dramma Clémentine et Dé- tragicommedie, & delle pastorali, Padova, presso Paolo sormes di J. M. Boutet de Monvel, e commedie quali Meietti, 1590, poi in G. B. Guarini, Opere, Vero- Olivo e Pasquale di Simone Antonio Sografi e L’avven- na, Tumermanni, 1737–1738, vol. II, pp. 310–394. turiero notturno di Camillo Federici. La fonte diretta del Bartoli è probabilmente l’indice 3. Voltaire, La Semiramide, trasportata in versi italia- sesto della Drammaturgia di Allacci (Roma, Mascar- ni, Venezia, Graziosi, 1773. Secondo quanto riporta- di, 1666, pp. 583–584), dove il passo dell’Apologia è to in L. Rasi, Catalogo Generale della raccolta dram- riportato. De Nores annovera Battista veronese con matica italiana di Luigi Rasi, Firenze, Tip. Dell’arte messer Giulio Pasquinati, Pantalone, e messer Orazio della stampa, successori Landi, 1922, in una nota Nobili, l’Amoroso dei Gelosi; lo stesso Bartoli, alla dello stampatore a questa edizione fi gurano le lodi voce Nobili Orazio, cita i due attori a proposito della a Maddalena Battaglia, prima interprete italiana del recita della Pazzia d’. L’appartenenza di Batti- personaggio di Semiramide. sta ai comici Gelosi rende plausibile l’ipotesi secondo 4. Come già ricordato, l’attrice entrò a far parte della la quale Battista veronese sia Battista Amorevoli da compagnia nel 1772. Treviso, detto la «Franceschina», la cui presenza nella 5. Rimando alla biografi a di Carlo Battaglia su que- compagnia dei Gelosi è attestata per la tournée parigi- ste Notizie. na del 1577. La permanenza di Amorevoli in Francia 6. Dopo la morte del marito e il ritiro dalle scene, negli anni successivi, fi no al 1581, è confermata dalla viveva agiatamente a Venezia, ma cadde in disgrazia in pubblicazione di poemetti e componimenti poeti- seguito all’invasione francese del 1797. Colpita dalla ci come il Desio d’onore e zelo d’amicizia, abbatimento confi sca dei beni, ella godette degli aiuti economici nuovo successo in Parigi, tra sei illustri cavalieri de la delle compagnie che recitavano a Venezia e ricevette Corte, il dì 26 d’aprile e Nuove gare d’onesta invidia del ospitalità dalla nobile famiglia dei Vendramin nell’edi- Cielo e de la Natura con el Consejo General de Tutti i fi cio del teatro. Morì a settantacinque anni nel 1803. Dei per favorir la Corona Regia in cime al Monte Parna- so. Documenti epistolari attestano la sua presenza fra Giovanna Sparacello gli Uniti e i Confi denti negli anni Ottanta. Cfr. Rasi, I, pp. –; Marotti–Romei, pp. 113–114; Enc. Spett., II, col. 50. BATTISTA VERONESE. Comico antico, il quale fi oriva intorno al 15701. e di cui fa Giovanna Sparacello menzione Jason de Nores nella sua Apologia contro l’Autor del Verato2. Scorse costui l’Ita- lia, e la Francia recitando con fama di buon BAZZIGOTTI ANTONIA. Nata in Pavia Attore molte Commedie, e Tragicommedie, da Padre Sartore, fu da Vincenzo Bazzigotti tra le quali in Padova asserì egli stesso pub- sposata, e incamminata per la via del Teatro. blicamente a persone degne di fede, d’aver Riuscì in certe parti da giovinetta semplice, rappresentata in Ferrara, e altrove una Tra- ed unendo al recitare anche l’abilità del can- gicommedia Pastorale intitolata: La Pazzia to fu con piacere sulle Scene ascoltata. Ri- d’Orlando; in comprova che quella del Pastor masta Vedova passò alle seconde nozze con Fido di Giovanni Battista Guarini non fu Camillo Friderici, Comico virtuoso, di cui si certamente la prima a comparire alla luce. farà onorevole menzione in queste Notizie. Unitamente al suo nuovo Marito è impie- Note gata nel carattere della Serva colla Compa- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, p. 307; Leonelli, I, gnia di Pietro Ferrari, e colle istruzioni del p. 97. Consorte procura a se stessa degli applausi, 2. Apologia contra l’auttor del Verato di Iason de e va cercando colla sua attenzione di saper Nores di quanto ha egli detto in un suo discorso delle degnamente meritarli.

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BAZZIGOTTI VINCENZO Bolognese. Pietro Bagliani (v. ad vocem). Di una Pazzia recitata Toltosi da’ Genitori del ceto mercantile volle nel 1634 dai comici Aff ezionati si parla anche ne La darsi alla Comica Professione. Fece da In- scena illustrata. Composizioni di diversi, in Bologna, namorato, ma riuscì meglio in qualche ca- per Nicolò Tebaldini, ad istanza di Bartolomeo Cava- rattere mezzanamente brillante. Stette quasi lieri, 1634, secondo quanto Bartoli riporta alla voce sempre al fi anco della Maria Grandi, detta la Prudenza in queste Notizie. Pettinara, con la quale fu in Malta a recitare 3. La sola notizia che si è riusciti a reperire sul Ba- circa l’anno 1758. Tornato poi in Lombardia ruzzi viene da G. Mazzuchelli, Gli scrittori d’Italia, condusse molti anni Compagnia, quasi sem- Brescia, Bossini, 1753–1763, dove viene designato pre vagando con poca fortuna. Fu Uomo di quale autore della raccolta di liriche Lo studio fortuna- buonissimo cuore, ma gli piacque di vivere a to, Poesie, In Verona appresso il Rossi, 1675. A questa capriccio. Morì in Parma l’anno 1775. raccolta fa probabilmente allusione il Bartoli. 4. Il riferimento alle Baccanti può far supporre che la Pazzia sia una favola pastorale. La Drammaturgia di BEATRICE. Comica, che si produceva sulle Leone Allacci (ed. Venezia, Pasquali, 1755) dà noti- Scene di Verona intorno al 16631. Recitava zia di una Pazzia, Favola Pastorale, edita per la prima con somma abilità una Commedia intitola- volta a Ferrara per Vittorio Baldini nel 1581 e poi ta: La Pazzia2; talchè Andrea Baruzzi volle ristampata fi no al 1602. Allacci indica inoltre che a onorare i suoi meriti col seguente Sonetto questa favola corrisponde la Pazzia di Fileno, Vene- tolto alle Rime di lui, stampate in Verona per zia, Angiolo Salvadori, 1623. Altri titoli affi ni sono il Rossi l’anno 16753. La Pazzia di Panfi lo, Ferrara, Vittorio Baldini, 1614 e Le pazzie amorose, Padova, Rizzardi, 1608, ristampata Beato esser credea col suo bel volto, fi no al 1637. E poi mi diede un infernal dolore, Poiché con fi nti vezzi a me rivolto Giovanna Sparacello Da dovero il crudel m’impiagò il core. Diedi fede al tuo riso, e il pensier stolto Si riscaldò nel simulato ardore: BELLENTANI GASPARE Bolognese. E quando a imitar Venere t’hai tolto Dopo d’aver recitato fra’ dilettanti della sua Per fi glio avesti il mio verace amore. Patria entrò nella Comica Compagnia di Pie- Io venni ad osservar la tua Pazzia tro Rossi, e travagliò con molto spirito nella Sulla Scena baccante4, e con tormento parte d’Innamorato a competenza di Cristo- Non seppi mai veder la mia follia. foro Merli. Alienatosi poi dal Rossi unissi a Ebbi un cieco per guida, e a passo lento, Costanzo Pizzamiglio in società, e stettero Con timor conduceami alla tua via, insieme alcuni anni, producendo sulla Sce- Per non aver altr’oro allor, che al mento. na, oltre le Commedie, anche de’ musicali Intermezzi, ne’ quali il Bellentani fornito di Note buona voce vi cantava a suffi cienza. L’anno 1. BIBLIOGRAFIA: Enc. Spett., II, col. 97. 1779. si traferì nella Truppa di Pietro Ferra- 2. Il Bartoli deduce forse il titolo della commedia dal ri, e quindi toltosi da lui passò a Roma, dove poema di Baruzzi da lui trascritto. Diffi cile individua- colla Commedia, e con il canto si va decoro- re con precisione la commedia, che sviluppa un tema samente sostenendo. topico della commedia dell’arte (si pensi alla Pazzia di Isabella, scenario di Flaminio Scala, e alle sue suc- cessive rielaborazioni). Una commedia dal titolo La BELLONI ANTONIO. Nato in Vicenza1 Pazzia (Bologna, Ferroni, 1624) viene attribuita a da Padre maestro di spada, e dalla Madre

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 121 lavoratrice di mode, alla professione di que- scritturato per la prima volta da Lapy nell’anno comi- sta volle attenersi, ed imparò a lavorare con co 1778–1779, in corrispondenza della temporanea molta grazia simili galanterie2. Invaghito- ricomparsa della compagnia a Venezia, sulle scene del si poi di fare il Comico, fu accettato nella teatro di San Cassiano per quel carnevale. La compa- Compagnia Giuseppe Lapy3, dove recitando gnia non vi tornerà più, scegliendo altre piazze impor- da Innamorato con ottimo genio, ha saputo tanti della terraferma, prime fra tutte quelle di Padova cattivarsi l’aff ezione del suo Capo Comico, e Vicenza, preferite per la stagione del carnevale. che gli è divenuto Suocero dandogli una fi - 4. Si tratta della giovane Luigia Lapy (nata nel 1763 gliuola in Consorte4. Oltre l’esercizio del Te- e morta nel 1816, secondo quanto si può ricostruire atro non tralascia il Belloni d’impiegarsi ne’ da Rasi, I, p. 327), appena diventata Prima Donna suoi travagli di mode, pe’ quali è spesso ri- della compagnia dopo la partenza defi nitiva della più cercato da Dame, e Signore in tutte le Città, celebre e matura Margherita Gavardina (dal 1780– alle quali sapendosi ben presentare, viene da 81, secondo gli Indici, cfr. Giardi, cit., p. 175). Visto esse molto gradito, anche per l’avvenenza del l’uso della coppia di aggettivi “novella e fresca” rife- lui personale; quindi è che col rappresentare riti a “sposa” alla fi ne dell’articolo, è probabile che il sul palco, e coll’esercizio de’ suoi lavori, pas- matrimonio sia avvenuto a ridosso del 1781, anno di sa felicemente i giorni suoi giovanili accanto pubblicazione delle Notizie di Bartoli. A quell’epoca della novella, e fresca più di lui giovanetta la giovane avrebbe duvuto avere appena diciotto anni sua Sposa5. ed il marito venti. 5. In seguito alla morte di Giuseppe Lapy, avvenuta Note probabilmente intorno alle stagioni 1786–1787 (ul- 1. Dalle notizie di Antonio Colomberti, attore di timo anno comico per cui gli Indici testimoniano la una certa fama nell’Ottocento e autore delle biografi e presenza della compagnia Lapy sulle scene italiane), di attori che dovevano fungere da seguito a quelle del Antonio Belloni e Luigia Lapy Belloni entrano a far Bartoli e che, furono ampiamente utilizzate da Luigi parte della compagnia di Luigi Perelli, che occupava le Rasi come base del suo studio (ora in parte edite in A. celebri scene del teatro San Luca a Venezia dall’anno Colomberti, Memorie di un artista drammatico, a c. comico 1783–1784. I coniugi Belloni, Luigia in qua- di A. Bentoglio, Roma, Bulzoni, 2004, e integralmen- lità di Prima Attrice e Antonio forse di Secondo Inna- te in A. Colomberti, Dizionario biografi co degli attori morato (dato che il ruolo di primo era ricoperto dal italiani, a c. di A. Bentoglio, Roma, Bulzoni, 2009.) fi glio d’arte Francesco Martelli), resteranno con Perel- possiamo ricostruire la data di nascita di Antonio Bel- li per tre anni (dal 1786–87 al 1788–89). Dall’anno loni, morto a Bologna nel 1842 all’età di 83 anni, e comico 1789–90 i Belloni passano nella più famosa quindi nato a Vicenza nel 1759. BIBLIOGRAFIA: A. e fl orida compagnia di prosa di Venezia, diretta da Colomberti, Memorie di un artista drammatico; cit., Maddalena Battaglia, stabilitasi ormai da più di quin- p. 281, e Id., Dizionario biografi co degli attori italiani, dici anni al teatro di san Giovanni Grisostomo: per cit., I (A-L), pp. 130-133. Rasi, I, p. 327; Enc. Spett., due anni consecutivi ricoprono i ruoli di Primo Attore II, coll. 211–212; Giardi, passim. e Prima Attrice. Nel periodo che va dall’anno comico 2. Non si tratta del solo esempio di sarto passato alla 1791–92 a quello del 1794–95 compreso, ritroviamo carriera comica. Prima di lui anche Antonio Martelli, i coniugi Belloni a Napoli nel teatro dei Fiorentini, sarto di Bologna, aveva scelto per passione la via della sempre come attori principali. Dopo questa lunga scena entrando nella compagnia di Antonio Marche- parentesi napoletana ritornano a Venezia presso la loro sini e poi, dal 1754, in quella di Giuseppe Lapy con precedente compagnia, rimanendo con la Battaglia la maschera di Brighella. per altri tre anni (dal 1795–96 al 1797–98), Luigia 3. Secondo quanto risulta dagli Indici dei Teatrali come Prima Donna e Antonio come Primo Uomo Spettacoli, periodico teatrale milanese della seconda (mentre il ruolo di Primo Amoroso era ricoperto metà del Settecento studiato da Giardi, Belloni viene dall’evidentemente più giovane Angelo Venier), cfr.

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Giardi, pp. 105–106, 233–234, 276–278). I dati di ma ricercato dal capocomico Fabbrichesi per formar questo periodo corrispondono solo in parte con quelli parte della Compagnia Reale Italiana, vi si recò, e vi raccolti da Antonio Colomberti, e ripresi poi in ma- rimase fi no a tutto il 1810. Portatosi a Firenze per niera sintetica da Rasi: Colomberti accenna alla per- riposarvisi, s’incontrò colà con gli artisti Meraviglia, manenza dei Belloni presso la compagnia Battaglia, la Calamari, e la madre della poi celebre Carlotta Mar- compagnia di Antonio Goldoni (che si forma solo nel chionni. Questi artisti gli off ersero una Società, e per 1790 e nelle cui formazioni non risulta mai presente dodici anni essa proseguì con fama ognor crescente e il nome Belloni), la compagnia Perotti, attiva a Roma con fortuna pecunaria dei soci. Scioltasi questa con il dalla fi ne del secolo e che potrebbe invece corrispon- Carnevale del 1823 (anno comico) il Belloni stabilì dere a quella Perelli. Per il periodo successivo della una Società con uno dei suoi vecchi soci, con Fer- carriera di Antonio Belloni possiamo solo riferirci ai dinando Meraviglia. Dopo quattro anni, passò con dati del Colomberti, i più completi e precisi sulla vita il capocomico Tommaso Zocchi, qual direttore. Ma dell’attore, diventanto suo suocero dal 1827, dopo il essendosi nell’anno 1827 maritata la fi glia, si ritirò matrimonio con la fi glia, Isabella Belloni, già attrice nello stesso anno a Bologna, ove stabilì un’agenzia co- di notevole fama: «Dal 1790 al 1802, si unì in Società mica, e là cessò di vivere nel 1842 dell’età di ottantatré con l’artista Giacomo Modena, e con la Compagnia anni. Bravo amoroso col Lapy e con la Battaglia, bravo recossi a Napoli, allorché nel 1799, scoppiò colà la primo attore con Goldoni e con Perotti e quindi con rivoluzione contro gli invasori Francesi; e, dopo l’en- Modena e di ritorno con Perotti, applaudito al fi anco trata in quella capitale del Cardinal Ruff o, condutto- della Pellandi, De Marini, Pertica e Blanes come pa- re delle bande borboniche, da una commissione reale dre e tiranno nella Compagnia Reale Italiana e nello venne innalzato il patibolo contro i cittadini migliori stesso ruolo con la Società Marchionni, visse da uomo che avevano congiurato e cacciato il re, e Carolina sua onesto e amato da' suoi compagni», cit. Colomber- moglie, venendo appiccati, con tanti patrioti, anche ti, Dizionario, cit., pp. 132-133, e Id. Memorie, cit., il padre Giuseppe, domenicano, fratello del Belloni. pp. 281–282. In nota a questo passo, tratto dai Cenni Nella notte che precedette la morte infamante del co- artistici, Bentoglio riporta la voce relativa a Belloni gnato, Luigia, moglie di Antonio, si sognò che il ma- tratta da un altro manoscritto di Colomberti, le Noti- rito veniva arrestato e condotto al patibolo. Spaventa- zie storiche dei più distinti comici e comiche che illustra- ta, a metà della notte, svegliò il marito: gli raccontò la rono le scene italiane dal 1780 al 1880; essa contiene visione avuta e, piangendo disperatamente, volle che qualche dettaglio supplementare sui ruoli interpretati fuggisse dalla città e dal Regno. Si oppose, ma inu- dall’attore. Colomberti tace però dei molti debiti la- tilmente, il consorte; ma essendosi egli compromes- sciati da Belloni a suo carico, in qualità di genero, al so con qualche discorso in favor dei Francesi fi nì col momento del ritiro dalle scene. persuadersi; e fuggì attraversando mille pericoli, fi no In scena a Bologna. Il fondo Teatri e spettacoli nella al confi ne dello Stato Pontifi cio, ove giunto assistito Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna (1761–1864, da contrabbandieri, gli riuscì di varcarlo a di arrivare a 1882), a c. di P. Busi, con saggio storico e bibliografi a Roma. Recitava in quel tempo, al teatro della Valle la di M. Calore, Bologna, Comune di Bologna, 2004, Compagnia Perotti, della quale il Belloni aveva fatto pp. 343–345, 544, riporta la scheda riguardante parte anni prima; ed essendo egli molto stimato per il qualche spettacolo recitato dal Belloni nel Teatro del suo merito artistico da quel capocomico, fu da questo Corso di Bologna: Il tutore e la pupilla di Augusto subito impiegato. Raggiunto colà dalla moglie, seppe Iffl and (Compagnia Belloni–Meraviglia, 28 dicembre da lei che la mattina dopo la sua fuga molti agenti di 1824), Boemondo in Altemburgo ossia La vittoria più polizia si erano recati nel suo alloggio per arrestarlo, e fatale di una sconfi tta di Carlo Roti (Compagnia Bel- condurlo a morte, essendo già stato condannato dalla loni–Meraviglia, 1 gennaio 1825), La borsa perduta di Commissione Reale. Rotta la Società, per quel terri- Stanislao Marchisio (8 gennaio 1825), Il padre colpe- bile caso, col Modena, e impiegata la moglie come se- vole ossia La capanna del misfatto di Victor Ducange conda donna, restò il Belloni sino al 1806, col Perotti; e la farsa La testa di Mercurio (27 gennaio 1825). Il

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 123 volume indica inoltre un omaggio poetico tributato a da Pantalone; però travestito a quella foggia, Belloni, impegnato nel Teatro Comunale di Bologna andava in tempo di Carnevale per le vie, e con lo spettacolo Agnese; esso fu stampato a Bologna ne’ pubblici ridotti parlando come un Perso- da Jacopo Marsigli ai Celestini, s. d. naggio da Commedia, e facendo anche delle Scene graziose insieme con altri suoi amici Luisa Giari mascherati in diversa guisa. Finalmente non potendo più resistere all’inclinazione, ch’egli aveva per il Teatro s’insinuò nell’amicizia BELLOTTI, detto il Monco1, Comico fa- d’alcuni Comici, i quali seco lo tolsero a re- moso, che recitò nel carattere d’Arlecchino citare, e bravamente riuscì sostenendo con con grande impegno2; e che cessò di vivere molto spirito il Personaggio di Pantalone, a oltre la metà del Secolo presente. cui era tanto inclinato. Avanzandosi in me- riti1 fu accolto nella Compagnia d’Antonio Note Marchesini; e quindi in quella d’Antonio 1. Natale o Natalino Bellotti. BIBLIOGRAFIA: Rasi, Sacco fu con piacere accettato2. Il Bellotto I, pp. –; M. Klimowicz–W. Roszkowska, La recitò molti anni sempre ben visto, ed ap- commedia dell’arte alla corte di Augusto III di Sassonia, plaudito; ma poi alienatosi dalla Professio- 1748–1756, Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Let- ne, passò ad abitare in Trevigi, dove fatto già tere e Arti, 1988, p. 92; M. Ferrazzi, Commedie e vecchio, terminò felicemente i suoi giorni comici dell’arte italiani alla corte russa (1731–1738), intorno all’anno 1766. Roma, Bulzoni, 2000, p. 32 sgg., 283. 2. Dal 1715 Bellotti recitò nella compagnia italiana Note diretta da Tommaso Ristori a Dresda. Con essa fu in 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, p. 339; Leonelli, I, tournée nel 1731 in Russia alla corte di Anna Ioanno- p. 107; Enc. Spett., II, col. 216. La lettera, scritta da vna; facevano parte della compagnia anche Tommaso Darbes a Goldoni per ringraziarlo di aver accettato Ristori e la moglie Caterina, Andrea Bertoldi e la mo- la proposta di scrivergli una commedia e riportata glie Marianna, Luca Caff ani, Filippo del Fantasia e la dal drammaturgo nei Mémoires, testimonia come già moglie Rosalia, Francesca Dima, Francesco Ermano, all’altezza del 1747 Bellotto godesse di un’ottima re- Carlo Malucelli e Giovanni Verder. Bellotti fu licen- putazione (Mémoires, I, LI, in Goldoni, I, p. 231: ziato il 30 novembre 1733 e ottenne la pensione nel «[…] Je suis jeune; je ne suis pas encore assez répan- 1734, ma pare avesse grandi diffi coltà economiche du, mais j’irai défi er à Venise les Pantalons Rubini à (Rasi, cit., p. 329). Nel settembre del 1738 lo si ritro- Saint–Luc, et Cortini à Saint–Samuel; j’irai attaquer va nella compagnia di Andrea Bertoldi a Varsavia, ma Ferramonti à Bologne, Pasini à Milan, Bellotti, dit già nel 1740 era Antonio Bertoldi, fi glio di Andrea Tiziani, en Toscane, et jusqu’à Gollinetti dans sa re- e suo successore come capocomico, a interpretare traite, et Garelli dans son tombeau»). le parti di Arlecchino. Cfr. M. Klimowicz–W. Ro- 2. Prima di entrare nelle compagnie di Marchesini e szkowska, cit., p. 92; M. Ferrazzi, cit., p. 32 sgg. di Sacchi, egli recitò in quella di Girolamo Medebach (certa è la sua presenza a Napoli presso il Teatro Nuo- Giovanna Sparacello vo nel 1754).

Giulietta Bazoli BELLOTTO LORENZO detto TIZIANO. Nato in Venezia, ed allevato civilmente da’ suoi Genitori, esercitò l’impiego d’Interve- BENEDETTI LUIGI. Fiorì questo Comi- niente sopra il Veneto Foro. Gran genio ave- co ne’ Teatri di Roma sua Patria, dove molto va il Bellotto per esercitarsi nella maschera esercitossi nel carattere d’Innamorato, e dove

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 124 – Giovanna Sparacello fu molto gradito. Trovandosi in quella Città si bien rendue et elle faisoit tant de plaisir, qu’elle il Dottor Carlo Goldoni, videlo recitare il soutint toute seule le Spectacle depuis l’ouverture Milord Bonfi l nella sua Pamela fanciulla, ed jusqu’à la clôture, c’est–à–dire, depuis le 26 Décem- ebbe da lui molte lodi1, le quali non mancò bre jusqu’au Mardi gras. Toutes les fois que j’y allois, di far note ancor colle Stampe. Abbisognan- c’étoit un jour de triomphe pour moi. Les acteurs de do Antonio Sacco d’un Innamorato, chia- Capranica que j’avois comblés d’éloges, parce qu’ils mollo a Venezia l’anno 1767. e diedegli il ca- le méritoient, me fi rent prier de vouloir bien com- rico di sostenere il carattere da primo in tutte poser une Piece pour leur Spectacle. Ils n’avoient pas le Commedie all’improvviso. Vi s’impegnò il besoin d’une Comédie travaillée pour eux, puisqu’ils Benedetti con molta franchezza, fu gradita étoient les maîtres de celles que tous les ans je faisois l’indefessa sua fatica2; e stabilì la sua dimo- imprimer; mais c’étoit une galanterie qu’ils vouloient ra in quella rinomata Compagnia. Sposò la me faire, en reconoissance des profi ts que mes ouvra- Chiara Simonetti nipote del Sacco, e qui ter- ges leur avoient procurés» (Mémoires II, XXXVIII, in minò di fi ssare il chiodo alla sua Comica for- Goldoni, I, pp. 405–406). La richiesta fu esaudita tuna3. Non solo il Benedetti recitò in quella e Goldoni scrisse il seguito della Pamela, ovvero la Truppa all’improvviso, ma anche nel preme- Pamela maritata che venne rappresentata nel Teatro ditato fece valere la sua abilità, e specialmen- Capranica per la prima volta durante il carnevale del te si distinse nelle parti spiritose, e piene di 1760. Il drammaturgo la stampò nel primo tomo fuoco4. Fu il primo, e l’unico, che portasse dell’edizione Pasquali (Venezia, 1761) e nella suddet- in Lombardia una Commedia intitolata. I ta prefazione l’autore confessò di non «aver veduto in varj Personaggi di Florindo; l’esecuzione de’ Italia miglior Attore di lui [Benedetti]» (C. Goldoni, quali vedevasi da lui fatta nell’uscire da una Pamela fanciulla. Pamela maritata, a c. di I. Crotti, portantina, situata a vista del popolo in mez- Venezia, Marsilio, 1995, p. 190). zo alla Scena. Questo Comico l’anno 1780. 2. Gozzi defi nisce l’attore «uomo accorto, e giudi- alienossi dall’arte, ed oggi vive in Bologna, zioso» e «il più giudizioso, e fl emmatico della comica essendo in età virile, e trovandosi impegnato compagnia» (Gozzi, Memorie inutili, t. II, II, XV, in una carica, che gli fa onore. p. 500 e II, XXXIX , p. 744). In eff etti egli assolveva spesso il compito di intermedia- Note rio sia all’interno della compagnia che all’esterno, e fu 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, pp. 343–344; Leo- proprio questo attore ad accompagnare Gozzi a casa nelli, I, pp. 110–111; Enc. Spett., II, coll. 235–236. della Dolfi n dopo lo scoppio dello scandalo per la rap- A Roma, presso il Teatro Capranica durante l’anno presentazione delle Droghe d’amore, in cui Benedetti comico 1758–1759 la sua interpretazione di Milord avrebbe dovuto interpretare Don Adone, protagoni- Bonfi l nella Pamela gli valse i tributi dello stesso Gol- sta della celebre pièce gozziana ma poi fu sostituito, doni che si era recato nella città laziale nel 1758 su per volontà di Sacchi, dal Vitalba ed sostenne la parte invito dell’impresario del teatro di Tordinona per di Don Alessandro (cfr. voce Vitalba Giovanni). assistere alle prove della Vedova spiritosa, la cui mes- 3. Dopo questa data risulta che Benedetti lavorò nel- sinscena si rivelò fallimentare a tal punto da spingere la compagnia Pellandi nel 1783–84 e nel 1786–87; il drammaturgo a ripartire. Durante la permanenza l’anno successivo lasciò la compagnia, ma vi tornò del veneziano il Teatro Capranica proponeva, con nel 1788–89 per le parti di Primo Amoroso all’im- strepitoso successo, la Pamela, come ricorda Goldoni: provviso. Nel 1793–94 sosteneva a vicenda con An- «J’avois échoué à Tordinona; c’étoit un chagrin cu- tonio Pellandi le parti da Primo Uomo (cfr. Giardi, isant pour moi; mais je fus dédommagé par les Ac- pp. 225–228). Tornò a Venezia come impresario te- teurs de Capranica. Ce Th éâtre qui depuis quelques atrale del San Samuele per l’autunno 1795 e il car- années s’étoit devoué à mes Pieces, donnoit, dans ce nevale 1796, per l’autunno 1796 e il carnevale 1797 tems–là, ma Comédie de Pamela. Cette Piece étoit e di nuovo per l’autunno 1797 e il carnevale 1798,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 125 secondo le notizie fornite dal Giornale dei Teatri di Ve- 2. L’importanza assunta da quest’attrice è testimo- nezia (in Il teatro moderno applaudito ossia raccolta di niata dal Prologo per la Sig. ra Bernaroli scritto dal tragedie, commedie, drammi e farse che godono presente- drammaturgo in occasione dell’apertura delle recite a mente del più alto favore sui pubblici teatri, così italia- Venezia e datato 4 ottobre 1779 (Biblioteca Naziona- ni, come stranieri corredata da Notizie storico–critiche le Marciana di Venezia, Fondo Gozzi, 3.3, Prologhi e e del Giornale dei Teatri di Venezia, Venezia, Antonio congedi teatrali, c. 86r). Fortunato Stella, 1796, rispettivamente t. III, p. 8, t. X, p. 8 e t. XXII, p. 11). Giulietta Bazoli 4. La recente scoperta dei manoscritti gozziani (per la storia della scoperta del fondo e per il suo regesto si vedano rispettivamente F. Soldini, Il Fondo Gozzi BERTI CATERINA. Moglie di Francesco alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, in «Pro- Berti1, di cui si parlerà in appresso. Nella blemi di critica goldoniana», XII, 2005, pp. 119–134 Comica Compagnia di suo Marito, sostenne e Carlo Gozzi, 1720–1806, Stravaganze sceniche, let- il carattere di prima Donna, si distinse so- terarie battaglie, a c. di F. Soldini, Venezia, Marsilio, pra tutto nelle Commedie all’improvviso2. 2006) ha permesso di ipotizzare che Benedetti eser- Rimasta vedova3, condusse ella medesima la citasse un ruolo non marginale nella funzione di tra- Compagnia per due anni. Capitando a Mila- duttore di opere spagnole riadattate poi da Gozzi per no, passò alle seconde nozze con un Mercan- la compagnia Sacchi. te di quella Città, dove visse non poco tempo alienata dall’Arte; ed ivi terminò i suoi giorni Giulietta Bazoli l’anno 1761.

Note BERNAROLI ANTONIA Bolognese. Ebbe 1. V. qui, ad vocem. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, ad le prime istruzioni nell’arte Comica dal vocem. compilatore di queste Notizie; il quale dopo 2. Con lei recitano in compagnia nelle parti di serva pochi mesi dovè lasciarla. Esercitossi in pro- le sorelle Anna e Maddalena, che andranno sposate gresso per molti anni in una Compagnia det- rispettivamente ai compagni di lavoro Giovanni Roffi ta de’ Bolognesi, ed in Torino fu più volte (Arlecchino) e Pietro Rossi (innamorato); v. la voce sentita, ed onorata d’applausi. Passando la Berti Francesco, in Enc. Spett., II, coll. 396–397, che Ricci mia Moglie a Parigi, la Bernaroli occu- però riporta fedelmente le notizie di Bartoli, incro- pò le sue veci di prima Donna nella Comica ciandone le rispettive biografi e. Compagnia Sacco, e ciò fu l’anno 17771. La 3. Nel 1756. sua abilità, specialmente nelle Commedie all’improvviso, le giovò non poco per riuscir Roberto Cuppone con onore nell’assuntosi impegno2. Dopo tre anni videsi collocata in Matrimonio con rag- guardevole personaggio, dando così l’ultimo BERTI FRANCESCO Vicentino1. Furono addio in fresca giovinezza alle Scene. i suoi Parenti Mercanti, e lavoratori di seta di qualche credito; ma avendo i loro interessi Note in progresso di tempo un esito infelice, pen- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, p. 360; Leonelli, I, sò Francesco di sottrarsi alle disgrazie della p. . Nelle Memorie inutili Gozzi accenna rapida- sua famiglia, adattandosi a fare il Comico. mente a tale episodio riferendosi all’attrice come a Fece da principio l’Innamorato, e poi pensò «una certa Bernaroli di cui mi vien detto del bene» di mettere la Maschera da Brighella, e lavo- (Gozzi, Memorie inutili, t. II, II, XXV, p. 611). rò con molta franchezza la parte di questo

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Zanni. Fu capo d’una Compagnia che guidò Carlino compariva in Scena si sentivano tut- con decoro, e riputazione molti anni. Ebbe te le mani rumoreggiare per un lungo tratto. due Sorelle di sua Moglie in tutela ambe da Egli co’ gesti non ringraziava il Popolo del lui incamminate nella Professione, una del- cortese accoglimento, che gli veniva fatto, le quali maritò con Giovanni Roffi 2, e l’altra ciò non usando in Francia come in Italia, ma con Pietro Rossi3. Quest’ultimo subentrò cheto per altro presentavasi con sì bel garbo, nell’impegno di conduttore della Truppa e con maniera tanto naturalmente graziosa, dopo la morte del Berti, che accadde in Ber- che l’uditorio replicava il picchiar delle mani, gamo l’anno 17564. facendogli applauso. Questo Comico ben fornito d’ingegno, provveduto d’una fi gu- Note ra tagliata sul modello del vero Arlecchino, 1. L’unico riferimento a una famiglia notabile Berti, munito nella sua testa d’un magazzino di sali in verità di “lavoratori della lana”, operanti nel Set- spiritosi, ed arguti, aveva saputo guadagnarsi tecento, li situa, senza altre informazioni, a Schio, l’amore de’ Francesi, che lo reputavano loro città in provincia di Vicenza di antica tradizione delizia, ed il più bel trattenimento negli ozio- tessile; v. G. Da Schio, Persone memorabili in Vicen- si loro diporti. Avanzato in età tentò non già za, ms., Vicenza, Biblioteca Civica Bertoliana, cons. di ritirarsi dal Teatro, ma cercò un successo- BIBILOGRAFIA: Rasi, I, ad vocem; Enc. Spett., II, re, che gli desse talvolta un po’ di riposo; ed coll. 396–397. altri Arlecchini furono a lui sostituiti3, ma 2. V. qui, ad vocem, dove apprendiamo che questa invano, che se Carlino viveva, il solo Carlino cognata era Anna; essendo Roffi un Arlecchino, per era bramato dagli spettatori, ed egli dovea il tempo che lavorò con Berti fece presumibilmente comparir di nuovo a farsi vedere. Questo coppia comica con lui; in particolare per la sua suc- Comico apprezzato dal Pubblico, stimato, e cessiva carriera di capocomico a Firenze, al Teatro del benefi cato dal Re, ha sempre travagliato con Cocomero, v. Giardi, pp. 71–72 e 245–249. eguale valore, e travaglia anche presentemen- 3. Venezia, 1719–Cento, fi ne del ‘700 (v. qui, ad te con i Comici fancesi, quantunque per So- vocem). Innamorato nella compagnia di Berti, nel vrano decreto la Comica Truppa Italiana sia 1750 ca. ne sposa la cognata, Maddalena (Vicenza, stata sul fi nire dell’anno 1779 interamente 1727–Cento, fi ne del ‘700, prima del marito). abolita4. Erano più di due Secoli che i Co- 4. Il suo apprezzato capocomicato dura poco più mici Italiani servivano un Teatro in Parigi, di vent’anni: nel carnevale 1778 cede a sua volta la eppure a’ nostri giorni gli abbiamo veduti li- compagnia al genero Luigi Perelli, e si ritira con la cenziati da quella Metropoli. Ecco un eff etto moglie a Cento, dove insieme aprono una bottega di della Sorte incostante, e della mutabile va- alimentari. V. Rasi, cit., che segue fedelmente la voce rietà delle cose Mondane. Il nostro Carlino di Bartoli. vive anch’oggi, benchè vecchio, felicemente in Parigi ben veduto da’ suoi Protettori, ed Roberto Cuppone egualmente pensionato da sua maestà5. Altri de’ nostri Comici ancora hanno colà stabi- lito il loro domicilio, giacchè, grazie a Dio, BERTINAZZI CARLO Torinese,1 cono- non hanno commesso alcun delitto, nè sono sciuto assai meglio sotto il nome di Carlino stati banditi. Forse con il volgere de’ tempi pensionato del Re di Francia. Grande fu la saranno di nuovo richiamati, ma quando nol fortuna di Carlino quando nel 1741, d’anni fossero, resterà ivi la memoria della Celebre 28, comparve sul Teatro in Parigi2, e grande Isabella Andreini, le di cui ceneri in Lione è stato il suo merito nel giocare con molta riposano, e vi rimarrà pur quella di Luigi grazia la maschera dell’Arlecchino. Quando Riccoboni Comico tanto benemerito, e da’

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Francesi onorato6; e niente meno farà per Comédie Française, publié par J. B. P. Lafi tte, Paris, restarvi, dopo la di lui morte, la gratissima Delahays, 1847, vol. I, pp. 271–288; A. Gentile, ricordanza del valor di Carlino. Goldoni e gli attori, Trieste, Cappelli, 1951, p. 85; Enc. Spett., II, coll. 401–402. La presenza di Berti- Note nazzi nella compagnia coordinata da Carlo Goldoni 1. Carlo Bertinazzi (talvolta Bertinassi) nacque a alla Comédie–Italienne ha favorito, anche in tempi Torino il 2 dicembre del 1710 da Felice Bertinazzi, recenti, l’interesse della critica impegnata a ricostruire uffi ciale nelle truppe del re di Sardegna, e da Giovan- la vicenda goldoniana a Parigi. Qualche indicazione na Maria Gti (così in Campardon e fonti successive). bibliografi ca: V. Malamani, Nuovi appunti e curiosità Perse suo padre all’età di tre anni e ricevette dalla ma- goldoniane, Venezia, 1887; A. G. Spinelli, Fogli sparsi dre una buona educazione, che comprendeva la danza del Goldoni, Milano, 1885; G. Luciani, Le compagnie e la scherma. A quattordici anni Bertinazzi venne ac- di teatro italiane in Francia nel XVIII secolo, in «Quader- cettato come portabandiera in un reggimento, ma alla ni di teatro», 29, 1985; F. Taviani, Un vivo contrasto. morte della madre lasciò l’esercito per diventare com- Seminario su attori e attrici della commedia dell’arte, mediante, prima presso i teatri privati, poi a Bolo- «Teatro e Storia», 1, 1986, pp. 25–75; C. Meldole- gna e Venezia come Arlecchino. Fu probabilmente in si, Il teatro dell’arte di piacere. Esperienze italiane nel Russia dal 1735 al 1738, chiamato da Pietro Mira alla Settecento francese, in G. Guccini, Il teatro italiano corte della zarina Anna Ioannovna. Della sua presenza del Settecento, Bologna, Mulino, 1988, pp. 243–264; in Russia, non attestata dai registri, parla Casanova G. Herry, La presenza di Goldoni in alcune delle sue nei suoi Mémoires. La compagnia italiana della Co- commedie del primo periodo francese, «Ariel», 3, 1992; médie–Italienne lo chiamò a Parigi in sostituzione di Id., L’Arlequin français de Goldoni, in Arlequin et ses Antonio Costantini, attore dalle doti acrobatiche che masques. Actes du colloque franco–italien de Dijon, aveva ricoperto senza successo il ruolo di Arlecchino 5–7 septembre 1991, a c. di M. Baridon e N. Jo- dopo la morte del celebrato Tommaso Antonio Visen- nard, Dijon, Presses de l’Université de Bourgogne, tini, detto Th omassin. A Parigi Bertinazzi sposò il 14 , pp. –; B. Weichmann, Eccomi fi nal- giugno 1740 la sorella della celebre attrice Catinon, mente a Parigi! Untersuchungen zu Goldonis Parises Françoise Suzanne Foulquier, ballerina e Soubrette, Jahren (1762–1793), Romanisticher Verlag, Bonn, da cui ebbe sei fi gli. Venne naturalizzato francese per 1993. Dedicati espressamente all’attore gli articoli lettere patenti nel febbraio 1745. Fu accusato di ac- di N. P. S. Cusenier, Le dernier des grands Arlequins quiescenza per la relazione della moglie con l’amba- de la Comédie–Italienne de Paris: Carlo Bertinazzi dit sciatore di Olanda. BIBLIOGRAFIA: Goldoni, Mé- Carlin, in «Revue des études italiennes», 24, 1978, moires, in Goldoni, I, pp. 447, 561, 590; E. Masi, pp. 408–425; C. Meldolesi, Arlecchino, il papa e i Lettere di Carlo Goldoni, Bologna, 1880; Casati, I, gesuiti, relazione al convegno internazionale «Roma p. 55; De Boni, p. 78; Leonelli, I, pp. 122–124; e il teatro del Settecento» (Roma, 15–20 novembre Rasi, I, pp. 364–378; Desboulmiers, II, p.  (vol. 5, 1982), a c. di G. Petrocchi, Roma, Istituto della En- pp. 16–18); D’Origny, I, pp. ,  (debutto e ri- ciclopedia Italiana, 1984; M. Ferrazzi, Commedie e cezione), ; II, p.  (ritiro); III, pp. – (ne- comici dell’arte italiani alla corte russa (1731–1738), crologio); Sand, I, pp. 105–111; Jal., p. 315–317; Roma, Bulzoni, 2000, pp. 51–54, 293–294. Campardon, pp. 32–60; C. Collé, Journal et mé- 2. Bertinazzi debuttò l’8 o il 10 aprile 1741 ne Arle- moires (1748–1772), Paris, Firmin, Didot, 1868, I, quin muet par crainte di Luigi Riccoboni, canovaccio p. 328 (1° ed., Paris 1807); Dubech; A. Ademollo, scelto per il numero ridotto di battute pronunciate Una famiglia di comici italiani nel sec. XVIII, Firen- da Arlecchino, in ragione della scarsa dimestichezza ze, 1855; A. D’Ancona, I comici italiani in Francia, dell’attore con la lingua francese. Negli anni seguen- in «Varietà storiche», Milano, Treves, 1883–1885; ti egli recitò in Coraline magicienne (1744), Coraline U. E. Imperatori, Dizionario degli italiani all’estero, esprit follet (1744), Les fées rivales, Le Prince de Salerne, 1956, p. 361; G. Fleury, Mémoires de Fleury de la Les vingt six infortunes d’Arlequin, canovacci di Carlo

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Veronese, La joute d’Arlequin, di autore anonimo, e ne elogio funebre pubblicato dal Journal de Paris il 17 Le fi ls d’Arlequin perdu et retrouvé, in 5 atti, di Carlo ottobre. Celebre anche l’amicizia del Bertinazzi con Goldoni. Nel 1763 Bertinazzi fu autore della comme- papa Clemente XIV, che ispirò Latouche per la Cor- dia in due atti Les nouvelles métamorphoses d’Arlequin, respondance inédite (Parigi, 1827), ipotetico carteggio poi rimaneggiato e portato al successo da Goldoni. Fu tra Bertinazzi e Papa Lorenzo Ganganelli. Nell’Otto- inoltre autore del discorso di apertura dell’anno co- cento si registrano inoltre alcune commedie ispirate a mico della Comédie–Italienne pronunciato l’8 aprile questa amicizia: Arlequin et le Pape, di V. Simonnin et del 1777. Th . Nézel, rappresentata al Th éâtre de l’Ambigu nel 3. Le sostituzioni di Bertinazzi non furono esclusiva- 1827, e Carlin à Rome ou Les Amis de Collège, memo- mente dovute all’età avanzata. Secondo quanto riporta ria storica in un atto di Rochefort e Lemoine recitata Gueullette, pp. 68, 144–145, nell’agosto del 1747 al Th éâtre des Variétés nello stesso anno (ma Lionelli Carlin ottiene dalla corte un permesso di un mese le dice entrambe del 1831). Rasi ricorda l’ammirazio- per andare a recitare a Bordeaux. Dionisio Gandini ne di Garrick e di Goldoni per Bertinazzi. lo sostituì durante la sua assenza, ma senza successo. 6. Per questi attori, si vedano le voci in questa edizio- Altro Arlecchino della compagnia italiana di Parigi fu ne delle Notizie istoriche. Francesco Bigottini, che nell’aprile e nel luglio 1757 recitò in Arlequin maître de musique, ou le Capitaine Giovanna Sparacello Scanderberg, Arlequin Protée, La gageure d’Arlequin et de Scapin, Métamorphoses d’Arlequin. Apprezzato dal pubblico per il suo trasformismo, non ebbe un suc- BERTOCCHI CARLO Bergamasco. Reci- cesso durevole e venne licenziato dal teatro. Venne ri- tò assai bene nella maschera dell’Arlecchino, chiamato nel 1775, e nel 1777 mise in scena Arlequin e ne’ Teatri di Venezia fu per molto tempo, esprit follet. Gli venne in seguito confi dato il ruolo con piacere di quella Metropoli, nel presente del Dottore e gli venne negato quello di Arlecchino. secolo applaudito. Allo scioglimento della compagnia venne congedato. Bartoli non riporta notizie di questo attore, per cui si vedano Rasi, I, pp. –; Campardon, pp. – BIANCHI BRIGIDA Comica di merito1, . Bartoli segnala inoltre la concorrenza al Bertinazzi che fi oriva circa il 16302. Dopo d’avere con da parte dell’Arlecchino Carlo Coralli, senza succes- fortuna recitato su i Teatri d’Italia3, passò in so. Si veda la voce dedicata a Coralli Carlo in queste Francia a far mostra della sua abilità nella Notizie. Compagnia de’ Comici Italiani attualmente 4. Dopo la soppressione della Compagnia italiana al servizio di sua Maestà4. Si divertì qualche Bertinazzi continuò a recitare come Arlecchino per poco a scrivere in Poesia, e l’anno 1639. die- la compagnia francese. Tra le commedie si ricordano de alla luce in Parigi colle stampe di Claudio quelle di Florian Les jumeaux de Bergame (1782), e Le Cramoisy una Commedia trasportata dallo bon ménage (1783), in un atto, dove Bertinazzi reci- Spagnuolo, che porta per titolo: L’Inganno ta il ruolo patetico del marito, entrambe di Florian. Fortunato, ovvero l’Amata aborrita5. Quella Bertinazzi aveva recitato a viso scoperto la parte di fu poi anche ristampata in Bologna pres- Gobe–Mouche nella Soirée des Boulevards, commedia so Gioseff o Longhi nel 1685. È di tre Atti di Favart (1762). scritta in prosa, e l’una, e l’altra Edizione 5. Casati e De Boni descrivono un Bertinazzi af- sono in forma di 12. La Brigida Bianchi si fetto da ipocondria. L’attore morì a Parigi il 6 (il 7 faceva chiamare sul Teatro col nome d’Au- secondo De Boni) settembre 1783 a Parigi. Ai fune- relia. La sua esperienza per le cose della rali intervennero l’Académie Royale de la Musique e sua Professione fu molto commendabile; e la Comédie–Française. L’amicizia con D’Alembert, l’ornamento delle varie lingue, che posse- che morì circa due mesi dopo l’attore, gli valse un deva giovolle ne’ suoi studj indefessi. Non

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 129 abbiamo potuto rinvenire di lei alcuna po- ou canevas des meilleures Pièces Italiennes qui n’ont etica composizione, onde porgere al Lettore jamais été imprimées, Paris, Rozet, 1767, pp. 22–26; un saggio del suo stile; e ci rincresce altresì F. C. Pentolini, Le donne illustri, Livorno, Falorni, di non aver potuto raccogliere qualche parto 1776, libro II, canto V, p. 21; C. G. Jöcher, Allge- di celebre penna encomiatrice de’ suoi vir- meines Gelehrten–Lexicon. Fortsetzungen und J. C. tuosi talenti. Adelung. Bd. 1. 1784, p. 156; G. Canonici Fachini, Prospetto biografi co delle donne italiane rinomate in Note letteratura,Venezia, tip. Alvisipoli, 1824, p. 45; L. T. 1. Sebbene Bartoli distingua fra Brigida Bianchi e Belgrano, in «Caff aro»,Genova, 28 marzo 1886; P. Brigida Fedeli, fonti precedenti e successive aff erma- L. Ferri, Biblioteca femminile italiana, Padova, 1842; no che si tratti della stessa attrice e formulano ipo- L. Moland, Molière et la Comédie Italienne, Paris, tesi sulle ragioni che furono all’origine dell’equivo- Didier, 1867, p. 170 e 362; G. Martucci, La vera co. Mazzuchelli, sulla scia di Quadrio, ipotizza che autrice dei Rifi uti di Pindo, Brigida Bianchi o Aurelia si tratti di un errore dello stampatore dei Rifi uti di Fedeli?, in «Rassegna Nazionale», 1 marzo 1888; A. Pindo, Chenault, che nella sua edizione avrebbe indi- Lisoni, La drammatica italiana nel secolo XVII, Par- cato come autore Aurelia Fedeli, mescolando il nome ma, Pellegrini, 1898; B. Croce, Aurelia Fedeli, in «La di scena dell’attrice e quello della sua compagnia. Critica», 21 gennaio 1935 (poi in Aneddoti di varia Rasi riporta l’ipotesi secondo la quale Fedeli sareb- letteratura, II ed., Bari, 1953); M. Bandini Buti, be il nome di un secondo marito della Bianchi. In Poetesse e scrittrici, Milano, EBBI, B. C. Tosi, 1941, questo contesto appare giustifi cato che, nel sonetto A vol. I, p. 350; Leonelli, I, p. 351; Rasi, I, pp. 419– Brigida Fedeli sua madre, Marc’Antonio Romagnesi 423; Enc. Spett. II, col. 459; R. Gaudenti, Gli italia- si rivolga alla madre chiamandola Fedeli (il sonetto ni a Parigi. La Comédie–Italienne (1660–1697). Sto- e la risposta sono inseriti dal Bartoli nella voce delle ria, pratica scenica, iconografi a, Roma, Bulzoni, 1990, Notizie dedicata a Marc’Antonio Romagnesi). Tutta- I, pp. 10–14. via, Rasi segnala come improbabile, perché contra- 2. Secondo Rasi e Sand fu fi glia di Giuseppe Bian- rio all’uso, che un’attrice cambiasse il nome con cui chi, che recitò come Spezzaferro, capitano spagnolo. era diventata famosa e altrettanto improbabile che Nacque a Venezia nel 1613. Fu moglie di Romagnesi un fi glio accettasse di chiamare la madre col nome noto sulle scene col nome di Orazio. Sand la dice so- del secondo marito. BIBLIOGRAFIA: J. Loret, La rella di Orsola e Luigia Bianchi. muze historique ou Recueil des lettres en vers contenant 3. Recitò nella compagnia dei Fedeli col nome di Au- les nouvelles du temps écrites à Son Altesse Mademoiselle relia. Nel 1634 fu probabilmente a Genova. Nel 1636 de Longueville, depuis Duchesse de Nemours (1650– e nel 1638 fu nella compagnia di Jacopo Antonio 1665). Nouvelle édition revue sur les manuscrits et les Fidenzi, come risulta da Comici dell’Arte. Corrispon- éditions originales et augmentée d’une introdution, de denze, a c. di C. Buratteli, D. Landolfi , A. Zinanni, notes, d’un golssaire et d’une table générale alphabetique Firenze, Le Lettere, 1993, vol. II, p. 36. Dopo il bien- des matières et des noms propres par Ch.–L. Livet, Paris, nio parigino del 1644–45 fu ancora nella compagnia Daffi s, 1857–1878, 31 maggio, 7 e 8 giugno 1659; di Fidenzi nel 1646. Fu ricordata col nome di Aurelia A. Baillet, Jugemens des savans sur les principaux ou- in Infermità, testamento e morte di Francesco Gabrielli vrages des auteurs , avec une introduction par Y. Bela- detto Scappino (1638). val, New York, G. Olms, 1971 (fac–simile dell’edi- 4. La Bianchi fu a Parigi nel 1639–40 con la compa- zione d’Amsterdam, 8 voll., 1725, vol. IV, p. 395 gnia di Giuseppe Bianchi, di cui facevano parte an- (art. 1558, n. 10); Quadrio, V, pp. 244, 359; G. che Margherita Bertolazzi, Giulia Gabrielli (Diana), Mazzucchelli, Gli scrittori d’Italia, vol. 2, Brescia, Domenico Locatelli (Trivellino), Gabriella Locatelli Bossini, 1760, p. 178; F. e C. Parfaict, Histoire de e Tiberio Fiorilli (Scaramuccia), attore che fu a capo l’ancien Th éâtre Italien depuis son origine en France ju- della compagnia italiana fi n quasi all’espulsione nel squ’à sa suppression en L’Année 1697. Suivie des extraits 1697. Tornò a Parigi, insieme alla stessa compagnia,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 130 – Giovanna Sparacello nel biennio 1644–45 (ma Rasi indica il 1645–46). dedica a Luigi XIV; vi si trovano poesia indirizzate a La compagnia, detta del Cardinal Mazarino, si siste- Mlle de Vallière, a Corneille, Racine e Molière, con i mò al Petit–Bourbon, sala annessa al Louvre, e nel quali ebbe forse relazioni personali. 1645 mise in scena la Finta Pazza di Giulio Strozzi, con scene di Giacomo Torelli, balletti di Giovan Bat- Giovanna Sparacello tista Balbi e musiche di Francesco Sacrati. La Bianchi vi recitava con le tre attrici Luisa Gabrielli Locatel- li, Giulia Gabrielli e Margherita Bertolazzi. Sappia- BIANCOLELLI DOMENICO. Comico, mo che fu nuovamente a Parigi dal 1653, con una che fi oriva nel 16801. e che crediamo fi gliuo- nuova compagnia che debuttò il 10 agosto al Petit– lo di Niccolò Biancolelli2, di cui si verrà Bourbon. Tiberio Fiorilli, Domenico Locatelli, Brigi- parlando. Questo faceva da Innamorato3, da Bianchi e Lorenza Isabella del Campo, attori della lasciò alcuni Dialoghi scritti per le Comme- precedente formazione, furono affi ancati da Angelo die all’improvviso4; e fa di lui menzione Lu- Agostino Lolli, Marco Romagnesi (Orazio), Giovan igi Riccoboni5 nella sua Histoire du Th eatre Battista Turri (Pantalone), Virginio Turri (Virginio) e Italien6. Beatrice Fiorillo (Diamantina). In Italia alla fi ne del giugno ‘59, la Bianchi tornò a Parigi l’anno successi- Note vo, alla morte del marito. Sulla base del Registre di La 1. BIBLIOGRAFIA: F. e C. Parfaict, Histoire de Grange, Gambelli (D. Gambelli, Arlecchino a Parigi. l’Ancien Th éâtre Italien, Paris, Lambert, 1753; Cam- Lo scenario di Domenico Biancolelli, Roma, Bulzoni, pardon, pp. 61–63; Rasi, I, pp. 430–435; Enc. 1997, t. I, p. 418), smentisce la notizia, tramandata Spett., II, coll. 465–466; S. Spada, Domenico Bian- da Loret, Gueullette e i Parfaict, secondo la quale la colelli o l’art d’improviser, Naples, 1969, pp. XXIV– Bianchi fece ritorno in Italia nel 1659, per tornare a XXVI; D. Gambelli, «Quasi un ricamo di concertate Parigi l’anno successivo, alla morte del marito. L’at- pezzette»: le composizioni sul comico dell’Arlecchino trice lasciò le scene nel 1683, ma l’Enc. Spett. riferi- Biancolelli, «Biblioteca Teatrale», 1, 1971, pp. 47–95; sce che secondo Gueullette ella fi gurava fra i membri Id., Arlecchino, dalla preistoria a Biancolelli, «Biblio- della compagnia italiana alla morte di Biancolelli, nel teca Teatrale», 5, 1979, pp. 17–68; Id., Arlecchino a 1688 (ma questa notizia non è riportata nello Scena- Parigi. Dall’inferno alla corte del Re Sole, Roma, Bul- rio di Domenico Biancolelli redatto dal Gueullette, né zoni, 1993, pp. 253 e sgg.; R. Gaudenti, Gli ita- nell’Histoire de l’ancien théâtre italien dei fratelli Par- liani a Parigi. La Comédie–Italienne (1660–1697). faict, che si rifà agli appunti manoscritti dell’autore; Storia, pratica scenica, iconografi a, Roma, Bulzoni, nessun accenno neanche in Notes et souvenirs sur le 1990, I, pp. 83–118; F. Cotticelli, Rileggendo gli Th éâtre–Italien au XVIIIe siècle). La Bianchi morì a scenari: l’Arlecchino di Domenico Biancolelli e il Pul- Parigi nel novembre del 1703, rue Saint–Denis, vi- cinella della raccolta Casamarciano, in Pulcinella. Una cino alla comunità di Saint–Chaumont, all’età di 90 maschera tra gli specchi, a c. di F. C. Greco, Napoli, anni. Edizioni Scientifi che Italiane, 1990, pp. 169–185; S. 5. Bartoli sbaglia nel datare l’edizione: si tratta de Monaldini, Arlecchino fi glio di Pulcinella e di Co- L’inganno fortunato, ovvero l’Amante abborrita, Com- lombina: note sulla famiglia Biancolelli, tra Bologna e media bellissima trasportata dallo Spagnuolo con al- Parigi. «L’archiginnasio», XCI, 1996, pp. 81–161; O. cune Poesie Musicali composte in diversi tempi, Pa- G. Schindler, Domenico Biancolelli e la rappresen- rigi, C. Cramoisy, 1659. La dedica della traduzione tazione del Convitato di Pietra a Vienna (1660), in dallo spagnolo di questa commedia le valse il dono «Commedia dell’arte. Annuario internazionale», I, di un paio di orecchini di diamanti da parte di Anna 2008, pp. 161–180. d’Austria, di cui era la protetta. Come si è detto, I 2. In realtà Niccolò era fratello di Domenico. En- Rifi uti di Pindo vennero editi con il nome di Aure- trambi erano fi gli di Isabella Franchini, Colombina, e lia Fedeli, a Parigi, presso Carlo Chenault, 1666, con di Francesco Biancolelli. Pubblicando l’atto di nascita

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 131 di Domenico, Spada corregge Rasi e Jal: Domenico Biancoleli après lui la fermerent en France», cit. L. Giuseppe nacque a Bologna non nel 1646 ma nel Riccoboni, Histoire du théâtre italien, Torino, Bot- 1636, il 30 agosto. tega d’Erasmo, 1968 (rist. anast. di Paris, Cailleau, 3. Sull’attività teatrale di Domenico prima della 1730), p. 73. partenza per Parigi O. G. Schindler, cit., ricorda il viaggio del giovane Biancolelli con il patrigno Cantù Giovanna Sparacello a Parigi nel 1645, quando da Giacomo Torelli ven- ne allestita La fi nta pazza. Nel 1647 la compagnia di Cantù era al servizio del duca di Parma. Vi fi gurava BIANCOLELLI NICCOLÒ, Comico, che anche Domenico, undicenne. Nel 1654 Domenico fi oriva intorno al 16501. Recitò da Inna- era al fi anco della madre nella compagnia del duca di morato, e fu da prima unito in Napoli alla Parma guidata da Marco Antonio Carpiani. Secon- Compagnia di certo Fabbrizio Capo Comi- do la testimonianza riportata da Monaldini, cit., co2. Ma fu poi costretto a staccarsi da lui a pp. 115–116, Domenico assunse il ruolo di Arlec- motivo d’una sua indisposizione; e ritiran- chino nel 1656 e passò nella compagnia del duca di dosi in Casa d’un suo amico in luogo eremo, Mantova diretta da Napolioni. Negli anni Sessanta e solitario, si diede a scrivere un Romanzo, (per un’ipotesi sulla data esatta si veda Monaldi- che volea diviso in sei Libri, ma compiuto ni, cit., pp. 127–129) l’attore venne accolto nella solamente il terzo cambiò pensiero; e si pose compagnia italiana di stanza a Parigi, dove ricoprì a scrivere un’Opera Tragica in prosa intito- il ruolo di secondo Zanni accanto a Locatelli. Alla lata: Il Carnefi ce di se stesso3. Questa verte morte di quest’ultimo, nel 1671, Domenico divenne sopra i fatti notabilissimi di Carlo I. Re primo Zanni. Arlecchino di successo, divenne noto d’Inghilterra, che appunto in quel tempo col nome di Dominique. Nel 1663 Dominique sposò eransi divulgati con molto strepito per tutta Orsola Cortesi (v. la notizia dedicata a questa attrice). l’Europa. L’Opera piacque per la novità del I due vennero naturalizzati francesi nel 1680. Domi- soggetto, e così bene da tutti conosciuto. Il nique morì il 2 agosto 1688 in seguito a una polmo- Biancolelli stampolla in Bologna in forma nite contratta durante uno spettacolo al cospetto di di dodici l’anno 1664. e volle dedicarla al Luigi XIV, suo protettore. Dei numerosi fi gli di Do- Signor Senatore Agostino Marsigli, da cui fu minique tre seguirono le orme dei genitori: Francesca gratuitamente ben accolta. Dopo due anni, Maria Apolline (Isabella) e Caterina (Colombina), medesimamente in Bologna, stampò per debuttarono nel 1683 in Arlequin Prothée di Nolant Giacomo Monti un’altr’Opera Scenica inti- de Fatouville. Dopo lo scioglimento della compagnia tolata: Il Nerone4, scritta in prosa anch’essa. nel 1697 Pier Francesco, detto Dominique fi ls, si unì Nell’anno 1668. pur in Bologna pubblicò alla compagnia del Pascariello Giuseppe Tortoriti e altre due rappresentazioni. La prima stam- ritornò a recitare a Parigi con Luigi Riccoboni nel pata da Giovanni Recaldini col titolo: La 1716. Regina Statista, ed il Conte d’Essex; Opera 4. Si tratta dello Scenario, tradotto in francese da Eroica5; e la seconda impressa da Giacomo Th omas–Simon Gueullette e pubblicato in edizione Monti, intitolata: Il Principe tra gl’infortunj critica da D. Gambelli, Arlecchino a Parigi, Lo sce- fortunato, Opera Scenica, dedicata dall’Au- nario di Domenico Biancolelli, Roma, Bulzoni, 1997. tore al molto illustre Signor Giacomo Mar- Su César (Domenico Giuseppe Biancolelli dit Domi- chesini. Fu il Biancolelli un Comico d’aper- nique) è stilata una lista dei canovacci interpretati da ta fantasia, e ferace nell’invenzione delle sue Dominique. cose teatrali. Scrisse qualche poco in Poesia, 5. Si veda ad vocem in queste Notizie. e per saggio del di lui stile daremo qui uno 6. «Zaccagnino & Trufaldino fermerent la porte en squarcio del Prologo anteposto alla Regina Italie aux bons Arlequins: Trivelin & Dominique Statista.

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Al squallido mio volto 4. Probabilmente traduzione di La Roma abrasada Al lucido mio sguardo, di Lope de Vega, cfr. N. L. D’Antuono, La come- All’irsuta mia chioma, dia española en la Italia del siglio XVII: la commedia Alla fronte rugosa, dell’arte, in La comedia española y el teatro europeo del Alle setose ciglia siglo XVII, a c. di H. W. Sullivan, R. A. Galoppe, M. Ben comprender dovete L. Stoutz, Londra, Tamesis, 1999, p. 30. Ch’io son la crudeltade: 5. L’opera, con nuove aggiunte del Biancolelli, ven- Quella son, quella stessa ne ripubblicata nel 1674 dallo stesso editore. Si tratta Che il machinar ruine, anche questa volta di una traduzione dallo spagnolo: Che il desolar gl’Imperi, Dar la vida por su dama di Antonio de Coello, cfr. Che il scompigliare il Mondo, D’Antuono, cit., p. 31, che a sua volta trae l’informa- Ebbi per gioco, per trastullo, e scherzo. zione da W. Smith, Th e Commedia dell’Arte (1912). Al dispietato Silla, Ristampa: New York, Benjamin Blom, 1964. Al fi ero Cajo, All’empia Circe, Giovanna Sparacello All’Ingrata Medea, Ed a mille altri miei fi di seguaci Per suo premio alla fi ne BIANCOLELLI ORSOLA detta Eularia1. Li pagai di cadute, e di ruine. Questa Comica fu sorella di Niccolò Bianco- lelli2, e nubile fu chiamata in Francia ai ser- Note vigi di Luigi XIV3. Unita alla Truppa de’ Co- 1. Niccolò, erroneamente defi nito padre di Dome- mici Italiani di sua Maestà Cristianissima, fu nico Biancolelli (v. ad vocem in queste Notizie), ne fu ben accolta in Parigi4, e qui trasportò dallo invece il fratello, fi glio degli attori Francesco Bianco- Spagnolo nella nostra prosa una Commedia lelli e Isabella Franchini. Non si conoscono altri det- intitolata: La Bella Brutta; e dedicolla a quel tagli biografi ci di questo attore, noto soprattutto per Regnante dal quale ottenne benefi cenze, e la sua drammaturgia. BIBLIOGRAFIA: Enc. Spett., favori. Ciò fu l’anno 1666. e fu stampata con II, col. 466; S. Monaldini, Arlecchino fi glio di Pul- privilegio Reale in Parigi da Guglielmo Saf- cinella e di Colombina: note sulla famiglia Biancolelli, fi er5. Monsieur di Pelletier onorò la Stampa tra Bologna e Parigi. «L’archiginnasio», XCI, 1996, di quest’opera con un Madrigale Francese in pp. 108–109. sua lode, ed è il seguente. 2. Per quanto riguarda l’identità di questo attore, v. la notizia dedicata a Fabrizio napolitano in queste Que puis–je dire icy de ce petit Ouvrage, Notizie. Sinon qu’il m’a trompé dès la première page, 3. Le notizie riportate dal Bartoli, a partire dalla pre- Et je le regardois avec quelque froideur; senza a Napoli di Biancolelli, ricalcano la lettera pre- Mais après l’avoir leu hautement je proteste, fatoria al Carnefi ce di se stesso; lo dimostrano i seguenti Que dans le titre seul on trouve la laideur, estratti: «ma per certa mia indisposizione fui costretto Et qu’une Beauté éclatte en tout le reste. a trattenermi in Casa d’un mio amico», «Eremo lon- tano dal commercio dei viventi», «si che vedendomi Note tra quella solitudine mi venne in pensiero di porre 1. Secondo le fonti d’archivio riportate da Monaldi- sotto il pelo della stampa un romanzo», «havendo in ni, Orsola Cortesi nacque a Bologna il 9 aprile 1638 pensiero di fare un tomo di sei libri tralasciai detto da Antonio, comico veneto (Bagolino), e Barbara Mi- romanzo, & invece di questi feci quest’Opera», cit. N. nuti. Fu nota anche col nome di Coris, dal nome del Biancolelli, Il carnefi ce di se stesso, Bologna, Sarti, secondo marito della madre, Bernardino, Amoroso [1664]. nelle compagnie al servizio dei duchi di Mantova e

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Modena col nome di Silvio (la Minuti vi recitava col Scene, ed in altri luoghi gradito. Soff rì qual- nome di Florinda). Come Eularia Coris interpretò a che disturbo nella salute, ma il buon gover- Milano nel 1652 la Maddalena lasciva e penitente di no, ed un’esatta metodica cura fatta nella Giovan Battista Andreini; si trattò forse del suo de- Città di Padova gliela ristabilirono, se non butto. BIBLIOGRAFIA: Campardon, p. ; Gueul- interamente, almeno in guisa da poter vive- lette, p. ; Rasi, I, pp. 435–437; S. Spada, Dome- re con più tranquillità; come di fatti lunga nico Biancolelli ou l’art d’improviser, Naples, Institut pezza egli fece. Rimasto vedovo, passò alle universitaire oriental, 1969, pp. XXVIII–XXIX; Enc. seconde nozze con una pulita giovane, e seco Spett., II, col. 466; R. Gaudenti, Gli italiani a Pari- visse non pochi anni, sul fi nir de’ quali alie- gi. La Comédie–Italienne (1660–1697). Storia, pratica nossi dalla Professione, avendo ottenuta una scenica, iconografi a, Roma, Bulzoni, 1990, I, pp. 83– carica onorevole; ma brevemente di questa 118; S. Monaldini, Arlecchino fi glio di Pulcinella e di fortuna potè goderne il frutto, giacché tra Colombina: note sulla famiglia Biancolelli, tra Bologna pochi mesi, essendo prossimo alla vecchiez- e Parigi. «L’archiginnasio», XCI, 1996, pp.118–161. za, pagò il comune tributo alla natura, e qual 2. Non fu sorella ma cognata di Niccolò, perché spo- visse onorato, cristianamente morì nella sa del fratello Domenico nel 1663. Quaresima dell’anno 1781. 3. Gaudenti, cit., situa il reclutamento di Orsola da parte di Tiberio Fiorilli nel 1660. Sulla base di alcuni documenti bolognesi, Monaldini, cit., pp. 127–129, BONALDI ANGELA1. Recitò questa Co- propone di rivedere la data d’arrivo e indica il 1664 mica nel carattere della Serva con molto spi- come data in cui la compagnia si fi ssò stabilmente a rito2; e dopo d’aver passato un lungo corso Parigi. di Comiche vicende, toltasi alla professione, 4. A Parigi Orsola Cortesi ricoprì dapprima ruoli morì nella Città di Bologna in tempo, che il di Seconda Amorosa poi, dopo la morte di Brigida Capo Comico Onofrio Paganini potè porger- Bianchi, divenne Prima Amorosa. Lasciò il teatro nel le in quegli estremi una pietosa assistenza. 1691 e nel 1704 si ritirò nel convento delle Filles–de– la–Visitation di Montargis, dove morì l’11 gennaio Note 1718. 1. BIBLIOGRAFIA: C. Goldoni, Mémoires, I, 5. La commedia è un adattamento de La hermosa fea XLV e XLVII, in Goldoni, I, pp. 206 e 215; Rasi, di Lope de Vega. Una seconda edizione venne dedica- I, p. 477; Enc. Spett., II, col. 758; G. Herry, Carlo ta all’abbate Cesare Mezamici e impressa a Bologna, Goldoni. Biografi a ragionata, t. I, 1707–1744, Ven- presso Giovanni Ricaldini, nel 1669. ezia, Marsilio, 2007, pp. 360–363; A. Colomberti, Dizionario biografi co degli attori italiani, a c. di A. Giovanna Sparacello Bentoglio, Roma, Bulzoni, 2009, I (A-L), p. 158 (af- ferma che l'attrice morì nel 1770). 2. Nell’estate del 1743 Goldoni si era recato a Ri- BISSONI LUIGI Veneziano. Nacque civil- mini per ottenere un aiuto dal Duca di Modena, di mente da genitori del ceto mercantile; ma stanza nella città a causa della guerra di successione avendo la sua Famiglia soff erte varie disgra- austriaca. Egli era stato introdotto dal comico Anto- zie, e trovandosi pressoché privo di sosten- nio Ferramonti nella compagnia di comici al servizio tamento, si pose a fare il Comico, mettendo del campo spagnolo, dove recitava la Servetta Co- con genio la Maschera di Pantalone. Ebbe lombina, Angela Bartozzi, sposa di Antonio Bonaldi: molta naturale disposizione per questo per- «Colombine étoit une brune fraîche et piquante, qui sonaggio, e nella Comica Truppa di Girola- étoit prête d’accoucher, et qui par parenthèse devint mo Medebach potè lungo tempo esercitarvi- bientôt ma commere c’étoit la Soubrette c’étoit mon si con impegno, e fu non poco sulle Venete lot», cit. Mémoires, I, XLV, in Goldoni, I, p. 206. Il

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16 luglio Goldoni fu padrino della bambina; madrina distinguere per Comico di non poca abilità, fu Angela Zanotti, attrice di età avanzata. La Bonaldi e molto attento nell’esecuzione del proprio interpretò Arlecchino imperatore nella luna, commedia impegno3. richiesta a Goldoni dal conte di Grosberg, alto uffi - ciale della guardia vallone e appassionato di teatro. Note Qualche pagina dopo Goldoni parla delle sue visite 1. Gaetano Bonamici (o Buonamici). BIBLIOGRA- all’attrice, a cui era legato da un’amicizia non gradita FIA: S. Di Giacomo, Storia del Teatro San Carlino, alla moglie Nicoletta: «Ce n’étoit que chez ma com- 1738–1884, Milano, Sandron, 1924 (4° ed.), pp. 222, mere qu’elle ne me suivoit pas; elle ne m’empêchoit 232, 272–273; B. Croce, I teatri di Napoli, a c. di G. pas d’y aller; mais cette Actrice n’étoit pas de son goût, Galasso, Milano, Adelphi, 1992, pp. 231, 245 (1° ed. et on ne peut pas disputer des goûts», cit. Mémoires, I, Napoli, Luigi Pierro, 1891); Giardi, pp. 280–284. XLVII, in Goldoni, I, p. 215. 2. Secondo quanto riporta Croce, cit., la presenza a Napoli di Gaetano Bonamici è attestata nel 1775, Giovanna Sparacello quando il comico faceva parte della compagnia del Teatro Nuovo con Anna e Orsola Rizzi [leggi Ricci] e Nicodemo Manni. Giardi, cit., pubblica l’elenco BONALDI ANTONIO1, detto Pezzetta. Fu della compagnia del Nuovo nel 1777: Giovanni Bas- questo Comico marito dell’Angela Bonaldi, si, Gaetano Buonamici, Francesco Linder, Nicodemo di cui si è fatta parola2, e s’impiegò con mol- Manni, Filippo Nencini, Giulio Giuliettti, Giuseppe ta abilità nella maschera dell’Arlecchino. Sa- Grassi, Sebastiano Ricciardi, Domenico Mangini, peva assai bene la Commedia all’improvviso, Gaetana Bassi, Anna Ricci, Orsola Ricci, Maddalena ed insegnavala anche agli altri con precisio- Zamboni, Eugenia Pagani. Alla compagnia era riser- ne, ed amore. Abbandonato il mestiere, visse vato il repertorio italiano. in Bologna con la Moglie; ed ivi egli pure 3. Di Giacomo, cit., p. 222, ci informa dell’attività terminò a un tempo istesso Cristianamente i di Buonamici dalla fi ne degli anni Settanta, riportan- suoi giorni, e potè dal Paganini in pari modo do un curioso aneddoto: scritturato dal Teatro San essere caritatevolmente assistito. Carlino nel 1778, Buonamici fi rmò contemporanea- mente un altro impegno con l’impresario del Teatro Note Valle di Roma. L’impresario del San Carlino, Tom- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, p. 477; Enc. Spett., II, manso Tomeo, lo fece arrestare e condurre alle carceri col. 758. Nell’atto di battesimo della fi glia Marghe- di San Giacomo ma non potendo fare a meno di lui rita (riprodotto in C. Tonini, La Cultura letteraria e in teatro ottenne di farlo accompagnare dalla prigione scientifi ca in Rimini, Rimini, 1884, II, p. 229) l’at- al teatro per le recite. Buonamici restituì al Valle 20 tore risulta con il nome di Lorenzo (cfr. Enc. Spett., scudi e fu obbligato da un ordine del re a restare al cit.). San Carlino fi no al 1779. Nel 1786–1787 Buonamici 2. Si rimanda alla biografi a dell’attrice nelle pre- risulta scritturato al San Carlino come Amoroso. Vie- senti Notizie a complemento del profi lo di Antonio ne scritturata anche Angela Orlandi Buonamici nel Bonaldi. ruolo di Madre (v. Giardi). Si ignora se ci fossero le- gami tra i due Buonamici. Nel 1796 egli è nell’elenco Giovanna Sparacello della compagnia del San Carlino insieme ad una certa Anna Buonamici. Della compagnia facevano parte diciotto attori, tredici maschi (oltre a Buonamici, i BONAMICI, Comico Fiorentino1. Ebbe i Cammarano padre e fi glio, il Coscia, l’Amoroso Car- suoi principi ne’ teatri di Firenze, esercitan- lo Catani, Francesco Linder, Nicola Pertica, Camillo dosi assai bene nel carattere d’Innamorato. e Alessandro Fracanzani, Stefano Grignani, Giusep- Passò a Napoli2, ed ivi presentemente si sa pe Belver, Giuseppe di Giovanni, Giuseppe Mosso),

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 135 e cinque donne (Rosa Grignani, Carlotta Angiolini, che da non pochi anni in quella Città egli Anna Buonamici, Orsola Fracanzani e Rosa Pellisier). aperse. Nel 1797 recitò nella parodia del Werther rappresen- tata ai Fiorentini. Egli era ancora presente nella com- pagnia del San Carlino nel 1800 e nel 1803, incarica- BONITI NICOLA Napolitano. Recitò nel- to delle parti serie e sostenute. la sua Patria per molti anni la parte di Capi- tano Spacca, e piacque infi nitamente per la Giovanna Sparacello prontezza del suo spirito, e per il fondamen- to ch’ei possedeva nelle cose della sua Pro- fessione. Terminò i suoi giorni questo bravo BONANI VITTORIO. Fu un celebre Pul- Comico intorno al 1750. cinella; che fece valere il suo spirito sui Teatri di Napoli1, e che passò all’altra vita circa il 17302. BONOMI FAUSTO, Comico1, che si eser- citò da principio nella Truppa diretta da An- Note tonio Franceschini, detto Argante. Fece il 1. Bonani o Bonanni fu fra i Pulcinella che recitaro- Bonomi da Innamorato per molti anni al Te- no nel Teatro degli Istrioni sotto le scale della Chiesa atro San Luca di Venezia2. Nella gustosa Tra- di San Giacomo degli spagnuoli, detto la Cantina. gicommedia, che va alla stampa col titolo: La BIBLIOGRAFIA: S. Di Giacomo, Storia del Teatro Clemenza nella Vendetta; impressa in Padova San Carlino, 1738–1884, Milano, Sandron, 1924 (4° per Giovanni Battista Conzatti l’anno 1736. ed.), pp. 141; B. Croce, I teatri di Napoli, a c. di G. egli vi sostenne la parte di Tugo Marmotta Galasso, Milano, Adelphi, 1992, p. 169 (1° ed. Na- Condottiere de’ Soldati Allocchi, come da poli, Luigi Pierro, 1891); Rasi, I, p. 477. ognuno può nel libro medesimo rilevarsi3. 2. Nel 1738 al Teatro dei Fiorentini recitava come Prima Donna Nicolina Bonanni, forse fi glia o sorella Note di Vittorio, cfr. Croce, cit., p. 215. 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, p. 488 (riprende senza apportare integrazioni la notizia di Bartoli); A. Genti- Giovanna Sparacello le, Goldoni e gli attori, Trieste, Cappelli, 1951, p. 64. 2. Gentile, cit. ipotizza che il comico abbia recitato anche durante la permanenza di Goldoni al San Luca; BONGIOCHI GIOVANNI Ferrarese. Gio- egli pensa possa trattarsi del Lelio dell’introduzione vane Comico, che cominciava in quei giorni per l’autunno 1753 e del Celio dell’introduzione del a farsi vedere sui Teatri, recitando nel carat- 1755 (Goldoni, V, pp. 3–11 e 1101–1110). Nell’in- tere da Innamorato. Egli ebbe una studiosa troduzione del 1753 Zamaria della Bragola fa notare a educazione; e dà chiaro a conoscere di potere Lélio la sua lunga permanenza al San Luca; il comico in appresso far comparire in miglior modo se ne vanta: «e me ne glorio, perchè in ogni tempo la sua non per anche interamente esercitata sono stato dai benignissimi signori Veneziani gene- abilità. rosamente soff erto», cit. p. 9. Il Bonomi era sposato con Felice, Servetta della compagnia (secondo il Gen- tile divenne Seconda Donna dopo la partenza della BONGIOVANNI ANTONIO. Recitò nel Gandini, ma l’informazione non ha altro riscontro). carattere dell’Arlecchino per molto tempo I coniugi si ritirarono a vita privata nel carnevale del con valore; ma poi si alienò dall’Arte, e vive 1758. oggi giorno in Ferrara coi vantaggi, che ne 3. La tragicommedia del veneziano Giovanni Palaz- ricava assistendo ad una Bottega di Caff è, zi venne pubblicata a Padova da Giovanni Battista

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Conzatti l’anno nel 1736. Venne dedicata dal Fran- attinge. Francesco Rubini era Pantalone re dei Cu- ceschini all’amico Giovan Battista Garelli che lasciava chi, Fausto Bonomi Tugo Marmotta Condottiere de’ il teatro. Vi è pubblicato l’elenco degli attori, a cui Soldati Allocchi, Giuseppe Campioni Fichetto Conte Bartoli attinge. Francesco Rubini era Pantalone re dei dei Falchetti, e Baron de’ Sparvieri, primo Ministro Cuchi, Felice Bonomi Argentina regina delle Civette della Regina. Rosa Costa sosteneva le parti della Cin- mentre Giuseppe Campioni interpretava la parte di gara Indovina, di Madama De La Sol Re Virtuosa di Fichetto Conte dei Falchetti, e Baron de’ Sparvieri, Camera della Regina, e d’Eurilla fi glia del maggior primo Ministro della Regina. Rosa Costa sosteneva Sacerdote. Pompilio Miti interpretava Uranio mag- le parti della Cingara Indovina, di Madama De La gior Sacerdote d’Apollo e la moglie Vittoria Eularia Sol Re Virtuosa di Camera della Regina, e d’Eurilla Principessa de’ Faggiani, parte seria. Giovanni Verder fi glia del maggior Sacerdote. Lodovico Nicoli recitò era Florindo. il Dottore Marchese de’ Merlotti; Pompilio Miti reci- 3. Gentile, cit, p. 61, aff erma che Felice Bonomi fu tava la parte d’Uranio maggior Sacerdote d’Apollo e promossa a Seconda Donna dopo la partenza di Te- la moglie Vittoria interpretava Eularia Principessa de’ resa Gandini, lasciando scoperto il ruolo di Servetta. Faggiani, parte seria. Giovanni Verder era Florindo. Suo sarebbe il ruolo di Argentina nell’introduzione del 1753 e suo il ruolo di Argentina ne La cameriera Giovanna Sparacello brillante. In un secondo tempo le sarebbe succeduta come Seconda Donna Giustina Cavalieri. La notizia non ha riscontro presso gli altri studiosi, che tacciono BONOMI FELICE, Comica1, che lavorò della Bonomi nel ruolo di Seconda Donna; Ortolani con molto credito nel carattere della Serva, e identifi ca l’Argentina dell’introduzione del 1753 con per molti anni nella Compagnia rappresen- Giustina Cavalieri (v. il commento di G. Ortolani tante in Venezia nel Teatro a San Luca. Fu all’Introduzione alle recite del 1753, in Goldoni, V, moglie di Fausto Bonomi, di cui si è favella- pp. 3–12). V. anche l’edizione nazionale de La came- to. Sostenne con franchezza la faticosa parte riera brillante, a c. di R. Cuppone. Introduzione di d’Argentina Regina delle Civette nella gio- P. Puppa, Venezia, Marsilio, 2002, dove il ruolo di cosa Tragicommedia col titolo: La Clemenza Argentina è attribuito alla Cavalieri. Il nome della nella Vendetta2. Nelle Commedie del Dottor Bonomi compare invece fra le ballerine del dramma Carlo Goldoni seppe far valere la propria giocoso Il fi losofo di campagna rappresentato con mu- abilità nel suo brillante carattere3. Fece de- siche di Galuppi al Teatro di San Samuele nel 1754, gli avanzi col guadagno della Professione, cfr. Goldoni, XI, p. 159. onde potè in Livorno comprare una Casa, e 4. Secondo Gentile la Bonomi e il marito si ritiraro- qualche fruttifero terreno. Alienossi dall’Ar- no dalla compagnia nel 1758. te avanzandosi in età4, e dopo d’aver goduto alcuni anni il frutto delle sue fatiche terminò Giovanna Sparacello felicemente i giorni suoi.

Note BORGHIERI CLAUDIO Bolognese. 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, p. 488; A. Gentile, S’esercita con dello spirito nella Maschera da Goldoni e gli attori, Trieste, Cappelli, 1951, pp. 61, Dottore, e rappresenta l’Avvocato de’ Poveri 66. con valore, ed energia. È stato in varie Com- 2. La tragicommedia del veneziano Giovanni Palaz- pagnie, fra le quali può annoverarsi l’accre- zi venne pubblicata a Padova da Giovanni Battista ditata di Pietro Rossi. Passò poi con l’altra Conzatti nel 1736. Venne dedicata dal Franceschini di maggior concetto condotta da Girolamo all’amico Giovan Battista Garelli che lasciava il tea- Medebach, dove anch’oggi con fama di buon tro. Vi è pubblicato l’elenco degli attori, a cui Bartoli Commediante trova il suo impiego.

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BORGHIERI ELISABETTA. È Moglie di condotta da Bossi in società con Sperandio. Nella Claudio, ed ha seguito il Marito in ogni luo- compagnia Sperandio recitava anche Rosa Bossi, pro- go, quasi sempre impiegata nel suo carattere babilmente la moglie di Giovanni. Bossi venne scrit- della Serva. Questa viene da lei espressa con turato dalla compagnia Lapy nel 1777; nel carnevale prontezza, e vivacità. Rappresenta lo Spirito del 1778 entrò nella compagnia anche Rosa Bossi. Folletto con molto impegno, e presentemente Giovanni lasciò la compagnia Lapy alla fi ne dell’an- fa valere la sua abilità unitamente al Marito no comico 1779–80; Rosa era partita l’anno prima. nella Comica Truppa del Medebach. Giardi, pp. 173–174, 264, 289. 4. Bossi restò con la compagnia di Luigi Perelli per un decennio. Egli venne scritturato nel 1780–81 come BOSSI GIOVANNI1. Comico d’abilità Brighella; con lui fi gurava la moglie Rosa. Nel 1786– pronta generalmente a sostenere, e le parti 87 recitava come Caratterista, mentre nel 1788–89 eroiche nelle Tragedie, ed i caratteri egual- sosteneva solo parti in maschera. Bossi lasciò la com- mente gravi, che caricati nelle Commedie; pagnia Perelli alla fi ne del 1789–90; Rosa abbandonò oltre il giocare a gran suffi cienza la Maschera la formazione l’anno seguente. Tra le fi la della compa- del Brighella ne’ soggetti dell’Arte Comica gnia Perelli fi gura anche un Santo Bossi (Rasi ipotiz- all’improvviso. Addestrossi in prima in una za che si tratti del fi glio di Giovanni), scritturato dal Compagnia di Comici Lombardi, fra’ quali 1787–88 fi no alla fi ne del 1792–93 e poi nuovamente eravi pur anche Pietro Andolfati, e Claudio a partire dal 1795–96. Recitò da Primo Innamorato Borghieri2. Dopo passò nella Truppa di Giu- nel Ladislao di Alessandro Pepoli, rappresentato per la seppe Lapy3, dove potè rendersi in pari guisa prima volta il 5 gennaio 1796 al San Luca di Venezia. sul Teatro piacevole; ed utile, e necessario a Cfr. Giardi, cit., pp. 231–236; Rasi, cit. quella Comica Truppa. Oggi trovasi unito alla Compagnia di Luigi Perelli4, nella qua- Giovanna Sparacello le si fa onore, ed è da Comici per la bontà de’ suoi costumi ben veduto, ed amato; e dal Pubblico per il suo valor Teatrale somma- BOTTI DOMENICO Piacentino1. Recitò mente apprezzato, ed aggradito. da Innamorato alcuni anni nella Compagnia di Vincenzo Bazzigotti. Passò col Medebach Note la Quaresima del 17752. e l’anno dopo si 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, p. 494; Giardi, trasferì in Ispagna, dove trovasi anch’oggi passim. impiegato nella direzione degli spettacoli 2. Bartoli cita più volte la compagnia, che era diretta in uno di que’ Teatri3. Tradusse dal France- da Bartolommeo Sperandio. Secondo quanto Barto- se una Commedia intitolata: La Giulia, che li racconta nella biografi a di quest’ultimo, i comici fece stampare in Pavia in forma di ottavo, il Lombardi si divisero e alcuni attori, tra i quali Bossi, Carnevale del suddetto anno 17754. confl uirono nella compagnia Lapy (1777). La compa- gnia dei comici Lombardi si ricostituì sotto la guida di Note Tommaso Grandi detto il Pettinaro; nel 1779–80 la 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, p. 498; Giardi, compagnia recitava al Teatro dei Fiorentini di Napoli. pp. 109, 252; R. Alier I Aixalà, L’òpera a Barcelona. 3. Nel 1775–76, prima di passare nella compagnia Orígens, desenvolupament i consolidació de l’òpera com di Lapy, Giovanni Bossi aveva recitato a Torino come a espectacle teatral a la Barcelona del segle XVIII, Barce- Brighella nella compagnia di Bartolomeo Sperandio. lona, Institut d’estudis catalans, Societat catalana de Una compagnia Bossi, di cui non si conosce la for- Musicologia, 1990, pp. 301 sgg. mazione, recitava al Teatro Vinardi di Torino nella 2. In Giardi, p. 109, è proposto l’elenco della com- stessa stagione; si tratta forse della stessa compagnia, pagnia nel 1775, anno dello scioglimento. Botti

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 138 – Giovanna Sparacello compare nell’elenco degli uomini e delle maschere dalla Natura un’avvenenza piacevole, ma, (Brighella). Giardi non registra il passaggio alla com- impinguendo un po’ di soverchio, ciò le tol- pagnia Medebach (cfr. p. 191). se quel portamento grazioso, che avriala sulle 3. Direttore del Teatro di Santa Croce (Teatre de la Scene maggiormente fatta brillare. Tuttavia Santa Creu) di Barcellona per le stagioni 1778–79 e ingegnossi di fare, che l’abilità, e lo studio 1779–80, Botti era in precedenza comparso sulle sce- contribuissero a risarcirla nella perdita del ne di quel teatro con la compagnia condotta da An- resto; e quindi valorosamente esercitando- drea Rossi e Costanzo Pizzamiglio nel 1776–77 (Cfr. si nel carattere di prima Donna, si rese un Giardi, p. 252). I suoi legami con il teatro di Barcel- oggetto degno d’ammirazione, ed in Ita lia, lona furono duraturi; ancora nel 1801 dall’Italia egli e in Portogallo, dove fu colla Compagnia faceva da agente per il Teatro di Santa Croce. Cfr. R. del Paganini4 nell’anno 1770. Tornata poi in Alier I Aixalà, cit., pp. 301 sgg. Lombardia, andò vagando con altre Truppe; 4. Non si è riusciti a reperire notizie a proposito di e specialmente con quella di Vincenzo Baz- questa commedia. Segnaliamo qualche traduzione di zigotti5. Fermossi dopo la di lui morte in Botti per il teatro di Barcellona, ulteriore prova del Parma6, alienata dalla professione; ma poi ri- duraturo legame con questa città. Il catalogo della pigliandone di nuovo l’esercizio insieme col Biblioteca Nazionale di Francia, sotto il nome di Do- Marito, divenuto Comico anch’esso7; tornò mingo Botti, contempla una Comedia en prosa. Los a riprodursi su i Teatri, e presentemente tro- Viajes des Emperador Segismundo ó el Escultor y el ciego, vasi in Palermo8, tentan do che il proprio me- Barcelona, s. d., e Los Dos Amigos, ó sea el Negociante rito le serva di strada, onde poter giungere ad de Leon. Comedia en cinco actos, en prosa. Traducida una Sorte migliore9. por D. Domingo Botti, Barcelona, en la libería de Juan Francisco Piferrer, [entre 1791 et 1805], tradu- Note zione di Les deux amis, ou le Négociant de Lyon di Beau- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi I, pp. 503–504 (ripete la marchais. Botti risulta inoltre l’autore di Il Trionfo di notizia di Bartoli); C. L. Curiel, Il Teatro S. Pietro Venere, serenata a quattro voci da eseguirsi nel Teatro di di Trieste: 1690–1801, Milano, Archeotipografi ca, Barcellona in occasione di celebrarsi gli sponsali fra Don 1937; Enc. Spett., II, col. 1621; M. I. Aliverti, Co- Ferdinando principe delle Asturie e la principessa di Na- miche compagnie in Toscana (1800–1815), in «Teatro poli Donna Maria Antonia, e fra il principe di Napoli Archivio», n. 8, settembre 1984, pp. 182–249; Giar- Don Francesco e la infanta di Spagna Donna Maria di, passim. Isabella, Barcelona, F. Generasi, [1802]. 2. Secondo Enc. Spett., Rosa nacque nel 1754 da Maria Grandi e da Vincenzo Bazzigotti, compagno e Giovanna Sparacello socio in arte per lungo tempo di Maria. Si noti però che di questo legame amoroso nulla dice la voce de- dicata a Bazzigotti nella stessa Enc. Spett., I, col. 95. BRAMBILLA, Comico Milanese. Innamo- Bartoli forse suggerisce questa relazione, ma non è rato di grido, che meritò d’essere applaudito esplicito, mentre la dichiara apertamente A. Bartoli, per tutto quel tempo, che si fece veder sulle p. CLVII. Per Maria Grandi e Vincenzo Bazzigotti si Scene, fi no che sorpreso dalla morte cessò di vedano le relative voci di Bartoli. Si ricordi infi ne che vivere intorno al 1750. Rosa ebbe anche un fratello, Tommaso Grandi, detto il Pettinaro, più di lei celebre. 3. Ballerino e coreografo al Teatro Ducale di Parma BRAMBILLA ROSA1. Nata dalla Maria (Enc. Spett., cit., la cui fonte è con tutta probabilità: Grandi2, e sotto la custodia della Madre P. E. Ferrari, Spettacoli drammatico–musicali e coreo- educata, divenne poi Moglie d’un Ballerino grafi ci in Parma dall’anno 1628 all’anno 1883, Parma, nominato Antonio Brambilla3. Sortì la Rosa 1884, p. 340).

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4. Si intenda Onofrio Paganini (e si veda la relativa Prologo nella Commedia intitolata; La Fla- voce di Bartoli). minia, composta da Ottavio d’Isa di Capua2, 5. Dopo la separazione da Maria Grandi, Bazzigotti e pubblicata in Napoli insieme con esso Pro- condusse compagnia molti anni in Lombardia, «qua- logo nell’anno suddetto. si sempre vagando con poca fortuna» (s. v. Bazzigotti Vincenzo in queste Notizie). Note 6. Bazzigotti morì a Parma nel 1775 (ibidem). Già 1. Croce cita un Giulio Cesare Brancaccio, attore nel carnevale 1774–1775 Rosa Brambilla, assieme al dilettante appartenente all’aristocrazia cittadina. BI- marito, compare in un’altra compagnia, ossia in quel- BLIOGRAFIA: Rasi, I, pp. 504; B. Croce, I teatri la di Marco Fiorio, che in quella stagione recitava a di Napoli, a c. di G. Galasso, Milano, Adelphi, 1992, Verona (Giardi, p. 158). p. 35 (1° ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891). 7. La compagnia si costituì nel 1775–1776: dallo 2. Si tratta di D’Isa Francesco, sacerdote vissuto nel spoglio dell’Indice de teatrali spettacoli (in Giardi, regno di Napoli nel Seicento, che pubblicò le sue cin- pp. 120–121) possiamo risalire agli organici e ai giri que commedie con il nome del fratello Ottavio. Imi- della Compagnia Antonio Brambilla nel 1775–1776 tatore del teatro classicheggiante, seguì l’esempio del e nel 1778–1779 (in quest’anno comico Brambilla Della Porta nell’ideare trame avventurose e comples- era unito ad Alessandro Gnochis). Rosa compare in se. Scrisse La Fortunia (Napoli, 1610), Alvida (Napo- organico nel 1778–1779 come capolista dell’elen- li, 1616), La Ginevra (Napoli, 1622) e Il Malmarito co delle donne, quindi implicitamente come Prima (Napoli, 1633), rifacimento della Clizia. La Flami- Donna. Nella compagnia era scritturata anche la ma- nia (Viterbo, 1621) venne rappresentata a Capua nel dre, Maria. 1633 e più tardi nel Palazzo Reale di Napoli, con il 8. Qui, nel 1782, accettò il ruolo di Servetta (Enc. prologo scritto e recitato da Flaminio Brancaccio. Cfr. Spett., cit.). Era con lei Giuseppe Dardanelli, come ci Enc. Spett., IV, col. 756. informa Bartoli nella voce a quest’ultimo dedicata. 9. A integrazione di quanto scrive Bartoli, si può Giovanna Sparacello aggiungere che nel primo decennio del XIX secolo Rosa Brambilla passò a ricoprire il ruolo di Madre. La troviamo infatti impiegata in tale ruolo nel mar- BRANDI GIROLAMO Vicentino. Nacque zo 1808 nella compagnia di Bortolo Zuccato e nel da una civilissima Famiglia, chiamata del maggio 1809 nella compagnia Soardi e Pin–Cristiani, Carcano, e non del cognome de’ Brandi, con entrambe di scena a Pisa, al teatro dell’Accademia dei il quale fra’ Comici fece sempre chiamarsi. Costanti (Aliverti, cit., pp. 205–208 e 220–221). In Soff erendo da’ suoi Parenti la privazione de’ entrambi i casi non è presente nell’elenco il marito. proprj averi non senza qualche ingiustizia, Del resto, già nella primavera 1794 a Trieste, Anto- pensò di riparare ai ricevuti danni, dando- nio Brambilla era stato Arlecchino nella compagnia si all’Arte Comica, onde ritrarne da essa un di Gaetano Fiorio (C. L. Curiel, cit., p. 283), sen- onesto mantenimento. Guidò il Brandi una za che in tale occasione Rosa fosse citata: potrebbe Compagnia vagante per alcuni anni, nella trattarsi di una svista o forse del segnale che i due quale sostenne il carattere di primo Inna- coniugi avevessero smesso di recitare nella medesima morato. Dopo passò a Venezia nel 1772. compagine. con il Capo Comico Girolamo Medebach; impiegandosi solamente ne’ caratteri gravi Livia Cavaglieri di Padri, e di Tiranni, ed anche talvolta in qualche parte faceta; ed in tutto riusciva a meraviglia, acquistandosi molto concetto BRANCACCIO FLAMINIO. Comico Na- sulle Venete Scene, e in altre parti. Con fama politano1, che nel 1636. scrisse, e recitò un d’ottimo, ed intelligente Attore per otto anni

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 140 – Giovanna Sparacello esercitossi in detta Compagnia, dopo i quali, Matrimonio il Romanzier Scrittor del Tea- avendo vinta legalmente una lite, ed essendo- tro ne fa uno schernevole dileggiamento alla si fatto Padrone un’altra volta de’ suoi beni, pag. 21 del Tomo secondo; ma quel suo li- si è alienato dalla Professione, ed ha inoltre a bro è pieno d’ingiurie ingiustamente vibrate suo maggior profi tto ottenuto in Venezia un contro a tutti quelli, che l’hanno infi nite vol- onorevole impiego. Ha scritte alcune Poesie te nelle sue indigenze assistito4. La Caterina facete intorno ad una burrasca soff erta da un Bresciani fu una Comica di somma abilità, Comico rinomato nel Mar d’Amore, e que- ed anche negli ultimi anni del viver suo nelle ste consistono in varj Sonetti, che mostrano parti di Madre facevasi onore, ed era dagli in lui un genio facile, e naturale per simili uditori apprezzata. Morì in Brescia, unita Composizioni. alla Compagnia del Lapy, dalla quale non mai si divise, e ciò fu la Primavera dell’anno 1780. BRESCIANI CATERINA. Rinomatissima Comica1, piena d’abilità per ogni genere di Note carattere, ch’ella prendesse a rappresentar 1. Nata a Firenze forse negli anni Venti del Sette- sulle Scene. Viderla i Teatri di Venezia la pri- cento. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, pp. 505–512; Enc. ma volta non giovinetta, e salì all’auge d’una Spett., II, coll. 1078–1079. Sorte fortunatissima; l’applaudirono fatta 2. V. Mémoires II, XVIII in Goldoni, I, p. 326: Donna più grave, e la sostennero divenuta «Cette actrice qui ajoutait à son esprit et à son in- Vecchia e tremante. Il suo vero merito le telligence les agrémens d’une voix sonore, et d’une servì di scudo contro le ingiurie del tempo, prononciation charmante, fi t tant d’impression dans e potè solo con esso agli Spettatori piacere. cette heureuse Comédie [del ‘53], qu’on ne la nomme Nell’Autunno dell’anno 1753 esponendosi depuis que par le nom d’Hircana» (nello stesso anno nel Teatro San Luca La Sposa Persiana del madama Doralice, nel goldoniano Festino, difese lo Celebre Signor Dottor Goldoni per la prima «smaniar» di Ircana e dell’attrice che la impersona- volta, vi rappresentò la Bresciani la parte di va). Per la Bresciani, con sottintesa critica alla sua Ircana, fi era, ed iraconda; e lo fece con tanto capricciosità di Prima Donna (come Ircana era stata foco, e con tanta verità investissi di quell’or- ancora Seconda Donna), Goldoni scrisse La donna goglioso carattere, che oltre l’essersi essa sta- sola e Lo spirito di contradizione (1757); sullo stesso bilita la fama di celebratissima Attrice acqui- registro un successo personale l’attrice ottenne nuo- stossi poi anche il Nome d’Ircana famosa2. vamente con La Dalmatina (1758). Si specializzò poi Non solo fu applaudita colle voci da tutto il in parti sentimentali, con esiti altrettanto lusinghieri: popolo, ma l’Autore istesso volle palesare il nei Rusteghi (1760, dove fu Lucietta); nella trilogia di lei merito pubblicamente colle stampe, e della Villeggiatura (1761: Giacinta, per cui v. anche tramandarne ai posteri la memoria, facendo l’introduzione in versi alle recite autunnali del 1761, di lei onorata menzione nel discorso al Let- in Goldoni, XII, pp. 1026–1029); e nelle Baruff e tore, posto in fronte all’indicata Commedia3. (1762: Lucietta). Tra i vari prologhi e congedi in ver- Rimasta Vedova la nostra Ircana, passò alle si goldoniani recitati dalla Bresciani, memorabile fu seconde nozze con un fi gliuolo del Capo Co- l’addio del carnevale 1761 (ovvero 1762), dove com- mico Giuseppe Lapy, suonatore di violino. pare l’attacco alle «fi abe», ai «maghi», alle «strighe» Ciò ella fece, quantunque vecchia, procac- e agli «schiamazzi» del rivale Gozzi (Goldoni, XII, ciandosi alla sua vecchiezza un giusto soste- pp. 1016–1017). gno, e per avere alla di lei morte un Marito, 3. Ne «L’Autore a chi legge» dell’edizione Pasqua- a cui lasciare tutto ciò che s’avea in tanti anni li, t. XIII, Goldoni parla «del merito singolarissimo di Comico esercizio guadagnato. Di questo nell’eccellente Attrice, la valorosa Signora Catterina

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Besciani», il cui successo tra il pubblico lo indusse a degna di qualsivoglia facondo dicitore. La dare «una continuazione ed un fi ne» alla commedia sua bella presenza3, e certi maestri colpi nella (C. Goldoni, La sposa persiana. Ircana in Julfa. Ir- sola arte scenica da lei appresi, la rendevano cana in Ispaan. A c. di M. Pieri, Venezia, Marsilio, sì gradita all’Uditorio, che ne concepiva per 1996, p. 149). essa verace stima, ed ammirazione. Fu sem- 4. Così A. Piazza, Il teatro, ovvero fatti di una ve- pre unita al mentovato Paganini, e recitò in neziana che lo fanno conoscere, Venezia, Costantini, Venezia, ed altrove4. Fu moglie di Giuseppe 1777–1778 (II, 1): «Per fare da madre e da donna Zanarini, a cui diede alcuni fi gli5. Rimase v’era la famosissima e celebratissima Ircana, che fece vedova6, e sposò il Baccelli7 Maestro di Mu- tanto rumore ne’ tempi andati. Quella parte che tanto sica, il quale diriggeva varj Intermezzi, che onore le fece non la rinunzia ad alcuna, nemmeno se insieme con altri Comici erano da lei can- la volessero scorticare. Colla tremante sua voce asse- tati, e vi sosteneva la parte di prima Don- risce che il Goldoni l’ha fatta per lei e che non deve na. L’anno 1766, fu chiamata a Parigi8; ed cederla mai. Suo marito, quando ella recita, va nel ivi si trasferì col Marito, Pietro il fratello, e parterre a batter le mani. Alcuni gondolieri a Vene- l’Antonia, giovinetta che cominciava allora zia, che di ciò se ne accorsero, gli andarono sempre ad esercitarsi nel mestier del Teatro, e di cui vicini e applaudirono la sua cara metà con quella voce si parlerà sotto il cognome di Zanarini, per che si fa sentire tanto dagli orecchi come dal naso. essere stata procreata dal mentovato Giusep- Egli ardeva di rabbia, ma bisognava soff rir e tacere. pe. Fu ben accolta la Brunelli dalla Truppa Era questi zoppo e pareva Vulcano che avesse presa la Italiana, ed ivi travagliò più di dieci anni in Beff ana per moglie. Che smorfi e! Che dolcezze reci- carattere di prima Donna9, fi no che la Ricci proche! Che carezze! Udire quella brutta vecchiaccia mia Moglie andò ad occupare il suo posto10. a chiamarlo sempre «viscere mie», «mio core», «ani- Nella totale abolizione de’ nostri Comici ma mia», parole paralitiche che le ballavano in bocca ella è tornata colla fi glia in Italia proveduta prima di uscire; veder lui zoppicando starle attacca- d’un’annua pensione, oltre non poche so- to sempre alla gonna, usare il diminutivo nel di lei stanze accumulate a Parigi nel lungo tempo nome, vaneggiarla alla presenza di tutti, era cosa da ch’ella vi dimorò. Vive anch’oggi, abitando eccitare il vomito alli stomachi più forti eziandio» ora in Venezia, ed ora in Trevigi; godendosi (cit. pp. 129–130 della ristampa moderna dell’opera in pace quei beni, di cui l’ha proveduta il del Piazza, uscita col nuovo titolo L’attrice, a c. di R. Destino, frutti de’ meriti suoi, e dovuto pre- Turchi, Napoli, Guida, 1984). mio della sua virtù, ed a’ suoi Comici non limitati talenti. Franco Arato Abbiamo due Sonetti in sua lode, che non vogliamo tralasciar di qui riportarli, e l’oc- casione per la quale ognun di loro fu fat- BRUNELLI ROSA1. Comica valorosa, che to, spiegasi chiaramente, come segue in cogl’insegnamenti d’Onofrio Paganini2, ap- appresso. portò non poco lustro a’ Teatri, recitando universalmente con molto sapere tutto ciò, Per una Commedia nuova egregiamente recitata che da una eccellente Comica puossi sulle dalla Signora Rosa Brunelli, composta dal Signor Scene rappresentare. Nelle Tragedie era no- Onofrio Paganini Capo della Truppa. bilmente grave, e s’investiva a meraviglia delle passioni. Nelle Commedie si mostra- Maraviglia non è, se i grati Amici va naturalmente graziosa; e quando recitava Danno al merito tuo condegno onore. all’improvviso, facevalo con una considera- Maraviglia mi fa, mi fa stupore bile franchezza, e parlava con un’eleganza Che ti lodino ancora i tuoi nemici.

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Ti basta? Vuoi di più? Rosa, che dici? Giovanni Grisostomo di Venezia al servizio di Sua Fidati del mio cor: Parla l’Autore. Eccellenza Grimani; qui scritturò nel 1754 Giuseppe Temi di Sorte rea l’empio rigore, Zanarini, nel ruolo di Innamorato e la moglie Rosa O speri in avvenir vanti felici? Brunelli. Umile non rispondi? e ben; decido 3. La Brunelli viene spesso descritta come una donna Come m’inspira il Ciel. Tu ognor di fai dalla corporatura forte e opulenta. J. Stern, Medemo- Onor d’Italia, e dell’Adriaco Lido. sielles Colombe de la Comédie–Italienne, trois portraits, E se con Te tutto sinor tentai, 1751–1841, Paris, Calmann–Lévy, 1923, p. 24; Ad onta ancor ogni Destino infi do, Grimm, VII, pp. 68–69 (1 ottobre 1770). Io tuo sostegno, e Tu onor mio sarai. 4. Al seguito del Paganini, la Brunelli insieme al resto della compagnia si spostò in Toscana, Liguria, Lom- Recitando con universale applauso la valorosissima, bardia e nella città di Bologna, dove la compagnia si ed incomparabile Signora Rosa Brunelli Baccelli nel- produsse al Teatro Sala e al nuovo teatro pubblico per le Commedie, che si rappresentano nel Teatro For- due anni. La Brunelli «prima donna», lascia la compa- magliari di Bologna il Carnevale dell’anno 1765. gnia dopo l’anno 1765 e immediato è l’abbassamento Alludesi alla Commedia intitolata Il Trionfo di livello della compagnia che riscontra uno scarso dell’Innocenza, nella quale la suddetta virtuosis- successo al Formagliari di Bologna per tutto il car- sima Signora ha rappresentato il Personaggio della nevale dello stesso anno. C. Ricci, I teatri di Bologna Candace. nei secoli XVII e XVIII, Bologna, Successori Monti, 1888, p. 481. Il bell’inganno, che diletta, e piace 5. La discendenza Zanerini–Baccelli è ricca di artisti Chi può mai dir d’una Maestra Scena, e teatranti. Oltre ad Antonia Zanerini, Argentine del- Che sovra i nostri cor troppo effi cace la Comédie–Italienne e nata dalle prime nozze della I più svegliati Spiriti incatena? Baccelli, ricordiamo Giovanna Baccelli Zanerini, la Colà sovra ogni Attor la gran Candace, sorellastra di Antonia, nata dalle seconde nozze della Come più vuol rattrista, e rasserena. Brunelli con il musicista Baccelli. Conosciuta per la Come al più vivo ella è ognor pronta, e sagace, sua bellezza, l’elegante e seducente modo di danzare, e Il labbro, e gli occhi di più aff etti piena! dotata di grande talento, Giovanna era nata a Venezia Bello è veder dalla scoppiata mina nel 1753. Dopo aver ricevuto una delle migliori for- Onde dovea venirle ingiusta morte mazioni dapprima nella città natale e poi in Francia, Scampo acquistar l’Etiope Regina. dove fu allieva del celeberrimo coreografo Gaetano E mentre intento tu l’osservi, e l’odi, Vestris, si trasferì a Londra per integrare la compagnia Vedi, che de’ Teatri a rara Sorte, di Jean–Georges Noverre nel 1774 presso il King’s Ella è maggior delle maggiori lodi. Th eatre. Lì debuttò il 19 Novembre dello stesso anno nel ruolo di Rose nel Ballet des fl eurs, divertissement, Del Signor Giovanni Gibellini tratto dall’opera Les Indes galantes di Rameau. Rima- Accad. A sta al King’s sino al 1783, fece il suo debutto, accla- mata da un pubblico impaziente di vederla sulla sce- Note na, all’Opéra di Parigi. Qualche anno più tardi fece 1. Più tardi conosciuta come Rosa Bacelli, soprattutto ritorno a Venezia per esibirsi durante il carnevale al in ambito francese. BIBLIOGRAFIA: Campardon, Teatro San Benedetto dove la sua prodigiosa abilità le II, p. 211; Desboulmiers, II, pp. 318–319 (vol. 7, procurò i favori indiscussi della critica. Morì a Londra pp. 147–148); D’Origny, II, p. 42; Clement–De nel 1802. Th omas Gainsborough, celebre ritrattista e Laporte, pp. 21–22; Rasi, I, pp. –. paesaggista aff ascinato dall’eleganza e dall’equilibrio 2. Onofrio Paganini (v. ad vocem) (Milano 1703–Ve- gestuale della celebre ballerina ne ha catturato il mo- nezia 1776) fu capocomico dal 1753 al Teatro San vimento e realizzato un ritratto in olio su tela oggi

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 143 conservato al Tate Britain di Londra. Cfr. A. Testa, assunte come pensionarie madre e fi glia, rispettiva- Storia della danza e del balletto, Roma, Gremese Edi- mente nei ruoli di Prima Amorosa e di Soubrette. tore, 2005, p. 58; K. Eliot, Dancing Lives: Fives fe- 9. Durante la sua collaborazione con la Comédie– male dancers from the ballet d’action to Merce Cunning- Italienne, la Baccelli interpretò tutti ruoli di Zia e di ham, University of Illinois Press, 2007, pp. 7–32. Madre nelle commedie italiane del repertorio del te- 6. Giuseppe Zanarini morì intorno al 1760. atro. Spicca in modo particolare la sua interpretazio- 7. Baccelli (Domenico?), cantante e musicista se- ne del ruolo di Eleonora, moglie di Zanetto gemello guì la moglie Rosa a Parigi nel 1766 e collaborò con marinaio nei Trois Jumeaux Vénitiens, commedia di Jean–François Cailhava de l’Estendoux componendo grande successo di Antonio Collalto, rappresentata la musica per Le nouveaux marié ou Les importuns, per la prima volta il 7 dicembre 1773. La Brunelli si opéra–comique in un atto rappresentata per la prima guadagna i complimenti della critica, il Campardon volta il 20 settembre 1770. Baccelli si occupò in se- sottolinea la bravura e l’abilità della comica nel varia- guito della musica de La bonne fi lle, opéra–comique re il proprio modo di recitare lo stesso personaggio, adattato da Cailhava sull’opera di Goldoni e musica trovando sfumature e tratti sempre nuovi e diversi ad di Piccini, rappresentato alla Comédie–Italienne nel ogni rappresentazione, mantenendo in questo modo 1771. acceso l’entusiasmo del pubblico e garantendo quindi 8. Antonio Collalto, Pantalone della Comédie–Ita- il successo della commedia. Cfr. Grimm, X, p. 334 lienne, si era recato nell’aprile del 1766 in Italia alla (gennaio 1774). Qualche anno prima l’attrice aveva ricerca di due nuovi attrici italiane destinate a sosti- creato per il teatro della Comédie–Italienne una pic- tuire Anna Piccinelli (poi sposa Vezian), attrice e can- cola commedia in due atti, Le Domino, rappresentata tante della troupe, che aveva lasciato defi nivamente la per la prima volta il 23 agosto 1771. La Baccelli stessa Francia per esercitare il mestiere di cantante d’opera vi aveva recitato la parte di Eleonora, una zia non più in Italia, ed Elena Savi, deceduta in giovane età. Rosa giovane, vanitosa e superba, amante dei piaceri del Brunelli Baccelli e Antonia Zanerini furono invitate lusso e della vita, ingenua e facile preda delle false lu- da Antonio Collalto a seguirlo in Francia, dove sali- singhe di un Arlecchino che le fa credere di essere una rono per la prima volta sulla scena della Comédie– bella e graziosa giovane per ottenerne i favori. Al suo Italienne la sera del 22 agosto 1766 ne Les Amours fi anco una graziosissima Argentina, interpretata dalla d’Arlequin, commedia in 3 atti di Carlo Goldoni. Se- fi glia Antonia. Il Mercure de France del mese di otto- condo il Desboulmiers, i dialoghi della Brunelli nel bre dell’anno 1771 riporta l’estratto della commedia ruolo della Madre, furono apprezzati dal pubblico (pp. 168–174) e si soff erma sulle qualità della Bac- che era in grado di capire l’italiano, ma trattadonsi di celli considerandola, giustamente, un’attrice e autrice una ridotta minoranza essa non conobbe il successo professionista, formatasi alla scuola del teatro all’im- che avrebbe meritato. D’Origny insiste sulle critiche provviso. L’autore Cailhava de l’Estendoux defi nisce rivolte alla Baccelli sulla maniera di declamare troppo l’attrice sublime e ne rileva il merito di riuscire ad ar- cadenzata e troppo enfatizzata ponendola all’origine richire i propri personnaggi con interpretazioni ogni dello scarso successo iniziale dell’attrice. I registri del- volta nuove e diverse. L’esperienza acquisita in Italia la Comédie–Italienne per il mese di febbraio dell’an- durante gli anni della formazione al fi anco di Onofrio no 1767 riportano l’ordine dei Gentiluomini della Paganini e il lavoro in Francia come membro della Camera che prevede l’attribuzione di 7500 lire annue troupe italiana della Comédie–Italienne al fi anco di alla Signora Rosa e a sua fi glia, a partire da Pasqua attori come Antonio Collalto o Carlin Bertinazzi per- 1767 sino a Pasqua dell’anno successivo, e l’attribu- mettono alla Baccelli di aff ermarsi come attrice ma zione a entrambe le attrici di gettoni di presenza alle anche come autrice. Ricordiamo il già citato Domino assemblee decisionali del repertorio, con la promessa e probabimente altre due brevi commedie: Le docteur di assumere la Signora Rosa una volta che quest’ul- avocat des pauvres e La cavalcade, rappresentate lo stes- tima avesse recitato (con esito positivo) in uno degli so mese a pochissima distanza l’una dall’altra (agosto spettacoli rappresentati alla Corte. Furono comunque 1771). Si tratta di commedie dal soggetto semplice e

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 144 – Giovanna Sparacello ricavato dalla rielaborazione di vecchi scenari dell’ar- di Santa Maria Nuova, giunto che fosse in te e dall’assemblaggio di scene tratte da canovacci ri- Firenze. Questo primo viaggio costò al gio- spolverati e rivisti, ma proprio in questa maniera di vinetto Bruni molti travagli; poiché in tre procedere risiede la particolare abilità della Bacelli: la giorni e mezzo di cammino, col Mulo cari- facoltà di adattare il testo di partenza, modifi cando- co, oltre il suo peso, anche di mezza soma ne la sagoma con tagli e aggiunte per ricavarne uno di ferro ebbe ad annegarsi passando il fi ume nuovo. Savena; fu gettato dalla bestia a Scaricalasino 10. La ricostruzione degli eff ettivi della troupe della per il vento che soffi ava impetuoso; dovè fare Comédie–Italienne tra gli anni 1766 e 1776 mostra la scesa del giogo a piedi; e giunto alle porte infatti che la Bacelli fu pensionaria del teatro per esat- di Firenze nol vollero lasciar entrare quella tamente dieci anni, il suo nome scompare dalla lista sera in Città, avendolo creduto i guardiani delle attrici attive e slitta tra le ritirate con pensione delle porte un guidoncello. Due sole crazie2, all’apertura dell’anno 1777, sostituito con quello di ch’egli aveva, gli servirono per alloggiare, e Teodora Ricci in qualità di attrice pensionaria. Nel per iscaldarsi, e se una pietosa Ostessa non 1776 La Baccelli lascia infatti il proprio ruolo di Pri- davagli un poco di pane onde cibarsi, mo- ma Amorosa, per ritirarsi defi nitivamente dalla scena, rivasi in quella notte di fame. La mattina nell’aprile del 1777, con una pensione di 500 lire. Per fattosi meglio conoscere, entrò in Città, e un profi lo di Teodora Ricci si veda ad vocem in queste domandato dell’albergo, ove alloggiato sta- Notizie. vasi il Padre suo, vi si portò. Chiesto di lui, fugli insegnato; ma il Bruni in cambio di Silvia Spanu Fremder portarsi alla sua Camera, a quella dell’Oste portossi, e trovandolo in letto covalescente anch’esso, chiamollo col nome di Padre; ma BRUNI DOMENICO. Era questo fi glio in quell’istante sopraggiunta la Moglie di lui, d’un Comico unito alla Compagnia de’ Ge- senza meglio chiarirsi, chiamò il Bruni ba- losi1, ed era con la Madre rimasto a Bologna, stardo, gridò col marito, e fu per gettar sos- mentre il di lui Padre trovavasi in Sicilia, e sopra la Casa. L’Oste la fece a cenni tacere, e nel Regno di Napoli vagando. Dopo d’aver decifrato l’enigma, fu il ragazzo da una serva soff erte molte calamità, avendo fi nalmente condotto sopra in un alto stanzino, nel qua- saputo che il suo Genitore era ritornato da le trovato veramente suo Padre, e datoglisi a quelle parti lontane, e che faceva per allora conoscere, esso colle lagrime agli occhi ab- il suo soggiorno nella prossima Firenze, tro- bracciollo, e di lì a poco fecelo vedere a’ suoi vandosi per malattia soff erta anche obbliga- compagni. Consegnate per tanto le calze allo to al letto, consigliato da un suo benefattore Speziale, spogliato il pelliccione, e vestitosi per nome chiamato Adriano Riccardi d’an- di un abito di panno, parvegli d’aver miglio- dare a riconoscere, e nel tempo istesso ad rata la Sorte sua. Francesco Andreini, detto il unirsi in Firenze a quel Padre, che non aveva Capitano Spavento, conosciuto il ragazzo di che veduto da Bambino; chiesta licenza alla qualche spirito, fecegli imparare un Prologo, Genitrice, ed ottenutala, di partirsi risolse. che con franchezza da lui recitato in Teatro, Correva l’anno 1594. e compiva Domenico fu il principio di quel Comico esercizio, che Bruni il quattordicesimo dell’età sua, quan- venne poi sempre da lui proseguito. Crebbe do nel giorno 15. Gennajo uscì di Bologna, in età Domenico Bruni, e crebbe altresì in montato sopra d’un Mulo, ed involto in un valore, producendosi sulle Scene nel carat- lacero pelliccione con un pajo di sotto calze tere d’Innamorato sotto il nome di Fulvio. nelle saccoccie, avute da mentovato Riccar- Portatosi a Torino fu molto gradito dalla Real di, con ordine di consegnarle allo Speziale Casa di Savoja3, e divenne Comico all’attual

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 145 servizio di Madama Serenissima Principessa Zecca dello Stato, 1999, pp. 937–939; Archivio Her- di Piemonte. Portossi, scortato dalle di lei la, Domenico Bruni. Fonte di Bartoli per questa voce raccomandazioni, a Parigi4, ed ivi pubblicò è lo stesso Bruni, che traccia la propria autobiografi a colle Stampe una raccolta di Prologhi, da lui nell’introduzione alle Fatiche comiche. in varj tempi, e diverse occasioni composti, e 2. Monetina coniata ai tempi di Cosimo I. furono impressi col titolo di Fatiche Comiche 3. Cfr. Quadrio, V, p. . per Niccolò Callemont l’anno 16235. Una 4. Fu probabilmente in Francia per la tournée dei parte fu dedicata all’Eccellentissimo Enrico Gelosi del 1603–1604. Dopo aver recitano nella di Savoja Duca di Namurs in data delli 12. compagnia degli Accesi (Comici dell’arte. Corrispon- di Marzo, ed altra parte venne da lui off erta denze, cit., p. 460) e dei Confi denti, tornò in Francia all’Eccellentissimo Don Cesare Duca di Van- nel 1623, alla morte di Giovanni de’ Medici. Cfr. A. dome in data delli 25. Aprile. Sono questi Baschet, Les comédiens italiens à la cour de France sous Prologhi scritti tutti in prosa, e d’una foggia Charles IX, Henri III, Henri IV et Louis XIII, Paris, assai diversa da quelli, che usano i Comici Plon, 1882, pp. 126–149. d’oggi giorno. Recitavansi allora in principio 5. Fatiche comiche di Domenico Bruni detto Fulvio. della Commedia, ma la maggior parte non Parte prima, Parigi, per N. Callemont, 1623. Presso avevano colla Commedia stessa veruna atti- lo stesso editore e nello stesso anno pubblicò inoltre nenza. Il primo di essi è in lode delle male i Prologhi e il Giudicio di Paride tradotto di francese in lingue, il secondo in lode della verità, il terzo italiano. Bruni aveva già pubblicato a Torino nel 1621 in biasimo delle ricchezze, il quarto in lode tre Prologhi, dedicandoli a Emanuele Filiberto di Sa- della discordia; e così seguitando, trovansi voia. La parte più cospiqua dei prologhi, non com- essere la maggior parte tanti paradossi, allo- presa nelle edizioni del 1623, è custodita in forma ra sulla Scena usati, e dal popolo con molto manoscritta alla Biblioteca Braidense di Milano. Una piacere sentiti. In tali Comiche Fatiche, ol- scelta di prologhi è edita in Pandolfi, IV, pp. 55–64, tre i Prologhi v’è qualche altro Accademico in Marotti–Romei, pp. 344–430 e in La commedia discorso, e specialmente in lode della Città dell’arte, cit., pp. 1027–1088. Quest’ultima antologia di Torino. Quando il Bruni stampò queste propone inoltre un estratto dal manoscritto dei Dialo- Opere, contava quarantadue anni dell’età ghi scenici tra Fulvio e le sue compagne, composti «ad sua. Altro non diede alla luce, nè altro si sa instanza» di Flaminia, Delia, Valeria, Lavinia e Celia di lui. È da credersi adunque, che colmo di e custoditi nella biblioteca romana del Burcardo. Altri meriti, e dalla Sorte (fattosi per lui benigna) dialoghi del Bruni sono in Pandolfi, II, pp. 37–47, discretamente sovvenuto; terminasse dappoi poi riediti, con nuova trascrizione, in La commedia la di lui vita in Parigi. dell’arte, cit., pp. 941–948.

Note Giovanna Sparacello 1. Nacque nel 1580 a Bologna, come si evince dall’oroscopo custodito alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. BIBLIOGRAFIA: Quadrio, V, BUFFETTO. Comico, che recitava in Fi- p. 239; Rasi, I, pp. 518–525; G. Casati, Dizionario renze l’anno 16461. nella faceta parte di Zan- degli scrittori d’Italia, Milano, Ghirlanda, 1925–1934; ni. In tal tempo maritandosi con una Co- Enc. Spett., II, coll. 1204–1205; Marotti–Romei, mica sua Compagna, chiamata Colombina2, pp. 339–343; Comici dell’arte. Corrispondenze, a c. questo suo sposalizio fece tanto strepito per di C. Burattelli, D. Landolfi , A. Zinanni, Firenze, la Città, che videsi pubblicata colle stampe Le Lettere, 1993, vol. I, pp. 460–461; La commedia d’Amadoro Massi una Canzonetta ridicolo- dell’arte, scelta e introduzione di C. Molinari. Ap- sa d’incerto Autore col titolo: Cicalamento, parati di R. Gaudenti, Roma, Istituto Poligrafi co e ovvero Trattato di Matrimonio tra Buff etto, e

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Colombina Comici3. Tale Canzonetta ci ha recitare per una certa prontezza di dialogo serbata la memoria di questo Comico, e noi spiritoso, e frizzante, e per alcuni motteggi non abbiamo voluto ommettere la presente arguti, nati da lui improvvisamente sanza di lui breve notizia4. stento, o durezza. Fu per alcuni anni impie- gato nella Compagnia detta del Teatro a San Note Luca; e poi partendosi da Venezia unitamen- 1. Buff etto è il nome di scena di Carlo Cantù te a Pietro Rosa, ed alla Giustina Cavallieri, (1609–1647), dal 1632 al servizio dei duchi di Parma guidò con essi Compagnia per alcuni anni, e del cardinale Francesco Maria Farnese. Nel 1645 vagando per la Lombardia, e la Toscana. la reggente Anna d’Austria lo chiamò a Parigi. Nel Tornò a Venezia nel Teatro di San Giovanni 1647 era di nuovo in Italia, a Roma e poi in altre Grisostomo, quando la Maddalena Battaglia città d’Italia. Secondo S. Monaldini, Arlecchino fi - ne prese la direzione, ed unitosi il Bugani in glio di Pulcinella e di Colombina: note sulla famiglia società con essa, anche presentemente seco si Biancolelli, tra Bologna e Parigi, «L’archiginnasio», trova, invigilando egli pure alla buona con- XCI, 1996, p. 101, il decesso di Cantù si situereb- dotta d’alcuni importanti aff ari della Com- be tra la fi ne del 1647 e l’inizio del 1648. Nel 1659 pagnia. Il Bugani col suo valore si è fatto la moglie Isabella Franchini si risposò a Bologna con distinguere per un ottimo Commediante, e Giacomo Paganelli e abbandonò defi nitivamente le coi proffi tti dell’Arte ha molto avvantaggiate scene. I documenti riguardanti il secondo matrimo- le sue fortune. La sua industria poi nel mer- nio della Franchini fanno cadere l’ipotesi di Rasi che canteggiare sopra varj generi di cose d’un datava la morte di Buff etto al 1676 sulla base delle continuo, e vivo spaccio, lo ha portato ad allusioni contenute in una lettera di Alfonso d’Este di aumentare il di lui scrigno in sì fatto modo, quell’anno. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, pp. 571–583 che potrà, quando il voglia, anche lungi dal (v. Cantù); Enc. Spett., II, coll. 1701–1702 (v. Can- Teatro passare agiatamente il restante della tù); S. Monaldini, cit., pp. 83–161; Id., Servitù ri- sua vita. dicolosa e mestiere: Carlo Cantù detto Buff etto e il suo Cicalamento, in «Maske und Konthurn», 48, 2002, n. 1–4, pp. 91–116; D. Daolmi, Le origini dell’Opera BURCHIELLA LUZIO. Era questo un co- a Milano, Brepols, Turnhout, 1998; Archivio Herla, mico unito alla Compagnia de’ Gelosi, che Carlo Cantù. recitava la ridicolosa parte del Graziano1. 2. Si tratta di Isabella Franchini, vedova di Francesco Scrisse qualche poesia, e nell’anno 1570. fu Biancolelli. pubblicato un suo Sonetto insieme con al- 3. Cicalamento in canzonette ridicolose, O vero Trat- tri di varj autori in lode di Vincenza Armani tato di matrimonio tra Buff etto, e Colombina comici, nel Libretto dell’Orazione funebre in morte In Fiorenza, nella stamperia d’Amador Massi, 1646, di lei2. Sta posto alla Carta vigesima, ed è il antologizzato in Pandolfi, IV, pp. –. seguente. 4. La fonte di Bartoli è proprio il Cicalamento, nella cui dedica si legge del matrimonio fra Colombina e Dal pigro sonno, che con gli ozj suoi Buff etto. {pag. 140}

Giovanna Sparacello Circa tre anni dopo scrisse costui in lingua elegante Graziana una Lettera ad incognito BUGANI VINCENZO, nato in Padova. Soggetto, la quale abbiamo fortunatamente Da un’arte non fabrile passò il Bugani a trovata tra le Argute, e facete lettere di Cesa- far il Comico esercitandosi nella Maschera re Rao, ristampate e corrette in Pavia l’anno del Traccagnino. Fu gradito il suo modo di 1576. Questa forma un capitale d’erudizione

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 147 non indiff erente intorno alla cognizione di 2. A. Valerini, Oratione in morte della Divina Signo- questo Comico, e pensiamo di riportarla qui ra Vincenza Armani, comica eccellentissima. Et alcune fedelmente con la stessa ortografi a, e inter- rime dell’istesso, e d’altri auttori, in mode della mede- punzione di quei tempi3. sima. Con alquante leggiadre e belle composizioni di detta signora Vincenza, Verona, S. e G. Dalle Donne, Mont effi cient, e norand Signor. s. d. [1570]. La sola orazione è ora in Pandolfi, II, pp. 143–148 e Marotti–Romei, pp. 31–41. SE ben’io non far procession de scriver’ à un 3. L’Argute et Facete Lettere Di M. Cesare Rao conob- {pag. 141} bero diciotto edizioni tra il 1562 ed il 1622. Marot- ti–Romei, pp. 103–104, che riproducono la lettera di Note Burchiella, sottolineano come essa sia comparsa nella 1. Fu in Francia con i Gelosi nel 1572 e nel 1578 raccolta solo a partire dalla edizioni di Pavia, G. Bart, venne sostituito da Lodovico de’ Bianchi. Rasi ipo- 1584, e di Trento, G. B. e G. Gelmini, 1585, a fi rma tizza che sia conduttore della compagnia menzionata di Lus Burchiel Gratià. C’è dunque una discrepanza dal Rogna in varie lettere citate da D’Ancona. Qua- rispetto alla data indicata da Bartoli. Quadrio, VI, drio lo chiama Antonio da Molino e gli attribuisce p. 591 annovera fra le opere di Burchiella anche I Fatti, una lingua d’invenzione: « Lingua Greca, o Schiavo- e le Prodezze di Manoli Blessi Stratioto, di M. Antonio na, corrotta coll’Italiana, colle più ridicolose, e strane Molino detto Burchiella. In Vinegia appresso Gabriel invenzioni, e chimere del Mondo», cit. Quadrio, V, Giolito de’ Ferrari, 1561. Pandolfi, I, pp. 103–104 p. 216. BIBLIOGRAFIA: Quadrio, V, p. 216; VI, pubblica il Dialogo over Contrasto d’amore. p. 591; Rasi, I, pp. 534–535; Leonelli, I, p. ; Enc. Spett., II, col. 1346. Giovanna Sparacello

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Francesco Bartoli – 149 C

CACCAMESI CESARE1. Famoso Innamo- e l’obbligava a formargli moltissime lodi. Si rato dello scorso Secolo, che recitava per la sparse la fama del valor suo anche fuori di Sicilia, ed a cui in Palermo toccò la disgra- Napoli; e però fu chiamato a Roma, dove zia di morire repentinamente, allora quan- recitò in uno di que’ Teatri, e vi fece sì fat- do stava per uscire in iscena colla spada alla to strepito, che fu veramente celebrato per mano per isfi dare un suo avversario, giusta il miglior Comico de’ tempi suoi. Fioriva il il soggetto della divisata Commedia. Questo Calcese intorno il 1660. e parla di lui il Dot- fatto seguì la sera del Sabato alli 24. Novem- tore Andrea Perrucci2 nel suo Libro dell’Arte bre nell’anno 1668. ( * )2 Rappresentativa3, niegando che egli sostenes- se la carica di Giurisconsulto4. Bernardo de’ Note Dominici5 però nel Tomo Terzo delle Vite 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 539. de’ Pittori Napolitani6 contro l’asserzione del 2. Bartoli dichiara come propria fonte l’opera del ge- Perrucci, assicura asseverantemente, che il suita Carlo Gregorio Rosignoli. Due le edizioni set- Calcese esercitò la predetta carica onorevo- tecentesche: C. G. Rosignoli, Le ricreazioni regolate le, e ciò leggesi alla pag. 87. del mentovato overo scorta fedele per ben regolare le ricreazioni, Milano, Volume. Andrea Calcese fu un modello di Giuseppe Malatesta, 1704 e Bologna, Longhi, 1704. quel Personaggio grazioso ad altri Comici, che gli successero, ed il suo proprio merito Giovanna Sparacello acquistogli il chiaro nome d’Uomo di fi no ingegno, e di Commediante famoso7.

CALCESE ANDREA Napolitano1. Dopo Note di avere esercitata la nobile Professione di 1. BIBLIOGRAFIA: Quadrio, V, p. 220; Rasi, II, Giurisconsulto, portato naturalmente dal p. 542; B. Croce, I teatri di Napoli, a c. di G. Galas- proprio genio, si pose a recitare nel ridico- so, Milano, Adelphi, 1992, pp. 80, 94, 97, 120 (1° loso, carattere di Pulcinella; e ciò faceva con ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891); V. Viviani, Storia del tanta grazia, che ogni suo lazzo era diretto da teatro napoletano, Napoli, Guida, 1969; Enc. Spett., un’arte così maestra, che incantava il Popolo, II, coll. 160–175. 2. Andrea Perrucci (Palermo 1651–Napoli 1704), autore drammatico e poeta. Seguace della poetica ( * ) Vedi nelle ricreazioni regolate Operetta del P. Greg. marinista, fu autore della raccolta di liriche Idee delle Rosignoli alla pag. 29. Muse e del poema eroico in dialetto Agnano zeff onato.

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Acquistò fama grazie al dramma sacro Il vero lume tra Questa vide all’Antonia Isola2, detta Lavinia, le tenebre, ossia La nascita del Verbo umanato, cono- alcuni scheletri di Commedie all’improvvi- sciuta come La cantata dei pastori. Tra i libretti d’ope- so, sottoscritti, e licenziati dalla mano istessa ra Il Convitato di pietra, La Stellidaura vendicata e Lo di San Carlo Borromeo; ma essa Lavinia non schiavo di sua moglie, musicato da Francesco Proven- seppe tenerli, lasciandoseli levar dalle mani zale. Cfr. Dizionario della letteratura italiana: gli au- da chi certamente più di lei gli apprezzava. tori, i movimenti, le opere, a c. di E. Bonora, Milano, Quando però Luigi Riccoboni era ansioso Rizzoli, 1977, vol. II; Enciclopedia della Musica, No- di rinvenire tali soggetti, provò la Calderoni vara, Istituto Geografi co de Agostini, 1995. molto rincrescimento di non averne tolto al- 3. A. Perrucci, Dell’arte rappresentativa premeditata cuno all’amica Lavinia; ma il suo dispiacere ed all’improvviso, Napoli, Michele Luigi Mutio, 1699, fu troppo vano, e senza profi tto3. Insieme col p. 293. L’edizione moderna è a c. di A. G. Bragaglia, Marito, e Pietro Cotta sostenne la sua Pro- Firenze Sansoni Antiquariato, 1961, p. 221. fessione allora in un’estrema decadenza4; e 4. Petrucci distingue fra Andrea Ciuccio giurecon- con credito di buona Attrice a mancar venne sulto, a cui a torto viene attribuita la paternità della sul principio del nostro Secolo. maschera di Pulcinella, inventata da Silvio Fiorillo, e Andrea Calcese detto Ciuccio, sartore e non tribuna- Note lista, che perfezionò il ruolo. 1. Agata Vitaliani, vedova di Francesco Balletti, spo- 5. Bernardo De Dominici (Malta 1648–Napoli sò in seconde nozze l’attore Francesco Calderoni. 1750), pittore e scrittore d’arte. La tradizione lo vuo- Dal primo matrimonio nacque Francesco Balletti le allievo di Mattia Preti e autore di bambocciate. Tra fi glio, che sposò Giovanna Benozzi (v. Fragoletta) i suoi scritti la Vita di Luca Giordano (1720). Cfr. Di- e fu padre di Giuseppe Antonio e di Elena Virginia zionario della letteratura italiana, cit., vol. I; Enciclo- Balletti. Il primo, Innamorato con il nome di Mario pedia dei personaggi, Novara, Istituto Geografi co De alla Comédie–Italienne di Parigi dal 1716, sposò la Agostini, 1999. cugina Rosa Giovanna Benozzi, nata a Tolosa da ge- 6. B. De Dominici, Vite de pittori, scultori e architetti nitori italiani nel 1701 e celebre nel teatro parigino napoletani, 3 voll., napoli, Ricciardi, 1742–1763. La col nome di Silvia. Elena Virginia fu moglie di Luigi ristampa anastatica è stata edita a Bologna da Forni Riccoboni. Le intricate relazioni di parentela fra i co- nel 1979; un’edizione commentata dei tomi I e II, a c. mici hanno reso ardua la ricostruzione della genealo- di F. Sricchia Santoro e A. Zezza, è stata pubblicata a gia dei Balletti; si è creduto che Fragoletta fosse fi glia Napoli, Paparo edizioni, 2003. Cito inoltre l’edizione dei Calderoni. Gueullette, p. 56 sgg., ricostruisce il a c. di Raff aele Schettini, (So.gra.me, 1980) con pagi- quadro familiare, poi ripreso da Enc. Spett., cit. infra; ne scelte e annotate da F. De Filippis. BIBLIOGRAFIA: Quadrio, V, pp. 208, 244; Rasi, 7. In A. Perrucci, cit., p. 293 (ed. 1699) e p. 221 II, pp. , ; Enc. Spett., I, coll.  sgg. (contie- (ed. 1961), si legge che Andrea Calcese morì durante ne l’albero genealogico della famiglia Balletti). la peste di Napoli del 1656. La notizia è riportata da 2. Per un profi lo dell’attrice si veda ad vocem su que- Enc. Spett., cit., e da B. Croce, I teatri di Napoli, cit., ste Notizie. p. 120. 3. Fonte della notizia è L. Riccoboni, Histoire du théâtre italien, Torino, Bottega d’Erasmo, 1968 (rist. Giovanna Sparacello anast. di Paris, Cailleau, 1730), pp. 58–59. 4. La fonte è ancora Riccoboni, cit., p. 76. Per un resoconto degli itinerari percorsi da Agata Calderoni CALDERONI AGATA detta Flaminia1. v. la biografi a dedicata al marito Francesco e relativo Questa fu una brava Comica, la quale insie- commento. me con Francesco Calderoni suo Marito, fece valere la sua abilità intorno gli anni 1680. Giovanna Sparacello

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CALDERONI FRANCESCO, ottimo 2. Al servizio dei Principi Farnese di Parma, il Calde- Commediante1, che con molto vantaggio roni e la moglie recitavano intorno al 1680 nel Teatro dell’Arte aff aticavasi sul Teatro circa il 16802. di San Samuele a Venezia. Cfr. C. Alberti, La scena fatto Marito dell’Agata3, di cui abbiamo veneziana nell’età di Goldoni, Roma, Bulzoni, 1990, adesso parlato condusse Compagnia insieme p. 31 in nota. con Pietro Cotta4, e fu tenuto in concetto 3. Si tratta di Agata Vitaliani, vedova di Francesco d’uomo di buon talento, e d’essere per le cose Balletti, per cui si veda alla voce Calderoni Agata su Sceniche pieno di pratica, intraprendente, ed queste Notizie. esperto. L’anno 1687. avendo il Signor Mar- 4. Si veda ad vocem su queste Notizie. chese Ippolito Bentivoglio Ferrarese5 tradot- 5. Ippolito Bentivoglio, nobile ferrarese, marchese di ta dallo Spagnuolo una Commedia intito- Magliano e Gualtiero. Dopo aver soggiornato a Pari- lata: Gl’Impegni per disgrazia,6 il Calderoni gi, militò in Fiandra (1588) e più tardi fu al seguito coll’occasione di dover recitarla, la fece im- del duca di Modena nell’assedio di Pavia come Ca- primere in Modena per gli Soliani Stampa- pitano di cavalleria. Nella sua città ricoprì la carica tori Ducali, e volle dedicarla al Signor Conte di console, di riformatore dell’Università nel 1660 e Alessandro Sanvitali di Parma, e ciò fece in di Giudice de’ Savi nel 1669 e nel 1670. Fu autore data de’ 23. di Febbraro. Dopo d’aver scorsa teatrale e fece parte dell’Accademia degli Intrepidi l’Italia passò colla sua Truppa in Alemagna di Ferrara e di quella dei Gelati di Bologna, dove si al servizio dell’Elettore di Baviera, a Mona- chiamò l’Immobile. Morì il 1 febbraio 1685. Cfr. G. co7, e a Brusselles8; e di là fece passaggio a Mazzuchelli, Gli scrittori d’Italia, Brescia, Bossini, Vienna d’Austria a far servitù all’Imperatore 1760, II, p. 2; G. Casati, Dizionario degli scrittori Leopoldo9, ed a Giuseppe Re de’ Romani di d’Italia, Milano, Ghirlanda, I, 1925. lui fi gliuolo10. In essa Imperiale Città diede 6. V. L. Allacci, Drammaturgia, Venezia, Pasquali, alle stampe un’Opera Teatrale scritta in Prosa 1755, p. 440. dal Signor Dottore Giovanni Battista Bocca- 7. Massimiliano di Baviera scritturò la compagnia badati11 altra volta già pubblicata, la quale per l’Hoftheater di Monaco dopo averla vista recitare porta per titolo: Quando sta peggio sta meglio, nel Teatro di San Samuele a Venezia nel 1687. Undici ovvero la Dama innocente creduta colpevole12. furono gli attori scritturati: i due Calderoni, Bernar- Fu impressa con nuove aggiunte fattevi dal do e Angela Bonifaci, Francesco Balletti fi glio con la Calderoni, il quale volle dedicarla all’Illustre moglie Giovanna Benozzi, Vittorio e Teresa d’Orsi, Signore Leopoldo Rombaldo del Sacro Ro- Domenico Orsatti, Domenico Bononcini e Ambro- mano Impero Conte di Collalto, e ciò fu nel gio Broglia. La compagnia, rinnovandosi di qualche 1699. vedendosi il Libro stampato in forma elemento, recitò a Monaco dall’ottobre 1687 all’ot- di quarto appresso Giovanni Van Ghelen tobre 1691. Stampatore Accademico. Parla di questo Co- 8. Nel 1697–1698 la compagnia fu chiamata a Bru- mico Luigi Riccoboni nella sua Histoire du xelles dall’Elettore, allora governatore del Paesi Bassi Th eatre Italien con molta lode, e da lui certa- spagnoli. mente meritata per i suoi talenti, e per aver 9. Il Calderoni fu a Vienna a due riprese, nel 1699 e saputo essere sostenitore della buona Com- nel 1703, mentre nel 1702 si trovava ad Augusta. media in tempo, che il di lei stile era dagli 10. Si tratta del futuro imperatore Giuseppe I altri Comici troppo guasto, e corrotto13. d’Asburgo che, succeduto al padre nel 1705, regnò fi no al 1711. Dall’Histoire du théâtre italien di Luigi Note Riccoboni, citato più oltre, Bartoli mutuò le notizie 1. Detto Silvio. BIBLIOGRAFIA: Quadrio, relative al soggiorno di Calderoni in Germania, a Bru- V, p. 210; Rasi, II, pp. 542–547; Enc. Spett., II, xelles e in Austria: «elle quitta l’Italie & passa en Alle- coll. 1508–1509. magne au service de l’Electeur de Baviere à Munich et

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à Bruxelles, de là elle passa à Vienne et en Autriche au fu veramente uno stupore, ed un miracolo service de l’Empereur Leopold & de Joseph Roi des delle Scene. La prima delle Opere sue, che Romains», L. Riccoboni, Histoire du théâtre italien, sotto il fi nto nome di Scarpella bergamasco Torino, Bottega d’Erasmo, 1968 (rist. anast. di Paris, egli pubblicò, fu una sua commedia col tito- Cailleau, 1730), p. 75. lo di Spagnolas in diverse lingue, stampata in 11. Giovan Battista Boccabadati (1634–1696), mo- Venezia in forma di ottavo nel 15492. altra denese, fu giurista, matematico, poeta e autore dram- pure in Prosa divisa in cinque Atti, intitolata: matico. Fu lettore di matematica nello studio di S. La Saltuzza, impresse in Venezia per Stefano Carlo a Modena, bibliotecario ducale (1671) e inge- Alessi in forma di ottavo l’anno 15513. L’an- gnere generale degli Stati Estensi (1681). Molte delle no dopo, per lo stesso Stampatore, diede alla sue opere drammatiche ispirarono scenari della com- luce altre due Commedie. La prima facetis- media dell’arte. La lista è riportata ad vocem in Enc. sima, in lingua Veneziana col titolo di Fiori- Spett., II, coll. 656–657. na4. La seconda assai dilettevole, e in diverse 12. La commedia, rielaborazione di un dramma lingue ridotta, intitolata: La Pozione5; que- spagnolo, era già stata edita a Modena per sta è in forma di dodeci, e quella di ottavo. Segni nel 1677 con una dedica al conte Antenore Nel 1553 diede fuori le sue Egloghe Pastorali Cimicelli. L’edizione citata dal Bartoli è la seguente: in versi sdruccioli nella sua lingua materna Quando stà peggio, stà meglio, overo La dama innocente Veneziana, senza nome di Stampatore, e in creduta colpevole. Opera del signor Dottor Giovanni forma di ottavo6. Videsi poi altra Commedia Battista Boccabadati ristampata con nuove aggiunte col titolo: Il Travaglia, in varie lingue anch’es- da Francesco Calderoni, In Vienna, appresso Giovan- sa, dedicata al Magnifi co Conte Ottavio Vi- ni Van Ghelen, 1699. mercato, impressa in Venezia per Stefano di 13. L. Riccoboni, Histoire du théâtre italien, cit. Alessi in forma di ottavo l’anno 15567. Scris- pp. 75–76. se il Calmo, e stampò in oltre alcune Rime Pescatorie8, le quali furono, e sono anche al Giovanna Sparacello dì d’oggi sommamente apprezzate. È pur opera del Calmo una Commedia intitolata Rodiana, che fu pubblicata nel 15539. sotto CALICI PIETRO, Comico Bolognese, il il nome di Ruzzante da coloro, che gliela ru- quale si esercita con dello spirito nella Ma- barono, ed egli medesimo se ne lagna nella schera da Dottore. Fu colla Truppa di Pietro suddetta dedicazione da lui fatta al Signor Rossi, passò poi in quella della Tesi; ed oggi Conte Vimercati con queste istesse parole. trovasi in altra vagante Compagnia, recitan- Et dia la colpa alli maligni che mi ruborno do anche qualche parte nelle cose serie con la Commedia Rhodiana, quale fu recitata in buona intelligenza, ed aggiustato criterio. Vinegia nel 1540. e poi nella Città di Trevi- gi sotto il felice Reggimento del Clarissimo M. Giovanni Lippomani, facendola stampare sotto CALMO ANDREA Veneziano, il Comi- il nome di Ruzzante, credendo forse col merito co più antico fra tutti gli altri di cui si fa di tante mie vigilie aggiungerle gloria, sebbene menzione da noi in queste notizie1. Eser- in poco spazio di tempo scoperti, sono rimasti citossi nell’Arte Comica in guisa, che non alla similitudine dell’augello adornato delle ve- solamente fu Attore, ma anche Autore di sti altrui, perciocchè la verità lungamente non moltissime Opere Teatrali, Epistolari, e Po- può star sepolta. etiche, delle quali parleremo distintamente L’ultime Opere che Andrea Calmo diede alle in appresso. Nella rappresentazione delle sue stampe furono le sue Lettere pubblicate in tre proprie Commedie adoperò tal maestria, che libri in forma di ottavo nel 1563. in Venezia

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 153 per Giovanni Bonadio, e Domenico Fratel- Fortuna, 1956, la seconda a c. di L. D’Onghia, Pado- lo, e compagni10. In esse si contengono varj, va, Esedra, 2006. ed ingegnosi discorsi, e fantastiche fantasie 4. A. Calmo, La Fiorina comedia facetissima, gioco- fi losofi che nell’antica lingua Veneziana di- sa, et piena di piacevole allegrezza. Nuovamente data chiarate. Poco dopo nella stessa forma, ma in luce per M. Andrea Calmo, Venezia, Bertacagno, stampato da Domenico Farri, uscì il Residuo 1553. G. Padoan, Fiorina nel mondo degli uomini: delle Lettere facete11, le quali sono piacevo- dal Ruzante al Calmo, in Réécritures II. Commentaires, li, ed amorose, indirizzate a diverse Donne parodies, variations dans la littérature italienne de la sotto molte occasioni d’innamoramenti, Renaissance, Université de la Sorbonne nouvelle, Pa- anch’esse in antica lingua Veneta composte ris, 1984, pp. 101–139. con cinquanta Stanze allusive alla materia di 5. La Potione comedia facetissima et dilettevole in diver- ciascuna Lettera. Ebbe il Calmo corrispon- se lingue ridotta, Nuovamente composta per Messer An- denza con molti celebri Personaggi di quei drea Calmo, In Vinegia, appresso Stefano de Alessi, alla tempi, fu ben veduto, ed amato, si fece di- libraria del cavalletto, in Calle della Bissa, MDLII. stinguere recitando in Teatro, e scrivendo al 6. Le giocose moderne et facetissime egloghe pastorali, Tavolino, e pieno di meriti, e di virtù termi- sotto bellissimo concetti, in nuovo sdrucciolo in lingua nò i suoi giorni nel 1571. materna, per M. Andrea Calmo, Venezia, Bertacagno, 1553. Note 7. Il Travaglia. Comedia di Messer Andrea Calmo nuo- 1. Ricca è la bibliografi a su Andrea Calmo. Mi limito vamente venuta alla luce, molto piacevole e di varie lin- qui ad indicare i principali contributi, rinviando ai più gue adornata, sotto bellissima invenzione. Al modo che recenti per un quadro più dettagliato. BIBLIOGRA- la fo presentata dal detto autore nella città di Vinegia. FIA: Garzoni, II, p. 1488; Rasi, II, pp. 549–553; Testo critico, tradotto ed annotato, a c. di P. Vescovo, Enc. Spett., II, coll. 1521–1522; P. Vescovo, Bilancio Padova, Antenore, 1994. degli studi calmiani (1955–1984), in «Quaderni Ve- 8. A. Calmo, Le bizzarre, faconde et ingegnose rime neti», 1, 1985, pp. 101–114 e Id., Da Ruzante a Cal- pescatorie, testo critico e commento a c. di G. Belloni, mo, Padova, Antenore, 1996 (contiene Appunti per la Venezia, Marsilio, 2003. biografi a calminana, pp. 211–228); J.–C. Zancari- 9. A. Calmo, Rodiana, Comedia stupenda e ridicolo- ni, Andrea Calmo, auteur–acteur vénitien, Lille, Lille sissima piena d’argutissimi moti e in varie lingue recita- 3: ANTR, 1988; L. Zorzi, L’attore, la Commedia, il ta, a c. di P. Vescovo, Padova, Antenore, 1985. drammaturgo, Torino, Einaudi, 1990; D. Vianello, 10. Le lettere di messer Andrea Calmo riprodotte sulle Tra inferno e paradiso: il ‘limbo’ dei buff oni, «Biblioteca stampe migliori, con introduzione e illustrazioni a c. Teatrale», 49–51, 1999, pp. 13–80. di V. Rossi, Torino, Loescher, 1888. 2. L’edizione moderna è A. Calmo, La Spagnolas, a c. 11. Il residuo delle lettere facete, et piacevolissime amo- di L. Lazzerini, Milano, Bompiani, 1979. Sulla com- rose. Indirizzate a diverse donne, sotto molte occasioni media segnalo D. Gaudin, «La Spagnolas» d’Andrea de innamoramenti, nella vulgar antiqua lengua veneta Calmo: le masque espagnol, ou une tentative d’insertion composte. Con cinquanta stanze al proposito dell’opera. sociale manquée, in Présence et Infl uence de l’Espagne Nuovamente venute in luce, con bellissimi soggetti, & dans la culture italienne de la Renaissance, Université varie bizzarie ridicolose. Per M. Andrea Calmo, In Vi- de la Sorbonne nouvelle, Paris, 1978, pp. 203–250. negia, per Domenico Farri, s.d. 3. La piacevole e giocosa comedia di M. Andrea Cal- mo intitolata Il Saltuzza. Non più veduta in luce, cosa Giovanna Sparacello bellissima. In Vinegia appresso Stefano de Alessi, alla libraria del Cavalletto, in Calle della Bissa, 1551. Due le edizioni novecentesche: la prima con introduzio- CAMERANI ANTONIO Ferrarese. Inco- ne, note e glossario di G. dall’Asta, Venezia, Ed. della minciò ad esercitarsi nell’Arte Comica, dopo

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 154 – Giovanna Sparacello d’aver per qualche tempo lavorato nel me- Note stier dell’Orefi ce. Partì da Ferrara con una 1. Su Antonio Camerani v. ad vocem nelle presenti vagante Compagnia l’anno 1768. In appres- Notizie. so impiegossi nel carattere d’Innamorato in 2. Su Giuseppe Lapy v. ad vocem nelle presenti Notizie. altra Truppa insieme con la Rosa di lui So- 3. Su Giuseppe Majani v. ad vocem nelle presenti rella. Fu a Venezia nel Teatro a Sant’Angelo Notizie. l’anno 1776. con Girolamo Medebach. Si 4. La commedia, contenuta in Goldoni, V, è stata pose poi a tener Compagnia in società, fa- edita più recentemente con Le femmine puntigliose e cendosene direttore, e sostenendo il caratte- La donna volubile, edizione a c. di G. Geron, Milano, re da primo Innamorato con suffi cientissima Mursia, 1993. abilità. Ha scorsa la Liguria, e la Toscana più 5. Goldoni, VI. volte; e si va reggendo onoratamente nella 6. Su Girolamo Medebach v. ad vocem nelle presenti sua Professione. Notizie. 7. Il contratto stabilito il 31 maggio 1766, a Milano redatto da Antonio Collalto e fi rmato da Bartolomeo CAMERANI BARTOLOMMEO Ferrare- Andrea Camerani in presenza dei testimoni Felice se maggior Fratello d’Antonio1. Sostenne Sacchi e Girolamo Medebach sancisce l’assunzione con bravura il carattere d’Innamorato nella del Camerani per un periodo di prova della durata Compagnia diretta dal Lapy2 nel Teatro San di un anno come Innamorato nella compagnia della Luca. A fronte di Giuseppe Majani3 sep- Comédie–Italienne di Parigi, in cambio di uno sti- pe farsi distinguere, specialmente quando pendio di 3000 lire e di 600 lire di rimborso per le nell’anno del 1762 rappresentò per molte spese di viaggio. V. Gallo, Lettres et documents des sere il Cavaliere di Spirito ovvero la Donna comédiens italiens, Paris, IRPMF, 2007 disponibile di testa debole4, e poi l’Appatista, ossia l’In- in questa collezione digitale. Nei Registri della Co- diff erente, Commedie del Signor Dottor médie–Italienne per aprile 1767 è inoltre specifi cato Goldoni5. Passò poi al Teatro a San Giovan- che il Camerani oltre al ruolo di Secondo Innamorato ni Grisostomo con Girolamo Medebach6, avrebbe ricevuto l’incarico di sostituire Francesco Za- impiegato nell’assoluto carattere di primo nuzzi e Antonio Stefano Balletti in caso di necessità e Innamorato. Volò il grido de’ suoi meri- si sarebbe reso utile per ogni altra evenienza. Qualche ti fi no a Parigi, e fu colà chiamato perchè mese dopo, nel giugno del 1767, sarà dato l’ordine di la parte dell’Innamorato egli recitasse nella far recitare il Camerani almeno una volta a settima- Truppa Italiana7. In quel piccolo Teatro la na nel ruolo di Primo Innamorato secondo l’accordo sua fi gura troppo alta8 non fu aggradita da’ stipulato con Zanuzzi. BIBLIOGRAFIA: Campar- Francesi9, e mutando i concetti, e l’abito da don, I, pp. 95–99; Desboulmiers, II, p. 354 (vol. 7, Innamorato, nelle frasi, e nella maschera p. 290); D’Origny, II, p. 131; C. Goldoni, Mémoi- dello Scappino10, si resse a meraviglia per res in Goldoni, I, p. 562; Leonelli, I, p. 193 e sgg.; molti anni11 in una Sorte doviziosa, e tran- Rasi, II, p. 217; Sand, II, p. 229; A. Gentile, Goldo- quilla. Sposò una Vedova Francese giovane, ni e gli attori, Trieste, Cappelli, 1951, p. 64. e ricca, aumentando per tal matrimonio le 8. Desboulmiers lo descrive come un comico dalla sue fortune. bella presenza scenica e di grande statura ma non rico- Nel disfacimento di quella Truppa egli è nosce nelle caratteristiche fi siche dell’attore le ragioni rimasto a Parigi, dove vive anch’oggi felice- dell’insuccesso inizialmente conosciuto dal Camerani mente12, e ben veduto da’ suoi amici, essendo nel ruolo d’Innamorato alla Comédie–Italienne. Nel- stato prescelto direttore negli aff ari del Tea- la Correspondance si legge che Camerani era un uomo tro dalla Comica Compagnia Francese, che dalla fi gura piacevole e abituato alla scena e alle cose coll’Italiana era unitamente incorporata13. del teatro, cfr. Grimm, VII, p. 326 (giugno 1767).

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9. L’8 maggio 1767 esordisce come Innamorato nel Le prodigi dell’illustre «potage à la Camerani» inventato maître supposé insieme a Felice Sacchi quest’ultimo nel dall’attore in persona e la cui ricetta viene pubblica- ruolo di Arlecchino. Campardon sottolinea lo scarso ta per intero nel secondo volume de l’Almanach des successo dell’attore; D’Origny al contrario ne ricorda Gourmand che Grimod de la Reynière dedica appun- la grazia, l’eleganza e la disinvoltura (D’Origny, II, to al Camerani. A. B. L. Grimod de la Reynière, p. 46) e mette l’accento invece sulla mediocrità della Manuel des amphitryons, par l’Auteur de l’Almanach des pièce. Il Mercure de France testimonia il successo del Gourmands, Paris, Capelle et Renand, 1808, p. 229. Camerani mettendone in rilievo l’originalità, l’ele- Almanach des Gourmands ou Calendrier nutritif, Paris, ganza e la grande soddisfazione del pubblico sorpreso Maradan, 1805, p. 30 e sgg. dal talento di un attore italiano da poco giunto sulla 13. Dopo la soppressione del genere italiano per de- scena francese. Tra maggio e luglio del 1767 si esibisce creto reale Camerani viene dapprima licenziato come come Amoroso in: Pantalon amoureux, Les deux An- molti dei suoi compagni ma dopo breve tempo, nel neaux magiques, La Femme jalouse, Arlequin valet de marzo del 1780, viene riassunto con un quarto di par- deux maîtres e ne Les Voyageur inconnu; cfr. Mercure de te per recitare i ruoli eventualmente richiesti e soprat- France, Juin 1767, pp. 197–198; e successivo Mercure tutto per occuparsi di curare gli archivi, la contabilità de France, Juillet 1767, pp. 194–195. e tutte le questioni interne del teatro; Camerani viene 10. Due anni dopo l’esordio Camerani passa al ruolo infatti nominato semainier perpétuel della Comédie– di Scapino sostituendosi a Luigi Ciavarelli andato in Italienne quindi dell’Opéra–Comique, dal 1762 or- pensione. Se il Campardon ricorda un nuovo inesora- mai retti da un’unica amministrazione. La carica di bile insuccesso, il Mercure de France dell’aprile 1769 semainier comprendeva anche la gestione della deco- al contrario descrive il secondo esordio dell’attore razione, dei costumi di scena, e dei cori del teatro. Lo come Scapino con toni più favorevoli: «M. Camera- zelo del Camerani viene ricompensato nel novembre ni, qui vient aussi d’être reçu, & qui jusqu’à présent dello stesso anno, quando l’attore si vede accordato avoit joué les rôles d’amoureux dans l’Italien, a débuté un quarto di parte supplementare, ottenendo in que- dans ceux du Scapin avec beaucoup plus de succès; & sto modo la mezza parte. Nel 1784 il Camerani è a le compliment qu’il a adressé aux spectateurs à cette tre quarti di parte. I pareri sull’attività di semainier e occasion en a été fort bien reçu», cit. Mercure de Fran- sulla popolarità del Camerani sono discordanti: Carlo ce, April 1769, p. 151. Nei registri della Comédie– Goldoni lo ricorda come un attore eccellente e uomo Italienne in data 15 marzo 1769 è stabilito che Came- conciliante, mediatore e giudice imparziale, apprezza- rani sarà scritturato a mezza parte per recitare i ruoli to da tutti, in grado di risolvere le questioni spinose e di Scapino con l’obbligo di rendersi utile per rendere le inevitabili tensioni interne alla compagnia. Mauri- servizio all’Opéra–Comique in caso di bisogno. L’at- ce Sand e il Campardon ne dipingono al contrario un tore passerà a tre quarti parte nell’aprile del 1776. ritratto che ne mette in rilievo le mediocri qualità di 11. Camerani è tra i pochissimi attori italiani della attore, la ghiottoneria, tanto reale quanto simbolica, Comédie–Italienne rimasti attivi sino alla soppressio- la falsità, l’arrivismo sfrenato ed il gusto per il pette- ne del genere italiano, il D’Origny ne ricorda infat- golezzo, doti che lo avrebberro portato a conquistarsi ti lo stile e la bravura al fi anco di Antonia Zanerini l’ammirazione del maresciallo Richelieu e l’inimicizia Bianchi, e di Carlo Coralli ne Les deux billets di J.–P. degli autori e attori che collaboravano con il teatro Claris de Florian, rappresentata per la prima volta il sottomesso alla sua tirannica gestione. 9 febbraio 1779. 12. Il Camerani morirà a Parigi il 22 aprile del 1816 Silvia Spanu Fremder in seguito ad una indigestione di foie gras, morte de- gna della fama di grande mangiatore e di buongustaio per le quali si era fatto conoscere a Parigi. A. B. L. CAMERANI ROSA Ferrarese, sorella di Grimod de la Reynière nel Manuel des amphitryons Bartolommeo, e d’Antonio. Datasi alla Co- lo defi nisce come un sapiente gastronomo e vanta i mica Professione, riuscì plausibilmente nel

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 156 – Giovanna Sparacello carattere di prima Donna, esercitandolo per Note molti anni in Italia, ed in Germania con di- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, pp. 563–564; A. verse vaganti Compagnie. Fece anch’essa per Gentile, Goldoni e gli attori, Trieste, Cappelli, 1951, qualche tempo la direttrice d’una Comica p. 61; Enc. Spett., II, coll. 1599–1600; C. Alberti, Truppa. Ha molta intelligenza nelle cose La scena veneziana nell’età di Goldoni, Roma, Bulzoni, dell’arte, ed è una delle viventi Attrici, che sa 1990, pp. 90–94, 236–238. colla penna far valere il suo spirito. Avanzan- 2. Era noto sulla scena come Fichetto. dosi in età, si è adattata a rappresentare le parti 3. La presenza del Campioni nella compagnia del da Madre, nelle quali fa distinguere anch’oggi San Luca è attesta fi n dal 1717. Nel 1726 andò in il proprio merito, e la di lei valentia. scena il primo esperimento parodico del melodram- ma in quel teatro: Nerone detronato dal trionfo di Ser- gio Galba. Campioni viene indicato come «inventor CAMPI CARLO Ferrarese. Recitò da Bri- delle scene», Pompilio e Vittoria Miti furono Poppea ghella per molto tempo nella Comica Com- e Ottone mentre Francesco Cattoli interpretò Galba. pagnia diretta da Antonio Marchesini. Passò Nel repertorio fi guravano anche Ottaviano trionfante poi a Venezia a far conoscere la propria abi- di Marcantonio e Il Gran Tamerlano vincitore di Ba- lità nel Teatro Grimani a San Samuele, dove jazet. Cfr. C. Alberti, La scena veneziana nell’età di si fece molto onore, avendo lasciato dopo la Goldoni, Roma, Bulzoni, 1990, pp. 90–94. Alcune sua morte un chiaro grido del suo valore alla trasferte a Milano (1737, 1740 e 1743) di Campio- Comica Professione. ni sono documentate da Rasi, cit., p. 564, attraverso la pubblicazione dei passaporti; Campioni vi fi gura come capocomico. CAMPIONI GIUSEPPE Parmigiano1. Re- 4. Goldoni aveva lodato il Campioni e la compa- citò valorosamente nella maschera del Bri- gnia di Argante nelle Prefazioni dell’edizione Pasqua- ghella2, e fi no dell’anno 1735. era unito alla li, tomo XIII: «La Compagnia del Teatro di S. Luca, Comica Compagnia del Teatro San Luca3, di- della nobile famiglia de’ Vendramini, passava per la retta da Antonio Franceschini detto Argante4; migliore. Infatti le quattro Maschere erano eccellen- ed allora fu che sostenne nella Tragicommedia ti. Il famoso Garelli Pantalone, il bravo Campioni intitolata: La Clemenza nella vendetta, la gio- Fichetto, il graziosissimo Cattoli Traccagnino: l’eru- cosa parte di Fichetto Conte dei Falchetti, e dita Eularia, moglie di Pompilio Miti, prima donna, Baron de’ Sparvieri, primo Ministro della Re- il gentile amoroso Bernardo Vulcani, e lo strepitoso gina5. Questo bravo Comico travagliò sempre Argante, uniti ad altri personaggi di mediocre valo- nel suo mestiere con attenzione indefessa, e fu re, rappresentavano le Commedie dell’Arte con tutta molto inclinato a benefi care altrui. Addottò quella perfezione della quale erano capaci le Comme- per fi gliuola una giovinetta chiamata Giusti- die di cotal genere», cit. Goldoni, I, p. 716. na, che allevata, ed educata da lui, riuscì poi 5. La tragicommedia del veneziano Giovanni Palaz- brava Comica, come si narrerà sotto l’articolo zi venne pubblicata a Padova da Giovanni Battista Cavalieri. Ebbe il Campioni due fi gliuoli, uno Conzatti l’anno nel 1736. Venne dedicata dal Fran- de’ quali riuscì valente suonatore da Violino. ceschini all’amico Giovan Battista Garelli che lasciava Fatto vecchio, ed incapace di montar più sul il teatro. Vi è pubblicato l’elenco degli attori, a cui Teatro; gli vennero retribuite le benefi cenze, Bartoli attinge. Francesco Rubini era Pantalone re dei che ad altri egli aveva impartite, trovando que’ Cuchi, Fausto Bonomi Tugo Marmotta Condottiere sussidj, ch’erano necessarj alla sua cadente vec- de’ Soldati Allocchi e la moglie Felice Argentina Re- chiezza6. Fu il Campioni un Comico arguto, gina delle Civette. Rosa Costa sosteneva le parti della ed assai bravo nelle Commedie dell’arte. Passò Cingara Indovina, di Madama De La Sol Re Virtuosa a miglior vita cristianamente l’anno 1767. di Camera della Regina, e d’Eurilla fi glia del maggior

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Sacerdote. Lodovico Nicoli recitò il Dottore Marche- Note se de’ Merlotti; Pompilio Miti recitava la parte d’Ura- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, p. 249; Enc. Spett., I, nio maggior Sacerdote d’Apollo e la moglie Vittoria col. 1269 (Bajardi, Antonella). quella di Eularia Principessa de’ Faggiani, parte seria. 2. Antonio Maria Prati (Parma XVI secolo–Parma Giovanni Verder era Florindo. 1636 c.), fu notaio e procuratore. Scrisse poesie in 6. Il 28 novembre 1750 i comici del San Luca fi rma- latino e in volgare, trattando argomenti sacri e teatra- rono un attestato di gratitudine che consentì un so- li. Fu autore di rappresentazioni spirituali corredate stentamento a Campioni, non più in grado di recitare di intermedi di tipo semplice improntati alla musi- come Fichetto. Cfr. C. Alberti, cit., pp. 236–338. ca madrigalesca con abbondanza di cori. Si ricorda- Pur avendo smesso di recitare, Campioni rimase a di- no Margherita ravveduta (1612), Maria riacquistata sposizione della compagnia fi no alla morte. (1614), Egittia pentita (1615), Tito convertito (1617) e Vittoria migliorata (1623). Giovanna Sparacello 3. Si trova notizia di questa rappresentazione, legata al nome di Vittoria Baiardi, in R. Pico, Appendice de vari soggetti parmigiani, Parma, Mario Vigna, 1652, CANTELLA BAJARDI VITTORIA. Que- vol. III, p. 131. sta Comica fi oriva intorno al 16201. Recitò 4. Si tratta di Margherita Farnese (Parma, 1567–Pia- in Parma una rappresentazione spirituale cenza, 1643), primogenita di Alessandro, futuro duca d’Antonio Maria Prati2 intitolata: La Vitto- di Parma e Piacenza, e di Maria di Portogallo. Il matri- ria migliorata3, e vi sostenne la parte della monio di Margherita con Vincenzo I Gonzaga (1581) Donna protagonista. Fecela ella medesima non fu consumato a causa di una malformazione della imprimere in quella Città per Anteo Viotti, donna. Dopo l’annullamento delle nozze Margherita e dedicolla alla Serenissima sua Protettrice si ritirò nel convento di San Paolo col nome di suor la Signor Donna Maura Lucenia Farnese4, Maura Lucenia. Cfr. R. Farina, Dizionario biografi - e ciò fece in data delli 18. Febbrajo l’anno co delle donne lombarde, Milano, Baldini & Gastoldi, 1623. Null’altro sappiamo di questa Co- 1995; R. Lasagni, Dizionario biografi co dei parmigia- mica per poter soggiungere di lei una più ni, Parma, PPS, 1999, vol. II. lunga, ed accertata notizia5, e solo abbiamo 5. Rasi e Enc. Spett., citt., mettono in discussione le in sua lode un Sonetto tolto alle Gemme Li- informazioni date da Sand, I, pp. , , secondo riche6, Libro citato altra volta da noi, ed è il cui la Bajardi avrebbe recitato nel ruolo di Servetta seguente. nella Compagnia dei Gelosi dal 1576 al 1604. La pre- senza negli Scenari dello Scala della commedia Il Ri- O Splendori, o cinabri, o fi amme belle, tratto, in cui il personaggio di Vittoria è protagonista, Chiome, bocca, zaffi ri, in cui si giace avvalora, secondo gli autori citati, la tesi del Bartoli, Il colore, il rossore, il bel che piace che vuole la Bajardi Prima Attrice. Degli ori, dei coralli, e delle stelle. 6. Il volume è citato alla voce Andreini Verginia: Laccio, ed arco, ed ardor dell’alme ancelle Gemme liriche. Rime di varj Autori, Milano, Donato Tu se’ ben ora, o crine, o labbro, o face, Fontana, 1627. L’uno annoda, quel punge, e l’altra sface Freddo sen, freddo cor, voglie rubelle. Giovanna Sparacello Or per te Donna, e Sole, e Dea, che folce Ogni eff etto, ogni aff etto, ogni memoria È il mirare, è il penare, è il morir dolce. CANTINELLA. Famoso Comico Fiorenti- Così già tieni o pregio, o fregio, o gloria no improvvisatore, che recitava Commedie Nel bel viso, che alletta, incende, e molce, in Firenze intorno al 15501. È mentovato Le battaglie, i prigioni, e la vittoria. dal celebre Poeta Anton Francesco Grazzini

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 158 – Giovanna Sparacello detto il Lasca nel suo Canto di Zanni, e Ma- Compagnia del Teatro a San Luca, e nell’an- gnifi chi, che trovasi alla pag. 499. de’ Canti no 1740. pubblicò colle stampe di Giuseppe Carnascialeschi2, Libro assai conosciuto, e Bettinelli una Commedia in prosa intitolata: stimato; di questo antico recitatore di Com- L’Adulatore. Fu posta in Scena, ma il pub- medie ne parla ancora il Nobile Signor Con- blico non volle ascoltarla, e bisognò sospen- te Carlo Gozzi nel Ragionamento ingenuo al dere la recita dopo il primo Atto. Il povero Primo Tomo dell’Opere sue3. Egli ivi trascri- Canzachi, che vi faceva la parte Bolognese ve buona parte di quel Canto per provare d’Annippio, uscì fuori per calmare l’Udito- l’antichità de’ Zanni, e de’ Magnifi ci, e noi rio, asserendo che la stessa Commedia ebbe ci compiaceremo di riportarlo qui tutto inte- l’onore d’essere udita con piacere dall’Impe- ro, servendo d’erudito incontrastabile docu- ratore in Vienna. Il Popolo non volle ascol- mento intorno all’arte Comica, mostrando tarlo, e replicò maggiormente le risa, e le che fi no in quei tempi aveva i suoi recitanti fi schiate; onde la Compagnia terminò il di- di favole improvvise, detti allora, ed anch’og- vertimento di quella sera con una Comme- gi in Toscana Istrioni. Oltre di ciò può questo dia all’improvviso. Quantunque l’udienza poetico componimento servire di dilettevole non aggradisse la Commedia del Canzachi, lezione a chi dell’antica, volgar Poesia, e To- non è però, ch’ella sia cosa degna di disprez- scana colta favella suole esser vago. zo. Ella è condotta, e scritta sullo stile delle antiche Commedie4, ed ha molto merito. Ad Canto di Zanni, e di Magnifi chi del Lasca. onta dell’intero Uditorio il Signor Apostolo Zeno Celebre Scrittore ne parlò assai van- Facendo il Bergamasco, e ’l Veneziano, taggiosamente, e l’ebbe in qualche stima. Il {p. 151} Canzachi poco dopo si trasferì a Dresda5, ed al servizio dell’Elettore terminò felicemente Note il viver suo. 1. BIBLIOGRAFIA: Quadrio, V, p. 236; Rasi, II, pp. 569–570; Leonelli, I, p. 200; E. Re, Comme- Note dianti a Roma nel sec. XVI, Torino, Loescher, 1914; 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 583; Enc. Spett., II, Enc. Spett., II, col. 1665. coll. 1703–1704; M. Klimowicz–W. Roszkowska, 2. Tutti i trionfi , carri, mascherate o canti carnaciale- La commedia dell’arte alla corte di Augusto III di Sas- schi andati per Firenze dal tempo del Magnifi co Lorenzo sonia 1748–1756, Venezia, Istituto veneto di scienze, De’ Medici, fi no all’anno 1559, Cosmopoli [Lucca], lettere ed arti, 1988, p. 93. 1750. 2. Intorno al 1730 Canzachi dirigeva a Vienna una 3. Gozzi, Opere, I, pp. 13–14. compagnia italiana nella Sala di Pallacorda presso i Francescani. Passò in seguito con i commedianti tede- Giovanna Sparacello schi del Teatro alla Porta d’Italia (Kärntnertortheater) per i quali scrisse testi e scenari all’improvviso. Cfr. O. G. Schindler, «Il famoso Tabarino»: una maschera CANZACHI GIOVANNI CAMILLO Bo- italiana tra Vienna, Parigi e Napoli, in Commedia lognese, detto il zoppo1. Recitò assai bene dell’Arte e spettacolo in musica tra Sei e Settecento, a c. nella maschera del Dottore, e fu in Vienna di A. Lattanzi e P. Maione, Napoli, Editoriale Scienti- al servizio dell’Imperatore Carlo VI2. Sa- fi ca, 2003, pp. 161–162. peva la Lingua Francese, e la Tedesca, e fu 3. Si tratta di Monsieur l’Appetit, protagonista di esso l’introduttore dello spiritoso carattere di molte sue commedie (v. infra; Enc. Spett., cit., lo chia- Francese Italianato3, che fu poi da altri Co- ma Raguet). Il personaggio è citato da Goldoni nel mici imitato, e seguito. Passò a Venezia nella Prologo apologetico alla commedia intitolata La vedova

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 159 scaltra, scritto per difendere la commedia dalle critiche valore le parti di Marchese, ma il più delle volte egli è espresse da Chiari ne La scuola delle vedove. L’abilità di Tabarino», cit. Rasi, cit. Canzachi nell’imitare l’idioma francese mescolandolo all’italiano è qualità rara in un attore, tanto che Gol- Giovanna Sparacello doni preferisce far parlare in italiano gli stranieri della Vedova scaltra: «Prima d’ogn’altra, perché sarebbe ne- cessario trovar tre Personaggi, che sapessero così bene CARDOSI CHIARA Lucchese. Attrice di aff ettar la lingua oltramontana, mista coll’italiana, chiaro merito per una pronta intelligenza del- come sapeva egregiamente fare quel Comico italiano le cose che rappresenta, per la frequente let- che chiamar si faceva Mons. Della petite», cit. Goldo- tura de’ buoni Libri spettanti alle materie Te- ni, II, p. 410. atrali, per la nobile sua fi gura, e per altri pregi 4. È quanto aff erma lo stesso autore nell’avvertimen- di cui ella va graziosamente adorna. È stata in to al lettore: «l’unica mira fu questa di dare a divedere diverse vaganti Compagnie, ma quella dove al Publico una rappresentazione, a cui fossero addat- maggiormente fece risaltare la sua abilità, fu tate le pure leggi dell’arte Comica antica, sana, e lode- la diretta da Luigi Perelli, essendovisi fermata vole»; dopo aver accennato all’antica origine dell’arte tutto l’anno 1779. L’anno seguente si trasferì comica, Canzachi aggiunge: «Comparirà aundipresso a Venezia in quella della Maddalena Batta- un misto di antica invenzione vestita da capo a piè di glia al Teatro di San Giovanni Grisostomo. A moderno ritrovamento», cit. G. C. Canzachi, L’adu- fronte del valore di una sì degna Attrice, ha latore, Venezia, Bettinelli, 1740, pp. 3 e 5. potuto la Cardosi essere applaudita, e nella 5. Nella compagnia dei Bertoldi prese il posto di vecchia Commedia della Sposa Persiana, so- Nicoletto Articchio. Probabilmente apparve la prima stenendo per sette sere la parte d’Ircana, n’ha volta sulle scene ne Il francese in Venezia (10 gennaio riscossi molti encomj, rinovellando in lei la 1748). Svolse l’attività di attore e autore fi no al 1756. memoria, ed il merito dell’estinta Caterina Fra le sue commedie si ricordano L’avarizia di Panta- Bresciani. Ha rappresentata ultimamente la lone corretta dalla generosità del francese, La casa inva- parte di Clorinda nelle Sceniche azioni, trat- sata da’ spiriti, Il disertore francese, Il francese studente te dal Tasso, dove si è distinta recitando con in Venezia, Monsieur l’Appetit nobile per opinione ma valore, combattendo con marziale coraggio povero per ignoranza, I matrimoni conclusi nella reggia benchè fi nto, e nella apparente ombra di lei di Nettuno, L’ubriaco, tutte nel ruolo di Mr L’Appetit. cantando con molta grazia. Recita la Car- Scrisse inoltre Il diavolo maritato, L’impostura vendi- dosi ancora nelle Commedie all’improvviso cata, Pantalone mancatore innocente di sua parola, e il con somma franchezza, e facondia di ben balletto eroico Centrum virtutum in templo Gloriae. ponderate parole. Non è priva di personale Fu probabilmente l’autore de Il francese rapitore deluso avvenenza, scorre per la via della più fl orida di Momola putta venziana e Il francese sposo del proprio gioventù, ed è stata lodata varie volte con Po- amico; Jaeger (Lo schedario degli autori, dei cantanti, etici componimenti; uno de’ quali servirà qui dei comici, ecc., menzionati negli atti (o altri scritti) a coronare la di lei invidiabile capacità. nell’Archivio di Stato di Dresda, Staats Archiv.) gli at- tribuisce Li due gemelli (Varsavia, 5 settembre 1748). Alla Valorosissima Signora Chiara Cardosi, Prima Nei documenti del periodo 1768–70 è menzionato Donna nella Compagnia de’ Comici il Carnevale come morto. Cfr. M. Klimowicz–W. Roszkowska, del 1778. nel Teatro nuovo di Bologna. cit., p. 93. Nelle notizie sui comici apparse a Stoc- carda nel 1750 si legge che Canzachi è un uomo «di Donna gentil, che le notturne Scene piccola statura e grassoccio; quantunque zoppichi da {pag. 155} una gamba, è attore completo. Ogni ruolo gli si at- taglia egualmente bene. Sa anche rappresentare con Del Dottor L. P. Scolare.

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CARDOSI PIERINA Lucchese, minor fama delle esimie sue virtù passi alla memo- Sorella della Chiara. Partita anch’essa dalla ria de’ Posteri, e duri persino che dureranno Patria, diedesi all’Arte del Teatro Comico, e i Secoli. Dice il Casali sul principio della de- per alcuni anni esercitossi nella Accademica dica: Una Comica rappresentazione che dirò Compagnia condotta dal Patriarchi. Trava- quasi mia ec. non azzardando di chiamarla glia con molto spirito, grazia, ed intelligenza tutta opera sua assolutamente, perchè ebbevi nel carattere della Serva; ed è capace di so- le mani un celebre Letterato anche oggi vi- stenere con pari valore una parte seria, o co- vente, al quale nulla importerà ch’io qui gli mica, o tragica che sia. In quest’anno 1781. faccia un merito di cosa sì lieve in confron- trovasi unita alla Truppa della Faustina Tesi, to di tante opere Filosofi che, e Poetiche da facendosi molto onore, e riscuotendo degli lui date alla luce. Lo stesso anno 1753 pas- applausi in ogni Città dove si espone. Una sò questo Comico in Portogallo unitamente retta pronunzia, una graziosa fi gura, una ad Antonio Sacco, e tornò in Italia con lui8. vivacità non scomposta, pregi uniti alla sua Scrisse un’altra Commedia in versi martel- giovanile avvenenza, sono tutti suoi meriti, liani, e stampolla in Torino coll’occasione di per mezzo de’ quali è gradita dal pubbli- dover recitarla; ed è questa: L’Eroica pazienza co, ed è ricercata con vantaggiose off erte di Socrate gran Filosofo d’Atene9. Dedicolla dagl’Impresarj. all’Illustrissimo Signore Giovanni Giacomo Baron Gamba Conte di Roatto, e Maretta. Fu stampata in forma d’ottavo per Filippo CASALI GAETANO Lucchese1, chiama- Campana, e Gaspare Bayno Stampatori del to Silvio su i Teatri2. Ottimo ed eccellente Sant’Offi zio; ma non v’è segnato l’anno, in Comico fu Gaetano Casali nel suo carattere cui fu impressa. Il Casali stette sempre col da Innamorato egualmente nelle Commedie Sacco, sino che fatto poi vecchio pensò di studiate, che in quelle eseguite all’improv- stabilire la sua dimora in Firenze per non viso3. Nell’anno 1746. era Direttore della esporsi più al troppo frequente incomodo Compagnia Grimani nel Teatro a San Sa- di viaggiare. Nella Compagnia dunque di muele4, e molto si aff aticava in quel tempo Giovanni Roffi l’anno 1767, alienandosi dal per ridurre l’arte Comica ad un gusto mi- Sacco10, trovò sull’Arno da soggiornar quie- gliore, e rappresentava sovente Tragedie di tamente. Si espose in quel Teatro del Coco- buoni Autori con numeroso concorso, ed mero11 a recitar qualche parte grave, e soste- infi nito applauso5. Passando al Compagnia nuta12, ma il suo merito non fu, come essere al Teatro San Giovanni Grisostomo pur de’ il dovea, pienamente conosciuto. Rammari- Grimani, n’ebbe la direzione Antonio Sac- cossi quest’Uomo celebre della sua poca for- co; ed il Casali non tralasciava di adoperarsi tuna, e poco a tal disgrazia egli sopravvisse, per i vantaggi della medesima. Scrisse una giacché nell’anno istesso, aggravato da ma- Tragicommedia intitolata: Le azioni d’Ercole lattia, terminò cristianamente il corso del- imitate da Truff aldino suo Scudiere6, la quale la sua vita, dando fi ne alle sue virtuose, ed fu rappresentata, e stampata in Milano nel onorate fatiche. Gran zelo mostrò il Casali Mese d’Agosto l’anno 1753. Il Casali dedi- per l’Arte sua, molto adoprò la penna per la colla a sua Eccellenza la Signora Donna Pa- Compagnia Sacco; e meritò più volte d’esser ola Visconti–Arese Litta7 Grande di Spagna, lodato da alcuni poetici ingegni13. Termine- Marchesa di Castel nuovo, Belbo ec. ec. ec. remo queste sue notizie con un elogio a lui sua gran Protettrice; e Benefattrice di tutti fatto da Gianvito Manfredi nel suo discorso quelli che per favori a lei ricorrevano; ed è intitolato: L’Attore in Scena, nel quale in que- ben giusto, che l’illustre suo nome, e che la sta guisa degnamente di lui ragiona.

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“Gaetano Casali, detto Silvio, non meno Celebre Buonafede, in cui militava anche Francesco Rubini che Saggio, ed onesto, il quale adempiendo a tutte (Pantalone); in questa città nel 1733 avvenne il pri- le parti, che ad un Saggio, ed ottimo Attore spet- mo incontro tra Casali e Goldoni, che allora risiedeva tanti sono, tanto si distingue dagli altri nell’arte presso Orazio Bartolini e che aveva assistito alle esi- sua, che non cred’io che a’ suoi tempi tanto si bizioni di tale compagnia intercedendo in suo favore distinguessero dagli altri gli Attori Antichi.” presso il governatore di Milano e i direttori del Teatro Ducale (Prefazioni dell’edizione Pasquali XI, in Gol- Servirà per saggio dello stile di questo Co- doni, I, p. 693). Il drammaturgo aveva già scritto per mico uno squarcio dell’Eroica Pazienza di la compagnia dell’Anonimo uno dei primi intermez- Socrate, e sarà la prima, e la seconda Scena zi per musica, Il gondoliere veneziano ossia gli sdegni dell’Atto Terzo, le quali formano il Prologo amorosi (1732) basandosi sulle qualità canore dei co- dell’inseritavi breve Commedia delle Nubi. mici, tra cui sicuramente spiccava Casali. Fu proprio quest’ultimo a chiedergli di riscrivere il Belisario, uno ATTO TERZO scenario assai diff uso nel repertorio comico del tem- po, in cui «Il n’y aura point de masques ni de bouf- Scena I fonneries» (Mémoires I, XXIX, in Goldoni, I, p. 135) che, dopo la revisione goldoniana, andò in scena al Fanciullo. Teatro San Samuele il 24 novembre 1734 e fu ripro- posto nella primavera del 1735 al Teatro degli Obizzi Nobili ascoltatori: se è ver che il giusto amiate a Padova. L’ammirazione per Casali fu tale da spingere {pag. 158} il drammaturgo, che allora si accingeva a riscrivere in versi la Griselda di Pietro Pariati, a inserire la fi gura Scena II. di Artrandro, padre della giovane, proprio pensando all’attore (Mémoires I, XXXVII, in Goldoni, p. 168: Socrate, e detto. «J’entrepris, avec plaisir, de contenter la Romana [Ce- cilia Collucci Rutti]; mais je ne suivis pas exactement Soc. A cominciar, Fanciullo, si starà poco, les Auteurs du Drame; je fi s beaucoup de change- o molto? mens; j’y ajoutai le pere de Griselda: un pere vertueux {pag. 159} qui avoit vu sans orgueil monter sa fi lle au trône, et la voyoit descendre sans regret. J’avois imaginé ce nou- Note veau personnage pour donner un rôle à mon ami Ca- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, pp. 596–599; DBI, sali»). D’altronde era stato l’amico Casali, incontrato vol. 21, 1978, pp. 83–85; Enc. Spett., III, col. 154; in modo fortuito durante uno spettacolo all’Arena di Leonelli, I, p. 216 e sgg.; Trebbi, pp. 250 e sgg.; Verona durante l’estate del 1734, a presentare Goldo- G. Manfredi, L’attore in scena, Verona, 1796, pp. 30, ni a Giuseppe Imer, al cospetto del quale il dramma- 61; Mémoires I, XXIX in Goldoni, I, pp. 133–136; turgo lesse il Belisario, ottenendo un’approvazione tale A. Gentile, Goldoni e gli attori, Trieste, Cappelli, da ricevere immediatamente la proposta di lavorare 1951, pp. 1–6; L. Ferrante, I comici goldoniani, per la sua compagnia. L’anno successivo Casali cantò Bologna, 1961, pp. 42–46; N. Mangini, I teatri di nella Fondazione di Venezia goldoniana musicata da Venezia, Milano, 1974, pp. 125–146. Giacomo Maccari e nel dramma eroicomico Aristide, 2. Oltre che come Silvio, nella compagnia il Casali come testimonia il libretto a stampa del 1735, in cui era noto anche con il nomignolo di “Cavadenti”, for- il nome dell’attore, come quelli di tutti i personaggi, se da riferire al suo ruolo di Secondo Amoroso nelle compare sotto forma di anagramma. È anche possibi- commedie. le che Casali abbia interpretato Osmano nell’Osmano 3. A Milano entrò come Primo Amoroso nella com- di Tunisi, una pièce goldoniana di cui non rimane pagnia dell’Anonimo, Bonaventura Ignazio Vitali alcuna testimonianza spettacolare, ma la cui traccia

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è stata recentemente rinvenuta da Anna Scannapieco 10. Insieme al Sacchi, Casali torna a recitare al San (A. Scannapieco, Alla ricerca di un Goldoni perduto, Samuele di Venezia fi no al 1762, data in cui si trasfe- in «Quaderni veneti», 20, 1994, pp. 9–56). risce al Sant’Angelo per le stagioni d’autunno e per il 4. Nel 1751, quando la compagnia del San Samuele carnevale, recandosi in tournée in diverse città nelle ritorna da Mantova, Gaetano Casali si fi rma «capo stagioni di primavera e d’estate. Nel 1759 si esibisce della compagnia comica di San Samuele di Venezia» a Bologna, nel 1762 a Reggio Emilia, Mantova, al (la notizia è riportata da E. Von Lohhner, Carlo Gol- Sant’Angelo di Venezia, nel 1764 a Milano, nel 1765 doni e le sue memorie. Frammenti, in «Archivio Vene- a Innsbruck e nel 1766 a Bologna. to», 1882, vol. XXIV, p. 22). 11. Oggi è il Teatro Niccolini, a Firenze. 5. L’impegno del Casali per la riforma del teatro è 12. Più precisamente il Casali ricopre il ruolo di pa- riconosciuto dal Manfredi, per cui «questo [Casali] dre nobile. solo si studia di ridurre il Teatro al gusto de’ buoni 13. Tra questi spiccano i giudizi di Goldoni esempi, e per lo più rappresenta Tragedie di buoni («quest’onorato galant’uomo, provveduto di intelli- autori con concorso numeroso, ed applauso» (G. genza, e di capacità nel mestiere, di bella statura, e Manfredi, L’attore in scena, Verona, Ramanzini, di buona voce, parlando bene e con una pronuncia 1746, p. 30); contrariamente, Giuseppe Baretti in avvantaggiosa e grata, non ha mai avuto buona di- riferimento alle commedie letterarie della tradizione sposizione per la parte dell’Amoroso […] all’incontro italiana scrive nelle Prefazioni alle tragedie di Pier Cor- nelle tragedie riusciva mirabilmente, e soprattutto nelio (in Prefazioni e polemiche, a c. di L. Piccioni, II nelle parti gravi, come nel Catone del Metastasio, nel ed., Bari Laterza, 1933, p. 50): «In sostanza, di tut- Bruto dell’abate Conti, nella parte di Giustiniano nel te le additate commedie i comici di Venezia non ne mio Belisario, e in altre simili. Del resto poi il più at- vogliono arrischiare alcuna né in Venezia né altrove; tento, il più zelante comico della Compagnia; sempre eppure alcuni di questi comici, e principalmente Ga- il primo alle prove; vestendosi colla maggiore verità, etano Casali, conoscono molto bene il buono delle secondo i caratteri che doveva sostenere, e tanto inter- nostre commedie e le leggono e cavano da quelle di nandosi in quelli, che, quando aveva intorno l’abito molte belle cose, com’eglino stessi aff ermano». di Giustiniano, non degnava rispondere a chi gli par- 6. Le azioni di Ercole imitate da Truff aldino suo scu- lava», Prefazioni dell’edizione Pasquali XIII, in Gol- diere, tragicommedia in prosa e in versi di Gaetano doni, I, p. 713), di Francesco Griselini (nella dedica Casali, comico detto Lelio, Milano, Ghislandi, 1753. del Socrate fi losofo sapientissimo. tragicommedia, con Essa venne rappresentata nello stesso anno a Milano. un saggio dell’antica Commedia Greca d’Aristofane 7. Paola Visconti nacque a Milano nel 1751 dal mar- intitolata Le Nubi, Venezia, presso Domenico Dere- chese Giulio Pompeo Litta e da Elisabetta Visconti. gni, 1755, defi nisce Casali «un uomo di lume nella Aveva una salute cagionevole, tanto che le fu prono- sua professione, di grande attività, indefesso ai propri sticata una vita breve, anche se poi non si rivelò tale. doveri, e di onorati costumi»). Giambattista Manci- Sposatasi con il marchese Giuseppe Castiglioni Stam- ni (G. Mancini, Rifl essioni pratiche sul canto fi gurato, pa, che seguiva la moda del cicisbeismo, durante un Milano, presso Giuseppe Regio Stampatore, 1777, viaggio a Parigi fu ammessa alla corte di Luigi XV. Il pp. 234–235) si era soff ermato sull’attività “impren- suo salotto letterario era frequentato, tra gli altri, an- ditoriale” svolta da Casali e riportava l’aneddoto se- che da Parini che le dedicò La recita dei versi (1783) e condo cui, «capo d’una compagnia di Comici» a Ve- Il dono (1790); in precedenza anche Goldoni l’aveva nezia in un momento in cui non guadagnava molto eletta destinataria del Cavaliere e la dama. con le «solite commedie», decise di ricorrere alle opere 8. Il soggiorno in Portogallo durò fi no al novembre di Metastasio e, «distribuitene dunque le parti, e fatte 1755, anno in cui un terribile terremoto distrusse la queste imparare da’ suoi attori, stava aspettando una città di Lisbona. qualche favorevole occasione, per produrle in pubbli- 9. In versi martelliani, rappresentata e stampata a co». L’occasione gli si presentò quando la prima rap- Torino. presentazione in musica dell’Artaserse al Teatro San

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Giovanni Grisostomo non fu apprezzata: Casali sfrut- fi gliuola Ballerina, dall’onorate fatiche di cui tò quest’insuccesso e il giorno seguente «espose nel ella ha pensato di poter in miglior modo pas- cartello, che dalla sua Compagnia verrebbe quella sera sare il restante della sua vita. recitato lo stesso Artaserse». Il popolo, che accorse più per curiosità che per vero interesse, rimase stupito per- ché «quegli attori seppero così ben caratterizzare col CASANOVA GIOVANNA1. Recitò da pri- solo gesto, e recitativo parlante que’ personaggi, che ma Donna con molta intelligenza2. Ebbe de- rappresentavano, che ne riportarono l’universale ap- gli applausi dovunque si espose, fu chiamata plauso, ed a tal segno, che furono obbligati a replicare a Dresda dove fece fortuna3; e terminò ivi i con molte recite l’Opera stessa». Casali, incoraggiato suoi giorni, circa l’anno 17454. da questo insperato successo continuò a recitare quel- le opere di Metastasio ottenendo un congruo profi tto Note e riconoscimento tale da indurlo a scrivere una lettera 1. Maria Giovanna (Zanetta) Farusso, o Farusi o Fa- al Metastasio riconoscendolo come cooperatore del russi, fi glia di calzolai, nacque a Burano nell’agosto suo successo. Tra gli estimatori del Casali si annovera del 1708 (secondo Rasi nel 1709) e fu detta la Bura- Carlo Gozzi che lo nomina nell’appendice al suo Ra- nella dal luogo di nascita. Nel 1724 sposò Gaetano gionamento ingenuo (Gozzi, Opere, V, p. 44): «Abbia- Casanova, comico della compagnia del San Samuele. mo perduti i Vitalba, i Vulcani, i Casali, le Bastone, le La coppia ebbe sei fi gli, tra cui Giacomo, il celebre Davie, attori e attrici serie, che, animate dal talento e autore dei Mémoires. BIBLIOGRAFIA: G. Casa- dall’emulazione, unite alle maschere, formavano uno nova, Mémoires, voll. 3, Paris, Gallimard, 1968 (v. spettacolo in tutte le sue parti vivace, dilettevole e mi- indici); C. Goldoni, Mémoires, I, XXXV, XXXVII rabile» e nel Canto ditirambo de’ Partigiani del Sacchi e Prefazioni dell’edizione Pasquali, in Goldoni, I, Truff aldino [1761], in C. Gozzi, Opere, Venezia, Co- pp. 158, 167, 714, 723; Rasi, II, pp. 601–603; A. lombani, 1774, VIII: «Lo spettabile Casali / Sieda pur Gentile, Carlo Goldoni e gli attori, Trieste, Libreria ch’è il benvenuto / Ed in tuon di Cassio e Bruto / La Cappelli, 1951, p. 14; Enc. Spett., III, col. 160; M. polenta un po’ c’insali». Klimowicz–W. Roszkowska, La commedia dell’arte alla corte di Augusto III di Sassonia 1748–1756, Ve- Giulietta Bazoli–Vincenza Perdichizzi nezia, Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, 1988, p. 94; DBI, vol. 45, 1995, pp. 190–192 (R. Ascarel- li); M. Ferrazzi, Commedie e comici dell’arte italiani CASALINI FRANCESCA. Sostenne con alla corte russa (1731–1738), Roma, Bulzoni, 2000, molta abilità il carattere di prima Donna in p. 294. varie Compagnie, e specialmente in quella 2. La Casanova aveva ottenuto il consenso alle nozze condotta, e diretta da Onofrio Paganini. La con Gaetano promettendo ai genitori che non avreb- Primavera dell’anno 1750. recitò in Geno- be mai calcato le scene. Ella debuttò tuttavia a Londra va; e si produsse con un Prologo scritto in nella stagione 1727–1728. Tornata a Venezia recitò versi sciolti dal medesimo Paganini, che tro- col marito, probabilmente nella compagnia del San vasi fra le di lui Rime manoscritte, il quale Samuele. La sua presenza nella compagnia è accerta- incomincia: ta solo in data successiva al dicembre 1733; l’attrice era vedova. Amante del direttore del San Samuele, “Qual Timor, o Compagni, e qual ribrezzo Giuseppe Imer, recitava nel ruolo di Amorosa e come Sì vi sorprende, il vostro passo arresta, cantante negli intermezzi. Nella prefazione al tomo E vi rende da voi tanto diversi?” XIII dell’edizione Pasquali (Goldoni, I, p. 714) Goldoni si esprime come segue: «Seconda Donna La Casalini alienossi poi dall’Arte, e vive Giovanna Casanova dell’isola di Burano, detta Zanet- anch’oggi, seguendo ne’ suoi viaggi una ta, o la Buranella, giovane, vedova e bella. Non aveva

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 164 – Giovanna Sparacello grande abilità per la Comica; ma essendo, come dissi il posto della Bastona come Prima Donna ma l’anno nel Tomo XI, la ben veduta e la prediletta dell’Imer, successivo cedette il ruolo a Teresa Gandini. Parteci- la rese utile e quasi necessaria al Teatro, facendola can- pò all’ultimo allestimento della compagnia, quello de tare e istruendola negl’Intermezzi. Ella ne sapeva di La vedova scaltra di Goldoni (26 febbraio 1756). Fu musica quanto il suo Maestro; anzi, meno pronta di erroneamente considerata l’autrice del dramma per lui, stuonava ed andava fuori di tempo con maggio- musica Le contese di Mestre e Malghera per il trono, da re facilità: ma piace facilmente una bella e giovane, lei interpretato negli anni Trenta a Venezia e poi rap- e tutto le si passa, in grazia di que’vezzi e di quella presentato nel 1748 a Varsavia (cfr. Ferrazzi, cit.). In freschezza, che incantano gli Spettatori. Negl’Inter- una panoramica della compagnia apparsa a Stoccarda mezzi, principalmente, facile è la riuscita, se la parte è nel 1750 viene descritta come una donna invecchiata allegra e graziosa; onde la Zanetta piaceva: e siccome e imbruttita, ancora impegnata nelle parti di Prima avevo io composta la Pupilla per lei, ed aveva colto Amorosa (Rasi, cit.). Quando la guerra dei sette anni assai bene nella sua abilità principale, ch’era di una interruppe ogni attività, riparò a Praga e poi tornò a scaltra malizia, coperta da una studiata modestia, ri- Dresda dove visse fi no alla morte con una pensione uscì ella in questo mirabilmente». Più edulcorato il reale. Sul periodo passato presso la corte dell’elettore ricordo nei Mémoires: «Il [Imer] avoit deux Actrices di Sassonia v. Ascarelli, cit., che riporta in traduzio- dans cette Troupe pour les Intermedes; l’une étoit ne passi di F. A. ö Byrn, Giovanna Casanova und die une veuve très jolie et très habile, appellée Zanetta Comici italiani am polnischsächsischen Hofe, in Neues Casanova, qui jouoit les jeunes amoureuses dans la Archiv für saechsische Geschichte, I, 1880, pp. 289– Comédie». Sebbene non conoscesse la musica, la Ca- 314 (M. Klimowicz–W. Roszkowska, cit., p. 101, sanova aveva «du goût, l’oreille juste, l’execution par- indicano anche la versione italiana Giovanna Casano- faite» (Mémoires, I, XXXV in Goldoni, I, p. 158). va e i comici italiani alla corte di Polonia e Sassonia, Nella Pupilla, intermezzo in tre atti rappresentato trad. T. Sormani). La partenza della Casanova dalla insieme al Bellisario, Goldoni si prendeva giocò del- compagnia venne ricordata da Goldoni nella prefa- la relazione tempestosa fra la Casanova e Imer. La zione al tomo XIV dell’edizione Pasquali (Goldoni, Casanova recitò inoltre nella Birba come Cecchina. I, p. 723) e nei Mémoires, I, XXXVII (Goldoni, I, Recentissima è la pubblicazione degli intermezzi gol- p. 167), da cui è tratta la seguente citazione: «Mais la doniani nell’Edizione Nazionale delle Opere di Carlo perte la plus considérable que la compagnie venoit de Goldoni: C. Goldoni, Intermezzi e farsette per musi- faire, c’étoit celle de la veuve Casanova, qui, malgré sa ca, a c. di A. Vencato, introduzione di G. G. Stiff oni, liaison avec le Directeur, s’étoit engagée au service du Venezia, Marsilio, 2008. Roi de Pologne». Fu sostituita, per il canto, da Elisa- 3. Nel 1735 la Casanova, scritturata da Pietro Mira betta d’Affl isio, detta la Passalacqua, e per i ruoli da per conto dell’imperatrice di Russia Anna Ioannov- Amorosa, da Antonia Ferramonti. na, partì per Sanpietroburgo. Vi restò fi no al 1737 e 4. Rasi, a cui si rifà la bibliografi a successiva, rettifi ca nel 1738 partì per Dresda, scritturata come Secon- la data proposta da Bartoli: l’attrice morì il 29 no- da Donna nella compagnia organizzata e diretta da vembre 1776. Andrea Bertoldi su incarico di Augusto III elettore di Sassonia e Re di Polonia. Debuttò a Pillnitz in La Giovanna Sparacello maggior gloria d’un grande è vincer se stesso ossia L’in- vidia alla corte, rappresentato il 12 maggio. Partecipò agli spettacoli più importanti allestiti dalla compagnia CASANOVA IGNAZIO Bolognese1, nato italiana: fu Rosaura in Amor non ha riguardi (carne- da illustri Parenti celebri nel Foro, e nelle vale 1749) e Erinice nella Zoroastre di L. de Cahusac, Cattedre della sua Patria, come non meno ne’ tradotta dal fi glio Giacomo (per ulteriori dettagli su gradi eccelsi di Religioni claustrali antichissi- questa rappresentazione v. alla voce Falchi Giuseppe in me, ed insigni. Incamminato per la via de- queste Notizie). Nel carnevale del 1755 aveva preso gli studj, non senza un vantaggioso profi tto,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 165 diedesi con molto genio all’arte del Comico, Patriarchi; azione, che fu da tutti riprovata, e vi riuscì a meraviglia sostenendo la parte non essendovi il costume fra’ Comici d’an- di primo Innamorato. Le Compagnie nelle nullar le scritture, se non è scaduto per lo quali ebbe egli quasi sempre il suo impiego meno il prefi sso termine d’un Anno. Non per furono alternativamente quelle di Girolamo tanto egli lo fece; e giunto in Cagliari Capita- Medebach, e d’Antonio Sacco2. Fu anche le di quella Provincia, diedesi al suo esercizio l’anno 1762 con l’altra di Pietro Rossi Capo del recitare, facendo anche colà risplendere Comico vagante; ed in tutte fece valere il il commendabile valor suo5. Non parve però suo talento in qualsivoglia parte Comica, o d’essere gradito da quella Nazione nella stessa Tragica che fosse3. Ma dove il Casanova ve- guisa che lo era in Italia; e non poco turbossi, ramente si è sempre sopra ogn’altro Comico divenendo ottuso, e melanconico. Nel mese distinto, stato è nella Commedia all’improv- di Novembre, dopo d’avere una sera fra l’altre viso da lui travagliata con nobili, e concettosi recitato egregiamente nella Commedia della sentimenti, facendosi non solo conoscere per Dalmatina, resosi alla propria abitazione, fu buon Rettorico, e dicitore forbito, ma altresì dopo qualche spazio di tempo, secondo il per dotto e sentenzioso fi losofo, degli aff etti, consueto chiamato alla Cena da’ suoi Com- e delle amorose passioni in sul Teatro scru- pagni. Egli rispose con interrotte parole, essi tatore ingegnosissimo, e penetrante. Anche entrarono nella stanza per meglio intenderlo, dove si trattasse di giocare piacevolmente la e lo trovarono presso il letto anche vestito de- Maschera dell’Arlecchino, sapeva ben egli gli abiti Teatrali6, e gli rinovarono l’invito di dove trarne la sorgente de’ lepidi sali, e delle portarsi alla mensa. Egli, perdendo le forze, e facezie, onde dar campo a quel Servo sciocco la favella insieme, cadde sul Letto. S’avvidero insieme, ed astuto, di far vicendevolmente i Compagni esser quello un colpo d’apoplesia, contrastare i motteggi, ed i scenici colpi im- e mandarono per il Medico. Questi venuto, provvisi, e frizzanti4. Fu di molto profi tto co’ ordinogli i soliti ajuti dell’Arte, ma invano, suoi insegnamenti ad altri Comici, e special- ch’egli quantunque non del tutto privo de’ mente a diverse Attrici, delle quali ci avverrà sensi, più non riebbe la parola; nè potè a Spi- di far parola in queste notizie. Fu il Casanova rituali soccorsi mostrarsi disposto. Perdé di attento, ed indefesso nelle cose dell’Arte sua, giorno in giorno oltre l’uso della lingua, an- e intorno a questa irreprensibile. Per lo con- che quello interamente del moto, e del senso, trario corse troppo a sciolta briglia dietro gli ed in capo ad otto giorni assai meschinamen- amori, pe’ quali ebbe più volte a far naufra- te in età d’anni 52. terminò la sua vita. gio fra burrascose procelle a segno di rompere contro a’ scogli la nave, e di smarrirvi per sino Note interamente il timone. Intorno a questi suoi 1. Nacque a Bologna nel 1722. BIBLIOGRAFIA: sventurati amori furono scritti da un bravo Rasi, II, p. 604; Leonelli, I, p. . Comico alcuni Sonetti critici–faceti, de’ qua- 2. Poche sono le informazioni ulteriori su questo at- li molte copie a penna vanno attorno per le tore, per altro citato rapidamente da Gozzi solo nel Compagnie. Dopo il Carnevale del 1774. Canto ditirambico de’Partigiani del Sacchi Truff aldino alienossi dalla Compagnia di Girolamo Me- [1761] (in C. Gozzi, Opere, Venezia, Colombani, debach, ed unissi all’altra allora vagante di 1774, VIII, p. 170): «Smeraldina, Brighella e il Tarta- Vincenzo Bugani, e della Giustina Cavalieri. glia / di brigata col Sacchi, e Pantalone / son cinque Recitò con essa la Primavera seguente in Bo- cor d’appiccar la battaglia / a mille poetastri in un logna, ed ivi a cagione d’una femmina, della squadrone / e il Casanova molto ben ci attaglia». quale erasi invaghito, staccossi dal Bugani, e 3. È plausibile che all’inizio del 1762 Casanova re- partì per la Sardegna colla Truppa d’Andrea citasse ancora con la compagnia Sacchi se, come

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 166 – Giovanna Sparacello ipotizza Alberto Beniscelli, prestava la voce al mago e compiacere i suoi amici; ma ivi giunto per Durandarte trasformato in pappagallo nella fi aba Il re fatal Destino infermatosi anch’esso, in pochi cervo andata in scena al Teatro San Samuele il 5 gen- giorni rese l’anima al suo Creatore, lasciando naio 1762 (Cfr. C. Gozzi, Il re cervo, in Fiabe teatrali, di se stesso la fama d’eccellente Comico, e a c. di A. Beniscelli, Milano, Garzanti, 1994, p. 72). d’onesto insieme, ed onorato galantuomo. 4. Casanova compare nell’elenco dei principali attori che ricoprirono la parte di Arlecchino in Italia stilato Note da Maurice Sand (Sand, I, p. 113: «Ignazio Casano- 1. Nato a Parma, Francesco Cattoli morì a Vicenza va, de Bologne, en 1754»). nel 1763. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, pp. 612–613; 5. La tournée toccò anche la Sicilia, secondo quan- Enc. Spett., III, col. 247; A. Gentile, Goldoni e gli to riporta Giuseppe Sorge: «Intorno allo stesso anno attori, Trieste, Cappelli, 1951, p. 69; C. Alberti, La [1780] venne in Sicilia, e probabilmente a Palermo, scena veneziana nell’età di Goldoni, Roma, Bulzoni, perseguitata da contraria sorte, la compagnia di An- 1990, pp. 90–92, 240–241. drea Patriarchi, che aveva con sé Giovanni Androux, 2. L’attore era presente al San Luca dagli anni Venti Ignazio Casanova, Francesco d’Este, Luigi Grobbart, del Settecento ed era impegnato fi n dal 1726 nelle e le donne Angela Androux, Pierina Cardosi, Anna buff onerie parodiche del melodramma (C. Alberti, Landi e Marianna Canotti» (G. Sorge, I teatri di Pa- cit.). Goldoni lo cita nella prefazione al tomo XIII lermo nei secoli XVI, XVII, XVIII. Saggio storico, Pa- dell’edizione Pasquali, nell’elenco dei migliori elemen- lermo, Industrie Riunite Editoriali Siciliane, 1926, ti della compagnia diretta da Antonio Franceschini pp. 331–332). detto Argante al San Luca; tra di loro il «graziosissimo 6. Probabilmente l’attore aveva indosso l’abito di Cattoli Traccagnino», in Goldoni, I, p. 716. Per la Radovich (cfr. C. Goldoni, La dalmatina, a c. di stagione invernale del 1742 la presenza di Francesco A. Scannapieco, Venezia, Marsilio, 2005, pp. 320 e Cattoli al Teatro San Luca è testimoniata inoltre da 333). un appunto di Girolamo Zanetti (F. Stefani, Memo- rie per servire all’istoria dell’inclita città di Venezia di Giulietta Bazoli Girolamo Zanetti, in «Archivio veneto», XXIX; 1885, p. 98). Sulla sua rivalità con Antonio Sacchi si espres- se Carlo Gozzi, che elogiava le capacità attoriali di CATTOLI FRANCESCO fi gliuolo di Gia- Sacchi come superiori a quelle del Cattoli. C. Goz- cinto, e degno imitatore del Padre suo1. Tra- zi, In lode del Sacchi famoso Truff aldino conservato vagliò nella sua Maschera del Traccagnino presso la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia con molto spirito, e servì per molti anni Sua (Mss. ital., classe IX, n. 329 (=6463)). Durante la Eccellenza Vendramini nel Teatro detto di permanenza di Goldoni al San Luca, l’attore non fu San Luca in Venezia2. Dopo d’essersi acqui- coinvolto nelle Introduzioni uffi ciali. In quella del stato il nome di valente Comico, dopo d’aver 1753 egli viene accusato da Giammaria della Bragola monacata una fi glia, e addottorato un fi glio; di studiare con scarso impegno la parte (Goldoni, con tutto ciò che aveagli lasciato il Padre, e V, p. 10). V. P. Puppa, Introduzione a C. Goldoni, con quello, ch’egli medesimo aveva guada- La Cameriera brillante, a c. di R. Cuppone, Venezia, gnato, pensò di ritirarsi dal Teatro; e di fatti Marsilio, 2002, p. 72. licenziatosi dalla Compagnia, s’era stabilito in 3. Gentile, cit., indica come data del ritiro del Venezia dopo il Carnevale del 1763. Inaspet- Cattoli il 1759 e situa la morte di Antonio Rubini tatamente nella Primavera in seguito3 fu pre- nella primavera del 1762. Il Cattoli morì nel 1763 a gato da’ suoi Compagni di portarsi a Vicenza Vicenza. per recitare in vece d’Antonio Rubini4 a lui 4. Si veda ad vocem in queste Notizie. sostituito, il quale era in que’ giorni passato all’altra vita. Vi si portò Francesco per servire, Giovanna Sparacello

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CATTOLI GIACINTO Bolognese1. Datosi 4. Per cui v. alla voce corrispondente in queste alla Comica Professione con inclinazione e Notizie. genio di esercitarsi nella maschera di Trac- 5. Il funerale di Cattoli si svolse il 27 dicembre 1739 cagnino tanto cercò tutte le vie di piacer sul a Bologna, cfr. Rasi, cit. (dallo zibaldone di Antonio Teatro, e colla grazia naturale, e collo studio Barilli ms. nella Biblioteca Universitaria di Bologna, indefesso, che potè pure in breve acquistarsi tomo VIII, 120 r). buon nome, ed essere riputato per un esper- to, e valoroso Commediante. Sparsasi per Giovanna Sparacello tanto la fama del valor suo per molte parti della Lombardia, fu dal serenissimo Signor Duca di Mantova2 a’ suoi servigi trattenuto, CATROLI ELISABETTA Padovana1, nata onorato di pensione, e favorito. Passato poi Zanuzzi. Diedesi insieme con un suo fratello quel Ducato nel 1708. in potere dell’Impe- per nome Francesco2 alla Comica professio- ratore Giuseppe, il Cattoli portossi a Vene- ne, e fece molta riuscita nel carattere della zia, dove ebbe sempre impiego3. Giacinto Serva. Sortì dalla natura un grazioso perso- Cattoli fu un ingegnoso, vivace, e pronto nale, assai bene adattato al personaggio che Traccagnino, ed anche al giorno d’oggi fra’ sosteneva, e vestiva con tanta attillatura, che Comici, e fra gli amatori del Teatro del me- fu l’esempio del buon gusto alle Donne in rito suo con molte lodi si ragiona. Allevò il allora sue Compagne. Recitò sempre ben fi gliuolo Francesco4, che fu non meno bravo vista per molti anni nel Teatro a San Luca, di lui. Giacinto, fatto già vecchio, terminò in quel tempo appunto che il Dottor Carlo il corso della sua vita onoratamente, e ciò fu Goldoni scriveva per esso le sue nuove Com- intorno al 17405. medie in versi martelliani3, onde la Catroli ebbe campo d’esercitarsi in esse, e di potervi Note fare un’ottima comparsa4. Dopo che il Gol- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, pp. 609–612; B. Cro- doni passò a Parigi, staccossi da quella Trup- ce, I teatri di Napoli, Milano, Adelphi, 1992, p. 167 pa5; e fu per poco tempo con diverse vaganti (col nome di Gattoli); Enc. Spett., III, pp. 246–247; Compagnie. Con alcuni avanzi da lei fatti M. Russo, la scena e il convento, in G. B. Fagiuoli, nel Mestiere, e con l’assistenza del Fratel suo La commedia che non si fa, a c. di O. Giardi e M. Rus- potè, circa dieci anni sono6, abbandonare so, Roma, Bulzoni, 1994, p. 17; I teatri di Ferrara, a c. del tutto il Teatro, e vivere a se stessa ritirata di P. Fabbri, Lucca, Libreria Musicale Italiana, 2002, in una angolo della Città di Venezia segre- t. II, pp. 557, 560. gata sino al dì d’oggi dal commercio, non 2. Si tratta di Ferdinando Carlo Gonzaga–Nevers. solo de’ Comici, ma quasi interamente del 3. Cattoli formò una propria compagnia al servizio Mondo. del principe Antonio Farnese, dal 1727 al servizio del duca di Parma (cfr. Enc. Spett., cit.). Secondo Croce, Note cit., Cattoli fece parte della «conversazione comica», 1. Anche Catrolli. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, diretta forse da Antonio Costantini e di stanza al San pp. 608–609; A. Ravà, Lettere di donne a G. Casano- Bartolomeo di Napoli nel 1710. Viaggiò poi tra Bo- va, Milano, Treves, 1912, p. 225; A. Gentile, Goldo- logna, Ferrara e Modena fi no al 1739, anno in cui ni e gli attori, Trieste, Cappelli, 1951, pp. 59–66. morì. Russo, cit., riporta che Giacinto Cattoli e la 2. Per un profi lo di Francesco Antonio Zanuzzi, Pri- sua compagnia si trovavano a Firenze, al Teatro del mo Amoroso della Comédie–Italienne di Parigi dal Cocomero, nel 1731. Ne I teatri di Ferrara, cit., leg- 1758, v. ad vocem in queste Notizie. giamo che Cattoli fu presente con la sua compagnia 3. La produzione in martelliani del Goldoni è lega- nel Teatro Scroff a di Ferrara nel 1720 e nel 1724. ta alla concorrenza con Pietro Chiari, all’epoca poeta

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 168 – Giovanna Sparacello della compagnia Medebach. Nella Lettera dedicatoria sur–le–champ», cit. Goldoni, I, p. 395) e Brigida a Scipione Maff ei premessa al Molière (1753), Goldo- nella Trilogia della villeggiatura. ni dà indicazioni sulla propria maniera di concepire 5. Vi si trovava ancora il 17 gennaio del 1664, quan- la commedia in versi, dichiarando la volontà di non do Goldoni scriveva da Parigi all’amico e rappresen- cadere nel gonfi o e nel reboante. La produzione in tante a Venezia Sciugliaga a proposito della trilogia martelliani appartiene al periodo 1754–1759: nella di Zelinda e Lindoro: «Gli attori principali delle me- stagione comica 1754–55 Goldoni scrisse il Teren- desime devono essere sicuramente una serva, ed un zio, Torquato Tasso, I viaggiatori (stampato col tito- servitore e, cambiato il loro carattere, le commedie lo Il cavalier Giocondo) e Le massere. Nel 1756–57 la non varrebbero niente. […] Io stimo la sig.a Catrolli, produzione si limitò a sole quattro commedie, tutte ma questa parte non è adatta alla sua abilità. Camilla in versi: Ircana in Ispaam, L’amante di sé medesimo, Il è una Serva particolare che per tre commedie sostiene medico olandese, La donna sola. Nel 1757–58 le com- una passione la più viva e la più nobile del mondo; medie in martelliani sono sei: La vedova spiritosa, Il nobile non per condizione, ma per sentimento che padre per amore, La bella selvaggia, Le morbinose, Lo piange e che ha fatto piangere, ed ha incantato il pub- spirito di contradizione e Il ricco insidiato. Il ritorno blico con le sue lacrime e con i suoi sdegni. Io aveva alla prosa è del 1759–60 con Gl’innamorati; fa ecce- pensato di adattar questa parte alla sig.a Bresciani, ma zione l’Impresario di Smirne, in martellani. Nel 1763, ella forse non avrebbe voluto discendere al carattere pubblicando Il padre per amore, Goldoni ritorna sui di Serva; o la sig.a Catrolli non lo avrebbe permesso o motivi per cui usò il martelliano in alcune commedie, la sig. a Giustina [Cavalieri] si sarebbe opposta», cit. fornendo una dichiarazione di poetica: «ella è di quel Goldoni, XIV, p. 310. genere che chiamano i Francesi du haut comique, cioè 6. Intorno al 1771–72. un comico elevato e nobile, e tutte le mie commedie di cotal genere scritte in versi le lascierò come sono, Giovanna Sparacello trasportando in prosa le popolari, le quali riescono meglio nello stile familiare e comune». Cfr. Gentile, cit., pp. 71–77: p. 74. CAVALIERI BARTOLOMMEO. Fu Ma- 4. La lettera scritta da Goldoni a Francesco Vendra- rito della Giustina Cavalieri, di cui si farà min il 21 agosto 1759 da Bologna, in cui si aff ronta menzione qui appresso. Recitò da Innamo- la questione della distribuzione dei ruoli nella tragi- rato per qualche tempo, ma poi diessi alla commedia Gli Amori d’Alessandro Magno, ci dà qual- fatica di suggerire. Scrisse varie Commedie, che utile indicazione a proposito dei ruoli che Gol- e fra le altre il Genio benefi co Commedia doni riteneva più adatti per la Catroli: «Io ho dato con trasformazioni, e l’Avarizia combattuta alla Catroli la parte più ridicola, e credo che non le dal punto d’onore. Morì in Milano nell’anno farà gran servizio a cambiargliela in una parte più se- 1775. ria. La parte della Maiani è di una giovinetta alquanto innocente; la Catroli non pare fatta per questo», cit. Goldoni, XIV, pp. 224–225. L’attrice fu Servetta CAVALIERI GIUSTINA nata Fazzi1. Adot- nella Villeggiatura, Lisetta ne La sposa sagace, Valen- tata fanciulla da Giuseppe Campioni per tina ne La donna di governo (a proposito di questo sua fi glia2, allevolla con tanta cura, che più ruolo Goldoni avrebbe poi commentato nei Mémoi- certamente far nol poteva il suo vero Padre. res «La Soubrette qui étoit un assez bon personnage, Ben istrutta, non solo nelle morali virtù, ma crut se voir jouée elle–même dans son rôle; elle avoit ancora nelle lettere umane, riuscì col tempo, quelques raisons peut–être pour le croire: sa mauvai- e coll’esercizio una Comica di sommo meri- se humeur la rendoit maussade, ridicule; et soit par to. L’ebbero in pregio i suoi stessi compagni la faute du fond ou par celle de l’execution, la Piece nel Teatro a San Luca, e nelle Commedie tomba à la premiere représentation, et elle fut retirée del Dottor Goldoni esercitossi con molta

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 169 bravura, e con una intelligenza la più pro- Introduzione e Commento a C. Goldoni, La villeggia- fonda3. Ciò che più dovea stimarsi nella Giu- tura, Venezia, Marsilio 2006, p. 31 e nota 39, 211. stina, era la somma franchezza nel recitare le 2. C. Alberti, La scena veneziana nell’età di Goldoni, Commedie all’improvviso con molto sapere, Roma, Bulzoni, 1990, p. 237, riporta una sottoscri- ed eleganza di parole. Morto il Campioni, zione della compagnia di San Luca a favore di Giu- nel rinovellamento di quella Truppa, la Giu- seppe Campioni (1750) in cui Giustina risulta essere stina passò nella compagnia di Pietro Rossi4, la nipote del Campioni. Per un profi lo di questo at- insieme con Bartolommeo suo marito, più tore rimando ad vocem in queste Notizie. Suggeritore, che Comico; ma scrittore però 3. Ingaggiata al San Luca nel 1751 (vedi la nota di G. di qualche suffi ciente Commedia. Trovò con Ortolani in Goldoni, V, p. 1349), l’attrice cominciò il Rossi per primo Innamorato Leopoldo recitando piccole parti nelle commedie goldoniane: Maria Scherli5, onde la Giustina ebbe cam- compariva nella prima scena del terzo atto del Geloso po di poter seco lui far prova della sua abili- avaro. Recitò come Argentina nelle introduzioni tà. Recitò in Padova con esso nel Carnevale all’anno comico 1753, 1754 e 1755. Nell’Introduzio- del 1767. dove fu molto gradita; e giacché il ne del 1753 Argentina aff ermava: «Io poi posso dire Rossi terminava allora l’impegno di servire il di essere nata qui, e qui spero di dover morire. Queste Teatro di Sua Eccellenza il Signor Marchese tavole mi hanno allevata e su queste tavole ci ho da degli Obizzi; la Giustina obbligossi ella di divenire vecchia vecchia col bastoncello», cit. Goldo- servirlo nel Carnevale venturo; ed unitasi a ni, V, pp. 5–6. Goldoni le attribuisce il leggerissimo Vincenzo Bugani6 mantenne la sua promes- difetto di parlare troppo in fretta (v. nota p. 9). Passò sa, e fu quel pubblico di lei contento. Conti- da Servetta a Seconda Donna, come testimonia Gol- nuò la Giustina, anche dopo d’essere rimasta doni ne L’autore a chi legge premesso a La cameriera vedova7 con il Bugani a condurre Compa- brillante: «L’attrice solita a rappresentare in allora il gnia sino che nel 17758. passarono a Vene- personaggio della Servetta nella compagnia che dice- zia in società con la Maddalena Battaglia nel si di San Luca, sostenne egregiamente la parte della Teatro Grimani a San Giovanni Grisostomo. cameriera brillante; ora è passata ad un altro grado, Per cinque anni stette unita a questa Trup- e fa spiccar sempre più il suo talento nelle parti serie, pa9, ma poi pensando di passare alle seconde là dove specialmente vi è interessata, mo- nozze, risolse di abbandonare la Professione, vendo graziosamente gli aff etti». Recitò come Fatima e preso Marito in Verona, ivi ha stabilita la nell’Ircana in Ispaan, fu probabilmente Donna Flo- sua dimora, lasciando di se stessa all’Arte un rida nella Villeggiatura (cfr. Q. Marini, cit., p. 31 e vivo desiderio della sua plausibile abilità. nota 39, 211) e Flamminia ne Gl’innamorati, cfr. S. Ferrone, Introduzione a C. Goldoni, Gl’innamora- Note ti, Venezia, Marsilio, , p. . Gentile, cit., attri- 1. Secondo Gentile si chiamava Giustina Becelli buisce il ruolo di cameriera brillante a Felice Bonomi, Campioni. Prese poi il nome del marito Bartolom- poi sostituita come Seconda Donna dalla Cavalieri. meo Cavalieri. Nell’atto di morte di Bartolommeo, La notizia non ha riscontro altrove. Nella proroga riportato da Rasi, è citata una Giustina Bercelli. BI- del contratto che fece fi no al 1766, il Vendramin si BLIOGRAFIA: Rasi, II, pp. 614–615 (voci Cavalieri impegnava a concederle la parte di Prima Donna se Bartolommeo e Cavalieri Giustina); A. Gentile, Gol- mai la Bresciani si fosse ritirata. La lettera di Goldo- doni e gli attori, Trieste, Cappelli, 1951, pp. 56, 61; ni a Marco Milesi (Parigi, Febbraio 1763) testimonia Giardi, pp. 100–102; P. Puppa, Introduzione a C. dell’avvenuto passaggio di ruolo; Goldoni allude alla Goldoni, La Cameriera brillante, a c. di R. Cuppo- commedia che la compagnia ha ricavato dall’estratto ne, Venezia, Marsilio, 2002, p. 30 e nota 79; A. Scan- dell’Amour paternel e si domanda chi abbia potuto napieco, Commento a C. Goldoni, La Dalmatina, interpretare la parte della virtuosa di musica: «Può Venezia, Marsilio, 2005, pp. 259–261; Q. Marini, essere che la sig.a Giustina, ch’è diventata la prima

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Donna, abbia imparata la musica», cit. Goldoni, CAVALLUCCI BARTOLOMMEO Roma- XIV, p. 274. no, Padre dell’Antonia. Fu tenuto in molto 4. La compagnia di Pietro Rossi si era costituita nel concetto questo Comico nella Città di Roma 1758, quando il comico aveva rilevato la conduzione circa gli anni 1730. Ebbe delle lodi nel preci- della compagnia del cognato Francesco Berti. Stan- sato discorso del Medico, chiamandolo nel- do a quanto aff erma Bartoli, la Cavalieri raggiunse il la Scenica perizia un altro Roscio de’ nostri Rossi nel 1767, anno della morte del Campioni. tempi. Noi possiamo aggiungere soltanto, 5. Per un profi lo dell’attore v. ad vocem in queste ch’egli fu un Pulcinella molto famoso; e che Notizie. seppe distinguersi fra quanti s’esercitarono 6. Per cui v. la biografi a in queste Notizie. in quel ridicolo Personaggio. 7. Bartolomeo morì nel 1775 all’età di 45 anni. 8. La compagnia recitò a Padova nel Teatro Obizzi dal carnevale 1768 al carnevale 1774 e nel Teatro CECCHINI PIER MARIA Ferrarese1. Die- Nuovo durante il carnevale 1775, cfr. B. Brunelli, I desi a recitare la parte del secondo Zanni teatri di Padova dalle origini alla fi ne del secolo XIX, Pa- sotto il nome di Frittellino2, ed esercitossi dova, Libreria Angelo Draghi, 1921, pp. 233–234. in questa Maschera faceta con molto in- 9. La Cavalieri entrò in società con Carlo Battaglia gegno, specialmente nella Compagnia de’ e Vincenzo Bugani nel 1775. L’attrice non fi gurava Comici Accesi3. Fu Uomo studioso, e sa- nell’elenco degli attori per il 1776–77, ma era rien- peva anche al tavolino far valere i suoi ta- trata in formazione nella stagione successiva e fu pre- lenti. Scrisse una Commedia, intitolata: La sente nella compagnia fi no al 1779–80. Bugani lasciò Flaminia Schiava, e la pubblicò in Milano la compagnia alla fi ne della stagione 1793–94, cfr. l’anno 1610. per Girolamo Bordoni in for- Giardi, pp. 100–102. ma di ottavo4. Si trasferì a Vienna, e tanto si compiacque de’ meriti suoi l’Imperatore Giovanna Sparacello Mattia I. che volle nobilitarlo, abilitandolo ad ogni esercizio Cavaleresco; e facendolo capace di quanto ad ogni titolato si concede, CAVALLUCCI ANTONIA Romana. Fu fi - innalzandolo sopra la schiera de’ Cittadini, e gliuola di Bartolommeo Cavallucci, ed ebbe ponendolo fra il numero de’ Gentiluomini, dal Padre gl’insegnamenti nella Professione. e pretendenti, come se di quattro avi Pater- Ne’ suoi primi anni portossi assai bene, a se- ni, e Materni fosse egli nato nobile, e ciò con gno che fu encomiata in un discorso in lode amplo diploma in data de’ 12. del Mese di dell’Arte Comica, dato in luce nel 1750. da Novembre l’anno 16145. Munito dunque un certo Dottore, Medico di Professione. d’onore cotanto segnalato, scorreva l’Italia Non corrisposero a così bel principio i suoi con gran riputazione; e pervenuto a Napo- progressi, perchè essendo d’un genio fanta- li, ivi pubblicò l’anno 1616. un’Operetta stico, ed incostante, non sapeva adattarsi ai intitolata: Brevi discorsi intorno alle Comme- regolari modi delle buone Compagnie; ma die, Commedianti, e Spettatori, dove si com- piacendole di vivere a suo talento, si con- prende quali rappresentazioni si possano tentò piuttosto di passar meschinamente permettere, ed ascoltare6; ed il Libricciuolo la sua vita, castelleggiando con Ciarlatani. fu dall’Autore dedicato all’Illustrissimo, e Fatta vecchia, fu abbandonata anche da tal Reverendissimo Signor Cardinale Scipione sorta di gente, e capitando a Udine fermos- Borghese in data delli 9. del Mese di Set- si nell’Ospitale a servire le Donne inferme, tembre7. Alcuni anni dopo diede alla luce un onde procurarsi anche in tal guisa il proprio altro Libro con il titolo: Lettere facete, e mo- sostentamento. rali, le quali si videro poi di nuovo reviste,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 171 corrette, ampliate, e ristampate in Venezia Austoni nel 1591; al 1599 risale la prima notizia di da Antonio Pinelli l’anno 16228. e questa una sua appartenenza alla compagnia degli Accesi. Li impressione fu dal Cecchini dedicata al Si- segue a Lione e a Parigi per le nozze di Enrico IV con gnor Marchese Ottavio di Scandiano, suo Maria de’ Medici; e già nell’ottobre del 1601 si ma- buon Protettore, siccome stato lo era l’illu- nifesta la famosa rivalità con l’Arlecchino Martinelli stre suo Genitore9, che diede molta assisten- intorno a una prosecuzione della tournée _ in realtà za al Cecchini, allora quando riscaldato dagli fra una visione del mestiere moderna e indipendente ardori della sua gioventù, ebbe occasione di e una ancora subordinata e “buff onesca”_ anche se sottrarsi dallo sdegno della Giustizia, che poi in verità non sempre le sue frequenti polemiche si mite verso di lui mostrossi anche in riguardo possono motivare artisticamente, come quelle che alle onorate cagioni che aveanlo spinto ad in seguito opposero frequentemente, fra il 1602 e errare10. Si mantenne sempre il Cecchini con il 1614, da una parte Cecchini e la moglie Orsola molto decoro nella sua Professione, ed era Posmoni, in arte Flaminia, che sposa nella prima ricercato nelle principali Città da’ Governa- metà del 1602, e dall’altra Giovan Battista Andreini tori, e Residenti11, e narra egli stesso ne’ suoi e la moglie Virginia Ramponi (per tutti, v. qui ad discorsi intorno alle Commedie, che Monsi- vocem). Nel 1607–08 Vincenzo Gonzaga gli chiede gnore Illustrissimo l’Andriano Vice–Legato di organizzare una nuova tournée in Francia, nono- di Bologna, l’ebbe una volta a riprendere, e stante la richiesta di Maria de’ Medici sia in principio quasi a sgridare, perché aveva con la Com- indirizzata a Martinelli: Cecchini, al posto di questi, pagnia tardato troppo ad andarvi, dicendo- sceglie come secondo Zanni il napoletano Aniello di gli: Godo quando io sò d’aver questo Popolo Mauro e, dopo un travagliato viaggio, a Parigi con- intento alle vostre Commedie, e non errante duce gli Accesi a tale successo da ottenere, su con- per le strade, o trattenuto in luoghi viziosi; e cessione del re, di affi ttare privatamente l’Hôtel de per quiete del mio Governo, vorrei che steste Bourgogne fi no all’ottobre. Al rientro, nell’agosto del qui tutto l’anno12. Queste parole, uscite dal- 1609, uccide l’attore Carlo De Vecchi, a causa della la bocca di quel ragguardevole Personaggio, moglie Orsola, e dopo solo un mese di prigione, gra- sono una prova della stima, in cui aveva i zie e potenti intercessioni, viene bandito da Torino. meriti del Cecchini. Questo Comico l’anno Mentre muore Vincenzo Gonzaga, suo protettore 1633. pubblicò un’altra Commedia intitola- storico (1612; il suo successore Francesco non sarà ta: L’Amico Tradito; e fu stampata in Venezia ugualmente legato agli Accesi), lo ritroviamo sotto per Giuseppe Bona in forma di dodici13. Si contratto con i Tron al San Cassiano di Venezia, dove consideri dunque Pier Maria Cecchini come prende casa l’anno seguente; nel 1614, a Vienna, ri- faceto personaggio in Teatro, come erudito scuote il maggior successo della sua vita, al punto Scrittore al Tavolino, e come Gentiluomo da esser insignito del titolo nobiliare (v. qui oltre). nella Scena del Mondo, si vedrà sempre in Fra le numerose notizie di suoi passaggi in varie città lui un Uomo pieno di meriti, e stimabile per d’Italia, si segnalano ancora l’inaugurazione del Te- le sue qualità. Mancò questo Valentuomo atro dei Fiorentini a Napoli (1618) e quella del San alla sua Professione intorno agli anni 1645. Luca a Venezia con contratto biennale (1622–1623). in età piuttosto attempata14. Nel 1620 viene estromesso da una nuova tournée in Francia, a favore di G. B. Andreini; la sua reazione è Note quella di girare l’Italia con una compagnia propria, 1. Appartenente a quella che Taviani defi nisce la di minor levatura. Nel 1622 ha il fi glio Lorenzo, «terza generazione dei comici dell’Arte», Cecchini futuro Innamorato in commedia; si sa ancora di un nasce a Ferrara il 14 maggio 1563, forse da famiglia suo riavvicinamento agli Andreini almeno dal 1626, borghese, diversamente da altri Zanni, e si ha notizia di una consistente perdita di beni durante l’eruzio- di sue prime attività teatrali a Mantova con Battistino ne del Vesuvio a Napoli nel 1631, di sue apparizioni

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 172 – Giovanna Sparacello come Pantalone e Dottore a Roma (1633). Se eff et- Storia del teatro italiano, III, Firenze, Sansoni, 1946, tivamente muore nel 1641, i suoi ultimi otto anni pp. 63–66; I. Sanesi, La Commedia, Milano, Valler- restano misteriosi. Fra i contemporanei, si distingue di, 1954, pp. 535–537; U. Prota Giurleo, I teatri per litigiosità, per una certa cultura che traspare dalle di Napoli nel ‘600. La commedia e le maschere, Napoli, sue pubblicazioni in difesa dell’arte comica; per es- Fausto Fiorentino editore, 1962, pp. 70 sgg., 76 sgg., sere forse l’unico consapevole di una sostanziale dif- 131; R. Tessari, La Commedia dell’arte nel Seicen- formità fra commedia dell’arte settentrionale e meri- to, Firenze, Olschki,1969, pp. 80–85, 224 sgg.; N. dionale, di cui sa fare tesoro nella composizione delle Mangini, I teatri di Venezia, Milano, Mursia, 1974, compagnie (sua è l’espressione «soggetti lombardi e pp. 48–50; L. Zorzi, Il teatro e la città, Torino, Ei- lazzi napoletani»); per essere, forse anche per que- naudi, 1977, p. 253 sg.; DBI, vol. 23, 1979, pp. 274– sto, spesso chiamato a inaugurare le prime stanze per 280 (F. Taviani); Taviani–Schino, pp. 391–433; C. commedia, a Venezia come a Napoli; resta ancora da Molinari, introduzione e note in Pier Maria Cec- dire che la sua carriera è accompagnata da segnali di chini, Le commedie: un commediante e il suo mestiere, attività come piccolo imprenditore nel settore della testo, introduzione e note di Cesare Molinari Ferrara, seta e dei mulini, con le quali, evidentemente, come Bovolenta, 1983, pp. 5–44; G. Iannella, “La Fla- molti altri comici, integra i proventi della professio- minia Schiava” de Pier Maria Cecchini réécriture de ne. BIBLIOGRAFIA: Quadrio, V, pp. 215, 230, “La schiava” de Lotto del Mazza, in Réécritures III. 237 (libro II, dist. III, capo III); L. Ughi, Dizionario Commentaires, parodies, variations dans la littérature storico degli uomini illustri ferraresi, Ferrara, Ferrara, italienne de la Renaissance, Paris, Université de La per gli esedi di Giuseppe Rinaldi, 1804, I, sub voce; Sorbonne Nouvelle, 1987, pp. 173–203; C. Burat- A. Baschet, Les Comédiens italien à la Cour de France telli, Borghese e gentiluomo. La vita e il mestiere di sous Charles IX, Henri IV et Louis XIII, Paris, Plon, Pier Maria Cecchini, tra i comici detto “Frittellino”, «Il 1882, pp. 115–22, 161–89; F. Amaretti, Un artista Castello di Elsinore», I, 1988, 2, pp. 33–63; Comici e scrittore drammatico italiano del sec. XVII, «Il Fi- dell’arte. Corrispondenze: G. B. Andreini, N. Barbie- lotecnico», II, 1887, 1–2, pp. 23–33; A. Paglicci ri, P. M. Cecchini, S. Fiorillo, T. Martinelli, F. Scala, Brozzi, Contribuito alla storia del teatro. Il teatro a edizione diretta da S. Ferrone; a c. di C. Burattelli, Milano nel sec. XVII. Studi e ricerche negli Archivi di D. Landolfi , A. Zinanni, Firenze, Le Lettere, 1993, Stato lombardi, Milano, Ricordi, 1892, pp. 24–27; 2 voll. (I, pp. 189–305; e II, 39–64; dove, a c. di C. B. Croce, I teatri di Napoli, Bari, Laterza, 1926, Burattelli, sono pubblicate le lettere di Cecchini che pp. 59–72; A. D’Ancona, Origini del teatro ita- ritrovano presso l’Archivio di Stato di Mantova); C. liano, Torino, Loecher, 1891, II, pp. 366–68, 413, Molinari, nota biografi ca in La commedia dell’arte, 447, 532; Carletta [A. Valeri], Un palcoscenico del scelta e introduzione di C. Molinari, apparati di R. Seicento (Lelio e Fritellino), «La Nuova Rassegna», I, Guardenti, Roma, Istituto Poligrafi co e Zecca dello 1893, 48, pp. 797–800; E. Bevilacqua, Giambatti- Stato, 1999, pp. 525–529. sta Andreini e la compagnia dei Fedeli, Torino, Loe- 2. Cecchini stesso, in L’amico tradito, presenta la pro- cher, 1894; Rasi, II, pp. 626–638; A. Solerti, Mu- pria creazione come il «ritratto di tutte le scelleraggi- sica, ballo e drammatica alla corte medicea dal 1600 ni, il compendio di tutte le furberie», cioè un primo al 1637, Firenze, Bemporad e fi glio, 1905, pp. 101, Zanni organizzatore di intreccio; le prime immagini 170; E. Bocchia, Una supplica della compagnia degli della maschera, i due Fritellino e Gian Frittella dei Accesi nel 1628, «Aurea Parma», IX, 1925, pp. 46 sg.; Balli di Sfessania di Callot (1622), se forse attestano M. Apollonio, Storia della commedia dell’arte, Ro- la presenza di Cecchini a Napoli nel 1620, meno pro- ma–Milano, Augustea, 1930, pp. 194 sg., 241 sgg.; babilmente documentano oggettivamente la sua ma- K. M. Lea, Italian Popular Comedy, Oxford, 1934, schera; Sand (II, pp. 290–292) lo ritrae ancora come I, pp. 280–91, 471; E. C. Salzer, La commedia ita- uno Zanni callotiano, informando della prosecuzione liana dell’arte alla corte viennese, «Rivista italiana del del tipo sulle scene francesi col nome di Fritelin e Fri- dramma», II, 1938, pp. 181–204; M. Apollonio, stelin. Virtuoso della parola, capace di parlare quattro

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 173 lingue teatrali (oltre al toscano letterario, il nativo fer- si possino ascoltare, & permettere, Vicenza, Amadio, rarese, il veneziano e il fi orentino), Cecchini nell’ulti- 1614 (edizione moderna parziale in Pandolfi, III, ma parte della carriera, specie dal 1620 in poi, passa pp. 354–368); Taviani (Cecchini, Pier Maria, in DBI, ai ruoli di Magnifi co e di Dottore. cit., p. 279) dà notizia di una risposta (perduta) a que- 3. Le notizie della compagnia mantovana al servizio sto saggio «di un certo Pier Maria Cecchino, ferrarese, di Vincenzo I Gonzaga sono comprese fra il 1590, a comico acceso e pubblico istrione» da parte di Basilio Mantova stessa, e il 1623 (Venezia, Firenze); a trat- Locatelli, autore della famosa raccolta di canovacci ti associati ai Fedeli (Milano 1606, Torino 1609); a della Casanatense. partire dalla prima tournée in Francia (1600) la storia 7. Scipione Caff arelli Borghese (Artena 1576–Roma, della compagnia si sovrappone a quella di Cecchini 2 ottobre 1633), nipote di papa Paolo V da parte della che proprio in quell’occasione ne prende la direzione; sorella di questi, cardinale dal 1605, segretario della ne fanno parte Diana Ponti, già direttrice, Tristano curia romana e, per questo incarico, enormemente e Drusiano Martinelli, Giovanni Pellesini, Carlo De ricco, fu anche grande collezionista e restauratore di Vecchi, Orsola Posmoni, Flaminio Scala, già com- edifi ci ecclesiastici; all’epoca della dedica aveva appe- pagno degli Andreini e maturo maestro cui spesso si na ultimato per sé Palazzo Rospigliosi. attribuisce la vera formazione di Cecchini; nel 1605 8. P. M. Cecchini, Delle lettere facete et morali di Pier Girolamo Garavini; nel 1608 Battista Austoni, Giro- Maria Cecchini, Comico Acceso, et gentilhuomo di Sua lamo Salimbeni, Aniello Di Mauro; nel 1620 Silvio Maestà Cesarea. Centuria prima, Napoli, Vitale, 1618; Fiorillo (v. I. Sanesi, cit.). poi riprese in un unico volume con i Brevi discorsi in 4. P. M. Cecchini, La Flaminia schiava. Comedia Id., Lettere facete e morali di Pier Maria Cecchini no- di Pier Maria Cecchini detto Frittellino. Comico del bile ferrarese, tra comici detto Frittellino; et alcuni bre- Sereniss. Sig. Duca di Mantova, In Milano, appresso vi discorsi intorno le comedie, comedianti, e spettatori Girolamo Bordoni, 1610; 2a ed.: P. M. Cecchini, dell’istesso; Con doi tavole, l’una delle materie, l’altra La Flaminia schiava; comedia di Piermaria Cecchini de motti, argutie, e concetti gratiosi tra queste sparsi. Di detto Frittellino, Comico Acceso, In Venetia, appresso novo reviste, corrette, ampliate e ristampate, In Venetia, Giacom’Antonio Somascho, 1612; una terza uscirà In appresso Antonio Pinelli, 1622. Venetia, appresso Pietro Usso, 1629; edizione moder- 9. Il dedicatario è il marchese Ottavio II Th iene, fi - na in P. M. Cecchini, Le commedie: un commediante glio di Giulio II, della famiglia che commissionò a e il suo mestiere, testo, introduzione e note di C. Moli- Palladio i noti palazzi vicentini; i Th iene furono in- nari, Ferrara, Bovolenta, 1983, pp. 53–147. sediati dagli estensi nella rocca di Scandiano, già dei 5. Bartoli qui parafrasa il testo del decreto imperiale Boiardo, fra il 1565 e il 1623, ampliandola su pro- (seguito da Rasi, I, p. 633), che Cecchini stesso pub- getto di Aleotti; se di Giulio II, il padre (morto nel blica per intero alla fi ne dei Brevi discorsi (p. 26, in 1619), restano testimonianze come di uomo d’arme, latino). valoroso e autoritario, di Ottavio, fi no al tutto il 1620 6. P. M. Cecchini, Brevi discorsi intorno alle come- residente a palazzo Schifanoia a Ferrara, i cronisti ri- die, comedianti, & spettatori di Pier Maria Cecchini cordano la munifi cenza (assieme alla moglie Lavinia Comico Acceso, et gentilhuomo di S. M. Cesarea, dove Pio di Savoia nel 1622 off re terreno e denaro per co- si comprende quali rappresentationi si possino ascolta- struire una chiesa con convento dei Cappuccini); Ot- re, & permettere. All’ill.mo e rev.mo signor Cardinale tavio potrà però godersi per poco l’ampliata rocca di Borghese, In Napoli, per Gio. Domenico Roncagliolo, Scandiano, perché vi morirà di gotta, come il padre, 1616 (2a e 3a ed.: In Venetia, appresso Antonio Pi- nel 1623. nelli, 1621 e 1622; oggi estratto in Marotti–Romei, 10. Bartoli si riferisce all’episodio dell’uccisione pp. 537–550); il saggio aveva avuto però una prima dell’attore Carlo De Vecchi (secondo Paglicci Broz- stampa due anni prima come Discorsi intorno alle zi, quindi Rasi, II, p. 630 e oggi Taviani–Schino, comedie, comedianti & spettatori di Piermaria Cecchi- cit., avvenuto nel 1600, in partenza per la prima ni ferrarese. Dove si comprende quali rappresentationi tournée francese; secondo C. Burattelli, cit., p. ,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 174 – Giovanna Sparacello sulla scorta delle ultime lettere pubblicate, avvenuto Roussin, 1601, la cui storia, ancora in parte da rico- invece nel 1609, di ritorno dalla seconda), della quale struire, dimostra come questo prontuario di moralità così Cecchini stesso riferisce al marchese nella lettera teatrali ad uso difensivo dei comici passò di mano in dedicatoria delle Lettere facete: «Un’altra cagione (pur mano almeno fra i comici della cosiddetta terza ge- di momento) mi ha persuaso a raccomandarli questo nerazione, da Cecchini a Giovan Battista Andreini a puoco Volume, et è stato lo raccordarmi, ch’io stesso Niccolò Barbieri (v. qui ad vocem), strumento tacito fui caramente raccomandato alla protezione dell’Illu- di una comune strategia; e infi ne il suo saggio forse strissima sua casa nel tempo, che riscaldandomi gli ar- più noto, pubblicato nella maturità: P. M. Cecchini, dori della gioventù, mi rendevano tal’hora bisognoso Frutti delle moderne comedie, et avisi a chi le recita. di un salvo ricovero per fuggir non so s’io debba dir lo Di Piermaria Cecchini nobile ferrarese tra comici detto sdegno, o pur il costume della Giustizia, la quale con Frittellino. Dedicati al sereniss. gran duca di Toscana il mezo dell’autorità, et bontà della felice memoria Ferdinando secondo, In Padova, appresso Guaresco dell’Illustrissimo Sig. Marchese suo genitore, mutò Guareschi al pozzo dipinto, 1628; edizione moder- per me più volte il nome, & addimandossi Misericor- na parziale in E. Petraccone (a c. di), La comme- dia, ricercando così anche l’honorate cagioni da me dia dell’arte: storia, tecnica, scenari, Napoli, Ricciardi, intraprese». 1927, pp. 8–18; Pandolfi, IV, pp. 90–108; Marot- 11. Per alcuni di questi illustri corrispondenti di ti–Romei, pp. 77–92; e in La commedia dell’arte, Cecchini, v. Rasi, II, pp. 636–637. scelta e introduzione di C. Molinari, apparati di R. 12. Ancora una volta Bartoli qui cita testualmen- Guardenti, Roma, Istituto Poligrafi co e Zecca dello te dai Brevi discorsi: cfr. l’ed. Venezia, Pinelli, 1621, Stato, 1999, pp. 1183–1200. p. 15. 13. P. M. Cecchini, L’Amico tradito, comedia di Roberto Cuppone Pier Maria Cecchini Nobile Ferrarese tra’ comici detto Frittellino Dedicata all’illus. et Ecc.mo sig. Duca San- nesio, In Venetia per Giuseppe Bona, 1633; edizioni CEVOLINI FRANCESCO. Giovane Ve- moderne in L. Falavolti (a c. di), Commedie dei co- neziano, che d’aver recitato nelle priva- mici dell’Arte, Torino, UTET, 1982, pp. 677–748; P. te Accademie della sua Patria, passò nella M. Cecchini, Le commedie: un commediante e il suo Compagnia di Giuseppe Lapy nel Teatro mestiere, testo, introduzione e note di C. Molinari, Sant’Angelo. Crescendo in abilità fu chia- Ferrara, Bovolenta, 1983, pp. 149–211; ora anche mato a Napoli, dove anche presentemente in La commedia dell’arte, scelta e introduzione di C. s’esercita con valore nella parte da Innamo- Molinari, apparati di R. Guardenti, Roma, Istituto rato, facendosi distinguere fra gli altri Gio- Poligrafi co e Zecca dello Stato, 1999, pp. 523–570. vani Commedianti, recitando con grazia, e La commedia fu ridotta a canovaccio: si trova nella ponderato sentimento, sì nelle Commiche, Raccolta Correr col titolo L’amico Infi do. che nelle Tragiche Rappresentazioni. 14. La morte avviene probabilmente invece nel 1641 (v. G. Checchi, Debiti e ricchezze di un attore, «Bi- blioteca Teatrale», n. s., 12, 1989, pp. 85–97). Delle CHECCATI LAURA Padovana. Comica pubblicazioni di Cecchini, Bartoli omette, in ordine spiritosa, e di bella presenza, che nelle parti cronologico: Discorso sopra l’arte comica, con il modo brillanti, e di forza sa farsi assai bene distin- di ben recitare, [c. 1600], copia ms., BTB, Autogra- guere su i Teatri. Dopo d’essere stata colla fi , I/cart. 18 (edizione moderna parziale in Rasi, II, Truppa di Girolamo Medebach nel Teatro pp. 634–638; completa in Pandolfi, IV, pp. 78–90 di San Cassiano, unissi all’altra di Francesco e Marotti–Romei, pp. 67–76); il celebre Trattato so- Paganini, in cui da alcuni anni fa valere il suo pra l’arte comica, cavato dall’opere di S. Tomaso, e da merito, e può fra le buone Attrici di questi altri santi. Aggiuntovi il modo di ben recitare, Lione, tempi essere plausibilmente annoverata.

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CHIARELLI. Celebre Comico Italiano1, in scena tre canovacci per la Comédie–Italienne: Le che recitò con infi nito valore nell’astuto per- siège de Grenade (31 dicembre 1744), Les intrigues de sonaggio di Scappino; e che in Parigi fu ono- Scapin (13 maggio 1755), l’Hôtellerie supposée (4 lu- rato dei più sonori applausi2. Dopo la sua glio 1755). Si veda in Parfaict sotto il nome delle morte3 gli successe nel Comico esercizio, il commedie. da noi mentovato Antonio Camerani. 3. Ritiratosi dalle scene il 30 luglio del 1769, Ciava- relli morì il 12 giugno del 1774. Note 1. Luigi Alessandro Ciavarelli, che Bartoli chiama Giovanna Sparacello erroneamente Chiarelli, nacque a Napoli nel 1702 da Antonio e Domenica Spadafora. Sposò a Napoli, mentre si trovava in prigione per motivi imprecisati, CHIARIANI SILVESTRO. Grazioso Com- Maddalena Buonanni, che morì a Paola in Calabria mediante, che recitava in Napoli la parte di nel novembre 1751. L’8 maggio 1754 sposò a Parigi secondo Zanni sotto il nome di Pannocchia. Marie–Jacqueline Commolet, fi glia di un capo sarto, Portava un abito tutto bianco, come costuma dalla quale ebbe due fi gli. BIBLIOGRAFIA: Campar- anch’oggi il Pierò de’ Saltatori, e metteva certi don, pp. –; Rasi, II, pp. –; Leonelli, occhiali fatti di legno, non solo rotondi, ma I, p. 351; Jal, pp. 387–388; C. Goldoni, Mémoires concavi ancora. Fu molto applaudito per le III, III in Goldoni, I, p. 448; Gueullette, p. 64 sue facezie, e pe’ suoi lazzi ridicoli, e gustosi. (col nome errato di Canavelli); Grimm, VI, p. 228; Terminò la sua vita intorno all’anno 1745. Clement–De Laporte, III, p. 111; Parfaict, II, p. 86 e VII, p. 558; Enc. Spett., III, coll. 733–734. 2. Ciavarelli debuttò come Scapino alla Comédie– CHIESA ISABELLA Comica di vaglia, uni- Italienne di Parigi il 5 settembre del 1739 nella com- ta alla Compagnia de’ Comici Aff ezionati1. media La cameriera, già rappresentata nello stesso Trovasi lodata nelle Rime di Giovanni Fran- teatro nel 1716 col titolo Arlequin, mari de la femme cesco Maja Materdonna2 stampate in Vene- de son maître, ou la Cameriera nobile. Sul debutto: zia per Evangelista Deuchino l’anno 1629. D’Origny, I, pp. –; Desboulmiers, I, p. 524 col seguente Sonetto. (vol. 4, p. 477). L’anno seguente divenne segretario generale della compagnia. Sulle doti istrioniche di Alla Signora Isabella Chiesa, Comica, per averla Ciavarelli, generalmente riconosciute, Campardon veduta rappresentare la persona d’una Regina. scriverà: «le nouvel acteur fut accueilli favorablement; on lui trouva de l’intelligence, de la vivacité, une gran- Questi, o bella Istriona, onde tu cingi de précision de gestes et de mouvements et surtout Fianco, e crin regi ammanti, aurati serti, une physionomie bien en rapport avec le personnage Mostrano ai guardi alteri, agli atti esperti, de fourbe astucieux qu’il était chargé de représenter», Ch’esser devresti tal qual ti dipingi. cit. p. 109. Voce dissonante quella di Grimm, che ne Stringer con quella mano, onde tu stringi mette in dubbio le doti artistiche raccontando ironi- Un fi nto Scettro, un vero Scettro merti. camente come l’attore fosse pagato a parte intera per T’ammirano i Teatri, e stanno incerti pronunciare, due volte alla settimana, la battuta «Sto Se vanti i veri Regni, o se li fi ngi. coquin d’Arlequin». Campardon ipotizza che l’avver- Sii pur fi nta Regina: Or se le vere sione di Grimm fosse dovuta alla spiccata religiosità Cangiasser col tuo stato, e regni, e onori, di Ciavarelli il quale, dopo aver fatto fortuna in Bor- Quanto gir ne potrian ricche, ed altere. sa, contribuì con discrezione a qualche opera di bene Ch’è gloria assai maggior d’alme, e di cori e fu fra i fi nanziatori del progetto di edifi cazione della Reggere il fren, che in testa, e in braccio avere sua parrocchia, l’Eglise Saint–Sauveur. Ciavarelli mise Cerchio, e verga Real di gemme e d’ori.

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 176 – Giovanna Sparacello

Oltre a recitar bene la Tragedia; esprimeva dell’Accademia degli Umoristi in Roma, fu autore del- anche a meraviglia le parti famigliari, e le af- le Rime pescherecce (1628) e di una più ampia raccolta faticate nelle Commedie. L’anno 1634. era di liriche che porta il titolo di Rime (1632). Cfr. Dizio- in Bologna a recitare, e fu distinta con po- nario della letteratura italiana: gli autori, i movimenti, le etiche lodi nel Libretto intitolato: La Scena opere, a c. di E. Bonora, Milano, Rizzoli, 1977, vol. I. Illustrata Composizioni di diversi. Libretto Il sonetto riportato da Bartoli venne poi incluso da di quattro fogli e mezzo in forma di quarto, Benedetto Croce nella raccolta Lirici marinisti, Bari, stampato ad istanza di Bartolommeo Ca- Laterza, 1910, p. 112. valieri, per Niccolò Tebaldini, e dedicato al 3. La scena illustrata. Composizioni di diversi, in Bo- Signor Marc’Antonio Fioravanti3. Recitò ivi logna, per Nicolò Tebaldini, ad istanza di Bartolomeo con molto applauso una faticosa Commedia, Cavalieri, 1634. intitolata: La Forsennata Isabella 4, in lode di 4. Non si hanno notizie riguardo l’edizione di questa Cui Paolo Cersonti le scrisse un’Oda, che commedia, che non fi gura nella Drammaturgia di Al- non trascriviamo per essere troppo lunga, e lacci. Si tratta forse della Pazzia di Isabella, scenario ci contenteremo di riportar qui un solo So- di Flaminio Scala. netto di Tinocasto Gradivello5, fatto in occa- 5. Non si è riusciti a reperire nessuna informazione a sione della di lei partenza. proposito dei poeti citati in questa notizia.

Di cori ancisi archi famosi, e chiari Giovanna Sparacello Ergansi a te, bella d’Amor guerriera, Che quinci omai trionfatrice altera Gir di mill’Alme ad altro Ciel prepari. CICUZZI ANGELA1, nata dalla Regina Preceda il Carro in lieti applausi, e cari, oggi detta Marchesini2, e dal suo primo Ma- Lunga d’amanti, e catenata schiera; rito3. Questa giovane merita che si faccia E delle glorie tue l’istoria intera menzione di lei, per aver sortita dalla na- Lo stral che ne trafi sse anco dichiari. tura molta inclinazione allo studio dell’Ar- D’Amori intanto esercito feroce te Comica, ed anche a quello del Ballo, e Qui lascia in guardia; e stragi, e morti nuove qualche poco al Canto; ond’è che facendo Vanne a piover dal ciglio, e dalla voce. valere tutte tre queste sue abilità sul Teatro, Così saggio veggiam Duce là dove ne riscuote degli applausi, ed è assai ben ac- Giunse vincente, e rapido, e veloce colta dall’Uditorio4. Oltre ciò è fornita di Indi partirsi, e portar guerra altrove. buon ingegno, e si applica volentieri alla lettura de’ Libri onesti. Ciò, che corona poi Note singolarmente la sua virtù, si è la bontà de’ 1. Isabella Negri fu sposa di Giacomo Chiesa, noto suoi costumi; che possono servir di modello col nome di Violone, per cui si veda ad vocem in que- all’onesto contegno delle fanciulle sue pari, ste Notizie. Ella fu legata alla corte di Mantova e reci- che hanno per la via del Teatro incamminati tò nel ruolo di Moschetta. Fece parte della compagnia i loro passi. del duca di Modena Francesco I d’Este per l’anno co- mico 1651–52. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, pp. 655– Alla Signora Angela Cicuzzi Comica, Ballerina, 657; Archivio Herla, Isabella Chiesa, Moschetta; S. e che si diletta ancora del Canto. Monaldini, L’anno comico 1651–52 e la compagnia ducale estense, in «Commedia dell’arte. Annuario in- Bene a te si convien d’Angelo il nome, ternazionale», I, 2008, pp. 29–95. S’anco d’Angelo hai tu forme, e virtudi. 2. Gian Francesco Maia Materdona, poeta marinista E se per belle vie fatichi, e sudi, nativo di Mesagne (Brindisi). Ecclesiastico, membro Merti cinte d’alloro aver le chiome.

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Un mostro di virtù fan ch’io ti nome non mostrò sul principio troppa disposizio- I rari pregi, che in te nutri, e chiudi. ne per l’Arte del recitare, onde credevasi di S’oggi t’impieghi in dilettosi studj, non potere sperar da lui que’ progressi, che N’acquisti onor sotto sì degne some. poi in seguito abbiamo in esso veduti. Eser- Tu nell’arte di Roscio hai chiaro il vanto; citandosi nella Compagnia di Vincenzo Baz- Tu leggiadretto il piè movi nel ballo: zigotti2 al fi anco dell’Ugolini3, che non man- Tu canora la voce isciogli al canto. cavagli d’instruzioni, si è fatto un Comico Ma nell’ampio del Mondo orribil Vallo, suffi ciente, e s’impiega ne’ caratteri caricati, e Per tua gloria maggior vinci poi tanto, nelle parti fi ere di tiranni, e simili, con buon Che pura hai l’alma al par d’un bel cristallo. profi tto. Oggi è unito alla Compagna di Co- stanzo Pizzamiglio; e sono più anni che in Dell’Autore. essa trovasi impiegato4. È Comico, che non istà mai ozioso, ed anche viene adoperato Note da’ suoi Compagni negli aff ari della Trup- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 662 (riprende senza pa, avendolo esperimentato per un Uomo integrazioni la biografi a di Bartoli); G. Cosentino, di spirito, e ne’ proprj divisamenti utilissimo Il teatro Marsigli–Rossi, Bologna, Tipografi a A. Ga- alla società. ragnani e fi gli, 1900, pp. 180–183; Enc. Spett., III, col. 745 (voce Cicuzzi Marchesini Regina); Giardi, Note pp. 231–232, 256. 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, pp. 662–663; G. Co- 2. Per un profi lo di Regina Marchesini v. ad vocem in sentino, Il teatro Marsigli–Rossi, Bologna, Tipografi a queste Notizie. A. Garagnani e fi gli, 1900, pp. 180–183; Enc. Spett., 3. Cicuzzi, di cui conosciamo solo il cognome, era III, col. 745 (voce Cicuzzi Marchesini Regina); Giar- fratello di Gregorio Cicuzzi (v. ad vocem). di, passim. 4. Nel carnevale del 1778 Angela Cicuzzi recitava a 2. Cicuzzi era nella formazione che nel carnevale del Firenze nella compagnia di Pietro Rossi. Nella stagio- 1775 recitava a Pavia, cfr. Giardi, p. 109. La compa- ne 1778–79 la compagnia passò sotto la direzione di gnia di Bazzigotti si sciolse nello stesso anno. Luigi Perelli; la Cicuzzi la lasciò nel 1781 o nel 1782. 3. Si tratta di Alberto Ugolini, per cui rinvio ad vo- Nel 1786 la ritroviamo come Prima Donna nella cem in queste Notizie. compagnia diretta dalla madre con Giovanni Cicuzzi 4. Secondo quanto riporta Giardi, cit., pp. 252– (così in Giardi, ma forse si tratta di Gregorio, entrato 253, Cicuzzi faceva parte della compagnia di Andrea nella compagnia nel 1788); vi rimase fi no al suo scio- Rossi e Costanzo Pizzamiglio nelle stagioni 1776–77, glimento nel 1793. Cfr. Giardi, pp. 179–181, 231– 1777–78 e 1778–79. Nel 1780, un anno prima della 232, 256. Cosentino, cit., p. 182, mette l’accento pubblicazione delle Notizie istoriche, egli conduceva sulle sue doti da trasformista nella commedia La prin- una propria compagnia. Sono note le formazioni per cipessa Amalia, rappresentata al Teatro Marsigli–Rossi la stagione 1780–81 e 1786–87. Il nome del comi- di Bologna nel gennaio 1790. co è legato ai drammi giocosi per musica Il convito (musica di Domenico Cimarosa, libretto di Filippo Giovanna Sparacello Livigni. Interpreti: Steff ani Moretti Francesco, Dar- danelli Giuseppe, Franchi Cristina, Moscovia Maria, Bastianelli Camillo, Ferri Giuseppe, Turchi Marian- CICUZZI GREGORIO1. Nacque in Brin- na), Venezia, 1784 e L’imbroglio delle tre spose (mu- disi Città del Regno di Napoli, e diedesi alla sica di Pasquale Anfossi. Interpreti: Trento Vittorio, Comica Professione insieme con un suo fra- Dardanelli Giuseppe, Codini Anna, Moscovia Ma- tello, il quale divenne poi Marito della Regi- ria, Tilorra Antonio, Campana Francesco Saverio, na, oggi detta Marchesini. Gregorio Cicuzzi Rosa Testa),Venezia, 1785. La compagnia Cicuzzi si

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 178 – Giovanna Sparacello sciolse nel 1788 (Giardi, pp. 131–132) e Gregorio si esibì alla Scala di Milano con la rappresentazione di entrò come Caratterista nella compagnia di Regina due opere serie: Ifi genia in Aulide, con musica di Che- Marchesini. Nel gennaio 1790 essa si esibì nel Teatro rubini, e L’Olimpiade musicata da Cimarosa. Allesti- Marsigli–Rossi di Bologna, dove vennero rappresen- rono inoltre un’opera buff a, l’Ardore di Diana, musi- tate le commedie a trasformazioni Il centauro d’abisso cata da Martini. Nel 1790–91 venne scritturato nella e La principessa Amalia e la tragedia di Giuseppe Ja- compagnia Merli dove restò fi no al 1792–93 incluso. gher Le Indie combattute dal valore ispano, che seguì il Con questa compagnia fu al teatro della Canobiana Gonzalvo di Gamerra. La compagnia ritornò in quel di Milano durante il carnevale del 1792 e del 1793, teatro nel carnevale 1791. Cicuzzi lavorò con Regi- fi gurando fra gli attori–cantanti come tenore. Fu nel- na Marchesini fi no al 1793, anno dello scioglimento la compagnia di Andrea Bianchi come Padre Nobile della compagnia; nel 1794–95 l’attore entrò nella for- nel 1794–95 e in quella di Luigi Rossi per la stagio- mazione di Andrea Bianchi come Caratterista. Il suo ne 1797–98. Cfr. Giardi, cit., pp. 155, 186, 201, nome non compare fra gli attori della compagnia nel 209, 212, 253; Serie cronologica delle rappresentazioni 1796–97, ma ritorna nel 1797–98. Nel 1799–00 re- drammatico–pantomimiche poste sulle scene de’ princi- citò sotto la direzione di Gennaro Petruccio. Giardi, pali teatri di Milano dall’autunno del 1776 all’intero cit., pp. 114–115, 179–181, 238; Cosentino, cit. autunno 1818, Milano, Silvestri, 1818, p. 232.

Giovanna Sparacello Giovanna Sparacello

CIMARELLI PIETRO. Comico1, che nella CIOFFO Comico Napolitano1, che recitò Compagnia della Faustina Tesi ebbe impie- assai bene nel ridicolo carattere di Tartaglia, go per alcuni anni, recitando nel carattere e che fu per lungo tempo applaudito nella dell’Innamorato2, e che anche presentemen- sua Patria, ed altrove2. Oltre il suo proprio te fa valere il suo spirito sopra i Teatri della merito, si può a questo Comico attribuire il Lombardia3. vanto d’essere stato il Maestro del rinomato Agostino Fiorilli3. Cioff o fu gran conoscito- Note re de’ scenici frizzi, sostenne la Commedia 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, pp. 664–665; C. Cu- all’improvviso con gran perizia, e pubblicol- riel, Il Teatro S. Pietro di Trieste: 1690–1801, Mila- lo l’universal grido per uno de’ migliori Co- no, Archetipografi a, 1937, p. 109 (e nota 25), 305; mici che in Napoli avessero fama di spiritosi, Giardi, passim. e provetti. 2. Cimarelli venne scritturato nella compagnia Tesi nel 1778–79 e vi rimase fi no al 1781, anno del suo Note scioglimento. Nel 1782 conduceva una propria com- 1. BIBLIOGRAFIA: S. Di Giacomo, Storia del Tea- pagnia, che recitò a Novi nel carnevale. Preceden- tro San Carlino, 1738–1884, Milano, Sandron, 1924 temente Cimarelli aveva recitato nella compagnia (4° ed.), pp. 92–97, 204; Rasi, II, pp. 665–666. di Vincenzo Bazzigotti (è attestata la sua presenza a 2. Nicola Cioff o fu Tartaglia nella compagnia di Do- Pavia nel carnevale del 1775) e in quella di Onofrio menicantonio Di Fiore, prima al Teatro dei Fiorenti- Paganini, attiva fi no al 1776, cfr. Giardi, pp. 109, ni, poi, dopo il 1740 e fi no al 1746, al casotto del S. 221, 269–270, 289. Carlino nelle parti di Vecchio. Nel 1746 la compa- 3. Sappiamo inoltre che Cimarelli recitò nella com- gnia fu al Teatro Nuovo, dove Cioff o vestiva i panni pagnia di Pietro Ferrari nel 1786–87 e di Domeni- di Rambaldo nello scherzo comico Fra lo sdegno nasce co Nerini nel 1789–90 (ma nello stesso anno il suo amore del Di Fiore con musica di Onofrio D’Aquino. nome risulta anche nell’elenco della compagnia Maz- Cioff o recitò con la compagnia del Di Fiore fi no al zotti–Malipiero). Dal 5 al 30 novembre la compagnia 1768.

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3. Si veda ad vocem in queste Notizie. Italiana7, e molto piacque a’ Francesi, e molto fu da’ suoi Compagni apprezzato essendo egli Giovanna Sparacello divenuto il vero sostegno di quella Truppa8 troppo vicina alla sua decadenza. Il Collalto rappresentava fra l’altre una Commedia di CLARINI VIRGINIA Comica, che fi oriva sua particolare fatica, che aveva per titolo: I intorno al 1665., e che si faceva chiamare tre Veneziani Gemelli9. Il primo armigero, il in Teatro col nome di Rotalinda. A’ meriti secondo sciocco, ed il terzo accorto. Egli altro di essa off rì il Marchese Girolamo Ugolani non faceva, che cambiar la perrucca, avendo- Milanese un Sonetto, che abbiamo trascritto la, a norma del personaggio che esprimeva, dalle sue Rime stampate in Milano per Gio- una nera, una bigia (e queste rotonde), e l’al- seff o Marelli l’anno 1667. e che qui fedel- tra alla francese colla borsa appiccata. Con mente da noi si riporta. questo piccolissimo, ma notabile cangiamen- to, unito però ad una total mutazione della Allude l’Autore al soprannome di Rotalinda. voce, e del portamento, eranvi molti che non Sonetto. poteano persuadersi che fosse sempre egli solo, che quei tre Personaggi rappresentasse. Ruota Ission, e la volubil ruota Passò nella Provincia a giuocare questa sua L’eternità ne’ giri suoi predice; Commedia, e colà recitolla tutta in Francese, E neppur una (ohimè) sperar ti lice e diede colle stampe alla luce10. Grande abi- Dal tuo lungo girar un’ora immota. lità aveva il Collalto; ed i doni della Natura Col rostro adunco il crudo Augel percota erano stati in lui profusi. Una bella presenza, Del redivivo cor l’esca infelice: una buona voce, ed uno spirito inimitabile Saprà per eternarlo un Giove ultrice contribuivano moltissimo a renderlo mag- Eternar le tue pene in una ruota. giormente l’idolo de’ suoi spettatori11. Molto Ogni cosa qui ruota, e Cieli, e Morte, guadagnò, e molto spese, perchè gli piacque E del venturo dì ruota l’Aurora; di trattarsi alla grande. Aveva oltrepassato il Sicché ogni cosa è nel rotar sicura. decimo lustro, quando infermatosi nel mese Ruoti dunque Ission, ruoti la Sorte, di Giugno l’anno 1778, trovando vani gli aju- Ruotino i Cieli, a Rotalinda ancora ti de’ Medici, dovè soccombere alla forza del Ruotar veggo soggetta or la Natura. male, che in pochi giorni lo portò al sepol- cro12. Dopo la morte di questo gran Comico non durò che poco più d’un anno l’esistenza COLLALTO ANTONIO. Vicentino1. Dopo della Truppa Italiana. Furono i nostri Comici di aver esercitato il mestiere di soldato, fra una licenziati, e la Commedia d’Italia fu intera- Compagnia di Dragoni del Veneto Dominio2, mente abolita. Ciò non sarebbe succeduto se provveduto di marziale coraggio, ebbe anche il Collalto avesse seguitato a vivere, e a soste- lo spiritoso talento di comparir sulle Scene, nerla con il suo tanto apprezzato valore. Nol recitando con infi nita grazia nella maschera volle la Sorte, e nella mancanza di lui died’el- di Pantalone3. Anche senza maschera4 sosten- la l’ultimo crollo a quella società, di cui egli ne molte parti in dialetto Veneziano, scritte solo, unitamente al Bertinazzi13, ne fu sempre per lui in varie Commedie dal Celebre Poeta l’ornamento, il decoro, ed il vero sostenitore. Carlo Goldoni5. La Compagnia di Girolamo Medebach6 fu quella, che diede ad Antonio Note Collalto, e nome, e riputazione; tal che fu 1. Antonio Cristoforo Mattiuzzi, detto Collalto chiamato a Parigi nella Comica Compagnia (come risulta dall’atto di battesimo, mentre nell’atto

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 180 – Giovanna Sparacello di morte, a Parigi, è chiamato Mattiucy), nasce a 5. « mais c’étoit à visage découvert qu’il brilloit en- Vicenza l’8 novembre 1717 (A. Graziani, Un do- core davantage » (Mémoires III, III, in Goldoni, I, cumento inedito sull’attore goldoniano Antonio Collal- p. 448). Recitò senza maschera in I poeti / Il poeta fa- to, «Giornale storico della letteratura italiana», CII, natico (Tonino); L’avventuriere onorato (Guglielmo); 1933, pp. 224–229). fu Eugenio ne La bottega del caff é (cfr. Goldoni, III, 2. BIBLIOGRAFIA: D’Origny, II, p. 124; Cam- p. 1133), Baseggio, cortesan (Bett.) / giovinotto in pardon, I, pp. –; Rasi II, pp. 673–675; Enc. Le donne gelose; probabilmente Andreuve in La Pame- Spett, coll. 1073–1074. la; Florindo in Il vero amico (Goldoni, III, p. 1200: Solo Bartoli dà questa notizia, ripresa poi da Rasi. I orig. in ven: cfr. pref. Pasquali); Roberto in La dama dragoni erano un corpo militare a cavallo armato di prudente; Florindo, giovane in La donna vendicativa una corta carabina, impiegato da quasi tutti gli eser- (autunno 1753). Anche il ruolo di Pantaloncino in citi europei fra il XVII e il XVIII secolo. Per i dragoni I due Pantaloni (poi I mercatanti) era recitato senza veneziani cfr. Esercitio miltare e regola universale della maschera: «J’imaginai, pour ce nouvel acteur, un ou- Cavalleria e Dragoni della Serenissima Repubblica di vrage à peu près dans le même genre, lui faisant jouer Venenezia, stabilito da sua Ecc. Daniele Dolfi n, propo- Pantalon père et Pantalon fi ls dans la même pièce; le sto dall’ Ill. Signor Adamo Enrico conte di Steinac, ge- premier sous son masque, l’autre à visage découvert, nerale in capite, Verona, 1707. A. Soliani–Raschini, et tous les deux dans la même costume [...]» (Mémoi- Dizionario militar istorico–critico, Venezia, Pavini, res II, XIV, in Goldoni, I, p. 305) e in precedenza: 1759. Non è l’unico attore con precedenti militari: «Trovandosi nel valoroso Pantalone per cui la scrissi basti pensare a Francesco Andreini. l’abilità di far da vecchio e da giovine eccellentemen- 3. Recitò nel ruolo di Pantalone sia nelle commedie te, guidai la commedia in modo ch’egli medesimo di Goldoni (nella stagione 1750–51: Il Teatro comi- potesse rappresentare il padre ed il fi glio, variando co, Le femmine puntigliose, Il bugiardo, L’adulatore, soltanto colla maschera il personaggio e l’abito, rite- Il cavaliere di buon gusto, Il giuocatore, La fi nta am- nendo che fi gurandosi essere il mercantile degli anti- malata, L’incognita, La donna volubile, I pettegolezzi chi tempi in Venezia, può a tutti due convenire. Egli, delle donne; nella stagione 1751–52: La Gastalda (La assistito da una singolare prontezza di spirito, riuscì castalda), L’amante militare, Il tutore, La moglie saggia, nell’impegno mirabilmente, avendo io intrecciata la Il marchese di Montefosco (Il feudatario); nella stagione rappresentazione in modo che il padre, ed il fi glio 1752–53: La serva amorosa, I puntigli domestici, La non avessero mai ad incontrarsi, tutto che nella me- fi glia obbediente, I due Pantaloni (I mercanti) nel dop- desima casa abitassero, appunto per questo, perché il pio ruolo di Pantalone / Pantaloncino, Le donne cu- fi glio discolo ragionevolmente procura sottrarsi dagli riose, Il contrattempo), poi, succeduto Chiari a Goldo- occhi di un padre disobbedito, oltraggiato ed eccitato ni al Sant’Angelo (a partire dalla stagione 1753–54), a sdegno» (I mercatanti, «L’Autore a chi legge», in C. in due sole commedie in versi dell’abate: La pescatrice Goldoni, I due Pantaloni. I mercatanti, a c. di F. Vaz- innocente e La famiglia stravagante. zoler, Venezia, Marsilio, 2001, p. 215). 4. «Senza maschera ancora eccellente è Collalto, Anche il Chiari scrisse per lui ruoli senza maschera / e ne i caratteri Veneti sopra ciascun l’esalto» (Epi- di giovane veneziano, che parla sempre in dialetto, stola prima del signor abate Giovanni Battista Vici- spesso con nomi ricorrenti: Gherardo ne La buona ni (Chiari, io so che a parlarti d’ogni Febeo diritto) in matrigna e ne L’inganno amoroso; il Roberto venezia- DELLA VERA POESIA / TEATRALE / EPISTOLE no de La vendetta amorosa e ne I fanatici; negoziante POETICHE / DI ALCUNI LETTERATI MODA- veneziano a Pietroburgo in La bella pellegrina; Guido NESI / DIRETTE / AL SIGNOR ABATE / PIETRO di L’uomo come gli altri; Raimondo ne La moscovita in CHIARI / COLLE RISPOSTE / DEL MEDESIMO Siberia; Ferrigo, veneziano ben nato, ne L’innamora- / [fregio] / IN MODANA / Per gli Eredi di Barto- to di due; Prospero, veneziano ben nato, ne La nuora lomeo Soliani / STAMPATORI DUCALI [s.d., ma sagace, La veneziana in Algeri; Pasqualino ne L’uomo 1754], pp. 1–26: 8). di buon cuore; Lunardo ne Le sorelle rivali; Giulio in

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La donna di parola; Nicolò Manuzio ne Il medico ve- 7. Debutta, succedendo a Carlo Antonio Veronese, il neziano al Mogol; Luigi, negoziante veneziano, in La 20 settembre 1759, nella commedia di Sticotti fi glio, notte critica; Tonino in La donna di spirito; Momolo Les évènements de la Chasse. Passato presto a tre quarti in La veneziana in Algeri; Zanetto ne Il poeta comico e di parte (26 febbraio 1760), passò a parte intera l’11 Il fi losofo veneziano, ne Il marìo cortesan e ne L’Arlec- marzo 1765 (documenti pubblicati da Campardon, china; il vicentino Tognolo ne Le nozze di Bertoldo. p. 121). Qui lo trova Godoni nel 1762, che così lo 6. Collalto entrò nella compagnia di Medebach in ricorda: «M. Collalto étoit un des meilleurs Acteurs sostituzione del Pantalone Cesare D’Arbes nell’estate d’Italie; c’était le Pantalon pour lequel j’avais beau- 1750, quando poeta di compagnia era Goldoni che coup travaillé, et dont j’ai beaucoup parlé dans la deu- così racconterà (Mémoires II, VII, in Goldoni, I, xième partie de mes Mémoires» (Mémoires III, III, in p. 267): «Ce qui me m’inquiétoit davantage c’étoit la Goldoni, I, p. 448). A lui si appoggia per l’esordio diffi culté de retrouver un Acteur aussi habile et aus- ne L’amour paternel. si agréable que celui que nous venions de perdre. Je Bartoli non ricorda le occasionali prove di Collalto faisois diligence de mon côté, et Medebac du sien, come cantante a Parigi (per esempio nella Buona fi - pour recruter quelque bon sujet dans la Terre Fer- gliola di Duni su testo goldoniano): A. Fabiano, Hi- me et nous découvrîmes un jeune homme qui jouoit stoire de l’opéra italien en France (1752–1815). Héros avec applaudissement les rôles de Pantalon dans les et héroïnes d’un roman théâtral, Paris, Cnrs Éditions, Troupes roulantes. Nous les fîmes venir à Venise pour 2006, pp. 55–56. l’essayer; il avoit de bonnes dispositions avec son ma- 8. Dopo l’allontanamento di Goldoni, arrivò ad esse- sque, et étoit encore meilleur à visage découvert: belle re probabilmente il vero leader della troupe: «Depuis fi gure, belle voix: il chantoit à ravir [...]. Cet hom- que le célèbre Goldoni est attaché à la court [...] Le me, qui avoit eu de l’éducation et ne manquoit pas théâtre est en proie au sieur Colalto, Pantalon» (Ba- d’esprit, ne connoissoit que les anciennes Comédies chaumont, Mémoires secrets, 15 agosto 1765). de l’art, et avoit besoin d’être instruit dans le nouve- 9. I Trois jumeaux vénitiens, del 1773, sono uno dei au genre que j’introduisois. Je m’y attachai; je pris grandi successi della Comédie–Italienne di Parigi. soin de lui, il m’écoutoit avec confi ance; sa docilité Goldoni assistette ad una rappresentazione: «il avoit m’engageoit toujours davantage, et je suivis la com- joué en Italie une des mes Pieces, intitulée les deux pagnie à Bologne et à Mantoue pour achever de for- Jumeaux Vènitiens, dont l’un était balourd et l’autre mer mon nouvel Acteur qui étoit devenu mon ami». spirituel; il y donna à ce sujet une tournure nouvelle, Collalto esordì nell’ottobre 1750 al Teatro Sant’An- et il ajouta un troisieme jumeau brusque, emporté; il gelo ne Il Teatro comico: «Nous fîmes l’ouverture du rendit les trois diff érens caracteres en perfection; il fut Spectacle par une Piece qui avoit pour titre il Teatro extrêmement goûté et applaudi, et je me fi s un vrai Comico [...] Collalto entre en habit bourgeois; il est plaisir de lui abandonner tout le mérite de l’imagi- tremblant, il craint le Public; le Directeur l’encoura- nation», (Mémoires III, III, in Goldoni, I, p. 448). ge: le nouvel Acteur débite à merveille une scène que Di particolare interesse la testimonianza della Cor- j’avois composée pour le faire applaudir, et il est reçu respondance littéraire: «Les Comédiens Italiens ont de la maniere la plus fl atteuse et la plus décisive» (Ivi, donné le 7 du dernier [dicembre 1773] la première pp. 267–268). représentation des Trois frères jumeaux Vénitiens, pièce Recita anche nei ruoli del predecessore, all’inizio pro- italienne en quatre actes et en prose du sieur Colalto babilmente per ambientarsi nella compagnia, ripren- Pantalon. Cette pièce a eu un succès prodigieux et très dendo anche il doppio ruolo dei Gemelli veneziani, mérité […]. La ressemblance qu’elle peut avoir avec con minor successo di Darbes, come ricorda Goldoni: les Menechems et Les frères jumeaux de Goldoni n’ôte « Il avoit joué dans Les deux jumeaux; il n’avoit pas rien du mérite de l’auteur, qui a surpassé ses modèles: réussi aussi bien que Darbes, son prédecesseur, pour mais le point sur le quel on ne saurait lui donner trop lequel la Piece avoit été composée» (Mémoires II, XIV, d’éloges, est la perfection incroyable avec laquelle il in Goldoni, I, p. 305). joue lui même les trois rôles des Frères Zanetto. Le

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 182 – Giovanna Sparacello changement de fi gure, de sa voix, de son caractère, La sua morte è descritta nel Journal de Paris dell’ 8 lequel varie de scène en scène, suivant que chacun des luglio (Campardon). trois personages l’exige, est une chose incompréhensi- 13. Sul torinese Carlo Bertinazzi v. ad vocem nelle ble et ne laisse rien à désirer» (cit. in A. Graziani, Un presenti Notizie. documento inedito cit., p. 226). Curiosamente Bartoli non cita il precedente goldoniano, ma non è molto Franco Vazzoler preciso nel delineare i tre tipi dei gemelli: il gemello aggiunto da Collalto, infatti, non è un «armigero», ma un «marin». Una commedia dello stesso titolo è COLLINETTI FRANCESCO. Veneziano1. attribuita a D’Arbes (Derbes) da Gozzi nell’appendice Fu questo Comico un Pantalone di merito, al Ragionamento ingenuo (Gozzi, Opere, V, p. 39). In e si espose prima in alcune vaganti Compa- realtà fu autore di circa diciassette canovacci, in par- gnie. Passò poi a Venezia nel Teatro Grimani te rielaborazione di pièce precedenti, in parte nuovi, a San Samuele2, dove fece molto incontro, e sulle cui rappresentazioni esistono testimonianze nel- fu assai ben veduto per alcuni anni. Inventò la stampa periodica dell’epoca (v. Campardon, Enc. egli varie Commedie di sua fatica, e fra l’al- Spett. ed ora anche Silvia Spanu, che ha pubblicato un tre il Paronzino, ed il Momolo Cortesan sulla inventario dell’attrezzeria relativo anche a questi spet- Brenta3. Queste erano da lui travagliate con tacoli (La Mémoire des comédiens italiens du roi, Paris, gran maestria, e ne riscuoteva dal Pubblico IRPMF, 2007, in questa collezione digitale). infi niti applausi. Dopo d’essersi acquistato 10. Esiste infatti una stesura in francese della com- buon concetto nell’arte, dopo d’aver date media, in quattro atti (che ebbe diverse edizioni), certissime prove della sua somma abilità4, probabilmente dovuta a Lefèvre de Marcouville. Si ha volle ritirarsi dalla Professione, e dopo non notizia di recite a Caen e a Dijon nel 1786 e di tradu- molto tempo fi nì i suoi giorni in Venezia, zioni in tedesco e in sloveno. circa l’anno 1767. 11. «Un giovane di bell’aspetto, di voce armoniosa, di maniere disinvolte, e di spirito vivacissimo, rap- Note presentava il personaggio di Pantalone» (P. Chiari, 1. Francesco Bruna detto Collinetti (o Collineti, Gol- La Commediante in fortuna, Venezia, Pasinelli, 1755, linetti, Golinetti) nacque nel 1716 e morì a Venezia pp. 123–24). Sulle sue abilità di cantante è costrui- nel 1767. BIBLIOGRAFIA: C. Goldoni, Mémoires, to tanto il personaggio di Tonino di Il poeta fanatico, I, XL, in Goldoni, I, pp. 184–187; C. Goldoni, sia una gag del teatro comico, come ricorderà, ma- Prefazioni dell’edizione Pasquali, tomi XV e XVI, in lignamente e polemicamente Gozzi: «[...] e quando Goldoni, I, pp. 738–744; Rasi, II, pp. 679–680; A. hai avuto nella tua compagnia de’ Comici persona di Gentile, Goldoni e gli attori, Trieste, Cappelli, 1951, buona voce, e abile al canto, hai cercato suff ragio be- pp. 10–11, 15 (Francesco Bruna Golinetti); Enc. nissimo anche della musica, per tenere in piedi le tue Spett., III, coll. 1085–1086; M. Klimowicz–W. Ro- goff erie. Puollo aff ermare il Pantalone, ch’ora è anda- szkowska, La commedia dell’arte alla corte di Augusto to a Parigi, al quale spesso facevi cantare le canzonette III di Sassonia 1748–1756, Venezia, Istituto veneto di lunghe, e sudava, per le repliche, che voleva il popolo scienze, lettere ed arti, 1988, p. 97. col picchiare delle mani. Ma questa cosa la confes- 2. Il comico fece parte della compagnia di Giusep- si nella fi ne della Scena quarta del primo atto, e nel pe Imer al San Samuele dal 1736. Sostituiva Andrea principio della quinta» (C. Gozzi, Il teatro comico...., Cortini. in Pandolfi, IV, p. 398). 3. L’aff ermazione del Bartoli è in contrasto con quan- 12. Morì a Parigi il 5 luglio 1778 (si tratta quindi in to scrive Goldoni nelle Prefazioni dell’edizione Pasqua- eff etti non del decimo ma del dodicesimo lustro) nella li. Nella prefazione al tomo XV Goldoni racconta di sua casa di rue du Faubourg Saint–Denis e fu seppel- aver osservato il Gollinetti nello scenario dell’arte Il lito il giorno dopo nella parrocchia di Saint–Laurent. Paroncin e lo loda per la sua abilità nella recitazione

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 183 senza maschera. Dopo averlo osservato sulla scena e Comico, di cui si parlerà. Questa fu una fuori, il drammaturgo scrive per lui il Momolo Corte- Commediante di sommo grido2, e nelle san: «Composi adunque una Commedia a lui princi- Commedie all’improvviso, e nelle studiate palmente appoggiata, col titolo di Momolo Cortesan portavasi con molto valore3. Faceva talvolta […] Il Gollinetti la sostenne con tutta la desiderabile delle Scene con suo Marito, le quali condu- verità», cit. Goldoni, I, p. 739. Nel tomo XVI egli ceva con eleganza, con brio, e le spargeva racconta che Gollinetti «ha voluto ancora arrogarsi il di sali frizzanti, che il Popolo ascoltava con merito dell’invenzione delle scene e del dialogo» (cit. gran piacere, impartendole de’ sinceri en- Goldoni, I, p. 742); per castigarlo, Goldoni scris- comj. Ella fu di bella presenza, e di graziosa se il Prodigo sulla Brenta, fornendo agli attori il solo avvenenza fornita, quindi è, che i pregi suoi canovaccio. In scena Gollinetti ebbe grandi diffi col- naturali uniti ai meriti della propria virtù la tà; dopo tre sere Goldoni ritirò la commedia e fornì resero piacevolissimo spettacolo sui Teatri4. ai comici la versione interamente scritta, allestendo Onorata dunque d’applausi godé una Sorte una rappresentazione che ebbe pieno successo. Gol- tranquilla per molti anni, fi no che pagando linetti «confessò il suo torto, riacquistò il suo credito il comune tributo alla Natura, lasciò di vive- di buon Attore, senza usurparsi quello di Autore», cit. re dopo il 1750. Goldoni, I, p. 742. Nella primavera del 1741 Gol- doni scrisse per lui Il mercante fallito, pubblicato con Note il titolo La bancarotta. 1. L’attrice era nota anche con il nome di Diana. BI- 4. Il suo nome fi gura tra i membri della compagnia BLIOGRAFIA: C. Goldoni, Mémoires et Id., Prefa- Imer ancora nel 1746, a Mantova (Collineti). Passò zioni dell’edizione Pasquali, tomo XIII, in Goldoni, I, in seguito nella compagnia al servizio di Augusto III p. 714 sgg.; Rasi, II, pp. 680–681; A. Gentile, Carlo elettore di Sassonia e re di Polonia. Nella compagnia Goldoni e gli attori, Trieste, Libreria Cappelli, 1951, dei Bertoldi sostituì Antonio Piva nel 1748. Nel car- p. 14; Enc. Spett., IV, col. 637 (alla voce Diana). nevale del 1749 appare nella parte di Pantalone in 2. Secondo le annotazioni di Loehner ai Mémoires di Amor non ha riguardi, accanto a Camillo Canzachi, Goldoni (cfr. Rasi, cit.) la Collucci aveva recitato a Antonio Bertoldi, Bernardo Vulcano, Pietro Moretti, Vienna nei primi anni del secolo con la compagnia a Giovan Battista e Isabella Toscani, Zanetta Casanova, cui appartenevano Gaetano e Gennaro Sacchi. Essa fu Marta Bastona. Gli furono assegnate le parti di Mo- con il marito al Teatro di San Luca dal 1710 al 1713, molo e del Paronzin veneziano. Fu in auge a Varsavia come testimoniano i documenti custoditi nell’Archi- e Dresda fi no al 1751, quando fu sostituito da Cesare vio Vendramin a Casa Goldoni. Cfr. C. Alberti, La D’Arbes. In una panoramica della compagnia apparsa scena veneziana nell’età di Goldoni, Roma, Bulzoni, a Stoccarda nel 1750 Collinetti viene descritto come 1990, p. 230. «un uomo alto e ben tagliato. Il suo ruolo era quello 3. Goldoni conobbe l’attrice quando, cinquantenne, del Pantalone che rappresentava nel modo più natu- era stata assunta come Prima Donna nella compagnia rale: pure sosteneva con egual valentia un giuocatore di Giuseppe Imer per il Teatro di San Samuele (1734). o un buontempone. Era di carnagione bianca e di li- All’epoca l’attrice non viveva più col marito e aveva neamenti fi nissimi. Aveva appena quarant’anni», cit. ripreso il nome da nubile. Il giudizio che Goldoni Rasi, cit., p. 680. espresse nella prefazione al tomo XIII dell’edizione Pasquali (Goldoni, I, p. 714) è il seguente: «Ella Giovanna Sparacello non valeva gran cosa nelle Commedie dell’Arte; ma era eccellente nelle parti tenere delle Tragedie, conser- vando ancora una grazia e una delicatezza nel gesto, COLLUCCI CECILIA, conosciuta assai nella voce e nell’espressione, che la faceano piacere e meglio sotto la denominazione della Ro- applaudire». La vocazione patetica della Collucci tro- mana1. Fu moglie di Filippo Collucci Capo va conferma qualche pagina dopo, quando Goldoni

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 184 – Giovanna Sparacello racconta della rappresentazione veneziana del Bellisa- e conducendo la sua Comica Truppa, e go- rio il 24 novembre 1734: «La Romana faceva piangere vernando la propria famiglia, e fi nalmente nella parte tenera e interessante di Antonia». Per l’at- instruendo per varj anni i suoi scolari fan- trice Goldoni scrisse nel 1735 la Griselda, nata dalla ciulli, cesse a’ suoi laboriosi travagli dopo rielaborazione di una tragedia del Pariati. breve malattia, e rese l’anima al Signore circa 4. Anche a cinquant’anni la Collucci conservava il 1763. tracce della bellezza giovanile: «Questa brava Attrice conservava nella sua età avanzata un resto di quella Note bellezza, che la rese amabile ne’ suoi begli anni», cit. 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 680. Prefazioni dell’edizione Pasquali, tomo XIII, in Gol- 2. Fra questi, Giuseppe Angeleri, cui Bartoli dedi- doni, I, p. 714. Nei Mémoires, I, XXXVII, l’autore ca una biografi a. Dopo l’esperienza con il Collucci, aggiungerà: «malgré ses cinquante ans, que le fard et l’attore passò nel Teatro di San Luca in cui lavorava la parure ne pouvaient pas cacher, elle avoit un son de Goldoni. V. ad vocem. voix si clair et si doux, une prononciation si juste et 3. Secondo quanto riportato da Bartoli nella bio- des graces si naturelles et si naïves, qu’elle paroissoit grafi a di Cecilia Collucci, l’attrice morì dopo il encore dans la fraîcheur de son âge», cit. Goldoni, 1750. Dalle testimonianze di Goldoni (Mémoires, I, I, p. 168. XXXVII e Prefazioni dell’edizione Pasquali, tomo XIII, per cui v. la biografi a di Cecilia) risulta che già nel Giovanna Sparacello 1734, quando venne assunta nella compagnia Imer del San Samuele, l’attrice viveva lontana dal marito. Ella aveva ripreso il nome da nubile, Rutti. Era nota COLLUCCI FILIPPO Romano1. Capo come la Romana. Comico rinomatissimo, che diresse, e con- dusse la sua Truppa molti anni. Fu Marito Giovanna Sparacello della Cecilia, di cui si è parlato, e recitò la parte dell’Innamorato con grande intelligen- za nelle cose studiate, e con molta prontezza COLOMBINA Comica1, che recitava nel nelle cose all’improvviso. Fu uomo di molta carattere da Serva in Firenze l’anno 16462. e intraprendenza, ed ebbe in sua Compagnia che maritandosi con Buff etto Commediante degli abili Personaggi2, a’ quali però all’oc- dié motivo ad un Poeta di pubblicare sopra correnza non mancava di dar loro delle buo- il suo matrimonio una ridicola Canzonetta3; ne instruzioni intorno al mestiere. Mortagli come si disse sotto la notizia del mentovato la Consorte3, risolse d’abbandonare l’arte Buff etto4. Comica, e siccome egli era assai studioso, pensò d’aprir scuola in Venezia, e ciò fece nel Note Campo di Santa Margherita, insegnando a’ 1. Si tratta di Isabella Franchini, fi glia del Pantalone fanciulli di leggere, e scrivere correttamente, Francesco Franchini e vedova di Francesco Biancolelli; ed insieme di far conti con facilissimo modo nel 1645 sposò in seconde nozze l’attore Carlo Cantù, aritmetico. Aveva una fi orita scuola numero- detto Buff etto. Dei fi gli avuti da Francesco Biancolelli sa, la quale tanto fruttavagli da poter vivere si dedicarono al teatro Niccolò e Domenico Giuseppe, decentemente. Fu il Collucci ripieno di buo- il Dominique de la Comédie–Italienne. Per un profi - na volontà, e s’addestrò sempre a guadagnarsi lo di questi attori si veda ad vocem in queste Notizie. con onoratezza il proprio sostentamento. Fu Rimasta nuovamente vedova nel 1647, la Franchini si buon Marito alla sua cara, e valorosa Cecilia, risposò a Bologna nel 1659 con Giacomo Paganelli e ed ella al pari gli fu un’ottima, ed amorosa abbandonò defi nitivamente le scene. Morì fra il 1695 Consorte. Avendo il Collucci molto faticato, e il 1696. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, pp. 425–430;

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Enc. Spett., II, coll. 1701–1702 (entrambi alla voce fuori d’Italia. È uomo intraprendente, abile, Cantù Carlo); S. Monaldini, Arlecchino fi glio di Pul- ed onorato, e trovasi presentemente colla sua cinella e di Colombina: note sulla famiglia Biancolelli, Truppa nella Dalmazia. tra Bologna e Parigi. «L’archiginnasio», XCI, 1996, pp. 83–161; S. Monaldini, L’anno comico 1651–52 e la compagnia ducale estense, in «Commedia dell’arte. COLOMBO FERDINANDO1. Valoroso, Annuario internazionale», I, 2008, pp. 29–95. ed onorato Commediante, che nella Masche- 2. Monaldini, cit., che ricostruisce con l’aiuto di ra dell’Arlecchino molto si distinse. Recitò documenti d’archivio e del Cicalamento gli sposta- in Moscovia2; fece Compagnia da se qualche menti dell’attrice Monaldini non accenna alla presen- volta; e fu altresì da varj Capi di Comiche za di Colombina a Firenze nel 1646. Truppe stipendiato. Per seguire una fi glia 3. Cicalamento in canzonette ridicolose, O vero Trat- ballerina, alienossi dall’arte, ma dopo d’aver tato di matrimonio tra Buff etto, e Colombina comici, più anni viaggiato con essa, le diede mari- In Fiorenza, nella stamperia d’Amador Massi, 1646, to, e tornò a farsi vedere sui Teatri. Pietro antologizzato in Pandolfi, IV, pp. –. Rasi, Rossi, Domenico Bassi, e la Faustina Tesi fe- cit., riporta i dettagli romanzeschi della vicenda ma- cero conto dell’abilità di quest’uomo, quan- trimoniale di Franceschini e Cantù. tunque ridotto alla vecchiaja3, Ferdinando 4. Si tratta di Carlo Cantù. Rimando alla voce Buf- Colombo pose molta cura nell’esercizio del fetto in queste Notizie per un profi lo di questo attore. suo faceto Personaggio, e riuscì grazioso ne’ gesti, e nelle parole, e destò fanatismo in va- Giovanna Sparacello rie principali Città, fuorché in Venezia, dove non potè esser molto gradito per il confron- to d’Antonio Sacco, da’ Veneziani favorito, e COLOMBINI ANNA Bolognese. Ebbe stimato. Non è però che il Colombo non fos- dal suo primo Marito le prime instruzioni se anche là conosciuto buon Commediante, nell’arte Comica, e s’addestrò con molta ma una prevenzione radicata non può svel- prontezza a recitare nel carattere della Serva. lersi sì facilmente in un popolo sostenitore Rimasta vedova, sposò Pietro Colombini, dell’altrui merito. Narrò a me stesso dodici come si dirà in appresso. Oltre il suo parti- anni sono il Colombo d’aver anche scritta colar carattere della Serva, ha sostenute an- qualche Rappresentazione di carattere serio, che delle parti serie in molte Commedie, e e romanzesco. Niente però del suo è compar- ciò ha fatto in buona guisa, e con aggiustato so alla luce, nè io posso dar giudizio di questi sentimento. Sa cantare con qualche grazia, e suoi scritti, non avendoli mai veduti. Vive benchè pieghi a quegli anni che dalla gioven- anch’oggi questo Comico in buona salute, tù son lontani, pure la sua gracile, e piccola e il vidi con la mentovata sua fi glia la scor- fi gura le serve ancora di qualche schermo sa Quaresima del 1781. in Cesena, essendo contro l’ingiurie del tempo. presso il nonagesimo anno dell’età sua.

Note COLOMBINI PIETRO Vicentino. La- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 687 (riprende senza sciata Vicenza sua Patria con qualche studio integrazioni la notizia di Bartoli); Giardi, pp. 100, fatto nelle prime scuole, passò alla Comica 255–256, 269–270; M. Ferrazzi, Commedie e comici Professione, facendo da Innamorato. Sposò dell’arte italiani alla corte russa (1731–1738), Roma, la Vedova d’un Comico nominato il Barbie- Bulzoni, 2000, pp. 46 sgg., 286. ri, e seco cantò in alcuni musicali Intermezzi. 2. Egli faceva parte della seconda compagnia presente Formò Compagnia, e la condusse in Italia, e alla corte russa a San Pietroburgo nel 1733–34. Con

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 186 – Giovanna Sparacello lui Gaetano Sacco e la moglie Libera, il fi glio Anto- improvvisamente in quella maschera faceta, e nio Sacco con la moglie Antonia Franchi e la fi glia producendosi a sostener i caratteri serj in col- Adriana, Antonio Fioretti, Pietro Mira, Pietro Pertici, te, e studiate Rappresentazioni. Invaghitosi il Francesco Ermano e probabilmente anche Ieronimo Coralli in Venezia di una nipote di Antonio Ferrari e Domenico Zanardi. Sacco, pensò questi di dargliela per consorte, 3. Il suo nome compare fra le maschere della com- e a solo oggetto di eff ettuare un tal Matri- pagnia Bassi per il 1774, ultimo anno di attività della monio, licenziossi il Coralli dal nobile suo compagnia. Gli attori recitavano al Teatro San Cas- Padrone, e nella Primavera dell’anno 1772 siano di Venezia. Colombo recitò successivamente passò con buon onorario a recitare nella con la compagnia di Pietro Rossi (carnevale 1775 e Compagnia del predetto Sacco. Il Matrimo- anno comico 1775–76). Nel 1776–77 aveva lasciato nio divisato non ebbe poi eff etto per ignote la formazione, impegnato nella formazione di Fausti- cagioni2. Due anni stette questo Comico nel- na Tesi; l’anno successivo fu sostituito da Giovanni la prefata Truppa recitando in concorrenza Battista Merli (la compagnia recitò tutto l’anno a Na- del Sacco qualche volta da Truff aldino, ma poli sotto la direzione del Signor Milidotti; l’assenza con poco felice esito, a motivo del confron- di Colombo potrebbe essere dovuta a questo trasferi- to troppo per lui svantaggioso. Più onore mento) e nel 1778–79 venne nuovamente scritturato si fece il Coralli esercitandosi in parti serie, come Arlecchino. Più tardi, fu Arlecchino nella com- benchè nel Venceslao Tragedia tradotta dal pagnia di Carlo Rebecchi (1786–87). Cfr. Giardi, Francese da Sua Eccellenza Il Nobil Uomo pp. 100, 245, 255–256, 269–270. Signor Francesco Gritti, poco aggradimento ne riscuotesse. Quel dotto traduttore di lui si Giovanna Sparacello lagna nel discorso preliminare ad essa Trage- dia, o più tosto lagnasi del suo modo di reci- tare mal adattato a quella parte d’un carattere COLOMBO FORTUNATO Ferrarese. aff atto opposto al naturale di questo Attore. Nacque da civili Parenti, e diedesi con genio Nulladimeno in altre cose si fece distinguere all’arte Comica, esercitandosi con valore nella per recitante di qualche merito. La Primavera maschera del Brighella. Fu con diverse vagan- del 1774 si trasferì nella Compagnia vagante ti Compagnie; ma in quella d’Antonio Mar- di Pietro Rosa, travagliando nella maschera chesini fece maggiormente spiccare la propria dell’Arlecchino, ed universalmente in molte abilità. Era verboso, e ne’ lazzi suoi mostrava rappresentazioni di vario genere. Venne in un Comica arguzia piacevole, e gustosa. Morì quel tempo da Parigi in Italia Francesco Za- questo Commediante in Alba Città del Mon- nuzzi3 per provedere a quella Truppa Italiana ferrato, e ciò avvenne circa l’anno 1761. una Donna seria, ed un secondo Zanni. La Donna ch’egli ebbe in vista fu la Ricci4 mia moglie, che non partì d’Italia, che dopo qual- CORALLI CARLO Bolognese. Essendo Se- che anno, ed il Zanni fu il Coralli, che da lui gretario di Sua Eccellenza il Signor Marchese veduto recitare in Bologna nell’estate seguen- Francesco Albergati in Bologna, seco acca- te, convenuto col Rosa perchè gliel cedesse, demicamente esercitossi recitando nella sua seco il condusse senza frapporre dimora al- maschera dell’Arlecchino1, e ben sovente in cuna di unirsi a’ Compagni suoi in Parigi5. parti Comiche senza maschera, ed anche tal- Nella maschera dell’Arlecchino6 non piac- volta in alcune Tragedie. È palese ad ognuno que7 pel troppo disuguale paragone del tanto il genio di quel dotto Cavaliere per le cose ben veduto ed accreditato Bertinazzi8. Ri- Teatrali; onde sotto a’ di lui insegnamenti mase però il Coralli in Francia, esercitandosi potè molto apprendere il Coralli, e recitando in altre cose per servizio della Truppa fi no a

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 187 tanto che venne in questi ultimi tempi abo- nel Mercure de France di quell’anno è ricordato il de- lita9. Il Coralli non ha voluto riveder l’Italia, butto di questo comico nel ruolo di Arlecchino. Il ma avendo sposata una fi glia del Ruggeri10, famoso Carlin Bertinazzi, Arlecchino impareggiabile fabbricatore di fuochi artifi ciali, è rimasto a della troupe, avrebbe provveduto alla formazione del Parigi, impiegato colla Truppa Francese nello giovane facendogli da guida e da modello durante il stesso Teatro11, e un tal impiego gli fa onore, suo periodo di adattamento e apprendistato sulla sce- e giovagli altresì per il congruo, e necessario na francese. Anche il D’Origny, nei suoi Annales du suo decoroso mantenimento12. Th éâtre Italien spende qualche parola in occasione del debutto del Coralli e sottolinea proprio il ruolo di Note formatore che Carlin avrebbe esercitato nei confronti 1. Carlo Coralli fu segretario del Marchese Francesco del Coralli. Una lettera di Carlo Goldoni del novem- Albergati Capacelli e sotto la sua guida e protezione il bre 1773 in risposta alla raccomandazione in cui il giovane potè esercitarsi e apprendere il mestiere d’atto- marchese Francesco Albergati prega l’autore venezia- re e principalmente formarsi e perfezionarsi nel ruolo no di comporre qualche commedia per il Coralli, suo di Arlecchino. Coralli recitò presso la società comica protetto e in partenza per Parigi, rivela l’esistenza di del marchese a Bologna e nelle province di Zola Pre- divismo e di rivalità tra gli attori. Avanzando qualche dosa e di Medicina. BIBLIOGRAFIA: Campardon, riserva e mostrandosi reticente suo malgrado, temen- p. 142 (Corali); DBI, vol. 28, 1983, p. 688; D’Ori- do di suscitare la gelosia di Carlin, il Goldoni conclu- gny, II, pp. 96, 132, 159; Enc. Spett., III, col. 1421 de infatti la questione promettendo di fare il possibile (R. Motta); Gozzi, Memorie inutili, pp. 511–515; per aiutare il giovane Coralli, considerandolo since- Leonelli, I, p. 259; Rasi, II, pp. 695–696. ramente come un attore talentuoso ma «confi nato» 2. Nel 1772 il Coralli si stabilì a Venezia rimanen- ad un ruolo secondario dalla permanenza del vecchio dovi per due anni nel corso dei quali ebbe modo di Carlin. Cfr. DBI, cit., p. 688. conoscere e diventare intimo amico della moglie di 6. Il debutto del Coralli nel ruolo di Arlecchino avvie- Francesco Bartoli, Teodora Ricci. L’attore prese l’abi- ne il 16 Maggio 1775 nel Docteur avocat des pauvres, tudine di rendersi spesso a casa dell’attrice e le «ignote in 4 atti. Secondo la consuetudine del teatro, l’attore cagioni» che impedirono il matrimonio tra il Coralli veterano soleva presentare l’esordiente al pubblico, e la nipote di Antonio Sacchi sono probabilmente da infatti, così come era stato fatto per Carlin nel 1742, individuare nella relazione ambigua che si era venuta Coralli viene battezzato dall’elogio che Carlin stesso a creare tra la Ricci e il Coralli, e nella gelosia del gli dedica in apertura dello spettacolo. La Correspon- Sacchi, infatuatosi anch’esso dell’attrice. A salvarlo dance littéraire si soff erma sul discorso di Carlin, nel dal licenziamento sicuro fu l’amicizia di Carlo Gozzi quale il comico insiste singolarmente sulle qualità e nei suoi confronti, ma ben presto le tensioni interne le virtù morali del Coralli e ne abbozza vagamente e alla compagnia del Sacchi e le spiacevoli situazioni rapidamente le doti artistiche. Cfr. Grimm, XI, p. 72 di cui fu protagonista il Coralli permisero al Gozzi, (maggio 1775). come ricorda l’autore veneziano nelle sue Memorie, di 7. Carlo Coralli non conosce un notevole successo. conoscere la vena opportunista che spesso aveva carat- Due anni dopo il debutto, Louis Petit de Bachaumont terizzato la condotta del Coralli. nei suoi Mémoires secrets scrive che il giovane chiama- 3. Su Francesco Zanuzzi v. ad vocem nelle presenti to dall’Italia a sostituire progressivamente il quasi set- Notizie. tantenne Carlin non era di gradimento per il pubbli- 4. Su Teodora Ricci v. ad vocem nelle presenti co francese. Il ruolo di secondo Arlecchino, «riserva» Notizie. di un Primo Attore come Carlin sembra determinare 5. Un ordine di debutto per Carlo Coralli è ripor- lo scarso successo del Coralli. L. P. de Bachaumont, tato nei registri del teatro della Comédie–Italienne Mémoires secrets pour servir à l’histoire de la République e datato 28 Aprile 1775. L’attore si presenterà sulla des lettres en France, depuis 1762 à nos jours, ou Journal scena per la prima volta nel maggio seguente. Anche d’un observateur, Londres, J. Adamson, X, p. 46 (10

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 188 – Giovanna Sparacello febbraio 1777). Secondo quanto riporta il D’Origny 10. I fratelli Ruggeri, (Parfaict, V, p. 539), origina- (II, p. 132) al contrario, nel Febbraio nel 1778, al ri di Bologna, si stabilirono in Francia al servizio di fi anco dell’Argentina Antonia Bianchi e del Camerani Luigi XV esportando la loro sapiente tecnica di ela- nei Deux Billets di Florian, non essendo sottomesso al borazione di fuochi d’artifi cio al servizio di spettacoli. duro confronto con Carlin, il Coralli ottiene i favori e L’inizio della loro collaborazione con il teatro della gli elogi del pubblico. Comédie–Italienne è fatto risalire dal Desboulmiers 8. Sul torinese Carlo Bertinazzi v. ad vocem nelle pre- (Desboulmiers, II, p. 41 (vol. 5, p. 138)) alla rappre- senti Notizie. Chiamato a sostituire Carlin, il Coralli sentazione del canevas in quattro atti Arlequin et Sca- sembra condannato a giudizi cauti e tiepidi da parte pin magiciens par hasard, la sera del 15 luglio 1743; della critica contemporanea, che si esprime in merito in seguito la novità e la spettacolarità dei fuochi d’ar- alle qualità dell’attore con recensioni costruite sul pa- tifi cio permisero di soccorrere la Comédie–Italienne ragone pressochè sprezzante con il maestro Carlin. È richiamando un gran numero di spettatori. il caso della Correspondance littéraire: il periodico, pur 11. Coralli continuerà a lavorare per la nuova Co- mostrandosi clemente, non esita a compilare il por- médie–Italienne affi ancando Carlin sino alla morte di trait ideale dell’Arlecchino amato dal pubblico fran- quest’ultimo avvenuta nel 1783. Oltre al primo ruolo cese e nel quale è facilmente riconoscibile il comico di Arlecchino Coralli si vedrà attribuire anche altre Carlin, per contrapporvi quello incarnato dal Coral- parti secondarie o accessorie e sarà chiamato a cantare li, dal quale si attendono maggior esercizio e pratica nei cori. Campardon ricorda come una delle migliori della scena francese. La Correspondance littéraire si at- esibizioni del Coralli quella nel ruolo del fratello ge- tarda sulla questione della lingua: è spesso ricordato mello minore in una commedia di Florian, Les deux come Carlin avesse acquisito con il passare degli anni Jumeaux de Bergame, in un atto, rappresentata per una notevole padronanza della lingua francese, che la prima volta il 6 agosto 1782. Al fi anco di Carlin permetteva all’attore di concedersi storpiature forzate (quest’ultimo nel ruolo di fratello maggiore) Coralli e volute ai fi ni di rendere la lingua vettore di comicità. regge il confronto distinguendosi per le sue doti ca- Il livello di conoscenza della lingua francese acqui- nore e musicali grazie ad una piacevole esecuzione sito dal Coralli invece era ancora troppo impreciso, accompagnata dal mandolino. È in seguito il padre troppo zoppicante per lasciare all’attore la libertà e nella commedia di Florian, Le bon père, rappresentata l’eff erratezza di lanciarsi in rischiosi giochi di parole o per la prima volta il 1 Febbraio 1790. cit. Campar- in distorsioni volutamente ridicole. Ad una comicità don, I, p. 142; Corréspondance Littéraire adressée a un linguistica debole e poco fl essibile era associato poi souverain d’Allemagne, par le Baron de Grimm et par un tono di voce inadatto al ruolo incarnato: talvol- Diderot, troisième et dernière Partie, II, Août 1782, ta troppo forte o al contrario troppo debole, in ogni Buisson, Paris, 1813, pp. 18–19. Il 6 settembre 1783 caso non in grado di riprodurre quel tono infantile muore Carlin e al Coralli viene attribuito il ruolo di e ingenuo che tanto piaceva e tanto caratterizzava Arlecchino nel Cabriolet Volant ou Arlequin Mahomet, l’espressività tipica dell’ Arlecchino dell’epoca. pièce di J. F Cailhava de l’Estendoux che era stata 9. Il genere italiano viene abolito nel 1780, quasi tut- rappresentata per la prima volta nel 1770 e che aveva ti gli attori italiani della troupe vengono congedati, riscosso un grande successo presso il pubblico grazie molti di essi lasciano la Francia, altri approfi ttano del- alla performance dell’Arlecchino Carlin. Tredici anni la pensione senza più esercitare il loro mestiere di at- dopo, la critica è dura nei confronti del nuovo Arlec- tori; pochissimi, solo tre, sono quelli che rimangono chino Coralli, l’inevitabile paragone con il predeces- alla Comédie–Italienne e continuano a lavorare per sore da poco scomparso ritorna tra le pagine dei perio- il teatro francese: Camerani, nominato semainier per- dici e l’insuccesso della rappresentazione che lo vede pétuel, Carlin, che continuerà ad esercitare il proprio protagonista non fa che accentuarlo, nonstante sia da ruolo di Arlecchino e che morirà però nel 1783 e il attribuire alla debolezza del soggetto della commedia Coralli il cui ordine di riassunzione risale al 15 Marzo di Cailhava. Nel 1784, il 1 Luglio, il Coralli è il ge- 1780 secondo i Registri del teatro. mello questa volta maggiore nei Jumeaux de Bergame

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 189 di Florian, questa volta affi ancato da Th omassin, nel In occasione che questa Comica recitava in ruolo di gemello minore. Il modo di recitare del Co- Venezia con grido, vi fu un tale, che inva- ralli viene descritto come pieno di verità e di natura- ghito del di lei merito, pensò di acquistarsi lezza dal D’Origny (D’Origny, II, p. 159) in questa qualche porzione della sua grazia con esibirle commedia che veniva ripresa e rimessa al teatro per la un Sonetto da lui composto. Eseguì il suo prima volta dopo il decesso di Carlin. pensiero, e la Coris accettollo con dimostra- 12. Secondo quanto è riportato dai registri della zioni di gratitudine. Partito il suo lodatore, e Comédie–Italienne Carlo Coralli riceve a partire dal capitato da lei Paolo Abriani, noto Lettera- 1780, anno della sua riassunzione, uno stipendio di to3, lessero unitamente il presentato Sonetto, 3000 lire. e lo trovarono sì goff o, e disgraziato, che non poterono far meno di prorompere in una so- Silvia Spanu Fremder lenne risata. L’Abriani disse alla Coris, che voleva mortifi care lo scimunito innamorato, e il giorno appresso fece capitare il Sonetto CORIS EULARIA1. Era questa una Comi- che segue ad una brigata d’Amici, fra’ quali ca di somma abilità, che si esercitava nella eravi l’ignorante Poetastro; e quelli burlan- Compagnia de’ Comici Fedeli, condotta, e dolo gliel lessero, e ne restò (come può cre- diretta dal rinomatissimo Giovanni Battista dersi) confuso, e mortifi cato. Andreini. Graziosa ne’ gesti, vaga nel por- tamento, bellissima in volto, ed ornata di Per un goff o Sonetto presentato da un tale biondi capelli, si rendeva gradito spettacolo alla Signora Eularia Comica Celebre. sulle scene. Nell’anno 1652. giovinetta qual era, sostenne con molta bravura la parte di Dalle virtù della Signora Eularia Maddalena lasciva, e penitente, nell’azione Comica illustre, un tal mosso a far versi Drammatica di essa Santa, composta dal Alcuni ne sputò de’ così tersi, suddetto Andreini: e pubblicata colle stam- Che parver d’un toscan nato in Canaria. pe2; nella quale leggonsi diversi Madrigali Di Rime in prosa una mistura varia in lode dell’Attrice. Ne trascriveremo qui Fece, e di piedi, e numeri diversi, due, composti da un Gentiluomo Cremo- Ma soavi così, che amica fersi nese, ed off erti al merito di questa brava L’Asinesca d’Amor turba gregaria. Commediante. Prendi il dono Eularia mia, cui portatore, Diceva il primo. Or tu la squadra piglia, Flora di Palestina E giudica degli altri, o buon lettore. Se rappresenti, o vaga, Ma se pur sei della Febea Famiglia, Rapisci i cor, come il tuo bel gli appaga, Faratti anco il cantar d’un goff o Autore E tra schiere d’amanti Stringer le labbra, ed inarcar le ciglia. Porti d’un Ciel sereno in faccia i vanti. Ma poi se in gonna umil fatta pentita, Ciò fatto, l’Abriani Compose un altro So- Piangi gli error della passata vita, netto sopra il medesimo soggetto, ed in- Fai sì che ognun nel tuo dolore immerso viollo alla Coris, che lo trovò del tenore Il cor riacquista al Ciel nel mal sommerso. seguente. EU L’ARIA rimbomba De le tue glorie, e del tuo dir facondo; Son così dolci Eularia i bei concetti, Degna che il Ciel, nò il Mondo, Che v’escon dalla bocca saporita, Gli aff etti del tuo duol fosse a sentire, Che nè Saff o, nè Laura, o Margherita, E coronar di Stelle il tuo pentire. Né il Petrarca vi può co’ suoi Sonetti.

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Anzi la perderebbe in fatti, e in detti CORONA PAGANINI ANNA1. Sortì dalla Con voi degli Orator l’Archimandrita. natura i più bei doni, che mai potesse ave- E direbbe, leccandosi le dita, re una giovane Attrice. Una bella, e graziosa Questi dell’Alma mia sono i confetti. fi gura2, una voce fl essibile, e dolce, una pro- Ma che stò a dir! Qualor voi favellate nunzia assai retta3, un gesto nobilmente na- D’Orfeo mi pare il suon sentire allora, turale, e un portamento spirante tutto brio, Che le Fiere traea quasi incantate. sono i bei vanti suoi. Ciò, che poi fornisce i Ma questo è poco; perchè Orfeo talora di lei meriti è un intelligenza piena d’acume, Tirò le bestie, e voi non sol tirate, l’investirsi al vero delle passioni, e l’esprimere Ma fate Poetar le bestie ancora. con grazia, e nobiltà vivamente tutte le cose, che rappresenta. Nelle Commedie all’improv- Note viso fa valere il suo spirito, e parla con elegan- 1. Il problema dell’identifi cazione di Eularia Coris za, con facondia, e la sua rettorica potrebbe con Orsola Coris, attrice di cui restano alcune lette- riputarsi studiata, quando non si sapesse che re al Duca di Mantova datate 1658, è stato sollevato ella crea i suoi concetti in quel momento da Rasi, che propendeva per una risposta aff ermativa. appunto che gli escono dalla bocca. L’Anna Enc. Spett. respinse tale ipotesi perché le lettere di Or- Corona fu in Lisbona con Onofrio Pagani- sola non fanno alcun riferimento al presunto nome ni4 unitamente con la Chiara di lei Madre5, d’arte d’Eularia. Sulla base di nuovi documenti, Ste- già Comica anch’essa. In quella città divenne fania Monaldini aff erma che Eularia Coris è la co- Sposa di Francesco6, fi glio di quel Capo Co- mica Orsola Cortesi, poi Biancolelli, chiamata Coris mico, il quale dopo la morte del Padre guida dal nome del secondo marito della madre, Bernardi- con pari riputazione la di lui Compa gnia. È no, noto come Silvio. La madre, Barbara Minuti (in l’Anna Corona fornita di tutte quelle grazie, arte Florinda), recitava con il marito nelle compagnie che sono necessarie ad una Comica di gran al servizio dei duchi di Mantova e di Modena. Per merito. I suoi virtuosi talenti sono stimabi- un profi lo biobibliografi co di Eularia Coris riman- li presso tutti quelli che l’hanno sentita, ed diamo alla voce Biancolelli Orsola in queste Notizie. ammirata. Ebbe molte lodi da varj Poetici in- BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, pp. 696–702; Enc. Spett., gegni; ed il Sonetto, che segue farà una prova III, col. 1453; S. Monaldini, Arlecchino fi glio di Pul- non dubbia dell’inimitabile valor suo7. cinella e di Colombina: note sulla famiglia Biancolelli, tra Bologna e Parigi. «L’archiginnasio», XCI, 1996, A1 Merito impareggiabile della signora Anna Co- pp. 118–161. rona Paganini, che nel Carnovale dell’anno 1777. 2. G. B. Andreini, La Maddalena lasciva e penitente, recita in carattere di prima Comica in Genova nel Milano, G. B. e G. C. Malatesti Stampatori, [1652]. Teatro delle Vigne8 con universale applauso. Si v. l’edizione critica a c. di R. Palmieri, Bari, Palo- mar, 2006. Qual altra mai sulle notturne Scene 3. Paolo Abriani (Vicenza 1607–Venezia 1699), po- Poteo cangiar così diversi aspetti, eta marinista, interessa particolarmente per le tradu- Pinger dell’Alma i violenti aff etti, zioni delle Odi di Orazio e della Farsaglia di Lucano. Quale un tempo già fea la saggia Atene? Lasciò un volume di Poesie, Venezia, Francesco Valva- Tu fra le genti di stupor ripiene, sense, 1663. Cfr. Dizionario della letteratura italiana: Movi così gli sguardi, i gesti, e i detti, gli autori, i movimenti, le opere, a c. di E. Bonora, Mi- Che svegli a tuo piacer ne’ nostri petti lano, Rizzoli, 1977, vol. I; V. Caputo, I poeti italiani Sdegno, amor, duol, pietà, timore, e spene. dall’antichità ad oggi, Milano, Gastaldi, 1960. Quindi il tuo nome dell’invidia a scorno Fa la sincera fama a te rivolta, Giovanna Sparacello Nel pien Teatro risuonar d’intorno.

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E l’attonita Udienza ognor più folta francese e dei nuovi testi democratici», in breve di- Pende dalle tue labbra; e al chiaro giorno stinguendosi tra le compagnie patriottiche e repub- Preferisce la notte, in cui t’ascolta. blicane come «la più conosciuta compagine nomade della Cisalpina» (M. Cambiaghi, cit.). Per le recite Note nella Cisalpina e in particolare al Teatro della Canob- 1. «Nata intorno alla metà del Settecento, morta ai biana di Milano, 1799–1803, cfr. M. Cambiaghi, primi del secolo seguente» (Enc. Spett., cit. infra). cit., pp. 90–92. Per gli organici e i giri dal 1795– BIBLIOGRAFIA: Rasi III, pp. 202–203; Leonel- 1796 al 1798–1799, cfr. Giardi, pp. 213–215 (che li I, p. 261 (ripetono senza integrazioni la notizia riporta l’Indice de teatrali spettacoli). Per il solo 1794– di Bartoli); A. Manzi, Clementino Vannetti tra i co- 1795, cfr. M. Cambiaghi, cit., pp. 294–295 (dalla mici. L’origine di un sonetto celebre (Dalle «Memorie» medesima fonte). Alle piazze del 1796–1797 bisogna inedite di A. Morrocchesi), in «Nuova Antologia», a. aggiungere, per la primavera, Padova, Teatro degli LXVI, fasc. 1414 (16 febbraio 1931), pp. 449–472; Obizzi, come si evince da B. Brunelli, I teatri di Enc. Spett., III, coll. 1478–1479; Giardi, passim; M. Padova. Dalle origini alla fi ne del secolo XIX, Padova, Cambiaghi, La scena drammatica del Teatro alla Ca- Angelo Draghi, 1921, pp. 315–316. Si noti, infi ne, nobbiana in Milano (1779–1892), Roma, Bulzoni, che presso la Biblioteca e Raccolta Teatrale del Bur- 1996, passim. cardo a Roma è conservata una lettera di tre pagine 2. Manzi, cit., 453, la dice: «dalle lunghe chiome a lei inviata da Giuseppe De Marini, datata Brescia, auree». 7 giugno 1802 (AUT–043–A22–01: «Madama, non 3. Sapeva anche recitare in francese: non può che posso comprendere come debba consegnare la som- essere Anna Paganini la comédienne italienne Annet- ma richiestami nelle mani dell’amico Verri [...]»). te Paganini, citata sul frontespizio di un’edizione del 8. Per questo teatro, costruito dalla famiglia Durazzo Pigmalion di Rousseau, come interprete insieme a a metà del XVIII secolo, cfr. F. Ragazzi, Teatri storici Bonifazio Welenfeldt di una rappresentazione di tale in Liguria, Sagep, Genova 1991. testo, avvenuta in francese al San Samuele nel 1773 (Rasi, s. v. Welenfeldt Bonifazio). Livia Cavaglieri 4. Su Onofrio Paganini, si veda la relativa voce di Bartoli. In questa compagnia Anna era entrata «gio- vanissima» (M. Cambiaghi, cit., p. 90). CORSINI JACOPO Fiorentino1. Bravo, ed 5. Non si sono reperite altre notizie in merito a Chia- esperto Commediante, che da molti anni ra Corona. recita in Fiorenza nel Teatro della via del 6. Su Francesco e sulla compagnia da lui guidata si Cocomero con la Comica Compagnia da veda la relativa voce di Bartoli. Giovanni Roffi diretta. Sostiene egli le parti 7. In seguito alla morte di Francesco nel 1794, di Padre, e di altri caratteri seriosi, e gravi, «Anna sposò in seconde nozze l’attore Pietro Pianca, come egualmente quelli d’un genere faceto, milanese, già abile interprete nella compagnia, […] e scherzevole2. È Poeta improvvisatore, e riu- che l’affi ancò nel capocomicato» (M. Cambiaghi, scirono graditissime le di lui Ottave, cantate cit., p. 90). Si noti che, secondo Manzi, cit., p. 453 una per ciascheduna delle sue recite nel suac- (il quale scrive sulla scorta delle Memorie di Morroc- cennato Teatro3. Veggonsi queste in diversi chesi, che fu in compagnia Paganini nel 1790), la Libretti pubblicate colle stampe, e trovansi relazione tra Anna Paganini e Pietro Pianca era già vendibili al Negozio Cambiagi nella Stampe- iniziata quando ancora Francesco era in vita e a capo ria Gran–Ducale4. In esse ha egli procurato della compagnia. Costituita per la maggior parte dal d’essere spiritoso, ma non osceno; pungente, nucleo di attori che avevano lavorato con Francesco ma non satirico. Le due seguenti con le sue Paganini, la Paganini Pianca, sullo scorcio del secolo, allegorie serviranno per un saggio del di lui si fece «interprete della drammaturgia rivoluzionaria stile.

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Ottava XII. Pag. 8. Colomberti, Dizionario biografi co degli attori italia- ni, a c. di A. Bentoglio, Roma, Bulzoni, 2009, I, ad Nella Commedia intitolata L’INDIGENTE la vocem.); Giardi, p. . sera del dì 4. Ottobre 1773. Allusiva alla diversa 2. Negli anni 1775–1779 il Corsini recita nella com- costituzione fra l’Indigente, e il Fratello del mede- pagnia di Giorgio Frilli nel ruolo di Primo Vecchio. simo, essendo stato questi facoltoso, e malvagio, e 3. La pratica della declamazione delle ottave alla fi ne l’altro miserabile, e onesto. delle rappresentazioni diventa caratteristica per la ma- schera di Stenterello. Alle ottave relative alle comme- È veramente in mano della Sorte die si aggiungeva a fi ne stagione un’ottava rivolta al {pag. 185} pubblico fi orentino con la funzione di commiato e ringraziamento. Ottava XXVI. Pag. 15. 4. Le ottave del Corsini sono pubblicate a Firenze con cadenza annuale dal 1770 al 1780, con il tito- Nella Commedia intitolata: LE TRENTATRE lo (di volta in volta riproposto) che compare già nel DISGRAZIE. La sera del dì 6. Gennajo 1774. primo libretto: Ottave cantate nel teatro del Cocome- Allusiva all’infame carattere d’un Oste in detta ro dal comico sig. Jacopo Corsini una per ciascheduna Commedia, ed al comodo che hanno gli Osti di delle recite dalla primavera dell’anno 1770 fi no a tutto rifarsi contro chi dice male di loro, ed in specie se il carnevale 1771. Nel 1780 vengono edite anche le sono de’ loro ricorrenti con aggravarli soverchia- ottave recitate a Livorno. Il Corsini è inoltre auto- mente i Conti. re dello scherzo poetico Il Viaggio dei Fiorentini alla Madonna della Tossa, edito a Firenze nel 1824 e del Chi non avesse pratica degli Osti, componimento sacro Santa Teodora vergine e san Di- {pag. 185} dimo martiri in Alessandria, pubblicato a Firenze nel 1778 e destinato ad essere cantato nell’oratorio di S. Jacopo Corsini, che fi no ad una età avanzata Filippo Neri della stessa città, con le musiche di Giu- non mai da Firenze partissi, nell’anno 1780. seppe Sarti (cfr. Melodramma spettacolo e musica nella ha cominciato colla Compagnia del suddetto Firenze dei Lorena, repertorio a c. di M. De Ange- Roffi a farsi conoscere anche in altre Città5, lis, Giunta Regionale Toscana, Editrice Bibliografi ca, come Milano, Torino, Genova, e simili; e per 1991, scheda 347, p. 284). Dalle ottave è possibile tutto ha riscossi de’ sinceri applausi, ben do- desumere il repertorio delle esibizioni del Corsini, che vuti alla sua abilità di Recitante, e alla sua comprendeva commedie di Goldoni, Chiari, Pietro Musa naturalmente piacevole. Meriterebbe Andolfati, Simone Antonio Sografi . egli un più lungo elogio, ma questo gli vien 5. Nell’autunno del 1780 Jacopo Corsini recita al Te- fatto da’ suoi proprj talenti, che sanno farsi atro San Sebastiano di Livorno. Giardi segnala inoltre distinguere dovunque ha egli sin ora avuta Milano (primavera) e Torino (estate), cit. pp. 248– occasione di presentarsi6. 249 (Corsini compare col nome di Giacomo). 6. Il Corsini ritorna a Firenze nel 1790, dove muore Note verso il 1800. 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi II, pp. –; Leo- nelli, I, p. ; Enc. Spett., III, col. 1526; DBI, Vincenza Perdichizzi vol. 29, 1983, pp. 643–644 (R. Motta); A. Colom- berti, Cenni artistici dei comici italiani dal 1550 al CORTESI GIOVANNI BATTISTA Vene- 1780, compilati dall’artista comico Francesco Bartoli e ziano. Dopo d’avere esercitata la sua abilità dall’attore Antonio Colomberti continuati fi no al 1880, in varie cose spettanti all’Arte Comica, si è 154 (Roma, Biblioteca dell’Istituto Nazionale di Ar- fi nalmente fi ssato a recitare nella Masche- cheologia e storia dell’arte, ms. 22 [1880], ora in A. ra del Pantalone. L’anno 1767. essendo in

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Udine colla Compagnia di Girolamo Bran- COSTA ROSA1. Recitava nella Comica di, Sposò una graziosa fanciulla per nome Compagnia del Teatro a San Luca in Venezia, Veronica, la quale fu da lui addestrata nel in tempo che Antonio Franceschini detto Ar- mestier del Teatro. Nel 1774. passò con essa gante, n’era lui il Capo, e conduttore2. L’an- nella Compagnia di Giuseppe Lapy al Teatro no 1736. nella Tragicommedia intitolata: La Sant’Angelo in Venezia, recitando egli nella Clemenza nella Vendetta; sostenne la Costa le sua Maschera di Pantalone, e la Moglie in- parti della Cingara Indovina, di Madama De gegnossi nel carattere della Serva. Scorsero La Sol Re Virtuosa di Camera della Regina, e entrambi altre Città, variando Compagnie, e d’Eurilla fi glia del maggior Sacerdote3. Oltre fi nalmente hanno in Verona stabilita la loro il recitare nelle Commedie, possedeva ancora dimora, alienandosi in virtù d’altro impiego l’abilità di cantare4, e quantunque non fosse dalla Comica Professione. che una terza Donna, pure Argante ne faceva conto, e tennela sempre in qualche stima.

CORTICELLI MADDALENA Comica Note piena d’avvenenza, e di brio, che recitò per 1 BIBLIOGRAFIA: C. Goldoni, Prefazioni molti anni nel carattere della Serva in una dell’edizione Pasquali, tomi XIII e XIV, in Goldoni, Compagnia di Napoli. Tornata con il suo I, pp. 716, 732; Rasi, II, p. 708; A. Gentile, Goldoni Marito in Lombardia, fu accettata nella e gli attori, Trieste, Cappelli, 1951, p. 16. Comica Truppa d’Onofrio Paganini, e seco 2 Un elogio della compagnia di Argante al San Luca fu in Portogallo. Ha trovato impiego in al- viene dal Goldoni nella prefazione del tomo XIII tre vaganti Compagnie anche dopo d’esser dell’edizione Pasquali (Goldoni, I, p. 716): «La rimasta vedova. La sua fi gura gentile, e una compagnia del Teatro di S. Luca, della nobile fami- grazia singolare, la rendono anch’oggi degna glia de’ Vendramini, passava per la migliore. Infatti le delle pubbliche lodi, nè lasciano che gli ol- quattro maschere erano eccellenti. Il famoso Garelli traggi del Tempo cagionino in lei quelle per- Pantalone, il bravo Campioni Fichetto, il graziosis- dite, che pur troppo inseparabili sono dalla simo Cattoli Traccagnino, l’erudita Eularia, moglie caducità di quei pregi, che tanto soglionsi di Pompilio Miti, prima Donna, il gentile amoroso stimare dagli uomini nel gentil sesso. Bernardo Vulcani, e lo strepitoso Argante, uniti ad al- tri Personaggi di mediocre valore, rappresentavano le Commedie dell’Arte con tutta quella perfezione della CORTICELLI MARGHERITA Graziosa quale erano capaci le Commedie di cotal genere». fi glia della Maddalena, di cui si è fatta pa- 3 La tragicommedia del veneziano Giovanni Palaz- rola. Recita in carattere di Donna Seria in zi venne pubblicata a Padova da Giovanni Battista una vagante Compagnia con molto spirito, e Conzatti l’anno nel 1736 e venne dedicata dal Fran- promette un’ottima riuscita per decoro delle ceschini all’amico Giovan Battista Garelli che lasciava Scene, e per sostegno di qualche Capo Co- il teatro. Vi è impressa una lista degli interpreti da cui mico, che d’una giovane Attrice abbisogni. È Bartoli attinge. Fausto Bonomi sostenne la parte di divenuta sposa d’un bennato Piacentino del- Tugo Marmotta Condottiere de’ Soldati Allocchi, Fe- la famiglia Fortunati, il quale seco s’esercita lice Bonomi quella di Argentina regina delle Civette, nella Comica professione. Può la Margherita Giuseppe Campioni interpretava la parte di Fichet- Corticelli in questi tempi aver luogo fra le to Conte dei Falchetti, e Baron de’ Sparvieri, primo più belle, e meritevoli Comiche, che calchino Ministro della Regina. Lodovico Nicoli recitò il Dot- con bravura i Teatri, e può quindi aspirare in tore Marchese de’ Merlotti; Pompilio Miti sostenne breve di far migliori progressi, sollevandosi la parte d’Uranio maggior Sacerdote d’Apollo mentre in appresso ad una più doviziosa fortuna. la moglie Vittoria recitò come Eularia Principessa de’

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Faggiani, parte seria. Francesco Rubini recitò come Tommaso, con la maschera del Dottore (v. Croce, Pantalone re dei Cuchi mentre Giovanni Verder era cit., pp. 193–194 e 197–198; v. anche la voce Costan- Florindo. tini, Gabriele, in DBI, cit. 4 Nella prefazione al tomo XIV dell’edizione Pasquali 3. Capocomico abruzzese. Ad esempio è segnalata (Goldoni, I, p. 732), Goldoni accenna all’abilità ca- con lui come prima donna a Milano al Teatro Ducale nora della Costa, che venne reclutata dalla compagnia nell’estate del 1740 (cfr. C. Morinello, voce Costan- del San Samuele come cantante per gli intermezzi nel tini, in Enc. Spett., cit.). 1736: «Fortifi carono altresì gl’Intermezzi. Presero la Rosina Costa, giovane, non bella, ma spiritosa, che Roberto Cuppone sapeva un poco di musica, ed aveva una voce e un’abilità sorprendente». COSTANTINI ANGELO1 Bravo Comme- Giovanna Sparacello diante, che recitò la parte di secondo Zanni sotto il nome di Mezzettino2. Fu Capo della Truppa Italiana a Parigi3, e Comico Ordi- COSTANTINI ANGELA. Fu sorella di nario di sua Maestà Cristianissima4. Era un Tomaso Monti, di Carlo, e di Pietro, de’ Uomo di buon talento, e per l’arte sua mol- quali tutti si parlerà al proprio luogo1. Re- to intraprendente, ed esperto. Impiegò il suo citò da Donna seria con molta abilità, e fu ingegno non solo nelle cose appartenenti al la seconda Moglie di Gabriello Costantini2. Teatro; ma diessi anche con molta grazia a Dopo la morte di lui restò con molti fi gli, scrivere la vita in lingua Francese di Tiberio i quali furono da lei allevati con immensa Fiorilli5, denominato lo Scaramuccia. Fu da fatica. Stette alcuni anni nella Compagnia lui pubblicata colle stampe di Brusselles in di Nicola Petrioli3. Passò alle seconde nozze forma di dodici l’anno 1708. per Giorgio con Giuseppe Greffi Comico anch’esso, che Backer Stampatore, e Librajo6. Dedicolla morendo in fresca età, lasciolla vedova di bel a sua Altezza Madama Reale, innanzi a cui nuovo. Oggi avanzata negli anni va recitando aveva a sua gloria recitato più volte; e che talvolta, ma per lo più vive alienata dall’arte, riconosceva per sua magnanima benefattrice. e con que’ pietosi sussidj che le vengono pre- Angelo Costantini fu un Comico assai ben stati da’ suoi parenti, e da qualche caritatevo- veduto da’ Francesi, e sommamente patroci- le Capo Comico. nato dal Re. Morì questo Comico valoroso carico di meriti, e di fortune nella Città di Note Parigi intorno all’anno 17257. 1. Angela Monti è anch’essa fi glia d’arte (secondo lo stesso Bartoli, e non sorella, come qui sostenuto) Note del bolognese Tommaso, dunque sorella di Carlo e 1. Figlio di Costantino (v. voce Costantini, Costanti- di Pietro (v. qui alla voce Monti Tommaso, ma anche no, in DBI, vol. 30, 1984, pp. 286–287 (G. Romei)) alle voci Monti Carlo; Monti Pietro; Monti Avelloni e Domenica (v. qui ad vocem), entrambi comici, e Teresa). BIBLIOGRAFIA: B. Croce, I teatri di Na- fratello maggiore di Giovanni Battista, nasce a Ve- poli, a c. di G. Galasso, Milano, Adelphi, 1992 (1° ed. rona probabilmente nel 1654; inizia la sua carriera Napoli, Luigi Pierro, 1891); Rasi, II, ad vocem; Enc. in Italia, nella compagnia del Duca di Parma, come Spett., III, coll. 1563–1569 (voce Costantini, a c. di Arlecchino, dove conosce Annetta, fi glia di Angiola C. Morinello). V. inoltre la voce Costantini, Gabriele, D’Orso (o D’Orsi) e in arte Auretta come la madre (si in DBI, vol. 30, 1984, pp. 292–293 (G. Romei). hanno ancora notizie dei due nel 1678 a Venezia nel- 2. V. qui ad vocem. Angela segue il marito sicuramen- la compagnia del Teatro Grimani); la sposa nel 1680 te a Napoli e a Palermo, dove pure si trova suo padre ca. e da essa ha due fi gli, una femmina che muore

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 195 suora nel monastero di Chaumont–en–Vexin, e Ga- con giubbetto, calzoni corti, mantelletta e grande briele, a sua volta attore (v. qui ad vocem); Costantini berretto fl oscio, il tutto a righe verticali, bianche e deve essere dunque già ben conosciuto quando nel rosse o bianche e verdi _ come si tramanda in una 1681 (Campardon) o 1682 (Rasi) viene chiamato a vasta iconografi a subito ingenerata dagli sviluppi dati Parigi dal Th éâtre Italien, per sostenere l’Arlecchino al tipo da Costantini: oltre che in pittura, nei disegni addirittura in alternanza con il celebre Dominique e nei dipinti di Gillot e di Watteau, o nelle incisioni Biancolelli e dove invece quasi subito crea il tipo di di Bonnart, fi nanche nelle prime classifi cazioni stori- Mezetin; della moglie Annetta si sa ancora che ac- che delle maschere, incise da Joullain nell’Histoire di compagna Angelo a Parigi, che vi ha scarso successo, Luigi Riccoboni (Histoire du Th éâtre Italien depuis la e che quindi si ritira in Germania, forse proprio in décadence de la comédie latine, avec un catalogue des occasione dello scandalo della chiusura del Th éâtre tragédies et comédies imprimées depuis l’an 1500 jusqu’à Italien. Quanto ad Angelo, dopo lo scioglimento l’an 1600 et une dissertation sur la tragédie moderne, della compagnia, continua a fare Mezzettino in una Paris, Delormel, 1728; rist. anastatica: Bologna, For- compagnia italiana a Brunswick; quindi si trasferisce ni, 1969) e riprese poi da Sand. Costantini arriverà a Dresda, dove Federico Augusto I il Forte lo inca- a sostenere che in genere «occorre che la compagnia rica di formare una compagnia per un repertorio di sia composta di due Innamorati; di tre donne: due commedie e di opéras italiani; nel 1698 torna a Parigi per le parti serie e un’altra per la parte comica; di uno a reclutare attori per una sterminata formazione, che Scaramuccia, napoletano; di un Pantalone, venezia- gli guadagna addirittura, l’anno dopo, un titolo nobi- no; di un Dottore, bolognese; di un Mezzettino e di liare. Con esso contrasta in modo leggendario la sua un Arlecchino, tutti e due lombardi» (A. Costanti- successiva prigionia per ben vent’anni nella fortezza ni, La vita di Scaramuccia, nota introduttiva di G. di Königstein, causata da alcune avances alla favorita Davico Bonino, traduzione di M. Bonfantini, Torino, del re. All’uscita, ormai avanti negli anni, l’attore gira Einaudi, 1973, p. 66); e questa inscrizione di Mez- l’Europa (è di nuovo a Verona) prima di essere scrittu- zettino nella genealogia degli Zanni è infi ne sancita rato nel 1729, ormai settancinquenne, per mille scu- dalla celebre fi lastrocca di Giorgio Maria Raparini, di e poche recite alla nuova Comédie-Italienne, come L’Arlichino (1718). breve fenomeno di revival. BIBLIOGRAFIA: Rasi, Costantini esordisce in Mezetin l’11 ottobre 1683 II, ad vocem; Gueullette; Campardon, p. 141; Co- nell’Arlequin Prothée di Nolant de Fatouville, a fi anco stantini, Angelo, in DBI, vol. 30, 1984, pp. 279–283 di Biancolelli; lo abbandona per un anno circa, fra (G. Romei); Enc. Spett., III, coll. 1563–1569 (voce il 1688 e il 1689, quando, alla morte di Biancolelli, Costantini, a c. di C. Morinello); R. Guardenti, Gli viene uffi cialmente investito da Caterina Biancolelli italiani a Parigi. La Comédie Italienne (1660–1697). dell’eredità della maschera di Arlecchino (ma mantie- Storia, pratica scenica, iconografi a, Roma, Bulzoni, ne il nome di Mezzettino) – così come è rappresenta- 1990, vol. I, passim. to in un celebre acquerello di Lichery, passato poi agli 2. L’adozione del nuovo tipo di Mezetin (“mezza almanacchi; quindi, all’arrivo di Gherardi (v. qui ad misura”; in precedenza già sostenuto ad esempio in vocem), nell’ottobre del 1689, riprende i panni della Italia da Ottavio Onorati dei Confi denti e soggetto propria creazione senza maschera (per l’elenco degli burlesco di un libretto attribuito a Giulio Strozzi, Il spettacoli cui partecipa Costantini al Th éâtre Italien, Mezzettino di Valbuslecca, canzone d’Incerto, In Ve- d’après il Recueil di Gherardi, v. la voce Costantini, netia, al Monte Parnaso [Girolamo Piuti], 1627) si Angelo, in DBI, cit. Resta un po’ di struggimento deve appunto alla necessità, da parte di Costantini, e la curiosità di come si sia evoluto il tipo quando di diversifi care il proprio Secondo Zanni da quello Costantini lo riprende, più di trent’anni dopo, alla di Biancolelli; Mezetin è innanzitutto senza maschera nuova Comédie-Italienne: il 5 febbraio 1729 è per (come lo Scaramouche di Tiberio Fiorilli, che non a lui, settantacinquenne, un nuovo debutto quel suo caso Costantini romanzerà) e agisce unendo i tratti del antico successo della Foire de Saint-Germain di Re- servo astuto e dell’avventuriero; indossa un costume gnard e Dufresny, per il quale Francesco Riccoboni,

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fi glio di Luigi, aggiunge un prologo d’occasione per mal assortis; è lui il maistre André de Le tombeau de «Arlecchino, Momo e Mezzettino vecchio» (v. R. maistre André; e nel 1695, in La foire de Saint–Ger- Guardenti, Gli italiani a Parigi. La Comédie Italien- main, è contemporaneamente, un garçon patissier, la ne (1660–1697). Storia, pratica scenica, iconografi a, bouche de la verité, Nigaudiner, un écuyer de Tarquin, Roma, Bulzoni, 1990, vol. I, pp. 158–189). Temps, un petit maistre e un espagnol; e ancora, a fi ne 3. La sua autorità sulla compagnia, a partire dalla carriera, nel breve ciclo di recite del suo rientro nel morte di Biancolelli nel 1688, ne fa anche il principa- 1729, alterna ruoli di furbo o di étourdi. La Fontaine, le responsabile della chiusura del Th éâtre Italien il 14 in alcuni suoi versi apposti a un ritratto dell’attore fat- maggio 1697, a lungo attribuita a una sua caricatura to da De Troy, ne parla come di un «rare et nouveau di Madame de Maintenon, favorita del re, in La fausse Prothée», minimizzato però dal poeta François Gaçon prude di Eustache Lenoble; accusa dalla quale Costan- che la ritiene una delle sue favole (la polemica in versi, tini, nel 1729, al suo rientro alla Comédie–Italienne, costitutiva del mito dell’attore, è riportata per la pri- si discolpa con Gueullette; creduto da Saint–Simon, ma volta in Rasi, cit., ad vocem). ma non da Luigi Riccoboni, che fi n dal suo insedia- 5. V. qui ad vocem, dove Bartoli riproduce per intero mento alla nuova Comédie–Italienne, nel 1716, chie- la biografi a di Fiorilli curata da Costantini. de addirittura che non ne faccia parte nessun membro 6. In realtà la prima edizione è precedente: A. Co- della famiglia Costantini, oggettivamente caduta in stantini, La vie de Scaramouche, par le sieur Angelo disgrazia presso la corte francese (per la ricostruzio- Costantini, comédien ordinaire du roy dans la troupe ne dell’episodio, a partire dalla prima testimonianza italienne, sous le nom de Mezetin, Paris, à l’Hôtel de di Gueullette, v. R. Guardenti, Gli italiani a Pa- Bourgogne et chez Claude Barbin, 1695; seguita rigi…, cit., vol. I, p. 25). Si segnala comunque una nello stesso anno da una seconda e una terza (Lyon, circostanza fi nora passata inosservata: fra le cause dei chez Th omas Amaulry, 1695; Cologne, [s.t.], 1695) dissapori fra Costantini e i suoi compagni all’epoca e già l’anno dopo da una quarta (Paris, chez Claude della chiusura del teatro, Gueullette cita una Maria Barbin, au Palais, sur le Perron de la Sainte Chapelle, Teresa D’Orsi, in arte Spinetta, che Costantini fa ar- 1696). Quella vista da Bartoli, e dunque forse anche rivare dalla compagnia del duca di Baviera facendola la stessa tradotta da Antonio Goldoni per essere qui passare per sua sorella, ma che i comici francesi autori inclusa (v. alla voce Scaramuccia), è quella di Brussel- della denuncia al re sostengono sua amante; la verità è les, chez George de Backer imprimeur & Marchand che è invece sua cognata, sorella minore della moglie libraire aux trois Mores, 1708, che però a sua volta Annetta D’Orsi (secondo altri proveniente invece dal- è la ristampa di un’edizione del 1699. È comunque la compagnia dei Gonzaga), e per questo dunque, a da notare che non è nemmeno la prima traduzio- maggior ragione, protetta dalla bugia di Costantini. ne; nell’ordine, dapprima in tedesco si ha l’edizione 4. Fra i ruoli diversi sostenuti al Th éâtre Italien, Co- Frankfurt–Lipsia, 1723; quindi, in italiano, Nascita, stantini recita in francese il personaggio del Comte vita, e morte del famoso Scaramuzza comico napolitano. Constantin (26 dicembre 1683, poi ripreso il 19 Scritta in francese dal Signor Angelo Costantini tradot- aprile 1687), nel Banqueroutier di Fatouville, in cui ta in italiano dal Diligente Bramoso fra gli uomini, In canta una Canzone dell’usignolo destinata a diventare Venezia, Appresso Gio. Antonelli, a Sant’Aponale, talmente celebre, da essere l’emblema della sua rentrée 1726. Il testo francese è poi ripreso nell’Ottocento in alla Comédie–Italienne, quasi mezzo secolo dopo, nel Trésor des arlequinades, bons mots et scènes plaisantes de 1729 (e da far parte del repertorio della nipote Anna Dominique et de ses camarades, suivis des Aventures de Elisabetta, quando riprenderà en travesti il tipo di Me- Scaramouche et d’une notice intéressante sur le carnaval zetin); ma è soprattutto negli ultimi anni del primo et le carême. Arlequiniana. Scaramouchiana. Carnava- Th éâtre Italien, fra il 1689 e il 1697, che moltiplica liana. Carêmiana (publié par Ana–Gramme Blismon virtuosisticamente i suoi ruoli: ad esempio è tambour [Simon Blocquel], Paris, Delarue, [1856]) e in una e Coupidon débauché in Les adieux des offi ciers ou Vé- più fi lologica edizione a c. di Louis Moland (Paris, nus justifi ée; è, en travesti, fi glia di Arlecchino in Le Bonnassies, 1876); una traduzione inglese di Cyril

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Beaumont (Th e birth, life, and death of Scaramouch 1731–1738, Roma, Bulzoni, 2000, p. 53). Antonio by Angelo Constantini, known as Mezzetin..., London, Costantini, avendo frequentato i maggiori palcosce- Published by C. W. Beaumont, 1924). Fra le edizioni nici europei e quasi tutti i teatri internazionali in cui italiane moderne si ricorda la già citata Vita di Scara- operano compagnie stabili italiane (Napoli, Venezia, muccia di G. Davico Bonino e M. Bonfantini; e Vita San Pietroburgo, Parigi, Dresda e Varsavia) è una delle di Scaramouche, Cuneo, Araba Fenice, [1999]. Davi- fi gure più interessanti, seppur meno studiate, di comi- co Bonino tratteggia anche alcune ipotesi sulle fonti ci settecenteschi per ricostruire la formazione di un re- letterarie di Costantini: Rabelais per alcune trovate pertorio internazionale di commedie, comune a tutte gastronomiche, naturalmente Scarron, certa novel- queste capitali. BIBLIOGRAFIA: Prefazione al tomo listica medievale e soprattutto il romanzo picaresco, XIII dell’edizione Pasquali, in Goldoni, I; Rasi, II, ad all’epoca trionfante a Parigi. vocem; DBI, vol. 30, 1984, pp. 283–284 (G. Romei); 7. In realtà si sa che Costantini torna a Verona, sua Enc. Spett., III, coll. 1563–1569 (voce Costantini a c. città natale, non prima della fi ne del 1729, anno in di C. Morinello); M. Klimowicz–W. Roszkowska, cui la sua presenza è ancora attestata a Parigi. La commedia dell’arte alla corte di Augusto III di Sas- sonia 1748–1756, Venezia, Istituto veneto di scienze, Roberto Cuppone lettere ed arti, 1988 («Memorie classe di scienze mora- li, lettere ed arti, vol. XLI, fasc. I»); R. Guardenti, Gli italiani a Parigi. La Comédie Italienne (1660–1697). COSTANTINI ANTONIO1 Padovano, Storia, pratica scenica, iconografi a, Roma, Bulzoni, denominato il Tegna, io credo per certa suo 1990, vol. I, pp. 158–189; M. L. Ferrazzi, Commedie troppo tenace economia di vivere. Lavorò e comici dell’arte italiani alla corte russa: 1731–1738, assai bene nella Maschera dell’Arlecchino, e Roma, Bulzoni, 2000, pp. 294–295. fu nelle Compagnie di Venezia2 per molto 2. È compagno di scena di Rosetta Pontremoli e Za- tempo impiegato. In virtù de’ suoi meriti fu netta Casanova nella compagnia G. Imer: Goldoni ri- chiamato a Dresda a’ servigi dell’Elettore3, e corda che «non valeva gran cosa nel suo personaggio, dopo d’aver ivi fatto mostra della sua abilità, ma aveva degli adornamenti che attiravano il basso onorato d’applausi, e favorito di beni dalla popolo. Era un gran saltatore e giuocava mirabilmen- fortuna, giunto in età avanzata, terminò di te sopra la corda» (Prefazione al tomo XIII dell’edizione vivere nell’anno 1764. Pasquali, in Goldoni, I). Nella primavera del 1735, sostituito a Venezia dal dilettante milanese Campa- Note gnani, entra a far parte della terza prestigiosa compa- 1. Nato nel 1694 ca., secondo Gueullette fi glio na- gnia italiana in Russia al servizio di Anna Ioannovna turale di Costantino (Gradellino: «Gradelin fort agé fi no al 1738 (v. Ferrazzi, cit., pp. 294–295); nel l’avait eu d’une jeune gouvernante») e dunque fratella- 1739 viene chiamato a Parigi alla Comédie–Italienne stro di Giovanni Battista (Verona–La Rochelle 1720) al posto del famoso Arlecchino Tommaso Visentini e di Angelo (v. qui ad vocem; e non piuttosto fi glio di (Th omassin), morto in agosto, e vi esordisce il 21 no- Giovanni Battista, come vuole Rasi); se si tratta dello vembre in Les fourberies d’Arlequin; viene bene accol- stesso capocomico attivo a Napoli nell’estate del 1710 to per le sue abilità di cantante, suonatore, ballerino, (cfr. B. Croce, I teatri di Napoli, a c. di G. Galasso, acrobata e nei travestimenti; recita ancora in Arlequin Milano, Adelphi, 1992, p. 167) bisognerebbe però re- bouff on de cour (28 novembre 1739), Les metamorpho- trodatare la nascita, essendo piuttosto improbabile che ses d’Arlequin (3 dicembre), Arlequin médecin volant fosse capocomico a sedici anni. Ha una fi glia Antonia, (23 dicembre), Arlequin amoureux par complaisance valente danzatrice, che ritroviamo nella compagnia (1 gennaio 1740), Le double dénouement ou Arlequin “russa” a San Pietroburgo del 1735–1738, dove sposa Scanderberg (1 febbraio), Le naufrage d’Arlequin (11 il compagno Antonio Rinaldi (cfr. M. L. Ferrazzi, giugno); a partire dal 10 aprile 1741 però l’astro na- Commedie e comici dell’arte italiani alla corte russa: scente di Carlo Bertinazzi lo fa passare in secondo

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 198 – Giovanna Sparacello piano; così nel 1742 torna in Italia (cfr. Enc. Spett. e si ha notizia anche di una fi glia femmina, forse in arte Gaudenti, citt.). Eulalia; cfr. voce Costantini, Costantino in DBI, cit., 3. Non si sa in che anno esattamente entri a far parte p. 287), ancora a Vicenza, Padova e Venezia (1686); della compagnia al servizio dell’elettore; si sa che qui non si hanno sue notizie in Francia, per cui è probabi- riprende il nome d’arte del padre, Gradellino (in Le le che non segua il marito, che invece inizia un alter- metamorfosi di Gradellino); va in pensione il 1° gen- no rapporto con il Th éâtre Italien a partire dal 1687. naio 1753, ma riprende un’intensa attività nello stes- 3. È lecito supporre che qui Bartoli equivochi sul so carnevale (La moluccheide) e il 28 novembre 1754 nome d’arte, che poi invece sarà reso famoso in Fran- recita a Varsavia nella goldoniana Vedova scaltra; dal cia da Anna Veronese (v. qui ad vocem) e, in Italia, da trasferimento del suo stipendio all’attore Toscani il 1° Maddalena Marliani (v. qui ad vocem); infatti, nella dicembre 1754, si desume questa data come termine dedica a Il Natale de’ fi ori (v. nota seguente), l’attrice si ante quem per la sua morte; cfr. M. Klimowicz–W. fi rma «Dominica Costantini detta Carolina Comica»; Roszkowska, cit. se la Costantini recitò veramente come Corallina, sa- rebbe la prima attestazione di questo nome d’arte. Roberto Cuppone 4. A. Salvadori, Natale de fi ori di Andrea Salvadori. Dedicato all’illust. & eccell. sig. Giovanni Giustinia- no, In Venetia, Per Gio. Francesco Valvasense, 1669. COSTANTINI DOMENICA1 Comica di L’operina pastorale in tre atti di Salvadori è in prin- qualche grido, che nel passato secolo ricitava cipio il libretto per la musica de La fl ora di Marco la parte della Serva nelle Compagnie di Vene- Da Gagliano (con la collaborazione alle musiche di zia2 sotto il nome di Corallina3. L’anno 1669. Jacopo Peri), rappresentata per le nozze fra Odoardo colle stampe di Giovanni Francesco Valva- Farnese e Margherita de’ Medici il 14 ottobre 1628: sense pubblicò in forma di dodici il Natale de’ la prima edizione è dunque A. Salvadori, La Flora, o Fiori Dramma d’Andrea Salvadori Fiorenti- vero Il Natal de’ Fiori, favola d’Andrea Salvadori, rap- no, ridotto ad uso delle Comiche scene senza presentata in musica recitativa nel teatro del serenissimo la musica4. Fu da essa dedicato all’Illustris- gran duca, per le reali nozze del serenissimo Odoardo simo, ed Eccellentissimo Signor Giovanni Farnese, e della serenissima Margherita di Toscana duchi Giustiniani, e ciò in data de’ 25. Febbraro5. di Parma, e Piacenza, &c...., Firenze, Cecconcelli Pie- Di questa Comica null’altro sappiamo, e ba- tro, 1628. Domenica Costantini la adatta per essere sterà quel poco che n’abbiamo scritto, acciò recitata senza musica: dopo il suo intervento restano non si perda la dovuta ricordanza di lei. i personaggi di Gelosia; Radamanto, Minosse e Plu- tone, giudici infernali; Tritone, dio marino; Nettuno; Note Lirindo, pastore amante; Pane, dio dei pastori; Co- 1. Moglie di Costantino madre di Angelo e di Gio- rilla, ninfa; Clori, ninfa de’ campi; Zeffi ro, vento di vanni Battista, nasce anch’essa a Verona; BIBLIO- primavera; Amore; Venere; Mercurio; Giove; scompa- GRAFIA: v. la voce Costantini, Costantino, in DBI, iono Imeneo (prologo); Berecintia, dea della terra; le vol. 30, 1984, pp. 286–287 (G. Romei); la voce Co- tre Grazie Pasitea, Aglaia e Talia; fra i giudici infernali stantini, Angelo, in DBI, vol. 30, 1984, pp. 279–283 Eaco; fra i venti Austro e Borea; fra gli dei Apollo. (G. Romei) e qui ad vocem. V. anche l’albero genealo- 5. La dedica dell’attrice è alle pp. 3–4. gico proposto da Cesare Morinello, voce Costantini, in Enc. Spett., III, coll. 1563–1569. Roberto Cuppone 2. Si ha notizia di lei nella compagnia del duca di Modena, la stessa del marito, a Napoli (1674), al Teatro Obizzi di Padova (1681), quindi, dopo una COSTANTINI GABRIELLO1 Veronese. grave malattia a Verona nel 1684 (testimoniata da Fu Capo Comico, e recitò nella masche- una lettera dell’Innamorato Bernardo Narici, da cui ra dell’Arlecchino con gradi applausi. Fu

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 199 chiamato al servizio di Don Carlo Re di Na- primo amoroso; Giambattista Festa, Pantalone; An- poli, il quale ebbe a dirgli un giorno: Voi siete drea Nelva, Brighella; Francesca Dima, seconda don- un pulito Arlecchino2. Aveva molta coltura il na, già della compagnia italiana a Dresda del 1731; Costantini, e possedeva l’uso di varie lingue il celebre Carlo Veronese (v. qui ad vocem); Andrea con una franchezza ammirabile. Disputava Pasquale, Dottore; Angela Nelva, Servetta; Pierina sopra varie materie con Uomini dotti, che Veronese, terza amorosa; Giuseppe Pasquale, terzo non lasciavano di lodar il suo spirito. Morto amoroso. Cfr. Croce, cit., pp. 193–194 e 197–198. il Re Carlo, passò il Costantini con Angela Nel 1734 “l’Arlecchino di Spagna”, come è ormai sua seconda Moglie3, e con tutta la Compa- chiamato, su suggerimento del conte Zambeccari di gnia a Palermo4. Fu osservato da una persona, Bologna, viene invitato a Napoli con la sua compa- che praticava frequentemente in sua Casa, gnia per recitare nel teatrino del fi glio di Filippo V, esser egli possessore di non poche richezze, Carlo di Borbone appunto, per uno stipendio di mille ed aspettando, che una sera tutti fossero al doppie; a partire dal 1735, si ha notizia di un’intensa Teatro, e la Casa senza custode alcuno, entrò attività, una novantina di recite all’anno a Napoli. il domestico rapitore per le fi nestre, ed invo- 3. Della prima non si sa il nome; quella di cui si parla lò quanto di maggior prezzo gli capitò per le è Angela Monti (v. qui alla voce Costantini Angela), mani. Fu il ladro scoperto, ma poco, o nulla anch’essa fi glia d’arte, del bolognese Tommaso (v. qui riebbe il povero Costantini. Una tale disgra- ad vocem; ma anche alle voci Monti Carlo; Monti Pie- zia cagionò a questo Galantuomo non poco tro; Monti Avelloni Teresa), la quale, alla morte di Ga- rammarico, vedendosi in vecchia età, carico briello, secondo Bartoli, «restò con molti fi gli»; cfr. C. di fi gli, e privo delle sue migliori sostanze. Morinello, voce Costantini in Enc. Spett., cit. Fu doppiamente perseguitato dalla Sorte, 4. Licenziato dal Borbone dopo nove anni, l’11 gen- perdendo poco dopo un occhio, a cagione naio 1744, si trasferisce a Palermo con tutta la compa- di malore in esso sopravvenuto. Si ritirò a gnia; di cui, con la maschera del Dottore, fa parte ora Venezia sconsolato, ed affl itto, ed ivi diede anche il suocero Tommaso Monti che, dopo la morte termine alle sue disgrazie, passando all’altra di Costantini, fi nirà a lavorare con Medebac; Costan- vita nell’anno 17575. tini tenta invano di tornare a Napoli nel 1747. 5. Non è comunque probabile che appartenga a que- Note sto ultimo periodo veneziano della sua vita la presenza 1. Dei dati biografi ci relativi a nascita e morte, Bar- segnalata al San Samuele (cfr. Leonelli I, pp. 102– toli è qui la prima e unica fonte. BIBLIOGRAFIA: 103), per la quale Goldoni lo ricorda come il creatore B. Croce, I teatri di Napoli, a c. di G. Galasso, Mi- delle trasformazioni istantanee in scena; v. ancora la lano, Adelphi, 1992, pp. 193–194 e 197–198 (1° ed. voce Costantini Costantino curata da Giovanna Romei Napoli, Luigi Pierro, 1891); Leonelli, I, ad vocem; in DBI, vol. 30, 1984, pp. 286–287. Rasi, II, ad vocem; voce Costantini Gabriele in DBI, vol. 30, 1984, pp. 292–293 (G. Romei) ma v. anche Roberto Cuppone la voce Costantini Costantino, ivi, pp. 286–287 (Id.); Enc. Spett., III, coll. 1563–1569 (voce Costantini). COTTA PIETRO Accademico Costante,1 2. Nel senso dello spagnolo ‘pulido’: grazioso, gar- e pe’ Teatri chiamato Celio. L’anno 1679. bato; perché in eff etti Costantini arriva a Napoli per in età molto giovanile diede alla luce in Bo- essersi prima distinto per ben dodici anni in Spagna logna colle stampe del Longhi in forma di al servizio del re Filippo V di Borbone. La compagnia dodici. un’Opera Scenica, intitolata: Il Ro- spagnola riunisce un cast di undici attori di tutto ri- molo. La scrisse in prosa, e fu da lui dedicata spetto: ne fanno parte, oltre al Costantini, Marta Fo- all’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signor cari detta la Bastona, prima donna di cui parlerà poi Vincenzo Abate Grimani Nobile Veneto, in Goldoni nei Mémoires; il veronese Giovanni Verder, data delli 21. Novembre. Cresciuto poi in

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 200 – Giovanna Sparacello età, e divenuto valoroso nell’Arte sua, passò Che se in queste costanza ha i pregi suoi, all’attuale servizio del Serenissimo Ferdinan- Son vostri i vanti, e siete voi quel Duce, do Carlo Duca di Mantova, a cui dedicò una Per cui splende Virtù negli altri Eroi. Tragicommedia in prosa, che porta per tito- lo: Le Peripezie di Aleramo, e Adelafi a, ovvero Note la discendenza degli Eroi del Monferrato. Fu 1. Pietro Cotta nacque a Roma attorno alla metà quest’Opera impressa in Bologna in forma di del XVII secolo. BIBLIOGRAFIA: Quadrio, V, 12.; ed in Venezia per Giovanni Maria Rossi p. 210; Rasi, II, pp. 727–730; Enc. Spett., III, l’anno 16972. Unitosi Pietro Cotta a France- coll. 1632–1633; DBI, vol. 30, 1998, pp. 467–470 sco Calderoni3, seco guidò Compagnia molti (F. Taviani). anni, e con indefesso studio, ed attenta ap- 2. Nello stesso anno l’opera venne edita, a Bologna e plicazione egli divenne il più eccellente At- a Venezia, anche da Giovan Battista Indrich. tore de’tempi suoi4. Egli fu sempre inimico 3. Per un profi lo di questo attore v. ad vocem nelle di qualunque oscenità, ancorché equivoca, e presenti Notizie. fu d’un carattere veramente onesto5. Ripro- 4. Cotta fu uno dei fi rmatari del contratto della com- dusse sul Teatro il Pastor Fido del Guarini, pagnia di Aurelia Coppa custodito nell’Archivio Ven- e L’Aminta di Torquato Tasso. Nel 1699. dramin (Casa di Goldoni, Venezia, 42 F 9/2). Nella ripose parimente sulle Scene L’Aristodemo, compagnia, che recitò al San Luca l’anno comico Tragedia di Carlo de Dottori, che fece molto 1703–1704, Cotta recitava come Innamorato. Cfr. strepito in varj luoghi, ma principalmente in C. Alberti, La scena veneziana nell’età di Goldoni, Venezia6. In Bologna recitò La Rodoguna7; Roma, Bulzoni, 1990, pp. 41–42, 223–224. L’Ifi genia in Aulide8, e molte altre Tragedie. Il 5. La fonte del Bartoli per la notizia su Pietro Cotta è suo buon esempio non fece però, che gli altri principalmente L. Riccoboni, Histoire du théâtre ita- Comici volessero nelle sue idee seguitarlo, e lien, Torino, Bottega d’Erasmo, 1968 (rist. anast. di però lavorando a loro capriccio cose di poco Paris, Cailleau, 1730), pp. 76–80. Per questo passo: buon senso, posero il Teatro in confusione9. «Il a toujours passé par un homme d’une grande pro- Pietro Cotta vedendo un tal disordine svo- bité, ennemi déclaré de toutes les pensées équivoques gliato per così depravato costume, pensò di & de toutes les licences», cit. p. 76. ritirarsi dalla Professione, dando per sempre 6. Bartoli estrapola la data dalla seguente edizione: alle Scene un Addio10. Morì questo Comico C. De Dottori, L’Aristodemo, Venezia, Andrea Polet- intorno al 1720. Un saggio del di lui stile ti in Merzeria all’insegna dell’Italia, 1699. sarà il seguente Sonetto, che leggesi negli 7. L’edizione è probabilmente Rodoguna, tragedia di Eroi del Monferrato, e che serve per dedica al Pietro Cornelio tradotta dal francese, Bologna, Lon- Serenissimo Duca di Mantova. ghi, [1702]. 8. Si tratta forse di Ifi genia, Tragedia di Monsieur Ra- Queste Peripezie d’Alme Reali, cine tradotta dal franzese, Bologna, Longhi, s.d. Che ad illustrar la fedeltà d’Amore 9. La celebrazione di Cotta è tradizionalmente lega- Compariscono in Scena, a voi Signore ta al tentativo di rinnovamento del repertorio delle Corrono ad implorar glorie immortali. compagnie comiche professionistiche attraverso la Voi dar potete al vostro nome, eguali rappresentazione della tragedia regolare. Riccoboni, Loro il merto, la fama, e lo splendore cit., ne fa un personaggio isolato nel quadro di un Sol che accolte da voi, traggan l’onore teatro secentesco decadente. Sulle ragioni di tale cele- D’ir coll’Aquile vostre alzando l’ali. brazione e sulla sua fortuna critica v. la citata voce di Io, che fra l’ombre osai trarle alla luce, Taviani nel DBI. Gran Ferdinando, le consacro a voi, 10. Riferendosi alle altre compagnie Riccoboni dice E in voi più bello il fasto lor riluce. che «après avoir essaïé le goût du Public sur ce genre

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 201 de Piéces, ils s’écarterent bientôt de cette route. Enfi n Note le Th éâtre étoit en confusion […] sur ces entrefaites 1. Era nato, secondo Colomberti, intorno al 1660. Pietro Cotta quitta le théâtre et se retira», Riccoboni, BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 733; B. Croce, I teatri cit., p. 79. di Napoli, a c. di G. Galasso, Milano, Adelphi, 1992, p.  (1° ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891); U. Prota– Giovanna Sparacello Giurleo, I teatri di Napoli nel ‘600. La commedia e le maschere, Napoli, Fausto Fiorentino editore, 1962, p. 140; A. Colomberti, Dizionario biografi co degli CUSATI GIROLAMO1, era questi un Pit- attori italiani, a c. di A. Bentoglio, Roma, Bulzoni, tore di frutti, e fi ori Napolitano, il quale si 2009, I (A-L), p. 235. diede all’Arte Comica recitando assai bene 2. Bernardo De Dominici (Malta 1648–Napoli in ogni genere le parti, che a lui venivano ad- 1750), pittore e scrittore d’arte. La tradizione lo vuo- dossate; e specialmente quella di San Pietro le allievo di Mattia Preti e autore di bambocciate. Tra nell’Opera della Passione di Nostro Signore, i suoi scritti la Vita di Luca Giordano (1720). Cfr. Di- la rappresentava con tanta eccellenza, che zionario della letteratura italiana, cit., vol. I; Enciclo- fu stimato inimitabile da qualunque Comi- pedia dei personaggi, Novara, Istituto Geografi co De co famoso; tanto più che gli contribuiva la Agostini, 1999. propria fi gura, oltre l’arte, e l’attività. Il suo 3. B. De Dominici, Vite de pittori, scultori e architetti volto rugoso, e testa calva, con fi nta barba napoletani, 3 voll., Napoli, Ricciardi, 1742–1763. La accomodata al mento, faceanlo parer sulle ristampa anastatica è stata edita a Bologna da Forni Scene la fi gura veramente di un San Pie- nel 1979; un’edizione commentata dei tomi I e II, a tro, come suol dipingersi dai valenti Pitto- c. di F. Sricchia Santoro e A. Zezza, è stata pubblicata ri. Morì questo recitante circa il 1720; e ne a Napoli, Paparo edizioni, 2003. Cito inoltre l’edizio- parla Bernardo de’ Dominici2 nelle Vite de ne a c. di R. Schettini, (So.gra.me, 1980) con pagine Pittori Napoletani alla pag. 301. del Terzo scelte e annotate da F. De Filippis. Tomo3, dove si sono da noi ricavate queste poche notizie. Giovanna Sparacello

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Francesco Bartoli – 203 D

DARDANELLI GIUSEPPE Torinese; Co- procacciano un utile guadagno, ed a se stessa mico di qualche merito per le parti gravi una quiete più tranquilla nell’età sua, cha a nelle studiate Rappresentazioni; e per un gran passi alla vecchiezza s’incammina. egual disposizione a recitare nella Maschera del Brighella. Ha scritte alcune cose Teatrali, che non hanno veduto ancora la Stampa, e DELIA. Fu una Comica molto eccellente, specialmente una Commedia in prosa intito- che fi oriva intorno all’anno 15951. Dopo lata: L’Amor Conjugale, fatta come per servire d’aver illustrate le Scene colla sua virtù, e di seguito a quella di Monsieur di Falbaire co’ suoi rari talenti; dopo d’avere colla sua intitolata: Il Fabbricatore Inglese. È stato il onestà servito d’esempio all’altre Comiche Dardanelli con alcune vaganti Compagnie, de’ suoi tempi, e dopo in fi ne d’avere colla ed oggi trovasi in Palermo unitamente alla sua bellezza invaghito il Mondo ammiratore Truppa della Rosa Brambilla. de’ suoi meriti, passò a miglior vita circa il 16152. Il Celebre Conte Ridolfo Campeggi3 fece in morte di lei il seguente DAVIA MARTA Bolognese. Nata da poveri parenti, cercò proccacciarsi onoratamente il Sonetto. vitto, e tutto ciò che bisognava al suo man- tenimento, recitando da prima in banco col Dietro l’orme del Sol, ch’eterno splende famoso Anonimo Ciarlatano. Si sposò poi in Tu celi il lume, (o Delia) il lume altero, Venezia, e fecero molte allegrezze in Cam- Onde chiara t’illustri, onde il primiero po Razzolo, gettando denari, e confetture al Noto nome d’onor la Scena prende. popolo. Passò nella Compagnia del Teatro a Or là nell’Etra, ove felice intende San Luca, ed ivi fece valere la sua Comica pe- Fra gli abissi di gioja ogn’alma il vero, rizia, recitando a vicenda colla Marta Basto- La beltà, che mirata arse il pensiero, na. Fra esse regnava una virtuosa emulazio- Per te il pensier di santo ardore accende. ne, che raffi nava i loro talenti, onde la Davia Poiché ti face senza nube, o velo cercò sempre di non essere dalla Bastona nel Di Celeste facondia il sen fecondo valor superata. Dopo d’essersi acquistato Sublime aff etto, e sovrumano zelo. il concetto di Comica eccellente, alienossi Sciolta omai dal terren caduco pondo, dall’Arte, e vive anch’oggi in Venezia, avendo Delle tue glorie spettatore è il Cielo, il Marito impiegato in cariche civili, che a lui Delle tue lodi spettatore è il Mondo.

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Note DELICATI LUIGI da Ravenna. Per amore 1. Secondo gli studi di Stefanella Ughi, Camilla fuggì dalla patria, e lasciò sconsolata la di lui Rocca Nobili, nota come Delia, iniziò la sua attivi- famiglia di grado Cittadinesco, e di buona tà intorno al 1585. Fu presente nella compagnia dei fama. Proveduto di suffi ciente studio diedesi Gelosi e in quella dei Comici Confi denti. Lo stesso a calcar le Scene, recitando da Innamorato in Bartoli fa il nome di Camilla Rocca Nobili in una diverse vaganti Compagnie, ed esercitandosi nota aggiuntiva alle Notizie Istoriche, che riportiamo talvolta nella Maschera da Brighella. Fu anche di seguito: «Delia fu il nome Teatrale della celebre per alcuni anni con la Truppa di Domenico Comica Confi dente Camilla Rocca Nobili, come Bassi, dove recitò nelle Commedie, e cantò abbiamo rilevato nelle Rime nuove del Cavalier Mari- nelle Farse secondo il costume di quel Capo no, stampate in Venezia presso il Ciotti l’anno 1627. Comico. L’anno 1776. passò con la Faustina ed unite alla terza Edizione della sua Galleria. Quel Tesi, e seco non rimase che la sola stagione celebre Poeta concorse egli pure a piangere la di lei di Primavera, essendo stato dalla suddetta li- morte con il Conte Ridolfo Campeggi; e ciò fece con cenziato a motivo di domestiche contese. Il il Sonetto, che qui da noi si trascrive. Delicati punto per tale intempestiva licenza, In morte della Signora Camilla Rocca Nobili Comica stampò le sue ragioni in un Libricciuolo in Confi dente detta Delia. ottavo, che fece imprimere in Cremona sotto “Delia fu questa, a la Triforme Dea”. la falsa data della stamperia Reale di Parma. {pag. 292} Il Delicati è un Comico che non è spoglio BIBLIOGRAFIA: Quadrio, V, pp. 243–244 (col di talenti; ma il suo stile di condursi poco nome di Celia); Rasi, III, pp. 386–389; S. Ughi, Di sommesso, e risoluto fa sì ch’egli resti sepol- Ludovico de’ Bianchi e dei Comici Gelosi, in «Biblioteca to in Compagnie di nessun grido. Ebbe più teatrale», 10/11, 1974, pp. 184–188. Mogli Variis modis, & Temporibus, e s’eser- 2. Possiamo retrodatare la morte dell’attrice al 1613: cita anch’oggi con dello spirito in una delle in quell’anno vennero infatti pubblicate Le funebri indicate Compagnie. rime di diversi eccell. autori, in morte della Signora Camilla Rocha Nobili comica Confi dente detta Delia. Raccolte da Francesco Antonazzoni, comico Confi dente DIANA. Celebre, e brava Commediante1, detto Ortensio. Dedicate all’illustriss. & eccellentiss. sig. che s’acquistò molta fama col valor suo in Ita- il sig. Annibale Torchi marchese d’Arieno. In Venezia, lia, e oltre i Monti. La sua valentia nel recitare appresso Ambrogio Dei, 1613. Rasi trae da queste era sì grande, che propriamente incantava gli rime alcune notizie sull’attrice. spettatori. Nelle cose all’improvviso era viva- 3. Ridolfo Campeggi (1565–1624), conte bolo- cissima, ed insieme con Silvio, che dal di lei gnese, fu giureconsulto e poeta membro dell’Accade- nome fu cognominato della Diana2, recitava mia de’ Gelati. Fra le sue opere si ricordano il poema delle Scene di grande impegno, dove i frizzi eroico sacro Delle lacrime della Vergine, dedicato alla gustosi, i motti pungenti, gli sdegni, e l’amo- regina di Francia Maria de’ Medici, gli idilli L’amante rose tenere espressioni vi campeggiavano a schernito, La morte di Florigella, La lettera, La morte di meraviglia. Sapeva altresì cantar dolcemente, Procri, il poema incompiuto La distruzione di Gerusa- e suonava varj istrumenti con maestria. Fu lemme, la tragedia per musica Andromeda, e le Rime. Protetta da Personaggi di rango, e fra questi Scrisse inoltre il Filarmindo, favola pastorale a imi- contansi alcune teste Coronate, che la resero tazione dell’Aminta e del Pastor fi do. Cfr. G. Casati, un oggetto d’invidia all’altre Comiche, pro- Dizionario degli scrittori d’Italia, Milano, Ghirlanda, fondendo a favore di lei l’immensità de’ loro 1929, II, p. 55. Tesori. Tante ricchezze però si videro scemate dal suo compagno Silvio, che accortamente Giovanna Sparacello se ne rendeva il possessore, estraendole dagli

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 205 scrigni di Diana colle carezze, e colle attenzio- V’assalto in versi bassi; ni, più d’amante, che di compagno. Fu Diana Xè vero, ma però parlo sì schietto, creduta una bellezza, fu amata, fu stimata, ma Che de coscienza un pel mi no ghe metto. l’arti del sesso formavano in lei un incanto, che Perchè un sinciero efetto fu poi scoperto fallace. Basta il dire che i suoi Dona se per virtù, grazia e beltà denti, quali perle encomiati, non erano suoi, Da tegnir tutti i cori incatenà. ma simulati, e posticci. Un accidente scoperse M’hò mo desmentegà l’inganno, che fu a’ suoi adoratori per molti De vegnirve a veder, perchè ve osservo lustri celato. Dopo d’avere scorsa l’Europa, Senza paura de partirme un Cervo. dopo d’essere stata la conquistatrice di mil- Perchè vù el Cuor protervo le cuori, morì in Palermo circa l’anno 1730. No ghavè de Diana, sé ben che Non abbiamo in sua lode, che il seguente So- Col nome de Diana ve chiamè. netto in lingua Veneziana colla coda. Ma una Diana se Che con rete amorosa de splendori Per la Signora Diana bella, ed eccellentissima Chiapè a vostro poder a mille i cuori. Comica giunta in Reggio I vostri alti colori Superar de Diana el lume vuol, Zonta, che me xè stà la niova cara Resplendendo quà in terra un niovo Sol. Che in Rezo si è arivà, bella Diana, E dir po al fi n se puol Xè corsa a sbatochiar la gran Campana Da mi, e da zente che non porta in gropa De Pindo la mia Musa Campanara. Che la fenice sè de tutta Europa. Ah! Qual Donna de vù ghe xè più rara, de beltà, e d’eloquenza soraumana, Note Se xè la vostra boca una fontana 1. Problematica è l’identifi cazione di Diana. Rasi Singolarmente in su le Scene chiara! ipotizza che si tratti dell’attrice Cecilia Collucci Rutti, Senza dubbio nissun, vù se la stella, ricordata da Goldoni nei Mémoires e nell’introduzio- Che porta luse ai più sublimi inzegni ne al volume XIII dell’edizione Pasquali. Lo scarto di Con la vostra dottissima favella. vent’anni fra la morte di Diana e quello della Collucci Tanto i vostri concetti è d’amor pregni, potrebbe essere per Rasi uno dei tanti errori di Bartoli. E ogn’altra qualità xè in vu sì bella Rasi riproduce inoltre una lettera del 22 marzo 1698 Che se Dea dei Teatri a mille segni. custodita all’archivio di Modena dove si fa menzione Per ecelenza i sdegni di un’altra Diana. Leonelli esprime qualche perplessi- Fenzer favè, ma i gha sol quel color, tà in merito all’ipotesi di Rasi, perché nessuna notizia No podendo sdegnarse el vostro Cuor. si ha di un Silvio in relazione alla Collucci. Sulla base Veri aff etti d’amor di una notizia riportata da Croce possiamo identifi ca- Palesè ben a chi ve varda in viso, re Diana con Teresa Costantini, presente nella com- Perchè portè in tei occhi el Paradiso. pagnia del Teatro San Bartolomeo a Napoli nel 1710 Se el matto de Narciso insieme a Girolamo Ferrara, Silvio. Teresa Corona Sa- Ve vedeva al so tempo el ve chiapava, bolini, moglie del comico Giovan Battista Costantini, E de lu stesso el nò se inamorava. recitava col marito nella compagnia del Duca di Man- E tanto vù se brava tova. Trovandosi in disaccordo con lui, nel 1688 non In la soavità del Canto, e ’l son lo seguì a Parigi, dove l’attore fece parte della troupe Più del musico Trace, e più d’Anfi on. italiana della Comédie–Italienne. Restò con lei il fi - Che s’un tolse a Pluton glio naturale Antonio Costantini (v. ad vocem) che nel So Muier, e se l’altro tirò i sassi 1702 è con la madre fi rmatario di un contratto con Vù a Febo fè fermar el ziro, e i passi. i Vendramin per esibirsi al San Salvatore di Venezia.

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Della sua compagnia faceva parte anche Luigi Ricco- insieme a Teresa Costantini, Diana. Nel 1714 i due boni, nel ruolo di Innamorato (cfr. C. Alberti, La recitavano al Teatro Rangoni di Modena al servizio scena veneziana nell’età di Goldoni, Roma, Bulzoni, del Duca di Parma. Forse da identifi care con il No- 1990, p. 45). Nel 1714 recitava al Teatro Rangoni di stro è il comico Geronimo Ferrari, attore dalla bio- Modena al servizio del duca di Parma; al suo fi anco grafi a misteriosa, noto per l’attività svolta durante la c’era Silvio. BIBLIOGRAFIA: B. Croce, I teatri di tournée russa del 1735–1738 con la compagnia reclu- Napoli, a c. di G. Galasso, Milano, Adelphi, 1992, tata da Pietro Mira per la zarina Anna Ioannovna. La p. 167 (1° ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891); Rasi, II, morte di Teresa Costantini nel 1730 indusse forse Sil- pp. 759–762; Leonelli, I, pp. – (Diana); vio alla partenza. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 762; p.  (Corona Sabolini Costantini Teresa); Enc. B. Croce, I teatri di Napoli, Milano, Adelphi, 1992, Spett., III, coll. – (Teresa Costantini). p. 167 (1° ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891); Leonel- 2. Si veda alla voce Della Diana Silvio in queste li, I, pp. – (Diana); p.  (Corona Sabolini Notizie. Costantini Teresa); Enc. Spett., III, coll. – (Teresa Costantini); M. Ferrazzi, Commedie e comici Giovanna Sparacello dell’arte italiani alla corte russa (1731–1738), Roma, Bulzoni, 2000, pp. 51–54, 293–294.

Della DIANA SILVIO di casato Ferrari. Giovanna Sparacello Primo Innamorato di sommo merito, che venne della Diana chiamato1, per essere sta- to sempre al fi anco di questa Comica, e per DIOLAITI GAETANO Bolognese. Fu un aver seco godute quelle fortune, che prodiga- bravissimo Dottore, il quale molto aff ati- mente la Sorte volle impartirle. Nell’arte del cossi per dare al suo carattere scenico delle Teatro non eravi chi superasse Silvio. Gran nuove grazie; e cogli assiomi latini, e con un parlatore, bravo direttore de’ Scenici aff ari, sentenzioso studiato si rese utile alle Comi- arguto, elegante, ed accorto ne’ lazzi, che che Compagnie; e procurò a se medesimo, e formano il Comico gioco, seppe acquistarsi fortuna, ed applauso. Fioriva circa il 1740. un chiaro nome, e non ordinaria fama nel suo mestiere. Fu ben veduto anch’esso da va- rie persone di qualità, in grazia dell’amicizia, DONATI MARIA nubile fi gliuola del Te- che regnava fra d’esso, e la Diana, che gli fu atrale apparatore denominato Patano. Fece sempre utile Compagna, e liberale amica. Sil- prima vedersi a fi gurar ne’ balli delle Opere vio procurava di provedere il Teatro di nuove Musicali, e specialmente in Venezia nel no- cose, quindi è, che applicò sovente l’ingegno bilissimo Teatro di San Benedetto. Oggi però nell’invenzione d’alcune Commedie a sog- si è veduta comparire sulle Comiche Scene getto, delle quali anch’oggi sulla Scena se ne con inaspettata, e prodigiosa comparsa, ef- suol far uso. Vantaggioso a’ suoi compagni, e fetto d’alcune utili instruzioni avute da Giu- a se stesso d’onore, travagliò continuamente seppe Majani. Recita in qualità di seconda con indefessa attenzione; e giunto ad un’età Donna con la nota Compagnia di Giuseppe troppo avanzata, lasciò le umane spoglie, Lapy, ed è assai ben vista dal Pubblico per il morendo in Romagna nel 1747. suo bel modo d’esprimere le parti appassio- nate, e per la grazia con cui ella rappresenta Note altri caratteri, e sostenuti, e piacevoli ancora. 1. Scarsissime le notizie su questo attore, che identi- Ella ha sortita dalla natura una bella, e grata fi chiamo con Girolamo Ferrara, presente nella com- voce; pronunzia rettamente, e con chiarezza pagnia del Teatro San Bartolomeo a Napoli nel 1710 la toscana favella; ed il suo personale ha della

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 207 maestà unita ad un gentil portamento. Se i suoi progressi maggiori de’ suoi deboli a così rapidi, e felici principj devono corri- principj, ed acquistando pratica, e spirito, spondere in egual modo gli avanzamenti, noi unitamente a Giovanni Simoni, recitò da potremo in questa giovane Attrice sperar di prima Donna, e fu in Italia, e fuori onorata veder risorta la fama delle Comiche valorose, d’encomj. Oggi, avendo trascorsa la sua fl o- o mancate alla Professione, o vicine alla lor rida giovinezza, s’impiega in parti che siano decadenza. Lo studio indefesso della Donati, adattate agli anni suoi più gravi, e con una la sua instancabile volontà d’aff aticarsi, e le pari fortuna si va mantenendo in concetto, varie doti dalla Natura impartitele, ci fanno e riputazione. un certo pronostico, che non siano per ri- uscir vane le nostre, e le sue ben collocate speranze. DOTTI GERTRUDE. Giovane Comica, fi - gliuola dell’Angiola, la quale recita con buon raziocinio in tutto ciò che s’aspetta al suo Te- DORI GASPARE Fiorentino. Recita da In- atrale impiego. Ell’è d’un indole così docile, namorato plausibilmente. È stato colla Com- ed onesta che sa farsi amare anche dalle stes- pagnia del Lapy; colla Tesi; e presentemente se sue emuli compagne. Impiega volentieri il ha trovato impiego colla rinomata Truppa suo tempo nella lettura de’ buoni Autori, e della Maddalena Battaglia; dove con buon legge con piacere i libri scritti in lingua fran- gusto di recitare, seguendo lo stile de’ suoi cese. Vive aliena dagli amori, e dal pensiero compagni sa farsi distinguere per un Comico di maritarsi, studiando solo di comparir sulle di merito in sui Teatri gradito. Scene ben proveduta di Comici concetti, ed esprimendo con grazia quelle parti, che dalla Madre, e da’ suoi compagni le vengono de- DOTTI ANGIOLA Bolognese. Toltasi a’ stinate; ed intanto appagando il suo genio, domestici aff ari della propria famiglia, con viene nel tempo istesso a rendersi accetta a un buon capitale d’avvenenza incominciò a chi l’ascolta, riscuotendo sovente, per pre- prodursi sulle Scene. Io, giovinetto, la vidi mio delle sue attenzioni, i più vivi, e since- nel Teatro Marsigli della sua Patria dar inco- ri applausi giustamente a’ meriti suoi dagli minciamento a’ suoi Comici esercizj. Furono spettatori impartiti.

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ERMIRIO VINCENZO Genovese. Nato Patriarchi trovò il modo di esercitarsi onore- da civilissima famiglia fece con metodo i volmente; quindi è, che nelle parti seriose, e suoi studj, e specialmente in quello delle gravi seppe assai ben riuscire, e guadagnarsi Leggi volle applicarvi tutto l’ingegno, e nel degli encomj dovunque si espose. Fu in Sar- Foro della sua Patria si distinse per un uomo degna, e in Sicilia. Rivide di nuovo l’Italia, di fi no raziocinio. Passato poi alla Profes- e passando in Lombardia, alienatosi dal Pa- sione del Comico, s’applicò nell’esercizio triarchi, trovò luogo nella Truppa diretta dell’Innamorato, e riuscì bravo, ed elegante da Luigi Perelli. Anch’oggi in essa fa valere parlatore nelle Commedie all’improvviso. Le i suoi talenti, distinguendosi per un Comi- Compagnie nelle quali fu per alcuni anni co di merito, e non punto inferiore a tutti impiegato fecero conto di lui, e lo tennero in quelli, con i quali trovasi presentemente in istima pe’ suoi dotti talenti. Recitò in Vienna società vincolato. d’Austria, ed in altre Città della Germania, dove non meno, che in Italia, fece conoscere la sua chiarissima abilità. Ripatriato di nuo- FABIO, Comico di gran taglia, che fi oriva vo, diedesi alla Professione dell’Avvocato con intorno al 1560. del quale ne da contezza maggiore applicazione, ed in oggi si è reso Tommaso Garzoni nella sua Piazza Uni- un lume Della Scienza Legale, e viene molto versale1. Egli era ornato di modi gentili ne’ adoperato in quel Foro. Vincenzo Ermirio gesti suoi, ed avea tanta grazia, e leggiadria fece1 onore a’ Comici col valor suo; e presen- nel parlare, che rapiva chiunque andava ad temente serve di lustro alla di lui Patria sa- ascoltarlo. Esprimeva talmente con verità la pendo anche ne’ più astrusi juridici contratti parte cui sosteneva, che mostrava nel volto con raffi nato acume a favore de’ suoi clienti quegli aff etti, che rappresentando, s’ingegna- vantaggiosamente aff aticarsi. va di sentire internamente, quantunque fos- sero favolosi, come sono quelli di tutti i Co- Note mici. Egli però seppe distinguersi fra gli altri 1. Feca. Attori de’ tempi in cui vivea, in un modo sì grande, che si vedeva sovente di rubicondo divenir pallido, e di pallido ritornar rubicon- d’ESTE FRANCESCO, d’Origine Padova- do, come più gli pareva convenirsi alla cosa, no, e nato da civili parenti. Diedesi all’ar- che doveva esprimere. Stupiva l’uditorio del te Comica, e nella Compagnia d’Andrea valore di Fabio; ed egli ne riscuoteva intanto

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 210 – Giovanna Sparacello i più sinceri applausi, i quali hanno poi con- fi ne i suoi amorosi travagli, allora quando si dotta la sua fama a rendersi palese per tutta legò in Matrimonio ad una giovane onesta, l’Italia, ed a vivere anche oggi sulle carte de- la quale in cinque anni fu madre feconda di gli scrittori. quattro fi gli, dando alla luce due femmine, e due maschi. Il Fabri amò teneramente la sua Note cara prole, ed aveva divisato di consacrare a 1. La notizia del Bartoli è in buona parte fondata sul Dio ne’ Chiostri le due femmine, ma questo ritratto di Fabio tracciato da Garzoni (Garzoni, II, suo buon desiderio non ebbe eff etto, perchè p. 1182). BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. ; Leo- gli morirono entrambe in tenera età, come nelli, I, p. ; Quadrio, V, p. 236. pure Jacopo il primogenito, che gli mancò in Ferrara. Delle due femmine, Vittoria ces- Giovanna Sparacello sò di vivere in Firenze; e Tranquilla a man- car venne di vajuolo sul Piceno in età di tre anni, e dieci mesi. Fu molto grave a questo FABRI GIOVANNI PAOLO. Nacque in tenero Padre la morte de’ suoi cari fi gli, e ne Cividal del Friuli l’anno 15671. e furono i dimostrò l’interno dolor suo fa le sue Rime suoi Genitori poveri sì, ma onorati, da cui Varie, la maggior parte lugubri, le quali furo- avrebbe potuto sperare se non ricchezze, no impresse in Milano in un piccolo libretto almeno una buona educazione, se giunto in dodici per Marco Tullio Malatesta l’anno all’età d’anni cinque, non fosse rimasto orfa- 16132. L’Autore dedicolle all’Illustrissimo no di tutti due. Passò sotto il governo di un Signor Conte Alfonso Pietra di Pavia, suo suo Zio, da cui altro non apprese che timo- liberalissimo benefattore3. Quando stampò ri, soff rendo da lui cattivissimi trattamenti. queste sue Rime, trovavasi colla Compagnia Coll’età acquistando senno, pensò di sot- de’ Comici Uniti, recitando in Teatro sot- trarsi al suo giogo, e liberamente trasferen- to il nome di Flaminio. Vide la Spagna, e dosi a Venezia, trovò presso di Personaggio la Francia4; e nella Compagnia de’ Comici togato un suffi ciente ricovero; onde datosi Fedeli, diretta da Giovanni Battista Andreini ad esercizio industrioso, potè farsi esperto ebbe occasione di farsi onore, poichè oltre fra’ libri; ma poi non piacendo al suo genio il continuo rappresentare la parte dell’Inna- l’assidua applicazione, fuggendo, imbarcossi morato, scrisse diversi Prologhi, che furo- per Mare Adriatico, e prese porto nella Città no da lui in Teatro recitati, e che veggonsi di Ravenna. Quivi abitò due Mesi, accolto, impressi previamente ad alcune Commedie ed alimentato da un uomo dotto, che lo im- del mentovato Andreini, le quali sono: Il Le- piegava a scrivere nel di lui studio. Giunse lio Bandito, la Turca, e le due Commedie in frattanto una Comica Compagnia, che do- Commedia5. Questi prologhi sono in difesa veva in quell’entrante Carnevale dare diver- dell’arte Comica, e toccano d’essa sincera- timento alla Città; ed il Fabri, insinuandosi mente le lodi. Giovanni Paolo Fabri fu un nell’amicizia di chi dirigeva que’ Comici, Poeta elegante, e scrisse alcuni Sonetti6 in cercò di prodursi sulle Scene a recitare. Gli diverse occasioni ad illustri personaggi, cioè venne accordato; ed essendo di buon talento al Cardinal Maff eo Barberini Legato di Bo- proveduto, e d’uno spirito pronto, riuscì a logna7, all’accennato suo protettore Signor meraviglia nell’addosatosi incarico. Recitò Conte Pietra, al celebre Ipolito Scalza Scul- per tutta quella stagione in Ravenna, e con- tore Orvietano8, al famoso Poeta Francesco tinuò in seguito a calcare i Teatri, acquistan- Bracciolini9, ed alla rinomatissima Comica dosi concetto, e fama di buon Commedian- Isabella Andreini10. Fu la sua vita un misto te. Amore si mosse a tormentarlo, ma ebbero di disgrazie, e di fortune, ma prevalse in lui

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 211 la cattiva Sorte, che tollerò costante per tut- nel 1620; le Due comedie in comedia, Venezia, G. e I. to il resto della sua vita. In Sigismondo suo Imberti, 1623. Il prologo di quest’ultima commedia fi glio, che a lui sopravvisse trovava un’imma- si legge anche nell’edizione moderna compresa in S. gine di se stesso, e la sua vera consolazione. Ferrone, Commedie dell’Arte, Milano, Mursia, 1985 Stanco nell’esercizio de’ suoi studj e Comici, e in Marotti–Romei, pp. 558–559. e Poetici, cessò di vivere, lasciando di lui una 6. Fabri pubblicò le raccolte Quattro sonetti spiritua- fama onorata intorno al 1627. in età sessage- li, Perugia, stamperia Augusta, 1610, e Sette sonetti, naria. Un saggio del suo stile sarà il seguente Firenze Marescotti, 1610. Scrisse inoltre i Quattro ca- Sonetto diretto all’Isabella Andreini11; e for- pitoli alla carlona e le Due suppliche e ringraziamenti merà le di lui lodi, l’altro che è la risposta alla bernesca, pubblicati a Trento da G. B. Gelmini di lei. nel 1608. 7. Maff eo Barberini (1568–1644), fi orentino, fu Di Giovanni Paolo Fabri Comico Chierico di Camera, Arcivescovo Nazareno e Nunzio alla Signora Isabella Andreini Apostolico alla Corte di Francia; fu nominato cardi- nale sotto Paolo V e in seguito vescovo della Chiesa Donna, gloria del sesso, e di quell’onda, di Spoleto. Il 6 agosto 1623, all’età di 55 anni, fu {pag. 204} eletto papa col nome di Urbano VIII, succedendo a Gregorio XV. Morì il 29 luglio del 1644, dopo 24 Risposta della Signora Isabella Andreini anni di pontifi cato. Come pontefi ce operò per il a Giovanni Paolo Fabri mantenimento degli equilibri politici fra le potenze europee, in difesa dell’ortodossia cattolica in Italia e Tu, che godi felice i lauri, e l’onda, in Europa. Aiutò inoltre gli imperatori Ferdinando {pag. 205} II e III nella ricattolicizzazione della Boemia, della Moravia e della Slesia, nella riforma dei costumi del Note clero e nella restaurazione cattolica di alcune parti 1. Fabri o Fabbri. BIBLIOGRAFIA: Quadrio, II, dell’Impero. Rinvio a P. Gini–G.M. Roschini–A. pp. 291, 561; A. Baschet, Les comédiens italiens à la Santelli, Enciclopedia biografi ca: i grandi del catto- cour de France sous Charles IX, Henri III, Henri IV et licesimo, Roma, Ente librario italiano, 1955–1958, 2 Louis XIII, Paris, Plon, 1882; Rasi, II, pp. 840–846; voll.; Dizionario dei personaggi storici, Bologna, Za- Leonelli, I, p. 351; Enc. Spett., IV, col. 1749; Ma- nichelli, 1965. rotti–Romei, pp. 554–556; G. Nazzi, Dizionario 8. Ippolito Scalza (1532–1617), orvietano, architetto biografi co friulano, Udine, Ribis, 1992, p. 589. e scultore, scolpì il S. Sebastiano che si trova nel Duo- 2. Per la vita e l’attività di Fabri, Bartoli attinge alla mo d’Orvieto, un Ecce Homo (1608), la Deposizione Canzone nella quale descrive parte de’ suoi infortuni di Croce (1579) e S. Tommaso, custodito nel Palazzo compresa nelle Rime varie la maggior parte lugubri, dei Papi. Terminò inoltre la statua di S. Andrea di Fa- Milano, M. T. Malatesta, 1613. biano Toti e scolpì il monumento al vescovo Ferratti- 3. Non ho rinvenuto notizie biografi che su Alfonso ni nel Duomo d’Amelia. Tra le opere architettoniche, Pietra. Sulla famiglia dei Pietra di Pavia si veda G. il Palazzo del Cornelio (1567) e il Palazzo Comunale. B. Di Crollanza, Dizionario storico–blasonico delle Cfr. A. Corna, Dizionario della storia dell’arte in Ita- famiglie nobili e notabili italiane: estinte e fi orenti, Pisa, lia, Piacenza, Tarantola, 1930, II, p. 64; A. Melani, Giornale Araldico, 1886–1890, II, p. 99. Dizionario dell’arte e delle industrie artistiche illustrato, 4. Andò alla corte di Francia nel 1603–1604 con Milano, Vallardi, 1930, p. 488; P. Gini–G. M Ro- Francesco e Isabella Andreini schini–A. Santelli, cit., II, p. 472. 5. Lelio bandito, tragicommedia boschereccia, Mila- 9. Francesco Bracciolini (1566–1645), poeta pisto- no, G. B. Bidelli, 1620; la Turca, commedia bosche- iese. Fu al seguito dei cardinali Francesco Borromeo, reccia e marittima ristampata a Venezia da Guerigli Maff eo Barberini durante l’incarico di Nunzio di

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Francia e Antonio Barberini, in qualità di segretario. comica dell’Arte e traduttrice, «Biblioteca Teatrale», Fra le sue opere, numerose tragedie: Evandro (1612), 18, 1990, pp. 65–94. Arpalice (1613), Pentesilea (1617), Ero e Leandro 2. Secondo Rasi e poi Enc. Spett, citt., nel 1664 Fa- (1630). Si ricordino inoltre La Croce racquistata, imi- brizio Napolitano aspirava ad entrare nella compa- tazione del poema di Tasso, e il poema eroicomico gnia ducale di Parma. Dello scherno degli Dei (1618). Cfr. P. Gini–G. M 3. N. Biancolelli, Il carnefi ce di se stesso. Opera tra- Roschini–A. Santelli, cit., I, p. 472; Storia della gica, e nuova di Nicolò Biancolelli dedicata all’illustr. Letteratura, Milano, Fabbri, 1967, VII, p. 536; Dizio- Signor Agostino Marsily, in Bologna, per lo Sarti, dal- nario della letteratura italiana: gli autori, i movimenti, la Porta delle Scuole, all’insegna della Rosa, 1664. le opere, a c. di E. Bonora, Milano, Rizzoli, 1977, I, 4. «Capitai molti anni sono à Napoli con occasio- p. 535. ne, che aggregandomi con Fabritio Comico, essercitai 10. Per un profi lo di questa attrice, si veda ad vocem con esso, & altri compagni le recite», cit. N. Bianco- in queste Notizie. lelli, Il carnefi ce di se stesso, op. cit. 11. Il sonetto, compreso in I. Andreini, Lettere, Ve- 5. Fu. nezia, Marc’Antonio Zaltieri, 1607, è edito in Ma- rotti–Romei, pp. 167–168. Giovanna Sparacello

Giovanna Sparacello FAINETTI NICOLA Torinese. S’esercita nella maschera del Tartaglia; fu nelle Com- FABRIZIO NAPOLITANO1 Capo, e con- pagnie di Giuseppe Lapy, e di Luigi Perelli; e duttore di una Comica Compagnia, che in- può con suffi ciente abilità adoprarsi nell’im- torno il 1650. per il Regno di Napoli aveva pegno del suo secondo Vecchio. molto grido2. Ebbe unito alla sua Truppa Niccolò Biancolelli, il quale nella Lettera de- dicatoria del suo Carnefi ce di se stesso3 fa di FALCHI FRANCESCO. Bolognese1. Esper- lui parola incidentemente4. È da credersi che to Commediante, che fi gurò notabilmente recitasse anch’esso, e che fosse un Comico ne’ Teatri di Venezia2, e che egualmente nelle assai noto, giacché, come di persona cono- Commedie all’improvviso3, come nelle pre- sciutissima, il medesimo Biancolelli ne fa5 la meditate si fece conoscere d’acuto ingegno, predetta menzione. e per un vero esemplare de’Comici virtuosi4. Il Dottor Carlo Goldoni ebbe in molta sti- Note ma, ed affi dò al di lui esperimentato valore 1. Prota–Giurleo identifi ca Fabrizio con Mattia moltissimi suoi parti; e gli fece specialmente Sacco, nato a Napoli il 28 febbrao 1610, fratello sostenere nella Commedia intitolata: I Due dell’attore Ottavio Sacco e marito di Anna Parri- Mercatanti il carattere del Figliuolo Gia- no, sorella del comico Domenico Antonio, in arte cinto, che fu da lui rappresentato con tanta Florindo. Tuttavia, alcuni documenti ritrovati da verità, che lo stesso Poeta volle lodarlo nel- Marzia Marigo inducono a identifi care l’attore con la stampata prefazione quando nel tomo V Andrea Orso, o Orsi, marito di Angiola d’Orso. BI- delle sue Commedie la diede alla luce5. Dal BLIOGRAFIA: Rasi, II, pp. 854–855; U. Prota– Teatro detto di Sant’Angelo, in cui aveva tra- Giurleo, I teatri di Napoli nel ‘600. La commedia vagliato cinque anni, passò il Falchi insieme e le maschere, Napoli, Fausto Fiorentino editore, colla moglie l’anno 1753. nel Teatro a San 1962, pp. 207–209; V. Viviani, Storia del teatro na- Luca6, ed ivi insieme con Francesco Majani poletano, Napoli, Guida, 1969, p. 172; Enc. Spett., recitò a vicenda da primo Innamorato del IV, coll. 1767–1768; M. Marigo, Angiola d’Orso, nuovo genere delle Commedie scritte in versi

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 213 martelliniani del suddetto Autore7. Recitava 2. Carlo Gozzi nel Canto Ditirambico de’partigiani il Falchi con grande sentimento, ed esprime- del Sacchi Truff aldino, lo menziona nella Compagnia va i suoi, e gli altrui concetti con ponderazio- Medebach, citandolo, con lo stesso Medebach e un ne, con energia, e colla più viva naturalezza. certo Magnano, tra gli attori al San Giovanni Griso- Se quello Comico avesse avuto un personale stomo fi n dagli esordi goldoniani «Ful il cibo schietto, più vantaggioso, oh quanto maggiormente casalino, e sano / e nutricante, come noi lasciamo / Al sarebbe stato gradito! La sua troppo piccola Medebache, al Falchi ed al Magnano», cit. C. Gozzi, statura gli fu di qualche svantaggio, ne potè Saggio di versi faceti e di prose nelle opere del Co. Carlo nel suo carattere d’Innamorato interamente Gozzi, in Opere, vol. VIII, Firenze, Colombani, 1774, brillare. Non per tanto fu meritevolmente p. 177. applaudito, e fu per un Comico eccellente 3. Il nome di Falchi ricorre nei repertori dei comi- per ogni dove considerato. Fatti molti avan- ci di giro dalla metà del Settecento. Probabilmente zi col guadagno della sua professione, pen- Falchi apparteneva all’omonima famiglia che, fi n dal sò d’abbandonare il teatro, e d’impiegare il 1651, veniva annoverata tra i comici itineranti tra Ita- suo soldo nell’esercizio della Mercatura8. Si lia e Germania, cfr. Sand, I, p. 322. fi dò d’altri, e poco pratico di simili negozj, 4. Carlo Gozzi lo nomina nel Sonetto Burlesco insie- trovossi ingannato con quasi l’intera perdita me a Caterina Bresciani e Maddalena Marliani come delle sue facoltà. Quella disgrazia lo pose in uno tra gli attori più importanti di Medebach: «O tetro pensiero, e preso da una funesta mania, Medebacche, o Falchi, o Maddalena, / Ircana, e voi, fece cose da forsennato. Riavuto con gli op- Rosaura, e voi, Magnano, / venite tosto a baciarmi la portuni soccorsi lo smarrito senno, cercò il mano, / che a torno il Ditirambo v’avvelena», Gozzi, rimedio a propri danni ritornando un’altra Saggio di versi..., cit., p. 180. volta sulle scene ad esporsi. In alcune vagan- 5. Ne I due mercatanti o I Mercanti Goldoni ricorda ti compagnie fu impiegato9, dove travagliò l’importanza di aver avuto due bravi attori che so- diversi anni con il solito suo valore10; e fi - stenessero le parti del Padre e del Figlio. Per il Padre nalmente fatto vecchio, ritiratosi a Bologna poteva disporre di Antonio Mattiuzzi detto Collalto, dopo breve malattia cessò di vivere nell’au- mentre per il Figlio si era servito di Falchi di cui am- tunno dell’anno 1780. mette la bravura e la possibilità di recitare in veneto, cfr. C. Goldoni, I mercatanti, a c. di F. Vazzoler, cit., Note p. 216. 1. Francesco Falchi nacque nel 1720. Secondo Carlo 6. Defi nito da Goldoni nel tomo XVII tomo dell’edi- Goldoni era particolarmente abile nel dialetto vene- zione Pasquali «Bravo e onorato comico» (Goldoni, to, fi no a supporre una nascita veneziana o veneta, di I, p. 748), Falchi prende parte a tutte le commedie contro ai natali emiliani (C. Goldoni, L’autore a chi goldoniane dall’arrivo dell’autore al Sant’Angelo, in- legge, de I mercatanti, a c. di F. Vazzoler, Venezia, Mar- terpretando il ruolo del Secondo Amoroso, Florindo. silio, 2001, p. 216). Tuttavia Falchi si adattava anche Medebach gli impone spesso ruoli da Caratterista, a sostenere ruoli in cui era necessaria una caratterizza- e, per questa ragione, raggiunge una maturità e una zione dialettale ampia (dal veneto al ligure, dal napo- specializzazione artistica solamente con il passaggio al letano al torinese) e, volendo prescindere da questioni Teatro San Luca. Dal 1753 al 1756 il suo onorario lie- biografi che, è probabile che avesse semplicemente un vita di ben 600 ducati (cfr. Venezia, Biblioteca di Casa “buon orecchio” per le diversità linguistiche. BIBLIO- Goldoni, Archivio Vendramin, 42.F. 8/1, cc. 38 e 61). GRAFIA: Rasi, II, pp. 856–857; A. Gentile, Carlo All’interno di questa compagnia nuova e problemati- Goldoni e gli attori, Trieste, Libreria Cappelli, 1951, ca per Goldoni, Falchi diventa il costante punto di ri- pp. 39, 64; Enc. Spett., IV, coll. 1798–1799; Giardi, ferimento del commediografo, cfr. A. Scannapieco, pp. 222, 250, 269; DBI, vol. 44, 1994, pp. 255–256 Commento a C. Goldoni, La Dalmatina, Venezia, (R. Ascarelli). Marsilio, 2005, pp. 254–256 e C. Alberti, Goldoni,

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Roma, Salerno, 2004, pp. 182–211 per una visione risalire a quale spettacolo prese parte e quanto durò il d’insieme sul problema con la nuova compagnia. suo soggiorno polacco. Cfr. M. Klimowicz–W. Ro- 7. Appare inutile e troppo lungo l’elenco delle com- szkowwksa, La commedia dell’arte alla corte di Au- medie a cui prese parte, poiché, come già si ricordava, gusto III di Sassonia (1748–1756), Venezia, Istituto furono quasi tutte quelle della permanenza goldoniana Veneto di Scienze Lettere ed Arti, 1988, p. 95. al Sant’Angelo e poi al San Luca, compresi quei testi in martelliani tra cui La trilogia di Ircana, il Molière e Flavia Crisanti il Festino (cfr. Il Festino in Goldoni, V, pp. 429–509; per il Molière e la Trilogia si vedano le edizioni Marsi- lio a c. di B. Guthemüller del 2004 e di Marzia Pieri FALCHI GIUSEPPE Bolognese. Comico, del 1996) su cui si soff erma l’attenzione del Bartoli. che recitò nella Maschera dell’Arlecchino Diventa più interessante, invece, rifl ettere sulle battu- con vivacità, e grazia nelle Compagnie di te che Falchi pronuncia nell’Introduzione alle recite del Venezia1. Passato, poi in Baviera al servizio 1753 in cui, punzecchiato dall’Ottavio di Francesco dell’Elettore2, fu in quella Corte assai ben Majani e da Zamaria di Pietro Gandini, ricorda il suo veduto3; e vive anch’oggi colà in un’avanzata ruolo in compagnia. La sua fi sicità non possente e virilità, provveduto di conveniente, e gene- una voce aggraziata lo rendevano interprete adatto ai rosa pensione4. ruoli “sospirosi” di Florindo, passando abilmente dal dialetto alla lingua (Goldoni, V, pp. 3–12). Note 8. Non è noto l’anno in cui ha iniziato questa nuova 1. Le notizie biografi che su Giuseppe Falchi sono as- impresa commerciale, ma da una lettera di Goldoni sai scarse. La ricerca sulle fonti non porta nemmeno al ad Albergati Capacelli si evince che Falchi era anco- reperimento degli estremi crono–biografi ci dell’attore. ra in compagnia a metà degli anni Sessanta del 700. Ugualmente non è noto quando ha iniziato a recitare Probabilmente l’uscita dal mondo del teatro è da col- a Venezia. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 858; DBI, locare attorno al 1770 (M. Calore, O virtuosi tutti vol. 44, 1994, pp. 255–256 (R. Ascarelli); Giardi, o ciarlatani. Il teatro al tempo di Francesco Albergati, pp. 250, 269. in Uomini di teatro nel Settecento in Emilia e Roma- 2. Nel 1742 Antonio Sacchi lascia la compagnia gna, vol. I, a c. di E. Casini–Ropa, M. Calore, G. del San Samuele e viene sostituito dal giovane Fal- Guccini, C. Valenti, Modena, Mucchi editore, 1986, chi: «Gran cambiamenti successero nell’anno 1742 pp. 378–417: p. 394). nella compagnia di San Samuele! Il Sacchi, disgusta- 9. Secondo Rasi nel 1777, dopo i pessimi esiti dell’at- to non so di che, si licenziò, e partì con tutta la sua tività commerciale e un periodo di malattia, Falchi ri- famiglia. Sostituirono al suo personaggio il Falchi, il torna a fornire sulle scene «come per l’addietro ottime qual essendo all’attuale servigio dell’elettor di Bavie- prove» presso il Comunale di Modena con la Compa- ra aveva ottenuto un anno di congedo per rivedere i gnia di Francesco Panazzi, insieme ad Antonio Falchi, parenti suoi», Prefazioni dell’edizione Pasquali, tomo probabilmente suo fi glio. Giardi, invece, anticipa la XVII, in Goldoni, I, p. 748. La parentesi veneziana ricomparsa di Falchi sulle scene al 1775, con la com- di Falchi dura pochi mesi e, terminato il periodo di pagnia di Pietro Rosa per il carnevale. La sfortunata congedo, ritorna a recitare per l’Elettore Augusto III vicenda lavorativa di Falchi è ricordata come prima e con una paga di seicento fi orini all’anno per interpre- unica fonte dal Bartoli. Rasi, invece, riporta il dato tare Arlecchino nella compagnia di attori francesi del della malattia che avrebbe colpito l’autore subito Nouveau Th éâtre Italien, che operava presso la corte dopo il fallimento (Rasi, cit., p. 856 e sgg.; Giardi, polacca. K. Trautmann, Italienische Schauspieler am cit., p. 250). bayrischen Hofe, Munchen, 1887, p. 1798. 10. Durante i suoi viaggi si ferma a Dresda nel 1759 3. Viene menzionata un’unica partecipazione con Pa- in cui recita con la moglie Vittoria presso la corte ola Falchi Noè (anch’ella appartenente alla medesima dell’Elettore Augusto III. Purtroppo non è possibile famiglia di comici di giro), ad una rappresentazione,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 215 nel 1752, del Zoroastre di Rameau a Dresda (Rasi, n. 1 (janvier–mars 1913), pp. 43–60; A. Fabiano, cit.); per un inquadramento generale dell’attività tea- La Th ébaide travesti: Casanova parodie Racine, in «Les trale a Dresda cfr. M. Klimowicz–W. Roszkowwk- cahiers de théâtre. Comédie-Française», n. 38, 2001, sa, La commedia dell’arte alla corte di Augusto III di pp. 49–57). Zoroastre, nell’adattamento italiano, ven- Sassonia (1748–1756), Venezia, Istituto Veneto di ne completamente rivista, riducendo gli spazi musi- Scienze Lettere ed Arti, 1988. Lo spettacolo ha avuto cali e facendo emergere il dialogato (per i dettagli: A. un certo peso nella produzione di Rameau. La pri- Fabiano, L’abbraccio del Casanova al mondo musica- ma della tragedia lirica Zoroastre, su libretto di Louis le del suo tempo, in Giacomo Casanova tra Venezia e de Cahusac, all’Hôtel de Ville di Parigi il 5 dicembre l’Europa, a c. di G. Pizzamiglio, Venezia, Fondazio- 1749 era stata un insuccesso totale (il pubblico aveva ne Giorgio Cini, 2001, pp. 261–276). Si legge sul preferito assistere al balletto Le Carnevale du Parnas- Mercure che «l’esprit de l’ouvrage original est rendu se), nonostante l’immenso apparato scenico facesse avec un coloris ou fort ou aimable et M. Casanuova scommettere il contrario (cfr. Clement–De Lapor- qui en est l’Auteur, fait assez voir qu’il est capable de te, II, p. 183). Rameau, dunque, riprese in mano la produire par lui–même des Poëmes digne d’être lus» partitura, iniziando un progetto di revisione del se- (Mercure de France, mai 1752, pp. 164–172). Alla condo, terzo e quinto atto che porterà alla seconda e prima rappresentazione del carnevale del 1752 non più fortunata rappresentazione del 19 gennaio 1756 prese parte Falchi, ma scandagli d’archivio ne hanno (C. Girldlestone, Jean François Rameau. Sa vie, rilevato la presenza nella compagnia dal 1742, stan- son œuvre, Bruges, De Brouwer, 1962, pp. 281–305: ziale dal 1749 (M. Klimowicz, Commedia dell’arte à pp. 285–286). A dispetto della prima, lo spettaco- Varsave et son infl uence sur le développement du Th éâtre lo a cui prese parte Falchi ottenne un ottimo esito. National Polonais, in Italia Venezia e Polonia tra Il- Così ricorda l’evento il Mercure: «Nous croyons de- luminismo e Romanticismo, Atti del III convegno di voir rendre compte ici d’un évenement fort glorieux studi italo–polacchi, Firenze, Leo Olschki, 1973; per pour notre théatre lyrique, et tres fl atteur pour Mrs i riferimenti alle fonti archivistiche cfr. M. Klimowi- de Cahusac et Rameau. On a traduit en vers italiens cz–W. Roszkowwksa, La commedia dell’arte alla cor- l’Opera de Zoroastre et il a été represénte pendant te di Augusto III di Sassonia, cit., p. 95). le carneval dernier avec grande magnifi cience et 4. Secondo quanto riportato da Giardi, Giuseppe beaucoup de succès sur le théâtre Royal de Dresde» Falchi trascorse gli ultimi anni di carriera a Padova (Mercure de France, mai 1752, p. 164). Il tradutto- nella compagnia di Pietro Rosa per la stagione 1775– re del testo francese non era, però, un personaggio 1776 nel ruolo di Dottore. Nell’elenco degli attori qualunque, ma si trattava di Giacomo Casanova che per il carnevale 1775 fi gura anche il fratello France- ricorda il soggiorno dresdiano con queste parole: «La sco; sempre con il fratello fu nella compagnia Tesi per vie que je menai à Dresde jusqu’à la fi n du carnaval l’anno 1778–79. Giuseppe Falchi morì il 7 febbraio de 1753 n’off re rien d’extraordinaire» (G. Casanova, 1782 (Rasi, cit.; Giardi, pp. 250, 269). Mémoires, vol. I, Paris, Gallimard, 1968, p. 710). In realtà il soggiorno nella città polacca fu fondamen- Flavia Crisanti tale per l’ingresso di Casanova nel mondo del teatro come drammaturgo. Per gli attori italiani al servizio di Augusto III di Sassonia (Bernardo e Isabella Vul- FALCHI VITTORIA. Moglie di France- cani, Maria Bastona Focher, Gioacchino Limpper- sco1, che insieme con esso fu dal Goldoni gher, Giovanna Casanova, Cesare D’Arbes, Giovan sostenuta, e per cui scrisse qualche parte Battista e Isabella Toscani, Paola Falchi Noè e Pietro graziosa in molte delle di lui Commedie2. Moretti), il veneziano tradusse anche la Th ébaide di Lo stesso Poeta fa menzione di quella Co- Racine che fu messa in scena con un ottimo esito (G. mica a piè di pagina nella Commedia inti- Cucuel, La musique et les musiciens dans les Mémoi- tolata: Il poeta fanatico, quando d’Eleonora res de Casanova, in «Revue du Dix–Huitieme siècle», il Veneziano Tonino esprime i meriti del suo

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 216 – Giovanna Sparacello personale, quali appunto aveali la Falchi e che sora tutto la fusse bona, sincera e aff abile, e de che quella parte rappresentava3. Dal Teatro bon cuore» (C. Goldoni, Il poeta fanatico, a c. di M. detto Sant’Angelo passò col Marito a quel- Amato, Venezia, Marsilio, 1996). Nel Torquato Tasso lo di San Luca, dove recitò sempre fi no a è ricordata come «picciriella» (Torquato Tasso in Gol- che lo stesso suo consorte da quella truppa doni, V, p. 836, atto V, sc. 6 e 7). alienossi4. Fu Moglie amorosa, e nelle stra- 4. La presenza nella compagnia è documentata vaganti follie del Marito si mostrò molto nell’Introduzione alle recite del 1753 (Goldoni, V, pronta a procacciare ad esso gli opportuni p. 3–12). Il passaggio dalla troupe di Medebach a soccorsi5. Tornato egli sul Teatro, ella non quella del San Luca porta ad una riconsiderazione vi pose piede, ma si applicò con amore al del ruolo della giovane Terza Donna che, dopo un buon governo della famiglia. Vive anch’oggi periodo in cui veniva lasciata in secondo piano per in vedovo stato con tutto ciò che lasciolle il poter sostituire la Prima Donna quando necessario, Marito, e con qualche suo industrioso trava- viene messa in risalto con la Locandiera (cfr. S. Ma- glio va conducendo lietamente i suoi giorni mone, Introduzione, a C. Goldoni, La Locandiera, in Bologna6. a c. di S. Mamone e T. Megale, Venezia, Marsilio, 2007, pp. 32–34). Goldoni, nell’Introduzione, le fa Note recitare una battuta in cui riassume la sua storia di 1. Di questa famosa attrice goldoniana non è possi- attrice: «Son cinque anni che ho l’onore di servire bile risalire alla data di nascita né a quella di morte, questo popolo, esempio della bontà e della gentilez- che dovrebbe essere avvenuta verso la fi ne degli anni za. Anch’io in principio tremai, niente meno di voi, Ottanta del Settecento a Bologna. BIBLIOGRAFIA: eppure con tutti quei difetti che aveva, e che non ho Rasi, II, p. 857; A. Gentile, Carlo Goldoni e gli at- potuto correggere, sono stata benignamente soff er- tori, Trieste, Libreria Cappelli, 1951, pp. 41–42, 66; ta; anch’io ho avuto le mie particine che mi hanno Enc. Spett., IV, coll. 1798–1799; DBI, vol. 44, 1994, acquistato qualche compatimento. Ciascheduno più pp. 255–256 (R. Ascarelli). in un genere che nell’altro può comparire. Confes- 2. Per Goldoni interpreta il ruolo di Seconda Amo- so non essere buona per certe parti troppo gravi, o rosa, con il nome di Eleonora, in commedie come Il troppo languenti, ma per un caratterino di mezzo Teatro comico, Il poeta fanatico, Il cavaliere di buon gu- m’ingegno anch’io. Il passar da un teatro piccolo ad sto, l’Incognita, L’avventuriere onorato, La donna volu- un teatro maggiore certamente può recarmi un disav- bile, I Pettegolezzi delle donne e Le donne curiose. Ne Il vantaggio, pure mi lusingo di essere tollerata, in gra- feudatario, invece, interpreta Giannetta, nella Locan- zia se non altro di quella bontà universale che tutti diera è Deianira e ne Le donne gelose si fa Orsetta (cfr. nel grado suo compatisce, essendo pregio particolare Goldoni, voll. I–V; per tutte le commedie, tranne di questa sola città benefi ca non annoiarsi de’perso- per il Teatro Comico, per cui v. i volumi dell’Edizione naggi per il lungo vederli, ma sempre più compatirli, Nazionale). e renderli sempre più di un tale soggorno contenti 3. Tonino recita, descrivendo con concretezza la (Introduzione per l’apertura del Teatro Comico, detto bellezza di Eleonora: «Ghe dirò: quando m’avessa da di San Luca, la sera de’7 Ottobre 1753, in Goldoni, inamorar me piaserave una dona de statura ordenara, V, pp. 5–6). ma piùtosto magreta, perchè el tropo grasso me sto- 5. Nel 1762 abbandona la scene per assistere il ma- mega. Avaria gusto che la fusse bruneta, perchè dise rito malato. el proverbio: el bruno el bel non toglie, anzi accre- 6. La presenza in città è documentata dal 1782, sce le voglie. Voria che la gh’avesse do bei rossi vivi mentre non è nota la data di morte, che dovrebbe sul viso, la fronte alta e spaziosa, la bocca ridente coi situarsi, però, qualche anno più tardi (cfr. Rasi, cit., denti bianchi, e sora tuto do bei ochi negri, piccoli, p. 856). e furbi. Una bella vita, un bel portamento, un vestir nobili e de bon gusto, che la parlasse presto e pulito, Flavia Crisanti

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FEDELI BRIGIDA, detta Aurelia1. Co- A Mademoiselle de la Valiere. mica assai studiosa, che oltre il recitar sulle Venere parla con Amore. Scene, spese anche molto tempo nel com- porre un libro di Poesie. Dopo d’aver rap- Amor noi siam perduti: i miei splendori presentato la parte di prima Donna ne’ Te- Altra confonde, e le tue glorie atterra, atri d’Italia, passò d’anni venti in circa nel Onta mia, scorno tuo, che regni in terra 1640. a travagliare sulle Scene di Francia a’ Donna Dea delle Grazie, e degli Amori. servigi di Luigi XIII. Molti applausi ebbe Dardi ha negli occhi, ed amorosi ardori; in Parigi questa Attrice; ed il Re onorolla Spegni la face, e i strali omai sotterra, della sua grazia, e di una generosa pensione. Che se porta al mio bello eterna guerra, Dopo d’aver servito 26. Anni quel Monar- Fuggir vo’ anch’io ne’ più remoti orrori. ca, volle in isconto delle sue obbligazioni È aperta tirannia, che il Ciel permetta, dedicarli le suddette Poesie, che intitolò: I che Lilla oscuri il nostro antico onore; Rifi uti di Pindo, e che furono stampati in Fiero castigo a tanto ardir s’aspetta: Parigi presso Carlo Chenault l’anno 1666. Disse Venere un dì: Rispose Amore, in forma di dodici. Nella lettera dedicatoria Madre, di tal beltà farei vendetta, si giustifi ca graziosamente, e da ragione del Se non m’avesse incatenato il core. titolo del Libro. Narra essersi portata al Par- naso, e che volendo tentare in esso l’ingres- Eurilla esagera l’infelicità del suo stato. so, fu da una Musa Custode rigettata; ma che venendo certi uni a quelle porte carichi Lassa, qual deggio nel mio duol sì forte di volumi ebbero facile l’entrata, e ch’essa Sperar lieve ristoro al cor che langue, unendosi a loro, potè introdursi tacitamen- Se l’empio (oh Dio!) per cui rimango esangue te alla sfuggita. Vide coloro raccoglier fi ori Dà vita al suo rigor nella mia morte. sceltissimi, e desiando anch’essa raccorne, Credei scioglier dal piè l’aspre ritorte, Clio se n’avvide, e non volle, che scelti fi ori E sottrarmi al velen del perfi d’angue, cogliesse, ma che si contentasse soltanto di Ma più mi stringe allora, e fugge il sangue, prenderne di quelli che gli altri rifi utava- Che a morir mi condanna iniqua Sorte. no. Onde facendone d’essi una Ghirlanda Speme non v’ha, che mi lusinghi il Core. da off erire al suo Re, con ragionevol pen- Pietà non v’è, che più mi porga aita, siero intitolò le sue Rime: I Rifi uti di Pin- Conforto, che addolcisca il mio dolore. do. Sua Maestà accolseli in buon grado, e Di dove entrò il martir la gioja è uscita, diede premj degni della sua munifi cenza Manca il riposo al cor, cresce l’ardore, all’umilissima Aurelia, che sottoscrivesi an- Provo la morte, e pur ritorno in vita. cora fedelissima, ed ossequiosissima serva. Quelle sue Rime benchè scritte in quel se- Note colo corrotto, non sono però dispregevoli, 1. Si tratta di Brigida Bianchi, per cui si veda ad vo- e sono distinte in Sonetti, in Madrigali, in cem in queste Notizie. Canzoni, in Stanze, e in Dialoghi per Mu- sica. Riporteremo qui due Sonetti per un Giovanna Sparacello saggio dello stile di questa virtuosa Com- mediante, la quale fu Madre di Marc’An- tonio Romagnesi detto Cintio eccellen- te Comico, e non volgare Poeta, di cui si FEFERI FRANCESCO1. Giovane Fiorenti- parlerà al proprio luogo in queste nostre no, che uscito dalla sua Patria, diedesi a re- Notizie. citare fra’ Comici2. Fu nella Compagnia di

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Luigi Perelli3, è stato colla Tesi4, e presente- Note mente si trova unito alla Truppa di France- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 865 (riprende senza sco Paganini5. È fornito di buona presenza, e integrazioni la notizia di Bartoli). può fra giovani suoi pari nell’arte del Teatro lodevolmente comparire6. Giovanna Sparacello

Note FERRAMONTI ANTONIO Veronese1. 1. Anche Feff eri. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 864; Pantalone pieno d’abilità2, che molto fu ado- Giardi, passim. perato ne’ Teatri di Venezia3. Rappresentava 2. L’esperienza da istrione di Feff eri potrebbe essere diverse Commedie di sua particolar fatica, cominciata già a Firenze. È possibile che facesse parte nelle quali facevasi distinguere per un Co- della compagnia di Giovanni Tarchiani e del libretti- mico di non mediocre talento. Il colmo delle sta Ferdinando Casorri nel Teatro Santa Maria Novel- sue Comiche fortune fu intorno al 1750. la per l’anno 1775–76. Cfr. Giardi, p. 264. 3. Nel 1778–79 faceva parte della compagnia di Lu- Note igi Perelli. cfr. Giardi, pp. 231–232. 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 865; C. Goldoni, 4. La compagnia di Faustina Tesi si costituì nel 1776 Mémoires, I, XXXVII e XLV e Id., Prefazioni dell’edi- in società con Cristoforo Merli. La notizia di Barto- zione Pasquali, tomo XIV, in Goldoni, I, p. 724. li non ha riscontro in Giardi, pp. 268–270, dove il 2. Nei Mémoires (I, XLV, in Goldoni, I, p. 204) Gol- nome di Feff eri non compare fra quelli degli attori doni racconterà di aver incontrato Ferramonti a Bo- della compagnia tra il 1776 e il 1781. logna durante la guerra di successione austriaca: «Il y 5. Feff eri non compare fra i membri di questa com- avait à Bologne un excellent Acteur qui jouait le Pan- pagnia per il 1780–81. Non conosciamo la formazio- talons, et qui étant à son aise, aimoit mieux se reposer ne per la stagione seguente. Cfr. Giardi, p. 216. dans la bella saison, et ne jouoit la Comédie qu’en 6. Aggiungiamo che l’attore compare come capolista hiver. Cet homme, appellé Ferramonti, ne m’avoit pas nella compagnia Marchesini per la stagione 1786– quitté pendant mon séjour à Bologne; une troupe de 87; nel 1788–89 fu nella compagnia di Cristoforo Comédiens qui étoit à Rimini au service du Camp Merli. Nel 1790–91 fu nuovamente nella compagnia Espagnol l’avoit engagé; il étoit prêt à partir, et il ve- di Luigi Perelli; fra le donne fi gura Carmina Feff e- nait me faire ses adieux». Goldoni seguirà Ferramonti ri (Serva), moglie del comico. Si tratta dell’attrice a Rimini, dove sarà ricevuto da Francesco III d’Este, Carmina Cardosi con cui Feff eri aveva lavorato nel- duca di Modena. Attraverso Ferramonti egli verrà poi la compagnia Merli nel 1788–89. Nel 1799–1800 introdotto nella compagnia al servizio dell’esercito Francesco e Carmina Cardosi Feff eri recitavano nella spagnolo. Raccontando questo episodio, Goldoni compagnia di Gennaro Petruccio. Giardi, pp. 179, non accenna al fatto di aver precedentemente incon- 200, 232, 238. trato l’attore. In un precedente capitolo dei Mémoires (I, XXXVII, in Goldoni, I, p. 167) il drammaturgo Giovanna Sparacello aveva parlato del comico e di sua moglie, ingaggiata nella compagnia di Imer al San Samuele al posto di Giovanna Casanova nella primavera del 1735: «pour les rôles d’Amoureuse, on avoit fait l’acquisition de FERRAMONTI1 Dottore detto il Gobbo, Madame Ferramonti, charmante Actrice, jeune, jolie, di nazion Bolognese. Si esercitò nella sua très aimable, très instruite, pleine de talens et de quali- Maschera con impegno, e fu ricercato nel- té intéressantes. Je ne tardai pas à m’apercevoir de son le migliori Compagnie. Fioriva nell’anno mérite; je m’y attachai particulièrement; je devins l’ami 1745. de son mari qui n’étoit pas employé dans la Troupe,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 219 et j’avois formé le projet de faire de cette jeunesse une Serva. Dopo la morte del Marito rimase colla Actrice essentielle: les autres femmes ne manquerent Figlia, e col Genero, non comparendo più in pas d’en devenir jalouses; j’essuyai des désagrémens; Teatro. Morì in età d’anni 60. sopravvivendo et j’en aurois souff ert davantage, si la mort ne l’eût poco tempo ad Elisabetta sua Figlia. pas enlevée dans la même année». Tonina Ferramonti morì di parto; «le mari vint me voir, il étoit désolé, je l’étois autant que lui», cit. Goldoni, I, pp. 167 e FERRARI PIETRO Milanese. Comico di 170. Nel necrologio della parrocchia di San Giaco- non volgare ingegno, che addestrossi a re- mo Apostolo di Udine ritrovato da Loehner si legge citare, e nelle parti serie da Innamorato, ed che Antonia, moglie di Antonio Ferramonti veronese, anche talvolta nella Maschera dell’Arlecchi- morì a circa 24 anni il 5 agosto 1735 (cfr. Rasi, cit.). no. Il suo miglior vanto però è stato quello Nella prefazione al tomo XIV dell’edizione Pasquali, di condurre con molta intraprendenza la sua Goldoni aveva descritto il Ferramonti come un uomo Comica Compagnia con buoni regolamenti, «avanzato negli anni», cit. Goldoni, I, p. 724. vantaggiosi per se stesso, e pe’ suoi Compa- 3. Nella citata prefazione dell’edizione Pasquali, Gol- gni. Bologna, Firenze, Genova, ed altre Cit- doni aff ermava che Ferramonti «piaceva da per tutto, tà applaudirono al suo modo di condurre, e fuorché in Venezia», cit. Goldoni, I, p. 724. dirigere una società di Persone abili nel loro mestiere con decoro, e con quella riputazio- Giovanna Sparacello ne che ha formato il suo buon nome. Seguita anch’oggi a scorrere per la Lombardia con la sua Truppa, quantunque in gran parte de’ FERRAMONTI CAMILLA1. Prima Donna soliti personaggi scemata; e ad onta di ciò di sommo merito, che travagliò con indefes- reggesi assai bene ne’ suoi interessi, durando sa attenzione, che fu ben accolta dovunque a sostenersi con fama nell’acquistato in ad- con molti applausi, e che lasciò le caduche dietro suo favorevole concetto. spoglie l’anno 1770.

Note FIAMMETTA Comica1, che recitava la 1. Nulla si sa di questa attrice, per cui la fonte prin- parte della Serva con diligenza, e prontezza cipale è la notizia di Bartoli. BIBLIOGRAFIA: Rasi, di spirito, nella Compagnia de’ Comici Af- II, p. 867. fezionati in Bologna il Carnevale dell’anno 16342. È lodata nella dedicatoria della Scena Giovanna Sparacello Illustrata.3

Note FERRARESI MASSIMO. Bravo Dottore, 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 880; Enc. Spett., V, ed esperto conduttore della sua Compagnia, col. 273; Archivio Herla, Fiammetta. che si distinse per Comico di talento nella 2. L’archivio di Stato di Bologna conserva una licenza sua Maschera. Maritò Elisabetta sua Figlia ai Comici Confederati del 5 maggio 1626 dove fi gu- con Giovanni Fortunati Arlecchino; e con ra una Fiammetta. La licenza dei Comici Aff ezionati fama d’uomo onorato morì in Parma l’anno del 15 marzo 1633 sancisce la presenza di Fiammetta 1767. nella compagnia. L’attrice è schedata come moglie del Portinaro. Cfr. Archivio Herla, cit. 3. L’opera è diff usamente citata dal Bartoli, che la FERRARESI TERESA Moglie di Massimo, utilizza svariate volte come fonte per le Notizie. La che lavorò con dello spirito nel carattere della scena illustrata. Composizioni di diversi, in Bologna,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 220 – Giovanna Sparacello per Nicolò Tebaldini, ad istanza di Bartolomeo Ca- cui furono scritte. Ne sia un saggio il seguen- valieri, 1634. te Sonetto, in cui l’Autore poco di sua sorte contento così ragiona. Giovanna Sparacello Ergi pur un trofeo, cieca fortuna D’avermi oppresso, e inalza al Cielo il grido; FIDENZI JACOPO ANTONIO Fiorenti- E nel tuo Regno insidioso, infi do, no1, chiamato fra’ Comici Cintio, e non Cin- Contro me pur nuovi accidenti aduna. zio come alcuni malamente pronunziano. Che se a rendermi lieto il varco impruna Nacque egli intorno al 15962. ed educato da’ L’empia tua ruota; io spettator m’affi do, suoi Genitori nel cammino degli Studj, passò L’esito attendo; e con il cor ti sfi do, poi ad esercitare la Comica Professione con fe- Né temo più delle tue furie alcuna. lice riuscita3. Fu studioso, e grazioso insieme, Animo ho ben, ho ben vigore possente dilettando moltissimo chi l’ascoltava. Non A contrastar con le tue forze, o fi era; esprimeva concetto, che non fosse accompa- Sempre non mi vedrai mite, e perdente, gnato da quel gesto, che gli era proprio4, e Con raggio di valor tua mobil sfera da’ più vivi, e naturali movimenti dell’animo. Ecclisserò, ed in quella vedrò spente Egli fu non solo un vero onor delle scene, Le tue vicende, onde ne vai sì altera. ma fu ancora amicissimo delle Muse come ne fanno fede alcune sue opere stampate5, cioè Il Cinelli nella sua Biblioteca Volante scanzia un libro intitolato: Eff etto di Divozione con- undecima stampata in Modena nel 169510. sagrato al merito indicibile de’ due famosi in scrive intorno al Fidenzi quanto segue, citan- amicizia Niccolò Barbarigo, e Marco Trevisa- do l’Opera sua da noi mentovata, che ha per no. Venezia 16286. in quarto, ed i suoi Poetici titolo: Eff etti di divozione &c. Capricci stampati in Piacenza l’anno 1652., e da lui dedicati all’Altezza del Serenissimo “Fu il Fidenzi di bello, e gioviale aspetto, di fac- Principe Alessandro Farnese suo generoso Pa- cia, che tondeggiava, di capello castagno, di bian- drone, e Mecenate7, che accarezzollo8 fi no che ca carnagione, e maestoso nel portar la vita. Fu visse, e gl’impartì premj, e stipendj. Anche pieno di carni, ed anzi maggior del giusto, ed in Margherita de’ Medici Consorte del suddetto somma appariscente, e proporzionato alla parte Principe ebbe il Fidenzi in somma stima, e fu d’Innamorato, che rappresentava. Faceva ancora ammiratrice de’ suoi talenti. Fu sempre ben egregiamente la parte di Ceccobimbi in lingua accolto da Cavalieri nelle pubbliche radunan- gretta Fiorentina, intitolandosi Mercante in fi chi ze, ed accettato nell’Accademie de’ Virtuosi a secchi da Poggibonsi, con gran diletto degli udi- recitare varj discorsi9, e problemi conforme tori, e parmi ch’esso ne fosse l’inventore.” l’uso di quei tempi. D’anni 56. in circa ebbe egli a soff rire un tormentoso mal d’occhi, per Note cui credette di perdere la vista, come rilevasi 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, pp. 880–884; Marot- dai lagni, ch’egli ne fa in un’Oda, nella quale ti–Romei, p. 564; Comici dell’arte. Corrispondenze, a introduce poetando le Glorie indicibili de’ c. di C. Burattelli, D. Landolfi , A. Zinanni, Firenze, suoi Clementissimi Padroni. Ma è credibile, Le Lettere, 1993; T. Megale, Cintio e i suoi protettori, che ne guarrisce perfettamente; giacché nella «Bibliteca Teatrale», 29, 1993, pp. 79–83; Archivio dedicatoria del suo Libro non dà alcun cenno Herla, Jacopo Antonio Fidenzi. di questa disgrazia. Le Rime di questo Co- 2. Rasi, cit., mette in dubbio la data proposta da mico sono degne di lode perchè in esse poco Bartoli sulla base della presenza di alcune sue rime si sente l’enfatico stile dell’infelice secolo in nella Raccolta funebre dedicata alla Delia Maria Rocca

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Nobili (1613). Fidenzi avrebbe avuto allora solo di- FINESCHI GIUSEPPA Milanese1. Allevata ciassette anni. Inoltre, in A. Baschet, Les comédiens da principio ne’ Teatri Accademici di Firenze, italiens à la cour de France sous Charles IX, Henri III, riuscì un’Attrice assai graziosa, e di meriti for- Henri IV et Louis XIII, Paris, Plon, 1882, p. 165, si nita. Fu chiamata col Marito a Parma l’anno legge che la compagnia doveva recarsi a Parigi nel 1774. allorché dal Direttore Salvoni2 volevasi 1607 ma poté partire solo nel 1608 a causa di un ri- stabilire una permanente Truppa di Recitan- tardo nella consegna degli abiti di Cintio. Anche in ti pel Regio Ducal Teatro di quella Città3. La questo caso Fidenzi sarebbe stato troppo giovane per nuova impresa non ebbe che una breve durata, recitare nella compagnia. e la Fineschi tornò a Firenze. Nel Teatrino della 3. Comici dell’arte. Corrispondenze, cit., testimonia la Piazza Vecchia a Santa Maria Novella esercitossi presenza di Fidenzi nelle compagnie dirette da Gio- per alcuni anni con intero gradimento de’ suoi van Battista Andreini, Nicolò Barbieri, Pier Maria uditori, come pure nel Teatro del Cocomero4, Cecchini, Tommaso Martinelli e Flaminio Scala. facendo chiara mostra del suo sapere in molte 4. Il Bartoli sembra ispirarsi al passo delle Fatiche Commedie, e varie Tragedie, procacciandosi Comiche in cui Domenico Bruni aff erma che Cinzio grand’onore, principalmente in quella tradotta Fidenzi «grazioso ma insieme anche studioso, ador- dal francese dall’Abate Antonio Bonucci, inti- na le scene, diletta a chi l’ascolta, non forma parola, tolata Giulietta, e Romeo5. Ha la Fineschi una non esprime concetto che non sia accompagnato da graziosa fi gura, una retta pronunzia, una voce quel moto che gl’è proprio», Prologo da ragazzo, cit. fl essibile, ed aff ettuosa, che penetra, e invade da Marotti–Romei, p. 348. l’animo degli attenti spettatori. Oggi è unita 5. La frase tradisce l’utilizzo della Supplica ricorretta alla Truppa di Giovanni Roffi 6, e in Milano, in di Nicolò Barbieri quale fonte del Bartoli: «Il Signor Torino, in Genova, ed altrove è stata assai ben Cinzio Fidenzi, onor delle scene ed amico delle Muse, accolta, ed onorata d’infi niti applausi7. Vaglia come ne fanno fede quei pochi saggi che sono alle il vero, e sia pur noto, che la dolcezza della stampe», cit. Marotti–Romei, cit., pp. 594–595. sua fi sonomia, e degli espressivi, e signifi canti Barbieri e Fidenzi lavorarono insieme nella compa- suoi sguardi, or dimostranti allegrezza, ora do- gnia dei Confi denti dal 1627 al 1630, nel 1631 e an- lore, ora un aff etto intenso, ed amoroso, sono cora nel 1638. in lei que’ doni a pochissime Comiche dalla 6. I. A. Fidenzi, Eff etto di divozione, Venetia, Evan- Natura, e più dall’Arte concessi. La sua non gelista Deuchino, 1628. ordinaria abilità nel Canto fi nisce di coronare 7. I. A. Fidenzi, Poetici Capricci. Dedicati all’altezza i suoi meriti, ond’è che ella, e per lo studio des sereniss. principe Alessandro Farnese, Piacenza, Gio- indefesso e per la natural grazia, e per una al- vanni Bazachi, 1652. lettatrice avvenenza può in oggi essere elevata 8. Un altro termine mutuato dalle Fatiche comiche ad un grado distinto in mezzo al numero limi- del Bruni dove si legge «meritatamente da più d’un tato delle valorose giovani Attrici. Servirà per Principe accarezzato», cit. Marotti–Romei, p. 348. compimento del nostro elogio l’encomio ad 9. Ancora la Supplica di Barbieri, cit., p. 595, è alla essa degnamente impartito da incerta penna base di questa informazione: «è stato da Cavalieri nel seguente giudizioso Sonetto. nelle publiche raunanze ed Accademie de’ virtuosi onorato». Nell’erto giogo ove ha Virtù la sede 10. Dell’edizione veneziana per G. Albizzi, 1734– {pag. 215} 1747, possediamo oggi la ristampa anastatica (Bo- logna, Forni, 1979). In questa edizione citazione di Note Bartoli è al tomo II, pp. 316–317. 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi II, p. ; Enc. Spett., V, col. 343; E. Bocchia, La drammatica a Parma, Par- Giovanna Sparacello ma, 1913; Giardi, pp. 264–266.

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2. Luigi Bernardo Salvoni (Parma, 1723–1788), li- FINESCHI GIUSEPPE Fiorentino, Marito brettista e compositore; dal 1773 direttore dei Teatri dell’antecedente mentovata Attrice1. Trasse Ducali (cfr. G. Nello Vetro, Dizionario della musica anch’esso in Firenze e genio, ed inclinazione e dei musicisti dei territori del Ducato di Parma e Pia- per il mestier del Teatro, e in quelle Accade- cenza, http://www.lacasadellamusica.it/vetro/). mie addestrossi con molto valore nelle parti 3. Nel 1774 Ferdinando di Borbone affi da al Salvoni serie così nelle Comiche, come nelle Tragi- l’incarico di formare l’«Accademica Unione Teatrale che Rappresentazioni. Nella Truppa del Rof- al Servizio di SAR», una compagnia italiana stipen- fi anch’esso unitamente alla Moglie fa valere diata dalla corte per il periodo compreso tra la Pa- i suoi talenti2, esercitandosi con diligenza, ed squa 1774 e quella del 1777. Il progetto però fallisce amore in tutte quelle cose, che gli vengono e gli accademici vengono licenziati nell’agosto dello dal suddetto Capo Comico destinate. Recita stesso 1774, anche se percepiscono la paga dell’intero con aggiustato sentimento, conosce l’interes- anno. se, e la situazione de’ scenici fatti, e con zelo 4. Fra le esibizioni della Fineschi si menziona la s’adopra nell’esatta esecuzione del suo pro- partecipazione agli spettacoli rappresentati nel- prio dovere. Imparziali sono quelle lodi, che la primavera del 1776 al Cocomero: La discordia dal Pubblico gli vengono concesse, sapendo fortunata, Dramma giocoso per musica in tre atti, colla fatica, e lo studio plausibilmente farne musicato da Giovanni Paisiello, libretto Ab. F. B. A. l’acquisto3. F., La Donna Instabile, Dramma giocoso per musi- ca in tre atti, musicato da Giovan Battista Borghi, Note libretto di Giovanni Bertati, I Visionari, Dramma 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. ; Enc. Spett., V, giocoso per musica in tre atti, musicato da Genna- col. 343; Giardi, passim. Cfr. voce Fineschi Giuseppa. ro Astaritta, libretto di Giovanni Bertati (per questi 2. Giuseppe Fineschi entra a far parte della compa- spettacoli cfr. Melodramma spettacolo e musica nella gnia del Roffi nel 1782, insieme alla moglie Giuseppi- Firenze dei Lorena, repertorio a c. di M. De Angelis, na. Nell’estate del 1783, impegnati come Primi Attori Giunta Regionale Toscana, Editrice Bibliografi ca, nella recita del Clementina e Desormes al Comunale di 1991). Bologna, i coniugi Fineschi ricevettero un omaggio 5. Si tratta dell’opera di Jean–François Ducis (Ver- poetico, stampato presso la Società Tipografi ca, Mo- sailles, 1733–ivi, 1816), del 1772, che riadatta il te- dena. Precedentemente, i coniugi Fineschi aveveno sto shakespeariano e vi inserisce l’episodio del conte recitato come primi attori nella compagnia Toscana Ugolino estratto dalla Divina Commedia di Dante. condotta da Giovanni Tarchiani e dal librettista Fer- Il fi orentino Abate Antonio Bonucci la traduce nel dinando Casorri nel Teatro S. Maria Novella di Fi- 1778. renze. La loro presenza è documentata dal 1775–76 6. Giuseppina Fineschi e il marito entrano a far parte al 1778–79, anno in cui Fineschi conduceva la com- della compagnia del Roffi nel 1782. Precedentemen- pagnia con Tarchiani. Cfr. Giardi, pp. 264–266; In te, i coniugi Fineschi aveveno recitato come primi scena a Bologna. Il fondo Teatri e spettacoli nella Biblio- attori nella compagnia Toscana condotta da Giovan- teca dell’Archiginnasio di Bologna (1761–1864, 1882), ni Tarchiani e dal librettista Ferdinando Casorri nel a c. di P. Busi, con saggio storico e bibliografi a di M. Teatro S. Maria Novella di Firenze. La loro presenza Calore, Bologna, Comune di Bologna, 2004, p. 493. è documentata dal 1775–76 al 1778–79, anno in cui 3. Si ritira dalle scene nel 1785, per riprendere l’at- Fineschi conduceva la compagnia con Tarchiani. Cfr. tività di attore nell’estate del 1790, in cui recita nella Giardi, pp. 264–266. «Compagnia accademica–toscana addetta al regio te- 7. Oltre che nelle città menzionate dal Bartoli la atro degl’Intrepidi di Firenze» (per ulteriori informa- compagnia si esibisce anche a Livorno. zioni, cfr. R. L. Weaver–N. Weaver, A chronology of music in the Florentine theater (1751–1800). Operas, Vincenza Perdichizzi prologues, farces, intermezzos, concerts and plays with

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 223 incidental music, Warren, Michigan, Harmonie Park E se colla sua lira Press, 1993; Melodramma spettacolo e musica nella Fi- Stupir di vita i privi, renze dei Lorena. Francesco Pietro Leopoldo Ferdinando Tu fai stupir in un, e morti, e vivi. III (1750–1800), repertorio a c. di M. De Angelis, Milano, Giunta Regionale Toscana & Editrice Bi- Note bliografi ca, 1991 e G. Tanasini–R. Iovino–B. Mat- 1. Non si è riusciti a trovare una bibliografi a di ri- teon, I palcoscenici della lirica: cronologia dal Falcone ferimento per Finocchio citato da Bartoli. Paolo Za- al nuovo Carlo Felice (1645–1992), Genova, Sagep, notti, detto Finocchio, apparteneva alla compagnia 1993). Per le stagioni 1792–93 e 1793–94 Giuseppe dei comici Confi denti. Per notizie sulla maschera e i fi gura nella compagnia di Antonio Goldoni nel ruolo suoi interpreti principali: Rasi, II, p. ; B. Croce, di Padre e nel 1793–94 anche in quello di Caratteri- Teatri di Napoli, a c. di G. Galasso, Milano, Adelphi, sta; negli elenchi della compagnia non c’è traccia della 1992, p. 123 (1° ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891); Enc. moglie Giuseppa. cfr. Giardi, p. 164. Spett., V, col. 357; Archivio Herla, Finocchio.

Vincenza Perdichizzi Giovanna Sparacello

FINOCCHIO1. Fu questi un Comico, e FIORETTI ANTONIO1. Comico che reci- Musico Eccellentissimo, che nacque l’anno tò da Pantalone con grazia, con studio, e con 1599. Altra notizia di costui non abbiamo, una vera, ed indefessa attenzione. La sua abi- che quella trovata in un libriccino mano- lità fu conosciuta non solo dal Pubblico, che scritto posseduto da Sua Eccellenza il Nobi- gl’impartiva delle lodi, ma fu stimata ancora le Signor Pompeo Pellegrini di Bologna, il dalle Comiche Truppe, che facevano a gara quale contiene due Favole Pastorali, la prima per averlo in società2. Egli morì nell’auge del col titolo: La Dafne trasformata di Lauro Mo- suo maggior grido l’anno 1761. schetti ad istanza di Finocchio Musico Eccel- lentissimo, e Comico, intermedj quattro 1620. Note di sua età il XXI. E la seconda ha per titolo: 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 888; M. Ferraz- La Proserpina intermedj, con tutto quel che zi, Commedie e comici dell’arte italiani alla corte rus- segue nel titolo di sopra. Sono pur quattro sa (1731–1738), Roma, Bulzoni, 2000, pp. 48–49, anche questi intermedj, e tutto il libretto è 287. scritto con gran diligenza in picciolissimo 2. Egli faceva parte della seconda compagnia presente carattere, e con picciolissime fi gure allusive, alla corte russa a San Pietroburgo nel 1733–34. Con fatte a penna con molta intelligenza. Dietro lui Gaetano Sacco e la moglie Libera, il fi glio Antonio il Frontispizio della prima favola sta il se- Sacco con la moglie Antonia Franchi e la fi glia Adria- guente Madrigale dell’Autore. na, Ferdinando Colombo, Pietro Mira, Pietro Pertici, Francesco Ermano e probabilmente anche Ieronimo In Lode di Finocchio Ferrari e Domenico Zanardi. Musico Eccellentissimo, e Comico. Giovanna Sparacello Finocchio, al tuo cantar se non le pietre Corron, corrono i Cor, che son più degni. Or ceda il Tracio Orfeo De’ FIORI DOMENICO ANTONIO. A te gran Semideo; Bravo, e grazioso Pulcinella, che ne’ Teatri Che s’ei le pietre spetra, di Napoli fu sommamente ben accolto, ed Tu gli uomini fai pietra: applaudito1. La sua prontezza nelle risposte,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 224 – Giovanna Sparacello la sua pantomima naturale, e graziosa, e una rappresentato al San Luca di Venezia dalla compagnia profonda intelligenza delle Commedie im- di Argante nel 1726; il librettista era probabilmente provvise, furono tutti meriti, che gli acqui- Pompilio Miti, v. ad vocem). L’anno seguente vi diede starono fama, e riputazione. Lasciò questo il Bajazzet in gabbia overo il Tamerlano in trionfo, con Comico valoroso le caduche per le celesti musiche di d’Aquino sotto lo pseudonimo di Coviello felicità nell’anno 1767, avendo dell’età sua Ciavola. Nel 1745 cantò nella compagnia del Teatro oltrepassato il cinquantesimo sesto2. Nuovo, dove l’anno seguente venne rappresentato il Bajazzet. Ne 1747 scrisse il terzo libretto, il Capitan Note Giancocozza, rappresentato ai Fiorentini. 1. Di Fiore Domenico Antonio. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. ; B. Croce, I teatri di Napoli, Milano, Giovanna Sparacello Adelphi, 1992, pp. 215, 225, 230, 275 (1° ed. Napo- li, Luigi Pierro, 1891); Di Giacomo, Storia del teatro San Carlino. Contributi alla storia della scena dialet- FIORILLI AGOSTINO Napolitano. Nato tale napoletana, 1738–1884, Milano, Sandron, 1924 da Genitori, che nella Comica Professio- (4° ed.), pp. 93–100; U. Prota–Giurleo, I teatri di ne ebbero qualche nome1, incamminossi Napoli nel ‘600. La commedia e le maschere, Napoli, anch’egli nell’esercizio del Teatro con felici Fausto Fiorentino editore, 1962, pp. 283–289; Enc. principj. Recitò da Innamorato, ma cono- Spett., III, col. 690; F. C. Greco, Teatro napoletano scendo non esser quello il carattere in cui gli del ‘700. Intellettuali e città fra scrittura e pratica di fosse dalla Natura concesso di riuscir valo- scena. Studio e testi, Napoli, Tullio Pironti, 1981; F. roso, pensò di provarsi a recitar nell’antico, Cotticelli–P. Maione, Onesto divertimento, ed alle- e fi no ai tempi di Giovanni Battista Andrei- gria de’ popoli. Materiali per una storia dello spettacolo a ni inventato Personaggio del Napolitano Napoli nel primo Settecento, Milano, Ricordi, 1999. Tartaglia. Vide Cioff o2 bravo Comico ad 2. Correggendo Di Giacomo, cit., che aveva preso esercitarsi in esso, ebbe da lui delle buone per buona la data indicata da Bartoli, U. Prota–Giur- instruzioni, vi si provò come per burla una leo, cit., p. 284, pubblica l’atto di nascita di Antonio sera, piacque, si fece coraggio, e risolse di Domenico di Fiore, battezzato il 27 maggio 1686 da proseguire l’incominciata carriera. Nella sua Francesco di Fiore e Vittoria Ferraiuolo. Altri dati Patria, per il Regno, e nella Città di Roma certi riguardano i suoi matrimoni: il primo con Giu- valse la sua abilità a procacciarsi degli ap- seppina Lepore il 2 luglio 1710, il secondo nell’aprile plausi. Il grido del valor suo giunse ancora 1735, pochi mesi dopo la morte della prima moglie, nella Lombardia ad udirsi. Ad Antonio Sac- con Anna Maria Santangelo. Nel 1710 Di Fiore si era co celebre Capo Comico mancò il cognato, dichiarato compositore di musica, nel 1735 era si in- ed eccellente Dottore Roderigo Lombardi; vece presentato come impiegato nell’amministrazio- ed avendo egli bisogno di chi sostenesse la ne cittadina. Prota–Giurleo indica il 1755 quale anno parte di secondo Vecchio, ricercò con Let- della morte del Di Fiore. Tracce dell’attività artistica tera il Fiorilli, che accettò prontamente un del Di Fiore sono state rinvenute dal Di Giacomo, tale invito, accordandosi nel trattato della cit.: nel 1739 egli recitava al Teatro dei Fiorentini, nel loro unione; e dovendo appunto trasferirsi il 1739 recitava all’aperto a Porta Capuana, mentre nel Sacco in Portogallo3, ordinò che in Genova 1743 era un Pulcinella applauditissimo al San Car- il Fiorilli si portasse ad aspettarlo. Quivi tro- lino. Nello stesso anno scrisse e recitò per il Teatro varonsi, e prima d’intraprendere il viaggio dei Fiorentini il libretto parodico intitolato Nerone di Mare pensò la Truppa di voler sentirlo. detronato ossia Il trionfo di Sergio Galba per compo- Il rinomato Vitalba primo Innamorato di sitore anonimo, forse, dice Prota–Giurleo, Ono- quella, fi ssò gli occhi nel Fiorilli, fecegli al- frio d’Aquino (un melodramma anomimo era stato cune interrogazioni, e con aria di dileggio

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 225 giudicollo nell’animo suo un Comico di buona voce, un personale vantaggioso, un poca abilità. Ottenuta licenza d’esporre al lazzo spiritoso, e pronto, sono i capitali in Pubblico alcune Commedie, ecco il Fiorilli lui meno stimabili. Il suo profondo inten- posto alla gran prova in mezzo a que’ Satra- dere l’arte con cui si alletta il Popolo in cer- pi dell’arte Comica improvvisa egregi soste- te situazioni, che devonsi aff errar di volo, e nitori. Venne l’ora di recitar la Commedia, che sfuggite non lasciano luogo di far colpo di cui erasi preventivamente fatto il concer- alla Scenica arguzia; e l’essere grazioso natu- to, ed appunto il Tartaglia uscir doveva col ralmente senza stento, senza aff ettazione, o primo Innamorato nella prima Scena, che durezza; il mostrarsi pronto ritrovatore d’un a lui toccava, a norma del divisato Soggetto. vivace motteggio, che altro non ribatta, ed Chiese il Vitalba al Fiorilli: Vuol principiare avvilisca; il sapere con immensa perizia tutta a parlar lei, o parlo io? Il Fiorilli fi ngendo ti- la Commedia a memoria senza dimenticar- midezza, freddamente rispose: Parli pur lei, si giammai alcuna ancorché menoma cosa; parli pur lei. Di fatto uscirono in Teatro, ed questi sono fi nalmente tutti quei pregi rari, il Vitalba incominciò a ragionare con quel- che in lui abbondevolmente si trovano, e lo spirito, ed eleganza, che era sua propria che lo costituiscono un perfetto originale dote. Il Fiorilli s’accinse a risponderli, e fe- del vero Comico pronto, spiritoso, ed ar- celo con tanta grazia, e con sì bel modo, che guto. Dall’anno 1753. fi no all’anno 1779. spiegando a poco a poco i suoi sentimenti stette sempre il Fiorilli unito alla Truppa di con quella ridicola balbuziente pronunzia, Antonio Sacco, quando compagno degli uti- ora tenendo la voce sommessa, ed ora stre- li in egual porzione cogli altri soci; e quando pitosa innalzandola, e contorcendo la bocca, di generoso annuo stipendio dalla società e dimenando le braccia, ed il tutto eseguen- liberalmente pagato. Fu egli un utile, e ne- do co’ più naturali movimenti di un uomo, cessario Personaggio per quella Compagnia, che tale difetto avesse in propria natura, e introducendo in essa alcune Commedie di aggiungendo il Fiorilli in quell’istante tut- sua fatica5, che piacquero, e che piacciono to ciò che l’arte seppe insegnarli, svegliò presentemente, e sono queste: La somiglian- nell’uditorio per sì fatto modo il picchiar za inganna, o sia Fonso creduto Tartaglia, e delle mani, che confondendosi co’ ripetuti Tartaglia creduto Fonso; Tartaglia perseguita- evviva tenne per lunga pezza i due Comici to dagl’infl ussi di Saturno; I contratti rotti, la in sulla Scena ammutoliti. Terminato il ru- Grotta incantata; La Tavernaria; la Trappola- more del Popolo proseguì la Scena, che fu ria; il Salasso; Tartaglia istorico6; ed alcune al- da loro condotta sino al suo fi ne con mae- tre che per brevità tralasciamo di mentovare. stria, e con estremo piacere dell’Uditorio. Si Oltre di ciò servì di gran sostegno alle rino- persuasero il Vitalba, e gli altri Compagni mate Favole del Signor Conte Carlo Gozzi, dell’abilità del Fiorilli, e il Capo Comico ed all’altre Commedie da lui scritte sulle trac- Sacco fu molto contento del di lui acquisto. ce di varj Spagnoli scrittori. Finalmente non Passò il Fiorilli in Portogallo colla Truppa, per altro, che per quell’assioma: È saviezza seco ritornò in Italia, e s’espose in Venezia talor mutar consiglio7, egli alienossi nell’in- con pari successo, e con quella fortuna, che dicato 1779. dalla Truppa del Sacco8, pas- lo innalzò in un posto sì vantaggioso nella sando in quella della Battaglia9, ed ivi eserci- grazia degli amorevoli suoi Veneziani; suoi tandosi collo istesso valore come nella prima diventati per lo stabile domicilio da que- per tanti anni sempre pur fece. Vive il Fio- sto Comico, in quella Dominante tenuto. rilli anch’oggi in uno stato di salute, che altri Il Fiorilli è sulla Scena un gran Comico, e dell’età sua desiderarlo potrebbe. Sembra lo per tale fu adottato da tutta l’Italia4. Una stesso di trent’anni già scorsi, aff aticandosi

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 226 – Giovanna Sparacello ancora con pari volontà nelle sue improvvi- indossava, regalati dal suo nuovo spasimante, Pietro se Commedie; e riscuotendo anche adesso Antonio Gratarol (Gozzi, Memorie inutili, t. II, II, all’impareggiabile valor suo infi niti applausi XXII, p. 565). L’ottimo giudizio espresso da Gozzi su dall’uditorio10. Noi auguriamo ad esso una Fiorilli–«portento dell’arte» (Gozzi, Memorie inutili, lunga conservazione per sostegno della sua t. II, III, II, p. 915)–è peraltro corroborato da quello famiglia, per il bene di se medesimo, e per analogo espresso da Giuseppe Baretti: «Yet in spight l’onore de’ nostri Teatri, che dalla sua abilità of their critical austerity I must own, that some of the certamente ricevono in riguardo all’arte lu- actors, particularly Sacchi and Fiorilli, (commonly stro, e decoro; e rispetto agli spettatori dilet- called Truff aldino and Tartaglia, from the characters tazione, e compiacimento. in which they excel) whom I have lately seen in Ven- ice, made me unwilling to join in opinion with our Note critics; and I cannot very cordially wish for a total 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, pp. 913–914; Leo- alteration in our wonted manner of composing and nelli, I, p. 369; Enc. Spett., V, coll. 365–366. Il padre exhibiting comedies, as the eff orts which our actors Antonio, morto nel 1733, era un ottimo Innamorato are obliged to make when put to this hard stretch, are e capocomico mentre la madre, Isabella, era Prima such, that they give me often much greater occasion Donna. for wonder than for criticism» (G. Baretti, An ac- 2. Nicola Cioff o, per cui si veda ad vocem su queste count of the manners and customs of Italy, with observa- Notizie. Fiorilli recitò nelle vesti di Tartaglia nel 1738 tions on the mistakes of some travellers, with regard to presso il Teatro dei Fiorentini di Napoli con Saverio that country, in Opere, a c. di F. Fido, Milano, Rizzoli, Fusco e il Pulcinella Domenicantonio di Fiore (S. di 1967, pp. 620–621). Giacomo, Cronaca e storia del Teatro di San Carlino. 5. Nell’Appendice al ragionamento ingenuo Gozzi at- Contributo alla storia della scena dialettale napoletana tribuisce al comico il merito e la capacità di “rinverdi- 1738–1884, Napoli, Salvatore Di Giacomo, 1891, re” i soggetti della commedia dell’arte (Gozzi, Opere, pp. 86–89). V, p. 36). 3. Il viaggio in Portogallo avvenne nel 1753. L’ingres- 6. Tutte le pièce sono menzionate da Gozzi nell’Ap- so di questo attore nella compagnia si rivelò determi- pendice al ragionamento ingenuo (Gozzi, Opere, V, nante per riportarla a essere competitiva negli anni pp. 30–40); inoltre lo scrittore riporta il soggetto in cui le produzioni di Chiari e di Goldoni stavano che servì da guida ai comici per recitare I contratti conseguendo un ampio successo (Cfr. F. Vazzoler, rotti. Tale commedia fi gurava nel repertorio di varie Un napoletano a Venezia: Agostino Fiorilli (Tartaglia) compagnie, per esempio fu messa in scena a Trieste fra Sacchi e Gozzi, in Carlo Gozzi scrittore di teatro, atti nell’ottobre 1776 dalla compagnia di Pietro Rossi e del convegno internazionale, Venezia, 4–5 novem- venne rappresentata a Venezia; nel Teatro Sant’An- bre 1994, a c. di C. Alberti, Roma, Bulzoni, 1996, gelo l’8 gennaio 1796 e nel Teatro San Luca il 14 pp. 153–155). La straordinaria interpretazione di dicembre 1796 (Giornale dei teatri di Venezia, in Il Fiorilli fu determinante affi nché, all’interno delle fi a- teatro moderno applaudito ossia raccolta di tragedie, be gozziane, la maschera acquisisse progressivamente commedie, drammi e farse che godono presentemente spessore: basti pensare al Re cervo in cui la parte di del più alto favore sui pubblici teatri, così italiani, Tartaglia, per importanza all’interno della vicenda e come stranieri corredata da Notizie storico–critiche e per quantità di battute, è paragonabile a quella dei del Giornale dei Teatri di Venezia, Venezia, Salvioli, due protagonisti. 1796, rispettivamente t. II, p. 8 e t. VI, p. 21). Forse 4. L’arguzia dell’attore contraddistingueva anche è la stessa pièce menzionata da Salvioli con il titolo la persona stessa se è vero quanto racconta Gozzi a I Contratti fatti e disfatti dalla sagacità di Brighella proposito di un pranzo fatto insieme ad alcuni comi- con Arlecchino disperato per non poter riscuotere i suoi ci della compagnia, in cui Teodora Ricci venne pre- crediti, Milano, presso Gaet. Motta, s. a. (G. Sal- sa di mira dal sarcasmo di Fiorilli per i gioielli che violi–C. Salvioli, Bibliografi a universale del teatro

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 227 drammatico italiano con particolare riguardo alla sto- Note ria della musica italiana, Venezia, Ferrari, 1903, I, 1. Certamente fi n da giovane Antonio recitò nella p. 874). Inoltre, Salvioli informa dell’esistenza di compagnia Sacchi come lascia intendere il manoscrit- un’edizione della commedia intitolata Le Furberie to gozziano della Rappresentazione del re cervo, in cui di Brighella, con Arlecchino etc., Novara, E. Crotti, si accenna al «signor Fiorilli giovane» (Biblioteca Na- 1858. zionale Marciana di Venezia, Mss. Italiani, classe IX, 7. Molto probabilmente si tratta della sentenza po- n. 685, collocazione 12075, La rappresentazione del Re polare latina «sapientis est mutare consilium» oppure cervo Fiaba di non più veduti accidenti divisa in tre atti, di una traduzione, in endecasillabi, di un passo del c. 18v). BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 914; Leonel- De benefi ciis di Seneca «numquam sapientem muta- li, I, p. 369; Enc. Spett., V, col. 366; Giardi, pp. 158, re consilium», che ricorre spesso all’interno del libro 192, 198, 202, 228, 231–232, 256, 268–269. IV. 2. I due attori erano con la compagnia Tesi nell’an- 8. Luigi Ballerini in una lettera a Daniele Andrea no della sua costituzione (1776–77). Per la primave- Dolfi n, ambasciatore in Francia, datata 11 ottobre ra, l’estate e l’autunno del 1777 essi fi gurano nella 1779, scrisse che «San Luca è in terra per la mancan- compagnia di Pietro Rossi. Nel 1778–79 recitavano za del Tartaglia [Agostino Fiorilli] e la vecchiezza del nella compagnia del Perelli. Documentata è inoltre Sacchi» (P. Molmenti, Epistolari veneziani del Sette- la loro presenza nella compagnia Fiorio nel carnevale cento, [1914], Venezia, Supernova, 2005, p. 27). del 1775. Cfr. Giardi, cit., pp. 158, 256, 231–232, 9. Nelle Memorie inutili (Gozzi, Memorie inutili, 268–269. t. II, II, VII, pp. 450–451), Gozzi narra del suo ten- 3. Era stato scritturato per l’anno comico tativo di trattenere nella compagnia Sacchi il Fiorilli, 1779–1780. nonostante le lusinghe e le proposte economiche van- 4. Con la moglie Caterina, comica stimabile nella taggiose che la compagnia Lapy gli fece e che riusciro- parte della Seconda Donna, ebbe una fi glia, la famo- no, invece, a convincere Darbes. sa Anna Fiorilli Pellandi, che nacque a Venezia nel 10. Agostino recitò, insieme ad Antonio Fiorilli, 1772. nell’Introduzione comica, la farsa in un atto scritta da 5. I Fiorilli vennero scritturati per la stagione Gaetano Fiorio e andata in scena a Venezia nel Teatro 1782–83. San Giovanni Grisostomo il 21 settembre 1788. 6. Aggiungiamo a completamento della biogra- fi a che Fiorilli entrò con la moglie Caterina nella Giulietta Bazoli compagnia Menichelli, con la quale recitò a Trie- ste nell’autunno 1786 e a Padova per il carnevale dell’anno seguente (testimonianza del successo di FIORILLI ANTONIO. Figlio del mentova- Caterina è il libretto La Medea, scena lirica tragica to celebre Agostino, che dal Padre apprese a tradotta dal tedesco. Recitata da Catterina Fiorilli giocar anch’esso con qualche abilità lo stesso e Francesco Menichelli in Gorizia l’estate dell’anno Personaggio ridicolo del Tartaglia1. È sta- 1786, Gorizia, Valeri, 1786). Sempre nella compa- to con diverse Compagnie vaganti, cioè col gnia Menichelli, Fiorilli si esibì a Trieste nell’au- Bazzigotti, colla Tesi, e con Pietro Rossi2. Fu tunno 1792, insieme alla moglie e alla fi glia Anna. a Venezia colla Battaglia3; e presentemente Insieme alle due fu nel 1793–94 nella compagnia trovasi insieme colla Moglie4, di cui si parle- Merli e dal 1795–96 nella compagnia Pellandi (il rà, nella rinomata Compagnia di Girolamo dato concernente Antonio non è riportato da Giar- Medebach5. Recita le Commedie dal Padre di, cit., p. 228, che per quell’anno segnala invece suo pur recitate, e va seguendo, se ben da l’ingaggio del Tartaglia Agostino Fiorilli). Proprio lungi, quell’orme di valore, che potranno a una pièce rappresentata dalla compagnia Pellandi forse un giorno condurlo a più felici, e sicuri si riferisce un giudizio negativo sulla performance avanzamenti6. di Fiorilli. Il barone J. Von Hammer–Purgstall, che

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 228 – Giovanna Sparacello aveva assistito all’ultima recita della compagnia Pel- 1781. Nel 1793–1794 Caterina era nella compagnia landi a Trieste nel 1798, La madre di famiglia del Merli e nel 1795–1796 entrò nella compagnia Pellan- Sografi , osservava che «gli uomini recitavano senza di in cui ricoprì la parte della «prima nelle commedie confronto, peggio ancora [delle attrici]; il Napole- dell’arte» (Giornale dei teatri di Venezia, in Il teatro tano [Antonio Fiorilli] specialmente, che passa qui moderno applaudito ossia raccolta di tragedie, comme- per il miglior attore, correva furioso su e giù per il die, drammi e farse che godono presentemente del più palcoscenico, con una veemenza inutile» (la testimo- alto favore sui pubblici teatri, così italiani, come stranie- nianza è riportata in C. Curiel, Il Teatro S. Pietro di ri corredata da Notizie storico–critiche e del Giornale dei Trieste: 1690–1801, Milano, Archetipografi a, 1937, Teatri di Venezia, Venezia, Salvioli, 1796, t. III, p. X, p. 331). Antonio fi gura come capocomico di una autunno 1795 e carnevale 1796), insieme, tra gli altri, «Primaria Compagnia» nel 1800 (A. Colomberti, a Teodora Ricci, Anna Fiorilli, Giulio Minelli, Alfon- Notizie storiche de più distinti comici e comiche che so Zanoni e Antonio Fiorilli; successivamente venne illustrarono le scene italiane dal 1780 al 1880, ma- impegnata nelle «parti di madre» (Giornale dei teatri noscritto presso la Biblioteca del Burcardo, coll. Ms. di Venezia, cit., 1798, t. XXII, p. 14, autunno 1797 3/15/3/19, c. 58r, ora compreso in A. Colomberti, e carnovale 1798). Figura in questa compagnia fi no Dizionario biografi co degli attori italiani, a c. di A. all’anno comico 1800–1801. BIBLIOGRAFIA: Le- Bentoglio, Roma, Bulzoni, 2009). onelli, I, p. 369; V. Bruchi, Comici senesi del XVI e XVII secolo, « Bullettino Senese di Storia Patria », XLV, Giulietta Bazoli 1938, pp. 226-252: 234-235; Enc. Spett., V, col. 366; Giardi, pp. 158, 192, 198, 202, 228, 231–232, 256, 268–269. FIORILLI CATERINA Sanese. Attrice, che può dietro le traccie delle migliori occupare Giulietta Bazoli un posto di qualche merito, recitando spi- ritosamente nelle rappresentazioni studiate, ed egualmente nelle Commedie all’improv- FIORILLI ISABELLA, Madre d’Agostino. viso. È Moglie d’Antonio Fiorilli, di cui si è Recitò da prima Donna nelle Compagnie parlato, e fu seco nelle varie Compagnie pre- Napolitane, e fece conoscere i suoi talenti nominate nell’antecedente articolo1. Oggi nell’Arte Comica premeditata, ed all’im- nella Comica Truppa del Medebach occupa provviso. Seguitò sempre il fi gliuolo; seco un posto faticoso, e d’impegno, ed è la sua stabilissi in Venezia, alienata però dal Teatro, abilità ricompensata dalle pubbliche lodi. e morì in età cadente l’anno 1778. Scrive con molto sentimento i suoi pensieri, e può a gran ragione risplendere fra le Comi- che virtuose del nostro Secolo. FIORILLO GIOVANNI BATTISTA1, Co- mico che sosteneva il carattere di secondo Note Zanni sotto il nome di Trappolino2 nella 1. Secondo Bruchi, cit. infra, p. 234, il nome da Compagnia de’ Comici Aff ezionati3. Egli era nubile della Fiorilli era Quercini. L’attore Francesco ridicolo, e faceto serbando rigorosamente un Lombardi l’avrebbe chiesta invano in sposa. V. il com- modesto contegno nel suo recitare. È lodato mento alla biografi a di Antonio Fiorilli per dettagli da Bartolommeo Cavalieri nella Scena Illu- sugli ingaggi dell’attrice. Qui ci limitiamo a ricordare strata4, il quale nella Lettera dedicatoria così che l’attrice venne scritturata, insieme al marito, nella di lui ragiona. E chi non vede la balordagine compagnia di Pietro Rossi nel 1777 e che passò nel di Trappolino tanto ingegnoso, quanto piacevo- 1778–79 nella compagnia di Luigi Perelli. I due at- le sconcertar l’orditura de’ più serj negozj? Onde tori recitarono nalla compagnia Battaglia dal 1779 al il riso, e la facezia gareggiavano tra loro a chi

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 229 prima toccasse l’impossessarsi degli animi; e da Evangelista, Le compagnie del Comici dell’arte nel questa gradita controversia nasceva il conten- teatrino di Baldracca a Firenze: notizie dagli epistola- to. Fioriva questo Comico intorno al 1630. e ri (1576–1653), in «Quaderni di teatro», 24, 1984, fu molto applaudito per tutta la Lombardia, pp. 70–71. Archivio Herla contiene numerosi riferi- ed altre parti d’Italia5. Piccinino Piccinini menti all’attività di Giovan Battista Fiorillo nei teatri scrisse per lui il seguente Sonetto, che trovasi del nord Italia. A Napoli, nel 1615 Giovan Battista nell’indicato Libretto della Scena Illustrata. recitava con il padre nella compagnia diretta dal mi- lanese Stefano Castiglione alla Porta della Calce e poi L’oscura Larva, che t’adombra il viso, ai Genovesi. Megale, cit., racconta del sodalizio pro- Siccome al duolo altrui porta spavento, fessionale e sentimentale con la seconda moglie Bea- Così del nome tuo parmi ornamento, trice, fornendo notizie sulla compagnia dei Comici Che nascer fa dallo spavento il riso. Aff ezionati (spesso chiamata compagnia della signora Mascherata l’astuzia esser m’avviso, Beatrice) dal 1642 al 1656. Viviani, cit., p. 175, rac- Che faceta produca il mio contento; conta delle discordie fra Trappolino e Bagolino, come Se l’ombre del tuo volto io miro intento, emerge dalla lettera del Fidenzi al Duca di Modena Scorgo l’orror della Tragedia ucciso. del 12 febbraio 1652. Un omonimo di Giovan Bat- Non è stupor, se di modestia abbondi, tista Fiorillo, attore della compagnia dei Fiorentini Che nascer ciò dalla PRUDENZA suole, ( * )6 nel 1705, compare su un documento pubblicato da A cui di pregio, e di virtù rispondi. Prota–Giurleo, cit., p. . D’esser nero quel volto ah non si duole, 4. La scena illustrata. Composizioni di diversi, in Bo- Ma gli oltraggi gli son cari, e giocondi, logna, per Nicolò Tebaldini, ad istanza di Bartolomeo Mentre l’arde vicino un sì bel Sole. Cavalieri, 1634. 5. Apprezzato dal duca di Savoia, come testimonia Note una lettera dello stesso al duca di Modena (9 aprile 1. Giovan Battista Fiorillo fu fi glio di Angela Accur- 1647), Fiorillo fu a Bologna e a Roma nel 1650 e zio (v. Megale, cit. infra) e di Silvio Fiorillo, per cui 1651. Francesco I d’Este cercò di averlo nella propria si veda ad vocem in queste Notizie. BIBLIOGRAFIA: compagnia per l’anno comico 1651–1652. Nono- Rasi, II, pp. 927–928; U. Prota–Giurleo, I teatri di stante Fiorillo e la moglie fossero stati licenziati dal- Napoli nel ‘600. La commedia e le maschere, Napoli, la compagnia del duca di Parma nella primavera del Fausto Fiorentino editore, 1962, pp. 27, 172–174; 1650 (forse proprio a causa dell’infuenza di Francesco Enc. Spett., V, col. 370; V. Viviani, Storia del teatro I), egli non ne ottenne i servizi. Ritroviamo Giovan napoletano, Napoli, Guida, 1969, pp. 161, 175; T. Battista insieme alla moglie e forse al fratello Tiberio Megale, Figli d’arte: Giovan Battista Fiorillo alias per il carnevale del 1651. Cfr. S. Monaldini, L’an- Trappolino, in «Il Castello di Elsinore», VII, 20, 1994, no comico 1651–52 e la compagnia ducale estense, in pp. 71–86. «Commedia dell’arte. Annuario internazionale», I, 2. Giovan Battista recitò nel ruolo di Scaramuccia 2008, pp. 29–95. fi no al 1619, mentre nel 1620 compare con il nome 6. Prudenza Cavriani fu forse la prima moglie di Gio- di Trappolino. Suo fratello Tiberio divenne celebre van Battista Fiorillo, sposata intorno al 1626 (Mega- nel ruolo di Scaramuccia. le, cit., p. 72). O. G. Schindler, Viaggi teatrali tra 3. Il suo nome compare in una supplica dei Co- l’Inquisizione e il sacco. Comici dell’arte di Mantova mici Aff ezionati inviata a Firenze nel 1633. Cfr. A. alle corti degli Asburgo d’Austria, in I Gonzaga e l’Im- pero. Itinerari dello Spettacolo, a c. di U. Artioli e C. Grazioli, Firenze, Le Lettere, 2005, p. 137, ipotizza che l’attrice, col nome di Lucilla, abbia accompagna- ( * ) Alludesi alla Signora Prudenza Comica sua to il marito durante la tournée dei comici Fedeli a Compagna. Praga sotto la direzione di Giovan Battista Andreini

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(1627–1629). Schindler sostiene inoltre l’ipotesi che da Rinaldo Paladino; e si stampò in Pavia da la Lucilla costante (1632) sia stata scritta da Silvio Giovanni Battista de’ Rossi in forma di dodi- Fiorillo per la nuora. In età matura Giovan Battista ci. Finalmente l’anno 1632. diede al Mondo incontrò Beatrice Vitali, sua seconda moglie, erro- l’ultima sua fatica, Commedia assai giocosa, neamente chiamata Vitelli da Rasi e Enc. Spett, citt. intitolata: La Lucilla Costante, con le ridicolose Viviani, cit., pp. 175–176, scrive che Fiorillo venne disfi de, e prodezze di Pulcinella. Fu impressa abbandonato dalla moglie che divenne capocomica al in Milano per Giovanni Battista Malatesta in servizio del Duca di Mantova (ma la notizia non è forma di ottavo, e dedicolla al Signor Duca riportata da Megale, cit.). di Feria allora Governatore10. Buona parte di queste sue produzioni furono in varj luoghi, Giovanna Sparacello ed in varj tempi ristampate. Silvio Fiorillo fu valoroso Comico in Teatro, e bravo scrittore al tavolino. Un saggio del di lui stile sarà que- FIORILLO SILVIO Napolitano1. Fioriva sto breve squarcio di Scena in terza rima tol- questo Comico intorno al 1600. e rappre- to dalla sua Egloga intitolata: L’Amor Giusto, sentava in Teatro la parte di un Capitano, dove Lagrimosa, e Ardelia accordansi di porsi Personaggio fi ero, e militante oggi andato sul terreno a fi ngere di dormire per attendere fra’ Comici in disuso. Egli faceva chiamarsi che i loro Pastori si sveglino, onde cercar da nelle Commedie il Capitano Mattamoros2, ed loro qualche conforto amoroso. esercitossi con grido per lungo tempo nelle Compagnie di Napoli, ed in quelle di Lom- Ardelia. bardia fra gli Accesi, Aff ezionati, e Risoluti3. Fu Poeta, e scrisse diverse Commedie in ver- D’un pensier nuovo la mia mente è piena si, e in prosa. La prima sua fatica, che videsi Per goder del mio Sole il vago viso, alla luce fu un’Egloga Pastorale composta in E quella fronte più del Ciel serena. terzine nella Napolitana, e Toscana Lingua, Che mentre l’uno, e l’altro è in terra assiso, intitolata: l’Amor Giusto; e fu stampata in Non si convien che sien da noi turbati, Milano nel 16054. per Pandolfo Malatesta, Ne men così assaliti all’improvviso. in forma di ottavo. L’anno 1609. impresse la Che più crudi, superbi, e dispietati Ghirlanda altra Egloga nelle dette lingue, e Dimostrarsi porrian col rimembrarsi la pubblicò in Napoli per Tarquinio Longo Il ricevuto scherno in questi prati. in forma di dodici5. Videsi poi l’anno 1621. E in van tutto sarebbe il faticarsi, una sua capricciosa6 Commedia in prosa, Tu per l’amato tuo, io per quei lumi, intitolata: I tre Capitani Vanagloriosi; e fu A cui cosa mortal non può uguagliarsi. impressa in Napoli per Domenico di Ferran- Ma che noi sol ( mercè de’ divin Numi) te Maccarano in forma di dodici7. Passato Fra l’uno, e l’altro ci posiamo alquanto dopo questo Comico in Lombardia, pubbli- Qui presso al mormorar de’ chiari fi umi. cò nell’anno 1624. La Cortesia di Leone, e di E fi ngiam di dormir, che forse intanto Ruggero con la Morte di , soggetto Si desteranno, ed averan pietade cavato dall’Ariosto, e ridotto in istile rap- Del nostro antico duolo, e amaro pianto. presentativo in versi, e fu stampata da lui in Milano per Pandolfo Malatesta in forma di Lagrimosa. ottavo8, ed era in tal tempo unito ai Comi- ci Accesi9. L’anno 1629. diede fuori un’altra La tua sentenza a giusta ragion cade. Opera rappresentativa scritta in versi intito- Eccomi pronta già che Amor mi priva lata l’ tradito, e morte di Polinesso Di arbitrio, e del cammin di libertade.

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Pongasi il tutto in opra in questa riva, 1969, pp. 140–171; Comici dell’arte. Corrispondenze, Ma con silenzio, che più agevolmente a c. di C. Burattelli, D. Landolfi , A. Zinanni, Firen- Possa il nostro desir giungere a riva. ze, Le Lettere, 1993; G. Checchi, Silvio Fiorillo in arte Capitan Mattamoros, Capua, Edizioni della Co- Ardelia. operativa culturale Capuanova, [1986], e in Museo Provinciale Campano «Quaderni di Storia ed Arte Io mi distendo: Amor fa pur contente Campana», n. 9, p. 5; M. Brindicci, Il Pulcinella Le nostre voglie, pria che il Sol fi nisca di Silvio Fiorillo fra vita materiale del teatro e modelli D’imbrunir le contrade d’Oriente. letterari, in Quante storie per Pulcinella, a c. di F. C. Greco, Napoli, Esi, 1988; Id., La Commedia dell’ar- Lagrimosa. te a Napoli nella prima metà del XVII secolo: Silvio Fiorillo ed altre esperienze, in Origini della Commedia Deh taci omai, nè di parlar più ardisca Improvvisa o dell’Arte, Roma, Edizioni Torre d’Or- Di noi alcuna, e di diletto, e gioco, feo, 1996, pp. 187–203; Id., Libri in scena. Edito- Di amore, e di speranza si nutrisca. ria e teatro a Napoli nel secolo XVII, Napoli, Libreria Dante & Descartes, 2007, pp. 28–35; A. L. Moro, Nella stessa Egloga trovansi cinque Sonetti Fiorillo’s La ghirlanda and Old Neapolitan: A Prelimi- di varj Poeti fatti in lode dell’Autore, e noi nary Assessment, in «Quaderni d’italianistica: Offi cial ci contenteremo di qui trascrivere soltan- Journal of the Canadian Society for Italian Studies», to quello del Signor Giovanni Domenico XXV, 2, 2004, pp. 45–67; Archivio Herla, Silvio Fio- Darminio. rillo. Rasi e Enc. Spett., citt. si concentrano soprat- tutto sulla questione della parentela fra Silvio Fiorillo Mentre Silvio gentile in riva all’onde e lo Scaramuccia Tiberio Fiorilli, di cui Silvio sarebbe Del bel Sebeto dolcemente canti: il padre. Di vaghe Ninfe, e di Pastori amanti 2. Secondo la tradizione Silvio Fiorillo fu anche il Il Giusto Amor con note assai feconde; creatore della maschera di Pulcinella, poi perfezio- Del Re de’ fi umi nelle chiare sponde nata da Andrea Calcese. Ne dà testimonianza P. M. Parmi d’udir di Cigno i dolci canti, Cecchini, Frutti delle diverse comedie ed avisi a chi le Alle cui note, a’ cui soavi pianti recita, Padova, appresso Guaresco Guareschi al Pozzo Tacciono gli altri augei tra verdi fronde. dipinto, 1628, in Marotti–Romei, pp. 89–90. Dalli vicini liquidi Cristalli 3. Nel frontespizio della Lucilla costante edita a Mi- Escono le Nereide a darti onori, lano da Giovan Battista Malatesta nel 1632, Fiorillo Coronate di perle, e di coralli. stesso si defi nisce comico Acceso, Aff ezionato e Riso- E a tanto arrivi, che qualor tra i fi ori luto. A Napoli Fiorillo, già famoso come Capitano, Fai con la lira risuonar le valli, fece parte della compagnia napoletana nella Stanza Scende Apollo a fregiarti il crin d’allori. della Commedia Vecchia a San Giorgio de’ Genovesi (1589). La compagnia degli Accesi, alle dipendenze Note del duca di Mantova Francesco I Gonzaga, fu atti- 1. Nativo di Capua. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, va tra la fi ne del Cinquecento e i primi decenni del pp. 921–927; B. Croce, Teatri di Napoli, a c. di G. Seicento. Gli Aff ezionati e i Risoluti furono com- Galasso, Milano, Adelphi, 1992, pp. 47–51, 80–82 pagnie attive nella prima metà del Seicento. Ampi (1° ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891); U. Prota– riferimenti all’attività di Fiorillo in relazione alla cor- Giurleo, I teatri di Napoli nel ‘600. La commedia e te di Mantova in Herla, cit. Per una ricostruzione le maschere, Napoli, Fausto Fiorentino editore, 1962, dettagliata della carriera di Fiorillo nelle compagnie p. 20 sgg., 169–174; Enc. Spett., V, coll. 368–370; V. del Nord e a Napoli cfr. Prota–Giurleo e Viviani, Viviani, Storia del teatro napoletano, Napoli, Guida, citt.

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4. Viviani, cit., pp. 147–148, ipotizza che Fiorillo FIORIO GAETANO Veronese1. Bravo Co- si trovasse a Milano in seguito al licenziamento dei mico, che ne’ suoi primi anni giovanili appre- comici dalla compagnia napoletana della Stanza della se l’arte della pittura sotto gl’insegnamenti Commedia Vecchia: l’impresario Carlo Fredi, pro- di Felice Boscarati2 celebre pittore della sua babilmente nel tentativo di fare di Napoli un centro patria. Recitò il Fiorio in Verona nell’Acca- teatrale italiano, aveva assunto nel 1603 la compagnia demia de’Dilettanti diretta da Marco di lui dei Desiosi di Viterbo. Essa restò fi no al marzo del padre, e si diede a conoscere per un abile 1604. La compagnia stabile della Stanza si riformò attore. Fu nella truppa d’Antonio Sacco, ma nel 1606. poco vi stette. Passò fra’ comici di due va- 5. La ghirlanda è oggi edita a c. di C. De Caprio, ganti compagnie, e dappoi fu chiamato in Casalnuovo di Napoli, Phoebus, [2006]. quella di Girolamo Medebach nel Teatro a 6. Si tratta di una citazione ripresa dal frontespizio San Giovanni Grisostomo. Ebbe l’incontro della commedia: Li tre capitani vanagloriosi. Capric- di dover recitare colla Maddalena Battaglia ciosa rappresentazione di strani amorosi avvenimenti. poco dopo comparsa in Venezia3, e con essa Probabilmente Fiorillo intese mettere in rilievo l’ori- fece maggiormente spiccare il di lui valore, ginalità del canovaccio, le cui diffi coltà di allestimento sostenendo la parte dell’Arsace nella Semi- erano legate alla compresenza di tre ruoli da capitano ramide di Monsieur di Voltaire4, e l’Amleto (Matamoros, Cartarincones e Tempesta). nella tragedia di questo nome di Monsieur 7. Viviani, cit., p. 164 n., fa erroneamente risalire Ducis; ambe tradotte da peritissimi scritto- la commedia al 1618. Nella commedia compariva ri5. In esse si distinse il Fiorio notabilmente, anche uno Scaramuccia, forse il fi glio Tiberio. I tre e fu in Venezia e altrove applaudito. Abban- capitani vanagloriosi venne rappresentata dopo cinque donando il Medebach il predetto teatro6 il anni di esilio al Nord. In una lettera indirizzata da Sil- Fiorio rimase colla Battaglia, ed oggi è pur vio al duca di Mantova nel 1621 l’attore racconta di seco, continuando a dimostrarsi pieno d’at- essere dovuto rientrare a Napoli per motivi famigliari. tenzione per il suo mestiere7. È comico di Fiorillo si sitemò nella nuova Stanza in San Barto- qualche ingegno, e scrive a suffi cienza alcu- lomeo, inaugurata il primo ottobre 1621. Ne venne ne cose spettanti al teatro, ed è suo parto in seguito scacciato da Natale Consalvo, a sua volta una commedia intitolata: L’Oppresso Felici- allontanato da Vincenzo Capece che assunse il mo- tato, o sia il Conte d’Osbach8. Oggi trova- nopolio dell’impresariato napoletano, al servizio degli si impiegato in comporre un lungo poema spagnoli. di venti canti in ottava rima intitolato: Le 8. L’edizione moderna della commedia è a c. di F. quattro Età dell’Uomo9. Savoia, Lucca, Maria Pacini Fazzi, 1997. Merita il Fiorio molte lodi per i suoi meri- 9. Il contratto fra i Vendramin e gli Accesi, fi rmato a ti teatrali, ed egualmente per la bontà dei Venezia il primo gennaio 1624, è custodito nella Bi- suoi costumi, che lo palesano un uomo blioteca Teatrale di Casa Goldoni, cfr. Archivio Herla, onesto, un marito amoroso, ed un padre Contratto ai Comici Accesi. prudente10. 10. La Lucinda costante è edita in Commedie dei co- mici dell’arte, a c. di L. Falavolti, Torino, Utet, 1982, Note edizione ripresa in La commedia dell’arte, scelta e in- 1. Nato il 2 settembre 1744 da Marco e Santa Rai- troduzione di C. Molinari. Apparati di R. Gaudenti, mondi, Fiorio studiò nel collegio dei Gesuiti della sua Roma, Istituto Poligrafi co e Zecca dello Stato, 1999, città. Fu cognato dell’attore Carlo Serramondi. Morì pp. 743–842. Un’altra edizione è a c. di M. Brindicci, a Venezia il 25 agosto 1807. BIBLIOGRAFIA: De Napoli, Bellini, [1995]. Tipaldo, VII, pp. 433–435; Rasi, II, pp. 930–932; De Boni; Casati, Dizionario degli scrittori d’Italia Giovanna Sparacello (dalle origini fi no ai viventi), vol. III; Leonelli, I,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 233 pp. 378–379; Enc.Spett., V, coll. 371–372; Giardi, interpretò Olivo nell’Olivo e Pasquale di Antonio pp. 100–107. Simone Sografi (ma secondo alcuni recitò la parte 2. Felice Boscarati (1721–1807), che compare anche di Pasquale), e nella stagione 1795–96, dove fi gura come Boscaratti e Boscarotti, fu allievo di Matteo nell’elenco degli attori (v. Rasi e, per un elenco più Brida e Pietro Rotari a Verona e di Pompeo Batto- dettagliato degli organici della compagnia Battaglia, ni a Roma. Dipinse pale d’altare per la Cattedrale di Giardi). Fiorio fu socio della compagnia Battaglia Verona e per diverse chiese di Brescia, Rovigo, Trevi- ma per tre anni diresse una propria compagnia, ot- so, Vicenza e Venezia. Alcuni suoi dipinti si trovano tenendo scarsa fortuna, come egli stesso narra nel nella Galleria di Stuttgart. Cfr. G. K. Nagler, Neues discorso preliminare all’edizione dei Trattenimenti allgemeines Künstlerlexicon, Bd. 2, 1835, p. 198; D. teatrali, voll. 4, Venezia, 1791–97. Zannandreis, Le vite dei pittori, scultori, architetti 8. La commedia, rappresentata a Bologna nell’estate veronesi pubblicate e corredate di prefazione e di due in- 1780 e compresa nella sopracitata raccolta dei Trat- dici da Giuseppe Biadego, Verona, Stabilimento tipo– tenimenti teatrali, è un rifacimento dal tedesco. La littografi co G.Franchini, 1891; A. Corna, Dizionario raccolta è dedicata a Sua Eccellenza Grimani, pro- della storia dell’arte in Italia, Piacenza, C&C Taranto- prietario del Teatro San Giovanni Grisostomo. Oltre la Editori, [1915]. a traduzioni e altri rifacimenti del teatro tedesco (Sei 3. Lo stesso Bartoli, alla voce Battaglia Carlo, nota piatti e nulla più, Venezia, T. S. Giovanni Grisostomo, come l’attore fosse passato «con la stessa sua moglie 14 ottobre 1780; Agnese, Gorizia, 10 gennaio 1791), in Venezia stipendiato da Girolamo Medebach l’anno la raccolta contiene alcune commedie per fanciulli (I 1772 nel Teatro di San Giovanni Grisostomo». L’ar- Pazzi corretti, Venezia, T. S. Giovanni Grisostomo, rivo di Fiorio nella compagnia deve essere dunque di 1776; Il Sogno avverato, ivi, 13 genn. 1781; La Ve- poco precedente. dova medico e fi losofo, Torino, agosto 1781) e altre di 4. La Semiramide di Voltaire venne rappresentata dal- vario genere. Il quarto volume della raccolta venne la compagnia Medebach a Venezia nel 1773 e replicata stampato solo nel 1797 a causa degli impegni assunti per 22 sere. Come già indicato nel commento alla bio- come capocomico. Altri quattro volumi annunciati grafi a di Maria Maddalena Battaglia in queste Notizie, non vennero stampati in seguito alle vicende politiche l’edizione è probabilmente Voltaire, La Semiramide, che coinvolsero Venezia dopo la fi rma del trattato di trasportata in versi italiani, Venezia, Graziosi, 1773. Campoformio (1797). Fiorio fu autore di due com- 5. Due le edizioni precedenti la pubblicazione delle medie su Carlo Goldoni: Carlo Goldoni fra’comici, Notizie: Amleto tragedia di Mr. Ducis (ad imitazione Venezia, Domenico Fracano, 1791, t. IV, e Il matri- della inglese di Shakespear [sic]) tradotta in verso sciolto, monio di Carlo Goldoni, compresa nel tomo IV dei Venezia, all’insegna di Cicerone, 1774; Amleto. Trage- Trattenimenti teatrali, per cui rinvio a A. Paladini dia del signor Ducis, tradotta in versi italiani da sua Ec- Volterra, «Oh quante pagine di me scriveranno!». cellenza il nobil uomo Francesco Gritti, Parma, Filippo Goldoni personaggio in commedia, Roma, Euroma, Carmignani, 1775. Ripubblicata a Venezia nel 1796, 1997, pp. 67–93 e 185–198. Un estratto della prima la traduzione di Gritti venne poi compresa in Il teatro commedia è pubblicato alle pp. 303–307. V. inoltre moderno applaudito ossia raccolta di tragedie, comme- R. Turchi, La commedia italiana del Settecento, Mi- die, drammi e farse che godono presentemente del più lano, Sansoni, 1985, pp. 339-342. Altri lavori, non alto favore sui pubblici teatri, così italiani, come stranie- compresi nella raccolta, sono le due rappresentazioni ri; corredata da notizie storico critiche e dal Giornale dei favolose Arabinda prima e Arabinda seconda, e quelli teatri di Venezia. Tomo 1 [–61]. successivi ai Trattenimenti, editi singolarmente a Ve- 6. Nel 1775 la compagnia Medebach lascia il Teatro nezia, o inclusi nelle collane Teatro moderno applaudi- San Giovanni Grisostomo, dove si insedia la nuova to, Anno teatrale veneto, Ape comica italiana, Capricci compagnia fondata da Carlo Battaglia e la moglie teatrali del sec. XIX. Altri ancora risultano inediti. Maria Maddalena Torti Battaglia. Fiorio fu inoltre il librettista dell’operetta buff a L’ar- 7. Vi recitava ancora nell’autunno del 1794, quando rivo del Burcchiello da Padova in Venezia, musicato da

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Luigi Caruso ed edito a Padova, Conzatti, s. d. Essendo Flamminia a recitare in Venezia6, e 9. Non si hanno notizie della pubblicazione del in una rappresentazione togliendo la spada al poema. suo amante, tenendola in mano, e nel tempo 10. Unitosi in matrimonio a Maria Gobita di Vene- istesso sorridendo; ciò fece con tanta bella zia, Fiorio ebbe una famiglia numerosa. Un Gaetano grazia, e con sì leggiadro modo, che trovan- Fiorio fi glio fi gura fra gli attori scritturati nella com- dosi in Teatro il Celebre Poeta Girolamo pagnia Battaglia nel 1798–1799 con parti da ragazzo Graziani7 allor Giovinetto di circa 15. anni, (v. Giardi, p. 107). Recitò a dieci anni nella comme- che poi in Modena fu Secretario di quel Se- dia del padre I pazzi corretti, e in età adulta divenne renissimo, risvegliò la sua Musa, e fecele il violinista, ottenendo la patente di Virtuoso di camera seguente Sonetto, che tolto abbiamo alle sue del Reale Infante. Rime, impresse in Parma per Anteo Viotti nel 16218. contando l’Autore il sedicesimo Giovanna Sparacello anno dell’età sua.

Dimmi, amica ne vieni oppur fallace FLAMMINIA1. Nome Teatrale d’un’Attrice, Quel tuo bel viso è mentitor bugiardo? che faceva da prima Donna nella Compagnia A che ferro portar, se porti pace? de’ Comici Accesi diretta da Pier Maria Cec- E se nemica, ond’hai sì lieto il guardo? chini intorno al 1609. Il suo vero nome era Ah che da doppio ferro, e doppia face quello di Orsola, ma del suo cognome non ci Or son trafi tto, ora mi abbrucio, ed ardo, è pervenuta alcuna notizia2. Sappiamo bensì Mentre or mostri ne’ lumi amor vivace che ella girava l’Italia con fama d’Eccellente Or vibri colla man lucente il dardo. Donna, e che producendosi in Teatro, face- O novella d’amor virtù possente, vasi molto onore. Recitando in Milano l’an- Poiché egualmente giaccio arso, ed anciso no suddetto3, Giovanni Bernardino Sessa, Dal caro sguardo, e dalla man pungente! che pubblicò le Rime di Scipione de’ Signori Ove ricovrerò, se ‘l tuo bel viso della Cella4, in fi ne di esse aggiungendo al- Congiura alla mia morte, e se si sente cune proprie composizioni v’inserì pur an- Pena e tormento, ov’ha l’albergo il riso? che un Sonetto in lode di questa Comica, alludendo a’ suoi nomi di Flamminia, e di Recitò Flamminia poco dopo la parte doglio- Orsola; ed è il seguente. sa d’una Tragedia, e lo stesso Giovane Poeta onorolla di quest’altro Sonetto, tolto pure da Questa Fiammella, anzi bell’Orsa apparsa noi alle medesime sue Rime. Fra la greggia del Ciel, fra l’aureo stuolo, Non è la guida de’ Nocchier nel Polo, Svellere i Monti, ed arrestare il passo Sebben d’oro immortal la chioma ha sparsa5. Del Re de’ fi umi alla volubil onda, In due stelle amorose ella è comparsa Qualor girando i fl utti or alto, or basso, Ed or lampeggia, ed or sen fugge a volo Tronchi schianta, argini apre, e legni Per l’Italico Cielo, ardendo solo, [aff onda. Che sola esser si vanta alma non arsa. Fermar Cocito, e di Sisifo il sasso, Festila errante, Amor, non fi ssa luce, Si diede al suo d’Orfeo Sorte seconda, Perché fi ssa ogni luce in lei vedresti; Poco è, che ver fu ‘l pianto affl itto, e lasso, E seguir lei Tiranna anzi, che Duce. Onde placò Dite crucciosa, e immonda. Nel suo lume aff ogar l’alme faresti Ma che tu a un sol de’ tuoi dogliosi accenti, In vece di guidarle ove l’adduce, Flamminia bella, di pietade intinto, Perché tutte le grazie in lei piovesti. Squaci il petto, apri il Cor, pieghi le menti:

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Questo ha ben quel di meraviglia vinto; oggi di riferimento; C. Molinari, nota biografi ca Or che fi a quando spieghi i tuoi tormenti in La commedia dell’arte, scelta e introduzione di C. Veri, se tanto altrui muovi col fi nto. Molinari, apparati di R. Guardenti, Roma, Istituto Poligrafi co e Zecca dello Stato, 1999, pp. 525–529. Quando altro non si sappia intorno a questa V noltre la voce Cecchini Pier Maria, in DBI, vol. 23, Comica, ci contenteremo d’aver detto per 1979, p. 277 (F. Taviani). ora quel poco, che abbiamo potuto investi- 2. A margine della sua opera (II, 293) però Barto- garne. Sarà nulladimeno sempre per essa una li aggiunge una nota integrativa: «Alla pagina 227. gran lode l’essere stata encomiata da sì famo- quella FLAMINIA, deve essere conosciuta per Orsola so Poeta, quantunque allora assai giovinetto, Cecchini Moglie di Pier Maria Cecchini, come ab- ma oggi notissimo alla Letteraria Repubblica biamo veduto chiaramente da un Libro manoscritto per varie sue Opere Poetiche, e specialmente favoritoci dal Signor Atanasio Zanoni, il quale è inti- per il suo celebre Poema intitolato: Il Con- tolato: Discorsi da Commedia di me Benedetto Maff ei quisto di Granata9. detto il Furioso, allievo della Signora Flaminia Comica detta Orsola Cecchini. Per tale notizia veniamo altre- Note sì in cognizione di questo Benedetto Maff ei denomi- 1. Il nome d’arte di Flaminia è forse portato per la nato il Furioso; che trascrisse in Venezia esso Libro prima volta proprio da Orsola nella sua lunga militan- l’anno 1625. e lo terminò il 23. di Maggio, come di za nella compagnia degli Accesi; se creato nel 1602, proprio pugno lasciò ivi notato». Di questo Maff ei, quando se ne hanno le prime notizie, e tanto più se che appunto non compare altro che qui nell’opera di creato prima, doveva essere un personaggio di adole- Bartoli, non si sa altro. Di Orsola Posmoni, questo il scente provocante, dato che nel 1620 l’attrice perde la cognome fi nalmente attestato dell’attrice (v. C. Bu- sua posizione di Seconda Donna a favore di Virginia rattelli, in Comici dell’arte. Corrispondenze, cit.: I, Rotari, amante di Andreini, perché da questi si sostie- pp. 206–207, nota 1) eff ettivamente si è fi no in epo- ne che «essendo vecchia molto gli disdice il voler fi n- ca recente parlato come di Orsola Cecchini, al punto gere una semplice fanciulla» (e così vecchia non può che la bibliografi a a essa dedicata è pressoché coinci- essere, se due anni dopo avrà un fi glio). Il nome di dente con quella del marito, Pier Maria Cecchini, cui Flaminia verrà comunque portato ancora nel Seicento qui si rimanda (v. qui ad vocem). È passato alla lette- da attrici come Agata Calderoni Vitaliani e Marzia ratura il «carattere bestiale» di Orsola che «gelosa di Fiala–Narici, e nel Settecento da Elena Virginia Bal- Florinda, gelosa della Rotari, gelosa di tutte, irruenta, letti (moglie di Riccoboni) e dalla goldoniana Teresa violenta, aggressiva sempre, incitava il marito alla ri- Gandini (v. Enc. Spett., cit. infra) è forse la principale volta […] non sappiamo se per potenza d’amore, o causa dell’equivoco per cui Francesco Saverio Qua- per ragion d’amor proprio o di mestiere o d’interesse, drio e Antonio Valeri (Carletta) l’hanno individuata il Cecchini subisse codesto diavolo in sottana» (Rasi, rispettivamente per moglie e fi glia di Flaminio Scala. II, p. 629); «quella arpia di Flaminia», secondo An- Flaminia è anche la protagonista femminile delle due dreini. I dati certi della sua biografi a sono un’attività commedie del marito dell’attrice, Pier Maria Cec- teatrale documentata, appunto dalla corrispondenza chini, La Flaminia schiava (1610) e L’Amico tradito del marito, fra il 1602 e il 1633; il matrimonio con (1633). BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, ad vocem; Enc. Cecchini nella prima metà del 1602 (che forse, allora, Spett., V, coll. 429–430 (voce Flaminio, Flaminia, ac. è stato l’evento che l’ha iniziata alla carriera teatrale); Di F. Mo. [Fausto Montesanti]); v. C. Burattelli, in l’omicidio, per causa sua, dell’attore Carlo De Vecchi Comici dell’arte. Corrispondenze: G. B. Andreini, N. da parte del marito (Torino, 1609, per cui anche lei Barbieri, P. M. Cecchini, S. Fiorillo, T. Martinelli, F. viene arresta per un mese); l’esistenza di un fratello Scala, edizione diretta da S. Ferrone; a c. di C. Bu- Nicola «buona schiuma […] amico, dice il Martinelli, rattelli, D. Landolfi , A. Zinanni, Firenze, Le Lette- sol di ladri e gente cattive», che nel 1612 è in pri- re, 1993; I, pp. 206–207, nota 1, che è la biografi a gione (in una lettera del 16 febbraio 1612 al Duca

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 236 – Giovanna Sparacello di Modena Orsola ne chiede la liberazione; in Rasi, numerose altre descrizioni, oltre che un suo sonetto II, p. 639) e che nel 1620 prende le difese del co- dedicato alla città di Torino e importanti notizie delle gnato, minacciando di morte i suoi oppositori (Rasi, parti da lei sostenute in un estratto del libretto di Gio. II, p. 631); la nascita di un fi glio nel 1622, il che fa Battista Alzato, Raccolta di varie rime in lode della Sig. presumere che sia sensibilmente più giovane di Cec- Orsola Cecchini nella Compagnia degli Accesi detta Fla- chini (che all’epoca ha 59 anni) e che giovanissima minia. Al molto illustre Sig. Alessandro Brivio, Milano, dovesse essere all’epoca del matrimonio; una relazione Bernardino Santoni, 1608; contenente 109 poesie, fra di lunga data con l’attore e sodale di Cecchini Carlo madrigali, canzoni e sonetti «di honorati Cavalieri, e Fidenzi (v. C. Molinari, nota biografi ca in La com- d’altri virtuosi spiriti concordi alla lode di meritevole media dell’arte, cit., pp. 525–529). Sempre Burattelli soggetto, quale è appunto la Sig. Orsola». Sotto gli dà notizia che Orsola pubblica come Flaminia Cec- pseudonimi di Soff erente Incognito, Astratto, Ripa- chini, Prologhi di Flaminia Cecchini, Comica Accesa, rato, Affi lato, Olimpico, Aff errante, Incerto Autore, recitati al Serenissimo Signor Duca di Savoia, Torino, Ziff erante, Crivellato, Acuto, Galleggiante, nelle loro Pizzamiglio, 1605 (alcuni brani sono pubblicati in G. composizioni gli autori ci fanno sapere che Orsola fu Rua, Un episodio letterario alla corte di Carlo Emanue- Delfa in tragedia; interpretò una Pazzia di Flaminia, le I. I poemi sulle quattro stagioni dell’anno, Genova, fu Angelica in una Pazzia d’Orlando; fu Iride in un’al- Istituto Sordo–Muti, 1894, pp. 47–48); a cui si deve tra commedia non identifi cata; che colpì la fantasia aggiungere un precedente Prologo recitato da Flaminia del pubblico con baci, archibugiate e travestimenti vi- Cecchini, nel felice ritorno del serenissimo duca di Man- rili. Forse anche per questo Virginia Ramponi, moglie tova. Dalla bellissima città di Napoli, In Milano, per di Giovan Battista Andreini, di lì a poco, il 4 agosto Gratiadio Ferioli, 1603. 1609, in una lettera a Vincenzo Gonzaga pervasa di 3. Il 1609 è l’anno in cui, al rientro a Carnevale dalla rivalità nei confronti di Orsola, si premura di dare tournée in Francia, a Torino Cecchini uccide l’attore notizia che Marino ha scritto 100 ottave e 40 sonetti Carlo De Vecchi, per cui viene arrestato insieme con questa volta contro Orsola, odiata «per la sua alterigia la moglie e con l’attore Carlo Fidenzi, forse all’epoca e frenesia per l’amor di Cintio», giovane attore degli già amante della moglie; il clan dei Cecchini viene li- Accesi (v. Cecchini Pier Maria, in DBI, vol. 23, 1979, berato già in ottobre, dopo di che si ha notizia di Fla- p. 277 (F. Taviani)). Infi ne B. Croce, Nuovi saggi sul- minia a Mantova (Burattelli, cit., p. 238); dunque la letteratura italiana del Seicento, Bari, G. Laterza & è più probabile che la tournée a Milano cui Bartoli si fi gli, 1931, p. 28, riferisce di un sonetto di Rinaldi riferisce sia quella dell’anno seguente, il 1610, in cui dedicato «alla signora Flaminia comica Accesa». peraltro Pier Maria Cecchini vi pubblica La Flaminia 6. Se l’autore del seguente sonetto all’epoca aveva schiava, per i tipi di Bordoni. eff ettivamente quindici anni, si dovrebbe pensare a 4. È probabile che Bartoli alluda all’opera S. Cella, una rappresentazione del 1619; ma non vi è notizia Rime, dell’eccellente dottore Scipione de’ sig. della Cella, in quell’anno di tournée degli Accesi che invece, di ri- raccolte dopo sua morte; et hora con aggiunta ristampate torno da Napoli, sono certamente a Roma, Macerata con altre del sig. segretario Sessa, & una difesa d’un suo e Firenze; si tratta probabilmente delle recite estive al sonetto, In Milano, appresso Gio. Batt. Bidelli, 1623; San Moisé del 1621. che appunto è una riedizione ampliata della prima 7. Girolamo o Gerolamo Graziani o Gratiani (Per- raccolta, pure postuma, del 1609; anche se qui, Gio- gola, settembre 1604–ivi 12 settembre 1675), mode- vanni Bernardino Sessa, celebre editore veneziano, nese di adozione, operò presso la corte estense con per alcuni anni, sul fi nire del Cinquecento, in società diverse cariche pubbliche, fi no a diventare Segretario col fratello Giovanni Battista, e poeta in proprio, non di Stato (1647); fu celebre all’epoca soprattutto per compare come editore, e la data è piuttosto distante due poemi epici: La Cleopatra (1632) e Il Conquisto dalla recita in oggetto. di Granata (1650); fu autore anche della tragedia Il 5. Altrove troviamo conferma «esser Lei stata bion- Cromuele (Cromwell), dichiaratamente in deroga alle da e bellissima»; Rasi (II, pp. 640–641) riporta regole aristoteliche.

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8. G. Graziani, Rime di Girolamo Graziani della Maschera del Brighella, e sapeva pur soste- Pergola. Al Sereniss. Sig. e Padrone il sig.re Principe di nere qualche parte nelle Commedie studia- Urbino, Parma, Anteo Viotti, 1621. te. Fu nella Compagnia di Nicola Petrioli, 9. G. Graziani, Il conquisto di Granata dedicato al condusse talvolta egli stesso una Comica sereniss.o principe Francesco d’Este duca di Modana, & Truppa, e poteva tra’ Commedianti inge- c. Poema heroico del signor Girolamo Gratiani, con gli gnosi essere lodevolmente annoverato. Oggi argomenti del signor Flaminio Calvi, In Modana, ap- alienatosi dalla Professione, stabilita la sua presso Bartolomeo Soliani, 1650; l’opera, oggetto di dimora in Pirano Città dell’Istria, facendo numerose edizioni fi no a tutto l’Ottocento, ispirò a scuola, e dando lezioni ne’ primi studj a pic- Leopardi temi e nomi di alcuni personaggi per il suo coli fanciulletti. Consalvo.

Roberto Cuppone de FORNARIS FABRIZIO Napolitano1. Fu questo uno de’ principali Personaggi del- la famosa Compagnia de’ Comici Confi den- FOGGI ROSA Comica Fiorentina1, che ti, che scorreva l’Italia, e la Francia intorno da più anni trovasi impiegata nella Compa- al 15702. Rappresentava egli la parte di un gnia di Giovanni Roffi ; e che in Firenze nel Capitano valoroso, e Milantatore, parlando Teatro del Cocomero sostenne il Carattere sempre in lingua Spagnola, facendosi nomi- della Serva2. In oggi che il Roffi scorre con nare il Capitano Coccodrillo. Trovandosi a la sua Truppa per la Lombardia, per la Li- recitare in Venezia, gli fu da un Gentiluo- guria, e per altre parti, la Foggi lo segue per mo Napolitano regalata una Commedia, tutto recitando con grazia, e rappresentando secondo il costume dell’Arte, scritta con il qualche Commedia di sua particolar fatica3. semplice Scenario; e il Capitano Coccodrillo In Teatro, e fuor di Teatro, è spiritosa, e pia- esaminandola, gli piacque, e volle introdur- cevole; e può essere fatta degna di qualche vi il suo proprio personaggio, che da prima considerabil rifl esso. non v’era3. Passato poi a Parigi con tutta la Truppa, parvegli ben fatto di porre in Teatro Note una Pastorale intitolata: La Fiammella, avu- 1. BIBLIOGRAFIA: Per questa attrice il Bartoli co- ta dall’Autor suo Bartolommeo Rossi Vero- stituisce la fonte principale, a cui attinge anche Rasi, nese, la quale fu gradita, e pubblicata colle I, p. . V. anche Giardi, pp. , . stampe d’Abel Angelier in forma di quarto 2. Sempre nel ruolo di Serva la Foggi recita negli anni l’anno 1584. Veggendo ben accolte, e le im- 1775–1779 nella compagnia di Giorgio Frilli. provvise, e le studiate rappresentazioni, prese 3. Per informazioni sull’attività dell’attrice a Firen- di nuovo a ritoccare la Commedia avuta dal ze cfr. R. L. Weaver–N. Weaver, A chronology of Gentiluomo Napolitano, e volle recitarla in music in the Florentine theater (1751–1800). Operas, occasione del felicissimo Battesimo d’una prologues, farces, intermezzos, concerts and plays with Figliuola dell’Eccellentissimo Signor Duca incidental music, Warren, Michigan, Harmonie Park d’Umena alla presenza della Serenissima Re- Press, 1993. gina, e di molti Principi illustri, e Principes- se. Fu da tutti grandemente lodata; e però Vincenza Perdichizzi l’Eccellentissimo Signor Duca di Giojosa ebbe anche lui il desiderio di vederla, ed uni- to all’Illustrissimo Signor Conte di Sos, fece FORESTI GIOVANNI ANTONIO. Que- che la Compagnia tornasse a rappresentarla sto Comico recitava principalmente nella nella nobile abitazione di questo Signore.

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Vedendo Fabrizio che la Commedia recitata popular comedy, Oxford, 1934; A. Lisoni, La dram- all’Improvviso piacque moltissimo, penso di matica italiana nel sec. XVIII, Parma, 1898; De Boni, voler scriverla tutta interamente; e ciò fatto, p. 78; Rasi, II, pp. –; Enc. Spett., IV, col. 333. risolse di voler darla alla luce. Uscì dunque Comici dell’arte. Corrispondenze, a c. di C. Burattelli, fuori l’anno 1585. e fu da lui intitolata: D. Landolfi , A. Zinanni, Firenze, Le Lettere, 1993, II, L’Angelica. Abel l’Angelier anche di questa p. ; La commedia dell’arte, scelta e introduzione di fu impressore, e Fabrizio volle dedicarla al C. Molinari. Apparati di R. Gaudenti, Roma, Istituto mentovato Signor Duca di Giojosa, che s’era Poligrafi co e Zecca dello Stato, 1999, pp. 455–521. reso suo favorevole Protettore4. Vedesi poi 2. La tesi della presenza dei Confi denti in Francia nel di nuovo stampata in Venezia per Francesco 1752 e anche prima, sostenuta da C. Magnin, Teatro Bariletti l’anno 16075. Fabrizio de Fornaris celeste, 1624. Les commencements de la Comédie ita- era un Comico di stimabile ingegno come lienne en France, in «Revue des deux mondes», 15 dic. si rileva da quella sua fatica, ed era pratico 1847, fu ripetuta da altri ma venne poi smentita da di varie lingue. Daremo un saggio della ma- D’Ancona (A. D’Ancona, cit., II, p. 457 n.). niera di rappresentare il suo Capitano Coc- 3. Secondo l’Enc. Spett., cit., si tratta probabilmente codrillo in Commedia in una Bravura ch’egli dell’Olimpia di Giovan Battista Della Porta. racconta d’aver fatta in guerra. L’abbiamo 4. Nella lettera dedicatoria al duca, De Fornaris fa trascritta dalla Scena quarta dell’Atto primo riferimento all’aneddoto del canovaccio donatogli a nell’indicata Commedia dell’Angelica, allora Venezia. Dalla traduzione francese dell’Angelica, di quando egli narra le sue prodezze a Mastica L. C., edita da Langelier nel 1599, deriva il Parasite Parasito, e servitore di lui. di Tristan L’Hermite, Paris, Courbé, 1654 (ed. com- mentata da Jacques Madeleine, Paris, Droz, 1934). Combattiendo yo vinò una bala d’artilleria L’Angelica è oggi edita in La Commedia dell’arte, cit., {pag. 231} pp. 459–521 (riproduzione dell’edizione veneziana del 1607). Note 5. Clément e De Laporte (op. cit., II, p. 292), attri- 1. Secondo Sand, de Fornaris nasce a Napoli nel buiscono al De Fornaris anche la seguente commedia: 1560. Croce lo fa debuttare a Napoli in giovanissima Alcée, Pécherie ou Comédie Marine, en cinq Actes, età. Per De Boni, nel 1636 De Fornaris era ancora Piece Italienne de Fabrice Fournaris, mise en prose vivo ed esercitava a Napoli come attore e poeta. Non par un Anonyme, 1580. De Boni cita inoltre il Da- si conosce la sua data di morte. BIBLIOGRAFIA: vide perseguitato, la Vendetta di Giove, la Giudea di- Clément–De Laporte, II, p. 292; III, p. 179; A. strutta, la Giuditta trionfante e altre produzioni tutte Léris, Dictionnaire portatif historique et littéraire des in versi. théâtres, Paris, Jombert, 1763, pp. 43 e 573; Mau- point, Bibliothèque des théâtres, Paris, Prault, 1733, Giovanna Sparacello p. 29; Sand, I, pp. –; A. Baschet, Les co- médiens italiens à la cour de France sous Charles IX, Henri III, Henri IV et Louis XIII, Paris, 1882, p. 89; FORTUNATI DOMENICO, detto in Tea- L. Benvenuti, Dizionario degli italiani all’estero, tro Odoardo. Questo Comico nacque l’anno 1890, p. 22; A. D’Ancona, Origini del teatro italia- 1691. e morì intorno al 1746. Sostenne con no, II, Torino, Loecher, 1891 e Id., Comici italiani del merito il carattere di primo Innamorato in Francia, Milano, Treves, 1883–1885; C. Brunet, in varie Comiche Compagnie. Unito po- Table de Soleinne, New York, Burt Franklin, 1914, 2e scia ai Comici di Sua Altezza Reale il Gran suppl. 381, 4420, 4421, 4422; B. Croce, Teatri di Duca di Toscana, l’anno 1735. pubblicò in Napoli, a c. di G. Galasso, Milano, Adelphi, 1992 (1° Bologna un’Opera Tragicomica intitolata: ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891); K. M. Lea, Italian Le bellicose Gare tra Geremei, e Lambertazzi

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 239 superate da Tibaldello fi nto pazzo per impegno rendere l’anima al Signore in Padova d’Anni d’onore con la Pompa solenne del gioco del- 30. circa, nella Primavera del 1776. la Porcellina; e dedicolla all’Eccelso Signor Conte Senatore Fulvio Bentivoglio Gonfa- loniere di Giustizia nell’ultimo bimestre di FORTUNATI GIOVANNI Figliuolo di Do- quell’anno. Questo Comico era molto esper- menico, denominato Toto. Recita nella Ma- to nell’arte sua, ma ad onta de’ suoi studj, schera dell’Arlecchino aff aticandosi nell’ese- e del suo valore, condusse sempre una vita guire alcune Commedie di suo particolare meschina, a tale, che veniva da’ suoi Compa- intrigo, e rappresentandone tre, nelle quali si gni chiamato Domenico Sfortunato, aggiun- trasforma in diversi Personaggi cantando can- gendo un s al suo Cognome, e cambiando in zonette, parlando varie lingue, giocando la un o l’ultima lettera. Daremo un saggio del bandiera, ed eseguendo altre bizzarrie capric- di lui scrivere nel seguente Sonetto, recitato ciose, e piacevoli. Altra ne sostiene intitolata: da Tibaldello, che trovasi in fi ne dell’indicata I quattro Zanni, che gli costa molto maneg- Opera Tragicomica. gio, essendo laboriosa, e di qualche impegno. Oltre il personaggio dell’Arlecchino, esprime Compito, amici, ho alfi n l’alto disegno, anche altri caratteri senza la Maschera nelle Che formava fedel le vostre glorie. Commedie studiate, eseguendoli con grazia, Darà un lustro maggior a vostre istorie naturalezza, e precisione. Fu con Massimo Delle mie gesta il fortunato impegno. Ferraresi, di cui sposò Elisabetta sua fi glia; L’orrida Fellonia, l’ingiusto sdegno dopo la morte di lui fi ssò il suo impiego con Nel suo sangue lasciò l’aspre memorie; Onofrio Paganini; passò con Pietro Rossi, fu Sono vostre però le mie Vittorie, a Venezia col Lapy; ed oggi si trova con Fran- Or che del vostro amor mi rendon degno. cesco Paganini fi gliuolo d’Onofrio. Rimasto In voi trova il mio Cor riposo, e nido, vedovo, senza passare alle seconde nozze, ha Ed or, ch’arde per voi d’onor la face, saputo da se solo allevare molti fi gli, alcuni Così parlo con voi costante, e fi do. de’ quali va incamminando per l’arte del Te- Estinta or ch’è la ribellione audace, atro. Ha sposata Anagilda la maggiore delle Viva di questa Patria il nome, il grido, femmine con Francesco Arrisi. Vive tranquil- Viva la Libertà, viva la Pace. lamente, studiando i mezzi di rendersi in sul- le Scene sempre più gradito, e procurando a se stesso, e alla sua famiglia utilità, ed onore. FORTUNATI ELISABETTA. Fu questa fi gliuola di Massimo Ferraresi, che in fresca gioventù, e fornita di non poca bellezza, fu FORTUNATI LUCREZIA. Recitò da pri- dal Padre maritata coll’Arlecchino Giovanni ma Donna con molta grazia, ed acquistossi Fortunati. Recitò quasi sempre da seconda il nome di bravissima Attrice. Esprimeva le Donna con la Compagnia del Padre suo, con sue parti con energia, e con verità, ed inten- quella d’Onofrio Paganini, e con tutte le al- deva assai bene l’arte di piacere recitando in tre, nelle quali il marito seco si trasferì. Aveva sui Teatri. Fu sorella della Caterina moglie molta abilità per le parti in lingua Venezia- di Luzio Landi. Impiegossi per alcuni anni na; e recitava all’improvviso senza scarsità di nella Compagnia di Filippo Collucci, e morì parole. Fu Madre di molti fi gli, ma quando in Udine, ivi essendo con quella Truppa in poteva sperare di vedere di questi i fruttuo- tempo di Primavera. Lasciò di sé un onorato si progressi, cadde in cronica malattia, che grido, ed alle Comiche tutte un vero esem- combatté lungo tempo, ma fi nalmente dovè pio dell’onestà Teatrale.

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FORTUNATI TOMMASO. Altro fi glio il Fracanzani partì da Bologna col fi glio, e di Domenico, il quale recita nella Maschera con una fi glia di minore età per nome Ger- del Brighella. È marito della Rosa Camera- trude, la quale in oggi divisa dalla famiglia, ni. Sa molto bene le Commedie all’improv- trovasi nell’Istria con una vagante Compa- viso a memoria, le concerta con dello spi- gnia. ( * ) Unissi il vecchio Fracanzani ad rito, e non è indegno dell’epiteto di buon Antonio Sacchetti, detto Gambacorta, Ciar- Commediante. latano; ed esso, ed i fi gli seco recitavano in banco. Il Padre faceva da Pantalone, il fi glio da Innamorato, e la fi glia da Serva. Traeva- FORTUNATI ARRISI ANAGILDA. Fi- no intanto con tale esercizio in un mediocre gliuola del mentovato Arlecchino detto Toto, stato di vita i loro giorni. Scorsero la Fran- e Moglie di Francesco Arrisi, di cui si parlò. cia, rividero l’Italia, ed unendosi con altro Incamminata fanciulla per la Comica strada, Ciarlatano, chiamato Daniel del Puppo, e mostrò somma disposizione nell’arte del re- formata una Comica Compagnia, passa- citare. Giunta appena al terzo lustro si fece rono a travagliar ne’ Teatri con più decoro, Sposa l’anno 1781., e sotto gl’insegnamenti ed impegno. Camillo Fracanzani ha sposata di suo Marito va facendo de’ progressi nel la fi glia del soprannominato Daniele, della mestiere, recitando con grazia alcune parti quale parleremo sotto il suo proprio articolo. tenere, ed amorose, ed impiegandosi talvolta Recita questo Comico da primo Innamorato nel carattere della Serva. Se a così felici prin- con abilità non ispregevole, ed unitamente cipj saranno per corrispondere i suoi avanza- al Suocero, e alla Sposa, va dalle vicissitudini menti, avremo in questa Comica giovinetta della sorte raccogliendo per se, e per gli altri i un’Attrice, da cui poter sperare in appresso più necessarj vantaggiosi sovvenimenti. un nuovo lustro alle Scene, ed a se medesima una non ordinaria fortuna. FRACANZANO MICHELANGELO Na- politano1. Era questo uno de’ fi gli di Cesa- FRACANZANI CAMILLO. Nato in Bolo- re Fracanzano Pittore2, che in Napoli fece gna da Padre Veronese, cominciò a recitare alcune belle operazioni per quelle Chiese. accademicamente nel privato Teatro de’ No- Diedesi Michelangelo da prima alla Pittura, bili Signori Felicini, sostenendo le parti da ma non avendovi tutta l’inclinazione, attese prima Donna vicendevolmente con un certo piuttosto con una brigata d’amici a rappre- Maccaferri sellajo, oggi passato anch’esso a sentare Commedie all’improvviso, facendo far il Comico. Il Fracanzani si faceva onore, egregiamente la parte del Pulcinella, che e il vidi io stesso circa il 1760. rappresentare aveva appresa fi no dalla fanciullezza sotto le con bravura la parte di Donna Aurora nella istruzioni d’Andrea Calcese3, e di Ciccio Bal- Gratitudine, Commedia in versi Martellia- do4 ambo Pulcinelli famosi. Quest’ultimo gli ni del Signor Abate Pietro Chiari. Il Padre regalò una maschera del suo ridicolo Perso- del Fracanzani sortì i suoi natali da Nobile naggio, la quale era stata del mentovato Cal- famiglia Veronese, ma per varj accidenti gli cese. Ma giacché siamo su questo proposito, convenne abbandonar la Patria, trasferirsi a Bologna, ed ivi in progresso aprire un pic- colo negozietto dove fabbricava, e vendeva ( * ) La Gertrude Fracanzani trasferitasi dall’Istria in un sortimento di pelli stampate per scar- Venezia a recitare nel Teatro di Sant’Angelo, è passata pe da Donna ad uso dell’arte de’ Calzolai. all’altra vita nello scorso Carnevale del 1782. in età Cassò lo smaltimento di sì fatto genere, ed d’anni 30. in circa.

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 241 egli è bene il sapersi, che la vera fi sonomia n’ont jamais été imprimées, Paris, Rozet, 1767, p. 112 del Pulcinella, non è già quella delle ordina- (Michel–Ange da Fracassano); D’Origny, I, p. ; rie Maschere che si veggono per Napoli in Campardon, pp. 235–236 (Fracanzani); Rasi, II, tempo di Carnevale con gran nasi, ma bensì pp. 939–940; B. Croce, Teatri di Napoli, a c. di G. il ritratto particolare di un Uomo grossolano, Galasso, Milano, Adelphi, 1992, pp. 120–121 (1° ed. che fu dell’Acerra, Città otto miglia discosta Napoli, Luigi Pierro, 1891); U. Prota–Giurleo, I te- da Napoli. Fu dunque tal Maschera molto atri di Napoli nel ‘600. La commedia e le maschere, Na- stimata, e tenuta in pregio da Michelange- poli, Fausto Fiorentino editore, 1962, pp. 243–247; lo Fracanzano, poiché aggiungeasi per essa V. Viviani, Storia del teatro napoletano, Napoli, Gui- molta grazia al suo mestiere. Essendo egli da, 1969, pp. 176–177; Enc Spett., V, coll. 577–578. udito recitare da alcuni Signori Francesi in 2. Secondo Prota–Giurleo, cit., le aff ermazioni di casa d’un titolato, parve loro tanto grazioso, De Dominici sull’identità del padre di Michelangelo come di fatto lo era, che ritornati in Fran- sono erronee. Egli non sarebbe infatti fi glio di Cesare cia, ne parlarono in Corte, laonde s’invogliò ma del fratello di lui, il pittore Francesco Fracanzano. di sentirlo il Re Luigi XIV. allora giovane, e Questi si era sposato nel 1632 con Giovanna, la sorel- lo fece chiamare con onorato stipendio5. Da la di Salvator Rosa. principio le sue facezie non erano intese, a 3. Per un profi lo dell’attore si veda ad vocem su que- motivo che la frase Napolitana riusciva af- ste Notizie. fatto astrusa presso i Francesi, e penava egli 4. Per un profi lo dell’attore si veda ad vocem su que- moltissimo a cavar le risate. Tuttavia dopo ste Notizie. qualche tempo proccurò cogli atteggiamenti 5. Campardon cita i Mémoires di Dangeau (Mémoi- ridicoli, e con sali, e motti adatti a quella lin- res et journal du marquis de Dangeau, publiés pour gua di cattivarsi la benevolenza della Corte, la première fois sur les manuscrits originaux, avec les e la grazia di quel Monarca, che prendendo notes du duc Saint–Simon, Paris, Marne et Delau- gusto nel suo modo di rappresentare volle nay–Vallée, 1830), che fi ssano il debutto di Fracan- generosamente dargli una pensione di mil- zano al primo ottobre 1685 a Fontainebleau. Per F. le Luigi d’oro all’anno con il comodo della e C. Parfaict, Histoire, cit., il debutto del comico Carrozza, e servitori. Sicché vedendosi Mi- avvenne nel mese di aprile 1685, associato a quello di chelangelo in quest’auge di fortuna, mandò Bartolomeo Ranieri. a levar da Napoli suo Padre, e sua Madre, col 6. Secondo quanto riporta Prota–Giurleo, Michelan- resto della sua famiglia, e prese per Moglie gelo aveva sposato una vedova anziana e ricca dopo la una Donna d’onesto parentado, con la qua- peste di Napoli: si tratta di Caterina di Petruccio, ve- le procreò molti fi gliuoli6. Sopravvisse Mi- dova del dottor Antonio Campolongo. Ella morì l’8 chelangelo al Padre molto tempo7, e venne novembre 1674. Fracanzano si risposò l’anno dopo a mancare fatto già vecchio circa il 16858. con Chiara Pruto (o Clara Patro come risulta nell’atto Le notizie di questo Comico si sono estratte di naturalizzazione francese). A quell’epoca comincia dalle Vite de’ Pittori Napolitani di Bernardo a recitare all’improvviso. Un atto notarile preceden- de’ Dominici, e propriamente dalla Vita de’ te attesta che Michelangelo era stato pittore come il Fracanzani Pittori, che trovasi alla pag. 82. padre e lo zio. Fu naturalizzato francese con moglie e del Tomo Terzo9. fi glio nel 1688 (l’atto è riportato in Campardon, cit., pp. 236–237). Anche il fi glio Antonio fu attore co- Note mico. Egli esordì come Arlecchino a Parigi nel 1701 1. BIBLIOGRAFIA: F. e C. Parfaict, Histoire de nella compagnia De Salles, alla Foire Saint–Germain. l’ancien Th éâtre Italien depuis son origine en Fran- Dal 1707 fu alla Foire Saint–Laurent, nel resto della ce jusqu’à sa suppression en L’Année 1697. Suivie des Francia e e poi di nuovo a Parigi, dove cercò di entrare extraits ou canevas des meilleures Pièces Italiennes qui nella compagnia della Comédie–Italienne. Cambiò il

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 242 – Giovanna Sparacello suo cognome in De Frécansal. Note 7. Prota–Giurleo aff erma che il padre di Michelan- 1. È questa Giovanna Benozzi Sassi (Venezia gelo non morì a Parigi ma a Napoli durante la peste 1662–Mantova c. 1750), prima moglie di Francesco del 1656. Balletti fi glio, nato dal primo matrimonio di Agata 8. Si è già osservato come il 1685 sia in realtà l’anno Vitaliani Calderoni con Francesco Balletti padre. del debutto francese di Fracanzano. I Parfaict, Cam- Dall’unione fra Giovanna Benozzi e Francesco Bal- pardon e, dopo di loro, Prota–Giurleo, aff ermano che letti nacquero Giuseppe Antonio ed Elena Virginia Fracanzano recitò alla Comédie–Italienne fi no alla Balletti. Il primo, Amoroso con il nome di Mario alla sua soppressione nel 1697. Si ignora cosa abbia fatto Comédie–Italienne di Parigi dal 1716, sposò la cugina in seguito. Rosa Giovanna Benozzi, nata a Tolosa da genitori ita- 9. B. De Dominici, Vite de pittori, scultori e architetti liani nel 1701, celebre Silvia della Comédie–Italien- napoletani, 3 voll., Napoli, Ricciardi, 1742–1763. La ne. Elena Virginia fu moglie di Luigi Riccoboni. Le ristampa anastatica è stata edita a Bologna da Forni intricate relazioni di parentela fra i comici hanno reso nel 1979; un’edizione commentata dei tomi I e II, a ardua la ricostruzione della genealogia dei Balletti; si c. di F. Sricchia Santoro e A. Zezza, è stata pubblicata è creduto che Fragoletta fosse fi glia dei Calderoni. In a Napoli, Paparo edizioni, 2003. Cito inoltre l’edizio- questa sede ci si è affi dati a Enc. Spett., I, col. 1350 ne a c. di R. Schettini, (So.gra.me, 1980) con pagine sgg. (Balletti), che riprende Gueullette, p.  sgg. scelte e annotate da F. De Filippis. La comica fu detta Fragoletta a causa di una voglia di fragola sul petto. Interpretò dapprima parti di Secon- Giovanna Sparacello da Amorosa col nome di Isabella, poi, morto il mari- to, passò a quelle di Servetta. Fu l’amante di Gaëtan FRAGOLETTA. Nome Teatrale d’una bra- Joseph Jacques Casanova, padre del celebre Giacomo, va Commediante1, che fi oriva circa il 1725. che per lei lasciò i genitori nel 1715, all’età di 19 anni. recitando nelle Comiche Compagnie di Ve- Si sposò in seconde nozze con Giovan Battista Sassi. nezia2 con molto credito nello spiritoso ca- BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, p. 252 (alla voce Balletti); rattere della Serva. Era costei pronta nella fa- Enc. Spett., II, col. 265 (Benozzi); G. Casanova, Mé- vella, arguta nelle risposte, spiritosa, e vivace moires. Texte présenté et annoté par R. Anirached et in modo, che rendevasi d’infi nito piacere agli E. Zorzi. Préface de Gérard Bauer, Paris, Bibliothèque spettatori, i quali la proteggevano, e l’onora- de La Pléiade, 1958, I, 14, 508–509, 1158 (errone- vano di molti applausi. Scorse l’Italia sem- amente detta Giovanna Calderoni); C. Alberti, La pre apprezzata, e gradita con vantaggio di se scena veneziana nell’età di Goldoni, Roma, Bulzoni, stessa, e de’ suoi Compagni. Dopo d’aversi 1990, pp. 31, 42, 224. acquistato il concetto di Comica valorosa, 2. Dopo aver recitato nella compagnia del padre a dopo di avere accumulati non pochi danari, Monaco di Baviera dal 1687 al 1691 (insieme a Fran- pervenuta a quella età, tanto a’ Teatri nemi- cesco Balletti fi glio) e poi a Bruxelles e Vienna, Fravo- ca, e specialmente in una Donna, sagace- letta fu scritturata per il 1703–1704 al Teatro di San mente pensò d’alienarsi dalla Professione, e Luca nella compagnia di Aurelia e Giuseppe Coppa. fi ssato in Mantova il suo soggiorno, comprò Con lei recitava il marito Giovan Battista Sassi detto un’Abitazione presso al Teatro, e propria- Pasquino. Cfr. C. Alberti, cit., pp. 42, 224. mente quella vicina alla Torre del Zucchero, 3. Goldoni stesso vi soggiornerà, come testimoniano la quale ammobigliandola decentemente, af- i Mémoires (I, LIII): « […] nous arrivâmes à Mantoue à fi ttavala a’ Comici, e Virtuosi di Musica, che la fi n du mois d’Avril. Medebac, qui m’attendoit avec a recitar portavansi in quella Città3. Così la impatience, et me reçut avec joie, m’avoit préparé mon Fragoletta, brava, ed eccellente Serva Teatra- logement chez Madame Balletti… C’étoit une ancien- le provvide a’ suoi interessi, fi no che la vec- ne Comédienne, qui, sous le nom de Fravoletta, avoit chiezza condussela al sepolcro circa il 1750. excellé dans l’emploi de Soubrette, qui jouissoit, dans

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 243 sa retraite, d’une aisance fort agréable, et conservoit Note encore, à l’âge de quatre–vingt–cinq ans, des restes 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, pp. 942–943; C. Al- de sa beauté, et une lueur assez vive et piquante de berti, La scena veneziana nell’età di Goldoni, Roma, son esprit », cit. Goldoni, I, p. 239. Tutt’altro avviso Bulzoni, 1990, pp. 243–244; C. Goldoni, Prefazio- sull’attrice ebbe Giacomo Casanova, che nelle sue me- ni dell’edizione Pasquali, tomo XIII, in Goldoni, I, morie descrive l’antica amante del padre: «Je vis une p. 716; M. Klimowicz–W. Roszkowska, La comme- vieille décrépite dont la parure m’étonna autant que dia dell’arte alla corte di Augusto III di Sassonia 1748– sa personne. Malgré ses rides, son visage était plâtré 1756, Venezia, Istituto veneto di scienze, lettere ed de rouge et de blanc, et ses sourcils d’un noir foncé arti, 1988, p. 96. devaient leur couleur à l’eau de la Chine. Elle laissait 2. Testimonianze arrivano dall’archivio Vendramin voir la moitié de sa gorge fl asque et dégoûtante, et on (42 F 9/8, cc. 8–9, 21–25). In una lettera del 3 mag- ne pouvait se méprendre à son râtelier postiche. Elle gio 1724 Argante scrive di voler rinunciare alla pro- avait une perruque qui collait fort mal, et qui laissait fessione per ritirarsi a vita monastica. La denuncia di apercevoir quelques poils qui avaient échappé au ra- Tommaso Ristori suggerisce che l’abbandono del Tea- vage des ans. Ses mains tremblantes fi rent trembler les tro Vendramin sia dovuto ad un ingaggio alla corte di miennes quand elle me les serra. Elle sentait l’ambre Dresda ma il 4 settembre Argante smentisce tutto. La à vingt pas, et ses minauderies donnaient à la fois des partenza per la Sassonia avvenne solo nel 1738. Cfr. nausées et envie de rire. Son habillement fort recher- C. Alberti, cit., pp. 243–244. ché avait pu être à la mode vingt ans auparavant», cit. 3. Goldoni aveva espresso un giudizio estremamente G. Casanova, cit., p. 508. favorevole su Argante e la compagnia del San Luca nelle Prefazioni dell’edizione Pasquali, tomo XIII: «La Giovanna Sparacello Compagnia del Teatro di S. Luca, della nobile fami- glia de’ Vendramini, passava per la migliore. Infatti le quattro Maschere erano eccellenti. Il famoso Garelli FRANCESCHINI ANTONIO, detto Ar- Pantalone, il bravo Campioni Fichetto, il graziosis- gante1. Recitò nella parte da Innamorato, e simo Cattoli Traccagnino: l’erudita Eularia, moglie ne sostenne con del valore l’impegno2. Di- di Pompilio Miti, prima donna, il gentile amoroso rigeva la Comica Compagnia del Teatro a Bernardo Vulcani, e lo strepitoso Argante, uniti ad San Luca nell’anno 17363. Pubblicò l’anno altri personaggi di mediocre valore, rappresentavano istesso colle stampe del Conzatti di Pado- le Commedie dell’Arte con tutta quella perfezione va una Commedia scritta in versi da Gio- della quale erano capaci le Commedie di cotal gene- vanni Palazzi Veneziano intitolata: La Cle- re», cit. Goldoni, I, p. 716. Nel 1738 Franceschini menza nella vendetta4, e volle dedicarla al venne scritturato come Primo Amoroso da Andrea suo amico Giovanni Battista Garelli valente Bertoldi nella compagnia di Augusto III di Sassonia. Pantalone, allora appunto alienatosi dal Te- Erano con lui la moglie Geronima e i fi gli. A Varsavia atro. Nel 1754. fu unitamente ad Onofrio Franceschini e la moglie presero parte alle recite della Paganini nel Teatro di San Giovanni Griso- stagione 1738–39 e 1740. Nel 1743 Argante costituì stomo a recitare in mancanza della Compa- una compagnia in Italia e l’anno seguente si ritrovò a gnia d’Antonio Sacco passata in Portogallo. Dresda con la moglie. Cfr. M. Klimowicz–W. Ro- Fu il Comico Argante un uomo di spirito; szkowska, cit., p. 96. trovò bensì nel Paganini un emulo alquan- 4. Ecco gli interpreti secondo quanto impresso to insuperabile, ma non s’avvilì mai, e fecesi nell’edizione a stampa: Francesco Rubini Pantalone coraggio nel proseguimento delle proprie re dei Cuchi; Fausto Bonomi Tugo Marmotta Con- imprese. Allevò la sua famiglia con decoro, dottiere de’ Soldati Allocchi; Felice Bonomi Argenti- ed essendo passato a Praga, ivi morì l’anno na Regina delle Civette; Giuseppe Campioni Fichet- del 1755. to Conte dei Falchetti, e Baron de’ Sparvieri, primo

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Ministro della Regina; Rosa Costa Cingara Indovina, FRIDERICI CAMILLO1. Il più virtuoso Madama De La Sol Re Virtuosa di Camera della Re- Comico, che abbia oggi l’arte nostra è Fride- gina, ed Eurilla fi glia del maggior Sacerdote; Lodovico rici. Nacque in Torino da civilissima Fami- Nicoli Dottore Marchese de’ Merlotti; Pompilio Miti glia, e soff rendo dalla fortuna severi irrepa- Uranio maggior Sacerdote d’Apollo; Vittoria Miti rabili colpi, lasciò il Friderici la Patria, e in Eularia Principessa de’ Faggiani, parte seria; Giovanni Lombardia pervenuto, dopo d’aver consu- Verder Florindo. mato tutto quello che seco recato avea; per non ridursi a mendicare un pane, si risolse Giovanna Sparacello d’unirsi ad una fi evole unione di Comici, che in diverse Terre del Bolognese castel- leggiando vagavano. Incominciò a recitare FRANCESCHINI GIUSEPPE fi glio d’An- da Innamorato, e benchè dalla natura a lui tonio, in sequela del Padre suo denomina- fossero interamente concessi que’ doni, che to Argantino. Recita questi da Pantalone, fanno un Comico sulle Scene risplendere, sapendo le Commedie all’improvviso feli- pure colla fatica, e co’ già fatti metodici stu- cemente a memoria. È stato in varie Com- dj, ingegnavasi di farsi anche in que’ princi- pagnie, nelle quali ha sempre mostrato la pj conoscere per uomo di vaglia. Passò con prontezza de’ suoi talenti. Oggi ritrovasi Alessandro Alberghetti detto Gnochis, pres- colla Truppa di Nicola Menichelli, facen- so il quale potè avanzarsi nelle cose dell’ar- dosi nella sua maschera un suffi cientissimo te; e fi nalmente nella compagnia di Pietro concetto. Ferrari da circa sei anni ha stabilito il suo impiego2. Egli recita qualsivoglia parte con quella profonda intelligenza, che è proprio FRANCHI ELISABETTA. Prima Donna, suo vanto; e nelle Commedie all’improvviso che recitò sempre con del valore, e sostener ragiona con tale eleganza, che non v’ha chi seppe il suo impegno con felice riuscita1. Fu l’arrivi in aggiustatezza di elocuzione, e nel- Madre della Moglie2 d’Antonio Sacco; passò la scelta de’ suoi peregrini concetti. Il suo alle seconde nozze con Giovanni Maria Pe- poetico genio l’ha spinto a scrivere diverse lati Portinaro del suddetto Capo Comico, e produzioni, fertilissimi parti del suo nobi- mancò alla Professione nell’anno 1756. le ingegno. Ero e Leandro, Tragedia inedita, l’altra de’ Voltureni, che si vede alle stampe, Note il Dramma del Cefalo impresso in Cremona, 1. Recitò al Teatro di San Luca a partire dal 1717 ed altre cose non comparse alla luce, sono come Prima Donna. Fu licenziata per ignote ragio- Opere Teatrali, e Poetiche, che meritano la ni nel gennaio 1724 ma poi riassunta per un atto di stima d’ogni buon Letterato. Condusse gran clemenza da parte dei Vendramin. Un contratto suc- parte della sua vita scortato da’ soli suoi fi - cessivo, del 1738, per un ingaggio dal 1739 al 1743, losofi ci pensieri; e delle massime più austere dimostra l’appianarsi delle diffi coltà tra l’attrice e gli osservator rigoroso, spregiò d’amore la pos- impresari (Archivio Vendramin, 42 F 9/8, cc. 13–14 sanza, e gli strali, non curandolo, e vivendo e 42 F 8/1, c. 3). BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, p. 943; aff atto alieno dal bel femmineo sesso. Ma C. Alberti, La scena veneziana nell’età di Goldoni, siccome accidit in puncto quod non contingit Roma, Bulzoni, 1990, pp. 244–245. in anno3, cadde anch’egli per una Donna in 2. Antonia Sacco, per cui si v. ad vocem in queste errore; ma nel tempo istesso dell’onor suo Notizie. curatore zelante, strinse seco marital nodo, riparando così a quell’off esa, che altri, seb- Giovanna Sparacello ben con biasimo, non avriala facilmente

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 245 curata. La sola Antonia già moglie del fu vibrato per timor, ch’egli non fosse Vincenzo Bazzigotti potè allacciargli la li- dalla Belva addentato, in freddo sasso bertà, che s’era prefi sso di goder sempre4. cangiato non l’avesse ad essa unito. Valoroso il Friderici sulle Scene, elegante Un dono della Dea l’altro distrusse... negli studj di Pindo, onorato ne’ primi co- Or va; mi lascia. A cercar ombra amena stumi, e nelle azioni sue irreprensibile, può qui venni, e d’esser sol piacere io sento. dirsi un Comico raro, un Poeta dottissimo, (Il Paggio parte). e a gran ragione un vero esemplare dell’uo- Queste, che lungi dall’amata Procri mo civile, morigerato, ed onesto. Serviranno ore soglio passar, il mio ritorno per un degno saggio del di lui stile la terza aspettato da lei fan più gradito. e quarta Scena del suo bellissimo accennato Cresce il nostro piacere, e forza acquista, Dramma, che ha per titolo Il Cefalo, il quale quando or diviso, or ricongiunto alterna. altro non è che d’un atto solo, ed accresce- Troppo soave cosa è all’alma mia remo così l’Opera nostra di questo fregio, Procri fedel: Procri ho nel cuor, sul labbro: che potrà essere dal Leggitore ben accolto e Procri mi segue in ogni loco, e intorno gradito5. miro il gentil sembiante, i lumi suoi, le sue grazie, i suoi vezzi; e le parole Scena terza ascolto, e i sospir dolci. Ah! che per lei non sol d’Aurora i luminosi rai, Cefalo, ed un Paggio ma di Venere ancor sprezzato avrei le lusinghe, e gli amor. E quai più casti Cef. Per sin che l’aure fresche, e vespertine aff etti trovar puote alma gentile? ... a nunziar vengono la notte, io d’uopo Ma troppo omai del Sol gli ardenti raggi non ho di te. Volgi tue cure altrove. fanno alle membra oltraggio, e far riparo Agli altri servi miei, inutil turba, uopo è al sudor, che il sen mi bagna, e il che mi accompagna, il mio voler fa noto. [volto... Gli stanchi cani a ristorarsi al fonte Cerchiam le solite ombre... E tu, diletta fa che condutti sien. Di sue fatiche (va a sedere all’ombra degli alberi) abbian premio, e piacer; sebben di questi aura ristoratrice, a me ne vieni. poco mi cale, ed agli uffi zj loro Dalle gelide Valli esci, e pietosa rade volte io ricorro: e poiché il fi do Soccorri al nostro ardor. Aura che tardi? Lelapo, dono della Dea, ho perduto, Mia dolce speme, mio riposo, dolce degli altri io non mi curo, e non gli Aura lieta, e gentil, deh!, vieni, io t’amo... [apprezzo. (S’ode dentro un mormorio tra le frondi. Oh! S’ei per la mia man... Tu il suo valore Lui s’alza ed ascolta) là nei campi di Tebe allor vedesti, Ma parmi... E quai sospiri, e quai confusi quando di tanti Eroi la forte schiera gemiti tronchi uscir da quelle frondi si unì per atterrar l’orrida Belva. ascolto!... e un fl ebil suono... Io m’ingannai. Rimase ogni Mastin piagato, e morto, Intendo, io la conosco. È Aura, che viene. ed ogni strale rintuzzato, e vinto. Col dolce mormorio di fronda in fronda Lelapo sol, che appena sulla polve già si avvicina, e si palesa. E d’essa! Reggea l’orme segnando, incontro all’ira Io già la sento. O lusinghevol Aura, distruggitrice di quel Mostro, ei solo (torna a sedere) con forza egual si strinse a tante squadre, pura delizia, e semplice conforto spettacolo giocondo. E vincitore versati nel mio sen, tu mi consola, forse uscito saria, se questo dardo tutto mi cerchi il tuo favor, le membra.

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Tu sola sei, che i luoghi ermi, e solinghi pp. 346–352 (N. Mayr); Rasi, II, pp. 943–944; Enc. mi movi a ricercar; nè fi a che privo Spett., V, coll. 113–114. Fortunatissimo sino a metà del tuo spirto gentil, che tutto accolgo, Ottocento, il vasto repertorio larmoyant di Federici t’implori invan. Come or di te son pago, scomparve poi dalle scene; un curioso tentativo di ri- tal fa’ che ognor lo sia... grato io ti sono. proposta nell’edizioncina primonovecentesca allestita (Si sente un moto dentro più sensibile, e s’alza). da un discendente: E. Federici, Due esumazioni dalle Ma non m’inganno. In mezzo a quelle piante opere teatrali di Camillo Federici da Garessio, Venezia, qualche fi era si asconde, e ne dà segno Premiata Tipografi a Emiliana, 1908 (ristampa la tra- lo strepito, che ascolto. Essa non fugga gedia Cansignorio e la commedia «democratica» La (Impugna il Dardo). fi glia del fabbro). V. anche P. Baretta, C.F. e il suo tea- Vola, mirabil dardo, e di ferire tro, Vicenza, Raschi, 1903. sempre sicuro. Apri al vital suo spirto 2. V. Giardi, pp. 154–155, 163–164. larga la via colla ferita. 3. Broccardo latino (con la variante «quod non spera- Voce di dentro, Io moro. tur in anno») di cui, pare non, è traccia nella tradizione Cef. Voce umana, che geme! Ah che mai feci classica: diff uso sin dal medioevo soprattutto in area che orror? Sogno, od è ver? germanica (cfr. H. Walther, Proverbia sententiæque latinitatis Medi Ævii, Göttingen, Vandenhoeck und Scena quarta Ruprecht, 1963, n° 242), è familiare al Settecento ita- liano (torna per esempio ne Il servitore di due padroni Il Paggio, e detto. goldoniano, in bocca al dottore, I. 3). 4. Nel 1777 si sposò con Antonia Spaghi, che gli die- Pag. Da Atene un servo de due fi gli, Carlo e Giuseppe. a te reca, o Signor, che per seguirti 5. Il testo del Cefalo (con qualche variante rispetto Procri è venuta in queste selve. al passo qui riprodotto) si legge in Collezione di tutte Cef. Oh Sorte! le opere teatrali del Signor Camillo Federici, Firenze, Deh! Che fi a mai! Voi m’assistete, o Dei. Ducci, 1827, tomo XIV. Il passo riportato riprende Che vuol dir questo palpito?... O mio fi do abbastanza fedelmente l’episodio ovidiano del geloso meco ricerca questa selva, e scopri, Cefalo, che involontariamente uccide con un giavel- se Fiera, od uom colà ferro traffi sse lotto l’amata Procri, nascosta nel bosco perché a sua (entra nella Selva). volta gelosa avendo equivocato intorno all’invocazio- Pag. Qual lo investe furor? Quale del Prence ne «Aura, venias» (Metam., VII, 796–865). pria il volto colorò pallor mortale? Sospeso io son, nè intendo... Ma s’adempia Franco Arato il suo comando. Or seguo i passi suoi. (parte). FRILLI GIORGIO Fiorentino1. Recitò Note da Innamorato nell’età sua più giovanile 1. Più correntemente Camillo Federici, pseudonimo insieme con Giovanni Roffi nel Teatro del di Giovan Battista Viassolo: nato in realtà a Garessio Cocomero di Firenze2. Oggi si adatta a far Poggiolo (Cuneo) il 9 aprile 1749 e morto a Padova il altre parti più gravi, e non amorose, e le ese- 23 dicembre 1802. Secondo alcuni lo pseudonimo gli guisce valorosamente, essendo anche adesso deriverebbe da un amore giovanile per l’attrice Camilla encomiata la sua abilità nel Piemonte, nella Ricci: Federici varrebbe ‘fedele alla Ricci’; secondo altre Liguria, e in Lombardia, come non meno testimonianze, sarebbe invece memoria di un dramma fu applaudita nella sua Patria per lunga se- giovanile di successo che aveva come tema l’amicizia, rie d’anni, di cui ne fanno chiara fede i suoi Camillo e Federico. BIBLIOGRAFIA: De Tipaldo, V, meriti istessi3.

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Note Warren, Michigan, Harmonie Park Press, 1993. 1. BIBLIOGRAFIA: Per questo attore il Bartoli co- 3. Frilli diventa impresario del Cocomero, nel 1776 stituisce la fonte principale di informazioni, al suo vi dirige la Compagnia toscana protetta dal Granduca testo attinge interamente Rasi, II, p. 944. Cfr. anche Ferdinando III. La formazione della sua compagnia si Giardi, pp. 69–70, 159–160, 248, e L. Zambelli–F. mantiene invariata dal 1775–76 al 1778–79: Giorgio Teo, A teatro con i Lorena. Feste, personaggi, e luoghi Frilli (Primo Uomo), Antonio Martini (Primo Ca- scenici della Firenze granducale, Firenze, Edizione Me- ratterista), Gaetano Bandini, Luigi Giorgetti e Luigi dicea, 1987, p. 118. Del Buono (Amorosi), Baldassarre Bosi (Parte Buf- 2. Nel 1751, durante la stagione autunnale del Co- fa), Gaspare Olivieri, Giuseppe Papi e Luigi Brisoni comero, Frilli recita nella prima assoluta de La sem- (Servitori); Anna Zocchi (Prima Donna), Nunziata plice curiosa, componimento drammatico in due par- Bandini (Seconda Donna), Caterina Fiorentini (Ter- ti, traduzione della Chercheuse d’esprit di Ch. Favart, za Donna), Rosa Foggi (Serva); Jacopo Corsini (Pri- musiche di Egidio Duni (cfr. Melodramma spettacolo mo Vecchio), Agostino Cipriani (Secondo Vecchio), e musica nella Firenze dei Lorena, repertorio a c. di M. Giovanni Roffi (Arlecchino). Il repertorio del Frilli è De Angelis, Giunta Regionale Toscana, Editrice Bi- documentato dalla primavera 1772 al carnevale 1773, bliografi ca, 1991, vol. I, p. 9, scheda 12) Cfr. anche R. e comprende numerose commedie goldoniane. Cfr. L. Weaver–N. Weaver, A chronology of music in the Giardi, pp. 69–70 e 159–160. Florentine theater (1751–1800). Operas, prologues, farc- es, intermezzos, concerts and plays with incidental music, Vincenza Perdichizzi

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Francesco Bartoli – 249 G

GABBRIELLI FRANCESCO di Firen- Epitafi o di Scappino Comico ze, detto in Teatro Scappino. Fu questi un valoroso Comico, che viveva nel 16251. Giace sepolto in questa Tomba oscura rappresentando la parte da secondo Zanni Scappin, che fu buff on tra’ Commedianti. con molta grazia, e fondatamente nell’Arte Or par che morto ancor egli si vanti sua, sapendosi distinguere in abilità sopra Di far rider i Vermi in sepoltura. quanti altri Zanni calcavano in que’ tempi i Teatri. Inventò alcuni istrumenti fanta- Anche Giovanni Cinelli nella sua Bibliote- stici musicali, e al suono di quelli cantava ca volante8 al luogo citato altrove fa onore- diverse canzonette, e arie gustevoli2. Inse- vole menzione di Scappino con le seguenti gnò di suonare la Chitarra alla Spagnola a parole. molti ragguardevoli personaggi; cioè al Re Cristianissimo, e alla Regina sua Consorte, i “Fu singolare nella parte di secondo Zanni, e Ce- quali colmaronlo di benefi cenze3; e lo stesso lebre, oltre la grazia che aveva nel rappresentare, fece con Madama Reale di Savoja, che vol- per la varietà grande d’Istrumenti che suonava, le tenere al Battesimo una sua Creatura, e e tutti più che mediocremente, quali erano in onorarlo col titolo di Compare. Giungendo tal novero, che per farli sentire si recitava a bella a Mantova Scappino, l’Imperatrice (che ivi posta una Commedia intitolata: Gl’Istrumenti di trovavasi allora) volle essere instrutta da lui Scappino.”9 nell’esercizio di detto Istrumento4; e diede pur lezione ad altri Principi, e Principesse in Note Parigi5. Accettato sempre fra i grandi come 1. Francesco Gabbrielli, o Gabrielli, nacque nel 1588 virtuoso, e non come faceto Commediante; e morì forse nel 1636. Figlio maggiore di Giovanni, ed applaudito dal pubblico in Francia, e in detto Sivello, ebbe un fratello minore, Carlo, detto Italia, morì con universal dispiacere intorno Polpetta, e una fi glia, Giulia, che col nome di Dia- il 16546. e meritò d’avere un epitafi o gio- na recitò a Parigi nella Finta Pazza di Giulio Strozzi coso nel Libro intitolato Il Cimiterio7, com- (1645). Non si conosce il vero nome della moglie, posto da’ nobili uomini Giovanni Francesco nota in teatro come Spinetta. I due appaiono insie- Loredano, e Pietro Michiele, famosi Poeti, me in una miniatura del codice Maneggio, riprodot- ed è il seguente. ta in Ferrone, p. 53. BIBLIOGRAFIA: Quadrio,

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II, p. 239; F. Inghirami, Storia della Toscana, [Fie- Herla, Sivello, è riportata insieme alla risposta del sole], Poligrafi a fi esolana, 1841–1844, t. 13, p. 154; duca nel recente contributo di Ambrosini e Aliverti, F. Brocchi, Collezione alfabetica di uomini e donne cit., pp. 12–13, dove si corregge un dato erroneo ri- illustri della Toscana, 1852, 38; A. Baschet, Les co- portato da Rasi: la lettera venne spedita da Ravenna médiens italiens à la cour de France, Paris, Plon, 1882, e non da Roma. Nel 1612 venne scritturato dai co- pp. 332–333; Rasi, II, pp. 957–966; A. Paglicci mici Accesi, ma già nel 1613–14 recitava per i Con- Brozzi, Il teatro a Milano nel secolo XVII, Milano, fi denti. Per il 1615 e il 1616, due lettere di Francesco Ricordi, 1892; Trebbi; A. Saviotti, Feste e spettacoli a Giovanni de’ Medici attestano la sua permanenza nel Seicento, in «Giornale Storico della Letteratura Ita- nella compagnia diretta da Flaminio Scala. Rasi, Enc. liana», XLI, 1903, pp. 59–68; Leonelli, I, pp. – Spett. e DBI, citt., ricostruiscono le peregrinazioni ; Enc. Spett., V, col. 804; D. Daolmi, Le origini di Gabrielli come membro della compagnia dei co- dell’Opera a Milano, Brepols, Turnhout, 1998; DBI, mici Confi denti. Megale dà qualche notizia sul Ga- vol. 51, 1998, pp. 91–93 (T. Megale); A. Ambrosi- brielli capocomico, della cui attività si hanno notizie ni–M. I. Aliverti, Sopra un ritratto d’attore inedito, a partire dal 1627. Si veda inoltre Comici dell’arte. in «Commedia dell’Arte. Annuario Internazionale», Corrispondenze, a c. di C. Burattelli, D. Landolfi , A. I, 2008, pp. 3–27 (in merito all’attribuzione a Angelo Zinanni, Firenze, Le Lettere, 1993, voll. I e II, dove Caroselli del Ritratto d’attore e all’indentifi cazione si trovano testimonianze della maniera di recitare di dell’attore con Francesco Gabrielli); Archivio Herla, Scapino (v. epistolario di F. Scala, lettere a Giovanni Francesco Gabrielli. de’ Medici del 10 nov. 1618 e del 31 luglio 1619). 2. Musicista e poeta, Gabrielli suonava più di qua- 4. Si tratta dello stesso elenco di personalità evocate ranta strumenti a corde e a fi ato, molti dei quali di da Quadrio, cit., p. 239. sua invenzione. Compose canzonette in lingua ber- 5. Da Baschet, cit., apprendiamo che fu a Parigi gamasca. Carlo Biffi ritrasse il Gabrielli circondato da nel 1624–25 con Giovan Battista Andreini e Niccolò tutti gli strumenti che sapeva suonare. Del ritratto si Barbieri. Gabrielli era stato richiesto già nel 1618 dal parla in Taviani–Schino, pp. 11–14 (riproduzione re di Francia, che desiderava ascoltare la sua voce e i a p. 25). suoi numerosi strumenti. Le trattative, portate avan- 3. Secondo quanto si legge in Inghirami, cit. è da ti da Giovan Battista Andreini, dalla cancelleria del attribuire a Gabbrielli l’invenzione dell’abito di Zan- duca di Mantova, dal Martinelli e dall’impresario e ni «vestito di canovaccio puro col ferraiolo e il cap- protettore Don Giovanni de’ Medici, si conclusero pello con la testa [sic] d’ambedue le parti arricciata». nel 1620 con la partenza della compagnia. Come si è Per la presentazione di Gabrielli Bartoli si rifà a N. detto, Gabrielli la raggiunse più tardi. Barbieri, La supplica ricorretta et ampliata, discorso 6. La data indicata da Bartoli non coincide con quel- famigliare di Nicolò Barbieri, detto Beltrame, Bologna, la riportata dalle fonti successive. Enc. Spett. e Megale, per G. Monti, 1636. L’edizione moderna, esemplata citt., indicano il 1836 come data di morte di Gab- sull’editio princeps Venezia, Ginammi, 1634, contie- brielli. Nella lettera di Fabrizio Ardizii al diplomati- ne le varianti dell’edizione del 1636: N. Barbieri, co e dilettante di teatro Camillo Giordani di Pesaro, La Supplica discorso famigliare a quelli che trattano de’ scritta durante il soggiorno a Bologna dei Confi denti comici, con studio critico e varianti di F. Taviani, Mi- (1635–36), si riferisce che la compagnia si era sciol- lano, Il Polifi lo, 1971. La Supplica ricorretta è edita ta a causa della malattia di Scapino. La notizia trova inoltre in Marotti–Romei, pp. 575–690; Gabrielli è conferma in un altro documento evocato da Trebbi, citato a p. 595. Gabrielli cominciò a recitare col padre cit. Inoltre, al 1638 risale Infermità, testamento e morte Sivello. In una lettera datata 12 aprile 1611 il cardina- di Francesco Gabrielli detto Scappino, composto e dato le Bonifacio Caetani, amico intimo di Sivello, inter- in luce a requisitione degli spiritosi ingegni, edito in Ve- cedeva presso il duca di Mantova Vincenzo Gonzaga rona, Padoa e in Parma, per li Viotti, con licenza de’ affi nché accogliesse l’attore nella sua compagnia. La superiori il 1638, e ristampato poi nel Propugnatore lettera, edita in Rasi, cit., 954 e schedata in Archivio del maggio–giugno 1880 da Severino Ferrari.

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7. G. F. Loredano–P. Michiele, Il Cimiterio, s. l., da femmina egli vestivasi, ma solo dentro la 1845 e, con l’aggiunta della quarta centuria, Venezia, scena voleva che la voce della Donna fosse Guerigli, 1654. sentita5. In tal modo Sivello dava tratteni- 8. La citazione è tratta dal paragrafo dedicato a Ja- mento al Popolo appagandolo con argute fa- copo Antonio Fidenzi. Nell’edizione veneziana per cezie, e co’ diversi Personaggi da lui fi gurati, G. Albizzi, 1734–1747 (ristampa anastatica Bologna, cangiando d’abito, trasfi gurandosi il volto, Forni, 1979); la cit. è nel tomo II, p. 316. ed alterando la voce secondo l’occasione6, e 9. In onore di questa commedia che serviva a mettere come tornavagli più a proposito a norma di in evidenza il virtuosismo di Gabrielli fu pubblicato quelle scene che nella sua testa s’aveva di- un sonetto senza data e nome custodito alla Bibliote- visato di voler eseguire. Ognuno contento ca Braidense nella miscellanea del padre Benvenuti, e partivasi dandogli molte lodi, e tornando poi ristampato da Paglicci Brozzi. De Gl’Instrumenti sovente con piacere ad udirlo. Il non mai di Scappino si ha notizia anche attraverso il citato In- abbastanza lodato Agostino Caracci famoso fermità, testamento e morte di Francesco Gabrielli detto dipintor Bolognese7, fatta con Sivello ami- Scappino, composto e dato in luce a requisitione degli cizia, e concepita per lui una stima indicibi- spiritosi ingegni. le, volle di sua propria mano incidere il suo Ritratto8, effi giandolo con una maschera in Giovanna Sparacello mano9, e scrivendovi sotto: Solus instar om- nium10; eternandone così di lui l’onorata me- moria. Dall’accennato ritratto d’Agostino si GABBRIELLI SIVELLO, Celebre, e raro è ricavato il presente con quella diligenza, Comico1, che fu Padre di Scappino, di cui che chiaramente apparisce. Parla con lode di si è parlato2. Questi da se solo rappresenta- Sivello il Padre Ottonelli nella sua Cristiana va un’intera Commedia, esprimendo i varj Moderazione del Teatro11; e se ne fa menzio- personaggi, che ad essa abbisognavano. Sali- ne nel primo Tomo delle Memorie degl’In- va egli in Banco in una Piazza, raccontando tagliatori stampate in Siena, sotto l’articolo novellette onestissime, e graziose al Popolo, del prenominato Caracci12. Fu il Sivello un che aff ollato fermavasi ad ascoltarlo. Dopo Uomo onorato, ed un Comico onesto, es- recar faceva da un suo domestico un gran sendo stato il più bel tempo del suo fi orire Valigione, dicendo di tener ivi riposti due intorno al 160013. vasi uno maggiore, e l’altro minore. Conti- nuava con un ragionamento variato, e dilet- Note tevole, cavando prima dal Valigione un suo 1. Giovanni Gabbrielli, detto il Sivello o Sivelli, di fi gliuolino maggiore3, dicendo: Eccovi il pri- cui è ignoto l’anno di nascita (il Quadrio la fi ssa al mo vaso; e poscia estraendone altro più pic- 1588 confondendo l’anno di nascita di Sivello con colo fi gliuolino4 soggiungeva: Ecco il secondo quello del fi glio Francesco, v. Enc. Spett., cit. infra). vaso. Dappoi graziosamente seguiva. Questo BIBLIOGRAFIA: Quadrio (V, p. 239); Rasi, II, primo fanciullo ha bisogno di due minestrine, pp. 953–957; Enc. Spett., V, col. 804; Taviani–Schi- e quello secondo di una sola. Orsù Signori miei no, pp. –, –; DBI, vol. 51, 1998, p. 103 pagatemi un bolognino per uno, e venite a sen- (T. Megale). tire la mia Commedia. Il Popolo seguivalo 2. Francesco Gabbrielli, per cui v. ad vocem. curioso, ed egli solo recitava interamente 3. Francesco, Scapino. la Commedia. Or mascherato fi ngevasi un 4. Carlo, Polpetta. Personaggio, or senza maschera altro ne rap- 5. La fonte di Bartoli è il Della Christiana moderatio- presentava; e nelle sue favole non introdu- ne del Th eatro del O. Giov. Domenico Ottonelli (libro ceva visibilmente Donna alcuna, e neppure I, capo IV, quesito IV) in cui è riportato l’episodio

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 252 – Giovanna Sparacello del «valigione» e viene descritta l’abilità di Sivello nel nano e la Sacra famiglia con S. Margherita. Si interessò rappresentare tutti i personaggi delle commedie, fa- alla letteratura, alla musica, alla teoria e alla pedagogia cendo sentire le parti femminili fuoriscena. Ottonelli artistica. Agostino diede un contributo signifi cativo intendeva così dimostrare come ovviare alla presenza all’arte dell’incisione elaborando una tecnica che ebbe femminile in scena o a quella di giovani uomini ve- infl uenza fi no al XX secolo e che divenne fondamen- stiti da donna, considerata altamente nociva da un to dello stile accademico dell’incisione. Cfr. DBI, punto di vista morale. Anche Quadrio, cit., riferisce vol. 20, pp. 622–623. dell’abilità di Sivello nell’incarnare più personaggi e 8. Del ritratto di Sivello si parla in Taviani–Schino, nell’impersonare anche le parti femminili fuoriscena. cit., pp. 11–14 e, in relazione ad un altro ritratto in- Il passo è interamente riportato da Rasi, cit.: «e quan- edito raffi gurante forse il fi glio Francesco, in A. Am- do voleva rappresentar qualche Donna, non usciva brosini–M. I. Aliverti, Sopra un ritratto d’attore in- già adornato d’abiti femminili; ma faceva dentro la edito, cit., pp. 3–27. Per una descrizione dell’incisione Scena la voce femminile agli spettatori sentire, con e un inquadramento critico D. De Grazia, Le Stampe ammirazione, e con diletto non ordinario». dei Carracci con i disegni, le incisioni, le copie e i di- 6. Una testimonianza dell’arte di Sivello, che Ines pinti connessi: Catalogo critico, edizione italiana a c. di Aliverti, cit. infra, mette in relazione con la pantomi- A. Boschetto, Bologna, Edizioni Alfa, 1984, scheda ma antica, viene da Giovanni Atanasio Mosini, suo 212, p. 193. Si vedano inoltre Le incisioni di Carracci, contemporaneo, che scrisse nella prefazione all’edi- catalogo critico a c. di M. Calvesi e V. Casale, Roma, zione originale delle acqueforti di Simon Guillain il Comunità Europea dell’arte e della cultura, 1967, giovane da Annibale Carracci (1646): «Rappresentava p. 173; P. Askew, Fetti’s ‘Portrait of an Actor’ Reconsid- il Sivello tutto ciò da per sé solo imitando squisita- ered, cit., pp. 59–65. mente le diversità de’ linguaggi e della voce, appro- 9. Proprio a partire da una rifl essione sulla maschera priandovi le parole, i motti, facendo sentire alcuno tenuta da Sivello, forse femminile, Taviani–Schino, strepito, et altre circostanze propriissime a quel con- cit., pp. 450–451, hanno messo in discussione l’af- gresso et all’attione che imitar voleva; di modo che da fermazione di Ottonelli sul fatto che Sivello non persone di grandissimo sapere e giuditio che l’hanno impersonasse personaggi femminili, limitandosi a udito io ho sentito aff ermare che in quel genere d’imi- riprodurne la voce fuoriscena. Secondo i due studio- tatione era quell’uomo arrivato al colmo e certamen- si, probabilmente Sivello alternava l’espediente delle te non si potea far più». La prefazione è riprodotta voci fuoriscena alla recitazione in panni femminili. in A. Marabottini, Le arti di Bologna di Annibale 10. Anche Quadrio, cit., riporta la notizia: «Però nel Carracci, Roma, Edizioni dell’Elefante, 1966 e 1979, 1633, quarantesimo quinto dell’età sua, ne fu stam- p. XXXV–LXXIV (cit. a p. XXXVIII). Il brano citato pato a suo onore il Ritratto, che fu inciso da Agostino è anche in Taviani–Schino, cit., p. ; P. Askew, Carracci; e sotto la sua immagine vi furono impresse Fetti’s ‘Portrait of an Actor’ Reconsidered, in «Th e Bur- queste parole, Solus. Instar. Omnium; volendo dire, lington Magazine», CXX, 89, 1978, p. 60; A. Ambro- ch’egli valeva per un intera Compagnia di Comici». sini–M. I. Aliverti, Sopra un ritratto d’attore inedito, 11. I volumi del Della Christiana moderatione del in «Commedia dell’Arte. Annuario Internazionale», Th eatro del O. Giov. Domenico Ottonelli, furono pub- I, 2008, p. 11. blicati separatamante a Firenze dal 1646–1652 e poi, 7. Agostino Carracci (Bologna, 1557–Parma, 1602), in un’unica edizione in sei tomi, a Firenze, nella stam- pittore e incisore, fu fi glio di Antonio, sarto di origi- peria di Giovanni Antonio Bonardi, 1655. Una scelta ne cremonese, e fratello maggiore di Annibale. Il suo è edita in Taviani, pp. 315–526; in questa edizione il dipinto più famoso è L’ultima comunione di San Gi- passo che concerne Sivello è alle pp. 395–396. rolamo (1592); sue due scene aff rescate sulla volta di 12. Il titolo indicato da Bartoli è sbagliato. Citando Palazzo Farnese a Roma (Teti trasportata nella stanza probabilmente a memoria, egli confonde le Notizie nuziale di Peleo; Aurora e Cefalo), il ritratto di Fran- istoriche degl’intagliatori. Opera di Giovanni Gori cesca Guicciardini, l’Arrigo peloso, Pietro matto, l’Amor Grandellini Sanese, Presso Vincenzo Pazzini Carli e

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Figli, Siena, 1771, con le Memorie degli intagliatori Note moderni in pietre dure, cammei, e gioje dal secolo XV 1. Panzanini Gabriele. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, fi no al secolo XVIII, Livorno, Per Giovanni Paolo pp. 212–213; Enc. Spett., VII, col. 1586. Fantechi e Compagni, [1753]. Il ritratto di Sivel- 2. Si trattava di parti di Zanni. lo è menzionato nell’elenco delle opere di Agostino 3. Enc. Spett., accenna alle doti acrobatiche di Panza- Carracci: «[…] quello di Gabbriello famoso Comico nini che, diciottenne, si fece scivolare dall’alto di una detto Sivello, (con maschera in mano) che da se solo torre lungo una corda tesa. rappresentava un intiera Commedia, facendo veder 4. F. Andreini, Le bravure del Capitano Spavento di- comparire in scena tutti i personaggi, e perciò scrit- vise in molti Ragionamenti in forma di dialogo, Vene- to a basso: Solus instar omnium», cit. Notizie istoriche zia, G. Somasco, 1607, in edizione moderna a c. di degl’intagliatori, cit., vol. I, p. 241. R. Tessari, Pisa, Giardini editori e stampatori, 1987; 13. Enc. Spett., cit., situa la data di morte di Sivello v. estratto in Marotti–Romei, pp. –; l’attore, tra il 1603 e il 1611. In una lettera indirizzata al duca col nome di Gabrielle da Bologna, Francatrippe, vi è di Mantova il 12 aprile 1611 il cardinale Bonifacio citato a p. 255. Caetani parla di Sivello al passato, dicendo che il co- 5. Non si sa a quale anno facesse riferimento Andrei- mico era suo «amorevole», ossia amico intimo. La let- ni. Certo è che il Panzanini era nella compagnia nel tera, riportata da Rasi, cit., 954 e schedata in Archi- 1589. Alla voce Pasquati Giulio (Rasi, III, p. 228), Rasi vio Herla, Sivello, è riportata insieme alla risposta del riporta un passo degli Avisi di Roma del 28 luglio 1582 duca nel recente contributo di Ambrosini e Aliverti, in cui si racconta un aneddoto, probabilmente di fan- cit., pp. 12–13, dove si corregge un dato erroneo ri- tasia, che riguarda Panzanini, De Bianchi e Pasquati. portato da Rasi: la lettera venne spedita da Ravenna Dopo aver assistito ad una commedia «ingeniosissima e non da Roma. Del Sivello ci restano il Maridazzo e ridicolissima» in cui i tre attori rappresentavano dei di M. Zan Frognocola con Madonna Gnigniocola Alla gobbi (probabilmente la favola dei Tre gobbi), il duca Bergamasca con il suo Balletto alla Romana, & altre Bi- di Mantova volle conoscere l’autore della commedia zarie, Composte dal Sivello, Venezia e Treviso, Angelo ma tutti e tre gli attori se ne arrogarono la paternità. Righettini, 1618, e un Testamento del Sivello in forma Irritato, il duca ordinò la loro esecuzione capitale e fu di Lettera, entrambi in Rasi, cit.; Lea gli attribuisce infl essibile di fronte alla città intera che chiedeva la inoltre la commedia in tre atti Il studio (1602), cfr. grazia. Per merito delle dame, che fecero usare corde M. K. Lea, Italian Popular Comedy, Oxford, 1934, marce, l’esecuzione fi nì in un capitombolo. Nel 1593 p. 488. Panzanini si trovava nella compagnia dei comici Uniti (supplica al Senato di Genova pubblicata da A. Neri Giovanna Sparacello nel Fanfulla della Domenica il 4 aprile 1886, v. Rasi, I, p. 252); fu anche in quella dei Costanti (lettera dei comici Costanti senza data diretta da Ferrara al Duca GABRIELLO DA BOLOGNA1 Comico di Modena, v. Rasi, II, p. 743). bravo unito alla famosa Compagnia de’ Ge- losi. Recitava egli in un ridicoloso carattere Giovanna Sparacello parlando la sua propria Lingua mista di qual- che vocabolo Toscano; e facevasi chiamare in Teatro col nome di Francatrippe2. Convien GALEAZZI GIACOMO1, Comico d’abili- dire che egli fosse un Comico di merito non tà, che fecesi sulle scene chiamare col nome ordinario3, facendone menzione Francesco di Florindo. Oltre la sua valentia nell’arte di Andreini nelle sue Bravure del Capitano Spa- recitare, era anche capace di scrivere pel Te- vento al Ragionamento XIV4. annoverandolo atro qualche rappresentazione; e vedesi pub- fra gli altri Personaggi, che furono di quella blicata in Parma colle stampe di Giuseppe Truppa un decoroso ornamento5. dall’Oglio l’anno 1713. una Commedia in

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 254 – Giovanna Sparacello forma di dodici, che porta per titolo: Ciò, Ottonelli nella sua Cristiana Moderazione che il Fato prescrive in van si fugge2. Fu da esso del Teatro7 gli dà molte lodi, dicendo, ch’egli scritta in prosa, ed è non ispregevole lavoro cercava di apportar utile, e diletto co’ suoi del suo studioso talento. graziosi motti, e recitamenti privi d’osce- nità. Noi però abbiamo di Ganassa un do- Note cumento, che il suo faceto modo di parlare 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 974 (riprende sen- ci spiega, dandoci un’idea di quegli onesti za integrazioni la notizia di Bartoli), Enc. Spett., V, motteggi, che furono in lui dall’accennato col. 459 (Florindo, solo citato). Padre con molta lode avvertiti. È questa una 2. L’indicazione bibliografi ca era già presente in L. sua Lettera da noi raccolta tra le facete di Allacci, Drammaturgia, accresciuta e continuata fi no Cesare Rao, libro altra volta da noi citato8; e all’anno 1755, Venezia, Pasquali, 1755, p. 858. servirà essa a dar fi ne alle brevi notizie, che di questo degno Comico abbiamo potuto Giovanna Sparacello raccorre.

Lamento di Giovanni Ganassa con M. Stefanello GANASSA GIOVANNI. Recitava la parte Bottarga9 suo padrone sopra la morte di un ridicola del secondo Zanni1, e fu molto riser- pidocchio, di Lingua Bergamasca, ridotta vato stando lontano da qualsivoglia oscenità. nell’Italiana Toscana. Egli abbondava solamente di motti ridicoli, e graziosi in modo, e tanto modesti, che ogni Deh, caro Padrone, lasciate piangere a me spettatore virtuoso ne riceveva gran diletto, {pag. 249} e veracemente se gli aff ezionava2. Ganassa fu in Ispagna al servizio di Filippo II. intorno Note al 1570.3 conducendovi la sua ben regolata 1. Documenti spagnoli provano che Giovanni Ga- Comica Truppa4, e benchè da principio non nassa o Zan Ganassa, nome d’arte di Alberto Nase- fossero nè Lui, nè i suoi Compagni troppo li o Naselli, nacque a Ferrara (B. J. Garcia Garcia, intesi da quella Nazione, pure egli s’ingegnò La compañía de Ganassa en Madrid (1580–84): tres co’ gesti, e con qualche parola di piacere, e nuevos documentos in «Journal of Hispanic Research», far ridere, fi no che impratichito poi nella 1, 1992–1993, pp. 355–370 et Id, cit. infra). Egli lingua cercò di mescolare al proprio dialet- appare per la prima volta a Mantova quale capocomi- to Bergamasco qualche vocabolo Spagnolo, co aff ermato nel 1568; nel 1570 recita a Ferrara per onde farsi poi sempre intendere con infi ni- le nozze di Lucrezia d’Este. Era sposato con Barba- to contento della Corte, e del Re. Questo ra, Flaminia attiva nella corte di Mantova. Brunet- Capo Comico ebbe molto concetto in quel ti, cit. infra, servendosi dei documenti contenuti in tempo per il suo modesto, e faceto costume Herla, dà notizia dei contatti di Ganassa con la Corte di rappresentare, come pure per la somma cesarea. Nel luglio 1570 l’attore fu sicuramente a Spi- intraprendenza nel regolamento della sua ra (oggi in Renania–Palatinato), dove recitò in una buona Compagnia. Egli in Ispagna si fece commedia pastorale sul Ratto di Proserpina alla fi ne ricco, e fu da quella Maestà tenuto in istima, di un banchetto in onore di Anna D’Asburgo, fi glia e generosamente benefi cato. Da lui impara- di Massimiliano II e nuova regina di Spagna. Nel rono gli Spagnoli a fare le loro Commedie, 1571 Ganassa è in Francia, dove recita nel palazzo che prima non erano in uso, e da loro non del Duca di Nevers alla presenza di Carlo IX, e nel si facevano5. Fa menzione di questo comico castello di De Brezé a Nogent–le–Roi. Gli furono tut- Niccolò Barbieri nella sua Supplica ricorretta tavia vietati gli spettacoli pubblici. È chiamato l’anno al Cap. 256 e il Padre Giovanni Domenico successivo da Carlo IX per recitare in occasione delle

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 255 nozze della sorella Margherita di Valois con Enrico di Garcia Garcia, Teatros y comediantes en el Madrid Navarra. Pare sia rimasto in Francia fi no alla morte di de Felipe II, Madrid, Editorial Complutense, 2000 e Carlo IX, nel maggio 1574. BIBLIOGRAFIA: Rasi, B. J. Garcia Garcia, L’esperienza di Zan Ganassa in II, pp. 979–981; A. Baschet, Les comédiens italiens Spagna tra il 1574 e il 1584, in Zani mercenario della à la cour de France sous Charles IX, Henri III, Hen- piazza europea, a c. di A. M. Testaverde, Bergamo, ri IV et Louis XIII, Paris, Plon, 1882; Enc. Spett., V, Moretti & Vitali, 2003, pp. 131–155. Nello stesso coll. 885–886; G. Antonucci, Alberto Naselli, detto volume v. anche M. G. Profeti, Ganassa, Bottarga e Ganassa: ricerche e analisi, in «Bergorum», 4, 1942; Trastullo in Spagna, pp. 178–197. Segnalo inoltre A. Marotti–Romei, pp. 98–99; O. G. Schindler, Zan Leyva, Notas sobre Alberto Naselli Ganassa en Espana Ganassa vom Reichstag zur Bluthochzeit: Neue Funde (1574–1584), in Actas del VI Congreso Nacional de zu Alberto Naselli, am Th eater Ganassa, Wien, Bohlau, Italianistas, Madrid, Universitad Complutense, 1994, 2004; S. Brunetti, Viaggi di Alberto Naselli detto Zan II, pp. 19–25; M. G. Profeti, Ganassa, Bottarga e Ganassa, in I Gonzaga e l’Impero. Itinerari dello Spet- Trastullo in Spagna, in Zani mercenario della piazza tacolo, a c. di U. Artioli e C. Grazioli, Firenze, Le Let- europea, cit., pp. 178–197. tere, 2005, pp. 239–342; O. G. Schindler, Viaggi 4. I comici Desiosi o Compagnia di Ganassa. teatrali tra l’Inquisizione e il sacco. Comici dell’arte di 5. Per le informazioni contenute in questo passo si Mantova alle corti degli Asburgo d’Austria, in I Gonza- veda Quadrio, V, p. 237. ga e l’Impero. Itinerari dello Spettacolo, cit., p. 109 sgg.; 6. N. Barbieri, La supplica ricorretta et ampliata, M. Del Valla Ojeda Calvo, Stefanelo Botarga e Zan discorso famigliare di Nicolò Barbieri, detto Beltrame, Ganassa: Scenari e zibaldoni di comici italiani nella Bologna, per G. Monti, 1636. L’edizione moderna, Spagna del Cinquecento, Roma, Bulzoni, 2007; Archi- esemplata sull’editio princeps Venezia, Ginammi, vio Herla, Ganassa. 1634, contiene le varianti dell’edizione del 1636: N. 2. La fonte di questo passo è il più oltre citato Della Barbieri, La Supplica discorso famigliare a quelli che Christiana moderatione del Th eatro del O. Giov. Dome- trattano de’ comici, con studio critico e varianti di F. nico Ottonelli, Libro II, capo III, punto II: «Anche del Taviani, Milano, Il Polifi lo, 1971. La Supplica ricorret- comico Ganassa io ho inteso che abbondava di ridico- ta è edita inoltre in Marotti–Romei, pp. 575–690; li graziosi in modo, e tanto modesti che ogni auditore Ganassa è citato a p. 624. virtuoso riceveva gran diletto dall’udirlo, e grande- 7. I volumi del Della Christiana moderatione del Th e- mente se gli si aff ezzionava», cit. Taviani, p. 440. atro del O. Giov. Domenico Ottonelli, furono pubbli- 3. Il Ganassa si recò in Spagna, a Madrid, durante cati separatamante a Firenze dal 1646–1652 e poi, in il 1574. La sua compagnia comprendeva sette atto- un’unica edizione in sei tomi, a Firenze, nella stam- ri: Vincenzo Botanelli (Curzio Romano), Giovanni peria di Giovanni Antonio Bonardi, 1655. Una scelta Pietro Pasquarello, Carlo de Masi, Cesare de Nobile, è edita in Taviani, pp. 315–526. Nel libro II, cap. I, Scipione Graselli, Giulio Viglianti e Giacomo Porta- punto IX, Ottonelli fa allusione alla recitazione pri- lupi. Nel 1581 si aggiunsero due musicanti spagnoli: va di oscenità di Ganassa: «come Ganassa cercava di Francisco de Salcedo e Antonio Laso. Essa si esibiva a apportar utile e diletto co’ suoi graziosi motti e recita- Corte, nei corrales, nelle confraternite laiche, in case menti privi di oscenità, così gli Spagnuoli impararono private e su carros o piattaforme trainate durante le a fare commedie oneste e non oscene», cit. Taviani, celebrazioni del Corpus Domini. Il soggiorno spagno- p. 404. lo, durato un decennio, si concluse probabilmente 8. L’Argute et Facete Lettere Di M. Cesare Rao, Brescia, nel febbraio 1584, quando il suo nome scomparve L. Bozzola, 1562, conobbero diciotto edizioni tra il improvvisamente da tutti i documenti. Più tardi, 1562 ed il 1622. Il Lamento è edito in Marotti– Cesare de Nobili fi gurò nella compagnia dei Desio- Romei, pp. 101–102. si, a Genova nel 1586, e Giulio Viglianti in quella 9. Stefanello Bottarga era a capo di una compagnia del Gelosi nel 1590. Sulla presenza di Ganassa in attiva a Siviglia nel 1584, dove rappresentò, in oc- terra iberica si veda soprattutto C. Sanz Ayan–B. J. casione del Corpus Domini, l’«auto sacramental» Las

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 256 – Giovanna Sparacello llaves de San Pedro. Cfr. Marotti–Romei, p. 98, e 2. Si tratta della compagnia Imer al San Samuele, relativa bibliografi a. dove Gandini giunse nel 1734 e restò fi no al 1738. Fu poi al Teatro San Luca, dove lavorò con Carlo Giovanna Sparacello Goldoni. 3. Nella prefazione al tredicesimo volume dell’edi- zione Pasquali Goldoni lo ricorda quale membro GANDINI PIETRO Veronese1. Nacque della compagnia Imer, «eccellente nelle Commedie il Gandini con una veemente inclinazione dette de’ Personaggi», erede di Gabriele Costantini all’arte del Teatro, poiché fi no da fanciul- nelle trasformazioni a vista. Egli fu «il primo a far ve- lo scherzando con altri giovinetti suoi pari dere sopra le Scene queste trasformazioni istantanee, inventava, e recitava piccole Commedie. che sorprendono per la velocità, e dilettano per gli Passò poi fatto adulto a divertirsi fra gli Ac- adornamenti di canzonette, di balli, di facezie, di gio- cademici della sua Patria, e fra pochi anni chi e di altre cose ridicole; spettacolo dilettevole, ma entrò in una vagante compagnia di Comici lontano dalla buona Commedia». Le doti di Gandini mercenarj. Si fece molto onore travagliando sono confermate da Corrado Ricci che ricorda il suc- nella Maschera del Brighella; e fu chiamato cesso ottenuto dall’attore al Formagliari di Bologna a Venezia in una di quelle accreditate Com- nel 1738 (C. Ricci, I teatri di Bologna nei secoli XVII pagnie2. Qui ebbe campo di far sempre più e XVIII, Bologna, Successori Monti, 1888, pp. 103– conoscere il valor suo, e per darne una certa 104, che riprende lo zibaldone di Antonio Barilli ms. prova a’ suoi Compagni, inventò il modo di nella Biblioteca Universitaria di Bologna). Al Teatro trasformarsi a vista degli spettatori in diver- Vendramin egli impersonò le vecchie ridicole Curcu- si curiosi Personaggi, suonando istrumenti, ma ne La Sposa persiana, Donna Rosimena nel Festi- cantando Canzonette, e facendo altri giochi no, Donna Rosega nella Massere, e il personaggio di gustosi, e degni d’ammirazione3. La novità Zamaria della Bragola nelle introduzioni alle stagio- dell’invenzione sorprese il Popolo, che a fol- ni autunnali 1753 e 1754. Nei Mémoires (II, XIX) la concorreva al Teatro, e piacque a’ Comici Goldoni racconta del carattere diffi cile dell’attore, stessi, diversi de’ quali l’hanno poi imitato, lo ritrae quale difensore «obstiné» e «déraisonnable» e proseguiscono tuttavia anch’oggi ad imi- delle prerogative della moglie, Prima Donna ormai tarlo. Giunse il valore di Pietro Gandini a sulla cinquantina, pertanto più mansueta del mari- farsi intendere di là dall’Alpi, è fu con grande to e lontana dal condividerne le pretese. La partenza istanza domandato dalla Truppa Italiana di dell’attore concluse la burrascosa vicenda della Sposa Parigi4. Egli vi si portò; fu conosciuto il suo Persiana. Costretto dal Gandini a mantenere la mo- merito, vi fece fortuna, e terminò ivi di vive- glie nel ruolo di Prima Donna, Goldoni creò per la re nell’anno 17605. Seconda Amorosa Caterina Bresciani il personaggio di Ircana, che ottenne un enorme successo di pub- Note blico ed eclissò quello della protagonista. Il pubblico 1. BIBLIOGRAFIA: Quadrio II, pp. 239–240; reclamava il seguito della vicenda, ma Gandini rifi u- Goldoni, I, pp. 317, 326, 327, 715; Rasi, II, tò di farvi partecipare la moglie. Sentendosi raggi- pp. 981–983; Leonelli, I, p. 351; M. Ortiz, Le com- rato da Goldoni, l’attore partì alla volta della corte medie esotiche di Goldoni, in «Rivista Teatrale Italia- del re di Polonia a Dresda senza attendere la fi ne del na», 1905; De Boni, p. 78; A. Gentile, Goldoni e gli contratto col San Luca (se ne parla nell’Introduzione attori, Trieste, Cappelli, 1951, pp. 9, 15, 55, 58, 60, per la prima sera dell’autunno 1755, in Goldoni, V, 63–64; Enc. Spett., V, coll. 893–894; M. Klimowicz– pp. 1103–1110; v. anche M. Pieri, Introduzione a C. W. Roszkowska, La commedia dell’arte alla corte di Goldoni, La sposa persiana. Ircana in Jurfa. Ircana in Augusto III di Sassonia, 1748–1756, Venezia, Istituto Ispaan, Venezia, Marsilio, 1996). I Gandini debutta- Veneto di Scienze, Lettere e Arti, 1988, pp. 21, 96. rono a Dresda nella compagnia Bertoldi nell’autunno

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1755 e vi recitarono fi no all’autunno 1756; alla loro Nelle Commedie dell’Arte non aveva biso- presenza è legata la messa in scena della Sposa persia- gno che d’aprir la bocca, e tosto n’uscivano na e de Il festino, nelle quali a Venezia Gandini ave- i più sucosi rettorici concetti. Fu celebre ne’ va recitato parti comiche di vecchie. Noto col nome Teatri di Venezia3; passò a Dresda al servizio di Leandro, fu forse il protagonista de La maschera, dell’Elettore; ed ivi anch’oggi dimorando, scenario probabilmente goldoniano (v. Klimowicz– con generosa pensione và passando tranquil- Roszkowska), dove Leandro veste abiti femminili lamente la propria Vecchiezza4. per raggirare Celio. 4. Allo scioglimento della compagnia Bertoldi seguì Note la partenza di Pietro Gandini per Parigi, dove pare 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, pp. 983–984; Leo- che l’attore sia morto nel 1760. Nulla si sa del sog- nelli, I, p. ; R. Farina, Dizionario biografi co delle giorno parigino di Pietro Gandini, che non va con- donne lombarde, 1995, p. 651; C. Goldoni, Mémoires fuso con Dionisio Gandini, autore e attore alla Co- in Goldoni, I, pp. 317, 326, 327; A. Gentile, Gol- médie-Italienne di Parigi dal 1745 al 1755. Veronese doni e gli attori, Trieste, Cappelli, 1951, pp. 55, 58, e trasformista come Pietro, Dionisio debuttò come 60, 65; Enc. Spett., V, col. 893; M. Klimowicz–W. Scaramouche il 13 settembre 1745 ne La vengeance Roszkowska, La commedia dell’arte alla corte di Augu- de Scaramouche ma in seguito recitò anche nei ruoli sto III di Sassonia, 1748–1756, Venezia, Istituto Vene- di Pantalone, Scapino, Dottore, Capitano, Innamo- to di Scienze, Lettere e Arti, 1988, pp. 21, 94, 97. rato. Il 23 agosto 1747 fu Arlecchino ne Les Vieillards 2. Fu nota come Flaminia. Il secondo volume del amoureux, in sostituzione di Carlo Bertinazzi momen- Nuovo teatro comico dell’avvocato Carlo Goldoni, Ve- taneamente a Bordeaux. Fu inoltre autore dei cano- nezia, Pitteri, 1757, contiene un complimento di vacci Le faux pèlerin, Le Puits enchanté (28/02/1746), Flaminia recitato nel Teatro Vendramin l’ultima sera Le Diable Boiteux (16/03/1746), Les Amants rivaux del Carnovale dell’anno 1754. Fu poi ripubblicato da (27/05/1746), Les Folies du Docteur (18/08/1746), La A. G. Spinelli, Fogli sparsi del Goldoni, Milano, Du- Vengeance d’Arlequin ou Les Métamorphoses d’Arlequin molard, 1885. La Gandini cantò al Teatro Ducale di (30/08/1747), Les Bohémiens (06/06/1748), La Fausse Milano l’estate 1735, quando impersonò Grilletta nel noblesse (14/02/1747), Le songe vérifi é (13/10/1751). Porsignacco, opera del Cavalier Mutti. Andrea Nelvi Cfr. Parfaict, III, p. 10 e VII, pp. 539–41; Gueul- impersonava Porsignacco. A. Paglicci Brozzi, Il tea- lette, pp. 63–68, 137–141, 145, 154, 168; A. Léris, tro a Milano nel secolo XVII, Milano, Ricordi, 1892. Dictionnaire portatif historique et littéraire des théâtres, 3. Dal 1753 l’attrice recitava insieme al marito nella Paris, Jombert, 1763, pp. 685–686; G. Attinger, compagnia del Teatro Vendramin di San Luca, dove L’esprit de la commedia dell’arte dans le théâtre français, Goldoni lavorava come poeta. Fu Fatima ne La spo- Paris–Neuchâtel, 1950, pp. 352–353. sa persiana (v. la voce dedicata al marito Pietro Gan- 5. Intorno al 1761 secondo Gentile, cit., p. 15. dini), Flaminia ne La cameriera brillante e Madama Doralice nel Festino. Mal assortita l’accoppiata Fran- Giovanna Sparacello cesco Falchi–Teresa Gandini a causa dell’altezza della donna e della bassa statura dell’uomo. Rivolgendosi al Florindo Francesco Falchi, Zamaria dalla Bragola GANDINI TERESA Milanese1. Brava, ed (Pietro Gandini) canzona la coppia nell’introduzione incomparabile Attrice fu la Gandini a’ tem- all’anno comico 1753–54: «Caro vecchio, compati- pi suoi, sostenendo con immensa bravu- me; fi na per far da Pasqualin sè a proposito, ma per far ra il carattere di prima Donna in tutto ciò da primo moroso, sè troppo piccolo. […] Ma come che all’Arte Comica per dovere si aspetta2. diavolo voleu far scena co sto boccon de donna», cit. Le cose studiate esprimevale con aggiustato Goldoni, V, p. 7. sentimento, con forza non caricata, e con 4. Scritturata nel dicembre 1755, Teresa Gandi- una brillante energia infi nitamente lodevole. ni recitò nel carnevale 1756 come Prima Donna. A

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 258 – Giovanna Sparacello

Dresda, dopo la scomparsa di Marta Bastona, inter- Henri IV et Louis XIII, Paris, Plon, 1882, pp. 280 (Ga- pretò La vedova scaltra di Goldoni col nome di Fla- raccini), 292 (Gharaceni) e 321; Rasi, II, pp. 984– minia. Allo scioglimento della compagnia Bertoldi, si 986; Enc. Spett., V, coll. 901–902; Comici dell’arte. stabilì a Dresda con un salario aumentato dal fondo Corrispondenze, a c. di C. Burattelli, D. Landolfi , A. della Bastona. Andata in pensione nel 1768, morì nel Zinanni, Firenze, Le Lettere, 1993, vol. I, p. 92; Ar- 1773. chivio Herla, Garavini. 2. Comici dell’arte. Corrispondenze, cit., traccia un Giovanna Sparacello profi lo di Garavini a partire dagli epistolari editi. Egli fu membro della compagnia del duca di Man- tova almeno dal 1602. Nella stagione 1605–1606 GARAVINI GIROLAMO Ferrarese1 detto ne divideva la conduzione col Cecchini. Partecipò il Capitano Rinoceronte. Rappresentava egli alle tournée francesi del 1613–1614, 1620–1621 e in Teatro questo Personaggio con armigero 1624–1625, durante la quale morì (Parigi, 2 otto- impero, imprimendo timore, e vantando bre 1624). Enc. Spett., cit., riporta la composizione bravure oltre l’umano credere troppo fanta- della compagnia nel 1613–1614: Tristano Martinelli stiche, e piene d’iperboli. Fu unito alla Com- (Arlecchino), Federigo Ricci (Pantalone) e il fi glio pagnia de’ Comici Fedeli2 in tempo appunto nel ruolo di Leandro, Giovanni Pellesini (Pedroli- che con essa anche trovavasi Niccolò Barbie- no), Baldo e Lidia Rotari, Giovan Battista e Virginia ri detto Beltrame, sotto la direzione del rino- Andreini (Lelio e Florinda), Nicolina e Bartolomeo mato Giovanni Battista Andreini3. Era que- Bongiovanni (Graziano). Inoltre, vi si legge che nel sti un Uomo divoto, e pio, che unir sapeva giugno 1609 il nome di Garavini fi gurava fra i comi- alla giocondità del Teatro la mortifi cazione ci Fedeli e il 14 agosto, data in cui gli Accesi e i Fedeli dalla propria carne; ed a’ scenici trastulli una si fusero a Torino, compare come Hieronimo tra i penitenza rigorosa, ed austera. Egli faceva fi rmatari di una lettera di Giovan Battista Andreini molte elemosine, ed astenevasi dal mangiare indirizzata al duca di Mantova per far cessare le pre- digiunando sovente per divozione. Dell’ore potenze del Cecchini (quest’ultima lettera in Comici della notte erano più quelle, che spendeva dell’arte. Corrispondenze, cit., G. B. Andreini, lettera in pianti, e discipline, che l’altre che donava 11). Fu con i Fedeli anche a Firenze nel novembre alla quiete, ed al riposo dormendo. Portava del 1612 (cfr. Baschet, cit., pp. 225–226 e E. Bevi- nel letto, ed ancor recitando un pungente, lacqua, G. B. Andreini e la compagnia dei Fedeli, in ed aspro cilizio tutto travagliato di piastre «Giornale Storico della Letteratura Italiana», XXIII, di ferro; che nell’inventariare le cose sue fu pp. 132–133). Nel 1621 troviamo Garavini tra i ritrovato dopo la sua morte, la quale seguì fi rmatari della supplica del 12 maggio indirizzata al in Parigi alli 2. del mese d’Ottobre l’anno duca di Mantova per ottenere che Tristano Martinel- 1624. Morì egli qual visse, cioè santamente, li non abbandonasse la compagnia. Cfr. Rasi, cit., lasciando due fi gli4, e la consorte5, della qua- p. 986. le immediatamente parlar dovremo. Fanno 3. Per un profi lo dei due attori citati si vedano le ri- menzione di questo pio, ed eccellente Co- spettive biografi e in queste Notizie. mico l’accennato Andreini nella sua Ferza 4. Si tratta di Carlo Amedeo e Caterina che vengono alla pag. 37.6, ed il prenominato Beltrame citati nel passo della Ferza riportato nella biografi a di nella sua Supplica al Cap. 12. dell’Edizione Margherita Garavini (v. queste Notizie). di Bologna7. 5. Garavini Luciani Margherita, per cui si v. ad vo- cem. Tutte le informazioni raccolte da Bartoli sono Note tratte dalla Supplica di Barbieri e dalla Ferza di An- 1. BIBLIOGRAFIA: A. Baschet, Les comédiens ita- dreini. Della devozione di Garavini e delle pratiche liens à la cour de France sous Charles IX, Henri III, di mortifi cazione della carne da lui praticate riferisce

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 259 più tardi anche Domenico Ottonelli nel volume IV giocondità; ma non è strano a tutti, ché molti sanno de Della Christiana moderatione del Th eatro (Firenze, benissimo che l’uomo può star allegro ed anche far Bonardi, 1652). Il passo è ripreso da Rasi, cit. penitenza de’ suoi peccati; perché vi è fi no chi ha fi nto 6. «Né già tacer al presente questo voglio, poich’a il pazzo per mortifi cazione e non farsi tener santo, e Parigi parto, dov’è nota di Giorolamo Garavini fer- chi ha danzato per gioia spirituale: molte cose discor- rarese detto Capitan Rinoceronte la divotissima vita dano dalle loro apparenze». e dove alfi ne in questa terza servitù reale Alli duo d’Ottobre 1624 con mio grandissimo dole diede alla Giovanna Sparacello terra tributo della carne & al Cielo dell’Anima. O non è egli noto a’ Comici tutti quante elemosine & astinenze faceva? Non si sa (come gli istessi, che ‘n GARAVINI LUCIANI MARGHERITA Parigi il servivano aff ermano) che più erano l’hore Bolognese1. Comica di merito, che fu unita della notte che spendeva in pianti e ‘n discipline, che a’ Comici Fedeli2, e che fu Moglie del Capi- quelle che riposando dormiva? Nell’inventariar le sue tano Rinoceronte. Poco sopravvisse al Ma- vestimenta forse non si trovò (oltre le aspre discipli- rito; e giacché d’essa ne fa un giusto elogio ne) di piastre di ferro pungente un largo & aspro nella sua Ferza Giovanni Battista Andreini Cilicio che, e recitando e quasi i giorni tutti della alla pag. 38. noi non faremo, che trascriver- settimana portando, non dirò il martirizzava, ma sì lo fedelmente a compiacenza del Leggitore; ben divotamente sosteneva? La divozion poi nel suo e per incontrastabile documento a queste morire, non ne parlo, poiché non so dar nome di Notizie. morte a chi si dipartì dai vivi con così vivace e divoto modo il santissimo Sacramento ricevendo, l’ultimo “Non men del Consorte fu onestissima, e divo- Addio dicendo», cit. G. B. Andreini, La Ferza. Ra- tissima la Signora Margherita Garavini Luciani gionamento secondo contra l’accuse date alla commedia, Bolognese, sua Moglie amata, ed a me carissima Parigi, per Nicolao Callemont, 1625, ora edito in At- Compagna; poiché inoltre d’aver educati così tore. Alle origini di un mestiere, a c. di L. Falavolti, bene il Signor Carlo Amadeo, e la Signora Cate- Roma, Edizioni Lavoro, 1988 (i Garavini sono citati rina ambi suoi fi gliuoli onoratissimi; l’uno facen- a p. 84) e in Marotti–Romei, pp. 489–534, dove do mirabil profi tto nella virtù mantenendolo ad Garavini è citato a p. 507. ognora sotto la vera norma delle buone dottrine 7. Si tratta di N. Barbieri, La supplica ricorretta et de’ Reverendi Padri Gesuiti; e l’altra posta aven- ampliata, discorso famigliare di Nicolò Barbieri, detto do Religiosa nel Monasterio di Migliarino, di- Beltrame, Bologna, per G. Monti, 1636. L’edizione sinamoratasi delle Commedie3, innamoratissima moderna, esemplata sulla prima edizione della Suppli- di così cari fi gli, data tutta alle divozioni eguali a ca (Venezia, per Marco Ginammi, 1634) con indica- quelle del Consorte, quanto virtuosa visse, altret- zione delle varianti dell’edizione 1636, è la seguente: tanto divota Morì.”4 N. Barbieri, La Supplica discorso famigliare a quelli che trattano de’ comici, con studio critico e varianti di Il Libro della Ferza è stampato del 1625. F. Taviani, Milano, Il Polifi lo, 1971. La Supplica ri- colla dedicatoria in data del giorno 27. corretta (edizione Bologna, Monti, 1636) è edita in Aprile. Il Capitano Rinoceronte marito di Marotti–Romei, pp. 575–690; Capitano Rinoce- questa Comica morì alli 2. d’Ottobre 16245. ronte è citato a p. 602: «Morì dieci anni sono il Ca- onde si scorge che pochissimo tempo ella pitan Rinoceronte, nostro compagno, e gli trovammo visse dopo la di lui morte6. Saranno sempre un asprissimo cilicio in letto; sapevamo ch’egli era un memorabili alla Comica istoria questi due buon uomo, ma non sapevamo del cilicio, e pur reci- fi di consorti, che illustrarono le Scene con il tava ogni giorno. Par veramente che contrasti cilicio loro valore7, che edifi carono gli uomini colle e commedia, penitenza e trastullo, mortifi cazione e loro opere di pietà, e che seguironsi tanto

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 260 – Giovanna Sparacello sollecitamente nel felice tragitto dell’eterna GARELLI GIOVANNI BATTISTA Vene- Beatitudine. ziano1. Celebre, e stimatissimo Pantalone fu Giovanni Battista Garelli, che per la coppia Note delle parole concettose, ed eleganti venne 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, pp. 986–987; Enc. a gran ragione denominato: il Pantalone Spett., V, col. 901; Comici dell’arte. Corrispondenze, a Eloquente. Ne’ dialoghi famigliari cogl’in- c. di C. Burattelli, D. Landolfi , A. Zinanni, Firenze, namorati, e colle Donne sentivasi razioci- Le Lettere, 1993, vol. I, p. 92. nando persuaderli a non seguire gli stimoli 2. Fu Flavia, mentre Domenico Ottonelli la cita dell’Amore, quando non acconsentiva che come Isabella nel volume IV de Della Christiana mo- un suo fi glio, o una sua fi glia in matrimonio deratione del Th eatro (Firenze, Bonardi, 1652), cfr. s’accoppiasse con un oggetto a lui medesimo Rasi, II, p. 985. Fino al 1605–1606 aveva diviso con dispiacente. Ma per lo contrario se inclinava Flaminia (Orsola Posmoni, moglie del Cecchini) il al pronto successo di tali nozze, faceva vede- ruolo di Prima Donna della compagnia; con l’arrivo re co’ più bei colori le dolcezze di Cupido, e di Florinda (Virginia Andreini) viene progressiva- le felicità del Matrimonio. Quando rappre- mente relegata a ruoli di Seconda Donna (Comici sentava un vecchio innamorato, mostravasi dell’arte. Corrispondenze, cit., Martinelli, lettere 21, tutto grazioso verso l’amata donna, e con 24 e 25). Sulla base di alcuni documenti epistolari persuasive eleganti facevale comprendere, Rasi mette in rilievo il carattere diffi cile di Flavia e che le nozze co’ vecchj sono le più felici per la sua rivalità con Virginia Andreini. Scrivendo al una giovane Sposa. Ne’ rimproveri, nelle in- cardinal Gonzaga Tristano Martinelli suggeriva di vettive era risentito, e sentenzioso; e giocan- usare le maniere forti con l’attrice, a cui «piace più il do la Maschera del Traccagnino mostravasi brusco che il dolce»; in una lettera di Drusiano Mar- lepido, e negli scherzi facetissimo, e vivace. tinelli si cita una «Malgarita comica» che avrebbe Recitò per molti anni nel Teatro a San Luca2 assoldato «Gasparo Imperiale, pavese» per sfregiare onorato d’applausi, favorito dalla Nobiltà, e Angelica. ben veduto da tutto il popolo. Giunto alla 3. Ella non fi gura più come membro della compa- vecchiaja, nè potendo più resistere alle fati- gnia dal 1614, probabilmente l’anno in cui si ritirò che del Teatro, pensò d’alienarsi dalla Pro- dalle scene per dedicarsi completamente ai fi gli e alle fessione, e di sostituire in vece sua il Comico pratiche devozionali. Altre attestazioni della religiosi- Francesco Rubini, e fecelo in questo modo. tà della Garavini in Comici dell’arte. Corrispondenze, Uscì egli in Teatro vestito da Campagna, cit., Cecchini, lettere 16 e 17, Martinelli, lettera 24. avendo al fi anco il Rubini smascherato, e 4. G. B. Andreini, La Ferza. Ragionamento secondo coll’abito cittadinesco da Pantalone. Disse contra l’accuse date alla commedia, Parigi, per Nicolao all’Uditorio, che la sua vecchiezza non per- Callemont, 1625. Il testo è edito in Attore. Alle origini mettevagli di farli una più lunga servitù, che di un mestiere, a c. di L. Falavolti, Roma, Edizioni avrialo servito con pari attenzione quel suo Lavoro, 1988 (cit. a p. 84) e in Marotti–Romei, Collega, e che lo raccomandava all’amore pp. 489–534, dove il passo citato è alle pp. 507–508. de’ suoi aff ezionatissimi Veneziani. Quindi 5. Così nella citata Ferza a p. 507. togliendosi la Maschera ne coprì la faccia 6. Secondo Ottonelli l’attrice morì due anni prima al Rubini, e riverendo il popolo sull’istan- del marito e anche Rasi riteneva che la Garavini non te partì. Qualche circostanza di questo fatto fosse sopravvissuta al marito. ci riserbiamo a narrarla sotto l’articolo del 7. V. anche Comici dell’arte. Corrispondenze, cit., mentovato Rubini. Intanto solo soggiunge- Martinelli, lettera 21. remo, che il Garelli sopravvisse al suo distac- co dalla Professione altri sei anni dimorando Giovanna Sparacello sempre in Venezia, e passò agli eterni riposi

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 261 nell’anno 1740. Formerà le lodi di questo GAVARDINA COTEI MARGHERITA1. eccellente Comico la lettera dedicatoria in Vicentina nata Galletto. Partitasi dalla Casa quarta Rima Veneziana, che Antonio Fran- Paterna in compagnia del di lei Sposo, fi s- ceschini detto Argante volle presentargli in sata avea la sua dimora in Livorno, ed eravi occasione di dare alle stampe la Tragicom- in quel tempo (e fu l’anno 1765) Nicode- media col titolo La Clemenza nella Vendet- mo Manni2 in quella Città con una Comica ta3, in altri luoghi da noi mentovata; e come Compagnia di Toscani, il quale esponeva le si disse sotto l’articolo del prenominato sue Commedie al Teatro di San Sebastiano3. Franceschini. Aveva egli per prima Donna una certa Fa- luggi accademica Fiorentina, per cui qualche Compagno sviscerao salute, e bezzi. inquietudine bene spesso toccavagli di sof- A vù, che per tant’anni sè stà bon frire. Volentieri avriala licenziata dalla Trup- {pagg. 256–257} pa; quando altra Attrice avesse egli trovata pronta ad occupare le sue veci. Volle la Sorte, Note che fosse introdotto in Casa della Giovane 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, pp. 987–990 (riprende Gavardina, ed ammirando in essa: senza integrazioni la notizia di Bartoli); C. Alberti, La scena veneziana nell’età di Goldoni, Roma, Bulzoni, Spirito, grazia, beltà suoi rari pregi; 1990, pp. 226–227. 2. Garelli era fi rmatario del contratto di scrittura che e reso istrutto degli accidenti di lei, chiesele legava la compagnia di Aurelia e Giuseppe Coppa scherzando se sentivasi qualche coraggio di al San Luca nel 1703. Un contratto del 25 febbra- esporsi a recitar sulle Scene. A tale interroga- io 1708 (1709 more veneto) stabiliva per Garelli un zione prontamente la Gavardina rispose, che ingaggio di sei anni dal 1709–10 al 1714–15. Una le pareva questa una cosa da nulla, che aveva seconda carta, datata 6 marzo 1713, rinnovava l’ac- lette le Commedie del Goldoni, che si era cordo con i Vendramin fi no al 1717; una postilla del provata talvolta per diletto a recitarle, e che 1717 lo legava al teatro fi no al 1723 (cfr. Archivio dello spirito da presentarsi in Teatro si tro- Vendramin, 42 F 1/7, cc. 3 e 10, in C. Alberti, cit., vava ad averne anche di troppo4. Altro non pp. 226–227). L’attore lasciò il teatro nel 1736. vi volle al Manni per esibirle un luogo nella 3. La tragicommedia del veneziano Giovanni Palaz- sua Compagnia, onde cominciare a prodursi zi venne pubblicata a Padova da Giovanni Battista sulle Scene. Ella accettollo, e si espose ben Conzatti l’anno nel 1736. Ecco gli interpreti secondo tosto al Pubblico colla parte di Madama quanto impresso nell’edizione a stampa: Francesco Giuseppina nel Medico Olandese del Dot- Rubini Pantalone re dei Cuchi; Fausto Bonomi Tugo tor Carlo Goldoni5. Fu quella piccola parte Marmotta Condottiere de’ Soldati Allocchi; Felice dalla Gavardina eseguita con molta grazia, e Bonomi Argentina Regina delle Civette; Giuseppe spirito non ordinario. Il Popolo l’applaudì, il Campioni Fichetto Conte dei Falchetti, e Baron de’ Manni le fece coraggio ad intraprendere cose Sparvieri, primo Ministro della Regina; Rosa Costa maggiori, ed altri, benefi camente le porse Cingara Indovina, Madama De La Sol Re Virtuosa la più profi cua, ed utila assistenza. Fattasi di Camera della Regina, ed Eurilla fi glia del maggior dunque maggior di se stessa comparve altra Sacerdote; Lodovico Nicoli Dottore Marchese de’ sera in Teatro sostenendo la parte d’Ircana Merlotti; Pompilio Miti Uranio maggior Sacerdote nella Sposa Persiana6 del mentovato Goldo- d’Apollo; Vittoria Miti Eularia Principessa de’ Faggia- ni. S’aumentarono gl’applausi; l’Impresario ni, parte seria; Giovanni Verder Florindo. concepì su di lei le più vive speranze di fe- lici progressi; e la Faluggi fra poco tempo Giovanna Sparacello vedendosi superata dalla giovinetta emula

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 262 – Giovanna Sparacello sua, n’andò a Firenze, lasciò libero il luogo potea che crescere in poco tempo, e produrre alla Gavardina d’occupare interamente il di dolci frutti. Tre anni stette col Medebach, e lei posto. Conobbe allora la nostra Comica nell’ultimo recitò per ventisette sere la Putta novella, che altro era recitare una parte sola Onorata del Goldoni tra il fi nir dell’Autun- veduta rappresentare più volte, ed imparata no, e il principio del Carnevale consecuti- a memoria ne’ Volumi dell’Autore; e che al- vo11. L’anno seguente passò col Lapy al Teatro tro esser doveva l’assumersi l’intero peso di Sant’Angelo e fu il 177012. Qui recitò alcuni recitare continuamente da prima Donna. anni a vicenda colla Caterina Manzoni, e fu- Pure non si sgomentì; passò a Pisa, si pro- rono sempre buone amiche, e compagne; ed dusse la prima sera con un Prologo, fu ben una virtuosa emulazione vi fu tra di esse, la accolta, aumentò il suo coraggio, e con inde- quale cagionò de’ buoni eff etti per l’arte del fesso studio superando ogni diffi coltà, potè recitare in queste due Attrici. La Gavardina proseguire coll’approvazione del pubblico in molte cose si distinse, e chi la vide rappre- tutto l’intero corso delle rappresentazioni. sentare la Rosalia nella Commedia del Jenne- Lucca, Bologna, e Genova furono i Teatri val produzione di M. Mercier, tradotta dalla che giovarono all’esercizio di questa Attrice, Caminer, ha saputo con costanza asserire che che s’incamminava a gran passi a’ più sicuri niuna Comica nè Francese, nè Italiana potè, avanzamenti. Per la ventura Primavera7 ave- nè potrà mai in sì vivo modo, e con tanta ala un Impresario scritturata per Barcellona; verità rappresentarla13. Nelle Commedie poi ma ella dopo il contratto fatta timida per in dialetto Veneziano è in questi tempi inar- l’incostanza del Mare non volle andarvi, e rivabile, mentre fa brillare que’ caratteri da vi mandò un’altra Comica in vece sua. Colla lei espressi con una naturalezza sì grande, scorta di suo Marito, uomo intraprendente, che diletta, e appaga infi nitamente. Quando e di spirito unì alla meglio una Truppa di il Romanziere scrittor del Teatro alla pagina Comici, e seco a Mantova la condusse. Passò 20. del Tomo secondo va dicendo essere que- ivi l’estate, ebbe delle lodi, si fece delle vali- sta Comica buona per il Socco, ma non pel de protezioni, e queste le giovarono, perchè Coturno, ben dimostra esser egli niente altro nell’anno appresso fosse accettata nella com- che un venditor di parole non ponderate14. pagnia di Girolamo Medebach. Si produsse Recita la Gavardina anche le Tragiche par- in Venezia8 colla parte della seconda Donna ti con molto sentimento investendosi delle nella Commedia all’improvviso intitolata di passioni, sentendole vivamente nell’animo, Peggio in Peggio. Ignazio Casanova Comico e dimostrandole in modo, e con la voce, e di gran vaglia le fu un effi cace Maestro9; e colle smanie, e co’ sospiri aff annosi ed in- volle che si presentasse all’uditorio con una terrotti, che nulla resta a desiderarsi dal suo sortita, che pareva della Commedia, ma tragico stile di rappresentare. Che se poi si che però alludeva a raccomandare se stessa volesse alla di lei pronunzia qualche ostaco- all’animo de’ benignissimi Veneziani. Facil- lo opporre per scemarle il merito, e levarle mente fu inteso il palliato discorso, esposto parte di quella lode che giustamente le viene con vivacità, e somma grazia; si svegliarono concessa, noi rispondiamo, che se la Gavar- degli evviva, e le picchiate delle mani furono dina fosse stata allevata in Toscana, e non in universali. Il Pantalone Bissoni10, che seco una Provincia, dove la pronunzia dell’Arno faceva allora quella Scena, con una Comica non si conosce, ella non avrebbe avuta alcu- arguzia allegoricamente disse agli spettatori na Comica ad eguagliarla capace. Dopo che esser quella una tenera pianticella, che colti- la Manzoni abbandonò il Teatro, ella sosten- vata nel bel terreno delle Adriache Scene, ed ne in quella Compagnia l’assoluto incarco innaffi ata dall’acque di sì benefi co Cielo, non di prima Attrice, a cui soddisfece colla più

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 263 esatta attenzione15. Compiuto il sest’anno da Teatro, ovvero Fatti di una Veneziana che lo fanno cono- che il Lapy aveva ottenuto in uso il predetto scere, Venezia, Giambattista Costantini, 1777, senza Teatro Sant’Angelo, e che dovè cederlo a Gi- nome dell’autore (edizione moderna: L’attrice, a c. di rolamo Medebach, la Gavardina passò colla R. Turchi, Napoli, Guida, 1984); A. Piazza, Comme- Battaglia nell’altro Teatro di San Giovanni die di Antonio Piazza, Venezia, Modesto Fenzo, 1786, Grisostomo16, in progresso tornò col Lapy17; 2 t. ; C. Curiel, Il Teatro San Pietro di Trieste (1690– ed oggi fi nalmente trovasi colla Truppa di 1801), Milano, Archetipografi a, 1937; L. Giari, Car- Luigi Perelli, ed ha in quest’anno 1781 fatta lo Gozzi in guerra con le traduzioni del teatro francese la sua comparsa di Prima Donna in Bologna, moderno, ovvero i sentimenti nascosti sotto le idee, in in Piacenza, in Trieste, ed in Padova18. La sua Carlo Gozzi entre dramaturgie de l’auteur et drama- bella presenza, i suoi modi gentili, ed una turgie de l’acteur: un carrefour artistique européen (Atti cortesia senza pari la rendono gradevolissi- del Convegno Internazionale Parigi, 23–25 novem- mo oggetto a tutti quelli che di conoscerla bre 2006), «Problemi di critica goldoniana», numero hanno occasione. La sua intelligenza per le speciale a c. di A. Fabiano, Ravenna, Longo Editore, cose Teatrali, il saper insegnare a’ suoi stes- XIII, 2007, pp. 195–208. si Compagni la vere, e sicure situazioni de’ 2. Capocomico fi orentino che, nella voce dedicatagli Scenici colpi, l’approvazione del Pubblico, dallo stesso Bartoli, risulta essere stato esperto nella che tutto giorno l’applaude, e la favorisce; rappresentazione di caratteri caricati (v. ad vocem in la sua capacità di scrivere assai bene i suoi queste Notizie). sentimenti al Tavolino, sono tutti suoi me- 3. Primo teatro pubblico di Livorno, nato col nome riti acquistati coll’applicazione, e lo studio; i di Teatro delle Commedie nel 1658, ebbe sin da subito quali la rendono a’ giorni nostri una Comica una ricca stagione di prosa e musicale operistica che provetta, e ben degna di quelle lodi, che un rese famosa al tempo la città. Ubicato nei pressi della odierno scrittore restrinse degnamente per chiesa di San Sebastiano e dunque chiamato anche te- lei nel seguente atro di San Sebastiano, dovette avere una sala (dappri- ma con pianta ad U allungata, poi trasformata in ferro Sonetto di cavallo) composta da palcoscenico, platea e tre or- dini di palchi suddivisi in 41 stanzini. Fu poi amplia- Spiegar col labbro in misurati accenti to con l’aggiunta di ulteriori 24 palchi e la sopraeleva- I diletti d’Amore, oppur le pene, zione di un quarto ordine di legno, fi no a raggiungere Qual fra le gioje, o tra gl’infausti eventi il numero complessivo di 87 palchetti. Dal 1662 fu Un tenerello cor prova, e sostiene: sede dell’Accademia dei Dubbiosi. Fu frequentato an- Te veggiam, Margherita, assai contenti, che da Carlo Goldoni che vi fece rappresentare per Quando saggia aff atichi in sulle Scene; la prima volta La donna di garbo (1747). Nel 1779, E sì n’alletti, che ciascun pur senti ormai non più suffi ciente per capienza e per servizi, Te innalzar fra le bionde Dee Camene19. il teatro fu destinato ad essere ristrutturato in «vani Di tua virtude il luminoso fregio, per civile abitazione», e sostituito con un nuovo edi- Di tua beltà l’impareggiabil vanto fi cio teatrale da edifi care in «altra parte della città» (F. Ben accrescono in te trionfo, e pregio. Venturi, L’opera lirica a Livorno 1658–1847, vol. I, Sciolga ogni Vate in tuo favore il canto, Livorno, Circolo Musicale Galliano Masini, 1999; Se al leggiadro tuo dir pronto, ed egregio L. Spinelli, Luoghi e fi gure dello spettacolo livornese. Applaude l’Adria, il Reno, Adige, e Manto. Gli impresari, i principi, le accademie nel Seicento, in «Nuovi studi livornesi», Livorno, Mediaprint, 2006, Note vol. XIII; Enc. Spett., VI, p. 1568). 1. Bibliografia: Rasi, II, pp. 1004–1005; Enc. 4. L’inizio dell’apprendistato della Gavardina si basa Spett., V, col. 994; Giardi, passim; A. Piazza, Il dunque sulla lettura e sulla memorizzazione dei testi

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 264 – Giovanna Sparacello del già “classico” Goldoni. Questo percorso attoriale di Girolamo Medebach per l’anno comico successivo, si distingue da quello degli attori di mestiere tradi- quello del 1767–68. zionali ed inizia ad aff ermarsi in corrispondenza del 8. Durante le stagioni dell’autunno e del carnevale successo e della pubblicazione del teatro di Goldoni: veneziano, la compagnia Medebach occupava le scene se fi no alla prima metà del Settecento gli attori si for- del Teatro di San Giovanni Grisostomo dal lontano mavano alla recitazione con la pratica della commedia 1760–61. Vi resterà ancora diversi anni fi no a quan- dell’arte, a partire dagli anni Sessanta del secolo in- do, nel 1775–76, non verrà sostituita dalla neonata contriamo sempre maggiori esempi di commedian- troupe di Maddalena Battaglia, ex–prima donna della ti “istruiti”, spesso provenienti da un ambiente non stessa compagnia Medebach. teatrale ma piuttosto piccolo e medio borghese, che 9. Il bolognese Ignazio Casanova, esperto e fi no iniziano studiando e memorizzando i testi per poi commediante nella recitazione all’improvviso, infatti imparare i segreti della recitazione all’improvviso «fu di molto profi tto co’ suoi insegnamenti ad altri una volta all’interno di una compagnia. L’esempio di Comici, e specialmente a diverse Attrici, delle quali Margherita Gavardina è uno dei più chiari fra quelli ci avverrà di far parola in queste notizie», v. ad vocem descritti da Bartoli. in queste Notizie. 5. Questa fortunata commedia venne rappresenta- 10. Luigi Bissoni, di famiglia mercantile veneziana, ta per la prima volta a Milano nell’estate del 1756 e vestì per molti anni la maschera di Pantalone nella pubblicata solo nel 1760, all’interno del sesto tomo compagnia Medebach, v. la relativa biografi a di Bar- dell’edizione Pitteri delle opere goldoniane. La par- toli in queste Notizie. te di Giuseppina è quella di una delle amiche della 11. Si tratta dunque degli anni 1767–68, 1768–69 giovane Marianna, nipote del medico Olandese, che e 1769–70. Nei Notatorj di Pietro Gradenigo trovia- si trova in qualche scena di gruppo, esempio di ragaz- mo una probabile eco del successo della Gavardina za semplice ed onesta, educata all’amore per il lavoro nel ruolo di Bettina, protagonista della commedia (cfr. Goldoni, VI). veneziana La Putta onorata, benché venga fatto er- 6. La sposa persiana, prima commedia della fortuna- roneamente riferimento ad un’altra attrice, Rosa tissima trilogia delle avventure della schiava Ircana, fu Medebach: «Repristinato incontro nel Teatro appo. recitata per la prima volta nel Teatro di San Luca nel S. Gio: Grisostomo di una altre volte replicata Com- 1753 e sancì il trionfo dell’allora Seconda Donna, la media del Dottor Goldoni “La Putta onorata”: e ciò è toscana Caterina Bresciani, che con la sua appassiona- stato il valore di una moderna Attrice, e Protagonista ta interpretazione catalizzò gli applausi del pubblico a del vago intreccio; non che giovane Sposa del vecchio discapito della prima donna, l’ormai attempata Teresa Impressario, e perito Comico Girolamo Medebach Gandini (cfr. C. Goldoni, La sposa persiana. Ircana Romano» (Biblioteca Museo Correr, Ms. Gradenigo in Jurfa. Ircana in Ispaan, a cura di M. Pieri, Venezia, Dolfi n, quaderno n° 21, 27 ottobre 1768). Marsilio, 1996). Si tratta di un ruolo centrale per l’af- 12. Dall’anno 1770–71 al 1775–76 Margherita fermazione di una giovane attrice, un pezzo di bravu- Gavardina recita nella compagnia di Giuseppe Lapy, ra che conferma gli inizi promettenti della Gavardina passata dal teatro di San Luca al teatro di Sant’Angelo, e le permette di prendere il posto della prima attrice in un primo tempo come Seconda Donna, o forse della compagnia. Prima «a vicenda» con la celebre Caterina Manzoni, 7. Entrata in compagnia nel corso dell’anno teatra- e poi dal ritiro di quest’ultima, alla fi ne del carnevale le 1765–66, con tutta probabilità Margherita Ga- 1774, come Prima Donna assoluta della compagnia. vardina resta con Manni per il successivo 1766–67. 13. Il dramma Jenneval ou Le Barnavelt français, Durante la primavera del ‘67, in corrispondenza con prima prova drammatica di Louis–Sébastien Mer- la partenza della compagnia per Barcellona, l’attri- cier imitata dall’opera dell’autore inglese George ce abbandona i compagni recandosi a Mantova per Lillo, Th e London Merchant, fu pubblicata a Parigi l’estate seguente. I successi riscossi nella città fanno nel 1769 ricevendo delle recensioni critiche piutto- sì che l’attrice venga scritturata nella celebre troupe sto positive (cfr. L. Beclard, Sébastien Mercier: sa

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 265 vie, son oeuvre, son temps, Zurich, Hildesheim / New 14. Bartoli fa riferimento al romanzo di Antonio York, Olms, 1982 [Fac. sim. éd. Paris, Champion, Piazza, Il Teatro, ovvero Fatti di una Veneziana che lo 1903], p. 232). A causa dell’argomento scabroso, fanno conoscere, pubblicato a Venezia nel 1777 senza torbida storia di una passione viziosa che spinge il il nome dell’autore. Con quest’opera Piazza, che ha protagonista all’assassinio dello zio e lo porta così appena terminato la sua soff erta esperienza di poeta sul patibolo insieme alla diabolica amante, l’opera drammatico, regola i conti con i vari capocomici e però non fu rappresentata fi no al luglio del 1772 attori delle compagnie con cui si è trovato in con- (Bruxelles); il pubblico di Parigi dovette attendere tatto. Pochi sono i personaggi che si salvano dalla fi no al 1781 (secondo i dati di César). La rappresen- sua penna tagliente. Il brano che riguarda Marghe- tazione veneziana, messa in scena dalla compagnia rita Gavardina non è dei più cattivi fra quelli dei Lapy al teatro di Sant’Angelo nel corso della stagione componenti della compagnia Lapy da lui tratteggiati dell’autunno 1771 in base alla traduzione fatta dalla (tomo II, 12–24): «La seconda Donna, era un pezzo giovane giornalista veneziana Elisabetta Caminer, fu di carne, che destava l’appetito anche a’ più nause- dunque probabilmente la prima assoluta del dram- ati. Bravissima per certi caratteri, si poteva stabilire ma. Jenneval riscosse un grande successo e scatenò nel suo mestiero una riputazione onorevole, se con- notevoli polemiche, prima fra tutte quella di Carlo tenta d’aver posto il piede nel Socco ridevole, non Gozzi che, nel suo Ragionamento ingenuo, e Storia avesse avuta la smania di calzare il grave Coturno» sincera dell’origine di dieci fi abe sceniche, stigmatizza (nell’edizione curata da Roberta Turchi la citazione la pericolosa immoralità dell’opera, in cui il pubblico è a p. 129). Come si vede Bartoli, pur riferendosi applaude Rosalia, eroina negativa che insegna l’arte a questo passo, tace l’apprezzamento materiale sulla di sedurre e manipolare gli uomini: «Gli animi com- bellezza “carnale” della donna, che però dovette far mossi de’ spettatori son tutti volti a Rosalia. Rosalia risentire l’attrice se Piazza stesso nell’edizione del suo meretrice è in cattedra; le picchiate di mani sono di teatro (1786) tenta di discolparsi cercando di rime- Rosalia», cit. Gozzi, Opere, I, p. 33. Gozzi fa persi- diare alla gaff e: «La Signora Margherita Gavardina, no un aperto riferimento all’attrice che si è resa col- ch’era la Prima Donna, mi diede in quell’incontro pevole di impersonare tale perfi do personaggio: «Le prove della sua amicizia, alle quali io non ho cer- comiche francesi, non ammesse a’ benefi zi spirituali tamente mal corrisposto: né sono colpevole s’Ella della chiesa, ricusano di rappresentare nel Jeneval la s’appropriò alcuni tratti di penna, che non le con- parte di Rosalia. Le comiche italiane, ammesse a tali vengono; o se l’altrui malignità mi volle un Pittore venerabili benefi zi, non si fanno riguardo a recitare satirico di que’ lineamenti, che non fanno il di lei la parte di Rosalia nel Jeneval», cit. Gozzi, Opere, I, ritratto» (Piazza, cit., t. II, p. VII). L’attrice doveva pp. 36–37. È probabile che la bellezza provocante e in eff etti essere dotata di una notevole “presenza sce- carnale di Margherita Gavardina, a cui Bartoli non fa nica” se anche Carlo Curiel riferisce di un sopranno- aperto riferimento ma che, come vedremo subito, è me ironico («la Magrotta») dato all’attrice dal conte testimoniata da diverse fonti, dovette aiutare l’attri- Zinzerdof, estensore del diario sul Teatro San Pietro ce ad impersonare questa donna piena di passione e di Trieste (cfr. Curiel, cit., p. 453). dalla forte carica erotica, nonostante che nella tradu- 15. Caterina Manzoni si ritira dalle scene alla fi ne del zione di Elisabetta Caminer il lato oscuro del perso- carnevale del 1774, ancora giovane e nel pieno della naggio venga attenuato (per un’analisi del dramma sua celebrità. nella traduzione italiana e delle tracce dell’adatta- 16. Margherita Gavardina resta nella compagnia mento teatrale si veda la tesi di dottorato di L. Giari, Lapy fi no al 1775–76, mentre dall’anno comico La diff usion du théâtre français en traduction à Venise 1776–77 passa al teatro di San Giovanni Grisosto- pendant la seconde moitié du XVIIIe siècle. Etude sta- mo, nella recente compagnia di Maddalena Battaglia, tistique et littéraire, Université Paris 8/ Università di come testimoniano gli Indici dei Teatrali Spettacoli Pisa, 2008, tesi in cotutela diretta dalla Professoressa dello stesso anno, restandovi fi no al 1778–79 (cfr. Françoise Decroisette). Giardi, pp. 100–101).

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17. Il ritorno presso Lapy, in veste di Prima Donna, eté Jouées sur le Th eatre Italien. Quest’Opera si limitò all’anno 1779–80 (cfr. Giardi, p. 174); alla contiene un gran numero di Dialoghi Sceni- partenza della Gavardina fu la giovane e promettente ci, di Farse ridicole, e d’altri Comici tratte- fi glia di Lapy, Luigia, a prenderne il posto. nimenti; ornati talvolta di trasformazioni, e 18. Il dato è confermato dal diario del conte Zin- magiche apparenze5. Queste diedero qualche zerdof che nomina l’attrice nella formazione della lume al Nobile Signor Conte Carlo Goz- compagnia diretta da Luigi Perelli, sulle scene del Te- zi, onde ragionevolmente adattarne alcuna atro San Pietro di Trieste nell’autunno del 1781 (cfr. nelle sue dieci Favole con tanto applauso Curiel, cit., p. 453). La Gavardina restò dunque in recitate6. La più compita edizione del Th ea- questa compagnia per gli anni 1780–81 e 1781–82. tre Italien d’Evaristo Gherardi fu pubblicata Gli ultimi dati disponibili sui movimenti di questa nell’anno 1701. in sei grossi Volumetti in attrice sono quelli raccolti dagli Indici, che la vedono forma di dodici, ed ornati di fi gure incise nuovamente scritturata nella compagnia di Maddale- in rame, col ritratto dell’Autore anteposto al na Battaglia per gli anni 1782–83 e 1783–84, insie- frontispizio del primo Tomo7. Fu stimabi- me a Teodora Ricci ed Anna Moretti, quest’ultima nei le il Ghirardi per la coppia delle invenzioni ruoli di serva (cfr. Giardi, pp. 102–103). colla quale potè unire un sì vasto numero 19. L’attrice dovette dunque avere i capelli biondi. di sceniche rappresentazioni apprezzate, ed applaudite in Francia a’ tempi suoi. Questo Luisa Giari Comico fu abile Attore nel carattere d’In- namorato8; ebbe delle valide protezioni9; e pieno di meriti morì sul principio di questo GAZZANIGA LUIGI, fi gliuolo d’Antonio Secolo10. Gazzaniga Orefi ce in Mantova, e della Luci- dalba guarritrice empirica nella stessa Città. Note Recita egli in qualità d’Innamorato adattan- 1. In realtà Gherardi nasce a Prato l’11 novembre dosi a far anche altre parti e sostenute, e pia- 1663 da Giovanni e Leonarda Galli, anch’essi cevoli con buona riuscita. È stato in diverse attori; il padre, spoletino, si trasferisce in Francia vaganti Compagnie, ed ha veduto Palermo. probabilmente nel 1673 dove, dopo un esordio Se a quel fuoco giovanile, che lo fa esse- al Th éâtre Guénégaud, debutta al Th éâtre Italien re poco costante nelle cose sue sapesse egli nel 1674 o 1675 in un anonimo Arlequin berger de mettere un po’ di calma, potrebbe rendersi Lemnos; abile chitarrista, famoso col nome d’arte a se medesimo più giovevole, e potrebbe agli di Flautino per saper imitare con la voce tutti gli onorati suoi Genitori apportare in seguito strumenti a fi ato, nonostante alcune dicerie che lo una più perfetta consolazione. vogliono scapestrato ed esule, muore a Parigi dove viene inumato il 23 marzo 1683, accompagnato da Biancolelli e Lolli, i più prestigiosi esponenti della GHERARDI EVARISTO Ferrarese1, Co- compagnia. Evaristo ha dapprima una relazione con mico di grande intendimento nelle cose Marie Madeleine Poignand, da cui nasce Florentin dell’arte sua; il quale fu bravo sostenitore Hyacinte (5 febbraio 1689); quindi sposa la cantante della di lui Professione prima in Italia, e poi Elisabette Danneret, detta Babette la chanteuse, da cui in Francia2. Egli diede alla luce3 un’Opera nasce un secondo fi glio, Jean–Baptiste (1696), futuro divisa in varj Tometti scritta in lingua Fran- ballerino. Muore a Parigi, appena trentaseienne, il 31 cese, ed impressa in Amsterdam con replicate agosto 1700, in conseguenza di una caduta durante edizioni intorno agli anni 16904. Essa porta uno spettacolo privato a Saint–Maur, lasciando senza per titolo. Th eatre Italien ou le Recueil de to- testamento i due fi gli in tenera età; pertanto i suoi utes les Comedies & Scenes Francoises, qui ont beni vengono confi scati dalla Corona e destinati a

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Louis Bontemps, valletto del Re. BIBLIOGRAFIA: sull’interpretazione della celebre iconografi a presunta Campardon, I, pp. 247–248; Rasi, II, pp. 1008– gherardiana d’après Gillot, v. R. Guardenti, Gli ita- 1013; Sand, I, –; P. Toldo, Il teatro d’Evaristo liani a Parigi. La Comédie Italienne (1660–1697). Sto- Gherardi a Parigi, «Rassegna nazionale», Firenze, ria, pratica scenica, iconografi a, Roma, Bulzoni, 1990, 1897, p. 603 sgg.; M. Apollonio, Storia della vol. I, pp. 119–157. Commedia dell’Arte, Roma–Milano, Augustea, 1930 3. La storia di questa pubblicazione, non a caso (ried. fotomeccanica: Firenze, Sansoni, 1982), II, spesso messa in relazione con il dissolvimento della p. 109 sgg.; H. Carrington Lancaster, A History of compagnia il 13 maggio 1697 (cfr. G. Checchi, cit., French Dramatic Literature in the Seventeenth Century, pp. 548–550), è storia di nobili intenti (pochi) e di Baltimore, Md., Th e Johns Hopkins press, Paris, Les piccole furberie (molte). Il 24 maggio 1694 Gherardi Presses universitaires, 1929–42, 5 voll. (vol. IV, Th e (pare, senza alcun accordo preliminare con i compa- period of Racine, 1673–1700, II, Baltimore 1940, gni di lavoro) ottiene il privilegio di pubblicare una pp. 599–705); F. Moureau, Les comédiens italiens raccolta di scene francesi della compagnia del Th éâtre et la cour de France (1644–1697), «XVIIe siècle», Italien, di cui dunque esce una prima tiratura di due- XXXIII (1981), pp. 63–81; R. L. Erenstein, mila copie presso l’editore de Luyne; immediatamen- Unbekannte Illustrationen des Th éâtre–Italien, «Maske te i compagni lo citano in tribunale (17 settembre), und Kothurn», XXXI (1985), pp. 263–279; U. dal quale ottengono la cessazione della vendita, il riti- Cecchi, L’arlecchino del Re Sole: la vita e il teatro di ro del privilegio, e la consegna delle copie. Un primo Evaristo Gherardi, Prato, Cassa di Risparmi e Depositi accordo sembra trovato quando un mese dopo (27 di Prato, 1986; V. Scott, Th e Commedia dell’arte in ottobre) Gherardi concorda con una rappresentanza Paris 1644–1697, Charlottesville, University Press dei compagni (Marco Antonio Romagnesi, Tiberio of Virginia, 1990, pp. 8, 19, 187, 276–280, 318 Fiorilli, Ursula Cortezzi vedova di Dominique, Fran- sg., 338–340, 351, 353 sg., 375; Enc. Spett., cit., V, cesca e Caterina Biancolelli) la vendita dei libri a be- coll. 1186–1189; D. Gambelli, Arlecchino a Parigi. nefi cio di tutta la compagnia; ma continua ad opporsi Dall’inferno alla corte del Re Sole, Roma, Bulzoni, a questo accordo e a sostenere la distruzione dell’ope- 1993, pp. 175, 219–222, 226, 230, 233–235, 238, ra il clan dei Costantini (Costantino, Angelo, nono- 241–244, 255, 303 sgg., 323, 327, 345, 349, 370, stante sia appena stato padrino del suo ultimo fi glio, 375, 377 sgg.; DBI, vol. 53, 1999, pp. 548–550 (G. e Giovan Battista), sostenuto da Giuseppe Giratoni, Checchi). Giuseppe Tortoriti e Michelangelo Fracanzani; salvo 2. Gherardi si trasferisce a Parigi solo nel 1683, alla scoprire che Giovan Battista Costantini ha venduto morte del padre; dopo aver studiato fi losofi a nel pre- per conto suo le novecento copie che gli sono state stigioso Collège de la Marche, inizia la sua carriera affi date, facendo credere ai compagni di averle bru- teatrale a ventisei anni; non si hanno notizie di suoi ciate. D’ora in poi la successione delle edizioni, alcu- precedenti esordi italiani. Debutta il primo ottobre ne pirata, in Francia e all’estero, sfugge al controllo 1689 all’Hôtel de Bourgogne in Le divorce di François degli attori e di Gherardi, che riuscirà comunque, nel Regnard, nella maschera di Arlecchino e vincendo, 1700, ad approntare un’edizione defi nitiva. all’epoca, il confronto con il precedente Arlecchino 4. La prima edizione è Le Th éatre Italien ou Le Re- dell’Ancien Th éâtre Italien, Giuseppe Domenico cueil de toutes les scènes Françaises qui ont été jouées sur Biancolelli “Dominique” (secondo Gherardi stesso le Th éatre Italien de l’Hotel de Bourgogne, Paris, De questo improbabile debutto di un giovane alle prime Luyne, 1694. In seguito la fortuna tipografi ca del co- armi nella più prestigiosa compagnia professionale siddetto Recueil è lunga, particolarmente signifi cativa dell’epoca si spiega con l’ordine del re Luigi XIV in nella storia del teatro («dopo la pubblicazione degli persona) e in appena undici anni di attività, carat- Scenarj di Flaminio Scala, la più importante per la terizza la maschera con tratti nuovi e personali; per storia dei nostri comici», cit. Rasi, cit., pp. 1008– un’analisi di questa innovazione, fondamentalmente 1013) e ancora da ricostruire nella sua esemplare in- basata sul testo del debutto, Le divorce di Regnard, e terezza; Cesare Garboli e Gian Carlo Roscioni (voce

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Gherardi, in Enc. Spett., cit., sulla scorta dell’elenco di Noble; Ulysse et Circé, di L.A.D.S.M. (Lasselle?); La Oskar Klinger, Die Comédie–Italienne in Paris nach précaution inutile, di Fatouville; L’Opéra de campagne, der Sammlung von Gherardi: ein Beitrag zur Littera- di Dufresny; La Fille de bon sens, di Jean de Palaprat; tur–und Sittengeschichte Frankreichs im siebzehnten Les chinois di Regnard e Dufresny; Les adieux des of- Jahrhundert: Inaugural–Dissertation zur Erlangung der fi ciers ou Vénus justifi ée, Les mal assortis, di Dufresny; Doktorwürde der I. Sektion der Universität Zürich, vor- Les originaux ou L’italien di D.L.M. (Lamotte–Hou- gelegt von Oskar Klinger, Strassburg, Trübner, 1902) dart?); Le bel esprit di L.A.P. (?, integrale); Le départ ne tentano una prima ricostruzione, contando dician- des comédiens, di Dufresny; La thèse des dames ou Le nove edizioni fra il 1694 e il 1741. triomphe de Colombine, di Biancolelli; Les promenades 5. Nel dettaglio, la prima edizione comprende scene de Paris, di Mongin; La suite de la Foire St–Germain da Arlequin Mercure galant, La matrone d’Éphèse ou ou Les momies d’Égypte, di Regnard e Dufresny; Les Arlequin Grapignan, Arlequin Protée, Arlequin em- bains de la Porte St–Bernard, di Boisfran; Arlequin mi- pereur dans la lune, Arlequin Jason ou La Toison d’or santhrope, di Biancolelli; Pasquin et Marforio médecins comique, Colombine avocat pour et contre, Le banque- des mœurs, Les fées ou Le conte de ma mère l’oye, di routier, di Nolant de Fatouville; La cause des femmes, Dufresny e Biancolelli. Questa edizione, che coro- di Jacques Delosme de Montchesnay; Le Divorce, di na una sequenza di integrazioni fra cui si segnalano Jean–François Regnard; Mezzetin Grand Sophy de Per- quelle del 1695, 1697 e 1698, è oggi l’edizione di se, di Delosme de Montchesnay; Arlequin homme à riferimento: viene in seguito ripubblicata almeno nel bonne fortune, di Regnard; La fi lle savante, di Fatou- 1701, 1707, 1721 (Amsterdam) e 1717, 1738, 1741 ville; Le Phénix ou La femme fi dèle, di Delosme de (Parigi); l’edizione cui qui si riferisce Bartoli, esem- Montchesnay; La baguette de Vulcain, di Regnard e plata su quella defi nitiva di Parigi, è Le théâtre italien Charles Dufresny; Les aventures aux Champs–Élisées, de Gherardi, ou le Recueil general de toutes les comedies di L.C.D.V. (Mongin?); Les souhaits, di Delosme de & sçenes françoises jouées par les Comediens Italiens du Montchesnay; Arlequin défenseur du beau sexe, di Roy, pendant le temps qu’ils on été au service de sa Maje- Biancolelli. sté, première édition sur la nouvelle de Paris, Amster- 6. In genere, per un’analisi dei riscontri fra il Recueil dam, Adrian Braakman, 1701. Per edizioni recenti di e le Fiabe gozziane, v. G. Ziccardi, Le fi abe di Carlo brani dal Recueil, v. M. Spaziani, Il Th éâtre Italien di Gozzi, «Giornale Storico della Letteratura Italiana», Gherardi, otto commedie di Fatouville, Regnard e Du- LXXXIII (1924), nn. 247–248, pp. 4 e sgg.; e ora G. fresny presentate da Marcello Spaziani, Roma, Edizioni Luciani, Carlo Gozzi (1720–1806): l’homme et l’oeu- dell’Ateneo, 1966; e Evariste Gherardi. Le Th éâtre Ita- vre: thèse présentée devant l’Université de Dijon le 14 lien, textes établis, présentés et annotés par C. Mazou- décembre 1977, Paris, Diff usion Librairie H. Cham- er, Paris, Société des Textes Français Modernes, 1994; pion, 1977, 2 voll. esiste anche una riproduzione moderna dell’unica 7. L’ultima edizione d’autore, cioè curata da Gherar- commedia scritta da Gherardi (E. Gherardi, Le re- di, è Le Th éatre Italien de Gherardi ou Recueil général tour de la foire de Bezons: Le théâtre italien, introduzio- de toutes le Comédies et Scènes françoises jouées par les ne di A. Petri, Firenze, L’autore, 1978), da lui portata Comédiens Italiens du Roi pendant tout le temps qu’ils al debutto al Th éâtre Italien il primo ottobre 1695 ont été au service, Paris, Cusson et Witte, 1700; sei vo- e inserita nel Recueil a partire dall’edizione de L’Aja, lumi che contengono ormai brani da cinquantacinque 1698; commedia dal destino controverso, dapprima commedie illustrate: quasi tutte le scene francesi pub- perché un commissario di polizia vi ravvisa la diff a- blicate nelle precedenti edizioni, e per la prima volta mazione in una caricatura di Arlecchino, poi perché scene prese da La critique de la cause des femmes di De- Émile Campardon (Campardon, cit.) la attribuisce losme de Montchesnay; Le marchand dupé, Colombi- invece a Claude–Ignace Brugière de Barante. ne femme vengée, di Fatouville; La critique de l’homme 8. In realtà, non vi è notizia che Gherardi abbia mai à bonne fortune, La coquette ou L’académie des dames, dismesso la maschera di Arlecchino dopo il suo de- di Regnard; Arlequin Ésope, Les Deux Arlequins, di Le butto nel 1689.

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9. Probabilmente Bartoli si riferisce principalmente servitù, essendogli però generosamente as- a tre circostanze in cui si manifesta la protezione re- segnata un’onesta provvisione durante sua gale su Gherardi: la prima è quella, già vista, del suo vita, come a soldato veterano sul farsi, ed a fortunato debutto; la seconda può essere il privilegio benemerito servitore. Egli fu sempre inimi- avuto per la pubblicazione del Recueil; la terza, la sua co dell’ozio, e quel tempo che gli avanzava stessa permanenza in Francia dopo il 1697, data dello fuori della servitù del suo Principe, impie- scioglimento del Th éâtre Italien: infatti, anche grazie gavalo virtuosamente nel comporre alcune al mantenimento della cittadinanza toscana, o forse opere piacevoli, sì in prosa, come in rima, ed al matrimonio con una francese, viene consentito a esercitandosi ancora nella Comica professio- Gherardi di restare a Parigi, dove forse continua a re- ne. Fece alcune Commedie, giudicate molto citare e soprattutto si dedica ad accrescere le successi- dilettevoli, ed ingegnose, ma come uomo af- ve edizioni del Recueil, fi no all’ultima che fa appena fatto alieno dalla gloria mondana non si curò in tempo a consegnare al Delfi no prima di morire, la mai di metterne alcuna alla stampa. Quella stessa sera. col titolo della Gioja fu pubblicata da Fran- 10. Questa inesattezza conclude una voce che è forse cesco Ferrante Fiorentino, Cugino dell’Au- fra le più approssimative di Bartoli. Fra i testi non tore nel 15862. non pochi anni dopo la mor- ancora segnalati, si considerino La pompe funebre te di questo Comico3. S’impresse a Venezia d’Arlequin mort le dernier jour d’aoust 1700, A Paris, appresso Niccolò Moretti; ed il Ferrante de- chez Jean Musier, 1701, libretto uscito subito dopo dicolla all’Illustrissimo Signor Bartolommeo la morte di Gherardi, e un E. Gherardi, Les deux Cappello Cavaliere a Speron d’Oro di San Arlequins, comédie en trois actes en vers, Paris, Ruault Marco; e volle onorare la memoria del suo Libraire, 1776 alla Biblioteca del Burcardo di Roma. Cugino con due Sonetti, uno de’ quali non ci sarà grave di qui riportarlo. Roberto Cuppone Spirto gentil, che con mirabil arte {pag. 264} GIOVANNI DA PISTOIA Cittadino Fio- rentino1. Fu un Comico giudizioso, che scris- Note se una dilettevole, ed ingegnosa Commedia 1. BIBLIOGRAFIA: Leonelli, I, p. 437. intitolata: La Gioja, la quale fu rappresenta- 2. Giovanni da Pistoia, La gioia comedia molto ta l’anno 1550. in Fiorenza nel Palazzo del dilettevole, & ingegnosa del giuditioso comico M. Gio- Serenissimo Gran Duca Cosimo de’ Medici. vanni da Pistoia cittadino fi orentino. Rappresentata in Meritò questo Comico d’essere annoverato Fiorenza in palazzo del sereniss. Gran Cosimo de’ Medi- fra gli altri pellegrini, ed elevati ingegni, che ci, duca di Fiorenza, l’anno 1550, in Venetia, appresso avesse in allora la Città di Firenze; e per tale fu Nicolò Moretti, 1586. ben conosciuto dal suddetto Sovrano, poichè 3. Fonte di Bartoli per questa voce sembra essere si servì dell’opera sua mentre visse dandogli Quadrio, V, pp. 91–92. il carico di Cancelliere de’ molto Magnifi ci Signori Luogotenente, e Consiglieri del Ma- Giovanna Sparacello gistrato Supremo; il quale impiego esercitò per quarant’anni continui con tanta fedeltà, e diligenza, che arrivato poi alla vecchiezza, GIOVANNONI CARLO Torinese. Giova- nè potendo più sostenere tal fatica, con gran ne, che dopo d’aver avuta una buona educa- diffi coltà, e molto disgusto del predetto gran zione nella sua Patria, trasportato dall’aff et- Cosimo, impetrò da esso licenza di ritirarsi to, ch’egli prese ad una femmina si partì con a godere la quiete, ed il riposo di sua fedele essa da Torino. Visse seco più anni recitando

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 270 – Giovanna Sparacello in deboli Compagnie, e cercando coll’arte del tempo varie Rappresentazioni. Una sola però Teatro di sostenere i loro giorni. Crebbe la si vede alla stampa pubblicata in Gorizia per di lui abilità specialmente nel recitare all’im- Valerio Valerj Stampatore, e Librajo l’anno provviso, e fu ricercato nella Compagnia di 1780. È questa una Tragedia intitolata: La Girolamo Medebach. Staccatosi dal fi anco Penelope tratta dall’Originale Latino del Si- dell’amica sua, e fattossi più saggio, entrò in gnor Abate Andrea Friz, la quale ha piaciuto quella Truppa, dove anch’oggi fa conoscere moltissimo in Venezia, e dovunque sino ad i suoi talenti, e tutto dedito all’onorate cose ora è stata rappresentata. Il talento di Giaco- della professione proccura di farsi quel con- mo Girelli non è de più mediocri fra’ Comi- cetto nell’opinione de’ buoni Comici, che ci, che al giorno d’oggi vanno adoperando per lo passato aveva in mezzo agli amori in- la penna, e potrà servire per un saggio del felicemente trascurato di procacciarsi, onde di lui stile la narrazione, che viene espressa può dirsi ragionevolmente di lui, che nell’Atto Quinto dell’accennata Tragedia per bocca d’Attilia fi da amica, e confi dente della “Squarciossi i vani fregi, e quelle indegne Regina. Pompe, di servitù misere insegne.” Dall’alto della Reggia, che sovrasta {pagg. 266–267} GIRELLI ANNA Piacentina. Aveva appena passati i tre lustri, quando Giacomo Girelli sposolla in Piacenza l’anno 1768. Fu da esso GIULIETTI GIULIO Ferrarese. Dall’Arte allevata per le cose dell’arte, la pose in Tea- meccanica di fabbricator di Mastelle, volle il tro, e a poco a poco facendosi dello spirito, Giulietti passar sulle Scene a recitare, e fece- è riuscita una suffi ciente seconda Donna. lo prima cogli Accademici della sua Patria; e Fu talvolta anche a recitare da prima Attrice poscia unitosi alla Truppa di Pietro Colom- qualche Carnevale, ed ingegnossi di compie- bini l’anno 1768. incominciò a farsi cono- re lodevolmente alla sua obbligazione. La sua scere anche fra’ Commedianti. Egli s’esercita fi gura è piuttosto leggiadra, e gentili sono le con bravura nelle parti gravi; e ne’ caratteri sue sembianze. Trovasi presentemente con serio–faceti si fa conoscere per un Comico la Truppa diretta da Costanzo Pizzamiglio, d’abilità. Sono parecchj anni, che trovasi in dove nel suo carattere di seconda Donna cer- Napoli impiegato in uno di que’ Teatri, fa- ca continuamente di farsi onore. cendosi onore, e proccurando a se stesso una mediocre fortuna.

GIRELLI GIACOMO Veronese. Fu sem- pre impiegato alternativamente in diverse GIUSSANI CARLO Milanese. Invogliossi Compagnie ora recitando sulle Scene, ed di recitare nel carattere del Brighella; e pro- ora occupando il posto di Rammentatore. curò di studiarne il modo capitando in Mi- Egli soddisfece e all’uno, e all’altro impegno lano il rinomato Atanasio Zanoni, eccellente con quella premura, che deve essere propria in quella Maschera. Fattosi il Giussani me- d’un Uomo, che cerchi adempire con esat- diocre imitatore di quel bravo Comico, entrò tezza al suo dovere. Fu con Pietro Rossi, col nella Compagnia di Vincenzo Bazigotti dan- Lapy, colla Battaglia, e in altre Compagnie. do principio al suo Teatrale esercizio. L’anno Allevò pel Teatro l’Anna sua Moglie dando- appresso, che fu il 1776. passò colla Truppa le de’ buoni, ed effi caci insegnamenti. Ha di Pietro Rossi, ed ivi ebbe maggior campo molto genio per la poesia, e scrisse in diverso di farsi più esperto nelle cose dell’arte. Vi

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 271 recitò non solo da Brighella, ma impiegossi GNUDI ELISABETTA Bolognese. Recitò ancora a sostenere altre parti nelle Comme- sempre nel carattere della Serva prima col- die studiate. Fu con la Battaglia in Venezia; la Compagnia di Nicola Petrioli; e poscia in ed oggi trovasi con Girolamo Medebach. Se quella d’Onofrio Paganini. Passò in Ispagna nella Maschera in cui travaglia egli cercasse con quest’ultimo; ma seco non volle ritorna- d’essere franco parlatore nel Dialogo fami- re in Italia. In Cadice stabilì il suo domicilio gliare qual è il Zanoni, come egli è astuto aprendo una Bottega ad uso di Caff è. Perdé copista delle sue Sentenze, e de’ suoi Apo- la vista, e miracolosamente tornò poi a ricu- stegmi, poco resterebbe a desiderarsi per perarla. Fu grata sulle Scene per l’avvenenza compimento della sua abilità non provetta. del suo personale, e per qualche prontezza Il tempo però, ed uno studio più assiduo ci nel suo brillante carattere. Vive in Cadice daranno questo Comico ad un segno di per- anch’oggi insieme col di lei Marito, e la fan- fezione, che agevolmente da’ suoi talenti si ciullesca sua prole. può con gran certezza sperare.

GNUDI PAOLINA nata Faccioli, Comi- GNOCHIS ALESSANDRO Bergamasco. ca di qualche abilità nel carattere da prima Il Casato della sua civilissima famiglia è Donna. Non è spoglia di meriti personali; veramente degli Alberghetti, che quello de’ recita con ponderato sentimento; ed è ben Gnochi–è cognome fi nto e supposto. Re- accolta fra le vaganti Comiche Truppe. citò il Gnochis con bravura nella maschera del Brighella, ed oggi si esercita nel carat- tere di Pantalone, esponendosi spessissimo GNUDI VINCENZO Bolognese. È Ma- a rappresentare delle parti serie nelle stu- rito della Paolina, e recita con dello spirito diate rappresentazioni. Fu qualche tempo ora nella Maschera del Dottore, ed ora in con Onofrio Paganini, ed una Compagnia quella del Brighella. Quest’alternativa gli va condusse, e diresse parecchie volte egli stes- procacciando delle lodi, e spende utilmen- so. Nel Carnevale dell’anno 1760. essendo te il suo tempo esercitandosi con impegno con la sua Truppa a recitare in Bologna nel nell’adempimento de’ proprj doveri. Teatro della Sala; ed avendo seco il diverti- mento d’un Musicale intermezzo intitolato: Le Stravaganze del caso, ne dedicò il Libretto GOLDONI ANTONIO. Modanese1, nato stampato per il Sassi all’Eccellentissimo Si- da onesta, e civilissima famiglia, occupando gnor Senatore Marchese Francesco Albergati il padre suo la carica di Cassiere nell’impresa allora degnissimo Gonfaloniere di Giustizia. de’ pubblici Lotti di tutto lo stato del Serenis- In altre occasioni si è il Gnochis esposto egli simo di Modana. Recitò fra gli Accademici medesimo a cantare in alcune burlette per nel Collegio della sua Patria; e poi capriccio- musica, e l’ha fatto suffi cientemente bene. samente passar volle ad esercitare la Comi- Egli è in somma un Comico che si adatta ca Professione, trovandosi presentemente a far di tutto, e in tutto fa vedere non esse- colla Truppa di Luigi Perelli impiegandosi re di scarsa abilità. In quest’anno egli è nel- nel carattere da Innamorato, e riuscendovi la Compagnia di Francesco Paganini fi glio suffi cientemente, e nelle Commedie preme- d’Onofrio, dove valorosamente s’esercita, ditate, ed in quelle all’improvviso. Egli fece quantunque vadasi incamminando a quella qualche studio gli anni addietro nelle prime età, che la virile lasciasi addietro, e che vec- scuole; ed oggi s’applica con piacere ad im- chiezza si appella. parare la Lingua Francese; e noi l’abbiamo

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 272 – Giovanna Sparacello impiegato a tradurci in Italiano la Vita dello egli i suoi natali, e diedesi alla Professione del Scaramuccia Commediante, scritta come si Comico con dispiacere del Vescovo di Paren- disse da Angelo Costantini, ed è quella ap- zo suo Zio Materno, oggi passato a miglior punto che vedesi inserita nelle presenti No- vita2. Giovanni Battista non per tanto prose- tizie2. Se il Goldoni dovrà continuare a far il guì ad esercitarsi nella Maschera da Pantalo- Comico, studiando con maggior cura, onde ne, così volendo le di lui circostanze, e quel perfezionarsi nell’Arte, potrà facilmente al- tenore di vita, che s’aveva stabilito di seguire. lora riuscire un attore ben vestito di meriti, Le Compagnie nelle quali ha per lo più avuto aggiungendo così a’ naturali suoi doni an- impiego furono quella di Nicola Petrioli3 ne’ che quello studio per mezzo di cui giungerà suoi primi anni, quella d’Onofrio Paganini4 più presto ad acquistarsi il nome di Comico in età più virile, e l’altra di Pietro Rossi5 in valoroso. più avanzata stagione. Ha sempre soddisfat- to con attenzione a’ suoi impegni, recitando Note ancora frequentemente alcune parti in serie 1. Nato negli anni Sessanta del Settecento, morì ad Rappresentazioni6, e si è reso utile a’ suoi Alessandria il 28 luglio 1816. Secondo quanto rac- Compagni per l’una, e l’altra guisa di reci- conta Colomberti, Goldoni passò dalla compagnia di tare. Ha una sua fi glia nel mestiere di nome Perelli a quella di Petronio Zanarini, dove conobbe la Regina la quale fu educata nella Compagnia moglie Gaetana, fi glia di Gaetano e Teresa Andolfati d’Antonio Sacco, dove anche presentemente (per cui v. ad vocem). Nel 1786–87 faceva parte della ritrovasi7, essendosi maritata con un Suona- compagnia diretta da Cristoforo Merli. Nella stagione tore d’Oboe, e di Flauto. Il Gozzi è un Uomo 1789–90 recitava nella compagnia di Pietro e Anna che legge spessissimo, ed è molto informato Andolfati. Nel 1790–91 Goldoni risulta nuovamente della storia sacra, e profana mostrando questa scritturato dalla compagnia Merli. Il suo nome non fi - sua erudizione in caso di discutere un qual- gura più negli elenchi della compagnia per la stagione che punto fra conversazioni di Compagni, 1792–93. Nel frattempo egli aveva formato una pro- ed amici. Oggi trovasi con Girolamo Me- pria compagnia. Giardi ne segue le variazioni a partire debach8; e nella ventura Primavera si riunirà dalla stagione 1792–93 ma aff erma che la compagnia alla Compagnia, che fu di Pietro Rossi, oggi si formò nel 1790. Sul fi nire del secolo la compagnia divenuta del di lui Genero Luigi Perelli9. Ha di Antonio Goldoni prese in gestione il Teatro San il Gozzi tentato d’abbandonare la professio- Luca. Essa era ancora attiva nel 1800. Goldoni morì ne, ma il suo distacco non durò che sei Mesi. nel 1817. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 1034; Enc. Non è stato inutile il suo ritorno nel Mestie- Spett. V, col. 1425; Giardi, pp. 96, 164–168, 199; A. re, giacché la di lui abilità viene dalle Comi- Colomberti, Dizionario biografi co degli attori italiani, che Truppe assai volentieri adoperata10. a c. di A. Bentoglio, Roma, Bulzoni, 2009, I (A-L), pp. 318-319 Al 1788 risale una sua prova dramma- Note turgica in prosa, ispirata al Vero amico del tanto più 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 1037 (riprende sen- illustre omonimo: A. Goldoni, Adelaide e Blinval. za integrazioni la notizia di Bartoli); Giardi, passim. Commedia di tre atti in prosa, Pisa, Prosperi, 1788. 2. Parenzo, in croato Poreč, è una città croata situa- 2. V. infra nella presente edizione. ta sulla costa occidentale della penisola istriana. Di origini romane, la città ospitò dal III secolo una dio- Franco Arato cesi. Nel V secolo il santo vescovo Mauro, poi dive- nuto patrono della città, costruì una basilica (Basilica Eufrasiana, dal nome del vescovo che la ampliò nel GOZZI GIOVANNI BATTISTA Venezia- VI secolo). Dal 1267 al 1797 Parenzo fece parte del no1. Da buona, ed onorata famiglia trasse territorio controllato dalla repubblica di Venezia. Il

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 273 vescovo a cui fa allusione Bartoli è Gaspare Negri, in all’origine, secondo il drammaturgo, della decadenza carica dal 22 gennaio 1742 fi no decesso nel gennaio e dello scioglimento della compagnia. Cfr. Gozzi, 1778. Durante il suo vescovado la diocesi di Parenzo, Memorie inutili, pp. 612–613. V. B. Brunelli, Le da sempre suff raganea del patriarcato di Aquileia, di- pazzie di Truff aldino, «Gazzetta di Venezia», 1 luglio venne suff raganea dell’arcidiocesi di Udine (1751). 1914. 3. Il suo nome fi gura nella formazione presente al Te- 8. La notizia non è confermata da Giardi, in cui atro Ducale di Milano nell’estate del 1740 (cfr. Rasi, manca la formazione per il 1781–82. Il nome dell’at- III, p. 266). Rivio alla biografi a del comico tracciata tore non fi gura per le stagioni precedenti. Cfr. Giar- da Bartoli in queste Notizie. di, pp. 190–192. 4. Onofrio Paganini fu dal 1753 nei teatri veneti al 9. Gozzi fi gura fra i membri della compagnia di Pe- posto di Antonio Sacchi trasferitosi in Portogallo. Al relli per il 1778–79 e 1779–80. Nel 1780–81 aveva ritorno di Sacchi egli lasciò lo Stato veneto. In attività lasciato la compagnia ma ritroviamo il suo nome nella fi no al 1776. formazione del 1782–83. Giardi non riporta la for- 5. Recitò come Pantalone in questa compagnia dal mazione del 1781–82. Cfr. Giardi, pp. 231–233. carnevale del 1775 al carnevale 1778, ma nel 1776–77 10. Aggiungiamo che Giovan Battista Gozzi fu scrit- era passato con la compagnia di Faustina Tesi. France- turato dalla compagnia di Nicola Menichelli per la sco Bartoli conosceva personalmente Giovan Battista stagione 1786–87; la sua presenza è attestata anche Gozzi, essendo stato scritturato nella compagnia di per la stagione successiva. Dal 1789–90 al 1791–92 Rossi nel 1777. Giardi, pp. 255–256, 269. Gozzi fece parte della compagnia Battaglia; venne 6. Sebbene non si abbiano notizie dei ruoli imper- scritturato da Francesco Menichelli per le stagio- sonati da Giovan Battista Gozzi, possiamo farcene ni 1792–93 e 1793–94. Dal 1794–95 a1 1797–98 un’idea a partire dai repertori delle compagnie in cui fece parte della compagnia di Antonio Goldoni. Cfr. lavorò. Per il repertorio della compagnia di Pietro Giardi, pp. 165 –166, 195, 198–199. Rossi nell’estate del 1776, v. C. Curiel, Il Teatro S. Pietro di Trieste: 1690–1801, Milano, Archetipogra- Giovanna Sparacello fi a, 1937, pp. 409–418. Molto più tardi, il 12 feb- braio 1799, un Giovan Battista Gozzi fi gura fra gli interpreti della cantata Marte e la Fortuna, allestita al GRANDI FELICE Fiorentina. Fu da pri- Comunale di Bologna per il compleanno dell’Impe- ma educata nella Compagnia di Nicodemo ratore. Gli altri interpreti furono Andriana Ferraresi Manni dimostrando uno spirito molto incli- del Bene e Antonio Brizzi, accompagnati da 24 cori- nato a’ Comici esercizj. Recitò in Toscana, in sti, cfr. Curiel, cit., p. 351, che si rifà a L. Bignami, Bologna, ed in Genova dando evidenti prove Cronaca di tutti gli spettacoli rappresentati nel Gran Te- della sua buona riuscita. Passò in Barcello- atro Comico di Bologna, Bologna, 1880, p. 30. na l’anno 1766. ed in quella Città divenne 7. Carlo Gozzi propone un ritratto dell’attrice nel- moglie di Tommaso Grandi detto il Pettina- le Memorie inutili, precisando che nessuna parentela ro, che le diede delle novelle instruzioni, ed intercorreva fra lui e Regina. Priva di talento («ella in breve mostrò molti talenti per la Comica mi recitò quella parte [la Principessa Filosofa] con una Professione. La sua bellezza, la sua grazia, voce asmatica, con infi niti controsensi, con una mo- un’espressione viva, ed aggiustata al carattere notonia insoff ribile, con una pronunzia del nostro del Personaggio ch’ella rappresentava, era- vernacolo più triviale e plebeo, e con una bassezza no tutte cose che fermavano gli spettatori a d’esporre stomachevole»), Regina Gozzi dovette l’in- considerarla, ad ammirarla, ed a compartirle gaggio ad un’infatuazione dell’ormai ottuagenario molti applausi. In varie Città, ma specialmen- Sacchi. Ella seppe approfi ttare della situazione in- te in Torino fu da ogni lingua lodata. Questa ducendo Sacchi «a innumerabili stramberie, strava- Città che le fu sì parziale protettrice, ebbe ganze, sopraff azioni, e ingiustizie» al punto da essere altresì il dispiacere di dover piangerla estinta.

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 274 – Giovanna Sparacello

Dopo d’aver data alla luce una Bambina, che Francese, quella di Fajel nella Gabriella di vive anch’oggi presso del Padre suo, provan- Vergy5, ed altre molte, gli meritarono degli do un aff annoso puerperio dovè soccombere applausi ben dovuti, e lo distinsero per uno alla gravezza de’ suoi incomodi, e perdervi dei migliori Comici de’ nostri tempi. L’anno miseramente la vita nell’anno 1768. 1774. alienossi dalla Compagnia del Lapy, ed unissi ad altra allora vagante diretta da Vin- cenzo Bugani, e per un anno non comparve GRANDI MARIA Bolognese, denominata a Venezia6. Videsi poi ricomparire nel teatro la Pettinara dall’arte del Marito suo, fabbri- di San Giovanni Grisostomo colla Battaglia catore di Pettini. Questa Comica con sommo l’anno 1776. e fu ben accolto novellamente spirito travagliò nel carattere di prima Don- da’ suoi partigiani. Produsse in quelle Scene na, e specialmente fi oriva quando recitavansi Il Pimmalione di Giovanni Giacomo Rousse- con maggior grido le Commedie del Dottor au tradotto in Italiano dal Signor Abate Gar- Carlo Goldoni. Formò Compagnia insieme dini7; e recitollo in Francese ancora, insieme con Vincenzo Bazzigotti col quale stette uni- con l’Antonia sua seconda Moglie, che vi fa- ta gran tempo. Fu in Malta, e in Barcello- ceva la parte di Galatea, e si vede il libretto na, e seppe farsi conoscere anche in quelle co’ loro nomi alla stampa8. Egli n’ebbe delle parti per una Donna d’un valor singolare. lodi quantunque l’avesse qualche anno pri- Applaudilla più volte Bologna sua Patria, e ma recitato un bravo Francese nel Teatro a specialmente nell’oggi abolito Pubblico Tea- San Moisè9. Ha pure scritte il Pettinaro due tro detto della Sala. Nell’avanzarsi degli anni Commedie decorate da spettacoli una in si è adattata a recitare ne’ Caratteri sostenuti prosa intitolata: Il Naufragio felice, e l’altra in di Madre, e di Regina; ed oggidì trovasi in versi col titolo: I Prodigi d’Amore. Queste tro- Napoli unita al fi glio, di cui immediatamen- vansi manoscritte; ma vedesi bensì stampato te noi parleremo. un suo Dramma, che fu recitato in Musica con buon successo tratto dal Feudatario del Goldoni, e che s’intitola: Le Gelosie Villane10. GRANDI TOMMASO, conosciuto assai L’Anno 1779, abbandonando la Compagnia meglio per Tommasino il Pettinaro1. Questo della Battaglia si portò a Napoli, e vi fece del- Comico ebbe i primi principj nell’Arte dalla lo strepito11. Gli toccò il dispiacere di rima- Maria sua Madre2. Mostrò prontamente del ner vedovo per la seconda volta perdendovi genio, e dell’abilità per riuscire nel caratte- la moglie, come già si narrò sotto l’articolo re d’Innamorato. Di passo in passo giunse a di lei al Cognome di d’Arbes Grandi. Egli farsi esperto, e divenne capace di sostenere continua a dimorare in quella Reale Città, l’impegno di primo attore. Lavorò in Ge- ed ha avuto l’onore di esser chiamato alla de- nova, in Barcellona, ed in altre Città3. Fu liziosa Villa di Caserta a divertire sua Maestà chiamato a venezia dal Lapy4, ed in quella col Pimmalione; ed è stato molto gradito, e Compagnia si produsse a gareggiare brava- generosamente con doni riconosciuto alla mente con Giuseppe Majani. Uno studio in- regia munifi cenza. Alla stessa Maestà Napo- defesso, una buona presenza, una espressiva litana ha pur egli fatto vedere un ballo spa- naturale senza bassezza alcuna, una pulitezza gnolo, che chiamasi il Fandangh; eseguito da lodevole, ed uno spirito pronto e vivacissimo lui ad occhi bendati in mezzo a un numero lo condussero a non temere il suo emulo ad d’Ova, che movendosi ancora restano sem- eguagliarlo ne’ meriti, e ad acquistarsi una pre illese, e non schiacciate da’piedi. Questa, pari riputazione sulle Venete Scene, ed in al- ed altre abilità (non escludendo quella del tre Provincie. La parte di Valcour nel Disertor Canto) possiede il Pettinaro oltre l’esercizio

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 275 della Comica Professione; e tutto gli giova prima attrice Caterina Manzoni. Nel 1770, al mo- a stabilirsi il nome d’uomo instancabile nel- mento dell’arrivo della compagnia Sacchi al Teatro la servitù del Pubblico, il quale lo stima, e Vendramin di San Luca, Grandi segue i compagni nel l’applaude, avendogli oggimai conceduto il passaggio della ex–compagnia del San Luca (da quel nome di Commediante rinomatissimo, e di momento in poi diventa la compagnia Lapy) al Teatro spiritoso insieme, ed infaticabil talento12. di Sant’Angelo. 5. Si tratta di due delle traduzioni di maggior suc- Note cesso della giovane giornalista Elisabetta Caminer tra 1. Sappiamo da Bartoli che il soprannome deriva dal quelle recitate dalla compagnia Lapy: Il Disertore, tra- mestiere del padre, fabbricante di pettini. duzione dell’omonimo dramma di Louis–Sébastien Bibliografia: Rasi, II, pp. 1040–1041; Enc. Spett., Mercier, e Gabriella di Vergy, traduzione della tragedia V, col. 1621; Giardi, passim; A. Piazza, Commedie d’argomento medievale di Pierre Laurent de Belloy. di Antonio Piazza, Venezia, Modesto Fenzo, 1786, 2 Accolto piuttosto freddamente in patria (1a ed. Paris, tt.; L. Giari, Carlo Gozzi in guerra con le traduzioni 1770), Il Disertore tradotto dalla Caminer è il succes- del teatro francese moderno, ovvero i sentimenti nascosti so incontestato della stagione veneziana del carnevale sotto le idee, in Carlo Gozzi entre dramaturgie de l’au- 1770–71. Nel gennaio 1771, contemporaneamente teur et dramaturgie de l’acteur: un carrefour artistique alla prima messa in scena francese a Brest, nell’adat- européen (Atti del Convegno Internazionale Parigi, tamento di M. J. Patrat, il dramma viene clamorosa- 23–25 novembre 2006), «Problemi di critica goldo- mente applaudito al Teatro Sant’Angelo per 23 sere niana», numero speciale a c. di A. Fabiano, Ravenna, consecutive fi no alla chiusura del carnevale. Grazie a Longo Editore, XIII, 2007, pp. 195–208. questo successo imprevisto ed eclatante la moda delle 2. Maria Grandi, bolognese, a lungo Prima Donna traduzioni del teatro francese, già presenti sulle scene nella compagnia Bazzigotti. veneziane da diverse stagioni, dilaga in tutti i teatri di 3. Dalle notizie che si ricavano nella voce dedicata prosa e nei repertori delle varie compagnie, che fanno da Bartoli a Felice Grandi, prima moglie di Tom- a gara per mettere in scena le novità estere. La Gabriel- maso, le tappe corrispondono con quelle compiute la di Vergy è una delle nuove traduzioni della Cami- dalla compagnia di Nicodemo Manni, in cui Grandi ner rappresentate dalla compagnia Lapy nell’autunno deve entrare prima del 1766: in quell’anno, a Barcel- successivo (1771) e che verranno pubblicate subito lona, Tommaso Grandi sposa la promettente attrice dopo tra le fortunate Composizioni teatrali moderne fi orentina. tradotte da Elisabetta Caminer (Venezia, Colombani, 4. Si può ipotizzare che la chiamata del Pettinaro al 1772, 4 tt.). Questa tragedia sarà il punto di partenza San Luca sia avvenuta intorno all’anno 1767, al mo- dell’attacco di Carlo Gozzi ai drammi francesi tradot- mento del rinnovamento della compagnia del teatro ti dalla Caminer, troppo scomodi per il loro successo in seguito alla morte di Giuseppe Campioni (1767) presso il pubblico veneziano e più in generale italia- e alla partenza di Giustina Cavalieri (1766–67). I no (C. Gozzi, prefazione al Fajel, tragedia tratta dal coniugi Grandi dovevano appartenere già a questa francese, Venezia, Colombani [1772]; Ragionamento compagnia durante la primavera–estate 1768. Infatti, ingenuo, e Storia sincera dell’origine di dieci fi abe sceni- secondo il registro manoscritto delle rappresentazio- che, in Gozzi, Opere, I, pp. 2–64). Per un’analisi delle ni date dalla compagnia del San Luca in quegli anni traduzioni, delle tracce delle rappresentazioni e sulle (Squarzo degli utili del teatro Vendramin a San Luca, polemiche sorte cfr. L. Giari, La diff usion du théâtre Biblioteca di casa Goldoni, Archivio Vendramin, français en traduction à Venise pendant la seconde moitié 42.F 4/19), la troupe si trovava giusto a Torino du- du XVIIIe siècle. Etude statistique et littéraire, Univer- rante la primavera 1768, al momento della morte per sité Paris 8 / Università di Pisa, 2008, tesi in cotutela parto di Felice Grandi nella stessa Torino che, viene diretta dalla Professoressa Françoise Decroisette; sulla detto, l’aveva tanto applaudita. Difatti dall’autunno tragedia di Belloy cfr. L. Comparini, “Cela est trop del medesimo anno viene scritturata da Lapy come commode pour être séant”. Carlo Gozzi traducteur de

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 276 – Giovanna Sparacello tragédies françaises dans la polémique théâtrale de son ancora si trovava nella compagnia Lapy, insieme a temps, in Carlo Gozzi entre dramaturgie de l’auteur Teresa Monti, ed in seguito con la moglie Antonia et dramaturgie de l’acteur: un carrefour artistique eu- D’Arbes. Il successo dell’interpretazione fu dovuto ropéen, cit., pp. 209–222). In entrambi i casi i perso- alle sue doti di ballerino e cantante che gli furono ri- naggi interpretati da Tommaso Grandi si trovano fra conosciute dal pubblico di vari teatri (ad es. Padova i principali: nel Disertore è Valcour, uffi ciale francese cfr. Enc. Spett., V, col. 1621). dalle inclinazioni libertine ma onesto e appassionato, 9. Viene fatto riferimento alla prima rappresentazio- nella Gabriella veste invece i panni di Fayel marito ne del Pimmalione a Venezia, nell’autunno del 1772, di Gabriella, la cui oscillazione tra l’amore disperato avvenuta sulle scene però del Teatro di San Samuele, (perché non corrisposto dalla moglie) e la feroce gelo- occupato per quella stagione dalla compagnia fran- sia, porta alla catastrofe tragica. cese diretta da M. Aufrène che tanto entusiasmò il 6. Nella voce che Bartoli dedica a Vincenzo Bugani, pubblico veneziano (cfr. C. Gozzi, Appendice al Ra- sappiamo che di questa compagnia facevano parte an- gionamento ingenuo del tomo primo, in Gozzi, Opere, che Giustina Cavalieri e Pietro Rosa e che dal 1775– V, pp. 59–61). 76 essa si fuse (ad eccezione del Rosa) con la neonata 10. Le gelosie villane, dramma giocoso su libretto di compagnia Battaglia andando ad occupare il teatro Tommaso Grandi e musica di Giuseppe Sarti, appa- veneziano di San Giovanni Grisostomo. Grandi seguì iono infatti pubblicate più volte in vari teatri italiani. i compagni e tornò così a Venezia. La prima dello spettacolo dovette essere quella tenu- 7. Pygmalion è una scena lirica di Jean-Jacques tasi a Venezia nel 1776 e testimoniata dalla pubblica- Rousseau. Composta nel 1762 viene pubblicata nel zione del libretto: Le Gelosie villane, dramma giocoso gennaio 1771. Nel marzo 1772 è di scena all’Opéra per musica del signor Tommaso Grandi detto il Petti- di Parigi. In Italia ha molto successo ed in particolare naro comico. Da rappresentarsi nel nobilissimo Teatro a Venezia, dove viene tradotta almeno sin dal 1773. di S. Samuele nell’autunno dell’anno 1776 (Venezia, In eff etti l’opera è pubblicata a più riprese: Il Pim- Gio. Battista Casali, 1776). A testimonianza del suo malione, del sig. G. J. Rousseau, scena lirica da rappre- successo seguono una pubblicazione nel 1777 a Bolo- sentarsi in lingua francese nel teatro di San Samuele in gna (rappresentazione fatta al teatro Marsiglj Rossi) e Venezia, novella traduzione alla quale vi si ha aggiunto quattro nel 1778 (Pisa, Teatro Ceuli, carnevale 1778; l’Originale dell’Autore, Venezia, Antonio Graziosi, Verona, Accademia fi larmonica, primavera 1778; Va- 1773; Il Pimmalione del sig. G. J. Rousseau, scena lirica rese, Teatro della ducal signoria, autunno 1778; To- da rappresentarsi in lingua francese nel Teatro di questa rino, Teatro Principe di Carignano, autunno 1778). città da Tommaso Grandi e Teresa Monti comici italiani, Delle due “commedie decorate” citate da Bartoli non Pisa, Pompeo Pomponi e Figli, 1774; Il Pimmalione ci sono tracce sicure, ma si potrebbe trattare piuttosto o sia l’unione del medesimo con Galatea, scena lirica di balli pantomimi. Infatti il titolo di Naufragio felice, che serve d’introduzione al secondo ballo che rappresen- anonimo, appare più volte sotto diverse diciture (dai tasi nella corrente estate nel teatro in via Santa Maria dati di Internet Culturale come azione mimica, ballo (testo italiano e francese a fronte), Firenze, Gaetano di mezzo carattere, ballo eroico pantomimo) mentre i Cambiagi stampator ducale, 1775; Il Pimmalione. Prodigi d’amore sono un ballo pantomimo inserito in Scena lirica di Gio. Giacomo Rousseau. Tradotto dal un inedito dramma giocoso per musica attribuito a signor abate Perini, Venezia, Antonio Graziosi, 1777 Tommaso Grandi: Il Militare bizzarro: Dramma Gio- (pubblicazioni dal catalogo del sito del ministero per coso per Musica (libretto di Tommaso Grandi, musica i Beni culturali, Internet Culturale). Probabilmente di Giuseppe Sarti), Venezia, Modesto Fenzo, 1778. quindi la traduzione non fu dell’abate Gardini ma Per Grandi l’attività come librettista dovette essere piuttosto dell’abate Perini, già traduttore di successo dunque più importante di quello che fi no ad ora è dell’Eugenia di Beaumarchais. stato pensato. 8. Come si vede dalle pubblicazioni, Tommaso Gran- 11. Viene infatti segnalata una compagnia sotto la di dovette recitare il Pimmalione dapprima quando conduzione di Tommaso Grandi, detto il Pettinaro,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 277 che recitava nel teatro dei Fiorentini di Napoli duran- quanto fosse il valor suo nelle cose dell’Arte, te l’anno 1779–80 (Giardi, p. 292). e quanto unitamente al suo Consorte facesse 12. Dalle notizie che accompagnano l’edizione del brillare le Scene all’Improvviso co’ Dialoghi teatro di Antonio Piazza veniamo a sapere che Tom- naturali ben condotti, e frizzanti. Acquistos- maso Grandi muore nel 1785: «Questo Comico sven- si un sommo credito, e fu decantata per la turato si aff ogò miseramente nel Pò nottetempo, nel- migliore Attrice, che in Napoli si facesse al- le vicinanze di Piacenza, nell’estate del passato 1785, tamente applaudire a’ tempi suoi. unitamente al Dori, ed al Sora, Comici compagni suoi» (Piazza, cit, t. I, 215 nota*). Note 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 1041; B. Croce, I Luisa Giari teatri di Napoli, a c. di G. Galasso, Milano, Adelphi, 1992, p. 168. 2. Si v. ad vocem in queste Notizie. GRANI PLACIDO Napolitano1. Comico esperto, che recitò da primo Innamorato Giovanna Sparacello in Napoli, e per il Regno. Fu un portento dell’Arte nelle Commedie all’improvviso. Scris se alcune Rappresentazioni, e fra l’altre GRITTI LUIGI Veneziano1. Recitò alterna- una Tragicommedia in versi sciolti, chiamata tivamente da Pantalone, e da Brighella con da lui ideale, la quale porta per titolo: Il Pastor una mediocre abilità. Fu con Pietro Rossi2 Sicano, e fu impressa in Venezia per il Bagli- più volte, e con Domenico Bassi. Fu giove- oni senza data dell’anno, e in forma di dodi- vole all’Arte per la gran pratica ch’egli aveva ci2. La sua somma abilità fu conosciuta, ed in fabbricare certe fi nte gemme per il Teatro, ammirata dovunque questo bravo Comico si delle quali ne faceva uno spaccio grandissi- espose. Fioriva insieme con sua Moglie, di cui mo, e se ne provedevano non solo i Comici, si parlerà ben tosto, intorno all’anno 1745. ma ancora i Musici, ed i Ballerini per ornare gli abiti delle Opere Musicali, e delle Danze. Note Di sì fatte gemme formò con buona simetria 1. Scarsissime le notizie a proposito dell’attore, per un piccolo trono dal suo baldacchino coper- cui Bartoli rappresenta il principale referente. BI- to, e ne fece un presente a Sua Altezza Reale BLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 1041; B. Croce, I teatri Ferdinando I. Duca di Parma, il quale ne fa di Napoli, a c. di G. Galasso, Milano, Adelphi, 1992, l’uso divoto di esporvi sotto il Venerabile in p. 168. certe pie funzioni, ch’egli fa celebrare nella 2. Rasi trae forse la notizia dalla Drammaturgia di sua Reale Cappella di Colorno. Fu Padre il Allacci, dove l’edizione è citata. L’attore è citato come Gritti della Giulia maritata in Costanzo Piz- Grano. Un’altra edizione della tragicommedia è P. zamiglio, per cui ebbe uno sviscerato aff etto. Grano, Il pastor sicano, Palermo, nella nuova stampa Fu in Barcellona con essa, e col Genero; e nel di Giovanni Napoli, 1710. Erroneamente Rasi, cit., ritornare in Italia, giunto a Nizza di Proven- riporta il titolo di Pastor ircano. za, ivi ammalatosi, in pochi giorni morì nella Primavera dell’anno 17763. Giovanna Sparacello Note 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 1043 (riprende sen- GRANI SERAFINA1. Educata sotto gl’in- za integrazioni la notizia di Bartoli); Giardi, passim. segnamenti di Placido suo Marito2 riuscì 2. Lo stesso Bartoli nella biografi a di Costanzo Piz- un’eccellente prima Attrice. È indicibile zamiglio ci informa del passaggio del Gritti nella

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 278 – Giovanna Sparacello compagnia di Pietro Rossi nel 1770. Grazie al lavoro GUAZZETTO1 Comico, che sosteneva la di Orietta Giardi (Giardi, cit., p. 255), possiamo ri- parte di Primo Zanni nella Compagnia de’ costruire gli ultimi anni di attività di Gritti. Il comico Comici Aff ezionati. È lodato nel Libretto recitò nella compagnia di Pietro Rossi nel carnevale della Scena Illustrata2, dove nella Lettera de- 1775 e per la stagione 1775–76. Nel 1776–77 era dicatoria così di lui si ragiona. Guazzetto, di passato nella compagnia condotta da Andrea Rossi e cui si pasce il riso, e s’imbandisce la mensa del dal genero Costanzo Pizzamiglio, dove recitava come piacere, arguto nelle parole, scaltro nell’inven- Brighella. zioni, con l’acutezza de’ suoi detti traffi ggeva le 3. Si tratta del 1777. Secondo quanto ricostruito in cure più nojose. Fioriva questo Commedian- Giardi, cit., pp. 252–253, la compagnia recitava a te, di cui non si sa il vero nome nell’anno Barcellona nel carnevale del 1777 e si trovava a Niz- 1630. za nella primavera successiva. Inoltre, Luigi Gritti era presente nella formazione della compagnia per la sta- Note gione 1777–78 fi no a primavera. Egli recitava come 1. Problematica l’identifi cazione di questo comico, Pantalone al posto di Giovanni Vinaresi; Costanzo che secondo Prota–Giurleo potrebbe essere Girolamo Pizzamiglio si esibiva con la maschera di Brighella. Fiorillo, fi glio di Silvio e fratello di Giovan Battista. Rasi ipotizza che si tratti di Giuseppe Albani, che fu Giovanna Sparacello Guazzetto nel 1650. La licenza concessa ai Comici Aff ezionati a Bologna nel 1633 in cui il nome di Al- bani compare associato al ruolo di Guazzetto, pare GROBBERT LUIGI d’origine Francese1. confermare l’identifi cazione di Albani con il Guaz- Questi è un Giovine studioso, che incomin- zetto del Bartoli. Per la stagione comica 1651–52 ciò a calcare i Teatri con l’accademica Com- egli era stato richiesto da Francesco I d’Este, duca di pagnia d’Andrea Patriarchi.2 Recita egli da Modena, che stava organizzando una propria compa- Innamorato con buonissima disposizione gnia. A quell’epoca l’attore era già vecchio ed era stato per tutte quelle parti, che vive si chiamano, proposto per il ruolo di Pantalone. BIBLIOGRAFIA: rappresentandole con molto spirito, e colla Rasi, II, pp. 1045–1046; U. Prota–Giurleo, I teatri necessaria intelligenza. Scrive assai bene in di Napoli nel ‘600. La commedia e le maschere, Napoli, Poesia, ed ha pubblicato un Poemetto allu- Fausto Fiorentino editore, 1962, p. 174; Enc. Spett., sivo alla morte di Sua Maestà l’Imperatrice VI, col. 14 (Guazzetto), I, col. 213 (Albani Giusep- Maria Teresa, il quale è stato impresso in Ve- pe); Archivio Herla, Guazzetto; S. Mamone, Serenis- rona l’anno 17813. Oggi il Grobbert trovasi simi fratelli principi impresari. Notizie di spettacolo nei unito alla Truppa di Pietro Ferrari, facendosi carteggi medicei. Carteggi di Giovan Carlo de’ Medici e molto onore, e mostrando chiaramente nella di Desiderio Montemagni suo segretario(1628–1644), sua abilità d’esser egli un Comico studioso, Firenze, Le Lettere, 2003, p. 70; S. Monaldini, Il da cui l’Arte potrà in appresso molto pro- teatro dei comici dell’arte a Bologna, «L’Archiginnasio», mettersi in virtù de’ suoi perspicaci talenti. XC, 1995, pp. 98, 109–110, 112; Id., L’anno comi- co 1651–52 e la compagnia ducale estense, in «Com- Note media dell’arte. Annuario internazionale», I, 2008, 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 1044; Leonelli, I, pp. 29–95. p. 467. 2. L’opera è più volte citata dal Bartoli, che la utilizza 2. Cfr. A. Bartoli, p. CLV. come fonte per le Notizie. La scena illustrata. Compo- 3. Non si è riusciti a individuare l’edizione a cui fa sizioni di diversi, in Bologna, per Nicolò Tebaldini, ad riferimento Bartoli. istanza di Bartolomeo Cavalieri, 1634.

Giovanna Sparacello Giovanna Sparacello

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JACOMUCCI LEONILDA Romana. En- IMER GIUSEPPE. Genovese1 celebre In- trò nell’Arte Comica per rimedio delle non namorato, e conduttore della Compagnia poche avversità, ch’ebbe ella a soff rire dalla di Sua Eccellenza il Nobil Uomo Grimani sorte, e per procurarsi in tal guisa il neces- attualmente rappresentante a’ tempi suoi nel sario mantenimento. Alessandro Gnochis le Teatro a San Samuele di Venezia. Fu egli un servì di sostegno standole al fi anco, e seco uomo assai valente nella sua Professione di conducendola in tutte quelle Truppe dov’egli Comico, recitando con molto sapere nel- ebbe impiego. Recitò, e recita ancora nel ca- le improvvise Commedie, e nelle studiate rattere della Serva con del coraggio, e della Rappresentazioni. Sapeva ancora la Musica, vivacità, trovandosi oggi nella Compagnia di e cantò in varj Drammi, e specialmente in Francesco Paganini. quello intitolato: Il Trojano schernito in Car- tagine nascente, e moribonda, componimento giocoso, cantato da’ suo Comici, con lui me- JAGHER GIUSEPPE Veneziano. Fiorisce desimo nell’accennato Teatro l’anno 1743. questo Giovane Comico a’ nostri giorni, e La Poesia di esso Dramma fu pur sua fatica2, dimostra qualche abilità per le Commedie ed altre cose egli compose in diversi anni, all’improvviso, e niente meno per le studiate onde venne ad essere a un tempo istesso bra- Rappresentazioni. Se la Natura gli fosse stata vo Comico, mediocre Musico, e suffi ciente più liberale de’ suoi doni, sarebbe assai meglio Poeta. Avanzato poi in età fu mantenuto de- apprezzato il suo Personaggio nelle Comiche centemente da’ suoi Padroni i Nobili Grima- Compagnie. Ciò per altro che a lui manca ni3, onde dopo d’aver vissuto alienato dalla per Teatro, viene abbastanza compensato dal Professione tutto il corso della sua vecchiez- suo ingegno inclinatissimo a scrivere talvol- za, passò all’eterna beatitudine nel 1758. ta qualche scenico lavoro. Vediamo di lui manoscritta una Tragedia intitolata: Medea Note in Corinto, e con pure una graziosa Parodia 1. Nato nel 1700: il nome di Imer è legato soprattut- dell’Amleto ad imitazione del Rutzvansead; to agli esordi di Carlo Goldoni. Numerose le menzio- ma nella sua il Jagher v’ha introdotte le Ma- ni dell’Imer nei Mémoires, a partire dal grato ricordo schere. Questi, ed altri suoi non ispregevoli dell’incontro a Verona, nel 1734, quando Goldoni si Componimenti possono palesare questo Co- cimentò col Belisario: «c’étoit un Génois très–poli et mico, se non ottimo Attore in Scena, almeno très–honnête; il me pria à dîner chez lui le lendemain, suffi cientissimo scrittore al Tavolino. qui étoit jour de relâche. J’acceptai son invitation; je lui

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 280 – Giovanna Sparacello promis en revanche la lecture de mon Bélisaire, nous 3. Sappiamo che la prodigalità della moglie Paolina, étions tous d’accord et contens […] Imer, avec un ton Terza Donna nella Compagnia Imer (gli diede due magistral, me prit par la main et me dit Bravo. Tout fi glie, Marianna e Teresa), fu all’origine dei dissesti le monde me fi t compliment» (I, XXXIV); poco oltre fi nanziari soff erti da Imer negli ultimi anni. Delle Goldoni ne dà un effi cace, e un po’ impietoso, ritratto: vicende di Teresa (1723–1797), cantante e celebre «Imer, sans avoir eu une éducation bien suivie, avait avventuriera vissuta infi ne a Londra, dà vari, sugge- de l’esprit et des connoissances; il amoit la Comédie stivi, anche se non sappiamo quanto veritieri scorci il de passion; il étoit naturellement éloquent, et auroit Casanova, che di lei forse fu amante: cfr. Histoire de très–bien soutenu les rôles d’amoureux à l’impromp- ma vie, I, pp. 4, 6, 34; II, pp. 6–7; III, p. 7. tu, suivant l’usage Italien, si sa taille et sa fi gure eussent répondu à ses talens. Court, gros, sans col, avec des Franco Arato petits yeux et un petit nez écrasé, il étoit ridicule dans les emplois sérieux, et les caractères chargés n’étoient pas à la mode» (I, XXXV). Nella Prefazione al tomo IPPOLITA Comica1, che fi oriva ai tem- XIII della Pasquali (Goldoni, I, p. 711) lo scrittore pi della famosa Diana, di cui si è parlato2. veneziano ricorda l’ospitalità fornitagli da Imer (1734) Questa fu lodata con un Sonetto in lingua nella casa veneziana «situata nella parrocchia di S. Sa- Veneziana composto dal medesimo incerto muele poco distante dal Teatro in luogo detto alla Ca’ Autore, che l’altro pur compose per la sudet- del Duca», col successivo ingaggio nel teatro di Miche- ta Comica Diana, facendo anche in quello le Grimani; nelle stesse pagine così Goldoni tratteggia una simile lunghissima coda. Assai volentieri le qualità di Imer dilettante di musica: «Non sapeva qui lo riporteressimo tutto intero, se non vi di Musica, ma cantava passabilmente, ed apprende- fossero alcune allusioni meno che oneste. In va a orecchio la parte, l’intonazione, ed il tempo, e esso viene lodata questa Comica in occasione suppliva al difetto della scienza e della voce coll’abilità che recitando una Commedia intitolata: Lo personale, colle caricature degli abiti, e colla cognizion Spirito Folletto3, erasi in una Scena vestita da dei caratteri, che sapeva ben sostenere». A. Gentile, uomo. Lodasi la sua bellezza per cosa rara, e Carlo Goldoni e gli attori, Trieste, Libreria Cappelli, specialmente i suoi capelli sono infi nitamen- 1951, p. 12, ricorda (invertendo un verso) una strofet- te encomiati. Non vogliamo però deludere ta dell’intermezzo goldoniano Amante cabala (III.3) in aff atto la curiosità del Lettore sopprimendo cui è un ritratto un po’ più lusinghiero di Imer, Primo interamente tutto il Sonetto, che anzi ci pia- Amoroso: «Di statura è alquanto basso, / ma di corpo ce di qui trascriverne le due Quartine, e la alquanto grasso, / tondo à il viso e delicato, / di varole prima Terzina, non avendo esse alcuna cosa ricamato; / a imitar un personaggio, / e a cangiar vesti sconcia che possa off endere l’orecchie del e linguaggio, / uom più pronto non si dà» (Goldoni, Lettore morigerato, ed onesto. X, p. 224). Il menzionato Teatro San Samuele (o San Samuel) fu costruito nel 1656 per iniziativa di Gio- Per la Signora Ippolita Comica vanni Grimani e ospitò sia commedie, sia opere buff e. in abito da Uomo. Dopo i successi goldoniani, diventò la roccaforte del Chiari e del partito dei ‘chiaristi’. BIBLIOGRAFIA: Feme de grazia, Ipolita, el favor Rasi, II, pp. 1052–1053; Enc. Spett., VI, col. 510. {pag. 279} 2. Si tratta di una parodia della Didone abbandona- ta, su musica di autori ignoti: il libretto, pubblicato Note a Venezia da Antonio Mora nello stesso anno 1743, 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, p. 1059. menziona genericamente quali compositori «quattro 2. Diana è Teresa Corona Sabolini, moglie del co- virtuosi maestri» (cfr. C. Sartori, I libretti italiani mico Giovan Battista Costantini e madre di Antonio cit., n° 24075). Costantini. V. ad vocem. Stando a questa indicazione,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 281 la carriera di Ippolita si situerebbe tra la fi ne del Sei- Th eatre Italien, alla pagina 58. narrando aver cento e il primo Settecento. questa Lavinia posseduti alcuni soggetti di 3. Per alcune precisioni sul soggetto di questa com- Commedie all’improvviso sottoscritti dalla media rimando alla biografi a di Angela Nelli in que- mano di San Carlo Borromeo, ma non averli ste Notizie; anche questa attrice, interprete dello Spi- saputo conservare, dandoli ad altra Persona rito Folletto, era nota con il nome di Ippolita, ma era che ad essa domandolli8. Morì questa Com- attiva nella prima metà del Seicento. mediante in vecchia età intorno all’anno 1702. Giovanna Sparacello Note 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, pp. 1059–1062; Enc. ISOLA ANTONIA detta Lavinia1. Grazio- Spett., VI, col. 621. sissima fanciulla, ch’esponevasi sulle Comi- 2. Paolo Abriani (Vicenza 1607–Venezia 1699), che Scene in Venezia intorno al 1662. e con poeta marinista, è noto per le traduzioni delle Odi tanto valore, che ne restava ammirato chiun- di Orazio e della Farsaglia di Lucano. Lasciò un vo- que andavala ad ascoltare. Però Paolo Abria- lume di Poesie, Venezia, Francesco Valvasense, 1663. ni Poeta di grido2 lodolla nella prima Parte Cfr. Dizionario della letteratura italiana: gli autori, i delle sue Rime con il seguente Sonetto. movimenti, le opere, a c. di E. Bonora, Milano, Rizzoli, 1977, vol. I; V. Caputo, I poeti italiani dall’antichità Dal Ciel discesa ad illustrar le Scene ad oggi, Milano, Gastaldi, 1960. {pag. 280} 3. Lavinia recitava con la sorella Angiola, nota come Leonora. Nel 1672 le due attrici riscuotevano suc- Cresciuta poi in età, in merito, in bellezza, cesso recitando a Bologna. Dall’archivio di Modena, ed in valore, in varie Città d’Italia, e special- dove sono custoditi alcuni documenti riguardanti le mente in Bologna fu Lavinia molto applau- due sorelle Isola, risulta quanto segue: Lavinia sposò dita per le sue doti, e per i suoi non ordinarj il comico Antonio Torri, Lelio, con cui nel 1677 re- talenti3. Giovanni Antonio Vastamigli4 nelle citava nella compagnia dei duchi di Parma. Questi sue Rime stampate in Bologna per il Ferroni rifi utarono di cederli al duca di Modena nel 1677 e l’anno 16735. forma le lodi di questa Attrice nel 1678. Nel 1688 la coppia risulta al servizio del in un Sonetto da lui composto ad istanza del duca di Modena, Antonia come Prima Donna con Signor Filippo Ottani ammiratore del di lei Vittoria Rechiari, Antonio come Secondo Amoroso. merito; ed ecco in comprova di ciò l’accen- Nel 1689 Angiola si unì alla compagnia in sostituzio- nato componimento. ne della Rechiari e nel 1691 i nomi delle due sorelle fi gurano in una richiesta di una sala per recitare (la Ai meriti impareggiabili Racchetta). Angiola era sposa di Francesco Mate- della Signora Lavinia Isola Comica celeberrima. razzi, Arlecchino e poi Dottore nella compagnia del duca di Modena. Egli passò al Th éâtre italien di Pa- Sonetto. rigi, lasciando in patria la moglie troppo vecchia per seguirlo. Da una gemella prole ebbe il natale 4. Non si hanno notizie biografi che riguardanti que- {pagg. 280–281} sto poeta, così come per Filippo Ottani e Claudio Ca- nossa citati più oltre. Fu anche lodata questa Comica dal Conte 5. Rasi, cit., 1061, indica come data probabile di Claudio Canossa Veronese, da Francesco composizione il 1672, quando la Isola recitava a Bo- Pona6, e da altri nobili ingegni. Luigi Ricco- logna insieme alla sorella Angiola, a Angiola D’Orsi, boni7 fa di lei menzione nella sua Histoire du ai Broglia, a Milanta, Cimadori e Riccoboni.

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6. Francesco Pona (Verona 1595–1655), di nobile 7. Per un profi lo di questo attore si v. ad vocem in famiglia, studiò medicina e fi losofi a presso lo Studio queste Notizie. di Padova. A Bologna, dove andò per perfezionarsi in 8. «Dans ma premiere jeunesse j’ai connu une vieille anatomia, fu accolto nell’Accademia dei Gelati e pre- Comedienne, qui s’appelloit sur le Th éâtre Lavinia, se a coltivare interessi letterari. A Verona fu medico, laquelle dans l’heritage de son pere avoit trouvé nom- poeta (Rime, Verona, Merlo, 1617) e prosatore, con bre de ses Canevas signés par saint Charles Borro- la favola politica La maschera iatropolitica, Venezia, mée, dont elle s’étoit défaite pour en faire présent Ginammi, 1627, e con il dialogo satirico La lucerna, à des Sçavans, qui l’en avoient instamment priée. Verona, Tamo, 1625 e Venezia, Sarzina, 1627. Dopo Agata Calderoni, detta Flaminia, grande mere de ma la condanna della Lucerna da parte della Chiesa, Pona femme a vû & examiné ces Canevas, & m’a assuré scrisse la sua palinodia, L’Antilucerna, Verona, Rossi, avoir été long–tems indignée contre sa bonne amie 1648. Fu anche autore di romanzi, quali Messalina Lavinia, pour ne pas en avoir conservé quelques–uns. (Venezia, Sarzina, 1633) e Ormondo (Padova, Fram- Malgré toutes ces assurances, je n’étois pas content, botto, 1635) e di tragedie quali la Cleopatra (Venezia, j’aurois souhaité d’en avoir vû moi–même» cit. L. Sarzina, 1635). Cfr. Letteratura italiana. Gli autori. Riccoboni, Histoire du théâtre italien, Torino, Bot- Dizionario bio–bibliografi co e indici, A–G, Torino, Ei- tega d’Erasmo, 1968 (rist. anast. di Paris, Cailleau, naudi, 1990, pp. 1432–1433. Per la data della Messali- 1730), p. 58. na, v. C. Carminati, La prima edizione della Messalina (1633), in «Studi secenteschi», 2006, pp. 337-347. Giovanna Sparacello

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LAMPREDI ANNA Accademica Fiorenti- a Malta, colà ebbe occasione di prodursi nel na, che recitò nel Teatro della Piazza Vecchia carattere assoluto di prima Donna. Anche in nella sua Patria. Luigi Perelli Capo Comico Palermo fu lodato il suo merito, e così pure in la stabilì per la sua Compagnia l’anno 1778. molte Città della Lombardia, e della Toscana, ond’ella potè incominciare ad apprendere le come non meno nella Liguria, e nel Piemon- buone regole dell’Arte, e collo studio, e col- te. È fornita questa Attrice di buona presen- lo spirito fece degli avanzamenti, e fu lodata za, la natural favella molta grazia le dona, e specialmente in Bologna nel nuovo Pubblico co’ proprj studj non lascia di rendersi ben ac- Teatro l’anno 1779. Passò poi con la Faustina cetta universalmente a’ di lei spettatori. Tesi l’anno medesimo in qualità di seconda Attrice, e poscia acquistando maggior con- cetto, Fedele Venini la volle nella sua Truppa LANDI ASSUNTA Sanese. Fu essa la se- per assoluta prima Donna. Dopo la morte conda Moglie di Luzio Landi, e mostrò pel di questo Comico, ella è rimasta tuttavia Teatro de’ talenti non ordinarj. È stata gran co’ suoi stessi compagni, e per il Piemonte parlatrice nelle cose all’improvviso; e la sua sa presentemente distinguersi piena d’abilità rettorica bastò a liberare dalla Carcere il di per la sua Professione, inclinata alle cose del- lei Marito, ivi trattenuto per omicidio Com- la Musica, e pronta a’ più ardui impegni nel messo. Al di lui fi anco recitò in varie Truppe, faticoso mestier delle Scene. e specialmente in Napoli fu molto lodata. Dopo la morte del suo Consorte datasi ad una vita piena d’inerzia, è decaduta quasi LANDI ANNA Fiorentina nata Sarti. È fi - interamente dall’acquistatosi concetto, e in gliuola d’un lavoratore di seta, e fu nella sua Compagnie di niun valore và passando con prima età molto inclinata alle Comiche Rap- stento la propria vita. presentazioni. Nutrendo molto desiderio di recitare sui Teatri, questo le veniva attraver- sato da’ suoi genitori contrarissimi ad una tal LANDI CATERINA1 prima Moglie di Lu- brama. Ella cercò di torsi dalla soggezione zio Landi, la quale a’ tempi dello scrivere del paterna, e prese Marito. Cogl’insegnamenti Dottor Carlo Goldoni fu tenuta in pregio di d’Andrea Patriarchi incominciò a prodursi buona Attrice. Ebbe i suoi principj in Com- nella sua Patria nel Teatro detto della Piazza pagnie vaganti; ma poi fattasi esperta reci- Vecchia. In progresso passò col medesimo Pa- tò colla Truppa di Girolamo Medebach nel triarchi a recitare altrove, e seco trasferendosi Teatro a Sant’Angelo2. L’anno 1753. passò

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 284 – Giovanna Sparacello coll’altra Compagnia nel Teatro a San Luca; Teatro San Luca: risulta assente dalla lista degli in- e sostenne per la prima volta la parte di Fa- terpreti nell’introduzione goldoniana del 1753 (cfr. tima nella Sposa Persiana3. Aveva una bella Goldoni, V, pp. 3–12) e una lettera di Gasparo presenza, molto spirito, e recitava assai bene Gozzi dell’11 febbraio 1756 segnala il suo abban- qualsivoglia parte le venisse destinata4. Nel dono dalla compagnia del Sant’Angelo e il mancato Poeta Fanatico, alla Scena 10. dell’Atto se- ingresso nella compagnia del San Luca in cui era mi- condo leggesi un Sonetto recitato da Tonino grato il marito. Cfr. Lettere di Gasparo Gozzi, a c. di F. Veneziano, in cui il Goldoni cercò di ritrarre Soldini, Milano, Fondazione Pietro Bembo–Guanda, i meriti di questa Comica valorosa, la quale 1999, pp. 398–400. nel 1755. fu costretta a seguire il marito suo, 4. Di lei scrisse Pietro Chiari: «Il carattere della se- abbandonando fuor di tempo la Compagnia conda donna parea fatto apposta dalla natura, per mentovata del Teatro a San Luca, ed in essa opporsi a quel della prima, e dare in sulla scena alle più non fece ritorno. Ad onta di ciò non si Commedie quel risalto medesimo, che ne’ quadri de può dire ch’ella non fosse una delle migliori più eccellenti pennelli danno l’Ombre a’colori col femmine del Mondo, e con dispiacere della loro necessario contrasto. Quanto era l’una patetica Professione a mancar venne in un’età ancor e fl ebile, era altrettanto l’altra fi era e sdegnosa; ma fresca l’anno 1761. dimorando in Venezia. d’un cotal sdegno, che non escludeva punto a tempo Ecco il Sonetto accennato, in cui trovansi e luogo d’amore. Ben messa della persona, quanto era compendiosamente descritti i pregi di questa quell’altra gracile e tenue. Di voce forte e sonora quan- brava, lodatissima Attrice. to nell’altra fi acca ed esile. Di caldo temperamento e focoso, quanto nell’altra scorgeansi cheto e fl emmati- Morbido, e folto crin fra il biondo, e il nero co. Tutte e due poi d’una memoria felice nell’impara- {pag. 284} re quanto ad esse toccava, e d’una premura invidiabile di distinguersi con la loro attenzione» (P. Chiari, La Note commediante in fortuna, ossia Memorie di Madama N. 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 5–6; A. Gentile, N. scritte da lei medesima, tomo I, Venezia, Pasinelli, Carlo Goldoni e gli attori, Trieste, Libreria Cappelli, 1755, p. 122–123). E Lelio, ne Il Teatro comico, le si 1951, pp. 40–41. rivolge, dicendole «fatta apposta per sostenere il carat- 2. Caterina Landi interpreta il ruolo della Seconda tere di una bellezza tiranna» (I.11.48) che interpreta Donna con il nome di Beatrice ne Il teatro comico, Le «scene di forza, che faranno battere le mani anche ai donne gelose, La gastalda, L’amante militare, Il tutore, palchi medesimi» (I.11.28) (Goldoni, V). La moglie saggia, Il feudatario, La serva amorosa, I pun- tigli domestici, La fi glia obbediente, I due Pantaloni, Le Flavia Crisanti donne curiose, Il contrattempo, La donna vendicativa, Il poeta fanatico (Cfr. Goldoni, I–V; per tutte le com- medie ad esclusione de Il teatro comico, Il tutore, La LANDI LUZIO Comico spiritoso, che recitò moglie saggia, I puntigli domestici, La fi glia obbediente, assai bene alcune parti d’aff etteta caricatura Il contrattempo, La donna vendicativa si vedano anche in tempo che il Goldoni scriveva le sue Com- le introduzioni nei volumi dell’Edizione Nazionale). medie per la Compagnia di Girolamo Mede- L’attrice passava dai ruoli di giovane vedova a quelli di bach1. Nel Teatro Comico nella Gastalda, e in fi glia, riuscendo una spalla sicura per la Prima Don- qualche altra Commedia di quell’Autore2 il na, Maddalena Raffi Marliani. Personaggio di Leandro fu scritto espressa- 3. Bartoli erra nell’attribuirle il ruolo di Fatima che mente per questo Comico3. Passò nel Teatro fu, invece, di Teresa Gandini (cfr. C. Goldoni, La a San Luca l’anno 1753. insieme con la sua sposa persiana, a c. di M. Pieri, Venezia, Marsilio, Moglie Caterina, e nell’introduzione alle reci- 1996). Inoltre non è documentata la sua presenza al te di quell’Autunno rappresentò bravamente

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 285 il Personaggio del Signor Giovanni Maria Note della Bragola4. In alcune Commedie recitò da 1. Le vicende biografi che di Landi sono poche e in- Vecchia, e furono scritte per lui dal Goldoni certe. Luzio o Lucio Landi, di natali fi orentini, giunse le parti di Curcuma,( * ) 5 di Donna Rosime- a Venezia probabilmente con la Compagnia di Mede- na; di Donna Rosega, ed altre6. L’anno 1755. bach in cui viene scritturato come Secondo Amoroso. quando per la stagione d’Autunno era in ob- Bartoli si dimostra piuttosto inesatto nel ricordare la bligo d’essere a Venezia, fuggì dalla Compa- biografi a del Landi, spesso confondendolo con Pie- gnia ad onta di una scrittura che valer dovea tro Gandini e Francesco Falchi. BIBLIOGRAFIA: per quattro anni, e de’ quali n’erano solamen- Rasi, III, pp. 5–6; A. Gentile, Carlo Goldoni e gli te passati due. Questa azione fu biasimata, attori, Trieste, Libreria Cappelli, 1951, pp. 39–40; A. ed il Goldoni la mise in vista nell’introdu- Scannapieco, Commento, in C. Goldoni, La dalma- zione, che vedesi preliminarmente stampata tina, a c. di A. Scannapieco, Venezia, Marsilio, 2005, alle Commedie inserita nel Tomo quinto del pp. 265–266. suo nuovo Teatro Comico7. Passato il Landi 2. Specializzato nel ruolo del Secondo Innamorato, in altra Compagnia di Terra ferma, più non il Landi viene ricordato da Pietro Chiari come ben fece ritorno in quella di Venezia da lui ab- poco incline ai modi da Amoroso ma più propenso a bandonata8. Mortagli poi la Consorte, volle menar le mani: «sortiti avea de’gran doni della natura, passare alle seconde nozze coll’Assunta, di cui per essere un comico inarrivabile se corrisposto avesse si è parlato, e seco fu a Napoli in una di quel- all’abilità sua con la sua diligenza. Non voglio dire le Compagnie, e poi tornò in Lombardia nel perciò che non facesse il debito suo; ma lo potea fare 1768. e si stabilì per quell’anno colla Truppa assia meglio; e chi non studia di perfezionarsi nell’arte di Pietro Rossi. Andò poi vagando con altri sua quando può, non deve lagnarsi che si sé stesso, se Comici di poco grido; e in Reggio l’anno se- non gli venga sempre fatta giustizia» (P. Chiari, La guente uccise in Teatro per impeto di collera commediante in fortuna, ossia Memorie di Madama N. un certo Spisani apparatore, che avealo ardita- N. scritte da lei medesima, tomo I, Venezia, Pasinelli, mente insultato, e minacciato. La Giustizia lo 1755, pp. 122–123). Quando Francesco Falchi passa trattenne nelle sue forze, ed era per soggiacere al Teatro Sant’Angelo viene elevato a Primo Innamo- al suo gastigo, quando la di lui Moglie porta- rato anche se Goldoni gli riconosce che era «fatto ap- tasi dalla Principessa, ed espostole il fatto, il posta per le scene di caricatura» (I.11.53) (Goldoni, quale provava d’essere il Landi stato cimen- V). Interpreta il ruolo di Lelio nel Teatro Comico, ne tato dall’ucciso, e che per sola necessaria di- Il bugiardo, nel Poeta Fanatico, e nella Castalda, ne Il fesa colla spada lo avea ferito, n’ottenne essa, tutore, nella Serva amorosa, ne I Puntigli domestici, ne e con lagrime, e prieghi mediante il potere Le Donne curiose, ne Le femmine puntigliose, ne Il con- di quell’eccelsa Signora, la di lui interissima trattempo, ne Il giocatore, ne I Pettegolezzi delle Donne, libertà9. Sopravvisse il Landi a tale disgrazia ne I due Pantaloni e ne La donna vendicativa; diventa con poco buon successo negl’interessi suoi, e il Marchese di Ripafratta nella Locandiera e Ottavio fi nalmente di malattia terminò in Grosseto i nel Cavaliere di buon gusto (Goldoni, I–V; per Il suoi giorni l’anno 1774. poeta fanatico, Il giocatore, La locandiera, I pettegolez- zi delle donne, La serva amorosa, I due Pantaloni, La Castalda v. anche l’edizione nazionale di Marsilio). Il ( * ) Erra l’Autore del Romanzo intitolato il Teatro, suo Lelio oscillava tra la caricatura dei modi aff ettati quando alla pag. 13. del Tomo secondo asserisce, che la dell’Innamorato, alla spavalderia del bravo, passando parte di Curcuma nella Sposa Persiana fu scritta per il per i modi del calunniatore, che viene sempre punito Comico Giuseppe Lapy. Ognuno sa che fu fatta per il in chiusura di commedia, e del fi glio maturo e virtuo- Landi; ma vedasi a maggior chiarezza di ciò l’introdu- so (cfr. A. Scannapieco, Commento, a C. Goldoni, zione, che più oltre accenniamo. Il Padre di Famiglia, Venezia, Marsilio, 2002, p. 289).

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Sembra essere poi stata cucita su di lui la parte di Le- abbandonò la Compagnia Medebch nel 1755 e si recò lio nell’Incognita in cui il suo entusiasmo erotico si a Dresda portando con sé i personaggi da vecchia che spingeva fi no quasi allo stupro. Cfr. R. Alonge, Il interpretava come Caratterista. Cfr. M. Pieri, Intro- sistema di Mirandolina, in Id., Goldoni. Dalla com- duzione, a La sposa persiana..., cit., pp. 19–23. media dell’arte al dramma borghese, Milano, Garzanti, 6. Oltre a Curcuma, interpretò Donna Rosimena 2004, pp. 90–91. (Festino) e Donna Rosega (Le Massere). Sulla tipologia 3. Nuovamente Bartoli sbaglia l’attribuzione dei ruo- femminile interpretata da Landi C. Alberti, Il lin- li, poiché Leandro era interpretato dal Gandini. guaggio delle massere sulla scena di Carlo Goldoni, in La 4. In questo punto Bartoli confonde, palesamente, le maschera e il volto, a c. di F. Bruni, Venezia, Marsilio, vicende di Landi con quelle del Gandini. Il ruolo di 2002, pp. 203–230. Gianmaria della Bragora fu di Pietro Gandini e il ruo- 7. La vicenda non riguarda Landi, ma sempre Gan- lo di Lelio dell’attore ferrarese Bartolomeo Camerani. dini che, con la moglie che interpretava la Prima Inoltre, un contratto presente nell’Archivio Vendra- Donna, lasciò la Compagnia nel 1755 per andare min dà per certa la presenza di Landi nella compagnia a recitare a Dresda. Si legge nell’ Introduzione al V del San Luca a partire dal 1756, quando Gandini se tomo Pitteri § 26–39 (C. Goldoni, Nuovo Teatro ne andò (il contratto è riproposto nell’introduzione comico dell’avvocato Carlo Goldoni, tomo V, Venezia, di S. Mamome a C. Goldoni, La Locandiera, cit., Appresso Francesco Pitteri, 1755). pp. 82–83; cfr. G. Guccini, Dall’Innamorato all’auto- 8. Landi fonda la Compagnia di Istrioni, che, re, in «Teatro e Storia», 2, 1987, pp. 251–293). nell’estate del 1771, riceve il consenso di recitare, 5. Sul ruolo della vecchia così scrisse Goldoni: «Ho presso il Teatro dei Remoti di Faenza. Non è possi- inventata la favola di Persone d’un rango inferiore; bile, invece, risalire al passaggio della Compagnia per un Finanziere, un Capitano, sono i principali Sog- Ravenna (C. Valenti, Gli uomini e il teatro nella Ro- getti; questi non eccedono il grado della Commedia, magna pontifi cia. Società, cultura e mercato teatrale fra e gli altri tutti sono o inferiori, o dipendenti, o sog- autoconsumo e organizzazione dello scambio, in Uomi- getti. Evvi una Vecchia, che forma il ridicolo», cfr. C. ni di teatro nel Settecento in Emilia e Romagna, vol. I, a Goldoni, La sposa persiana. Ircana in Julfa. Ircana c. di E. Casini–Ropa, M. Calore, G. Guccini, C. Va- in Ispaan, a c. di M. Pieri, Venezia, Marsilio, 1996, lenti, Modena, Mucchi editore, 1986, pp. 318–377: p. 145. Di tutt’altro tenore le parole di Carlo Goz- p. 335). zi che nel Canto della sposa persiana rifl ette sul pes- 9. Uccise l’apparatore della Compagnia Giuseppe simo insegnamento morale dato da Goldoni: «A tal Spisani al Teatro di Reggio Emilia di cui era diventato scandalo io nel mezzo / virtuosa avea ribrezzo / che il Direttore (Archivio di Stato di Modena, Tavola di godeste quella trama / e che diate buona fama / alle Stato, 13 dicembre 1769). Un documento del 1770, cose disoneste / e lodiate quella peste / della Curcuma citato da Rasi, ricorda però che non venne riconosciu- ruffi ana», cit. C. Gozzi, Saggio di versi faceti, e di prose to colpevole poiché fu provocato e per questo venne nelle opere del Co. Carlo Gozzi, in Opere, vol. VIII, scarcerato (Rasi, cit.). Firenze, Colombani, 1774, p. 235. Il riferimento che Bartoli fa in nota alla scrittura per Landi non trova Flavia Crisanti riscontro. La commedia, al debutto nel 1753, doveva apparire molto più scabrosa, cucita addosso a Pietro Gandini, celebre per i ruoli en travestie e per le battu- LAPY GIUSEPPE Bolognese. Capo Co- te licenziose. Sbaglia dunque anche Antonio Piazza, mico, che ha condotta per molti anni, e che autore de Il teatro ovvero fatti di una veneziana che lo conduce ancora la sua Compagnia con mol- fanno conoscere (Venezia, Bassaglia, 1794, disponibi- to decoro, e con una reputazione degna di le nell’edizione moderna L’attrice, a c. di R. Turchi, lui carattere onesto. Recitò da Dottore non Napoli, Guida, 1984; il riferimento a Curcuma è a solo, nella sua Truppa, che fi orì con grido nel p. 125). Gandini, già presente nella compagnia Imer, Teatro di San Luca intorno al 1752. ma fu

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 287 ancora impegnato dal Dottor Carlo Goldo- ed al proprio nome si reca concetto, ed esti- ni, che per essa scriveva, in alcune parti di mazione. La sua lontananza da Venezia gli è Donne vecchie, e d’uomini caricati, e scioc- costata del rincrescimento, ma pure egli s’è chi, le quali tutte espose con grazia, nè gli ingegnato di riparare alle perdite sue con tut- mancarono degli applausi in quei tempi pel to lo sforzo d’un ingegno assottigliato, ed ha Teatro tanto felici. Passò poi il Lapy l’anno riformata la sua Compagnia con una scelta 1770. con l’intera sua Truppa nell’altro Te- d’abile gioventù, che sulla Brenta, sulla Par- atro detto di Sant’Angelo; e vedendo che le ma, e sul Reno ha saputo procacciarsi degli Commedie del Goldoni incominciavano a applausi, ed apportar utile alle Comiche ri- dargli una scarsa messe, provvidamente pen- colte senza stento, e penuria. Tutto ciò si è sò di far tradurre dalle Lingue oltremontane i voluto dire in aria di apologetico discorso, più bei pezzi Teatrali, ed Impiegovvi la spiri- per contrastare a’ sentimenti troppo ardita- tosa, e stimabile fanciulla Signora Elisabetta mente espressi in suo pregiudizio nel secon- Caminer, la quale con indefessa applicazione do Tomo del Romanzo intitolato il Teatro, un gran numero a lui vantaggio ne tradusse; quando l’Autore di questo, incominciando e trovansi tutte uscite alla luce con replicate dalla pag. 12 prosegue fi no alla 15, a far di impressioni. È il Lapy un uomo, che sa co- quest’uomo un ingiusto, e deplorabile di- noscere quello che pel Teatro può giovare, e spregio. Se poi il Linguaggio Bolognese sia quello che può non far colpo a profi tto de’ disgustoso, noi lascieremo deciderlo al più suoi interessi; e quindi è che talvolta levando piccolo fanciullo, solo ch’egli abbia letto una da alcune Rappresentazioni di non provet- centesima parte di que’ tanti Poemi in Bolo- ti Autori alcuni pezzi, che giudica inutili, o gnese dialetto, composti da celebri Autori, e seccanti, il fa solo non per far un sfregio al ne rimettiamo il giudizio a chi abbia scorso loro merito, ma per accomodare all’uso del il Vocabolista Bolognese del celebre Letterato Teatro que’ parti, che così esposti non reche- Giovanni Antonio Bumaldo, che l’eccellenza rebbero che noja, e fastidio all’animo degli di quella lingua paragona con la più purgata spettatori; nè deve per ciò chiamarsi Sicario de’ migliori Scrittori Latini, e Toscani, ripor- da Originali. Egli stima, onora, e rispetta i tandone esempi, e facendone un giudizioso suoi comici; ma non sa poi pregarli di re- confronto. Ma ella è troppa cattiva cosa lo star seco quando vogliono allontanarsi da scrive per criticare; ed è assai peggio il critica- lui, nè credo che possa per ciò condannar- re stimolato da altri colla lusinga di vilissima si, lasciando in piena libertà ciascheduno di riconpensa. Basti per tanto il fi n quì detto da prendere quelle risoluzioni, che più gli sono noi in difesa della verità, e per disinganno di in miglior grado, ed accette. S’egli ad alcuni quelli, che facilmente prestano orecchio alle giovani porge delle comiche istruzioni, lo fa vane, ed esagerate dicerie d’un Romanziere. con quella sicura pratica ch’egli ha del Me- Vive il Lapy tuttavia in buona prosperità, ed stiere, e non perchè si creda un Roscio, o un ha la consolazione di vedere la sua famiglia Amerino, de’ nostri giorni. La sua economia incamminata ad un auge, per cui anche dopo non deve biasimarsi, nè chiamarsi avarizia, la di lui morte rimarrà al Mondo una degnis- perchè gli avari non fanno prestanze senza sima ricordanza degli onorati meriti suoi. usura, nè stanno in esborso col loro dena- ro, come fece sempre il Lapy per sovvenire a’ bisogni, o per soddisfare a’ capricci de’ suoi LAPY BELLONI LUIGIA. Giovane fi glia di compagni interessati. È il Lapy in somma un Giuseppe Lapy, e fresca Sposa d’Antonio Bel- uomo che fa intendere, ed usare i modi, co’ loni. Educata sotto il buon governo de’ suoi quali al Pubblico si piace, all’onore si serve, genitori, imparò nella scuola dell’urbanità

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 288 – Giovanna Sparacello un tratto aff abile, ed una gentilezza, che one- con valor recitando, mostrossi sempre più stamente sa obbligare alla più pura aff ezione del di lei merito adoratore. Se poi la sposasse chi ha il piacer di conoscerla. Appreso aveva a noi non è palese, avendo le scarse notizie di il ballo, e si fece vedere talvolta sulle Vene- questo Comico tratte da ciò che ne dice per te scene ad esercitarsi graziosamente in esso. incidenza Bernardo de’ Dominici nelle Vite Cresciuta poi in età, diedesi di buon propo- de’ suoi Pittori Napoletani alla pag. 561. del sito a recitare nelle Comiche Rappresenta- Terzo Tomo3. zioni, e sull’esempio di varie brave attrici ha potuto anch’essa riuscire una lodevole Reci- Note tante. Oggi con felici avanzamenti sostiene il 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 12. carattere di prima donna nella compagnia del 2. Per cui si v. ad vocem. padre suo; e nelle cose tenere, nelle aff ettuo- 3. Il comico è citato nella biografi a di Domenico se, e vivaci si porta a meraviglia dimostrando Brandi: «Ma l’amore fu cagione, che traviasse per al- una volontà instancabile, una naturalezza di- cun tempo dal diritto cammino; perciocché andando sposta ad esprimere con verità i suoi concet- egli a sentir rappresentare le Commedie dalli Istrioni ti, ed una grazia allettatrice, che obbliga con nel Teatro de’ Fiorentini, s’invaghì fortemente di una piacere ad ascoltarla. La sua fi gura gentile, la Donna, che dal nome usato nel recitare, era chiamata sua giovinezza trilustre, e la sua fi orita venu- Ortenzia, e molto per questa ebbe a soff rire, perché stà, sono pregi che incantano, e che sul Tea- essendo ella in istima, e la prima della Compagnia, tro le servono a doppiamente esser grata agli e che assai bene rappresentava, bisognava farle regali occhi benchè indiff erenti di chi la mira. Pro- adeguati al suo merito, per avere il favore di visitarla. segua pur ella negl’incominciati suoi studj a Domenico adunque impazzito dell’amor di costei, ac- dimostrarsi mai sempre applicata; faccia che quistò con molto dispendio la sua grazia (com’è solito i meriti suoi spettanti all’arte di rappresenta- di tal gente) e partendo ella da Napoli, egli ancora par- re s’inoltrino maggiormente alla perfezione; tì, e la seguitò a Roma, ad Ancona, e infi no a Venezia: diriga ogni sua mira alle vere fi nezze della sua dove alla perfi ne vedendo che Ortenzia più che lui Professione, e s’accerti che s’oggi vanno per amava Giuseppe Antonio de Laurenziis, galant’Uo- lei risuonando i nomi di brava, e di bella, che mo, che rappresentava assai bene la parte d’Innamo- un giorno uniti a questi anco s’udiranno gli rato, il quale anche aveva seguitato Ortenzia, vinto altri di celebre, d’inimitabile, e di famosa. dall’amor suo, Domenico preso da gelosia e in punto di sdegno, rimproverata la Donna d’ingratitudine, se ne partì, e per la via di Livorno a Napoli fece ritorno», LAURENZIS GIUSEPPE ANTONIO1. cit. da Vite de’ Pittori, scultori ed architetti napoletani. Era questo un Comico bravo, che intorno Non mai date alla luce da Autore alcuno. Scritte da al 1710. rappresentava assai bene la parte da Bernardo de’ Dominici napoletano. In Napoli, Per Innamorato in Napoli nel Teatro de’ Fioren- Francesco, e Cristoforo Ricciardi, 1743, t. III, p. 561. tini. Era questi legato dall’amore, che por- B. De Dominici, Vite de pittori, scultori e architetti tava ad una Comica sua compagna, che dal napoletani, 3 voll., Napoli, Ricciardi, 1742–1743. La nome usato da essa nel recitare chiamavasi ristampa anastatica è stata edita a Bologna da Forni Ortensia2. Le bellezze di costei avendo aff as- nel 1979; un’edizione commentata dei tomi I e II, a c. cinato un Pittore in quella Metropoli come di F. Sricchia Santoro e A. Zezza, è stata pubblicata a si dirà sotto al di lei articolo, fecero, che il Napoli, Paparo edizioni, 2003. Cito inoltre l’edizione Laurenzis da prima ne provasse cordoglio te- a c. di Raff aele Schettini, (So.gra.me, 1980) con pagi- mendo nel Pittore un potente rivale. Ebbe ne scelte e annotate da F. De Filippis. però alla fi ne il contento di veder quello de- luso, e se stesso dalla bella apprezzato; e seco Giovanna Sparacello

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LAUSTI FRANCESCO Lodigiano. È Co- menzione Tommaso Garzoni nella sua Piazza mico, che recita con dello spirito nelle par- Universale2, laddove ragionando de’ Comici ti da Innamorato, e fu nella Compagnia di dice che quella Donna pianse un giorno per Pietro Rossi. La sua maggiore abilità però è Adriano Valerini famoso Commediante. Un quella di saper cantare a gran suffi cienza, e atto sì mesto lasciò in un mare d’aff anni l’af- si è bene spesso esposto nelle Opere Musi- fl ittissimo core di un celebre Poeta, il quale cali insieme con la di lui Moglie, che canta preso dall’amore, che ad essa portava inviolle anch’essa di buona maniera. E l’una, e l’altro quel Sonetto, che comincia: si vanno adattando ora a cantare fra’ Musici, ora a recitare fra’ Comici, in quella guisa che Lidia mia, il dì, che d’Adrian per sorte più a loro torna in acconcio, e che trovano {pag. 291} più vantaggiosa a’ loro proprj proffi tti. Se il Garzoni non ci avesse lasciati colla sola prima quartina senza darci il resto del Sonet- LAVINIO Comico, che faceva la parte to, noi non invano tanto tempo avressimo dell’Innamorato nella Compagnia degli Af- speso in una farragine di Rima di quei tem- fezionati l’anno 1634. Lodasi nella Scena Il- pi. Contentisi per tanto il Lettore del nostro lustrata con queste parole. Lavinio che s’inge- buon desiderio, pensando, che non si può gnava di formarsi un Eco, il quale rispondesse sempre ottenere ciò che si brama, e se per dal Teatro voci di fama al desiderio della sua avventura un tale componimento fosse tut- gloria, udendo il rimbombo delle sue celebrate to intero nelle mani d’alcuno, compiacciasi fatiche. di comunicarcelo, onde almeno soddisfare a quella curiosità, per cui fi nora tante ricerche inutilmente da noi si fecero. LAZZARINI LUIGI. E nella Maschera del Brighella, e nel carattere da Innamorato, e Note nelle parti più gravi di Tiranno, e di Padre si 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. –; Leonel- è sempre distinto con somma bravura questo li, II, p. 19; A. D’Ancona, Origini del teatro italiano: Comico di buon nome. Furono i suoi prin- libri tre con due appendici sulla rappresentazione dram- cipj nella Compagnia di Nicodemo Manni, matica del contado toscano e sul teatro mantovano nel continuò ad esercitarsi in quella di Girolamo sec. 16, Roma, Bardi, 1996 (ripr. Ed. Locher 1891). Brandi, e proseguì a perfezionarsi con l’altra 2. Garzoni, II, p. 1882. Garzoni rende omaggio alla di Pietro Rosa. Acquistatosi un favorevole concittadina, amante di Adriano Valerini. concetto, e con il Pubblico, e con i Comici; fu con Francesco Paganini; ed oggi trovasi Giovanna Sparacello con Nicola Menichelli, facendosi onore, e confermandosi sempre più nella plausibile nominanza di abile Commediante, ingegno- LOCATELLI BASILIO Romano1. Comico, so, ed attento. che fi oriva intorno il 1650. il quale provvide il Teatro d’un’Opera manoscritta intitolata: La Scena divisa in prima, e seconda Parte2. LIDIA da Bagnacavallo, Terra del Ferrarese, Contengono esse un gran numero di Sogget- fu Comica gentile, che discorrendo elegan- ti per Commedie, Tragedie, Opere Eroiche, temente, e con molta grazia sulle Scene si Tragicommedie, e Favole Pastorali da reci- rendeva l’ammirazione del Popolo spettato- tarsi tutte all’improvviso. L’Originale di tutti re1. Fioriva costei nel 1575. e ne fa onorevole questi Drammatici Soggetti era posseduto

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 290 – Giovanna Sparacello in Roma fi no nell’anno 1654. da Vincenzo L’Elisa Alis, Commedia. Buzzi Medico di professione in quella Città3, La Fabbrica, Commedia. come ci assicura Monsignor Leone Allacci Il Falso indovino, Commedia. nel quinto Indice della sua Drammaturgia La Fantasma, Commedia. impressa in Roma l’anno 16664. in forma di La Fantesca, Commedia. dodici; ed è ben cosa vergognosa, che questa, Il Fate voi, Commedia. ed altre infi nite notizie, ed erudizioni, che La Finta Morte, Commedia. trovansi in quella prima edizione Romana, La Finta Pazza, Commedia. sieno poi tutte state ommesse nella nuova La Finta Prigione, Commedia. ristampa Veneta in quarto, quantunque l’ab- Li Finti amici, Commedia. bia l’Editore accresciuta, e continuata fi no al Li Finti Pazzi, Commedia. 17555. Noi però non vogliamo tralasciare di Li Finti Turchi, Commedia. trascrivere qui l’intero alfabetico Catalogo Il Finto Astrologo, Commedia. de’ Soggetti del Locatelli6, credendola cosa Il Finto Marito, Commedia. da non trascurarsi per dar novelle prove della Il Finto Schiavo, Commedia. nostra diligenza; e per servire alla curiosità Il Finto Servo, Commedia. del Lettore porgendogli una notizia, che altri Il Fonte Incantato, Commedia. tralasciò d’inserire in un Libro, che non do- La Forestiera, Commedia. veva giammai esserne privo7. Il Fromento, Commedia. Li Furti, Commedia. L’Abbattimento de’ Zanni, Commedia. La Gelosia, Commedia. L’Acconcia Serva, Commedia. Il Giardino, Commedia. L’Amante ingrato, Commedia. Il Giuoco della Primiera, Commedia. L’Amor Costante, Commedia. La Giostra, Tragicom. L’Arme mutate, Commedia. Il Giusto Principe, Tragedia. L’Astuzia dei Zanni, Commedia. Il Granchio, Commedia. Il Banchetto, Commedia. La Grandezza de’ Zanni, Tragicom. Li Banditi, Commedia. Il Gran Mago, Com. Pastorale. La Battagliola, Opera Turchesca Tragicomica. Il Graziano fallito, Commedia. Le Burle di Filandro, Commedia. Gl’Incanti Amorosi, Commedia. Il Carnovale, Commedia. L’Innimicizia, Commedia. La Cometa, Tragicom. L’Innocenza riconosciuta, Tragicom. La Commedia in Commedia, Com. Gl’Intronati Commedia Li Consigli di Pantaloni, Commedia. La Lite, Commedia. Li Dispetti, Tragicom. La Moglie superba, Commedia. Li Dubbii, Commedia. La Mila, Commedia. Le due Schiave, Commedia. La Nave, Com. Pastorale. Le due Simili, Commedia. Orazio burlato, Commedia. Le due Simili di Plauto, Commedia. , Opera Eroica Le due Sorelle Schiave, Commedia. Rappresentativa. Li due Capitani, Commedia. Il Pantaloncino, Com. Pastorale. Li due Fratelli rivali, Commedia. La Pazzia di Doralice, Tragicom. Li due Fratelli simili, Commedia. La Pazzia di Dorindo, Com. Pastorale. Li due Simili, Commedia. La Pazzia di Filandro, Com. Pastorale. Li due Trappolini, Commedia. Il Pazzo, Commedia. Li due Veneziani, Commedia. I Porci, ovvero Specchio de’ Giovani, Com.

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Il Principe Severo, Tragedia. come attore dilettante e spesso di esibisce nell’am- Il Principe della Villa, Tragicom. biente accademico romano (Desiosi, Infi ammati, Li Prigioni di Plauto, Com. Fantastici, Disuniti, Vogliosi); muore a Roma prima Il Proteo, Com. Pastorale. del 1654, termine ante quem ricavato dai suoi scenari; Li Ritratti, Tragicom. Pastorale. cfr. DBI, vol. 65, 2005, pp. 352–354 (T. Megale). Li Ritratti, Tragicom. Pescatoria. BIBLIOGRAFIA: Notizie di Locatelli si trovano an- La Ruffi ana, Commedia. che in De Boni, p. 573; Sand, I, –; F. De Gli Scambj, Commedia. Simone Brower [o Brouwer], Due scenari inediti La Schiava, Commedia. del sec. XVII, in «Giornale Storico della Letteratura Li Sei Contenti, Commedia. Italiana», vol. XVIII (1891), pp. 277–290 (contiene i Li Sei simili, Commedia. due scenari La Trappolaria e Li duo fratelli rivali); M. La Senese, Commedia. Apollonio, Storia della commedia dell’arte, Roma– La Sepoltura, Commedia. Milano, Augustea, 1930 (ried. fotomeccanica: Firen- Il Serpe fatale, Com. Pastorale. ze, Sansoni, 1982), pp. 219–224; K. M. Lea, Italian Il Servo ritornato, Commedia. Popular Comedy. A Study in the Commedia dell’Arte Il Servo scacciato, Commedia. 1560–1630, with Special Reference to the English Gli Spiriti, Commedia. Stage, Oxford, Clarendon Press, 1934, pp. 133–144; Il Tesoro, Commedia. F. Angelini, voce Locatelli Basilio, in Enc. Spett. VI, Le Teste incantate, Tragicom. 1581–1582; L. Mariti, Commedia ridicolosa. Comici Il Tradito, Commedia. di professione, dilettanti, editoria teatrale nel Seicento. La Tramutazione, Commedia. Storia e testi, Roma, Bulzoni, 1978, pp. CXXVIII La Trappolaria, Commedia. CXXXIII e CXLII–CLV; Taviani–Schino, 394; S. Trappolino invisibile, Commedia. Carandini, Teatro e spettacolo nel Seicento, Roma– La Travestita, Commedia. Bari, Laterza, 1990, p. 151; L. Zorzi, L’attore, la Li Tre Matti, Commedia. commedia, il drammaturgo, Torino, Einaudi, 1990, Li Tre Satiri, Favola Pastorale. pp. 206 e passim; DBI, vol. 65, 2005, pp. 352–354 Li Tre Schiavi, Commedia. (T. Megale). La Turchetta, Commedia. 2. Della scena de sogetti comici di B. L. R. Parte prima, Il Vecchio avaro, ovvero gli Scritti, Com. In Roma, MDCXVIII; e Della scena de sogetti comici e Il Veneno, Tragicom. tragici di B. L. R. Parte seconda, In Roma, MDCXXII Il Zanni Becco, Commedia. (Roma, Biblioteca Casanatense, mss. 1211 e 1212), La Zingara, Commedia8. tuttora inediti, contengono rispettivamente 50 e 53 canovacci; il primo volume è introdotto da una Pro- Note posizione dell’opera, da un Discorso di Basilio Locca- 1. Figlio di Iacopo, tornitore, e di una Altabella, tello Romano per il quale si mostra esser necessario le nasce probabilmente nel 1591, come si desume dalla facetie a la vita humana, et faceto chiamarsi il Comico notizia del battesimo nella chiesa di Santa Maria in (sulla scorta de De sermone di Giovanni Pontano); Vallicella il 24 febbraio; forse avviato dapprima alla nonché da una Tavola di tutti i soggetti; analogamente pittura, cresce nell’entourage dei cardinali Barberini il secondo contiene una Proposizione dell’opera (non (come attesta la dedica al cardinale Francesco Bar- scritta), un simmetrico Discorso di Basilio Loccatello berini dell’opera postuma del fratello, Breviarium Romano per il quale si mostra il comico essere l’Acca- sive Compendiaria lucubratio, cui contribuisce); nel demico Virtuoso, le representationi et Commedie del 1632, alla morte del fratello Cesare, ne eredita la quale si possono ascoltare et permettere et non quelle fortuna. Che abbia o no fatto parte dell’Accademia dell’Histrione infame; un avviso di B. L. R. a chi legge degli Umoristi (o piuttosto degli Intrigati, la stessa di e ancora, distinte, una Tavola delli sogetti comici e una Virgilio Verucci), è comunque accertato che si forma Tavola delli soggetti tragici. La raccolta viene riscoperta

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 292 – Giovanna Sparacello alla fi ne dell’Ottocento dal giornalista Antonio Va- l’improvvisazione teatrale» (Ivi, p. XXXV), ponendo leri [Carletta] (Gli scenari inediti di Basilio Locatelli, l’accento sul suo carattere «enciclopedico» piuttosto «Nuova Rassegna», a. 2, 1894, n. 28, pp. 441–456, e che sui modi di questa rielaborazione dilettantesca n. 29, pp. 523–547; con lo scenario L’acconcia serva) del teatro professionale. e pochi anni dopo si pubblica un altro scenario isola- 3. Di Vincenzo Buzzi si sa, sempre da Allacci (v. nota to, Il vecchio avaro overo Li scritti (R. Bonfanti, Uno seguente) che fu accademico degli Umoristi: fonda- scenario di Basilio Locatelli, Noto, Tip. di Fr. Zammit, ta nel 1603 da Paolo Mancini, con l’appoggio del 1901); ma bisogna arrivare all’opera di Ferruccio Ma- prelato padovano Antonio Querenghi e di Gaspare rotti e Giovanna Romei per una prima pubblicazione Salviano, protetta dal cardinale Francesco Barberini, dei due discorsi introduttivi (Marotti–Romei, I, l’Accademia diventa ben presto una prestigiosa isti- pp. 697–703 e 704–708) e fi nalmente oggi all’ope- tuzione di cui sono “principi” fra gli altri Guarini, ra di A. M. Testaverde, “Della scena de sogetti co- Tassoni e Marino. mici” di Basilio Loccatello romano (1618–1622): tra 4. L. Allacci, Drammaturgia di Leone Allacci, di- drammaturgia dei dilettanti e dei professionisti, tesi di visa in sette indici, In Roma, Per il Mascardi, 1666 dottorato, Firenze, 1996–97; ma soprattutto I ca- (rist. anast. Torino, Bottega d’Erasmo, 1966), novacci della commedia dell’arte, a c. di A. M. Testa- pp. 565–573. verde, trascrizione dei testi e note di A. Evangelista, 5. Drammaturgia di Lione Allacci, accresciuta e conti- prefazione di R. De Simone, Torino, Einaudi, 2007, nuata fi no all’anno MDCCLV, In Venetia, Presso G. pp. 177–415, per una più consistente pubblicazio- Pasquali, 1755 (rist. anast. Torino, Bottega d’Erasmo, ne di scenari: La innocenzia rivenuta, Li dispetti, La 1961). pazzia di Doralice, La grandezza di Zanni, Il Zanni 6. Per l’ordine eff ettivo dei canovacci, cfr. Pandolfi, becco, Trappolino invisibile, Li spiriti, Orazio burlato, vol. V, pp. 223–252), che oltre all’elenco dà anche un Li duo simili di Plauto, Il fi nto schiavo, Il fi nto marito, breve sunto. Cfr. anche A. M. Testaverde, I canovac- Li consigli di Pantalone, La commedia in commedia, ci…, cit., pp. 177–179. La gelosia, Orlando furioso, La pazzia di Dorindo, La 7. In genere, per l’evoluzione del repertorio di Al- Trappolaria, Il gran mago, Il Graziano fallito, Li furti, lacci, cfr. S. Zanandrea, La Drammaturgia di Leo- La cometa, Li ritratti. La raccolta, per la sua esten- ne Allacci dall’edizione romana (1666) alla veneziana sione, seconda solo alla raccolta Casamarciana; per (1755). Gli interventi di Apostolo Zeno, Carlo Lodoli e la galleria di tipi che comprende (creazioni di attori Giovanni Cendoni, in «Quaderni Veneti», 13, 1991. famosi dei Gelosi, degli Accesi, degli Uniti e dei Con- 8. Di Locatelli si conosce ancora una commedia di fi denti; ma anche di comici non ancora conosciuti, maschere (Coviello, Truff aldino, Pulcinella), uscita come il Capitan Cardone di Valentino Cortesei, atti- postuma: Li sei ritrouati comedia noua, e ridicolosa. Di vo fra il 1570 e il 1598); per la vicinanza temporale Basilio Locatelli. Dedicata al molto illustre signor Ca- e tematica con la professionale raccolta Corsiniana, taldo Belloni, In Roma, nella stamparia di Francesco con la quale sembra quasi competere; per i numerosi Tizzoni; secondo alcuni di poco successiva alla morte prestiti dalla produzione teatrale estesa cinquecente- (ca. 1656; cfr. K. M. Lea, cit., p. 93), secondo altri sca, fra gli altri da Della Porta, Groto, Ariosto, Dovizi più tarda (tra il 1673 e il 1681; cfr. A. M. Testaver- da Bibbiena (v. T. Megale, Locatelli…, cit., p. 353); de, “Della scena…, cit., p. 44). e, non ultimo, per la stessa dichiarazione di Locatel- li di aver «rivestito» dei precedenti testi «privi d’ogni Roberto Cuppone ornamento e decoro» al fi ne di farli «civilmente […] comparire in scena senza vergognarsi» (B. Locatel- li, Della scena de’ sogetti, cit., vol. I, c. 11r), fa sì che LODOVICO DA BOLOGNA. Rinomato oggi si consideri questa raccolta come «il più ampio Dottore della Compagnia de’ Comici Ge- repertorio compilato da un accademico per raccoglie- losi, che sotto il nome di Dottor Graziano re l’universo teatrale italiano del tempo, riscritto per acquistossi una fama ben grande a’ tempi

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 293 suoi. Egli fi oriva circa il 1570.,1 ed è per LOMBARDI BERNARDINO Comico di coincidenza mentovato, e lodato da Tom- merito, unito all’onorata Compagnia de’ maso Garzoni nella sua Piazza Universale al Comici Confi denti, che con molto credito Cap. 104.2 e così pure da Francesco Andreini girava l’Italia, e la Francia intorno al 15751. nelle Bravure del Capitano Spavento al Ragio- Era il Lombardi un Uomo studioso, e pub- namento decimo quarto3. blicò in Ferrara colle stampe di Vittorio Bal- dini l’anno 1583. una sua Commedia scritta Note in prosa intitolata l’Alchimista, e dedicolla 1. Ludovico de’ Bianchi, detto da Bologna. Sulla al Molto Illustre Signor Giulio Pallavicino2. base dei documenti epistolari, sono state formulate Fu poi ristampata in Venezia per gli Eredi varie ipotesi sulla permanenza di Lodovico de’ Bian- di Marchio Sessa nel 1586., e un’altra volta chi tra i Gelosi. D’Ancona ritiene che fosse tra i Ge- per Lucio Spineda nel 1602. Essa è scritta losi a Firenze nel 1578. La lettera scritta dal comico al con eleganza, con molta grazia, e v’è la parte principe di Mantova Vincenzo Gonzaga da Bologna del Graziano in dialetto Bolognese. Questa il 16 dicembre 1585 fi ssa una data sicura e attesta Commedia è molto stimata, e si cita nel Ca- inoltre la presenza dei Gelosi a Bologna sullo scorcio talogo d’Autori singolari unito all’Eloquenza del 1585 e l’inizio del 1586. Il nome del comico non Italiana di Monsignor Giusto Fontanini3. compare nell’elenco della compagnia dal 1590. Fu Daremo un saggio dello stile di Bernardino autore delle Cento e Quindici Conclusioni in Ottava Lombardi nel seguente Sonetto, che trovasi Rima del Plusquamperfetto Dottor Graziano Partesana in fi ne dell’accennata sua Commedia. da Francolin Comico Geloso, ora in Marotti–Ro- mei, pp. 125–134, in Pandolfi, II, pp. 11–19, e in Al Molto Illustre. Giulio Pallavicino, La commedia dell’arte, cit. infra, pp. 747–842. BI- Bernardino Lombardi. BLIOGRAFIA: A. Bartoli, pp. CXXII–CXXXIII; Rasi, I, pp. 404–414; Enc. Spett., IV, col. 286; S. Se all’Opre tue risguardo, a cui m’inchino, Ughi, Di Ludovico de’ Bianchi e dei Comici Gelosi, {pag. 296} «Biblioteca teatrale», 10/11, 1974, pp. 184–188; Marotti–Romei, pp. 125–127; Archivio Herla, Note Ludovico Bianchi; La commedia dell’arte, scelta e in- 1. Ignote la data e il luogo di nascita del comico, che troduzione di C. Molinari. Apparati di R. Gaudenti, in un documento autografo del 1590 si fi rma «Bernar- Roma, Istituto Poligrafi co e Zecca dello Stato, 1999, dino Lombardi bolognese». Ughi lo dice originario di pp. 925–927. Ferrara. Era membro della compagnia degli Uniti nel 2. Si tratta del discorso De’ formatori di spettacoli in 1583; da una richiesta per recitare a Genova fi rmata dal genere, e de’ ceretani, o ciurmatori di massime. Il nome Lombardi a nome di tutti i comici si presume che fosse del de’ Bianchi non compare. Probabilmente Bartoli capocomico. Nella compagnia dei Confi denti entrò in si riferisce alla seguente frase: «smattando come un contatto don Fabrizio de Fornaris, Tristano Martinelli asino Burattino col suo Gratiano». Graziano è citato, e Vittoria Piissimi. Con questa compagnia si recò in ma mai col nome di Ludovico de’ Bianchi, anche nel Francia nel 1584–85. Le ultime notizie certe risalgono discorso De’ comici e tragedi così auttori come recitatori, all’ottobre del 1590, quando il suo nome compare in cioè de gli istrioni. una lista di comici che chiedono di recitare a Milano. 3. F. Andreini, Le bravure del Capitano Spavento di- BIBLIOGRAFIA: Quadrio, V, p. 89; Rasi, III, pp. 36– vise in molti Ragionamenti in forma di dialogo, Vene- 39; G. Baruffaldi jr., Notizie itoriche delle accademie zia, G. Somasco, 1607, in edizione moderna a c. di R. letterarie ferraresi, Ferrara 1788, pp. 21 e sgg; L. Ughi, Tessari, Pisa, Giardini editori e stampatori, 1987. Dizionario storico degli uomini illustri ferraresi, II, 1804, p. 285; A. Bartoli, p. CXXIII; Leonelli, II, pp. 25–26; Giovanna Sparacello DBI, vol. 65, 2005, pp. 477–478 (T. Megale).

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2. Certa l’attribuzione di questa commedia al Lom- d’audacia, e di coraggio, intraprese l’esercizio bardi. Secondo Baruff aldi, Lombardi fu membro dell’arte Teatrale, recitando nel carattere da dell’Accademia dei Rinnovati, per la quale scrisse i Innamorato. Stabilitosi con qualche credito Discorsi recitati nell’Accademia de’ Rinovati di Ferrara a in essa Truppa, non curando i voti del pro- favore della lingua, Ferrara, B. Mamarello, 1583. Ughi prio instituto prese Moglie in Bologna, e si riporta che il Lombardi partecipava alle riunioni de- sposò nella Chiesa Parrocchiale detta Santa gli accademici a casa di Guarini sotto lo pseudonimo Maria della Mascarella. Visse molti anni con di Accademico Acuto Rinovato. Egli segnala inoltre la Moglie, ma non ebbe mai fi gli; ed essa la pubblicazione da parte del comico della Gismonda gli morì in Venezia l’anno 1768. Passò nel- di Torquato Tasso, Paris, 1587. Zeno fece poi notare la Compagnia di Vincenzo Bazzigotti, che come si trattasse in realtà di una tragedia del conte di portandosi a Siena ivi tentò il Lombardi di Camerano Federico Asinari, ripubblicata col titolo di maritarsi nuovamente, ma la giovane, di cui Tancredi nel 1588 da Gherardo Borgogni (Bergamo, egli era innamorato, che Caterina avea nome, Ventura, 1588). Nel 1579 esce, con i tipi del Baldini, non volle acconsentire alle sue brame; e diede la pastorale Fillide, che venne attribuita a Lombardi la mano di sposa ad Antonio Fiorilli, del qua- sotto il nome di Accademico Acceso Rinovato. La se- le abbiamo al proprio luogo ragionato. Se- conda edizione della pastorale, del 1584, rivela infatti guendo la Compagnia del Bazzigotti, trovossi che il suo autore era Camillo della Valle. Per il proble- in Ferrara per il Carnevale dell’anno 1770. ma delle attribuzioni cfr. Megale, cit. In essa Città casualmente fu riconosciuto per 3. Della eloquenza italiana, ragionamento di Giusto quello che era; ed egli pure accortosi d’essere Fontanini steso in una lettera all’Illustrissimo Marchese stato scoperto, terminate le recite di quella Giangiuseppe Orsi. Aggiuntovi un Catalogo delle opere stagione, corse a palesare il suo stato infelice più eccellenti, che intorno alle principali arti, e facoltà al Nobil Uomo Sua Eccellenza Signor Mar- sono state scritte in lingua italiana, In Roma, per Fran- chese Camillo Bevilacqua, il quale procurata- cesco Gonzaga, 1706, poi riedito con l’aggiunta della gli la protezione del Eminentissimo Cardinal Biblioteca Ecclesiastica di P. Mabillon, e gli scrittori più Crescenzi Legato di Ferrara, fu da questi con insigni della storia d’Italia, a Cesena, per Giuseppe raccomandazioni inviato a Roma a’ piedi del Gherari, nel 1724. Sommo Pontefi ce Clemente XIV. allora re- gnante. Confessate le sue colpe; ed ottenuto- Giovanna Sparacello ne il perdono, sua Santità degnossi d’ordinare al Generale de’ Cappuccini che fosse il Lom- bardi nuovamente accettato nella Religione, LOMBARDI FRANCESCO nativo d’Ales- rimessegli le sue colpe, e risparmiatogli anche sandria della Paglia. Toccò quest’Uomo gli il più tenue castigo. Quali progressi facesse estremi del vizio, e poscia quelli della virtù. egli poi nella sua nuova carriera di vita, potrà Avendo commesso un omicidio nella sua Pa- saperlo il Leggitore da una Lettera scritta da tria, involossi ai rigori della Giustizia in altro lui medesimo al Signor Antonio Facchini di stato fuggendo; ed entrando nella Serafi ca Ferrara, della quale avendone avuta una Co- Religione di San Francesco sotto la regola dei pia, pontualmente qui da noi si riporta. Reverendi Padri Cappuccini, di quella ne vestì l’abito. Stanco d’una vita penitente, ed auste- Sia Lodato Gesù Cristo. ra, spogliatosi il religioso sajo, e recisa la bar- ba, fuggì dal Convento, e vestitosi da secolare Signor Antonio Carissimo. in Paese dove non era conosciuto, andò per qualche tempo vagando. Unitosi poi alla Co- Li 2 Febbraro 1771. Roma Terni per Rieti. mica Compagnia di Nicola Petrioli, munito {pagg. 298–299}

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Terminato Fra Gian Fedele i suoi studj, si Note mise con molto zelo ad aff aticare nel pio, e 1. Così anche il Goldoni nella prefazione al tomo fruttuoso esercizio di Missionario Aposto- XIV dell’edizione Pasquali, in Goldoni, I, p. 731: «il lico. Scorse tutta la Provincia della Marca bravo, ed eccellente Dottore Rodrigo Lombardi Bolo- Anconitana, predicando, con gran profi tto gnese, egregio Comico e degnissimo galantuomo». dell’anime, ed in Bologna fece il Quaresima- Lombardi aveva sostituito l’Amoroso Monti nella le dell’anno 1777. nella mentovata Chiesa compagnia Imer. della Mascarella. Aveva una viva brama di 2. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 39; Leonelli, II, passare fra le barbare Nazioni a sostenere il pp. 27–28; Enc. Spett., VI, col. 1606. Prima di entra- Martirio per la fede di Cristo, ma non gli re nella compagnia Sacchi, Lombardi aveva lavorato venne fatto di riuscire nel suo buon deside- fi no al 1742 in quella di Imer, peraltro insieme a Ca- rio; poiché il Signore Iddio chiamollo agli sali nell’Aristide, in cui interpretò Cireno, capitano di eterni riposi predicando nella Romagna l’an- Xerse (secondo gli anagrammi); cantò anche nell’in- no 1778. e lasciò di se stesso un odore di termezzo del Don Giovanni Tenorio o sia Il dissoluto, Santità, ed a’ Comici libertini uno specchio Monsieur Petiton. di vera, e salutar penitenza. 3. Sia Rasi che Colomberti riportano la notizia che Benedetto, fi glio di Rodrigo, si dedicò ai balli grotte- schi e che in seguito militò nella compagnia Sacchi, LOMBARDI RODRIGO Bolognese. Bra- (Rasi lo defi nisce primo ballerino) anche durante il vo, ed eccellente Comico1, che travagliò con viaggio a Lisbona dove, su richiesta di quella regia grande intelligenza nella Maschera del Dot- corte, risiedette per undici anni «con onorevole sti- tore. Acquistossi una riputazione assai favo- pendio» (A. Colomberti, Notizie storiche de più di- revole nella Comica Compagnia d’Antonio stinti comici e comiche che illustrarono le scene italiane Sacco2, recitando con una vivacità, che pari dal 1780 al 1880, manoscritto presso la Biblioteca del non vedesi in altro Dottor Teatrale. Era gra- Burcardo, coll. Ms. 3/15/3/19, c. 162r, ora edito in A. zioso, facondo, e lo studio delle lettere fatto Colomberti, Dizionario biografi co degli attori italiani, in sua Patria gli giovava a ben inserire nelle a c. di A. Bentoglio, Roma, Bulzoni, 2009.). Tornato di lui Scene de’ sentenziosi assiomi in lin- in Italia si dedicò alla maschera di Arlecchino e morì a gua latina, che lo palesavano per un uomo Torino nel carnevale del 1795; anche i suoi fi gli, Gio- d’ingegno elevato, ed arguto. Compose lo vanni e Federico, intrapresero la carriera comica. scheletro di due Commedie all’improvviso, 4. Rosa Lombardi Arena, fi glia di Rodrigo Lombardi ch’egli eccellentemente sosteneva, una in- e di Adriana Sacchi, che sposò Francesco Arena, fi - titolata: Il Dottore Giudice, e Padre; e l’al- gliastro di Cesare Darbes, e che morì in giovane età, tra: Chi trova un Amico trova un Tesoro, o non si deve confondere con l’omonima Rosa Lom- sia Il Dottore Avvocato de’ Poveri. Sposò una bardi Arena, fi glia di Benedetto Lombardi e sorella di sorella d’Antonio Sacco per nome Adria- Giovanni e Federico, perciò nipote di Rodrigo, che na, di cui favelleremo sotto l’articolo Sacco nata a Venezia nel 1741, cominciò presto a distin- Zanoni. Rodrigo Lombardi ebbe più fi gli, guersi nell’arte comica per bellezza e intelligenza. Con niuno de’ quali incamminò per la Comica i suoi genitori lavorò nella compagnia Sacchi, anche Professione3; fuorché una femmina chiama- a Lisbona. Tornata a Venezia dopo il terremoto, ebbe ta Rosa4. Passando egli a Parma per recitar- il ruolo di prima attrice e sposò Giuseppe Arena, in- vi co’ suoi Parenti l’Estate dell’anno 1749. ventore delle macchine teatrali per le fi abe di Gozzi. smontato all’Osteria della Croce Bianca, fu Morì giovane, nel 1765, e poco dopo si spense anche sorpreso da fi ero malore, per il quale dovè il marito. Rosa appare nell’inedita pièce metateatrale lasciarvi la vita in mezzo al corso d’una gozziana Le convulsioni (cfr. P. Vescovo, Il repertorio fresca virilità. e la «morte dei sorzi». La compagnia di Antonio Sacchi

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 296 – Giovanna Sparacello alla prova, in Carlo Gozzi entre dramaturgie de l’auteur Comiche Compagnie di recitare previamen- et dramaturgie de l’acteur: un carrefour artistique euro- te alla Rappresentazione un Prologo espresso péen, atti del Convegno di studi, Università Paris– da un sol Personaggio, che poteva essere al- Sorbonne, 23–25 novembre 2006, a c. di A. Fabiano, lusivo a qualsivoglia cosa fosse in piacere di «Problemi di critica goldoniana», numero speciale, colui, che recitarlo dovea. Giovanni Donato XIII, 2007, pp. 141–153). Da riferimenti interni al Lombardo, per servigio delle Truppe, che pel testo possiamo supporre che la giovane, almeno fi no Regno scorrevano a rappresentar le Comme- alla presunta data dell’opera (1763–1764), non avesse die, compose un intero libro di questi Pro- mai recitato in qualità di Prima Attrice: ella, infatti, loghi quasi tutti in prosa, ma preceduti da si dimostra molto emozionata e trepidante per la un Verso aggiustato alla maniera, o tolto dal rappresentazione. Inoltre, il personaggio di Adriana Petrarca, o da altri, o pure inventato da lui (Adriana Sacchi) si complimenta con la fi glia perché medesimo. Ne scrisse fi no al numero di ses- è riuscita ad ottenere la parte delle Prima Donna, ri- santatre, e li pubblicò colle stampe pure in ferendosi proprio all’Orfana riconosciuta, e più avanti, Messina nella stessa forma d’ottavo, come infatti, Rosa ammette di essere soddisfatta di avere fi - fece la di lui Commedia. Furono questi pro- nalmente una parte importante («Chiara: Se ti savessi, loghi molto graditi, e recitati in Teatro, e letti Rosa, che gusto che ho che ti facci quella parte stas- soltanto; onde si videro ristampati due volte sera, sento proprio che vegno tanto fata. / Rosa: Sento in Venezia, così per Pietro Dusinelli, l’anno la to ose, ma no vedo el to cuor. Basta, stassera intanto 1612. e per Iseppo Imberti, nel 16283. Sono farò l’orfana. È tanto tempo che desidero una bona essi assai dilettevoli, avendo inserite molte parte, l’è pur vegnuda», Biblioteca Nazionale Marcia- antiche curiosità appartenenti alla Favola, ed na di Venezia, Fondo Gozzi, 9.4, Le convulsioni o sia Il all’Istoria, e narrando i nomi di molti celebri contratempo. Introduzione a due farse, c. 6r). uomini, che di distinsero per fama ne’ fatti di guerra, ed in altri maneggi politici, e civili. Giulietta Bazoli Il Lombardo fu anche Poeta, e scrisse in versi sciolti due di essi prologhi, e noi vogliamo riportar quì per saggio del di lui stile il LVIII. LOMBARDI STEFANO da Nizza di Pro- che tratta della Primavera, e che servirà a dare venza. È Comico fornito di qualche merito, un’idea al Lettore facendo altresì nascere in che recitò da Innamorato nella Compagnia lui qualche stima per questo Comico, che fu di Nicodemo Manni; e che poi passò a Na- a’ tempi suoi, e rinomato, e famoso. poli insieme coll’Anna sua Moglie, che s’im- piega nel carattere della Serva con buona Lieta, e ridente agli Mortai mi scuopro. riuscita. Oggi trovansi tutti due in Palermo facendosi conoscere per soggetti non inutili Quand’il Pianeta, che comparte l’ore alla Comica loro Professione. {pag. 304}

Note LOMBARDO GIOVANNI DONATO1 1. È uno dei comici Uniti che fi rmano al supplica del nativo di Bitonto, Città del Regno di Napoli. 3 aprile 1584 inviata da Ferrara la Principe di Manto- Fu questi certamente un Comico molto stu- va affi nché fosse loro accordata la possibilità di recitare dioso, il quale fi oriva intorno al 1570. Scrisse nella suddetta città. BIBLIOGRAFIA: Quadrio, V, una Commedia in prosa intitolata: Il Fortu- pp. 92, 157; Rasi, III, pp. 44–46; Leonelli, II, p. 28. nato Amante, e la diede alla luce in Messina 2. G. D. Lombardo, Il fortunato amante, saggio in- colle stampe di Fausto Buff alini l’anno 1589. troduttivo di G. Attolini, testo e note a c. di V. Mi- in forma di ottavo2. Accostumavano allora le nervini, Bari, Laterza, 1979.

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3. Come documenta Marotti–Romei, oltre alle due un Comico pratico, e ne’ suoi doveri precisa- edizioni indicate da Bartoli, il Novo Prato di Prolo- mente immancabile2. ghi venne pubblicato a Venezia da A. Pellegrini nel 1606 e da A. Baba nel 1618; inoltre, a Vicenza, dagli Note eredi di Perin Libraro, 1602. Il Prologo Decimo (della 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 45–46; Giardi, Comedia), 1618, è compreso in Marotti–Romei, pp. 138, 232. Lucchesi fi gura nella compagnia di Pie- pp. 712–713, già in Pandolfi, II, pp. 244–245. tro Colombini anche per la stagione napoletana del 1774 al Teatro dei Fiorentini. Cfr. B. Croce, I teatri Giovanna Sparacello di Napoli, Milano, Adelphi, 1992, p. 293 (1° ed. Na- poli, Luigi Pierro, 1891, II, p. 444). 2. L’attore lavorò nella compagnia Belloni–Perelli, in LUCCHESI DOMENICO Romano. Ebbe cui comparve nella Dalmatina come Primo Amoro- i suoi principj sui Teatri della sua Patria re- so a soggetto nel 1788 al Teatro San Luca («Gazzet- citando nel carattere dell’Innamorato. L’an- ta Urbana Veneta», sabato 4 ottobre 1788, p. 640). no 1768. si trasferì in Lombardia, e trovò Con la compagnia Perelli si esibì a Trieste nell’estate impiego nella Compagnia vagante di Pie- 1790 insieme a Petronio Zanarini, che interpretava tro Colombini1. Si distinse a primo aspetto la parte del Padre; nel 1797 fi gura nell’elenco della questo Comico nelle Commedie all’improv- compagnia del Teatro San Luca «pei caratteri» in cop- viso, e nell’anno seguente fu chiamato in pia con Carlo Paladini, e ancora con Zanarini (Esopo, altra Truppa di miglior concetto diretta da in Almanacco per l’anno MDCCXCVII, Venezia, Tip. Vincenzo Bugani. Vi stette più anni, e sot- Pepoliana, pp. 156–157). Negli anni comici 1797– to gl’insegnamenti della Giustina Cavalieri 1798 e 1798–1799 fu scritturato dalla compagnia di acquistò delle perfezioni, e fu riputato per Antonio Goldoni (Giornale dei teatri di Venezia, in uomo di molta abilità nelle cose dell’Arte. Il teatro moderno applaudito ossia raccolta di tragedie, Girolamo Medebach lo volle in Venezia nel commedie, drammi e farse che godono presentemen- Teatro a San Giovanni Grisostomo l’anno te del più alto favore sui pubblici teatri, così italiani, 1774. Stette seco sei anni; e mancando Lu- come stranieri corredata da Notizie storico–critiche e del igi Benedetti alla Truppa d’Antonio Sacco, Giornale dei Teatri di Venezia, Venezia, Salvioli, 1798, fu da questo Capo Comico in di lui vece t. XXII, p. 13 e 1799, t. XXXII, p. 8) che però lasciò stabilito il Lucchesi. Ivi dunque fa esso va- l’anno seguente per ritornare in quella di Perelli; e in- lere la sua prontezza di spirito in tutte quel- fatti per l’autunno 1798 e per il carnevale 1799 risulta le Commedie che da’ Comici si chiamano impegnato al Teatro San Luca (Il teatro moderno ap- all’improvviso, e recita ancora nelle cose stu- plaudito, cit., t. XXXII, 1799, p. 8). diate con attenzione indefessa, e con un vivo desiderio di farsi conoscere sempre più per Giulietta Bazoli

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Francesco Bartoli – 299 M

MACCHERONI (de’) FLORINDO Na- Mémoires, I, IV–VI, in Goldoni, I, pp. 22–30. Gol- politano1. Primo Innamorato di gran nome doni rivedrà più tardi Florindo a Feltre, nella compa- nella sua Patria, il quale fi oriva circa l’anno gnia di Carlo Veronese: «je vis, avec plaisir, ce Florinde 1720. Era un Comico, che unir sapeva alla des Macaroni, que j’avois vu à Rimini, et qui, ayant prontezza delle parole l’argutezza de’ sali; e vieilli, ne jouoit plus que les Rois dans la Tragédie, et giocava meravigliosamente delle Scene insie- les pères nobles dans la Comédie», Mémoires, I, XX, me col Pulcinella. Aveva egli una veemente in Goldoni, I, p. 93. Secondo Jonard (Mémoires de passione pe’ Maccheroni; e però Florindo de’ M. Goldoni pour servir à l’histoire de sa vie et à celle de Maccheroni fu comunemente appellato, e si son théâtre. Introduction et notes par N. Jonard, Pa- venne quindi a perdere la memoria del suo ris, Aubier, 1992, p. 610) il suo vero nome era Paolo vero nome. In alcune Commedie ridicole, e Antonio Foresi. dove la mensa avea luogo, voleva che fossero 2. Nei Mémoires (I, VI, in Goldoni, I, p. 30) Goldo- apparecchiati i maccheroni, che venivano da ni ricorda l’attore nei panni di Don Juan. lui divorati, non che mangiati. Nella Tragi- commedia del Gran Convitato di Pietra2 por- Giovanna Sparacello tavali ben conditi nelle saccoccie dell’abito, e mangiavali senza soggezione alcuna in mezzo alla Scena. Di tutto ciò il Comico Agostino MAGNI CARLO1 Milanese. Comico stu- Fiorilli ci ha con sicurezza dato indizio, e noi dioso, che nella Compagnia di Francesco sulla di lui asserzione abbiamo di questo ca- Berti2, e poscia nella stessa passata sotto il priccioso Commediante questa breve notizia nome, e la direzione di Pietro Rossi3, fece qui riportata. per molto tempo un’ottima comparsa nella parte di primo Innamorato. Recitava sotto il Note nome di Odoardo egregiamente all’improv- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, II, pp. 932–934; Enc. viso, e così pure nelle cose studiate facevasi Spett., V, col. 459 (Florindo). Il ricordo goldoniano onore. Fu il primo, che rappresentasse la di Florindo de’ Maccheroni è legato ad un episodio parte del Profeta Daniele nella Tragedia in- giovanile. Nei Mémoires egli racconta di essere fuggito titolata: I1 Baldassare4, scritta dal P. Letto- da Rimini, dove studiava fi losofi a presso Padre Can- re Francesco Ringhieri5; e vi sostenne quel dini, per ritrovare la madre a Chioggia. Era il 1720 Personaggio con una verità così grande, che e Goldoni viaggiava con la compagnia di Florindo pareva propriamente invaso dello spirito de’ Maccheroni, capocomico e Primo Amoroso. Cfr. profetico. L’anno 1762. ad insinuazione

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 300 – Giovanna Sparacello di Giovanni Battista. Manzoni6 passò nella e attrici che militarono in compagnia Rossi in periodi Truppa di Onofrio Paganini7; ma dopo un diversi si trova in: A. Bartoli, pp. CLI–CLII. Bartoli anno tornò ben tosto in quella del Rossi, fu al 1767 circa al 1772 nella compagnia di Rossi (per dove con assoluta disposizione recitò sem- tornarvi successivamente), quindi non ebbe modo di pre la parte principale in quasi tutte le rap- recitare direttamente con Magni, che nell’estate 1765 presentazioni8. Chi lo vide9 sostenere nella lasciò la professione comica (cfr. infra). Favola del Corvo10, il personaggio di quel 4. Ripubblicato come titolo di apertura della rac- Principe, che si trasforma in una Statua11, colta di tragedie, uscita postuma a Venezia in otto asserì con costanza non potersi quella Tea- volumi presso Zatta, Il Baldassarre fu pubblicato per trale illusione meglio al vivo dimostrare di la prima volta a Mantova nel 1754. Diffi cile stabilire quello, ch’egli faceva. In somma fu Carlo la data della prima rappresentazione, cui ebbe parte Magni un valoroso Comico, sebbene fu tac- Magni. ciato di qualche freddezza nel recitare; ma 5. Per il monaco olivetano Francesco Ringhieri questa aveva origine dalla cronica infermità, (Imola, 1721–1787), autore di tragedie e di azioni che nel collo affl iggevalo, chiamata da’ Fisi- di argomento sacro, cfr. Enc. Spett., VIII, coll. 1000– ci Aneurisma. Cresciuta questa, e dilatata a 1001. troppo incomodo segno, ridusse il Magni 6. Su Giovanni Battista Manzoni, Arlecchino nella ad alienarsi dalla Comica Compagnia, e ri- compagnia di Rossi (e dunque assai probabilmente tirarsi in Milano sua Patria. Egli dunque vi anche in quella di Paganini), v. la relativa voce di Bar- si portò nell’Estate del 1765. e sopravvis- toli. È citato anche nella compagnia del Teatro San se a’ suoi malori fi no al principio dell’anno Luca (A. Bartoli, p. CLIII). 1768. nel qual tempo passò Cristianamente 7. Secondo quanto aff erma Bartoli nella voce dedica- all’altra vita. Scrisse qualche cosa in Poe- ta a Onofrio Paganini, in questa compagnia Magni fu sia, ed è suo il Brindisi da lui recitato in Secondo Innamorato. Brescia nel Convitato di Pietra12, e che qui 8. Per il repertorio completo e commentato, pre- trascriviamo per un semplice saggio del di sentato dalla compagnia al Teatro S. Pietro di Trieste lui stile. l’estate 1776 (quindi posteriore rispetto alla presenza di Magni), si veda C. L. Curiel, Il Teatro S. Pietro Chetati, una Cittade chiara per tanti Eroi di Trieste: 1690–1801, Milano, Archeotipografi ca, {pag. 5} 1937, pp. 409–418. 9. Bartoli lo vide personalmente (nell’autunno Note 1763), come ricorda nella voce a se stesso dedicata: 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 54 (ripetizione «[…] e scrissi dopo alcuni anni in metro sciolto una della notizia di Bartoli, priva però della trascrizione Tragicommedia detta la Favola del Corvo; che vidi dei versi dedicati a Brescia, da Rasi giudicati «bruttini rappresentare con altro originale dalla truppa d’Ono- anzi che no»); Leonelli, II, p.  (rielabora le notizie frio Paganini […]». di Bartoli e Rasi, introducendo sviste ed errori). Si 10. La prima rappresentazione del Corvo in Venezia noti che Enc. Spett. non gli dedica alcuna voce. (Teatro San Samuele), dopo un collaudo estivo a Mi- 2. Su questo capocomico vicentino, morto nel 1756, lano, avvenne il 24 ottobre 1761, a opera della com- v. la relativa voce di Bartoli. pagnia di Sacchi. 3. Rossi (sul quale, cfr. la biografi a scritta dal Bartoli) 11. La trasformazione del principe Jennaro in mar- subentra nella conduzione della compagnia nel 1756, mo è al termine del IV atto. in seguito alla morte di Berti. La compagnia fu per 12. Diffi cile qui stabilire di quale delle molte versioni molti carnevali di seguito (almeno dal 1756 fi no al del Convitato di pietra si trattasse. 1768) all’Obizzi di Padova. Un elenco (probabilmen- te compilato a partire dalle Notizie istoriche) di attori Livia Cavaglieri

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MAJANI FRANCESCO Bolognese. Eser- MAJANI GIUSEPPE Figliuolo di France- citò in sua gioventù l’arte del Sartore nella sco, da lui educato nell’arte del Teatro, ed sua Patria, e nel tempo istesso recitava ac- assai più noto sotto la denominazione di cademicamente con altri giovani suoi pari. Majanino. Incominciò questo Comico da Invogliatosi di fare il Comico, diedesi a tal giovinetto a dimostrare un sommo talento professione, e riuscì con valore nel caratte- per la sua Professione, rappresentando alcu- re dell’Innamorato. Fu nelle Compagnie di ne parti scrittegli dal Dottor Carlo Goldoni Venezia, e specialmente in quella del Tea- nelle sue Commedie del Nuovo Teatro. In- tro San Luca si formò un ottimo concetto vecchiato il Padre suo, s’accinse Majanino a allora quando il celebre Goldoni scriveva sostenere il carattere di primo Innamorato, per detto Teatro le sue nuove Commedie in e lo fece con tanto spirito, che felicemente è Versi Martelliani. Il Padre per amore, ed il riuscito in progresso un valoroso, ed inimi- Medico Olandese furono nel loro Protagoni- tabile Commediante. Un personale gracile sta dal Majani con bravura recitate; e così e gentile; una voce pieghevole a voler suo; molte altre scritte per lui da quell’eccellente una memoria felicissima e gagliarda sono i Poeta Comico. Sapeva ancora nelle Com- naturali suoi pregi, pe’ quali nulla ha egli da medie all’improvviso francamente far valere invidiare agli altri Comici emuli suoi. La sua la sua abilità. Ebbe due fi gli incamminati intelligenza perspicace, una vera conoscenza nella sua Professione Teatrale; cioè Giu- del Teatro, e qualche studio fatto sull’ope- seppe, del quale si ragionerà in appresso, e re de’ Comici scrittori gli hanno agevolati i Marco d’età minore, che recitò varie parti mezzi di rendersi singolare nella sua profes- di fanciulli, e che morì giovanetto troncan- sione. Dicanlo Venezia, e Milano, lo palesi- do le buone speranze che eransi dal Padre no Genova, e Torino, lo confessino Manto- suo sopra di lui concepite. Aveva Francesco va e Parma, se videro mai altro Comico più Majani una bella presenza, e quando com- pronto e più trasformato ne’ caratteri che pariva in Teatro rappresentando qualche rappresenta, di quello che si fa distinguere il nobile Personaggio, tale appunto egli ap- valoroso Majanino. Anche laddove si tratta di pariva per la grandezza del suo portamento recitare all’improvviso non mancangli mai le maestoso insieme, e sostenuto. Fu a’ tem- parole, e sa mostrarsi verboso, ed elegante a pi, che le Commedie del Goldoni erano in un tempo istesso. S’egli al Popolo si presenta grido, apprezzato e non solo, e ben veduto, ad annunciare il titolo della Commedia, che ma in questi ultimi anni ancora comparve succede a quella che si recita, e per invitarlo buon recitante, mentre nel Disertor Francese ad onorarla di sua presenza, lo sa fare con sostenendo la parte del Padre di Dorimel, tanta grazia, e con così bel garbo, che ob- si portò tanto eccellentemente, che fu di bliga gli spettatori a compatirgli una lode la molti applausi onorato. Avanzandosi poi in più verace. Anche a tavolino egli è capace età, alienossi dalla vecchia sua Truppa, già di scrivere qualche cosa in vantaggio della passata nel teatro a Sant’Angelo; e postasi sua Professione, e si videro più commedie la maschera del Brighella, in alcune vagan- scritte da lui in sul Teatro piacere. La donna ti Compagnie gli fu di buona voglia dato che non si trova, e la bella Castellana, sono impiego in considerazione de’ meriti suoi, saggi della sua Comica penna, che furono in e con quella di Francesco Paganini terminò Venezia, ed altrove con diletto ascoltati. Le di vivere in Bologna il Carnevale dell’an- Compagnie che fecero conto di questo At- no 1778. in età d’anni 60. lasciando di lui tore furono sempre quelle di Venezia, e però una viva ricordanza di valente e rinomato dopo d’esser stato molti anni con quella del Commediante. Lapy, passò col Medebach, ed oggi trovasi

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 302 – Giovanna Sparacello colla Battaglia nel Teatro a San Giovanni ne ottiene. Tornando al gioco, vien favori- Grisostomo, mantenendosi in quel concet- to dalla fortuna, ed eccolo ben vestito, con to, che per lo passato acquistossi, e facendo- anelli alle dita, con orologi a’ fi anchi, con si conoscere per un Comico impareggiabile, scatole d’oro, e con altri arredi signorili, e e nell’arte sua puntualissimo, ed indefesso. puliti. Prodigo spende, liberale fa doni, e ge- Eccoci fi nalmente all’arduo, ed azzardoso neroso agli amici in cene, ed in pranzi dà impegno di dover dire alcuna cosa intorno a’ trattamenti, e stravizzi. Scarseggiando il de- suoi costumi, non già per servire alla verità naro vuol ritentare la sorte, perde, si spoglia, di queste Istoriche Notizie, che ciò potreb- e di tutto in un momento si priva. Fra le tur- be ommettersi senza alcun pregiudizio delle bolenze de’ suoi casi ricorre a stratagemmi, medesime; ma solo per soddisfare a molti, ed in virtù delle sue parole il rame in galloni che hanno la brama d’intenderne un sincero tessuto, oro, ed argento diventa; i zargoni, racconto, chiamandosi burlati, e delusi dal pietre di poco conto, cangiansi in brillanti di Romanziere scrittor del Teatro, che restrin- preggio, e vendendo, o impegnando queste se tutta la di lui storia nel solo diminutivo sue merci, al suo bisogno provvede, e traffi ca di “Majanino”. Noi però non prendiamo e spende più i suoi talenti, che i suoi beni; impegno di dar qui un intero ragguaglio di ed in questa alternativa di cose va passan- tutte le azioni di questo Comico; ma ne da- do la vita tranquillamente, nè mai è per esso remo una piccola idea, a guisa di quel Pitto- d’agitazioni turbata. I creditori l’assalgono, re, il quale dovendo dipingere un immenso egli non si sgomenta, i suoi debiti confes- quadrone, vuol prima esprimerne il pensie- sa, promette di soddisfarli, nuovo denaro ro con pochi delineamenti su breve foglio richiede, e per la forza di studiate ragioni di carta, mostrando in quell’angusto spazio gliene viene bene spesso sborsato dell’al- tutto il contenuto della grand’opere a colui, tro. Che si dirà se asseriremo, che alcuni che gliela commise. Così in pari guisa con creditori lo fuggono per non essere costret- un semplice abbozzo mostreremo del Maja- ti dall’incantesimo della sua favella a fargli nino gli spiritosi raggiri; e senza più, eccoci nuove prestanze? Eppure ella è così. Aff abile dal vero a formarne brevemente il Ritratto. e sommesso; ilare, e piangente; consolato ed Predominato il Majanino dalla passione del affl itto sa egli dimostrarsi nelle varie occa- gioco, a quello pensa, in quello trattiensi, sioni, che lo imbarazzano per poco, e dalle e trova in esso l’unico suo compiacimento. quali si scioglie coll’armi de’ suoi ragiona- Altri grandi Uomini furono presi in strano menti effi cacissimi ad acchetare, ed a persua- modo da questo vizio; e se fra’ Pittori conta- dere anche talvolta chi ha gran ragione di si l’immortale Guido Reni, così fra’ Comici temere di lui. Egli non ha certamente niente potrà annoverarsi il rinomatissimo Maja- meno di quello spirito astuto, e raggiratore, nino. Di grazia vediamolo ad un tavoliere del quale furono ben provveduti que’ cele- mordersi l’estremità delle dita, riscaldarsi bri bizzarri Uomini della Toscana Barlachia, all’estremo, perdere il denaro, stracciar le Gonnella, ed Arlotto tanto famosi per le carte, battere i piedi, e dire fremendo delle burle loro; ed anzi io credo che se vivessero parole arrabbiate. Eccolo alla dura necessi- ancora, farebbero di cappello a Majanino, ed tà di risarcirsi del contante perduto; e qui a lui cederebbero la palma nella scuola del- aguzzando l’ingegno, va cercando la manie- la più fi na, ed accorta furberia. Scaramuc- ra di ritrovare altro soldo. Vede un amico, cia istesso, Comico di simil tempra, di cui gli chiede soccorso, le parole non giovano, diamo la vita in queste Notizie, rimarrebbesi fa passaggio alle lacrime, intenerisce il cuo- molto addietro nelle sue invenzioni, se tutte re, ed a titolo di prestanza qualche somma quelle del Majanino con simile precisione

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 303 raccontar si volessero. Ma siccome egli vive MALLONI MARIA detta Celia1 in Teatro, tuttora, ed avrà volontà di vivere molti impiegata alternativamente con i Comici anni appresso, così ad altra penna resterà il Confi denti2, e i Spensierati. Viveva costei peso di tessere la piacevole, ed interessante con fama di valorosa Commediante intorno sua storia dopo la di lui morte. Noi detto il 1615. e si dilettava di belle Lettere, stu- n’abbiamo a suffi cienza in riguardo al sem- diando i migliori Poeti, ed impiegando ogni plicissimo abbozzo premessone al Lettore, e giorno il suo talento in iscrivere concetti di faremo punto al nostro dire con il seguente vario genere, che poi sulla Scena le facevano Sonetto. molto onore. Resasi per tanto Comica fa- mosa, e Letterata di qualche grido, mosse il Bravo Comico in Scena, e bravo in Piazza celebre Cavaliere Giovanni Battista Marino Raggiratore, ed inventor di Fole; a lodarla nel suo maggior Poema3, facendo- Ed in Teatro, e fuori ei può che vuole la comparire fra le Grazie ancelle di Venere, Con il talento suo, che ogn’altro ammazza. tessendole per la sua bellezza non meno, che Convien pur dir, ch’ei sia di quella razza per la sua virtù un degnissimo Elogio nelle Ch’Argo ingannò perch’Io dappoi gl’invole; tre Stanze 68. 69. e 70. del Canto decimo Oppur del ceppo della scaltra Jole, settimo, e sono le seguenti. Che ad Ercol feo fi lar, depor la mazza. Nel Socco, e nel Coturno ei Roscio imita; Un’altra anco di più, che ’l pregio ha tolto Per l’Arte Teatral niun di più brama, {pag. 12} Essendo all’eccellenza in lui salita. Famoso il Majanino ognun già chiama: Se vogliamo prestar fede a quanto di Celia nar- Famoso nell’astuzia anco più ardita; ra il Cavalier Marino nelle tre stanze riportate, Onde in suo onor suona per tutto Fama. comprenderemo essere stata ottima Attrice in qualsivoglia carattere ella prendesse a rappre- sentare, fosse Comico, Pastorale, o Tragico4. MALDOTTI1, Fanciullo grazioso, che in Costei certamente fu lo splendore de’ Teatri, età puerile recitava la parte d’Amorino in essendo ornata di bellezza, fornita di grazia; ed Bologna l’anno 1634. nella Compagnia de’ avendo l’ingegno così bene addottrinato nelle Comici Aff ezionati2. È molto lodato da Bar- lettere; che comparve molte volte elegante Po- tolommeo Cavalieri nella Scena Illustrata.3 etessa. Capitando essa a recitare in Pesaro, il Conte Giovanni Battista Mamiano preso dal- Note le virtù di così celebre Donna si compiacque 1. Probabilmente un membro della famiglia di An- di scrivere in lode di lei il seguente Sonetto, drea Maldotti. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 59; Ar- tolto da noi alle Rime5 di quel nobile Poeta. chivio Herla, Maldotti. 2. Il nome di Andrea Maldotti, in arte Pantalone, Qui dove il vago Isauro al Mare adduce fi gura sulla licenza concessa ai Comici Aff ezionati a {pag. 13} Bologna il 15 marzo 1633, custodita nell’Archivio di Stato di Bologna, cfr. Archivio Herla, cit. Francesco Martinelli Accademico Insensato 3. L’opera è diff usamente citata dal Bartoli, che la di Perugia6, allora quando la Malloni trova- utilizza come fonte per le Notizie. La scena illustrata. vasi fra la Truppa degli Spensierati, volle lo- Composizioni di diversi, in Bologna, per Nicolò Tebal- darla con un Madrigale, che trovasi fra le di dini, ad istanza di Bartolomeo Cavalieri, 1634. lui Rime intitolate: Abbozzi Poetici, stampate in Venezia dal Ciotti in forma di dodici l’an- Giovanna Sparacello no 16197. ed è il seguente.

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 304 – Giovanna Sparacello

Alla Signora Maria Comica Spensierata Arrivando in Bologna per rappresentare che di notte si chiama Celia in palco. Commedie la Signor Maria Malloni detta Celia15.

Donna bella, e gentile Ecco un Sole, ecco un Sol, che a voi ne viene {pagg. 13–14} Felsinee mura a raddoppiarvi il giorno. Torna il Secolo dell’Oro al suo ritorno, Anche il Cavaliere Gerosolimitano Fra Ciro L’acque il Reno ha d’argento, e d’or l’arene. di Pers8, Uomo di morigerati costumi, so- Celia onor de Teatri, e delle Scene praff atto dal vero merito di questa Comica, Fa pur tra voi (felici voi!) soggiorno; volle onorarla co’ due Sonetti, che qui tra- Celia bella, ingegnosa, ond’avria scorno scriveremo, tolti dalle sue Rime impresse in Venere in Cipro, e Pallade in Atene. Venezia l’anno 1689. trovandosi uno alla Oh quanto ai vaghi sguardi, ai saggi detti, pag. 51. della prima Parte, e l’altro alla pag. O ch’ella prema i bei Coturni, o i Socchi, 16. della Parte Seconda9. N’andranno in breve ebri di gioja i petti! Ma godran sol di lei le orecchie, e gli occhi. Alla Signora Maria, Mostra il bel collo agl’impudichi aff etti detta Celia in Commedia. Scritto per man d’onor, nessun mi tocchi.

Maria, Mar di beltà, dal vostro seno, Recitando dunque in Bologna questa Attrice, {pag. 14} sostenne con molta bravura la parte di Sil- via nell’Aminta, Favola Pastorale di Torquato Collo stesso titolo del precedente. Tasso. Il celebre Conte Ridolfo Campeggi illustre Poeta Bolognese volle onorarla del se- Celia, e Maria, voi siete e Mare, e Cielo, guente Sonetto, che trovasi fra le sue Rime16. {pagg. 14–15} Alla Signora Celia Comica Confi dente, Niccolò Barbieri, detto Beltrame10 nel suo Silvia nell’Aminta rappresentando. discorso a favore de’ Comici, parla di questa Celia, chiamandola giovane di belle Lettere, Donna, s’io miro gli occhi, o il crine in onde, e Comica famosa nell’Edizione di Bologna {pagg. 16–17} alla pag. 4011; e nelle Rime di Cesare Abel- li12 stampate in Bologna, e dedicate all’Illu- Fu per lo più Celia impiegata ne’ Teatri di strissima Signor Pantasilea Zambeccari Ben- Venezia, ed ivi fece tanto strepito la sua vir- tivoglio13, trovasi pure un Sonetto in lode tù, e la sua bellezza, che le furono fatte molte dell’istessa Comica, ed è questo. Poetiche Composizioni, le quali si diedero alla stampa da Giovanni Pietro Pinelli, che Per la Signora Celia Comica eccelletissima. ne fu il raccoglitore l’anno 1611. col titolo: Corona di lodi alla Signora Maria Malloni Celia, sebben dal Ciel quel nome è tolto, detta Celia Comica17; ed in fi ne v’è una Scrit- {pag. 15} tura sopra i meriti della stessa, dettata in pro- sa dal Commendatore Cleoneo Accademico Di Giovanni Francesco Maja Materdon- Oscuro. Questo Libretto, raro a trovarsi, è di na nelle sue Rime stampate in Venezia nel sette fogli in forma di dodici, ed in esso tro- 162914. alla pag. 85. leggesi un Sonetto fatto vansi diverse Poesie fatte da Celia, in rispo- in occasione, che questa Comica arrivava a sta di varj. Noi riporteremo qui soltanto la Bologna, il quale ci piace di qui riportare. proposta di Giovanni Paolo Fabri Comico18

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 305 a Celia, e la risposta di Celia al Fabri per un carattere presuntuoso e della pericolosa alleanza con degno saggio del di lei stile. la madre e il fratello; vi entrerà nel 1618–1619. A testimonianza delle pretese delle Malloni ricordo la Proposta del Fabri lettera del 24 novembre 1618 da Giovanni de’ Medici a Cosimo Baroncelli. Esasperato dalle trame di Celia, Celia, che per sentier contrario a Lete Giovanni aff emava di saper infl iggere buoni ricordi Movi, lodata, il piè nel fi or degli anni, «alle puttane erranti come sono quelle che recitano Ed in vece il crin d’accorre in aurea rete, in commedia». I Malloni metteranno poi in diffi coltà Celebre sudi in virtuosi aff anni. lo Scala con «le loro attione puttanesche», cit. Comici Segui l’impresa pur, che gloria miete dell’arte. Corrispondenze, cit., Flaminio Scala, lettera Chi qual tu s’aff atica, e spiega i vanni 39, I, p. 501. Talentuosa «al premeditato et improvi- Per lei candida fama, eccelse mete so» (lettera di Francesco Gabrielli del 6 gennaio 1627, Ponendo al tempo fatti illustri inganni. cit. in Comici dell’arte. Corrispondenze, cit., I, p. 503), Passion non m’acceca, in te risplende fu celebrata da vari autori del suo tempo. Oltre che al Quanto di bello può formar natura; talento, dovette il suo successo a una pianifi cata ge- E pur l’anima bella ad altro intende. stione della propria immagine. Il progetto di matri- Rigida contro Amor, sol tua ventura monio con Iacopo Antonio Fidenzi naufragò a causa Stimi virtù, che a beltà unita, accende dell’opposizione della madre, a caccia di un partito Negli altrui cori un’immortale arsura. migliore. 2. Sand, II,  e C. Magnin, Les comédiens en para- Risposta di Celia dis. Les commencements de la comédie italienne en Fran- {pag. 18} ce in Revue des deux Mondes, tome XX, 15 dic. 1847 (disponibile sul sito www.fr.wikisource.org/wiki/ Oltre gli encomj ad essa qui riportati di Ce- Teatro_celeste), la fanno comparire con i Confi denti lebri Poeti, fu ancora lodata da Tommaso in Francia sin dal 1571–72. Si tratta probabilmente Stigliani19, dal20 Cavalier Bernardo Moran- di uno scambio fra Maria e un’altra comica, forse la di21, dal Dottor Sieni Reggiano22, e da altri, madre Virginia. Come si è detto, Maria era entrata i componimenti de’ quali qui non si trascris- nei Confi denti di Flaminio Scala al posto di Salomé sero per solo amore di brevità23. Ausoni all’inizio della stagione comica 1618–1619. 3. G. B. Marino, Adone, Parigi, O. da Varano, 1623. Note Il poma è disponibile nelle edizioni critiche di G. Poz- 1. Ma Colomberti (A. Colomberti, Dizionario bio- zi, Milano, Mondadori, 1976 e di M. Pieri, Laterza grafi co degli attori italiani, a c. di A. Bentoglio, Roma, Bari, 1875–1977 e nella più recente edizione a c. di Bulzoni, 2009, II, ad vocem) la chiama, erroneamen- M. Pieri e L. Salvarani, Trento, La fi nestra, 2007. te, Clelia. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 62–67; 4. Della versatilità della Malloni parla anche la citata Enc. Spett., VII, coll. 18–19; Comici dell’arte. Corri- lettera di Francesco Gabrielli ad Antonio Costantini spondenze, a c. di C. Burattelli, D. Landolfi , A. Zi- segretario del duca di Mantova (Ferrara, 6 gennaio nanni, Firenze, Le Lettere, 1993, I, pp. 503 e 538; 1627). Cfr. Comici dell’arte. Corrispondenze, cit., I, Archivio Herla, Maria Maloni / Malloni. Secondo p. 503 e Rasi, cit. un oroscopo rinvenuto alla Biblioteca Nazionale di 5. Edite a Venezia per Andrea Baba nel 1620 (v. la Firenze, Maria Malloni nacque a Ferrara nel 1599. biografi a di Vittoria in queste Notizie), le Rime furono Era fi glia dell’attrice Virginia Malloni, comica nelle nuovamente pubblicate l’anno successivo a Milano: compagnie degli Uniti e dei Gelosi, e sorella di An- G. B. Mamiano, Rime del conte Giovanni Battista drea. Era già attiva nel 1616, quando venne rifi utata Mamiano, Milano, Giovanni Angelo Nava, 1621. come sostituta di Valeria (Salomé Ausoni) nella com- 6. Francesco Martinelli studiò all’università di Pisa e pagnia dei Confi denti diretta da Scala, per via del suo fu brillante nella fi losofi a morale e negli studi poetici.

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Precettore del fi glio del duca di Nevers, passò al ser- 1634) è N. Barbieri, La Supplica discorso famigliare vizio del duca di Mantova come segretario e divenne a quelli che trattano de’ comici, con studio critico e poi consigliere e prefetto. Morì di peste nel 1630. G. varianti di F. Taviani, Milano, Il Polifi lo, 1971. La B. Vermiglioli, Biografi a degli scrittori perugini e no- Supplica ricorretta è edita inoltre in Marotti–Romei, tizie delle opere loro, Perugia, Baduel, 1829, tomo 2.1. pp. 575–690; il riferimento a Celia è a p. 595. Oltre agli Abbozzi poetici citati da Bartoli Martinelli 12. Cesare Abelli, bolognese, fu lirico marinista scrisse Le Muse esuli, s. l. [1621]. membro dell’Accademia dei Selvaggi col nome di So- 7. Un’edizione precedente era uscita a Napoli: Ab- lingo, di quella della Notte col nome di Ottuso e di bozzi poetici del signor Francesco Martinello Academico quella dei Gelati. Oltre alle Rime si ricordano Il seno Insensato di Perugia, Napoli, per Giovanni Domenico d’Abramo, poema drammatico nella nascita di Cristo Roncagliolo, 1616. (1615), Le sirene confuse, intermezzo (1623), La Ge- 8. Ciro di Pers (Pers 1599–San Daniele del Friuli rusalemme liberata, tragedia (1626). Cfr. G. Mazzuc- 1663), nacque nel castello veneto di Pers da una fa- chelli, Gli scrittori d’Italia, vol. I, Brescia, Bossini, miglia aristocratica. Divenne cavaliere di Malta in se- 1753; G. Casati, Dizionario degli scrittori d’Italia, guito ad una delusione amorosa provocata da Taddea Milano, Ghirlanda, I, 1925. di Colloredo, cantata dal poeta col nome di Nicea. 13. Rime di Cesare Abelli all’illustrissima signora Pen- Durante il viaggio per Malta, dove restò dal 1627 al tesilea Zambeccari Bentivogli, Bologna, ad istanza di 1629 e da dove prese parte a una spedizione contro i Francesco Cattanei, per Sebastiano Bonomi, 1621. turchi, fece sosta a Ferrara, a Bologna, dove conobbe 14. Gian Francesco Maia Materdona, poeta marini- Fulvio Testi, a Firenze e a Pisa, dove frequentò l’Acca- sta nativo di Mesagne (Brindisi). Ecclesiastico, mem- demia dei Disuniti e scrisse l’ode Fileno racconsolato. bro dell’Accademia degli Umoristi in Roma, è auto- Rientrato a Pers, Ciro si dedicò ad un intensa attività re delle Rime pescherecce (1628) e di una più ampia letteraria, senza abbandonare il paese natio se non per raccolta di liriche che porta il titolo di Rime (1632). brevi soggiorni a Venezia e per partecipare alle riunio- Cfr. Dizionario della letteratura italiana: gli autori, i ni dell’Accademia degli Incogniti. La sua produzione movimenti, le opere, a c. di E. Bonora, Milano, Rizzo- letteraria, quasi tutta postuma, comprende la tragedia li, 1977, vol. I. L’umiltà essaltata overo Ester Regina, studi fi lologici e 15. Si riportano per intero questo sonetto e La Pro- genealogici come la Relazione sulla patria del Friuli e posta di Giovanni Paolo Fabbri quali testimonianze le Notizie storiche sulle nobili famiglie friulane di Varno del mito della castità dell’attrice. e di Pers, e soprattutto sonetti e odi d’amore e d’oc- 16. Ridolfo Campeggi (1565–1624), conte bologne- casione. Cfr. Storia della Letteratura, Milano, Fabbri, se, fu giureconsulto e poeta membro dell’Accademia 1967, vol. 7; Letteratura italiana. Gli autori. Diziona- dei Gelati. Fra le sue opere si ricordano il poema eroi- rio bio–bibliografi co e indici, A–G, Torino, Einaudi, co sacro Delle lacrime della Vergine, dedicato alla re- 1990, p. 563. gina di Francia Maria de’ Medici, gli idilli L’amante 9. Poesie del cavalier fra’ Ciro di Pers dedicate alla Sa- schernito, La morte di Florigella, La lettera, La morte di cra Cesarea Maestà di Leopoldo Imperatore e Delle po- Procri, il poema incompiuto La distruzione di Gerusa- esie del cavalier fra’ Ciro signore di Pers. Parte seconda. lemme, la tragedia per musica Andromeda, e le Rime. Sonetti amorosi, entrambe edite in Venezia, per An- Scrisse inoltre il Filarmindo, favola pastorale a imi- drea Poletti, all’insegna dell’Italia, 1689. tazione dell’Aminta e del Pastor fi do. Cfr. G. Casati, 10. Per un profi lo di questo comico v. ad vocem in Dizionario degli scrittori d’Italia, Milano, Ghirlanda, queste Notizie. 1929, II, p. 55. 11. L’edizione bolognese della Supplica è la seguen- 17. Sollevo un dubbio sulla data indicata da Bartoli. te: N. Barbieri, La supplica ricorretta et ampliata, L’esemplare custodito nella Biblioteca comunale Au- discorso famigliare di Nicolò Barbieri, detto Beltrame, gusta di Perugia indica come anno di pubblicazione il Bologna, per G. Monti, 1636. L’edizione moderna, 1621, basandosi sulla data indicata sulla dedica. Se la esemplata sull’editio princeps (Venezia, Ginammi, Malloni nacque nel 1599, come suggerisce l’oroscopo

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 307 rinvenuto alla Biblioteca Nazionale di Firenze, sembra Signor Duca di Modena, Modena, Soc. tipografi ca, più verosimile che la Corona di lodi che la consacrava 1781–1786, t. 5 e 6.1. attrice di successo dati del 1621, anno in cui l’attrice 23. Aggiungiamo che Domenico Bruni compose compiva 22 anni. Nel 1611, data indicata da Bartoli, per Celia Malloni acuni dialoghi, compresi in Dia- ella avrebbe avuto solo 12 anni. loghi scenici di Domenico Bruni detto Fulvio, Comico 18. Rinvio ad vocem per un profi lo di questo Confi dente. Fatti da lui in diverse occasioni ad istan- comico. za delle sue compagne Flaminia; Delia; Valeria; Lavi- 19 Tommaso Stigliani (Matera 1573–Roma 1651), nia; e Celia. Parte prima. I dialoghi sono custoditi poeta e critico. Oppositore del Marino, ne satireggiò nella biblioteca romana del Burcardo. Un estratto è la poesia nel quarto libro del Canzoniere (1625) e edito in Marotti–Romei, pp. 431–433; altri dia- nell’Occhiale (1627), stroncatura dell’Adone. Si ricor- loghi sono in Pandolfi, II, pp. 37–47, poi riediti, dano inoltre il poemetto Polifemo (1600), il poema con nuova trascrizione, in La commedia dell’arte, cit., epico Il mondo nuovo (1628) e le Lettere. Cfr. Dizio- pp. 941–948. nario della letteratura italiana: gli autori, i movimen- ti, le opere, a c. di E. Bonora, Milano, Rizzoli, 1977, Giovanna Sparacello vol. II. 20. del. 21. Bernardo Morando (Sestri Ponente 1589–Pia- MANNI NICODEMO Fiorentino. Fu con- cenza 1656), nato in una famiglia di mercanti, si duttore d’una Comica Compagnia per molti traferì nel 1604 a Piacenza dove riuscì a ottenere la anni, e recitò nel tempo istesso con grazia ne’ protezione dei Farnese e un titolo nobiliare. Dopo caratteri caricati, onde si fece del concetto, e il 1652, rimasto vedovo, abbracciò il sacerdozio. La ne trasse degli utili a’ suoi bisogni opportuni. sua attività letteraria comprende rime d’occasione, il Scrisse alcuna cosa talvolta per la sua Com- romanzo d’avventura Rosalinda (Piacenza, Bazzachi, pagnia, e specialmente una Commedia inti- 1650) e drammi per musica, tra i quali Il ratto di Ele- tolata: La Fannì, che volle ancor pubblicar na (Piacenza, Ardizzoni, 1646) e Le vicende del tempo colle stampe. Vive anch’oggi ingegnandosi (Parma, Viotti, 1652). Fra le opere in versi, Le Divo- co’ proprj talenti d’acquistarsi il nome d’ot- zioni Poetiche (Parma, Viotti, 1639), le Fantasie Poe- timo Attore, e di Scrittor suffi ciente. tiche e Poesie sacre e morali, edite postume nel 1662. Cfr. L’enciclopedia dei personaggi, Novara, Istituto Ge- ografi co De Agostini, 1999; Letteratura italiana. Gli MANTOVANI MARIANO Bolognese. autori. Dizionario bio–bibliografi co e indici, H–Z, cit., Giovane d’una somma abilità, che recitava p. 1223. con gran franchezza nel carattere dell’Inna- 22. Di Nicolò Sieni da Castellarano, dalla biografi a morato. Fu nella Compagnia d’Onofrio Pa- oscura, rimane traccia attraverso i componimenti in- ganini; e poi passò in quella di Pietro Rossi clusi in opere di altri autori. Due sonetti sono pre- l’anno 1764. Rimasta vedova, sposò la Regi- messi alla commedia Amor reciproco di Filippo Umani na Cicuzzi, oggi conosciuta sotto il nome di (Reggio, 1621), alcune rime sono incluse nel Parna- Marchesini. Quando Carlo Magni alienossi so dello Scajoli, un sonetto si trova alla fi ne del De dall’arte, il Mantovani s’accinse a sostenere tempore secandi venam di Pompeo Arlotti, un altro è l’impegno di primo Attore, e si portò egre- incluso nel Ritratto della vita umana del Fiorentini e giamente. Trasferitosi a Vercelli per recitar- uno si trova nei Sacri Applausi del Melaguzzi. Sieni vi nell’Estate del 1765. sorpreso da violenta scrisse inoltre la canzone Al Vescovo di Reggio Monsi- malattia, dovè lasciarvi la vita in età d’anni gnor Paolo Coccapani (Reggio, Bartoli, 1625). Cfr. G. trenta in circa, con dispiacere della Profes- Tiraboschi, Biblioteca modenese, o notizie della vita e sione, che perdé in lui un Comico spiritoso, delle opere degli scrittori natii degli stati del serenissimo e sulle Scene estremamente piaciuto.

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MANZANI FRANCESCO, Comico1, che MANZONI CATERINA. Sposolla Giovan- fi oriva intorno il 1655. Recitava egli nel carat- ni Battista Manzoni in Padova di lei Patria, tere a quei tempi usato di Capitano milanta- togliendola da un ritiro, dove custodita vive- tore, facendosi appellare il Capitan Terremoto. va. Incominciò ad esporla nella Compagnia Una grande statura, e una gran voce diedero di Pietro Rossi in parti di poco peso; e da si l’impulso a questo Comico di chiamarsi con lievi principj diede sicuro indizio di dover tal nome in Teatro. Oltre la sua bravura nella fare col tempo de’ progressi felici. Eccola per Professione, applicossi anche a scrivere talvol- tanto l’anno 1762. colla Compagnia di Ono- ta qualche Scenico componimento. Tradusse frio Paganini ad avanzarsi qualche passo nella dalla lingua Spagnuola, che possedeva assai Comica Professione. Giovinetta qual era, av- bene, una Tragedia in prosa Italiana, intitola- venente e graziosa, il Popolo l’applaudiva, e ta: A gran danno gran rimedio2; e fu impressa tali applausi meritar ben sapevali, esprimendo in Torino per Bartolommeo Zapata l’anno le cose che rappresentava con una naturalezza 1661. in forma di dodici; e videsi altre due assai vera, e mostrando un ingegno aperto, volte ristampata, trovandosene un’edizione e dall’ignoranza lontano. Faceva il Paganini senza luogo, Stampatore, ed anno; ed altra qualche volta fra la settimana de’ Musicali impressa in Bologna per Giovanni Recaldini intermezzi, e la giovane Manzoni vi cantava l’anno 16783. Ebbe il Manzani qualche in- da seconda Donna con dello spirito, e con clinazione alla Poesia, leggendosi nell’ultima qualche buon gusto. Crescevano le lodi per Scena della sua traduzione un epitaffi o in ver- lei, e cresceva l’invidia nell’animo di chi, ben- si, che qui riporteremo per un piccolissimo chè degnamente, avea trapassati quegli anni, saggio del di lui stile. che in una Comica s’hanno più in pregio. La Manzoni era una pianta, che germogliava Epitaffi o gagliardamente, e che stendeva i suoi rami a far ombra a chi del Sole voleva al par di lei Federico è costui. Chi lo recise godere ancora i benefi ci eff etti. Il direttore {pag. 20} della Compagnia, che compiacer voleva chi nell’arte sua era provetta, non curò di rista- Note bilire nella sua società la Manzoni, la quale 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 68. col Marito passò di nuovo nella Truppa del 2. Probabilmente traduzione di A gran daño gran mentovato Rossi. Qui ebbe campo di eser- remedio di Jerónimo de Villayzán o di un’opera dal- citarsi in miglior modo, ed in Livorno l’Au- lo stesso titolo di Fernández de Vargas. Cfr. N. L. tunno dell’anno 1766. recitò egregiamente D’Antuono, La comedia española en la Italia del siglo una Tragedia dell’avvocato Martini intitolata: XVII: la commedia dell’arte, in La comedia española y La Susanna. L’anno appresso in Verona, ed el teatro europeo del siglo XVII, a c. di H. W. Sullivan, in Parma si fece distinguere per esperta At- R. A. Galoppe, M. L. Stoutz, Londra, Tamesis, 1999, trice, recitando pure nelle cose all’improvviso p. 30. con aggiustato discorso; e pervenuto il grido 3. Fonte del Bartoli è probabilmente la Drammatur- de’ meriti suoi anche in Venezia, fu chiama- gia di Leone Allacci nell’edizione del 1755, dove si ta dal Lapy nel Teatro a San Luca, di quella dà notizia dell’edizione torinese e di quella bolognese. Dominante. V’andò la Manzoni nell’Autun- Non è data invece notizia dell’edizione senza luogo né no dell’anno 1768. e producendosi su quelle data segnalata dall’autore. Cfr. L. Allacci, Dramma- Scene, vi destò uno strepito sì grande, che il turgia, Venezia, Pasquali, 1755, p. 424. Popolo non voleva contentarsi d’applaudir- la solo recitando, ma con lieti evviva voleva Giovanna Sparacello accompagnarla ogni sera dal Teatro alla sua

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 309 medesima abitazione. Fu la Manzoni una la Manzoni, quantunque alienata dal Teatro, pregiatissima attrice: bella di presenza, orna- cerca di coltivare il suo intelletto colla lettura ta di grazia, spiritosa, e fornita di molti altri di Libri istruttivi, e che volentieri conversa pregi. Se recitava nelle Commedie una parte colle Muse. A solleticare il suo poetico genio brillante, tutta vestivasi di quel gioioso carat- le abbiamo indirizzato il seguente Sonetto. tere, e mostravalo collo sguardo, e col riso, facendo gioire gli spettatori insieme con essa. Alla Signora Caterina Manzoni, l’Autore Nelle gravi rappresentazioni internavasi nel- la forza degli aff etti più intensi, ed affl ittivi, Io, nel fi orir de’ bei vostri anni acerbi mostrandone la doglia più viva, e sospirando, Sul picciol Ren per quella via vi scorsi, e piangendo con quella verità, che richiede Che a sottrarsi del tempo ai fi eri morsi il Teatro, e che deve spiccarsi dall’ingegnoso, Insegna, ed a’ suoi fasti empi, e superbi. ed eccellente attore. Chi fu a godere il Diser- Sul Lido d’Adria poi spargendo verbi tor francese, e la Gabriella di Vergy, potrà ben Di virtù colmi orecchio anco vi porsi; dire, e nel carattere di Clerì, e specialmente in E ch’è l’ingegno vostro atto m’accorsi quello di Gabriella, come la Manzoni sapesse A far, che il duolo altrui si disacerbi. dimostrare la forza delle passioni negli estre- Crebbe virtude in voi, crebbe in me stima mi più forti, fi no a languire, e far vedere come Pe’ vostri meriti, e pel saper profondo, veracemente di dolore si muoia. Questa brava Che ad Elicona fa salirvi in cima. Comica, che tanto concetto acquistossi nelle Ond’oggi il mio desir più non v’ascondo, principali Città d’Italia, che sarebbe stata il Il qual con prosa incolta, e bassa rima, decoro, e il sostegno d’una Comica Truppa, Tenta innalzarvi, e farvi eterna al Mondo.( ** ) che avrebbe a se stessa stabilita una più dure- vole fama, dopo il Carnevale dell’anno 1774. alienossi per sempre dalla Professione, e vive MANZONI GIOVANNI BATTISTA Pia- felicemente in Venezia in un fl orido stato, la- centino. Comico, che recitò nel principio sciando anche a’ Teatri un inutile desiderio della sua teatrale carriera da Innamorato; della sua presenza, e di godere altra volta il ma che poi s’applicò con fermezza ad eser- piacere, che recò colla sua abilità ad una Na- citarsi nella maschera dell’Arlecchino. Fu zione, che stimolla, e che sa per prova trovarsi nella Compagnia de Pietro Rossi per molti in lei de’ meriti infi niti, e molte non comuni anni, piacendo dovunque egli esponevasi a virtù. Un’Opera divisa in due Tomi, che ha recitare. Sapeva la Commedia all’improvvi- per titolo: Il Teatro, ovvero fatti d’una Venezia- so con franchezza, e concertavala a meravi- na che lo fanno conoscere fu dal suo Autore a glia agli altri Comici. Essendo in età virile, lei dedicata l’anno 1777. Molte lodi trovansi l’anno 1762. sposò in Padova la giovinetta sparse in quei Tomi riguardanti i meriti della Manzoni; ma siccome sono queste meschiate con altrettante ingiurie verso chi non le meri- della Manzoni con poca stima dicendo: in vece di brava tava, noi non pensiamo di qui riportarle per sarebbe meglio gridare bella per non ingannarla. Pri- tema, che il Lettore non supponga esagerati ma degli avvilimenti e poi delle Dediche! Da che hanno gli encomi, come tali sono pur troppo le mal- origini tali contraddizioni? … Lasciamolo decidere al dicenze inserite ( * ). Aggiungeremo bensì, che Leggitore. ( ** ) Si vedrebbe qui la risposta per le rime al nostro So- netto, se gli austeri consigli d’un Letterato non avessero ( * ) Non è ingiusto il rifl esso dell’Autore; poiché l’accen- distolta la Signora Manzoni dalla cortese disposizione, nato Romanziere nella sua Giulietta alla pag.77. parla ch’ella aveva di favorirci.

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Caterina, di cui abbiamo adesso formato soff erto alcun tempo i tristi eff etti della sua l’elogio. Passò poi col Paganini, tornò col misera decadenza, ammalossi, e diede un ad- Rossi, e fi nalmente si trasferì colla Moglie dio alla Terra nell’anno 1765. Si fa uso anco- a Venezia nel Teatro a San Luca, e poscia ra di una Commedia scritta da lui intitolata: colla stessa Compagnia del Lapy fece pas- La Maga Avvocato, in fi ne di cui trovasi il se- saggio all’altro detto di Sant’Angelo. Era il guente Sonetto, che qui si riporta come per Manzoni un Zanni spiritoso, e rappresenta- saggio dello stile di questo Comico. va qualche Commedia dove fi ngevasi diversi Personaggi, e cantava delle Ariette musicali. Diede Natura all’Uom sul proprio Core Alienandosi sua Moglie dal Teatro, egli pure {pag. 25} l’abbandonò; e seguita a vivere con essa in Venezia con buonissima prosperità, essendo nemico de’ travagliosi pensieri, e dedito ad MARCHESINI REGINA. Nella Compa- una pace la più riposata, e tranquilla. gnia di Gabrielle Costantini ebbe i suoi prin- cipj questa bravissima Comica. Fece qualche progresso nella Compagnia d’Antonio Sac- MARCHESINI ANTONIO, Veneziano. co, e si perfezionò nelle Truppe d’Onofrio Capo Comico di buon nome, che condusse Paganini, e di Pietro Rossi1. Rimase vedova una Truppa di Personaggi rinomati pagando due volte2, e si rimaritò la terza con Giovanni tutti, e non volendo nessuno in società. Egli Marchesini3, oggi suo buon Marito. È questa stesso recitava da Innamorato, ed era Uomo una Comica universale pronta a trasformarsi di molto ingegno, che non solo in Teatro, in qual si voglia carattere. Espresse assai bene ma al Tavolino ancora mostrar sapeva uno le bizzarrie dell’amore ne’ suoi anni più fre- spiritoso talento. Sposò una Vedova chiama- schi; ed oggi se rappresenta una Regina in ta Brigida Sgarri; da cui n’ebbe un fi glio, ed qualche Tragedia, si mostra tutta investita una fi glia. Questi vivono anch’oggi, l’una di quel reale contegno, e sostiene la nobiltà Monaca nella Città di Fano, e l’altro Pittor di quel Personaggio nato al Trono, ed al co- teatrale presso alcune vaganti Compagnie; mando. Le Madri, o le Zie nelle famigliari essendo ammogliato con la Regina Marche- Commedie si rappresentano da lei a norma sini, di cui si parlerà tosto. Antonio Marche- de’ varj argomenti, o sprezzanti, o aff ettuose, sini rimasto vedovo, si rimaritò con una certa o maligne, o benefi che, ed in ogni costume Lucrezia Tabuini Modanese, che fu Comica, sa mostrarsi quella, che appunto dall’Autore della quale faremo menzione. Accumulò fu intenzionato ch’esser dovesse. In alcune egli in progresso di tempo molte ricchezze, parti di femmine villereccie, oh come bene e corre una voce tra’ Comici, che si vantasse si cangia nella Contadina, o nella Pastorel- sovente, che prima sarebbero mancate le are- la mostrando que’ rozzi modi, ed incolti ne’ ne al Mare, che ne’ suoi scrigni i Denari. La gesti, e nel portamento, e tutto sembra in lei cosa però andò diversamente, perchè quella dalla natura, e non dall’arte signifi cato, ed fortuna, che in principio della sua impresa espresso. Fu la Regina assai lodata in molte avevalo prodigamente favorito, cangiossi in delle principali Città d’Ialia; e specialmen- un momento, e gli fu poi altrettanto con- te in Verona con la Compagnia di Pietro traria, a segno tale che lo ridusse in miseria. Rossi nell’Estate dell’anno 1767. quando Essendole morta anche la seconda Moglie, sostenne egregiamente in due nobilissime si ritirò in Venezia, e presso Girolamo Me- Tragedie la parte della Donna Protagonista; debach ritrovò de’ pietosi sussidj per lui, e e furono queste: L’Impermestra del Conte Gi- per la sua famiglia. Finalmente dopo d’aver rolamo Pompei4, e L’Arsene del Bevilacqua5.

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Moltiplici furono le repliche, che d’esse si fe- gentiluomo veronese, Verona, presso Dionisio Ra- cero nel Teatro dell’Arena, ed infi niti furono manzini, 1767. L’opera è dedicata alla Marchesa Ma- gli encomj che da’ dotti Autori, e dal colto rianna Malaspina e alla Contessa Teresa Pellegrini, Uditorio vennero impartiti all’Attrice Regi- entrambe attrici nella tragedia rappresentata privata- na. L’anno seguente fu richiamata nella Trup- mente nella Sala dell’Accademia Filarmonica di Ve- pa d’Antonio Sacco, e vi si fermò tre anni6; rona (G. Pompei, Introduzione, in L’Ipermestra, cit., poscia fu alternativamente col mentovato p. VI: «Di fatto rappresentata ella [la mia tragedia] Rossi, e con Pietro Rosa; e quando il Ros- fu nella primavera dell’anno trascorso, e tal favore si alienossi dall’Arte, restò col di lui Genero incontrò nell’animo di questi scelti uditori [Dame e Luigi Perelli7. Dopo il Carnevale del 1781. Cavalieri miei concittadini], ch’io stesso non le avrei si ritirò a Bologna col marito, e la fi glia8 con saputo accoglienze bramar più onorevoli. In quanto intenzione di non calcar più i Teatri. Oggi però a sì buona ventura, credo che molto anche v’ab- però s’è inteso, che nell’entrante 1782. s’uni- biano i prodi Attori contribuito [tra cui Marianna rà con la Compagnia di Francesco Paganini, Malaspina e Teresa Pellegrini]». seguitando ancora a farsi veder sulle Scene, 5. G. Bevilacqua, L’Arsene tragedia, Verona, presso lo che certamente servirà alla Professione di Marco Moroni, 1766. L’opera è dedicata a Pietro Le- molto decoro, e per questa eccellente Comi- opoldo Arciduca d’Austria e Gran Duca di Toscana. ca d’onore a se stessa, e d’utilità alla propria 6. La permanenza dell’attrice nella compagnia Sacchi morigerata famiglia9. durò tre anni, fi no al 1771, quando il capocomico decise di procurarsi un’altra prima donna (l’episodio Note è narrato anche da Gozzi: «perché i Comici italiani 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 661–662; Leo- hanno la falsa etichetta ne’ personaggi serj de’ titoli di nelli, I, p. 246; Enc. Spett., VII, col. 745. Certamen- primo, secondo, terzo ec. la prima Attrice della Com- te la Marchesini fece parte della compagnia Rossi ne- pagnia era allora la Regina Cicucci valentissima comi- gli anni 1777 e 1778, durante i quali si esibì al Teatro ca, ma che per non essere gran cosa grata al Pubblico San Pietro di Trieste insieme, tra gli altri, a Elisabetta di Venezia, con tutto il di lei valore, il Sacchi l’aveva Fiorilli, Angela Perelli, Maddalena Rossi, Giovan Bat- licenziata per provvedersi d’un’altra prima Attrice» tista Gozzi (Pantalone), Carlo Giussani (Brighella) e (Gozzi, Memorie inutili, t. II, II, VII, p. 451). Dopo Giovanni Fiorilli (Tartaglia). Anche Bartoli, nel lungo aver tentato invano di convincere Caterina Manzoni, componimento intitolato Il Corso di Firenze, off re una il capocomico si imbattè in Teodora Ricci, che preferì testimonianza del passaggio della compagnia Rossi a alla brava ma costosa Maria Maddalena Battaglia. La Firenze, nel teatro di via Santa Maria, durante il car- cacciata di Regina si colloca negli anni del delicato nevale 1778; tra gli elogi profusi si trova anche quello passaggio della compagnia Sacchi dal Teatro Sant’An- rivolto alla Marchesini: «Il Brighella mi piace, in fede gelo al più vasto Teatro San Luca (1770–1771), anni mia / Che un pari ad esso qui non è mai stato. / Son in cui la composizione della compagnia si modifi ca e bravi l’Andolfati, e l’Ugolini, / La Fiorilli, e non men con essa anche le qualità morali che Gozzi tanto ap- la Marchesini» (v. in queste Notizie. Il passo è ripor- prezzava all’inizio della amichevole assistenza («De’co- tato anche in C. Curiel, Il Teatro S. Pietro di Trieste: mici forestieri accettati per rinforzo, giovavano alle 1690–1801, Milano, Archetipografi a, 1937, p. 84). rappresentazioni, ma guastavano de’cervelli della 2. Fu la moglie di due attori, di un non defi nito prima tanto pacifi cata brigata», cit. Gozzi, Memorie Cicuzzi di Brindisi, fratello del comico Gregorio Ci- inutili, II, VI, p. 446). cuzzi, e del bolognese Mariano Mantovani, morto a 7. Certa è la sua presenza in tale compagnia a Pado- Vercelli nel 1765. va durante il carnevale 1781–1782 (Padova, Archivio 3. Scenografo, fi glio del capocomico Antonio del Teatro Verdi, VII, Carteggio coi comici). Marchesini. 8. Si tratta di Angela Cicuzzi, per cui v. ad vocem in 4. L’Ipermestra, tragedia di Girolamo Pompei queste Notizie.

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9. Dal 1786 al 1793 insieme a Giovanni Cicuzzi, senza maschera o come Brighella. Nella compagnia l’attrice fu a capo della compagnia Marchesini nella Mancini, che nel 1795 riassorbe la Roffi –Ferri, viene quale recitava la parte della Madre. L’ultima appari- impiegato nel ruolo di Arlecchino. Alcune fonti ri- zione della compagnia avvenne a Padova per l’apertu- portano che nel 1815 sarebbe stato Caratterista nella ra della stagione al Teatro degli Obizzi (B. Brunelli, compagnia Belloni. I teatri di Padova. Dalle origini alla fi ne del secolo XX, Padova, Draghi, 1921, p. 314). Vincenza Perdichizzi

Giulietta Bazoli MARLIANI GIUSEPPE Piacentino. Fece egli in sua gioventù il Ballerino da corda in MARCHIONI ANGELO Fiorentino1. Gio- una Compagnia di Saltatori diretta da Ga- vane di sicura abilità nelle parti da Innamo- spare Raffi Romano, di cui sposò la Mad- rato. Addestrossi nell’arte del recitare fra gli dalena di lui sorella; e vedesi ancora andare Accademici della sua Patria; e poi passò a attorno una stampa in Rame con espressevi Napoli, dove si fece onore2. Ritornato a Fi- tutte le forze, ch’egli faceva, e con sotto que- renze3, recitò nel Teatrino della Piazza Vec- sta iscrizione. chia, ed oggi scorre l’Italia con la Compagnia di Giovanni Roffi 4, facendo sempre più co- Giuseppe Marliani Ballerino da Corda. noscere con certezza i Teatrali meriti suoi5. Fu il Marliani istruitto nell’arte Comica da Note Alessandro d’Affl isio Innamorato di merito; 1. In realtà, Marchionni, fi glio di Casimiro. BI- e però in Venezia ballava di giorno co’ suoi BLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 76–77, Enc. Spett., VII, Compagni, e colla Moglie, in un Casotto coll. 107–108; Giardi, pp. 105, 248–249. Nato a Fi- nella Piazza di San Marco; e la sera recita- renze a metà del Settecento, morto nel 1802 (o dopo va con gli stessi nel Teatro di San Moisè1, il 1815?). Nel 1790 sposa Elisabetta Baldesi, prima esercitandosi nella Maschera del Brighella. attrice nella compagnia Pani; nel 1791 nasce a Ve- Passata poi la Compagnia sotto la direzio- nezia il fi glio Luigi, autore e attore drammatico e nel ne di Girolamo Medebach2, potè nel Teatro 1796 nasce a Pescia la fi glia Carlotta, fra le più celebri di Sant’Angelo, e nell’altro di San Giovan- attrici dell’epoca. ni Grisostomo maggiormente far spiccare la 2. A Napoli recita nel ruolo di Amoroso e di sua abilità, e tanto adoprossi per farsi buon Brighella. nome, che gli riuscì di giuocare una Com- 3. Durante il carnevale del 1789 interpreta il ruolo di media ingegnosa d’intera sua fatica, nella Nardino in La pianella persa, al Teatro del Cocomero quale trasformavasi in molti personaggi, di Firenze (cfr. I. Mamczarz, Les intermèdes comiques esprimendo in ciascun di essi varietà di dia- Italiens au XVIIIe siècle en France et en Italie, Paris, letto, facendo giochi capricciosi, e suonando éditions du Centre National de Recherche Scientifi - due bacini d’ottone vibrati per aria da pic- que, 1972). cola mazza, e da lui chiamati le Campane 4. Nella compagnia del Roffi Marchionni recita nel di Manfredonia. Recitò non solo con valore ruolo di Secondo Amoroso. il Marliani nelle Commedie all’improvviso; 5. Sempre nel ruolo di Secondo Amoroso, recita ma nelle studiate Rappresentazioni ancora fu nelle compagnie di Maddalena Battaglia, Gaetano bravissimo Attore3, e sostenne delle parti di Fiorio, Roffi –Ferri. In quest’ultima compagnia recita somma importanza, specialmente nelle cose nel ruolo di Arlecchino durante le stagioni 1788–89, scritte dall’Abate Pietro Chiari. Nelle Trage- 1789–90, 1794–1795. Negli anni 1790–1791 recita die col titolo Attila ed Ezzelino, produzioni

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 313 del suddetto Autore, mostrò il Marliani, re- 3. Goldoni, nell’elogio tessuto al comico per le sue citando la parte di que’ Tiranni, tutta la ca- capacità acrobatiche, ne individua anche la volontà pacità d’un Commediante ingegnoso. Mol- di cimentarsi propriamente come attore (cfr. Prefa- tissimi anni egli stette quasi sempre unito a zioni dell’edizione Pasquali XVII, in Goldoni, I, Girolamo Medebach4, e solo in questi ultimi p. 752). Gentile, cit., pp. –, si soff erma sulle tempi egli è passato con la Battaglia insieme qualità istrioniche di Marliani citando anche Chia- alla di lui Moglie5. Il Marliani è stato, ed è ri: «un uomo nel suo mestiere maestro, ed in molti un Uomo di capriccioso talento; che ha stu- caratter anche dal suo lontanissimo veramente am- diato l’arte della Cabala per facilitare le vin- mirabile. Provvisto dalla natura della più sonora voce, cite nel gioco de’ Lotti, e benchè abbia vinto e della più penetrante espressione, che si possa veder qualche volta, più è stato quello, che egli ha sulle scene, facea vedere in sè solo degli estremi tanto speso, di quello, che ha potuto guadagnare. contrarii, che si penava a credere dall’una sera all’altra Anche nell’arte dell’Alchimia ha cercato di ch’egli fosse lo stesso». Con Goldoni Marliani depo- fare diverse operazioni intorno alla tramu- se la maschera per interpretare Paron Toni nei Pet- tazione de’ metalli, ma non è riuscito, che tegolezzi delle donne e Fabrizio nella Locandiera, e si a comporne uno rassomigliante all’argen- servì sempre del dialetto. Come Brighella incarnava to, d’un pregio però di poca stima. Vive il «un uomo di sicura volontà, di ragionata esperienza Marliani in età avanzata, e tuttavia si esercita pronto ad aiutare gli amici ed il prossimo, fedele ed ancora nella sua Maschera, ed è applaudito intelligente esecutore degli incarichi del padrone, or- sui Teatri come eralo negli anni suoi meno dinato nella vita sociale e famigliare; solo in qualche senili. La sua abilità nell’arte, gli ha acqui- rara commedia fa capolino l’istinto del profi ttatore, stata molta riputazione fra’ Comici valorosi, del furbone, dell’avido di denaro (La putta onorata, e la sua probità lo ha palesato ognora, e lo fa Il padre di famiglia, Il giocatore, La donna volubile)». conoscere in oggi per un Uomo onorato, e di Nella Bottega del caff é fu onorato caff ettiere, diventò commendabili virtù degnamente fornito. maestro di casa ne Il cavaliere di buon gusto, maggior- domo ne La dama prudente, sergente ne L’amante mi- Note litare e nel Contrattempo amico di Ottavio. 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 92; Leonelli, II, 4. Con la compagnia Medebach si esibì a Bologna p. ; Enc. Spett., VII, coll. 163–164; A. Gentile, insieme alla moglie nel 1752. In questa città Goldoni Goldoni e gli attori, Trieste, Cappelli, 1951, pp. 43– raggiunse la compagnia e scrisse per la Marliani La 44; A. Zaniol, Goldoni tra attori e personaggi: Mad- Serva amorosa, che concluse il ciclo delle rappresenta- dalena e Giuseppe Marliani, in «Quaderni veneti», 10, zioni bolognesi della compagnia. 1989, pp. 133–168; Prefazioni dell’edizione Pasquali 5. La prima menzione dei coniugi nella compagnia XVII, in Goldoni, I, p. 752: «erano già tre anni, che risale all’anno comico 1780–1781. portavasi in Venezia regolarmente in tempo di carno- vale Gasparo Raffi romano, capo de’ ballerini di corda Giulietta Bazoli colla sua compagnia, ch’era una delle più famose in tal genere». Tale compagnia fu poi assorbita dal Me- debach e si costituì nel seguente modo: Teodora Raffi , MARLIANI MADDALENA. Da fanciulla fi glia di Gasparo e di Lucia Raffi , era la Prima Donna, esercitossi a ballar sulla Corda nella Com- Maddalena Marliani la Servetta, Medebach il Primo pagnia del suo fratello Gaspare Raffi . Fattasi Amoroso e Giuseppe Marliani era Arlecchino. sposa di Giuseppe Marliani, incominciò con 2. Prima di entrare a far parte della compagnia Me- esso a recitare nelle Commedie nel carattere debach, Giuseppe Marliani aveva recitato in quella di della Serva; entrò nella Truppa di Girolamo Tommaso Simonetti, capocomico del San Samuele, a Medebach, e divenne in breve una Comi- Milano nell’estate del 1743 e del 1744. ca veramente eccellente. Nelle Commedie

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 314 – Giovanna Sparacello all’improvviso riuscì spiritosa, e gran parla- 2. L’esordio goldoniano della Marliani avviene trice aggiustata, e concettosa. Motteggiatri- nell’autunno del 1751 con La castalda; infatti, nella ce vivace qual era1, ogni Comico la temeva Prefazione a tale commedia Goldoni scrive: «fu questa sicuro di restar seco perdente nell’aringo la prima volta ch’io ebbi il piacer di scrivere per la delle Scene. Bravissima recitante nelle cose brava Attrice; pochissimo io l’avea veduta recitare per studiate riuscì poi la Maddalena Marliani, e avanti, onde non aveva ancor bene il suo carattere ri- per lei furono scritte dal Goldoni varie Com- levato, come in appresso poi mi riuscì di colpirlo nella medie2, cioè: La Serva amorosa3, la Donna di Serva amorosa, nella Locandiera e in tante altre», cit. Garbo4, e la Locandiera5, che tutte furono da La castalda, in Goldoni, IV, p. 7. lei rappresentate valorosamente, meritandosi 3. La serva amorosa andò in scena a Bologna nella pri- infi nite lodi, e dal Poeta, e dagli spettatori. mavera del 1752 (C. Ricci, I teatri di Bologna nei seco- Anche l’Abate Pietro Chiari stimò moltissi- li XVII e XVIII. Storia aneddotica, Bologna, Successori mo questa Comica, le scrisse nella Vendetta Monti, 1888, pp. 467–468: «1752 […] la solennità di amorosa l’interessante carattere di Donna quest’anno fu l’arrivo della compagnia Medebach che Bianca, nel Diogene nella Botte la parte del- del Goldoni, presente, recitò in primavera moltissime la Poetessa Corina; quella di Briseida nella commedie nel [Teatro] Formagliari»). L’attrice, dopo Commedia della Partenza; e molte altre tutte essersi allontanata dalla compagnia Medebach e dal da lei sostenute con gran perizia. Alienatasi marito per «des étourderies de jeunesse» (Mémoires, col Marito dalla Compagnia del Medebach, II, XIV in Goldoni, I, p. 303) vi tornò nel 1751, travaglia anch’oggi nella Truppa della Batta- anno in cui Goldoni stava scrivendo La Donna volu- glia, e sa far conoscere, che l’età non leva ad bile e I pettegolezzi delle donne. La durata del “conge- una Comica il merito6. La Marliani è tuttavia do” amoroso della Marliani è di tre anni nei Mémoires quella celebre Corallina7, che fu nella sua fre- ma nella lettera ad Arconati Visconti del 27 febbraio sca giovinezza, e le lodi, che a lei si danno in 1751 Goldoni parla di sei anni. Giovannelli propende alcuni moderni Romanzi sono degne di lei8; per questa seconda ipotesi perché la lettera è scritta in ma meglio sarebbero state in una storia vera, un periodo più vicino a quello dei fatti. Da osservare di quello che fi gurano in mezzo alle favole. come Bartoli non menzioni l’accaduto, fedele al mito Serva per tanto questa scarsa notizia a pro- dell’attore onesto che si aff erma nelle Notizie. Proprio lungar la sua fama nota a quasi tutta l’Italia, intorno a Maddalena Marliani, donna inquieta e viva- e trappassi così a’ secoli venturi degl’impa- ce, Goldoni modellò la fi gura tradizionale della Servet- reggiabili suoi meriti la memoria onorata9. ta fi no ad arrivare a farne la protagonista (C. Alberti, La scena veneziana nell’età di Goldoni, Roma, Bulzoni, Note 1990, p. 137: «Attraverso una scansione annuale [La 1. Ne L’autore a chi legge premesso alla Serva Amorosa castalda, La serva amorosa e La locandiera], che esplora Goldoni aveva riconosciuto alla Marliani prontezza le possibilità del ruolo di Serva dentro e fuori la sce- di spirito. In questa direzione andavano anche le lodi na, l’autore tiene d’occhio sia l’attrice, sia le modalità tributatele da Antonio Piazza nel romanzo Giuliet- del carattere: la commedia di Corallina si colloca nel ta, riportate più sotto. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, processo di lettura del “Mondo” mediante il “Teatro”, pp. 92–93; Leonelli, II, p. ; Enc. Spett., VII, come una tappa di un vero e proprio romanzo che ha col. 164; G. Herry, Goldoni e la Marliani ossia l’im- per protagonisti i comici»). Sulla Marliani interprete possibile romanzo, in «Studi goldoniani», 8, 1988, della Locandiera v. T. Megale, Mirandolina e le sue pp. 137–158; A. Zaniol, Goldoni tra attori e perso- interpreti, Roma, Bulzoni, 2008. naggi: Maddalena e Giuseppe Marliani, in «Quaderni 4. Bartoli confonde la Donna di Garbo, composta veneti», 10, 1989, pp. 133–168; C. Goldoni, La ser- nel 1743 per Anna Baccherini, con La castalda (Ve- va amorosa, a c. di P. Giovannelli, Venezia, Marsilio, nezia, Teatro Sant’Angelo, 3 novembre 1751), scritta 2007, pp. 196–202. per Maddalena Marliani. La Baccherini morì prima

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 315 di portare sulle scene la Donna di Garbo a Genova; soltanto quella fu, che mi piacque su’ vostri Teatri. Ad la commedia venne rappresentata a Genova da Marta essa è debitore il prenominato Egerindo [Pietro Chiari] Bastona e quattro anni dopo, nel 1747, a Livorno da del felice successo di tante Commedie sue, che sen- Teodora Raffi Medebach. za l’abilità di quell’Atice eccellente non avrebbe- 5. La locandiera venne rappresentata a Venezia nel ro conseguito il favore del Pubblico. Quantunque il Teatro Sant’angelo nel gennaio 1753. Oltre alla com- suo particolare carattere sia quello della Servetta, ciò medie che la vedono protagonista, fra il carnevale null’ostante è capace di tutto. Nel serio, nel ridicolo, del 1751 e quello del 1753 la Marliani recitò nelle nel feroce, nel patetico, a meraviglia ella riesce, trasfor- seguenti commedie di Goldoni, prevalentemente nel mandosi così bene, a tenore delle parti ond’è incarica- ruolo di Corallina: La donna volubile (Venezia, Teatro ta, che l’arte in lei sembra natura. Una memoria feli- Sant’Angelo, febbraio 1751); I pettegolezzi delle donne cissima, che mai non le lascia del rammentatore aver (nel ruolo di Catte, Venezia, Teatro Sant’Angelo, 23 d’uopo; un’eloquenza fi orita, che all’improvviso le febbraio 1751); Il Moliere (nel ruolo di Foresta, Tori- mette in bocca le parole più scelte, e i termini più ele- no, Teatro Carignano, 28 agosto 1751); L’amante mi- ganti, in quelle Commedie che si chiama dell’arte; un litare (Venezia, Teatro Sant’Angelo, autunno 1751); Il tuono di voce chiaro, armonioso, soave; una grazia di tutore, (Venezia, Teatro Sant’Angelo, 4 gennaio 1752); gestire, ch’esprime le cose prima del labbro; un posses- La moglie saggia (Venezia, Teatro Sant’Angelo, 27 so di scena, che la rende padrona di tutto, sono le qua- gennaio 1752); Il feudatario (nel ruolo di Ghitta. Ve- lità, che formano di lei la Comica migliore de’ vostri nezia, Teatro Sant’Angelo, 7 febbraio 1752); Le donne Teatri». Non si deve dimenticare, tuttavia, che l’attrice gelose (nel ruolo della Siora Lugrezia. Venezia, Teatro era già stata assunta a protagonista di un romanzo da Sant’Angelo, 12 febbraio 1752); I puntigli domestici Chiari ne La commediante in fortuna (1755). (Milano, estate 1752); La fi glia obbediente (nel ruolo 9. Aggiungiamo che la Marliani fu scritturata dalla di Olivetta. Venezia, Teatro Sant’Angelo, 26 dicem- compagnia Battaglia per la stagione comica 1780–81. bre 1752); I mercatanti (Venezia, Teatro Sant’Angelo, Il nome dell’attrice non fi gura più nell’elenco della 26 dicembre 1752; Le donne curiose (Venezia, Teatro compagnia per la stagione 1782–83. Cfr. Giardi, Sant’Angelo, carnevale 1753); Il contrattempo o sia Il p. 102. chiacchierone imprudente (Venezia, Teatro Sant’Ange- lo, carnevale 1753); La donna vendicativa (Venezia, Giulietta Bazoli Teatro Sant’Angelo, autunno 1753). 6. Sulla presenza scenica della Marliani anche in età matura si espresse Antonio Piazza: «Sebbene ora sia MARTELLI ANTONIO Bolognese1. Trava- avanzata negli anni pure conserva tutto lo spirito della gliando nell’arte del Sartore nella sua Patria, fresca sua giovinezza. La gracilità della Persona, la vi- divertivasi a recitar Commedie qualche volta vezza degli occhi, che le brillano in fronte, l’agilità con con alcuni Giovani dilettanti. Innamorato cui opera, non lascia sì facilmente distinguere s’ella sia della Comica Professione, entrò nella Com- giovine, o vecchia», cit. Giulietta, in La «Trilogia di pagnia di Antonio Marchesini, e mostrò per Giulietta» di Antonio Piazza, a c. di A. Mazza Tonuc- la Maschera del Brighella molta abilità, eser- ci, Azzate, Edizioni Otto–Novecento, 1983, p. 112. citandosi nel tempo istesso in altre parti di 7. L’attrice fu la protagonista nella pièce goldonia- Tragiche, e Comiche Rappresentazioni. Man- na Il genio buono e il genio cattivo rappresentata dalla cando alla Compagnia del Teatro a San Luca compagnia Medebach nel carnevale 1766–1767 e re- di Venezia il celebre Giuseppe Angeleri, fu plicata al Teatro San Giovanni Grisostomo per mol- chiamato in sua vece da essa Truppa il Mar- tissime sere. telli, che s’espose per la prima volta in quella 8. Bartoli allude probabilmente al romanzo di Anto- Dominante l’Autunno dell’anno 1754. Fu nio Piazza, Giulietta (1771), in La «Trilogia di Giuliet- conosciuta la sua abilità per il personaggio ta» di Antonio Piazza, cit., p. 112: «una sola Donna del Brighella non solo, ma altresì per certi

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 316 – Giovanna Sparacello caratteri caricati, e per altre parti non meno chiama il mentovato Scrittore del predetto interessanti. Il Goldoni cominciò a scrivere Romanzo; che nelle Tragedie poi passa ad as- per quest’Uomo il Todaro Brontolon; il Fabri- somigliarlo ad una fi gura de’ Tarocchi, con zio negl’Innamorati; il Don Policarpio nella una comparazione niente graziosa, e poco Sposa Sagace; il Don Mauro nell’Amante di se aggiustata a quel paragone, ch’egli ha cercato stesso, ed altre cose2, che troppo vi vorrebbe di voler farne7. Se il Martelli per le Tragiche a voler tutte rammentarle. In tal modo potè Rappresentazioni non avesse ancora tutta il Martelli far conoscere se medesimo per un quella disposizione, che è necessaria8; consi- Comico valoroso, e degno di quella parziali- derare bisogna che recita in esse delle parti tà, che gli fu sempre dimostrata giustamente di poco peso, che lo fa quando al numero dai Veneziani, a’ quali tanti anni si fece ve- degli Attori manca altro soggetto che sup- dere, e nel Teatro San Luca, ed in quello di plisca; e ch’egli lo dà per un di più, senza Sant’Angelo3, non staccandosi mai da quel- ambizione d’essere chiamato bravo Tragico, la Compagnia, che diretta dal Lapy, passò contentandosi solo di mostrarsi abile nella poi in Terra ferma4, essendo stato occupato sua Maschera del Brighella, e d’essere gradi- quest’ultimo Teatro dalla Truppa del Mede- to in que’ Comici Caratteri, che a giudizio bach. Tanto tempo di buona amicizia col di tutti rappresenta assai bene. Il Martelli Lapy, l’essere d’un’istessa Patria, il reciproco per fi ne tanto concetto si è acquistato, che interesse, che l’uno nell’altro riconosceva, fu- non ponno levarglielo gl’insulsi motteggi del rono la sorgente di quell’aff ezione, che prese noto Romanziere il quale prima di scrivere il Martelli alla Famiglia del suo amico, per in discapito d’alcuno dovrebbe far rifl essione cui di sovente va frequentando la di lui Casa. ad un’altro Proverbio per apprendere chiara- Ma il malizioso Romanziere, Scrittor del Te - mente, che atro, vuole far credere alla pag. 19. del suo Tomo secondo5, che tale pura amicizia più “Chi vuole che sia detto ben di lui alla fresca Moglie del Lapy cangiando tem- Si guardi di non dir mai mal d’altrui.” pra sia dal Martelli rivolta, di quello ch’esser possa diretta allo stesso di lei Consorte. Ella Note è ben cosa però imperdonabile, che questo 1. Nato a Bologna nella prima metà del XVIII se- Scrittore pubblichi sì fatte mormorazioni colo, Antonio Martelli morì probabilmente a Vene- in pregiudizio d’una Donna amante del suo zia al principio del XIX secolo. BIBLIOGRAFIA: Marito, tenera co’ fi gli, economica per la fa- Rasi, III, pp. 93–95; A. Gentile, Goldoni e gli attori, miglia, morigerata, ed onesta; la quale po- Trieste, Cappelli, 1951, pp. 68–69; Enc. Spett., VII, trebbe con ragione al suo detrattore rispon- coll. 189–190; Giardi, passim; S. Ferrone, Introdu- dere col Proverbio: zione a C. Goldoni, Gl’innamorati, Venezia, Marsi- lio, 2002, pp. 11–17. “Non dir di me quel che di me non sai; 2. Citiamo inoltre i ruoli di Monsieur Filiberto nel Dì pria di te, che poi di me dirai.” Curioso accidente e di zio Cristofolo ne La Casa nova. 3. Il passaggio al Sant’Angelo avvenne nel 1777. Da sì fatta digressione, necessaria al risarci- 4. Per quanto riguarda il resto della carriera di Mar- mento dell’altrui fama, torneremo a ragio- telli, Rasi, cit., segnala che nel 1795–96 Martelli reci- nare del nostro Antonio Martelli; il quale tò nella compagnia di Giuseppe Pellandi al Sant’An- anch’oggi, benchè la sua età pieghi alla vec- gelo (secondo la ricostruzione di Giardi vi si trovava chiezza, può tenersi in istima da ogni amator ancora nel 1800). Con questa compagnia Martelli del Teatro, essendo un eccellente Caratte- rappresentò la parte del vecchio centenario nella Ma- rista6 senza quell’ironia con la quale così lo dre di famiglia di Sografi . Il 24 gennaio 1797 recitò al

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Sant’Angelo Guglielmo e Carolina, dramma tradotto Compagnia del Lapy2, e presso ad Antonio dall’Albergati. Il comico si era appena ripreso da una suo Padre, onde ebbe campo il giovane Mar- grave malattia, cfr. Rasi, cit., p. 95. Le informazioni telli di studiare sulla maniera del Pettinaro, di Rasi coincidono solo in parte con la ricostruzione e di Majanino3 ambo uniti anni sono alla della troupe fatta da Giardi, cit., pp. 225–230. Mar- stessa Truppa; e però oggi fattosi esperto re- telli era entrato nella compagnia di Pellandi già nel citante anch’esso, nell’accennata Compagnia 1786–87. Egli recitò come Brighella fi no al 1793–94, del Lapy, sostiene il posto di primo Attore4, e quando gli furono affi date parti senza maschera e da si va guadagnando un favorevole concetto in Caratterista. ogni luogo ove si espone; ed ultimamente in 5. Si tratta di A. Piazza, Il teatro ovvero fatti di una Bologna5 è stata sommamente gradita la sua veneziana che lo fanno conoscere, Venezia, Giambatti- abilità. Con un poco più d’attenta, e precisa sta Costantini, 1777–1778: «Era gran amico dell’im- curanza allo studio del suo mestiere, e con presario, ma ancora più di sua moglie, donna giovine un po’ meno di divagamento per le grazie e non brutta. […] Dottore faceva la barba a Brighella, del bel sesso; potrà giungere questo Comico e questo cuciva la roba dell’altro, così aveva il comodo ad acquistarsi in tutto quella pregevole fama, di stare sempre vicino alla sua bella», cit. dall’edizione che ancora sull’ali librata si va pigramente ar- moderna A. Piazza, L’attice, a c. di R. Turchi, Napoli, restando, sino che un più lodevole stimolo di Guida, 1984, pp. 128–129. questo Attore le faccia incessantemente più 6. Sul respiro più ampio che il ruolo del Caratterista alto spiegar il volo6. assume nel secondo Settecento rispetto all’Otto–No- vecento, cfr. S. Ferrone, Introduzione a C. Goldoni, Note Gl’innamorati, cit., p. 16. 1. Colomberti (A. Colomberti, Dizionario biogra- 7. «Oh che bravo caratterista! Bisogna poi goderselo fi co degli attori italiani, a c. di A. Bentoglio, Roma, nelle tragedie. Se pare l’impresario, vestito all’eroica, Bulzoni, 2009, II, ad vocem) ricorda il soprannome il re di Coppe, costui pare una fi gura de’ tarocchi di Martellin attribuitogli dai comici della sua epoca. e quando sono fuori tutti e due non si può dare di BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 95 (riprende senza meglio. Uno, che nel Foro romano parla da dottore, integrazioni la notizia di Bartoli); Enc. Spett., VII, l’altro che urla, senza poter mai piegare quella voce col. 190; Giardi, passim. da bufalo, formano una coppia galante da far ride- 2. Francesco Martelli era stato scritturato nel 1777, re anche quando si ammazzano», cit. A. Piazza, cit., cfr. Giardi, p. 173. p. 128. 3. Si tratta di Tommaso Grandi e di Giuseppe Maia- 8. Nell’Introduzione del 1754 (Goldoni, V, p. 604) ni, per cui rimando alle rispettive biografi e in queste Goldoni fa dire a Ottavio che il nuovo Brighella «ha Notizie. voce, ha presenza, ha spirito»; lodi anche dal Giornale 4. Nel 1778–79 aveva lasciato la compagnia Lapy, dei teatri di Venezia (1800) che lo defi niva «dignitoso scritturato come Primo Attore nella compagnia di Fe- nel tragico, faceto nel comico». Cfr. Enc. Spett., cit., dele Venini, ma era tornato nel 1779–80 come Primo col. 189. Attore, cfr. Giardi, pp. 174, 272 (ma Enc. Spett., cit., indica il 1783 come data del passaggio di Martelli a Giovanna Sparacello capolista nella compagnia di Lapy). 5. La compagnia di Giuseppe Lapy si esibì a Bologna nell’autunno del 1781 e nella primavera del 1782, cfr. MARTELLI FRANCESCO1 fi gliuolo Giardi, p. 176. d’Antonio, il quale si esercita nel caratte- 6. A completamento della biografi a del comico, ag- re d’Innamorato con molto spirito, e tutta giungiamo che nel 1786–87 Francesco Martelli fu la disposizione necessaria a tale personag- scritturato come Primo Attore nella compagnia Perel- gio. Fu allevato per le cose dell’arte nella li; nel 1790–91 ricopriva anche il ruolo di Pantalone.

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Era morto all’inizio della stagione comica 1792–93; ragionato, e fu da lui, come s’è detto, data al suo posto era stato scritturato Camillo Sacchetti. fanciulla in custodia a Giovanni Vinacesi, Cfr. Giardi, pp. 233–235. che le fece sempre da Padre, e che l’ha fat- ta custodire con zelo dalla Moglie sua. Nella Giovanna Sparacello Compagnia di Vincenzo Bazzigotti ebbe i suoi principj questa giovane Comica, mo- MARTORINI BALDASSARE Milanese. strando una volontà instancabile di studiare, Bravo Comico, che nella Compagnia d’An- e riuscendo graziosa Attrice, recitando nelle tonio Marchesini ebbe campo di farsi di- Comiche, e Tragiche Rappresentazioni con stinguere per eccellente recitante nelle cose intelligenza, e con dello spirito, a tal segno, all’improvviso; e per suffi cientissimo nelle che passò a Venezia l’anno 1775. a sostenere studiate rappresentazioni. Fecesi conoscere il carattere di prima Donna nella Compa- per franco, ed elegante parlatore, per Comi- gnia di Girolamo Medebach sulle Scene del co pratico, e fondato nella cognizione delle Teatro a San Cassiano. È la Martorini molto Commedie dette dell’arte; e per uomo capa- commendabile nelle parti tenere, ed amo- cissimo di scrivere al tavolino, e nelle Prose, rose, mostrando coll’espressione della voce e ne’ Poetici componimenti con molta lode. gl’interni aff etti dell’anima; distinguendosi Fu in Malta con la Maria Grandi, e in quella in singolar modo con attenzione indefes- occasione scrisse un Prologo in versi Martel- sa anche nelle più minute cose, senza om- liani, dove fi nse, che i Comici agitati da una metterne alcuna, e tutto volendo che giovi, burrasca si trovassero vicini a naufragare; e e contribuisca alla perfezione di ciò ch’ella che poi assistiti da Netunno, (il quale lascia- rappresenta. Chi la vide recitare la Rosalia vali con questi due versi: dell’Abate Andrea Villi1 può dire con quanta accuratezza ella dimostrasse in mezzo alle af- “Restate dunque amici al puro aer sereno, fl izioni del suo carattere, e l’amor conjugale Che a riposar men torno ad Anfi trite in seno.”) per le miserie dello Sposo, e la tenerezza per gl’incomodi del fi glio; e la sorpresa, cagione potessero felicemente in quell’Isola appro- del suo svenimento, alla nuova dell’arrivo del dare, e far servitù a quella Nazione, come di lei Genitore; e tutti quegli altri sentimenti di fatto poi fecero. Tornato il Martorini da di tolleranza, di rispetto, d’obbedienza, e di Malta, fermossi in Napoli, e poi in Roma, rassegnazione. L’anno 1780. fu chiamata da e si è di rado in altre Città trasportato. Una Antonio Sacco nel Teatro a San Luca, e seco di lui fi glia fanciullina fu da esso data ad al- trovasi anch’oggi recitando con impegno, ed levare in Lombardia al Pantalone Giovanni avanzandosi sempre più nella fama di vir- Vinacesi, la quale avendo fatto de’ buoni tuosa Attrice2. Degna di molti encomj3 è la progressi nell’arte Comica, sarà da noi nel Martorini non solamente per la sua abilità seguente articolo degnamente lodata. Bal- Teatrale, ma per l’esempio degli aurei suoi dassarre Martorini ebbe grido di Comico costumi, e per quella cautela da lei rigorosa- valoroso, ed in questi tempi, benchè abbia mente osservata pel corso di circa dieci anni trapassata la sua gioventù, pure viene ancora ch’ella calca i Teatri. Nel nubile suo stato, impiegato nell’arte, ed è il merito suo in sin- al fi anco d’una Vecchia Tutrice, esposta agli golar guisa ricompensato, e distinto. occhi del Mondo, fornita di bellezza, e di grazia; ella ha saputo schermirsi dall’insidie del Secolo; e s’è vero, che il Cielo abbia a lei MARTORINI ELISABETTA. È fi gliuo- destinato uno sposo lungi dall’esercizio delle la di Baldassare Martorini, di cui abbiamo Scene, e per cui sperasi di veder migliorata

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 319 la di lei sorte, ciò sarà un premio dovuto alla MARZOCCHI CATERINA, Bolognese. sua bontà, ed a quella saviezza, con la quale Fu Moglie di Giovanni, e Madre di Gaspa- per tanto tempo ha ella saputo farsi conosce- re, de’ quali si parlerà qui appresso. Questa re per una giovane seguace della più plausi- Comica recitò da prima Donna con molta bile, e virtuosa onestà. perizia in ogni genere di Rappresentazioni. Fu nel Teatro San Luca al servizio de’ Nobi- Note li Vendramini; e dopo d’aver scorsa la Ger- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 107; Leonelli, II, mania, e l’Italia col Marito, morì in Verona p. ; Enc. Spett., VII, coll. 219–220; A. Willi, Ro- l’anno 1768. salia, ovvero L’Amor coniugale, Venezia, 1797. Nelle Notizie storico–critiche sulla Rosalia, ovvero l’amor co- niugale (Giornale dei teatri di Venezia, in Il teatro mo- MARZOCCHI GASPARE Bolognese. Alle- derno applaudito ossia raccolta di tragedie, commedie, vato dal Padre suo nell’arte del Teatro, ha po- drammi e farse che godono presentemente del più alto tuto in virtù della sua naturale disposizione favore sui pubblici teatri, così italiani, come stranieri riuscire un Comico pratico, pronto a recitare corredata da Notizie storico–critiche e del Giornale dei in qualsivoglia carattere ne presenti la Scena. Teatri di Venezia, Venezia, Salvioli, 1797, t. XI, p. 68) Fece i suoi progressi in alcune vaganti Com- si legge: «la fama stessa che il sig. ab. Willi per alcuni pagnie; fu con Girolamo Medebach al Teatro anni si è è mantenuta sulle scene dell’Italia, egli la dee di San Giovanni Grisostomo; ed in questi ul- in particolar modo a questo medesimo componimen- timi anni unissi alla Truppa della Maddalena to ammirabilmente sostenuto dal valore dell’egregia Battaglia. Ha coltivato molto genio per gioca- attrice [la signora Elisabetta Martorini, per cui il sig. re la Maschera del Brighella, ma siccome egli ab. Willi scrisse la maggior parte de’suoi componi- è lontano dai puntigli, e dalle ostentazioni, menti scenici, ne’quali ella spiegò sempre unita alla l’ha al Marliani ceduta, e viene impiegato in più fi na intelligenza la più delicata–patetica espressio- alcune parti di vivacità, e in altre cose a nor- ne] che fu la prima a rappresentare in esso la parte di ma del bisogno della Compagnia. Egli tutto protagonista». rappresenta con una eguale indiff erenza, ed 2. Proprio al 1780 risale il Prologo per Verona giugno in tutto sa portarsi assai bene mostrandosi 1780. Per la Signora Bettina Vinacesi che compare nei grazioso, e rendendosi piacevole agli uditori. manoscritti gozziani recentemente reperiti (Biblio- Va incamminando due fi gli per la sua Profes- teca Nazionale Marciana di Venezia, Fondo Gozzi, sione. Una femmina che in piccole parti si va 3.3, Prologhi e congedi teatrali, c. 87r. Per la storia esercitando; ed un maschio per nome Fausti- della scoperta del fondo e per il suo regesto si vedano no, che lo vedemmo l’anno 1776. recitare una rispettivamente F. Soldini, Il Fondo Gozzi alla Bi- Commedia, che fu invitata col titolo: I Perso- blioteca Nazionale Marciana di Venezia, in «Proble- naggi del loro servo fanciullo, e questo mostrò mi di critica goldoniana», XII, 2005, pp. 119–134 uno spirito maggiore dell’età sua nel fi ngersi e Carlo Gozzi, 1720–1806, Stravaganze sceniche, let- diversi Personaggi, cantando in essi qualche terarie battaglie, a c. di F. Soldini, Venezia, Marsilio, arietta, ed esprimendo altre cose gustose con 2006. immensa fatica. Essa Commedia fu replicata 3. Secondo quanto asserisce Gozzi nelle Memorie moltissime sere con lode del fanciullo, e con inutili nel 1774 Elisabetta era stata scelta come pri- vantaggio della Truppa. Gaspare Marzocchi ma attrice da Francesco Zannuzzi, comico del teatro è un uomo intraprendente, e che invigila italiano di Parigi, ma ella aveva rifi utato (Gozzi, Me- agl’interessi della Comica società, cosicché morie inutili, t. II, II, XVI, p. 508). sa rendersi profi ttevole in doppio modo, riu- scendo utile Compagno ne’ domestici aff ari, Giulietta Bazoli e valente Comico nelle Teatrali produzioni.

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MARZOCCHI GIOVANNI Padre di Gaspa- perchè era egli fornito di una grazia prodot- re. Recitò questi nella Maschera del Dottore, ta in lui dalla natura, e coltivata dall’arte; e riuscndo gustoso, e comparendo un ottimo, e perchè tutto in lui parlava, e camminando, e valoroso Comico. Insieme con sua moglie fu gestendo, e levando il Cappello, e stando im- impiegato nel Teatro a San Luca. Si fece ono- mobile: eff etto di uno studio fondato, e fatto re nell’arte, fu inclinato ancora a recitare altre da lui nella diffi cile scuola del Teatro. Morì parti oltre la sua particolare del Dottore; e questo Comico in vecchia età recitando sulla con riputazione condusse la sua vita sino, che Scena allorché scoppiogli un aneurisma, che rese il comune tributo all’umanità in Udine da molto tempo affl iggevalo nel petto. Ciò Capitale del Friuli l’anno 1772. successo con universale dispiacere de’ suoi Patriotti l’anno 1768.

MASSA INNOCENZIA Romana. Giova- Note ne, che partita dalla sua Patria diedesi alla 1. Noto soprattutto come Francesco Massaro. BI- Comica Professione; e che in alcune vaganti BLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 112; B. Croce, I tea- Compagnie da circa sei anni va ritrovando tri di Napoli, a c. di G. Galasso, Milano, Adelphi, impiego. I suoi pregi d’avvenenza non meno, 1992, pp. 216, 223–227 (1° ed. Napoli, Luigi Pierro, che la sua abilità, la vanno sostenendo sui 1891); F. De Filippis–M. Mangini, Il Teatro «Nuo- Teatri con una mediocre fortuna. vo» di Napoli, Napoli, Arturo Berisio Editore, 1967, pp. 71–73; Enc. Spett., VII, col. 261. 2. Allievo di Di Fiore, Massaro recitava con il suo MASSARI FRANCESCO. Grazioso Comi- maestro al Teatro Nuovo nel 1742. Nel 1746 fu An- co Napolitano1, che sotto il nome di Don Fa- dronico nella farsa del Di Fiore Tra lo sdegno nasce stidio rappresentò il carattere d’un Servo ac- amore. Sua la commedia Il Don Fastidio de Fastidiis corto, e piacevole, parlando nella sua lingua amante Burlato (Napoli, Francesco Rossi, s.d.). Nel nativa, e mescendo a sali faceti alcuni prover- carnevale del 1754 andò a recitare a Roma. bj sentenziosi, accompagnando il tutto co’ 3. Secondo F. De Filippis–M. Mangini, cit., gesti caricati, e ridevoli, recando gran diletto pp. 71–73, il personaggio di Don Fastidio nasce pro- sui Teatri della sua Patria2. Era un gran Com- prio dall’osservazione della variegata realtà di Castel- mediante, e conosceva a meraviglia il Teatro, capuano e in particolare dei frequentatori del palazzo ed il genio de’ suoi Nazionali3, però bastava di giustizia (falsi testimoni, lenoni, prostitute, usurai, ch’egli volesse cavare le risate di bocca degli faccendieri). Come Don Fastidio Massaro si esibisce spettatori, che facevalo agevolmente, o con dapprincipio nelle osterie e nelle botteghe dei barbie- qualche frizzante parola4; o con uno sberleff o ri, e qui si fa notare dal giurista Giuseppe Pasquale caricato; o sgangheratamente piangendo, e Cirillo, attivo nella compagnia dei fi lodrammatici del ridendo, rendendosi padrone dell’animo al- duca di Maddaloni. Egli lo presenta in seguito al To- trui, imprimendovi a sua voglia la dilettazio- meo al Teatro della Cantina. ne, ed il piacere. Francesco Cerlone Comico 4. Bravo improvvisatore, Massaro fondava la propria Poeta5, vedendo la costui abilità, pensò di recitazione su giochi linguistici. Egli aveva ideato un valersene nelle sue Commedie, ed in molte fi nto italiano ricreato sul napoletano, nel quale ab- di esse introdussevi il giocoso Personaggio di bondavano le storture grammaticali e le fi nte etimo- Don Fastidio, che venendo eseguito con la logie. Per questo motivo Croce non considerava Fasti- sua solita naturalezza da Francesco Massari, dio la caricatura del “paglietta” napoletano (avvocato molto contribuiva al buon esito delle pro- meridionale, che tradizionalmente portava un cap- duzioni di quell’Autore. Fu molto stimato pello di paglia nero; era un tipo dalla dubbia mora- questo bravo Comico dagli istessi Professori, lità, capace di supplire all’incompetenza con l’astuzia

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 321 e la cavillosità) ma quella dell’ignorante convinto di Dimora anch’oggi in quella Metropoli, e tra’ essere colto e di parlare con ricercatezza. Nel 1765 Comici provetti occupa un grado distinto, l’attore inglese Sharp in visita a Napoli fu aff ascinato rappresentando la parte dell’Innamorato con dal carattere di Don Fastidio: «Costui è così naturale, eleganza, e dando prove continuamente del- senza aff ettazione in tutto ciò che dice e fa sulla scena, la sua bravura in tutte le cose dell’arte, che da che con poche correzioni farebbe una gran fi gura sui molti anni è valorosamente da lui esercitata. Teatri di Londra e di Parigi», cit. F. De Filippis–M. Mangini, p. 73. Note 5. Autore teatrale attivo a Napoli tra gli anni Cinquan- 1. BIBLIOGRAFIA: S. Di Giacomo, Storia del Teatro ta e Settanta del Settecento, Francesco Cerlone scrive- San Carlino, 1738–1884, Milano, Sandron, 1924 (4° va per teatri napoletani quali i Fiorentini e il Nuovo ed.), pp. 92, 94, 187, 204, 210, 216, 219, 227, 228; commedie tratte dai romanzi del tempo, principal- B. Croce, I teatri di Napoli, Milano, Adelphi, 1992, mente quelli dell’abate Chiari. All’esotismo dell’am- pp. 215, 274–275 (1° ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891); bientazione si mescolavano elementi comici apportati Rasi, III, p. 113; F. C. Greco, Teatro napoletano del da personaggi buffi della tradizione napoletana, tra cui 700, Napoli, Libreria Tullio Pironti, 1981, CVI. Don Fastidio. Una prima edizione delle sue commedie 2. Nel 1754 l’attore recitava con Di Fiore al Casotto apparse a Napoli presso Vinaccia, 1765–1771. Una del San Carlino. Fu poi nella compagnia di Tommaso seconda edizione apparve a partire dal 1772 (Napoli, Tomeo alla Cantina e sul fi nire del 1769 ottenne di Flauto, 1772–1778); Croce vi segnala la presenza di recitare in un rimessone dei Reverendi padri agosti- prefazioni in prosa e prologhi in versi omessi nelle ri- niani a Portici. Si trovava nella compagnia del Tomeo stampe successive. L’edizione ottocentesca delle com- a cui venne affi dato il San Carlino per la riapertura medie, in 22 volumi, è Napoli, Masi, 1825–1829. Cfr. nel 1770. La riforma della compagnia ad opera di To- Croce, cit., pp. 220–222, 255 sgg. meo nel 1775 comportò il licenziamento del Mazza (Di Giacomo, cit., poi ripreso da Rasi, riporta che Giovanna Sparacello una supplica al re permise a Mazza di rimanere nella formazione fi no al 1782). Nel 1783 l’attore esponeva in un baraccone una statua di cera di San Benedetto MATTAGLIANI VITTORIA. Abile Com- Labre in cambio di qualche elemosina. Nel 1786 mediante, che fu in qualche Compagnia di Mazza cerco di essere riammesso nella compagnia Venezia, recitando nelle Commedie all’im- del Tomeo accusando l’impresario di tenere registri provviso con dello spirito, e facendosi cono- falsi. Fu rifi utato e passò l’ultima parte della sua vita scere per buona Attrice anche nelle studiate in miseria (cfr. Di Giacomo, cit.). Rappresentazioni. Fu ancora colla Compa- gnia d’Onofrio Paganini, recitando da secon- Giovanna Sparacello da Donna insieme colla Rosa Brunelli, che faceva da prima. Avanzandosi in età è stata posta in non curanza dalle buone Compagnie, MAZZOCCHI LUIGI Mantovano. Recitò e presentemente va ingegnandosi di produrre da Dottore nella Compagnia di Pietro Rossi, se stessa in qualche piccola unione, passando in quella di Domenico Bassi, ed oggi trovasi que’ giorni che le rimangono in Città, e Terre colla Truppa di Francesco Paganini. Benchè a’ Comici interessi pochissimo profi ttevoli. gli manchi l’accento del dialetto Bolognese, pure s’ingegna di sostenere quella Masche- ra con suffi ciente abilità. È uomo fornito di MAZZA ONOFRIO1. È Comico rinomato, qualche cognizione intorno alle Lettere; ed che in varie Città, e specialmente in Napoli occorrendo sa recitare ancora in parti serie si è fatto conoscere per un buon recitante2. nelle studiate Rappresentazioni.

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MAZZOTTI PIETRO Veneziano. Eser- del suo feracissimo talento tanto lodati da citossi nella Professione dell’Avvocato; pre- tutte le Nazioni, e pe’ quali acquistossi una se moglie; consumò la dote, e tutto il suo. fama immortale; e così pure il Medebach Passò a far il Comico per rimediare a’ suoi corrispose in pari modo soddisfacendo alla disordini. Recitò con Pietro Rossi, e con Lu- sua obbligazione di contribuire al Goldoni igi Perelli. Mostrò dello spirito, e dell’abilità; il prefato onorario, giustissima mercede alle ed oggi in vaganti Compagnie si va eserci- sue virtuose fatiche. Gran profi tto apportò tando, esponendosi sui Teatri nel carattere al Medebach il nuovo genere dell’accenna- dell’Innamorato. te Commedie; ed egli medesimo vi recitava egregiamente in certi caratteri graziosi scritti a bella posta dal Comico Poeta, e sono quelli MEDEBACH GIROLAMO. Romano, che sotto il nome d’Ottavio veggonsi distinti Capo Comico rinomato1. Comparve a Ve- nelle Commedie dell’Autore predetto6. Ter- nezia l’anno 1738 ed essendo conosciuto per minato il reciproco impegno passò il Goldo- uomo di buon ingegno da Gaspare Raffi , ni a scrivere per la Compagnia del Teatro a conduttore d’una Compagnia di Ballerini San Luca, abbandonando il Medebach per da corda, e recitatori nell’istesso tempo di certi disapori nati fra essi a motivo che questi Commedie, fu da lui accolto nella sua socie- aveva senza sua intelligenza fatte stampare a tà; diedegli una sua fi glia per nome Teodora Giuseppe Bettinelli molte delle sue Comme- in Consorte, e lasciò ad esso il peso di con- die7. Il Medebach, come uomo accorto pen- durre, e dirigere la Comica Truppa2. Occupò sò solo di provedersi d’altro Poeta che per lui il Medebach il Teatro detto Sant’Angelo3, e scrivesse, onde far fronte al pericolo che mi- per il valore de’ suoi Comici, e per la di lui nacciavalo di perdere il concorso al proprio ottima direzione acquistossi del concetto, Teatro. Nell’Abate Pietro Chiari Bresciano e fu favorito dalla fortuna. Il Dottor Carlo trovò l’Antagonista del Goldoni; lo stabilì Goldoni, prodotto dalla natura per essere un anch’esso con onorario a scrivere per lui, e eccellente Poeta Comico, veggendo la Pro- le Commedie di questo nuovo Poeta Comi- fessione in decadenza, ed il Popolo annojato co piacquero anch’esse, furono sostenute dal delle solite Commedie all’improvviso, pensò pubblico favore, e ciò ebbe forza d’animare di riparare al danno imminente, e di appor- i due Poeti ad una gara emulatrice, che divi- tar lustro al Teatro Italiano con un nuovo se gli amatori del Teatro in due fazioni for- genere di Commedie. Non parliamo della midabili chiamata una de’ Chiaristi e l’altra Griselda, del Belisario, e del Rinaldo, prime de’ Goldoniani8. Questo scenico arringo fu sue produzioni esposte con felice successo4; d’utilità a tutti due i Teatri; ed il Medebach ma ragioniamo di quella nuova sorgente di accumulò del denaro, e fu contento della sua Commedie esibita dall’Autore al Medebach, nuova Teatrale impresa. Venne in tal tempo della quale accettonne il progetto, e con a morte la di lui moglie, e visse in vedovo privata scrittura estesa in data de’ 10 Mar- stato parecchi anni mostrando molto cordo- zo l’anno 1749 venne tra loro stabilito, che glio per la perdita della sua cara Compagna. il Goldoni scrivere dovesse otto Commedie Il Goldoni fu chiamato a Parigi9, cessarono per ciascun anno, e che il Medebach gli aves- le Poetiche gare; ed il Medebach continuò se a contribuire in premio Ducati annui 450 tuttavia a condurre con decoro la sua Trup- con obbligo di seguire la Compagnia anche pa. Passò alle seconde nozze con una giovane nelle città di Terra ferma5. Incominciò il Bolognese fi gliuola del Dottor Scalabrini nel Goldoni a soddisfare il suo impegno, pro- Foro di Bologna conosciuto, e molto adope- vedendo la Truppa di tutti quei felici parti rato10. Fiorirono frattanto le traduzioni della

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Signora Elisabetta Caminer, che nel Teatro una salute invidiabile, senza difetti nella vi- a Sant’Angelo erano ben accolte, e nell’al- sta, e nell’udito, leggendo, e scrivendo sen- tro di San Luca esponevansi con fortuna za fatica; ed avendo veduto dal suo secondo le Commedie tratte dallo Spagnolo del Si- una prole non scarsa. Di sì fatti uomini, che gnor Conte Gozzi; e il Teatro del Medebach non ingombrano la Terra d’un inutile peso, era pressoché del tutto abbandonato. Sentì che utilissimi sono a far brillare la Società, quest’uomo prelodare il merito della Comi- che in loro stessi portano seco i pregiati doni ca Maddalena Battaglia; cercò d’averla nella della Natura, e del Cielo, è senza dubbio ben sua Compagnia, ed esposela in Venezia l’Au- fatto che la memoria non debba perdersi, tunno del 1772. Fu ad esso questa Attrice di e noi tanto volentieri n’abbiamo qui tessu- non poca utilità, e specialmente colle reitera- to un succoso elogio a gloria della verità, a te moltiplici rappresentazioni della Tragedia compiacenza de’ buoni; ed a onore di questo di Monsieur Voltaire intitolata: La Semirami- degnissimo, e rinomato Capo Comico. de11. Venne poi alla medesima Attrice Mad- dalena Battaglia conceduto il Teatro12, ed il Note Medebach dovè ritirarsi a San Cassiano13, 1. Su Medebach (o Medebac, il nome tedesco pare dove ad onta d’ogni buona coltura non fece, fosse in origine Metempach o Metembach: Roma, che una scarsissima raccolta. Passò al Teatro 1706–1790) informano copiosamente i Mémoires di Sant’Angelo, quando il Lapy lasciollo in li- Goldoni, che lo ebbe come capocomico (e attore) nei bertà14; ed ivi si sostenne un po’ meglio, sino decisivi anni 1748–1753, prima della celebre rottura, che nell’anno 1780 allontanatosi da Venezia, che portò Medebach a parteggiare con Pietro Chiari. e chiamati in società diversi de’ suoi Comi- BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 115–117; Enc. Spett., ci, pensò di portarsi a cercare in altre Città VII, coll. 353–355; Lettere di Carlo Goldoni e di Gi- un esito più felice a’ suoi Teatrali interessi15. rolamo Medebach al conte Giuseppe Arconati–Visconti È stato il Medebach un esperto conduttore (tratte dall’Archivio Sola–Brusca di Milano), Milano, della sua Truppa, un eccellente recitante in Civelli, 1882; A. Gentile, Carlo Goldoni e gli attori, que’ suoi particolari caratteri; ed ha saputo Trieste, Libreria Cappelli, 1951, pp. 31–35. Una ti- acquistarsi il concetto d’uomo di probità. pica rievocazione di parte goldoniana della fi gura di Egli ha tollerato con pace la sua non cercata, Medebach nella commedia di Paolo Ferrari, Goldoni e e non meritata espulsione dal Teatro di San le sue sedici commedie nuove (1852). Giovanni Grisostomo procuratagli ingra- 2. Sulla moglie Teodora v. la voce seguente. tamente da chi mai nol dovea. Egli urbano 3. Il Teatro Sant’Angelo, fondato nel 1677 da Fran- con tutti, egli prudente e saggio, egli pietoso cesco Santurini per l’allestimento di opere in musica, soccorritore delle miserie altrui, merita bene a partire dal 1743 ospitò il teatro di prosa; vi lavo- il nome d’uomo onorato, e rendesi degno rò regolarmente tra il 1748 e il 1760 la compagnia della stima d’ognuno. Essendo egli poi stato Medebach. l’unico movente, per cui l’Italia possa pre- 4. Titoli appartenenti alla preistoria goldoniana: il giarsi d’aver sortito anch’essa un Eccellente Belisario fu rappresentato (trionfalmente) al San Sa- Poeta Comico nel Celebratissimo Goldoni, muele nel novembre 1734; le tragicommedie in en- non avendo per ciò da invidiare alla Fran- decasillabi Griselda (tratta dalla Griselda di A. Zeno) cia il suo Molière; si viene per lui a stabilire e Rinaldo di Mont’Albano sono rispettivamente del un’epoca considerabile nella storia del nostro 1735 e del 1736. Teatro. Rispettabile rendesi ancora il Mede- 5. Per il Teatro di San Luca (ovvero Teatro Vendra- bach per l’età sua avanzata, alla quale pochis- min, ovvero Teatro di San Salvatore) Goldoni scrisse simi Uomini vi giungono, essendo egli non ben sessanta commedie: l’ultima, Chi la fa l’aspetta, molto lungi dal suo nonantesimo anno16, in inviata da Parigi nel 1765.

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6. Fu tra l’altro Flamminio ne Il cavaliere e la dama; il arricchito alle sue spalle: «Il Medebach per quattro conte Anselmi nella Famiglia dell’antiquario; Orazio anni (non calcolandosi il primo) ha dato a me, per nel Teatro comico; Don Marzio nella Bottega del caff è; Commedie otto, Ducati quattrocento e cinquanta, e il dottor Buonatesta nella Finta ammalata; il cavaliere in oggi ei ne ricava dall’Editore per Commedie otto, di Ripafratta nella Locandiera. Secondo quanto scritto in due Tomi, Ducati cinquecento, onde profi tta ades- nei Mémoires (I, LII), Medebach era stato presentato so più di quello ha pagato a me le Commedie, dopo a Goldoni a Livorno da D’Arbes, il celebre Pantalone: che queste per quattro anni lo hanno arricchito, lo «J’étois très–content de mon état et de mes conven- hanno fatto, si può dire, cambiare di stato, ed io oltre tions avec Medebac; mes pièces étoient reçues avant la alle Commedie suddette ho dovuto prestargli assidua lecture; elles étoient payées sans attendre l’événement. personale assistenza, e in Venezia, e fuori, con tante Une seule représentation me valoit pour cinquante: si spese nei viaggi, con tanto scapito della mia Casa e je mettois plus d’attention, plus de zèle dans les ou- delle mie convenienze. Potea il Medebach idearsi un vrages, afi n de les faire réussir, c’étoit l’honneur qui Contratto più fortunato di questo? E in oggi può egli m’excitoit au travail, et la gloire me récompensoit. Ce trattare più barbaramente con me?» (Goldoni, XIV, fut dans le mois de septembre 1746 [recte 1747] que p. 457). je me liai avec Medebac, et je devois aller le rejoindre 8. Sulla celeberrima contesa (va per altro detto che à Mantoue, dans le mois d’Avril de l’année suivant». Goldoni, in segno di disprezzo, non menzionò mai il Il sodalizio tra Goldoni e Medebach fu decisivo per il rivale nei suoi Mémoires) v. riassuntivamente: C. Al- successo della celebre riforma. Ginette Herry propo- berti, Un’idea di teatro contro la riforma goldoniana, ne di retrodatare l’incontro fra Goldoni e Medebach nel vol. coll. Pietro Chiari e il teatro europeo del Sette- rispetto a quanto si evince dai Mémoires, collocandolo cento. A c. di C. Alberti, Vicenza, Neri Pozza, 1986, agli inizi degli anni Quaranta sulla base di documenti pp. 151–167; L. Riccò, «Parrebbe un romanzo». Pole- quali la lettera di Goldoni a Cesare D’Arbes del 13 miche editoriali e linguaggio teatrale al tempo di Goldo- agosto 1745, e la Prefazione Pasquali XVII. G. Herry, ni, Chiari, Gozzi, Roma, Bulzoni, 2000, pp. 35–103 Carlo Goldoni. Biografi a ragionata, vol. 1: 1707–1744, 9. Nella primavera del 1762. Venezia, Marsilio, 2007. 10. Il matrimonio con la giovane Rosina Scalabrini 7. Cfr. Mémoires II, XVII, in Goldoni, I, p. 318: «Le (che all’epoca non aveva più di venticinque anni) fu Libraire Bettinelli avoit publié les deux premiers volu- celebrato a Venezia nel marzo del 1767, grazie anche mes de mon Th éâtre: j’allai donc lui apporter le ma- all’accorta mediazione di un amico bolognese del nuscrit du troisième; mais quel fut mon étonnement, Medebach, il farmacista Ubaldo Zanetti: v. C. Mu- lorsque cet homme fl egmatique me dit tout bonne- satti, Girolamo Medebach e il suo matrimonio con la ment, et d’un sang–froid glacial, qu’il ne pouvoit plus Scalabrini, in «Ateneo Veneto», XXX/II, novembre– recevoir de moi mes originaux, qu’il les tenoit de la dicembre 1907. main de Medebac, et que c’étoit pour le compte de ce 11. La Semiramide che ebbe per protagonista Mad- Comédien qu’il alloit continuer l’Édition […]. J’avois dalena Battaglia (su cui v. in queste Notizie) conobbe à combattre contre le Directeur qui me disputoit la nel 1773 ventidue repliche. propriété de mes Pièces, et contre le Libraire qui étoit 12. Si tratta del Teatro San Giovanni Grisostomo, en possession de la faculté de les publier»; rinuncian- che Medebach occupò dal 1772 al 1775, cfr. Giardi, do a intentare una causa contro l’uno e l’altro, Goldo- p. 190. ni si accordò con l’editore fi orentino Paperini, presso 13. La compagnia Battaglia nacque nel 1775. Il Te- cui allestì una nuova edizione ricca «des changemens atro San Cassian (ovvero Teatro Tron) fu fondato nel et des corrections», non potendo tuttavia impedire 1629 e divenne il primo teatro pubblico, non solo in il proseguimento, fuori dalla propria responsabilità Italia ma dell’intera Europa, riservato all’opera; deca- autoriale, dell’edizione Bettinelli. Nel manifesto del- duto nel secondo Settecento (epoca in cui il reperto- la Paperini (1753) Goldoni attaccò duramente Me- rio divenne prevalentemente di prosa), fu demolito debach, accusandolo senza mezzi termini d’essersi nel 1812.

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14. Il bolognese Giuseppe Lapy (su cui v. la voce in suo Genitore; fi era e risoluta col Castellano queste Notizie) fu capocomico al San Luca dal 1753 suo tentator disonesto; e vivamente spicca- al 1770; passò poi al Sant’Angelo dove rimase fi no al va il salto lanciandosi nel fi ume per sottrarsi 1776 e successivamente occupò il San Cassiano. Cfr. all’insidie del di lei seduttore. Moltissime sere Giardi, p. 172. L’approdo di Medebach al Sant’An- fu replicata in Venezia nel 1754 ed infi nite gelo, insieme a Girolamo Brandi, risale dunque al lodi furono date alla tenerissima Irene. Que- 1776. sta brava Attrice, che molto lustro avrebbe 15. Per l’elenco degli attori della compagnia Mede- recato a’ Teatri Italiani, divenne cagionevo- bach dal 1774 al 1784, anno del suo scioglimento, le nella salute affl iggendola continuamente e per i suoi giri, si veda Giardi, pp. 190–193. Il re- alcuni eff etti convulsivi. Stava quasi sempre pertorio della compagnia per la primavera del 1778 è guardata in letto, e quando talvolta sentivasi pubblicato in C. L. Curiel, Il Teatro S. Pietro di Trie- un po’ sollevata, lasciavasi vedere in Teatro. ste: 1690–1801, Milano, Archetipografi a di Milano, Ma crebbero in lei a dismisura i suo incomo- 1937, pp. 431–435. di, e gli oppiati rimedj che i medici le appre- 16. In realtà al momento in cui Bartoli scriveva que- stavano, non fecero che abbreviarle la vita, ste righe Medebach aveva settantasei anni. onde rese l’anima al suo Creatore in età di anni 40 nel 17615. Franco Arato Note 1. Nata a Lucca intorno al 1723, morta a Venezia MEDEBACH TEODORA. Fu questa Fi- nel 1761. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 117–119; gliuola di Gaspare Raffi , che onestamente Enc. Spett., VII, col. 354; A. Gentile, Carlo Goldoni e educolla, e cresciuta in virtù ed in bellezza, gli attori, Trieste, Libreria Cappelli, 1951, pp. 28–31; la diede in isposa a Girolamo Medebach, F. Vazzoler, Goldoni, Teodora Medebach, Bettina, in che teneramente l’amò per tutto il tempo C. Goldoni, La putta onorata, Genova, Teatro di che seco ella visse1. Belle disposizioni aveva Genova editore, 1987, pp. 54– 64; G. Herry, De Te- la Teodora per l’arte del recitare, ed erano odora à Maddalena, in Goldoni et ses acteurs. Les ca- queste una fi gura leggiadra, un volto tutto hiers de la Comédie–Française, 6, hiver 1992–1993, spirante grazia, una voce dolcissima, e chia- pp. 15–26. ra, con tutti gli altri immaginabili doni de’ 2. V. un bel ricordo di Goldoni sugli inizi della car- quali esser possa ben fornita una giovane At- riera della Medebach: «La Teodora, fi gliuola del Raffi , trice. Il Goldoni fece uso della sua abilità, e Moglie in appresso del Medebac, ballava sulla corda scrisse per lei: la Figlia Obbediente, la Moglie passabilmente, ma danzava a terra con somma grazia» Saggia2, ed altre molte cose, tutte d’un carat- (Delle commedie di Carlo Goldoni, Venezia, Pasquali, tere sommesso, ed amoroso3, le quali furo- 1761, t. XVII, p. 5; Prefazione all’edizione Pasquali, no dalla Teodora con molta verità espresse. XVII, in Goldoni, I, p. 752). Era nipote di Madda- L’Abate Pietro Chiari alcune anch’esso ne lena Raffi , che sposò Giuseppe Marliani e, dopo aver scrisse per lei, ma quella che principalmente passato alcuni anni lontana dal marito, lo raggiunse fece un gran colpo sulle Scene fu la Pasto- nella compagnia Medebach nel 1750. La presenza di rella Fedele in versi Martelliani composta4. Teodora e di Maddalena all’interno della compagnia Degnissima della più viva ricordanza è la Te- e la preferenza che Goldoni accorderà alla Soubrette odora Medebach per la rappresentazione di Marliani saranno all’origine della rivalità fra le due at- questa applaudita Commedia. Essa esprime- trici. La Raffi Medebach diede prove memorabili nel- va assai bene il Carattere di quella Pastorella le parti drammatico–patetiche: oltre che nelle com- innocente, innamorata del suo agnellino più medie citate sopra dal Bartoli, nelle goldoniane La che d’Ergasto; umile, e rispettosa col vecchio vedova scaltra, La putta onorata (per cui si v. il citato

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 326 – Giovanna Sparacello saggio di Vazzoler), Il cavaliere e la dama, La famiglia ricordo, che diventerà un cliché, è legata l’immagine dell’antiquario, Pamela, La fi nta ammalata, Le femmi- dell’attrice nella storiografi a teatrale. ne puntigliose. Tale abilità gli sarà riconosciuta da Gol- 3. Nel saggio citato Ginette Herry fa notare come doni stesso ne L’autore a chi legge premesso alla Donna il sostituirsi della Marliani alla Medebach come cen- Vendicativa: «Teodora, chiamata sulle scene Rosaura, tro ispiratore della creatività goldoniana determini giovane di ottimi costumi, e nei caratteri dolci, amo- l’assegnazione frequente di ruoli di giovane donna rosi e gentili graziosissima attrice, che ha fatto pian- sottomessa alla Medebach. gere parecchie volte nella tenerezza delle passioni toc- 4. La Pastorella fedele del Chiari (di derivazione tas- canti il cuore», cit. Goldoni, IV, p. 1005. Goldoni sesca e guariniana) andò per la prima volta in scena a ringraziava poi l’attrice per l’accoglienza pronta e do- Modena nell’agosto 1754. cile che ella aveva riservato alle sue commedie, per la 5. Secondo C. Musatti, Girolamo Medebach e il suo loro buona esecuzione, per il piacere che ella aveva nel matrimonio con la Scalabrini, in «Ateneo Veneto», recitarle. Per quanto riguarda i ricordi di Goldoni af- XXX/II, novembre–dicembre 1907, la Raffi morì il fi dati ai Mémoires, Vazzoler osserva come inizialmen- 27 febbraio di quell’anno all’età non di quaranta ma te essi evochino un quadro familiare e onesto volto di quarantacinque anni. Ginette Herry aff erma invece a sottolineare la moralità degli attori e il loro inseri- che la donna aveva all’incirca trentotto anni. Riguar- mento nella società civile. L’incontro fra la Medebach do alla morte dell’attrice ella aggiunge che forse c’era e Goldoni in teatro fu altrettanto profi quo. In onore del vero nelle convulsioni della Medebach se queste di Goldoni la Medebach recitò a Livorno nel 1747 la causarono la sua morte otto anni dopo la partenza di Griselda e La donna di garbo. Fu attraverso la Grisel- Goldoni dal Sant’Angelo, dove recitava la compagnia. da che Goldoni poté ammirare «sa douceur naturelle, Goldoni nei Mémoires mostra di non aver perdonato sa voix touchante, son intelligence, son jeu». Queste a Teodora e condanna i suoi malori come capricci da caratteristiche la rendevano agli occhi del commedio- Prima Donna, frutto della gelosia nei confronti della grafo «un objet intéressant, une Actrice estimable, au– Marliani. dessous de toute celles que je connoissois» (Mémoires, I, LII, in Goldoni, I, p. 233). E tuttavia il suo giu- Franco Arato dizio non fu infi ne benevolo, Goldoni lamentandone l’irrimediabile debolezza di carattere: «Madame Me- debac étoit toujours malade [si riferisce alla fi ne del MENGHINI GIOVANNI BATTISTA Bo- 1752]; ses vapeurs devenoient toujours plus gênantes lognese. Bravo, e grazioso Commediante, et plus ridicules; elle rioit et elle pleuroit tout–à–la che recitò in Bologna nel ridicolo personag- fois; elle faisoit des cris, des grimaces, des contorsions. gio di Tabarrino con alcuni Accademici sulle Les bonnes gens de sa famille la croyoient ensorcillée; Scene del Teatro Malvezzi oggi distrutto, e ils fi rent venir des exorcistes; elle étoit chargée de reli- con molte Comiche Compagnie in altri Tea- ques, et jouoit et badinoit avec ces monumens pieux tri della sua Patria, ed in quello del Marche- comme un enfant de quatre ans. Voyant la première se Rangone nella Città di Modena. Era egli Actrice hors d’état de s’exposer sur la scène, je fi s, à d’una statura alquanto piccola, pingue oltre l’ouverture du Carnaval, une Comédie pour la sou- il dovere, con faccia rotonda di sembianze ge- brette. Madame Medebac se fi t voir debout et bien niali, con un gran ventre, e due gambe gros- portante le jour de Noël; mais quand elle sut qu’on sissime, ma tutte uguali, a cui s’appiccavano avoit affi ché pour le lendemain la Locandiera, Pièce picciolissimi piedi. Rappresentava per lo più nouvelle faite pour Coraline [Maddalena Marliani], un uomo del ceto mercantile vestito di nero elle alla se remettre dans son lit, avec des convulsions in abito da collare, detto altrimenti da Città, de nouvelle invention, qui faisoient donner au dia- con calze bianche, e due liste di color rosso ble sa mère, son mari, ses parens, et ses domestiques» nelle estremità laterali del suo tabarro. Aveva (Mémoires II, XVI, Goldoni, I, p. 312). A questo la chioma divisa in due parti, che pendevagli

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 327 per le spalle, e sopra il petto, e portava in in menoma parte, non che di farne conce- testa un nero cappello tirato su a due ali con pire interamente il valore. Bisognava vederla alta cuba nel mezzo, quasi simile a quella del per giudicare s’ella meritava ogni lode da chi Giangurgolo Calabrese. Parlava egli un gros- sa intendere la forza di quell’arte, che è tut- solano linguaggio di Bologna, meschiandovi ta propria d’un bravo Comico, e che non è delle parole toscane di tempo in tempo, che permesso alla penna d’uno Scrittore d’esten- davano grazia a’ suoi ragionamenti. Era egli derla al Tavolino in pari modo. Il resto della lepido nel suo discorso, accorto, e pronto Commedia mostrava la promessa fatta dal nelle risposte, ed i lazzi suoi pantomimici Cavaliere di dar la fanciulla al fi glio di Tabar- dilettavano per la loro varietà, e per essere rino, quando questi avesse eretta una Torre, fatti nella debita situazione del Teatro, che che sorpassasse d’altezza ogn’altra della Cit- da’ Comici: a tempo si appella. Recitava al- tà. Tabarrino prometteva d’erigerla, e nella cune Commedie di sua particolare fatica, ed seconda rappresentazione vedevasi poi innal- inventate da lui, e fra le altre le due rappre- zata. Tale era il valore di Giovanni Battista sentazioni consecutive intitolate: Le Torri. Menghini, che venne stimato molto tempo Nella prima di esse esprimeva un Asinajo, avanti dal Serenissimo di Modana Rinaldo I. che portavasi al fi ume Savena ad empire de’ il quale volle sentirlo, e fu allora, che portossi sacchi di sabbione, e che nel rimovere l’arena a quella Città. Non s’allontanò mai più dalla fortunatamente trovava un tesoro. Un suo Patria, anzi in essa trattenevasi continuamen- fi glio s’invaghiva d’una fanciulla nobile, egli te, lavorando nell’arte dell’Indoratore. Ebbe impegnavasi di fargliela avere in isposa; pre- poca consolazione di un suo fi gliuolo, che gli sentavasi al nobilissimo Senatore Padre della fece soff rire molti disturbi; ma pieno egli di giovinetta a chiederli la fi glia pel di lui fi glio. meriti, ed amato da’ suoi patriotti lasciò di Io vidi rappresentare questa Scena da lui nel vivere nel 1767. nuovo pubblico Teatro il Carnevale dell’anno 1764., ed avrei voluto, che meco vi fosse sta- to spettatore ogni amatore dell’arte per am- MENICHELLI FRANCESCO1. Figliuolo2 mirare la precisione con la quale fu condotta di Niccola, e della Teresa, de’ quali in appres- dal Menghini insieme ad Onofrio Paganini, so si farà menzione3. Egli recita nel carattere che molto contribuì anch’esso al suo buon d’Innamorato4 in molte parti giovanili adat- riuscimento. Non si meravigli qui il Lettore tate alla sua freschissima età. Si porta bene se parlando d’una Comica Scena pare ch’io presentemente nell’esecuzione del Suo im- parli d’una cosa di grande importanza, per- pegno, e si sperano da lui in progresso degli chè una Scena all’improvviso simile a quella ottimi avanzamenti5. è degna, quando fosse possibile, della dure- vole gloria d’una terrena immortalità. L’en- Note trare del nostro Tabarrino nella Camera del 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 122–123; B. Cavaliere non osando, e volendo a un tempo Brunelli, I teatri di Padova. Dalle origini alla fi ne istesso; l’avanzarsi a passi retrogradi; il non del secolo XIX, Padova, Angelo Draghi, 1921, passim; sapere ove tenersi il Cappello; il voler parla- Leonelli, II, pp. – (ripete le notizie di Bartoli re, e di poi ammutolire; e pieno d’immen- e Rasi); Giardi, passim; A. Colomberti, Memorie di sa soggezione chiedere imbrogliatamente la un artista drammatico, a c. di A. Bentoglio, Roma, fi glia a quel Personaggio, da lui conosciuto Bulzoni, 2004, pp. 215–216 [che cita anche ampie tanto superiore a se stesso, erano tutte cose parti di una seconda opera di Colomberti: Cenni che formavano il piano della gran Scena, la artistici dei comici italiani dal 1550 al 1780, compi- quale scrivendo, non è possibile d’esprimere lati dall’artista comico Francesco Bartoli e dall’attore

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Antonio Colomberti continuati fi no all’anno 1880, re- sua moglie, e Arlecchino Giovanni Fortunati (Rasi, centemente editi in A. Colomberti, Dizionario bio- cit.). In quel periodo si alternava al San Cassiano grafi co degli attori italiani, a c. di A. Bentoglio, Roma, anche la compagnia di Marta Colleoni. Nell’estate Bulzoni, 2009]. 1796 Menichelli recitò a Bologna l’Amleto di Ducis, 2. Nacque presumibilmente negli anni Cinquanta ricevendo «straordinari applausi». In questa occa- del Settecento e morì nel 1821 (Colomberti, Cenni sione, «esprimendo con tragica energia il sopraemi- artistici… in Colomberti, Dizionario…, II, p. 400, nente carattere del protagonista, seppe ricordare il e già, citato in Colomberti, Memorie…, p. 215). gran Molè a tutti quelli che udito l’aveano in Parigi» 3. Per entrambi si vedano appunto le relative e susse- (Teatro moderno applaudito, 1796, t. IV, p. 71). Per guenti voci di Bartoli. l’anno 1795–1796 abbiamo due note diverse (una 4. «[…] recitava nel 1780 nel ruolo di primo amoroso, in Indice, una in «Giornale dei Teatri di Venezia»: di benché assai giovane. In seguito, seppe molto distin- entrambe dà conto Giardi, pp. 36–39, che dà anche guersi ed al principio di questo secolo i il repertorio al San Cassiano). Nell’autunno 1807 la vecchi comici lo ricordavano come uno dei migliori compagnia Menichelli era a Padova (B. Brunelli, recitanti dei drammi di Metastasio allora in voga» (A. cit., p. 371). Infi ne, Antonio Colomberti ci permette Colomberti, Cenni artistici… in Colomberti, Di- di ricavare alcune informazioni su Menichelli in tarda zionario…, II, p. 400, e già, citato in A. Colomberti, età: nel 1817 «il già sessagenario Menichelli» era in- Memorie, p. 215). fatti in società con il padre di Colomberti e con Giu- 5. A completamento della biografi a di Francesco seppe Bosio. In questa compagnia «sosteneva ancora Menichelli, che fu capocomico di media importanza, molto bene il posto di caratterista. Egli era solo ed possiamo aggiungere altre notizie. Nel 1788 France- erasi allevato un fi glio d’anima chiamato Luigi e che amava immensamente». In seguito alla pagnia, «ma le disastrose condizioni in cui versava morte di Fortunato nei moti napoletani del 1821, l’impresa, dovettero convincerlo a sciogliere la com- Nicola morì nello stesso anno di disperazione. Co- pagnia. Scritturato per un anno nella formazione del lomberti ne mette in rilievo le alterne fortune: «Chi Battaglia, Francesco però tornò quasi subito […] avrebbe riconosciuto in quel povero vecchio di sulle orme paterne, pronto a ripercorrere la diffi cile Menichelli, il fi glio unico di uno fra i primi capico- strada del capocomicato» (Giardi, p. 35). Infatti nel mici del secolo passato che venne chiamato con la 1790 è di nuovo capocomico: per gli organici e le sua Compagnia a Vienna […] e la cui ricchezza era piazze toccate dalla sua compagnia dal 1790–1791 tale ch’egli con i suoi genitori, viaggiava con proprio al 1796–1797 si veda la trascrizione che Giardi, legno da posta ed era stato allevato in mezzo a tutti pp. 194–197 ha compiuto dall’Indice de teatrali spet- i comodi e servito come un gran signore, mentre nel tacoli. Nel febbraio 1791 la compagnia ebbe un in- tempo di cui parlo <1817> appena aveva da cuoprir- cidente all’Obizzi di Padova: furono arrestati il Pan- si?» (A. Colomberti, Memorie, cit., p. 26). talone e il Brighella per «aver […] dette sporcherie troppo grasse» (Giardi, p. 26, che corregge B. Bru- Livia Cavaglieri nelli, cit., pp. 282–283: Brighella non era né Ca- vicchi, né Lazzaroni, ma Fausto Segalini Marzocchi). Nel 1792–1793 vi è scritturato Antonio Morrocchesi MENICHELLI NICCOLA1. Comico di (Giardi, p. 36). Per il repertorio dell’autunno 1794 buon fondamento nelle cose dell’arte im- a Trieste, cfr. C. L. Curiel, Il Teatro S. Pietro di Trie- provvisa, il quale si esercita nella Maschera ste: 1690–1801, Milano, Archeotipografi ca, 1937, dell’Arlecchino infaticabilmente, rappresen- pp. 284–286. A metà degli anni Novanta, in autun- tando, fra le altre, una Commedia intitolata: no (sicuramente nel 1795 e nel 1796) Menichelli fu Arlecchino fi nto Scimiotto2, in cui vedesi ese- capocomico al San Cassiano di Venezia, con Prima guire diverse forze sopra una cordicella vo- Donna Gaetana Corona Menichelli, probabilmente lante. Fu egli con Pietro Rossi, con Onofrio

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Paganini, con Domenico Bassi3, e con altri In compagnia Menichelli militò anche Anna Fiorilli Capi di Compagnia. Passò a Vienna l’an- Pellandi. no 1768. insieme con Giovanni Simoni4, e 10. Tuttavia non sempre: nel carnevale 1786–1787 l’Angiola Dotti5, e piacque a quella Nazio- la compagnia a Padova fu giudicata cattiva. All’Ar- ne infi nitamente. In questi ultimi tempi era lecchino Menichelli inoltre capitò una brutta av- unito in società con Pietro Ferrari6, e vi stette ventura per essersi lamentato durante lo spettacolo molti anni7. Ma nel 1780. alienossi da lui, e di alcuni membri del pubblico, che non avevano guida Compagnia da sé8, occupando buone pagato l’ingresso (B. Brunelli, cit., pp. 202–203). Piazze9, facendo qualche fortuna10, e distin- Ciononostante, la compagnia tornerà nel carnevale guendosi per un Comico di vaglia, e nella seguente. sua Professione assai stimato11. 11. Nel 1787 subentra nella conduzione il fi glio Francesco, sul quale si veda la nota precedente. Note 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 122 (sintesi e ripe- Livia Cavaglieri tizione della biografi a scritta da Bartoli); B. Brunelli, I teatri di Padova. Dalle origini alla fi ne del secolo XIX, Padova, Angelo Draghi, 1921, passim; C. L. Curiel, MENICHELLI TERESA1. È Moglie di Il Teatro S. Pietro di Trieste: 1690–1801, Milano, Ar- Niccola2, e recita da Serva egregiamente. La cheotipografi ca, 1937, passim; Leonelli, II, pp. – sua fi gura è di un taglio gentile, e si presenta  (rielabora le notizie di Bartoli e Rasi, introducendo con dello spirito, e della vivacità all’udito- sviste ed errori); Giardi, passim; M. Cambiaghi, La rio. Conduce delle buone Scene improvvise scena drammatica del Teatro alla Canobbiana in Mila- insieme col Marito, e con altri Personaggi, e no (1779–1892), Roma, Bulzoni, 1996, passim. benchè incominci a provare i danni del tem- 2. Su questo testo, probabilmente un canovaccio, po3, continua a sostenersi ancora in quel pre- non si sono reperite altre informazioni. gio, che per l’addietro giovolle a mantenersi 3. Per Pietro Rossi, Onofrio Paganini e Domenico nella grazia del Pubblico; e può dirsi di essa Bassi si vedano le relative voci di Bartoli. con quel Poeta. 4. Su Giovanni Simoni (o Simeoni), detto il Goldon- cino, v. la relativa voce di Bartoli. “Di Lei non già l’alta memoria cade 5. Su di lei, v. la relativa voce di Bartoli. Agli urti ancor d’ingiuriosa etade.” 6. Su di lui, si veda la relativa voce di Bartoli. 7. Vi stette almeno un triennio: dal 1777–1778 fi no Note al 1779–1780, come ricaviamo dallo spoglio dell’In- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 122 (s. v. Menichelli dice de teatrali spettacoli in Giardi, pp. 154–155 (ove Nicola, sintesi e ripetizione della voce di Bartoli); Le- si trova la trascrizione di organici e giri per questo onelli, II, p.  (rielabora le voci di Bartoli e Rasi). torno di tempo). 2. La cui voce biografi ca precede la presente. 8. Si trattava di una compagnia di grandi dimensio- 3. Nel 1787 probabilmente la Menichelli ricopriva ni, che contava dai 13 ai 15 elementi. Per gli organici ormai le parti di vecchia, poiché in compagnia Me- e le piazze toccate dalla sua compagnia negli anni co- nichelli fi gurava la giovane Servetta Maria Costanti mici 1780–1781, 1786–1787, 1787–1788, si veda la (Giardi, p. 35). trascrizione di Giardi, pp. 198–199. 9. Nell’estate 1781 la compagnia Menichelli reci- Livia Cavaglieri ta alla Scala di Milano (M. Cambiaghi, cit., p. 46). A Bologna per il carnevale 1782–1783 sono al Co- munale (C. Ricci, I teatri di Bologna nei secoli XVII MENICUCCI ANGELA; nata da Pietro e XVIII, Bologna, Successori Monti, 1888, p. 503). Rosa, sposò un Ballerino cognominato il

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Menicucci1, che datosi poi a fare il Comico nel seguente formarono da essi Compagnia, lasciolla Vedova, morendo nel 1780. L’An- la quale anch’oggi ha pure esistenza, e scorre gela recitò in carattere di Donna seria in di- con qualche credito la Lombardia. Il Merli è verse Compagnie. Fu con la Battaglia, con un uomo, che sul Teatro ha saputo piacere, Antonio Camerani2, ed ultimamente con e piace tuttavia, perch’egli recita con buon Antonio Sacco. Alienatasi da quella Truppa, sentimento, investendosi assai bene del- oggi trovasi con una vagante Compagnia3, le parti che rappresenta. L’aver egli saputo esercitandosi con impegno, e proccurando, soff rire sin qui le note stravaganze della sua che la propria abilità le serva nel vedovile Compagna, ad evidenza dimostra esser egli suo stato a procacciarsi il necessario di lei d’un’indole placidissima, e tollerante. Vive sostenimento. lontano dal pensiero d’ammogliarsi; ed in- tento solo a coltivare il suo desiderio di com- Note parire sempre più un valente Comico, s’in- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 123; Leonelli, II, cammina frattanto per l’ottavo lustro della p. ; Giardi, pp. 100, 126, 225. Probabilmente sua virilità. Antonio Menecucci, ballerino che si esibì anche a Venezia nel Teatro San Benedetto dall’autunno 1768 al carnevale 1769 (Cfr. F. Passadore–F. Rossi, Il MERLI GIOVANNI. È questi minor fra- teatro san Benedetto di Venezia. Cronologia degli spet- tello di Cristoforo, e recitò con esso fra gli tacoli 1755–1810, Venezia, Fondazione Levi, 2003, Accademici Fortunati nella parte della Ser- pp. 45–49). va, e portavasi con molto spirito. Passò poi 2. L’attrice lavorò nella compagnia Battaglia per l’an- fra’ Comici anch’esso, ed in alcune vaganti no comico 1775–1776 e in quella Camerani solo per Compagnie si è fatto distinguere nelle parti la stagione 1778–1779. dell’Innamorato, ma specialmente in quel- 3. L’attrice si trovava nella compagnia di Giuseppe le ove siavi da far brillare la vivacità. Fu a Pellandi nel 1783–84; non fi gurava più fra gli attori Napoli più anni; ed oggi essendo tornato in nella stagione 1786–87. Lombardia, trovasi unito al fratello, conti- nuando a farsi onore nella sua Professione. Giulietta Bazoli

MESSIERI CAMILLO Bolognese. Uni- MERLI CRISTOFORO Bolognese. Recitò to agli Accademici Fortunati della sua Pa- cogli Accademici Fortunati della sua Patria tria recitò nel carattere di seconda Donna. per alcuni anni in carattere di prima Donna Volle poi passare ad esercitarsi fra’ Comici nel Teatro Marsigli Rossi. Incominciò poi in- nella parte dell’Innamorato, e nella Compa- torno al 1768. a recitare da Innamorato con gnia di Pietro Rossi vi travagliò da quattro alcune vaganti Compagnie. Fu un anno solo anni. Sposò la Brigida fi gliuola di Francesco a Venezia con Girolamo Medebach; e poi Sgarri in prima Ballerina, ed oggi Comica nel 1770. si portò in Portogallo con Ono- anch’essa. Il Messieri alienatosi poi dal Rossi frio Paganini, e tornò seco in Italia. Lavorò nel 1770. andò vagando in altre Compa- da primo Innamorato con molta capacità, e gnie, e dopo la morte di suo Suocero si pose diede non dubbie prove de’ suoi Comici ta- la Maschera dell’Arlecchino, e vi travaglia a lenti. Pervenuta la Faustina Tesi nella Trup- suffi cienza, non avendo del tutto ommes- pa del Paganini, il Merli strinse seco il nodo so d’adoprarsi in parti studiate, facendolo d’una perfetta amicizia. Passò con essa nella ancora in buona guisa, e non sprovvisto di Compagnia di Pietro Rossi l’anno 1776. e qualche lode.

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MIANI RINALDO Veneziano. Impiegato dei Teatri di Venezia, Venezia, Salvioli, 1796, t. III, nell’Arsenale della sua Patria, ha voluto ab- p. X). bandonare un tale impiego per recitare nella 2. Minelli recitò nella compagnia Lapy dall’anno Maschera da Pantalone. Egli non è sprovvi- 1777 all’anno comico 1779–1780. In quella Pellandi, sto di grazia per farlo in guisa da poter pia- ricoprì la parte di Pantalone, quasi ininterrottamente, cere, e si è fatto sentire in Venezia nel Teatro dalla stagione 1786–1787 al 1799–1800. a San Luca lo scorso Autunno del 1780; e 3. Colomberti narra dell’incontro avvenuto con Mi- consecutivo Carnovale 1781. occupando nelli, riportato anche dal Rasi: nel 1824, infatti, lo le veci di Giovanni Battista Rotti mancato scrittore era a Venezia lungo la riva degli Schiavo- a’ viventi, di cui si parlerà al suo proprio ni e qui vide un uomo povero e vagabondo ergersi articolo. in piedi e cominciare a raccontare storie e a recitare dei passi con tale bravura che Colomberti ne restò colpito; solo in seguito venne a conoscenza di aver MINELLI GIULIO Veneziano. Prodotto assistito a un’improvisazione del celebre attore di un veramente fu questo Comico dalla natura tempo. per riuscire un eccellente Pantalone. Gran lazzista è il Minelli, e diletta moltissimo colla Giulietta Bazoli sua pantomima naturalmente graziosa. Fu in moltissime Compagnie, e per tutto piacque il suo modo di recitare. Ultimamente è stato MITI POMPILIO Bolognese1. Recitò bra- accolto nella Compagnia d’Antonio Sacco1, vamente nella parte da Innamorato, ed ebbe ed ivi fa sempre più conoscere d’esser Uomo luogo nella Compagnia de’ nobili Signori pieno di molta abilità2. È peccato, che a sì Vendramini di Venezia nel Teatro detto di bei doni della natura non abbia egli accop- San Luca2. L’anno 1735. scrisse un breve piata la fatica dello studio, da cui fu sempre Dramma, e ridicolo intitolato: Ottaviano colla volontà tanto lontano. Nulladimeno Trionfante di Marc’Antonio, e fecelo rap- sarà ognora utile alle Comiche Compagnie presentare da’ suoi Compagni Comici colla questo Personaggio, e servirà se non d’onore Musica del Maestro Maccari. Il Libretto di ai Teatri, certamente di piacere, e di diletta- questo Dramma fu stampato in quel tem- zione a chi l’ascolta3. po in forma d’ottavo, ed è solamente di pagine 243. servendo esso di divertimento Note come per intermezzo delle Commedie. Nel 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 127; Leonelli, seguente 1736. sostenne il Miti la parte II, p.  ; A. Colomberti, Cenni artistici dei comici d’Uranio maggior Sacerdote d’Apollo nella italiani dal 1550 al 1780, compilati dall’artista comi- Tragicommedia mentovata più volte; che co Francesco Bartoli e dall’attore Antonio Colomberti ha per titolo: La Clemenza nella vendetta4, e continuati fi no all’anno 1880, recentemente editi in continuò a mostrare il suo valore per molti Dizionario biografi co degli attori italiani, a c. di A. anni in Venezia. Dopo ch’egli rimase Vedo- Bentoglio, Roma, Bulzoni, 2009, II, p. 403.. Nella vo pensò d’abbandonare la Professione del compagnia Sacchi entrò nel 1780–1781; nel 1795– Comico, onde vestendo da Abate5, median- 1796 l’attore si spostò in quella Pellandi al Sant’Ange- te la valida protezione di Sua Eccellenza il lo a Venezia (Giornale dei teatri di Venezia, in Il teatro Nobil Uomo Manini, condusse felicemente moderno applaudito ossia raccolta di tragedie, comme- i suoi giorni, lasciando delle azioni sue una die, drammi e farse che godono presentemente del più fama onorata, e morendo in quella Città alto favore sui pubblici teatri, così italiani, come stranie- per lui tanto benefi ca nel decorso dell’anno ri corredata da Notizie storico–critiche e del Giornale 1766.

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Note Lazzarini, Ulisse il giovane, tragedia dedicata all’illu- 1. BIBLIOGRAFIA: S. Maffei, De’ teatri antichi e strissimo ed eccellentissimo sig. Girolamo Ascanio Giu- moderni e altri scritti teatrali, a c. di L. Sannia Nowé, stiniani, Ferrara, Presso Bernardino Pomatelli, 1720. Modena, Mucchi, 1988, pp. XXXVII, 121; B. Cro- 3. Ottaviano trionfante di Marcantonio. Melolepido- ce, I teatri di Napoli, Milano, Adelphi, 1992, p. 167 dramamusicale da rappresentarsi nel Teatro prope San (1° ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891); Rasi, III, p. 128 Salvatore il Carnovale 1735. Dedicato al Signor Od- (riprende integralmente la notizia del Bartoli); C. Al- muaponarcemdo Mirop, venezia, Valvasense, 1735. berti, La scena veneziana nell’età di Goldoni, Roma, 4. La tragicommedia del veneziano Giovanni Palazzi Bulzoni, 1990, pp. 90–94, 232–234. venne pubblicata a Padova da Giovanni Battista Con- 2. Precedente all’ingresso nel Teatro di San Luca zatti l’anno nel 1736. Venne dedicata dal Franceschini è l’esperienza di Pompilio e Vittoria Miti nel teatro all’amico Giovan Battista Garelli che lasciava il teatro. napoletano di San Bartolommeo. Qui recitarono Ecco gli interpreti secondo quanto impresso nell’edi- l’estate del 1710 nella «conversazione comica», diret- zione a stampa: Francesco Rubini Pantalone re dei ta da Antonio Costantini. Insieme a loro il modenese Cuchi; Fausto Bonomi Tugo Marmotta Condottiere Geronimo Ferrara (v. voce della Diana Silvio), Gia- de’ Soldati Allocchi; Felice Bonomi Argentina Regina cinto Cattoli, Ferdinando Pori, Antonio Montini, delle Civette; Giuseppe Campioni Fichetto Conte dei Francesco Antonio Rizzi, Domenico Tortoriti, Tere- Falchetti, e Baron de’ Sparvieri, primo Ministro della sa Costantini (v. voce Diana) e Angela Mostini. Nel Regina; Rosa Costa Cingara Indovina, Madama De 1712 la stessa compagnia domandava il permesso di La Sol Re Virtuosa di Camera della Regina, ed Eurilla recitare nel casino fuori la porta dello Spirito Santo. fi glia del maggior Sacerdote; Lodovico Nicoli recitò il Al San Luca la permanenza di Pompilio Miti e del- Dottore Marchese de’ Merlotti; Pompilio Miti Ura- la moglie Vittoria fu lunga e continuativa. I contatti nio maggior Sacerdote d’Apollo; Vittoria Miti Eularia fra Pompilio Miti e Alvise Vendramin, proprietario Principessa de’ Faggiani, parte seria; Giovanni Verder del teatro, risalgono al novembre 1716 (v. Archivio Florindo. Vendramin 42 F 9/8). Nel 1720 Pompilio aveva re- 5. Nel De’ teatri antichi e moderni, Scipione Maff ei fa sponsabilità di coordinamento nella compagnia (v. riferimento al sacerdozio di Miti, sostenendo di aver lettera di Giuseppe Imer a Vendramin del 17 gennaio incoraggiato più volte l’amico ad assecondare la sua 1720, Archivio Vendramin, 42 F 9/8). Il 10 ottobre vocazione: «Testimonio ne può rendere ancora il ben del 1723 i Miti fi rmarono un contratto col San Luca noto Sig. Pompilio Miti, il quale, abbandonata la Co- che li impegnava dal 1724 al 1727 con obbligo di mica Professione, vive in abito ecclesiastico da mol- restare fi no al 1729 se i Vendramini lo avessero or- to tempo, e a secondar tal’inspirazione fu più volte dinato (Archivio Vendramin, 42 F 1/7, c. 29). Cfr. dal medesimo animato e sollecitato», cit. S. Maffei, C. Alberti, cit., pp. 232–234. Nel 1726 essi furono De’ teatri antichi e moderni e altri scritti teatrali, cit., fra i protagonisti del primo esperimento parodico del p. 121. Maff ei cita il Miti come testimone ancora in melodramma in quel teatro: Nerone detronato dal tri- vita dell’avversione che egli provava verso la corru- onfo di Sergio Galba. I Miti recitavano come Ottavio e zione del teatro, reso inaccessibile al buon cristiano. Poppea, mentre la parte di Galba spettava a Fran cesco Tracce dei rapporti fra Maff ei e Miti sopravvivono Cattoli. Nei panni del poeta, il Signor Dottor Grazia- nell’epistolario del veronese: in una lettera a Bertoldo no Cimbaloni da Bologna, probabilmente lo stesso Pellegrini scritta da Venezia il 12 giugno 1724, Maff ei Pompilio Miti, bolognese, più tardi autore di una se- annuncia l’arrivo di Pompilio Miti e della sua compa- conda parodia, l’Ottaviano trionfante di Marcantonio. gnia a Verona. Egli voleva affi dare alla compagnia il L’autore si fi rmava con un anagramma: Itmipolimipo compito di recitare l’Oreste e altre tre o quattro trage- Ronzello, detto “Il Brillante pecoraro della Selva”. die edite nel Teatro Italiano, al fi ne di promuoverne la Nel repertorio anche Il Gran Tamerlano vincitore di vendita. Il nome di Pompilio ricorre anche nella let- Bajazet. Cfr. C. Alberti, cit., pp. 90–94. Miti fu tera a Bertoldo Pellegrini scritta da Parigi e datata da inoltre autore dell’indirizzo al lettore premesso a D. Garibotto ottobre 1733. Cfr. S. Maffei, Epistolario

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(1700–1755), a c. di C. Garibotto, Milano, A. Giuf- Pierro, 1891); Rasi, III, p.  (riprende senza inte- frè, 1955, pp. 479, 657. grazioni la notizia di Bartoli); C. Alberti, La scena veneziana nell’età di Goldoni, Roma, Bulzoni, 1990, Giovanna Sparacello pp. 90–94, 232–234. 2. Vittoria e Pompilio Miti furono ingaggiati dal San MITI VITTORIA. Fu Moglie di Pompilio Luca verso la fi ne del 1716. Sui rapporti fra i Ven- Miti, e fu una bravissima Comica1. Recitò dramin e i Miti si v. la biografi a di Pompilio nelle insieme col Marito nel Teatro a San Luca di presenti Notizie istoriche. Venezia in qualità di prima Attrice2, e nelle 3. Anche Goldoni aveva espresso un giudizio estre- Commedie all’improvviso facevasi chiamare mamente favorevole su Vittoria Miti e sulla compa- Eularia. Era peritissima nell’arte del rappre- gnia del San Luca nelle Prefazioni dell’edizione Pasqua- sentare, e spiegava ad un tratto de’ nobili, e li, tomo XIII: «La Compagnia del Teatro di S. Luca, concettosi sentimenti, che la facevano cono- della nobile famiglia de’ Vendramini, passava per la scere per una donna, che non aveva in vano migliore. Infatti le quattro Maschere erano eccellen- passato il tempo, ma che fruttuosamente ti. Il famoso Garelli Pantalone, il bravo Campioni impiegavalo nello studio. Anche in ciò, che Fichetto, il graziosissimo Cattoli Traccagnino: l’eru- spettava ad investirsi delle passioni nei stu- dita Eularia, moglie di Pompilio Miti, prima donna, diati componimenti Tragici, eseguivalo con il gentile amoroso Bernardo Vulcani, e lo strepitoso tanta verità, che sorprendeva gli spettatori, e Argante, uniti ad altri personaggi di mediocre valo- dava ad essi motivo d’impartirle moltissime re, rappresentavano le Commedie dell’Arte con tutta lodi3. Nella tante volte accennata Tragicom- quella perfezione della quale erano capaci le Com- media col titolo: La Clemenza nella vendet- medie di cotal genere», cit. Goldoni, I, p. 716. ta, espresse la parte d’Eularia Principessa de’ 4. Le due attrici recitavano a vicenda nel 1736. Nel Faggiani, parte seria in mezzo a quella faceta 1737 Marta Bastona passò al Teatro di San Samuele Rappresentazione. Ebbe la Miti per seconda nella compagnia Imer. V. ad vocem. Donna sotto di essa la rinomata Marta Ba- 5. G. Manfredi, L’attore in scena. Discorso nel quale stona4, e questo prova essere stata un’Attri- raccolte sono le parti ad esso spettanti, Venezia, Dionigi ce di gran merito. In confermazione di ciò Ramanzini, 1746. Gianvito Manfredi nel suo Attore in Scena5, altre volte da noi citato, alla pag. 61. della Giovanna Sparacello Vittoria Miti così ragiona. “Si distinse la ce- lebre non meno, che saggia, ed onesta Vitto- ria Miti, detta Eularia, passata all’altra vita MONTENI IPPOLITO Comico Mirando- pochi anni sono, da me più volte con non lese, detto Cortellaccio1. Diede egli alla luce poco stupore ascoltata.” un Libretto di due fogli e mezzo in forma di Mentre stava quest’Attrice per illustrare i Tea- quarto che porta per titolo: Contesa di prece- tri maggiormente colla sua virtù, furono tron- denza tra quattro Dame Teatrali. È questo un cate dalla Morte quelle speranze che n’aveva Prologo fatto da lui in occasione d’incomin- la Comica professione concepite, troncando ciare le sue recite in Bologna l’Estate dell’an- il fi lo della sua vita non avendo per anche no 1624. Introduce in questa Contesa la Pa- compito il settimo lustro, e ciò fu in Venezia storale, la Commedia, la Tragicommedia, e con universale rammarico l’anno 1740. la Tragedia. A sciogliere la lite di precedenza fra esse apparisce Apollo nel suo Parnasso coi Note Poeti, ed Aristotile, il quale le affi da a Felsina 1. BIBLIOGRAFIA: B. Croce, I teatri di Napoli, sovraggiunta sopra un Carro Trionfale, ac- Milano, Adelphi, 1992, p. 167 (1° ed. Napoli, Luigi ciocché essa decida del merito di ciascuna; la

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 334 – Giovanna Sparacello quale dando termine a questa introduzione, s. d. In questa edizione, dedicata agli illustrissimi così favella. professori di cavalleria, il comico appare col nome di Montini. Fra le opere di Montini, Rasi ricorda inoltre Pregiate Donne, se alla vostra lite i Segreti maravigliosi di Natura, Bologna, Giovanni {pagg. 51–52} Battista Bellagamba, 1611 e una licenziosa Compara- zione della donna simile a una fortezza. Il Libretto è stampato in quella Città presso Teodoro Mascheroni, e Clemente Ferroni2, Giovanna Sparacello ed è dall’Autore dedicato agl’Illustrissimi Si- gnori Gonfaloniere, ed Anziani. Oltre la Let- tera Dedicatoria il Monteni diresse ad essi il MONTI AVELLONI TERESA. Fu que- seguente sta la Moglie di Carlo Monti, che avendola sposata in Cremona, come si disse, educolla Sonetto. egli stesso nell’arte del recitare, e mostrò as- sai per tempo di poter riuscire in breve una Del Felsineo Leon regger il freno, rinomata Attrice. In fatti ella fece dei pro- {pag. 52} gressi nella Professione, ed abbandonando il Marito, passò nella Compagnia del Lapy nel Note Teatro di Sant’Angelo in Venezia. Qui ebbe 1. Noto come Montini Ippolito. Lavorò in coppia occasione di far valere il suo spirito, ed a con Giovanni Zenone a Venezia nel 1613 nella com- fronte delle due valorose Attrici la Manzoni, pagnia di Pier Maria Cecchini. I due vennero defi - e la Gavardina potè riscuotere degli applau- niti da Lorenzo Giustiniani, proprietario del Teatro si, ed ingelosire le predette due Comiche. di San Moisé, «le maggiori e le migliori mascare che Tornò col Lapy dopo ch’egli s’allontanò da venghino in scena», Comici dell’arte. Corrisponden- Venezia, ma rividesi però comparire in essa ze, cit. infra, I, p. 99 (il documento è schedato nel Città il Carnevale del 1779. nel Teatro di vol. II, p. 55. Datato 15 febbraio 1613, è ritenuto dai San Cassiano, e fu accolta da’ Veneziani con curatori del 1614). Attivo sicuramente fi no al 1624, distinti applausi. La Monti ha un bellissimo Montini faceva parte della compagnia degli Uniti che personale, ed è graziosa sulle Scene; ma la recitò a Firenze e a Ferrara nell’autunno 1614 e nel sua abilità prevale singolarmente nelle Tra- carnevale 1615. La sua fi rma appare su una lettera gedie, le quali sono da lei recitate con gran dei comici Costanti, senza data, diretta da Ferrara al temperamento, e con una lodevole energia. duca di Modena (Rasi, II, p. 743 e Archivio Herla, Passò a Napoli nel 1780 ad unirsi alla Com- Ippolito Montini). Altri documenti epistolari che te- pagnia del Pettinaro, ed in quella Città è stimoniano dell’appartenenza di Montini alla compa- stata conosciuta per Donna di merito nella gnia degli Uniti e dei Fedeli sono schedati in Herla. sua Professione. È passata alle seconde nozze Sono inoltre schedate alcune lettere scritte da capo- con l’abate Francesco Avelloni Poeta Comi- comico. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 152–153; co, Autore d’alcune nuove Rappresentazio- Comici dell’arte. Corrispondenze, a c. di C. Burattelli, ni, e specialmente di quella vedutasi anche in D. Landolfi , A. Zinanni, Firenze, Le Lettere, 1993, Lombardia intitolata: L’Assassino. È famosa voll. I e II (Montini Ippolito); Archivio Herla, Ippo- questa Attrice nella Comica Istoria per il sal- lito Montini. to ch’ella fece in Livorno gettandosi in Mare, 2. Oltre a questa edizione del 1624, dove l’attore di cui se ne parla ancora nel Tomo secondo fi gura col nome di Monteni poi ripreso da Bartoli, alla pag. 20. del Teatro, Romanzo più vol- segnalo quella edita a Bologna, per gl’heredi, del Mo- te da noi citato. Del suo distacco dal primo scatelli nelle Chiavature all’Insegna della Speranza, marito, e d’altri suoi stravaganti capricci non

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 335 ne faremo parola, giacché speriamo che l’età MONTI PIETRO1 Fratello di Carlo. Reci- sua più ferma, ed il nuovo stato conjugale tò da Innamorato in alcune vaganti Compa- l’abbiano resa più saggia, onde star lontana gnie, e mostrò dell’abilità suffi ciente, onde in avvenire da tutto ciò, che al di lei nome comparire un Comico di qualche merito. Fu apportò solo un’oscura fama, e ci persuadia- diversi anni nella Truppa di Giuseppe Lapy mo che in appresso abbia ella ad essere nelle nel Teatro di Sant’Angelo2. Alienatosi poi da sue operazioni più consigliata, più regolata, essa, continuò a recitare in Compagnie di e più prudente. minor conto; e vive per lo più disimpiegato nella Città di Venezia.

MONTI CARLO Bolognese1. Fu fi gliuolo Note di Tommaso, e riuscì un suffi ciente Comi- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 146 (riprende sen- co nella parte dell’Innamorato. Dilettossi za proporre integrazioni la notizia di Bartoli). ancora dell’arte della Pittura, e fece qualche 2. La compagnia del Lapy recitò al Teatro di Sant’An- pratica nel dipingere di ritratti sulle tele, e gelo dal 1771 al 1776. Giardi, pp. 172–173, riporta sul vetro a olio; e sopra l’avorio in minia- la formazione della compagnia per il carnevale 1774, tura. Fu con la Compagnia di Gaetano il carnevale 1775 e l’anno comico 1775–76. Il nome Romagnoli dopo che il Petrioli ebbela ab- di Pietro Monti non vi fi gura; egli aveva probabil- bandonata. Passò in altro tempo in quella mente lasciato la compagnia in precedenza. di Domenico Bassi2, e trovandosi in vedo- vile stato, e giovane ancora, nell’anno 1765. Giovanna Sparacello sposò una fanciulla per nome Teresa3 nella Città di Cremona, e la pose in Teatro con buona riuscita. Questo Matrimonio, che MONTI TOMMASO Bolognese1. Fu mostrava in apparenza di dover essere per Padre di Carlo, e di Pietro de’ quali abbia- lui una felicità, gli fu cagione d’una fatalis- mo parlato. Diede in isposa una sua fi glia sima disgrazia. Amava il misero teneramen- per nome Angela a Gabriele Costantini, te sua Moglie, ma ne fu mal corrisposto a che d’essa ancora si è fatta menzione. Nel- segno, che gli convenne vivere da lei lon- la Compagnia dunque del di lui Genero tano. Tale distacco fu per lui amarissimo, travagliò con molto spirito nella Maschera e gli fece, dopo molti anni di combattuta del Dottore, e fu conosciuto per un ottimo passione, off uscare l’intelletto in guisa, che Commediante2. Col mentovato Costantini disperatamente nella Città di Sarzana l’anno fu a Napoli al servizio di Don Carlo, ed ivi 1778. gettossi in un Pozzo, terminando così pare ebbe la sorte di piacere a quel Monarca. infelicemente i giorni suoi. Dopo la decadenza di quel Capo Comico passò il Monti a Venezia, ed ebbe impiego Note nella Compagnia di Girolamo Medebach, 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 145–146. e con essa passando a Milano vi morì nella 2. Per un profi lo dell’attore v. ad vocem in queste primavera del 17503. Notizie. Giardi, p. 100, riporta la formazione della compagnia del 1774, anno del suo scioglimento. Il Note Monti non ne faceva più parte. 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 145; A. Gentile, 3. Si tratta di Teresa Avelloni Monti, per cui v. qui Carlo Goldoni e gli attori, Trieste, Libreria Cappelli, ad vocem. 1951, p. 13; A. Colomberti, Dizionario biografi co degli attori italiani, a c. di A. Bentoglio, Roma, Bul- Giovanna Sparacello zoni, 2009, II, p. 420.

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2. Goldoni lo conobbe nel 1734 quando l’attore re- quel Teatro. Vestita da uomo, mostravasi di citava come Amoroso nella compagnia di Giuseppe membra tondeggianti, e formose; ed il biz- Imer per il Teatro di San Samuele. Pur non apprez- zarro di lei portamento, l’ilare sua faccia, ed zandolo in questo ruolo, egli lo loderà come Dot- il movimento degli occhi suoi vivacissimi, e tore. Ecco cosa scrive nella prefazione al tomo XIII neri, fermavano gli altrui sguardi, ed appor- dell’edizione Pasquali: «Terzo Amoroso Tommaso tavano diletto agli attoniti spettatori. Non Monti Bolognese: cattivo comico, fi nché fece la parte è la Moretti una di quelle eccellenti Attrici, dell’Amoroso, e divenuto eccellente, quando dopo la che hanno co’ loro talenti fi ssato un’epoca morte di suo padre prese la Maschera di Dottore, nel alla loro gloria ne’ Volumi dell’immortalità. qual Personaggio la sua grassa e goff a fi gura non dis- Ma ella è una Comica, che piace, che allet- diceva, anzi lo rendeva di piacevole caricatura», cit. ta, che ferma a prima vista, e che può essere Goldoni, I, p. 713. Nella quaresima del 1736 Mon- d’utilità ad una Compagnia di Comici che ti padre e fi glio lasciarono la compagnia alla volta di sappiano farne conto, esponendola con rap- Napoli. Tommaso Monti venne sostituito dall’Amo- presentazioni di viva condotta; ed in brillan- roso Gasparo Zorni. ti, e spiritosi caratteri. Non istette a Venezia, 3. Secondo Rasi e poi Gentile, citt., l’attore morì che un anno solo, e passò in vaganti Com- nel 1757; secondo Colomberti, nel 1760. pagnie, conducendo talvolta anch’ella stessa una Comica unione. Oggi è nella Truppa Giovanna Sparacello d’Antonio Camerani, dove aff aticandosi con indefessa attenzione, prosegue a farsi onore. Per coronar le sue lodi ci faremo a MORETTI ANNA Veneziana. Ebbe nella trascrivere un solo componimento scelto da Compagnia di Pietro Ferrari i migliori in- que’ molti de’ quali infi nite volte fu merite- segnamenti nella Comica Professione, e di- volmente onorata. mostrò chiaramente con uno spirito molto vivace di dover riuscire un’Attrice di merito. Sì, che maggior d’ogni Apollineo canto Applaudita in varie Città, fu chiamata dal Sono, egregia Moretti, i pregi tuoi: Lapy a Venezia nel Teatro di Sant’Angelo Per te non arte, ma natura i suoi l’anno 1774. Fu apprezzata in lei una spiri- Vivi aff etti spiegar par ch’abbia vanto: tosa bellezza ed un presentarsi pieno di foco Ben sanno quale a i cor formasti incanto con tutte l’altre qualità che le fanno prege- Di Terme il Conte, e i Veronesi Eroi; ( * ) vole ornamento. Comparve in Scena con Corrado, e Clarendon san quel che puoi una Commedia assai per lei faticosa intito- Se sciogli il freno a l’ira, a i vezzi, al pianto: lata: La Pazza per Amore. In essa fi ngevasi Né cred’io già che d’altri sensi impresso diversi Personaggi, e vi cantava delle musi- Sia il tuo bel cor; essi (non l’abbi a sdegno) cali ariette non senza grazia. Un coraggio Fan testimon di tua bell’alma espresso; insuperabile, una prontezza senza pari, ed Così quest’Opra tua recando al segno, un’infaticabile volontà resero questa Comi- Gli atti, gli accenti che t’è usar concesso ca, in tale occasione sommamente gradita su Fan testimon del tuo felice ingegno.

( * ) Rappresentazioni da lei recitate in Bologna, ed in altre principali Città d’Italia.

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NANINI GIUSEPPE Bolognese. Fece in Opere Drammatiche tradotte prima il Ballerino, e poi passò a recitare nel- da Marco Napoleone detto Flaminio6. la Maschera dell’Arlecchino, e vi si esercita con dell’abilità, e dell’impegno. Il caso volle, Il Re rivale del suo favorito da Don Geronimo che sparandosegli in mano una Pistola, ne di Villa Assan7. restasse talmente off eso, che alla sua salvez- Il Purgatorio di S. Patrizio Opera da Don Pietro za fu necessario il taglio della medesima. Calderon. Viene perciò appellato il Monco; ed oggi si La Gran Zenobia, Opera. esercita con buona riuscita nella Compagnia La Vita è Sogno, Opera. d’Antonio Camerani, dove, ad onta della sua La Casa con due porte8, Commedia da Ivan imperfezione, sa giocare la di lui Maschera Perez da Montalban. con dello spirito, e recar del piacere a’ suoi Il Sansone, Opera. uditori. Il Gran Seneca di Spagna Filippo II9. Opera. Da Lopez de Vega. Il Nigno Diabolo, Opera. NAPOLEONE MARCO Napolitano1. Co- L’Armata Navale vittoriosa sotto Don Giovanni mico che recitò sul Teatro da Innamorato d’Austria. col nome di Flaminio2. Oltre la sua perizia Il Cane dell’ortolano10 Tragicommedia da Mora nel rappresentare diedesi ancora a tradurre de Mesqua. molte Opere Drammatiche dagli originali Lo Schiavo del Demonio, ovvero il Don Gili d’Autori Spagnoli; e come cose manoscritte Op11. ne dà la nota Monsignore Allacci nell’Indi- La Fortuna di Don Bernardo di Cabrera, e ce sesto della sua Drammaturgia stampata Don Lopez de Luna, Opera da Ivan de in Roma in forma di dodici l’anno 16663. Vagliega12. Nessuno però ricerchi tale erudizione nella La Verità Bugiarda Opera, da tre Autori. ristampa di Venezia in forma di quarto4, che Il Gran Catà an Sacralonga Tragicom13. Da Don insieme con molte altre notizie fu ommes- Francesco de Roxa. sa dal nuovo Editore. Daremo noi qui l’ac- Il Macometto, Opera14. cennato Catalogo delle Traduzioni fatte da Th eagene, e Cariclea, Opera15. questo Comico, credendoci in debito di non Il Pericolo ne’Rimedj, Opera16. ommetterlo, ed aggiungeremo, che il di lui Il Maritarsi per vendetta, Opera17. fi orire fu intorno all’anno 16505. Persile, e Sigismondo, Opera18.

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Il Generoso Nemico, Commedia19. l’attrice pregava il duca di Mantova di richiamare la Gli Aggravj trionfanti della Gelosia, Com. da compagnia per ostacolare il progetto di Flaminio di Don Ivan d’Allarione20. restare tutta l’estate a Roma. L’Anticristo, Opera da Gabriel del Dorel21. 6. Le fonti delle opere di seguito elencate sono state rintracciate da Nancy L. D’Antuono, che ne dà no- Note tizia in appendice a La comedia española en la Italia 1. Napolione o Napolioni. BIBLIOGRAFIA: Rasi, del siglio XVII: la commedia dell’arte, in La comedia III, pp. 174–176; Gueullette, pp. 56–57; B. Cro- española y el teatro europeo del siglo XVII, a c. di H. W. ce, I teatri di Napoli, Milano, Adelphi, 1992, p. 149 Sullivan, R. A. Galoppe, M. L. Stoutz, Londra, Tame- (1° ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891); U. Prota– sis, 1999, pp. 28 –29. L’autrice integra le informazioni Giurleo, I teatri di Napoli nel ‘600. La commedia e contenute nella Drammaturgia di Leone Allacci e in le maschere, Napoli, Fausto Fiorentino editore, 1962, Croce, cit. pp. 110, 136, 217; Enc. Spett., V, col. 429. 7. Geronimo de Villayzan. 2. Secondo una nota manoscritta di Gueullette rias- 8. Le quattro opere tradotte da Calderón sono le se- sunta da Rasi, cit., Napolione era chiamato Flaminio- guenti: El purgatorio de San Patricio, La gran Cenobia, ne per distinguerlo da un attore di una compagnia vi- La vida es sueño, Casa con dos puertas. Evidente qui cina che aveva preso il nome di Flaminio. Gueullette e nel seguito l’errore di impaginazione, riportato da lo ricorda come nonno di Agata Vitaliani, moglie di Rasi e corretto solo parzialmente da Croce. Francesco Balletti, capostipite della famiglia di attori 9. Le due opere di Pérez de Montalbán tradotte da attivi in Francia nel Settecento. Napolione sono El Sansón (El valiente nazareno) e El 3. L’indice si trova alle pp. 617–618 dell’edizione ro- segundo Séneca de España. mana (Mascardi, 1666). 10. I tre testi citati sono traduzioni da El niño dia- 4. Drammaturgia di Lione Allacci, accresciuta e conti- blo, La Santa Liga e El perro del hortelano di Lope de nuata fi no all’anno MDCCLV, In Venetia, Presso G. Vega. Pasquali, 1755 (rist. anast. Torino, Bottega d’Erasmo, 11. Da El esclavo del demonio de Mira de Amescua. 1961). 12. Da La próspera fortuna de D. Bernardo de Cabrera 5. Le notizie su questo attore risalgono al 1640, di Juan de Villegas. anno in cui Napolione affi ttò il Teatro dei Fiorentini 13. Da El catalán Serralonga di Montalbán, Coello di Napoli con Gregorio Chiave. Nell’aprile 1647 si e Rojas Zorilla o da El catalán Serralonga y bandos trovava a Roma con i comici del principe di Parma de Barcelona de Coello, Vélez de Guevara e Rojas ai servigi di Donna Olimpia Panfi li sotto la direzione Zorrilla. del Buff etto Carlo Cantù. Napolione sottrasse alla 14. Probabilmente da El profeta falso Mahoma di compagnia Pantalone e Zaccagnino e se ne tornò a Rojas Zorrilla. Napoli lasciando Buff etto in diffi coltà. Cfr. Prota– 15. Probabilmente da Teágenes y Cariclea (Los hijos de Giurleo, cit., pp. 110–111. Rasi, cit., ci informa la fortuna) di Pérez de Montalbán o da un’opera dallo della presenza di Napolione a Bologna, Firenze e stesso titolo di Calderón. Venezia nel 1657 e a Siena nel 1659, dove il comi- 16. Probabilmente da Peligrar en los remedios di Rojas co accettò di far parte della compagnia del duca di Zorrilla. Modena per l’autunno. Con la lettera del 18 aprile 17. Probabilmente da Casarse por vengarse. 1658 (Archivio Gonzaga, scheda in Archivio Her- 18. Probabilmente da Persiles y Segismunda (Hallarse la) il granduca di Toscana, rivolgendosi al duca di para perderse) di Rojas Zorrilla. Mantova, accordava il permesso a Marco Napolione 19. Fonte non individuata. a alla sua troupe di recitare allo Stanzone di Firenze; 20. Da un’opera di Juoan Ruiz de Alarcón. in attesa di prodursi, gli attori avrebbero avuto liber- 21. Gabriel Deldorel. Fonte non rinvenuta. tà di risiedere nella città. Per lo stesso anno, si veda la lettera di Orsola Coris (Rasi, II, p. ) in cui Giovanna Sparacello

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NARDI ANTONIO. Inclinato a recita- del Pagliaccio, o del Pierò de’ giocolatori. re nella ridicolosa parte del Tartaglia, gli Grazioso nelle parole, e ne’ gesti, colle argu- s’aperse il modo di soddisfare il suo genio, zie della lingua, e co’ movimenti del corpo quando il famoso Agostino Fiorilli alienos- divertiva moltissimo il suo uditorio. Quan- si dalla Truppa d’Antonio Sacco, e passò in do il Padrone lo sgridava, egli si faceva tutto quella della Maddalena Battaglia1. Il Nardi pallido, che sembrava un infermo spirante; e dopo d’aver fatto uno studio assiduo sopra se lo stesso placavasi poco dopo, e lo accarez- il modo di travagliare dell’accennato Fiorilli, zava, tutto infi ammavasi in volto, divenendo dopo d’aver osservato in qual guisa condu- rosso in sì notabil guisa, che cagionava me- ceva i di lui Scenici Soggetti, e dopo d’aver raviglia nell’animo degli spettatori. Talvolta appreso da lui tutti que’ lazzi appropria- torceva la bocca, ed ingrandiva il mento con ti alle varie Commedie dalla Truppa Sacco sì fatto sberleff o che moveva le risa anche rappresentate, coraggioso v’entrò, e forni- ne’ più svogliati, e melanconici. Se la Ser- to di buono intendimento ha supplito alle va, di cui mostravasi innamorato era seco in veci del predetto Fiorilli, ed ha riparato alla collera, e lo rimproverava, tu lo vedevi na- di lui mancanza travagliando con grazia, e scondersi la testa infra le spalle, tal che senza colla più assidua attenzione. È bene, che in collo appariva, ed allora quando faceva seco questo Comico veggasi non perduto il seme la pace, e lo blandiva, tutto il collo nascosto d’un’abilità commendata, e che in lui riviva per sì fatto modo allungava, che pareva quel- un Personaggio di merito per gloria dell’arte, lo d’una Grù, o d’altro simile augello. E lo e per onor di se stesso2. torcimento della bocca, e l’allungamento del collo mostrasi in qualche parte espresso nel Note ritratto, che qui di contro vedesi delineato, 1. BIBLIOTECA: Rasi, III, p. 178; Leonelli, II, ed inciso. Toltosi poi Nardo alla Professione p. 132. L’avvicendamento avvenne nel 1779 come si del Comico, andava per le pubbliche vie di desume anche da una lettera di Luigi Ballerini a Da- Palermo chiedendo ad alta voce perdono del- niele Andrea Dolfi n, ambasciatore in Francia datata lo scandalo dato col suo parlar libero sul Te- 11 ottobre 1779: «San Luca è in terra per la mancan- atro, ma facevalo in un modo capriccioso, e za del Tartaglia [Agostino Fiorilli] e la vecchiezza del bizzarro. Vi chiedo scusa (egli diceva) del cat- Sacchi» (P. Molmenti, Epistolari veneziani del Sette- tivo esempio che v’ho dato, e m’accuso d’essere cento, [1914], Venezia, Supernova, 2005, p. 27). stato un furfante, ma più furfanti siete stati voi 2. Nardi ebbe una carriera assai lunga con la compa- altri portandovi così vogliosi ad ascoltarmi. Il gnia Sacchi: infatti, ancora nella primavera del 1782 Popolo rideva a tali parole, e per ogni strada recitava a Padova nel Teatro degli Obizzi insieme ad seguivalo, facendolo suo proprio divertimen- Antonio Sacchi e a Atanasio Zannoni (B. Brunelli, to, e trastullo. Venendo a morte fu il suo cor- I teatri di Padova. Dalle origini alla fi ne del secolo XX, po diseccato a guisa d’una Mummia, e posto Padova, Draghi, 1921, pp. 187–188). in un pubblico Cimiterio. Andavano le gen- ti bene spesso a visitarlo augurandogli pace Giulietta Bazoli all’anima, ma la cosa fi niva poi in risate, e la divozione non riusciva di nissun profi tto, nè per i suff raganti, nè per il suff ragato. Talche NARDO di Palermo. Giocosissimo secondo fu saggiamente divisato da chi prudente pre- Zanni, che fi oriva nel Regno della Sicilia in- sideva a quel sacro luogo, che quel cadavere torno alla metà di questo Secolo; ed il suo fosse di là levato, e sotto terra riposto. La me- cognome chiamavasi de’ Ferrasani. Vestiva moria del ridicolo Nardo Commediante vive un abito tutto bianco, e pressoché alla foggia tuttora in Palermo, e noi ne abbiamo qui

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 340 – Giovanna Sparacello riportate a compiacenza del Lettore queste Spettro ti fi ngi, eppur chi t’ode e mira poche notizie, unendovi anche con diligente Ti giura Angel Celeste ai gesti e al viso, accuratezza il di lui proprio ritratto. E all’alte grazie tue fervido aspira. E in un rogo d’amor da sè diviso, Teco brama cader, ch’Angel ammira, NARINI DOMENICO. È ben giusto che si Che può dar fra gl’incendj un Paradiso. renda palese il nome di questo Comico, che fi orisce a’ giorni nostri, esercitandosi nel ca- Note rattere del Brighella con suffi ciente abilità, ed 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 182–183; Comici in miglior modo recitando nelle parti serie. dell’Arte. Corrispondenze, a c. di C. Buratteli, D. Lan- Ha egli una voce robusta, ma gradevole, e dolfi , A. Zinanni, Firenze, Le Lettere, 1993, vol. I, s’impiega volentieri nelle cose imperiose, e ri- p. 165; B. Brunelli, I teatri di Padova dalle origini sentite. Ha la Moglie, che recita nelle ultime alla fi ne del secolo XIX, Padova, Libreria Angelo Dra- parti, e possono ambidue avere un luogo ono- ghi, 1921, pp. 89–95; S. Monaldini, L’anno comico revole in una Truppa di Comici accreditati. 1651–52 e la compagnia ducale estense, in «Commedia dell’arte. Annuario internazionale», I, 2008, pp. 29– 95; Archivio Herla, Angela Nelli. NAZZARI EUGENIA Veneziana. Abile At- 2. Angela Nelli, che recitava le parti di Innamorata col trice, che fu nella Compagnia della Faustina nome di Ippolita, era moglie di Ercole Nelli, Dottore. Tesi l’anno 1778. recitando in carattere di Secondo quanto riportato da Rasi, nel 1651 Angio- seconda Donna, riuscendo nelle cose serie, la, per non recarsi a Padova, indirizza una lettera a un ed appassionate lodevolmente. Oggi in altra segretario del duca, fi rmandosi Angiola Lig.ni Nelli. vagante Compagnia s’esercita da prima At- Questa sigla è quanto rimane del suo cognome da nu- trice, e n’ottiene quell’approvazione, che può bile. Per la stagione 1651–1652 la compagnia di Er- dal Pubblico concedersi a’ suoi meriti non cole e Angela Nelli era stata ingaggiata da Francesco I ordinarj, e degni d’una miglior fortuna. d’Este, desideroso di formare una propria compagnia. Ercole aveva recitato nei Confi denti nell’estate del 1627 (Comici dell’Arte. Corrispondenze, cit., II, Barbie- NELLI ANGELA1. Fioriva questa Comica ri, scheda 25). Nel 1637 lavorava con la moglie in una intorno al 16602. e trovasi lodata da Paolo compagnia protetta dal marchese Pio Enea Obizzi. An- Abriani3 nella prima parte delle sue Rime in gela è probabilmente la Angiolina citata in una lettera occasione che rappresentava una Commedia di Giovan Battista Andreini a Carlo II Gonzaga Nevers intitolata: Lo Spirito Folletto4. Ecco il Com- (Ferrara, 7 aprile 1650), in Comici dell’Arte. Corrispon- ponimento fatto in sua lode dal mentovato denze, cit., I, G. B. Andreini, lettera 75. Altre testimo- Poeta. nianze dell’attività della Nelli si trovano nell’archivio Herla: tra esse, una lettera del 7 novembre 1631 in cui Sonetto. la Nelli fi gura nella compagnia di Francesco Gabrielli. Inoltre, il 22 ottobre 1644 Nicolò Zecca racconta del Spirto sei fi nto, e con veraci incanti successo della propria compagnia a Firenze e del dono Stilli ne’ sensi altrui gioje e dolori. di un anello con diamanti a Ippolita da parte della Tratti fi amme da scherzo, e vivi ardori granduchessa di Toscana. La Nelli fu coinvolta in liti Spiran dal volto tuo gli occhi stellanti. fra i membri della compagnia: da una lettera di Fran- Cangi, Proteo novel, forme e sembianti, cesco Pepoli alla duchessa di Mantova (28 novembre E in te trasformi immobilmente i cori; 1644) apprendiamo che a causa dei confl itti nel seno Varie lingue e costumi, e industri amori della compagnia dello Zecca, Ippolita, maltrattata dai Rendono a’ cenni tuoi l’anime amanti. compagni, si raccomanda alla duchessa di Mantova.

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3. Paolo Abriani (Vicenza 1607–Venezia 1699), diverse. Questo elemento ricorre anche nel canovac- poeta marinista, noto per le traduzioni delle Odi di cio di Veronese. Non è tuttavia possibile determinare Orazio e della Farsaglia di Lucano. Lasciò un volume analogie fra la commedia citata e le commedie di Cal- di Poesie, Venezia, Francesco Valvasense, 1663. Cfr. deron e Veronese; l’evocazione del tema della fi nzione Dizionario della letteratura italiana: gli autori, i mo- non risolve, anzi alimenta, l’ambiguità fra la fi nzione vimenti, le opere, a c. di E. Bonora, Milano, Rizzoli, scenica e la simulazione di poteri magici. 1977, vol. I.; V. Caputo, I poeti italiani dall’antichità ad oggi, Milano, Gastaldi, 1960. Giovanna Sparacello 4. Si tratta di un titolo ricorrente nei repertori france- si e viennesi dalla fi ne del Seicento in poi. Il soggetto è riconducibile a La dama duende di Calderon, in cui NELVI ANDREA Bolognese1. Recitò que- una giovane vedova, vittima delle restrizioni imposte- sto Comico, e nella Maschera del Dottore, le dai fratelli, fi nge di essere uno spirito per conquista- ed in quella del Brighella, ed universalmente re Manuel, ospite del fratello Juan sotto il suo stesso in tutto ciò, che se gli presentava occasio- tetto. Da questa commedia derivano L’esprit follet di ne d’impiegarsi2. Fu molto adoperato, ed D’Ouville (1641), La Dame Invisible de Hauteroche applaudito dalle Comiche Compagnie, e (1684) e La dame diablesse di Evaristo Gherardi (verso portossi a Napoli con Gabrielle Costanti- il 1683–84). È possibile che la commedia di Calderon ni al servizio del Re Carlo3. Tornato poi in abbia ispirato anche Arlequin persecuté par la Dame Lombardia, trovò luogo nella Compagnia di invisible (La Dama demonia) di Luigi Riccoboni, rap- Pietro Rossi; ed inventò una graziosa Com- presentato al Th éâtre italien di Parigi nel 1716. Cfr. media intitolata: Lo Sposalizio della Signora G. Colajanni, Les scenarios franco–italiens, Roma, Luna; e lo fece appunto in quel tempo, che Edizioni di Storia e Letteratura, 1970, pp. 3–4. In con tanto strepito udivasi cantar per le Piaz- Coraline esprit follet di Carlo Antonio Veronese, rap- ze la nota Canzonetta4, che cominciava: presentato alla Comédie–Italienne di Parigi nel 1744, l’elemento soprannaturale non è un espediente fi ttizio La gnora Luna ec. a cui i personaggi ricorrono per perseguire i loro sco- pi: Corallina è uno spirito venuto dagli inferi, inna- Questa Commedia Popolare attirò ai Teatri morato di Flaminia e tormentato dalla gelosia a causa dove fu rappresentata moltissimo concorso; della rivalità con Mario. Parfaict, VI, p. 136 (nota ed il Nelvi si esprimeva sì bene la parte d’un c) indica la possible parentela di questo canovaccio Ebreo, che nell’aspetto, e nel linguaggio non con le Lutin amoureux, ou Spinette Lutin amoureux, potevasi meglio, nè più al vivo rappresentare. rappresentato al Th éâtre italien nel 1697 e nel 1722. Fattosi vecchio, incominciò ad essere trascu- Secondo quanto riportato in F. e C. Parfaict, Hi- rato dalle buone Compagnie: e fu costretto stoire de l’ancien Th éâtre Italien depuis son origine en di portarsi a Castelleggiare con Comici di France jusqu’à sa suppression en L’Année 1697. Suivie niuna fama. Attorniato frattanto dalla mise- des extraits ou canevas des meilleures Pièces Italiennes ria, e di sozzure ripieno, morì miserabile in qui n’ont jamais été imprimées, Paris, Rozet, 1767, in Romagna l’anno 1768. questo canovaccio Spinette rappresentava cinque o sei personaggi diff erenti. L’attrice, cognata di Mezzetino Note (si tratta di Maria Teresa d’Orsi, v. alla voce relativa 1. Anche Andrea Nelva. BIBLIOGRAFIA: B. Cro- a Angiola d’Orso e relativa bibliografi a), faceva parte ce, I teatri di Napoli, Milano, Adelphi, 1992, pp. 193, della troupe dell’elettore di Baviera, e ritornò poi in 197–198 (1° ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891); Rasi, Italia. Il sonetto di Abriani può off rire qualche indi- III, p. 183. cazione sull’interpretazione di Angela Nelli, senz’altro 2. Partecipò ad alcune rappresentazioni musicali; impegnativa per le trasformazioni e l’uso di lingue citiamo Il trionfo di Galba o sia Il nerone detronato,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 342 – Giovanna Sparacello divertimento teatrale per musica, da cantarsi nel teatro NICOLINI FILIPPO. Recitò da primo da San Sebastiano di Livorno. Dedicato a sua eccellenza Innamorato nella Compagnia di Nicola Pe- Don Emmanuele d’Orleans, Lucca, Salvatore e Gian- trioli, e lo fece con molta franchezza; e spe- domenico Marescandoli, 1732 (con Antonio Fioretti, cialmente nelle Commedie all’improvviso Caterina Cattoli, Giacinto Cattoli, Angela Nelva, An- si portò con bravura. Dopo la partenza del tonio Vitalba, Olderico Lombardi, Giuseppe Monti). Petrioli restò insieme col Romagnoli suo Co- Più tardi a Milano fu interprete con Teresa Gandini gnato, e colla Barbara sua Sorella. Continuò dell’Intermezzo musicale tra il cuoco del marchese del nel solito esercizio sino alla morte de’ men- Bosco e Madama Dulcinea da cantarsi l’estate nel regio tovati suoi parenti, seco passati con Ales- Teatro di Milano l’anno 1735, Milano, per Giusep- sandro Gnochis; e quindi unitosi egli colla pe Richino Malatesta Stampatore Regio Camerale, Faustina Tesi, ha saputo adattarsi a recitare [1735]. nella Maschera del Brighella. Egli è un Per- 3. Nelva faceva parte della compagnia di Costantini sonaggio universale, che recita di tutto con come Brighella. Vi recitavano inoltre i primi amorosi intelligenza, e con franchezza, ed è uno di Marta Bastona e Giovanni Verder, il Pantalone Giam- quei Comici rimasti alla Professione, i quali battista Festa, la Seconda Donna Francesca Dima, il sappiano concertare assai bene le Commedie Secondo Amoroso Carlo Veronese, il Dottore Andrea all’improvviso. Con questa sua pratica negli Pasquale, la Servetta Angela Nelva, la Terza Amorosa Scenarj dell’arte, e colla sua suffi cientissima Pierina Veronese e il Terzo Amoroso Giuseppe Pa- abilità merita d’esser impiegato in buone squale. La compagnia si recò a Napoli sul fi nire del Compagnie, e massimamente per vantaggio 1735 dove fu stipendiata dal re. Venne licenziata nel d’una di quelle che non trascurano il trava- gennaio 1744. Nel 1747 Domenico Giannelli propo- glio delle cose improvvise, sostenendo anco- se al re una compagnia scelta in cui fi gurava il Nelva ra questo pregio de’ Comici Italiani, a cui ma il re rifi utò di fi nanziarla. l’altre Nazioni non seppero mai pervenire. 4. Il titolo è Sposalizio della Gnora Luna col sor Barruc- caba. La sua fortuna si protrasse per tutto l’Ottocento. Cito un’edizione lucchese che riporta un’indicazione NOBILI ORAZIO Padovano. Famoso Co- musicale: Sposalizio della Signora Luna e Baruccaba. mico, che fi oriva intorno al 15701. e che re- Seguito nella città di Firenze il 10 settembre nel tempo citava da Innamorato nella tanto decantata delle Capanne. Sopra l’aria del minuetto del re di Sar- Compagnia de’ Comici Gelosi. Fu molto degna, Lucca, Francesco Bertini, 1823. V. inoltre la applaudito nei Teatri d’Italia, e di Francia Storia di Baruccaba, dove si contiene il suo sposalizio in competenza d’Adriano Valerini2, di cui fu colla gnora luna, la morte di essa, il secondo sposalizio bravo emulo, quantunque non fosse così vir- colla Diana Stimiscio, Firenze, A. Salani, 1889. tuoso. Egli sapeva variare i suoi concetti a nor- ma delle occasioni, e riusciva molto grazioso Giovanna Sparacello occupando un luminoso posto fra’ Comici valenti de’ giorni suoi. Insieme con Battista da Verona asserì in Padova sua Patria alla pre- NICOLI LODOVICO. Recitò nella Ma- senza di molti Letterati, che il Pastor Fido del schera del Dottore con suffi ciente abilità, e Guarini non fu certamente la prima Pastorale nell’anno 1736. trovavasi in Venezia colla che si recitasse, ma che prima di quella altre Compagnia d’Argante nel Teatro a San Luca, se n’erano, e da lui, e da altri Comici rap- e nella stagione d’Autunno rappresentò la presentate3. Fa di questo Comico onorevole parte del Dottore Marchese de’ Merlotti nella menzione Domenico Bruni nelle sue Fatiche tante volte mentovata Tragicommedia, che Comiche4; e prima di lui Francesco Andrei- s’intitola: La Clemenza nella Vendetta. ni nelle Bravure del Capitano Spavento5. Noi

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 343 raziocinando, crediamo che questo Orazio NOBILI SANTE Comico fornito d’inge- Padovano fosse egli quello, che incamminas- gno, che fi oriva intorno il 1700. e che re- se l’Isabella Andreini6 per la Comica Profes- citava sui Teatri sotto il nome di Lelio. Tra- sione, essendo stati ambi d’una istessa Patria, dusse dal verso alla prosa per uso de’ Comici ed ambi in un tempo nella medesima Truppa il Dramma intitolato: Irene Augusta, Poesia uniti. Non può essere più ragionevole la no- dell’Abate Francesco Silvani. L’anno 1714. stra credenza, ma se mai da essa fossimo facil- fece il Nobili imprimere questa sua tradu- mente ingannati, sarà scusabile l’error nostro, zione in Bologna per Giulio Rossi e Com- perchè lieve, e perciò in tal caso può esserci pagni alla Stamperia della Rosa, in forma di dal Lettore cortesemente perdonato. dodici, e volle dedicarla al Signor Marchese Antonio Ghisilieri suo Protettore. Piacquegli Note però di mutarle il titolo, e di chiamarla: La 1. Marito dell’attrice Vittoria Nobili. BIBLIOGRA- Virtù trionfante del Tradimento negli acciden- FIA: Rasi, III, p. ; Leonelli, II, p. 141; Enc. ti d’Irene Augusta, Vedova di Leone Imperato- Spett., VII, coll. 1191–1192. re de’ Greci. L’anno seguente 1715. essendo 2. Per un profi lo di Adriano Valerini, si veda ad vo- stata universalmente gradita questa Rappre- cem in queste Notizie. sentazione, coll’occasione di riprodurla sulle 3. L’aneddoto è citato anche nella voce dedicata a Scene del Teatro Rangone in Modena, ivi la Battista veronese, in cui si cita anche la fonte: Apolo- fece di nuovo imprimere per Bartolommeo gia contra l’auttor el Verato di Iason de Nores di quanto Soliani col solo titolo: La Virtù trionfante del ha egli detto in un suo discorso delle tragicommedie, & tradimento, e dedicolla all’illustrissimo Si- delle pastorali, Padova, presso Paolo Meietti, 1590, gnor Conte Cristoforo Tardini Commissario poi in G. B. Guarini, Opere, Verona, Tumermanni, delle Battaglie di tutto lo stato di Sua Altezza 1737–1738, vol. II, pp. 310–394. Serenissima. Il Nobili era uomo che sape- 4. D. Bruni, Le fatiche comiche, Parigi, N. Calle- va scrivere con eleganza, e la traduzione di mont, 1623, p. 11, ora in Marotti–Romei, p. 348. quest’Opera merita qualche lode per averla 5. F. Andreini, Le bravure del Capitano Spavento di- non solo trasportata servilmente dalla Poe- vise in molti Ragionamenti in forma di dialogo, Vene- sia alla Prosa, ma per avervi aggiunto ancora zia, G. Somasco, 1607, in edizione moderna a c. di molto del suo con aggiustato sentimento, e R. Tessari, Pisa, Giardini editori e stampatori, 1987. con elocuzione nobilmente condotta. Il libro Nell’estratto proposto da Marotti–Romei, Orazio della Drammaturgia non annovera che la se- Nobili è citato a p. 255. conda edizione di questo libro, chiamandola 6. Sull’attrice si veda la rispettiva voce in queste fatica d’Incerto Autore, e pure poco costava Notizie. al nuovo editore il vedere a’ piè della dedica chi avevala scritta, onde palesarla: di Sante Giovanna Sparacello Nobili detto Lelio Comico.

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Francesco Bartoli – 345 O P

OLIVETTA1 Comica lodata, che fi oriva in- 2. Bartoli stesso indica gli estremi bibliografi ci delle torno al 1585. Nelle Rime del Conte Gio- Rime nella biografi a di Vittoria: esse furono impresse vanni Battista Mamiano Nobile Pesarese a Venezia per Andrea Baba l’anno 1620. V. inoltre da lui composte in gioventù, ma stampate l’edizione G. B. Mamiano, Rime del conte Giovanni poi in sua vecchiezza l’anno 16202. trovasi Battista Mamiano, Milano, Giovanni Angelo Nava, un Madrigale fatto dall’Autore per questa 1621. Comica, ed è alla pag. 92. di quel libretto. Questa Comica fu unita alla Compagnia di Giovanna Sparacello Flaminio Scala. Niente altro sappiamo di lei, e solo ci contenteremo di riportar qui l’ac- cennato componimento. ORSETTI GIUSEPPE Lucchese. Giovane Comico, che s’esercita presentemente con Per la Signora Olivetta Comica. impegno nella Truppa di Costanzo Pizzami- glio, nel carattere di primo Innamorato. Egli Pace promette il nome ha molte buone disposizioni per riuscire un {pag. 66} valente Attore, e potrà in appresso occupa- re le veci di qualche Comico, che per l’età, Note o dal Teatro s’alieni, o che passi a sostener 1. Non si conosce il vero nome dell’attrice che face- altre parti da quelle dell’Innamorato assai di- va parte della compagnia di Flaminio Scala. Recitava sgiunte, e lontane. come Serva e come Amorosa ingenua, alternandosi con Franceschina. Nella commedia Il vecchio geloso è fi glia di Pasquella ed amante di Petrolino, nel Marito ORSO (d’) ANGIOLA Comica rinomata e ne I tappeti persiani è Serva. Recitava anche nella che fi oriva intorno al 16501. ed esercitavasi tragedia dei Quattro pazzi. Bocchini è l’autore di un con grido sopra i Teatri d’Italia. Ebbe l’ono- prologo recitato da Olivetta e Bagolino, in B. Boc- re d’essere all’attual servizio delle Serenissi- chini, La prima parte della Corona maccheronica di me Altezze di Alessandro, ed Orazio Farne- Bartolomeo Bocchini detto Zan Muzzina, Modena, si Principi di Parma2, ai quali dedicò3 una Bartolomeo Soliani, 1648. BIBLIOGRAFIA: Rasi, Commedia d’origine Spagnola da lei tradot- III, pp. –; Leonelli, II, p. 151; Enc. Spett., ta in Italiano, che porta per titolo: Di Bene in VII, coll. 1311–1312. Meglio stampata in Venezia per Matteo Leni

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 346 – Giovanna Sparacello l’anno 1656. in forma di ottavo4. Pubblicò Note in Ferrara l’anno 1666. un’altra Commedia 1. Anche D’Orsi, Orsi o Dorsi. Marzia Marigo cita Spagnola di Don Pietro Calderone, tradotta documenti capaci di far luce sulla biografi a dell’at- nell’Idioma d’Italia, intitolata: Con chi vengo, trice, nonché sugli scambi di attori fra i Farnese di vengo5, e fu impressa per Alfonso, e Giovanni Parma e i Bentivoglio di Ferrara. Le prime notizie Battista Maresti in forma di ottavo, e dedi- su Angiola d’Orso ci vengono da una lettera di Ja- colla all’Illustrissima Signora Donna Lucrezia copo Antonio Fidenzi del 1638. Angiolina forse è la Pia Bentivogli. Andò poi a Roma a recitare, D’Orso molto giovane. Il nome di Angiolina fi gura (che allora non era colà interdetto alle Donne anche nella compagnia di Buff etto a Roma nel 1647; il prodursi sul Teatro,) ed ivi diede alla luce l’attrice fece forse parte degli attori che seguirono una Commedia in prosa intitolata: Il Ruffi a- Marco Napolioni a Napoli (per la vicenda v. la voce no in Venezia, e Medico in Napoli6 stampata Napoleone Marco in queste Notizie). È possibile che per Bartolommeo Impardi l’anno 1672. in proprio a Napoli l’attrice abbia conosciuto il capoco- forma di dodici ( * ). Questa Commedia, che mico Fabrizio Andrea Orsi o Orso, di cui fu moglie è tradotta anch’essa dallo Spagnolo, aveala e da cui prese il nome (Ulisse Prota–Giurleo iden- prima però stampata in Ferrara sotto il titolo tifi cava invece Fabrizio con Mattia Sacco, marito di di Paolo Gemma l’anno 16697. Non abbiam Anna Parrino, cfr. voce Fabrizio napolitano in queste rinvenuta, nè trovasi per quanto si sappia al- Notizie). Nell’autunno del 1745, quando la compa- cuna cosa Poetica della sua Penna. L’Armida gnia di Napolioni si spostò da Napoli a Firenze, i due Impazzita per amor di Rinaldo Opera Eroica erano già sposi. La compagnia fu a Parma nel carne- scritta in versi, non è produzione di questa vale 1647 e poi a Napoli dove venne coinvolta nella Comica come vuol supporre l’Autore della rivolta di Masaniello. Per l’anno comico 1651–1652 Drammaturgia8. Di essa non v’è che la De- Angiola e suo marito furono nella compagnia recluta- dica fatta all’Altezza di Francesco II. Duca ta da Francesco I d’Este. Divenuto capocomico dopo di Modena in data de’ 17. Febbraro 1677. il 1653, egli recitò a Venezia nel 1655. Nel 1660 la Angela d’Orso sostenendo con molta bravu- compagnia di Fabrizio recitò a Vienna Il convitato di ra la parte d’un Capitano Generale in una Pietra. In un saggio dedicato a questa rappresentazio- Commedia da lei rappresentata in Verona, ne, Otto G. Schindler ha ricostruito i movimenti del- mosse il Marchese Giovanni Malaspina Ac- la troupe di Fabrizio prima e dopo il soggiorno vien- cademico Filarmonico a lodarla con un So- nese. Negli anni Sessanta del secolo essa fu presente netto, che qui trascriveremo tolto dalle sue su varie piazze della penisola, tra cui Padova (Teatro Rime impresse in Verona per i Merli l’anno degli Obizzi, primavera 1662) Firenze, Venezia, Na- 1653. poli, Roma. Fabrizio tentò di formare una compagnia per il duca di Parma nel 1664, dove dovevano recitare Ad Angela Comica fi nta Capitano Generale. Angiola e la fi glia Auretta (un altro fi glio della comica era Vittorio d’Orsi, attore nel ruolo di Dottore). Nel L’Angel, che in Ciel cinse guerrieri allori 1666 e nel 1667 condusse una compagnia a Ferrara; {pag. 68} nelle delibere dei magistrati dei Savi di questa città è citato il Signor Andrea Orsi detto Fabrizio. Fabri- zio era senz’altro morto nel 1672, perché a questa data Angiola si dichiarava vedova. Da una lettera del ( * ) Solo nel 1676. furono levate le Donne dai Teatri di 1673 apprendiamo che Angiola si era risposata. BI- Roma dal Pontefi ce Innocenzio XI. La qual cosa fu poi BLIOGRAFIA: Rasi, II, pp. –; B. Brunelli, anche seguita da tutta la Marca Anconitana, e le parti I teatri di Padova dalle origini alla fi ne del secolo XIX, di esse vengono rappresentate da giovinetti recitanti, che Padova, Libreria Angelo Draghi, 1921, pp. 96–106; vestono l’abito di femmina. Enc. Spett., IV, col. 894; M. Marigo, Angiola d’Orso,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 347 comica dell’Arte e traduttrice, «Biblioteca Teatrale», 18, Tercera de si misma o amor, ingenio ey mujer di Mira 1990, pp. 65–94; R. Asni, Angiola D’Orso traduttrice de Amescua); Come possono stare in un sol cuore e le- di Calderon e di Solis, tesi datt., Milano, Università altà di servo e fe d’amore (D’antuono: forse da Ami- degli Studi, 1992; S. Morandini, L’orto delle esperi- go, amante y leal di Calderón); Gli eccessi del principe di: musici, attori e artisti nel patrocinio della famiglia Carlo di Spagna (Marigo: Mayor hazaña de Carlo IV Bentivoglio (1646–1685), Lucca, LIM, 2000; Id., di Jiménez de Enciso); Il male in peggio, convertito in L’anno comico 1651–52 e la compagnia ducale estense, bene (probabilmente Peor está que estaba di Calderón; in «Commedia dell’arte. Annuario internazionale», I, Marigo propone inoltre Convertirse el mal en bien di 2008, pp. 29–95; O. G. Schindler, Domenico Bian- García del Prado); A chi l’onor l’off ende è gran pazzia colelli e la rappresentazione del Convitato di Pietra a se sente le puntur di gelosia (Marigo: No hay agravios Vienna (1660), in «Commedia dell’arte. Annuario como celos, si son los celos ofensa di Fernando de Frías internazionale», cit., pp. 161–180. y Santos); Difendere l’inimico (probabilmente da Am- 2. I Farnese le permisero di ritirarsi sono nel 1676, parar al enemigo di Antonio de Solís); Gelosia, onore e quando la d’Orso lasciò il posto alla fi glia maggiore, prudenza (probabilmente da Celos, honor y cordura di nota come Auretta, moglie di Angelo Costantini. La Antonio de Coello). seconda fi glia di Angiola, Maria Teresa, detta Spinet- 8. L’opera eroica venne stampata a Modena da Deme- ta, fu comica presso i duchi di Mantova e nel 1697 trio Segni nel 1677. Scrive Allacci: «d’Incerto Autore; debuttò a Parigi in Spinette, lutin amoureux. ma è forse di Angela d’Orso Comica, di cui si legge la 3. Dedicatorie, avvisi al lettore e lettere in cui la lettera dedicatoria», cit. L. Allacci, Drammaturgia, d’Orso è citata sono pubblicati in Marigo, cit. edizione accresciuta e continuata fi no all’anno 1755, 4. Si tratta della traduzione di Mejor está que estaba Venezia, Pasquali, 1755, p. 113. L’autore è invece di Calderón. Giovan Battista Toschi. 5. Traduzione di Con quien vengo, vengo. 6. La fonte spagnola è El doctor Carlino di Antonio Giovanna Sparacello de Solís y Rivadeneyra. 7. Un’edizione precedente, intitolata Il fi nto medico è stampata a Ronciglione con una dedica a donna Man- ORTENSIA, Comica così chiamata in Tea- cini Colonna e un avviso al lettore datato febbraio tro, il di cui nome, e casato non giunse a nos- 1669. In essa compare una lista delle commedie spa- tra cognizione1. Recitava costei circa il 1710. gnole tradotte dall’attrice; la riportiamo indicando tra in Napoli nel Teatro de’ Fiorentini, quando parentesi le possibili fonti in base a quanto indicato de’ suoi meriti si accese Domenico Brandi da Marigo, cit, pp. 70–71 e N. L. D’Antuono, La Pittore di quella Città. Invaghitosi dunque comedia española en la Italia del siglio XVII: la comme- di lei, molto ebbe a soff rire per essa, perchè dia dell’arte, in La comedia española y el teatro europeo essendo ella in istima, e prima Donna della del siglo XVII, a c. di H. W. Sullivan, R. A. Galop- Compagnia, assai bene rappresentando, il pe, M. L. Stoutz, Londra, Tamesis, 1999, pp. 29–30. Pittore postosi in soggezione pensò di farle L’industria contro la forza e l’onore contro il potere (uni- de’ regali adeguati al suo merito, per avere il ca a essere pubblicata nel 1676 col titolo di Amore, favore di poter visitarla; ed impazzito quasi onore e potere, è traduzione di Amor, honor y poder di aff atto per lei, acquistò con molto dispendio Calderón; Marigo segnala inoltre che la commedia la sua grazia. Partendo ella da Napoli, egli spagnola era già stata pubblicata nel 1634 col titolo ancora partì, e seguitolla a Roma, in Ancona, La industria contra el poder y el honor contra la fuerza e sino a Venezia. Ortensia più che lui ama- e attribuita a Lope de Vega); Il più improprio carnefi ce, va Giuseppe Antonio Laurenzis Comico suo per la più giusta vendetta (probabilmente traduzione Compagno2, che recitava la parte dell’Inna- di El más improprio verdugo por la más justa vengan- morato, e da cui n’era vivamente corrisposta. za di Rojas Zorrilla); La ruffi ana di se stessa (Marigo: Il Pittore accortosi chiaramente di ciò, preso

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 348 – Giovanna Sparacello da gelosia, e in un punto da sdegno, rimpro- II, a c. di F. Sricchia Santoro e A. Zezza, è stata pub- verata la Donna d’ingratitudine, se ne partì, blicata a Napoli, Paparo edizioni, 2003. Cito inoltre e per la via di Livorno a Napoli per Mare ri- l’edizione a c. di Raff aele Schettini (So.gra.me, 1980) tornò ben presto. È verisimile che Ortensia, con pagine scelte e annotate da F. De Filippis. recitando poi in Venezia, divenisse sposa del Laurenzis; ma noi non possiamo asserirlo, Giovanna Sparacello non avendo di questa Comica altra contezza, che quella al Lettore esposta, la quale tratta abbiamo dal Terzo Tomo delle Vite de’ Pit- PADERNA GIOVANNI Bolognese. Andava tori Napolitani alla pag. 5613. egli alla scuola di Matteo Borbone ad impa- rare la Pittura; ed era anche fanciullo quando Note partì dalla Patria, e passò a Firenze accompa- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi (III, p. 211). Egli suppo- gnandosi per Paggio di certo Capitano d’un ne si tratti di Luisa Palombera de Vertamani, di cui Vascello; il quale scoprendo nel giovinetto pubblica la sola effi gie, in cui il nome dell’attrice è molta vivacità, posegli grande aff etto, ed in associato a quello di Ortensia. ispecie quando lo sentì con molta franchezza 2. Un profi lo dell’attore è compreso in queste rappresentare la parte del Dottore in Com- Notizie. media, ed improvvisare poetiche bizzarie. 3. La notizia è tratta dal seguente passo della biogra- Partito poi dal Padrone, girò l’Italia unito a fi a di Domenico Brandi: «Ma l’amore fu cagione, che varie Truppe di Commedianti, facendo sem- traviasse per alcun tempo dal diritto cammino; per- pre la sua parte di secondo Vecchio con gra- ciocché andando egli a sentir rappresentare le Com- zia, e naturalezza nel dialetto Bolognese. Per medie dalli Istrioni nel Teatro de’ Fiorentini, s’invaghì certa malattia pericolosa fu costretto ad ab- fortemente di una Donna, che dal nome usato nel bandonare la faticosa professione del Comi- recitare, era chiamata Ortenzia, e molto per questa co, ed alla Patria tornando, ripigliò gli studj ebbe a soff rire, perché essendo ella in istima, e la pri- di Pittura sotto il Dentone, e Mitelli, dipin- ma della Compagnia, e che assai bene rappresentava, gendo di quadratura con franchezza, e con bisognava farle regali adeguati al suo merito, per avere gelosia del suddetto Mitelli. Chiamato per il favore di visitarla. Domenico adunque impazzito dipingere dal Serenissimo a Modena in tem- dell’amor di costei, acquistò con molto dispendio la po d’Estate, riscaldato dal viaggio si pose a sua grazia (com’è solito di tal gente) e partendo ella bere con disordine vino agghiacciato, che in da Napoli, egli ancora partì, e la seguitò a Roma, ad pochi giorni cagionolli la morte in età d’anni Ancona, e infi no a Venezia: dove alla perfi ne veden- 40. circa il 1660. Parla di lui il Conte Cesare do che Ortenzia più che lui amava Giuseppe Antonio Malvasia nella sua Felsina Pittrice, ed il Padre de Laurenziis, galant’Uomo, che rappresentava assai Orlandi nel suo Abbiccidario Pittorico, dal bene la parte d’Innamorato, il quale anche aveva se- quale tratte abbiamo le presenti notizie. guitato Ortenzia, vinto dall’amor suo, Domenico preso da gelosia e in punto di sdegno, rimproverata la Donna d’ingratitudine, se ne partì, e per la via di PAGANINI FRANCESCO1 Figliuolo Livorno a Napoli fece ritorno», cit. da Vite de’ Pittori, d’Onofrio, di cui parleremo2. Ebbe France- scultori ed architetti napoletani. Non mai date alla luce sco i suoi primi insegnamenti nella Profes- da Autore alcuno. Scritte da Bernardo de’ Dominici sione dal Padre suo, e poi allontanatosi da napoletano. In Napoli, Per Francesco, e Cristoforo lui, passò con Giovanni Simoni3 a recitare da Ricciardi, 1743, t. III, p. 561. La ristampa anastatica Innamorato. Divenuto abile recitante, ritor- dei tre volumi delle Vite è stata edita a Bologna da nò nella Truppa del mentovato suo Padre, e Forni nel 1979; un’edizione commentata dei tomi I e seco passò in Portogallo, e qui divenne sposo

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 349 dell’Anna Corona4 al suo luogo encomiata. Dalla voce dedicata a Onofrio, sappiamo che France- Tornato in Italia continuò i suoi Comici eser- sco costituisce compagnia poco prima della morte del cizj con amore, ed alienatosi dal Padre insie- padre, che avviene nel 1776, quindi probabilmente me colla Consorte, incominciò a condurre fece compagnia da sé a partire dal 1776–1777. Per egli medesimo una Comica Compagnia5. Si il repertorio completo e commentato, presentato pose nel tempo istesso a recitare nella Ma- dalla compagnia al Teatro S. Pietro di Trieste l’au- schera del Brighella, e vi riuscì a suffi cienza tunno 1777, si veda Curiel, cit., pp. 425–431. Nel continuando anch’oggi a travagliare in essa. 1777–1778 gli era consocio e Primo Attore Antonio Egli guida la sua Compagnia con decoro, se- Camerani. Dal 15 ottobre al 29 novembre sono al Te- guendo in ciò lo stile dell’estinto suo Padre6, atro San Pietro di Trieste, con un cartellone composto e contribuendo moltissimo a’ suoi vantaggi per un terzo di commedie dell’arte. Ma c’è anche una l’abilità, ed il valore della Moglie sua7. In commedia che, deridendo gli usi della vicina Bassano, questi ultimi anni è stato alquanto combat- attira le attenzioni delle autorità e costringe i due ca- tuto dalla Sorte, ma può sperare, mediante la pocomici alla prigione (Giardi, p. 27 e C. L. Curiel, sua buona condotta, di vedere in progresso cit., pp. 96–98). migliorati gli aff ari suoi8, lo che vivamente 6. In verità, negli anni successivi a quelli in cui scri- ad esso9 auguriamo per ricompensa della sua ve Bartoli, Francesco si aff rancò (o almeno tentò di bontà, per vantaggio di se medesimo, e per farlo) dalla tradizione che aveva ereditato, come mo- consolazione della sua virtuosa Consorte. stra quanto scrive in una nota inviata alla Presidenza del Teatro Nuovo di Padova, insieme all’elenco degli Note attori per il carnevale 1789–1790: «Aggiungeva il Pa- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi III, p. 202; B. Brunelli, ganini che la Presidenza non si doveva meravigliare se I teatri di Padova. Dalle origini alla fi ne del secolo XIX, accanto ai nomi dei comici non trovava le indicazioni Padova, Angelo Draghi, 1921, passim; A. Manzi, Cle- delle parti da essi rispettivamente interpretate, poiché mentino Vannetti tra i comici. L’origine di un sonetto la compagnia era unita da lungo tempo, e «si dispen- celebre (Dalle «Memorie» inedite di A. Morrocchesi), in sa le parti a chi stano bene». Ecco un precursore dei «Nuova Antologia», a. LXVI, fasc. 1414 (16 febbraio sistemi più moderni!» (B. Brunelli, cit., p. 225). Ba- 1931), pp. 449–472; C. L. Curiel, Il Teatro S. Pie- sandosi su ciò che riporta Brunelli e sullo studio degli tro di Trieste: 1690–1801, Milano, Archeotipografi ca, organici della compagnia Giardi, un po’ calcando la 1937, passim; Leonelli, II, p. 156; Enc. Spett., VII, mano, ritrae Paganini, quale «convinto assertore della col. 1478; Giardi, pp. 23–33 e passim. necessità di rinnovare la pratica teatrale» (p. 27), defi - 2. Si veda infatti la voce biografi ca successiva su nendolo come «il più anarchico tra i comici» (p. 31). Onofrio. Leonelli ed Enc. Spett., nelle rispettive voci Si legga inoltre quanto Brunelli cita dalle memorie dedicate a Francesco, lo indicano fi glio di Rosa Bru- manoscritte di Girolamo Pollastro, a proposito di tale nelli, ma entrambi tacciono di questa maternità nelle corso di recite: «Io ne ho righe dedicate alla Brunelli, che risulta sposata prima avuto le migliori nottizie [sic], sì riguardo alla qualità con Giuseppe Canarini, poi con il maestro di mu- de’ Personaggi, che al numero, e alla decorazione de’ sica Baccelli. Come ricorda Bartoli più avanti, Rosa vestiari» (B. Brunelli, cit., p. 226). Brunelli fu all’inizio della carriera nella compagnia di 7. «Si aff ermò come una fra le migliori Onofrio, che le fu maestro. d’Italia, grazie soprattutto alla primattrice Anna Co- 3. Su di lui, v. la relativa voce di Bartoli. rona […], e percorse con successo i teatri dell’Italia 4. Nella relativa voce biografi ca, Bartoli precisa che il settentrionale, particolarmente del Veneto. Il reperto- matrimonio avviene a Lisbona. rio da essa svolto, ricco e vario, comprendeva comme- 5. Nella trascrizioni degli organici dall’Indice de te- die goldoniane, commedie dell’Arte, qualche trage- atrali spettacoli riportata in Giardi, pp. 221–222, dia, molti drammi lacrimosi, tragicommedie e farse» Francesco risulta in compagnia fi no al 1775–1776. (Enc. Spett., cit.).

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8. È sicuramente indice di successo il fatto che nel Gozzi, intitolata: Le Favole di Esopo alla Cor- 1787 la compagnia Francesco Paganini reciti nei tea- te7, e fu da quella nobile Signora molto gra- tri alla Scala e alla Canobbiana di Milano (M. Cam- dita l’off erta del Paganini. Cominciò poi a biaghi, La scena drammatica del Teatro alla Canob- condurre Compagnia da se8, e servì Sua Ec- biana in Milano (1779–1892), Roma, Bulzoni, 1996, cellenza Grimani9 nel suo Teatro di San Gio- p. 50). vanni Grisostomo10 di Venezia. Nell’anno 9. A integrazione della voce di Bartoli, possiamo 1753. chiamato Antonio Sacco in Portogal- dare alcune notizie sul periodo successivo. Nel 1790 è lo11, il Paganini riparò con tutto lo spirito al scritturato con Francesco Paganini come Primo Amo- disordine della mancanza del Sacco, e prov- roso un poco più che ventenne Antonio Morrocchesi vide quel Teatro di Compagnia12. Nel 1754. (A. Manzi, cit., p. 452). In relazione a questo periodo poco incontro però fecero quei Comici, e scrive Manzi, cit., p. 452: «La compagnia di France- furono abbandonati dagli spettatori. L’anno sco Paganini, era, in quel tempo una delle migliori seguente condusse egli la Compagnia di mi- d’Italia e per il complesso degli artisti e per il reperto- gliori personaggi fornita, tra’ quali contavasi rio scelto con abbastanza cura. […] Il repertorio […] la Rosa Brunelli13, ed il suo Marito Giuseppe faceva posto alle commedie goldoniane, a qualche Zanarini14; e così attenne la promessa fatta tragedia, ai drammi lacrimosi che frammezzavano gli nell’Addio recitato dalla Francesca Torri15 «Spettacoli» e i modesti rimasugli della Commedia l’ultimo giorno dell’antecedente Carnevale16, dell’Arte. Era vario e scelto…». Per gli organici (anche dopo essersi lagnata della risoluzione intem- molto ampi: nel 1789–1790 la formazione era di 23 pestiva d’Antonio Sacco, che aveva mancato elementi) e le piazze toccate dalla sua compagnia dal al suo impegno di servir quel Teatro, e tutto 1777–1778 al 1794–1795 si veda la trascrizione che ciò fu spiegato nelle seguenti Stroff e, parte Giardi, pp. 215–221 ha compiuto dall’Indice de tea- di quelle che contenevano quell’Addio. trali spettacoli. Come si desume dagli organici, Fran- cesco muore nel 1794 (la moglie continuerà a con- Chi di Sorte il cieco dono durre la compagnia, un anno da sola e poi con Pietro Amò più del suo decoro Pianca). Rasi, sulla scorta delle Notizie istoriche dei più Loro infuse l’abbandono distinti comici e comiche di Antonio Colomberti, lo Per saziar sua fame d’oro, ritiene ancora vivo nel 1810 (Oltre a Rasi, cit., v. A. E noi pochi, e senza lena, Colomberti, Dizionario biografi co degli attori italia- Travagliammo con gran pena. ni, a c. di A. Bentoglio, vol. II, p. 438. Senza forze e senza Attori, O almen pochi ed ignoranti, Livia Cavaglieri Privi aff atto degli Autori Che i lor parti dieno, e tanti, Come mai darvi piacere PAGANINI ONOFRIO1 Milanese2. Dopo Nel diffi cile mestiere? d’aver fatti i suoi interi studj nelle Lettere Come mai…. Ma verrà un giorno umane, passò ad esercitarsi fra le Comiche Ch’io tornando a queste scene Compagnie in qualità d’Innamorato, e stet- Avrò nuove genti intorno te non poco tempo in quella diretta da An- Di bel spirito ripiene, tonio Marchesini3. L’anno 1748. recitando Che le cose altrui ben chiare in Torino4, coll’occasione di dovere rappre- Sapran meglio recitare. ec. sentarla, dedicò all’Illustrissima Madama di San Gili nata Carpanè5 una Tragicommedia Tornato poi il Sacco a Venezia17, il Paganini tradotta dall’originale francese di Monsieur cominciò a condurre la sua Compagnia nella Boursault6 dal celebre Signor Conte Gaspare Toscana, Genovesato, e Lombardia, nè mai

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 351 più fece ritorno sulle Scene dell’Adria. L’an- con Pietro Rossi30 altro Capo Comico. Ave- no 1763. portandosi il Paganini da Genova a va il Paganini ammogliato il fi glio con una Livorno per mare, insorse una fi era burrasca, graziosa fanciulla per nome Anna Corona, di tal che la Nave troppo battuta dall’onde sta- cui se n’è abbastanza narratoli merito al pro- va in pericolo di sommergersi, quando con- prio articolo31; e quando potea ad essa far so- sigliatisi i Naviganti di gettar parte del carico stenere il carattere di prima Attrice, il fi glio in Mare, furono le robe de’ Comici gettate e colla Moglie alienossi dalla sua Compagnia, serbate tutte le merci d’un ricco Negozian- per condurne una da se32, ed Onofrio morì te. Isfuggito il pericolo, e giunto il Legno poi improvvisamente in Venezia la Quaresi- in salvo nel Porto di Livorno, fu la Com- ma dell’anno 1776. Fu il Paganini un Comi- pagnia risarcita del danno soff erto dal ricco co assai studioso, e sotto il nome di Odoardo proprietario dell’accennate merci. Non è da parlava egregiamente all’improvviso, giocava ommettere, che in mezzo alla confusione il secondo Zanni a meraviglia, e scriveva in della riferita burrasca molto adoprossi per la Poesia con molta grazia33. Peccato, che alla comune salvezza l’onorato galantuomo Gio- sua somma abilità non corrispondesse il suo vanni Maria Gaetta18 Portinaro della Com- Personale, che per un amoroso da Teatro era pagnia, il quale ebbe a soff rire una percossa troppo piccolo, e pingue di soverchio. Alcuni di remo nel petto, che non poco detrimento saggi del suo stile trovansi sparsi34 in queste diede alla naturale sua robustezza. Vive però nostre Notizie, ma qui fa d’uopo il riportare anch’oggi in età di circa settant’anni nel me- tre Sonetti, che coroneranno i meriti di que- desimo impiego di Portinaro col Capo Co- sto valoroso Commediante. mico Francesco Paganini fi glio d’Onofrio. Noi siamo obbligati alla cortesia del Gaet- Per l’acclamata memoria della perfetta arte Comi- ta per averci con la voce riferite non poche ca professata dalla Società dipendente dal governo notizie di Comici a’ tempi suoi conosciuti, del Signore Onofrio Paganini, avendone dato un le quali notizie si sono estese dalla nostra cospicuo saggio nel pubblico Teatro della Città di penna con una più precisa ampliazione19. Pisa35 nelle sue recite di varie Commedie l’Estate L’Autunno dell’istesso anno 1763. io vidi20 il dell’anno 1762. Paganini occupare in Bologna il teatro oggi abolito detto della Sala21, e vi condusse una Qual mormorio di voci sì festive buona scelta d’Attori, essendo prima Donna Oggi quà s’ode a rallegrarne i Cori? la mentovata Brunelli, e secondo Innamora- Fors’è ché Apollo coll’Aonie Dive to Carlo Magni22. Il seguente Carnevale pas- Sparga delle sue glorie Inni canori? sarono a recitare nel nuovo pubblico Teatro Di pace amico stuol quà dalle rive della stessa Città23, che fu per la prima volta Dell’Adria, cinto il crin di rose, e allori concesso a’ Commedianti24. Il Paganini tor- Vantando il suo valor tra Folle Argive nò di nuovo a Bologna il Carnevale del 1765. Sen venne a sollazzar gli Alfei Pastori. nel Teatro Formagliari25, oggi Cagnoni, colla Il genio Teatral candide piume Compagnia in gran parte riformata. La Rosa Spiegando, va tra l’aure più serene Brunelli fu poi chiamata in Francia26, e la sua Sull’Arno, ove n’appar suo chiaro lume. Truppa cominciò a decadere. Dopo alcuni Del Paganino il nome alle Tirrene anni passò in Portogallo27, e terminato colà Sponde vivrà, che per nuovo costume il suo impegno, si trattenne in Ispagna, ma vi Senno, e onestà trionfa in dotte Scene. fece poca fortuna, e quindi in Italia ritornò ben tosto28. Prese la Faustina Tesi per prima In segno di vero applauso l’Avvocato Ranieri Ber- Donna29, che vi stette un anno, e poi n’andò nardino Fabbri Pisano36 fra gli Arcadi Odisio

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Licurio Vice Custode perpetuo della Colonia Alfea. Paganini vale ad abbattere qualunque bia- Risposta d’Onofrio Paganini al suddetto. simo, che il Romanziere abbiagli diretto42. La stima di quel gran Letterato pel nostro Le tue dotte, Signor, rime festive Comico è certamente da pregiarsi, come è Sanno incantare, ed obbligarsi i cori, da contarsi per nulla quanto contro di lui Tal che superbe le Castalie Dive dal favoloso Scrittore si pronuncia, il quale Vanno a ragion de’ Versi tuoi canori. passa a narrare intorno alla sua condotta ciò, Aman tuo vago stil d’Arno le rive, che non dovea, e che nemmeno colla lingua, Che altro non fa, che meritarsi allori non che colla penna è permesso ad un uomo Quai meritò là sulle arene Argive onesto di poter dire43. Pindaro eccelso infra gli Achei Pastori. Per l’aereo sentier candide piume Note Spiega Cigno sublime, e le serene 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi III, pp. 198–202; C. Ric- Aure sormonta ov’è più chiaro il lume. ci, I teatri di Bologna nei secoli XVII e XVIII, Bologna, E il tuo nome, o Signor, l’onde Tirrene Successori Monti, 1888, passim; B. Brunelli, I teatri Rendan sempre immortal, qual per costume di Padova. Dalle origini alla fi ne del secolo XIX, Pado- Rend’io gli Eroi sull’erudite Scene. va, Angelo Draghi, 1921, passim; C. L. Curiel, Il Te- atro S. Pietro di Trieste: 1690–1801, Milano, Archeo- Per le Rime antecedenti, Sonetto a Odisio, e ad tipografi ca, 1937, passim; Leonelli, II, pp. – Onofrio dell’Avvocato Giovanni Francesco Lami37. (rielabora le Notizie di Bartoli e Rasi, introducendo sviste ed errori); Enc. Spett., VII, coll. –; U. Mentre voci sciogliete alte, e festive, E. Imperatori, Dizionario di italiani all’estero: dal sec. Odisio, e Onofrio, a sollevare i cori, XIII sino ad oggi, Genova, Emigrante, 1956; Giardi, Fanno nascer d’onor le Aonie Dive pp. 23–33 e passim. Bella gara tra voi Cigni Canori. 2. Milano 1703–Venezia 1776. «Attore dotato di Odo già risuonar d’Arno alle rive bella cultura classica, non riuscendo nel preferito ge- I nomi vostri, e a coronar d’allori nere drammatico per una penosa deformità, si dette Il vostro crin, dalle contrade Argive al genere comico tentando a lungo in Spagna ed in Corre Apollo tra Ninfe, e tra Pastori. Portogallo». (U. E. Imperatori, cit.). Spiegaste entrambi l’onorate piume 3. Su questo comico veneziano, morto nel 1765, si Di gloria a replicar l’aure serene, veda la relativa voce di Bartoli. La nuora di Marche- Ond’io resto abbagliato a tanto lume. sini, Regina Cicuzzi, sarà poi qualche tempo nella Veggan pur con stupor l’onde Tirrene, compagnia Paganini. Che di calcar seguite il bel costume 4. Considerando le sale attive in quegli anni, è possi- Uno dei dotti Licei, l’altro le Scene. bile che abbiano recitato al Teatro di Carignano. 5. Impossibile identifi care questa donna, forse mem- Ci resta ad avvertire il Lettore, che a tutto bro della famiglia Gili, una delle più antiche e nobili ciò che in pregiudizio di questo bravo Co- famiglie di Pinerolo, cfr. G. B. di Crollalanza, Di- mico va dicendo il maldicente Romanziere zionario storico–blasonico delle famiglie nobili e nota- Scrittor38 del Teatro39 alla pag. 4540, e 6441. bili italiane: estinte e fi orenti, Pisa, presso la direzione del suo primo Tomo parlando di un Co- del Giornale Araldico, 1886–1890, 3 voll. (rist. anast. mico Impresario, noi non abbiamo cosa da Bologna, Forni, 1965), s. v. opporre, fuorchè le lodi ad esso impartite 6. Per Edme Boursault (Mussy–l’Évêque, 1638–Pa- da’ due mentovati Poeti, e specialmente poi rigi, 1701), poeta, romanziere, gazzettiere e dramma- dal celebre Letterato Dottor Lami, la di cui turgo, si veda Enc. Spett., II, col. . sola buona opinione pel valore d’Onofrio 7. Ésope à la cour, tratta da J. de la Fontaine e

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 353 rappresentata postuma nel 1701, fu una delle com- la compagnia Sacchi–Casali–Vitalba lasciò Venezia medie più note di Boursault. Gozzi la traduce nel per un lungo soggiorno presso la corte del Portogal- 1747 in occasione della presa in gestione del Teatro lo, provocando così una netta modifi ca degli equilibri Sant’Angelo, dove fu rappresentata la prima volta nel teatrali veneziani. La compagnia Imer, di cui faceva carnevale 1748. Le favole d’Esopo alla corte sono stam- parte Sacchi, era infatti impiegata stabilmente al San pate nel 1747 dall’editore veneziano Pietro Bassaglia. Giovanni Grisostomo dall’autunno 1751. 8. In realtà Paganini è capocomico almeno già dal 12. La compagnia di Onofrio Paganini fu al S. Gio- 1747, durante il cui carnevale lo troviamo a Padova, vanni Grisostomo (dove Giuseppe Imer era ancora al Teatro degli Obizzi, con Prima attrice assai applau- responsabile della conduzione artistica, pur dopo dita Maddalena Vidini (F. Bartoli, Notizie istoriche, lo scioglimento della sua compagnia) dall’autunno s. v. Vidini Maddalena): quindi anche il soggiorno 1753 al carnevale 1760. La formazione condotta da torinese, precedentemente ricordato, è da valutarsi Paganini in generale non piacque ai veneziani, che ne nell’ottica di Paganini capocomico e non scrittura- furono scontenti. Per quanto concerne il repertorio, to di Marchesini. All’Obizzi la compagnia torna nel è da dire che tra il 1755 e il 1758 Paganini mise in 1748 con in organico nel ruolo di Pantalone il pado- scena tre testi di Gasparo Gozzi (Marco Polo, Isaccio, vano Antonio Maria Piva, che qui recitò la propria Antiochia), ma l’unico a riscuotere successo fu Marco commedia Il Paronzino (B. Brunelli, cit., p. 138). Polo (N. Mangini, cit., p. 146 e AA. VV., I teatri del L’elenco dei componenti della compagnia Onofrio Veneto, cit., pp. 93–94). e Francesco Paganini stilato da Adolfo Bartoli (pro- 13. Su questa comica, che militò in compagnia Paga- babilmente da uno spoglio delle voci delle Notizie nini fi no al 1766, anno in cui fu chiamata a Parigi, si istoriche) non distingue tra i due capocomici (padre veda la relativa voce di Bartoli. Forse da Onofrio ella e fi glio) e non dà indicazioni temporali, coprendo un ebbe un fi glio, Francesco, senza che i due si unissero arco di tempo che va dal 1748 al 1794. Ciononostan- in matrimonio: si veda la relativa nota all’interno del- te, lo trascriviamo: «Uomini–Francesco Arrisi, Carlo la voce dedicata a Francesco Paganini. Battaglia, Francesco Feferi, Giovanni Fortunati, Ales- 14. Come ci informa la relativa voce di Bartoli, Za- sandro Gnochis, Giambattista Gozzi, Carlo Magni, narini rimase nella compagnia Paganini (ricoprendo Francesco Majani, Mariano Mantovani, Giambattista il ruolo di Innamorato) dal 1754 al 1760, anno della Manzoni, Luigi Mazzocchi, Niccola Menichelli, Cri- sua morte. stoforo Merli, Antonio Maria Piva, Francesco Pozzi, 15. Raggiunse i primi successi proprio nella compa- Girolamo Pozzi, Francesco Sgarri, Paolo Tremori, gnia di Paganini, per poi passare in quella di Mede- Giovanni Valentini, Alberto Ugolini. Donne–Mad- bach (cfr. Notizie istoriche, s. v.). dalena Battaglia, Rosa Brunelli, Francesca Casalini, 16. Si ricordi che le compagnie stanziali veneziane Laura Checcati, Anna Corona Paganini, Maddalena recitavano in città in autunno e carnevale, per poi Corticelli, Elisabetta Fortunati, Elisabetta Gnudi, spostarsi in quaresima, off rendo recite fuori Venezia Caterina Manzoni, Luigia Marchesini, Vittoria Mat- in primavera ed estate. tagliani, Faustina Tesi, Francesca Torri, Maddalena 17. Non vi è in realtà rapporto di causa ed eff etto Vidini» (A. Bartoli, p. CLIV). diretto e immediato tra il ritorno del Sacchi a Vene- 9. S’intenda Michiel Grimani. zia al San Samuele (nel 1755 a Ognissanti, in seguito 10. Su questo teatro, costruito nel 1678 dai fratelli al terremoto di Lisbona) e l’abbandono del San Gio- Grimani, si vedano N. Mangini, I teatri di Venezia, vanni Grisostomo da parte della compagnia Paganini, Milano, Mursia, 1974, pp. 77–83 e 140–150 e AA. che fu cinque anni più tardi, nel 1760 (vi subentrò VV., I teatri del Veneto, a c. di F. Mancini, M. T. Mu- Medebach). raro, E. Povoledo, Venezia, Regione Veneto–Corbo e 18. Su costui non si sono trovate altre notizie. Fiore, vol. I, t. II, 1996, pp. 63–126. 19. Per l’importanza delle testimonianze orali fra le 11. Sul famoso Truff aldino, v. la relativa voce in fonti di Bartoli, cfr. F. Vazzoler, Raccontare gli atto- queste Notizie. Come è noto nella primavera 1753 ri: invito alla rilettura delle Notizie Istoriche de’ Comici

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Italiani di Francesco Bartoli, in Naturale e artifi ciale 26. Nel 1766. in scena nel secondo Settecento, a c. di A. Beniscelli, 27. Vi fu sicuramente nel 1770, cfr. Notizie istoriche, Roma, Bulzoni, 1997, p. 234. s. v. Brambilla Rosa. 20. Cfr. s. v. Bartoli Francesco, in queste Notizie. 28. Dai primi di ottobre alla metà di dicembre 1773 21. Su questo teatro, uno dei più antichi teatri pubbli- la compagnia Paganini è a Trieste e forse vi torna al ci bolognesi, aperto nel 1547 nel Palazzo del Podestà termine dell’estate dell’anno seguente; certamente e chiuso nel 1767, cfr. Enc. Spett., II, coll. 723–724. è a Gorizia dall’11 giugno al 21 luglio 1774. Ha in 22. Si veda la relativa voce di Bartoli, al quale rima- repertorio: Gabriella di Vergy di Du Belloy, probabil- se impressa l’interpretazione di Magni nel Corvo di mente tradotta da Caminer Turra; Morte di Cleopatra Gozzi. e Marc’Antonio di Chiari; Amleto ridotto da Ducis; La 23. Su questa sala si vedano L. Bignami, Cronologia forza della vera amicizia di Casanova; Barone di Rocca di tutti gli spettacoli rappresentati al Teatro Comuna- di Cerlone (C. L. Curiel, cit., pp. 66–68, 70). le di Bologna: dalla sua apertura 14 Maggio 1763 a 29 Nell’autunno 1774 la compagnia recita a Padova, tutto l’autunno 1881, Bologna, Mattiuzzi, 1882 e R. alla fi era di Santa Giustina. Ne fanno ancora parte il Verti, Il Teatro comunale di Bologna, Milano, Electa, fi glio Francesco e la moglie Anna Corona che a breve 1998. ne usciranno (B. Brunelli, cit, p. 170). Per alcuni 24. Qui la compagnia Paganini rappresentò Le torri, gli organici e le piazze toccate dalla sua compagnia commedia scritta dal comico Giovanni Battista Men- nel 1774–1775 e 1775–1776 si veda la trascrizione ghini, che anche la interpretò e alla cui recita Bartoli che Giardi, pp. – ha compiuto dall’Indice de stesso assistette («[…] ed avrei voluto, che meco vi teatrali spettacoli. fosse stato spettatore ogni amatore dell’arte per am- Ciò avvenne tra il 1771 e il 1775, come ci dice Bar- mirare la precisione colla quale fu condotta dal Men- toli stesso (s. v. Tesi Faustina). ghini insieme ad Onofrio Paganini, che molto con- 30. Su di lui, si veda la relativa voce di Bartoli. tribuì anch’esso al suo buon riuscimento»). In questo 31. Si veda infatti la nota di Bartoli; il matrimonio caso Bartoli si dilunga nella descrizione di una scena tra i due fu celebrato a Lisbona. all’improvviso agita dai due comici, secondo la pro- 32. Sembra quindi che Francesco costituisca com- pria convinzione che: «[…] una Scena all’improvviso pagnia poco prima della morte del padre. Nella tra- simile a quella è degna, quando fosse possibile, della scrizioni degli organici dall’Indice de teatrali spettacoli durevole gloria d’una terrena mortalità» (s. v. Menghi- riportata in Giardi, pp. 221–222, Francesco risulta ni Giovanni Battista). La compagnia Paganini diede in compagnia fi no al 1775–1776. durante quel carnevale anche La dama di spirito di 33. Da ciò che scrive Bartoli, prima di riportare un Andrea Patriarchi (C. Ricci, cit., p. 482). Per questa sonetto di Paganini, nella voce dedicata a Rosa Bru- notizia, Ricci si rifà alla voce di Bartoli dedicata ad nelli, sembra che il capocomico componesse anche Andrea Ricci, il quale però, a proposito della comme- commedie («Per una Commedia nuova egregiamen- dia in martelliani di Patriarchi solamente scrive «che te recitata dalla Signora Rosa Brunelli, composta dal fu recitata in Bologna l’anno 1764. ed ivi impressa Sig. Onofrio Paganini Capo della Truppa»). nella Stamperia all’insegna di S. Tommaso d’Acqui- 34. Per esempio, nelle voci: Brunelli Rosa; Vidini no», senza specifi care da chi. Maddalena; Piva Antonio Maria (da quanto scrive in 25. «Il Formagliari s’aprì con opere e commedie con quest’ultima voce, Bartoli ebbe accesso al «libro ma- intermezzi in musica a cinque voci intitolati La donna noscritto delle Rime» di Paganini). girandola» (C. Ricci, cit., p. 485). Si tratta di una 35. Sul Teatro Pubblico di Pisa, già Stanzone delle farsa giocosa in due atti per musica dell’abate Pietro Commedie, dell’Accademia dei Lunatici o Stravagan- Chiari. Durante quel carnevale Rosa Brunelli ottenne ti, si veda la scheda contenuta in AA. VV., I teatri sto- grande successo recitando il personaggio di Canda- rici della Toscana. Pisa e Provincia, a c. di E. Garbero ce nel Trionfo dell’innocenza di Chiari (s. v. Brunelli Zorzi–L. Zangheri, Firenze, Giunta Regionale–Mul- Rosa). tigrafi ca Editrice, 1992, pp. 67–70. Per la cronologia,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 355 si veda A. Segre, Il Teatro pubblico di Pisa nel Seicento imbrogliata ed oscura, e pareva che le sue parole uscis- e nel Settecento, Pisa, Mariotti, 1902. sero dall’esofago di uno che mangiasse. L’ho trovato 36. Poeta pisano, su cui si veda la breve voce in V. in veste da camera, con una berretta bianca in testa, Caputo, I poeti italiani dall’antichità ad oggi: dizio- fatta a pane di zucchero. Apriva la cassetta de’ denari, nario biografi co, Milano, Gastaldi, 1960. e pria di cavarne baciava certa immagine stampata che 37. Pur non essendo attestato il secondo nome Fran- là dentro teneva. «Ogni volta–mi disse–che incomo- cesco, attribuitogli da Bartoli, si ritiene che si tratti di do il mio scrignetto, do questo bacio, e fi nora tanti ne Giovanni Lami (Santa Croce sull’Arno, 1697–Firen- diedi, che più non c’è numero». Cominciai a sospetta- ze, 1770), di cui si ricordi almeno la fondazione del re che fosse un ipocrita. Sbrigati ch’ebbe alcuni operai periodico fi orentino «Novelle letterarie» e sul quale che attendevano soldi, mi chiese, con un’eloquenza si veda l’ampia voce biografi ca curata da Maria Pia da scena, in che potesse avere la bella sorte e l’onor di Paoli nel DBI. servirmi. Gli dissi che un qualunque posto io brama- 38. Si tratta di Antonio Piazza, scrittore veneziano, va nella sua compagnia. Mi oppose subito cento dif- che conobbe personalmente Onofrio Paganini nell’au- fi coltà, e quando seppe ch’io non aveva mai recitato, tunno 1773, allorché la compagnia di quest’ultimo quasi quasi mi tolse d’ogni speranza. Dissemi essere (formata da nove elementi, tra cui Maddalena Corti- necessario ch’io parlassi colla prima Donna per rac- celli) recitava a Genova, al Teatro delle Vigne e Piazza comandarmi a lei. «Sono impresario–soggiunse–ma si trovò a passare per quella città. «[…] il capocomico, deggio, in molte cose, da essa dipendere. Ella è brava, il quale «aveva letto de’ suoi romanzi» e lo teneva in ma per dirvela in confi denza, il diavolo è qualche cosa grande stima, lo pregò vivamente di scrivergli qualcosa più buono di lei. Se le do il menomo disgusto non si per la sua compagnia. Esitò il romanziere, poi cedette contenta d’onorarmi col titolo di giumento, ma mi alla tentazione; si pose a comporre una farsa, e ne uscì balza agli occhi come una furia e, se non usassi pru- una commedia di tre atti, L’amicizia in cemento . Ma quante diffi coltà per recitarla! Erano i lascio per chi la vuole, e gramo quel misero che se la comici ignoranti a tal punto che le varie parti egli do- piglierà. Intanto, fi glia mia, tenetevela pure con essa; vette scrivere secondo il carattere che ciascuno di essi se volete ottenere quanto bramate, e col tempo… chi era solito e sapeva sostenere; e uno dovette di necessi- sa?... siete ragazza, bella, spiritosa, d’una nazione che tà far parlare in veneziano, perché l’italiano ignorava; piace, e forse forse diverrete la più famosa delle com- l’autore stesso s’acconciò a far da suggeritore. Ma alla medianti». Ciò detto mi toccò una guancia con una fi ne la commedia fu rappresentata e–dice lui–piacque» compiacenza più che paterna, s’ingalluzzò, e mi fece (G. Marchesi, Studi e ricerche intorno ai nostri roman- avvertita che al vecchio Volpone ancora piacevano i zieri e romanzi del Settecento, Bergamo, Istituto Ita- pomi, benché non avesse più denti» (cito dall’edizio- liano d’Arti Grafi che, 1903, p. 178. Cfr. anche C. L. ne moderna, A. Piazza, L’attrice, a c. di R. Turchi, Curiel, cit., p. 68, che rimanda direttamente alla fon- Napoli, Guida, 1994, pp. 49–50). te: A. Piazza, Commedie, Venezia, Fenzo, 1787, vol. I, 41. «Quel botticino, recitava sul gusto del passato Notizie storiche premesse a L’amicizia in cimento). secolo, e aveva la smania di far ancora quelle parti, 39. A. Piazza, Il teatro, ovvero fatti di una venezia- che gli stavano bene quarant’anni avanti. Nel mon- na che lo fanno conoscere, Venezia, G. B. Costantini, do comico gli uomini sono soggetti ai pregiudizi del 1777–1778, 2 voll. Si noti che Rasi trascrive integral- sesso donnesco, quando si tratta di età. Non vogliono mente i due brani di Piazza e tale aggiunta rappresen- persuadersi mai d’esser vecchi e senza denti in bocca ta l’unica novità apportata alla voce di Bartoli, per il balbettano cose amorose. Negli inviti al pubblico ci resto sostanzialmente riportata nella sua interezza. entrava sempre il «procureremo di superar noi mede- 40. Nel romanzo il riferimento a Paganini non è simi»; e quando invitava per qualche Commedia del esplicito. Chi narra è Rosina, la protagonista: «Tro- Goldoni, qualunque fosse, la chiamava la più bella che vai l’impresario. Era questi un uomo piccolo e grasso avesse fatta quel celebre autore. Recitando all’improv- con una faccia rotonda e sanguigna. Aveva una voce viso diceva sempre le stesse cose, colle stesse parole;

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 356 – Giovanna Sparacello eppure da’ commedianti che stavano tra le ventitré Paghetti, Pietro (1674–1732), recitò a Parigi a partire e le ventiquattro, era riputato uno degli ultimi gran- dal 1710, dapprima alla Foire Saint–Germain e alla di uomini dell’arte. Chiamava ognuno suo Monarca Foire Saint–Laurent, poi, dal 1720, alla Comédie– volesse, o non volesse, e adulava perfettamente» (ivi, Italienne. Per un profi lo di questo attore e per qualche p. 60). elemento bibliografi co v. César. 42. Su Piazza scrive Bartoli all’interno della voce dedicata a Caterina Bresciani: «ma quel suo libro è Giovanna Sparacello pieno d’ingiurie ingiustamente vibrate contro a tutti quelli, che l’hanno infi nite volte nelle sue indigenze assistito». PANAZZI FRANCESCO. Recitò da Bri- 43. Sull’amarezza, lo sdegno e la delusione che det- ghella in alcune vaganti Compagnie, e si tarono a Piazza il suo romanzo si veda la Prefazione di espose sovente a travagliare ancora senza Roberta Turchi all’edizione moderna del romanzo. Maschera in istudiate rappresentazioni, ed ora trovasi unito alla Compagnia di Nicola Livia Cavaglieri Menichelli. Egli è Comico suffi ciente, ma viene più stimato per la sua abilità di suo- nare maestrevolmente il violino, per cui può PAGHETTI GIOVANNI BATTISTA. Fio- comparire con lode in mezzo ai più esperti riva questo bravo Comico intorno al 16901. Professori di Musica. e seppe molto distinguersi travagliando nel- la Maschera del Dottore, ed allora appunto, che l’arte Comica trovavasi in una estrema PANZIERI PIETRO. Giovane, che fi orisce decadenza, egli fu uno di quelli che la so- in questi tempi recitando con buona dispo- stenne recitando senza motti disonesti, e sizione nel carattere da Innamorato. Fu nel- sapendo dilettare colle sentenze instruttive, la Compagnia di Luigi Perelli, ed è passato e co’ sali ripieni d’arguzia, e di piacevolezze con quella d’Antonio Camerani, dove in morigerate, e galanti. Fa di lui menzione con quest’anno 1781. si fa conoscere per un Co- molta lode Luigi Riccoboni nella sua Histoi- mico più che di mediocre abilità. re du Th eatre Italien2.

Note PARISI ALESSANDRA. D’origine Napoli- 1. Sappiamo da Rasi, che pubblica una lettera della tana, ma nata in Torino, e conosciuta assai Flaminia Marzia Fiali, che nel 1686 Paghetti si tro- meglio sotto il solo nome di Sandrina. Com- vava nella compagnia al servizio del Principe Cesare parve questa Comica assai giovane in Lom- d’Este. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 203. bardia, e fu col di lei Marito accettata nella 2. Il nome di Paghetti ricorre nel capitolo sulla de- Compagnia di Pietro Ferrari. Mostrò ben cadenza della commedia italiana dal 1600. Ricco- presto molta abilità per il Comico mestiere, boni vi racconta di aver cominciato a frequentare il ed in Firenze, in Bologna, in Livorno, ed in teatro negli anni Novanta del Seicento: «presque tous altre Città piacque moltissimo il suo modo les Comediens de ce tems–là étoient ignorans, & à di recitare. Ella è d’una fi gura assai gentile, l’exception de Giovan Battista Paghetti, qui jouait le di sembianze geniali, e gli occhi suoi sono Rôle de Docteur; & de Galeazzo Savorini après lui qui due vivi specchi in cui sulla Scena conoscon- jouoit le même Rôle, je n’en pourrois pas nommer un, si chiaramente gli aff etti interni dell’animo; qui eut fait ses études» cit. L. Riccoboni, Histoire du spiegando con essi valorosamente a meravi- théâtre italien, Torino, Bottega d’Erasmo, 1968 (rist. glia, e il duolo, e il gaudio, e l’amore, e lo sde- anast. di Paris, Cailleau, 1730), pp. 73–74. Un altro gno. Ella è molto vivace, ed è inclinata a’ que’

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 357 caratteri dimostranti tenerezza, ed umiliazio- innalzar delle risa. Luigi Parisi è un uomo ne, o abbattimento di forze, con rammarico, onorato, possedendo anch’esso quelle virtù, ed afl ittivi appassionati contrasti. Tale ap- delle quali la Moglie sua trovasi ornata; e po- punto ella si mostrò nelle Avventure di Donna tendo a ragione vantarsi d’esserle un buon Irene Commedia di Francesco Cerlone falsa- Marito, potrà altresì dir per se stesso: mente intitolata da’ Comici: La Sepolta viva. Questa rappresentazione quantunque non “Non vo’, che ad altro amor il mio risponda, troppo perfetta, anzi difettosa in molte sue Che a quel della dolcissima Consorte.” parti, mercè l’abilità della Sandrina, piacque infi nitamente per tutto, e fu replicata in ogni Città moltissime volte. Merita questa Attrice PARRINO DOMENICO ANTONIO Na- le più sincere lodi pel suo valor Teatrale, e più politano1. Recitò su i Teatri della sua Patria, per i di lei irreprensibili costumi, spiegando a ed altrove facendosi nominare Florindo2. Fu sua gloria il candido vessillo d’una incorrot- egli Comico al servigio di Sua Maestà la Re- ta onestà. Nel Carnevale del 1781. recitando gina di Svezia; e nell’anno 1675. diede in colla Truppa Menichelli in Bologna, ebbe a luce un’Opera Teatrale tradotta dallo Spa- ricevere una ferita nella mano destra, facen- gnolo da un altro Comico intitolata: Ama- dosi a dividere due Comici duellanti in una re, e fi ngere3, dedicandola all’Illustrissimo e Scenica Rappresentazione. Essa ferita le fu di Reverendissimo Signor Abate Bernardino gran pena, ed ebbe molto a temere d’andar Ximens d’Aragona. Fu stampata in Napoli in soggetta al taglio della mano off esa, come forma di dodici colla data però di Venezia ad erale da Chirurghi stato predetto. La sua istanza di Francesco Massari Libraro pure in bontà però ha meritato dal Cielo lo sfuggi- Napoli. Comparve poi l’anno istesso ristam- mento di tale pericolo, restando per altro con pata veramente in Venezia per il Zini, ed altra una imperfetta articolazione nell’intimo della volta impressa in Bologna per il Sarti all’inse- palma. A propagare questo caso, e a rendere il gna della Rosa. Il Parrino diede pure in luce merito della Sandrina maggiormente palese, un’Opera assai stimata, che porta per titolo: abbiamo noi tessuto il seguente Sonetto. Teatro Eroico, e Politico de’ Viceré di Napoli, ornato di fi gure in rame, ed impressa in quel- Deh se a turbar di bella Donna il core la Città l’anno 1692. essendo divisa in tre vo- {pag. 78} lumetti in forma di dodici, pubblicò altresì un Libro intitolato: Com[pend]io Istorico, o siano Memorie dell’entrata delle Truppe Cesa- PARISI LUIGI. È questo il Marito della ree nel Regno, e Città di Napoli; e questo fu mentovata Sandrina. Recita egli nel faceto, ivi impresso in forma di dodici l’anno 17084. e ridicoloso Personaggio Napolitano, nomi- Domenico Antonio Parrino era dilettante nato Don Fastidio, e vi riesce con molta gra- d’antichità, e specialmente nelle cose spet- zia piacendo universalmente in ogni Città. tanti alla sua Patria. Restrinse in un Libro in Si distingue sopra tutto nelle Avventure di dodici una descrizione delle Chiese, ed altre Donna Irene, o come vogliono i Comici nella Fabbriche di quella Città, e pubblicollo col Commedia della Sepolta viva, contribuendo titolo: Guida de’ Forestieri per la Città di Na- anch’esso colla sua abilità al buon riusci- poli, etc., e fu ivi stampato nel 1725. Videsi mento della medesima. S’ingegna di recitare poi ristampato con nuove aggiunte da suo fi - ancora in alcune cose sostenute, ma cono- gliuolo; e di essa Guida se ne fa uso anch’og- scendolo l’uditorio per quel ridicolo Perso- gi da’ Forestieri5. Fu il Parrino un Uomo di naggio, la serietà va in bando, e sentonsi solo buon genio, amatore delle arti del disegno, e

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 358 – Giovanna Sparacello nella sua Professione di Comico assai valente. presentarle a V. A. i voti […]», Rasi, cit., p. 223. A Morì intorno all’anno 17206. Napoli Parrino si dedicò al mestiere di libraio, edito- re, pubblicista e gazzettiere; per questo aspetto della Note carriera di Parrino v. Prota–Giurleo, cit. 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 219–224; Enc. 3. Da Fingir y amar di Augustín Moreto. Non si co- spett., V, col. 459 (citato alla voce Florindo); U. Pro- nosce il nome del traduttore. Cfr. N. L. D’Antuono, ta–Giurleo, I teatri di Napoli nel ‘600. La comme- La comedia española en la Italia del siglio XVII: la com- dia e le maschere, Napoli, Fausto Fiorentino editore, media dell’arte, in La comedia española y el teatro euro- 1962, pp. 259–277; B. Croce, I teatri di Napoli, a peo del siglo XVII, a c. di H. W. Sullivan, R. A. Galop- c. di G. Galasso, Milano, Adelphi, 1992, p. 123; A. pe, M. L. Stoutz, Londra, Tamesis, 1999, p. 31. Colomberti, Cenni artistici dei comici italiani dal 4. Compendio istorico, o sien memorie delle notizie più 1550 al 1780, compilati dall’artista comico Francesco vere, e cose più notabili, e degne da sapersi, accadute nel- Bartoli e dall’attore Antonio Colomberti continuati fi no la feliciss. entrata delle sempre gloriose truppe cesaree del all’anno 1880, ora col titolo Dizionario biografi co de- Regno ed in questa città di Napoli […], con un indice gli attori italiani, a c. di A. Bentoglio, Roma, Bulzoni, copiosissimo nell’ultimo/ composto e dato in luce da 2009, II, p. 442. Dom. Ant. Parrino, in Napoli, Parrino, 1708. 2. L’attore fece parte delle compagnie del duca di 5. Il libro ha un’edizione moderna: A. Parrino, Modena e del duca di Mantova. In archivo Herla, Nuova guida de’ forestieri, Napoli, Massa, 1997. Florindo, si trovano schede relative a due lettere del 6. Prota–Giurleo, cit., sulla base di un documento 24/07/1676 e del 01/08/1676, scritte da Vialardi a della parrocchia della Carità, data la morte di Parrino ignoto della corte di Mantova. Da esse apprendia- al 26 dicembre 1716. Erroneamente, Croce lo dice mo che l’attore si trovava a Lodi con la compagnia ancora vivo nel 1737, Colomberti fi no al 1730 circa. del duca di Mantova e che attendeva istruzioni per recarsi a Pavia. Altre e più consistenti informazio- Giovanna Sparacello ni sulla carriera istrionica di Parrino ci vengono da Rasi, cit., che dà notizia di alcune lettere rinvenute nell’archivio di Modena: membro della compagnia PASETTI LODOVICO Veneziano. Fu del duca di Modena, il comico fu prestato al duca di trattenuto nell’impiego di fattore da un Mantova. In una lettera del 7 giugno 1677 Parrino Gentiluomo, e passar volle a fare il Comico racconta al duca di Modena di essere stato aggredito recitando nella Maschera da Pantalone. Egli a Genova. Egli ne attribuisce la responsabilità al duca aveva non poca grazia, e fu adoperata la sua di Mantova, off eso per il ritorno dell’attore presso il abilità da diverse Compagnie. Ebbe in oltre duca di Modena. La persecuzione del duca di Man- molta disposizione per la Musica, e cantò più tova ai danni di Florindo costò al comico la prigio- volte negl’Intermezzi. Fu in Germania, dove ne. Nel giugno del 1680 Parrino ritornò a Napoli, fece qualche sorte; ma divenuto poi vecchio, dove si stabilì defi nitivamente dopo il carnevale del morì attorniato dall’indigenza in Venezia 1681, raccomandato dal duca di Modena a France- l’anno 1781. sco Magnacavallo suo agente a Napoli e a suo fratello Ortensio. Parrino continuò a corrispondere col duca di Modena: dal carteggio apprendiamo che a Napoli PASQUATI GIULIO Padovano1. Fu costui egli non esercitò più la professione di attore (lettera un bravissimo Commediante, che recitò da del 28 dicembre 1686: «io, che a piedi dell’Altezza Pantalone nella famosa Compagnia de’ Co- Vostra sacrifi cai gli ultimi sudori de’ Teatri, spoglian- mici Gelosi2, seguendola non solo in Italia, domi aff atto del laborioso coturno; mi fo lecito hora ma in Francia ancora. È lodato dal Garzo- comparirle colla dovuta devozione avanti ricoverto ni nella Piazza Universale sotto il nome di solo della livrea d’un ossequiosissima osservanza per Magnifi co3; e Francesco Andreini fa onorata

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 359 menzione di lui nel suo Volume intitolato: PATRIARCHI ANDREA Fiorentino. Fu Le Bravure del Capitano Spavento4. impiegato nel Foro della Curia di Firenze, dove facevasi distinguere per uomo d’attività Note negli studj delle Leggi. Inclinato alle cose del 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. –; A. Teatro, fece l’Impresario, stipendiando di- Ademollo, I teatri a Roma nel sec. XVIII, Roma, versi Accademici, che recitavano nel piccolo Pasqualucci, 1888 (rist. an. Bologna, Forni, 1969), Teatro detto della Piazza vecchia. Questi, ed p. 35; Enc. Spett., VII, col. 1727; Marotti–Romei, altri imbarazzi gli fecero in breve consuma- pp. 43, 125; O. G. Schindler, Viaggi teatrali tra re il suo Patrimonio, tralasciando nel tempo l’Inquisizione e il sacco. Comici dell’arte di Mantova istesso di frequentare le cariche forensi, che alle corti degli Asburgo d’Austria, in I Gonzaga e l’Im- avrebbero potuto in qualche parte rimediare pero. Itinerari dello Spettacolo, a c. di U. Artioli e C. a’ suoi disordini. Non per tanto fattosi egli Grazioli, Firenze, Le Lettere, 2005, pp. 112–120; Ar- animoso, incominciò a condurre fuor di Fi- chivio Herla. renze questi suoi recitanti, e scorse alla testa 2. Ademollo, cit., accenna all’attività di Pasquati nel di essi la Toscana, e la Lombardia, trasferen- periodo precedente l’ingresso nei Gelosi: egli ipotizza dosi altresì nell’Isola di Malta, nella Sardegna, che l’attore abbia impersonato per primo la masche- ed in Sicilia. Scrisse una Commedia alcuni ra di Pantalone o Magnifi co recitando con Soldano anni prima in versi Martelliani, intitolata la nel 1565. Pasquati si trovava probabilmente anche a Dama di Spirito, che fu recitata in Bologna Praga nel 1570, in occasione delle nozze per procura l’anno 1764. ed ivi impressa nella Stampe- dell’Arciduchessa Anna col re di Spagna (Schindler, ria all’insegna di San Tommaso d’Acquino. cit., p. 115; Ademollo, cit. e Archivio Herla, Paga- Altra pure in prosa trovasi manoscritta per mento a Jullio Commediante). La presenza dell’attore le Compagnie, la quale ha per titolo: I Gelo- fra i Gelosi è attestata nel 1574 a Venezia, dove a lu- si. Il Patriarchi incontrò delle fortune; ed ha glio recitò al cospetto di Enrico III di Francia la Tra- soff erte delle disgrazie; ma quelle in oggi lo gedia di Cornelio Frangipani, su musiche di Claudio hanno abbandonato, e queste vanno conti- Maruolo da Correggio, insieme a Vittoria Piissimi e nuando a perseguitarlo. Può essere, che una Simone da Bologna. Il nome dei tre attori ricorre an- più regolata condotta ponga qualche riparo che a proposito della rappresentazione della Zingana a’ suoi disordini; e ciò da noi gli si augura di del Giancarli, allestita nel maggio 1589 nell’ambito cuore, in compenso almeno de’ suoi talenti, delle feste organizzate a Firenze per le nozze del gran- che lo fanno distinguere non ispregevole Co- duca Ferdinando I de’ Medici e Cristina di Lorena. mico, e non volgare imperito scrittore. La presenza di Pasquati nei Gelosi e il suo sodalizio artistico con Ludovico de’ Bianchi sono testimoniati inoltre dalla lettera che quest’ultimo indirizzò a Vin- PELANDI GIUSEPPE. Nella Compagnia cenzo Gonzaga in risposta alla sua del luglio 1585. Al di Vincenzo Bazzigotti s’addestrò il Pelandi Gonzaga che lo invitava a Mantova per recitare nella per farsi conoscere uno spiritoso Arlecchino; compagnia della Diana, Ludovico de’ Bianchi rispon- e passò, chiamato dal Medebach nel Teatro se di non voler recitare senza Giulio da Padova. di San Cassiano in Venezia. Qui si distinse 3. Garzoni, II, p. 1883. molto con alcune Commedie di sua fatica, 4. F. Andreini, Le bravure del Capitano Spavento di- e giunse ad essere ascoltato con piacere da’ vise in molti Ragionamenti in forma di dialogo, Venezia, Veneziani. Seguì sempre il Medebach, e fat- G. Somasco, 1607, p. 98, in edizione moderna a c. di tosi suo Compagno interessato, colla scorta R. Tessari, Pisa, Giardini editori e stampatori, 1987. del di lui nome s’è guadagnato del concet- to, e procura i mezzi di rendersi utile per Giovanna Sparacello gli altri, e per se medesimo, invigilando a’

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 360 – Giovanna Sparacello comuni interessi di quella Truppa. Ha egli la Patria, ebbe campo di veder lungamente un fi gliuolo per nome Antonio, che recita da recitare in prima Felicino Sacchetto, e dopo Innamorato con qualche lode, e per cui non Ferdinando Colombo, ambo nella Comica abbiamo pensato di farne a parte il proprio Compagnia di Pietro Rossi, in cui erasi il Articolo. Perelli per imparare il Mestiere accortamen- te accomodato. L’anno 1770. alienatosi dal- la Truppa Rossi, scorse varie vicende, non PERELLI ANNA. È questa fi gliuola del mai allontanandosi dalla siff atta risoluzione capo Comico Pietro Rossi, oggi alienato dal- di recitare nella maschera faceta di secondo la Professione, e Consorte di Luigi Perelli, di Zanni. Pervenuto a Venezia, contrasse stret- cui si dovrà parlare in appresso. Educata sot- tissima amicizia con Luigi Fabbri, Uomo to il buon governo de’ suoi Genitori, riuscì allegro, e disinvolto, il quale tiene Bottega di lodevoli costumi, e nel mestier del Teatro, da Profumiere sotto le Vecchie Procuratie cresciuta in età, cogl’insegnamenti di qual- propriamente al sinistro lato della Chiesa che buon Comico, s’è fatta suffi cientemen- di San Geminiano. Questi negli anni suoi te conoscere per un’Attrice non ispregevole. più freschi recitò in Commedia da Dottore, Fu sempre nella Truppa del Padre suo, che e condusse una vagante Compagnia, onde passata sotto la direzione del di lei Marito, il Perelli ebbe con lui una facile occasione va prestando ad essa un facilissimo campo di travagliare nella sua maschera, soddisfa- di maggiormente esercitarsi nel carattere di cendo così a suoi desiderj, e riconoscendo Donna seria. Nelle Parti imperiose, e sprez- il buon incamminamento de’ suoi principj zanti sa farsi distinguere per una Comica dall’amico Fabbri, il quale oggi più non at- d’abilità. Ha recitato anche talvolta nel ca- tende a recitare, ma solamente a ben fornire rattere della Serva, e l’ha fatto in maniera il suo negozietto d’ogni genere di cose spet- da poter contentare chi l’ascoltava. Migliori tanti all’arte del Profumiere, e prestando la progressi possono sperarsi da lei, non essen- sua assistenza a quanti Comici vanno a pre- do giunta che al quinto lustro, e restandole garlo di qualche piacere, tenendo carteggio della sua gioventù tanta che basti a raffi narsi con molti di loro, impiegandoli nelle Com- nelle fi nezze dell’Arte, ed a palesare maggior- pagnie, e adiprandosi pe’ loro vantaggi senza mente le plausibili qualità de’ pregi suoi non interesse veruno, ma solo di proprio buon volgari. cuore, ed anche con discapito talvolta del- la sua borsa; e per questa sua aff ezione alle Persone dell’Arte viene appellato Consolo PERELLI LUIGI Oriondo Monferrino. de’ Comici ma per mera celia, e non perchè Nato da civili Parenti, e rimasto senza il Pa- veramente egli lo sia. Colla di lui mediazio- dre suo in tenera età, dopo d’essere divenuto ne potè il Perelli passare in progresso colla adulto, fu costretto a procacciarsi i modi del Compagnia di Pietro Rosa in qualità però suo sostentamento da se medesimo. Fece- d’Innamorato; ma in occasione che l’Ar- lo in prima impiegandosi in alcune arti, e lecchino Bugani incomodato trovavasi, egli poscia passando ad esercitarsi nella Comica supplì alcune volte alle di lui veci. L’anno Professione. Il suo genio trasportavalo a vo- 1773. passò con Giuseppe Lapy a Venezia ler recitare nella maschera del Truff aldino. nel Teatro di Sant’Angelo, ed ivi impiegossi Le sue connaturali lepidezze, ed un perso- attualmente nell’esercizio del suo ridicolo nale veramente adattato a quel Personaggio, Personaggio. L’anno seguente con Francesco poterono molto contribuire alla soddisfazio- Majani, che pose in tal tempo la maschera ne della sua brama. Oltre di ciò abbandonata di Brighella, passò ad unirsi con Antonio

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Camerani, e tutti in società formarono una sempre delle piazze profi ttevoli come Ve- Compagnia. Aff ezionatosi il Majani al Pe- rona, Mantova, Vicenza, Parma, Trento; relli, diedegli moltissime istruzioni, per le ed osò trasferirsi fi no in Inspruch, la qual quali di buon proposito potè internarsi nella Piazza gli fu di poco vantaggio, a motivo conoscenza de’ scenici lazzi, ed apprendere d’avere egli dovuto sospendere le sue Recite l’arte diffi cile di giocare quella maschera con per la seguita morte della Maestà di Maria qualche vivezza, e con aggradimento degli Teresa Regina d’Ungaria ec. In mezzo però spettatori. Il Rinomatissimo Truff aldino a tali emergenti non curando i disagi d’un Antonio Sacco prese Perelli nella sua Com- lungo viaggio di Terra, e di Mare, portossi pagnia l’anno 1776. e volle che in suo luogo pel Carnevale a Pesaro, dove fu ben accol- andasse egli a Mantova a dar principio alle to, e quindi tornando a Bologna, e poscia recite di quella Primavera. V’andò il Perelli, a Piacenza, a Trieste, e Padova, ha fi n qui e fu in Mantova lodato. Nel vedere poi con- fatto conoscere, esser egli un Uomo intra- tinuamente tutto quell’anno travagliare quel prendente, promettendo con questi ardui bravo Comico, Perelli potè da lui apprendere principi di voler più oltre distendere i pro- la norma, onde perfezionarsi nell’arte sua, e pri disegni, presentandosegli anch’oggi varie si fece un pregio di chiamarsi suo discepolo, occasioni di trasferirsi in lontane parti a ten- credendo fra la Comica gloria d’aver mol- tare maggiormente nuovi vantaggi, ed una to acquistato col vanto di poter dirsi allievo più sollevata fortuna. È il Perelli un Comico d’un sì rinomato Maestro. Qui principiò la pronto nelle risposte, lepido ne’ sali, arguto sorte a favorire questo Giovane Comico, al insieme, e frizzante. È ben veduto in sulle quale per lettere Pietro Rossi fece intendere Scene, ed applaudito; e da particolari nobi- che avrebbegli data in consorte l’Anna sua li Personaggi favorito, e protetto. È Uomo fi glia, quando si fosse disposto di passare la d’Onore, integerrimo, e zelante. Provede a’ primavera vegnente nella di lui Compagnia. suoi interessi, ed a quelli de’ suoi Compagni Il Perelli conoscendo essere ciò per esso un con molta premura. Ha poste in Teatro al- incominciamento di buona fortuna, con- cune Rappresentazioni favolose del Signor venne con Rossi nel trattato del maritaggio Conte Gozzi, che furono per l’addietro un colla fi glia, e senza aver fatto all’amore con solo pregio della Compagnia d’Antonio essa, e benchè fossero sette anni che egli Sacco; ed egli medesimo n’ha inventate, e non aveva veduta quella fanciulla, portossi dirette le tanto diffi cili trasformazioni. Io in Gorizia a sposarla sul fi nire del Carne- sono stato cinque anni al suo fi anco, e s’egli vale 1777. Tutto quell’anno stette unito al deve a me qualche gratitudine per l’opera suocero, e nella successiva Quaresima, que- della mia penna a’ servigi della sua Compa- sti alienandosi dall’arte, rinunziò al Genero gnia debolmente adoprata, io debbo a lui il peso di condurre la Compagnia. Il Perelli molte obbligazioni per essermi stato sempre essendo molto idoneo a sostenere un tale un utile amico, ed un buono, e leale Com- incarco, non solo si contentò de’ capitali pagno; e se oggi da lui mi distacco n’è solo lasciatigli dal Rossi, ma egli medesimo al- motivo la mia risoluzione d’abbandonare tri facendosene, incominciò per quel primo l’arte del Teatro, e d’appigliarmi ad altro più anno a scorrere la Toscana, conducendo la quieto, e più riposato impiego. Viva pur egli sua Compagnia a Livorno, a Pisa, e a Lucca, in buona pace accanto alla sua degna Con- e passando il Carnevale del 1779. nel nuovo sorte, dia ad ambidue il Dator d’ogni bene Pubblico Teatro di Bologna. Acquistossi e la più tranquilla felicità, e quell’aumento di colla sua abilità, e colla sua buona direzione fortuna, che a me medesimo desiderare po- un concetto favorevole, gli furono concesse trei. Possa egli vedere la di lui Prole cresciuta

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 362 – Giovanna Sparacello ed incamminata per la strada della virtù, così parenti. Il Petrioli si trasferì in Ascoli, dove esigendo la sua onestà, così augurandosi la vive anch’oggi impiegato nell’offi cio di Ma- mia amicizia, e tutti quelli che hanno il pia- estro di Casa presso un Cavaliere di quella cere di conoscere in lui un Comico bravo, Città, ed ha oltrepassato l’anno settantesimo un Uomo onorato, ed un talento intrapren- dell’età sua. dente, ed ingegnoso ( * )

PIANCA PIETRO Milanese1. Toltosi dalle PETRIOLI NICOLA dell’Aquila d’Abruz- Accademie della sua Patria passò a recitare zo. Notissimo Capo Comico, il quale con- da primo Innamorato con Fedele Venini2, dusse una buona Compagnia per molti anni. e potè farsi conoscere per un giovane, a cui Recitò egli pure nel carattere da Innamora- non mancava abilità per la Comica Profes- to, e quantunque non fosse suo peso il far sione. Dopo s’unì con la Truppa di Fran- da primo, pure si riserbava la preminenza di cesco Paganini, ed ebbe agio di far valere il recitare l’Attila, il Sansone, il Don Giovan- suo spirito in ogni sorta di Rappresentazio- ni Tenorio nel Convitato di Pietra. Preme- ne, mostrandosi principalmente inclinato a vagli infi nitamente, che fossevi sul Teatro il recitare ne’ caratteri serj, e dalla sola gravità Tamburo, e quando succedeva per accidente condotti. Trovasi anche presentemente in qualche ritardo di Scena, ricorreva subito essa Compagnia3, ed unendo al suo chiaro all’ajuto di quell’istrumento, gridando: Sua- ingegno anche la bontà de’ suoi costumi, sa na il Tamburo, suona il Tamburo. Fu questo farsi amare da’ suoi Compagni, e sa meritarsi un talento bizzarro, ed oltremodo azzardato il nome di giovane civile, e di pregiato Co- nel condurre la sua Compagnia, narrandosi mico valoroso4. di lui, che fu capace di partirsi da una Piaz- za co’ Carriaggi delle Robe, e co’ Personaggi Note ne’ Calessi senza sapere dove avesse d’an- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 275 (riprende sen- dare a portarsi, e senza avere il denaro che za integrazioni la notizia di Bartoli); B. Brunelli, I occorreva per soddisfare i Carrattieri, ed i teatri di Padova. Dalle origini alla fi ne del secolo XIX, Vetturini. Pure in Firenze trovò il rimedio a’ Padova, Draghi, 1921, p. 225; Giardi, passim; A. suoi disordini, ottenendo dal Generale Botta Colomberti, Cenni artistici dei comici italiani dal allora Governatore, la licenza di recitare in 1550 al 1780, compilati dall’artista comico Francesco Livorno, dove vi fu persona ch’esborsò tut- Bartoli e dall’attore Antonio Colomberti continuati fi no to il denaro, che gli abbisognava, e facendo al 1880, citato da Id., Memorie di un artista dram- ivi buona fortuna, si chiamò contento della matico, a c. di A. Bentoglio, Roma, Bulzoni, 2004, strana sua risoluzione. Questa, ed altre biz- p. 148, e ora edito col titolo Dizionario biografi co de- zarrie furono da lui capricciosamente esegui- gli attori italiani, a c. di A. Bentoglio, Roma, Bulzoni, te, ma trovandosi poi fi nalmente imbarazza- 2009, II, pp. 465-466. to, l’anno 1765. abbandonò la Compagnia 2. Figura fra i membri della compagnia Venini per la fuggendo da Ravenna, e di essa ne prese la stagione comica 1777–78, Giardi, cit., p. 272. direzione Gaetano Romagnoli, ed i suoi 3. Secondo le informazioni raccolte da Giardi, Pietro Pianca recitava nella compagnia di Francesco Pagani- ni l’anno comico 1780–81. Potrebbe esservi appro- ( * ) Luigi Perelli in questi ultimi giorni ha ottenuto di dato già nel 1779–80, anno per cui manca un elenco poter occupare colla sua Comica Compagnia un Teatro degli attori; tale ipotesi confermerebbe le indicazioni della Veneta Dominante; e ciò per un lungo decennio date da Bartoli, che allude alla permanenza di Pianca nelle stagioni d’Autunno, e di Carnevale. in tempi antecedenti la stesura delle Notizie. Pianca

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 363 fece parte della compagnia fi no all’ultima stagione, Signor Dottor Giuseppe Manfredi apprese 1794–95. Ricoprì vari ruoli, da Caratterista Serio l’arte di recitare con gran sentimento, e con (1787–88, 1789–90), a Padre Serio (1788–89), a una grazia che incantava, e rapiva gli applau- Primo Uomo (1790–91). Morto Francesco Paganini, si degli uditori. Era egli d’una fi gura graci- nel 1795–96 la compagnia passò sotto la conduzio- le, con un viso geniale somigliante a quello ne della vedova Anna, ma venne di fatto condotta d’una Donna, e spoglio quasi aff atto di bar- da Pianca, suo socio. La compagnia era ancora attiva ba. Era di capello biondo, ed aveva il porta- nel 1800, cfr. Giardi, pp. 213–219. La relazione fra mento, e la voce femminile. Con tutte queste Anna Paganini e Pietro Pianca non fu esclusivamen- cose, che sì ben componevano in lui d’una te professionale: morto Francesco nel 1794, «Anna vera Donna graziosa i pregi, egli compariva sposò in seconde nozze l’attore Pietro Pianca, mila- in Teatro abbigliato, e adorno nelle vesti, e nese, già abile interprete nella compagnia, […] che nel capo, che se non fosse stato troppo noto l’affi ancò nel capocomicato» (M. Cambiaghi, La sce- alla Città, ognuno poteva facilmente creder- na drammatica del Teatro alla Canobbiana in Milano lo di sesso diverso. Nella Zaira di Monsieur (1779–1892), Roma, Bulzoni, 1996, p. 90). Si noti Voltaire, nella Perselide di Pier Jacopo Mar- che, secondo A. Manzi, Clementino Vannetti tra i co- telli, ed in altre Tragedie lasciò del suo modo mici. L’origine di un sonetto celebre (Dalle «Memorie» di recitare un instruttivo esempio a tutti gli inedite di A. Morrocchesi), in «Nuova Antologia», a. Accademici suoi compagni. Fatto poi uomo LXVI, fasc. 1414 (16 febbraio 1931), pp. 449–472: virile, passò a fare il Comico, ed insieme con p. 453, la relazione tra Anna Paganini e Pietro Pianca Orazio Zecchi suo fi do amico, di cui par- era già iniziata quando ancora Francesco era in vita e leremo, condusse una Compagnia formata a capo della compagnia. Egli scrive sulla scorta delle tutta di giovani, e scorse la Marca Anconita- Memorie di Morrocchesi, che fu nella compagnia Pa- na, Provincia in cui le Donne non possono ganini nel 1790. V. la biografi a di Anna Corona Pa- presentarsi in Teatro, e fu molto gradito in ganini in queste Notizie (nota di Livia Cavaglieri). Sul varj paesi, facendovi una mediocre fortuna. repertorio “democratico” allestito dalla compagnia Si pose fi nalmente a recitare da Innamorato, Paganini–Pianca al Teatro Zagnoni di Bologna nel e passò a Napoli collo stesso Orazio a farsi gennaio 1798 (comprendente le traduzioni francesi sentire, e piacque. Esprimeva egli talvolta un Fénelon, Carlo IX, Le vittime del chiostro e l’Orso Ipato ridicolo Personaggio per nome il Signor Pa- di Giovanni Pindemonte) v. In scena a Bologna. Il fon- squino, schizzinoso, ed aff ettato, ed era cosa do Teatri e spettacoli nella Biblioteca dell’Archiginnasio assai piacevole il vederglielo rappresentare; e di Bologna (1761–1864, 1882), a c. di P. Busi, con così pure dimostrava al vero un uomo op- saggio storico e bibliografi a di M. Calore, Bologna, presso dalla forza del vino privo di ragione, Comune di Bologna, 2004, pp. 25–26. balbuziente, e mal reggentesi sulle gambe, 4. Colomberti, Memorie, cit., p. 148, e Id., Dizio- cosa in vero molto ridicola. Giuseppe Pia- nario biografi co, cit., p. 466, ricorda Pianca come ma- nizza era inclinatissimo ad altri esercizj, gio- estro dell’Amoroso Giuseppe de Marini. Pianca morì cando al Bigliardo, e al pallone, e non ricu- all’inizio del XIX secolo a circa cinquant’anni. sando mai qualsivoglia invito di tripudj, e stravizj, che venissegli fatto. I suoi disordini Giovanna Sparacello gli guastarono la salute, talché la sua debole complessione non potè resistere al loro peso. Da Napoli portossi a Bologna infermo, colla PIANIZZA GIUSEPPE Bolognese. Bra- speranza di guarrire nella aria sua nativa. Ma vissimo Accademico recitante, che nella sua tutte le cure de’ Medici riuscirono vane, e Patria si fece mirabilmente distinguere nella dovè soccombere a’ proprj malori dopo po- parte di prima Donna. Sotto le istruzioni del chi mesi; e ciò fu nell’anno 1775.

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PILASTRI LEANDRO1. Comico valoroso, Bortolotti, 1890), Leandro sosteneva le parti di Tem- di cui ne fa menzione Domenico Bruni nelle po nel primo intermezzo, di Po e Giove nel secondo, sue Fatiche Comiche alla pag. 12. della prima di Giove nel terzo. parte con queste istesse parole. “Vi è stato un Leandro Pilastri, e dotto, e grazioso, che Giovanna Sparacello della profondità della sua memoria ha fat- to stupire ognuno, poiché in molti luoghi, e specialmente in Milano ha di tutte le fami- PINOTTI FRANCESCO. Recita presen- glie illustri in un’occasione narrato le armi, temente da Innamorato con attenzione, e descritti i colori, detto i nomi, e la origine, diligenza. Possiede altresì l’abilità del canto, col nominare quanti Castelli sono sotto quel e si fece sentire in varj luoghi. Oggi ritrova- Dominio, e le cose notabili, che in quel- si in Napoli, essendo unito alla Compagnia le parti nascono. Ha fatto raccolta di sei, o de’ Lombardi, de’ quali è direttore Tommaso settecento nomi, e con epiloghi diff erenti di Grandi detto il Pettinaro. quelli, ha dimostrato la sicurezza della me- moria sua.”2 Null’altro sappiamo di questo Comico3, il quale avrà terminato di vivere PIOVANI ANTONIO. Recitò nella Ma- intorno al 1620. schera da Pantalone per alcuni anni scorren- do l’Italia con diverse vaganti Compagnie, ed Note avendo al fi anco la Margherita sua Moglie, 1. Si tratta di Francesco Pilastri, attivo sicuramente nativa di Prato, che recitava nel carattere di dal 1593. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 292–293; prima Donna con qualche lode. Il Piovani Enc. Spett., VI, col. 1310 (Leandro); Comici dell’Arte. volle con essa staccarsi dalla Professione, e Corrispondenze, a c. di C. Buratteli, D. Landolfi , A. fermossi in Ferrara, aprendo una Bottega da Zinanni, Firenze, Le Lettere, 1993, vol. II, pp. 72, Caff ettiere, che anch’oggi dal di lui Perso- 228; Archivio Herla, Pilastri. naggio sostenuto in Teatro viene appellata: Il 2. D. Bruni, Le fatiche comiche, Parigi, N. Calle- Caff è di Pantalone. mont, 1623, p. 12, ora in Marotti–Romei, p. 348. 3. Giovan Battista Andreini cita Pilastri nell’indiriz- zo al lettore premesso alla Maddalena. Composizione PIVA ANTONIO MARIA Padovano1, Co- Rappresentativa, Vienna, Typis Casparis ab Rath, Bi- mico, che molto si distinse rappresentando bliopolae, 1629: «Passo con silenzio de’ duo Leandri, il Personaggio di Pantalone. Recitò primie- l’uno de’ Pilastri veneziano, l’altro de’ Maderni ferra- ramente nella sua Patria cogli Accademici rese, nella memoria locale il primo tanto felice», cit. Uniti2, e poscia da Padova uscendo, s’eser- I Gonzaga e l’Impero. Itinerari dello Spettacolo, a c. di citò qualche tempo nel carattere dell’Inna- U. Artioli e C. Grazioli, Firenze, Le Lettere, 2005, morato, e mise poco dopo la Maschera da p. 505. L’Archivio Herla fornisce ulteriori indicazioni Pantalone. Fu al servizio dell’Elettore di sull’attività di Pilastri con documenti compresi fra il Sassonia per molti anni3, e ritornando in 1590 e il 1596: Leandro faceva parte della compagnia Lombardia trovò impiego nel Teatro di San degli Uniti con la moglie Imilia. Egli fu anche capo- Luca in Venezia. Passò poi con Onofrio Pa- comico. Rasi, cit., informa che per le nozze del conte ganini, e l’anno 1748. recitava in Padova nel di Haro il 13 ottobre 1954 venne rappresentata una Teatro di sua Eccellenza il Signor Marchese commedia degli Uniti. Per l’occasione fu fatto costru- degli Obbizzi. Ivi si distinse soprattutto in ire un teatro la cui direzione scenica venne affi data una sua Commedia intitolata il Paronzino, a Leandro. Secondo la ricostruzione dello spettacolo dove produsse una difesa dell’arte Comica fatta da Salveraglio (La Caduta di Fetonte, Milano, dettatagli dal mentovato Paganini, la quale

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 365 viene terminata dal seguente Sonetto, che A quanto pare aveva recitato già il 10 febbraio a Dre- abbiamo tolto dal libro manoscritto delle sda ne Il Paronzino. Era a Dresda anche nel 1744. Rime4 di quel Capo Comico. Cfr. Klimowicz–Roszkowska, cit. Le fonti italiane non ricordano il soggiorno di Piva a San Pietroburgo, Aver in fi nto oprar pompe d’onore, dove fece parte della terza compagnia italiana al ser- {pag. 91} vizio della zarina Anna Ioannovna dal 1735 al 1738. Potrebbe essere stato attivo in Russia già dal 1733 in- Si trasferì in altro tempo col Capo Comi- sieme a BernardoVulcano. Cfr. Ferrazzi, cit. co Francesco Berti5, e dopo la di lui morte 4. Non si ha alcuna informazione a proposi- restò con Pietro Rossi6 Cognato dell’istes- to di un’edizione a stampa delle rime di Onofrio so Berti. Dopo d’aver recitato in Padova il Paganini. Carnovale del 1763. morì il Piva in quella 5. Per un profi lo di Francesco Berti si v. ad vocem in Città la Quaresima susseguente. Fu egli un queste Notizie. Comico bravo, e nella sua Maschera molto 6. La compagnia del Rossi si costituì nel 1758 quan- esperto. S’innamorò d’una Signora d’alto do egli rilevò la conduzione della formazione di Rango, e questo amore non palesato e non Francesco Berti. Dal 1760 al 1768 si esibì nel Teatro corrisposto gli fece perdere, se non in tutto, Obizzi di Padova. Cfr. O. Giardi, I comici dell’arte almeno in gran parte il senno. Diceva cose perduta. Le compagnie comiche italiane alla fi ne del se- veramente da stolto, e quando vedeva delle colo XVIII, Roma, Bulzoni, 1991, p. 255. Oche andava sulle furie per la molta antipa- tia che avea con que’ volatili, chiamandoli Giovanna Sparacello Moscoviti, de’ quali egli era negli aff ari di guerra d’un genio ad essi aff atto contrario. Quando recitava faceva però il suo dove- PIZZAMIGLIO COSTANZO Cremone- re, e non mancava in cosa alcuna alle sue se1. Allontanatosi da’ suoi parenti entrò nella Scene; ed eseguivale pontualmente. La fol- Compagnia di Domenico Bassi più per eser- lia del Piva era d’un grado soff eribile, atta a citarsi cantando in quelle sue musicali Bur- far ridere senza off endere chicchesia; e senza lette, che per recitare nelle Commedie. La pregiudizio della sua Professione, nella qua- sua bella voce da Baritono piacque assai da le sino alla morte fu sempre diligente, ed per tutto, e specialmente in Venezia quando indefesso. recitò la parte di Simon Personaggio, che fece molto rumore in quel tempo nel Teatro det- Note to di San Cassiano. Passando poi il Pizzami- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 299 (ripete Barto- glio colla Compagnia di Pietro Rossi l’anno li); M. Klimowicz–W. Roszkowska, La commedia 1770. unitamente al Gritti di lui Suocero, dell’arte alla corte di Augusto III di Sassonia 1748– ed alla Giulia sua Moglie, potè allora inco- 1756, Venezia, Istituto veneto di scienze, lettere ed minciare ad impratichirsi interamente nelle arti, 1988, p. 98; M. Ferrazzi, Commedie e comici cose dell’arte, esponendosi a sostenere molte dell’arte italiani alla corte russa (1731–1738), Roma, parti nelle Commedie, e in qualche Tragedia Bulzoni, 2000, pp. 49 sgg., 295. ancora2. Alienatosi poi dal Rossi, passò col- 2. Gli Accademici Uniti erano una società fi lodram- la sua famiglia in Barcellona pagato da un matica e fi larmonica. V. B. Brunelli, I teatri di Pa- Impresario; e tornò in Italia dopo un anno3. dova dalle origini alla fi ne del secolo XIX, Padova, Li- In Nizza di Provenza perdé il Suocero4, e si breria Angelo Draghi, 1921, p. 141. pose a condurre gli stesso Compagnia pren- 3. Piva faceva parte della compagnia dei Bertoldi ar- dendo seco in società altri Personaggi5. Egli rivata a Varsavia nel 1740; sostituì Andrea Bertoldi. presentemente, oltre il canto, s’impiega nella

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Maschera del Brighella6, ed è Comico suf- versi, Padova, Conzatti, 1792, nel ruolo del padre di fi ciente, e Musico di molta abilità. La sua Nina. onoratezza gli ha fatto acquistar del concet- 3. Nel 1776–77 Pizzamiglio conduceva una compa- to, ed essendo ancora in una fresca virilità, gnia con Andrea Rossi. Giardi, cit., pp. 252–253, può sperare de’ migliori progressi alla sua attesta la presenza di questa compagnia a Barcellona mediocre fortuna7. per il Carnevale del 1777. Curiel, cit., pp. 116– 117, riconosce nella compagnia presente al Teatro Note San Pietro di Trieste nel carnevale del 1779 quella 1. BIBLIOGRAFIA: C. Curiel, Il Teatro S. Pie- di Andrea Rossi, nonostante i Diari del conte Car- tro di Trieste: 1690-1801, Milano, Archetipografi a, lo di Zinzendorf, sua fonte, non citino né il nome 1937, ad indicem; Rasi, III, p. 300; Giardi, pas- del capocomico, né quello degli attori. Egli si basa sim.; A. Colomberti, Cenni artistici dei comici ita- sul repertorio eclettico della compagnia, che mette- liani dal 1550 al 1780, compilati dall’artista comico va in scena commedie, tragedie, intermezzi e opere Francesco Bartoli e dall’attore Antonio Colomberti giocose. continuati fi no all’anno 1880, ora edito col titolo 4. Il Gritti morì probabilmente nella primavera del Dizionario biografi co degli attori italiani, a c. di A. 1777, quando la compagnia di Rossi e Pizzamiglio Bentoglio, Roma, Bulzoni, 2009, II, pp. 477-478 si trovava a Nizza. V. la biografi a di Luigi Gritti in (v., oltre alla biografi a di Costanzo, quella di Giulia queste Notizie. Pizzamiglio). 5. Sappiamo dalla stesso Bartoli che all’epoca della 2. La sua presenza nella compagnia di Pietro Ros- scrittura delle Notizie istoriche Andrea Rossi, ormai si è attestata per il carnevale del 1775; il comico e anziano, era passato da capocomico a membro della la moglie lasciarono la compagnia subito dopo. Cfr. compagnia di Costanzo Pizzamiglio. V. la voce Rossi Giardi, p. 255. Se la data indicata da Bartoli è vera, Andrea in queste Notizie. Pizzamiglio e la moglie erano nella compagnia di 6. Dal 1777–78 si esibiva con la maschera di Bri- Pietro Rossi quando, nel 1771, si esibirono in al- ghella. Cfr. Giardi, cit., p. 253. cune opere musicali. I due comici cantarono nella 7. Nel 1781 Pizzamiglio fi gura fra i membri della farsa per musica Le fi nte gemelle di Giuseppe Petro- compagnia di Gregorio Cicuzzi. Nell’elenco riporta- sellini per musica di Niccolò Piccini, la cui prima to da Giardi, cit., pp. –, non fi gura Giulia rappresentazione avvenne al Teatro Valle di Roma ma una Laura Pizzamiglio nei panni di Prima Don- il 2 gennaio 1771. Il 23 luglio 1771 la farsa andò na. Aggiungiamo che Costanzo Pizzamiglio, insieme in scena a Villa Palmieri a Firenze (libretto a stam- alla moglie Giulia e a Luigi Pizzamiglio, forse il fi - pa a Firenze, Stecchi e Pagnani, 1771). Pizzamiglio glio, fecero parte della compagnia di Pietro Ferrari recitava nel ruolo di Monsieur Marescial; Giulia (la loro presenza è attestata per la stagione 1786–87 Pizzamiglio interpretava Isabella, giovane ricca. Cfr. e 1787–88). Luigi Pizzamiglio recitava come Carat- Melodramma spettacolo e musica nella Firenze dei Lo- terista napoletano. I tre attori furono scritturati da rena, repertorio a c. di M. De Angelis, Giunta Regio- Domenico Nerini a partire dalla stagione 1791–92. nale Toscana & Editrice Bibliografi ca, 1991, p. 159. Nel 1793–94 Costanzo recitava da Pantalone, men- Recitarono inoltre nell’intermezzo La contadina in tre Giulia risulta uscita dalla compagnia. Venne nuo- corte di Niccolò Tassi con musica di Antonio Sac- vamente scritturata nel 1794–95 (ma C. Curiel, chini, stampato a Pisa, per Pompeo Polloni e com- cit., p. 277, attribuisce la mancanza del nome dell’at- pagni, probabilmente nel 1775 (v. esemplari nella trice a una svista). Quell’anno Costanzo Pizzamiglio Biblioteca del Conservatorio di musica Giuseppe recita come Brighella. Uscito dalla compagnia con Verdi a Milano e a Venezia, Biblioteche della Fonda- la moglie nel 1795–96, Costanzo interpretò i ruoli zione Giorgio Cini). Pizzamiglio interpretava Berto, di Padre Serio nella compagnia di Vincenzo Broc- la moglie Giulia Sandrina. Costanzo fi gura inoltre coletto e Oliva Bianchi (primavera–autunno 1795). fra i personaggi di Nina, commedia in prosa e in Luigi Pizzamiglio fi gurava nella parte di Arlecchino.

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Assente la moglie Giulia, che compare nella forma- Applauso meritato dalla Signora Giulia Gritti zione per il carnevale del 1796. Costanzo aveva las- Pizzamiglio, e dal Signor Costanzo Pizzamiglio ciato i ruoli di Padre Serio per vestire nuovamente nella Comica Rappresentazione intitolata: i panni di Brighella. I Pizzamiglio non fi guravano La Villeggiatura di Mestre, nel Teatro di San più tra i membri della compagnia a partire dalla sta- Cassiano il Carnovale dell’anno 17704. gione 1796–97. Nel 1797–98 Giulia recitava senza il marito ma con Luigi Pizzamiglio nella compag- Sonetto in lingua veneziana. nia di Filippo Bersiani; nel 1798 i due fecero parte della formazione toscana di Francesco Battistini, Zitto, no fè rumor, stè ben attenti, nata assorbendo alcuni attori della compagnia Ber- Mentre canta Costanzo, e Giulia Gritti; siani. Giulia fi gura nel ruolo di Madre (secondo Oh che trilli! Oh che osette! Oh che Colomberti, cit., p. 478, già dal 1795 ricopriva i [portenti! ruoli di madre nobile), Luigi in quelli di Caratterista Per carità godeveli e stè zitti. e di Arlecchino. Cfr. O. Giardi, cit., pp. 109–110, Se xè belli, e gustosi i sentimenti 121–122, 155–156, 209–212 Colomberti, cit., p. Che xè sul libro, e in egual note scritti, 478, racconta che il padre lo conobbe nel 1803 poco Per tali i comparisce a chi è presenti più che sessantenne quando era ancora «fl orido e ro- Dalla grazia e dal brio de chi i vien ditti. busto» capocomico; morì nel 1810, anno in cui la Gode tutti in sentirli, e sulle sponde moglie si ritirò dalle scene. Dell’Adriatico Mar zira la fama Che gnente tien segreto, e gnente sconde. Giovanna Sparacello E come ha sempre da lodar gran brama, Sentila pur, che con parole tonde Bravi Costanzo e Giulia ancuo la chiama. PIZZAMIGLIO GIULIA1. Fu questa fi - Se la mia Musa grama gliuola di Luigi Gritti, ed è Moglie di Co- Dopo fenj i bagordi in sta Città stanzo Pizzamiglio. Da una sua Zia Paterna Seguitar li podesse in dove i va, Maestra di Musica nell’Ospitale de’ Men- Gran versi in quantità dicanti in Venezia fu istruita nell’arte del Farghe vorave a questi do sogetti, cantare, e vi riuscì suffi cientemente. Seguì O Canzon, o Capitoli, o Sonetti, sempre il Padre recitando nelle Commedie, Ma spero che più eletti e cantando in varj Intermezzi. Sposò Co- E chiari inchiostri de ste zogie scriva stanzo Pizzamiglio, in cui trovò un buon Dell’Eridano fi ume in su la riva. ( * )5 Marito, mostrandosi anch’ella una buona, ed onorata Moglie. I caratteri da semplice, Note e le parti tenere, ed appassionate sono da lei 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 300–301 ; A. Co- espresse a meraviglia, e può darsele il nome lomberti, Cenni artistici dei comici italiani dal 1550 di buona Recitante. Oggi fa assolutamente al 1780, compilati dall’artista comico Francesco Bartoli da prima Donna, ed ha talenti bastevoli per e dall’attore Antonio Colomberti continuati fi no all’an- sostenerne il peso con onore. Ella è Comica no 1880, recentemente edita col titolo Dizionario bio- di buona fama anche in riguardo all’onestà grafi co degli attori italiani, a c. di A. Bentoglio, Roma, de’ suoi costumi, ma viene descritta per Pin- zochera2 nel noto Romanzo intitolato: Il Te- atro alla pag. 153. del Tomo Primo. Noi non potiamo che lodarla, e proporla per un mo- ( * ) Alludesi al passaggio, che far dovevano la seguente dello delle Attrici morigerate, accostumate, Primavera in Torino, trasferendosi dalla compagnia di e prudenti. Domenico Bassi in quella di Pietro Rossi.

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Bulzoni, 2009, II, p. 478. Rinvio al commento della Dominante formò il piacere degli spetta- biografi a di Costanzo Pizzamiglio per le informazioni tori, e fu per qualche tempo liberalmente concernenti le compagnie in cui l’attrice recitò e il applaudito. suo repertorio. 2. Detto di persona eccessivamente devota, bigotta. 3. Si tratta del romanzo di Antonio Piazza Il teatro PORTA ANSELMO Mantovano. Gran ovvero fatti di una veneziana che lo fanno conoscere, Ve- talenti sortì il Porta per la Professione del nezia, Giambattista Costantini, 1777–1778. Il riferi- Comico, e dopo d’averli esercitati accademi- mento a Giulia Pizzamiglio è a p. 105 e non a p. 15; camente nella sua Patria, passò colla Com- si tratta probabilmente di un errore di stampa. Piazza pagnia di Niccola Petrioli1 a farli maggior- propone un ritratto dell’attrice impegnata come se- mente risplendere. L’anno 1758. portossi conda donna nella compagnia di Pietro Rossi: «Era con quella Truppa in Genova, ed i meriti la seconda [donna] nata per il convento, non per il suoi poterono invaghire una Signora di no- teatro. Con una faccia da divota, col collo torto, par- bili natali. Egli aderì ad un’amicizia, che non lando sempre con bassa voce, sempre moralizzando poteva che produrgli de’ cattivissimi eff etti. sulle più picciole cose, parea impossibile che non si E favori, e doni vennero ad esso generosa- stimasse l’odio di quel cielo che avea sempre in bocca, mente compartiti da quella mano, che seco esercitando un’arte contraria alla rigidezza delle sue voleva generosa mostrarsi. L’accesso avuto massime. Non mancava d’abilità per alcune parti da dal Porta nel suo nobile albergo, e la fami- semplice, ma aveva una fi guraccia grossolana e mal- gliarità con la quale frequentava il di lei Pal- fatta che disdiceva per quei caratteri. Anch’ella, con chetto in Teatro destarono de’ sospetti ne’ tutta la sua mansuetudine, si stimava buona da tutto Parenti della predetta Signora. Venne il tem- e addossavasi di que’ pesi che non erano per la sua po, che il Porta doveva partire da Genova, e schiena. Parrà una favola ciò che è una storica verità. risolse la di lui favoritrice d’accompagnarlo Abito non aveva, neppure a teatro, in cui qualche san- fi no a Pisa, dove aveva da portarsi a recitare ta cosa non vi fosse cucita», cit. dall’edizione moderna nella seguente stagione. Partirono insieme, A. Piazza, L’attrice, a c. di R. Turchi, Napoli, Guida, e la partenza fu creduta per la Signora una 1984, pp. 80–81. fuga. Inseguita da’ suoi, fu in Sarzana rag- 4. La Villeggiatura di Mestre, farsa per musica da rap- giunta, il Porta fu posto in carcere, ed essa presentarsi dai Comici del Teatro Tron in S. Cassiano nel si ricondusse a Genova. Chi assolutamente carnovale del 1770. Consegrato al merito singolare di S. comandava ad essa Signora era da quella E. il signor Cattarin Corner nobile veneto. Musica di S. Città lontano, e però i prieghi di lei furono Perillo, Venezia, G. B. Casali, [1769]. bastevoli a proccurare la libertà al rattenuto. 5. Secondo quanto aff erma lo stesso Bartoli nella bi- N’andò libero il Porta, ma non sicuro, e pri- ografi a di Costanzo Pizzamiglio (poi ripreso da Rasi, vo de’ migliori arredi, doni liberali della sua cit., 301) tale passaggio avvenne nel 1770. Protettrice. Terminò l’anno con la Truppa Petrioli, e passò l’altro con quella d’Antonio Giovanna Sparacello Sacco. Il ritorno in Genova del Personaggio, da’ cui legittimi voleri dipendeva la protet- trice del Porta, fu per esso il motivo d’un PLAZZANI NICOLA Romano. Era que- caso funesto. Era egli in Milano coll’accen- sto un grazioso Pulcinella, che da Roma si nata Truppa del Sacco, e nell’uscire una sera trasferì in Venezia l’anno 1738. unitamen- dal Teatro gli fu proditoriamente scaricata te a Girolamo Medebach, come compagno una pistola. Fu colpito in un fi anco, e non di viaggio. Recitò nel Teatro di San Moisè, rimase estinto. Gli ajuti dell’arte, e le rac- e la novità del suo Personaggio in quella comandazioni della nobilissima Signora

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Marchesa Litta procurarono la guarigione 2. Questa pièce, attribuita ad Antonio Martin Cuc- a questo Comico. Volle dopo di ciò entrare cetti, appare nel Teatro moderno applaudito ossia rac- nella Religione de’ Cappuccini; ma l’auste- colta di tragedie, commedie, drammi e farse che godono ra vita non adattata ad uomo affl itto dalla presentemente del più alto favore sui pubblici teatri, così passata disgrazia lo fece risolvere a partire italiani, come stranieri corredata da Notizie storico– per Vienna; e mediante l’intercessione del- critiche e del Giornale dei Teatri di Venezia, Venezia, la mentovata Signora Marchesa Litta, in Salvioli, 1800, t. XLVII. Il dramma fu rappresentato quella Imperiale Città trovò impiego nella nel Teatro San Luca a Venezia nel 1794. dispaccieria degli aff ari d’Italia. I suoi talenti lo portarono in progresso a’ migliori avan- Giulietta Bazoli zamenti in quella corte, onde potè stabilirsi un’invidiabile fortuna. Maritossi civilmente, e fu in Italia qualche volta incombenzato di POZZI FRANCESCO1 Milanese2, detto pubblici aff ari. La guarigione della ricevuta Pozzetto; Comico, che recitò la parte dell’In- off esa non potè fare, che egli di tanto in tan- namorato con molto spirito, e con una in- to non ne risentisse de’ dolori spasmodici, telligenza ben fondata, e lodevole. Travagliò i quali gli cagionavano un’imperfetta salu- assai giovine nella Compagnia d’Antonio te; e però in età ancor fresca venne a morte Sacco3, e fu il primo che sostenne la faticosa l’anno 1779. Ha lasciato di lui una stampata parte di Farruscad4 nella favolosa rappresen- Tragedia col titolo: Scipione in Africa2; e ma- tazione intitolata: La Donna Serpente5 scritta noscritte veggonsi Le Metamorfosi d’Amore, dal Signor Conte Carlo Gozzi. Passò dopo Commedia di magico argomento; e la Re- con altre vaganti Compagnie, e trovato avea gina Ester scritta a requisizione d’una ricca nella Truppa d’Onofrio Paganini6 un onore- famiglia Ebrea Mantovana. Un saggio del di vole impiego. Quando l’arte avrebbe da lui lui stile sarà la parte studiata della Pescatrice potuto sperare i più sicuri avanzamenti, onde inserita nel Convitato di Pietra, da lui scrit- fregiarsi per lui d’un nuovo lustro, fu sor- ta in servigio dell’Angiola Sacco Vitalba, la preso nella Città di Vicenza da una copiosa quale potrà anche giovare all’uso delle Co- emorogia di sangue dal capo, alla quale non miche presenti, e delle future. sì trovò rimedio d’arrestarla, che per poche ore; ma in strana guisa rinovandosegli, dovè Sortita rendere l’anima al Signore in fresca gioven- tù nel dì 3. Giugno l’anno 1764. il vigesimo Libertà, libertà, ricco tesoro, quinto dell’età sua7. {pagg. 96–97} Note Disperazione 1. BIBLIOGRAFIA: Leonelli II, p. 232 (ripete senza integrazioni la notizia di Bartoli). Ohimè! Parte l’infi do, e me qui lascia 2. Milano, 1739 ca.–Vicenza, 1764. {pagg. 97–98} 3. Sul famoso Truff aldino, v. la relativa voce di Bartoli. Note 4. È il Re di Tefl is, sposo di Cherastanì, fata, regina 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 307–308; Leonel- di Eldorado e donna serpente. li, II, p. 231. Nel corso delle recite della compagnia 5. La prima rappresentazione della Donna serpen- di Nicola Petrioli svolte a Milano presso il teatro du- te avvenne il 29 ottobre 1762 al Teatro Sant’Ange- cale nel 1740 tra gli attori fi gura anche Anselmo Porta lo, a opera appunto della compagnia di Sacchi ed (Rasi, III, p. 265). ebbe «diciassette fortunatissime recite» tra autunno e

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 370 – Giovanna Sparacello carnevale, come informa Gozzi stesso (Prefazione, in Pargoletto Bambino, i tuoi vagiti Gozzi, Opere, II, p. 111; anche in C. Gozzi, Fiabe {pag. 99} teatrali, a c. di A. Beniscelli, Milano, Garzanti, 1984, p. 220). Il fertile sodalizio tra la compagnia Sacchi e La seguente Quaresima partì poi per Vene- Carlo Gozzi è da attribuire agli anni dal 1758 al 1781 zia, e fu accompagnata dal Sonetto, che qui (P. Bosisio, Introduzione, in C Gozzi, Fiabe teatrali, riportiamo, sotto cui l’Autore si sottoscrisse a c. di Id., Roma, Bulzoni, 198, p. 36). con il nome di Clearco Florio. 6. Per questo capocomico si veda la relativa voce di Bartoli. L’origine milanese di Francesco sembrerebbe Mentre la Signora Prudenza escluderne la parentela con un altro Pozzi, presente parte da Bologna nella compagnia Paganini: Girolamo, bolognese. per andare a Venezia. 7. Era dunque nato nel 1739 (e non nel 1749 come erroneamente calcola Leonelli). Or che volgi, o Prudenza, il piè vagante {pag. 100} Livia Cavaglieri Anche Paolo Richiedei nelle sue Rime inti- tolate: Fiati d’Euterpe, pubblicate in Venezia POZZI GIROLAMO Bolognese. Fu questi l’anno 1635. colle stampe del Sarzina, loda un Comico assai perfetto, il quale travagliò questa Comica con il seguente Sonetto, in nella Maschera del Dottore con buon razio- cui alludesi alla stessa rappresentante Arlan- cinio, e fu adoperato nelle Compagnie di da condotta in trionfo da Papiro6. Venezia parecchi anni. Fu altresì con Pietro Rossi, e con Onofrio Paganini. Protetto poi Spiega sul gran Teatro i suoi martiri da un Veneto Gentiluomo, alienatosi dall’ar- {pagg. 100–101} te, visse alcun tempo nella sua nobile abita- zione; ma desiderando di morire alla sua Pa- Note tria, in quella si portò, ed ivi, fatto vecchio, 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 313–315; T. Me- morì cristianamente in questi ultimi anni. gale, Figli d’arte: Giovan Battista Fiorillo alias Trap- polino, in «Il Castello di Elsinore», 7, 1994; O. G. Schindler, Viaggi teatrali tra l’Inquisizione e il sacco. PRUDENZA1 Comica che sostenne il carat- Comici dell’arte di Mantova alle corti degli Asburgo tere di prima Donna in una unione di Comi- d’Austria, in I Gonzaga e l’Impero. Itinerari dello Spet- ci, che faceva appellarsi la Compagnia degli tacolo, a c. di U. Artioli e C. Grazioli, Firenze, Le Let- Aff ezionati2. Fu molto applaudita in Bolo- tere, 2005, p. 137. gna nel Carnevale dell’anno 16343. insieme 2. Prudenza Cavriani fu la prima moglie di Giovan co’ suoi compagni, e trovansi le loro lodi in Battista Fiorillo (cfr. Megale, cit.). Schindler, cit., un Libretto altre volte mentovato, che por- ipotizza che l’attrice, col nome di Lucilla, abbia ac- ta per titolo: La Scena illustrata composizioni compagnato il marito durante la tournée dei comici di diversi4. Si distinse soprattutto in una sua Fedeli a Praga sotto la direzione di Giovan Battista Commedia intitolata: La Pazzia5, intorno Andreini (1627–1629). L’attrice avrebbe rivestito il alla quale vertono la maggior parte di quei ruolo di Lucilla. La lettera dell’Arciduchessa Maria componimenti. Oltre la sua valentia nel reci- Anna d’Austria all’Arciduca Leopold Wilhelm datata tare sapeva ancora sciogliere la voce maestre- Praga, 5 gennaio 1628, contiene un apprezzamento volmente al canto. In quel tempo diede alla non lusinghiero nei confronti della Cavriani: «l’altra luce un bambino, per cui Cristofano Razzani è Lidia, che fa abbastanza bene ma non è delle mi- compose il seguente Madrigale. gliori, la terza è Lucilla che non è per nulla brava»

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(C. Grazioli, Le incoronazioni praghesi del 1627 e la Note tournée imperiale dei Fedeli (1627–1629), in I Gonza- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 312–313. ga e l’Impero, cit., pp. 458–59, anche in Archivio Her- 2. Si veda ad vocem in queste Notizie. la). La Lucilla costante potrebbe essere stata scritta da 3. Si veda ad vocem in queste Notizie. Silvio Fiorillo per la nuora. 4. F. Andreini, Le bravure del Capitano Spavento di- 3. In Archivio Herla è data notizia della licenza con- vise in molti Ragionamenti in forma di dialogo, Vene- cessa ai comici Aff ezionati a Bologna nel 1633. Pru- zia, G. Somasco, 1607, in edizione moderna a c. di R. denza vi fi gura però come fi glia di Marc’Antonio Car- Tessari, Pisa, Giardini editori e stampatori, 1987. piani, l’Orazio della compagnia. 4. La scena illustrata. Composizioni di diversi, in Bo- Giovanna Sparacello logna, per Nicolò Tebaldini, ad istanza di Bartolomeo Cavalieri, 1634. 5. Forse un rifacimento della Pazzia di Isabella di PUPPO (del) FRACANZANI ORSOLA. Flaminio Scala. Il tema della pazzia, topico della Fu veduta fanciullina nella pubblica Piazza di commedia, viene riproposto da vari autori nel corso Bologna ad esercitare diverse forze colla pro- del secolo. V. le voci Locatelli Basilio, Bagliani Pietro, pria vita sotto agli insegnamenti di Daniele Antonazzoni Marina in queste Notizie. del Puppo Padre di lei, che vendeva un bal- 6. Ma nei Fiati d’Euterpe si legge Papirio. samo in Banco, e faceva anch’esso colla spa- da varj equilibrj. Passata poi all’arte Comica Giovanna Sparacello insieme co’ suoi Genitori, è giunta in fresca giovinezza a sostenere il carattere di prima Donna. Divenuta Moglie di Camillo Fracan- PRUDENZIA Veronese1. Comica di gri- zani, di cui si parlò, ha potuto maggiormente do, che sostenne con bravura la parte di perfezionarsi colle sue instruzioni, e divenire seconda Donna nella famosissima Com- un’Attrice di qualche merito. Una fi gura pia- pagnia de’ Comici Gelosi. È probabile, che cevolmente gentile, un viso spirante grazia, ella entrasse nell’arte condottavi dal celebre ed una tenera dolcissima favella la rendono in Adriano Valerini2, di cui era Compagna, e sulle Scena un’oggetto gradito. Merita ancora d’una Patria istessa. Francesco Andreini3 molta lode per l’onesto suo contegno, il quale l’annovera fra’ personaggi di quella onorata la fa risplendere in mezzo al ceto delle mori- Truppa nelle Bravure del Capitano Spaven- gerati Attrici, come fra le abili, e valorose può to, al Capitolo decimo quarto4. Fioriva in- occupare degnamente un grado, che a più torno al 1578. plausibile fama dovrà in breve innalzarla.

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Francesco Bartoli – 373 R

RAGGI GIOVANNI. Fu fi gliuolo dell’uo- p. ; col nome di Rauzzini: A. Léris, Dictionnaire mo, che nella Compagnia di Girolamo Me- portatif historique et littéraire des théâtres, Paris, Jom- debach era destinato a ritrovar le robe neces- bert, 1763, pp. 685–686; Clément–Laporte, III, sarie per le Commedie. In quella Truppa fu p. 461; col nome di Rauzini: Parfaict, IV, p. 381; allevato per la Comica Professione, e riuscì VII, pp. 689–690; Maupoint, Bibliothèque des suffi cientissimo Innamorato recitando nelle Th éâtres, Paris, 1733, p. 281; Guellette, pp. 27, 36, studiate rappresentazioni, e nelle Commedie 63; Desboulmiers, I, p. 371 (vol. 3, p. 404); D’Ori- all’improvviso con una commendabile abili- gny, I, p. 120. tà. Ebbe anche molto genio per formare de’ 2. Raguzzino entrò a far parte nel 1716 della com- fuochi artifi ciali, e ne faceva talvolta anche pagnia italiana della Comédie–Italienne diretta da per uso della stessa Compagnia. Nel quin- Luigi Riccoboni. Recitò nel ruolo di Scaramuccia. to lustro si dimostrò di salute mal ferma, e Bartoli insiste sul merito e la reputazione di questo quindi ritiratosi a Padova per curarsi, morì attore, che tuttavia le fonti defi niscono decisamente in breve, correndo la Primavera dell’anno mediocre e che spesso accusano di essere corrotto e 1769. disonesto. Così ne parla Léris, poi ripreso da Clé- ment e Delaporte, confrontandolo col napoleta- no Tiberio Fiorilli: «… il s’en falloit de beaucoup RAGUZZINO GIACOMO. Fu questi un que les talens égalassent ceux de son compatriote eccellente Comico, che travagliò con molto et prédécesseur». Fu cattivo attore anche per i Par- applauso nella parte del Coviello sulle Scene faict e Gueullette, che tuttavia ammisero che non di Napoli sua patria1. Egli aveva una presen- dispiacque al pubblico. In una nota contenuta nel za veramente marziale, e i suoi discorsi erano Dictionnaire des théâtres dei Parfaict (VII, pp. 689– tutti sostenuti da frasi alte, ed ampolose, di- 690) Gueullette scrive che lo stesso Reggente e sua mostranti un coraggio d’invincibile guerrie- madre, insoddisfatti delle prestazioni di Scaramuc- ro. Fu chiamato in Francia; ed ivi fece mol- cia, desistettero dal licenziarlo vedendolo comparire ta fortuna2, terminandovi la sua vita, dopo in abiti femminili in una commedia di Riccoboni molti anni di lieto, e dovizioso soggiorno, rappresentata a corte. I Parfaict e poi Gueullette nel circa l’anno 17303. suo Notes et souvenirs (p. 36) raccontano dei debi- ti contratti da Raguzzino, del vizio del gioco, del- Note la corruzione adoperata per ottenere l’ingaggio alla 1. Non è nota la data di nascita di questo attore, che Comédie–Italienne. Le accuse sono riportate anche prima di recitare era usciere del vicariato di Napo- da Desboulmiers e poi da D’Origny, che così scrive: li. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. ; Leonelli, II, «Cet Auteur originaire de Naples, n’avoit pas plus de

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 374 – Giovanna Sparacello talent que de conduite. Il corrompit celui qui avoit Note été chargé d’envoyer en France un bon Scaramouche, 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 333. Lo stesso ri- pour obtenir la préférence; ce qui le faisoit envisager porta illustrazione di Callot che nei Balli di Sfessania comme un intrus dans la société des Comédiens, & ritrae Guazzetto e Mestolino (v. la voce Bocchini Bar- au lieu de s’adonner à l’étude de son art, il se livra à tolommeo, in Rasi, I, p. 459). des goûts ruineux, se couvrit de dettes, & n’échappa 2. I volumi de Della Christiana moderatione del Th e- aux poursuites de ses créanciers, qu’en leur abandon- atro del O. Giov. Domenico Ottonelli, furono pubbli- nant les trois quarts de ses émolumens. Il fut enterré cati separatamante a Firenze dal 1646–1652 e poi, in aux frais de ses camarades». un’unica edizione in sei tomi, a Firenze, nella stam- 3. Secondo Léris, Raguzzino muore d’apoplessia il 25 peria di Giovanni Antonio Bonardi, 1655. Una scel- settembre 1731, mentre Parfaict, Gueullette e D’Ori- ta è edita in Taviani, pp. 315–526; Di Re è citato a gny indicano la data del 24 ottobre 1731, poi ripre- p. 440. sa da Leonelli. Parfaict (IV, p. 381) riporta inoltre l’annuncio della scomparsa di Raguzzino apparso sul Giovanna Sparacello Mercure de France, ottobre 1731.

Giovanna Sparacello REBECCHI MARGHERITA. Comica assai giovane, che fi orisce in questi giorni, e che può occupare un degno posto in mezzo alle RE (di) PIETRO1. Zanni grazioso, che re- buone Attrici. Ha recitato in Verona coll’Ac- citava in Teatro sotto il nome di Mescoli- cademica Compagnia di Marco Fiorio il Car- no. Fu tacciato dagli altri Comici di troppa nevale del 1780. È stata l’anno appresso con la freddezza, perchè recitava senza parole che Truppa d’Antonio Camerani; ed oggi trovasi sentissero d’oscenità. È lodato dal Padre con una vagante Compagnia, esercitandosi Giovanni Domenico Ottonelli nella sua con impegno, e proccurando d’acquistarsi Cristiana moderazione del Teatro2 con queste qualche concetto nella sua Professione. precise parole.

“Pietro di Re, detto tra’ Comici Mescolino fu RICCI ANNA Bolognese. È fi gliuola di Pa- molto stimato, era modestissimo; ma di lui si di- olo Ricci Accademico recitante, che ne’ pri- vulgò questa taccia, che era troppo freddo, per- vati Teatri di Bologna fece per alcuni anni chè mai diceva oscenità. Io rispondo che l’esser un’ottima comparsa. Condotta l’Anna dal troppo freddo non è errore contro la christiana Padre insieme con altra sua sorella, di cui moralità; ove difetto si è troppo grave l’essere si parlerà, ad esercitarsi nella Comica Pro- troppo licenzioso di lingua. E se Mescolino era fessione, fecelo da prima in diverse vaganti tacciato di freddezza perchè si asteneva dalle Compagnie. Mostrò ben tosto questa gio- sbocataggini, quella taccia era ingiusta, e doveva vane Attrice un’inclinazione vivissima alle essergli data da persone poco amiche all’onestà: parti di fanciulle semplici, e modeste, e nelle ove all’incontro era degno di lode, perchè nel cose dove la tenerezza aff ettuosamente cam- moderno Teatro serbava le regole della conve- peggi a meraviglia riuscì. Passò poi a Napoli nevole moderazione; e sapeva recitare, e dilet- unitamente tutta la Famiglia, ed ivi si è fatta tare senza off esa dell’arte, e senza oltraggio della molto concetto. Viene per tanto nel carattere Virtù.” di Donna seria stimata una meritevole Attri- ce; e per i giovanili, ed avvenenti suoi pregi Fioriva questo Comico onesto, e rinomato rendesi un piacevolissimo oggetto sui Teatri intorno all’anno 1625. della bella, e deliziosa Partenope.

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RICCI EMILIA. Pisana1, nata da una civi- di buonissimi costumi, ed a sollievo della sua lissima Famiglia detta de’ Gambacciani, re- famiglia, onde non aggravarla maggiormen- stò priva del Padre suo in tenera fanciullezza. te, passò a Sinigalia per maestro di Ballo in Scarsa de’ beni della fortuna, adattossi a spo- quel Collegio, e vi morì nel 1780. L’Emilia sare un Ballerino Padovano per nome An- Ricci dopo d’avere allevate le sue fi glie ad tonio Ricci d’un’età assai maggiore alla sua. un’età capace d’incominciare a prodursi su i Passata a Venezia con lui, ed insieme a Cla- Teatri, alienossi dalla Comica Professione, e rice di lei Madre, si pose a recitare nel Teatro sono da quindici anni ch’ella n’è allontanata. a San Giovanni Grisostomo con la Compa- Vive anch’oggi ben conservata, ed in buona gnia detta de’ Grimani, allora da Antonio salute; e presso a una doviziosa, ed onora- Sacco condotta, e diretta. Un’avvenenza non ta famiglia ha trovato da passare tranquilla- ordinaria, una buona toscana pronunzia, ed mente il resto de’ giorni suoi, essendole nel uno spirito suffi ciente sostennero questa At- presente 1781 mancata la Madre. trice con qualche lode sopra le Scene. Passò poi con Girolamo Medebach, ed in occasio- Note ne che l’Abate Pietro Chiari scriveva per esso 1. Nata verosimilmente negli anni Venti del Sette- le di lui Commedie, alcune parti comiche cento: nulla sappiamo delle sue origini, né di quelle furono scritte per lei da quel Poeta, e benchè del marito, che ben presto si separò da lei. Un durissi- fossero d’un carattere alquanto odioso, come mo giudizio, non si sa quanto veritiero, ne ha lasciato la Melania nella Pastorella Fedele, Ipparchia Carlo Gozzi (che della fi glia di Emilia, Teodora, fu nel Diogene2, e simili, pure, poiché l’Emilia amante) negli appunti per le Memorie inutili ora pub- odiosa non era, si faceva onore recitandole, e blicati: F. Soldini, Rapporto tra Carlo Gozzi e gli atto- ne guadagnava degli applausi. Ha avuto que- ri nella corrispondenza e nelle carte autobiografi che. Un sta Comica cinque fi glie, tutte incamminate episodio signifi cativo: Teodora Ricci nelle pagine inedite per la Teatrale Professione. La prima, Angio- delle Memorie inutili, in «Problemi di critica goldo- la, che recitò da fanciulletta molti Prologhi, niana», XIII, 2006, pp. 51–73. Vi si legge fra l’altro: e piccole parti nelle Commedie del Chiari, «L’Emilia fu bella femmina, e cattiva comica [...]. riuscita suffi ciente Ballerina, e divenuta Mo- L’Emilia fece ammaestrare le sue cinque fi glie. Quat- glie di Gaetano Cesari rinomatissimo Grot- tro furono Ballerine, e una cantatrice. Soprattutto ha tesco. La seconda, Marianna, che recitò, e fatto loro capire il mestiere di spogliare delle sostanze ballò anch’essa col Medebach, e col Sacco, gli appassionati, l’arte di non curare la vergogna; la e che divenne Moglie di Giovanni Battista massima fi losofi ca di non avere amicizia per nessuno Rotti, di cui oggi n’è la Vedova. La terza, mostrando d’averne moltissima per tutti, e la fortezza Teodora, nota Attrice, di cui si parlerà. La di considerare i tradimenti gloriose imprese da donne quarta, Caterina, graziosa fanciulla di molta di spirito. I ricordi della vecchia Ava Clarice, e l’esem- abilità nell’arte del Ballo, e di bellezze non pio materno furono scola effi cace, e il sangue viziato comuni, che morì non avendo compiuto a’ puttanesimi delle Madri, passa assolutamente nelle il quarto lustro l’anno 1773 nella Città di vene delle fi gliuole» (p. 61). BIBLIOGRAFIA: oltre Napoli. La quinta, ed ultima, Maddalena, al citato articolo di Soldini, Rasi, III, p. , che tut- meritevole Cantatrice, divenuta moglie di tavia ripete senza ulteriori integrazioni la notizia di Vincenzo Conti Bolognese celebre Pittor Te- Bartoli. atrale. L’Emilia dovè ella stessa soccombere 2. Nella citata Pastorella fedele Melania è una sorta di al peso d’allevare tutte queste fi glie, perchè il mezzana; nella satira antifi losofi ca Diogene nella bot- suo Consorte poco, o nulla seguitò a ballare, te Ipparchia (o meglio, Iparchia), sorella di Platone, ed avanzato in età, si rese incapace di porger- è un’intrigante poi redenta dall’agnizione della fi glia le sussidio alcuno. Era egli bensì un Uomo Lesbia. Su quest’ultima commedia, rappresentata per

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 376 – Giovanna Sparacello la prima volta al Teatro Sant’Angelo di Venezia nel anni fu trasportata presso la di lei Madre. gennaio 1755, val la pena citare la testimonianza del- Fu onestamente educata, e sotto gl’insegna- lo stesso Chiari: «Ad onta dell’orrido gelo, che di que’ menti dell’Ava sua materna imparò a legge- giorni rassodò la laguna, e teneva sequestrata in casa re, ed a scrivere; essendo nell’arte del Ballo la gente, ella si replicò più, e più sere con tale con- instruita dal proprio Padre. Cresciuta in età, corso, che io mi riputai della fatica mia ricompensato fece vedersi nelle Danze dell’Opere Musicali abbastanza» (Chiari, Commedie in versi, II, p. 95). in compagnia della sua sorella Caterina2, e custodita dalla predetta sua Ava ne’ viaggi in- Franco Arato trapresi per varie Città di Lombardia, e della Toscana. Nutriva ella un veemente desiderio di esercitarsi nella Comica Professione, e s’al- RICCI ORSOLA. È questa l’altra fi gliuola tro non poteva, recitava da sé, o in compagnia di Paolo Ricci, che insieme con l’Anna sua della sorella alcune scene delle Commedie del maggior sorella addestrossi nel Comico me- Dottor Carlo Goldoni. Finalmente capitan- stiere. È riuscita una brava, e spiritosa Serva, do in Firenze, fu conosciuto il suo genio da recitando anch’essa in Napoli, e facendosi Giovanni Roffi , che volle proporla al di lui molto onore. Il gentil personale adattato al Cognato Pietro Rossi, il quale accettolla nel- carattere che sostiene, una prontezza vivace, la sua Comica Truppa l’anno 1769. Affi dolla ed i modi suoi graziosissimi fanno distin- la Madre sua alla di lui cura; e presala come guerla per un’Attrice pregevole, e degna di fi glia in propria Casa, a me commise d’in- quelle lodi, che liberalmente le vengono da- struirla nelle cose del Mestiere, per le quali gli spettatori concesse. vidi in lei una disposizione assai grande. Le mie istruzioni, ma più i suoi doni naturali, i suoi talenti, e la di lei buona volontà d’im- RICCI BARTOLI TEODORA. Figliuola parare la fecero in pochi Mesi capacissima di dell’Emilia Ricci, e moglie di me, che scrivo sostenere molte parti da prima Donna, con le presenti Notizie1. Quando per modestia discapito dell’Antonia Albani, che fu da lei tacer volessi di lei in un’Opera che ragiona in quel Comico arringo superata. Brescia fu de’ Comici, e de’ meriti loro, io far nol potrei la prima città, che pronosticò a la Moglie senza la taccia d’aver mancato all’impegno di mia de’ felici avanzamenti, che rapidissimi storico Scrittore. Io debbo scriverne, se non furono, tal che in Genova potè esporsi col le lodi, almeno un racconto preciso de’ suoi Prologo la prima sera delle recite d’Autunno, progressi nell’arte, e se per modesto riguardo e comparirvi in aspetto di Comica provetta. esser lodatore non deggio, sarò raccontatore In tale stagione, avutone il consenso dalla fedele di tutto ciò, che s’appartiene alla No- di lei Madre, mia Sposa divenne3; e restan- tizia di lei, che nella Comica Professione è do ambidue col Rossi anche l’anno seguen- pure un’utile, ed abilissima Attrice. Trasse la te, potè ella in Torino far conoscere la sua Teodora i suoi natali in Verona, non perchè abilità, e formare il piacere dell’Uditorio nel l’origine della sua famiglia a quella Città ap- Teatro Carignano, partendo da quella Reale partenesse, ma perchè la Madre sua venne a Città colma di benefi cenze per aver dedicata partorirla colà in tempo che recitava nel Tea- alle Dame, ed a’ Cavalieri una Tragedia di M. tro dell’Arena con la Comica Compagnia di Voltaire intitolata: Gli Sciti, tradotta dal Si- Girolamo Medebach. Tennela al Battesimo la gnor D’Orengo4, che ne lasciò in suo arbitrio Moglie di esso Capo Comico, che volle im- la dedicazione della stampa, e che affi dò la porle il suo proprio nome di Teodora. Creb- parte d’Obeìde alla di lei tragica recitazione. be ivi bambina, e nell’età di circa quattro Abbisognando Antonio Sacco d’una giovane

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Attrice, trattò meco l’aff are perchè mia mo- unitamente a’ di lei Compagni, e specialmen- glie gli conducessi, ed in breve fu diffi nito il te all’applauditissimo Zanarini8 furono so- contratto, che in sé comprese anche l’opera stenuti con grazia, naturalezza, nobiltà, e de- mia nell’esercizio da Innamorato. Passai col- coro. Ma io senza avvedermene ho detto più la Moglie nella sua Truppa la Primavera del di quello, che dir volea. Spero però, che chi 1771 e fu essa prodotta sulle Scene del Regio conosce lei non possa tacciarmi d’avere oltre Ducal Teatro di Mantova. Arduo fu il suo ci- la verità esagerato. Con dispiacere d’Antonio mento di comparire fra que’ Comici valoro- Sacco si trasferì poscia a Parigi ad unirsi alla si, e troppo azzardosa l’impresa di recitare a Comica Compagnia Italiana9. Tre anni e più fronte delle altre Attrici consaguinee ad essi, ha ella ivi passati godendo le magnifi cenze di e da loro puntigliosamente sostenute. Ebbe quella gran Metropoli, e togliendo presso di da principio a soff erire, ma combattendo ella sé la fi gliuola Isabella. Dopo il seguito aboli- vinse, perchè se le rese, se non soggette, alme- mento di que’ Comici, sono ambe ritorna- no certamente nella pugna eguali. Avendo il te in Italia fatte capacissime di parlar quella Sacco conosciuto non esser ella, che utile al lingua, che può servirle d’utile ornamento suo proprio interesse, esposela in Venezia il in queste parti. Munita la Teodora di tutto seguente Autunno con la Donna Innamora- ciò, che alla decenza d’un’Attrice può servire ta da vero Commedia assai faticosa scrittale a maggiormente farla degna della grazia del a bella posta dal Signor Conte Carlo Goz- Pubblico, passerà ella nella ventura Primavera zi5. Fu ben accolta l’Attrice dal Pubblico, e a farsi vedere per la seconda volta nella Città la Commedia si replicò varie sere. Recitando di Milano unendosi alla rinomata Compa- poi nel seguente Carnevale la parte di Ade- gnia della Maddalena Battaglia nel suo ca- laide nel Gustavo Vasa Tragedia di M. Piron, rattere di prima Donna10. Io per le addotte tradotta da Sua Eccellenza il Nobil Uomo ragioni nel mio proprio articolo non posso Francesco Gritti6, ebbe campo d’acquistarsi seguirla; e solo ricordole, che l’onestà è un maggior concetto per la qualità del tragico pregio stimabile, che il Marito non deve tra- stile, in cui un recitante può far meglio co- scurarsi, che le vanità del Mondo sono fugaci, noscere il proprio merito; e nell’impressione e che la moglie onorata ama il consorte, nelle d’essa Tragedia s’è degnato lo scrittore di far disgrazie il solleva, e nol rende avvilito tra le menzione della Ricci in un discorso prelimi- dicerie del volgo, potendo colla di lui coope- nare. In maggior riputazione potè poi stabi- razione esser anch’egli d’effi cace sostegno alla lirsi quando rappresentò la Principessa Filo- propria famiglia. Fu la Ricci onorata alcune sofa, produzione anch’essa del Signor Conte volte di poetici componimenti, uno de’ quali Gozzi. Fu replicata da lei per diciotto sere vogliano qui riportare per essere uscito dalla consecutive, senza altre due appresso, e ne penna del fu Signor Cavalier Gaetano Tori riscosse l’approvazione di tutti gli spettatori7. Modanese, egregio Poeta; e Ministro inviato Sei anni furono impiegati da lei nel servigio alla Real Corte di Torino per Sua Altezza Se- delle Venete Scene unita sempre alla preno- renissima il Signor Duca suo Padrone11. minata Truppa del Sacco nel Teatro da San Salvatore; ma detto comunemente di San Alla Signora Teodora Ricci, che valorosamente Luca, e da me per tutta quest’Opera con tal rappresenta nella Comica Compagnia in Torino. nome appellato, dove m’è avvenuto di dover farne menzione. Non pochi odierni Autori Alza verde arbuscel da fondo umile tennero la Teodora per un’Attrice di qualche de le foglie l’onor, de i tronchi i vezzi, stima, ed affi darono alla sua conosciutissima e già si stende, e già divien simile abilità i loro Comici, o Tragici parti, i quali a pino, che i virgulti ombri, e disprezzi.

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In van nembo l’insulta irato, o vile, questo legame si dimostrò sempre reticente, nelle Me- che a cacciar del rival l’onte, e i disprezzi morie a stampa diede infi ne un ritratto in chiaroscuro sì l’aff orza del Mare aura gentile della vecchia amante, dove l’avversione, succeduta che fi a, che ognun le frutta, e i fi or all’antica passione, è corretta dall’ironia: «Ella aveva [’apprezzi. dello spirito; una buona voce, una memoria felice, Con la face del ver, che a i vati splende, una velocità di comprendere sorprendente, un buon Ricci, la cetra a Te risponde, e quanta aspetto, e sapeva accomodarsi leggiadramente per il Festa, lode, piacer l’agone accende. teatro. Era mancante di attenzione ne’ dialoghi del- De lo sdegno, del duol teco si ammanta le sue scene, mancante di naturalezza, e mancante di l’alma; Ricci per Te lieta si rende; vera sensibilità nelle parti che rappresentava, difetti il Teatro, Torin, t’applaude, e vanta. nimicissimi alla necessaria illusione teatrale, ma difet- ti ch’io m’avvedeva succedere dalla poca intelligenza, Note dal poco impegno del cuore, e dalle distrazioni don- 1. Nata a Verona il 26 settembre 1749 e forse morta nesche» (Memorie inutili, II, p. 470); altro tono, assai a Rovigo (o a Venezia nel manicomio di San Servo- meno cavalleresco, nell’inedito pubblicato da F. Sol- lo: ma è notizia controversa) il 31 dicembre 1825. dini, Rapporto tra Carlo Gozzi cit., dove tra l’altro ci BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, pp. 287–292; Enc. Spett., imbattiamo in questo ritratto: «Quanto alle sue qua- VIII, coll. 937–938; Gozzi, Memorie inutili, t. II, lità corporali, ella ha la faccia resa alquanto deforme capp. VIII–XLIV (si v. anche l’introduzione a c. di P. dal vaiuolo. La sua deformità non ributta. La sua sta- Bosisio). Lo sconsolato ritratto che Bartoli dedica alla tura è mediocre, scarna e leggiadra. I suoi capelli sono moglie contiene anche un curioso appello a Teodora, biondi. Ha la bocca alquanto grande, e i movimenti affi nché riconsideri le tappe della propria scandalosa di quella smorfi osi» (p. 63); il marito Francesco, col carriera; quel che alla fi ne in fondo avvenne, con la solito disprezzo, è «un nulla mezzo tisico ed orrido, forzata, tardiva riunione dei due sposi. e uno di que’ Comici per se stessi infelici, che non si 2. Fu nel corpo di ballo del veneziano Teatro di S. piccano d’esser arghi sulla direzione della lor moglie, Benedetto. che mostrano di conoscere maturamente la sua illiba- 3. Come già detto a suo luogo, il matrimonio fu ce- tezza, che le calzano le scarpe mentr’ella si pavoneggia lebrato il 5 novembre 1769. nello specchio, e che affi dano la loro sussistenza sul 4. Il dramma allegorico volterriano Les Scytes (gli sciti merito della Principessa lor sposa» (p. 65). sono in realtà i ginevrini, che Voltaire voleva educare 6. Il Gustave Vasa di Alexis Piron risaliva al 1733: v. alla tolleranza) è del 1767. la traduzione di Gritti, Gustavo Wasa, in Teatro tragico 5. Propriamente La donna innamorata di vero (1771): francese ad uso de’ teatri d’Italia, t. II, Venezia, Fenzo, che riscosse ben scarso successo. Non è citata la parte 1776. In scena al San Luca nel carnevale del 1772, di protagonista che la Ricci sostenne l’anno seguente vi rimase per sette sere: ma l’ultima sera il pubblico nella tragedia Il Fajel, tradotta da Gozzi (in sciolti) disertò in favore del Bourru bienfaisant di Goldoni: F. dal francese di Baculard d’Arnaud; su questa versio- Soldini, Rapporto tra Carlo Gozzi cit., p. 67, n. 7. ne: L. Comparini, «Cela est trop commode pour être 7. Di questa commedia (tratta dallo spagnolo di Au- séant». Carlo Gozzi traducteur de tragédies françaises gustín Moreto) così scrive Gozzi (Memorie inutili, II, dans la polémique théâtrale de son temps, in «Proble- p. 466): «L’opera mia fu esposta al Pubblico a dì otto mi di critica goldoniana», XIII, 2006, pp. 209–222. del Febbrajo l’anno 1772. La Ricci da me ammae- Come già accennato, una contrastata storia d’amore strata sostenne la parte della Principessa fi losofa, parte unì tra il 1771 e il 1777 la Ricci a Gozzi (storia su cui d’un peso estremo, con una bravura sorprendente. meglio ragguagliano gli inediti recentemente pubbli- Gl’applausi fi occarono, e con diciotto recite di repli- cati da M. Gorla, Cinque lettere di Teodora Ricci a che successive d’un concorso indicibile, quella valente Carlo Gozzi, nel vol. coll. Studi gozziani, a c. di M. G. giovine stabilì nella universale opinione d’essere una Cambiaghi, Milano, Cuem, 2006). Gozzi, che circa attrice inarrivabile nella bravura».

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8. Su Petronio Zanarini v. l’articolo in queste rinvenuto nell’archivio degli Incurabili a Napoli. Si Notizie. tratta forse della stessa attrice citata da Bartoli. Una 9. Tace pudicamente le circostanze che propiziaro- Ricciolina recitava anche nella compagnia di Cecchi- no il viaggio a Parigi, e cioè lo scandalo nato dalla ni e del Capitano Rinoceronte (Girolamo Garavini) relazione della Ricci col segretario del Senato veneto menzionato da Barbieri nella Supplica, per cui si veda Pietro Antonio Gratarol, relazione messa alla berlina Archivio Herla, Ricciolina. dal geloso Gozzi nelle Droghe d’amore (1777). La Ric- 4. L’opera è più volte citata dal Bartoli, che l’utilizza ci fu a Parigi dalla fi ne del 1777 all’inizio del 1780, come fonte per le Notizie. La scena illustrata. Compo- quando rientrò a Venezia (la Comédie–Italienne era sizioni di diversi, in Bologna, per Nicolò Tebaldini, ad stata sciolta con decreto reale nel 1779). Dopo la pa- istanza di Bartolomeo Cavalieri, 1634. rentesi milanese, tornò a calcare le scene veneziane del S. Grisostomo sino alla metà degli anni Ottanta Giovanna Sparacello recitando ancora in drammi gozziani (Cimene Pardo; La fi glia dell’aria, da Calderón). 10. Teodora Ricci si unì alla compagnia Battaglia nel RICCOBONI FRANCESCO1. Fu fi gliuo- 1782 e vi restò fi no alla fi ne della stagione 1787–88. lo di Luigi Riccoboni di cui parleremo im- Dalla stagione successiva ella recitò nella compagnia mediatamente. Ebbe dal Padre suo valevoli Pellandi; nel 1795–96 ella recitava nelle parti di Ma- istruzioni nell’arte Comica, e potè da sì egre- dre e di Terza Donna. L’attrice lasciò la compagnia gio Maestro molto imparare, onde divenire l’anno successivo per riunirsi al marito.. Cfr. Giardi, anch’esso un ottimo Commediante2. S’eser- pp. 102–103, 228–229; A. Colomberti, Dizionario citò per molti anni in Francia, e si fece molto biografi co degli attori italiani, a c. di A. Bentoglio, onore nella sua Professione3. Scrisse un’ope- Roma, Bulzoni, 2009, I (A-L), p. 119. retta intitolata: L’Arte del Teatro, e dettolla 11. Su Gaetano Tori, diplomatico e poeta dilettante in lingua francese4. Questa in essa contiene morto nel 1779, v. una notizia in G. Tiraboschi, Bi- alcuni pochi, ma principali ammaestramen- blioteca modenese, Modena, Società Tipografi ca, t. V, ti, che possono molto giovare a qualsivoglia 1784, p. 280. Recitante. Francesco Riccoboni a motivo di poca salute abbandonando il suo mestiere, Franco Arato allora fu, che diede alla luce tale Operetta, fatto sicuro, che gli emuli suoi non sospet- terebbero, ch’egli volesse in avvenire procac- RICCIOLINA1 Comica, che recitava la par- ciarsi una riputazione, da cui non aveva più te della Serva in età avanzata in un carattere bisogno di trarne nessun vantaggio. Questa grave, e prudente all’opposto della Fiammet- Operetta vedesi anche tradotta in Italiano, e ta2 sua compagna nella unione de’ Comici Af- pubblicata in Venezia in forma di ottavo col- fezionati3. Viveva ancora l’anno 1634. come le stampe di Bartolomeo Occhi l’anno 17625. rilevasi dal libretto della Scena Illustrata4. Francesco Riccoboni, vive anch’oggi in Pari- gi, ed ha lasciata questa onorata memoria de’ Note suoi talenti, la quale dovrebbesi studiare da 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 345; B. Croce, certi Comici, che trascurano i proprj doveri, Teatri di Napoli, a c. di G. Galasso, Milano, Adelphi, e che professano l’arte loro con una vergo- 1992, pp. 50–51 (1° ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891). gnosa intollerabile non curanza6. 2. Si veda alla voce omonima in queste Notizie. 3. Sull’identità di Ricciolina sono state avanzate Note varie ipotesi. Croce, cit., identifi ca Ricciolina con 1. Francesco Antonio Valentino Riccoboni o Antoi- Angela Lucchese, come risulta dall’elenco dei comici ne–François Valentin Riccoboni, detto anche Lelio

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II o Lelio fi ls, dal nome d’arte del padre. Nacque a le opere che, tra commedie, parodie, divertissements e Mantova nel 1707 da Luigi Riccoboni e Elena Balletti ballets–pantomimes gli sono attribuite–al fi anco di D. Bon Riccoboni (cfr. F. Bartoli, Notizie historiche, sub Biancolelli e J.–A. Romagnesi. vocibus). BIBLIOGRAFIA: Campardon, pp. 93–94; 4. A. F. Riccoboni, L’art du théâtre, à madame ***, J. de La Porte–S.–R.–N. de Chamfort, Dictionnai- à Paris, chez C.F. Simon et Giff art fi ls, 1750, la cui re dramatique, contenant l’histoire des théâtres, les règles composizione tuttavia doveva risalire al decennio pre- du genre dramatique, les observations des maîtres les plus cedente; ora anche in Sept traités sur le jeu du comédien célèbres et des réfl exions nouvelles sur les spectacles, Paris, et autres textes. De l’action oratoire à l’art dramatique Lacombe, 1776, III, p.  (rist. anast. Genève, Sla- (1657–1750), édités par S. Chaouche, Paris, Cham- tkine reprints, 1967); Enc. Spett., VIII, coll. 943–944; pion, 2001, pp. 715–757. Jal, p. ; Parfaict, II, pp. 473–474; Nécrologe 5. A. F. Riccoboni, L’arte del teatro alla signora N. des Hommes célèbres de France..., Paris, Moreau, 1773, N. dissertazione […] tradotta in italiano, in Venezia, pp. 177–192; X. De Courville, Un apôtre de l’art du appresso Bartolommeo Occhi, 1762. théâtre au XVIII siècle. Luigi Riccoboni dit Lélio, Paris, 6. Morì a Parigi nel 1772. Droz, 1943–1945 (passim). 2. Avendo seguito, nel 1716, i genitori in Francia, fu Valentina Gallo iscritto al Collegio dei Gesuiti di Parigi, dove ricevette una solida educazione. 3. Le cronache parigine ne registrano due entrate RICCOBONI LUIGI, Modanese1; Celebre in scena già nel 1724 (il 24 aprile recitò nel Maria- Commediante, che incominciò ad esercitarsi ge d’Arlequin avec Silvia ou Th étis et Pélée déguisés, ou su i Teatri d’Italia intorno al 16972. Mostrò Les Noces d’Arlequin et de Silvia, e il 24 giugno nella ben tosto un gran talento per la sua Profes- sua prima prova in qualità di autore comico: Les ef- sione, essendo non solo bravissimo recitan- fets de l’éclipse); anche se il debutto nella troupe dei te, ma per essersi fatto ancora sostenitore Comédiens Italiens a Parigi avvenne soltanto il 10 dell’arte, e riparatore alla decadenza insorta gennaio 1726 ne La surprise de l’Amour di Marivaux delle buone Rappresentazioni, e per avere in cui fu un applaudito Lelio (cfr. Mercure de Fran- egli stesso scritte molte cose lodevoli, e de- ce, 10 gennaio 1726, p. 162); recitò a Parigi fi no al gne di lunghissima ricordanza. A Risvegliare 1729 nella compagnia del padre, che seguì in Italia un nuovo buon gusto sulle Scene Italiane, nel 1730. Tornato in Francia nel 1731, riprese la sua dalla sua Comica Compagnia, che nel Teatro attività all’Hôtel de Bourgogne recitando nel ruolo di di San Luca in Venezia con grido s’aff aticava, Valerio negli Amans réunis. Nel 1734 sposò, Marie– fece rappresentare alcune antiche Tragedie, Jeanne de La Boras (1713–1792), ballerina e attrice cioè la Sofonisba del Trissino; La Semiramide che entrò a far parte dei Comédiens Italiens. Dopo di Muzio Manfredi da Fermo; L’Edipo di So- un soggiorno in “provincia”, tornò a Parigi nel 1737 focle d’Orsato Giustiniano; il Torrismondo di specializzandosi nel genere parodico. Si ritirò dalle Torquato Tasso, ed altre inedite, rinovando scene nel 1750 e contestualmente tornò in Italia; nel la gloria di que’ celebrati Poeti, ed apportan- 1755 era nuovamente a Parigi, dove di tanto in tanto do a se medesimo del vantaggio, ed una loda tornò a calcare il palcoscenico fi no al 1764. Fu, oltre non scarsa3. Tradusse dal Francese in prosa che attore versatile, ballerino e coreografo, prolifi co Italiana il Brittanico di Monsieur Racine, e compositore di pièces fugitives, autore di un racconto fece imprimerlo in Modana colle stampe di morale dal titolo Conte sans R (Nécrologe, cit.), di un Bartolommeo Soliani in forma di dodici4. poemetto dal titolo Le Baiser, traduttore dall’italiano L’anno 1707. dedicò coll’occasione di dover al francese di molti degli scenari paterni (e dei Pettego- recitarla in Bologna, il Cajo Marzio Coriola- lezzi di Goldoni–cfr. Mémoires II, XI, in Goldoni, I), no Tragedia del Dottor Pietro Pariati Moda- soprattutto commediografo instancabile–più di trenta nese, all’Illustrissimo Signor Conte Giovanni

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Niccolò Tanara, ed il libretto in forma di Parla egli di tutto ciò, che successe in esso dodici fu stampato da Costantino Pisarri5. dopo la decadenza della Commedia Latina, L’anno medesimo per lo stesso Stampatore e dà in seguito un catalogo delle Tragedie, fece imprimere il Tito Manlio, e dedicollo a e Commedie Italiane uscite in luce intorno Sua Eccellenza il Signor Marchese Lodovico al 1500. sino al 1650. con una Disertazione Rangone di Modena, allora appunto che alla sopra la Tragedia moderna ( * ). Quest’opera sua Patria tornava ad esercitarsi come attore pregevole è decorata di diciassette stampe sulle Scene del suo Teatro6. Vedesi pure da incise in rame eccellentemente dal Joullain, questo Comico dedicata la Sofonisba Ope- esprimenti con intere fi gure tutte le Masche- ra Tragica in prosa all’Eccellenza del Signor re dell’Italiano Teatro, e qualch’altra di diver- Daniel Dolfi no Terzo, Cavaliere, e Provve- sa Nazione; e vi si vede pure alla pag. 116. il ditore in Terra ferma per la Serenissima Re- disegno della Scena dell’Olimpico Teatro di pubblica di Venezia, impressa l’anno 1710. Vicenza invenzione di Vincenzo Scammozzi, in Modena per Antonio Capponi in forma e non del Palladio come in essa sta scritto. Il di ottavo7. Nel seguente 1711. dovendo re- libro fu umilmente dedicato dall’Autore alla citare in Venezia nel mentovato Teatro di Sacra Real Maestà di Carolina Regina della San Luca l’Ifi genia in Tauris di Pier Jacopo gran Brettagna, e n’aveva egli per la stampa Martelli, ne dedicò il libretto ristampato in ottenuto un ampio privilegio fi no al 172314 essa città al Signor Apostolo Zeno suo gran dal suo Benefattore Monarca Luigi Re di parziale, e patrocinatore8. Nel 1714. dedicò Francia, del quale fu Comico a’ di lui servigi l’Artaserse Tragedia di Giulio Agosti Reggia- pensionato. Nel medesimo 1728. si trasferì no all’Altezza Serenissima del Signor Duca a Londra colla sua Truppa, ed ivi stampò in Francesco Maria Pico della Mirandola; e la forma pure d’ottavo un’altra sua Operetta in Lettera dedicatoria serve come una breve, terza rima, che ha per titolo: Dell’Arte Rap- ma erudita Disertazione intorno alle vicen- presentativa15: Essa è divisa in sei Capitoli, de del Teatro Italiano. Il libretto è in forma i quali insegnano a’ Comici tutti le fi nezze d’ottavo, e s’impresse in Venezia per Giaco- dell’arte loro in uno stile senza elevatezza, mo Tomasini9. Nel 1715. riformò il Dram- ma naturale, ed atto più ad istruire, che a ma del sudetto Zeno intitolato Sesostri, e fu dilettare, tale appunto essendo stata l’inten- da lui recitato ad uso comico senza la musi- zione di chi li scrisse. L’Operetta fu dedicata ca, facendone imprimere il libretto in Vene- a Milord Chesterfi eld in data de’ 16. Marzo zia per Giovanni Battista Murari in forma di dal Riccoboni istesso, che volle ristamparla dodici10. Dopo tutte queste prove della sua un’altra volta in quell’anno in forma di do- diligenza, nel seguente 1716. passò a Parigi dici riveduta, e corretta16. Evvi pur anche colla sua Comica Truppa11, ed ivi facendo- di Luigi Riccoboni un libretto stimabile in- si distinguere per uomo di Lettere, non che titolato: Observazion sur la Comedie, & sur per ottimo Attore, fu ascritto alle più celebri le Genie de Moliere. Fu stampato in Parigi Accademie di quella gran Metropoli12. Dopo l’anno 1736. in forma di dodici presso la quasi dodici anni di dimora nella Francia, Vedova Pissot; e fu dall’Autore dedicato al pubblicò il Riccoboni un’opera erudita, che Principe di Modana17. Il famoso Marchese fu prima da lui in Italiano dettata, ma poi Scipione Maff ei ebbe per lui della stima18; e in Francese rivolta per renderne in quel Re- gno più universale lettura. È questo un libro stampato in Parigi in forma di magnifi co ot- ( * ) La Disertazione sopra la Tragedia fu tradotta in tavo dall’impressore Pietro Delormel l’anno Italiano da incerto scrittore, e vedesi impressa in Venezia 1728. intitolato: Histoire du Th eatre Italien13. per Cristoforo Zane nel 1729. in forma d’ottavo.

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Giulio Cesare Becelli altro Letterato Vero- Ma se pur disgraziato, ed incomposto nese diresse al Riccoboni in Francia una sua Sarai per tua sciagura, o22 Commediante; Scrittura in materia di Teatro, intitolata: Let- (Cosa da intirizzire al Sol d’Agosto.) tera ammonitoria a Lelio Commediante, che Saggio consiglio almen ti ponga innante sta a Parigi; la quale fu stampata in Venezia Ciò che convienti: e non convienti al certo senza data dell’anno, in forma di quarto19. Di fare il maestoso, nè il galante. Questo è tutto ciò, che di Luigi Riccoboni Che gradito non sol, ma non soff erto abbiamo potuto raccogliere intorno ai lavori Sarai, se un Alessandro, o se un Medoro della sua penna; e solo ci resta a dire, ch’egli Comparirai sul Palco, io te ne accerto. fu un uomo di sommo raziocinio, che molto Per ben fi ngere un Re, fra nobil coro valse nel carattere di primo Innamorato sot- Non ti basta apparir in Regia Corte, to il nome di Lelio, che scrisse nella propria, Né il manto aver di gemme asperso e d’oro. e nella Gallica favella con molto sentimento; Sguardo irritato, che minacci morte, e che fu buon Marito dell’Elena Balletti sua Portamento cortese in uno, e altero, buona Moglie, ed amoroso Padre a France- Voce che ti spaventi, e ti conforte! sco suo rispettoso Figlio. Ebbe delle lodi in Queste son l’arti, che il sovrano Impero varj scritti di celebri Autori; ed essendole pre- Dimostrano in colui, che un Re fi gura: morta la Moglie20, passò egli pure a miglior Infelice! nè in te trovarle io spero. vita in Parigi, lasciando il fi gliuolo erede delle Nè men aspra sarà la tua ventura sue sostanze, e delle sue virtù intorno all’an- Se d’amoroso e tenero no 174621. Il secondo capitolo del predetto Vorrai darci il modello, e la pittura. trattato dell’Arte rappresentativa servirà per Un sospiro, uno sguardo, ed un inchino un saggio semplicissimo degli infi niti talenti Contrafatti da’ tuoi sgraziati modi di questo Commediante famoso, nel tempo Ne additeranno quanto sei meschino. istesso, che potrà giovare ad instruire chiun- Se fuggirai dagl’intricati nodi que per la Teatrale Professione avesse volontà In cui ti poser la natura, e il fato; d’incamminarsi. Troverai forse chi t’applauda e lodi. T’adopra in quello per cui sol sei nato, Dell’Arte Rappresentativa. E le fi che farai al più valente, Capitolo Secondo. Diventando un prodigio il tuo peccato. Un Re supposto fraudolosamente, Chi le gambe bistorte, e fatte in Esse, O per inganno un Cavalier narciso, E la testa congiunta con il petto, Ti faranno passar per eccellente; E le due anche sgangherate avesse; Poiché sempre diletta, e muove a riso Se in onta di Natura, e per dispetto In un deforme l’imitare il bello Scegliendo il ballo per lo suo mestiere Qualora il fi nga. Non sprezzar l’avviso. Danzasse la Corrente, e il Minuetto; Or tu, come suol dirsi, che a pennello Non sarebbe una cosa da vedere Sei fatto, e di natura hai tutti i doni; Per far che si scompisci una brigata, Parmi vederti baldanzoso, e snello. Non potendo le risa contenere? Ti credi che al di sopra dei men buoni Così del Commediante. Se adeguata Nel formarti natura se ti pose, Non avrà la fi gura, non imprenda E tutti chiami23 goffi , e mocciconi. Un’arte sì gentile e delicata. Non invanir, che han spine le tue rose: Non v’è chi non conosca, e non intenda, Non giova che tu sia bello, e leggiadro, Che sulla Scena è d’uopo esser disposto Sotto quel bello son bruttezze ascose. Di membra ben formate, e senza menda. Non stupir se ti esamino, e ti squadro:

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Quel moverti per arte, e col compasso; Che qui rapporto, appunto come, e quale. Ti rendon, se non sai, scipito, e ladro. “A color cui tal peste affl igge e cuoce, Per numero tu calcoli ogni passo, “dirai che prima di mostrare il naso E per linea le braccia stendi in giro “Facciano il segno della Santa Croce. Con molta attenzion or alto or basso, “Poi ciaschedun di lor sia persuaso Talor bilanci un guardo, ed un sospiro, “Che di braccia e di gambe aff atto è privo; Volgi il capo, e la mano muovi, o il piede “E andrà lor fama dall’Orto all’Occaso. A battuta, qual canta un semiviro: Oh Santo Oracol pio confortativo! A tempo quegli diserrar si vede Delle divine benchè oscure note La voce: in te ogni membro si contiene Parmi capire il senso vero, e vivo. Così, che un parte, un resta, e un altro riede. Io l’Interprete sono, io il Sacerdote: Parmi veder, come sovente avviene, Ascoltatemi voi…. Ma qual rumore Que’ fanciulletti che un pedante in scuola Sento! Mi chiama ognun pianta carote. Ammaestra per porli in sulle Scene: E gridan pietre al gran Riformatore, Imparata che s’ha la cantafola, Che de’ suoi quattro membri principali Che devon recitar, quegli innocenti Vuol mutilare il Comico: che orrore! Fanno cinque, o sei moti ogni parola. Credendosi a costui, ne i più gran mali, Non crederassi, e pur non altrimenti E nella passion la più crudele Far ti vedo talor, Comico sciocco, Si dovrebbe restar come boccali, Tanto prodigo sei di movimenti! E abbandonarsi alle sole querele, Già so, che per calzar coturno, o socco, Lasciando tutt’ i membri stupefatti Hai per lung’uso ricorso allo specchio, Senza moto, qual rio che il verno gele. Per dare al gesto l’ultimo ritocco: Così gridan per tutto certi matti, Sia Giovine che imiti, o siasi Vecchio, Che spiegan malamente il Divin detto. Guerrier feroce, o timido poltrone; Non più contese omai, venghiamo a’ patti. Quello consulti, e altrui non porgi orecchio. Ascoltatemi, e poi se il mio precetto Consulta un poco ancora la ragione: Erroneo vi parrà; mi deridete, Chi ti consiglia quando in casa, o in strada Che avrò piacer che mi abbiate corretto. Parli con varie sorte di persone? È ben certo, e negar non mel potete, Un ti aff retta, e ti tiene un altro a bada; Che il marcare ogni virgola col gesto Or come fai con questi? mi rispondi; È un trapassar di verità le mete. Non guardo ove la mano o il piè si vada. E niente è più nocivo e più molesto Oh Natura maestra! Tu che infondi All’Uditor, che il far conoscer l’arte Quel vero che si cerca, e s’ha in se stesso, In ciò che d’esser fi nto è manifesto. Di cui sì avari siamo, e sì fecondi; La principale, e necessaria parte Deh tu m’inspira sì, che pur concesso Del Comico è di far chiaro vedere Or siami d’additar l’arte del moto, Che dalla verità non si diparte. Ten priego, le man giunte, umil dimesso: Così facendo, quasi persuadere E per la grazia appiccherotti il voto, Potrai che non sia falso quel ch’è fi nto, E di gambe, e di braccia una caterva: E se fi n là non vai non puoi piacere, Ben degna oblazion di un cor devoto. Per seguitare il naturale istinto, Il Nume che ben sa quanto in me ferva E moversi senz’arte or che s’ha a fare? Desio d’esser chirurgo Teatrale; Scordare i quattro membri, e forse il quinto Balsamo appresta, che a tal morbo serva. Che è la Testa; ma sì ben cercare E con pietà, santa, immortale, Di sentire la cosa che ci esponi; Sento all’udito risuonar la voce, Che credasi esser tuo l’altrui aff are.

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D’amor di sdegno, o gelosia gli sproni théâtre de Marivaux, Paris, Librairie théâtrale, 1958; Se al cor tu provi, o s’anco pur sarai, Id., Jeu italien contre jeu français: Luigi Riccoboni et Qual Oreste invasato da’ Demonj. monsieur Baron, Modena, Aedes Muratoria, 1957; A. E l’amore, e lo sdegno sentirai, Calzolari, L’attore tra natura e artifi cio negli scritti E gelosìa e Belzebù germani; teorici di Luigi Riccoboni, in «Quaderni di teatro», Senz’arte, braccia, e gambe moverai. VIII, 29, 1985, pp. 5–17; L. Cappelletti, Luigi Ric- Ed io scommetterei e piedi, e mani, coboni e la riforma del teatro. Dalla commedia dell’arte Che un sol non troverai che ti censuri alla commedia borghese, Ravenna, Longo, 1986; C. Fra tutti quanti li fi dei Cristiani, Meldolesi, Il teatro dell’arte di piacere. Esperienze Se con il cuore i tuoi moti misuri. italiane nel Settecento francese, in Il teatro italiano nel Settecento, a c. di G. Guccini, Bologna, Il Mulino, Note 1988, pp. 243–264; Taviani–Schino; G. Bouquet, 1. Luigi Andrea Riccoboni (dall’atto di battesimo), Gli italiani a Parigi, in Il Teatro a Parigi. Momenti nacque a Modena, il 1 aprile 1676, dal veneziano di storia dal XVI al XX secolo, a c. di R.–M. Mou- Antonio Riccoboni, detto Pantalone, e da Anastasia douès, Roma, Bulzoni, 1994, pp. 39–49; R. Tessari, Miglioli (cfr. A. Parisi, Luigi Riccoboni (A proposito Teatro e spettacolo nel Settecento, Bari, Laterza, 1995, di un carteggio inedito con L. A. Muratori), in «Atti e pp. 3–51; B. Alfonzetti, Paradossi del comico da memorie della r. Deputazione di storia patria per le Riccoboni a Goldoni e oltre, in Il comico nella lettera- provincie modenesi», s. VII, t. VIII, 1933, pp. 234– tura italiana. Teorie e poetiche, a c. di S. Cirillo, Roma, 276). Il padre, all’epoca attore al servizio del duca di Donzelli, 2005, pp. 135–168; O. Forsans, Le théâtre Modena, viene defi nito nobile nell’atto di battesimo de Lélio. Etude du Répertoire du Nouveau Th éâtre Ita- di Luigi, il che lascia intendere che il percorso del lien de 1716 à 1729, Oxford, Voltaire Foundation, Pantalone estense doveva essere stato quello di molti 2006. attori dilettanti entrati nell’arte seguendo le pro- 2. Entrato assai giovane nella compagnia del duca di prie inclinazioni, o fuggendo alle strettoie familiari. Modena, in qualità di Amoroso con il nome d’arte di Dopo una brillante carriera al servizio degli estensi, Federico, è colto nel 1696 da una crisi religiosa, che lo Antonio Riccoboni si ridurrà a vendere, nei panni porta a chiedere al duca la dispensa dal palcoscenico di ciarlatano, i prodotti farmaceutici sulla piazza del per potersi ritirare nel convento francescano di Fer- mercato di Modena, come lo descrive un documento rara. La richiesta non ebbe buon esito se, non molto del 1695 (Parisi, p. 240). BIBLIOGRAFIA: Beau- più tardi, sposa Gabriella Gardellini che morirà poco champs–P.–F. De Godart, Recherches sur les théâtres dopo. Nel 1698 Riccoboni è già capocomico pro- de France, Paris, Prault, 1735, III, p. ; J. de La babilmente della troupe modenese; nel 1702 è nella Porte–S.–R.–N. de Chamfort, Dictionnaire dra- compagnia di Teresa Corona Costantini, detta Dia- matique, contenant l’histoire des théâtres, les règles du na, la quale prende in affi tto il Teatro S. Salvatore di genre dramatique, les observations des maîtres les plus Venezia per la stagione 1702–1703 (cfr. C. Alberti, célèbres et des réfl exions nouvelles sur les spectacles, Pa- La scena veneziana nell’età di Goldoni, Roma, Bulzoni, ris, Lacombe, 1776, III, p.  (rist. anast. Genève, 1990, pp. 45–62): probabilmente già in questo perio- Slatkine reprints, 1967); A. Léris, Dictionnaire por- do affi anca al ruolo di Primo Amoroso, il compito di tatif historique et littéraire des théâtres, Paris, Jombert, adattare per le scene melodrammi e pièce altrui (La 1763, p. ; Parfaict, IV, pp. –; Ademollo, Griselda, Ercole, Il principe geloso, Sansone, La vita è Una compagnia di comici italiani del secolo decimotta- un sogno, tutte edite più tardi a Parigi tra il 1717 e il vo, Firenze, 1888; Rasi, III, pp. –; Enc. Spett., 1718 in italiano e in francese presso il libraio Couste- VIII, coll. 940–943; X. De Courville, Un apôtre lier). Nel 1706 sposa in seconde nozze Elena Ballet- de l’art du théâtre au XVIII siècle. Luigi Riccoboni dit ti (cfr. F. S. Bartoli, Notizie istoriche, sub voce): dal Lélio, Paris, Droz, 1943–1945; Id., Lelio: premier his- matrimonio, l’anno seguente, nascerà Francesco (F. S. torien de la Comédie italienne et premier animateur du Bartoli, Notizie historiche, sub voce).

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3. Riccoboni e la moglie fi rmarono il contratto d’af- 8. L’Ifi genia di Martello fu rappresentata il 27 ago- fi tto del Teatro di S. Luca il 25 aprile 1709, impe- sto del 1711; dello stesso autore Riccoboni e la sua gnandosi per le stagioni di autunno e carnevale dal troupe portarono sulle scene L’Adria e la Rachele. Bar- 1710 al 1715; un secondo contrato, che però non toli tace, soddisfatto probabilmente dell’onorevole fu onorato, fu sottoscritto il 4 ottobre 1714, relati- menzione fattane alla voce Balletti Riccoboni Elena, vamente al secondo quinquennio 1716–1721 (cfr. del successo della Merope di Maff ei, messa in scena da G. Guccini, Dall’innamorato all’autore. Strutture del Riccoboni e consorte il 12 giugno 1713 a Modena, teatro recitato a Venezia nel XVIII secolo, in «Teatro e e poi a Venezia nel gennaio del 1714 (e poi ancora storia», II, 1987, n. 3, pp. 251–293). Durante questo a Roma, Parigi, Londra); e tace anche, ma per altre periodo allestirono oltre le opere citate da Bartoli la ragioni, del fi asco della Scolastica di Ariosto (1715), Cleopatra del cardinale Giovanni Delfi no e l’Oreste di in seguito al quale Riccoboni lasciò l’Italia alla volta Giovanni Rucellai, inedito fi no a quando Scipione di Parigi. Maff ei non l’avrebbe accolto nel primo tomo del Te - 9. G. Agosti, L’Artaserse, tragedia…consacrata all’al- atro italiano o sia scelte di tragedie per uso della scena, tezza serenissima del signor duca Francesco Maria Pico in Verona, presso Jacopo Vallarsi, 1723–1725 (cfr. L. della Mirandola, in Venezia, appresso Giacomo Tom- Riccoboni, Discorso della commedia all’Improvviso e masini, 1714. scenari inediti, a c. di I. Mamczarz, Milano, Edizioni 10. A. Zeno, Il Sesostri, tragedia, in Venezia, per G. Il Polifi lo, 1973, pp. 6–7). In questa opera di riforma B. Murari, 1715; lo stesso anno tradusse, allestì e e ampliamento del repertorio, Riccoboni fu sostenuto fece stampare J. Addison, Il Catone, tragedia tradotta da G. G. Orsi, A. Zeno, S. Maff ei e L. A. Muratori, dall’inglese, Venezia, M. Rossetti, 1715. ricongiungendo dopo secoli di divorzio, il teatro dei 11. La compagnia (formata oltre che da Lelio e Fla- professionisti all’idealità riformiste degli intellettuali minia (rispettivamente Primo Amoroso e Prima Amo- (cfr. C. Varese, Luigi Riccoboni: un attore tra lettera- rosa), da Anton Giuseppe Balletti (Mario); Tommaso tura e teatro, in Id., Pascoli politico, Tasso e altri saggi, Antonio Visentini (Th omassin, Arlecchino); Pietro Milano, Feltrinelli, 1961, pp. 225–239). Alborghetti (Pantalone); Giovanni Bisosni (Scapin); 4. Non è facile ricostruire a quale delle due edizioni Francesco Materassi (Dottore); Giuseppe Raguzzini si riferisca Bartoli: J. Racine, Il Britannico tragedia… (Scaramuccia); Giovanna Rosa Benozzi (Silvia, Se- trasportata dal franzese in idioma italiano, in Modona, conda Amorosa); Margherita Rusca (Violetta, Servet- per Bartolomeo Soliani, s. d. oppure Il Britannico tra- ta), Fabio Sticotti e Orsola Astori (Isabella, cantanti) gedia trasportata dal franzese consacrata all’eccellenza debuttò nel maggio del 1716: il primo scenario di cui del sig. marchese Nicolò Maria Pallavicini, in Modona, si conosce con esattezza la data della rappresentazio- per Bartolommeo Soliani, s. d., ma datata presumi- ne è La fi lle crue garçon (30 maggio), seguito da La bilmente al 1706 sulla base dell’esemplare conservato femme jalouse et Arlequin commissionaire malheureux, presso la Biblioteca Nazionale Braidense di Milano. fi no al primo scenario di cui disponiamo oltre al ré- 5. P. Pariati, Il Cajo Marzio Coriolano del sig. dotto- sumé del Mercure de France, di una traccia dettagliata, re P. P. modonese. Consacrata all’illustrissimo sig. conte L’italien marié à Paris, rappresentato il 25 luglio del Gio. Nicolò Tanara, in Bologna, per Costantino Pisar- 1716 e stampato lo stesso anno con il testo in italiano ri sotto le Scuole, 1707. e in francese presso il libraio Coustelier; l’iniziativa 6. Il Tito Manlio tragedia dedicata all’eccellenza del sig. dovette dare i suoi frutti se l’anno seguente, ancora il marchese Lodovico Rangoni [dedica di L. Riccoboni], Coustelier poteva stampare Le libéral malgré lui, rap- in Bologna, per Costantino Pisarri, sotto le scuole, presentato il 12 dicembre del 1716 (per entrambi cfr. 1707; probabilmente un adattamento di Riccoboni Th éâtre. Il liberale per forza /Le liberal malgré lui. L’ita- dall’opera in musica di Matteo Noris. liano maritato a Parigi /L’italien marié à Paris, édition 7. Sofonisba opera tragica consagrata all’eccellenza del critique par V. Gallo, in «Les savoirs des acteurs ita- signor Daniel Dolfi no, in Modona, per Antonio Cap- liens», collection numérique dirigée par A. Fabiano). poni, 1710. Nei due anni successivi l’edizione dei propri scenari

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 386 – Giovanna Sparacello fu un’impresa che impegnò a fondo Riccoboni e che con S. Maff ei intorno alla Merope); i Pensées sur la culminò con il Nouveau Th éâtre Italien, ou Récueil ge- déclamation, Paris, Briasson, 1738; e le Réfl exions hi- neral de toutes les pièces réprésentées par le Comediens de storiques et critiques sur les diff érens théâtres de l’Europe, S.A.R. Monseigneur le duc d’Orleans, …, Paris, chez Paris, impr. de J. de Guérin, 1738 (questi ultimi due A.U. Coustelier, 1718 (cfr. per la ricostruzione delle ristampati a Bologna, da Forni nel 1969 in anastati- vicende editoriali dell’opera V. Gallo, Nota al testo, in ca); e De la Réformation du théâtre, snt., 1743. A tale L. Riccoboni, Th éâtre, cit.). Dal 1716 al 1729, quan- materiale si aggiungano gli scenari inediti e il breve do ottenne di potersi ritirare dalle scene, Riccoboni trattato sulla commedia all’Improvviso postumi: L. diresse la compagnia occupandosi nel dettaglio degli Riccoboni, Discorso della commedia all’improvviso e aspetti recitativi e repertoriali, ampliando a dismisura scenari inediti, a c. di I. Mamczars, Milano, Il Polifi lo, lo spettro dei generi passibili di essere riprodotti se- 1973. condo le tecniche della drammaturgia d’attore (dalla 18. I rapporti tra Riccoboni e Maff ei seguirono in tragicommedia, alla parodia, dal dramma spagnolesco verità alterne vicende: iniziati grazie alla mediazione al teatro di Marivaux, alla tragedia). Nel 1729, con di Alvise Vendramin intorno al 1710 sotto la migliore una pensione annua di 1000 lire, tornò per un breve stella, e proseguiti per un lustro di intensa coopera- periodo in Italia, a Parma, dove rimase fi no all’autun- zione a un progetto di riforma del teatro, essi entra- no del 1731; quindi con la moglie e il fi glio si riportò rono in crisi intorno al 1733, all’epoca del soggiorno sulle rive della Senna. parigino di Maff ei, dando vita a una lunga polemi- 12. Troppo generico il riferimento di Bartoli per ri- ca sui rispettivi meriti nel successo della Merope: cfr. costruirne la fonte, tanto che l’aff ermazione non può sull’argomento V. Placella, La polemica settecentesca ricevere alcuna conferma o smentita. della Merope, in «Filologia e letteratura», XIII, 1967, 13. L. Riccoboni, Histoire du théâtre italien depuis pp. 309–336 e 394–447. la décadence de la comédie latine; avec un Catalogue des 19. C. Becelli, Lettera ammonitoria… a Lelio com- tragédies et comédies italiennes imprimées depuis…1500 mediante, che sta in Parigi, in Venezia, per Francesco jusqu’à…1600, et une Dissertation sur la tragédie mo- Argenti, s. d. derne, Paris, impr. de P. Delormel, 1728 (rist. anast.: 20. Errore ripetuto nella voce dedicata a Balletti Ric- Bologna, Forni, 1969). coboni Elena, la quale morì soltanto nel 1771. 14. Così Bartoli, ma vista la data di pubblicazione 21. Anche sulla data di morte di Lelio, Bartoli com- dell’opera trattasi di un evidente refuso. mette un grossolano errore: morì a Parigi il 6 dicem- 15. L. Riccoboni, Dell’arte rappresentativa capitoli bre 1753. sei, Londra, 1728; cfr. adesso Id., Dell’arte rappresen- 22. Così Bartoli, ma nella versione a stampa del tativa capitoli sei, a cura di V. Gallo, in «Les savoirs 1728: e. des acteurs italiens», collection numérique dirigée par 23. Chami. Trattasi di un evidente refuso per chiami A. Fabiano, in http://www.irpmf.cnrs.fr/savoirsita- (lezione testimoniata dall’ed. del 1728). liens.htm. 16. L. Riccoboni, Dell’arte rappresentativa capitoli Valentina Gallo sei, Londra, 1728, 2.a ed.: edizione rarissima, di cui si segnala l’es.: Paris, BNF, Tolbiac, Res. YD. 1164. 17. L. Riccoboni, Observations sur la comédie et sur RINALDI PIETRO Veronese. Nato da le génie de Molière, Paris, V.ve Pissot, 1736. Bartoli nobili Parenti, passò il Rinaldi a fare il co- tralascia il resto della produzione teorica di Riccobo- mico per rimedio a’ suoi danni cagionatigli ni, di grande rilievo per la storia del teatro europeo: dalla Sorte. Nella Comica Compagnia della L. Riccoboni, Lettre sur la comédie de “L’École des Battaglia incominciò ad esercitarsi nell’ar- amis”, Paris, Prault fi ls, 1737 sull’opera di N. de La te; in quella di Giuseppe Lapy proseguì ad Chaussée (indirizzata a L. A. Muratori); una seconda istruirsi in essa; ed in quella di Luigi Perel- e più circoscritta Lettera, Paris, 1738 (sulla polemica li ha in questi giorni terminato di rendersi

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 387 un recitante di qualche merito, mostrandosi Puote palustre Augel d’Aquila altera, intelligente, e colto; ed avendo molte parti Invidiar, non eguagliare il volo. spettanti ad un perfetto Attore. La sua assi- Tremo in pensar, come di merto priva, dua, ed attenta applicazione; il serbare con Inesperta, senz’arte alta impresa, rigore il contegno, e la decenza Teatrale nel E gloriosa di servirvi… (Dopo pausa giubi- carattere dell’Innamorato; il non ommette- lando prosegue) Oh, come re quegli ornamenti, che propri sono del di Di vostra serva al rispettabil nome, lui assuntosi impegno, fanno ch’egli sia un Cessando il mio timor, la gioia sola Comico degno di stima, e meritevole de’ Tutta m’inonda, e a me maggior mi rende! più sinceri applausi. Il Rinaldi ha dimostra- Sì, vi voglio servir, voi m’assistite to varie volte un abile talento per la Poesia; Genj sublimi, e di bontà formati, ed è cosa sua il Prologo qui unito, scritto da Dal Ciel trasmessi ove clemenza ha ’l seggio, lui per l’Attrice Luigia Lapy, quando per la E dove virtù vera, in proprio Trono, prima volta si espose a parlare all’uditorio in Fa di se vaga pompa al Mondo in faccia! grado di prima Donna; e ciò fu nella Città di Che non dirò, che non farò, se voi Cremona, allora appunto, ch’ella compariva Nel diffi cil cammin, mi siate scorta! in Scena, mentre terminava la sue fatiche la Quel genio amico, a risguardare avvezzo, rinomata Maddalena Battaglia spettatrice Con dolcezza e bontà chi a voi ricorre, anch’essa alla nuova comparsa della recitante Non mi ascondete, egli è mia meta... Oh Dio! giovinetta. Brillar vi veggio la pietade in volto… Da voi protetta, io son contenta appieno. Prologo E come al passeggier, che stanco, e lasso, Nel lungo viaggio, e pe’ soff erti danni, Oh Ciel! Come vacillo, e quale io sento Nuovo vigore il patrio Ciel inspira; Folla d’aff etti, guerreggiarmi in seno! Così vostrà pietà sì mi rinfranca, E nel felice istante, che gli accenti Che dir posso alla fi n, Compagni uscite, Sciorre io vorrei, per tributare umile Il Campo è questo delle nostre glorie, Al provvido destin, che qua m’addusse… Di nostra servitù, di nostre palme; (Pausa). Campo su cui, come nel tempo estivo, Un freddo orrore mi soff erma il labbro, Ai primi albor, dolce rugiada scende E mi rimanda le parole al core! Ad ammollire, ad impinguar la Terra: Ma qual’è mai codest’ignota forza, Così a’ nostri sudori, esca soave che a dir m’invoglia e in un muta mi rende; Fia la dolce e benefi ca rugiada E dentro poi del seno, a mio dispetto, Di compassion, di protezion, d’amore, I miei desir, gl’accenti miei rinserra? … Che a sudare viepiù ci animi e spinga. (Fermata più notabile). Che più si tarda? All’opra. Uscite io dico: Ah, lo comprendo io ben, gioia, e timore Siate felici pur nel servir vostro, Contrari aff etti, con egual tumulto, Che nuovi Titi, e Cesar nuovi in Terra Fan palpitar la mia ragion smarrita. Qui van fastosi di donar perdono. Ma ’l mio maggior timor, da te dipende, Egregia Donna, che ’l Coturno grave, E ’l Socco umìl, su queste illustri Scene RISTORI GIACOMO Napolitano Capo Con tal gloria premesti, che la fama Comico rinomatissimo, che condusse per Da Battro, a Tile, sul volante Dorso, molto tempo una Truppa d’esperti Comme- Portò i tuoi pregi, e le tue dotti eccelse. dianti, recitando egli medesimo da primo Non creder già ch’io d’imitarti ardisca: Innamorato. Fu uomo di somma riputazione

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 388 – Giovanna Sparacello in riguardo a’ meriti suoi Teatrali, per esse- ROFFI GIOVANNI1. Essendo unito alla re stato un modello del Comico eccellente. Compagnia di Francesco Berti, recitando Si fece gran concetto nella Città di Napoli, con valore nella Maschera dell’Arlecchino, e per il Regno. Lasciò di vivere intorno al n’ottenne da quel Capo Comico l’Anna sua 1730. Cognata in Consorte, di cui abbiamo ante- cedentemente fatto parola. Giocando il suo faceto Personaggio con molta grazia, prima ROFFI ANNA1. Fu questa la sorella mino- della morte del Berti passò a Firenze a stabi- re della Caterina Berti, che allevata da lei, lire la sua dimora2. Ivi aperse una Bottega di e dal Marito suo nella Comica Professione, varie merci da cui traevane, e ne trae ancora divenne sposa di Giovanni Roffi 2. Recitò un vantaggioso profi tto; e nel tempo istesso nel carattere da Serva, e talvolta ancora da prendendo in uso il Teatro del Cocomero, vi Donna seria, dimostrando molto spirito, ed mantenne alternativamente il divertimento una Comica intelligenza non comune. Fer- della Commedia, e quello dell’Opera Musi- mossi col Marito in Firenze, e nel Teatro del cale3. Bravo, pulito, ed intraprendente, ac- Cocomero fece conoscere i proprj meriti per quistossi il Roffi molto concetto in quella molti anni3. Andava ella soggetta di tempo Città, e si guadagnò delle valide protezioni. in tempo ad alcuni malori spasmodici, che Gli morì la Moglie, e quantunque in età da molto la rattristavano. Nulladimeno, facen- potere rimaritarsi ancora, più non ha pen- do forza a se stessa, continuava ad esercitarsi sato di voler farlo, traendo contento i suoi in Teatro, e non ommetteva fatica alcuna per giorni nel vedovile suo stato. Erano moltis- rendersi grata agli spettatori. Ma nell’Autun- simi, anni che non s’allontanava da Firenze, no del 1771. rappresentando la Vedova Scal- e solo nel 17804 ha incominciato a condurre tra del Goldoni4, nell’atto di volersi porre il altrove la sua Comica Compagnia5, sotto i zendado alla Veneziana per eseguire la gra- Reali Auspicj del Gran Duca Leopoldo, che ziosa fi nzione di quel Personaggio, fu dentro gli ha dato ampio privilegio di poter egli le Scene sorpresa da fi ero colpo apopletico, solo andar occupando i Teatri della Toscana, a cui sopravvisse poche ore; morendo in età escludendone ogni altra Comica Compagnia d’anni 40. in circa, lasciando de’ meriti suoi Lombarda. Il Roffi però non contentando- una ricordanza ben giusta, e della sua disgra- si di rimaner ristretto ne’ confi ni di quello zia un sensibile universal dispiacere. stato, scorre a sua voglia per la Lombardia, per il Piemonte, e Genovesato, acquistandosi Note del concetto, e facendovi un’invidiabile for- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 392–393 che tuna6. La sua Truppa è fornita d’abili Attori riprende le notizie del Bartoli, fonte principale per quasi tutti Fiorentini, distinguendosi fra essi questa attrice. li due non Toscani, Pietro Andolfati, primo 2. Anna era inoltre sorella della moglie dell’attore Attore, e la Giuseppa Fineschi prima Donna, Pietro Rossi. de’ quali abbiamo al proprio luogo ragiona- 3. Cfr. R. L. Weaver–N. Weaver, A chronology of to. Il Roffi merita la stima d’ognuno per il music in the Florentine theater (1751–1800). Operas, suo Comico valore, e per quello spirito d’in- prologues, farces, intermezzos, concerts and plays with traprendenza che avvalora le sue imprese, e le incidental music, Warren, Michigan, Harmonie Park conduce ad un felicissimo riuscimento. Press, 1993. 4. L’opera è stata scritta nel 1748. Note 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. –; Giar- Vincenza Perdichizzi di, pp. , –.

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2. Il Rasi ritiene che, una volta allontanatosi dalla Giovanni Pierozzi e Luigi Bisoni; si aggiungono alle compagnia Berti per recarsi a Firenze, Giovanni Roffi donne Caterina Cesari e Rosa Lenzi; fra le Maschere non abbia più esercitato il mestiere di attore, tuttavia G. B. Mancini sostituisce Bertoni. una testimonianza di Casanova nell’Histoire de ma vie 6. Dal 1780–81 al 1788–89 il Roffi fa esibire la sua non conferma la sua ipotesi. Nel cap. VII del setti- compagnia a Milano, Torino, Livorno, Lucca, Ales- mo volume dell’autobiografi a infatti, riferendo del sandria, Genova, Pisa, Firenze, Siena, Arezzo. Cfr. soggiorno pisano che si colloca nel novembre 1760, Giardi, pp. 248–249. Nel luglio 1883 la compagnia Casanova racconta di avere assistito a un’esibizione recitò al Comunale di Bologna, cfr. C. Ricci, I teatri dell’«Arlequin Roffi »: «[...] l’après–dîner je suis allé à di Bologna nei secoli XVII e XVIII, Bologna, Successori la comédie pour entendre l’Arlequin Roffi , qui avait Monti, 1888, p. 503. une réputation supérieure à son mérite, et pour juger de la façon de réciter des Florentins, dont on disait Vincenza Perdichizzi beaucoup de bien, et qui ne me plut pas». 3. Il Roffi assume la direzione del Teatro del Co- comero a partire dal 1756. Resta in attività fi no al ROMAGNESI MARC’ANTONIO. Fu 1788. Per ulteriori informazioni cfr. R. L. Weaver– madre di questo Comico Brigida Fedeli detta N. Weaver, A chronology of music in the Florentine Aurelia1, che passando a Parigi lasciò il fi glio theater (1751–1800). Operas, prologues, farces, inter- in Roma a fare i suoi primi studj nel Col- mezzos, concerts and plays with incidental music, War- legio Clementino. Cresciuto egli in età, si ren, Michigan, Harmonie Park Press, 1993. trasferì a Mantova2, dove trovavasi avere una 4. L’allontanamento da Firenze coincide con la no- Casa appartenente alla di lui eredità paterna; tifi cazione dell’1 febbraio 1780, con cui il Granduca ma trovolla sequestrata dalla Camera Duca- limita al carnevale l’impiego delle maschere. le; però fatta istanza al Serenissimo Signor 5. Rasi cita il seguente elenco della compagnia del Duca, gli fu graziosamente lasciata in liber- Roffi , che giudica anteriore al 1780: «SIGNORE: tà. Datosi anch’egli alla Comica Professione, Anna Roffi ; Maria Zocchi; Anna Cesari; Annalia travagliò ne’ Teatri di Venezia sotto il nome Gattolini–Brunacci, serva; SIGNORI: Gaetano Bru- di Cintio, e coltivando lo studio della Po- nacci; Giuseppe Mancini; Angiolo Marchioni; Luigi esia, divenne eccellente Poeta3, essendo nel Lensi; MASCHERE: Gaetano Cipriani, Pantalone; tempo istesso bravissimo Comico nella parte Baldassarre Bosi, Trastullo; Nicola Bertoni, Arlecchino dell’Innamorato. L’anno 1666. fu chiama- e subalterni». Nella stagione 1780–1781 la compa- to dalla Madre sua a Parigi perchè entrasse gnia conta fra gli uomini: Pietro Andolfati, Giusep- nella servitù del Re, e divenisse suo Comico pe Fineschi, Angelo Marchionni, Francesco Lenzi, Pensionato4. Vi si portò Marc’Antonio insie- Giorgio Frilli, Giacomo Corsini, Baldassarre Bosi, me con la sua Consorte5, inviando Ippoli- Luigi Brisoni, Felice Cinatti; fra le donne: Giuseppa to suo fi gliuolo in Roma ad apprendere la Fineschi, Maddalena Cinatti, Anna Roffi , Rosa Fog- Pittura sotto gl’insegnamenti di Domenico gi; e lo stesso Giovanni Roffi nel ruolo di Arlecchi- Maria Canuti celebre dipintore Bolognese, no. Nella stagione 1786–87, fra gli uomini: Angelo mentre l’altro fi glio Agostino portossi con Marchionni, Francesco Lenzi, Tommaso Brunacci e marziale coraggio in Polonia contro l’armi Giovanni Mancini; fra le donne: Anna Roffi , Anna Ottomane, che quel Regno molestavano6. Maria Zocchi, Anna Cesari e Amalia Gattolini Bru- Dopo sette anni di reale servigio volle dedi- nacci; fra le Maschere: Baldassarre Bosi (Trastullo), car le sue Poesie Liriche all’immortal nome Gaetano Cipriani (Pantalone), Nicola Bertoni (Ar- di Luigi XIV. Re di Francia, e di Navarra. lecchino). Nella stagione 1787–1788, si aggiungono Il Libro fu impresso in Parigi nella forma di agli uomini Giuseppe Ferri come Caratterista Serio ottavo presso Denis Langlois l’anno 16737. (mentre il Bosi assume il ruolo di Caratterista Buff o), Sono queste rime divise in quattro parti, cioè

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Eroiche, Amorose, Morali, e Varie, ed in fi ne Corrispondenze, a c. di C. Buratteli, D. Landolfi , A. vi si trovano diverse composizioni d’illustri Zinanni, Firenze, Le Lettere, 1993, vol. I, pp. 177 e Ingegni in lode dell’Autore. Fu il Romagnesi 186, vol. II, si scrive che Brigida Bianchi fosse sposa un uomo molto addottrinato nelle scienze, di Agostino Romagnesi (Leandro). Tuttavia le fonti, e sapeva d’Astronomia perfettamente8. Ebbe a partire da Bartoli, indicano in Agostino uno dei fi - corrispondenza co’ primi Letterati del seco- gli di Marc’Antonio, e in Leandro il nome di scena lo, e fu da essi stimato, e favorito9. Fa di lui di Carlo Virgilio, un’altro dei fi gli di Marc’Antonio. menzione Giovanni Cinelli nella sua Biblio- Romagnesi padre recitò a Parigi nella compagnia Fio- teca volante nell’altre volte citata Scanzia un- rilli–Locatelli dal 1645 al 1660, anno della sua morte. decima alla pag. 9810. Anche Luigi Riccoboni Trasferitosi a Parigi nel 1666, Marc’Antonio fu na- nella sua Histoire du Th eatre Italien, parla di turalizzato francese nel 1685. BIBLIOGRAFIA: A. questo Comico con lode11. Mancò egli alla Bartoli, pp. CLXVI–CLXVII; Jal, p. ; Gueul- Professione, e al Mondo dopo il 169512. Un lette, p. ; Campardon, pp. 107–114; Rasi, III, saggio del di lui stile sarà l’Oda seguente di- pp. 394–398; Leonelli, II, p. 351; Enc. Spett., VIII, retta a sua Madre, in correlazione della quale coll. 1137–1138; R. Gaudenti, Gli italiani a Parigi. si riporterà l’altra, che di risposta le serve. La Comédie–Îtalienne (1660–1697). Storia, pratica scenica, iconografi a, Roma, Bulzoni, 1990, I, pp. 19– Alla Signora Brigida sua Madre per le di lei genti- 23, 242, 273. lissime Poesie Intitolate: I Rifi uti di Pindo. 2. La presenza di Romagnesi a Mantova nell’aprile del 1655 è attestata da una lettera che egli scrisse il Veggio, o pur di veder sembrami appesa 5 dello stesso mese, nella quale ringraziava il duca di {pagg. 125–126} Modena dell’invito di recarsi a recitare nella sua città. Cfr. Leonelli, II, p. . Risposta della Signora Brigida Fedeli a suo fi glio 3. C. Cotolendi, Livre sans nom, Paris, Brunet, Marc’Antonio Romagnesi. 1695, pp. 289–295, contiene un elogio del poeta e del prosatore e una sua ode intitolata Al proprio genio. Stassi mia Lira a vil parete appesa Alla Comédie–Italienne fu anche autore e adattatore {pagg. 126–127} di canovacci, tra i quali: A fourbe, fourbe et demi ou Arlequin fourbe et demi (1660); Arlequin esprit follet Note (1660); Le Remède à tous maux (2 febbraio 1668); Le 1. La critica è concorde nell’identifi care Brigida Fe- Th éâtre sans comédie, ou Les Comédiens juges et par- deli con Brigida Bianchi, per cui si veda ad vocem su ties (2 luglio 1668); Les Métamorphoses d’Arlequin questa edizione delle Notizie. Marc’Antonio Roma- (1669); Le Monde renversé ou Arlequin jouet de la For- gnesi, fi glio di Brigida Bianchi e nipote del Pantalone tune (1669); Le Soldat par vengeance, ou Arlequin sol- Marc’Antonio, nacque a Verona verso il 1633. Sul dat en Candie (1669); Maître Arlequin (marzo 1669); nome del padre, noto sulle scene col nome di Orazio, La Femme guerrière (maggio 1669); Arlequin esprit le fonti si sono divise. Alcune precisano solo il nome aérien (marzo 1670); Les Jugements du duc d’Ossone di scena; in Campardon e in Rasi, alla voce Bianchi (giugno 1671); Arlequin berger de Lemnos (10 novem- Brigida, esso compare con il nome di N. Romagnesi, bre 1674). In F. e C. Parfaict, Histoire de l’ancien mentre L. Moland, Molière et la Comédie Italienne, Th éâtre Italien depuis son origine en France jusqu’à sa Paris, Didier, 1867, p. 293, lo cita una volta come suppression en L’Année 1697. Suivie des extraits ou ca- Marc, chiamandolo per il resto Horace o Romagnesi. nevas des meilleures Pièces Italiennes qui n’ont jamais Da segnalare come Marc’Antonio Romagnesi diventi été imprimées, Paris, Rozet, 1767, si leggono estratti qui Mario Antonio, sulla scena Cintio del Sole (cit. di Le Remède à tous maux (p. 343 sgg.); Le Th éâtre p. 293). Anche Gaudenti si riferisce a Romagne- sans comédie, ou Les Comédiens juges et parties (p. 325 si padre chiamandolo Marco. In Comici dell’Arte. sgg.); Les Métamorphoses d’Arlequin (p. 356 sgg.); Le

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Monde renversé ou Arlequin jouet de la Fortune (p. 373 debuttò nel 1697 a Parigi, poi recitò insieme alla mo- sgg.); Le Soldat par vengeance, ou Arlequin soldat en glie Marianne Richard nelle Fiandre e nei Paesi Bas- Candie (p. 361 e sgg.); A fourbe, fourbe et demi ou si. Morì a Bruxelles il 26 ottobre 1700. Fu padre di Arlequin fourbe et demi (p. 447 sgg.); Arlequin Esprit Jean–Antoine Romagnesi, celebre attore e profi quo Follet (p. 386 sgg.). Alcuni canovacci di Romagnesi si autore della compagnia italiana della Comédie–Ita- trovano nello scenario di Domenico Biancolelli, edito lienne dal 1725 al 1742. Carlo Virgilio di Belmont nella traduzione di Gueullette da D. Gambelli, Ar- (1670–1731) fu Leandro sulla scena. Dopo lo scio- lecchino a Parigi. Lo scenario di Domenico Biancolelli, glimento della compagnia italiana con la quale aveva Roma, Bulzoni, 1997. debuttato nel 1694, entrò nella compagnia di Giu- 4. Romagnesi debuttò alla Comédie–Italienne nel seppe Tortoriti, recitandò nella Francia meridionale, 1667 col nome di Cinzio, e vi recitò fi no al 1697, in Lorena e, dal 1707, nuovamente a Parigi, alla Foi- anno della soppressione della compagnia. Dal 1667 al re. Nel 1708 sposò Anna Elisabetta Costantini, fi glia 1688 ricoprì il ruolo di Secondo Amoroso, succeden- di Giovan Battista Costantini. do a Giacinto Bendinelli, poi passò a quello di Primo 7. M.–A. Romagnesi, Poesie liriche di Marc Antonio Amoroso e nel 1694, data l’età avanzata, lasciò il ruo- Romagnesi, divise in quattro parti, Paris, D. Langlois, lo di Primo Amoroso e recitò come Dottor Baloardo 1673. in sostituzione di Angelo Lolli. L’Enc. Spett. riporta la 8. Nessun altro menziona tale interesse di Roma- notizia secondo la quale Romagnesi era noto anche gnesi; Leonelli fa riferimento all’astrologia, par- come Dottor Bassinetti. Nel 1689 fu inviato in Ita- lando dell’esistenza di alcune poesie di Romagnesi lia dal ministro Colbert con l’incarico di scritturare sull’argomento. nuovi attori. Secondo Jal, in una missiva a Pedrault, 9. L’Enc. Spett. cita come amici di Romagnesi il poeta controllore della casa Colbert, Romagnesi domanda- Antonio Abati e il poeta e pittore Salvator Rosa. va un passaporto per Roma, Venezia, Genova, Ferra- 10. Secondo quanto risulta alla voce Fidenzi Jacopo ra, Padova e Bologna e una sovvenzione, ricordando Antonio di queste Notize, essa fu stampata a Modena che a Giovan Battista Costantini, Ottavio, erano stati nel 1695. La Biblioteca volante venne in seguito rac- versati 200 scudi solo per andare a Bologna e a Ve- colta nell’edizione veneziana per G. Albizzi, 1734– nezia. Jal cita inoltre un documento secondo il quale 1747 (ristampa anastatica Bologna, Forni, 1979); il Romagnesi e Lolli furono amministratori del Teatro riferimento a Romagnesi si trova al tomo II, p. 317. italiano di Parigi. Tra i documenti editi da Campar- 11. «Cinthio Romagnesi, dans la troupe aussi de Pa- don vi è invece una denucia sporta dal Romagnesi ris, fut le dernier des Amoureux qui eut de l’esprit contro altri membri della compagnia. Essa testimonia & du sçavoir», cit. L. Riccoboni, Histoire du théâtre del periodo burrascoso che seguì la pubblicazione del italien, Torino, Bottega d’Erasmo, 1968 (rist. anast. Th éâtre italien da parte di Evaristo Gherardi, per cui di Paris, Cailleau, 1730), p. 73. si veda ad vocem su queste notizie. 12. Campardon aff erma che Romagnesi morì il 28 5. Egli sposò Elisabetta Giulia Della Chiesa il 31 ottobre 1706 in via Saint–Denis. Il funerale fu celebra- marzo 1653. In Francia la donna assunse il nome di to il giorno successivo nella chiesa di Saint–Laurent. Julie–Elisabeth de Léglise. Sebbene non recitasse, ella seguiva il marito nelle sue trasferte. Morì a Londra Giovanna Sparacello nel 1765, durante uno dei due viaggi che il marito intraprese con la compagnia in questa città. 6. Agostino divenne Cavaliere dello Speron d’oro e ROMAGNOLI BARBARA. Entrò nubile fu fatto conte Bola dal Duca di Mantova; Ippolito nella Compagnia del rinomato Carlo Vero- divenne provinciale dei Dominicani a Roma. Bar- nesi, e sotto a’ di lui insegnamenti potè di- toli non dà notizia degli altri tre fi gli di Romagnesi. venire in breve una Comica esperta. Nella Girolamo, interdetto per pazzia morì a Charenton. Commedia all’improvviso si portò si bene, Gaetano e Carlo Virginio divennero comici. Gaetano e parlò con tanta eleganza, che si rese degna

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 392 – Giovanna Sparacello di molta stima. Unita a Filippo Nicolini suo Note Fratello, ed a Gaetano Romagnoli già dive- 1. Grazie allo studio di Stefanella Ughi sui docu- nuto di lei Marito, stette molti anni nella menti dell’Archivio di stato di Verona, conosciamo Compagnia diretta da Nicola Petrioli. Dopo la data di nascita della Roncagli, il 1547. Sposa in la fuga di esso, continuò colla sua famiglia a seconde nozze di Adriano Valerini, la Roncagli aveva condurre la Compagnia, e si resse non poco avuto dal primo matrimonio una fi glia, Delia, suora tempo. Decaduta poi la sua truppa dal pri- in un convento genovese. Dal matrimonio con Vale- miero concetto, furono costretti d’abbando- rini nacquero Cinzia, Leandro e Mario. Sbaglia cla- narne l’impresa, e passarono tutti con Ales- morosamente il Colomberti (Cenni artistici dei comici sandro Gnochis. La Barbara rimase vedova, italiani dal 1550 al 1780, compilati dall’artista comico e passò con una vagante Compagnia nella Francesco Bartoli e dall’attore Antonio Colomberti con- Valtellina, fi nendo ivi la sua vita nell’Estate tinuati fi no all’anno 1880, ora editi in Dizionario bio- del 1776. in età d’anni 50. in circa. grafi co degli attori italiani, a c. di A. Bentoglio, Roma, Bulzoni, 2009, II, p. 499, dicendola giovane intorno al 1630. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 407; Leonel- ROMAGNOLI GAETANO. Recitò nella li, II, p. ; Dizionario biografi co delle donne lom- Maschera dell’Arlecchino con molta grazia, barde 568–1968, a c. di R. Farina, Milano, Baldini & e fu un Commediante bene instrutto nelle Gastoldi, 195, p. 44; S. Ughi, Di Adriano Valerini, cose della sua Professione. Sposò la Barbara di Silvia Roncagli e dei Comici Gelosi, in «Biblioteca Nicolini, di cui abbiamo sotto il cognome di teatrale», 3, 1972, pp. 147–154. Romagnoli favellato. Fu egli sempre al fi anco 2. Oltre che le parti femminili, la Roncagli vestì an- di sua Moglie mostrandosele buon Marito. che panni maschili: fu Mercurio nel Finto negromante Piacque la sua maniera di recitare lepida, ed di Flaminio Scala, mentre nel Ritratto fu sia il paggio arguta, e per sapere a tempo cogliere l’occa- Lesbino che Silvia milanese. Una lettera di Ludovico sione di motteggiare co’ frizzi spiritosi, e fa- de’ Bianchi al principe di Mantova Vincenzo Gonza- ceti. Nella decadenza della sua Compagnia ga, scritta da Bologna il 16 dicembre 1585, attesta passando con Alessandro Gnochis in Geno- dell’importanza della Roncagli all’interno della com- va per il Carnevale del 1776. ivi terminò i pagnia «negli intermedi come nelaltre cose», testimo- suoi giorni sul principio di Gennaro precor- niando così dell’estrema versatilità dell’attrice e della rendo nella morte di pochi mesi la sua Con- varietà del repertorio della compagnia, dove compo- sorte. Ha lasciato un fi glio alla Professione nenti di tipo popolare si fondevano ad altre colte e ac- per nome Antonio, il quale s’esercita in una cademiche. Nella lettera Ludovico de’ Bianchi prende vagante Compagnia recitando nella Masche- le difese di Silvia e del Valerini, osteggiati da Delia, ra del Brighella. l’attrice Camilla Rocca Nobili. Cfr. S. Ughi, Di Lu- dovico de’ Bianchi e dei Comici Gelosi, in «Biblioteca teatrale», 10/11, 1974, pp. 184–188. RONCAGLI SILVIA Bergamasca1. Fu que- 3. F. Andreini, Le bravure del Capitano Spavento di- sta quella spiritosa, ed eccellente Comica, vise in molti Ragionamenti in forma di dialogo, Vene- che recitò nel carattere della Serva sotto il zia, G. Somasco, 1607, in edizione moderna a c. di R. nome di Franceschina2 unitamente alla tanto Tessari, Pisa, Giardini editori e stampatori, 1987. celebre Truppa de’ Comici Gelosi. Fu la sua bravura applaudita in Francia, ed in Italia; Giovanna Sparacello ed era nel fi ore della sua giovinezza intorno all’anno 1580. Francesco Andreini fa men- zione di lei nel suo Libro del Capitano Spa- ROSA CATERINA1, Figliuola di Pietro vento, al Capitolo Decimoquarto3. Rosa, e moglie di Carlo Serramondi, de’

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 393 quali in appresso si verrà parlando. Fu edu- Goldoni rifl etteva sulla distribuzione delle parti nella cata nell’arte Comica dal proprio Padre, e trilogia di Zelinda e Lindoro: « Nella seconda e nella mediante la sua buona volontà, ed un’assi- terza commedia vi è bisogno di una seconda Serva, e dua applicazione addestrossi a recitare con se la sig.a Catrolli non volesse farla, com’è probabile, molta grazia nel carattere della Serva2. Stette si potrebbe far supplire ad una ballerina, o alla fi glia col Marito unita per alcuni anni alla Com- del sig.r Rosa», cit. Goldoni, XIV, p. 310. pagnia del Padre suo3, e passando nel 1779. 3. Giardi, cit., p. 251, attesta la presenza di Caterina colla Truppa della Maddalena Battaglia4, insieme a Carlo Serramondi nella compagnia di Pie- dopo d’aver recitato in Genova la Primavera, tro Rosa durante il carnevale del 1775; l’attrice lasciò mentre con suo Consorte faceva viaggio per la compagnia subito dopo. Nel 1778–79 ritroviamo incamminarsi a Verona, giunta presso Vo- l’attrice con il nome di Serramondi nella compagnia gherra luogo del Piemonte, abbandonando il di Giuseppe Lapy insieme al marito. Cfr. Giardi, suo Vetturino sconsigliatamente i Cavalli, si p. 174. posero questi velocemente in corso, impauri- 4. Nella lista degli attori della compagnia Battaglia ti essendo per due bestie bovine, che contro pubblicata in Giardi, p. 101, risulta il solo nome di loro venivano, e minacciavano di condurre il Carlo Serramondi. legno, e chi dentro v’era in qualche traboc- 5. Stando alle informazioni fornite da Bartoli, dev’es- chevole precipizio. Il Marito le fece coraggio sere un’omonima, forse fi glia della defunta, la Cateri- a balzare dal Calesse, ed egli pure da quello na Rosa che recitava nella compagnia di Pietro Rosa balzò. Illeso egli rimase, ma la povera Cateri- e Fausto Marzocchi l’anno comico 1791–92. Il suo na non ben misurando il salto, cadde, e pas- nome ricorre per il 1795–96 e il 1796–97 negli elen- sandole una ruota sopra una gamba, gliela chi della compagnia Nerini, dove recitava nel ruolo infranse in tal modo che dovè in pochi gior- di Serva. Passò poi alla compagnia Moggio, che ab- ni nell’accennato luogo lasciarvi la vita5. Il bandonò nel 1798–99. Cfr. Giardi, cit., pp. 204, caso fu degno di compassione, e trovandomi 211–212. io allora in Verona, diè motivo alla mia pen- 6. Il suo nome non compare in Giardi, cit., p. 101, na di alludere ad esso con un Sonetto, del che segnala come suggeritore per la stagione comica quale non pensai a serbarne copia. Sul mio 1778–79 Antonio Andreoli. esempio altro ne fu scritto da Carlo Fidanza6 Romano, uomo di colto, e pronto ingegno, Giovanna Sparacello Rammentatore in quel tempo nella Compa- gnia della Battaglia, e questo qui si riporta acciò serva di chiusa al presente articolo. ROSA PIETRO Veneziano1. Fu questi per Fattore impiegato presso una famiglia Nobi- Tutta radiante in volto, e in bianco ammanto le di Venezia, ed avendo sortito dalla Natura {pag. 130} un bel genio per esercitarsi nella Maschera da Pantalone, entrò nella Truppa del Teatro Note a San Luca, dopo la morte di Francesco Ru- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 409; A. Gentile, bini2. Si mostrò ben presto un utile, e bravo Goldoni e gli attori, Trieste, Cappelli, 1951, p. 56; personaggio, essendo molto facondo nel par- Giardi, passim. lare, ed esercitandosi nella sua Maschera con 2. Si trovava al Teatro di San Luca durante la perma- del valore. Il Dottor Goldoni scrisse per lui nenza di Goldoni e recitò piccole parti nelle commedie diverse parti in lingua Veneziana, ed in is- di quest’ultimo (v. Il geloso avaro, dove compare nella pecie quella del Signor Tomio nel Torquato scena III. 1). Nella lettera scritta il 17 gennaio del Tasso3. Nell’anno 1765. pose sul Teatro una 1664 all’amico e rappresentante a Venezia Sciugliaga, Commedia di sua invenzione, e fatica, parte

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 394 – Giovanna Sparacello all’improvviso, e parte con Dialoghi preme- salutato nell’Introduzione per la prima recita dell’au- ditati scritti da lui. Fu intitolata: Chi la fa tunno 1754; gli attori voltano pagina dopo la morte l’aspetta; ossia i due Fratelli Veneziani perse- di Rubini: «Florinda: Ora pensar dobbiamo a servire guitati dalla calunnia, e resi felici dalla Magia. il pubblico lietamente più che si può, e per ciò fare Questa Commedia d’argomento magico, abbiamo sostituito un Pantalone novello, il di cui spi- venne dal Rosa travagliata con molto spirito, rito, il di cui talento ci fa sperare non poco». Si tratta ed apportò del profi tto alla Comica Com- di un veneziano: «Veneziano nato qui, e qui allevato, pagnia. Dopo d’essersi stabilito il concetto e in impieghi onorati nella patria sua mantenuto. In d’ottimo Commediante, alienossi da quella accademie ha recitato più volte; ma con comici non Truppa insieme colla Giustina Cavalieri, e è mai stato». Alle proteste di Zamaria della Bragola, Vincenzo Bugani, passando in Terra Ferma che teme il dilettantismo del nuovo arrivato, Ottavio con essi4. Quando i due primi tornarono risponde che «se non saprà fare per ora le comme- a Venezia unendosi alla Battaglia5, il Rosa dia che noi chiamiamo dell’arte, basterà ch’egli riesca continuò a condurre Compagnia, e si trat- in quelle che si dicono di carattere, le quali in oggi tenne per lo più nel Tirolo, e nella Dalma- hanno dell’altre maggior incontro». Avrebbe recitato zia6. Allontanandosi7 da lui i suoi Generi con e senza maschera. Cfr. Goldoni, V, p. 603. Rosa colle Figlie, egli si pose a condurre Opera recitò anche nell’Introduzione del 1754 (Goldoni, V, musicale8, ma v’ebbe poca fortuna, e fu pp. 1104–10). per lui non leggiera disgrazia l’incendio del 3. Edita in Goldoni, V, pp. 763–848. Gentile, Teatro di Gorizia, di cui aveane tolta l’im- cit., p. 67, aff erma che fu probabilmente Alberto ne presa nell’anno 17799. Ultimamente s’è poi L’amante di se medesimo. unito alla Truppa di Costanzo Pizzamiglio10, 4. Si tratta del 1767, come si evince dalla biografi a tornando a recitare da Pantalone, e facendo di Giustina Cavalieri in queste Notizie. La Cavalieri conoscere di nuovo la sua perizia nel Co- passò nella compagnia di Pietro Rossi al servizio del mico Mestiere. Se il Rosa avesse frenato quel marchese degli Obizzi a Padova. Nel 1768 la Cavalie- suo spirito intollerante, e si fosse adattato a ri, Bugani e Rosa rilevarono l’impegno di Rossi al ser- rimanere stabilmente in una Compagnia di vizio degli Obizzi. Nel loro repertorio per il carnevale Venezia, avrebbe assai meglio condotti i suoi 1768 e 1769 fi gurano opere buff e del Piccini, tra cui interessi. Questo però non toglie a lui quel La buona fi gliola di Goldoni, e del Buranello. merito, che è suo proprio, e che lo ha sempre 5. La Cavalieri e Bugani divennero soci di Carlo Bat- fatto distinguere per un Uomo di talento, e taglia nel 1775. per un Comico valoroso, e provetto. 6. Nel carnevale 1775 Rosa recitava con la sua com- pagnia a Padova (ma Brunelli situa l’arrivo della com- Note pagnia nel mese di maggio e cita un contratto di in- 1. Rosa giocava sulla sua origine veneziana nel Rin- gaggio del 14 marzo 1775). Nel repertorio fi guravano graziamento dopo la recita della commedia che ha per due opere comiche, La contadina Fedele di Giuseppe titolo la madre amorosa (1754): «Sì, Venezia con tutti Sarti e L’astratto per il lotto di Angelo Angelis, eseguite madre è di cortesia; / Ma per rason de sangue Vene- da Angela Rosa, Elena Rosa Palmini, Francesco For- zia è madre mia. / Onde se a vu, se a tanti la mostra tini, Andrea Chiappini. La compagnia passò poi a un genio pio, / spero che esser la voggia pietosa con Lubiana. Erano con lui Elena Rosa (forse la moglie o sto fi o. / Son principiante, è vero, son magro Corte- una delle fi glie a cui allude Bartoli) e la fi glia Cateri- san; /Ma allocco no xe mai chi nato è Venezian», cit. na, che lasciò la compagnia nel 1775–1776. Goldoni, XII, p. 1000. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, 7. Allontandosi. p. 408; Giardi, pp. 132, 250–252; A. Gentile, Gol- 8. Dell’attività di Pietro Rosa come impresario doni e gli attori, Trieste, Cappelli, 1951, pp. 62, 67. d’opera parla C. Curiel, Il Teatro S. Pietro di Trieste: 2. V. ad vocem in queste Notizie. L’arrivo del Rosa è 1690–1801, Milano, Archetipografi a, 1937, p. 108.

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Nell’estate del 1778 la compagnia di Rosa si esibiva Martelliani una Rappresentazione intitolata con poco successo a Trieste con tre opere, la Frascata- La Giuditta, che in forma di dodici fu da lui na, La Locanda del Gazzaniga, L’Incognita perseguitata stampata in Reggio, e dedicata alle Dame, o La Giannetta (musica di Anfossi). e Cavalieri di quella Città, coll’occasione di 9. Il teatro si incendiò il 26 marzo del 1779, man- dover ivi recitarla. Veramente ella è cosa di dando in fumo tutto il corredo della compagnia poco pregio, ma essendosi pubblicata colle Rosa. L’impresario non si diede per vinto e ritornò a stampe, abbiamo voluto farne menzione. Trieste nell’autunno dello stesso anno, dove ottenne Questo Comico è meglio riuscito scrivendo migliori risultati che nel 1778. Si diedero Il marito in prosa ultimamente una Commedia in due in sospetto, Le gelosie villane (Tommaso Grandi, con Atti intitolata. La Costanza in Cimento, ed musica di Sarti), Il Governatore del molino di vento, impressa in Gorizia in forma di dodici l’an- La contessina (Carlo Goldoni, con musica di Rust), no 1780. L’ha egli umiliata all’Illustrissima La Corsara (Giambattista Lorenzi, con musica di Ni- Signora Teresa del Sacro Romano Impero colò Piccinni), La Molinara (forse la Molinarella del Contessa della Pace, e la lettera dedicatoria è Piccinni), e venne replicata la Giannetta. Cfr. Curiel, stata da lui estesa in versi sciolti. Andrea Ros- cit., pp. 118–127. si oggi si trova unito alla Truppa di Costanzo 10. Rinvio alla biografi a dell’attore in queste Notizie. Pizzamiglio2, di cui ne fu in addietro il Capo Secondo quanto riportato in Giardi, cit., pp. 132, Comico, e benchè sia avanzato negli anni, 250–252, Rosa fu scritturato nella compagnia del pure travaglia con dello spirito, ed è ben ac- Cicuzzi nel 1780–81, ma tornò al capocomicato nel colto dal Pubblico. Aveva perduta la vista, 1781–1782. Nel 1783–84 fu scritturato da Giusep- ma l’ha di poi ricuperata; ed interamente pe Pellandi. Nel 1785–86 era di nuovo capocomico. guarito da’ suoi malori, trovasi robusto nella Un ormai vecchio Antonio Sacchi e Regina Gozzi salute, e della sua solita Teatrale prontezza facevano parte della sua compagnia. Grazie a Sacchi ben munito, e provvisto. Rosa ottenne il Teatro Nuovo di Padova per il car- nevale del 1786. Un contenzioso nato a causa delle Note pretese di Regina Gozzi, difesa dal Sacchi, determi- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 419 (ripete senza nò l’uscita dei due attori della compagnia prima del integrazioni la notizia di Bartoli); Giardi, pp. 252– carnevale. Nel 1789–90 Rosa faceva parte della com- 253; C. Curiel, Il Teatro S. Pietro di Trieste: 1690– pagnia di Francesco Paganini, presente a Padova per 1801, Milano, Archetipografi a, 1937, pp. 116–117, il carnevale. Cfr. Brunelli, cit., pp. 180, 195–197, 299, 438–442. 225. Nel 1790–91 Rosa recitava nella compagnia di 2. Giardi, cit., riporta le variazioni della compa- Francesco Menichelli come Pantalone (cit. p. 194) e gnia di Andrea Rossi e di Costanzo Pizzamiglio dal nel 1791–92 dirigeva una compagnia in società con 1776–77 al 1778–79. Curiel, cit., p. 116–117, ri- Fausto Marzocchi. conosce nella compagnia presente al teatro San Pietro di Trieste nella primavera del 1779 quella di Andrea Giovanna Sparacello Rossi, nonostante lo Zinzendorf, sua fonte, non citi né il nome del capocomico, né quello degli attori. Il repertorio eclettico che la compagnia propose in ROSSI ANDREA, Comico, che recitò sem- quell’occasione è edito alle pp. 438–442; citiamo gli pre nelle vaganti Compagnie1, travagliando intermezzi La contadina in corte e Lo sposo burlato, nella faceta Maschera dell’Arlecchino. Fu più l’opera Lo sposo disperato, le commedie Il matrimonio anni unito alla Maria Grandi, ed a Vincenzo segreto, da Th e clandestine marriage di Colman e Gar- Bazzigotti, e fu con essi nell’Isola di Malta. rick o da Sophie, ou le Mariage caché di Maria Giovan- Volle provarsi a scrivere qualche cosa pel Te- na Laboras de Mézières (sposa di Antoine François atro, e gli venne fatto di comporre in versi Valentin Riccoboni), La sposa persiana e La bottega

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 396 – Giovanna Sparacello del caff é di Goldoni, Il Cassiere di Antonio Piazza, le in età d’anni 52. nel 1779. sul principio del tragedie Roxane e Radamisto e Zenobia (da Rhadamiste mese di Giugno. di Crebillon, tradotta da Carlo Innocenzo Frugoni), i drammi Montfort e Bentley dal teatro inglese e alcuni Note canovacci della commedia dell’arte. 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 418; Enc. Spett., VIII, col. 1234; Giardi, pp. 255–256. Giovanna Sparacello 2. Rossi rilevò la conduzione della compagnia del Berti nel 1758. Giardi, cit., propone la formazione della compagnia tra il 1775 e il 1778; Maddalena è ROSSI FELICITA Livornese1. Fu impiegata sempre presente. nel carattere della Serva per molti anni nel 3. Nel romanzo di Antonio Piazza Il teatro ovvero Teatro a San Luca. Travagliò con dello spiri- fatti di una veneziana che lo fanno conoscere (Venezia, to, della grazia, e fu nelle cose dell’arte molto Giambattista Costantini, 1777–1778) è ferocemente bene instrutta. Fece degli avanzi col guada- dipinta una Maddalena Rossi già avanti con gli anni: gno della professione. Alienossi poi dall’arte, «V’era, per serva, una vecchia che fi schiava in luogo e visse comodamente in Venezia senza più di parlare e sarà stata buona trent’anni prima, ma al- recitare; ed in età avanzata morì in quella lora non si poteva soff rire», cit. l’edizione moderna Dominante l’anno 1755. lasciando a’ suoi A. Piazza, L’attice, a c. di R. Turchi, Napoli, Guida, parenti qualche considerabile facoltà. 1984, p. 81. Per ulteriori dettagli v. la biografi a di Pietro Rossi in queste Notizie. Note 4. Come Bartoli narra nella biografi a di Pietro Rossi, 1. Le Notizie di Bartoli costituiscono l’unica fonte dopo il carnevale del 1778 Rossi e la moglie lasciaro- di informazione su questa attrice. BIBLIOGRAFIA: no la compagnia al genero Luigi Perelli e si ritirarono Rasi, III, p. 418–419 (riprende senza integrazioni la a Cento dove aprirono un negozio di alimentari. notizia di Bartoli). Giovanna Sparacello Giovanna Sparacello

ROSSI PIETRO Veneziano1. Diedesi Pietro ROSSI MADDALENA Vicentina1. Fu que- Rossi, all’arte Comica, e nella Compagnia di sta Cognata di Francesco Berti, maggior Francesco Berti trovò da impiegarsi onesta- sorella dell’Anna Roffi , e Moglie di Pietro mente esercitandosi nel carattere da Innamo- Rossi. Esercitossi nella Compagnia diretta rato. Resosi utile a quella Truppa, il Berti gli da suo Marito2 nel carattere della Serva, e diede in moglie la sua Cognata Maddalena2, riuscì suffi cientissima Comica, specialmente ed il Rossi sempre più dimostrossi attento, nelle Commedie all’improvviso, delle quali ed indefesso nel suo mestiere. Dopo la morte aveva una gran pratica, giocandole con dello del Berti, fu da’ suoi Compagni dichiarato spirito, e con molta franchezza di discorso3. Capo Comico3, e condusse moltissimi anni Visse sempre amante del Marito, e de’ fi gli la sua Truppa con decoro, facendo fortuna, suoi, che allevò con amore, ed a’ quali die- ed acquistandosi un favorevole concetto. de un’onesta educazione, essendo ella molto Servì non pochi anni il Teatro del Signor religiosa, e buonissima Cristiana. Alienossi Marchese degli Obizzi di Padova, portan- dall’arte insieme col di lei Consorte, e dopo dosi ivi ogni Carnevale a dare divertimento d’aver dimorato poco più d’un anno in Cen- alla Città. Nel 1768. desistette dal suo impe- to4, fu, come la sorella, colpita da un acciden- gno4, e continuò a scorrere le migliori Piazze te apopletico, rendendo l’anima al Signore d’Italia5, aumentando maggiormente la di lui

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 397 riputazione, e la sua buona Sorte. Aveva alle- Povera Elisabetta Fortunati! fosti sfortunata vati tre fi gli per la Professione, ma videli mo- nel Mondo, e v’ha chi tenta turbare quella rir tutti chi giovane, e chi fanciullo in poco quiete che godi nell’altro? Di là dove ti tro- tempo. Maritò l’Anna sua fi glia di maggiore vi così ti sento rispondere al tuo detrattor età degli altri, con Luigi Perelli, come già sconsigliato: abbiamo al proprio luogo narrato. Fu Pie- tro Rossi un Comico pratico, il quale sapeva “Rispetta l’Alme omai di vita prive. assai bene concertare i soggetti delle Com- Non dee guerra co’ morti aver chi vive.”9 medie, e recitarvi ancora suffi cientemente. Riuscì ne’ caratteri serio–faceti, e sopra ogni Ommettendo tutto il resto, che dir si po- altro si distinse in quello di Monsieur Fri- trebbe a favore della Serva Teatrale moglie port nella Scozzese6, Commedia del Dottor del Rossi, che nella seguente pag. 106. viene Carlo Goldoni da lui riformata dall’Ori- chiamata cogli epiteti di Vecchia, e sdentata10; ginale Francese. Di questo Comico ne fa ci faremo piuttosto a narrare che il nostro strapazzo il Romanziere scrittor del Teatro Capo Comico dopo il Carnevale del 1778. alla pag. 1047. del Tomo Primo. Ma Pietro da lui passato in Firenze, rinunziò la sua Rossi non ebbe mai aria da Spazzacammino Compagnia al di lui Genero, e pensò di riti- per esser anzi di carnagione bianchissima, nè rarsi colla Moglie, e due fi glie in Cento, dove mai ebbe un’ambizione invincibile per far da vive anch’oggi in età d’anni 63, essendo con Eroe, e recitare nelle Tragedie. S’egli talvolta vi sommo suo dispiacere rimasto vedovo, dopo recitava, facevalo per necessità in mancanza d’aver aperta una doviziosa Bottega di generi d’altro Personaggio, e non è vero che volesse Commestibili, e d’altre cose di pronto spac- ancora fare le parti da giovane, avendo per cio. Egli è sempre stato un Uomo d’onore, esse mantenuti sempre degl’Innamorati di morigerato, e da bene; ed alienandosi dall’ar- fresca età ad oggetto di rappresentarle. E se te Comica, ha lasciato di sé stesso una viva il Calibro della sua testa non fu stimato dal stima della sua buona condotta, e delle azio- Romanziere, sa bene però tutta l’arte Comi- ni sue irreprensibili. Io fui nella sua Truppa ca, che gli aff ari del Rossi furono sempre da prima, che entrassi in quella d’Antonio Sac- lui assai bene regolati, traendone per esso, e co, e da questa uscendo, con il Rossi tornai11, pe’ compagni suoi la più vantaggiosa utili- ed a lui professando molte obbligazioni, vol- tà. Ma se la libertà del Romanziere portollo li nell’atto d’abbandonar egli la Professione a dir tutto ciò, che gli venne dettato dalla presentarli in contrasegno di gratitudine il sua non ferace, ( * ) ma fallace fantasia, dove- seguente Sonetto. va almeno rispettar l’ombra di quell’Attrice, da lui chiamata prima Donna alla pag. 105. Rossi, sei lustri di Talia seguace passata fra gli estinti un anno prima ch’egli {pagg. 135–136} stampasse il suo Romanzo; e se dir le voleva ingiustamente Beff ana, ed Ubriaca, avessela Note almeno rispettata nella fama, senza appella- 1. Nato nel 1719, Pietro Rossi morì a Cento verso re la di lei bellezza non inacessibile, turbando la fi ne del secolo XVIII. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, così il suo riposo fra l’anime degli estinti8. pp. 417–418; G. Cosentino, Il teatro Marsigli–Rossi, Bologna, Tipografi a A. Garagnani e fi gli, 1900, p. 154; C. L. Curiel, Il teatro S. Pietro di Trieste: 1690–1801, ( * ) Il Romanziere in un certo libro chiama la sua fan- Milano, Archetipografi a di Milano, 1937, ad indicem; tasia ferace, dandosi una lode, che altri forse non gli B. Brunelli, I teatri di Padova dalle origini alla fi ne avrebbe sì facilmente accordata. del secolo XIX, Padova, Libreria Angelo Draghi, 1921,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 398 – Giovanna Sparacello pp. 232–233; Enc. Spett., VIII, col. 1234; Giardi, lo vedesse in iscena la udienza per replicare un «Oh!» pp. 255–256. derisorio, che persuaderlo dovea a non recitare mai 2. Il matrimonio si celebrò intorno al 1750. più. Faceva il Sansone e ultimamente nella Rossana so 3. Rossi rilevò la conduzione della compagnia del che fe’ il Baiazet. Da una testa di questo calibro si può Berti nel 1758. immaginare com’erano regolati bene gli aff ari». 4. Vi recitava dal 1760. Facevano parte della com- 8. «La prima donna era una sciocca che appena sape- pagnia la moglie del capocomico, Maddalena Rossi, va leggere malamente. Gareggiava anch’ella con l’im- Giovan Battista Manzoni, Caterina Manzoni e An- presario nell’abilità di tradurre recitando il toscano in tonio Maria Piva. Nel 1766 fu ingaggiato Leopoldo veneziano e di vestirsi male. Pareva la Beff ana sul pal- Maria Scherli; nel 1777 integrarono la compagnia co, storpiava le parole e diceva propositi da ubbriaca. Bartolomeo e Giustina Cavalieri. Cfr. B. Brunelli, Senza nobiltà, senza decenza, pure aveva la passione cit., pp. 232–233. per far la regina, e in grazia d’una bellezza, che non 5. Dal 1775 al 1778 fu a Piacenza, Trieste, Vicenza, era inaccessibile, le si batteva le mani. Ella credevasi Ferrara, Bologna e Firenze. Cfr. Giardi, cit., p. 256. la più abile di tutte le commedianti italiane», cit. A. Il repertorio della compagnia di Pietro Rossi dal 18 Piazza, cit., p. 80. agosto al 14 dicembre del 1776 è pubblicato in Curi- 9. Si tratta di una citazione inesatta dal canto XIII, el, cit., pp. 409–418. vv. 310–311, della Gerusalemme Liberata di Tasso: 6. V. l’edizione nazionale della commedia, a c. di M. «Perdona a l’alme omai di luce prive: non dée guerra Pieri, Venezia, Marsilio, 1996. co’ morti aver chi vive». 7. Si tratta del romanzo di Antonio Piazza Il teatro 10. «V’era, per serva, una vecchia che fi schiava in ovvero fatti di una veneziana che lo fanno conoscere, ve- luogo di parlare e sarà stata buona trent’anni prima, nezia, Giambattista Costantini, 1777–1778. Riman- ma allora non si poteva soff rire», cit. A. Piazza, cit., do all’edizione moderna A. Piazza, L’attrice, a c. di R. p. 81. Turchi, Napoli, Guida, 1984, dove la caricatura del 11. Bartoli recitò nella compagnia di Pietro Rossi dal Rossi è a p. 80: «Era questi un veneziano grasso e bas- 1767 al 1772 e poi di nuovo dal 1777. v. la voce Bar- sotto, rosso in faccia, ma goff o e pesante e d’un’aria toli Francesco in queste Notizie. da spazzacamino più che da comico. Vantavasi di ben pronunciare il toscano e convertiva la C in S e diceva Giovanna Sparacello giogia per gioia, sanz’accorgersi di fallare, cossa per cosa, ragasse per ragazze. Triviale quanto un facchi- no, aveva un’ambizione invincibile per far da eroe e ROTTI GIOVAN BATTISTA Veneziano. recitava nelle tragedie. Si metteva sull’elmo certe piu- Nato da civile, ed onorata famiglia; fece i me lunghe un braccio, tutte ritte e ammuchiate l’una suoi studj sotto un ottimo Precettore. Morti sull’altra che conoscer facevano la goff aggine del suo i suoi Genitori diedesi all’arte Comica reci- gesto. Carico di brillanti da Murano, una bottega pa- tando nella Maschera da Pantalone con una rea di vetraio e dal mezzo in giù la fi gura faceva d’una suffi cientissima abilità. Passò a Vienna fra’ piramide, per i lunghi e mal posti fi anchetti che lo ri- Comici Tedeschi, ed ivi in quella loro lingua stringevano in alto e dilatavano in linea obbliqua qua- giocava il suo Personaggio di primo Vecchio, si sino alle calcagna. Quel guattero, vestito alla eroica, specialmente nelle traduzioni delle Comme- recitava male com’era vestito. Non sapeva cammina- die del Dottor Carlo Goldoni. Ebbe qualche re, né dove tener le mani, né fare un gesto a dovere. impiego presso il celebre Abate Pietro Me- Urlava, quand’era minaccioso, e parlava sberleff ando tastasio Poeta Cesareo, servendogli di Co- con una voce crepata, quando pretendeva d’inteneri- pista, e dirigendo talvolta la rappresentazio- re. Ostinato come un mulo nell’errore de’ comici vec- ne d’alcuni suoi Drammi. L’anno 1769. fu chi, voleva ancora fare le parti da giovine e riputavasi chiamato a Venezia nella Truppa d’Antonio il più necessario di quella truppa, quando bastava che Sacco, ed occupò le veci di Cesare d’Arbes,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 399 che passò nella Compagnia del Lapy. Il Rotti 2. Si tratta probabilmente di Carlo Rotti, nativo del si presentò sul Teatro a San Luca, e fu bene Veneto, che, secondo la testimonianza di Colomberti, accolto. Si distinse assai meglio quando so- entrò nell’arte comica verso il 1799 (A. Colomber- stenne la spiritosa parte dell’accorto Segreta- ti, Notizie storiche de più distinti comici e comiche che rio Giannetto nella Principessa Filosofa. Fu il illustrarono le scene italiane dal 1780 al 1880, mano- primo che in Italia traducesse la Commedia scritto presso la Biblioteca del Burcardo, coll. Ms. di Monsieur Beaumarchais intitolata: I due 3/15/3/19, c. 213r, ora in A. Colomberti, Diziona- Amici o sia il Negoziante di Lione; avendo rio biografi co degli attori italiani, a c. di A. Bentoglio, scritto la parte d’Aurelio in lingua Veneziana Roma, Bulzoni, 2009). per recitarla egli medesimo; e questa Rappre- 3. Anche poco prima della sua morte, Rotti con- sentazione fu esposta sul Teatro Filarmonico tinuava a calcare le scene: la sua presenza attiva nel di Verona nell’Estate del 1771. e comparve 1780 è registrata dal Colomberti, che si limita a de- ancora nel Teatro a San Luca di Venezia pri- fi nirlo «mediocre Pantalone» (A. Colomberti, Noti- ma che in quello di Sant’Angelo si facesse zie…, cit., c. 55r). vedere l’altra traduzione della Signora Cami- ner1. Scrisse altresì una Commedia d’Argo- Giulietta Bazoli mento Spagnolo per ordine d’Antonio Sacco in versi sciolti, ma fu rappresentata una sola volta con poca fortuna. Il Rotti era un uomo RUBINI ANTONIO fi gliuolo di France- d’ingegno, pratico della Lingua Latina, della sco1, del quale più oltre parleremo. Recitò Francese, e della Tedesca; e molto adoprò la con valore nella Maschera dell’Arlecchino, e penna in servizio del mentovato Sacco. Nel fece distinguere la sua abilità in diverse Co- Carnovale dell’anno 1779. sposò la Marian- miche Unioni. Alienandosi Francesco Cat- na Ricci mia Cognata, in cui aveva trovata toli dalla Compagnia del Teatro San Luca, una saggia, ed amorosa Moglie; ma il Rotti fu tolto il Rubini ad occuparne le veci. Si essendo cagionevole nella salute dimostrò trasferì la Truppa a Vicenza nella stagione di ben tosto di dover in poco tempo abbando- Primavera, ed il Rubini dopo d’aver recitato narla. Procreò un fi gliuolo2, s’aumentarono i alcune sere, ammalossi, ed in pochi giorni suoi malori, e si ricondusse a gran stento da morì. Il Cattoli fu richiamato, venne, e morì Verona a Venezia, dove assistito dalla Con- anch’esso come si disse nella sua propria no- sorte, munito dei Sagramenti, e pieno di cri- tizia. Fu il Rubini grazioso nella Pantomima, stiana rassegnazione lasciò di vivere il giorno arguto nelle risposte, spiritoso, e faceto; e la- 26. Settembre del 17803. in età d’anni 46. sciò dopo la di lui morte un ottimo concetto della sua valentia nella Comica Professione. Note 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 442–443; Leo- Note nelli, II, p. 306. La traduzione della Caminer risale 1. La Notizie Istoriche sono la fonte principale di infatti al 1772 (I due amici, in Composizioni teatrali informazioni su Antonio Rubini. BIBLIOGRAFIA: moderne tradotte da Elisabetta Caminer, Venezia, Pie- Rasi, III, p. 446; A. Bartoli, p. CLIII. tro Savioni, 1772, III) ed è quella riportata anche nel Teatro moderno applaudito ossia raccolta di tragedie, Giovanna Sparacello commedie, drammi e farse che godono presentemen- te del più alto favore sui pubblici teatri, così italiani, come stranieri corredata da Notizie storico–critiche e del RUBINI FERDINANDO, Romano detto Giornale dei Teatri di Venezia, Venezia, Salvioli, 1798, Rubinazzo1. Chiamato dalla sua Patria da t. XXIV. Giuseppe Imer nel Teatro di San Samuele

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 400 – Giovanna Sparacello in Venezia per supplire alle veci di Antonio da Rasi, Desboulmiers e D’Origny non registrano il Argante passato all’altra Vita, recitò la parte fi asco dell’attore. Sul debutto D’Origny annota: «La dell’Innamorato, e non fu spoglio di qualche vivacité de son débit & l’intelligence de son jeu le merito. Fu impiegato in Venezia non solo fi rent recevoir à pension pour les rôles rompus». Egli nel Teatro di San Samuele, ma in quello an- non parla di fi asco nemmeno per l’Amore paterno, «sa- cora di San Luca. Cantò in alcuni Intermezzi gement conduite & bien dialoguée», cit. D’Origny, musicali, e si rese utile a’ Compagni colla sua I, p. 303. Le stesse osservazioni sul debutto dell’attore abilità. Stette unito un tempo coll’Elisabetta erano state fatte da Desboulmiers (II, p. 386; vol. 7, d’Affl isio detta la Passalacqua2, ed era seco p. 416) che aggiungeva che Rubini aveva lasciato il a Palermo quand’ella cadde dall’alto nel far teatro nel 1766 e che era morto nello stesso anno. La il volo. Tornò con essa in Lombardia, partì presenza di Rubini è attestata inoltre nei Mémoires di solo per Roma, e morì in quella Città nel Goldoni («M. Rubini remplissoit par interim l’emploi 1773. du Docteur de la Comédie Italienne», in Mémoires, III, III, in Goldoni, I, p. 448) e nella sua corrispon- Note denza: in due lettere indirizzate all’Albergati il 24 gen- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 443–444 (ripren- naio 1763 e il 6 febbraio 1764 si accenna alla moglie de senza integrazioni la notizia di Bartoli). di Federico, Anna, rimasta a Bologna e poverissima 2. Si tratta forse dello stesso attore che Croce chiama (Goldoni, XIV, pp. 272, 311). Federico Rubino, inscritto insieme alla Passalacqua nella compagnia che Domenico Giannelli propose al Giovanna Sparacello re Carlo di Borbone nel 1747. Croce aff erma che il comico, un Amoroso, aveva lavorato nei teatri di San Samuele e di San Luca a Venezia. Cfr. B. Croce, I RUBINI FRANCESCO. Mantovano. Otti- teatri di Napoli, Milano, Adelphi, 1992, p. 198 (1° mo, e grazioso Commediante nella parte da ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891). Un Federico Rubini Pantalone, il quale venne sostituito a Gio- aveva recitato anche nella compagnia italiana della vanni Battista Garelli, che gli pose di pro- Comédie–Italienne negli anni Sessanta del secolo. pria mano la maschera al viso nel Teatro di Rasi ipotizza che si tratti dell’attore evocato da Bar- San Luca l’anno 17351. come si narrò sotto toli col nome di Ferdinando (Rasi, III, p. 444). Fe- il di lui articolo. Il Rubini raccomandato al derico esordì il 6 dicembre 1760 come Dottore ne Il popolo dal suo antecessore si produsse in pedante. Fu fra gli attori della commedia goldoniana appresso a far valere la sua abilità, e vi furo- L’Amore paterno (4 febbraio 1763) nel ruolo di Flo- no molti, che lo credettero lo stesso Garelli rindo. Secondo Rasi il fi asco della commedia avrebbe anche per una totale somiglianza della voce, persuaso il duca di Duras a licenziarlo. Gli attori della e nacquero delle scommesse, che furono poi compagnia, attraverso Monsieur de la Ferté direttore perdute da quelli che sostenevano esser egli del teatro, indirizzarono una supplica al duca affi n- il Garelli predetto. L’anno seguente si fece ché risparmiasse l’attore o almeno prorogasse la sua molto onore il Rubini, sostenendo la faticosa partenza (lettera del 2 aprile 1763 custodita nei re- parte di Pantalone Re dei Cuchi nella giocosa gistri della Comédie–Italienne). Il duca rifi utò rim- Tragicommedia intitolata: La Clemenza nella proverando agli attori di non aver licenziato Rubini Vendetta,2 tante volte da noi mentovata. Egli l’anno precedente. Il nome del comico fi gura tuttavia vi cantò alcune ariette Musicali, v’eseguì di- nei registri del teatro per la stagione 1764–65, dove versi combattimenti, e si mostrò un Comico si legge la seguente dichiarazione del Duca di Duras: spiritoso, e non indegno del pubblico favo- «les Comédiens congedieront le Sr Rubini et lui paye- re. Proseguì molti anni a recitare sempre con ront six cent livres pour son voyage pour retourner applauso in quel Teatro, e quando il Dottor en Italie». In contraddizione con quanto aff ermato Goldoni incominciò a scrivere per esso le

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 401 sue nuove Commedie3; scrisse pel Rubini di- 2. La tragicommedia del veneziano Giovanni Pa- verse parti veneziane, e fra le altre il Signor lazzi venne pubblicata a Padova da Giovanni Battista Alberto nell’Amante di se stesso4, da lui egre- Conzatti l’anno nel 1736. Venne dedicata dal Fran- giamente rappresentato. Stabilitasi frattanto ceschini all’amico Giovan Battista Garelli che lascia- la fama d’eccellente Comico, ben veduto, e va il teatro. Vi è pubblicato l’elenco degli attori, a protetto dalla Veneta Nobiltà, ripieno d’in- cui Bartoli attinge. Fausto Bonomi sostenne la parte fi niti meriti, e d’inenarrabili virtù, passò a di Tugo Marmotta Condottiere de’ Soldati Allocchi, miglior vita in Genova l’anno 1754e fu de- Felice Bonomi quella di Argentina regina delle Ci- gno, che il Goldoni a piè di pagina nel Terzo vette, Giuseppe Campioni interpretava la parte di Tomo del suo Nuovo Teatro5 lasciasse per lui Fichetto Conte dei Falchetti, e Baron de’ Sparvieri, questa breve, ma pregiatissima annotazione, primo Ministro della Regina, Rosa Costa le parti del- dopo d’aver parlato di lui vantaggiosamente la Cingara Indovina, di Madama De La Sol Re Vir- anche nel discorso a’ Lettori anteposto alla tuosa di Camera della Regina, e d’Eurilla fi glia del Commedia del Geloso Avaro posta nel Tomo maggior Sacerdote. Lodovico Nicoli recitò il Dotto- primo6. Egli è Florindo, che nell’introdu- re Marchese de’ Merlotti; Pompilio Miti sostenne la zione del citato Tomo Terzo7 parlando del parte d’Uranio maggior Sacerdote d’Apollo mentre Rubini così ragiona: Abbiamo bastantemen- la moglie Vittoria recitò come Eularia Principessa de’ te compianto la perdita di un nostro amoroso Faggiani, parte seria. Giovanni Verder era Florindo. Compagno pieno di merito, di grazia, di brio, Un elogio della compagnia di Argante al San Luca e di ottimi illibati costumi8; ed a queste paro- viene dal Goldoni nella prefazione del tomo XIII le l’Autore v’aggiunge l’indicata Nota così: dell’edizione Pasquali (Goldoni, I, p. 716): «La Elogio ben dovuto alla memoria di Francesco compagnia del Teatro di S. Luca, della nobile fami- Rubini, il quale quantunque di nascita Man- glia de’ Vendramini, passava per la migliore. Infatti le tovano, e non del tutto in possesso della lingua quattro maschere erano eccellenti. Il famoso Garelli veneziana, ha saputo tanto piacere in virtù del Pantalone, il bravo Campioni Fichetto, il graziosis- suo talento, e della sua buona grazia. simo Cattoli Traccagnino, l’erudita Eularia, moglie di Pompilio Miti, prima Donna, il gentile amoroso Note Bernardo Vulcani, e lo strepitoso Argante, uniti ad 1. BIBLIOGRAFIA: Mémoires e Prefazioni dell’edi- altri Personaggi di mediocre valore, rappresentavano zione Pasquali, in Goldoni, I, passim; Rasi, III, le Commedie dell’Arte con tutta quella perfezio- p. 445; A. Gentile, Goldoni e gli attori, Trieste, ne della quale erano capaci le Commedie di cotal Cappelli, 1951, p. 67. Rasi dà qualche informazione genere». sull’attività di Rubini precedente il 1735: nel 1733 3. Abilissimo come Pantalone, il Rubini non era a Rubini era a Milano nella compagnia di Bonafede Vi- suo agio nelle parti senza maschera. Lo testimonia tali, detto l’anonimo. La notizia è tratta probabilmen- un racconto dei Mémoires (II, XXIII) a proposito de te dalle Prefazioni dell’edizione Pasquali, tomo XI, in Il vecchio bizzarro (1754): «Rubini avoit au moins Goldoni, I, p. 692, dove si legge: «Fra i buoni Attori cinquante ans; et comme je voulois l’employer dans che la componevano [la compagnia dei commedian- cette Piece à visage découvert, il falloit adapter le rôle ti al soldo dell’Anonimo Buonafede Vitali], eravi il à son âge». Egli era «aussi agréable sur la scene, que bravo Pantalone Francesco Rubini, che fu poi il suc- charmant dans la société »; purtroppo «Rubini qui cessor di Garelli nel Teatro Vendramini di San Luca». n’avoit jamais joué sans masque, se trouva si gêné, si Anche nei Mémoires Goldoni ricorda l’appartenenza embarassé, qu’il n’avoit plus ni grace, ni esprit, ni sens di Rubini alla compagnia dell’anonimo e il passaggio commun», cit. Goldoni, I, pp. 343–344. a Venezia di questo attore «qui soutenait à ravir les 4. Goldoni, VI, pp. 291–366. rôles de Pantalon», Mémoires, I, XXIX, in Goldoni, 5. C. Goldoni, Nuovo Teatro Comico, Venezia, Pit- I, p. 133. teri, tomi 10, 1757–1763.

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6. Cito da Goldoni, V, pp. 19–20: «Non ebbe, per une des Pieces favorites de cet Acteur excellent», cit. dir il vero, molto felice incontro, e il personaggio Mémoires, II, XVII, in Goldoni, I, pp. 319–320. che rappresentava il Geloso Avaro [Pietro Gandini], 7. Introduzione per la prima recita dell’autunno quantunque abilissimo in altre parti giocose, in que- dell’anno 1754, in Goldoni, V, pp. 597–612. sta non riuscì bene. Ciò mi fece risolvere appoggiar 8. V. Goldoni, V, p. 603. Rasi, cit., p. 445, situa tal carattere al Pantalone, ch’era in allora il graziosis- la battuta nel suo contesto: «Clarice. Non vuol ve- simo Francesco Rubini, e non m’ingannai, poiché alle dere la nostra prima commedia? Sior Zamaria. Mi di lui mani comparve mirabilmente, e la Commedia no; co me recordo quel povero Pantalone, me vien fece in Genova un buon eff etto. Morì poco dopo il da pianzer. Florindo. Caro signore, poteva ella far a valoroso Rubini, e la mancanza dell’incomparabile meno di venirci a rattristare. Abbiamo bastantemente attore fe’ sì che di tal Commedia non si è parlato più compianto la perdita di un nostro amoroso compa- oltre». Nei Mémoires Goldoni ricorda lo stesso epi- gno pieno di merito, di grazia, di brio, e di ottimi sodio: «je donnai quelques tems après le même rôle illibati costumi». à Rubini qui étoit le Pantalon de la Troupe, et cette Piece qui étoit tombée à son début, devint par la suite Giovanna Sparacello

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SACCHI BRIGIDA1. Nata da Antonio Rappresentando il Personaggio di Ortoguna la Marchesini, e dalla Lucrezia sua seconda prima volta in Piacenza con applauso universale e Moglie, ed allevata sempre sotto il saggio singolar maestria la Signora Brigida Sacchi. governo de’ suoi genitori, divenne poi spo- sa di Felice Sacchi detto Sacchetto2. Stette Mano all’opra, o Pittor. Quest’è Ortoguna, diversi anni nella Compagnia di Girolamo {pag. 141} Medebach3, ed essendo il di lei Marito chia- mato a Parigi, ella passò a vivere a Bologna La Brigida Sacchi dopo d’aver terminato alienata dalla Professione, colla speranza di l’impegno di tutto l’anno col Rossi, passò di trasferirsi poi in Francia a ritrovare il Con- nuovo nel 1769. con Girolamo Medebach, sorte, ma ciò non successe come si dirà nella e vi stette insieme col Marito altri due anni, di lui propria notizia. Correva allora l’anno dopo i quali rimase vedova con due fi gli. Si 1767. e passando per Bologna, dov’ella era rimaritò con un galantuomo fuori della Pro- di permanenza, il Capo Comico Pietro Ros- fessione, e quando credeva di godere tran- si, seco la condusse a Livorno a recitare in quillamente un miglior stato di vita, cadde quella stagione d’Autunno e nel susseguente per sua disgrazia in un mal cronico uterino, Carnovale in Parma4. La Quaresima tornò che tennela obligata al letto non poco tempo; in Italia suo Marito, che stabilitosi anch’esso e fi nalmente con dispiacere de’ buoni passò col Rossi per un anno, ebbe questa Attrice cristianamente a miglior vita l’anno 1775. e occasione d’assumere il peso di recitare da fu sepolta nella Chiesa di San Giovanni Gri- prima Donna, e vi s’impiegò con dello spi- sostomo di Venezia6. rito facendosi molto onore. Si produsse in Piacenza la Primavera; e il notissimo P. Let- Note tore Francesco Ringhieri affi dolle una nuova 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 454. Tragedia da rappresentare, intitolata: L’Orto- 2. Per un profi lo di Felice Sacchi v. ad vocem nelle guna5. La Brigida Sacchi in questa occasione presenti Notizie. superò se stessa, e ne riscosse dall’uditorio 3. Per un profi lo di Girolamo Medebach v. ad vocem de’ sincerissimi applausi. La Tragedia fu poi nelle presenti Notizie. stampata in Padova, e ristampata in Piacen- 4. Rasi, cit., la ricorda nel ruolo di Innamorata. za, ed in questa seconda Edizione leggesi 5. Purtroppo non si possiedono notizie sulla parteci- un Sonetto dell’Autore, il quale commenda pazione eff ettiva dell’attrice alla tragedia, ad esclusione l’abilità dell’Attrice nella guisa che segue. del sonetto riportato da Bartoli e dalla notizia di Rasi

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 404 – Giovanna Sparacello che ricorda che fu la prima interprete del personaggio. lui radicata in quella Metropoli5 non lasciò La tragedia di Ringhieri non ha edizioni moderne, ma tempo a Sacchetto d’essere ben accolto6. ha goduto di una discreta fortuna editoriale nel Set- Tornò in Italia dopo un anno7; ne stette un tecento. Alle due edizioni citate dal Bartoli (Padova, altro col Rossi, e poi riunissi di nuovo alla Conzatti, 1768 e Piacenza, Orcesi, 1768), seguirono vecchia Compagnia di Girolamo Medebach. la bolognese del 1779 presso la stamperia San Tomaso Era Sacchetto uno spiritoso Arlecchino, ma D’Aquino e la veneziana a cura di Antonio Zatta del aveva la disgrazia d’una salute mal ferma, che 1789. Su Francesco Ringhieri e la sua produzione sa- serville d’impedimento a’ migliori progressi. cra e tragica si rimanda alla bibliografi a in Enc. Spett., Avanzandosi in lui il suo male, lo ridusse in VIII, coll. 999–1000. breve alla Tomba morendo d’anni 36. in Mi- 6. La tomba dell’attrice non è presente tra quelle vi- lano pien di Cristiana rassegnazione, e ciò sibili attualmente nella chiesa. Tuttavia i diversi in- fu nella Primavera del 1771. Sacchetto ha terventi di restauro e la pratica sepolcrale dell’epoca, lasciati alcuni soggetti all’arte, che si vanno possono aver portato alla dispersione delle spoglie tuttavia rappresentando, frà quali conta- della donna. Cfr. G. B. Albrizzi, Il Forestiero illu- si il Mago dalla barba verde, ed il Turbante minato intorno le cose piu rare, e curiose antiche e mo- d’Asmodeo8. derne della città di Venezia e delle isole circonvicine con la descrizione delle Chiese, Monasteri, Ospedali, Tesoro Note di S. Marco, Arsenale, Fabbriche pubbliche, Venezia, 1. 1735–1771. BIBLIOGRAFIA: L. P. de Bachau- Bertazzoni, 1795; G. B. Soravia, Le Chiese di Venezia mont, Mémoires secrets pour servir à l’histoire de la descritte e illustrate, Venezia, Andreola, 1822–1824; République des lettres en France, depuis 1762 à nos Le chiese di Venezia, a c. di A. Augusti, Roma, Edi- jours, ou Journal d’un observateur, Londres, J. Adam- talia, 2000; A. Boccato, Chiese di Venezia, Venezia, son, 1784, III, p. 184 (8 maggio 1767); Desboul- Arsenale, 2001. miers, II, p. 387 (vol. 7, p. 422); D’Origny, II, p. 46; Grimm, VII, p. 326 (giugno 1767). Flavia Crisanti 2. Su Giuseppe Marliani, v. ad vocem nelle presenti Notizie. 3. L’osservazione attenta, la contemplazione e lo stu- SACCHI FELICE1, detto comunemen- dio meticoloso del modo di far teatro del maestro An- te Felicino Sacchetto. Esercitossi per molti tonio Sacchi, spingono Felice Sacchi all’assimilazione anni nella Comica Compagnia di Girola- e all’imitazione dell’originale ma gli permettono allo mo Medebach nel faticoso mestiere di se- stesso tempo di edifi care un sapere attoriale ed una condo Zanni sotto il nome di Arlecchino. maniera di recitare personali: quelle “cose graziose” Potè apprendere molto dagl’insegnamenti che il Sacchi governa con mestiere e talento appunto, di Giuseppe Marliani2, e portandosi sovente lo stesso bagaglio che, poichè esportabile, lo condurrà ad ascoltare le Commedia d’Antonio Sacco, ad essere chiamato a raggiungere la Comédie–Italien- procurò d’imparare tutto il buono che da lui ne di Parigi. sentiva, e dalle altre Maschere della stessa 4. In una lettera all’Albergati del 27 maggio 1765, Compagnia. Quindi formatosi un generico Carlo Goldoni, ancora a Parigi al servizio della corte a di cose graziose, usavalo a tempo con pron- Versailles, scrive che il Sacchi avrebbe già dovuto essere tezza, e capacità, e ne riscuoteva delle lodi ingaggiato dalla compagnia parigina due anni prima, dagli spettatori3. nel 1763, quando il duca di Duras si rivolge al dram- Fu chiamato a Parigi per occupare le veci di maturgo veneziano al fi ne di mettersi in contatto con Carlo Bertinazzi4, che cercava un successo- un certo Arlecchino Sacchi. Per ragioni ignote, questa re onde riposarsi talvolta dalle fatiche del prima trattativa non fu conclusa. Andrea Fabiano so- Teatro, ma la favorevole prevenzione per stiene che la venuta del Sacchi sia stata appoggiata e

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 405 suggerita proprio da Carlo Goldoni, e legge nella pro- per vestire i panni dell’Arlecchino nel maître supposé posta dell’autore veneziano di rappresentare Il servito- appare tanto anomala e singolare quanto fuori luogo, re di due padroni alla Comédie–Italienne proprio nel poiché date le circostanze, il Sacchi avrebbe dovuto 1763, quando il drammaturgo era ancora a capo della mantenere la propria taglia naturale tanto esile e adat- compagnia, la speranza di vedervi «l’Arlecchino Sac- ta al ruolo d’Arlecchino, quanto agile e dalle movenze co» recitare il ruolo «simbolico della vecchia maniera feline, cfr. Mercure de France, Juin 1767, pp. 197–198. di far teatro». A. Fabiano, Nell’ipotalamo del teatro: os- Toccante è poi la dichiarazione di cui si fa testimone servazioni sulla drammaturgia dei testi goldoniani rap- il D’Origny nei suoi Annales: «il sut se conformer au presentati alla Comédie–Italienne di Parigi, in «Espe- goût de la Nation; & comme on lui demandoit si des rienze letterarie», n°3–4, luglio–dicembre, 2007. progrès aussi rapides lui avoient beaucoup coûté: J’ai 5. Il pubblico della Comédie–Italienne nutriva una beaucoup pleuré, dit–il, avec une sensibilité vraiment vera e propria venerazione per Carlin, sostituire l’Ar- touchante, & une modestie digne d’encouragement». lecchino più acclamato e più amato di Parigi non era Meno favorevole è invece il giudizio di uno dei più cosa semplice ma necessaria. Carlin, non più giovane e accaniti detrattori della Comédie–Italienne: Bachau- sovente malato non era in grado di riempire da solo il mont, esprimendosi in questi termini intorno al de- proprio ruolo. Nel maggio del 1767 lo stato di salute butto del Sacchi lascia intendere che il confronto con del comico si aggrava e la compagnia prevede di trova- Carlin grava sulla performance del nuovo Arlecchino, re immediatamente un successore: «Carlin, l’arlequin non adeguata secondo l’autore al famoso «gusto della de la Comédie Italienne, se trouve encore très malade, Nazione»: «Les amateurs du théâtre Italien trouvent & hors d’état de pouvoir jouer peut–être jamais, on en que l’Arlequin débutant a trop conservé du jeu de sa a fait venir un d’Italie, qui doit le remplacer incessam- patrie: il est balourd, niais & sot, & nous exigeons ici ment». Suonano lapidarie le parole del Bachaumont beaucoup de fi nesse dans le jeu, de souplesse dans le nei suoi Mémoires secrets e servono ad annunciare l’en- geste, de légéreté dans les attitudes, de gentillesse dans trata in scena di Felice Sacchi. Su Carlo Bertinazzi, toute l’action, de saillies naïves dans le dialogue, de detto Carlin, Arlecchino della Comédie–Italienne dal talents même accessoires pour amuser; il est pourtant 1741, v. ad vocem nelle presenti Notizie. des gens auxquels il a plu, d’ailleurs on espere qu’il 6. Felice Sacchi viene ingaggiato nell’aprile del 1767 se formera». Tra i mesi di maggio e luglio del 1767 per 4000 lire annue ed esordisce alla Comédie–Ita- vediamo il Sacchi nelle vesti di Arlecchino e sempre al lienne la sera dell’8 maggio dello stesso anno, insie- fi anco dell’Amoroso Camerani in: Pantalon amoureux, me all’Amoroso Bartolomeo Andrea Camerani, ne Le Les deux Anneaux magiques, La Femme jalouse, Arle- maître supposé. Il fatto che il Sacchi non parli assoluta- quin valet de deux maîtres, e ne Les Voyageur inconnu. mente francese e il confronto inevitabile con il celebre Cfr. Mercure de France, Juillet 1767, pp. 194–195. Carlin non gli procurano un grande successo; le cose 7. La sera del 14 luglio 1767 assistiamo al ritorno vanno meglio qualche giorno più tardi, quando nelle trionfante e acclamato dell’Arlecchino Carlin nel rappresentazioni successive i progressi fatti e lo sforzo Turban enchanté, perfettamente rimesso e più che di rendersi conforme al «gusto della Nazione» ven- mai brillante al fi anco del celebre Pantalone Collalto, gono generosamente ricompensati dall’applauso del autore peraltro della pièce. Carlin entra in scena con pubblico. In preda alla paura e al panico sul palco del- un complimento e ringrazia il pubblico, quella sera la Comédie–Italienne la sera del debutto, lo zelante particolarmente caloroso. Passata la paura di perdere Sacchi mostra una grande di forza di volontà che gli il tanto amato Carlin, gli spettatori della Comédie– procura in breve tempo il favore del pubblico e della Italienne, lo accolgono infatti con un’infi nita ondata critica. Arlecchino esile ed agile, il Sacchi viene anche di applausi. Il ritorno del veterano sembra suonare descritto come un uomo umile, modesto e sensibile. come una campanella di richiamo per il Sacchi che, Descrivendone l’esordio, il Mercure de France sem- tra i favori degli uni e le critiche degli altri, da succes- bra darne un’immagine volutamente commovente: sore mancato ritrova le vesti di sostituto e di lì a poco la scelta del Sacchi di ingrossare la propria silhouette la strada del ritorno in patria.

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8. Ai lavori del Sacchi è da aggiungere anche una dettagliata analisi della pièce rinvio a P. Vescovo, Il probabile riscrittura della commedia spettacolare repertorio e la «morte dei sorzi». La compagnia di Anto- dal titolo L’arbre enchanté rappresentata il 9 gennaio nio Sacchi alla prova, in Carlo Gozzi entre dramaturgie 1770 alla Comédie–Italienne, esportata in Francia dal de l’auteur et dramaturgie de l’acteur: un carrefour arti- Sacchi nel 1767 e ritoccata con la collaborazione di stique européen, atti del Convegno di studi, Università Carlo Goldoni. L’avant coureur, feuille hebdomadaire, Paris–Sorbonne, 23–25 novembre 2006, a c. di A. n° 3, Lundi 15 Janvier 1770, pp. 42–43; Mercure de Fabiano, «Problemi di critica goldoniana», numero France, Fevrier 1770, p. 159; A. Fabiano, cit. speciale, XIII, 2007, pp. 141–153).

Silvia Spanu Fremder Giulietta Bazoli

SACCO ANTONIA. Fu questa fi gliuola SACCO ANTONIO. Nato in Vienna d’Au- d’Elisabetta Franchi, e Moglie d’Antonio stria l’anno 1708. in tempo, che il Padre suo Sacco1. Recitò nelle cose dell’arte in quali- Comico1 anch’egli, trovavasi in quella im- tà di Donna seria, mostrò dell’abilità anche periale Città al servizio dell’Imperator Leo- nelle studiate Rappresentazioni, e si fece di- poldo. Ebbe da lui un’educazione studiosa, stinguere per Comica di non volgare capa- e gli fece apprendere l’arte del Ballo2, in cui cità2. Vive unita al Marito, ma lontana dal s’esercitò qualche tempo. Danzando in Fi- Teatro, poiché dalla senile età sua non le vien renze sotto la Maschera di secondo Zanni più permesso di poter comparirvi3. nel Teatro della Pergola, fu veduto dal Gran Duca Giovanni Gastone3, che chiamando- Note lo alla sua presenza, e ravvisatolo di pronto 1. Si veda ad vocem su queste Notizie. spirito, volle obbligarlo a recitare la sera ap- 2. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 471; Leonelli, I, presso in quel ridicolo Personaggio nell’altro p. 387. Il nome di Antonia Franchi compare nella Teatro del Cocomero, in cui vi travagliava Nota della compagnia de’ comici di San Samuele di Ve- Gaetano suo Padre. Eseguì il comando di nezia che Giuseppe Imer aveva presentato a Mantova quel Sovrano, mostrossi dispostissimo a tale nel 1746. Nell’elenco compare come Terza Donna, esercizio, e veramente trasportato poi dal ge- detta Vittoria; tra gli attori spicccano i nomi di Ga- nio alla Comica Professione, pose la Masche- etano Casali (Primo Uomo), di Marta Focari (Prima ra del Truff aldino con sicurezza, e di grado Donna, detta Aurelia), di Giuseppe Simonetti (quarto in grado collo studio s’andò perfezionando, uomo, detto Florindo), di Oldorico Lombardi (dot- divenendo fi nalmente un inimitabile, e fa- tore), di Giuseppe Marliani (Brighella) e di Antonio moso Commediante. Insieme con Gaetano Sacchi (Truff aldino). Casali servì il Teatro a San Samuele de’ No- 3. Gozzi menziona l’attrice nel Canto ditirambico bili Patrizi Grimani4; e poi passò nell’altro de’Partigiani del Sacchi Truff aldino [1761], (in C. Goz- degli stessi Padroni detto di San Giovanni zi, Opere, Venezia, Colombani, 1774, VIII, p. 174): Grisostomo, e ne tolse la direzione egli solo. «Siede ancor la Beatrice / che de’ Sacchi accresce il In tutti due questi Teatri fece valere Anto- novero, / perché il mondo mai sia povero, frutta di nio Sacco la di lui abilità, mostrandosi un cotal radice». Inoltre, nell’inedita commedia gozzia- Comico fondatissimo nelle cose dell’arte, e na Le convulsioni o sia Il contratempo. Introduzione a comparendo grazioso, arguto, e nelle facezie, due farse (Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, e ne’ sali spiritoso, e bizzarro5. Resasi nota la Fondo Gozzi, 9. 4), in cui il drammaturgo mette in sua fama fuori de’ confi ni d’Italia, portossi in scena gli attori della propria compagnia, compare Moscovia6, e dopo pervenutone in Portogal- «la signora Tonina», ovvero Tonina Franchi (per una lo il grido, con istanze fu chiamato da quella

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Maestà colla Compagnia ai proprj servigi. crescendo a dismisura il grido delle moder- Antonio Sacco essendo allora impegnato con ne Commedie del Goldoni, e del Chiari, ed la Casa Grimani di far uso del Teatro a San essendo gli amatori del Teatro divisi in due Giovanni Grisostomo in Venezia, non avreb- fazioni, l’una a favore di questo, e l’altra di- be potuto abbandonare la prima impresa per chiarata parziale di quello, attendevano solo appigliarsi alla seconda; Ma consideratone il a frequentare i recinti dove le Commedie di sommo vantaggio, che venivagli off erto; ri- essi due Poeti si rappresentavano, ed il Teatro fl ettuto che i Teatri di Sant’Angelo, e di San del Sacco rimaneva quasi del tutto abbando- Luca erano in qualche auge; dato uno sguar- nato. Volle la buona sorte di questo Capo do a’ Parenti suoi, e alla sua propria famiglia; Comico, che il suo merito fosse conosciuto, e visto che il portarsi a servire un Monarca e stimato dal Nobile Signor Conte Carlo procuravagli, oltre il guadagno più profi cuo, Gozzi, anche prima che partisse per Lisbona; ancora un onor segnalato; dopo d’aver passa- onde vedutolo dopo il suo ritorno col Tea- ta la Primavera in Milano, si trasferì a Geno- tro in decadenza, pensò di prestargli un op- va, ed ivi facendo alcune recite per aspettare portuno ajuto. Scrisse un informe abbozzo l’imbarco, venuto il tempo di far vela, co- di Commedia, il di cui argomento fu tolto raggioso colla sua Truppa partì, giungendo dalla favola puerile intitolata: Le tre Melaran- felicemente in Lisbona sul cadere dell’anno cie. Era questa una solenne ridicola Parodia 17537. Fu la Compagnia assai bene accolta, allusiva alle Commedie in versi Martelliani e il suo modo di recitare piacque moltissimo tanto allora apprezzate, e fu posta in Teatro alla Reale Famiglia, ed a tutta la Corte. Non la sera de’ 25. Gennaro l’anno 1761. più per contento il Sacco di produrre il suo proprio deridere i due Poeti Goldoni, e Chiari, che divertimento, altro cerconne per maggior- per allettare realmente gli uditori. L’inten- mente rendere gradita la di lui servitù. E ciò zione dell’Autore fu questa, ma l’eff etto ri- eseguì col fare apprendere a’ piccoli fanciulli uscì diversamente, perchè piacque molto la fi gliuoli de’ Comici suoi alcune Commedie novità d’un genere non più veduto, e la fi aba del Goldoni, le quali erano da essi, benchè di nota fi no ai fanciulli, destò fanatismo, e ri- tenera età, meravigliosamente eseguite8. L’at- volta, con discapito degli altri Teatri, e con tenzione del Sacco fu in buon grado accolta, sommo profi tto del Sacco, che replicolla per e generosamente premiata da sua Maestà. sette sere consecutive10. Veduto il buon esito Passavano intanto i Comici tranquillamente di questo mostro Teatrale, il Nobile Autore i suoi giorni in Lisbona, accumulando ric- pensò a scrivere diversamente, e diedesi con chezze, e facendo una vita comoda, e dovi- ponderazione a scegliere alcuni favolosi ar- ziosa. Insorse allora la fatalissima disgrazia gomenti, ed intrecciandovi le Maschere ad del Terremoto, che rovinando quasi tutta la onta degli altri Autori da lui sul Teatro so- Città, pose in ispavento gli abitanti, e per tale stenute, prestò l’ingegno a questo genere di fortissimo motivo fu la Compagnia licenzia- rappresentazioni, che essendo tutte sparse ta, ma nel tempo istesso riconosciuta libe- d’una instruttiva morale, di nobili, e frizzanti ralmente dal Re. Tornò di nuovo il Sacco in motteggi, ed insieme fornite di sorprendenti Italia9, e rivedendo Venezia, prese in proprio illusioni, e di metamorfosi assai vaghe, furo- uso un’altra volta il Teatro di San Samuele, no la risorsa d’Antonio Sacco, e fecero rivi- ed in esso riproducendo le sue Commedie vere il suo Teatro, già vicino a notabilmente dell’arte, ed esponendo Agostino Fiorilli col languire. Con questi favolosi capricci, e con suo faceto Personaggio del Tartaglia, fece per l’altre sceniche azioni tratte dagli Autori più alcuni anni il piacere degli uditori, e ne traeva celebri che scrissero Commedie per la Nazio- per la Compagnia una suffi ciente utilità. Ma ne Spagnola, fu soccorso il Sacco per il corso

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 408 – Giovanna Sparacello di ben venti anni dal predetto Signor Conte trincieramenti si coltiva, e si diverte il Pubblico, e si Carlo Gozzi, con pienissimo disinteresse, fa- ricevono dal Pubblico que’ soccorsi, che ha il Sacchi, cendogli di tutti questi suoi scritti generosa- a torto invidiato da que’ Comici, che non sanno mente un dono. Era già passato il Sacco nel nè la loro Professione, nè l’utilità che può venire a 1762. nel Teatro a Sant’Angelo, e otto anni quell’arte ch’esercitano nell’Italia. dopo portossi in quello detto di San Luca11, dove maggiormente poterono comparire per Tutto questo fece Antonio Sacco14, e prov- la grandezza del Teatro tutte le predette favo- vide di più il suo Teatro d’alcuni soggetti di le, in numero di dieci favoritegli dall’Autore, Commedie da lui dettati, e specialmente di e da lui poi magnifi camente decorate. Chi quello rappresentato con somma fortuna, avesse piacere di leggere ordinatamente tutta che ha per titolo: Truff aldino Molinaro Inno- l’analisi intorno all’origine di queste favo- cente. Anche Sua Eccellenza il Nobil Uomo le, potrà vederla nel Ragionamento Ingenuo Francesco Gritti parla del Sacco con molta che precede il primo Tomo dell’Opere già lode in alcuni preliminarj discorsi alle sue stampate del mentovato Signor Conte Carlo Traduzioni di Tragedie Francesi. È stato il Gozzi. Antonio Sacco applicossi mai sempre Sacco un gran Comico, grazioso ne’ lazzi, per il buon regolamento della sua Comica pronto nelle risposte, arguto, e ritrovatore di Truppa a studiare tutto ciò, che potè crede- molte scene da lui inserite ne’ vecchj Soggetti re per essa vantaggioso, e per formare a se dell’arte, onde darli una miglior verità, e per medesimo quel concetto, che si è con tanta togliere ad essi quegli assurdi, che in alcuni fatica, e con onore acquistato12. Così parla di non poteano soff erirsi, che con rabbia, e di- lui l’accennato Scrittore nella sua Prefazione spiacere dagli uditori. È stato un uomo mol- alla Tragedia intitolata: Il Fajel, traduzione to amante de’ suoi Parenti, e gli ha sempre pubblicata nel 177213. assistiti in qualsivoglia urgenza, che abbiano avuto bisogno dell’Opera sua. Anche con al- Il Sacchi, rinomato Truff aldino, è l’unico oggidì tre persone si è dimostrato liberale, e carita- tra’ Comici dell’Italia, che intenda le circostanze tevole. Non è il Sacco solamente un Comico de’ tempi; e il ben condurre una Truppa Comica, materiale, ma è d’un ingegno non spoglio di perchè non resti sterile l’utilità della sua professio- cognizioni, specialmente intorno alla Storia ne. Egli tiene la sua Compagnia esercitata nella Universale, mostrandosi nelle conversazioni Commedia improvvisa, e ben proveduta de’ più atti di dotte persone illuminato, ed erudito; oltre personaggi ad una tale rappresentazione; ma ben di ciò egli possiede la lingua Francese, e la fornita la tiene ancora di abilissimi personaggi a re- Spagnola15, e nelle occasioni di dover mette- citare qualunque buona Tragedia, Tragicommedia, re in Scena qualche nuova rappresentazione, o Commedia composta, o tradotta, che gli venisse o Comica, o Tragica che sia, sa molto bene da qualche leggiadro spirito recata. Per tal modo istruire i suoi Comici, insegnando ad essi il egli dà respiro, e rinvigorisce l’aspetto di novità alla vero modo di eseguirle con puntualità, ed Commedia improvvisa indispensabile a sussistere accuratezza. Io fui sei anni nella sua Compa- nel Teatro con frutto per quanto lungo è l’anno, e si gnia, e quantunque possa dire d’avervi sor- ripara da’ pregiudizj, che gli può cagionare una col- tita poca fortuna, pure ad esso mi protesto tura sino ad ora nell’Italia sognata.( * ) Entro a tali obbligato, e confessar debbo d’aver ricevuto da lui qualche benefi zio. Egli vive ancora, e comparisce in Teatro sovente, benchè abbia ( * ) Parla l’Autore d’alcune Traduzioni dal Francese, di già passata l’età settuagenaria. Ha cerca- alle quali volevasi dare il primato sulle Scene d’Italia in to più volte di produrre qualche suo allievo onta dell’antiche Commedie dell’arte improvvisa. per scemarsi la fatica, ma sino che potrà egli

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 409 essere in istato di travagliare, il Popolo non nella città il 7 giugno 1750 in occasione delle nozze acconsentirà mai di buona voglia di soff eri- di Vittorio Amedeo con Maria Antonietta di Spagna re un principiante in di lui vece16. Egli però (Archivio Storico di Torino, Fondo coll. XI, Ordinati trovasi tuttavia in una mediocrità di salute17, 28 marzo 1744 / 27 marzo 1752). Il nome del cele- che può promettergli ancora non pochi anni bre capocomico compare anche come inventore dei di vita, essendo robusto, e molto sano di vi- balli e ballerino per Caio Mario, dramma per musi- scere. Se si considera in Antonio Sacco la sua ca da rappresentarsi nel teatro di Casale Monferrato bravura nell’esecuzione della sua Maschera nell’autunno dell’anno 1753, Casale, stamperia Pie- faceta18; se si calcola la sua intraprendenza di tro Francesco Bertone, 1753. condurre, e dirigere la sua numerosa Truppa; 3. Giovanni Gastone de’ Medici (Firenze 1671– se si fa rifl esso a quell’alto concetto che si è 1737), ultimo Granduca di Toscana appartenente alla acquistato per tutta l’Italia, in Moscovia, in dinastia de’ Medici, regnò dal 1723 al 1737. Portogallo, e in Ispruch, quando nel 1764. si 4. A questo periodo è ascrivibile la presunta scrittura portò ivi al servizio dell’Imperatore France- del testo parodico recitato in musica Il pastor fi do ridi- sco I. venuto a morte in quella Città, e in tal colo (Cfr. A. Scannapieco, Alla ricerca di un Goldoni tempo; se si vuole alle sue doti particolari, ed perduto: ‘Osmano re di Tunisi’, in «Quaderni Veneti», a’ suoi perspicaci talenti concedere la dovuta 20, dicembre 1994, pp. 13–14) la cui edizione ve- lode; si verrà ben presto a dichiararlo per un neziana del 1739 consta di una premessa fi rmata da uomo degno d’una memoria indelebile, e si «Antonio Sacco e compagni», menzionata anche dal potrà in lui costituire l’esempio d’un Comi- Sartori (Cfr. P. Vescovo, «Mestre e Malghera» da Vene- co eccellente, il di cui nome sarà ognora nel- zia a Varsavia, in Le metamorfosi odiamorose in birba la Teatrale Istoria, e rinomato, e famoso19. trionfale nelle gare delle terre amanti (Mestre e Malghe- ra), a c. di M. G. Miggiani e P. Vescovo, «Problemi Note di critica goldoniana», X/XI, 2003–2004, pp. 7–20). 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 460–471; Leo- Pietro Chiari, durante il contratto con i Grimani dal nelli, II, pp. 319–321; Enc. Spett., VIII, coll. 1364– 1749 al 1752, riconobbe la bravura e la competenza 1365. Il padre, Gaetano Sacchi, che, oltre a recitare la della compagnia di Antonio, come si evince da una parte di Truff aldino, fu anche autore di scenari, morì lettera del 27 settembre 1751: «la truppa, da cui furo- nel 1734 in Russia, dove era stato chiamato dalla za- no recitate [le mie commedie], aveva degli attori abi- rina Caterina I (di quest’attore Antonio Piazza off re lissimi; e tra questi una donna, qualche personaggio un commento negativo nel Teatro, ovvero fatti di una serio, ed uno Zanni, che oso dir francamente non aver veneziana che lo fanno conoscere, Venezia, Costantini, pari nel loro mestiere, se li cercate con la lanterna di 1777–1778, ora ristampato con il titolo L’attrice, a c. Diogene per tutta l’Europa» (P. Chiari, Lettere scelte di R. Turchi, Napoli, Guida, 1984, p. 179: «Quan- di varie materie, piacevoli, critiche ed erudite, scritte ad te risate m’han fatto fare nominandomi con parole una dama di qualità, Venezia, Pasinelli, 1751, t. III, di miele, tra gli Arlecchini, un Gaetano Sacco auto- pp. 247–248). re di commediacce»). Secondo Marialuisa Ferrazzi 5. Sacchi entrò con la famiglia a far parte della com- (Commedie e comici dell’arte italiani alla corte russa pagnia Imer nella quaresima del 1738 e durante gli 1731–1738, Roma, Bulzoni, 2000, pp. 45–49), an- anni in cui lavorò per il Teatro San Samuele incontrò che Antonio e Adriana Sacco parteciparono a questa Goldoni, che lo defi nì «il migliore Arlecchino d’Ita- tournée, conclusasi appunto tra il 1734 e il 1735. Lo lia» (Prefazioni dell’edizione Pasquali XV, in Goldo- zio di Antonio, Gennaro Sacchi, fu un celebre Coviel- ni, I, p. 736). Il drammaturgo, nel biennio 1739– lo della fi ne del Seicento. 1740, gli scrisse due canovacci, La notte critica ossia 2. Sacchi, insieme alla sorella, fu chiamato dalla So- i cento e quattro accidenti in una notte e Le trentadue cietà dei Cavalieri di Torino proprio in qualità di bal- disgrazie d’Arlecchino (Mémoires I, XLI, in Goldoni, lerino per l’opera La Vittoria d’Imeneo rappresentata I, pp. 190–191) il cui testo originale è andato perduto

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 410 – Giovanna Sparacello mentre è conservato solo l’estratto delle Vingt–deux questa sera rappresentarono la Commedia intitolata infortunes d’Arlequin, riscritto da Goldoni nel 1764 la Vedova scaltra. Essi altrettanto spiccarono in Lisbo- per la Comédie–Italienne. In seguito anche la com- na e sono li fi glioli delli propri comici da colà ritorna- pagnia Medebach presentò questo testo al Teatro San ti in Venezia»). L’abitudine di fare recitare i bambini Giovanni Grisostomo il 5 febbraio 1765, ma nel frat- era propria anche di altri capocomici: per esempio tempo lo scenario fu assai praticato da Sacchi. Gaetano Fiorio, un attore che per breve periodo ave- 6. Alla fi ne del carnevale del 1742 Sacchi partì per la va militato nella compagnia Sacchi, fece recitare da corte di Pietroburgo su invito della zarina Elisabetta bambina Anna Fiorilli Pellandi il 13 gennaio 1781 a Petrovna. Tornato a Venezia, nel 1745 chiese espressa- San Giovanni Grisostomo nel Sogno avverato favola mente a Goldoni, che in quel periodo si trovava a Pisa pastorale divisa in due atti (G. Fiorio, Trattenimenti per svolgere l’apprendistato di avvocatura, di scriver- teatrali di Gaetano Fiorio, Venezia, presso Domenico gli delle pièce. Proprio da questa collaborazione nac- Fracasso, 1791, t. I, pp. 248–249: «Lettore cortesis- quero Il servitore di due padroni e Il fi glio di Truff al- simo avendo nella Compagnia sette piccioli Ragazzi, dino perduto e ritrovato. Il sodalizio tra i due, iniziato che dimostravano dello spirito, mi venne in pensiero nel 1738 (o, secondo quanto scrive il veneziano nei di scrivere qualche picciola Commedia, e m’addos- Mémoires, tra 1739 e 1740), fu piacevole e profi cuo, sai il paziente incarico d’istruirli […] credo bensì che a detta del commediografo stesso che celebrò la bra- l’applauso prodotto fosse dall’esattezza, colla quale vura del comico (Prefazioni dell’edizione Pasquali XV, questi fanciulli la rappresentavano [il più vecchio non in Goldoni, I, p. 739: «se tutte le maschere avessero arrivava all’età di 12 anni]. Destava meraviglia in fat- il talento del Sacchi, le commedie all’improvviso sa- ti il vedere Comici di sei, sette anni, maneggiare gli rebbero deliziose» e Mémoires I, XLI, in Goldoni, I, aff etti, eseguire scene mute, con ragionato pantomi- p. 191: «Cet Acteur […] ajoutait aux graces naturelles mo, ed arrivare ad interessar il Pubblico. Fra questi si de son jeu, une étude suivie sur l’art de la Comédie distinse particolarmente l’Annetta Fiorilli, che soste- et sur les diff érens Th éâtres de l’Europe […] Ses traits neva la parte di Amarilli, e fi n d’allora prometteva di comiques, ses plaisanteries n’étoient pas tirées du lan- riuscire quella brava Attrice, che presentemente vien gage du peuple, ni de celui des Comédiens. Il avoit celebrata»). Anche un’altra pièce dello stesso autore, mis à contribution les Auteurs Comiques, les Poêtes, I pazzi corretti, commedia di un atto in prosa andata les Orateurs, les Philosophes; […] mais il avoit l’art in scena nel 1776 San Giovanni Grisostomo fu scritta d’approprier les maximes de ces grands hommes à la «ad uso dei piccoli fanciulli» (ivi, t. II, p. 294). simplicité du balourd»). 9. Gozzi, nella Tartana degl’infl ussi per l’anno bisesti- 7. La notizia è registrata anche da Pietro Gradenigo le 1756, con fi nzione letteraria, pronostica il ritorno nei Notatori (Biblioteca del Museo Civico Correr di della compagnia Sacchi (La profezia del Burchiello per Venezia, Gradenigo–Dolfi n 67, vol. II) alla data 28 il mese di dicembre. Sopra il ritorno del Sacchi, Truff al- luglio 1753: «Commedianti inservienti al Teatro di dino in C. Gozzi, Opere, Venezia, Colombani, 1774, San Giovanni Grisostomo passano a Lisbona per la t. VIII, pp. 68–70). In onore di Sacchi, il drammatur- corte del Re di Portogallo, mediante il patto di cinque go scrisse nel 1761 il Canto ditirambico de’Partigiani mille duecento zecchini all’anno». del Sacchi Truff aldino (in C. Gozzi, Opere, Venezia, 8. La pratica delle rappresentazioni proposte dai Colombani, 1774, VIII, pp. 164–179), in cui elogia- bambini della compagnia continuò anche dopo il ri- va l’attore, la sua compagnia e la tenace–nonché ri- torno della troupe Sacchi a Venezia (P. Gradenigo, uscita–riproposizione della commedia all’improvviso. Commemoriale, diario, ed annotazioni curiose occorse Sacchi certamente era già in Italia a partire dal 1755, in Venezia, nelle Città suddite, ed altrove da ottobre anno in cui fi gura come ballerino al Teatro Regio di 1758, sino tutto aprile 1760, manoscritto presso la Torino (Archivio Storico di Torino, Fondo Coll. IX, Biblioteca del Museo Correr, Gradenigo–Dolfi n 67, Conti, stagione 1755/1756). Nel frattempo la compa- vol. V, 22 novembre 1758: «[i fanciulli di ritorno gnia, oltre a Venezia, lavorò anche a Milano, Torino, dal Portogallo] nel Teatro San Samuele ottimamente e Bologna. Quest’ultima piazza ospitò Sacchi almeno

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 411 per l’estate del 1759, come testimonia l’iscrizione Sacchi stipulato in data 28 agosto 1769. Di tale atto sotto l’arco del portico di San Luca fi nanziato con il la Biblioteca Casa Goldoni di Venezia conserva tre ricavato della recita del capocomico: Antonio Sacco copie (Archivio Vendramin 42 F 16/10) mentre una / e compagni comici / con la recita fatta / nel teatro minuta si tova nei manoscritti gozziani recentemente Formaliari/ li X luglio MDCCLIX (Rasi, II, p. 461). rinvenuti (Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, Risale al 20 ottobre 1759 la lettera di Antonio Sacchi Fondo Gozzi, 10.11). spedita al re fanciullo Ferdinando IV, in cui presen- 12. Nel manoscritto di Giovanni Rossi intitolato tava la propria compagnia come candidata per essere Leggi e Costumi veneziani conservato presso la Biblio- quella di comici lombardi che il re stava cercando: « teca Nazionale Marciana di Venezia (cod. ital., classe […] qui è percorsa una voce che a divertimento del VII, n. 1396 =9287) si legge: «Ora la compagnia del nuovo sovrano debba scegliersi una compagnia comi- Sacchi avrebbe forse da se sola bastato ad attrarre il ca Lombarda; e che V. E. abbia già dato gli ordini popolo. Imperciocchè Antonio Sacco presentandosi opportuni per il rifacimento del teatro di Corte. Ciò muto sulla scena, co’ soli suoi movimenti destava l’at- supposto per vero, ardisco io prima di ogni altro of- tenzione, e il riso; Atanasio Zanoni, il Brighella, era frirle la mia Comica Compagnia, in quel grado me- uomo capace d’animare qualunque dialogo seco lui; desimo che ella ebbe l’onore di servire per più di due Cesare D’Arbes era il più caro Pantalone che sentito anni la Maestà Fedelissima del Re di Portogallo a sua si fosse, Roderigo Lombardi il più facondo Dottor Reale famiglia, e che servirebbe ancora se la fatale di- Balanzoni, Antonio Vitalba inimitabile Innamorato, sgrazia non avesse turbato il corso di così bella servi- e parlatore all’improvviso, Agostino Fiorilli un Tarta- tù. Posso di più assicurare ch’essa compagnia è molto glia sceltissimo, e la Ricci per gradimento e per avven- migliorata e che i soggetti comici ridicoli che la com- ture l’idolo delle scene». pongono, capaci son di divertire qualunque principe 13. La prima manifestazione di ammirazione nei Cattolico anche severamente educato» (il documento confronti di Sacchi da parte del drammaturgo risale si trova riportato per intero solo nella prima edizio- ancora a prima che Gozzi iniziasse a scrivere per la ne dei Teatri di Napoli di Benedetto Croce, Napoli, compagnia: si tratta del manoscritto In lode del Sac- Pierro, 1891, pp. 489–491; nelle successive ristampe chi famoso Truff aldino conservato presso la Biblioteca lo scrittore compie solo un accenno a questa lettera). Nazionale Marciana di Venezia (Mss. ital., classe IX, Nonostante la scrittura fi rmata da Sacchi nel 1758 n. 329 (=6463)). Nell’elogio le capacità attoriali di con i fratelli Grimani in cui si impegnava a servirli Sacchi vengono ritenute superiori a quelle del suo “ri- per quattro anni, nei Libretti italiani a stampa dalle vale” Francesco Cattoli. origini al 1800 di Claudio Sartori, negli elenchi degli 14. Sacchi fu un abile capocomico perché, proprio interpreti di alcuni libretti si trova il nome di Antonio come Gozzi, avvertì la necessità di proporre un re- Sacco dal 1757 al 1759 (Il retiro degli dei, stampato a pertorio vario, in grado di non stancare gli spettatori. Pietroburgo nel 1757 e rappresentato il 25 novembre Tale capacità “imprenditoriale” era apprezzata dallo 1757 nel giorno dell’incoronazione di Elisabetta I; nel stesso drammaturgo, come si legge nelle Prefazioni Mondo della luna, La cascina e nella Didone abbando- del Cavaliere amico e della Doride (in Gozzi, Opere, nata fi gura invece come direttore dei balli, rispettiva- IV, p. 113: «Egli [Sacchi] desiderava d’introdur nel mente in C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle Teatro, accreditato per le valenti maschere, delle rap- origini al 1800, catalogo analitico con 16 indici, Cu- presentazioni senza di quelle, per avere qualche sera neo, Bertola & Locatelli, 1992, vol. V, p. 34, 1991; del riposo, e per porre in qualche credito la sua Trup- vol. IV, pp. 174–175; 1990, vol. II, pp. 79 e 335). pa, anche nell’aspetto del serio […] l’attenzione di 10. Gasparo Gozzi, fratello di Carlo, recensì lo spet- questo diligente, e bravo comico italiano, che intende tacolo nella «Gazzetta veneta», n. CIII, 27 gennaio le circostanze de’tempi, ha ridotta ora la sua Truppa 1761. capace, e ben intesa in tutti i generi». La tesi viene pe- 11. Vendramin lasciò che fosse Gozzi ad occuparsi raltro esposta da Sacchi stesso nell’inedito autografo del contratto della durata di 6 anni per la compagnia Le convulsioni o sia il contratempo. Introduzione a due

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 412 – Giovanna Sparacello farse (per l’analisi della commedia si veda P. Vescovo, e ne’ quali sembra imboscato a non poterne più usci- Il repertorio e la «morte dei sorzi». La compagnia di re; ma un istante scioglie i nodi ed esce dal labirinto, Antonio Sacchi alla prova, in Carlo Gozzi entre dra- appunto quando pare all’uditore attentissimo, sedot- maturgie de l’auteur et dramaturgie de l’acteur: un car- to dalle di lui disperate circonlocuzioni, che non gli refour artistique européen, atti del Convegno di studi, sia più possibile l’uscirne» (G. Casanova, Supplemen- Università Paris–Sorbonne, 23–25 novembre 2006, to dell’opera intitolata Confutazione della storia del a c. di A. Fabiano, «Problemi di critica goldoniana», governo veneto d’Amelot de La Houssaje, Amsterdam, numero speciale, XIII, 2007, pp. 141–153), in cui, Mortier, 1769, p. 288). durante uno scambio di battute con «Atanagio», il 17. Si ha notizia di un malore di Sacchi avvenuto capocomico esprime la necessità che la propria com- mentre recitava a Trieste più tardi, nel 1783, e delle pagnia si eserciti anche nelle opere serie: «Sacchi: E cure prescrittegli dal medico Leonardo Vordoni (Cfr. mi son persuaso che ghe sia bisogno de romper sto C. Curiel, Il Teatro S. Pietro di Trieste: 1690–1801, giazzo, de sfadigarse e de procurar a poco alla volta de Milano, Archetipografi a, 1937, pp. 160–161). Du- entrar in grazia del pubblico anca colle cose serie per rante la degenza furono compilati quattordici sonetti tegnir in decoro el teatro e la compagnia» (Biblioteca sulla malattia del comico, confl uiti poi nella Raccolta Nazionale Marciana di Venezia, Fondo Gozzi, 9.4, Le di varj sonetti fatti da diversi comici sulla suposta morte Convulsioni o sia Il Contratempo. Introduzione a due del Signor Antonio Sacco e sul disinganno della medesi- farse, c. 2r). Per la storia della scoperta del fondo e per ma, Treviso, Giulio Trento, 1783. Tra gli autori com- il suo regesto si vedano rispettivamente F. Soldini, Il paiono i nomi di Alessandro Riva, Pietro Andolfati, Fondo Gozzi alla Biblioteca Nazionale Marciana di Ve- Vincenzo Sorra, Atanasio Zanoni, Petronio Zanarini, nezia, in «Problemi di critica goldoniana», XII, 2005, Idelfonso Zanoni e Teresa Zanoni. pp. 119–134 e Carlo Gozzi, 1720–1806, Stravaganze 18. In almeno un’occasione l’attore fu richiamato sceniche, letterarie battaglie, a c. di F. Soldini, Venezia, dalle autorità per avere oltrepassato i limiti della de- Marsilio, 2006. cenza ammessa in teatro; infatti, i Notatori compilati 15. In questo senso è importante il ritrovamento da Pietro Gradenigo (Biblioteca del Museo Civico di una nota presente nella commedia Off ender col- Correr di Venezia, Gradenigo–Dolfi n 67, vol. XX- la fi nezza: essa infatti risulta essere una «commedia XIV) in data 22 ottobre 1772 registrano che ad Anto- spagnola di don Girolamo di Viglayzan tradotta in nio Sacchi fu ordinato dalle magistrature veneziane di italiano dal sig.r Antonio Sacchi righe quaranta una, e non comparire più in scena a causa di alcune licenze mezza, ed il resto da Luigi Benedetti 19 marzo 1773» troppo satiriche che si era preso durante una rappre- (Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, Fondo sentazione. Dopo qualche giorno a casa, gli fu conces- Gozzi, 9.10, c. 9r). so nuovamente di calcare le scene: «Antonio Sacchi, 16. D’altronde era un’impresa diffi cile eguagliare faceto Arlecchino […] abusando di troppe antece- Sacchi, sia per prestanza fi sica sia per capacità ora- denti correzioni, e ricordi fattigli da’competenti Ma- toria, come Casanova ammette: «Nessun altro Arlec- gistrature in Venezia, si lasciò trasportare da alcuni di- chino riuscì fi nora ad imitare le diff erenti posture con sdicenti dialoghi non esponibili sulle scene […] gli fu le quali tiene il suo corpo quando rappresenta: sono proibito con supremo comando di più comparire in attitudini scomposte con simmetria, sciocche con qualunque commedia sino a nuovo ordine; onde così ispirito, grossolane con grazia e sempre bizzarre ad moderare la lingua non solo esperimentata alquanto analoghe sempre all’attuale situazione in cui la cosa libera in sali ridicoli, ma assai mordace in satiriche che tratta dee porre l’animo suo […] i più cattivi Ar- espressioni. Stette però alquanti giorni ritirato in casa, lecchini […] sono quelli che vogliono imitarlo […] ma gli fu poi, dopo seria ammonizione, permesso di egli ha poi l’arte unica ed inimitabile d’attirar seco gli continuare la sua professione, sempre però nei limiti uditori medesimi negli imbrogli di narrazioni nelle dell’onestà e della prudenza». L’aneddoto è racconta- quali si ingolfa e si immerge con facetissimi imbarazzi to in modo dettagliato da Colomberti (Notizie stori- d’elocuzione intricata che intraprende sempre ardito, che de più distinti comici e comiche che illustrarono le

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 413 scene italiane dal 1780 al 1880, manoscritto presso la Rosa, ricorda che l’assunzione del celebre attore fu Biblioteca del Burcardo, coll. Ms. 3/15/3/19 c. 40r, dovuta a una lettera in cui Sacchi esponeva le pro- ora in A. Colomberti, Dizionario biografi co degli prie disgrazie. La missiva è citata da B. Brunelli, Le attori italiani, a c. di A. Bentoglio, Roma, Bulzoni, ultime pazzie di Truff aldino, in «Rivista italiana del 2009): durante una scena con Colombina, l’attore dramma» 15 luglio 1937). Nella stagione di carnevale alluse all’atto sessuale facendo riferimento, appun- 1785–1786 Sacchi avrebbe dovuto recitare nella com- to, a un tipo di amore che conduceva alla materni- pagnia Rosa al Teatro Nuovo di Padova, con cui aveva tà. Nonostante la battuta avesse suscitato il riso del preso direttamente i contatti, come si evince da una pubblico, terminata la scena, la Servetta, sentendosi lettera, riportata da Brunelli (I teatri di Padova. Dalle off esa, rimproverò dietro le quinte Sacchi; tale alterco origini alla fi ne del secolo XX, Padova, Draghi, p. 196): fu sentito da coloro che si trovavano sul palcosceni- «Monsieur, Il Signor Santo Pengo Le avrà anticipa- co che lo riportarono al Primo Bargello della Polizia to le mie premure per ottener dalli Ill.mi Cavalieri Veneta. Egli chiamò a sé il comico, che, presentatosi il Novo Teatro per il carnevale venturo 1786. Sono con un sacchetto pieno di miglio, pronto per entrare state con bontà accolte anco da S. Eccellenza Catteri- in prigione, fece sorridere l’uffi ciale tanto da indurlo no Corner Capit.o di Padova a cui le feci manifestare; a commutargli la pena e a permettergli di tornare a spero adunque che V. S. R. vorà favorire questa mia casa. Anche Gasparo Gozzi menziona la notizia della richiesta e procurarmene la sicurezza: di tuto la prego, notifi ca a Sacchi (Cfr. G. Gozzi, Lettere, a c. di F. ed umiliandoli i miei compl.i passo con ogni stima Soldini, Varese, Guanda, 1999, p. 629). protestarmi. Venezia 20 Feb.o 1784–1785»; ma poco 19. La compagnia Sacchi si sciolse nel 1782, dopo prima dell’inizio della stagione Sacchi insieme a Re- anni di problemi intestini e di litigi dovuti soprat- gina Gozzi, lasciò la compagnia e venne rimpiazzato tutto al carattere di Antonio, come testimonia Goz- da Giacomo Greffi . Nel 1786 egli risulta impegnato a zi: «Il Sacchi Eccellente Comico, ma antico d’anni, Genova al Teatro Falcone in una compagnia propria e presso che rimbambito; insidiato nel cuore, nella con cui si esibì il 16 gennaio davanti agli Arciduchi di mente, e nelle sostanze; addormentato ne’ suoi amori Milano, Ferdinando e Beatrice d’Este (Avvisi, Geno- faceti nell’età sua di oltre agl’ottant’anni, fu l’origine va, 3, 21 gennaio 1786: «I R. R. Arciduchi di Milano vera del scioglimento d’una Compagnia valente […] sempre in attenzione del tempo favorevole alla conti- il vecchio [Sacchi] preso da una dispettosa vergogna nuazione del loro viaggio proseguono a godere delle di vedersi scoperto nelle sue debolezze, ostinato, im- private Conversazioni, e del teatro […]; essendo lune- puntigliato in quelle, e irritato dalle ragionevoli cen- dì 16 corrente passati a quello del Falcone a godervi sure d’una ingiusta direzione, e amministrazione, era similmente di quella Rappresentanza Comica eseguita divenuto una specie di demonio» (Gozzi, Memorie dalla Compagnia Sacchi, per essere rimasta indispo- inutili, t. II, III, II, pp. 914–915). In una lettera di sta la Signora de Agostani prima attrice dell’Opera in Elisabetta Catrolli (sorella di Francesco Catrolli, so- musica». Sempre nello stesso anno a Genova si esibì prannominato Vitalbino, che fu il responsabile della nel ballo di un minuetto, secondo la testimonianza chiamata a Parigi del Goldoni nel 1762) a Giacomo di un volantino a stampa. Si spense nel 1788 sulla Casanova datata 16 aprile 1783 si legge che la compa- nave che lo stava portando da Genova a Marsiglia, gnia Sacchi si è sciolta e che lo stesso Antonio Sacchi città in cui aveva una fi glia maritata; la notizia della è «andato in una Compagnia volante» (Lettere di don- sua morte apparve nella «Gazzetta Urbana Veneta» di ne a Giacomo Casanova, raccolte e commentate da A. mercoledì 19 novembre 1788: «Quest’uomo famoso Ravà, Milano, Treves, 1912, p. 224). Da quest’ultima che ammirare si fece fi no a’confi ni d’Europa: che fu testimonianza si può presumere che lo scioglimento chiamato fuori d’Italia, dove non intendesi la nostra della compagnia avvenne tra il 1782 e il 1783; dopo lingua: che volar fece il suo nome appresso tutte le tale epilogo, Sacchi lavorò per breve tempo per Pietro nazioni dove conoscesi e pregiasi la comic’arte: che Rosa, insieme alla compagna Regina Gozzi, un’attrice nelle nostri parti rese col suo valore angusti al con- mediocre (Carlo Giovannoni, attore nella compagnia corso i maggiori teatri, è morto indigentemente nel

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 414 – Giovanna Sparacello suo tragitto da Genova a Marsiglia e il suo cadavere quale venne da non pochi lodato. Nell’anno soggiacque al comune destino de’passeggeri marittimi istesso, passando a Genova, diede alla luce d’esser gettato in mare. Sarà vero che molto in sua vita un’Opera Eroitragisatiricomica, intitolata: egli abbia guadagnato e molto speso: ma è vero non Sempre vince la Ragione, e fu impressa in for- meno che l’arte comica in Italia non arricchisce nem- ma di dodici per Antonio Casamara, dedi- meno chi l’esercita colla più grande fortuna». candola l’Autore al Signor Girolamo d’Oria Nobile Genovese suo validissimo protettore. Giulietta Bazoli L’anno seguente pubblicò un’altra Opera Scenica, a cui diede l’epiteto di Anagramma- ticomica, col titolo. La Luna eclissata dalla SACCO GAETANO. Comico degno di fede trionfante di Duba Regina dell’Ungheria. qualche elogio per aver egli proveduta l’arte Fu impressa in Verona per Domenico Rossi di un buon numero di Soggetti per recitar in forma di dodici, in tempo che Gennaro Commedie improvvisamente; de’ quali ne Sacco recitava nel Teatro dell’Arena, ma fu fanno uso anch’oggi i Commedianti. Fa di lui poi rappresentata in Venezia nel suddetto menzione il Romanziere scrittor del Teatro Teatro di San Cassiano. Il Libretto fu dedica- alla pag. 104. del Tomo secondo, chiaman- to da esso Gennaro Sacco all’Illustrissimo ed dolo per disprezzo Autore di Commediaccie. Eccellentissimo Signor Francesco Antonio Ma s’egli fosse chiamato uno scorbiatore di Conte di Barka, Cavaliere della chiave d’oro, Romanzacci, che mai direbbe? Gaetano Sac- e consigliere Imperiale di Sua Maestà Cesa- co padre d’Antonio, e fratello di Gennaro, rea. Crebbe intanto la fama di questo Comi- cercò d’essere utile alla sua Professione co’ co, e fu chiamato al servizio di Sua Altezza suoi abbozzi di Commedie, e lo fu assoluta- Serenissima il Signor Duca di Brunsvich, e mente, più di quello, che il suo dispregiatore l’anno 1699. stando in Varsavia, diede fuori lo sia stato, e lo sia co’ suoi Romanzi alla So- una nuova sua fatica col titolo: La Commedia cietà. Visse Gaetano Sacco con fama di va- smascherata, ovvero i Comici esaminati, e fu lente Comico, travagliando assai bene nella impressa magnifi camente in forma di quarto Maschera del Truff aldino. Fu in Moscovia al con le stampe del Collegio delle Scuole Pie, e servigio della gran Zara, ed ivi pose fi ne a’ venne da lui dedicata alla Sacra Real Maestà suoi giorni nel 1735. di Augusto Secondo Re di Polonia. L’Ope- re Teatrali di questo Comico sono scritte in Prosa, ma colle solite chiusette in due, o SACCO GENNARO Napolitano. Esercitos- più versi rimati. Sono tutte sparse di traslati si egli nel ridicolo Personaggio di Coviello, e arditi a seconda dell’infelicità del Secolo. In sui Teatri della sua Patria si fece conoscere teatro recitando nel suo Personaggio, parlava per un Comico di molto ingegno. Passò poi nel linguaggio della sua Patria, e riusciva le- in Lombardia, ed ebbe l’onore d’essere gra- pido, grazioso, e per conseguenza era molto dito in Parma dal Serenissimo Principe Ales- apprezzato in ogni Città. Finì egli di vivere sandro Farnese, di cui divenne Comico al intorno al 1715. lasciando di se, pe’ meriti suo attual servizio. Fece vedersi ancora sulle suoi, una rinomanza la più ricordevole, ed Venete Scene, e specialmente nel Teatro di onorata. San Cassiano fu d’universali applausi ono- rato. Era Gennaro Sacco uomo studioso, e scriveva collo stile del suo secolo ottimamen- SACCO GIOVANNA. Graziosa fi gliuo- te. Pubblicò in Venezia nel 1686. un breve la d’Antonio Sacco1, la quale recitò nella Poema intitolato: Il Trionfo del Merito, il Compagnia del Padre suo, e potè essere un

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 415 oggetto di piacere, e sulle Venete Scene, ed parte di Cherestanì nella Donna Serpente Fa- altrove. Scrisse per lei il Nobile Signor Conte vola del Nobile Signor Conte Carlo Gozzi fu Carlo Gozzi alcune parti di giovinette nelle scritta per lei insieme con molte altre nelle sue favole, e specialmente quella di Barberi- Commedie tratte dallo Spagnolo. Peccato che na nell’Augellino Belverde, la quale venne da al suo valore non corrispondesse ancora il di lei rappresentata con molto valore. Poteva lei personale, che per essere basso, e pingue questa Comica essere un utile ornamento ai di soverchio le fu di molto discapito nell’arte Teatri per la sua commendabile abilità, e pe’ sua1. Oggi inoltrandosi cogli anni ad un’età suoi pregi d’avvenenza gradita, e d’uno spi- più grave, sento, che voglia col Marito alie- rito regolato, e ben disposto a tutte le cose narsi dalla Professione. Non sarà certamente dell’arte. Fu chiesta in Consorte dal Paris inutile alla Comica Istoria la rimembranza egregio fabbricatore di Navi, ed oggi primo del di lei merito, avendo sempre travagliato Ammiraglio dell’Arsenale, a cui conceden- con buona intelligenza, e con una maestria dola il Padre tolse agli amatori del Teatro ben degna d’una lode la più verace2. la speranza di più rivederla a rappresentare. Vive anch’oggi fatta Madre di varj fi gliuoli, Note avendo già trascorsa l’età più fresca della sua 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 472–473; Leo- gioventù. nelli, II, p. 322; Enc. Spett., VIII, col. 1365. Anche nel Canto ditirambico de’Partigiani del Sacchi Truff al- Note dino [1761], (in C. Gozzi, Opere, Venezia, Colomba- 1. La presenza dell’attrice a Lisbona durante la ni, 1774, VIII, p. 174) Gozzi sottolinea l’aspetto poco tournée della compagnia Sacchi è suff ragata da un so- attraente dell’attrice: «L’Angelina il monte assaggia / netto in onore della bambina recentemente ritrovato ma s’ingrassi un po’ più adagio». La sua bravura era da Maria João Almeida nella Biblioteca Nacional de apprezzata dai colleghi, come dimostra il sonetto de- Portugal a Lisbona. In esso si lodano le capacità di dicatole da Ignazio Casanova per il successo ottenuto Giovanna che a soli sette anni rappresentò in modo nel 1766 nella rappresentazione di Anche una donna encomiabile la parte della Serva nelle pièce italiane sa custodir un segreto (Al merito della valorosa signora proposte al Teatro del Bairro Alto. BIBLIOGRAFIA: Angiola Sacco Vitalba prima donna della Compagnia Rasi, III, p. 473; Leonelli, II, p. 322; Enc. Spett., de’ Comici al teatro Formagliari la primavera dell’anno VIII, col. 1365. Figlia di Antonio Sacchi e di Antonia 1766, riportato da Rasi); né si deve dimenticare che Franchi. Angela sostituì a Bergamo durante l’estate del 1772 nella Caduta di donna Elvira Teodora Ricci, che aveva Giulietta Bazoli partorito, come si legge nella lettera di Francesco Bar- toli datata 13 giugno 1772 indirizzata a Carlo Gozzi (P. Molmenti, Carlo Gozzi inedito, in «Giornale Sto- SACCO VITALBA ANGELA. È questa rico della Letteratura Italiana», 87, 1926, pp. 36–73). maggior sorella della Giovanna Sacco, ed è Nelle Convulsioni o sia Il Contratempo. Introduzione Moglie di Giovanni Vitalba. Sotto le istruzio- a due farse, un’inedita pièce gozziana, risalente al car- ni del Padre suo potè apprendere con molto nevale 1763–1764, in cui Gozzi fa sfi lare gli attori profi tto l’arte di recitare [in] Teatro, e riu- della compagnia Sacchi, si allude alla matura età di scì in fatti una brava Comica. Sostenne per Angela: l’attrice, infatti, deve sopportare di essere so- molti anni il carattere di prima Donna, non stituita da una donna poco più giovane nella parte mai partendosi dalla Compagnia de’ suoi Pa- dell’Orfana riconosciuta e si trova a doversi acconten- renti. Fu spiritosa parlatrice nelle Comme- tare della parte della Madre (P. Vescovo, Il repertorio die all’improvviso, e nelle rappresentazioni e la «morte dei sorzi». La compagnia di Antonio Sacchi studiate mostrò sempre una pari abilità. La alla prova, in Carlo Gozzi entre dramaturgie de l’auteur

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 416 – Giovanna Sparacello et dramaturgie de l’acteur: un carrefour artistique eu- provenisse da chi ad essa diede la Tragedia, e ropéen, atti del Convegno di studi, Università Paris– però fu scusabile un errore non derivato da Sorbonne, 23–25 novembre 2006, a c. di A. Fabiano, malizia, ma solo da una troppo facile creden- «Problemi di critica goldoniana», numero speciale, za nel supporla produzione di quel Letterato. XIII, 2007, pp. 141–153). Nella pièce acquista par- L’Adriana si pose poi a recitare nel carattere ticolare rilevanza una battuta pronunciata da Angela della Serva facendosi chiamare Smeraldina4, e che rivela la sua età: «Angela Mi ho da far da madre riuscì spiritosissima, dilettando infi nitamen- d’una mia zermana? Una donna de vinticinque anni ti te co’ gustosi suoi detti, colla pantomima, e la lassi ridur a far da madre de una che ghe n’ha disno- con i lazzi caricati, e graziosi. Divenne Mo- ve. Se co semo in scena paro più novene mi de ella?» glie di Rodrigo Lombardi bravo Dottore5, di (Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, Fondo cui si parlò, e n’ebbe da lui più fi gli, e fra gli Gozzi, 9.4, Le Convulsioni o sia Il Contratempo. Intro- altri una femmina chiamata Rosa, che essen- duzione a due farse, c. 5r). Vista la datazione dell’opera dosi maritata con Francesco Arena (fi gliastro al carnevale 1763–1764, si può desumere che Angela di Cesare d’Arbes rinomato Pantalone) bravo sia nata intorno al 1739. Nell’inedito è menzionato inventore di macchine, e trasformazioni, re- anche il fi glio di Angela e Vitalba, Costanzo. citava di buona grazia, ed era una pregevole 2. In una lettera di Elisabetta Catrolli (sorella di Donnina, ma venne a morte in gioventù, se- Francesco, soprannominato Vitalbino, che nel 1762 guendo dopo pochi mesi il Marito, andato fu responsabile della chiamata a Parigi del Goldoni), all’altro Mondo prima di lei. L’Adriana rima- a Giacomo Casanova datata 16 aprile 1783 si legge sta vedova, passò alle seconde nozze coll’esi- che la fi glia di Antonio, Angiola era l’amante di Carlo mio Comico Atanasio Zanoni6, del quale Maff ei negoziante, il quale morendo le aveva lasciato dovremo tessere a parte il proprio elogio. quattromila ducati (Lettere di donne a Giacomo Casa- Stette sempre questa Commediante unita nova, raccolte e commentate da Aldo Ravà, Milano, alla Truppa diretta da suo fratello, e quan- Treves, 1912, p. 224). tunque fatta vecchia, presentavasi a recitare, e si portava valorosamente. Resasi inferma a Giulietta Bazoli motivo di un cronico malore, fu obbligata al letto non poco tempo, e fi nalmente l’anno 1776. morì da buona cristiana, avendo oltre- SACCO ZANONI ADRIANA. Fu sorella passato il settuagesimo dell’età sua7. d’Antonio Sacco1, e negli anni suoi giovani- li recitò nel carattere di Donna seria sotto il Note nome di Beatrice2. Era nubile ancora quan- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 459–460; Leo- do nell’anno 1727. rappresentò in Pavia la nelli, II, p. 322; Enc. Spett., VIII, col. 1364. Figlia Diofebe3 Tragedia, che dedicò alle Dame di di Gaetano e Libera Sacchi, nacque intorno al 1707 e quella Città. È però falso che tale Tragedia morì a Venezia nel 1776. sia Opera del chiarissimo Dottor Girolamo 2. Oltre ad essere attrice, Adriana fu anche ballerina: Baruff aldi Ferrarese, come si volle far credere in tale veste per l’estate e l’ autunno 1749 e per il da lei nel frontispizio del libro, e nella sua carnevale 1750 lavorò al Teatro la Pergola di Firenze dedicatoria. Lagnossene il Baruff aldi alta- (l’informazione proviene dal manoscritto del segre- mente per vedersela attribuita, e dichiarolla tario dell’Accademia degli Immobili, Palmieri Pan- per non sua con manifesto in istampa diretto dolfi ni, conservato presso la Biblioteca Nazionale di ai Letterari d’Italia in data di Ferrara li 10 Firenze, Nelli, II–97, parte III: «Estate Autunno 1749 Maggio 1727. L’istesso foglio fu inserito poi Ipermestra e Clemenza di Tito: ballerini […] Adriana nel Tomo XXXVIII. De’ Giornali d’Italia a Sacco di Venezia»). Immediatamente dopo il terremo- carte 393. Io credo benissimo che l’inganno to di Lisbona, l’attrice e la sorella si recarono a Parigi

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 417 dove «protette da un banchiere, il quale le trattò tan- gozziana delle Droghe d’amore la confi dente della to bene e con dispendio e sfarzo tale, che tacendo il Prima Amorosa non era una damigella nobile bensì nome di ballerine, si spacciarono per dame italiane» una Servetta dai tratti comici, chiamata Smeraldina (G. Gozzi, Lettera a Stelio Mastarca, da Venezia 10 che, molto probabilmente, il drammaturgo veneziano giugno 1756, in Id., Scritti scelti di Gasparo Gozzi, a c. aveva cucito addosso ad Adriana prima che morisse di N. Mancini, Torino, UTET; 1960, p. 713). nel 1776. La parte della damigella ricomparve, infat- 3. Diofebe, tragedia dell’Illustrissimo Signor Dottor ti, per la rappresentazione del 1777 e fu recitata da Gerolamo Baruff aldi patrizio ferrarese. Dedicata alle Angela Sacchi (A. Croce, Le droghe d’amore, in Carlo Illustrissime Signore Dame di Pavia, Pavia, Giovanni Gozzi scrittore di teatro, atti del Convegno internazio- Benedetto Rovedino, 1727. nale Venezia, 4–5 novembre 1994, a c. di C. Alberti, 4. Lavorò fi n da giovane nel Teatro San Luca: risale, Roma, Bulzoni, 1996, pp. 277–278). infatti, al 1726 l’ingaggio del padre, Gaetano Sacchi, e di Adriana fi no al 1731 presso il teatro veneziano. Giulietta Bazoli Durante il sodalizio della compagnia Imer con Goldo- ni, Adriana, avvicendandosi alla Pontremoli, sostenne la parte di Smeraldina nel Momolo Cortesan andato in SALIMBENI GIROLAMO Fiorentino. scena nel Teatro San Samuele nel 1738 in occasione Fu nella Compagnia de’ Comici Gelosi, e dell’apertura della stagione di carnevale; vi recitava- recitò con valore la parte d’un vecchio no- no anche il fratello Antonio (Truff aldino), Lombardi minato Zanobio nativo di Piombino luogo (Dottore), Imer (Ludro) e Golinetti (Momolo). Ebbe della Toscana. Fu egli un utile Personaggio anche occasione di sostituire la Passalacqua nella par- di quella Truppa, ed è mentovato insieme te della Servetta; in seguito fu a sua volta rimpiazzata con tutti gli altri da Francesco Andreini da Anna Baccherini. Nelle fi abe di Gozzi Smeraldina nelle sue Bravure del Capitano Spavento al non è solo una semplice servitrice e subisce una tra- Ragionamento XIV. sformazione: se nell’Amore delle tre melarance inter- preta la perfi da schiava mora, nella Donna serpente è la serva fedele che combatte con Canzade, sua padrona; SANSÒ GIUSEPPE Napolitano. Recitò da passa poi a indossare le vesti della guerriera al servi- Innamorato spiritosamente ne’ Teatri della zio dalla cattiva regina mora in Zeim re de’geni fi no a sua Patria, e riuscì un ottimo Commedian- diventare, nell’Augellino belverde, una madre pietosa te. Fu nella Compagnia diretta da Antonio e incompresa, «che parla sempre col cuore in mano Fiorilli, in cui ebbe campo di far spiccare la […] e non è niente fi losofa» (cit. L’augellino belverde sua abilità, specialmente nelle Commedie in Gozzi, Opere, III, p. 234). all’improvviso. Una sera dopo d’aver reci- 5. Dai registri della Curia Patriarcale risulta che l’at- tato, perdé con sua gran meraviglia la vista, trice sposò Oldorico Lombardi il 27 gennaio 1738 senza avervi avuto alcun preventivo malore. (more veneto). Appassionato, ed affl itto per tale disgrazia, 6. Adriana si sposò con Atanasio Zanoni nel 1749. ammalossi, e si ridusse a morire in un ospita- Proprio per l’autunno 1749 e per il carnevale 1750 le correndo l’anno 1750. l’attrice risulta attiva come ballerina a Firenze, in- sieme alla sorella Lisabetta, per il Teatro la Pergola (l’informazione è desunta dal già citato manoscritto SARTI GIROLAMO Veneziano1. È Nipote di Pandolfi ni). d’altro Girolamo Sarti denominato Stringhet- 7. La data di morte precisa è 1 febbario 1776, come ta, da noi mentovato per incidenza nel nostro si legge in E. von Loehner, Carlo Goldoni e le sue proprio articolo2. Questo giovane non ispo- memorie. Frammenti, in «Archivio veneto», 1882, glio di talenti per la Comica Professione si è p. 55. Anna Croce nota che nella primitiva ideazione assai bene adattato a recitare nel Personaggio

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 418 – Giovanna Sparacello ridicolo del Tartaglia; e dopo d’essere stato caso di bisogno il veterano e non più giovane Carlin. con alcune vaganti Compagnie, ha fi nalmen- 4. Bartoli non parla della collaborazione con la Co- te ritrovato impiego in quella di Giovanni médie–Italienne, ma prima di consacrarsi alla piro- Roffi 3, dove esercitandosi con dello spirito, tecnica il Savi lavorò presso il teatro parigino. Il 15 si procaccia delle lodi, essendo ben visto dal ottobre 1760 vi esordì come Arlecchino in Arlequin Pubblico, che lo favorisce, e protegge. persécuté par la dame invisible ma non piacque per nulla: «Mercredi dernier, le sieur Savi, qu’on avoit an- Note noncé pour être un des meilleurs Arlequins de toute 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi III, p. . l’Italie, a débuté dans Arlequin persecuté par la dame 2. V. voce ad locum. invisible. Son jeu n’a pas répondu à l’idée qu’on s’en 3. Sarti comincia a recitare nella compagnia del Roffi étoit formée. Les éloges précipités sont souvent nui- nel 1782. sibles», cit. L’avant coureur, lundi 20 Octobre 1760, n°40, p. 642. Andò meglio il 17 ottobre in Arlequin Vincenza Perdichizzi sénateur romain ma non fu assunto per il ruolo di Arlecchino detenuto ancora da Carlin. Al Savi fu at- tribuito il ruolo di Dottore ed altri ruoli secondari SAVJ BARTOLOMMEO Bergamasco1. Da qualora fosse stato necessario. Lorenzo Bellotto, detto Tiziano2, ebbe Bar- 5. Nel 1767, alla chiusura della stagione teatrale, tolommeo Savj le prime istruzioni nella Co- dopo essere stato pensionario per quasi sette anni il mica Professione. Pose la Maschera dell’Ar- Savi lascia la Comédie–Italienne. Il decesso della mo- lecchino, e vi riuscì suffi cientemente. Fu in glie Elena era avvenuto nell’aprile del 1766. Venezia con piacere sentito, e specialmente 6. Una delle due mogli sarebbe una certa Agathe Ro- nella Compagnia di Girolamo Medebach. seau. J. Stern, Mesdemoiselles Colombe de la Comédie Passò in Francia3, ed ivi apprese l’arte di for- Italienne, avec trois portraits 1751–1841, Calmann– mare de’ fochi artifi ciosi, che fece più volte Lévy, 1923, p. 24. vedere ne’ Teatri, e nelle pubbliche Piazze di diverse Città4. Si costruì un edifi zio di Silvia Spanu Fremder Marionette, con il quale vagò lungo tempo recitandovi egli solo insieme con la Moglie sua per nome Elena. Rimasto vedovo5 si è SAVJ ELENA1. Fu moglie di Bartolommeo maritato altre due volte6. Rivide l’Italia, e Savj2; e recitò nel carattere della Serva in Ve- fermossi in Torino, dove presentemente col nezia, ed in altre Città facendosi distinguere suddetto edifi zio si trattenne, riuscendo assai per brava Comica, e guadagnandosi del con- bene ne’ suoi interessi; e aggiungendo nuovi cetto, e degli applausi. Passò in Francia3 col vantaggi alle già fatte fortune. suo Consorte, ed ivi morì in fresca età circa il 17674. Note 1. Bergamo 1710–Torino 1789. BIBLIOGRAFIA: Note D’Origny, II, p. 301; U. E. Imperatori, Diziona- 1. Bergamo 1711–Parigi 1766. Sembra più credibile rio di Italiani all’estero, Genova, L’emigrante, 1956, l’ipotesi che la Savi sia deceduta un anno prima ri- p. 361; Leonelli, II, p. 351; Rasi, III, p. 506. spetto alla data indicata dal Bartoli, infatti è nel 1766 2. V. ad vocem in queste Notizie. che le comiche Rosa Bacelli insieme alla fi glia Antonia 3. La reputazione di «miglior Arlecchino esistente in Zanerini furono chiamate a sostituire alla Comédie– Italia subito dopo il Sacchi» permise al Savi di farsi co- Italienne la Savi e la Piccinelli, l’una deceduta e l’altra noscere anche all’estero. Nel 1760 fu chiamato a lavo- partita per l’Italia nel 1766. BIBLIOGRAFIA: D’Ori- rare per la Comédie–Italienne di Parigi per sostuire in gny, II, pp. 297–298; C. Goldoni, Mémoires, in

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Goldoni, I, pp. 444, 448; U. E Imperatori, Dizio- ricchezze. Fioriva intorno il 1700. e fa di lui nario di Italiani all’estero, Genova, L’emigrante, 1956, menzione Luigi Riccoboni nella sua Histoire p. 361; Clément–DeLaporte, III, p. 460; A. Léris, du Th eatre Italien3. Dictionnaire portatif historique et littéraire des théâtres, Paris, Jombert, 1763, pp. 684–685; Rasi, III, p. 506. Note 2. Su Bartolomeo Savi v. ad vocem nelle presenti 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 507–509; C. Al- Notizie. berti, La scena veneziana nell’età di Goldoni, Roma, 3. Elena Savi esordì il 28 Maggio 1760 alla Comédie– Bulzoni, 1990, pp. 42, 78, 228–229. Italienne nel ruolo di Prima Amorosa in l’Homme à 2. Galeazzo Savorini fu al servizio del Duca di Mo- bonne fortune; dato il successo, fu rapidamente assunta dena con la moglie Anna Arcagnati detta Rosaura. a mezza parte. Prima attrice della compagnia, è ricor- Una scrittura del 24 febbraio 1708 lo impegna con data dal Goldoni come attrice non particolarmente il Teatro di San Luca per il 1709. Il 3 marzo si re- dotata ma piena di buona volontà. Non è noto se la gistra un rinnovo dell’intesa concernente il triennio comica abbia recitato in Italia con Goldoni ma è cer- 1713–1715 (Archivio Vendramin, 42 F 1/7). Cfr. C. to che conoscesse Goldoni prima del trasferimento di Alberti, cit., pp. 228–229. quest’ultimo in Francia. T. Holme, A Servant of Many 3. Il nome di Savorini ricorre nel capitolo sulla deca- Masters. Th e Life and Times of Carlo Goldoni, London, denza della commedia italiana dal 1600. Riccoboni Jupiter books, 1976, p. 162. La Savi fu tra i primi aff erma di aver cominciato a frequentare il teatro negli attori che accolsero Goldoni a Villejuif la sera del anni Novanta del Seicento: «presque tous les Come- suo arrivo; la compagnia si riunì a casa dello Zanuz- diens de ce tems–là étoient ignorans, & à l’exception zi, che abitava nello stesso edifi cio dei coniugi Savi, à de Giovan Battista Paghetti, qui jouait le Rôle de Doc- Saint–Denis; una cena piacevole che Goldoni ricorda teur; & de Galeazzo Savorini après lui qui jouoit le con emozione nei suoi Mémoires viene organizzata in même Rôle, je n’en pourrois pas nommer un, qui eut onore del drammaturgo veneziano. Nella distribuzio- fait ses études» cit. L. Riccoboni, Histoire du théâtre ne dei ruoli alla Comédie–Italienne per la stagione italien, Torino, Bottega d’Erasmo, 1968 (rist. anast. 1762–1763, contenuta nei registri e Mémoires del te- di Paris, Cailleau, 1730), pp. 73–74. atro, Elena Savi fi gura come Amorosa e Seconda Sou- brette a mezza parte, nonostante recitasse comunque i Giovanna Sparacello ruoli di Prima Amorosa sin dalla stagione precedente rendendosi in questo modo indispensabile per la com- pagnia. Tra i ruoli sostenuti alla Comédie–Italienne da SCALA FLAMINIO. Nacque da Nobili Ge- Elena Savi si ricorda quello di Rosaura, creduta fi glia nitori Flaminio Scala1, e dopo d’aver passati i di Pantalone ne Le fi ls d’Arlequin perdu et retrouvé, di primi studj, diedesi in età giovanile all’eserci- Goldoni, rappresentato a Fontainebleau il 13 ottobre zio di recitar Commedie. Riuscì egli un illu- 1762, e quello di Clarice ne L’amore paterno, una delle stre Commediante non solo perchè spiegasse produzioni del periodo parigino di Goldoni. bellissimi concetti sulla Scena facendo l’In- 4. Anche Goldoni ricorda nei suoi Mémoire che l’at- namorato, sotto il nome di Flavio, ma per trice morì in giovane età. essere ancora stato il primo che alle Comme- die dell’arte improvvisa abbia dato un ordi- Silvia Spanu Fremder ne aggiustatissimo con tutte le buone rego- le, ed avendone inventate un gran numero, come in appresso si verrà mostrando. Si pose SAVORINI GALEAZZO Bolognese1. Re- egli alla testa de’ Comici Gelosi, i quali per citò eccellentemente nella Maschera del l’avanti essendo uniti ai Confi denti, da loro Dottore2 facendo de’ progressi nell’arte Co- poi si divisero, e formarono una Compagnia mica, ed acquistandosi fama, riputazione, e famosissima tanto lodata dal Garzoni nella

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 420 – Giovanna Sparacello sua Piazza Universale2; e fu la prima ad aprir di palesarlo in questa occasione colle Stam- Teatro Comico in Parigi per privilegio otte- pe8. Questi cinquanta Soggetti sono di vario nuto da Arrigo III. nel 15773. Avevano per argomento, distinguendosi, come si vede dal loro impresa questi Comici un Giano con titolo, in Comici, Boscherecci, e Tragici; e due faccie, a cui sottostava il motto: trovansi disposti con l’ordine medesimo che qui mostriamo. “Virtù, fama, ed onor ne’ ser Gelosi”. Tavola de’ Soggetti contenuti nell’Opera. Sempre più celebre si fece questa Compagnia, quando v’entrò la virtuosa Isabella, e France- Li due Vecchi Gemelli Com. Giornata 1. sco Andreini, che divenne poi suo Marito; e La Fortuna di Flavio Com. 2. allora fu, che il nostro Flaminio Scala si die- La fortunata Isabella Com. 3. de a scrivere altri nuovi Soggetti, a bella posta Le burle d’Isabella Com. 4. per quella gran Donna da lui inventati. Per Flavio tradito Com. 5. lungo rivolger d’anni scorse egli l’Italia, e la Il Vecchio Geloso Com. 6. Francia4 recitando con valore, acquistandosi La Creduta morta Com. 7. un sommo concetto, e facendosi degli auto- La Finta pazza Com. 8. revoli protettori. Ebbe la conoscenza di mol- Il Marito Com. 9. ti illustri Poeti, e specialmente in Bologna fu La Sposa Com. 10. stimato dal Conte Ridolfo Campeggi5, da Il Capitano Com. 11. Claudio Achilini6, e da molti altri uomini Il Cavadente Com. 12. Letterati. Dopo la morte d’Isabella, e dopo Il Dottor disperato Com. 13. che il di lei Marito alienossi dal Teatro, ad Il Pellegrino fi do amante Com. 14. istanza di vari suoi Protettori, ed a persuasio- La Travagliata Isabella Com. 15. ne degli amici si risolse lo Scala di pubblicar Lo Specchio Com. 16. colle Stampe una gran parte di quei Sogget- Li due Capitani simili Com. 17. ti, che erano stati da lui scritti non con altra Li Tragici successi Com. 18. intenzione, che con quelle di recitarli sopra Li tre Fidi Amici Com. 19. le Scene. In Venezia dunque l’anno 1611. Li due fi di Notari Com. 20. col mezzo dell’impressore Giovanni Battista Il fi nto Negromante Com. Giornata 21. Pulciani diede alla luce l’Opera sua in for- Il Creduto Morto Com. 22. ma di quarto, e dedicolla all’Illustrissimo Il Porta Lettere Com. 23. Signor Conte Ferdinando Riario, Marchese Il fi nto Tifano Com. 24. di Castiglione di Valdorcia, e Senatore di La Gelosa Isabella Com. 25. Bologna. Fu accompagnata da un discorso Li Tapeti Alessandrini Com. 26. al Lettore scritto da Francesco Andreini, che La mancata Fede Com. 27. narra i meriti del suo amico Flaminio, e che Flavio fi nto Negromante Com. 28. dà un’idea del Libro istesso. Trovansi in que- Il Fido amico Com. 29. sto cinquanta Soggetti per recitar Comme- Il Pedante Com. 30. die all’improvviso; ed a ragione fu intitolato Li due fi nti Zingani Com. 31. dall’Autore: Il Teatro delle favole rappresentati- Li Finti servi Com. 32. ve, ovvero la ricreazione Comica, Boschereccia, Li quattro fi nti Spiritati Com. 33. e Tragica divisa in cinquanta giornate.7 Poco Il fi nto Cieco Com. 34. prima aveva Flaminio Scala ricevuto l’onore Le disgrazie di Flavio Com. 35. d’essere fatto Comico a’ servigi del Serenissi- Isabella Astrologa Com. 36. mo Signor Duca di Mantova, e non mancò La Caccia Com. 37.

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La Pazzia d’Isabella Com. 38. Del Signor Claudio Achilini all’Illustrissimo Il Ritratto Com. 39. Signor Marchese Riario. Il Giusto Castigo Com. 40. La Forsennata Principessa Trag. 41. Si allude all’Insegna, Gli Avvenimenti Comici, Pastorali, e Tragici ed ai Cardinali della Chiesa.( * ) Opera mista. 42. L’Alvida Opera Regia. 43. Lidio la rosa tua, che presso all’onda Rosalba incantatrice Opera Eroica. 44. {pag. 160} L’Innocente Persiana Opera Reale. 45. Dell’Orseida Opera Reale Parte Prima. 46. Dell’Illustrissimo Signor Conte Ridolfo Campeggi Dell’Orseida Parte seconda. 47. a Flaminio Scala, per li cinquanta Soggetti. Dell’Orseida Parte terza. 48. L’Arbore incantato Pastorale. 49. Sono onor delle prose, alme dei versi La Fortuna di Foresta Principessa di Moscovia {pagg. 160–161} Opera Regia. 50. Del Signor Cesare Orsino. L’anno 1616. diede in luce i Fragmenti di al- cune scritture della Signora Isabella Andreini, Come soglia apparir Comica Scena, raccolti in Mantova dal di lei Marito, e da {pag. 161} questi a Flaminio spediti a Venezia, il quale a requisizione del suo amico li fece imprimere Del Signor Dionisio Lazari. in forma d’ottavo, e dedicolli all’Illustrissi- mo Signor Filippo Capponi parzialissimo Ai Teatri, alle Scene, al dir nascesti dell’arte Comica, e di lui amorevole fauto- {pagg. 161–162} re9. Proseguì Flaminio Scala ad esercitare col solito impegno la sua Professione, ed intanto Del Signor Pietro Petracci. diedesi a scrivere una Commedia in prosa in- titolata: Il fi nto Marito, che fece poi compari- Flaminio con qual’arte re alla luce in Venezia colle Stampe d’Andrea {pag. 162} Baba in forma di dodici l’anno 1619. e poco dopo si tolse al numero de’ viventi. Aveva Dell’Istesso. promessa la seconda parte del suo Teatro; ma questa non fu mai da lui data fuori. Fa men- Questo è Teatro, e Scena, zione di questo Comico, tanto all’arte van- {pag. 162} taggioso ne’ tempi suoi, oltre Luigi Riccobo- ni nella Histoire du Th eatre Italien10 anche il Dell’Istesso nobile, ed eruditissimo immortale Letterato Signor Marchese Scipione Maff ei nell’Ope- Detta Flaminio, e poi ra de’ Teatri antichi, e moderni11. Ogni altro {pagg. 162–163} elogio, che da noi si facesse a Flaminio Scala, non potrebbe comparare quelle lodi, che a lui furono impartite da tante poetiche pen- ( * ) La Famiglia Riario, nel di cui stemma vi campeg- ne, che ad onor suo, ed a compiacenza del gia una Rosa, fu d’origine Genovese. Pietro Riario fu nostro Lettore vogliamo tutte qui riportare, creato Cardinale da Sisto IV. nel 1471. e dopo la morte avendole tolte dal mentovato suo Teatro, in di questo, conferì il Cappello Cardinalizio a Raff aello cui veggonsi con bell’ordine registrate. Riario suo Nipote nell’anno 1477.

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Del Signor Ercole Marliani. Comico Acceso, Lione, 1601, con un sonetto di Dia- na Ponti. La sua tournée continuò forse anche nelle Altri tra squadre in fero campo armate Fiandre. {pag. 163} 5. Ridolfo Campeggi dei conti di Dozza (1565– 1624), bolognese, drammaturgo, poeta e librettista, Note è noto soprattutto per la favola pastorale Filarmindo 1. Flaminio Scala fu fi glio di un Don Giacomo di (Accademia dei Gelati, 1605). Fu inoltre autore dei Roma, forse membro dell’aristocrazia. Dato l’inte- libretti dell’Andromeda (1610) e di Proserpina rapita resse della critica sullo Scala e la sua drammaturgia, (1613), della tragedia Tancredi (1615) e del dramma limito le indicazioni bibliografi che ai principali e ai musicale Il Reno sacrifi cante (1617). Fra le liriche, il più recenti contributi. BIBLIOGRAFIA: Quadrio, poema in sedici canti Le lacrime di Maria Vergine, gli V, pp. 208, 237–238; Rasi, III, pp. 512–520; Enc. idilli La morte di Procri, La morte di Florigella, La Let- Spett., VIII, coll. 1552–1553; S. Flaminio, Il teatro tera, e il poemetto postumo La distruzione di Gerusa- delle favole rappresentative, a c. di F. Marotti, Mila- lemme (1628). Cfr. Enc. Spett., II, coll. 1593–1594. no, Il Polifi lo, 1976, pp. XLV–XLVII; Commedie dei 6. Claudio Achillini (1574–1640), bolognese, lette- Comici dell’Arte, a c. di L. Falavolti, Torino, Utet, rato e giurista, fu tra i più noti lirici marinisti. Fu 1981, pp. 217–19; V. Valenti, Vita e teatro nelle let- autore di due libretti per musica di Monteverdi: Teti tere inedite di Flaminio Scala a Don Giovanni de’ Me- e Flora, prologo all’esecuzione dell’Aminta di Tasso al dici: (1612–1621), Palermo, Conte Gras. S., 1986. Teatro della Pilotta di Parma il 13 dicembre 1628, e Sulla drammaturgia di Scala: C. Jannaco, Stesura e Mercurio e Marte (21 dicembre 1628). Le musiche tendenze letterarie della commedia improvvisa in due sono andate perdute. Cfr. Enc. Spett., I, coll. 57–58. prologhi di Flaminio Scala, Firenze, Olschki, 1961; 7. L’edizione critica è F. Scala, Il teatro delle favole R.Tessari, Lo sperimentalismo di Flaminio Scala, in rappresentative, a c. di F. Marotti, cit. Una scelta degli Id., La commedia dell’arte nel Seicento. Industria e arte scenari è stata recentemente ripubblicata ne I cano- giocosa della civiltà barocca, Firenze, Olschki, 1969, vacci della commedia dell’arte, a c. di A. M. Testaverde, pp. 109–135; R. Kerr, Th e actress as androgyne in the Torino, Einaudi, 2007, pp. 3–176. Commedia dell’Arte scenarios of Flaminio Scala, Ann 8. Secondo Falavolti e poi Galli, nello stesso anno Arbor, UMI, 1993; R. Gaudenti, Flaminio Scala, Scala lascia Mantova, dove era, secondo una testimo- in La commedia dell’arte, scelta e introduzione di C. nianza del Bertolotti, dal 1606, e passa alla direzione Molinari. Apparati di R. Gaudenti, Roma, Istituto dei Confi denti, al servizio di Don Giovanni de’ Me- Poligrafi co e Zecca dello Stato, 1999, pp. 67–71; F. dici. Per Marotti invece Scala dirige la compagnia a Malara, Lettura delle Favole rappresentative di Fla- partire dal 1615, il che sembra più plausibile alla luce minio Scala, in Studi teatrali dal Cinque al Novecen- della dichiarazione del Bartoli. Attore, profumiere to, Torino, DAMS Università degli Studi di Torino, e uomo di fi ducia del Medici e di sua moglie Livia 2002, pp. 37–101; Q. Galli, Gli scenari di Flaminio Vernazza, Scala restò presso Don Giovanni de’ Me- Scala: lingua e teoria teatrale, Salerno, Laveglia, 2005; dici fi no alla morte del suo protettore, nel 1621. In Archivio Herla, Scala. seguito alla morte violenta della Vernazza per mano 2. Garzoni, p. , cita le compagnie dei Gelosi e dei Medici, Scala abbandonò la direzione dei Confi - dei Confi denti, ma non nomina Flaminio Scala. denti e chiese di essere nuovamente accolto dal Duca 3. Benché dia per certa l’amicizia di Scala con Fran- di Mantova. Assunto come profumiere, egli giunse a cesco e Isabella Andreini, Marotti dubita dell’apparte- Mantova nel 1624 dove, colto da febbre, morì il 9 nenza di Scala alla compagnia dei Gelosi. dicembre del 1624 a settantasette anni. 4. Scala fu in Francia con la compagnia degli Accesi 9. Fragmenti di alcune scritture della signora Isabella e Desiosi nel 1600–1601, su invito di Enrico IV. Re- Andreini Comica Gelosa et Accademica Intenta. Raccol- citò a Parigi e a Lione, dove stampò la commedia il ti da Francesco Andreini Comico Geloso, detto il Capita- Postumio, comedia del signor I. S. posta in luce da F. S. no Spavento, e dati in luce da Flamminio Scala Comico,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 423 e da lui dedicati all’Illustrissimo sig. Filippo Capponi. ha lasciato ad altre occupare il posto di prima Con licenza de’ Superiori, & Privilegi, In Venetia, Donna, credendo anche ciò più vantaggioso presso Giovan Battista Combi, MDCXX. La dedica agl’interessi di suo Marito. È stata la Scala- è ora in Marotti–Romei, p. 202. brini Madre di più fi gliuoli, ed è una Moglie 10. L. Riccoboni, Histoire du théâtre italien, Torino, amorosa, e prudente, aff aticandosi molto Bottega d’Erasmo, 1968 (rist. anast. di Paris, Caille- per il buon governo della sua famiglia, e mo- au, 1730). strandosi premurosa della conservazione del 11. S. Maffei, De’ teatri antichi e moderni, Verona, suo grave, ed attempato Consorte. E pe’ suoi Carattoni, 1753. Due le edizioni moderne: S. Maf- meriti Teatrali, e per l’altre sue virtù avrebbe fei, De’teatri antichi e moderni, Bologna, A.M.I.S., potuto da noi esigere un più compiuto elo- 1971; S. Maffei, De’ teatri antichi e moderni e altri gio, lo che di buona voglia avressimo fatto, scritti teatrali, a c. di L. Sannia Nowé, Modena, Muc- quando non si fosse per noi creduto, che la chi, 1988. sua umiltà di questo solo sarebbesi agevol- mente contentata. Giovanna Sparacello

SCARAMUCCIA1 famoso Commediante SCALABRINI MEDEBACH ROSA, Bo- che con tal nome rappresentava in Teatro lognese. Nata dal Dottor Scalabrini Legale la parte di Capitano. Trasse i suoi natali in esercitato nel Foro di Bologna, ebbe una col- Napoli, e il suo vero nome fu Tiberio Fioril- ta educazione, e nutrì molto genio per reci- li2. Le bizzarrie di quest’uomo lo resero così tare nelle private Accademie della sua Patria. celebre nella Comica Istoria, che ne fu scrit- Si fece principalmente vedere nella nobilis- ta la capricciosa vita in Francese da Angelo sima Casa Tiburtini a sostenere la parte di Costantini, come si disse nella di lui noti- prima Attrice nella Sacra Tragedia intitolata: zia3. Noi abbiamo impiegato a tradurla in Giovanni di Giscala, in cui si portò valoro- italiano, il Signor Antonio Goldoni Comi- samente, e fu di molti applausi onorata. Nel co Modanese4, e come cosa sua l’inseriamo 1766. divenne Moglie di Girolamo Mede- in quest’opera nostra, credendo di far cosa bach, rimasto vedovo per la morte della sua grata al Lettore, ed aggiungiamo ad essa per cara Teodora. La Scalabrini trovò in lui un nostra special cura la vera naturale effi gie di rispettoso Marito, ed un uomo saggio, che questo Comico tanto bizzarro, e rinomato5. seppe distinguere i di lei meriti, e la civil- tà della sua nascita Cittadinesca. Sotto a di VITA / DI SCARAMUCCIA lui insegnamenti, ma più a’ quelli dell’egre- CAPITOLO I. gio Ignazio Casanova inoltrossi con sommo Nascita di Scaramuccia, chi fossero i suoi genitori, vantaggio nella cognizione dell’arte Comica, e come fu scacciato da suo Padre fuori di casa. e fu in Venezia nella Griselda del Goldoni, e in molte altre Tragiche, e Comiche Rappre- Tiberio Fiorilli, soprannominato Scaramuccia sentazioni encomiata, e distinta. Ella inten- {Pag. 165} de assai bene ciò che recita, e l’esprime con somma chiarezza, e con una lodevole teatrale Note precisione. Si è sempre adattata a far tutte 1. Tiberio eredita il tipo di Scaramuccia dal fratello quelle parti, che pel buon ordine della sua Giovanni Battista (v. qui ad vocem), modellato a sua Compagnia era pur necessario ch’ella facesse, volta sul Capitano di area napoletana, ovvero l’attac- recitando e da Madre, e da Zia senza ostenta- cabrighe napoletano sempre incline a scappare. Fioril- zione di grado; e senza ambire a preminenze li gli toglie la spada, sostituendola con la chitarra, ed

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 424 – Giovanna Sparacello elimina la maschera, mantenendo l’abito nero, colore luglio del 1659 lascia la Francia con gran parte della tipico dei nobili spagnoli; per una discussione sulle compagnia; rientra nel 1661, per cinque mesi a Fon- prime rappresentazioni iconografi che del personag- tainebleau, per poi trasferirsi al Palais Royal (essendo gio, risalenti ca. al 1650, e soprattutto per una rico- il Petit Bourbon chiuso per l’ampliamento del Lou- struzione della carriera della maschera nel repertorio vre). Nel 1664 è ancora a Firenze, dove mantiene nu- del primo Th éâtre Italien, d’après lo Scénario di Bian- merosi investimenti e dove probabilmente si rompe colelli e il Recueil di Gherardi, cfr. R. Guardenti, Gli defi nitivamente il legame con la moglie Marinetta; e italiani a Parigi. La Comédie Italienne (1660–1697). nel 1669 a Roma, in presenza di Cristina di Svezia. Storia, pratica scenica, iconografi a, Roma, Bulzoni, Nell’estate 1670 torna di nuovo a Parigi, dove però, 1990, vol. I, pp. 46–82. ormai ultrasessantenne, è progressivamente messo in 2. Tiberio Fiorillo, poi Fiorilli (Napoli, 9 novem- crisi dall’ormai sicuro successo di Molière (Le bourge- bre 1608) è fi glio di Silvio Fiorillo (v. qui ad vocem), ois gentilhomme è appunto di quell’anno), dall’emer- famoso come Capitan Matamoros e come autore gente Arlecchino di Biancolelli, e da un crescendo di di commedie. Opera dapprima a Firenze, dove ap- complicate vicende familiari: nel 1673 ha un fi glio punto per le prime volte si aff erma col cognome in dalla nuova compagna Anne Doff an, Tiberio Fran- versione genitiva (Fiorilli); al servizio dei Medici cesco; e nel 1681, a settantatre anni, ne ha un’altra, compie tournée a Mantova, Milano, Modena, Bo- Anne–Elisabeth, da Marie–Robert Duval, giovanis- logna, Roma. Sposa Lorenza Elisabetta (o Isabella) sima amante che, morta la prima moglie nel 1687, Del Campo, in arte Marinetta, da cui ha cinque fi - è costretto a sposare l’8 maggio 1688 addirittura per gli, di cui sopravvive solo Silvio Bernardo; nel 1642, intervento di Margherita Luisa d’Orléans e di Luigi su invito di Mazzarino, con la moglie si trasferisce XIV; i confl itti con quest’ultima compagna (Fioril- in Francia, al seguito di Giuseppe Bianchi (Capitan li arriva a denunciarla per furto, per tradimento e Spezzaferro), nella celebre compagnia del Petit Bou- addirittura per percosse) si concludono solo con la rbon, con attori come Domenico Locatelli (Trivel- prigionia della Duval nel carcere del Refuge prima e lino), Marco Romagnesi (Orazio) e Brigida Bianchi nel convento di Sainte–Geneviève a Chaillot dopo; (Aurelia), che porta al debutto parigino La fi nta paz- problemi gli vengono causati nel frattempo (1690) za di Giulio Strozzi (1645). Ha un immediato suc- anche dal redivivo fi glio di primo letto Silvio Bernar- cesso, tanto che nel 1644 Mazzarino stesso e Anna do che, tornato da Firenze per la cospicua eredità, lo d’Austria tengono a battesimo un fi glio di Fiorilli, svaligia di una considerevole somma. Ciononostante, Luigi. Rientrato in Italia nel 1647, a causa dei di- nel frattempo Fiorilli ha ancora la forza di distin- sordini della Fronda, è a Firenze col fratello Giovan guersi nei Jugemens du duc d’Ossone e nel Triomphe Battista (v. qui ad vocem) e con la moglie di questi, de la médecine; e soprattutto, nel giugno del 1685, Beatrice Vitali; quindi nel 1652–1653 a Modena all’Hôtel de Bourgogne, in Colombine avocat pour et e nello stanzone della Dogana a Firenze, di cui di- contre di Nolant de Fatouville, come ricorda Evaristo venta gestore per conto del granduca. È richiamato Gherardi (Le Th éatre Italien de Gherardi ou Recueil in Francia nel 1653, dove fi nalmente, fra frequenti général de toutes le Comédies et Scènes françoises jouées tournée in Italia, tocca l’apice della sua notorietà; i par les Comédiens Italiens du Roi pendant tout le temps suoi lazzi sono imitati da La Rochefoucauld, dal car- qu’ils ont été au service, Paris, Cusson et Witte, 1700, dinale de Retz, da Racine e fi nanche da Jean–Bapti- vol. I, pp. 377–378), con una leggendaria longevità ste Lulli, che lo imita nel balletto L’amor malato (16 artistica che dura fi no al suo ritiro nel 1692. Muore a gennaio 1657); il 23 marzo 1658 riporta il suo più Parigi il 7 dicembre 1694 nella casa di rue Tiqueton- grande successo in La Rosaure imperatrice de Costan- ne e viene sepolto nella chiesa di Saint–Eustache. BI- tinople, di Domenico Locatelli, tanto che all’arrivo BLIOGRAFIA: F. e C. Parfaict, Histoire de l’ancien a Parigi della compagnia di Molière, il 3 novembre théâtre italien depuis son origine en France jusque à la dello stesso anno, il francese è costretto ad alternarsi suppression en l’année 1697..., Paris, Lambert, 1753, al Petit Bourbon con la compagnia di Fiorilli. Nel pp. 11–22; R. Galluzzi, Istoria del Granducato di

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Toscana sotto il governo della casa Medici, Firenze, Per 237–240; V. Scott, Th e Commedia dell’arte in Paris, Gaetano Cambiagi stampatore granducale, 1781, 1644–1697, Charlottesville, University of Virginia, t. IV, p. 141; J. Loret, La Muze historique…, Pa- 1990, pp. 31–39; D. Gambelli, Arlecchino a Pari- ris, P. Daffi s, 1875–1878, t. I, p. 398; t. II, p. 458; gi. Dall’inferno alla corte del Re Sole, Roma, Bulzoni, t. III, p. 61; Jal, 576–579; E. Campardon–A. Lon- 1993, pp. 210–220; Comici dell’arte. Corrispondenze, gnon, La vieillesse de Scaramouche, Paris, Daupeley– edizione diretta da Siro Ferrone, a c. di C. Burattelli, Gouverneur, 1875; Campardon, I, pp. 222–234; P. D. Pandolfi , A. Zinanni, Firenze, Le Lettere, 1993, Laucroix, Introduction a E. Gonzales, Les caravanes I, pp. 184, 296, 310, 312, 317, 323, 326, 330, 344; de Scaramouche par Emmanuel Gonzales; avec une no- T. Megale, Cintio e i suoi protettori, «Biblioteca Tea- tice historique par Paul Lacroix; eaux–fortes et vignettes trale», 1993, n. 29, pp. 81 sgg.; DBI, vol. 48, 1997, par Henry Guerard, Paris, Dentu, 1881, pp. I–XXV; pp. 191–193 (T. Megale; Cenni artistici dei comici L. Moland, Molière et la Comédie italienne, Paris, italiani dal 1550 al 1780, compilati dall’artista comi- Didier, 1867, pp. 165–170; A. Ademollo, I teatri di co Francesco Bartoli e dall’attore Antonio Colomberti Roma nel secolo decimosettimo, Roma, L. Pasqualucci, continuati fi no all’anno 1880, recentemente edita col 1888, p. 110; B. Croce, I teatri di Napoli, Milano, titolo A. Colomberti, Dizionario biografi co degli Adelphi, 1992, p. 48 (1° ed. Napoli, Luigi Pierro, attori italiani, a c. di A. Bentoglio, Roma, Bulzoni, 1891, t. I, pp. 109–110); Rasi, III, pp. 888–912; M. 2009, II, pp. 525-527). Apollonio, Storia della commedia dell’arte, Roma, 3. Angelo Costantini, La vie de Scaramouche, par Augustea, 1930, pp. 150, 202–214, 251–252, 291, le sieur Angelo Costantini, comédien ordinaire du roy 296; M. Corsi, Scaramuccia maestro di Molière, «Ri- dans la troupe italienne, sous le nom de Mezetin, Pa- vista Italiana del Dramma», anno III, n. 4, luglio ris, à l’Hôtel de Bourgogne et chez Claude Barbin, 1939, pp. 70–94; M. Apollonio, Storia del teatro 1695 (La vita di Scaramuccia, nota introduttiva di italiano, Firenze, Sansoni, 1940, t. II, pp. 53–62; Guido Davico Bonino, traduzione di Mario Bon- G. Attinger, L’esprit de la commedia dell’arte dans le fantini, Torino, Einaudi, 1973); per la bibliografi a théâtre français, Paris–Neuchatel, Librairie Th éâtra- completa dell’opera e notizie sull’autore, v. qui alla le, 1950 (ried. fotomeccanica: Genève, Slatkine Re- voce Costantini Angelo. La sorte di quest’opera è in prints, 1993); J. F. Wittkop, Das war Scaramouche. qualche modo parallela al Recueil di Gherardi, usci- Die Liebensgeschicthe des T. Fiorelli, seine Schwänke, to l’anno precedente, sul fi nire dell’epopea del pri- Liebschaften und ergötzlichen Missgeschicke, Fischer mo Th éâtre Italien: per capacità di leggendarizzarne Verlag, Frankfurt am Mein, 1957; A. Migliori, gli ultimi epigoni, per l’eff ettivo successo editoriale Contributo alla storia dell’Ancien Th éâtre–Italien, «Bi- prolungato negli anni, ma soprattutto per gli inten- blioteca Teatrale», 1973, 8, pp. 73–137; Enc. Spett., ti di sfruttamento commerciale dell’immagine del V, coll. 366–368; G. Macchia, Il silenzio di Molière, Th éâtre Italien, che portano i due autori, in prece- Milano, Mondadori, 1975, pp. 11–19; N. Borsel- denza amici–Costantini, ad esempio, è recente padri- lino, Percorsi della commedia dell’arte: Scaramuccia no dell’ultimo fi glio di Gherardi–a una serrata lite da Napoli a Parigi, in Le théâtre italien et l’Europe, giudiziaria (che spiega forse come mai da un lato XVe–XVIIe siecles, Actes du 1er Congres Internatio- Costantini ottenga il sequestro della pubblicazione di nal, Paris, 17–18 Octobre 1980, Paris, s. t., 1983, Gherardi, dall’altro questi nel Recueil metta in dub- pp. 109–124; C. Molinari, La commedia dell’arte, bio la paternità dell’opera di Costantini, attribuen- Milano 1985, pp. 218–220; G. Checchi, Silvio Fio- dola a un ghost writer che potrebbe essere Charles rillo in arte Capitan Mattamoros, «Quaderni di Storia Cotolendi; v. ivi, p. VIII). D’altro canto il soggetto, e Arte Campana», 1986, n. 9, pp. 17–19; Id., Debi- cioè le imprese di Scaramuccia, ben si presta a es- ti e ricchezze di un attore, «Biblioteca Teatrale», n.s., sere trattato in letteratura o in teatro: all’impresa di 1989, n. 12, pp. 85–97; R. Guardenti, Gli italiani Costantini, ad esempio, seguono versioni satiriche o a Parigi. La Comédie–1talienne (1660–1697). Storia, popolari (G. Bada, Scaramuzza: poema in varnacolo pratica scenica, iconografi a, Roma 1990, I, pp. 46–82, familiar venezian, In Venezia, appresso Curti, 1788,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 426 – Giovanna Sparacello poema in dialetto veneziano; E. Gonzales, cit.), ro- 5. Nel 1943 il regista Gian Maria Cominetti pubbli- manzi (A. de Gobineau, Scaramouche, suivi de Ade- ca la riduzione di due quaderni da lui stesso ritrovati laide, Paris, l’Arrire boutique (impr. de G. Girard), alla Comédie-Française ancora nel 1925, rispettiva- novella risalente al 1842; A. Cross, Scaramouche, mente con il taglio delle sequenze e le parti “scan- Torino, S.A.S., 1952; R. Sabatini, Scaramouche, nate”, di una commedia senza titolo da lui attribuita London, Pan Books, 1961; S. Aublin, Scaramouche, a Tiberio Fiorilli: Quando amor comanda, ovverosia, Milano, La spiga languages, [2000]), versioni teatra- L’amante intraprendente: canovaccio in cinque atti della li (L. De Berardinis, Il ritorno di Scaramouche di Commedia dell’Arte nella realizzazione di Tiberio Fio- Jean Baptiste Poquelin e Leon de Berardin, Bologna, relli detto Scaramuccia, ridotto per le scene moderne da fuoriTh ema, [1995]; in particolare per quest’ultima Gian Maria Cominetti, «Comoedia», a. 24 [ma 25], biografi a teatrale di Scaramuccia, v. F. Vazzoler, n. 8 (15 agosto 1943), p. 269–279; dopo una versio- Riscrivere la Commedia dell’arte. Il ritorno di Scara- ne per la RAI nel 1960 diretta da Vittorio Cottafavi mouche di Leo De Berardinis, www.drammaturgia.it, (con Arnoldo Foà, Achille Millo, Elio Pandolfi ), l’Ac- 08/01/2007). Non è dunque neppure singolare che cademia Nazionale d’Arte Drammatica commissiona l’opera stessa di Costantini sia preceduta di quasi ad Andrea Camilleri una seconda rielaborazione del mezzo secolo da un volumetto burlesco: Les terreurs manoscritto (Per gioco e per amore, 1996). de Mazarin, et le secours chimerique & imaginaire qui luy vient d’Italie, conduit par le redoutable capitaine Roberto Cuppone & general Scaramouche, A Paris, chez la veuve Iean Remy, rue sainct Iacques, a l’Image S. Remy, pres le College du Plessis, 1649. Infi ne, per la vasta docu- SCHERLI CAROLINA. Fu questa Moglie mentazione iconografi ca sul suo conto, soprattutto di Leopoldo Maria Scherli, ma visse quasi di area francese–fra gli altri di Xavery, Callot, Gillot, sempre da lui disgiunta, ed oggi in istato ve- Picart, Coypel, Haber, Bonnart; ma anche il celebre dovile passa i giorni suoi alienata dalla Pro- ritratto di Asinio Asinione di Monte Asinaio [Henri fessione nella Città di Bologna. Trasse dalla de Gissey, 1621–1673], Al Gran Scaramuzza Memeo natura de’ considerabili pregi d’avvenenza, Squaquera de civitate Partenopensi, fi glio de Tammero e brillò un tempo sulle Scene recitando nel e Catammero Cocumero Cetruio, e de Madama Papera carattere di Donna seria, ed eseguendo varie Trentova–si rimanda a R. Guardenti, cit. Commedie di sua particolar fatica, mostran- 4. V. qui ad vocem; dapprima comico dilettante, è do in ciò molto spirito, grazia, ed intelligen- attivo come Innamorato della compagnia di Luigi za, e rendendosi oggetto di piacere negli anni Perelli, costituita dal 1778, tra il 1782 e il 1786; è suoi giovanili. Allevò una fi gliuola nell’arte probabile dunque che conosca Bartoli, già attivo nella del Ballo, e con essa si trasferì a Palermo, stessa compagnia dal 1778, nello stesso anno in cui si perchè in uno di que’ Teatri facesse mostra pubblicano le Notizie istoriche (v. Giardi, pp. 231– della sua abilità, danzando nell’Opera Musi- 237). In seguito, nel 1789, Goldoni è scritturato cale. Le fu tolta questa fi glia da Personaggio dalla compagnia di Pietro Andolfati, dove conosce e di qualità, e la Carolina dovè a gran ventura sposa la fi glia del capocomico, Gaetana (ivi, p. 96); attribuire di poter partir sola, e ritornare a nel 1790 costituisce compagnia a sé, con la quale sul riveder Bologna. Turbata pel seguito avveni- fi nire del secolo prende in gestione il Teatro San Luca mento fu vicina questa Comica a smarrire il di Venezia; la compagnia è ancora attiva nel 1800 senno dando diversi segni di una vera pazzia. (ivi, pp. 164–168, dove si trova la formazione com- Chiaro indizio di ciò fu il vederla coronata pleta e le principali tournée negli anni 1792–1800); d’alloro con altra ghirlanda in mano passeg- muore ad Alessandria il 28 luglio 1816 (cfr. anche giare le strade di Bologna, uscire di Città, e B. Brunelli, voce Goldoni Antonio, in Enc. Spett., V, portarsi sul colle di San Michele in bosco col. 1425). reiterando poetici strambotti, e facendo altre

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 427 cose da pazzarella. Riavutasi poi dalla sua fre- Dopo di essersi fatto onore fra gli Accade- nesia, e calmata la di lei passione, si trattiene mici suoi Concittadini, passò fra’ Comici a anch’oggi più tranquillamente nell’indicata far valere la sua perizia nell’arte del recitare, Città. Udì con molto rincrescimento la mor- poiché nelle parti sostenute, e gravi si fece te del suo Marito, e si dimostrò sensibile alla distinguere per un ottimo Attore, e nella di lui perdita, se perdita può dirsi quella d’un Commedia all’improvviso proccurò di farsi Marito, la di cui Moglie gli stette ognor da sentire bravo rettorico, e dicitore elegante. lontano. Meriterà questa Comica sul di lei Fu nel Teatro di San Giovanni Grisostomo tumulo l’Epitaffi o, che segue. in Venezia alcuni anni, e diede molte prove del valor suo, e recitando, e scrivendo, onde Moglie fui per virtù di quel gran sì, avvenne che molti dotti l’ebbero ad ammira- Che detto retroceder non si può. re, e particolarmente il Nobile Signor Conte Mio Marito da me poco gustò, Gaspare Gozzi, che degnollo della sua pre- Ch’io sola vissi, ed ei lontan morì. gevole amicizia. Il di lui genio per la poetica facoltà lo trasportò a scrivere non pochi liri- ci componimenti, che volle pubblicar colle SCHERLI LEOPOLDO MARIA. Verone- Stampe sotto il titolo: Rime di Leopoldo Ma- se. A rinovare i meriti, e l’antica memoria del ria Scherli Comico; e furono impresse in Luc- celebre Comico Adriano Valerini Veronese ca in forma di dodici per Filippo Maria Be- anch’esso, nacque Leopoldo Maria Scherli nedini l’anno 1760. Le dedicò al suo Amico intorno il 1720. Fece de’ metodici studj con il Signor Jacopo Rossi Salodiano amatore di molto profi tto, e prendendo amore al dilet- belle Lettere, e cercò d’imitare in esse lo sti- to del recitare in Teatro, si fece vedere nella le de’ migliori antichi Poeti, e specialmente stessa sua Patria più volte, come ci assicura quello di Francesco Petrarca. V’inserì alcu- Gianvito Manfredi nel suo Attore in Scena ne traduzioni dal Latino, e v’unì anche un alla pag. 61. con le seguenti parole. saggio di Poesie Siciliane. Nel 1766. passò nella Compagnia di Pietro Rossi; ed era già “E piacemi altresì far menzione del Signor Le- stato fra gli Arcadi di Roma acclamato sot- opoldo Maria Scherli, il quali fra quei giovani to il nome di Anassandride Caristio. Recitò li quali per loro diletto qualche anno in questa in Livorno quell’Autunno un Brindisi nel Città si sono aff aticati per bene rappresentare gli Convitato di Pietra scritto in versi martel- altrui scenici componimenti, tanto bene adem- liani, e s’impresse da Marco Strambi in un piva a tutte le parti, che appartenenti sono agli foglio aperto come si costuma di stampare Attori, che merita anch’egli di essere per un cele- gli encomiastici Sonetti, che poi si dispensa- bre, ed ottimo Attore nomato; e di lui basti dire, no, e si affi ggono. Fu egli per qualche tempo che rappresentando egli l’Orlando furioso, tanto alienato dalla Professione, e stette presso Sua bene si distingueva in tal carattere, e sì al vero Eccellenza il Signor Senatore Davia da Bo- rappresentava l’imagine d’un uomo impazzito, logna in qualità di Bibliotecario. Nel 1768. che fi nita ch’egli ebbe la Scena, appunto quan- stampò un piccolo Libretto in ottavo che do Orlando incomincia a impazzire, fu tanto il conteneva alcune considerazioni sopra un battere palma a palma degli uditori, e la voce di parere del Dottor Carlo Goldoni cosa criti- ognuno, che fuori ancora il richiamava, che li ca, e felicemente dettata. Tornò a recitare in convenne per appagare insieme l’udienza tutta altre Compagnie, ma sempre però con poca sebbene contro sua voglia ripetere l’istessa scena; fortuna, colpa del suo troppo austero tempe- onore questo da me non più veduto, che a verun ramento, e delle rigide sue massime fi losofi - altro Attore sia stato prestato.” che, che mal si confacevano co’ faceti modi

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 428 – Giovanna Sparacello de’ suoi Compagni, e colla brillante Comica taciturno a segno, che andando un giorno a società. Si trasferì poi in Sicilia, ed in Paler- desinare con Andrea Patriarchi, non fu mai mo pubblicò una bella traduzione di Sette sentito pronunziare una parola durante tut- Notti, d’Edoardo Young Inglese in versi Tosca- to il tempo della tavola, e col solo saluto da ni recate; e meritò l’onore d’essere aggregato quella Casa partì. Visse lontano dalla Moglie, all’Accademia de’ Pastori Ereini sotto il nome come si disse nella notizia di lei; ed inclinato di Dendrio Ipsisto. Fu quest’Opera stampata solo a suoi studj, passò la vita in qualsivoglia in Palermo nella Stamperia de’ Santi Apo- stato sempre contento. Un saggio del di lui stoli l’anno 1774. in forma di quarto. Esse stile sarà il componimento, che segue. Notti furono dedicate dallo Scherli a varj dottissimi Personaggi, coll’ordine qui sotto Licenza recitata dalla prima Donna esposto. della Compagnia de’ Comici nel Teatro San Giovanni Grisostomo di Venezia La Morte di Narcissa. All’Accademia de’ Pastori l’ultima sera del Carnevale MDCCLIX. Ereini. L’Immortalità dell’anima. Prove Fisiche al Signor Della guerriera tromba ascolta il suono appena, Conte Gaspare Gozzi. {pagg. 236–238} L’obblio della Morte. Alla Signor Contessa Luisa Bergalli Gozzi, fra gli Arcadi Irminda Partenide. Note I Cieli, o sia la Pluralità de’ Mondi. Al Signor 1. Sherli. Canonico Don Giustiniano Orsini, Consultore della Sacra Congregazione dell’Indice. L’Esistenza di Dio, e degli Spiriti. Alla Signora SERRAMONDI CARLO1. Fece nella Principessa Donna Marianne Gaetani e Paceco, Compagnia di Pietro Rosa i di lui progressi de’ Duchi di Laurenziano, fra gli Ereini Fiamet- nell’arte del recitare, e si mostrò molto abile ta Partenopea. nella parte dell’Innamorato2. Sposò la di lui L’Annientamento, e la Consolazione. Al Signor fi glia Caterina, ed ebbe il dispiacere di per- Don Federico di Napoli Principe di Resultano, derla per la disgrazia accadutale nel balzar Arcipastore dell’Accademia degli Ereini. dal Calesse come si è narrato altrove3. Carlo Serramondi passando fra due mesi alle se- Fu Leopoldo Maria Scherli1 presso il Barone, conde nozze con una fi glia di Marco Fiorio e Principe Spaccaforni impiegato per qualche Veronese4, ha fatto conoscere a prova non tempo nella carica di Segretario, ma toltosi essere fallace quel proverbio che dice: dal suo servigio, venne in Italia incaricato da altri di provvedere una Comica Compagnia “Colui che muore in Tomba oscura giace, per quella Città; ed in Venezia portandosi, E chi vive l’obblia dandosi pace.”5 una ivi ne unì come potè meglio, e benchè di poco buoni Soggetti provvista, la con- Note dusse a Palermo. Gli Attori non piacquero, 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 409 (alla voce Rosa e lo Scherli n’ebbe de’ rimbrotti, pe’ quali Caterina), Giardi, passim. affl ittosi oltre modo, visse pochi mesi pieno 2. Il volume di Giardi testimonia della presenza di d’inquietudine, e poscia cadendo gravemen- Carlo Serramondi nella compagnia di Rosa nel car- te infermo, lasciò di vivere nell’Autunno del nevale 1775 e durante la stagione comica 1775–76. 1776. Fu lo Scherli un uomo assai dotto, per Nel 1778–79 si trovava con la moglie Caterina nella cui ebbero infi nita stima varj Letterati; ma compagnia di Giuseppe Lapy. Cfr. Giardi, pp. 174, egli era di stravagante temperamento; e sì 250–251.

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 429

3. Caterina Rosa morì nel 1779 durante un viaggio SGARRI FRANCESCO. Fu fi gliuolo del- con il marito per raggiungere Verona da Genova. V. la Brigida Sgarri, che rimasta vedova sposò la biografi a dell’attrice in queste Notizie. I due attori Antonio Marchesini, della quale si è parla- erano da poco stati scritturati nella compagnia Bat- to per incidenza nell’articolo di quel Capo taglia. Nella formazione proposta da Giardi fi gura il Comico. Passato dunque Francesco Sgarri nome di Serramondi ma non quello di Caterina. Nel nella Compagnia del di lui Patrigno, trava- 1780–81 l’attore recitava nella compagnia di Girola- gliò nella Maschera dell’Arlecchino, e riuscì mo Medebach. Cfr. Giardi, pp. 101, 192. un secondo Zanni piacevole, e spiritoso, che 4. Fu dunque cognato del comico Gaetano Fiorio. I molto si aff aticava oltre il recitare, eseguendo rapporti fra Serramondi e Florio furono anche pro- giochi, e forze, ed altre cose gustevoli, e po- fessionali: Carlo fu il Cavalier del Canto nell’operetta polari. Dopo la decadenza del Marchesini fu buff a di Gaetano Florio L’arrivo del Burcchiello da Pa- accolto in altre Compagnie, e poi cangian- dova in Venezia, musicata da Luigi Caruso (Padova, do la Maschera dell’Arlecchino in quella del Conzatti, s. d.). Brighella, vi travagliò di buon proposito, e 5. Si legga qui un rifl esso del moralismo di Bartoli, fu bravo lazzista contentandosi d’allettare il che evidentemente giudicava troppo breve il tem- Popolo colla pantomima, giacché non ebbe po intercorso tra il decesso di Caterina e il nuovo dalla natura il dono d’esser buon parlato- sposalizio di Serramondi. La carriera del comico fu re. Egli aveva l’arte di fare frettolosamente ancora lunga: nel 1786–87 venne scritturato come un ragionamento (non inteso nè da lui, nè Caratterista nella compagnia di Regina Marchesini e dall’uditorio) promettendo assistenza al Pa- Giovanni Cicuzzi. Vi recitava anche Marianna Serra- drone, o ad altri; e questo con parole spes- mondi, probabilmente la sua nuova moglie, poi citata sissime, e vibrate con forza fra le labbra in sì come Maria e Anna Maria (Giardi, pp. 179). Nel fatto modo, che il Popolo movevasi a fargli 1787–88 passò nella compagnia di Andrea Bianchi un grande applauso, battendo palma a pal- con lo stesso ruolo (ivi, p. 111); nel 1788 (primavera, ma, ond’egli restava soddisfatto, e l’udienza estate, autunno) e nel carnevale del 1789 fi gura come godendo moveva a più potere le risa, ben- Caratterista nella compagnia di Carlo Giovannoni e chè nulla avesse capito da tal discorso, che lo Rosa Medebach (ivi, pp. 162–163). Nella primavera Sgarri chiamava battuta, forse per la battuta del 1789 Piero Panziera lasciò la compagnia Giovan- di mani, ch’egli ne riscuoteva. Lavorò altresì noni–Medebach e ne formò una propria, in cui fi - con abilità alcune Commedie di Magia, nel- guravano Carlo e Maria Serramondi (ivi, p. 223); la le quali vi giocava un buon numero di varj compagnia si sciolse entro l’anno. Carlo Serramondi Personaggi, suonando la Tromba, ed altri tornò nella compagnia Battaglia, dove fi gurò a parti- istrumenti, e cantando qualche canzonetta re dall’anno 1789–90; nel 1790–91 passò a recitare facile, e graziosa. Fu alternativamente colle con la maschera di Brighella in sostituzione di Fau- Compagnie d’Onofrio Paganini, e di Pietro sto Marzocchi (ivi, p. 104). Nel 1795–96 si trovava Rossi; ma poi alienatosi da quest’ultima l’an- nella compagnia Mazzotti–Malipiero come Brighel- no 1770. passò col Messieri suo Genero, e la la; tra le donne fi guravano Anna Maria ed Elisabetta fi glia in altre Truppe di minor conto. Fu egli Serramondi, probabilmente la fi glia del comico (ivi, un uomo d’onore, e un morigerato Cristia- p. 188). Insieme a loro recitò nel 1796–97 nella com- no amante della sua fi glia, e del Genero; per pagnia Perelli come Comico Universale (ivi, p. 236). seguire i quali si ridusse ad abbandonare le Nel 1799–1800 venne nuovamente scritturato dal- buone Compagnie, portandosi ultimamente la compagnia Battaglia nel ruolo di Dottore (ivi, a recitare in Teatri di poco nome, e di scar- p. 107). so lucro, dando per ciò a’ di lui interessi un considerabile crollo. Trovavasi in Morbegno Giovanna Sparacello luogo della Valtellina, quando sorpreso da

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 430 – Giovanna Sparacello malattia, dovè rendere l’anima al Signore, e che causò l’allontanamento della compagnia da Man- ciò fu nell’anno 1776. tova il 5 maggio 1579. Nel luglio del 1574 recita a Venezia con Vittoria Piissimi e Giulio Pasquati la Tra- gedia di Cornelio Frangipani, con musiche di Claudio SILANI CATERINA. Brava Comica, che Maruolo da Correggio, al cospetto di Enrico III di col Marito suo, mediocre secondo Zanni, Francia. I tre comici sono menzionati in relazione alla fu per qualche tempo nella Compagnia di rappresentazione della Zingana del Giancarli, allestita Niccola Petrioli, passando poi in quella di nel maggio 1589 nell’ambito delle feste organizzate Domenico Bassi, ed in altre ultimamente a Firenze per le nozze del granduca Ferdinando I de’ di minor grido. È molto pratica delle cose Medici e Cristina di Lorena. dell’arte, parla bene all’improvviso, ed a’ suoi 3. Il giudizio di Bartoli coincide con quello espresso giorni dell’età giovanile fu una Comica mol- da Porcacchi (T. Porcacchi, Le attioni d’Arrigo terzo to applaudita, e stimata. Travagliò, e travaglia Re di Francia e Polonia, Venezia, Giorgio Angelieri, ancora in una vecchia Commedia intitolata: 1574), citato da Marotti–romei, p. 43: « rarissimo L’Oggetto odiato, in cui sempre comparendo in rappresentare la persona di un facchino bergamasco all’aspetto dell’amante suo traditore vestita ma più raro nelle arguzie e nelle invenzioni spiritose». ora da uomo, ed ora da Donna, varj perso- Nella prefazione alla Fiammella, Paris, Abel Angelier, naggi rappresentando, di più nazioni si fi nge 1584, Bartolomeo Rossi gli riconosce una certa ar- parlando in varie lingue, ed eseguendo altre guzia, soprattutto in ambito lessicale. Fu noto sotto cose lodevoli, e faticose. Vive la Silani in età lo pseudonimo di Zan Panza de Pegora; Marotti– oramai senile, e fa mostra tuttavia della sua Romei, pp. 45–51, pubblicano scritto Il lacrimoso la- abilità in una vagante Compagnia, traendo- mento che fè Zan Salcizza e Zan Capella, invitando tut- ne lode, e procacciandosi ad onta degli anni ti i Filosofi , Poeti, e tutti i Fachì delle valade, a pianzer la pubblica approvazione, e qualche applau- la morte di Zan Panza de Pegora, alias Simon Comico so sincero. Geloso scritto da Simone da Bologna o, come indica il titolo, dai suoi allievi Zan Salcizza e Zan Capella in memoria del maestro. SIMONE DA BOLOGNA1. Recitò costui 4. F. Andreini, Le bravure del Capitano Spavento di- con sommo grido la parte di secondo Zanni vise in molti Ragionamenti in forma di dialogo, Vene- nella rinomatissima Compagnia de’ Comici zia, G. Somasco, 1607, p. 98, in edizione moderna Gelosi sotto il nome di Arlecchino2. Fu tenu- a c. di R. Tessari, Pisa, Giardini editori e stampatori, to in pregio per le sue facezie, e pe’ spiritosi 1987. suoi lepidi motti, de’ quali in gran coppia abbondava3, perloché meritò d’essere anno- Giovanna Sparacello verato fra gli altri Personaggi famosi di quella Truppa da Francesco Andreini nelle sue Bra- vure del Capitano Spavento,4 Opera da noi in SIMONETTI GIUSEPPE Lucchese1. Co- queste Notizie tante volte mentovata. mico unito alla Truppa d’Antonio Sacco, il quale recitò nella parte dell’Innamorato, Note e specialmente in alcuni caratteri carica- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 539–540; A. Ba- ti. Divenne Cognato di esso Sacco sposan- schet, Les comédiens italiens à la cour de France sous do l’Anna di lui sorella2; e fu in Portogallo Charles IX, Henri III, Henri IV et Louis XIII, Paris, anch’egli con quella Compagnia, recitando3, Plon, 1882, p.57; Marotti–romei, pp. 43–44. e facendo de’ fuochi artifi ciati, pe’ quali ave- 2. Il suo nome compare associato alla compagnia dei va moltissima pratica4. Fu Comico d’abilità Gelosi a Firenze nel 1578, a proposito dell’incidente per le cose dell’arte improvvisa; e si distinse

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 431 rappresentando l’aff ettato carattere di Don Venezia il carnevale dell’anno 1763 con una macchi- Gelsomino nella Commedia intitolata: Il Re na di fuochi artifi ciali in segno d’umilissimo ossequio. dormendo. Morì in Venezia d’età non aff atto Giuseppe Simonetti comico e fuochista» (Biblioteca senile nella Primavera dell’anno 1773. Nazionale Marciana di Venezia, Fondo Gozzi, 3.3, Prologhi e congedi teatrali, c. 61r). Anche nel Prologo Note alle due Farse l’attore, che compare in scena imperso- 1. Nacque nel 1703 (BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, nando se stesso, parla delle proprie invenzioni: «Giu- p. 540; Leonelli, II, pp. –). Nel 1737 Imer seppino a Atanagio / per l’ultima sera di carnevale provvide alla dipartita del Vitalba ingaggiando Simo- poi, ho preparata una macchinetta di fochi d’inven- netti per le parti serie. Per Anna Scannapieco, tale zione aff atto nuova. Dovrebbero far bene» (Biblioteca sostituzione è successiva: infatti, nel 1739 Vitalba ri- Nazionale Marciana di Venezia, Fondo Gozzi, 9.4, c. sulta ancora attivo a Venezia; secondo l’ipotesi di Gi- 15r). Per la storia della scoperta del fondo e per il nette Herry, basata sui Mémoires goldoniani, Vitalba suo regesto si vedano rispettivamente F. Soldini, Il passò al servizio del duca di Modena e fece ritorno Fondo Gozzi alla Biblioteca Nazionale Marciana di Ve- a Venezia, senza però rientrare nella compagnia di nezia, in «Problemi di critica goldoniana», XII, 2005, Imer. Goldoni, proprio riguardo a questo avvicenda- pp. 119–134 e Carlo Gozzi, 1720–1806, Stravaganze mento, esprime un giudizio sui due attori: «Vitalba, sceniche, letterarie battaglie, a c. di F. Soldini, Venezia, premier Amoureux, avoit été remplacé par Simonetti, Marsilio, 2006. moins brillant que son prédécesseur, mais plus dé- cent, plus instruit et plus docile» (Mémoires, I, XL, Giulietta Bazoli in Goldoni, I, p. 184). Ugualmente equilibrato è il giudizio espresso dal drammaturgo nella Prefazione all’edizione Pasquali XV in cui Simonetti è descritto SIMONETTI BENEDETTI CHIARA. come un «giovane di bella fi gura e di ottima aspetta- Brava Attrice, che fu fi gliuola di Giuseppe tiva, […] meno brillante nelle commedie [rispetto al Simonetti, e che divenne Sposa l’anno 1769. Vitalba] ma più composto e più nobile nelle tragedie» di Luigi Benedetti, di cui si parlò al proprio (Prefazioni all’edizione Pasquali XV, in Goldoni, I, luogo. Esercitossi da fanciulla nel Ballo,1 e p. 738). nella Truppa d’Antonio Sacco di lei Zio 2. Simonetti «sposò il 23 gennaio 1740 (more vene- danzò ne’ primi anni suoi, e nel medesimo to) Anna Caterina Sacchi, nata a Ferrara il 29 aprile tempo recitava qualche parte di fanciulla. 1710», secondo quanto è riportato in in E. von Loe- Il Nobile Signor Conte Carlo Gozzi cono- hner, Carlo Goldoni e le sue memorie. Frammenti, in scendo in lei molta disposizione per riuscire «Archivio veneto», 1882, p. 55. nell’arte comica una buona recitante2, scris- 3. Simonetti, oltre a semplice attore, assunse con se a sua requisizione la parte della Donna Sacchi, almeno per l’anno 1758, la funzione di ca- Protagonista nelle due rappresentazioni in- pocomico, come si evince da un carteggio tra Anto- titolate una: La Caduta di Donna Elvira; e nio Vitalba e Francesco Vendramin, in cui in data l’altra la Punizione nel precipizio3. Sostenne 12 dicembre 1758 si menzionano «Antonio Sacchi la Chiara quel nobile, e reale carattere con e Giuseppe Simonetti ambi Capi della Compagnia molta verità, e portandosi valorosamente, lo di Comici del Teatro San Samuele» (Biblioteca Casa stesso Poeta scrissele altre parti, cioè quella di Goldoni di Venezia, Archivio Vendramin, 42 F 9 Donna Laura nel Pubblico secreto; e l’altra di 1/36). Donna Violante nelle Due Notti aff annose4. 4. Proprio come fuochista si presenta lo stesso Simo- Fu la prima, che recitò in Italia l’Eugenia di netti in una nota rintracciata nei manoscritti gozziani Monsieur Beaumarchais tradotta dall’Abate recentemente reperiti: «Carnevale 1763. terminan- Perini5; e di queste rappresentazioni se ne do le fatiche de’ comici del Teatro di Sant’Angelo di fecero molte repliche in grazia specialmente

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 432 – Giovanna Sparacello della sua commendabile abilità. Venendo poi 5 In realtà si tratta della traduzione dell’abate Luigi a Venezia la Teodora Ricci, toccò ad essa il Pieroni (Eugenia, commedia in cinque atti in prosa posto di prima Donna, e la Chiara senza sce- di monsieur de Beaumarchais. Tradotta in italiano mare il di lei merito le restò addietro recitan- dall’abbate Luigi Pieroni, Vicenza, presso Giovanni do da seconda Attrice con molta grazia, con Battista Vendramini Mosca, 1769; essa è riportata diligenza, e con attenzione indefessa. Alie- integralmente anche nel Teatro moderno applaudito nossi poi col Marito dalla Professione, e seco ossia raccolta di tragedie, commedie, drammi e farse che passò a Bologna, ma poco vi rimase, che sola godono presentemente del più alto favore sui pubblici ritornò collo Zio, e si fece riveder di nuovo teatri, così italiani, come stranieri corredata da Noti- sul Teatro a San Luca6, mostrandosi sempre zie storico–critiche e del Giornale dei Teatri di Venezia, più esperta, ed unendo al suo gentil modo Venezia, Salvioli, 1796, t. I). Il successo ottenuto da di recitare anche un’intera pratica delle cose questa pièce è testimoniato anche da Gozzi che, nella dell’arte, per cui può degnamente assumere prefazione al Fajel scrisse: «Se l’Onesto colpevole, se il gli epiteti di Comica provetta, e valorosa. Beverley, se il Disertore, se l’Eugenia, che tradotti piac- quero sulle scene italiane, sono commedie […] chi Note direbbe che l’Eugenia del Signor Beamarchais ch’ebbe 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, I, pp. 344–345; Leonel- un così buon incontro ne’Teatri nostri tradotta dal li, II, p. 363; Enc. Spett., VIII, col. 236. Nelle Con- Signor Abate Perini, non sia che un Dramma formato vulsioni o sia Il Contratempo. Introduzione a due farse, d’una novella che si legge nel Diavolo zoppo, Romanzo un’inedita pièce gozziana (P. Vescovo, Il repertorio e spagnolo, che si trova avvilito co’libricciuoli scartati?» la «morte dei sorzi». La compagnia di Antonio Sacchi (C. Gozzi, Il Fajel, tragedia del Signor D’Arnaud tra- alla prova, in Carlo Gozzi entre dramaturgie de l’auteur dotta in versi sciolti dal conte Carlo Gozzi, in Opere, et dramaturgie de l’acteur: un carrefour artistique eu- Venezia, Colombani, 1772, VI, pp. 22–23). ropéen, atti del Convegno di studi, Università Paris– 6. Dopo il periodo bolognese di inattività, oltre alle Sorbonne, 23–25 novembre 2006, a c. di A. Fabiano, scene del Teatro San Luca, sembra che Simonetti «Problemi di critica goldoniana», numero speciale, abbia calcato quelle di molte altre città insieme alla XIII, 2007, pp. 141–153), viene fatto riferimento compagnia Pellandi, in cui recitò dall’anno comico all’attrice proprio in qualità di ballerina: «Angela: La 1783–1784 a quello 1794–1794. Chiara xe ballerina, che la tenda i so pà de dù e alle so capriole; anca sta novità ga da esser, che la ballerina Giulietta Bazoli toga la parte della prima donna?» (Biblioteca Nazio- nale Marciana di Venezia, Fondo Gozzi, 9.4 ). 2. La predilezione che il conte Gozzi nutriva nei con- SIMONI BARBARA. Brava Attrice, che re- fronti dell’attrice era stata colta, malignamente, anche citò con franchezza nel carattere della Serva, da Pietro Antonio Gratarol: «Sapevo bene che il Si- e che fu nelle Compagnie di Venezia molto gnor Conte Allora prediligeva questa costumatissima applaudita. Il di lei spirito fu veramente ini- giovane [Teodora Ricci] sua Commare, come anche mitabile, e prevalse a qualunque altra che re- sapevo che per molti anni prima avea prediletta una citasse nel suo carattere a’ tempi suoi. Fioriva nipote di Sacchi, detta la Chiaretta, altra eccellente questa Comica intorno alla metà del secolo attrice: ma supponevo altresì che la sua predilezione presente. fosse stata e fosse puramente spirituale e di stile Pe- trarchesco» (P. Gratarol, Narrazione apologetica, Ve- nezia, 1797, pp. 34–35). SIMONI GIOVANNI, detto Goldonci- 3. Entrambe le pièce risalgono al 1768. no, per essere stato presso il Dottor Carlo 4. Tale opera è databile 1771, mentre la precedente, Goldoni occupato nell’impiego di copista. il Pubblico secreto, è del 1769. Datosi poi all’arte Comica, riuscì un abile

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Commediante, e specialmente ne’ caratteri & Origine di Bologna cavata dalle sue etimo- caricati potè farsi distinguere infra i migliori. logie4; e venne in luce per cura dello stesso Unitosi con l’Angela Dotti condusse Com- Stampatore, e non è che un foglio e mezzo pagnia per molti anni, e fu seco a Vienna in di stampa in forma di quarto. Fu dall’Au- tempo, ch’eravi unito Niccola Menichelli. Il tore dedicato all’Illustrissimo Signor Conte Simoni ha saputo meritarsi il nome di bra- Ercole Pepoli, in data dei 29. del mese di vo Attore, e come tale viene fra la Comica Decembre. Altri simili Prologhi crediamo Professione molto stimato. Oggi trovasi pure che questo Comico abbia fatti per altre Cit- colla suddetta Angela Dotti in Ragusa, ed ivi tà, ma a nostra notizia non sono pervenuti fa valere il suo spirito procacciandosi degli ap- per potere con precisione darne un distin- plausi, e facendo qualche mediocre fortuna. to indizio al Leggitore. A fare adesso però comprendere il modo di recitare d’Aniello Soldano, riporteremo qui il discorso ch’egli SOLDANO ANIELLO Napolitano, detto fa ai benigni Lettori nel Libretto, in secondo in Commedia il Dottor Spacca Strummolo. luogo qui da noi mentovato. Graziosissimo Comico fu costui, il quale fi o- riva intorno al 15901. Dal Regno di Napoli, “Se il Sole fosse del continuo dalle nuvole dove per qualche tempo esercitato aveva la ricoperto; sua Comica professione, passò egli in Lom- {pag. 244} bardia; e quindi in Firenze, in Bologna, in Venezia, ed in altre principali Città fecesi Altra contezza non si ha del Dottore Spacca conoscere per un gran Commediante2. Spi- Strummolo, ma per maggiore soddisfazione ritoso ne’ lazzi, pronto nelle risposte, lepido di chi legge abbiamo qui voluto inserire il di e faceto; e sopra ogn’altra cosa infi nitamente lui ritratto ricavato da quello in istampa di studioso, acquistossi una somma riputazio- legno, che orna il frontispizio delle accenna- ne, e fu tenuto in concetto d’uomo vera- te due curiose Operette. mente negli studj fondato, e pieno di moltis- sime cognizioni. L’anno 1610. pubblicò in Note Bologna colle Stampe di Vittorio Benacci un 1. Il Soldano fu contemporaneo di Bartolomeo Zito, Libricciuolo in quarto, di tre fogli e mezzo, il più famoso Graziano napoletano. BIBLIOGRAFIA: il quale porta il seguente titolo: Fantastiche Rasi, I, pp. 164–168; B. Croce, Teatri di Napoli, a & ridicolose etimologie recitate in Commedia c. di G. Galasso, Milano, Adelphi, 1992, pp. 47–48 da Aniello Soldano, detto Spacca Strummolo (1° ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891); Marotti–Ro- Napolitano3. Sono queste disposte per l’or- mei, pp. 435–437. dine dell’alfabeto, e portano de’ signifi cati 2. Marotti–Romei, cit., segnala la presenza dell’at- del tutto contrarj all’essenza delle cose di tore tra i fi rmatari della lettera indirizzata da Torino cui l’etimologia vuol ricavarsi. Questa face- al duca di Mantova il 14 agosto 1609, in cui Gio- ta Operetta fu dedicata dall’Autore all’Illu- van Battista Andreini si lagna dei dissapori sorti nel- strissimo Signor Conte Ferdinando Riario, la compagnia e ne attribuisce la responsabilità a Pier degnissimo Marchese di Castiglione di Valle Maria e Orsola Cecchini. È supportata inoltre l’ipote- d’Orcia, e Senatore in Bologna, e v’è la data si di Ferrone circa l’appartenenza di Aniello Soldano del dì 24. di Decembre. Fatto ciò, avendo ai Confi denti. egli composto un Prologo da dire in Com- 3. Ora in Marotti–Romei, pp. 438–459. media, in occasione di dovervi recitare nel 4. Marotti–Romei, pp. 460–464. Carnevale dell’anno seguente, diedelo pari- mente alle Stampe col titolo: La Fondazione, Giovanna Sparacello

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SPERANDIO BARTOLOMMEO Manto- Presidente del Prato della Valle il permesso di costruire vano1. Recitò da Arlecchino in varie Trup- un teatro nel locale dello Stallone. Cfr. B. Brunelli, pe di Comici vaganti, e per alcuni anni in I teatri di Padova dalle origini alla fi ne del secolo XIX, quella de’ Lombardi dove trovavansi Pietro Padova, Libreria Angelo Draghi, 1921, p. 256. Andolfati, Claudio Borghieri, Giovanni Bossi, ed altri mentovati in queste Notizie2. Giovanna Sparacello Fu spiritoso nella sua Maschera per essere d’un naturale lepido, e pronto nelle rispo- ste, e ne’ sali faceti ingegnosissimo. Divisi SPOLVERINI ANNA detta la Cardellina. poi essi Lombardi Attori, n’andò lo Speran- Brava Comica Napolitana, che recitò nel dio con Giuseppe Lapy, e poscia alienatosi carattere di prima Donna con assiduo im- da lui condusse una debole Compagnia da pegno, divenendo un oggetto di piacere sui se3. Giunto in Venezia la Quaresima dell’an- Teatri del Regno, e d’altre Provincie. Dopo no 1778. ivi tocco da apoplesia diede fi ne a’ d’esser divenuta Moglie di Pietro Spolverini suoi giorni. del quale si parlerà, diede le più chiare prove della sua somma abilità, e passò agli eterni ri- Note posi intorno al 1735. nella Città di Napoli. 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 545 (riprende sen- za integrazioni la notizia di Bartoli); Giardi, pp. 173, 264. SPOLVERINI PIETRO. Eccellente Comi- 2. Paolo Tremori e, più tardi, Tommaso Grandi, per co nella Maschera da Pantalone, il quale fu cui v. ad vocem. impiegato per molti anni ne’ Teatri di Na- 3. Secondo Giardi, Sperandio conduceva una pro- poli. Tornò in Lombardia da dove era par- pria compagnia almeno dal 1775–76, anno in cui si tito, e ivi fece con molta lode nuovamente esibiva a Torino. Nel 1777 il comico venne scritturato conoscere i suoi talenti. Passò a recitare in da Lapy ma nel 1778 era già a capo di una compagnia Sicilia, dove fu ben accolto, e dopo d’avere di guitti in società con Gaetano Simonetti. Quello colà incontrata una sorte propizia, a morir stesso anno a Padova i due capocomici ottennero dal venne circa il 1733.

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TABUINI MARCHESINI LUCREZIA. TATARONE Soprannome d’un Comico Modanese. Comica di somma abilità, la Bolognese, il quale suona per uomo che vuol quale divenne sposa d’Antonio Marchesi- fare da fanciullo, e che in età avanzata vuol ni, ch’era vedovo rimasto per la morte della parlare colla mozza puerile favella. Recitò co- Brigida Sgarri sua prima Consorte. Seguì il stui, (di cui solo sappiamo, che aveva nome Marito sostenendo nella sua Compagnia il Gaetano) nella Maschera del Dottore assai carattere di prima Donna mostrandosi assai bene, e si mostrò grazioso insieme, ed erudi- pratica nelle cose dell’arte improvvisa, e re- to nel sostenere il carattere del suo secondo citando con molta grazia nelle Tragedie, ed vecchio, parlando con assiomi latini, e facen- altre studiate rappresentazioni. Dopo d’es- dosi distinguere per ottimo Commediante. sersi acquistato il concetto di buona Attrice, Fu egli impiegato nelle migliori Compagnie morì cristianamente in Bologna nel 1762. per molto tempo sino che venne a morte precorrendo di tre anni nella morte il di lei nell’anno 1750. in circa. Marito.

TESI FAUSTINA. Nativa di Crema1. Fu TASSI LODOVICO Modanese. Recitò bra- presa in moglie da Domenico Tesi Comi- vamente nella Maschera del Dottore, e fu per co Bresciano, il quale sarebbe stato un abi- qualche tempo impiegato nella Compagnia le Commediante se non avesse trascurato il di Girolamo Medebach, ma poi passò in al- mestiere a segno di ridursi a recitare tra’ Co- cune vaganti Compagnie, dove potè farsi mici Castelleggianti, e a suggerire tra vagan- sempre conoscere per molto esperto in quel- ti compagnie. Da lui ebbe la Faustina delle la Maschera da lui esercitata con franchez- buone istruzioni intorno all’arte Comica, ed za, e con una grazia particolare. Se alla sua in virtù del di lei spirito, del suo perspicace abilità avesse saputo aggiungere una miglior talento, e della sua instancabile applicazio- condotta di vita, avrebbe potuto stabilirsi in ne, riuscì una Comica veramente celebre, una buona Compagnia, e farvi qualche for- e degna de’ più sinceri encomj. Negli anni tuna. Ma piacendogli di vivere a capriccio, suoi più giovanili recitò nel carattere della si ridusse in basse, e nulla stimabili Truppe Serva, esponendo varie Commedie di suo castelleggianti, e con una di queste morì in particolare maneggio, e fra le altre una, in Vigevano poveramente l’anno 1769. cui eseguiva un volo molto azzardoso; e nel

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Teatro di San Samuele di Venezia le occorse Nell’anno 1777, fu insieme col Merli, e con nel farlo un accidente, che potea essere per Giovanni Valentini5 chiamata a Napoli, con lei mortale, cadendo dall’alto al basso, per- generoso stipendio, dove fermossi un anno chè forse mal assicurata colle corde da chi solo, e tornò poi in Lombardia, continuando dirigeva esso volo. Quantunque la caduta a condurre sotto la di lei direzione la Comi- potesse riuscirle funesta, pure non le cagionò ca Truppa6. La sua maniera di recitare viene che poco danno, e fu in breve a proseguire accolta fra le migliori, che in oggi piaccio- le sue fatiche. In altre Truppe di Terra ferma no sui Teatri d’Italia, e nelle parti Tragiche è passò ad impiegarsi, e fece vedersi nel Tea- veramente degna di molte lodi7. Ella è una tro della Sala in Bologna2 l’anno del 1756 donna di raro acume; è parlatrice forbita, ed in circa, recitando allora da prima Donna, e elegante; e nelle cose dell’arte sua mostrasi facendosi distinguere per valorosa non meno molto intelligente. Benchè gli anni suoi, ed i nelle cose improvvise, che nelle studiate rap- suoi malori facciano ognora a’ di lei desiderj presentazioni. Per domestici dissapori allon- contrasto, pure sa schermirsi valorosamente tanossi dal Marito, nè seco si è riunita mai dai loro danni; e con uno spirito impareg- più. Pensò poscia di voler apprendere l’arte giabile, e con il suo per anche vantaggioso della Musica, e si diede a studiarla con mol- personale sa farsi applaudire, e sa farsi altresì to impegno, onde potè comparire a cantare considerare per una Comica di sommo pre- nelle Opere Musicali per qualche tempo in gio, come realmente di fatto è degnissima alcune principali Città. Poca fortuna però della stima di tutti. Ma agli infi niti meriti ella vi fece, e credè meglio di tornar3 nuo- suoi si oppone quel suo costume inquieto, vamente ad esercitarsi nella Comica profes- intollerante, e quell’alterezza subitanea, ed sione; e rividesi in Venezia con Girolamo improvvvisa, che la fa essere fastidiosa co’ Medebach nel Teatro di San Giovanni Gri- Compagni, e poco rispettosa con il Pubblico sostomo l’anno del 1770. L’anno appresso si istesso. Eppure ella non è di cattivo cuore, tolse fuor di stagione dalla Truppa di quel che anzi si è mostrata in molte occasioni pie- Capo Comico, e dall’amicizia di nobile Ca- tosa e benefi ca; e la di lei liberalità l’ha fatta valiere Letterato ricavar seppe a vantaggio distinguere d’un animo amoroso, e gentile. suo delle favorevoli disposizioni. Si unì poi Questi suoi collerici trasporti hanno però colla Truppa d’Onofrio Paganini allora ap- l’origine da un buonissimo sentimento, e punto tornato di Spagna, e trovando nella da quel zelo, per cui vorrebbe che ognuno Nuora di lui un ostacolo (non già dannoso operasse con estrema cura nell’esecuzione al suo merito) ma in pregiudizio di quegli de’ proprj doveri, se si parla de’ Compagni applausi, che avrebbe per sé sola desiderati, suoi, o de’ personaggi che ella stipendia; e passò dopo con Pietro Rossi, e seco non vi se del Pubblico si ragiona, un eguale amore stette che un anno solo4, a motivo dell’in- della sua professione la fa trascendere in or- quieto di lei spirito intollerante, e focoso. gogliose dimostrazioni, a motivo di qualche Fu costretta a far Compagnia, ed uniti varj non curanza ch’ella veda trovarsi negli udito- Comici di suffi ciente abilità, presene la di- ri per lei, sentendosi alzar la voce in tempo rezione insieme con Cristoforo Merli primo ch’ella recita, e distraerle così quella lode che Innamorato, che seco erasi da più anni stret- fervidamente ambisce di poter guadagnarsi. to in amicizia. Ciò fu nel 1776, e d’allora in Ecco il movente de’ suoi costumi dalle pub- poi ha sempre guidata la sua Compagnia con bliche voci riprovati, e più dal Romanziere decoro, avendo occupate buonissime Piazze, scrittor del Teatro, che negli Articoli VI e VII come Bologna, Parma, Trieste, Milano, Bre- del suo primo Tomo, chiamandola Megera, scia, e Mantova, con altre di minor conto. va facendo di lei una svantaggiosa pittura,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 437 inserendovi certe parole puntate, che dalla 4. Il 1775. v. Giardi, p. 255. penna di pulito scrittore non devono usci- 5. Sul Valentini v. l’articolo in questa edizione delle re giammai, e che non senza biasimo uscite Notizie. sono dalla sua troppo ardita, e troppo pre- 6. La composizione della compagnia Tesi anno giudicievole in disonore altrui8. La Faustina per anno e i suoi giri sono stati ricostruiti da Giar- Tesi ultimamente ha soff erti degl’incomodi di, pp. 268–270. La compagnia fu attiva dal 1777 di salute, pe’ quali credevasi ch’ella dovesse al 1781. Il repertorio della compagnia per l’autun- perire, ma vive ancora, e benchè non abbia no 1778 è edito in C. Curiel, Il Teatro S. Pietro di più intenzione di comparire in Teatro, ciò Trieste: 1690–1801, Milano, Archetipografi a, 1937, non ostante le si serba da noi un encomio al pp. 435–438. suo merito nel seguente difensivo Sonetto. 7. Era anche l’opinione di un testimone autorevole ed esigente come l’Algarotti, che tuttavia pone una Zelo dell’arte alle tue cure intento cesura tra la prima e la seconda stagione dell’attrice tragge Faustina ad alterar la voce; e di un suo meno celebre collega: «Buon per noi se e se nel guardo ancor sembra feroce, i nostri attori avessero ugualmente studiato il recita- tal poi non è che per un sol momento. re del Nicolini e della Tesi: allora cioè che andavano Lo sdegno in lei svanisce al par del vento, signifi cando a quel modo che la Natura detta, e non e se minaccia altrui, mai non li nuoce: quando divennero, per voler troppo gradire, smanio- come appunto Chiron sembrava atroce si, e diedero nella caricatura» (Saggio sopra l’opera in per Achille educar pien d’ardimento. musica [1755, 17632], in F. Algarotti, Saggi, a c. di Anche il buon Padre pel fi gliuol svogliato, G. Da Pozzo, Bari, Laterza, 1963, p. 169). onde ridurlo a seguitar virtude, 8. Il Piazza dispensa molti aneddoti contro la Tesi: ha il core amante, e tiene il volto irato. «Brava per bestemmiare, non la cedeva a un vetturino Così a sue genti di sapere ignude napoletano; ardita nelle risse, pareva un granatiere in- si dimostra Faustina; ed ha un cor grato furiato che minacciasse rovine e morte, ma se trovava per chi in Teatro aff aticando sude ( * ). una faccia dura, che agli urli suoi non si sgomentasse, quella tigre diveniva una pecora che si cacciava tra le Note gambe la coda, e cedeva vergognosamente il campo 1. Nata nella prima metà del Settecento, morta nel della battaglia»; non nega tuttavia le doti dell’attrice: 1781: Tesi è il cognome del marito, attore, o meglio «Me la godeva ogni sera al teatro ed era la prima [è la suggeritore, bresciano. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, protagonista fi ttizia del libro, l’attrice Rosina, a parla- pp. 573–575; Enc. Spett., IX, coll. 854–855; Giardi, re] ad applaudire meritamente Megera. Prescindendo passim. dalle sue boccacce che a vederla in vicinanza facevano 2. Uno dei più antichi teatri pubblici bolognesi, il rabbia, io la trovava nel tragico una donna ammira- Teatro della Sala (o Teatro del Pubblico) fu aperto nel bile» (A. Piazza, L’attrice, a c. di R. Turchi, Napoli, 1547 nel Palazzo del Podestà; ospitò sia commedie, Guida, 1984, I, VII, pp. 56, 61). sia opere liriche, sia farse e spettacoli di saltimbanchi; decaduto nel Settecento, fu chiuso nel 1767, dunque Franco Arato un decennio dopo le recite qui menzionate. 3. Sintassi tutta francese, come non è raro nel Bartoli. TOMASI BARTOLOMMEO Ferrarese. Si esercitò accademicamente nella sua Patria re- citando da Pantalone con molto impegno, e ( * ) Dopo d’aver estesa la presente notizia ci giunge la dimostrandosi ben fondato nelle cose della nuova della morte di questa Comica, accaduta in Bres- Comica Professione. Fu per più anni nel- cia il giorno 14 di Novembre del cadente 1781. la Compagnia d’Antonio Sacco1, dove fece

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 438 – Giovanna Sparacello chiaramente conoscere il valor suo in tutte alla Truppa di Niccola Menichelli, e con essa quelle Commedie, ch’ivi esponevansi allora passò a recitare a Vienna. Rivedendo l’Italia, con tanto grido. Passò con essa in Portogallo, ebbe luogo nella Compagnia di Pietro Rossi, e seco rivedendo di bel nuovo l’Italia, pensò e poi in quella d’ Antonio Sacco. Passò quin- di non voler più calcare i Teatri. Stabilitosi di con Pietro Rosa, e ritornò poi a Venezia per tanto nella sua Patria, ripigliò in essa il con la Maddalena Battaglia2. In questi ultimi consueto suo domicilio, ottenendo impie- tempi era unito a Luigi Perelli, ed alienatosi ghi onorati, ne’ quali anch’oggi vi esercita da lui, ha trovato impiego nella Compagnia di continuo il suo talento, e la sua penna2. d’ Antonio Camerani3, dove trovasi presen- Bartolommeo Tomasi fece onore all’arte Co- temente. Dopo la morte di Livia sua Con- mica per tutto quel tempo ch’egli esercitolla; sorte passò alle seconde nozze con una gio- ed oggi rende onore a se stesso, e alla sua ben vane Bolognese d’onestissimo parentado, ma educata civilissima famiglia, facendosi cono- non incamminata per la via del Teatro. È il scere per un uomo di probità, morigerato, Tomasoli un Comico, che recita anche senza ed onesto. la Maschera alcune parti di vario carattere, sapendosi adattare a far di tutto suffi ciente- Note mente. Rappresenta talvolta un ridicolo per- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 586. Tomasi entrò sonaggio chiamandosi Lattanzio Mescolotti, nella compagnia Sacchi dopo la morte di Lombardi; nel quale riesce graziosamente, ed apporta tuttavia, per il viaggio in Portogallo, Sacchi volle mu- piacere sulle Scene, con quella caricatura da nirsi di un attore migliore per la maschera di Tartaglia lui solo inventata. Egli è uomo onesto e da e, infatti, ingaggiò Agostino Fiorilli. Il ferrarese rima- bene, e meritava da noi una lode anche più se nella compagnia come Pantalone. fi orita di quella, con cui n’abbiamo in queste 2. Forse divenne avvocato, se si identifi ca l’attore nostre notizie brevemente ragionato. con l’avvocato Bartolommeo Tomasi che compare come associato alle Memorie istoriche dei letterari fer- Note raresi, un’opera scritta nel 1792 da Giovanni Andrea 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 586; Leonelli, II, Barotti. p. 399. Tomasoli vi recitò negli anni del sodalizio del- la compagnia Medebach con il Chiari. Giulietta Bazoli 2. Nella compagnia Battaglia, Tomasoli entrò per l’anno comico 1776–1777 e vi lavorò, seppure in maniera discontinua, fi no al 1784; nell’anno comi- TOMASOLI ANTONIO. Comico Bolo- co 1786–1787 fu scritturato dalla compagnia Lapy gnese, che dopo d’aver recitato accademica- come maschera (Dottore). mente nella sua Patria, diedesi di buon pro- 3. Con tale compagnia si esibì certamente a Trieste posito alla Comica Professione, recitando con nel 1781 (C. Curiel, Il Teatro S. Pietro di Trieste: molta grazia nella Maschera del Dottore. Fu 1690–1801, Milano, Archetipografi a, 1937, p. 138). impiegato primieramente nella Compagnia di Girolamo Medebach1; e poi, dopo d’aver Giulietta Bazoli sposata la vedova di un certo Comico detto Bacciccia per nome Livia, si trasferì a Napo- li, e colà si trattenne alcuni anni facendovi TORRI FRANCESCA nata Sora, chiama- qualche sorte. Dopo d’avere migliorati i suoi ta sui Teatri Clarice. Mostrò questa Comica interessi, gli fu di notte tempo rubato quan- un’infi nita abilità per la sua professione. Era to di buono trovavasi avere co’ suoi sudori brava parlatrice nelle Commedie improvvi- acquistato. Tornando in Lombardia, unissi se, e sapeva recitare egregiamente nelle parti

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 439 studiate. Fecesi vedere in Venezia nel Teatro TREMORI PAOLO. D’origine Veneziano, di San Giovanni Grisostomo, appunto in ma nato in Udine Capitale della Provincia quel tempo, che Antonio Sacco si trasferì del Friuli1. Partitosi da’ suoi Parenti, diede- in Portogallo; e sotto la direzione d’Onofrio si a recitare nella Maschera da Pantalone, e Paganini recitò su quelle Scene nel carattere dimostrò non esservisi appigliato in vano, di prima Donna, e fu molto lodata. Tolsela poiché avendo ricevuta dalla natura una poi nella sua Truppa Girolamo Medebach, voce, che a quella d’uomo vecchio somiglia, il quale impiegolla per un lungo giro d’anni assai bene gli giova recitando nel di lui ca- nelle più faticose parti delle tante Commedie rattere, che con suffi cientissima abilità si va scritte dall’Abate Pietro Chiari; e specialmen- ingegnando di sostenere. Fu per alcuni anni te in quella della Madre Tradita. Valorosa- colla Compagnia detta de’ Lombardi, altre mente si portò la Torri, e servì di vantaggioso volte nominata2; e nel 1776. passò con Pie- ornamento, a quella Comica unione, ren- tro Rossi insieme con Vincenza sua Moglie, dendo palese il suo merito per varie princi- di cui si farà tosto menzione3. Si trasferì poi pali Città d’Italia, e riscuotendo al valor suo con Antonio Camerani4; e quindi unissi alla delle lodi infi nite. L’anno 1770. per seguire Compagnia di Luigi Perelli, dove si trova un’unica sua fi glia per nome Antonia, bra- presentemente5. Egli s’ingegna ancora di re- vissima Ballerina seria, alienossi dall’arte, se- citare senza la Maschera; ed in qualche ca- guendola a Vienna, e tornando seco in Italia, rattere caricato può occupare un posto non dove anch’oggi si trattiene nelle danze Tea- disdicevole in mezzo al numero degli altri trali virtuosamente impiegata. Restò vedova suoi Compagni. L’anno venturo anderà colla la Torri tre anni sono, mancandole Giacomo Truppa di Francesco Paganini.6 Egli è uomo suo Marito, di cui brevemente si parlerà. Fu di buona riputazione, amante della sua fa- essa una Comica di merito, e di chiarissima miglia, indefesso ne’ proprj doveri, e merita abilità fornita; e quando al valor suo avesse una fortuna migliore di quella che ha sin qui unito un personale più vantaggioso, poteva ritrovata. Noi gliel’auguriamo di vero cuore ancora proseguire alcuni anni nella Comi- per il necessario giovamento de’ suoi inte- ca carriera. Per tutto ciò, che all’arte sua era ressi, e pel sostentamento della sua infantile spettante, fu certamente valorosa, e provetta; numerosa prole. ed è giusto che de’ meriti suoi resti in queste carte il più vivo, e durevole ricordamento. Note 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 601; N. Pepe, Pao- lo Tremori sfortunato attore udinese, «Il Friuli», ottobre TORRI GIACOMO Milanese. Esercitos- 1971; Giardi, passim. si nella Maschera del Dottore, benchè non 2. Bartoli cita più volte la compagnia, diretta da Bar- avesse il dialetto Bolognese. Pure suffi cien- tolommeo Sperandio, di cui facevano parte tra gli temente s’ingegnava, e riuscì un Comico di altri Pietro Andolfati, Claudio Borghieri, Giovanni non ispregevole abilità. Stette molti anni col- Bossi. Secondo quanto Bartoli racconta nella biogra- la Truppa di Girolamo Medebach; ma allora fi a di Sperandio, i comici Lombardi si divisero e al- che sua Moglie alienossi dalla Professione, cuni attori, tra i quali Sperandio e Bossi, confl uirono egli passò con Pietro Rossi. Per la morte di nella compagnia Lapy (1777). La compagnia dei co- Sante Vitali, di cui parleremo, tornò dopo mici Lombardi si ricostituì sotto la guida di Tommaso sei mesi col Medebach. Partitosi poi nuova- Grandi detto il Pettinaro; nel 1779–80 la compagnia mente da lui, impiegossi in deboli vaganti recitava al Teatro dei Fiorentini di Napoli. Giardi, Compagnie, e fi nalmente morì in Bergamo p. , pubblica la formazione che recitava a Torino la Primavera del 1778. nel 1775–76 (Compagnia Sperandio).

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3. Non è possibile verifi care la notizia in Giardi, fé risolvere di recitare nel carattere della Ser- dove manca l’elenco degli attori per il 1776–77. Nel va; e di buon proposito datovi l’ingegno, vi 1777–78 essi risultano membri della compagnia di si esercita in oggi con dello spirito, e con una Giovanni Foresti. Cfr. Giardi, p. 158. coraggiosa prontezza. Non ommette però 4. Il nome di Tremori insieme a quello della moglie interamente di travagliare in alcune parti se- compare nella lista degli attori della compagnia Ca- rie da Donna quando l’occasione in qualche merani per la stagione 1778–79. L’anno successivo caso se le presenta. Ha una fl essibile voce, i due comici lasciarono la compagnia, che era stata una fi gura galante, e non è priva di modi completamente rinnovata. Cfr. Giardi, p. 126. graziosi, e piacevoli. Fu onorata più volte di 5. La compagnia si costituì nel 1778 quando Luigi Poetici componimenti, fra’ quali abbiamo Perelli rilevò la conduzione di quella del suocero Pie- trascelto il seguente, parto felice d’un dottis- tro Rossi. Era ancora attiva nel 1798. Paolo e Vin- simo Cavaliere Urbinate. cenza Tremori vennero scritturati nel 1780–81. Cfr. Giardi, p. 232. Sulla permanenza della compagnia Recitando con applauso universale nel Teatro de’ Perelli nel Teatro San Pietro di Trieste nell’autunno Nobili Signor Pascolini d’Urbino il Carnevale del 1781 v. C. L. Curiel, Il Teatro S. Pietro di Trie- dell’anno 17783. la virtuosa Donna Signora Vin- ste: 1690–1801, Milano, Archeotipografi ca, 1937, cenza Tremori; si off re all’impareggiabil merito del- pp. 139–142, 451–455. la medesima il presente Sonetto, allusivo alla descri- 6. In Giardi, p. 216, l’attore e la moglie fi gurano fra zione del nodo Gordiano vivamente da lei espressa i componenti della compagnia per l’anno 1782–83 per due volte nella rappresentazione del Diogene, (ma manca la lista degli attori per il 1781–82); vi sono sostenendovi la parte della Poetessa Corina. ancora nel 1784–85 ma nel 1786–87 risultano nella compagnia di Pietro Ferrari, dove rimasero anche Al Balenar vid’io di ferro audace l’anno successivo. In seguito i due attori fecero parte {pag. 255} della compagnia di Domenico Nerini (1794–95). Note Giovanna Sparacello 1. Vincenza era fi glia dell’Arlecchino Gabriele Co- stantini, apprezzato dal re di Napoli Carlo di Borbone che lo ebbe al suo servizio, e di Angela Monti, fi glia TREMORI VINCENZA, Figliuola di Ga- dell’attore Tommaso Monti. Per un profi lo dei due briello, e di Angela Costantini1. Rimanendo attori v. ad vocem in queste Notizie. BIBLIOGRA- orfana in tenera età, fu dalla Madre educa- FIA: Rasi, III, pp. 601–602. Rimando alla biografi a ta, e sortì a preferenza dell’altre sue sorelle di Paolo Tremori e relativo commento per un quadro un’ottima disposizione per l’arte del Teatro. dettagliato dell’attività di Vincenza Tremori. Applicatavisi con qualche studio, riuscì una 2. Nel 1775–76 Vincenza Tremori e il marito reci- plausibile, e suffi ciente Attrice. Fatta sposa tavano a Torino nella compagnia di Bartolomeo Spe- di Paolo Tremori scorse le istesse sue vicende randio, cfr. Giardi, p. 264. nella Comica professione. Recitò da prima 3. Essa si trovava nella compagnia di Giovanni Fore- Donna con impegno, e fu in Torino2, ed al- sti insieme al marito, cfr. Giardi, p. 158. trove con sommo piacere dall’uditorio ascol- tata. La sua piccola fi gura, benchè gentile, la Giovanna Sparacello

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UGHI ELISABETTA Veneziana. Comica, Medebach recitando per allora nella Ma- che nella Truppa di Pietro Ferrari ebbe il suo schera da Dottore. Ma il genio dell’Ugolini a incominciamento negli studj dell’arte, che tutt’altro inclinava; e però diedesi con molto ivi s’avanzò a felici progressi, e che in oggi è impegno ad esercitarsi nel carattere dell’In- giunta a perfezionarvisi recitando nel carat- namorato, riuscendo un degnissimo, ed tere di prima Donna. Un nobile aspetto, un esperto Commediante. Fu alternativamente volto ornato di grazie, ed una rara biondis- colle Compagnie di Pietro Rossi, d’Onofrio sima chioma sono i pregevoli naturali suoi Paganini, e di Vincenzo Bazzigotti. Rivide- doni. Uno spirito lodevole, un’espressiva ag- si in Venezia l’anno 1775. nella Compagnia giustata, ed una suffi cientissima intelligenza di Giuseppe Lapy, e vi fu ben accolto, spe- formano i suoi meriti nell’arte del recitare. cialmente rappresentando la Parte di Teucro Ben accolta per tutto, applaudita, ed onora- nelle Leggi di Minosse Tragedia di Monsieur ta, può darsele il grado di piacevole Attrice. di Voltaire tradotta dalla Signora Elisabetta Meritò più volte de’ poetici elogi, fra’ quali Caminer. L’anno appresso tornò col Rossi; abbiamo scelto il seguente Sonetto, che ser- rimase col Perelli di lui Genero dopo che il virà a tramandare i suoi pregi in più chiara primo alienossi dall’arte; passò nel 1779. con guisa alla ventura posterità ammiratrice. Francesco Paganini fi glio d’Onofrio, e pre- sentemente ritrovasi di nuovo con Girolamo Al merito impareggiabile della Signora Elisabetta Medebach. Ne’ suoi primi anni di Comico Ughi Prima Donna, che nel Teatro dalle Vigne si esercizio fu l’Ugolini un brillante Innamo- distingue nelle Commedie, e Tragedie mirabilmen- rato, e si distinse sostenendo tutte le parti te nel Carnovale 1781. principali nelle migliori Commedie del Dot- tor Goldoni, recitando con grido il Medico Sonetto. Olandese, il Filosofo Inglese, il Cavaliere di Spirito, il Torquato Tasso, ed altre rappresen- Vaga Donna io vedea stretta in catene tazioni. Avanzandosi in età, e lasciando ad- {pag. 266} dietro la più fresca gioventù, si mostrò nelle parti sostenute delle Tragedie un Attore ap- plauditissimo; e Verona, Bologna, Parma, ed UGOLINI ALBERTO. Dopo d’aver recitato altre Città furono del di lui merito bramose accademicamente in Bologna sua Patria, pas- spettatrici. Oggi, che è giunto onorevolmen- sò colla compagnia di Gabrielle Costantini; te a’ senili anni suoi, s’impiega nelle parti da e quindi fu chiamato a Venezia da Girolamo Padre, e d’altri Personaggi gravi, dando così

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 442 – Giovanna Sparacello un intero saggio della sua abilità Teatrale, Faustina Tesi, servirongli di largo campo al avendo in ogni grado saputo distinguersi per Teatrale valor suo apprezzato, e gradito uni- bravo Comico intelligente, e valoroso. versalmente in ogni Città. Ne’ giovanili anni suoi recitò da Pantalone; im progresso pose la Maschera del Dottore; e nell’una, e nell’altra VALENTI GASPARE Fiorentino. Accade- si esercita anch’oggi a norma dell’occasione mico recitante, il quale in Firenze si dimo- che se gli presenta. Eseguì ne’ suoi giorni più strò naturalmente inclinato a rappresentare freschi una Commedia, in cui sotto il nome i caratteri caricati, e vi riuscì a meraviglia. di Zanetto rappresentava diversi Personag- Unitosi poi alla Truppa di Nicodemo Manni gi con una grazia indicibile. Col fi orire poi incominciò a scorrere l’Italia con essa, e si delle Commedie del Goldoni egli adattossi rese assai noto in sui Teatri sotto il nome di a rappresentare que’ caratteri caricati, scrit- Falopa. Disunitosi dal Manni entrò in diver- ti la maggior parte dall’Autore per Antonio se vaganti Compagnie; e passò anche a Na- Martelli, e vi riuscì meravigliosamente. Nel poli, dove fu molto applaudita la di lui abi- tragico ancora, e ne’ caratteri mezzani sa far- lità. Egli è graziosissimo, ed esprime sì bene si applaudire, ed unisce alla Comica abilità ogni cosa che rappresenta, caratterizzando anche un poco quella del canto. Rimasto ve- a puntino quel Personaggio che prende ad dovo, passò alle seconde nozze, e si mantiene esprimere, allettando coi gesti che le paro- in ottima prosperità, benchè avanzato negli le accompagnano con tanta grazia, che può anni. Presentemente trovasi colla Faustina ben darsegli il nome di raro Attore in tutte Tesi, servendo alla sua Truppa di considera- quelle parti, che tendono a movere il riso, bile sostegno, e rendendosi degno di quelle e che esprimono caricatura anche in mezzo lodi imparziali, che un pubblico intelligente al sussiego non meno, che all’allegria. Alla meritevolmente gli comparte. sua Comica abilità sa unire il Valenti quella pure del canto, in cui a gran suffi cienza si Note distingue, benchè la Musica non sia la sua 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 614–615; Leo- attual professione. Ritrovasi presentemen- nelli, II, p. 420. Piermario Vescovo individua Va- te colla Truppa d’Antonio Camerani, dove lentini nel «signor Giovannino», personaggio–attore travagliando con fama, sempre più si con- che compare nell’inedita commedia gozziana Le con- ferma in quell’ottimo concetto, che seppe vulsioni o sia Il contratempo. Introduzione a due far- presso l’oppinione del Pubblico acquistar- se (P. Vescovo, Il repertorio e la «morte dei sorzi». La si, e che meritevolmente si va per lui colla compagnia di Antonio Sacchi alla prova, in Carlo Gozzi universale approvazione di giorno in giorno entre dramaturgie de l’auteur et dramaturgie de l’acteur: aumentando. un carrefour artistique européen, atti del Convegno di studi, Università Paris–Sorbonne, 23–25 novembre 2006, a c. di A. Fabiano, «Problemi di critica goldo- VALENTINI GIOVANNI Bolognese. Co- niana», numero speciale, XIII, 2007, pp. 141–153), mico universale, che fu sempre utile, e lode- in cui il drammaturgo mette in scena gli attori della vole ornamento di tutte le Comiche Truppe propria compagnia. Dal momento che Vescovo pre- nelle quali ebbe impiego ne’ molti anni che sume che la pièce sia databile 1763–1764, certa è la egli esercita la Comica Professione. La Com- presenza di quest’attore nella compagnia di Sacchi al- pagnia d’Antonio Sacco1; quella di Niccola meno negli anni delle fi abe gozziane (1761–1765). Petrioli2; l’altre di Pietro Rossi, e d’Onofrio 2. Nel corso delle recite della compagnia di Nicola Paganini; come non meno quella di France- Petrioli svolte a Milano presso il teatro ducale nel sco Paganini fi glio d’Onofrio3, e l’altra della 1740 tra gli attori fi gura anche Valentini, impiegato

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 443 per la parte del dottore (Rasi, III, pp. 265–266). Fu altrimenti la Dima fu trasportata dalla Geni- probabilmente con questa compagnia che Valentini trice in Italia nella tenerissima età di tre anni. cantò nell’intermezzo goldoniano Li tre gobbi rivali Crebbe ella col tempo talmente in bellezza, amanti di Madama Vezzosa, rappresentato nell’autun- che nelle gentili sue sembianze, e nel mae- no del 1756 al Teattro di San Moisé. Cfr. Goldoni, stoso suo portamento, traspirava per certo X, p. 1248. la nobiltà di quel seme di cui dicevasi frut- 3. In questa compagnia in qualità di Caratterista, ri- to. Resa perfetta nell’arte del recitare, e fatta mase, insieme alla seconda moglie Margherita Valen- moglie di Giovanni Valentini, scorse l’Italia tini (la prima, Rosa Valentini detta Diana, morì nel con fama di brava Attrice, riuscendo ottima- 1760), dal 1778 al 1781. La sua attività per l’anno mente in qualsivoglia cosa spettasse alla Co- 1780 è testimoniata anche da Colomberti che lo defi - mica Professione. Era di bellissima presenza, nisce «bravo Pantalone e dottore», mentre per la mo- e i suoi lunghi, e biondi capelli formavano glie si limita a registrare che fu una «mediocre serva» un incanto meraviglioso agli occhi di chi (A. Colomberti, Notizie storiche de più distinti comici contemplarli poteva. Applaudita per tanto e comiche che illustrarono le scene italiane dal 1780 al in virtù del Comico suo valore, e lodata in 1880, manoscritto presso la Biblioteca del Burcardo, grazia della sua bellezza, giunse felicemente coll. Ms. 3/15/3/19, c. 55r, era edito in Dizionario insino all’anno trentesimo sesto dell’età sua, biografi co degli attori italiani, a c. di A. Bentoglio, morendo in Bologna circa il 1760. Roma, Bulzoni, 2009).

Giulietta Bazoli VALERIANI SERAFINO Bolognese. Recitò fra gli Accademici della sua Patria nel carat- tere d’innamorato, e passò poi fra’ Comici ad VALENTINI MARGHERITA Lodigiana. esercitarsi nella maschera del Dottore. Dopo Passò da’ femminili esercizj della propria casa d’essere stato con deboli Compagnie, passò a calcare i Teatri, dopo d’essere divenuta Mo- con quella di Pietro Ferrari, e nella sua di- glie di Giovanni Valentini, il quale essendo visione dal Menichelli, il Valeriani è rimasto vissuto vedovo qualche tempo, pensò di pas- impiegato con quest’ultimo. È Comico abile sare alle seconde nozze con questa giovane. ancora per recitare qualche parte seria, e può Addestrolla egli dunque per l’arte del Teatro, essere fatto degno di qualche applauso. facendole apprendere la Musica, in cui riuscì con del profi tto, cantando in varj intermezzi con molta grazia, e trovandosi generalmente VALERINI ADRIANO Gentiluomo, e per tutto applaudita. Si è poscia adattata a Dottore Veronese, Comico di gran fonda- recitare nel carattere della Serva, e per qual- mento, ed ornato di Lettere Greche, e Lati- che tempo lo ha sostenuto con dello spirito. ne. Fioriva intorno al 15601. Nell’ispiegare Recita ancora in altre parti, ma la sua abilità in Teatro i suoi bellissimi concetti non aveva prevale nella Musica, per cui le si può conce- però tutta quella grazia naturale, ch’era ne- dere una lode sinceramente verace. cessaria per renderlo perfetto nell’arte sua. Fu bensì bellissimo di presenza, ed arse per lui Lidia da Bagnocavallo2 Comica famosa, VALENTINI ROSA, nata in Polonia, men- la quale pianse amaramente, come dice il tre la Madre sua trattenevasi al servizio di Garzoni3, e cred’io per amoroso trasporto di quel Monarca, da lui cotanto favorita, che Gelosia. Fece la parte dell’Innamorato nella donolle il suo proprio ritratto tempestato di rinomatissima Compagnia de’ Gelosi sotto il gemme d’inestimabil valore. La Rosa, detta nome d’Aurelio. Capitando a Venezia, sentì

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 444 – Giovanna Sparacello recitare, e cantare, dolcemente la dotta Vin- ne furono dal detto Santo, e dal suo Vicario cenza Armani4, e di lei s’invaghì, e divenuto molti sottoscritti, ma gli aff ari di quell’uffi zio poi suo compagno, essa lo contracambiò con fecero tralasciar l’ordine, giurando il Valeri- uno sviscerato aff etto in amore. Ma quando ni, che non sarebbero stati gli altri soggetti avrebbero potuto fra di loro stringere il nodo meno onesti de’riveduti. Tre anni dopo, cioè del Matrimonio morì la sua diletta,e fu da nel 1586. compendiò il Valerini in un bre- esso coraggiosamente assistita fi no all’ultimo ve volumetto in ottavo le cose più rare della respiro. Scrisse per lei un’Orazione funebre, sua Patria, ed ivi lo stampò sotto il titolo: Le e stampandola l’anno 1570. in Verona5, de- Bellezze di Verona8. Dopo d’avere illustrato dicolla al Magnifi co Signor Antonio Prioli le Scene, e dati all’Italiana Poesia non pochi suo singolarissimo Padrone. Continuò i suoi suoi componimenti9, morì sul fi nire di quel comici esercizj ben veduto per tutto ed ap- Secolo10, lasciando di lui nelle opere sue una prezzato, e l’anno 1578. pubblicò l’Afrodite. memoria onorata. Parlano di esso il Garzoni Tragedia in versi stampata pure in Verona nella Piazza Universale; Francesco Andreini per Sebastiano, e Giovanni delle Donne in nelle Bravure del Capitano Spavento11; Do- forma di ottavo, e dedicolla al Signor Con- menico Bruni nelle sue Fatiche Comiche12; e te Paolo Canossa. Fu anche il Valerini Capo Niccolò Barbieri nella Supplica ricorretta13. Comico, e trovandosi in Patria con la sua Fu amico d’Orlando Flacco Pittore eccellen- Compagnia venne l’anno 1583. chiamato a te suo Patriotto14, a cui per chiedere, che gli Milano dal Governatore per dar divertimen- facesse il proprio ritratto, inviò il seguente to a quella Città. Egli vi si portò, e fatta la Sonetto. prima recita, gli fu levata la licenza, e man- dato del denaro per ritornare a Verona. Il Va- Muto Poeta, che tacendo esprimi lerini ricorse al Governatore per intendere il {pag. 261} motivo di un tale aff ronto, e gli fu risposto aver egli saputo essere la Commedia azione In fi ne all’indicata Tragedia dell’Afrodite tro- di peccato mortale, per quello che ne aveva vasi un altro Sonetto per la copia d’un’opera scritto il suo Arcivescovo Carlo Borromeo6. di Raff aello egregiamente dipinta dallo stes- Il Valerini addusse molte ragioni in difesa so Pittore, ed è il seguente. delle sue Commedie, ed il Governatore gli disse, che si portasse dal Cardinale, e che se Sopra il Quadro di M. Orlando Flacco da lui otteneva una decisione in suo favore, tratto da Raff ael d’Urbino. che ben volentieri sarebbe andato in Teatro a divertirsi, giacché la sua Compagnia molto Dal Quadro tuo di meraviglie eterne gli piaceva7. Il Valerini andò co’ suoi Com- {pag. 262} pagni da quel Santo Porporato, il quale lo ascoltò con molta bontà, e persuaso delle sue Note parole, decretò che si potessero recitar Com- 1. Lo studio di Stefanella Ughi sui documenti medie nella sua Diocesi, osservando però i dell’Archivio di stato di Verona getta nuova luce sul- modi che prescrive San Tommaso d’Acqui- la biografi a del Valerini. Egli nacque a Verona, nella no, cioè il tempo, il luogo, e le Persone. Il contrada di Ponte Pietra, fra il 1546 e il 1548; sposò tempo, che non sia di Quaresima, il luogo, Silvia Roncagli da cui ebbe tre fi gli, Leandro, Cinzia che non sia Chiostro Sacro, e le Persone, e Mario. BIBLIOGRAFIA: Quadrio, III, pp. 264, che non siano Religiose, ed impose a’ Co- 316; IV, p. 70; V, p. 236–237; Sand, I, pp. 48 e 304; mici che mostrassero gli Scenarj delle Com- A. Bartoli, p. CXX; C. Magnin, Teatro Celeste: Les medie giorno per giorno al suo Foro, e così commencements de la comédie italienne en France, in

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«Revue des deux mondes», IV, 1847, pp. 850 sgg.; 10. Valerini morì fra il 1592, anno di stesura del suo Rasi, III, pp. 616–622; Enc. Spett., IX, col. 1401; testamento, e il 1595, anno in cui i campioni d’esti- B. Croce, Vincenza Armani e Adriano Valerini, in mo riportano Leandro come capofamiglia. Forse Scrittori del pieno e tardo Rinascimento, Bari, Later- morì della febbre quartana di cui soff riva durante la za, 1945, II, p. 176; R. Brenzoni, Adriano Valerini: composizione dei Cento Madrigali. umanista veronese (1545–marzo 1592), Verona, Tip. 11. F. Andreini, Le bravure del Capitano Spavento di- Roma, 1956; Marotti–Romei, pp. 27–30; S. Ughi, vise in molti Ragionamenti in forma di dialogo, Venezia, Di Adriano Valerini, di Silvia Roncagli e dei Comici Ge- G. Somasco, 1607, p. 98, in edizione moderna a c. di losi, in «Biblioteca teatrale», 3, 1972, pp. 147–154. R. Tessari, Pisa, Giardini editori e stampatori, 1987. 2. Si veda la voce corrispondente in queste Notizie. 12. D. Bruni, Le fatiche comiche, Parigi, N. Calle- 3. Garzoni, II, p. . mont, 1623, p. 11, ora in Marotti–Romei, p. 348. 4. Si veda la voce corrispondente in queste Notizie. Bruni è la fonte del giudizio estetico e artistico ripor- 5. A. Valerini, Oratione in morte della Divina Signo- tato da Bartoli. ra Vincenza Armani, comica eccellentissima. Et alcune 13. N. Barbieri, La supplica ricorretta et ampliata, rime dell’istesso, e d’altri auttori, in lode della medesima. discorso famigliare di Nicolò Barbieri, detto Beltrame, Con alquante leggiadre e belle composizioni di detta si- Bologna, per G. Monti, 1636. L’edizione moderna, gnora Vincenza, Verona, S. e G. Dalle Donne, s. d. esemplata sull’editio princeps Venezia, Ginammi, [1570]. La sola orazione è contenuta ora in Taviani– 1634, contiene le varianti dell’edizione del 1636: N. Schino, pp. 132–140; Pandolfi, II, pp. 143–148 e Barbieri, La Supplica discorso famigliare a quelli che Marotti–Romei, pp. 31–41. trattano de’ comici, con studio critico e varianti di F. 6. L’episodio viene ricordato da R. G. Arcaini, I Taviani, Milano, Il Polifi lo, 1971. La Supplica ricorret- comici dell’arte a Milano: accoglienza, sospetti, ricono- ta è edita inoltre in Marotti–Romei, pp. 575–690; scimenti, in La scena e la gloria. Drammaturgia e spet- del Valerini si parla alle pp. 649–650. Dal Barbieri tacolo a Milano in età spagnola, a c. di A. Cascetta e Bartoli mutua l’aneddoto relativo a Carlo Borromeo. R. Carpani, Milano, Vita e Pensiero, 1995, pp. 265– 14. Orlando Flacco, o Fiacco (1530–1586), verone- 326: 272–273, 312–319, che riassume inoltre le varie se, fu forse allievo di Battista del Moro, o di Antonio intepretazioni sull’atteggiamento di Carlo Borromeo Badile, o di Francesco Torbido. Fu pittore di soggetti nei confronti dei comici e del teatro. sacri, storici, e fu anche un rinomato ritrattista. Nella 7. Come rileva la Ughi, Taviani, valendosi delle indi- chiesa dei Santissimi Nazzaro e Celso dipinse i due cazioni di G. B. Castiglione, Sentimenti di S. Carlo quadri Cristo presentato al popolo da Pilato e Cristo Borromeo intorno agli spettacoli, Bergamo, P. Lancelot- in croce con Maria, Giovanni e la Maddalena. Nella ti, 1759, p. 139, ha ormai identifi cato nella compa- Pinacoteca di Verona c’è una sua Madonna col Bam- gnia quella dei Gelosi, smentendo la critica concorde bino e le Santissime Elena e Caterina. Nel Palazzo del nel parlare degli Uniti. Consiglio invece è custodita una Madonna coi Santi 8. A. Valerini, Le bellezze di Verona, Verona, S. e G. Protettori della città e i ritratti di Fracastoro, Panvinio Dalle Donne, 1586. Due le edizioni moderne: una e Montano. Nella basilica di S. Zeno dipinse la fi gura edita a Verona da F. Riva nel 1958, un’altra, a c. di G. del Titolare. Del ritratto di Flacco si trova una copia P. Marchi, Verona, Valdonega, 1974. nella collezione dei ritratti dei pittori veronesi, men- 9. Oltre alla già ricordata Oratione, Valerini fu au- tre nella Galleria Nazionale di Stoccolma è custodito tore delle Rime diverse con l’origine della illustrissima un ritratto del Tiziano. Egli ritrasse inoltre i due ve- famiglia dei signori Bevilacqua, Verona, S. e G. Dalle scovi Lippomani, la famiglia Canossa, Astore Baglio- Donne, 1577; La Celeste Galeria di Minerva, Verona, ni e Andrea Palladio. Cfr. A. Corna, Dizionario della G. Discepolo, 1591; Cento Madrigali, Venezia, G. storia dell’arte in Italia, Piacenza, Tarantola, [1930], Discepolo, 1592. L’Oratione e alcuni componimenti I, p. 64. Si vedano inoltre P. A. Orlandi, Abeceda- dei Cento Madrigali sono pubblicati in Marotti– rio pittorico, corretto e accresciuto da Pietro Guarien- Romei, pp. 159–162. ti, Venezia, Pasquali, 1753; F. Baldinucci, Notizie

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 446 – Giovanna Sparacello dei professori del disegno da Cimabue in qua, Firen- fu recitata replicatamente nel Teatro di San ze, Battelli, 1813–1846; S. Ticozzi, Dizionario dei Giovanni Grisostomo. Il suo Personale van- pittori dal rinnovamento delle belle arti fi no al 1800, taggioso, la sua voce d’ottimo tuono, e lo stu- Milano, Ferrario, 1818; F. De Boni, Biografi a degli dio, che pone nell’arte di ben rappresentare, artisti,Venezia, Gondoliere, 1840; D. Zannandreis, lo caratterizzano per un comico di gran va- Le vite dei pittori, scultori e architetti veronesi, pubbli- glia, e degno de’ più sinceri applausi sonori. cate e corredate da G. Biadego, Verona, Franchini, 1891; A. Melani, Dizionario dell’arte e delle industrie artistiche illustrato, Milano, Vallardi, 1930. VELENFELD BONIFAZIO Parmigiano1. Nella Compagnia di Girolamo Brandi2 in- Giovanna Sparacello cominciò questo Comico a farsi veder sulle Scene, e riuscì nella parte dell’Innamorato, recitando con buon sentimento. Ma la sua VALSECCHI ANGELO Veneziano. Nato abilità consiste principalmente nel rappresen- con un genio inclinatissimo al Teatro, por- tare il brillante carattere di Francese Italiana- tavasi sovente ad ascoltare l’ottimo Recitan- to, nel quale si porta assai bene3, rendendosi te Petronio Zanarini, e così bene preselo ad imitatore di Marcello Vieri, di cui in appres- imitare, che facevasi sentire nella sua Bottega so dovemo farne parola. Nella Compagnia di Caff è con diletto da’ suoi Avventori. Giu- di Pietro Ferrari4, in quella di Girolamo Me- seppe Lapy avendo bisogno di chi sostenesse debach, e presentemente nell’altra di Nicola la parte d’Innamorato in luogo di Tomma- Menichelli5, ha fatto brillare la sua abilità il so Grandi alienatosi dalla di lui Compagnia, Velenfeld, ed è molto gradito in ogni Città pensò di stabilirsi in Angelo Valsecchi il per- sostenendo egli con molta grazia l’accennato sonaggio, che a mancar gli veniva. Accordati- carattere di Francese, ed impiegando altresì si fra loro nelle convenzioni dell’onorario, ab- i suoi talenti a recitare in altre cose, per le bandonò il Valsecchi l’arte del Caff ettiere, salì quali si fa sempre più distinguere per Attore coraggioso in Teatro. Piacque la sua maniera diligente, e commendevole6. di recitare imitante quella del Zanarini, e fu ben accolto per la Terra ferma, ed egualmente Note in Venezia nel Teatro Sant’Angelo l’Autunno 1. Noto come Welenfeldt, Willenfeld o Welenfeld. del 1775. Passò in progresso nella Compa- BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 698 (Welenfeldt); C. gnia di Maddalena Battaglia, ed in mancanza Curiel, Il Teatro S. Pietro di Trieste: 1690–1801, Mi- del bravo Pantalone Cesare d’Arbes, assunse lano, Archetipografi a, 1937, ad indicem (Wellenfeldt, il Valsecchi l’impegno di giocar quella ma- Willenfeld); B. Brunelli, I Teatri di Padova dalle ori- schera, e vi riuscì a gran suffi cienza. Nelle gini alla fi ne del secolo XIX, Padova, Libreria Angelo parti gravi di Tiranno, e di Padre mostrasi Draghi, 1921, p. 225 (Welenfeldt); Giardi, passim tanto al vivo d’esse investito, che non puossi (Wellenfeld); Cenni artistici dei comici italiani dal desiderare in lui una miglior perfezione. Egli 1550 al 1780, compilati dall’artista comico Francesco nel Tragico, e nel Comico stile egualmente si Bartoli e dall’attore Antonio Colomberti continuati fi no sa distinguere per eccellente Attore; e nella all’anno 1880, ora editi in Dizionario biografi co degli sua maschera di Pantalone mostrasi grazio- attori italiani, a c. di A. Bentoglio, Roma, Bulzoni, so, ed elegante personaggio. Non mancagli 2009, II, p. 563. talenti per impiegarsi a scrivere al Tavolino, 2. Girolamo del Carcano, in arte Brandi, nacque a ed abbiamo veduta in lui una Rappresenta- Vicenza nella prima metà del Settecento. Privato dei zione d’argomento Spagnolo scritta in versi beni dai suoi parenti, si diede alle scene nel 1760 con- sciolti intitolata: L’Usurpator d’Aragona, che ducendo una compagnia vagante in cui recitava come

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Innamorato. Dal 1772 al 1780 fu nella compagnia caratteri caricati nelle studiate Rappresenta- di Girolamo Medebach come Padre e Tiranno. Riac- zioni. Condusse Compagnia diversi anni in quistati gli averi, si ritirò dalle scene. Cfr. Enc. Spett., questi ultimi tempi, ed è morto in Piemonte II, col. 999; v. inoltre ad vocem in queste Notizie. È nel presente 1781. dunque anteriore al 1772 l’esordio di Welenfeld nella compagnia di Brandi. 3. Oltre a prodursi nella parodia del francese che par- VERDER GIOVANNI Veronese1. Si fece la italiano, Welenfeld sapeva recitare in francese: nel conoscere inclinato all’arte del Teatro, re- 1773 al San Samuele interpretò con Anna Paganini il citando cogli Accademici della sua Patria. Pygmalion di Jean-Jacques Rousseau. Una traduzione Quindi passò fra’ Comici intorno il 17222. in italiano con testo a fronte apparve a Venezia nello e nel Teatro di San Luca in Venezia insieme stesso anno. Cfr. Rasi, cit. con Argante, e Pompilio Miti recitava anche 4. Fu nella compagnia di Pietro Ferrari e Nicola Me- nel 1736. rilevandosi dalla Tragicomica Rap- nichelli dall’anno della sua fondazione, il 1777. La- presentazione intitolata: La Clemenza nella sciò la compagnia nel 1780. In precedenza Welenfeld Vendetta, ch’egli ivi era in quel tempo impie- aveva lavorato con la compagnia Bazzigotti: egli fi gu- gato, vedendosi che la parte di Florindo fu ra fra i membri della compagnia che si esibì a Pavia da lui sostenuta3. Fu Comico di molta abili- nel carnevale del 1775. La compagnia si sciolse quello tà, e piacque sulle Venete Scene4. Aveva una stesso anno. Cfr. Giardi, pp. 109, 154–155. fi gliuola Ballerina, la quale togliendosi al Te- 5. Nel 1780–81 risulta nella compagnia di Nicola atro, entrò a Monacarsi in un Chiostro. Il Menichelli. Il nome di Welenfeld non compare nel- Verder avendo messo a parte degli avanzi pel la ricostruzione della compagnia Medebach fatta da guadagno fatto nella Professione, alienossi Giardi. Cfr. Giardi, pp. 190–193, 198. da essa, visse comodamente, e morì circa il 6. Aggiungiamo a completamento di questa biogra- 1757. stando in Venezia. Vedesi manoscritta fi a che Welenfeld fu ingaggiato nel 1784–85 nella una Commedia intitolata l’Orlando Furioso troupe di Francesco Paganini, dove rimase fi no allo ridotta dal Verder per uso delle Comiche scioglimento della compagnia, al termine della stagio- Truppe5, parte in versi sciolti, e parte con ne 1794–95 (ma nell’autunno del 1784 fi gura nella intere stanze tolte dall’Ariosto. Vi sono an- compagnia del Lapy a Trieste, interprete dell’azione che introdotti i due Zanni ad oggetto di far tragica La presa della Corsica, dove interpretava l’uffi - ridere, per rallegrare in qualche Scena quella ciale francese Clairet, cfr. Curiel, cit., p. 167 e nota seria Rappresentazione. 82). Nel 1794–95 era stato scritturato nella compa- gnia di Paganini anche Ludovico Wellenfeld. Boni- Note facio fu in seguito Caratterista nella compagnia di 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 633; B. Croce, I Anna Paganini (dal 1795–96; nella formazione anche teatri di Napoli, Milano, Adelphi, 1992, pp. 193–194 Margherita Wellenfeld). Nel 1799–1800 egli recitava (1° ed. Napoli, Luigi Pierro, 1891); M. Ferrazzi, come Caratterista nella compagnia di Giovanni Bat- Commedie e comici dell’arte italiani alla corte russa tista Negrini. Cfr. Giardi, pp. 175, 208, 213. Morì, (1731–1738), Roma, Bulzoni, 2000, pp. 32 sgg., secondo Colomberti, verso il 1810. p. 286. 2. Egli faceva parte della compagnia italiana diretta Giovanna Sparacello da Tommaso Ristori di stanza a Dresda. Con questa compagnia aff rontò una tournée in Russia alla corte di Anna Ivannovna nel 1731; ne facevano parte Tom- VENINI FEDELE, Capo Comico. Recitò maso Ristori e la moglie Caterina, Andrea Bertoldi nella Maschera dell’Arlecchino con qual- e la moglie Marianna, Natale Bellotti, Luca Caff ani, che abilità, e si produceva a sostenere alcuni Filippo del Fantasia e la moglie Rosalia, Francesca

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Dima, Francesco Ermano, Carlo Malucelli, Giovan- identifi cata col nome del proprio personaggio. BI- ni Verder. Il congedo uffi ciale della compagnia ebbe BLIOGRAFIA: Campardon, pp. –; De- luogo il 14 gennaio 1732. Tornato in Italia entrò nella sboulmiers, II, pp. – (vol. , pp. –); compagnia di Gabriello Costantini. Alla fi ne del 1735 Rasi, III, pp. –; Lionelli, II, pp. –; la compagnia si recò a Napoli nel teatrino privato del D’Origny, I, pp.  (debutto),  (ritiro); Par- re Carlo di Borbone. faict, VI, pp. 137–139, Sand, I, pp. 229–233; Enc. 3. La tragicommedia del veneziano Giovanni Palaz- Spett., IX, col. 1604; Clément–De Laporte, III, zi venne pubblicata a Padova da Giovanni Battista pp. 119–120. Conzatti l’anno nel 1736. Venne dedicata da Anto- 2. Anna Veronese, e non Veronesi come scrive il Bar- nio Franceschini, detto Argante, al Pantalone Garel- toli, nacque a Bassano verso il 1730 dall’attore Carlo li che lasciava le scene. Ecco gli interpreti secondo Veronese, per cui si veda ad vocem in queste Notizie, e quanto impresso nell’edizione a stampa: Francesco da Lucia Pierina Sperotti. Rubini Pantalone re dei Cuchi; Fausto Bonomi Tugo 3. Anna esordì come Colombina alla Comédie- Marmotta Condottiere de’ Soldati Allocchi; Felice Italienne di Parigi recitando col padre il 6 maggio Bonomi Argentina Regina delle Civette; Giuseppe 1744 nel Double mariage d’Arlequin; dopo lo spet- Campioni Fichetto Conte dei Falchetti, e Baron de’ tacolo dimostrò le sue doti da ballerina danzando in Sparvieri, primo Ministro della Regina; Rosa Costa coppia con Antoin–Etienne Balletti. L’attrice venne Cingara Indovina, Madama De La Sol Re Virtuosa ricevuta alla Comédie–Italienne con stipendio fi sso e di Camera della Regina, ed Eurilla fi glia del maggior nel 1746 ottenne prima metà parte e poi parte inte- Sacerdote; Lodovico Nicoli Dottore Marchese de’ ra. Recitò come Corallina numerosi canovacci scrit- Merlotti; Pompilio Miti Uranio maggior Sacerdote ti o rimaneggiati dal padre; la vedono protagonista: d’Apollo; Vittoria Miti Eularia Principessa de’ Faggia- Coraline esprit follet (3 atti e un prologo, 21 maggio ni, parte seria; Giovanni Verder Florindo. 1744 ); Le divorce d’Arlequin et de Coraline (3 atti, 4. Era ancora al San Luca nel 1750, quando com- 10 giugno 1744); Coraline Magicienne (3 atti, 2 lu- pare tra i fi rmatari di un atto di gratitudine per la glio 1744 ); Coraline Fée, (3 atti, 23 maggio 1746); remunerazione di Giuseppe Campioni, ormai troppo Coraline Jardiniere, ou la Comtesse par hasard (3 atti, vecchio per recitare nella parte di Fichetto (Archivio 16 maggio 1744); Coraline protectrice de l’innocence, Vendramin, 42 F1/7, cc. 15–16). Cfr. C. Alberti, (3 atti, 28 settembre 1745); Les Deux Sœurs rivales La scena veneziana nell’età di Goldoni, Roma, Bulzoni, (5 atti, 1 luglio 1747); Les Fées Rivales (4 atti e un 1990, p. 238. prologo, 18 settembre 1748); Les Folies de Coraline (5 5. Non si ha notizia di nessuna edizione a stampa atti, 8 gennaio 1746); Arlequin & Coraline (5 atti, 18 della commedia. agosto 1757); Camille et Coraline fées (4 atti, 23 ago- sto 1759). Giovanna Sparacello 4. Il talento e la bellezza di Corallina suscitarono l’ammirazione di personaggi quali i poeti Panard, Gand, Marmontel, l’attore Carlo Bertinazzi, il Prin- VERONESI ANNA detta Corallina1. Fu cipe di Monaco, che le assegnò una rendita generosa, fi gliuola di Carlo Veronesi2, e recitò plausi- gli uffi ciali al reggimento delle Guardie Létorière e bilmente nel carattere della Serva. Passò in Di Saint–Croix, il Conte di La Marche e il Princi- Francia col padre3; vi fece una considerabile pe di Conti. Grimm, pur riconoscendone la bellezza, fortuna4, e vive colà anch’oggi alienata dalla la giudicò un’attrice «mediocrissima». Gueullette, Professione, e pensionata da sua Maestà5. pp. 50–51, ricorda la rivalità fra Mme Favart e Anna Veronese. La Veronese cercò di impedire l’ammissione Note della Favart nella compagnia italiana della Comédie– 1. L’attrice ebbe successo alla Comédie–Italien- Italienne, scatenando le vive proteste del pubblico a ne di Parigi nel ruolo di Corallina, tanto da venir Fontainebleau il 22 novembre 1744.

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5. Corallina abbandonò il Teatro nel 1759 con 1000 1747 esordisce come attrice ne Les deux sœurs rivales. lire di pensione. Morì nell’aprile del 1782 facendo del Recitò inoltre ne Les tableaux di Panard, e venne rice- principe Conti il suo legatario universale con l’obbli- vuta nella compagnia con stipendio fi sso e la promes- go di provvedere alla rendita che l’attrice versava alla sa di mezza parte come Amorosa e ballerina. madre Lucia Pierina Sperotti dal 1763. 3. Camilla ottenne il ruolo di Servetta dopo il ritiro della sorella, nel 1759. Carlo Goldoni testimonie- Giovanna Sparacello rà nei Mémoires (Vol. III, cap. II e III) delle qualità umane e artistiche di Camilla. L’attrice recitò il ruolo patetico della Madre nella commedia goldoniana Le VERONESI CAMILLA. Fu anch’essa fi ls d’Arlequin perdu et retrouvé (1761). Importante fu fi gliuola di Carlo Veronesi1, ed insieme con il ruolo giocato da Camilla nella trilogia goldoniana la sorella passò nella Truppa italiana di Pari- all’origine di Zelinda e Lindoro. gi2. Fu eccellente anch’essa nel carattere della 4. Camilla muore il 20 luglio del 1768, a 33 anni. Serva sostenendone in rara guisa l’impegno, e facendosi sommamente applaudire3. Fu Giovanna Sparacello una delle più graziose Attrici de’ tempi suoi, e morì in fresca età con universal dispiacere, dopo d’aver combattuto per lungo tempo un VERONESI CARLO. Nacque in Verona1, tormentoso malore uterino4. e datosi all’arte Comica recitò prima nella Parte dell’Innamorato2, e poi si mise di buon Note proposito a travagliare nella Maschera da 1. Giacomina Antonietta Veronese, in arte Camilla, Pantalone. Riuscì grazioso, e pieno di foco, nacque a Venezia verso il 1735. BIBLIOGRAFIA: e venne universalmente considerato per un Campardon, pp. –; Rasi, III, pp. –; eccellente Commediante. Dopo aver con- Lionelli, II, pp. –; D’Origny, I, pp.  dotta compagnia per qualche tempo3, im- (debutto nella compagnia italiana),  (debutto nel- piegossi in Venezia nella Compagnia d’An- la compagnia francese); II, p. 51 (necrologio); De- tonio Sacco, e la sua fama pervenne fi no a sboulmiers, II, pp. – (vol. , pp. –); Parigi, onde vi fu chiamato da quella Truppa Parfaict, VI, pp. 139–141; VII, p. 735; C. Goldo- Italiana insieme colle due fi glie4. Era uomo ni, Mémoires in Goldoni, I, pp. 445–448); Sand, facoltoso, ed accrebbe, andando in Francia, II, pp. 201–204; A. Gentile, Goldoni e gli attori, le di lui fortune5. Fatto vecchio ivi morì, e ad Trieste, Cappelli, 1951, pp. 85–86; Enc. Spett., IX, occupar le sue veci successegli degnamente coll. 1604–1605. Una voce dedicata all’attrice com- Antonio Collalto6. pare anche in Clément–De Laporte, III, pp. 85– 86. Dato il suo ruolo importante nella compagnia di Note Goldoni alla Comédie–Italienne, il nome di Camilla 1. Carlo Veronesi, ma secondo tutte le altre fonti, Veronese ricorre sovente nella bibliografi a goldonia- Carlo Antonio Veronese, nacque nel 1702, secondo na: si vedano F. Taviani, Un vivo contrasto. Seminario Campardon a Venezia, secondo Jal forse a Firenze. su attori e attrici della commedia dell’arte, «Teatro e BIBLIOGRAFIA: Desboulmiers, II, pp. 55–56, Storia», 1, 1986, pp. 25–75; G. Herry, La presenza di 238 (vol. 5, pp. 195–198; vol. 6, p. 373); Campar- Goldoni in alcune delle sue commedie del primo periodo don, pp. –; D’Origny, I, pp.  (debut- francese, «Ariel», 3, 1992. to),  (morte); Parfaict, VI, pp. 133–137; VII, 2. Alla Comédie–Italienne di Parigi Camilla debut- pp. 734–735; Jal, pp. 1259–1260; C. Goldoni, tò dapprima nella danza, in Coraline esprit follet (16 Mémoires in Goldoni, I, p. 93; Rasi, III, pp. – maggio 1744); viene ricordata per il passo a due ese- ; Lionelli, II, pp. –; Enc. Spett., IX, guito con Dubois ne Le Prince de Salerne. Il 1 luglio col. 1604; G. Luciani, Le compagnie di teatro italiane

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in Francia nel XVIII secolo, in «Quaderni di teatro», 29, una mezza parte, per recitare in primo ruolo come 1985. Dottore e anche come Scapino. Nel 1767 ottenne tre 2. Nei Mémoires (I, XX) Goldoni testimonierà del quarti di parte e venne incaricato con Jean Baptiste ruolo da Primo Amoroso rivestito dal Veronese mal- François Dehesse della sorveglianza delle macchine e grado l’occhio di vetro. Egli lo ricorderà come di- degli scenari per le rappresentazioni italiane. Si spo- rettore di una compagnia chiamata a Feltre dal vec- sò due volte, la prima con Jeanne Mestre, che morì chio governatore della città per recitare in onore del il 6 agosto del 1766, e la seconda con Jeanne Mau- nuovo. Della compagnia faceva parte Florindo de’ gras o Naugras, che morì a Parigi alla fi ne di marzo Maccheroni. del 1780. Pier Antonio Francesco Veronese morì il 6 3. Secondo quanto riportato da Russo, Veronese fu aprile 1776 a Parigi. Uno dei suoi fi gli apparve ancora nel fi orentino Teatro del Cocomero nel 1735 e nel bambino sulle scene della Comédie–Italienne ne La 1737. Cfr. M. Russo, La scena e il convento, in G. B. fête du village. Parfaict, VI, p. 141; VII, p. 735, ri- Fagiuoli, La commedia che non si fa, a c. di O. Giardi porta la notizia della presenza al Th éâtre Italien della e M. Russo, Roma, Bulzoni, 1994, p. 17. terza fi glia di Veronese, la giovanissima Marina che, 4. Nelle Confessioni, Rousseau racconterà con accenti ricevuta per la danza, riscosse un grande successo. romanzeschi di essere andato a Venezia per obbligare 5. Secondo quanto riporta Rasi, Ermanno Von Loe- Veronese a partire per Parigi; una volta ricevuti da Pa- hner, autore di un’edizione annotata dei Mémoires di rigi i soldi per il viaggio, il comico si sarebbe infatti Goldoni (Venezia, Visentini, 1883), sostenne che Ve- trattenuto al San Luca incurante degli impegni presi, ronese non avesse saldato i debiti contratti a Venezia. fi no all’arrivo di Rousseau. Cfr. J.–J. Rousseau, Con- 6. Muore a Parigi, nel 1759 secondo D’Origny e fessions, Paris, Cazin, 1782–1789, II, l. 7. Veronese Desboulmiers, il 26 gennaio 1762 secondo Campar- esordì in prova alla Comédie–Italienne come Panta- don. Antonio Collalto aveva preso il suo posto alla lone nel Double Mariage d’Arlequin il 6 maggio 1744; Comédie–Italienne nel febbraio 1760, dopo aver de- fu ricevuto stabilmente l’anno seguente e il 4 novem- buttato nel settembre del 1759. bre del 1746 ricevette promessa di parte intera nella compagnia italiana. Fu autore di numerosi canovacci, Giovanna Sparacello molti dei quali contengono elementi della commedia di magia. Un elenco è pubblicato in Parfaict alla ci- tata voce su Veronese. I programmi di sala di cui si è VIDINI MADDALENA1. Comica di me- conservata la trascrizione e il manoscritto delle scene rito2, la quale essendo unita alla Truppa francesi di Camille et Coraline Fées sono pubblicati in d’Onofrio Paganini3 l’anno 1747. in tem- C. A. Veronese, Th éâtre, édition établie et présentée po di Carnovale, recitava in Padova onora- par G. Sparacello, in questa collezione digitale. Dal ta di molti applausi. Rappresentando con matrimonio con Lucia Pierina Sperotti nacquero cin- molta energia il Personaggio di Armellinda4 que fi gli: per le due fi glie attrici, Anna e Camilla, ri- nel Rinaldo5 Commedia riprodotta in versi mando alle rispettive voci in queste Notizie. Al teatro dal Signor Dottor Carlo Goldoni, le venne si dedicò anche il fi glio Pier Antonio Francesco, nato composto in sua lode il seguen te Sonetto dal a Venezia il 25 marzo del 1732, il cui debutto alla mentovato Onofrio Paganini, che tolto ab- Comédie–Italienne avvenne il 17 luglio 1754 con la biamo dalle sue Rime manoscritte. maschera del Dottore nella stessa pièce che era servita da debutto al padre. Nonostante l’accoglienza favore- Benchè a lui, che la Gallia, e il Mondo onora6 vole del pubblico, interruppe le recite per riprenderle {pag. 268} il 30 marzo 1756. Per un’infrazione al regolamento del teatro nel 1760 abbandonò la Comédie–Italienne Passò poi dopo nelle Compagnie di Venezia, e si venne ingaggiato in una compagnia di provin- dove fece valere il di lei spirito, e la sua chia- cia; fu richiamato a Parigi nel 1763, con 2400 lire e rissima abilità, ed essendosi stabilita la fama

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 451 d’egregia Comica, portandosi a recitare a si deve per averlo rinovato plausibilmente. In Genova, morì in quella Città la Primavera altre cose ancora faceva valere la sua abili- dell’anno 17617. tà Marcello Vieri, recitando da Innamorato in parti serie di studiate Rappresentazioni; Note ond’è che per il suo vivace Personaggio di 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi III, pp. 666–667; Leo- Francese, così bene accolto in sulle Scene, e nelli II, pp. 440–441. per tutto il resto che egli faceva dimostrossi 2. Una Vidini, «più bella della Ferramonti, ma non un Comico rinomato, a’ cui meriti abbiamo così brava, né così virtuosa», fu scritturata come Se- creduto di non ommettere in queste notizie conda Donna in compagnia Imer nell’autunno 1735: la dovuta lode. Mostrò altresì di saper dise- potrebbe trattarsi della medesima attrice (cfr. la Pre- gnare assai bene, avendo studiata la Pittura, e fazioni dell’edizione Pasquali, tomo XIV in Goldoni, dipingendo di ritratti. Fiorì intorno il 1764. I, p. 727). ed oggi vive alienato dalla professione. 3. Per questo capocomico si veda la relativa voce di Bartoli. 4. Corretto: Armelinda (nella commedia è la fi glia VILLANI FELICE Bolognese. Recita nella del re di Marocco). Maschera dell’Arlecchino con qualche spiri- 5. Si tratta della commedia in cinque atti e in versi to; travagliando altresì ne’ caratteri caricati Rinaldo di Mont’Albano (Goldoni, IX, pp. 283–368), con buona grazia. Fu in alcune vaganti Com- ispirata alle vicende dei paladini di Francia e andata pagnie, ed oggi ha fermata la sua dimora in in scena a Venezia nell’autunno 1736 con onorevole quella, che scorre l’Italia sotto la direzione di successo, pur essendo opera assai modesta. Pietro Ferrari. 6. Il fatto e il sonetto sono riportati fedelmente in B. Brunelli, I teatri di Padova. Dalle origini alla fi ne del secolo XIX, Padova, Angelo Draghi, 1921, p. 136, VIOLONE. Comico di merito, e rinomato, dal quale veniamo a sapere che le recite si tennero al che recitava nella Maschera del Dottore in- Teatro degli Obizzi. torno il 16261. Fa di lui menzione il Padre 7. Per Rasi, cit., fu forse moglie di Pietro Vidini, Giovanni Domenico Ottonelli nella sua Cri- buon comico scritturato nella compagnia di Antonio stiana Moderazione del Teatro2; raccontando Marchesini nel 1738. Per Leonelli, cit., potrebbe es- un fatto occorso alla Truppa, in cui questo serne stata moglie o sorella. Comico era impiegato, partendosi da Na- poli per andare in Sicilia, ed è il seguente il Livia Cavaglieri quale sta descritto alla pag. 101. della prima parte dell’indicata Opera Morale, ed è nar- rato prima da Beltrame nella sua Supplica VIERI MARCELLO Sanese. Unitamente ricorretta3. alla Truppa di Nicodemo Manni fecesi vede- re in Lombardia, ed in altre Provincie d’Ita- “Il secondo caso narrato da Beltrame, il quale lia a sostenere il brillante carattere di Fran- l’intese dal Comico Dottor Violone, e questo l’ha cese Italianato. Egli non ne fu certamente narrato anche a me come testimonio di presenza, l’inventore, che tal merito deve attribuirsi a occorse a Capo d’Orlando, ove da una fortuna Giovanni Camillo Canzachi, di cui si parlò. di mare sequestrata una Compagnia di Comi- Per altro non è da credersi, che il Vieri abbia ci trovò che l’albergo era occupato per rispetto veduto il Canzachi a recitare in tal Personag- dell’arrivo di Monsignor in visita col quale erano gio, mentre questi morì molto tempo prima, quattro Venerandi Religiosi: il Buon Prelato fece che il Vieri fi orisce; onde non poca lode a lui stringere la sua Corte, e dar luogo a’ Comici, e

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 452 – Giovanna Sparacello con parte de’ regali presentati a lui, sovvenne alla edita in Taviani, pp. 315–526. Il passo citato, conte- loro poca provvisione. Il tempo con l’asprezza, ed nuto nel libro I, capo III, quesito III, è a p. 345. il mare con la tempesta tolse la facoltà di viaggiare 3. N. Barbieri, La supplica ricorretta et ampliata, a tutti: i Comici off erirono un poco di ricreazio- discorso famigliare di Nicolò Barbieri, detto Beltrame, ne al Prelato lor Benefattore; egli si compiacque Bologna, per G. Monti, 1636. L’edizione moderna, d’accettarla: il primo giorno si fece la Commedia esemplata sull’editio princeps Venezia, Ginammi, così. Monsignore sedeva avanti la porta di una 1634, contiene le varianti dell’edizione del 1636: N. camera: i Religiosi venerandi sedevano dentro Barbieri, La Supplica discorso famigliare a quelli che con la porta non aff atto chiusa: ma che? a mezzo trattano de’ comici, con studio critico e varianti di F. dell’azione la camera risuonava per l’applauso, e Taviani, Milano, Il Polifi lo, 1971. La Supplica ricorret- la porta era spalancata. Il Giorno seguente quei ta è edita inoltre in Marotti–Romei, pp. 575–690. venerandi sedettero fuori, ed il terzo sollecitaro- no i Comici a dar tosto incominciamento. Non Giovanna Sparacello vi aggiungo, scrive Beltrame; e non dico il tutto, per essere creduto; ma certo che molte furono le lodi, che per l’onesto recitare a’ Comici diede- VITALBA ANTONIO Bolognese1. Bravissi- ro quelle saggie persone: e benedicevano il mal mo Commediante, il cui natural talento per tempo, che aveva loro dato occasione di godere l’arte del recitare specialmente nella Com- sì virtuoso trattenimento.” media all’improvviso non si è più visto dopo lui da nessun Comico rinovarsi in su i Tea- Questo caso prova, che la Compagnia dov’era tri2. Egli era intero Padrone della Scena mo- unito il Dottor Violone trovavasi composta strandosi franco parlatore, ed elegante; gio- di Comici morigerati, i quali con lode reci- cava la maschera del Truff aldino in un modo tavano le loro Commedie a preferenza degli impareggiabile; e sapeva con fondamento altri che disonestamente le rappresentavano. tutto il soggetto a memoria, onde lavorarvi Il Dottor Violone fu un Comico tenuto in a suo gusto con uno spirito, ed una bravu- concetto di uomo d’onore, ed illustrò i Teatri ra indicibile. Chi lo vedeva rappresentare Il colla sua abilità non meno, che colla maniera Vagabondo, l’Amante fra le due obbligazioni, dell’onesto suo recitare. e il Don Giovanni Tenorio nel Convitato di Pietra3, senza un’altra infi nità di soggetti, bi- Note sognava che confessasse esser egli un Comico 1. Si tratta del comico Girolamo Chiesa, marito di perfetto, a cui nulla mancava per dirlo un Isabella Chiesa, per cui si veda ad vocem in queste No- Roscio de’ nostri tempi. Una bella presenza, tizie. Egli fu legato alla corte di Mantova. Il nome del un nobile portamento, ed una favella piace- Chiesa fi gura sul contratto stipulato dai Vendramin vole contribuivano a caratterizzarlo per tutto con i comici Accesi nel 1622 per recitare al Teatro di quel raro, che unito al scenico decoro può San Salvatore a Venezia. Esso fi gura inoltre sulla licen- formare il non plus ultra del merito Teatrale. za concessa ai Comici Aff ezionati il 15 marzo 1633 Giocondo, e burlevole mostravasi sovente, a Bologna. BIBLIOGRAFIA: Quadrio, V, pp. 219– o scherzando con l’amata, o trattando con 220, 239; Rasi, III, p. 655; Enc. Spett., III, col. 658; l’amico. Arguto, frizzante, e disinvolto scor- Archivio Herla, Violone. gevasi col Zanni, insieme a cui conduceva 2. I volumi del Della Christiana moderatione del Th e- delle Scene vivissime, che erano capi d’ope- atro del O. Giov. Domenico Ottonelli, furono pubbli- ra, e che colla penna non si possono far con- cati separatamente a Firenze dal 1646–1652 e poi, in cepire. L’anno 1738. dedicò una traduzione un’unica edizione in sei tomi, a Firenze nella stampe- in prosa della Tragedia intitolata l’Alzira di ria di Giovanni Antonio Bonardi,1655. Una scelta è Monsieur Voltaire all’Ambasciatore di Sua

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Maestà Cattolica in Venezia Don Luigi Re- ed era l’idolo di Venezia; e licenziato qualche anno gio Principe di Campo Fiorito ec. ed il Li- dopo dalla Compagnia di S. Samuele, fu preso con bretto fu stampato in forma d’ottavo presso avidità dalla compagnia di S. Luca». Nonostante tali Alvise Valvasense4. Il Vitalba recitò sempre licenze, l’attore appariva convincente nel ruolo del sotto il nome di Florindo, e fu Comico capitano: «malgrado qualche licenza comica ch’egli si all’attual servizio di Sua Altezza Serenissima prendeva di quando in quando, sosteneva talvolta con il Signor Duca di Modena Francesco I5. La- forza ed arte maestra la dignità di un Capitano valoro- vorò con Francesco Cattoli6 nel Teatro a San so, intrepido e perseguitato» (Goldoni, I, p. 719). Luca, e con la Marta Bastona; travagliò con 3. Nella pièce goldoniana Don Giovanni Tenorio o sia Antonio Sacco, e passò seco in Portogallo7. Il dissoluto dietro al personaggio di Carino, pastore Rivide unitamente allo stesso l’Italia, ripro- innamorato e più volte beff ato da Elisa, ma vincito- ducendosi di bel nuovo sulle Venete Scene; re morale su Don Giovanni, presentato come inetto e pose egli meta alle sue fatiche morendo in e reiterato seduttore, si celano le fi gure di Goldoni, Bologna in età non avanzata la Primavera innamorato di Elisabetta Passalacqua, la quale gli dell’anno 17588. preferì Vitalba (l’episodio viene narrato nella Prefa- zione all’edizione Pasquali, tomo XVI, in Goldoni, Note I, pp. 729–730 e anche da un immaginario Goldo- 1. In realtà nacque a Padova tra la fi ne del XVII e ni nel Monologo della Spigliatezza in L. Rasi, Il libro l’inizio del XVIII secolo. L’attore era stato il “maestro” dei Monologhi, Milano–Napoli–Pisa, Hoepli, 1888, di Albergati Capacelli (cfr. G. Guccini, La vita non pp. 69–84). scritta di Carlo Goldoni. Prolegomeni e indizi, in «Me- 4. L’attribuzione della traduzione della tragedia al dioevo e Rinascimento». Annuario del Dipartimento Vitalba è dovuta alla dedica: essa, infatti, è scritta da di Studi sul Medioevo e il Rinascimento dell’Univer- «Antonio Vitalba detto Florindo Comico e servidore sità di Firenze, 1992, III, p. 351). BIBLIOGRAFIA: attuale di S. A. S. il Signor Duca di Modena, Reg- Rasi, III, pp. 681–683; Leonelli, II, pp. 445–446; gio, Mirandola etc.» (Alzira, tragedia del Signor di Enc. Spett., IX, col. 1723. Volter da’ rappresentarsi nel famoso Teatro Grimani 2. A questo proposito si legga quanto scrive Goldo- di S. Samuele nel carnevale dell’anno 1738, Venezia, ni nella Prefazione dell’edizione Pasquali, tomo XII, in presso Alvise Valvasensi, [1738], pp. 3–4). La tragedia Goldoni, I, pp. 712–713: «Primo amoroso in attua- era già stata pubblicata nella raccolta di opere teatrali le esercizio Antonio Vitalba Padovano, comico il più francesi tradotte da vari scrittori, che uscì a Bologna brillante, il più vivo che siasi veduto sopra le Scene. in dieci volumi dal 1724 al 1747 presso Lelio dal- Parlava bene e con una prontezza ammirabile, e niuno la Volpe. Salvioli asserisce che tale traduzione non meglio di lui ha saputo, come dicono i Commedian- fu compiuta dal Vitalba, a dispetto dell’attribuzione ti, giocar le Maschere: cioè sostenere le scene giocose del Melzi (G. Salvioli–C. Salvioli, Bibliografi a uni- colle quattro Maschere della Commedia Italiana, e versale del teatro drammatico italiano con particolare farle risaltare e brillare. Qualche volta però gli Arlec- riguardo alla storia della musica, Venezia, Carlo Fer- chini si dolevan di lui, perché scordandosi il carattere rari, 1903, p. 146). Anche Luigi Ferrari (Le tradu- dell’Amoroso, faceva egli l’Arlecchino. Mi sovviene, zioni italiane del teatro tragico francese nei secoli XVII che rappresentando il mio Bellisario (in cui sosteneva e XVIII. Saggio bibliografi co, Genève, Slatkine, 1974, egli un tal Personaggio), nella scena tenera e dolente, in pp. 13–15) confuta la paternità letteraria del comico, cui comparisce senz’occhi, con un bastone alla mano, suggerendo che il testo potrebbe essere una ristampa, moralizzando sulle vicende umane, diede un colpo di seppure con varianti minime, della versione di Vin- bastone a una guardia per far ridere l’Uditorio. Nelle cenzo Alfonso Fontanelli edita in Bologna nel 1737. scene più serie e più interessanti cercava di cavar la ri- Fontanelli, infatti, famoso anche per le traduzioni sata; e non esitava a rovinar la Commedia, quando gli delle opere più impegnate di Voltaire, come Mao- potea riuscir di far ridere. Eppure piaceva al Pubblico, metto e La Roma salvata, aveva verseggiato in italiano

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 454 – Giovanna Sparacello l’Alzira al suo ritorno dalla Francia e l’aveva messa 8. Nei registri di San Samuele si trova l’indicazione in scena nella dimora dell’amico Alfonso Ercolani nel secondo cui il comico fece seppellire la moglie Co- 1737, interpretando egli stesso la parte di Zamoro (su stanza il 17 ottobre 1736. Nel 1742 Vitalba risulta questo argomento si veda M. Calore, Cultura teatra- padre di un fi glio legittimo, Gaetano Maria, avuto le negli stati estensi, in Teatro e musica nel ‘700 estense. dalla seconda moglie Caterina, la stessa che probabil- Momenti di storia culturale e artistica, polemica di idee, mente descrisse i particolari del terremoto di Lisbona vita teatrale, economia e impresariato, a c. di G. Vecchi in una lettera conservata presso la Biblioteca del Mu- e M. Calore, Firenze, Olschki, 1994, pp. 87–89). seo Civico Correr di Venezia. Un necrologio apparso 5. Insieme ai comici del Duca di Modena, Vitalba a Padova il 5 gennaio 1772 annuncia la morte di A. recitò nell’estate del 1724 a Padova nel Teatro degli Vitalba, chiaramente non identifi cabile con l’attore Obizzi; in questa città egli tornò spesso ad esibirsi nel- (E. von Loehner, Carlo Goldoni e le sue memorie. la parte di Primo Amoroso sia in tale compagnia, sia Frammenti, in «Archivio veneto», 1882, t. XXIV, par- in quella Imer a partire dal 1735 (B. Brunelli, I teatri te I, p. 20). di Padova. Dalle origini alla fi ne del secolo XX, Padova, Draghi, 1921, p. 124). La sua interpretazione nel Be- Giulietta Bazoli lisario gli varrà l’elogio da parte di Goldoni: «[Vitalba] comico il più brillante, il più vivo, che siasi veduto sopra le scene» e ancora, «[Vitalba] malgrado qualche VITALBA GIOVANNI, fi gliuolo d’Anto- licenza comica ch’egli si prendeva di quando in quan- nio1. Apprese in prima la chirurgia in Firenze; do, sosteneva talvolta con forza, ed arte maestra la e poi diedesi all’arte Comica, e sposò l’Angela dignità di [Belisario] un capitano valoroso, intrepido fi glia maggiore d’Antonio Sacco. Ha sempre e perseguitato» (Prefazioni dell’edizione Pasquali XIII, avuto impiego nella Compagnia del Suocero in Goldoni, I, pp. 712, 718–719). Incerta è la data recitandovi la parte dell’Innamorato2. Non di partenza dalla compagnia di Imer, collacabile fra il è Comico di fi na abilità, ma si rende utile 1737 (cfr. G. Herry, Carlo Goldoni. Biografi a ragiona- in eseguire certe cose faticose nelle favole del ta, t. I, 1707–1744, Venezia, Marsilio, 2007, p. 281) Signor Conte Carlo Gozzi; e rappresentando e il 1739 (A. Scannapieco, Alla ricerca di un Goldoni de’ caratteri ove la dolcezza, e gli aff etti non perduto, in «Quaderni Veneti», 20, 1994, pp. 9–56). abbiano luogo. Ha veduto il frutto delle sue 6. Certa è la presenza di Francesco Cattoli al Teatro fatiche avendo accumulato del denaro. Tie- San Luca per la stagione invernale del 1742, come di- ne un solo fi gliuolo per nome Costanzo, che mostra un appunto di Girolamo Zanetti (F. Stefani, vive in Francia esercitando l’arte del Giojel- Memorie per servire all’istoria dell’inclita città di Vene- liere, e che nelle sostanze del Padre troverà a zia di Girolamo Zanetti, in «Archivio veneto», XXIX, suo tempo una mediocre fortuna3. 1885, p. 98). Vitalba lavorò insieme alla moglie nella compagnia di Giuseppe Campioni, come si evince Note dalla presenza della sua fi rma nell’attestato di grati- 1. Figlio di Antonio e Caterina Vitalba. BIBLIO- tudine sottoscritto il 28 novembre 1750 dai comici GRAFIA: Rasi, III, pp. 683–685; Leonelli, II, della compagnia Campioni a Giuseppe (Biblioteca p. 446; Enc. Spett., IX, col. 1723. Il nome di Antonio Casa Goldoni di Venezia, Archivio Vendramin, 42 F Vitalba è principalmente legato allo scandalo scop- 1/7, cc. 15–16). piato in seguito alla rappresentazione della commedia 7. È lo stesso Vitalba a narrare la sciagura del terre- gozziana Le droghe d’amore avvenuta a Venezia nel moto di Lisbona in una lettera scritta da Milano il 24 Teatro San Salvatore il 10 gennaio 1777. In questa maggio 1757, indirizzata a Francesco Vendramin con pièce, dietro al personaggio di Don Adone e alle sue cui si era indebitato, conservata presso la Biblioteca avventure amorose, è adombrato–non troppo impli- Casa Goldoni di Venezia (Archivio Vendramin, 42 F citamente–Pietro Antonio Gratarol, segretario del 8/1). Senato che, proprio in quel periodo, era l’amante di

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Teodora Ricci, interprete principale femminile della parte della Commedia» (Gozzi, Memorie inutili, t. commedia, nonché donna desiderata sia da Sacchi II, II, XXXII, p. 667). Giovanni Vitalba subì perfi no che da Gozzi. Don Adone era impersonato da Gio- un’aggressione durante la tournée milanese del 1777 vanni Vitalba «buon’uomo, ma cattivo attore, per sua in cui rappresentava ancora don Adone nelle Droghe sciagura aveva i capelli tendenti al biondo come quelli d’amore (Gozzi, Memorie inutili, t. II, II, XLV , p. 794). simile. Da ciò nacque il traditore artifi zio del barat- 2. Certamente interpretò la parte del malvagio Sina- to di parte» (Gozzi, Memorie inutili, t. II, XXXII, dabbo nella Zobeide, come si evince dalla lettura del p. 674). Il comico, se si presta fede al racconto di manoscritto preparatorio per la princeps Colombani Gozzi, inizialmente non doveva rivestire i panni di in cui, accanto all’elenco dei personaggi, compaiono, don Adone, affi dati invece a Luigi Benedetti; tuttavia cassati, alcuni nomi degli attori che li avrebbero rap- all’ultimo momento, e all’insaputa del drammaturgo, presentati (Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, Sacchi decise di cambiare le parti e Vitalba, che asso- Mss. Ital. classe IX, n. 681, collocazione 12071, Zo- migliava molto a Gratarol, interpretò il giovane scioc- beide, c. 25v). co. Il pubblico non faticò a identifi care don Adone 3. Infatti, Gozzi defi nisce l’attore «ritirato, economo» con il nobile veneziano, il quale, temendo la reazione (Gozzi, Memorie inutili, t. II, XLV , del Senato, che non approvava la sua relazione con la p. 794). Ricci e dopo essere stato deriso dagli spettatori che si erano recati alla rappresentazione, si allontanò da Giulietta Bazoli Venezia senza la preventiva approvazione da parte del Consiglio dei Dieci, un vero e proprio reato nella Ve- VITALI SANTE Bolognese. Recitò da In- nezia del tempo che egli pagò con l’esilio perpetuo e namorato in diverse vaganti Compagnie, e la confi sca dei beni. A Stoccolma scrisse la Narrazione specialmente in quella d’Onofrio Paganini. apologetica con l’intento di giustifi carsi per l’improvvi- Riuscì grazioso in alcuni caratteri aff ettati; e sa dipartita dalla città lagunare adducendo motivazio- cantò di buon gusto ne’ Musicali intermezzi ni politiche (in particolare si scagliò contro la famiglia unitamente ad altri Comici. Fu impiegato Tron) e attaccando Gozzi, che mosso dall’invidia per nella Compagnia d’Antonio Sacco più anni, la relazione con la Ricci, avrebbe ideato la comme- e nel 1770. passò con quella di Girolamo dia per deriderlo e prendersi così una rivincita. Nelle Medebach1 per recitarvi nella maschera del Memorie inutili, scritte appunto dal drammaturgo per Dottore, ma poco ivi potè far valere il suo rispondere alle accuse di Gratarol, Gozzi dimostra la spirito, e la sua lodevole abilità, poiché giun- sua innocenza rendendo noti gli sforzi compiuti affi n- to a Modana, tocco da apoplesia vi morì in ché non avvenisse la rappresentazione, che egli aveva quell’Estate in età d’anni 38. intuito potesse essere fraintesa, e imputa alla gelosia di Sacchi il motivo della sostituzione di Benedetti con Note Vitalba: «Chiesi tuttavia ad alcuni de’ Comici ragione 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 687; Leonelli, II, di quel baratto, i quali mi protestarono di non sa- p. 447; A. Gandini, Cronistoria dei teatri di Modena per altro senonchè il Sacchi aveva consegnate le pari dal 1539 al 1871, Modena, Tip. Sociale, 1873; Ana- disposte in quel modo ch’io vedeva. Chiesi ragione statica Forni, Bologna, 1969, t. II, pp. 124–125: «8 al Sacchi, ed egli mi rispose, che essendo la parte di agosto 1770 Compagnia Comica di Girolamo Mede- quel Don Alessandro di carattere d’un geloso furen- bach ove agiva con molto successo facendo la parte di te molto comica, e teatrale, egli s’era preso la libertà, Dottore il comico cantante Sante Vitali Bolognese, contro la mia disposizione, di darla al Benedetti come il quale poco dopo il suo arrivo in Modena fu tocco ad Attore di maggior fuoco del Vitalba, persona fred- d’apoplesia, morendo nell’età d’anni 38». da, con sicurezza che il Benedetti avrebbe sostenuto quel carattere molto bene, e tenuta allegra una gran Giulietta Bazoli

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VITTORIA1 detta nelle Scene Fioretta2. Fu l’epiteto di divina non sembrerà troppo am- una Commediante molto valorosa, che fi o- poloso, quando s’abbia riguardo al costume riva ai tempi di Tommaso Garzoni, il qua- del secolo, che facilmente ai grandi ingegni le nella sua Piazza universale le dà l’epiteto s’induceva ad accordarlo. di divina, e la chiama degna d’eccelsi ono- ri, rendendole quindi molte lodi con queste Note stesse parole. 1. Si tratta di Vittoria Piissimi, nata a Ferrara (ma registrata come veneziana nell’elenco dei comici Ge- “Ma sopra tutto parmi degna d’eccelsi onori quel- losi del 1590). In una lettera di Drusiano Martinelli la divina Vittoria, che fa metamorfosi di se stessa del 17 settembre 1580 al duca di Mantova leggiamo in Scena; quella bella Maga d’amore, che alletta che la compagnia di Pedrolino Pellesini si era fusa con i cori di mille amanti con le sue parole; quella quella dei Confi denti, diretta da Vittoria. Ella con- dolce Sirena, che ammaglia con soavi incanti l’al- dusse la compagnia dal 1559 al 1581. Nella prima- me de’ suoi divoti spettatori; e senza dubbio me- vera del 1580 i Confi denti si recarono a Mantova: in rita d’esser posta, come un compendio dell’arte, una lettera al duca Vittoria si lamenta di non essere avendo i gesti proporzionati, i moti armonici, e più la sua protetta. Si trattò di dissapori temporanei concordi; gli atti maestrevoli, e grati; le parole af- visto che con la lettera del 25 dicembre il duca invi- fabili, e dolci; i sospiri ladri ed accorti; i risi sapo- tava la compagnia a recitare per le nozze del princi- riti, e soavi; il portamento altiero, e generoso; e in pe Vincenzo con Margherita Farnese. L’ultimo anno tutta la persona un perfetto decoro, quale spetta, per cui si hanno notizie della compagnia di Vittoria e s’appartiene a una perfetta Commediante3.” è il 1593: si tratta della formazione degli Uniti nata a partire da alcuni membri dei Confi denti. Il 26 marzo Anche il Conte Giovanni Battista Mamiano 1594 gli Uniti operavano sotto la guida di Tristano nobile Pesarese onorò questa Comica coi due Martinelli. Cfr. Comici dell’arte. Corrispondenze, a c. Componimenti che seguono, tolti dalle sue di C. Burattelli, D. Landolfi , A. Zinanni, Firenze, Le Rime impresse in Venezia per Andrea Baba Lettere, 1993, II, p. 72. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, l’anno 16204. benchè scritte molti anni pri- pp. 287–292; Enc. Spett., VIII, col. 134. ma in gioventù dell’Autore. 2. Fioretta era il nome adottato per le parti da Servet- ta, ma la Piissimi recitava anche parti serie. Per la Signora Vittoria Comica. 3. Cit. Garzoni, II, p. 1182. Ricordiamo inoltre che nella Ferza Giovan Battista Andreini ricordava la Con soavi catene «aff ettuosa e dotta Vittoria», cit. G. B. Andreini, La {pagg. 273–274} Ferza. Ragionamento secondo contra l’accuse date alla commedia, Parigi, per Nicolao Callemont, 1625, ora Per l’istessa, nelle Scene detta Fioretta. edito in Attore. Alle origini di un mestiere, a c. di L. Falavolti, Roma, Edizioni Lavoro, 1988, p. 98, e in Col nome di Fioretta Marotti–Romei, pp. 489–534, dove la Piissimi è {pagg. 274–275} citata a p. 521. 4. L’opera fu nuovamente impressa l’anno successi- Famosa in vero ella fu, se sapeva trasformar- vo: G. B. Mamiano, Rime del conte Giovanni Battista si in tante guise, recitando, e nelle Tragedie, Mamiano, Milano, Giovanni Angelo Nava, 1621. Se- e nelle Comiche Rappresentazioni con sì condo quanto riportato in Quadrio, V, p. 89 e poi chiara abilità5, ora da Donna seria, ed ora in Rasi, cit., a Vittoria venne dedicata da Bernardino da Serva; e se nell’arte del Ballo mostravasi Lombardi la pastorale Fillide, edita nel 1579 con i tipi tanto valorosa. Giuste, ed imparziali furono del Baldini (ma sull’attribuzione della Fillide v. la voce le lodi impartitele dagli accennati scrittori, e dedicata a Bernardino Lombardi in queste Notizie).

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5. Con Simone da Bologna e Giulio Pasquati, suoi 2. Secondo fonti dell’Archivio Vendramin (42 F 8/1, compagni nei Gelosi, Vittoria recitò nel 1574 din- cc. 1 e 2) egli fu ingaggiato con la moglie Isabella con nanzi a Enrico III la Tragedia. di Cornelio Frangipa- una scrittura di cinque anni, dal 1734 al 1739, fi rma- ne, con musiche di Claudio Maruolo da Correggio. ta il 26 dicembre 1733 e relativa ad una richiesta pro- Dal Diario di Giuseppe Pavoni (G. Pavoni, Diario veniente da Strasburgo in data 4 maggio 1732. Cfr. descritto da Giuseppe Pavoni delle feste celebrate nelle C. Alberti, cit., p. 244 in nota. Tuttavia, secondo la solennissime Nozze delli Serenissimi Sposi, il Sig. Don ricostruzione di Marialuisa Ferrazzi, Bernardo Vulca- Ferdinando Medici, e la Sig. Donna Christina di Lo- no fi gurava come Primo Amoroso nella compagnia reno Gran Duchi di Toscana, Bologna, Giovanni Ros- operante alla corte russa di Anna Ivanovna tra il 1735 si, 1589, edito per le parti concernenti i Gelosi in F. e il 1737–38. Cfr. M. Ferrazzi, cit, p. 50 sgg. Gol- Scala, Il Teatro delle Favole Rappresentative, a c. di doni aveva lodato Vulcano e la compagnia di Argante F. Marotti, I, Milano, Il Porfi rio, 1976, pp. LXXIII– nelle Prefazioni dell’edizione Pasquali, tomo XIII: «La LXXV, Appendice II) risulta inoltre che nel 1589 a Fi- Compagnia del Teatro di S. Luca, della nobile fami- renze, in occasione delle nozze di Ferdinando e Cris- glia de’ Vendramini, passava per la migliore. Infatti le tina di Lorena, Vittoria Piissimi e Isabella Andreini quattro Maschere erano eccellenti. Il famoso Garelli recitarono a gara, in due sere successive la commedia Pantalone, il bravo Campioni Fichetto, il graziosis- Zingana di G. A. Giancarli e la Pazzia di Isabella. simo Cattoli Traccagnino: l’erudita Eularia, moglie di Pompilio Miti, prima donna, il gentile amoroso Giovanna Sparacello Bernardo Vulcani, e lo strepitoso Argante, uniti ad al- tri personaggi di mediocre valore, rappresentavano le VULCANO BERNARDINO, nativo di Pa- Commedie dell’Arte con tutta quella perfezione della dova1. Riuscì un eccellente Comico nel carat- quale erano capaci le Commedie di cotal genere», cit. tere di primo Innamorato, e brillò sui Teatri Goldoni, I, p. 716. di Venezia2 in modo singolare, rendendosi 3. Fu Primo Amoroso nella compagnia Andrea Ber- piacevole non meno con il pronto suo spi- toldi nel 1738. Sostenne la parte di Celio fi no al rito, che con l’eleganza de’ suoi ragionamen- 1756. La moglie Isabella era Terza Donna col nome ti. Egli fu uno di que’ Comici utili all’arte di Eleonora; recitò anche da Madre e da Colombina. per la vivacità del recitare all’improvviso; e Fu pensionato nel 1764. Il fi glio Alessando Pascarolo nel tempo istesso rappresentando le studiate detto Vulcano era ballerino grottesco. Servì la corte cose con molta grazia, e con una intelligenza dal 1739 al 1769 e morì nel febbraio del 1786. Cfr. chiara, e profonda. La fama di Bernardino M. Klimowicz–W. Roszkowska, cit., pp. 99–100. Vulcano giunse sino in Sassonia, e fu chia- Nello schizzo degli attori italiani operanti alla corte mato dall’Elettore a’ proprj servigi3. Egli fu di Dresda apparso a Stoccarda nel 1750 Vulcano è colà onorato di protezioni, e favorito d’ap- defi nito «Un uomo nella pienezza del vigore; circa plausi. Vi fece una non ispregevole fortuna4, quarant’anni. Ha bell’aspetto, ed è ben in carne. Di e morì in Dresda circa il 1760. mezzana statura, di colorito più tosto bruno, e pieno di fuoco. Pronuncia perfettamente, e recita gli amo- Note rosi o i vecchi pacati. Occhi, fi sionomia, mani, piedi, 1. Vulcano o Vulcani. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, tutto parla nella sua persona», cit. Rasi, cit., p. 697. p. 697; C. Alberti, La scena veneziana nell’età di Gol- 4. Secondo quanto apparve in un giornale di viaggi doni, Roma, Bulzoni, 1990, p. 244; M. Klimowicz–W. del 1740, a Varsavia godette di una situazione privi- Roszkowska, La commedia dell’arte alla corte di Augusto legiata, avendo a disposizione sua, della moglie e del III di Sassonia 1748–1756, Venezia, Istituto veneto di fi glio Alessandro tre camere, di cui una grande per le scienze, lettere ed arti, 1988, pp. 99–100; M. Ferraz- prove, cfr. Rasi, cit. zi, Commedie e comici dell’arte italiani alla corte russa (1731–1738), Roma, Bulzoni, 2000, pp. 50 sgg., 296. Giovanna Sparacello

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Francesco Bartoli – 459 Z

ZANARDI, Comico1, che recitò valorosa- 3. Si intenda Pietro Rossi. Anna, moglie di Roffi , mente in questo secolo nella Maschera del era sorella di Maddalena Rossi, moglie di Pietro. Il Brighella, per la quale diede a dividere esser 23 novembre 1776 la compagnia di Rossi rappresen- egli fornito di molto spirito, e d’una som- tò la commedia al Teatro San Pietro di Trieste. Nel ma abilità. Si rese assai noto inventando una suo Diario, il conte Carlo de Zinzendorf annotava: Commedia intitolata: Arme, e Bagaglio2, in «Arlequin poursuivi par les 4 elements est une farce cui intorno alla sua propria persona aveva epouvantable, il porte sur sa tete et dans sa poche à tutto il bisogno onde apprestare una men- diner pour trois personnes» (trascrizione ripresa fe- sa lautamente imbandita; cosa, che si è poi delmente da C. Curiel, Il Teatro S. Pietro di Trieste: rinovata anche in questi ultimi anni da Gio- 1690–1801, Milano, Archetipografi a, 1937, p. 417). vanni Roffi in Firenze nella Commedia di Il soggetto passò poi al teatro di marionette col tito- Arlecchino perseguitato dai quattro Elementi; e lo Aria, acqua, terra e fuoco. Cfr. Curiel, cit. riprodotta dal Rossi suo Cognato3, e da varie altre Compagnie. Fu il Zanardi un Comico Giovanna Sparacello ben visto, ed applaudito, degno certo che in queste notizie non se ne ommettesse la di lui memoria. ZANARINI AGOSTINO Bolognese. Reci- tò nel carattere da Innamorato con buonissi- Note ma disposizione. Fu nella Compagnia d’An- 1. Domenico Zanardi. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, tonio Marchesini, e poi passò in Venezia in p. 723 (riprende senza integrazioni la notizia di Bar- quella de’ Nobili Vendramini al Teatro San toli); M. Ferrazzi, Commedie e comici dell’arte ita- Luca. Suffi cientemente fece conoscere i suoi liani alla corte russa (1731–1738), Roma, Bulzoni, talenti per la Comica Professione, e morì in 2000, pp. 46 sgg., 132, 296. fresca età lasciando molti fi gli alla vedova sua 2. Domenico Zanardi fece senz’altro parte della terza Moglie. compagnia di attori italiani presenti in Russia duran- te il regno di Anna Ioannovna (1735–38). Probabil- mente faceva parte anche della compagnia di Gaetano ZANARINI BIANCHI ANTONIA1. Fu Sacco in tournée in Russia nel 1733–34; al 1733 risale questa giovane fi gliuola di Giuseppe Zanari- infatti la rappresentazione del suo scenario Brighella ni2, di cui si parlerà, e nacque dalla Rosa Bru- armi e bagagli, probabilmente una variante dello Sca- nelli3, della quale si è già fatta menzione. Ri- ramuccia armi e bagagli di Tommaso Ristori (1731). masta orfana del Padre suo, il di lei Patrigno Cfr. M. Ferrazzi, cit. Baccelli insegnolle la musica, e videsi fanciul-

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 460 – Giovanna Sparacello la cantare l’ultima parte in Comici intermez- turare due nuove attrici chiamate a sostituire Maria zi ne’ Teatri di Bologna, ed altrove. Passando Anna Piccinelli, che aveva lasciato il teatro parigino poi colla Madre4 sua a Parigi5, fu impegnata per consacrarsi al teatro d’opera in Italia, ed Elena nella Compagnia Italiana6, e quindi sostituita Savi, deceduta ancora giovane lo stesso anno. Collal- alla Camilla Veronesi, recitando nel carattere to rimase colpito dal talento della madre di Antonia, della Serva7 con molta grazia, con prontezza, Rosa Brunelli, e le condusse entrambe in Francia per e con una vivacità impareggiabile8. Si Maritò farle debuttare sulla scena della Comédie–Italienne. in Francia9, ed ebbe un fi glio, ma dal Bian- 6. Dopo un debutto felice alla Comédie Italienne il chi10 suo Marito alienossi per ragioni a noi 22 agosto 1766 ne Les Amours d’Arlequin, commedia non palesi11. La di lei abilità fu commendata, in tre atti di Carlo Goldoni, Antonia viene assunta ed applaudita; e nell’abolizione della Truppa come pensionaria insieme alla madre per recitare i Italiana, da Parigi è ritornata in Italia colla ruoli di Servetta nella compagnia della Comédie– Madre, avendo seco recato il suo fanciullo Italienne. bambino. È stata onorata d’una pingue an- 7. È precisamente alla morte di Camilla Veronese che nua pensione da sua Maestà Cristianissima12, il ruolo di Servetta viene attribuito ad Antonia e di e vive insieme colla Madre in doviziosa for- conseguenza anche il nome di Camilla viene sostitu- tuna. I suoi meriti personali, i suoi modi gra- ito con quello di Argentina, il personaggio imperso- ziosi, e la di lei Teatrale abilità forse non del nato da Antonia, in quasi tutte le pièce del repertorio tutto al Teatro saranno tolti, essendo sparse italiano della Comédie–Italienne. Nel 1772 passa a alcune voci, che ci fanno sperare di rivederla tre quarti di parte e infi ne nel 1776 riceve l’ultimo ben presto sulle scene d’Italia13. quarto di parte necessario a completare il suo impiego e ad avere la parte intera per recitare nelle commedie Note italiane e negli opéras–comiques qualora ve ne fosse 1. È più sovente utilizzata la grafìa Zanerini, anche la necessità. Tra i ruoli di Argentina ricordiamo tut- se Antonia era meglio conosciuta con il nome d’ar- ti quelli interpretati nelle commedie che Cailhava de te di Argentina per il ruolo da essa incarnato nelle l’Estendoux scrisse per il teatro della Comédie–Ita- pièce italiane del repertorio della Comédie–Italienne. lienne e fece rappresentare nel 1770: Le cabriolet vo- BIBLIOGRAFIA: Babault, Annales dramatiques, ou lant ou Arlequin mahomet e La suite du cabriolet volant. dictionnaire général des théâtres, Paris, Babault, 1809, Nel 1771 riempì con successo il ruolo di Argentina II (B–C), p. 42; Campardon, II, p. 212; D’Origny, in Le Domino, al fi anco della madre Rosa che ne era II, 1779, p. 131; L. p. de Bachaumont, Mémoires l’autore; piacque al fi anco dell’Arlecchino Carlin e del secrets pour servir à l’histoire de la République des let- Pantalone Collalto nello scenario goldoniano Les cinq tres en France, depuis 1762 à nos jours, ou Journal d’un âges d’Arlequin rimesso nel repertorio della Comédie– observateur, Londres, J. Adamson, 1784, tomo XIV, Italienne nel settembre 1771. Cfr. Mercure de France, p. 343 (31 dicembre 1779); Rasi, III, p. 724. Octobre 1771, pp. 174–175. Nel 1773 è Argentina, 2. Sul padre Giuseppe Zanarini che morì intorno al la locandiera dei Trois jumeaux vénitiens del Pantalo- 1760 v. ad vocem nelle presenti Notizie. ne Collalto. Più tardi, il D’Origny ricorda l’abilità e 3. Su Rosa Brunelli v. ad vocem nelle presenti Noti- la fi nezza con cui Antonia incarna il personnaggio di zie. Chloé al fi anco di Carlin nell’opéra–comique L’embar- 4. Madre e fi glia vivono insieme per tutta la durata ras de richesses, di Grétry, rappresentato nel 1779. della loro permanenza in Francia. Dal 1766 al 1779 la 8. La critica dell’epoca sottolinea continuamente la famiglia cambia abitazione sette volte, mantenendosi grazia, la fi nezza e il talento naturali della Zanerini, sempre nelle vicinanze della rue Mauconseil dove ave- cfr. Mercure de France, Avril 1769, pp. 149–151. Solo va sede il teatro della Comédie–Italienne. il Bachaumont, nei suoi Mémories secretes, ne critica 5. Nell’aprile del 1766 Antonio Collalto, Pantalone l’eccessiva magrezza e la fragilità scenica, facendo di della Comédie–Italienne, si recò in Italia per scrit- questi difetti l’oggetto di un libello in cui l’autore iro-

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 461 nizza sulla relazione squilibrata con l’amante Th omas morbosa che lo condusse ad alienarsi da ogni forma d’Hèle e assimila l’attrice ad uno scheletro parlante di vita sociale e che gli costò la vita qualche anno più dotato di tutte le funzioni vitali salvo di un cuore e tardi. Infatti, quando nel 1780 venne soppresso il ge- di un cervello funzionanti. È ancora in questo libello nere italiano, l’attrice non volle assolutamente restare satirico che abbiamo informazioni sulle conoscen- in Francia e d’Hèle progettò di seguirla a Venezia, ma ze linguistiche di Antonia: di madre lingua italiana, la partenza precipitosa, quasi segretamente architet- sembra che l’attrice parlasse un francese zoppicante e tata della Zanerini, gettò il d’Hèle in uno stato di di- masticasse anche l’inglese. sperazione tale da condurlo al suicidio il 27 dicembre 9. Non sono note le circostanze del matrimonio, dello stesso anno. G. de Froidcourt, Correspondance solo gli eff ettivi della troupe de Comédie–Italienne générale de Gretry, Brepols, 1962, p. 241; Grimm, X, permettono di notare che la Zanerini cambia nome p. 419 (aprile 1781); J. Bennet, Th e Great Composers. e passa a Mme Bianchi nel 1775. Ritroviamo in se- No. XXIII. Grétry in «Th e Musical Times and Sing- guito l’attrice sotto il nome del marito grazie alle sue ing Class Circular», Vol. 28, No. 532 (Jun. 1, 1887), perfomances alla Comédie–Italienne ne Les deux billets pp. 334–338. di Florian del 1779, al fi anco di Carlo Coralli e di 12. Nei registri della Comédie–Italienne, in data 15 Bartolomeo Andrea Camerani (su questi due comici marzo 1780 si legge l’ordine dei Gentiluomini del- v. gli articoli ad essi consacrati nelle presenti Notizie), la camera che sancisce il ritiro defi nitivo dalle scene probabilmente nell’ultima delle sue esibizioni sulla della signora Bianchi con il benefi cio per lei di una scena parigina pensione di 1500 lire e il versamento della somma di 10. Non si hanno indicazioni sull’identità del Bian- 7500 lire. chi marito di Antonia. Un compositore cremonese, 13. In realtà non si hanno notizie della Zanerini Francesco Bianchi (1752–1811), iniziò a lavorare per Bianchi a partire dal 1780; è possibile che, dopo aver la Comédie–Italienne proprio nel 1775, componen- lasciato la scena parigina ed essere rientrara in Italia do la musica de La réduction de Paris, opéra–comique con la madre ed il fi glioletto avuto dal Bianchi, l’attri- rappresentato alla Comédie–Italienne il 30 settembre ce si sia ritirata a vita privata e non si sia più dedicata 1775 e collaborò con Sedaine alla musica de Le mort al teatro. marié, nel 1777. L. Parkinson–Arnoldson, Sedaine et les musiciens de son temps, Paris, Entente Linotypiste, Silvia Spanu Fremder 1934, p. 57. Bianchi lasciò poi la Comédie–Italienne nel 1780 quando il genere italiano venne defi nitiva- mente soppresso. Si trasferì a Londra dove sposò una ZANARINI GIUSEPPE Figliuolo d’Ago- cantante del King’s Th eatre da cui ebbe una fi glia la stino, Marito della Rosa Brunelli, e conse- cui morte, sopraggiunta quando la bambina era an- guentemente Padre dell’Antonia Zanarini, cora in tenera età, lo spinse a togliersi la vita qualche de’ quali tutti abbiamo ragionato. Seguendo anno più tardi. Non è certo che si tratti del marito gli studj del Padre nella Comica Professione, della Zanerini, ma alcune testimonianze trovano nel esercitossi anch’esso nel carattere dell’Inna- suicidio di Francesco Bianchi la conseguenza diretta morato, e riuscì abile Attore, e non indegno di uno stato depressivo latente dovuto ad un primo di lode. Divenne Marito della Rosa Brunelli, matrimonio (forse quello con la Zanerini) poco felice colla quale fu in alcune vaganti Compagnie. ed alla perdita della fi glia. L’anno 1754. passò colla Moglie a Venezia 11. Il Bartoli non accenna alla relazione tra Antonia e nel Teatro di San Giovanni Grisostomo sotto l’autore Th omas d’Hèle (Hales). D’Hèle si innamorò la direzione d’Onofrio Paganini. Seguitò poi rapidamente e perdutamente di Antonia e i due intra- sempre quel Capo Comico, recitando con presero un’intensa relazione professionale e amorosa. valore, sino che troncati dalla morte i suoi La Zanerini è infatti citata come l’allieva e l’amante giorni in giovanile età, venne meno il suo vi- del d’Hèle: lei spietata, lui aff etto da una passione vere intorno al 1760.

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ZANARINI PETRONIO Bolognese. Fu uditori i più sonori applausi. Eccolo Padre fi gliuolo d’Agostino1; ed è minor fratello di di Famiglia di Monsieur Diderot, a sostenere Don Pietro Zanarini Prete Sacerdote in Bo- tutti gli aff etti d’un Genitore pieno di zelo, logna, e di Carlo Zanarini, che fece il Co- ed amante della sua cara prole; ma sdegna- mico un tempo, e che oggi fa il Maestro di to rimproverare al fi glio le sue debolezze, e Ballo in una Città di Lombardia. Allevato da lui cimentato dargli fuor di se stesso la Petronio nella sua Patria presso la Madre sua, paterna maledizione. Vediamolo nel Gustavo dopo d’aver fatto qualche studio nelle Let- Wasa2 Tragedia di Monsieur Piron a rappre- tere umane, passò ad imparare il disegno, e sentare un nobile Guerriero, ed un Regnan- quindi diedesi all’arte dell’intagliatore in le- te, che portasi alla sua Reggia per discac- gno, riuscendo un fi no, ed ingegnoso lavora- ciarne l’usurpatore Cristierno; e nel tempo tore ne’ minuti travagli. Piacquegli d’eserci- istesso scorgiamolo tenero amante della sua tarsi a recitar Commedie per sua dilettazione cara Adelaide, rispettoso fi glio della propria ne’ privati Teatri di Bologna; e cogl’insegna- sua Madre, e d’ambe in un istante difensor menti del Signor Dottor Giuseppe Manfredi coraggioso. Ammiriamolo pure nella Prin- riuscì il migliore Accademico recitante de’ cipessa Filosofa ad esprimerci in Don Cesare tempi suoi. Erasi egli ammogliato con una un appassionato amante, ma destramente civile fanciulla al par, che onesta, quando oc- accorto fi ngersi non curante di colei, ch’egli correndo ad Antonio Sacco un giovane In- adora; e nel momento che a’ di lei vezzi egli namorato, seppe trovarsi in Bologna il bra- cade, risorgere dalla sua debolezza più sprez- vo Petronio, e cercò col mezzo di Giuseppe zatore di prima. Nel Radamisto3, nel Filotete, Masi sovrantendente agli aff ari di que’ Teatri nel Moro dal Corpo Bianco4, ed in altre in- d’averlo nella sua Comica Compagnia. Pas- fi nite rappresentazioni abbiamo ben campo sò dunque questo dilettante Attore in quella di conoscere la sua profonda intelligenza in Truppa la Primavera del 1767. Si produs- un’arte tanto diffi cile, e sì bene da lui in se se in Torino la prima volta fra’ Comici, fu stesso resa facile, perchè con il continuo stu- conosciuto il suo merito, si guadagnò degli dio faticosamente coltivata. Non sarà inutile applausi; e questi servirono ad incoraggiar- il dire, che Petronio Zanarini veste in qual- lo, ed a farlo studiare fondatamente l’arte del sivoglia carattere con abiti appropriatissimi a Teatro; ond’è, ch’egli è poi riuscito un eccel- quel personaggio, che rappresenta, e ch’egli lente recitante, il quale innalzasi in valore medesimo ne inventa, disegna, e colorisce i sopra tutti gli altri, ed ha già stabilita la sua modellini, facendo poi ad altri colla sua as- riputazione in Venezia, e non meno in quasi sistenza ultimarne l’esecuzione; onde in lui tutte le principali Città d’Italia. Nelle parti vediamo, e nelle vesti, e negli altri ornamenti dignitose, e gravi, come bene avvertì il No- quell’Eroe, quel Guerriero, e quel Sovrano, bil Uomo Sua Eccellenza Francesco Gritti in appunto come appariva a’ giorni suoi e in una Prefazione delle sue stampate versioni di Roma, e nella Grecia, ed in altre Nazioni o Tragedie Francesi ed in que’ caratteri spiranti colte, o rozze fra i Popoli vicini, e fra le genti grandezza, e pieni di foco, egli rendesi certa- più lontane5. Ha pur questo raro Comico de’ mente impareggiabile. Una magistrale intel- talenti a quelli del Teatro discosti, i quali gli ligenza, una bella voce sonora, un personale fanno doppio ornamento, e rendono i di lui nobile, e grandioso, un’anima sensibile, ed meriti più graditi. Egli si applica volentieri un’espressiva naturale, ma sostenuta, forma- nelle cognizioni della Storia Naturale, e pia- no in lui que’ tratti armonici, e varj, co’ quali cegli infi nitamente d’esaminare le più minu- sa egli così ben piacere, e dilettare a segno te produzioni della natura, e di vedervi col di strappare dalle mani, e dalle labbra degli Microscopio quanto di grande in ogni cosa

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 463 ha saputo riporre quell’Ente supremo, che ne Al merito singolare del Signor Petronio Zanarini fu il Creatore. Egli dilettasi pure della Storia Attore impareggiabile al Teatro di Sant’Agostino, Civile, e piacegli d’intendere le azioni degli nella Primavera dell’anno 1775. andati Eroi, e farsi quindi una erudizione di fatti, che gli serve talvolta di trattenimento Cingati omai de’ suoi più verdi allori fra’ discorsi delle amichevoli sue ricreazioni. {pag. 282} Coltiva un bellissimo genio per la Poesia, e scrive in lingua Toscana qualche componi- Note mento, ma la di lui Musa vuol prevalere nel 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 725–729; Le- verseggiare in lingua Bolognese, nella qua- onelli, II, pp. 472–473; Enc. Spett., IX, col. 2089. le ha di già scritte molte graziosissime rime. Agostino Zanarini, comico bolognese, ricopriva la Egli anche della Musica, e del Ballo non sa parte di Innamorato nella compagnia di Antonio ignorare i diletti, cantando talvolta in Teatro Marchesini e passò poi al Teatro San Luca di Venezia. graziosamente, e danzando con buon garbo Compare come fi rmatario, insieme ad Antonio Vi- in qualche Commedia dove se gli presenti talba, dell’attestato di gratitudine rivolto a Giuseppe l’occasione di dover farlo. Queste tanto sti- Campioni, nella cui compagnia recitò. mabili, virtuose prerogative sono in un Co- 2. Gustavo Wasa, tragedia di Alessio Piron, traduzio- mico non poco merito, anzi rendonsi pregi ne di Francesco Gritti, in Teatro tragico francese ad uso singolarissimi, atti ad ornare il di lui nome de’teatri d’Italia ovvero raccolta di versioni libere di al- degli epiteti d’inimitabile, e di famoso6. Tale cune tragedie francesi, Venezia, Salvioli, 1771. Nella appunto si è reso co’ meriti suoi il Zanarini, prefazione si legge che la pièce andò in scena al San e per tale lo decanta la fama con un giusto, Luca nel 1772 ottenendo un discreto successo grazie e veridico grido in ogni parte. Egli in breve all’interpretazione di Petronio Zanarini e di Teodo- si vedrà fatto Capo, e direttore d’una cele- ra Ricci. L’attore recitò anche nel Venceslao, un’altra bre Truppa di Comici valorosi7, atta forse ad tragedia tradotta da Gritti che, nella prefazione, ne emulare le andate glorie de’ tanto prelodati ricorda l’insuccesso nell’autunno del 1773 a Venezia, Gelosi, e Confi denti del secolo decimo se- nonostante l’eccezionale interpretazione di Zanarini, sto. A simile intraprendimento arrida pure a cui era stata affi data la parte del protagonista (Tea- la sorte, facendo rifi orire sulle Italiche Scene tro tragico francese… cit., I, pp. 6–8: «rappresentata a norma del presente costume l’antica virtù in Venezia l’Autunno 1773 si replicò il Venceslao; della famiglia Andreini, e sia movente della ma nella seconda recita le loggie pressoché vuote e il degna impresa il nostro Petronio, divenendo Parterre deserto provarono ad evidenza quanto fosse quanto egli è eccellente nell’arte del recitare, stata l’impressione del pubblico a quella del tradutto- altrettanto esperto nell’assunto di condurre re contraria […] la nota abilità di chi ne sosteneva il ad una meta eccelsa insieme con il suo anche protagonista [Petronio Cenerini, il miglior attore che l’altrui valore. Trascriveremo qui in seguito vantino le scene d’Italia per i caratteri, gravi, dignitosi, due Sonetti, uno produzione dello Zanarini, ed eroici] restò, per così dire, sconfortata ed inerte alla che servirà per un saggio del di lui stile po- vista dei, quanto interessanti altrettanto goff amente etico; e l’altro in lode di esso, parto elegante enunciati, impetuosi trasporti di Ladislao»). di dottissima penna Genovese. 3. La pièce venne data per tentare di riempire il teatro, deserto a causa della paura del pubblico che Per un novello Celebrante, l’edifi cio potesse crollare, nonostante gli interventi di Sonetto diretto alla Madre di lui. restauro. La scelta di portare sulla scena quest’opera si dimostrò vincente: «Radamisto e Zenobia di Cre- Donna, deh! perchè piangi? Il tuo dolore billon tradotta da un cavaliere Torinese, già recitata {pagg. 281–282} in Torino dalla Compagnia Sacchi, alla quale il ca-

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 464 – Giovanna Sparacello valiere traduttore liberale aveva regalato un vestiario mò talmente i miei poveri versi, che io medesimo ne ricchissimo adattato alla Tragedia medesima, fu espo- rimasi colpito». Tra gli spettatori era presente Goethe, sta in quella occasione nel Teatro di San Salvatore, che osannò l’attore poiché era riuscito a rendere sulla per fare un tentativo. Quella tragedia con uno sforzo scena la stessa austerità e grazia espresse dalle antiche di decorazione inusitato, sostenuta mirabilmente da’ statue degli imperatori romani (W. Goethe, Viaggio tre personaggi Petronio Zanerini, Domenico Barsan- in Italia, Milano, Mondadori, 1993, p. 178). Anche le ti, e Teodora Ricci, scemò alquanto il timor panico Notizie storico–critiche sull’Aristodemo (in Il teatro mo- della popolazione, e fu replicata per molte sere con derno applaudito ossia raccolta di tragedie, commedie, buon concorso» in Gozzi, Memorie inutili, t. II, II, drammi e farse che godono presentemente del più alto XVIII, p. 526. Il successo della rappresentazione è favore sui pubblici teatri, così italiani, come stranieri peraltro testimoniato anche da Gritti (Prefazione, in corredata da Notizie storico–critiche e del Giornale dei Teatro tragico francese ad uso de’teatri d’Italia… cit., Teatri di Venezia, Venezia, Salvioli, 1796, t. I, p. 65) I, pp. 12–13) in cui, dopo aver espresso un giudizio riportano il successo ottenuto dalla tragedia soprat- negativo sugli attori italiani, puntualizza che ne esi- tutto per l’interpretazione di Zanarini: «Esposta [la stono di bravi: «Allorch’io accuso d’inconsideratezza, tragedia] sul Teatro Valle nel carnevale del 1787, ven- d’indocilità, e d’ignoranza gli attori italiani, intendasi ne rappresentata con pienissimo concorso e straordi- sempre del maggior numero, col quale non voglio in nario applauso per otto sere consecutive. Ivi il valore conto alcuno confusi que’pochi che, o intendono ab- del celebre Petronio Zanarini si manifestò eminen- bastanza il loro mestiere, e lo esercitano con bravura, temente, sostenendo con tragica dignità il carattere o sono ingenuamente disposti a prevalersi degli utili di Aristodemo». Nel 1790 Zanarini entrò a far parte avvertimenti, che lor vengono dati. Radamisto, e Ze- della compagnia Perelli, in cui si distinse nell’inter- nobia, di Crebillon nobilmente dal Signor Marchese pretazione del padre. La sua bravura non scemò con Diomede Borbon dal Monte di Sorbello tradotta, ha gli anni se il Giornale dei Teatri di Venezia (in Il teatro ultimamente data una prova e dell’abilità degli Attori moderno applaudito… cit., t. III, p. XXII) nel 1797 gli nostri e della infl uenza che à il vario modo di rappre- dedicò il seguente elogio: «sempre uguale a se stesso e sentarle sul destino delle tragedie. La tragedia suddet- sempre grande tanto nel tragico quanto nel comico; ta tradotta già dal celebre defunto Abbate Frugoni, e specialmente colla parte del Re nell’Adelasia in Italia, more solito dieci anni prima rappresentata a Venezia, con quella di Benetto nelle Spose veneziane rapite, e annojò l’Uditorio: e la nuova traduzione, con diligen- coll’altra di protagonista nel Ladislao». za, e decoro dalla compagnia del Sacchi prodotta, glie- 5. Colomberti sostiene che proprio con l’esempio ne ha fatto conoscere, a spese della propria sensibilità, di Zanarini cominciò ad attuarsi un cambiamento tutto il pregio». nei costumi di scena: essi diventarono conformi al 4. Dalle Memorie inutili si evince che Gozzi gli affi - periodo rappresentato; inoltre lo scrittore imputa a dò la parte di Federico, duca di Salerno, nelle Dro- quest’attore l’inizio della riforma della declamazione ghe d’amore (Gozzi, Memorie inutili, t. II, II, XVIII, della tragedia (A. Colomberti, Notizie storiche de più p. 635). Zanarini recitò anche in due opere del Mon- distinti comici e comiche che illustrarono le scene ita- ti: nell’Aristodemo andato in scena a Roma al Teatro liane dal 1780 al 1880, manoscritto presso la Biblio- Valle il 16 gennaio 1787 e nel Galeotto Manfredi il 15 teca del Burcardo, coll. Ms. 3/15/3/19, c. 251r, ora gennaio 1788. Lo stesso Monti (V. Monti, Esame cri- edito in Dizionario biografi co degli attori italiani, a c. tico dell’autore sopra l’«Aristodemo», in Id., Aristodemo, di A. Bentoglio, Roma, Bulzoni, 2009, II, pp. 594- a c. di A. Bruni, Parma, Guanda, 1998, pp. 212–213) 599). A tale proposito, Ferdinando Galanti, sostie- scrisse che quest’attore aveva svolto un ruolo deter- ne che Zanarini fu anche direttore di un’accademia minante nel decretare il successo delle sue tragedie e di declamazione teatrale e di musica, nata dopo la aggiunse che «Questo incomparabile comico, che gli chiusura dell’Accademia degli Ardenti (F. Galanti, stessi Francesi paragonano e molti antepongono ai più Carlo Goldoni e Venezia nel secolo XVIII, Padova, Fra- famosi della loro nazione, questo Roscio novello ani- telli Salmin, 1881, p. 392). Proprio per le sue abilità

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 465 declamatorie, Zanarini è menzionato nel Giornale dei propose di ritornare a lavorare; ma egli non accettò e teatri di Venezia: «Bastò la sola parte di Aristodemo visse in solitudine in un’imprecisata isola dell’Estua- nella tragedia di questo nome [Petronio Zanarini] rio per circa un anno. Poi, dal 1800 rientrò nella com- per far comprendere agl’intelligenti che se il maggior pagnia di Goldoni fi no al 1802, anno in cui si ritirò numero de’nostri attori rassomigliassero al Zanerini, defi nitivamente dalla scena. non avremmo noi, intorno all’arte della declamazione teatrale, nulla da invidiare alle nazioni straniere» (in Giulietta Bazoli Il teatro moderno applaudito… cit., 1797, t. X, p. 18, autunno 1796 e carnovale 1797). Per quest’attore Foppa scrisse il Don Gusmano. ZANONI ATANASIO Ferrarese1. Ben ri- 6. Oltre all’elogio di Gozzi, che defi nì Zanarini «il esce a noi di piacere, e grato dovrà essere miglior comico che abbia l’Italia» (Gozzi, Memorie ancora a chi legge, che presso il terminar di inutili, t. II, III, II, p. 915), l’attore ottenne anche quest’Opera conveniente elogio s’appresti ad l’approvazione di Francesco Saverio Salfi che, com- uno de’ più egregi Comici de’ nostri giorni. mentando la rappresentazione del Bruto primo tenu- Nato da civilissima famiglia, fu educato Ata- tasi presso il Collegio dei Nobili il 15 agosto 1796 nasio Zanoni nella sua Patria onestamente, si espresse nel seguente modo: «Se eccettuate uno ed imparò umane Lettere sotto la scuola di Zanerini, e qualche altro di cui abbiamo riconosciu- buonissimi precettori. Varie cagioni, a noi to il talento e la costumatezza, un attore ordinario è ignote, resero la sua casa in qualche disor- un compendio di contraddizioni e di assurdi» (F. S. dine, onde pensò il Zanoni, giacché recitato Salfi, Declamazione tragica, in «Termometro politi- aveva per diletto, d’uscire dalla sua Patria, co della Lombardia», n. 17, 3 fruttidoro, 20 agosto, dandosi all’esercizio della Comica Professio- 1796, p. 155). ne. Partì colla Truppa di Girolamo Mede- 7. Secondo la testimonianza di Colomberti, egli svol- bach2; e poscia passando in quella d’Antonio se la mansione di capocomico dal 1782 al 1790 (A. Sacco3, di lui Cognato divenne, sposando Colomberti, Notizie storiche…, cit., c. 253r, ora in l’Adriana sua sorella maggiore, rimasta ve- Dizionario biografi co, cit., II, pp. 594-596). Sia Rasi dova da poco tempo di Roderigo Lombar- che Leonelli (p. 472) sostengono che all’inizio la di4. Atanasio Zanoni, (la di cui abilità di compagnia non ottenne successo proprio a causa di recitare nella Maschera del Brighella è tanto Zanarini: nella messinscena della commedia gozziana commendabile,) non ha certamente chi l’ag- Amore assottiglia il cervello, egli si era ritagliato la parte guagli nella facondia delle parole, ne’ lepidi principale di don Berto che però, in quanto giovane e sali, ne’ motti arguti, e nelle facezie spiritose, sciocco, non gli calcava alla perfezione; l’opera andò ed allegre5. Fu in Portogallo con il Cognato, in scena al Teatro San Luca l’11 dicembre 1781 ot- tornò seco in Italia, nè mai si è diviso dalla tenendo fi schi e dissensi. Nel 1788 indossò i panni sua Compagnia, dove anch’oggi, rimasto ve- di Padre nella Dalmatina, proposta nuovamente sulle dovo, si va con onore più che mai esercitan- scene veneziane nel Teatro San Luca, dalla compagnia do6. Due fi gli ebbe dall’Adriana sua Moglie: Belloni–Perelli («Gazzetta Urbana Veneta», sabbato 4 Teresa d’età maggiore, di cui tosto si parlerà, ottobre 1788). Presso il Teatro Nuovo di Trieste nel e Idelfonso7, che s’ingegna a recitare da In- 1795 Zanarini si esibì con la compagnia Perelli, in namorato sotto gl’insegnamenti del proprio cui lavorò almeno fi no alla stagione 1796–1797. In Padre. Non è si agevole impresa il narrare di seguito tornò a Bologna, dove la madre e il fratello questo Comico rinomatissimo i meriti Tea- Pietro, parroco di un paese vicino alla città, furono trali, le virtù dell’animo, e il far conoscere uccisi dall’Armata Repubblicana francese. Petronio in qual guisa egli ha pensato di rendersi lo- riuscì a fuggìre a Venezia dove la compagnia di An- devolmente singolare nella sua Maschera di tonio Goldoni, in cui aveva militato per un anno, gli primo Zanni. È notissimo, che il Brighella

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 466 – Giovanna Sparacello suol fi ngersi un uomo Bergamasco d’ordina- gi d’uomo onorato, e probo, di Padre tenero, ria estrazione, di niuna coltura, ma destro, ed amoroso, e d’amico cordialissimo, e libe- accorto, e ritrovatore di spiritose invenzio- rale. Religioso, e divoto, caritativo, e pietoso, ni. Atanasio Zanoni per rendersi particolare rendesi un vero esemplare di bontà, ed alla nell’eseguire la parte di questo personaggio, sua saviezza tanto nemica delle sboccataggi- ha voluto allontanarsi dall’adottato suo tri- ni, unisce un parlar elegante, e facondo, che vial costume, e l’ha reso un uomo illumina- anche fuori della Scena, e nella sua famiglia- to, e spiritoso; che parla con eleganza, que re conversazione sommamente diletta. Egli è raziocinia con buon criterio, che ha qualche dotto, ed erudito; nè v’ha cosa fra la Storia, cognizione delle scienze, e ch’è naturalmente o moderna, o antica, che nuova arrivar possa per se stesso un poco fi losofo. Colla lettura alla sua cognizione. Egli è pure amante delle di molti libri Francesi, e Spagnoli, non che Muse, ed ha talvolta scritta qualche Poesia Italiani, ha saputo egli ritrovare una fonte di degna di molta lode. Di sì fatti Comici non gustosi concetti, di massime dilettevoli, ed dovrebbero giammai venir meno i giorni, instruttive, di sentenze dall’universale appro- e dovrebbero vivere insieme coi secoli. Ma vate, e d’Apologhi Semi–Esopiani argutissi- se non è possibile lo sfuggire della Morte la mi, e faceti. Ne’ Contratti Rotti, negl’Infl ussi falce struggitrice, è bene facilissima cosa che di Saturno, nella Vedova Indiana8; ed in al- uomini tali possano sottrarsi dall’obblio col- tre Commedie dell’arte, dove egli abbia un le loro virtù, e co’ loro nobili talenti. Così assoluto maneggio, vedasi pure il Zanoni appunto avverrà all’esimio Atanasio Zanoni, porre in opera tutto il suo ingegno, ed in- che resosi famoso in fra i Comici annali, vi- faticabilmente adoprarsi con lode nell’esecu- vrà per sempre nella memoria degli uomini, zione dello studiato suo personaggio. Nelle come i nomi di tanti altri celebri ingegni nel- favole del Signor Carlo Gozzi, e nelle altre la Storia pur vivono. Valga intanto il nostro sue produzioni tratte dallo Spagnolo, dove scarso elogio a stabilirgli in queste nostre abbia parte, sa ben egli, senza punto scostarsi Notizie una perpetua fama, e s’egli di mi- dall’intenzione dell’Autore, inserirvi qualche gliori encomj era degno, incolpisi la nostra suo concettoso discorso sparso di lepidezze, e stemperata penna, che non ha saputo come tolto solo dal vasto ripostiglio della sua testa. il dovea esattamente ritrarlo. Questa dotta maniera di travagliare nella sua maschera è stata ben accolta per ogni dove, Note e n’ha ottenuta l’approvazione di tutti quelli 1. Nato a Ferrara nel 1720 circa e morto a Venezia nel che sanno averla egli col suo ingegno tanto 1792. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 731–736; Le- innalzata per cavarsi dal numero de’ meno onelli, II, pp. 474–475; Enc. Spett., IX, col. 2095. buoni, e per procurare a se stesso il merito 2. A Ferrara, durante il carnevale del 1747, prese d’un’invenzione, che è tutta sua, e che vien parte anche alla rappresentazione di una commedia seguita da altri con qualche lode. E questi scritta da lui medesimo, La Patria, a lungo replicata a tali però, che si fanno lecito di ridire per sino Venezia nell’estate 1747 nel Teatro di San Samuele. le sue istesse parole, possono assomigliarsi a 3. Zanoni fu uno degli ultimi a lasciare la compagnia, quel giumento, che della pelle del Leone il secondo la testimonianza di Gozzi (Gozzi, Memorie proprio dorso copriva. Ma lasciamogli ope- inutili, t. II, III, II, p. 916). rare a loro voglia, che già l’originale è assai 4. Il matrimonio avvenne nel 1749. noto, nè potranno i copisti sulla Comica tela 5. Oltre alla maschera di Brighella, nella fi aba goz- imitare nepure il semplice contorno, non che ziana del Re cervo, Zanoni recitò con estrema perizia ricoprirla di sì vivaci colori. Alla sua somma anche la parte di Cigolotti, un anziano cantastorie vi- abilità sa il Zanoni unire ancora gli altri pre- vente ai tempi in cui andarono in scena le fi abe (Pre-

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 467 fazione al Re cervo, in Gozzi, Opere, I, p. 201: «Atana- degli attori fornito dal Giornale dei Teatri (in Il teatro gio Zanoni, che sostiene con rara abilità il personaggio moderno applaudito ossia raccolta di tragedie, comme- del Brighella tra le maschere nella truppa Sacchi, rap- die, drammi e farse che godono presentemente del più presentava cotesto vecchio [Cigolotti] con quella per- alto favore sui pubblici teatri, così italiani, come stra- fetta imitazione nel vestito, nella voce, negl’intercala- nieri corredata da Notizie storico–critiche e del Giorna- ri, nel gesto e nella positura, che suol far sempre ne’ le dei Teatri di Venezia, Venezia, Salvioli, 1800, t. LII, teatri un grand’eff etto, con indicibile applauso»). Nei p. 15), e in cui restò almeno fi no al 1803. Prima del manoscritti gozziani recentemente scoperti riguar- 1800, militò nella compagnia di Antonio Goldoni danti questa fi aba, si è scoperto che originariamente almeno per l’anno comico 1789–1790. Divenne ce- il drammaturgo aveva pensato di portare sulla scene lebre soprattutto per la maschera denominata Ago- il vero Cigolotti e che solo a causa dell’impossibili- nia, ideata proprio dall’attore stesso, caratterizzata tà di attuare tale espediente, aveva affi dato la parte dalla raucedine e dall’estrema lentezza dei movimen- a Zanoni (a questo proposito si veda A. Beniscelli, ti. Le Notizie storico–critiche sulla Ginevra di Scozia, Nel laboratorio delle Fiabe, tra vecchie e nuove carte, (in Giornale dei teatri di Venezia, in Il teatro moder- in Carlo Gozzi entre dramaturgie de l’auteur et drama- no applaudito… cit., 1796, t. II, p. 85) riportando turgie de l’acteur: un carrefour artistique européen, atti il successo ottenuto dalla piéce rappresentata dalla del Convegno di studi, Università Paris–Sorbonne, compagnia di Fiorio al Teatro San Giovanni Griso- 23–25 novembre 2006, a c. di A. Fabiano, «Problemi stomo nel gennaio 1796, imputano al «giovine signo- di critica goldoniana», numero speciale, XIII, 2007, re Zannoni» e ad Angela Bruni (Ginevra) il merito di pp. 79–80). Per la storia della scoperta del fondo e per tale impresa. il suo regesto si vedano rispettivamente F. Soldini, Il 8. Nell’Appendice al ragionamento ingenuo Gozzi af- Fondo Gozzi alla Biblioteca Nazionale Marciana di Ve- ferma che questo soggetto è stato scritto per la truppa nezia, in «Problemi di critica goldoniana», XII, 2005, Sacchi dal fratello Gasparo (Gozzi, Opere, V, p. 39). pp. 119–134, e Carlo Gozzi, 1720–1806, Stravaganze sceniche, letterarie battaglie, a c. di F. Soldini, Venezia, Giulietta Bazoli Marsilio, 2006. 6. L’attore morì nel 1792 per un banale incidente: uscendo da una casa di un ricco veneziano cadde in ZANONI TERESA. Nubile fi glia d’Atana- un canale e, colpito da polmonite, non si riprese più. sio Zanoni1, che ne’ primi suoi studj Teatrali Oltre alla Patria, scrisse i Motti brighelleschi e la Rac- apprese il Ballo2, e recitava talvolta qualche colta di vari motti arguti allegorici e satirici ad uso del parte di fanciulla nelle Commedie del Si- teatro. Zanoni, a proposito di quest’ultimo testo dedi- gnor Conte Carlo Gozzi3. Infermandosi poi cato al Nobile Signor Conte Giuseppe Alcaini sig.re e sua Madre, s’ingegnò bravamente a sostenere padrone veneratissimo, confessa di averlo scritto per il carattere della Serva in sua vece, e vi riu- ricordare i tempi andati e felici: «è per me un sollievo scì con onore4. Il lungo esercizio l’ha sem- il cercare nella mia memoria una infi nità di quei detti pre più resa pratica, ed esperta nel favellare che m’uscivano dalla voce improvvisamente ne’tempi francamente all’improvviso, ed è una delle felici, detti che dall’umiltà mia sarebbero punto con- migliori Comiche, che abbia l’arte nell’eser- siderati, se non avessero avuto l’onore della pubbli- cizio di questo spiritoso personaggio. Legge ca generosa acclamazione» (A. Zannoni, Raccolta di continuamente de’ buoni Libri, erudendo vari motti arguti, allegorici e satirici ad uso del teatro, la mente su d’essi, e mostrandosi degna fi - Padova, Conzatti, 1789, pp. 5–6). glia del degnissimo Padre suo. Non ha sin 7. Idelfonso calcò soprattutto le scene del Teatro ora pensato a maritarsi5, vivendo lietamente Sant’Angelo a Venezia sostenendo la parte dell’Inna- presso il suo Genitore, e dirigendo più che morato nella compagnia Pellandi, di cui faceva sicu- con femminile ingegno i domestici aff ari ramente parte già dal 1800, come testimonia l’elenco della propria famiglia.

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Note se amicizia col famoso Pietro Cornelio. Ivi 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, p. 736; Leonelli, II, dimorando invaghissi di Maria Margherita p. 476; Enc. Spett., IX, col. 2095; Giardi, p. 122. Fi- Enguerani4 Cittadina di Parigi, ma nata in glia di Atanasio Zannoni e di Adriana Sacchi. Abville, da cui n’ebbe, fra gli altri, un fi glio, 2. Durante l’autunno 1768 e il carnevale 1769 che nacque li 4. Ottobre del 1674. ed impo- compare nel corpo di ballo del Teatro San Benedet- segli il nome di Giovanni Pietro. Cresciuto, to, insieme a Antonio Menecucci, marito di Angela fecelo educare cittadinescamente, e passati i Menecucci (Cfr. F. Passadore–F. Rossi, Il teatro san primi rudimenti nelle prime scuole, lo pose in Benedetto di Venezia. Cronologia degli spettacoli 1755– un Collegio di Preti, perchè gl’insegnassero le 1810, Venezia, Fondazione Levi, 2003, pp. 45–49). belle Lettere, e vi stette tre anni. L’anno 1684. 3. È probabile che l’attrice, da bambina, avesse inter- passò Giovanni Andrea con tutta la famiglia pretato Pompea nella fi aba gozziana L’augellino belver- in Italia5, e co’ frutti de’ beni accumulati in de (C. Gozzi, L’augellino belverde in Fiabe teatrali, a c. Francia, e su i monti, e sulle gabelle di Parigi, di P. Bosisio, Roma, Bulzoni, 1984, p. 488). visse agiatamente in Bologna sua Patria. Pose 4. Sulla sua interpretazione è rimasta la testimonian- il fi glio Giovanni Pietro sotto gl’insegnamen- za di Goethe (W. Goethe, Viaggio in Italia, Milano, ti di Lorenzo Pasinelli famoso Pittore, perchè Mondadori, 1993, pp. 103–104: «della compagnia l’arte sua egli imparasse; e sotto la disciplina Sacchi, per la quale lavorò il Gozzi e che ora [1786] d’un Prete facevalo continuare i suoi studj nel si è sciolta, ho veduto la Smeraldina, una personcina cammino della Lettere6. Il nostro Giovanni pienotta, vibrante di vivacità, destrezza e buonumore. Andrea benchè alienato dall’arte7, non per- Con lei pure Brighella [Atanasio Zanoni], un attore dé per essa tutto l’amore. Avendo tradotta in asciutto e prestante, ottimo soprattutto per la mimica prosa Italiana la Tragedia di Pietro Cornelio facciale e manuale. Queste maschere che per noi non intitolata: L’Eraclio Imperatore d’Oriente8, af- sono più mummie, prive come sono di vita e di si- fi dolla ad un congresso di personaggi qualifi - gnifi cato, qui fanno mirabilia, da autentiche creature cati, i quali per loro diporto Carnevalesco ne del paese»). reiterarono egregiamente la recita alla presen- 5. In realtà si sposò nel 1795 con l’attore Agapito za di virtuosi soggetti. A persuasione de’ suoi Angiolini con cui nel 1815 entrò a far parte della Padroni, ed amici s’indusse a pubblicarla, e ciò compagnia Blanes e poi della compagnia Raftopulo, fece l’anno 1691. colle Stampe di Pier Maria nella quale recitò con successo al Teatro Carcano di Monti impressor Bolognese. Dedicolla il Za- Milano nelle due opere Il giudice di se medesimo e So- notti all’Altezza Serenissima del Signor Prin- fi a Vander–Noot. Fece parte inoltre della compagnia cipe Cesare d’Este, come aff ezionato servitore Broccoletto per le stagioni 1796–97 e 1797–98. di quell’Illustre Famiglia9. L’anno medesimo pubblicò il Cid, opera anch’essa di Pier Cor- Giulietta Bazoli nelio, che aveva già tradotta in Parigi, quan- do era trattenuto Comico al soldo di quel Monarca. Cangiolle però il titolo, e la diede ZANOTTI GIOVANNI ANDREA, Comi- fuori sotto il quello di Onore contro Amore10. co Bolognese d’origine, e di nascita1. Diedesi Fu stampata in Bologna per Gioseff o Longhi, ad esercitare l’arte del Commediante, e vi ri- e dedicolla il Zanotti all’Altezza Serenissima uscì a meraviglia, sostenendo la parte d’Inna- di Ferdinando Carlo II. Duca di Mantova, di morato sotto il nome d’Ottavio. Ebbe l’ono- cui si vanta attual servitore. Ebbe il contento re d’essere ammesso negli anni suoi giovanili di vedere i molti suoi fi gli tutti incamminati all’attuale servizio del Serenissimo France- per la strada delle scienze fi losofi che, e d’altre sco I Duca di Modena2. Fu poi chiamato in virtuose dottrine; ma specialmente Giovanni Francia a’ servigi di quel Monarca3, e contras- Pietro far molto profi tto nella pittura, e nelle

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Lettere11; e fi nalmente pieno di meriti, e di 4. Si legga Marie Marguerite Enguerant. Zanotti era morali virtù adornato rese il comune tribu- già vedovo della bolognese Teodora Balize (o Blasi). to alla natura il dì 13. Settembre dell’anno Dal matrimonio con la Enguerant Zanotti ebbe sette 169512. A lui sopravvisse molti anni la Mo- fi gli. glie13; ed il fi glio Giovanni Pietro (senza par- 5. Nella loro Histoire, cit., p. 56, i fratelli Parfaict in- lar degli altri14) riuscì non solo buon pittore, dicano che Zanotti lasciò la Comédie–Italienne nel ma egregio Poeta ancora, e diligente istorico, 1684 o nel 1685. Campardon, cit., posticipa la par- come da tante opere sue in versi, e in prosa tenza di Zanotti dopo il 2 novembre 1688, data del si ravvisa15. Nella Storia dell’Accademia Cle- debutto di Jean–Baptiste Costantini come Ottavio. mentina16 da lui estesa narra la sua propria Dopo questa data, Zanotti avrebbe assunto il nome vita17; ma non sappiamo perchè egli taccia di vecchio Ottavio per distinguersi dal Costantini. che suo Padre facesse il Comico, mancando 6. La fonte di queste informazioni è un’opera di in ciò come fedele istorico di palesare una ve- Giovanni Pietro: G. P. Zanotti, Storia dell’Accade- rità, che non potea in verun conto recare alla mia Clementina di Bologna aggregata all’Istituto delle sua fama il menomo disonore. Scienze e delle Arti, Bologna, Lelio dalla Volpe, 1739, voll. 2., pp. 143–144. Come Bartoli sottolineerà alla Note fi ne della biografi a, Giovanni Pietro non accenna alla 1. Giovanni Andrea Cavazzoni, detto Zanotti Ca- professione del padre. vazzoni per obbligo testamentario nei confronti di 7. In realtà, Zanotti continuò a recitare. Nel 1688– uno zio materno, nacque alle Caselle presso Bologna 1689 fi gurava nuovamente tra i comici del duca di nel 1622. BIBLIOGRAFIA: F e C. Parfaict, Hi- Modena; nel 1693 recitava a Bologna, in casa Volta. stoire de l’ancien Th éâtre Italien depuis son origine en 8. La tragedia è la traduzione di Héraclius Empereur France jusqu’à sa suppression en L’Année 1697. Suivie d’orient (1647) di Pierre Corneille. des extraits ou canevas des meilleures Pièces Italiennes 9. Questo passo, come il precedente, ricalca l’indi- qui n’ont jamais été imprimées, Paris, Rozet, 1767, rizzo alla Serenissima Altezza: «mi sono lasciato per- pp. 55–56; Campardon, II, pp. 213–214; Rasi, III, suadere […] di off erirla a un Congresso di Personaggi pp. 742–747; Enc. Spett., IX, col. 2097; César, Zanot- molto qualifi cati, i quali per loro diporto Carnevale- ti (elenco delle commedie recitate dal 1667 al 1674); sco, havendone egregiamente reiterata la Recita alla S. Monaldini, L’anno comico 1651–52 e la compa- presenza di virtuosi Soggetti, hanno lasciato per tut- gnia ducale estense, in «Commedia dell’arte. Annuario tosì alto grido dell’eccellenza di tal Componimento, internazionale», I, 2008, pp. 29–95. che son stato necessitato, per sottrarmi dalle premu- 2. Nel 1647 Zanotti lavorava nella compagnia del rose istanze, che mi erano fatte del Maniscritto, di duca di Modena e forse per un periodo fu a capo del- consegnarlo alle stampe à maggior gloria dell’Auttore la stessa. Si trovava con Angela ed Ercole Nelli nella […] ho stimato mio debito il consacrarla all’Altezza compagnia protetta da Tommaso di Savoia che ven- Vostra Serenissima […] per esser stato io altre volte ne reclutata da Francesco I d’Este quale nucleo della contro ogni merito onorato dello stimatissimo titolo compagnia ducale estense per la stagione 1651–1652. di Servitore della Serenissima Casa d’Este, e de’ suoi Nel febbraio 1652 Zanotti litigò con il Trivellino Do- gloriosi Antenati», cit. G. A. Zanotti, Eraclio impe- menico Locatelli, della cui moglie si era innamorato. ratore d’oriente, Bologna, Monti, 1691. Nel 1655 si trovava a Genova con i comici del duca 10. G. A. Zanotti, Honore contra Amore, Bologna, di Modena. Longhi, 1691. Sulle traduzioni italiane delle tragedie 3. Chiamato da Luigi XIV, Zanotti esordì nel 1660 francesi v. L. Ferrari, Le traduzioni italiane del teatro come Secondo Amoroso nella compagnia della Co- tragico francese nei secoli XVII e XVIII, Parigi, Cham- médie–Italienne di Parigi. Nel 1667 venne promosso pion, 1925 (Paris, Slatkine, 1974). Primo Amoroso al posto di Giacinto Bendinelli detto 11. Giovanni Pietro Zanotti (1674–1765), scritto- Valerio. re e pittore, fu membro delle Accademie dei Gelati,

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 470 – Giovanna Sparacello degli Arcadi e dei Difettuosi di Bologna. Fondò nel L’ignorante presuntuoso (edita singolarmente a Bolo- 1706 l’Accademia del nudo di Bologna. gna, Lelio della Volpe, 1743). 12. Alcune testimonianze sulla morte di Zanotti 16. L’opera è stata ristampata a Sala Bolognese, Forni, sono pubblicate in C. Ricci, I teatri di Bologna nei 1977. Si v. inoltre A. Ottani Cavina, Commenario secoli XVII e XVIII, Bologna, Successori Monti, 1888, alla ‘Storia dell’Accademia Clementina’ di G. p. Zanotti pp. 375–376. (1739). Indice analitico e trascrizione delle postille 13. Secondo quanto il fi glio riporta nella Storia inedite a c. di A. Ottani Cavina e Renato Roli; saggio dell’Accademia Clementina, cit., p. 145, Marie Mar- introduttivo di R. Roli; presentazione di L. Anceschi, guerite Enguerant morì nel 1737, due anni prima Sala Bolognese, A. Forni, 1977. All’Accademia cle- della pubblicazione del libro. mentina venne ammesso nel 1777 quale socio ono- 14. Giovanni Pietro menziona il fratello Agostino, rifi co lo stesso Bartoli, in seguito alla pubblicazione religioso, e la sorella Teresa, già morti nel 1739. Egli della Notizia delle pitture, sculture ed architetture, che informa inoltre il lettore che uno dei suoi fratelli fu un ornano le chiese, e gli altri luoghi pubblici di tutte le più predicatore famoso, oratore a San Petronio durante la rinomate città d’Italia, di non poche Terrre, Castella, e quaresima del 1732, e che un altro fu lettore maestro di Ville d’alcuni rispettivi Distretti, due tomi, Venezia, fi losofi a e matematica e segretario dell’Accademia delle Savioli, 1776–1777. V. alla voce Bartoli Francesco in scienze, di cui pubblicò i commentari (quest’ultimo è queste Notizie. Francesco Maria). Rasi, cit., menziona un altro fi glio 17. Un capitolo dedicato alla presidenza di Giam- di Giovanni Andrea Zanotti, Ercole, poeta e storico. pietro Zanotti all’Accademia è nel vol. I, pp. 81–86. Uno dei fi gli di Giovanni Pietro, Eustachio, fi glioccio L’autobiografi a di Zanotti si trova nel vol. II, pp. 143– e allievo di Eustachio Manfredi, diresse alla morte del 156. maestro l’osservatorio della Specola di Bologna. 15. Fra le numerose opere di Giampietro Zanotti, Giovanna Sparacello citiamo C. C. Malvasia, Felsina pittrice: vite de’ pit- tori bolognesi, con aggiunte, correzioni e note inedite del medesimo autore, di Giampiero Zanotti e di altri ZANOTTI MARIANNA Bolognese. Eser- scrittori viventi, Bologna, Tip. Guidi all’Ancora, s.d., citossi prima nel Ballo, e poi diedesi all’ar- a cui seguì G. p. Zanotti, Nuovo fregio di gloria a te Comica, recitando da Donna seria nella Felsina sempre pittrice vita di Lorenzo Pasinelli pittor Compagnia d’Andrea Patriarchi; e poscia bolognese, Bologna, Costantino Pisarri, 1703; Id., in quella d’Alessandro Gnochis. Trovasi in Lettere familiari scritte ad un amico in difesa del conte quest’anno colla Truppa di Luigi Perelli in- Carlo Cesare Malvasia autore della Felsina pittrice, Bo- sieme col di lei Marito Giuseppe Barilli, che logna, Costantino Pisarri, 1705; Id., Dialogo in difesa recita da Innamorato, ma che riesce meglio di Guido Reni steso in una lettera, Venezia, Antonio nelle parti di Servi spiritosi, e interessanti. Bortoli, 1710; Id., All’egregio pittore sig. Giangiuseppe Entrarono in essa Compagnia col mezzo di Dal Sole per lo suo bellissimo quadro della SS.ma Vergi- Pietro Ronchi aderente ai Comici aff ari de’ ne Annunziata posto nella Chiesa delle MM. RR. MM. Teatri in Bologna, e corrispondente del Fa- Scalze di Bologna, Bologna, Costantino Pisarri, 1717; bri di Venezia da noi mentovato nell’artico- Le Pitture di Pelegrino Tibaldi e di Niccolò Abbati esi- lo di Luigi Perelli. Il Ronchi è in Bologna stenti nell’Istituto di Bologna, Venezia, Pasquali, 1756. aff ezionato alle Comiche persone, quale è il Egli fu inoltre autore teatrale e poeta: G. p. Zanotti, Fabri in Venezia, e viene appellato egli pure Didone, tragedia in 5 atti e in versi, Bologna, Costan- Consolo de’ Commedianti. La Marianna tino Pisarri, 1718; Id., Tito Marzio Coriolano, Bo- Zanotti, di cui principalmente parlammo, logna, Lelio della Volpe, 1734; Id., Poesie, Bologna, fu onorata in Rimini del seguente stampato Lelio della Volpe, 1741–1745, voll. 3, in cui insieme Sonetto, che in prova della sua abilità abbia- alle rime sono riedite le due tragedie e la commedia mo qui riportato.

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Nò, che non sa qual su gli umani aff etti 3. In merito ad Antonio Vitalba, v. ad vocem nelle {pag. 288} presenti Notizie. 4. Il 25 luglio 1759 Francesco Zanuzzi esordisce al teatro della Comédie–Italienne nel ruolo di Amoroso ZANUZZI FRANCESCO1. È questi fra- ne Le Chevalier d’industrie in tre atti; il successo è tale tello dell’Elisabetta Catroli2, e recitò nelle che in brevissimo tempo Zanuzzi viene assunto come Compagnie di Venezia da Innamorato. Sic- pensionario con lo stipendio di tremila lire annue nel come egli cercava d’imitare recitando il bravo ruolo di Primo Amoroso. Ottiene i tre quarti di parte Comico Antonio Vitalba3, venne il Zanuzzi il 26 febbraio dell’anno successivo (1760) e passa infi - appellato il Vitalbino. Fu chiamato in Francia ne a parte intera il 14 gennaio del 1766. nella Compagnia de’ Comici Italiani4, e con 5. Oltre alle numerose parti di Primo Amoroso nelle essi recitò con impegno molti anni5. Vide- produzioni parigine di Carlo Goldoni, per altro suo si parecchie volte in Italia incaricato d’aff ari amico di lunga data, Francesco Zanuzzi si distinse an- per quella Truppa6, e specialmente per pro- che come autore. L’enfant d’Arlequin perdu et retrouvé, vedere alcuni nuovi Personaggi7. Il Zanuzzi manoscritto di Goldoni, fu esportato in Francia da si mostrò un Comico pronto nelle Com- Zanuzzi che lo arrichisce con arie italiane e francesi medie all’improvviso; accumulò in Francia e con un coro fi nale, da lui stesso arrangiati per le delle ricchezze8, sovvenne continuamente la rappresentazioni del 1761 alla Comédie–Italienne e sorella, e nell’abolizione dell’Italiano Teatro del 13 ottobre 1762 a Fontainebleau. Segue una col- di Parigi9, è di nuovo venuto a stabilirsi in laborazione con Antonio Collalto all’adattamento Italia10, vivendo agiatamente cogli avanzi dell’intermezzo goldoniano Il gondoliere veneziano. già fatti, ed avendo comperato un Palazzo, Nel 1762 rappresentò alla Comédie–Italienne Arle- e de’ poderi sul Trivigiano, dove ha stabilita quin cabaretier par hasard, in tre atti, la cui titolazione presentemente lungi dal pensier del Teatro la resta ambigua: si ha infatti un Arlequin chevalier par propria dimora. hasard in tre atti rappresentato il 15 gennaio 1762 dello Zanuzzi e la stessa commedia con titolo Arle- Note quin gentilhomme par hasard rappresentata il 19 gen- 1. Zanuzzi Francesco Antonio, padovano, nato ver- naio ed attribuita ad Antonio Collalto; è certo che so il 1728. Non vi è certezza sulla data della morte si tratti di un altro lavoro a più mani. I due comici dello Zanuzzi. Luigi Ferrante la fa risalire al 1800 e il presentano lo stesso iter artistico: di stampo goldonia- Rasi, a riprova della longevità dell’attore, dà notizia no, espatriati in Francia, assunti lo stesso anno dalla di una lettera inviata dallo Zanuzzi il 18 dicembre Comédie–Italienne, lo Zanuzzi e il Collalto seguono 1790, proveniente da Bassano (dove è ancora conser- la medesima evoluzione di carriera, all’interno della vata nel museo municipale) e indirizzata a Giacomo compagnia del teatro parigino. Vittorelli. Nella lettera lo Zanuzzi ringrazia il desti- 6. Francesco Zanuzzi fu incaricato di gestire e tratta- natario per avergli restituito la somma di 200 lire. re la proposta, per altro sua, di far venire Carlo Gol- BIBLIOGRAFIA: Campardon, II, pp. 214–217; doni in Francia per risollevare le sorti della Comédie– D’Origny, II, p. 292; C. Goldoni, Mémoires, in Italienne di Parigi nel 1762. La sera dell’arrivo del Goldoni, I, pp. 444, 448; Gozzi, Memorie inuti- Goldoni nella capitale francese, Zanuzzi organizzò li, pp. 507; Rasi, III, pp. 749–750; L. Ferrante, I insieme all’amica e compagna d’arte Elena Savi e agli comici goldoniani (1721–1960), Bologna, Cappelli, altri comici una festosa cena di benvenuto in onore 1961, p. 74. del tanto atteso autore veneziano. 2. Attrice goldoniana (nel ruolo di Servetta) al Teatro 7. Zanuzzi fu sovente mandato in Italia alla ricerca San Luca di Venezia, amica e corrispondente insieme di nuovi talenti per la Comédie–Italienne; fu proprio a Bartolomeo Andrea Camerani di Giacomo Casano- durante una di queste spedizioni, nel 1775, che in- va. Sulla Catroli v. ad vocem nelle presenti Notizie. gaggiò Carlo Coralli. Zannuzzi si recò in Italia anche

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano 472 – Giovanna Sparacello per trovare una nuova Prima Attrice per il teatro pa- dell’edizione di Bologna2 con queste precise rigino. Carlo Gozzi ricorda nelle sue memorie che tra parole. le numerose comiche osservate e studiate vi fu anche Teodora Ricci che non sembrava però rispondere alle “ Il Signor Niccolò Zecca detto in Commedia esigenze drammaturgiche della Comédie–Italienne. Bertolino, giovine di gran coraggio, e di qualche Zanuzzi propose dunque il contratto ad una certa eccellenza nel giocar d’armi, e nel danzare, ha ri- Elisabetta Vinacesi che più tardi lo rifi utò perché cevuto onore di servir molte volte nella caccia suffi cientemente soddisfatta del proprio impiego in l’Altezza Reale del Serenissimo Duca di Savoja3, Italia. Benché ciò lo spingesse nuovamente alla ricer- ed è stato onorato oltre ai molti regali d’una ca di una nuova comica, Zanuzzi non ripiegò sulla singolar’ appatente di poter levar cavalli dalla Ricci. Ducal scuderia a suo beneplacito, & ire a caccia 8. Sia il Rasi che il Campardon si soff ermano sulla in ogni luogo riserbato a Sua Altezza Reale con particolare generosità dello Zanuzzi. L’attore infat- privilegio, che per qualsivoglia bando che potes- ti si sarebbe occupato di partecipare attivamente al se sospender la permissione a’ privilegiati da Sua mantenimento di una certa Maria, giovane fi glia dei Altezza Reale mai non s’intenda esclusa la grazia coniugi Lescousier, con i quali lo Zanuzzi non aveva fatta a Bertolino.” alcun legame di parentela, permettendole di cimen- tarsi nella carriera di ballerina, tanto che all’occasione Null’altro sappiamo di questo Comico, e del debutto della giovane il 16 novembre del 1779 solo possiamo aggiungere, ch’egli fi oriva in- all’Opera di Parigi, nell’atto IV de Iphigénie en Tau- torno il 1630. recitando nella Maschera di ride di Gluck, i periodici dell’epoca ne parlano come secondo Zanni4. della fi glia dello Zanuzzi. 9. Nell’abolizione del genere italiano, avvenuta con Note decreto reale del 1780, Francesco Zanuzzi si licenzia 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi, III, pp. 751–752; Comi- defi nitivamente dal teatro della Comédie–Italienne ci dell’arte. Corrispondenze, a c. di C. Burattelli, D. e fa ritorno in Italia dove vivrà grazie ai guadagni Landolfi , A. Zinanni, Firenze, Le Lettere, 1993, I, accumulati in Francia e alla propria notevole pen- pp. 164–165; O. G. Schindler, Domenico Biancolel- sione. li e la rappresentazione del Convitato di Pietra a Vienna 10. Dalla corrispondenza che Giacoma Casanova (1660), in «Commedia dell’arte. Annuario interna- intrattiene in questo periodo con una certa France- zionale», I, 2008, p. 176; Archivio Herla, Niccolò sca Buschini sappiamo che una volta tornato in Italia Zecca. Francesco Zanuzzi si stabilì probabilmente a Bassano 2. Si tratta di n. Barbieri, La supplica ricorretta et dove si sa che ricevette intorno al 24 giugno 1783 la ampliata, discorso famigliare di Nicolò Barbieri, detto visita di Giacomo Casanova. A Bassano lo Zanuzzi Beltrame, Bologna, per G. Monti, 1636. L’edizio- aveva costituito un’importante raccolta di minerali e ne moderna, esemplata sull’editio princeps Venezia, di conchiglie. Cfr. Lettres de femmes à Jacques Casa- Ginammi, 1634, contiene le varianti dell’edizione nova. Recueillies et annotées par Aldo Ravà, trad. de del 1636: n. Barbieri, La Supplica discorso famiglia- l’italien par Edouard Maynail, Louis–Michaud, Paris, re a quelli che trattano de’ comici, con studio critico 1912, p. 166. e varianti di F. Taviani, Milano, Il Polifi lo, 1971. La Supplica ricorretta è edita inoltre in Marotti– Silvia Spanu Fremder Romei, pp. 575–690; il passo citato è a p. 595. La Supplica è la prima testimonianza certa dell’attività di Zecca. ZECCA NICCOLÒ1. Comico celebre, 3. Rasi, cit., riporta una frase presente nell’edizione di cui ne fa menzione Niccolò Barbieri del 1634 (N. Barbieri, La Supplica discorso famigliare nella sua Supplica Ricorretta alla pag. 40. di Nicolò Barbieri detto Beltrame, Venezia, M. Ginam-

© IRPMF, 2010 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano Francesco Bartoli – 473 mi, 1634), poi emendata nel 1636, edizione di riferi- nelle spiritose, e di foco. Unito a Giuseppe mento del Bartoli: «[… ] e per tirare assai bene a gli Pianizza, di cui fu sempre fi do amico, e com- uccelli in aria, e correr con qualche grazia e velocità a’ pagno, uscì dalla Patria con una Truppa di cervi, et averne ucciso alcuno». Giovani, passando nella Marca Anconitana a 4. Nel 1644 Zecca faceva parte della compagnia del recitar Commedie, e facendosi egli condut- duca di Mantova mentre nell’aprile del 1646 aveva tore di essa. Aveva il Zecchi un’ottima co- recitato come primo Zanni nella compagnia del car- gnizione del Teatro, e sapeva instruire que’ dinal Farnese a Parma in attesa del ritorno di Buff etto giovani nell’arte del recitare, insegnando ad da Parigi e anche come sostituto di Pantalone. Nel alcuni di essi il modo d’imitar bene la grazia settembre 1653 era nuovamente a Parma per conto femminile, e di comparire in Scena spiritosi, del duca di Mantova. Cfr. Comici dell’arte. Corrispon- e de’ vezzi del gentil sesso esattissimi imitato- denze, cit., I, p. 165. Schindler, cit., parla dell’atti- ri. Ebbe il Zecchi dell’abilità universalmente vità di Zecca a Innsbruck, Salisburgo e Linz nel 1658 per ogni carattere, o Comico, o Tragico, nè in relazione al saluto dell’appena incoronato Leopol- cosa intraprendeva sul Teatro a sostenere, che do I; egli menziona una lettera scritta dal comico a non vi riuscisse assai bene. Nella Masche- Salisburgo al duca di Parma e custodita negli archivi ra del Dottore si mostrò molto esperto, ed della città italiana. Archivio Herla contiene altre noti- aveva naturalmente una facondia elegante, zie sull’attività di capocomico di Zecca. Il 21 ottobre essendo altresì graziosissimo, e faceto. Passò 1641 Giacomo Bortolani (Luzio) scriveva da Firenze egli a Napoli coll’amico Pianizza, e in uno di rifi utando la proposta di far parte della compagnia que’ Teatri si fece conoscere per buono At- di Zecca, perché già impegnato. Il 22 ottobre 1644 tore, e si guadagnò degli applausi. Avvenne Zecca raccontava ad un anonimo della corte di Man- che portandosi un giorno ad una lauta men- tova del successo della propria compagnia a Firenze sa in casa di nobile personaggio, che n’avealo e del dono di un anello con diamanti che la grandu- insieme con altri Comici invitato, disordinò chessa di Toscana avea fatto a Ippolita (Angela Nel- contro il suo costume, e correndo poscia li). Da una lettera di Francesco Pepoli alla duchessa frettolosamente alla propria casa, onde pre- di Mantova (28 novembre 1644) apprendiamo dei pararsi per la recita di quella sera, riscaldossi confl itti nel seno della compagnia, per cui Ippolita, a segno, che fu preso da violente febre, e in maltrattata dai compagni, si raccomandava alla du- pochi giorni morì in età quinquagenaria cor- chessa si Mantova. Egli era ancora attivo all’inizio del rendo l’anno 1774. 1661, come si evince da una lettera del 12 gennaio al duca di Mantova in cui dà informazioni sugli spo- stamenti della compagnia. Rasi, cit., oltre a ripor- ZOCCHI ANNA Fiorentina1. Comica ap- tare qualche testimonianza epistolare dell’attività di plaudita nella sua Patria, la quale recitò alcu- Zecca, propone un documento dell’aprile del 1670 ni anni nel Teatro del Cocomero unitamente ponendolo come ultima testimonianza sull’attore: in alla Compagnia di Giovanni Roffi 2. Si di- esso Ranuccino Farnese lasciava alla corte di Manto- stinse bravamente sostenendo con nobiltà le va Capitano Fiala e famiglia affi nché si associassero parti Tragiche, e recitando del pari con molta allo Zecca. grazia nelle Comiche rappresentazioni3. Una tenera espressione, un gestire bene adatto, Giovanna Sparacello ed una intera, e puntuale esattezza nel suo dovere la resero gradita, e le meritarono il nome di rinomata Attrice. Oggi si è alienata ZECCHI ORAZIO Bolognese. Recitò ne’ dal Teatro, e vive felicemente in Firenze in Teatri accademici della sua Patria, e riusci- età ancor fresca, e non sprovvista di meriti, va con lode nelle parti gravi non meno, che e di virtù.

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Note er (1751–1800). Operas, prologues, farces, intermez- 1. BIBLIOGRAFIA: Rasi III, p. ; Giardi, zos, concerts and plays with incidental music, Warren, pp. 160, 248. Il nome completo dell’attrice è Anna Michigan, Harmonie Park Press, 1993. Maria Zocchi. 2. L’attrice non segue la compagnia del Roffi nelle re- Vincenza Perdichizzi cite fuori Firenze, che hanno luogo a partire dal 1780. Dal 1775 al 1779 recita nella compagnia del Frilli nel ruolo di Prima Donna. Durante le stagioni 1788–89, ZURLINI AGOSTINO Comico spirito- 1789–90 recita nella compagnia di Anna Roffi . so, che recitò nella Maschera del Brighella, 3. Il ruolo della Zocchi nella compagnia era quello ed in altre Comiche parti unitamente alla dell’Amorosa. Nel carnevale 1789 presso il Teatro del Compagnia d’Antonio Marchesini, e poscia Cocomero, la Zocchi recita nell’intermezzo comico nell’altra di Niccola Petrioli. Fece valere la La pianella persa, musicato da Michele Neri Bondi, sua abilità per molti anni, e furono applau- libretto di Pietro Andolfati, in cui interpreta il ruolo diti i suoi talenti nelle principali Città d’Ita- di Nannetta (I. Mamczarz, Les intermèdes comiques lia. Alienossi dalla professione fatto vecchio, Italiens au XVIIIe siècle en France et en Italie, Paris, e non s’intese mai alcuna notizia della sua éditions du Centre National de la Recherche Scien- morte. Credesi vivo ancora, e quando lo tifi que, 1972, p. 637). Cfr. anche R. L. Weaver–N. fosse, conterebbe il nonagesimo anno della Weaver, A chronology of music in the Florentine theat- cadente età sua.

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