Pubblicato sulla Rivista NTC-Note di Tecnica Cinematografica Anno 1999, N° 4 ,, edita dall’Associazione ATIC

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LEO MATIZ, FOTOGRAFO, RICORDATO A PADOVA

Nato ad Aracataca, il “Macondo” di “Cent'anni di solitudine” , Leo Leonet Matiz iniziò la sua carriera artistica come caricaturista per i giornali. E questo fino a quando il direttore de El Tiempo, Enrique Santos Montejo (Calibàn), gli regalò un a macchina fotografica spingendolo al reportage fotografico. Da quel momento l'attività di Matiz fu in continua ascesa, sia come artista che come fotografo. Difatti ai vari reportage fotografici si alternarono mostre di disegno prima, e di pittura poi, fondando per proprio conto agenzie pubblicitarie, gallerie d'arte, finché si spostò in Messico per realizzare il suo sogno e lavorare nel Cinema. Lo scoop del suo successo sta nell'essere entrato come detenuto nel carcere speciale messicano di Mazatlàn, realizzando uno straordinario documentario fotografico che lo portò agli onori della stampa mondiale. Con il successo vennero le conoscenze prestigiose e il lavoro con i più illustri nomi della cinematografia e cultura messicana: Maria Feliz, Ester Fernandez, Cantiflas, , Dolores del Rio. In seguito conoscerà pure Luis Bunuel, Augustin Lara, Pablo Neruda, , Louis Armstrong e lo stesso Garcia Marques, partecipando ad alcuni reportage dello scrittore colombiano. Con David A. Siqueiros collaborò al murale “Cuathémoc contra el mito” , e subito dopo partecipò a New York ad una collettiva allestita presso il Museum of Modern Art. Le sue fotografie, sempre con un deciso impegno sociale, erano ormai famose, quando Matiz, presente al Congresso Panamericano, fu coinvolto nell'attentato contro il leader politico Gaitàn, rimanendo egli stesso ferito. In seguitò aprì la prima Galleria d'Arte in , assieme a Clemente Orozco, del quale seguì i corsi di pittura,con , e con lo stesso Siqueiros. Nel 1949 fu segnalato tra i primi dieci fotografi del mondo mentre proseguiva il suo lavoro in molti paesi: inviato in Palestina, in Medio Oriente, in Perù, Cile, Venezuela, a Cuba e, naturalmente, in Messico e in Colombia. A Bogotà, nel 1980 , fondò una Galleria d'Arte e Fotografia. Nel 1990 Matiz approdò in Italia , dove la Provincia di Milano gli aveva organizzato una retrospettiva e pubblicato il suo primo libro di reportage fotografici, in italiano e spagnolo, presso le Edizioni Art-Studio di Milano. Ed è a Milano che, cinque anni dopo, ricevette il “Premio Horus Sicof95”, seguito a due anni di distanza da “Il filo d'argento” , assegnatoli a Firenze, in Palazzo Vecchio. Pubblicato sulla Rivista NTC-Note di Tecnica Cinematografica Anno 1999, N° 4 ,, edita dall’Associazione ATIC

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LEO MATIZ, FOTOGRAFO, RICORDATO A PADOVA

Nel 1998 Matiz morì a Bogotà per un attacco di cirrosi epatica. Ed ora Padova , nel contesto di Padovafotografia, la manifestazione culturale dell'Assessorato alla Cultura di quel Comune, ha creduto opportuno dedicare una grande mostra in onore del maestro colombiano. La manifestazione Padovafotografia, non è nuova a questi incontri, avendo già presentato autori come Eugene Smith, Mimmo Jodice, Vittorio Storaro, Tina Modotti, Walter Rosenblum. Promossa dall'Assessorato alla Cultura, sotto la direzione di Gianfranco Martinoni ed Enrico Gusella, la mostra è in collaborazione pure con la Fondazione Leo Matiz, mentre Silvana Turzio e Alejandra Matiz ne hanno curato l'esecuzione. Si tratta di centocinquanta immagini tra stampe e fotografie, alcune inedite e presentate per la prima volta al pubblico italiano dal 3 dicembre u.s. La mostra chiuderà i battenti il 27 febbraio del 2000.

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