Un'analisi Nel Mercato Dell'arte: Il Caso Della Street Art Italiana
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Corso di Laurea Magistrale in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività culturali Tesi di Laurea Magistrale Un’analisi nel mercato dell’arte: il caso della street art italiana. Relatrice Prof.ssa Stefania Portinari Correlatrice Prof.ssa Stefania Funari Laureanda Alessia Logatto Matricola 870271 Anno Accademico 2019 / 2020 1 2 Indice Introduzione p. 7 Capitolo I: Il contesto socio-culturale del Graffiti Writing e della street art sul suolo statunitense 1. Graffiti Writing e Graffiti Art, Aerosol art, Street art e Urban art p. 9 2. Precedenti storici p. 12 3. “Kilroy was here” p. 15 4. Il Graffiti Writing p. 16 5. Anni Settanta e Ottanta p. 20 6. Gli artisti più noti p. 25 6.1 Keith Haring (1958-1990) p. 33 6.2 Jean-Michel Basquiat (1960-1988) p. 36 7. Anni Novanta e Duemila: street art e post-graffitismo p. 39 7.1 Le tecniche p. 45 8. Artisti più quotati del mercato dell’arte 8.1 Banksy (1974/1975?) p. 48 8.2 Shepard Fairey / Obey (1970) p. 53 8.3 Invader (1969?) p. 55 8.4 Thierry Guetta / Mr. Brainwash (1966) p. 56 8.5 Brian Donnelly / Kaws (1974) p. 58 8.6 Altri noti esponenti p. 59 Capitolo II: Diffusione ed evoluzione del fenomeno dell’arte di strada sul suolo italiano 1. Prime ricerche e influenze del Graffiti Writing sul suolo italiano p. 69 2. Diffusione e pratica dei graffiti in Italia p. 73 3. Evoluzione dello stile: dal graffitismo al post-graffitismo p. 87 4. Artisti più noti p. 89 5. Diffusione della street art p. 99 3 6. “Street Art, Sweet Art. Dalla cultura hip hop alla generazione pop up (2007)” p. 107 7. Gli street artist principali p. 110 8. Il paradosso dell’arte di strada nella società italiana ma soprattutto nelle sue p. 146 Autorità ed Istituzioni 9. Salvaguardia dell’arte di strada: è possibile? p. 153 Capitolo III: Ricerche nel mercato dell’arte, con particolare attenzione alla partecipazione di street artist italiani 1. Breve introduzione metodologica e d’indagine p. 179 2. Il mercato dell’arte contemporanea, la comparsa della street art e le percentuali di vendita p. 183 3. Il caso del mercato italiano p. 195 4. Le principali case d’asta che promuovono l’arte urbana p. 204 5. Analisi dettagliate in merito alle vendite degli street artist italiani presi in esame p. 207 5.1 Alice Pasquini (1980) p. 208 5.2 Atomo (1965) p. 209 5.3 Blu (1974?) p. 210 5.4 Bros (1981) p. 212 5.5 Il duo Cuoghi-Corselo (1965 e 1964) e Claudio Corsello singolarmente p. 214 5.6 Ericailcane (1980) p. 217 5.7 Flycat (1970) p. 219 5.8 IABO (1980) p. 221 5.9 Jerico (1992) 5.10 KayOne (1972) p. 222 5.11 MATE p. 224 5.12 MauPal (1972) p. 225 5.13 Mauro Sgarbi (1972) p. 227 5.14 Nabla & Zibe p. 228 5.15 Il collettivo Orticanoodles p. 229 5.16 Ozmo (1975) p. 231 5.17 Peeta (1980) p. 232 5.18 Pao (1977) p. 234 5.19 Sten & Lex (1982) p. 236 4 5.20 TvBoy (1980) p. 239 5.21 XEL (1975) p. 241 Conclusioni p. 243 Glossario p. 247 Bibliografia p. 249 5 6 Introduzione L’obiettivo di questo elaborato è incentrato attorno alla ricerca e all’analisi delle personalità legate alla street art italiana e al posizionamento dei loro lavori nel contesto del mercato dell’arte internazionale. Nel primo capitolo si intende fornire una ricostruzione storico-culturale della nascita e dell’evoluzione del primordiale fenomeno del Graffiti Writing statunitense, emerso nel tessuto urbano delle grandi metropoli a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta ed affermatosi in particolar modo sulla trama newyorkese. Si intende presentare il maggior numero di informazioni in merito alla caratterizzazione dell’arte urbana, partendo da quella originaria, legata alla produzione del nuovo linguaggio espressivo ideato da ragazzi di età compresa tra i tredici e i diciotto anni, i quali abitano nelle aree e nei quartieri periferici e sfruttano le pareti cittadine per esprimere il loro dissenso e la loro volontà di riscatto dei confronti di una società che li ha emarginati. Viene raccontata l’evoluzione stilistica ma anche contenutistica del graffitismo, ricordando in particolar modo gli anni Ottanta, in cui il fenomeno comincia a divenire maggiormente estetico e il linguaggio espressivo meno criptico, definito dalla critica e studiosa d’arte italiana Francesca Alinovi come Graffiti art. Gli artisti che operano nel corso di tale decennio si avvicinano altresì alla sfera del mercato dell’arte, difatti numerosi galleristi si interessano a siffatto genere artistico e si occupano della sua promozione, così come dell’esposizione e della vendita. La sezione iniziale è dunque dedicata all’approfondimento del graffitismo americano e della sua evoluzione nella street art, come la appellano ed intendono i mezzi di comunicazione di massa di inizio Duemila, ovvero un concetto astratto utile a definire il rinnovato linguaggio comunicativo ed espressivo che, prodotto sempre nel contesto del tessuto urbano, introduce lo sfruttamento di altri mezzi oltre alla bomboletta spray, ovvero stencil, pennelli, matite, sticker, adesivi, installazioni e poster. Ad ogni modo, affrontiamo un percorso evolutivo stilistico ed argomentativo in merito all’arte urbana statunitense e trattiamo di diversi artisti, alcuni writer ed altrettanti street artist, al fine di delineare un quadro esaustivo e necessario all’introduzione del secondo capitolo, in cui viene discussa la diffusione di tale fenomeno in territorio italiano. Si delineano le modalità che hanno portato il Graffiti Writing nella nostra penisola a partire dagli anni Ottanta e viene raccontata la sua espansione, saldamente legata a quella della street culture dell’Hip hop. Il graffitismo italiano si evolve e si caratterizza unicamente a partire dalla seconda metà degli anni Novanta, difatti solo in 7 seguito a siffatto periodo è possibile incontrare alcune sue manifestazioni in quasi tutto il territorio nazionale, che tuttavia non vengono improntate secondo una caratterizzazione sistematica e delineata, bensì ogni singolo centro cittadino risulta differente, sia nei linguaggi espressivi che nelle tempistiche di espansione. Si realizza una breve retrospettiva sulle tre principali città che maggiormente hanno contribuito alla definizione e alla sperimentazione del graffitismo negli anni Ottanta, ovvero Milano, Bologna e Roma, e anche in questo secondo capitolo analizziamo l’evoluzione stilistica intrapresa dall’arte urbana nel contesto italiano. Vengono ricordati alcuni momenti espositivi, così come vari festival e si pone particolare attenzione verso la contraddittorietà che caratterizza le Amministrazioni locali e le istituzioni pubbliche, le quali da un lato sfruttano i dettami e la notorietà dell’arte di strada mentre dall’altra persistono nel condannarla e mancano di una legislazione che la sostenga e la differenzi dai meri atti vandalici. Un ultimo paragrafo è dedicato alla questione della salvaguardia dell’arte urbana in territorio nazionale, ci si interroga sulla sua fattibilità e vengono proposti i testi di alcune norme che non prevedono la tutela delle sue manifestazioni. Infine nel contesto del terzo ed ultimo capitolo, a seguito di una breve introduzione del mercato dell’arte e del segmento legato alla street art internazionale, che tiene conto anche degli artisti maggiormente quotati, quali Banksy, Kaws, Shepard Fairey ed Invader, viene rivolta particolare attenzione alle prestazioni degli street artist italiani nel contesto del sopracitato settore riservato alla compravendita. Consultando ed analizzando i dati proposti dalla banca dati Artprice.com1 e dalle pagine ufficiali di numerose case d’asta, vengono raccolte informazioni rilevanti in grado di fornire il quantitativo di lotti presentati in un contesto di compravendita per ogni singolo artista indagato e la percentuale del fatturato complessivo del segmento italiano nel contesto mondiale. A seguito della rilevazione di risultati insoddisfacenti in materia di incidenza della piazza italiana, ci si è domandati dove poter ritrovare i problemi e i limiti che comportano siffatti risultati. 1 Artprice.com è una banca dati di matrice francese, leader mondiale per quanto riguarda le informazioni in merito agli indici e alle quotazioni del mercato dell’arte. Al suo interno racchiude il complesso delle aggiudicazioni in asta e delle compravendite globali delle opere artistiche, che hanno avuto luogo a partire dal 1987 negli spazi delle case d’asta e delle gallerie. Inoltre Artprice.com è dotato della sezione “Marketplace”, all’interno della quale è possibile vendere e comprare i lavori degli artisti direttamente tramite il suddetto database. 8 Capitolo I Il contesto socio-culturale del Graffiti Writing e della street art sul suolo statunitense 1. Graffiti Writing e Graffiti art, Aerosol art, Street art e Urban art Il termine “graffiti” viene impiegato solitamente per designare atti e scritte non autorizzate realizzate su superfici di proprietà altrui, sia pubblica che privata. Per quanto riguarda invece la denominazione Graffiti Writing, essa descrive il linguaggio espressivo nato nel tessuto urbano statunitense tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta. Originariamente alcuni ragazzi, di età compresa tra i tredici e i diciotto anni, lasciavano una testimonianza del proprio passaggio sulle pareti di edifici e luoghi dismessi, situati nei quartieri periferici delle grandi città ma altresì all’interno degli spazi della metropolitana newyorkese, tracciando le cosiddette tag: firme identificative realizzate tramite il disegno di simboli e lettere, che avevano lo scopo di discernere e diversificare tra loro i giovani ragazzi coinvolti in suddette prime produzioni.2 Il lavoro della critica d’arte Francesca Alinovi, studiosa e docente di arte contemporanea presso l’Università di Bologna, è risultato fondamentale per la definizione e lo studio di tale fenomeno: tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta si è recata negli Stati Uniti per esaminare le svariate manifestazioni scaturite da quella realtà di cui tanto si dibatteva oltreoceano e di cui così poco si conosceva in Italia, giungendo all’elaborazione e all’adozione dell’espressione “Arte di frontiera”, comparsa per la primissima volta all’interno di un articolo pubblicato nel febbraio del 1982 per il numero 107 della rivista “Flash art”.