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Nicola Martino 1996 National Library Bibliothèque nationale 1+1 of Canada du Canada Acquisitions and Acquisitions et Bibliographic Services services bibliographiques 395 Wellington Street 395. rue Wellington Ottawa ON K1 A ON4 Ottawa ON K1A ON4 canada Canada Your flle Vo"e r.'-rence Our liIe NOIre r.f.r8f'1/:8 The author has granted a non L'auteur a accordé une licence non exclusive licence allowing the exclusive permettant à la National Library ofCanada to Bibliothèque nationale du Canada de reproduce, loan, distribute or sell reproduire, prêter, distribuer ou copies ofthis thesis in mîcroform, vendre des copies de cette thèse sous paper or electronic formats. la forme de microfiche/film, de reproduction sur papier ou sur format électronique. The author retains ownership ofthe L'auteur conserve la propriété du copyright in this thesis. Neither the droit d'auteur qui protège cette thèse. thesis nor substantial extracts frOID it Ni la thèse ni des extraits substantiels may be printed or otherwise de celle-ci ne doivent être imprimés reproduced without the author's ou autrement reproduits sans son perrmSSlon. autorisation. 0-612-29553-2 Canada < ABSTRACT Dialects have aJways had a negative reputatio~ and have been considered beneath the national language. Even the literature composed in the various regionaJ languages has been considered inferior to the ItaIian one until ooly a few years ago, because it was thought that this literature had as an exclusive theme the peasant-popular world. This thesis will not ooly demonstrate that diaIects are languages deserving of respect, but aIso that Lucano dialect literature is not bogged down to the peasant popular world. In fact, it is capable ofexpressing any concept that any national language is capable ot: even ifthat concept does not originate in the peasant-popular world. { ( < RÉsUMÉ Les dialectes ont toujours souffert d'une réputation négative~ et ils ont été considérés au dessous de la langue nationale italienne. Même la littérature écrite dans les différentes langues régionales a été considéré inférieure à la littérature italienne jusqu'à il y a quelques années, parce-que'on croyait à tort~ que la littérature en dialecte n'avait qu'un sujet: le monde paysan et populaire. Ce travail vise à démontrer non seulement que les dialectes sont des langues tout à fait digne de respect~ mais surtout que la littérature écrite dans la langue régionale de la Lucania est loin d'être liée au monde paysan et populaire. Comme la langue nationale, elle peut exprimer n'importe quelle idée sans être ancrée au monde populaire. { ( II ( SUNTû 1 diaIetti hanno sempre goduto di una scarsa considerazione, e sono stati considerati aI di sotto della lingua nazionale. Anche la letteratura in lingua regionaIe è stata giudicata inferiore a quella italiana almeno fino a poehi anni fa. A tono si pensava che la letteratura vernacolare avesse come argomento esclusivo il mondo contadino-popolare. Questa tesi cercherà di dimostrare che i dialetti sono delle lingue da rispettare, e, in particolare, che la letteratura seritta in lingua regionale lucana non è affatto legata al solo mondo contadino-popolare. Alla pari della lingua nazionale, essa è infatti capace di esprimere qualsiasi concetto, travalieando gIi angusti confini della ruraIità. ( [II ( INTRODUZIONE Esiste una notevole differenza tra la letteratura italiana e la letteratura in Italia. La prima è quella scritta in itaIiano e fa pensare subito alla tradizione celta che si snoda da Dante a Calvino, a coloro che hanno privilegiato l'itaIiano come strumento di espressione artistica. La letteratura in Italia è invece ben altra cosa; il suo unico comun denominatore è geofisico, mentre la sua tematica è ben troppo svariata per essere classificata seguendo i criteri dei generi invaIsi nella letteratura nazionale. Ma la sua caratteristica più saliente è costituita dal fatte ch'essa non è redatta in italiano, bensi in una delle tante lingue regionali italiane e, talvolta, in dialetti. I Solo in tempi relativamente recenti il toscano è diventato la lingua prevalente della comunicazione orale in Italia. Telefono, radio, televisione, giornali e scuola d'obbligo, ( dall'inizio degli anni '50 in poi, hanno rapidamente chiuso gIi spazi ancora adibili aile lingue regionaIi, determinandone l'inesorabile commorienza, che è de facto consumata nell'Italia settentrionaIe, mentre invece sembra ancora dover dilungarsi in un crepuscolo indeterminato nel meridione e in certe zone periferiche e impervie dei Friuli Venezia-Giulia e della VaIle d'Aosta. Le letterature in lingua regionaIe in Italia hanno storie, produzioni e sviluppi assai diversi, a seconda che fossero lingue di stato (veneziano, sabaudo), lingue di borghesia La distinzione tra lingua regionale e dialetto non ë possibile in tutte le aree di omofonia dialettale (non necessariamente il piemontese coni~1>Onde alla odierna regione dei Piemonte 0 il veneto alla odierna regione deI Veneto: si seguono qui le isoglosse a suo tempo tracciate da! Tagliavini, dal Rohlfs e da altri), ma si applica particolannente bene a quelle aree in cui \."i ru un governo centrale, come le Venene, la Sicilia e il Piemonte sabaudo. Si riconoscono insomma varianti di pronunzia tra provincia e provincia, ma la fonna ufficiale è quella usata a corte. Si chiarna questa la koiné. mentre le parlate altamente Iocalizzate si chiameranno i dialetti. Vi è tutta\.ia una profonda affmità di suoni, di lessica e di costrutti per accomWUl!e tutte le parlate all'interno di un alveo principale, che è la lingua regionale. Ad esempio, lungo il Ticillo (l'antico confme tra Piemonte e Lombardia, celebrato pure dal giovane Manzoni poeta: .•... volti i guardi al varcato Ticino...") si !rova la più vistosa linca isoglossica. Sulla sponda occidentale, infatti, per negare usano l'avverbio asseverativo posposto "pa" (similmente a quanto avviene nel francese, nell'occitanico e nel provenzale), mentre sulla sponda orientale usano l'avverbio unico posposto "no". E.g. toscano: non ë vero = piemontese: a ré pa vèj = lombardo: a l'é vera no. Ma mentre per il piemontese si riesce a ricostruire in ogni parte della zona piemontofona ( l'aflinità della lingua nelle varianti delle sue parlate di contado, in Lombardia le profonde ditTerenze !ra bergarnasco e bresciano, tra lodigiano e meneghino vanificano la pretesa ad una lingua regionale ·'lombarda". ( (meneghino), di aristocrazia (partenopeo, genovese), di popolo (romanesco). Diverse di queste lingue sono state veicolatrici di imponenti produzioni letterarie, dalroralità (poi raccolta in note collezioni, come quella deI Pitrè e deI Nigra) fine alla più squisita e raffinata metaregionalità (Di Giacomo nell 'Ottocento, Pinin Pacot nel Novecento). Purtroppo ail'eccellenza della produzione artistica non corrisponde un'equipollente fortuna critica all'estero 0, per quel che conta, nelle altre regioni. Il problema, tuttavia, non è Iinguistico. Si tratta soprattutto di un pregiudizio alimentato da una pervicace prevenzione, certo incu1cata e asseverata dalla scuola e dalla scansione delle c1assi sociali nell'immediato dopoguerra, per cui i dialetti erano visti come forme corrotte della lingua nazionale; essi erano appannaggio degli indotti e potevano esprimere solo scurrilità e lazzi da trivio. Non bisogna inoltre scordarci che la riforma scolastica dapprima operata dal De Sanctis, e poi asseverata da Gentile nel secolo successivo, vigorosamente messa in atto dal regime fascista, metteva al banda ogni fonna di regionalismo, sia Iinguistico che culturale. Il primo ad aver osato parlare di una geografia della storia letteraria italiana è stato Carlo Dionisotti negli anni '60. La questione dei dialetti fu "sistemata" durante il Fascismo che { tento di imporre una lingua nazionale nonnativa ed un programma