Diego Pascale

Diego Pascale

Il Naufragio della Ragione

Complici e mandanti in un paese alla deriva finanziaria dove i politici sono sempre più ricchi facendo in cambio sparire centinaia di miliardi di euro nella generale indifferenza illusa dal meno peggio e da una speranza vana.

Edizioni Diego Pascale ISBN 978-88-9044-966-6 P. IVA 03883340238

Copyright © 2009 Diego Pascale ISBN 978-88-9044-966-6 e-mail: [email protected] internet: www.publice.it Stampato da: Lampi di Stampa, Via Conservatorio, 30 - 20122 Milano

Indice

Prefazione ...... 9 Capitolo 1 – Mafia, pizza e sole ...... 19 Capitolo 2 – La Crisi ...... 21 Capitolo 3 – La litigiosità italiana ...... 25 Capitolo 4 – Silvio e i suoi “amici” ...... 29 Capitolo 5 – La Lega Nord ...... 37 Capitolo 6 – Pezzi di merda ...... 43 Capitolo 7 – L’U.D.C ...... 55 I condannati in Parlamento ...... 58 Capitolo 8 – L’I.D.V. e l’amico “Beppe” ...... 65 Capitolo 9 – I “piccoli” ...... 69 Capitolo 10 – Le eccellenze italiane ...... 71 Capitolo 11 – La violenza selettiva ...... 77 Capitolo 12 – Stato e Mafie ...... 87 Capitolo 13 – “L’italiano tipo” ...... 95 Capitolo 14 – I costi della Democrazia (Italiana) ...... 99 Capitolo 15 – La Situazione generale italiana ...... 103 Capitolo 16 – 98 miliardi di euro spariti nel nulla ...... 107 Capitolo 17 – Finanziamento ai Partiti ...... 127 Capitolo 19 – Camera dei Deputati ...... 131 Capitolo 20 – Senato della Repubblica ...... 139 Gli sprechi di Stato ...... 146 Capitolo 21 – Ulteriori Costi Politici Diretti e Indiretti dello Stato ...... 173 Capitolo 22 – Regioni ...... 181 Gli Sprechi delle Regioni ...... 188 Le Regioni in dettaglio ...... 207 Capitolo 23 – Le Auto Blu ...... 235 Capitolo 24 – Le Province ...... 243 Gli Sprechi delle Province ...... 248 Capitolo 25 – I Comuni ...... 263 Gli Sprechi dei Comuni ...... 269 Capitolo 26 – Le Circoscrizioni ...... 287 Capitolo 27 – Le Comunità Montane ...... 297

6 IL NAUFRAGIO DELLA R AGIONE

Capitolo 28 – Totale dei Costi Politici ...... 299 Capitolo 29 – Enti e Società Pubbliche ...... 301 Capitolo 30 – Altri Costi Politici Indiretti ...... 307 Conclusioni -“Ahhh…italiano? Mafioso!!!” ...... 317 Costituzione della Repubblica Italiana ...... 328 La protesta in musica “Io dico Basta” ...... 329 Biografia ...... 333 Contatti ...... 334

A Nicole, Christian e Celine. Con la speranza di lasciare loro un mondo migliore.

Una dedica speciale, per questo semplice e umile libro:

A tutti quelli che lo leggeranno e lo dimenticheranno dopo dieci minuti, credendo che faccia parte del “folklore” italiano, che ci differenzia da sempre dal resto del mondo, al quale nulla e’ possibile contrapporre e che quindi, tutto quello che accade, rientra nelle “cose di vita” che sono destinate a seguire una via obbligata, senza che nessuno possa far nulla per modificarle. A chi non finirà di leggerlo, pensando che, se pur veritiere, le tesi, le notizie e le cifre di cui si compone sono frutto di “populismo demagogico” e assolutamente esagerate e non corrispondenti al fiducioso aspetto tranquillizzante di chi si affretterà a sollevare obiezioni di ogni genere pur di screditare ciò che altro non e’ che la realtà dei risultati del lavoro svolto negli ultimi decenni dalla politica italiana e non solo. A tutti quelli che invece lo leggeranno e condivideranno, con lo scrivente, l’enormità dell’assurda spregiudicatezza di poche centinaia di migliaia di persone che hanno messo in grave difficoltà, (con la partecipazione anche di altri fattori che sono comunque conseguenza delle loro visioni e responsabilità) la vita di un popolo intero con le loro decisioni. A tutti quelli che non avranno la possibilità di leggerlo, mi permetto di rivolgere loro, un saluto di speranza in un futuro migliore fatto anche di autoconvinzione che ognuno e’, in parte, padrone del proprio destino e che il bene o il male e’ molto spesso nelle mani di ognuno di noi e che tutti, nelle piccole o grandi possibilità che la vita ci offre, possono determinare, non necessariamente la fine ma la modifica e l’evoluzione in meglio di comportamenti e decisioni che incidono sulla vita di tutti.

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Ai giovani, in particolare, è rivolto il mio pensiero, affinché i valori in cui credono e di cui sono i naturali ambasciatori, non siano messi al servizio di chi li usa esclusivamente per il proprio rendiconto, usando come paravento la propria condizione sociale, il ruolo svolto nella propria vita e la sua visibilità giornaliera che presuppone competenza e buona fede ma, nei fatti, produce sempre più spesso esattamente il contrario. La vita è difficile, piena d’insidie e di trappole, di uomini e donne che voi giovani incontrerete nel vostro lungo viaggio e che hanno come punti di riferimento solo ed esclusivamente il proprio interesse e quello dei loro protetti e che per esso sarebbero disposti a tutto, fingendosi buoni, educati e comprensivi ma che dalle loro stanze e con le loro decisioni, specialmente se di natura pubblica, determinano il destino di un popolo intero, anteponendone esclusivamente il proprio, da cui dovrete difendervi ogni giorno della vostra esistenza. Ma la vita è anche una cosa meravigliosa che merita di essere vissuta con entusiasmo e che offre possibilità infinite alle quali ognuno di voi ha il diritto e il dovere di accedere. Voi siete il futuro. Tanto di esso è già stato bruciato da uomini con una visione della vita che si e’ purtroppo dimostrata sbagliata ma non tutto e’ perduto. Abbiate sempre fiducia e speranza. Con la forza della vostra gioventù, con saggezza e con la conoscenza del mondo che vi circonda, che con il tempo riuscirete a costruire, difendete il diritto a una vita migliore, sempre senza eccessi e nelle regole della pacifica convivenza, ma affrontate con coraggio e con orgoglio i vostri doveri, per voi e per il mondo che dipende da voi e che lascerete ai vostri figli. I sogni non hanno colore e nemmeno bandiere predefinite. La nascita di un sogno Italiano non è un’utopia ma un dovere. Un obbligo che impone a tutti noi, di costruire una nuova visione e un modello diverso della gestione politica del nostro Paese che tutto della nostra vita stabilisce e regola, nel bene e nel male, per un futuro migliore e generoso di nuove opportunità, sempre al servizio di tutti. Io so che questo e’ l’unico traguardo che l’uomo in tutta la sua storia non ha finora mai raggiunto ma se la vita di ognuno di noi ha un senso, abbiamo l’obbligo di dare un senso ad ognuno di noi.

PREFAZIONE 9

Prefazione

Questo libro non e’ stato scritto per una “elite” di letterati e uomini di cultura o per soggetti politici ma per cittadini normali come me e quindi, con un linguaggio normale… …come il mio. Un cittadino qualunque, quale sono, anonimo e del tutto ininfluente nello scenario socio - politico italiano e che nemmeno si può annoverare fra la ben nutrita schiera di donne e uomini di cultura, intellettuali, storici o critici che pullulano nella vita sociale del nostro paese e ancora meno si può considerare uno scrittore, che con questo libro ha voluto semplicemente mettere insieme una serie di riflessioni e di valutazioni, del tutto personali e assolutamente non dettate da alcuno scopo di parte, tentando di rispondere a delle semplici ma di vitale importanza questioni che, probabilmente, la stragrande dei semplici cittadini italiani, legittimamente, si chiedono ogni giorno. Ho cercato di farlo nel modo più semplice e naturale possibile e sopratutto come semplice “testimone” del mio tempo. Infatti, questo libro, nella parte iniziale e’ stato scritto di getto, con ciò che penso ognuno di noi, cittadini normali, debba conoscere e ricordare sempre come eventi di importanza notevole. La seconda parte invece, e’ stata più complessa perché ho valutato, nel modo più dettagliato che mi e’ stato possibile, l’aspetto economico della gestione finanziaria delle Istituzioni del paese da parte della politica ed i proventi ad essa stessa destinati che rappresentano lo scopo principale verso il quale i politici rivolgono

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la loro primaria attenzione. In queste pagine, in particolare, mi sono chiesto da dove nasce la cronica “incapacità’”, da parte di tutti i governi che si susseguono alla guida del paese da oltre 40 anni, di riuscire ad assicurare una stabilità economica e un progresso al passo dei tempi alla propria nazione. Ovviamente, sono fermamente convinto che molti dei nostri politici non siano degli incapaci e spesso sono persone di estrema intelligenza che, senza alcun dubbio, potrebbero dare molto più lustro alla reputazione della nostra nazione, con indubbia autorità culturale ed intellettuale. Ma qualcosa li blocca insieme all’intero Paese, evitando in questo modo uno sviluppo possibile e necessario. Quindi, come la gran parte dei miei concittadini, beneficiario o vittima (nel bene e nel male) – a seconda dei casi – delle scelte della politica, senza velleità alcuna di sostituirmi a nessuno dei politici italiani, mi sono chiesto come mai il nostro Paese ha problemi di seria ed estrema complessità, come il fatto che nel 2010 il nostro PIL sara’ inferiore a quello di dieci anni fa’, la cronica mancanza di lavoro, l’insicurezza sociale per la diffusa criminalità in tutto il territorio, l’assoluta continua inefficienza della pubblica amministrazione, la costante insufficienza di risorse finanziarie per la gestione dei vari comparti dello Stato, che rendono, con indiscutibile chiarezza, senza alcun tipo di demagogia, difficile l’esistenza di milioni di persone e, nonostante tutto, i cittadini continuano a dare fiducia, sia nel Parlamento Nazionale che negli Enti Locali e nei Comuni, esclusivamente agli stessi gruppi politici e, di conseguenza, alle stesse persone che li controllano saldamente, che sono sulla scena politica da decenni, diretti responsabili quindi, della gestione politica del Paese che ha creato le enormi difficoltà di cui ci si deve oggi far carico. Questa situazione, in un paese straniero qualunque, non sarebbe possibile. In Italia invece non e’ così.

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A parte che svolgere la funzione di politico, in Italia, coincide, esclusivamente, con il monopolizzare, a propria discrezione la gestione delle risorse economiche dello Stato e delle sue Istituzioni, (vedi per esempio i sempre più numerosi Sindaci, anche di piccoli paesi, che, senza averne assolutamente conoscenza diretta, hanno investito con estrema disinvoltura, e con sempre più spesso perdite finanziarie importanti, miliardi di euro in investimenti vari che nulla hanno a che vedere con la loro funzione originaria) non e’ così improbabile, anzi vi e’ spesso la reale possibilità, che un Presidente del Consiglio ritorni a Palazzo Chigi più di una volta, anche a distanza di anni dall’ultima. Come non lo e’ che un segretario di partito, pur uscendo sconfitto da una o più tornate elettorali, ne diventi poi Presidente oppure assuma l’incarico di Ministro di un Governo o, addirittura, arrivi ad occupare la posizione di Capo del Governo. Questo perché in Italia il politico e’ un “mestiere”che gestisce centinaia di milioni di euro che sono patrimonio dei partiti e che vengono elargiti con estrema facilità dallo Stato (e quindi da loro stessi). Migliaia di deputati e senatori, consiglieri regionali e provinciali, vivono esclusivamente di politica da sempre, accumulando patrimoni spesso di notevole consistenza pur senza aver mai svolto un “lavoro comune” come il resto dei cittadini. Con tanti soldi (dei cittadini) in tasca e la possibilità di indirizzarli dove meglio si crede e’ molto difficile perdere il proprio “posto di lavoro”. Ma la nostra anomalia non si ferma qui’. Oltre al fatto che siamo anche l’unico paese al mondo dove alcuni parlamentari espletano senza alcun problema il loro mandato pur essendo stati condannati in via definitiva per reati penali (cosa che mette indubbiamente in forte imbarazzo la credibilità democratica dell’intera nazione), centinaia di miliardi di euro, ogni anno, pur avendo uno dei primi debiti pubblici al mondo che costa ai cittadini, solo di interessi, 80 miliardi di euro l’anno e che crea un’enorme

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mancanza di risorse finanziarie, vengono gestiti dalla criminalità organizzata, sono dispersi in maniera estremamente palese dalla politica per questioni del tutto ininfluenti sul benessere collettivo e, infine, distribuiti fra i titolari di cariche pubbliche, sia di natura elettiva che di nomina, senza reazione alcuna da parte dei cittadini. Per reazione intendo ovviamente l’unica possibile: l’espressione di un voto contrario nei confronti di chi e’ il responsabile di tutto ciò e cioè la quasi totalità dell’attuale parlamento italiano e la quasi totalità delle amministrazioni regionali, provinciali e comunali, fatto salve rarissime eccezioni che più che colore politico, producono esclusivamente qualità amministrativa pur avendo a che fare con una legislazione confusionaria, complessa e incredibilmente generosa di norme (altra caratteristica che non trovi all’estero). Al contrario, invece, pur aumentando ogni volta la percentuale di astensionismo, milioni di italiani continuano a votare gli stessi partiti e le stesse persone di sempre. Mi sono quindi chiesto: perché avviene questo in un paese dove e’ vero che poco più del 65% della popolazione dichiara di essere tutto sommato soddisfatta della propria disponibilità economica (pur dichiarando anche la completa sfiducia verso la politica probabilmente per il noto motto che ci unisce tutti, dal nord al sud, “lamentati sempre, anche se stai bene, che ti conviene!) ma e’anche altrettanto vero che oltre 20 milioni di persone (circa il 35%) hanno delle enormi difficoltà, di cui quasi 7 milioni e’ ufficialmente povera vivendo con entrate economiche mensili del tutto insufficienti alle loro esigenze primarie e il restante ha grossi problemi a pagare perfino bollette ed affitto? L’attuale coalizione di governo può contare su circa 14 milioni di voti mentre il principale partito di opposizione (che ha avuto negli ultimi anni anche la responsabilità di governo) può contare su circa 8 milioni di voti. Pertanto, i cittadini con oggettive difficoltà di vita potrebbero essere il primo partito d’Italia ma invece nulla accade. Inoltre, una vasta area di cittadini che rientrano nell’area di

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reddito medio - alto, dichiara l’assoluta necessità di cambiamento per migliorare la situazione dei più deboli (probabilmente anche per mettere al riparo la propria). Al pari di questi, moltissimi uomini e donne di cultura, intellettuali, storici, economisti, giornalisti, scrittori, nella loro posizione di natura pubblica, dichiarano convinti (in diversi sondaggi ufficiali) l’estrema necessità di un rinnovamento della politica e delle soluzioni che propone. Ma ad ogni appuntamento elettorale (nazionale o locale), le posizioni restano le stesse (a partire dalla stragrande maggioranza degli stessi intellettuali) e lo scenario politico non cambia. Qualche volta i due soggetti politici più grandi e diretti rivali, si alternano nei ruoli di comando ma i personaggi, le idee e il sistema di gestione della politica e’ esattamente lo stesso e quando raramente cambiano sono sempre i loro portaborse, collaboratori o addirittura parenti. Da sempre. Il quesito e’ allora: Perché? Perché la maggioranza relativa dei cittadini del Paese sopporta problemi enormi e non ha l’intenzione di cambiare il Paese con una nuova classe dirigente oppure, viste le difficoltà di scelta imposte dalla nuova legge elettorale, non punisce i responsabili politici di questa situazione, magari portando l’astensionismo a livelli insopportabili per qualunque legittimazione democratica a governare oppure votando una formazione partitica che nulla ha a che vedere con il resto della classe politica che si alterna alla dirigenza del paese (anche se difficile da trovare perché molte delle “piccole” sono guidate dagli stessi interessi e obiettivi o da soggetti comunque, in un modo o nell’altro, vicini ai “grandi”)? Perché il Paese preferisce essere diviso in tre parti composte ognuna da 20 milioni di persone, le prime che vivono direttamente di politica, la seconda che e’ in lista di attesa per beneficiare delle

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stesse agevolazioni o di entrare a far parte della prima (aspettando magari una vita intera senza ottenere alcun beneficio sostanziale) e la terza che non ha alcuna speranza di migliorare la propria esistenza e quella dei propri figli e preferisce spesso vivere di espedienti? La risposta a chiunque non fosse italiano apparirebbe sconvolgente ma nel Paese e’ considerata come una “ovvietà’ contro la quale non si può far nulla” ed e’ facilmente intuibile nel vedere come, da fonti rigorosamente ufficiali, un enorme quantità di denaro di natura pubblica venga suddiviso, scientificamente, fra i politici, i loro partiti e i loro protetti e, in misura nettamente inferiore ma sufficiente a giustificare “un’attenzione” formale della politica, fra ampie fasce di popolazione che contribuisce alla giustificazione della continua fiducia ad appannaggio dei soliti volti noti. Un’ovvietà che, nello svolgere del testo, con la semplice analisi della società italiana, della politica che la guida con i suoi provvedimenti e la valutazione dettagliata della gestione dei conti pubblici, trova anche una sua ulteriore collocazione e motivazione dalla quale si evince anche che la responsabilità non e’ solo di un singolo e quindi di Silvio (come ci si e’ abituati a sentire negli ultimi 14 anni da una notevole parte del Paese) ma di un ampissimo numero di persone, anche apparentemente estranee, come appunto avremo modo di scoprire, che molto spesso, anche in parte senza rendersene conto, contribuiscono a costi enormi che vanno direttamente nelle tasche di tutti i politici italiani e che generano anche sprechi di notevole entità. Costi ovviamente a carico di tutti i Cittadini italiani. Se siano giusti e adeguati, lo lascio decidere al vostro insindacabile giudizio. Non spetta a me dare ricette di soluzioni ma non perché mi piaccia buttare la pietra e nascondere la mano (troverete, infatti, in questo libro qualche mia semplice ed umile idea a dimostrazione che ognuno di noi può contribuire, nel suo piccolo, al dibattito politico del proprio paese) ma semplicemente perché non e’ il mio compito.

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Il mio compito, di semplice cittadino, non e’ il tentativo di estromissione dai propri incarichi di chiunque dei politici italiani. Non e’ fra i miei interessi primari. La mia presunzione (voluta, ricercata e ostinatamente difesa) e’ quella di chiedere, a chi e’ stato eletto Democraticamente alla guida del paese, di ottemperare al suo delicato e prestigioso compito, nella maniera migliore, con serietà, onestà, buon senso e con continuo impegno, per assicurare, attraverso il suo prestigioso compito, il massimo del benessere possibile a tutto il popolo italiano e non relegare il tutto ad un puro e semplice interesse economico di parte, come oggi, di fatto, avviene e in questo testo vedremo come e perché.

DIEGO PASCALE

IL NAUFRAGIO DELLA RAGIONE “Il perché in Italia non può cambiare nulla e, in un enorme intreccio di complicità che accomuna milioni di persone e di interessi diversi, le prove che il (solo) Silvio non c’entra niente... “.

Capitolo 1 – “Mafia, pizza e sole”

La gestione della politica italiana se da un lato ha avuto indubbie e considerevoli conquiste, che nella maggioranza dei casi si sono registrate nei primi anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale e sporadicamente negli anni a seguire, dall’altro, in maniera più consistente, con le sue scelte, ha creato ed alimentato una crisi strutturale profonda che aumenta di giorno in giorno in maniera inarrestabile che si avvicina sempre più pericolosamente alla resa dei conti e che ci posiziona fra i paesi meno affidabili dal punto di vista finanziario (e non solo) fra quelli più industrializzati al mondo. Se ci si trova all’estero, infatti, come mi capita da sempre, si prova un certo imbarazzo nello spiegare quella che dagli stranieri stessi viene definita la “pittoresca” situazione politica italiana. Una nazione, il nostro Paese, definita da molti “moderna” e di altissimo livello storico-culturale ma che appare agli occhi del mondo come litigiosa, propensa a trovare sempre altre strade rispetto a quelle logiche che dovrebbe seguire, corrotta in molti suoi settori, inefficace a raccogliere le sfide dei tempi moderni, incapace di sradicare con autorevolezza e fermezza fenomeni di entità delinquenziali di enorme potere, ormai esportato da anni nel mondo, come la Mafia, la Camor- ra, la Ndrangheta e la Sacra Corona Unita. Un paese, insomma, ancora solo “mafia, pizza e sole” capace di produrre ottimi vini, alimentari di eccellenza, barche e macchine industriali di alto livello tecnologico ma totalmente incapace di produrre politiche serie e credibili, poco affidabile ed estremamente instabile politicamente. Il nostro Paese ha problemi di enorme complessità, come

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l’incapacità’ di creare nuovi posti di lavoro, una forte insicurezza sociale per la diffusa criminalità in tutto il territorio nazionale, l’assoluta inadeguatezza dell’amministrazione pubblica, la costante mancanza di risorse finanziarie per il funzionamento ottimale dei vari comparti dello Stato e per uno sviluppo moderno e competitivo, che rendono difficile l’esistenza di milioni di cittadini. Nonostante questo però, la popolazione della penisola italica, ad ogni tornata elettorale, continua ad eleggere sia nel Parlamento nazionale che negli Enti Locali e nei Comuni, gli stessi gruppi di politici e le stesse persone che ne detengono da anni il controllo. Soggetti che sono sulla scena politica da decenni e che sono i diretti responsabili, a turno fra loro, della gestione politica del Paese che ha creato le enormi difficoltà di cui ci si trova oggi a farsi carico. Questo, non sarebbe possibile in un paese straniero, perché un segretario di partito se dovesse perdere le elezioni, rassegnerebbe immediatamente le dimissioni per passare ad incarichi minori. Al contrario, se dovesse vincerle, assumerebbe l’incarico di Pri- mo Ministro per un massimo di due legislature, dopo le quali, cam- bierebbe attività definitivamente assicurando in questo modo il necessario ricambio generazionale. Questo, come noto, avviene in Gran Bretagna ma anche in Fran- cia, in Spagna, Germania e, primo fra tutti, negli Stati Uniti. Tutte nazioni additate dai nostri politici ad esempio. Ovviamente solo a proposito di tutt’altri aspetti e questioni. Altra caratteristica tutta nostrana, la più importante e pericolosa, e’ che centinaia di miliardi di euro ogni anno vengono letteralmente bruciati. Una larga parte e’ gestita dalla criminalità organizzata, prima fra tutte la Mafia che produce un “fatturato” enorme, alla quale seguono Ndrangheta, Camorra e Sacra Corona Unita. Un'altra consistente parte viene dispersa, in maniera estrema- mente palese, per questioni del tutto ininfluenti sul benessere colletti- vo e, infine, un’abbondante e generosa quota viene distribuita fra i titolari di cariche pubbliche, sia di natura elettiva che di nomina, pur avendo uno dei primi debiti pubblici al mondo che costa ai cittadini, solo di interessi, 80 miliardi di euro l’anno e che crea una voragine incolmabile nelle risorse finanziarie nazionali.

CAPITOLO 2 – LA CRISI 21

Capitolo 2 – La Crisi

I paesi più industrializzati del mondo moderno hanno, ormai da decenni, in comune le stesse problematiche e difficoltà nel reperire nuove risorse finanziarie sufficienti allo sviluppo economico e sociale senza dover continuare ad aumentare il prelievo dalle tasche dei propri concittadini attraverso le tasse. Questa impossibilità si e’ accentuata nell’ultimo anno con una crisi economica a livello globale che ha ulteriormente indebolito la struttura economica di tutto il mondo. Crisi che si e’ venuta a creare per l’estrema “disinvoltura” con la quale varie banche, enti ed istituti finanziari internazionali, alla rincorsa di utili sempre maggiori, con la complicità delle agenzie preposte alla diffusione degli indici di “rating” (l’indice di affidabili- tà di un investimento o di Imprese) in barba al “Basilea II” (accordo internazionale che definisce i requisiti patrimoniali delle banche in base ai rischi di investimenti finanziari assunti dalle stesse) hanno gestito patrimoni immensi senza le più elementari e necessarie garan- zie, rinegoziandoli ad altri istituti finanziari, che a loro volta hanno fatto lo stesso gioco e che come risultato finale hanno ottenuto una ritorsione economica negativa nei confronti di loro stessi, mettendo in questo modo in estremo pericolo le economie e, di conseguenza, il sistema produttivo e occupazionale mondiale. Ma questa crisi ha avuto fertilità di crescita grazie anche ad una totale “disattenzione” della politica internazionale, troppo impegnata nelle questioni nazionali, che, fra i tanti, avrebbe anche il compito di controllare la gestione non solo pubblica ma anche privata delle risorse finanziarie nei rispettivi paesi, attraverso le Banche centrali e

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il sistema delle Borse nazionali. Nel nostro Paese, la crisi economica e’ probabilmente al suo culmine (anche se personalmente credo che l’apice si raggiungerà nell’inverno prossimo e all’inizio del 2010) e molti “sperano”, senza averne certezza alcuna (perché la crisi e’ sfuggita letteralmente di mano e nessuno ne conosce la reale entità) che sia in fase discenden- te. L’unica certezza e’ che in Italia non ha avuto l’ampiezza rag- giunta negli altri paesi del resto del mondo ma non perché i politici nostrani siano stati particolarmente attenti (al contrario, per esempio, una regolarizzazione e razionalizzazione del sistema delle Società quotate in borsa, necessaria al sistema finanziario italiano, non viene nemmeno presa in considerazione dalla politica, permettendo ad esempio a stesse persone di sedere in consigli di amministrazione di società diverse e spesso anche concorrenti fra loro con il risultato di falsare la chiarezza del mercato e ampliando la possibilità di azioni non del tutto corrette nei confronti sia di investitori Istituzionali nazionali ed esteri, sia dei consumatori finali che sono i cittadini) ma semplicemente grazie alla caratteristica dei cittadini italiani che, al contrario di altri paesi, non amano molto esporsi nei confronti di istituti finanziari con debiti o investimenti di varia natura. Nel caso Parmalat o in quello dei Bond Argentini, ad esempio, pur essendo in un numero importante, i danneggiati sono molto pochi rispetto ai grandi numeri di investitori privati nei paesi stranieri. Inoltre a differenza di altri, nel nostro paese i cittadini (pur se con una tendenza al rialzo) titolari di mutui sono solo il 19% della popolazione (di conseguenza i proprietari di un immobile sono circa l’82%) mentre in Gran Bretagna l’80% e’ il numero dei cittadini che hanno un mutuo e quindi sono esposti ad un debito importante e di lunga durata. L’italiano classico e’ quindi a favore di un risparmio individuale oculato e attento delle proprie risorse finanziarie e preferisce acqui- stare immobili, a reddito o meno, oppure opta, nella maggioranza dei casi, verso forme di risparmio liquido, postale o bancario, (famoso e’ anche il nostro mitico “materasso”) , sistema utile proprio in situa- zioni economiche come quelle attuali che non sono certamente nuove

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nella storia del nostro paese, diffidando in maniera considerevole di azioni, bond, fondi di investimento ed altre forme simili provenienti da privati preferendole, eventualmente, ad investimenti di natura pubblica come i Bot, Btp, Cct, Ctz (anche se quest’ultimi soffrono sempre più di una forte mancanza di investitori e questo si ripercuote inevitabilmente sulla disponibilità liquida da parte dello Stato per le sue esigenze finanziarie di spese correnti, come per esempio gli stipendi dei lavoratori pubblici, gli straordinari, la gestione dei mezzi e delle attrezzature usate dal settore pubblico ed altre) . Ovviamente questo non ci elimina dalla lista dei paesi in grave difficoltà economica anche perché vi eravamo già degnamente pre- senti molto tempo prima della crisi, per via della nota e duratura difficoltà ad avere a disposizione risorse finanziarie sufficienti per lo sviluppo del paese. La stessa attenzione posta verso i propri risparmi, infatti, non e’ direttamente proporzionata a quella prestata verso la gestione politica e ai risultati che essa genera, cosa che dovrebbe essere naturale conseguenza visto che la prima dipende esclusivamente dalla secon- da. Per capire questa nostra “cronica” caratteristica, bisogna cono- scere il popolo italiano e per farlo bisogna partire da molto lontano e occuparsi di tanti aspetti dai quali si capisce la netta responsabilità dei molti piuttosto che di uno solo in particolare. Infatti, gli italiani hanno l’innata abilità di riuscire a trovare, sempre e comunque, un capro espiatorio al quale poter addossare tutto il male. Negli ultimi anni il “preferito” (anche per via di effettive scelle- rate decisioni prese nella funzione di responsabile del Governo nonché del maggior partito italiano) da una larga parte del Paese, e’ Silvio Berlusconi del quale però ci si dimentica spesso, naturalmente ad arte e a comodo (questo non perché faccia piacere o comodo anche a chi scrive ma e’ semplicemente la verità) , di molti particolari importanti come vedremo più avanti.

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Capitolo 3 – La litigiosità italiana

Dal 26 ottobre 1860, noto inizio della mai compiuta “Unità d’Italia”, ad oggi, la storia del nostro Paese ha prodotto conquiste eccellenti in tutti i campi che oggi appaiono scontate ma che sono costate enorme sacrificio e un impegno costante e caparbio. Prima fra tutte una Democrazia stabile e duratura dove il Popolo può determinare in maniera concreta il suo destino e può liberamente esprimere le proprie opinioni e le proprie caratteristiche individuali. Altra conquista e’ il miglioramento delle condizioni di vita in ge- nerale e un reddito medio individuale sufficiente a far entrare la nostra nazione fra le più industrializzate del mondo moderno. Ma, la nostra storia e’ stata anche caratterizzata anche da una con- tinua scia di sangue fratricida che ci vede contrapposti gli uni agli altri in maniera costante e che raramente ha conosciuto tregue di qualche anno fra un fatto e l’altro. Le nostre contrapposizioni interne non si sono però limitate allo spregevole uso dell’eliminazione fisica di centinaia di concittadini ma si sono sempre manifestate anche nella totale divergenza su ogni punto e su ogni situazione che da sempre contrappongono ampie fasce della popolazione. Questo rende il nostro paese più unico che raro nello scenario mondiale se confrontato alle altre nazioni che hanno sicuramente conosciuto periodi di sanguinosi scontri sociali interni ma che hanno anche tutti trovato la forza e il coraggio di riunirsi mentre da noi e’ una “guerra civile” senza fine che ha tanti volti diversi. Da Bixio alle Brigate Rosse, dalla Mafia alla Camorra, dai Cara- binieri ai Partigiani, dai Fascisti agli Anarchici, dalla Polizia ad ignoti

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cittadini, molti italiani, in un modo o nell’altro, per un motivo o per un altro, si sono resi autori di atti ignobili e di riprovevole violenza contro i loro stessi concittadini. Ancora oggi, tramite le mafie e le organizzazioni estremiste ed eversive si continua ad eliminare fisicamente centinaia di donne, uomini e bambini. Pur non volendo considerare le due guerre mondiali (dove note sono le stragi spaventose e del tutto gratuite perpetrate sia dalla Guardia Nazionale Repubblicana e dai fascisti che dai partigiani Titoisti e dai Partigiani Italiani, i quali, specialmente dal 1945 al 1949 – a guerra ormai finita – hanno ucciso, per ritorsione, migliaia di cittadini italiani, molto spesso, purtroppo, completamente estranei alle faccende di guerra e di politica) sia prima che dopo tali eventi, il nostro paese e’ stato sempre particolarmente litigioso ed estremamen- te contrapposto su’ ogni tema e questione. Le formazioni politiche, ovviamente, su questa situazione hanno investito al meglio, alimentando la crescita delle divisioni per poterne ricavare il massimo di utile possibile, salvo poi riuscire sempre a trovare accordi interni con alleati ed avversari nel parlamento, sopra- tutto sulla spartizione della gestione finanziaria ed economica del paese e sulle regole della loro stessa sopravvivenza politica, senza ovviamente far trapelare nessuna notizia all’esterno e non producen- do, in nessuna maniera, politiche di istruzione civica per aumentare nei cittadini il grado di conoscenza del funzionamento dello Stato e delle sue istituzioni, tenendo in questo modo la maggioranza del paese completamente all’oscuro sull’effettivo ruolo che deve svolgere la politica e mantenendo nelle proprie mani la prerogativa di diffon- dere ciò che e giusto e ciò che non lo e’, a loro discrezione, senza creare alternative culturali attraverso le quali poter comprendere chi dice il vero e chi invece il falso. Tale privilegio resta ad esclusivo appannaggio del ristretto circo- lo di chi fa’ parte dell’entourage dei partiti politici e della classe culturale e filosofica del paese della quale la maggioranza si guarda bene dall’evidenziare le mancanze del potere (da chiunque sia con- trollato) viste le numerose e generose elargizioni economiche alle quali può accedere grazie proprio alla gentile concessione della

CAPITOLO 3 – LA LITIGIOSITÀ ITALI ANA 27

politica. Un numero comunque irrisorio rispetto alla popolazione del Paese. La politica nel nostro paese riesce sempre a dividere padri e figli, mogli e mariti, fratelli e sorelle in una maniera sorprendentemente efficace. Non e’ raro assistere a persone che, dopo una tornata elettorale, non si rivolgono più la parola oppure vedere candidati-meteore alle varie elezioni (destinati all’estinzione appena dopo le tornate eletto- rali) che magari sono fratelli o padri e figli, in liste diverse. Se questo fosse utile ad un dibattito e ad un confronto civile che potesse assicu- rare il benessere della società e di loro stessi, sarebbe del tutto norma- le e fisiologico (non necessariamente, infatti, un figlio la deve pensare come il padre, così come un fratello e una sorella) ma il risultato ottenuto e’ sempre stato esclusivamente la sola longevità politica di personaggi politici soliti e ben conosciuti che, quando proprio fisicamente sono impediti a proseguire la carriera politica, tramandano il loro ruolo politico ai propri portaborse, collaboratori più fedeli o addirittura parenti, cercando di assicurare così la continui- tà del loro pensiero e modo di intendere in maniera “perpetua”. Infatti, si assiste sempre più spesso alla presenza di mariti e mo- gli, padri e figli, fratelli e sorelle, zii e nipoti che condividono gli scranni parlamentari (e non solo quelli ma anche quelli regionali, provinciali e in più di un caso comunali) per anni e spesso anche in formazioni politiche totalmente opposte. Ex - parlamentari che, anche dopo non essere più stati rieletti, con- tinuano ad assicurare la sopravvivenza del “loro” sistema attraverso la guida di Società ed Enti di natura Pubblica. Sindacalisti che diven- tano parlamentari (l’attuale parlamento, infatti, e’ composto per un terzo da ex-sindacalisti) e che sono presenti in maniera del tutto anormale, rispetto ad altri paesi, nei consigli di amministrazione di enti e società sia pubbliche che private. Dirigenti statali di primo piano che sono parenti, connessi o riconducibili, indiscutibilmente, a personaggi politici. Inoltre, Associazioni di categoria (che in teoria dovrebbero di- fendere i cittadini e le loro espressioni sociali, imprenditoriali, culturali e sportive, dall’assenza dell’attenzione da parte della

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politica nei loro confronti e alla ferrea applicazione dei diritti acqui- siti) che sono guidate e gestite da ex-politici o sindacalisti e legati quindi a stretto filo alla politica (dalla quale continuano a beneficiare privilegi, soprattutto economici, di varia natura) . Molto spesso Associazioni varie vengono create proprio ad arte per “posizionare” chi e’ stato escluso da più alte poltrone. Questo insieme di cose, ha portato, inevitabilmente, ad un dislivello sociale e sopratutto econo- mico nella struttura organizzativa del Paese (come vedremo più avanti) di notevole entità. Quello che premia in politica nel nostro paese non e’, infatti, la preparazione culturale, la capacità di cogliere le sfide che l’evoluzione sociale richiede alla politica, il coraggio di ascoltare le istanze e la richiesta di giustizia e di buon senso che sale dal popolo, ma la conoscenza diretta e la fedeltà incondizionata a un deputato o un senatore. In un modo o nell’altro, poi, si troverà sempre un alibi per poter far apparire il proprio comportamento e la propria appartenenza come la migliore possibile, continuando a dividere cuori ed anime. Questa perenne divisione, sociale e culturale, ha portato ad eventi terribili per un Paese “civile” come siamo abituati a definire il nostro. La Politica non ha mai voluto chiarire interamente fatti oscuri e tragici come quelli avvenuti in quello che erroneamente viene chiamato “il periodo delle stragi” (le stragi, anche se di diverse fattezze, avvengono ogni giorno e spesso in maniera del tutto anoni- ma) : l'omicidio Falcone, l'omicidio Borsellino, la strage di Portella delle Ginestre, Piazza Fontana, la strage di Brescia, di Bologna, l'Italicus, la morte di Aldo Moro, Ustica, Gladio, Calvi impiccato sotto il ponte dei Frati Neri, l'assassinio di Carlo Alberto Dalla Chie- sa, di Pasolini, di Mattei, di Ambrosoli e della lista interminabile dei tanti altri italiani onesti uccisi dalle mafie dal 1890, dall’omicidio di Francesco Gebbia, fino ai nostri giorni con (oltre a Falcone e Borsel- lino) , Scopelliti, Grassi, Giuseppe e Paolo Borsellino (padre e figlio imprenditori e omonimi del giudice Borsellino) , Beppe Alfano, Pino Puglisi, Montalto, Antonio Barbera, Polifroni, Stellino, Vincenzo e Salvatore Vaccaro Notte, Attilio Manca, Giuseppe D’Angelo e tanti altri sempre più spesso dimenticati dallo Stato e dalle coscienze dei molti, tranne che dai loro parenti distrutti e, nella maggior parte dei casi, ancora in attesa di giustizia.

CAPITOLO 4 – SILVIO E I SUOI “AMI CI” 29

Capitolo 4 – Silvio e i suoi “amici”

Proprio grazie ad un ben strutturata divisione sociale e culturale, voluta e creata appositamente dalla politica, gli italiani hanno anche acquisito l’innata abilità di riuscire a trovare, sempre e comunque, un capro espiatorio al quale poter addossare tutto il male. Come accennavo sopra, negli ultimi anni il “preferito” da un’ampia parte del paese (probabilmente anche con delle buone valide motivazioni) e’ Silvio Berlusconi. Ma, sempre come già accennato, ci si dimentica di importanti det- tagli: 1 - In primis, il Silvio, con il PDL (il nuovo partito da lui guida- to e che ha assorbito altre formazioni politiche, prima fra tutte Alleanza Nazionale) riceve, pur essendo quasi 20 i milioni di cittadini che non hanno votato o hanno votato scheda bianca e nulla nelle ultime tornate elettorali (per la precisione sono 19.695.525) , la fiducia elettorale di quasi 11 milioni di cittadini (dati Europee 2009 dove hanno votato il 69% degli elettori aventi diritto) . Ancora più alta e’ la fiducia nelle Province e nei Comuni (dato 2009 con rispettivamente il 70,53% e il 76,70% dei votanti) . 2 - Pur essendo notevolmente influente e di indubbia autorevo- lezza, non ha il potere nelle sue mani in maniera esclusiva ma altri soggetti possono determinarne la continuità o la morte, ovviamente politica, tramite intermediazioni ricattatorie, condizioni e pressioni politiche esasperanti, a volte anche mal celati, tendenti ad armonizza- re e soprattutto concretizzare gli interessi di piccoli ma potenti gruppi di potere. Soggetti politici come la Lega di Bossi che con oltre 3 milioni di voti porta la fiducia nella coalizione con Silvio a oltre 14

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milioni di cittadini e che innumerevoli volte ha costretto il governo a decisioni spesso non molto condivise anche dallo stesso Silvio, come per esempio l’istituzione delle “ronde”, il no al referendum contro la famosa legge elettorale “porcellum” , arrivando perfino a far cadere il primo governo Berlusconi e cedendo rare volte, come la questione Alitalia e Malpensa, naturalmente mai senza contropartite. Ovvia- mente lo stesso e’ avvenuto nel corso dei 15 anni della sua esperienza politica, sia che fosse al governo sia che fosse all’opposizione. 3 - Il PD, da anni monopolizzato dai pochi noti personaggi che lo controllano e che lo hanno portato ad un tracollo elettorale, incapaci di modernizzare la struttura del partito e soprattutto di rinnovarla recependo in questa maniera le istanze del popolo di sinistra (pur ricevendo oltre 8 milioni di voti che lo pongono comunque come seconda forza politica del paese) , si e’ spesso “distratto” in Parla- mento su temi fondamentali, favorendo il Silvio (come per esempio nella “dimenticanza” di affrontare, quando sono arrivati al governo del Paese, il tema del conflitto di interesse propagandato da loro stessi come un tema cruciale per la politica Italiana e ripreso ulti- mamente da Veltroni ma stranamente sempre con Silvio saldamente al potere, oppure la soglia di sbarramento alle Europee del 4% deciso insieme al PDL e alla Lega) o, nel migliore dei casi, ha tutela- to gli interessi collettivi di tutta la classe politica di qualunque colore, favorendo in questo caso i risultati che vedremo di seguito, ritirando poi “il premio” in varie occasioni come per esempio la questione dell’autorizzazione a procedere contro D’Alema al Parlamento Euro- peo respinta con l’appoggio di tutte le forze politiche italiane presenti nel Parlamento di Strasburgo, prima fra tutti . Riguardo all’azione del PD degli ultimi 15 anni, per esempio, nel periodo tra il 1995 e il 1998, con lo stesso D’Alema, poteva far approvare un testo di legge, del Senatore Passigli, che bloccava la famosa legge Frattini che consegnava, di fatto, le televisioni a Berlu- sconi ma il disegno di legge non potette essere approvato dalla came- ra per la fine anticipata della legislatura. Ripresentato nel 1996, fu’ messo però nel dimenticatoio e molti ancora oggi si chiedono perché soprattutto fra il popolo di sinistra. Violante, che nel 2002 era capogruppo Ds a Montecitorio, spiegò

CAPITOLO 4 – SILVIO E I SUOI “AMI CI” 31

la cosa dicendo che nel 1994 a Berlusconi «è stata data la garanzia piena che non gli sarebbero state toccate le televisioni» ma senza dire (come di solito e’ consuetudine nella politica) da chi. I sospetti conversero su D’Alema, a quel tempo segretario del Pds (Corriere della Sera del 1° marzo 2002 e lo stesso si lesse su La Repubblica ) , senza però chiarire come mai D’Alema (o chiunque altro fosse stato) abbia condannato la sinistra a restare a terra «senza voce» . Sospetti dovuti anche al fatto che il Governo guidato proprio da Massimo D’Alema, nel 1999 fece invece approvare una legge (tuttora in vigore), la n. 488 del 23 dicembre, dove si imponeva nell’art.27 comma 9 che i titolari delle concessioni radiotelevisive in ambito nazionale (Berlusconi e’ il primo in Italia ad avere il più altro numero di tali concessioni) dovessero pagare “solo” l’1% del fattura- to, creando di fatto enormi utili per i concessionari di reti televisive con un minimo esborso allo Stato per la concessione. Inoltre, sempre il governo D'Alema, tramite un decreto del ministro delle comunica- zioni Cardinale, ha consentito a Rete 4 (come e’ noto sempre di proprietà di Berlusconi) di continuare a trasmettere, occupando, di fatto, abusivamente le frequenze che spettavano ad Europa 7 di Di Stefano, fra i vincitori della gara pubblica per l’assegnazione delle frequenze televisive nazionali del luglio 1999. La Corte di Giustizia Europea ha per questo condannato l'Italia, in maniera retroattiva dal 1 gennaio 2006, a una multa di circa 130 milioni di euro l'anno (356.000 euro al giorno) se Rete 4 non cederà a Europa 7 le frequenze che Testa ha in concessione dallo Stato (cosa che non avverrà mai perché il problema e’ stato “risolto” dal gover- no di Berlusconi ormai da tempo, con la “complicità” del PD, pas- sando tutte le frequenze in chiaro, dal metodo tradizionale al digitale terrestre, cosa che sta’ accadendo in questo periodo ). Per l'Europa l'assegnazione delle frequenze in Italia non rispetta la libera prestazione dei servizi e non ha criteri di selezione obiettivi. La sentenza europea è la terza a favore di Europa 7 dopo di quelle della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato Italiano. Il PD inoltre, con altri soggetti di sinistra, ha gestito il periodo in cui e’ stato al governo nel peggior modo possibile, eludendo comple- tamente le aspettative del suo popolo di riferimento elettorale e

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concentrandosi esclusivamente a tenere in piedi il potere, mediando fra i litigiosi e spesso completamente diversi fra loro, componenti della coalizione, riuscendo sicuramente a sopravvivere per un paio di anni (ad esclusivo ed unico interesse degli uomini e donne impegnate nel governo) ma producendo un danno incalcolabile per la Democra- zia italiana con l’indebolimento e lo screditamento del più grande partito di opposizione, di indubbia indispensabilità al Paese, se ov- viamente fosse opposizione vera. Ultima chicca del PD, pur dimostrando aspramente contro lo scudo fiscale di Tremonti per i capitali all’estero a favore di chiari evasori fiscali e della criminalità, quando e’ stata l’ora di votare una proposta dell’IDV per l’incostituzionalità’ del decreto, il PD ha abbandonato l’aula e, ancora, quando si doveva votare il decreto in aula (che e’ passato per 20 in più) , ben 22 deputati del PD erano assenti, permet- tendone, di fatto, l’approvazione (oltre ai 6 dell’UDC e 1 dell’IDV) . Nonostante tutto, i vertici del PD continuano nella loro folle li- nea di continuare ad occupare stabilmente il potere all’interno del partito arrivando perfino a far figurare un’adesione alle primarie dell’ottobre 2007 di oltre un milione di aderenti (“primarie” fasulle ed illusorie in quanto le primarie presuppongono, proprio perché primarie, l’individuazione da parte della base dei futuri candidati ai vertici, invece il candidato – peraltro unico – e’ stato scelto dai vertici stessi) quando invece e’ stato spesso dimostrato da molti degli stessi componenti del partito che in un numero elevatissimo hanno votato più volte per una classe dirigente, con a capo Veltroni (che doveva servire a ripulire una facciata di partito come volto “nuovo” dimenticando che era già stato vice-primo ministro in un governo Prodi e che già a suo tempo riceveva dalla Camera dei Deputati un assegno vitalizio di diverse migliaia di euro al mese) , che era già stata appunto decisa molto prima dai nomi storici del partito che sono anche stati molto attenti a non permettere ulteriori candidature, blindando in maniera ferrea i regolamenti. Le primarie furono figlie di una fusione che il Prof. Sartori, sulle pagine del Corriere della Sera, ha definito “fredda” , contestando il fatto che “i partiti si fondono solo se vengono drammaticamente sconfitti alle elezioni; altrimenti gli apparati e le posizioni di potere

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di due partiti sopravvivono e si contrastano nel partito unificato (a chiacchiere), con il bel risultato di perdere elettori cattolici al centro ed elettori di sinistra a sinistra” . Come e’ stata decisa a tavolino, una volta licenziato Veltroni, l’investitura a segretario di Dario Franceschini, manco a farlo appo- sta vice di Veltroni , e che, sempre da parte del Prof. Sartori ma anche da un’ampia area del partito, viene criticato sul fatto che invece di impegnarsi con fermezza e autorevolezza nel ridare pulizia e serietà al partito «testimone» (altro che a «vocazione maggioritaria»!) che si trova a dover gestire, ha usato le sue energie esclusivamente per cercare di ottenere più visibilità possibile in occasione delle elezioni Europee del 2009. Ovviamente altrettanto succederà ad ottobre (quando questo libro sara’ già in stampa) con Bersani e Franceschini già in lizza per l’ennesimo congresso-farsa e con il primo già largamente appoggiato da D’Alema e dalla maggioranza dei “signori” del partito e destinato con molta probabilità a spodestare il secondo con il bene placido di Silvio e perfino della Lega che non perde occasione per omaggiarlo di complimenti certi che con lui la “collaborazione” continuerà per molto tempo ancora, indisturbata. 4 – Altri partiti hanno contribuito al governo del paese negli ul- timi 15 anni. Partiti come appunto la Lega Nord di Bossi ma anche come l’UDC di Pierferdinando Casini, l’IDV di Antonio Di Pietro, il PRC di Bertinotti (oggi di Paolo Ferrero) , il Partito dei Comunisti Italiani di , i Verdi di Alfonso Pecoraro Scanio (oggi guidato da uno dei leader storici, Grazia Francescato), l’UDEUR di Mastella ed altri soggetti minori, dispersi fra i rivoli di listini collegati ai più grandi. E’ indubbio che, chi più e chi meno, ognuno di loro abbia contri- buito a realizzare scelte ed interventi politici di varia natura e questo più che un pregio, che la politica tende spesso a santificare, a mio modesto parere, e’ un semplice dovere. La questione principale però e’ la responsabilità politica soggettiva di ognuno di loro nel momento del massimo impegno a loro richiesto nel governo del paese. Essere un parlamentare (e ancora di più Ministro) non e’ un com-

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pito inutile e di scarso peso (come spesso si tende a far credere dai detrattori della politica) ma racchiude una responsabilità enorme e lo si e’ visto negli anni quando, in determinate condizioni, l’approvazione o meno di una legge o addirittura il governo del paese dipende da pochissimi o da un unico Deputato o Senatore. Esprimere un qualsiasi voto nelle funzioni di parlamentare e’ una responsabilità che non può essere evidenziata o svilita, a piacimento, per giustificarsi o meno da scelte utili o disastrose. Per una scontata ovvietà, tutti i componenti di un Parlamento hanno la responsabilità di quanto accade nella politica del Paese, senza eccezione alcuna. Compresi quelli di opposizione. Invece in Italia la politica appare come immune da ogni tipo di responsabilità’ e corrisponde ormai alla personificazione e al potere assoluto di poche decine di nomi che, come abbiamo già ampiamente spiegato, da anni, la gestiscono. Nel nostro paese gli uomini politici spesso danno di se la netta impressione di non essere come altri loro colleghi come per esempio, negli USA o in Gran Bretagna. In quei paesi i politici quando ricevono responsabilità pubbliche, da uomini di parte, danno immediatamente prova di essere diventati uomini di stato. Nel nostro paese invece i politici danno sempre l’impressione di restare indefessi uomini di parte (fatto salvi rarissimi casi) . Inoltre i parlamentari per oltre il 90% svolgono la loro funzione al servizio della nazione espletando anche i doveri assunti verso i propri partiti in maniera singolare. Spesso, infatti, per moltissimi di loro il compito “primario” e’ “esclusivamente” il tenere sempre in funzione il telefonino (pagato ovviamente dai cittadini) attraverso il quale ricevono i messaggini mattutini o serali, a seconda del calendario parlamentare, che conten- gono le indicazioni di voto che devono rigorosamente esprimere durante le sedute parlamentari. Questo ha portato lo stesso Silvio a sostenere che solo poche decine di parlamentari sarebbero sufficienti a governare e legiferare perché tanto il resto non serve. Ed e’ dram- maticamente vero! Basta vedere il fenomeno dei “pianisti” dove Parlamentari esprimono in aula non solo il proprio voto ma anche

CAPITOLO 4 – SILVIO E I SUOI “AMI CI” 35

quello dei colleghi assenti! Vista l’indignazione popolare (e la palese illegalità della cosa) , i Presidenti delle Camere hanno cercato di risolvere il problema modificando il sistema di votazione con il riconoscimento delle impronte digitali al quale però e’ seguita una “rivoluzione parlamentare” con protagonisti la maggioranza dei Parlamentari. In ogni caso, nonostante molti eletti in Parlamento, promuovano nuovi provvedimenti tutti i giorni e spesso anche potenzialmente validi ed utili, la percentuale di successo di queste loro proposte individuali, e’ come i risparmi sugli sprechi che adottano nelle varie leggi e leggine sempre imposte dall’alto: meno dell’1% in quanto, sono i loro “capi di partito” a decidere cosa, dove e come legiferare. In fondo e’ un piccolo sacrificio accettato da tutti (in cambio ov- viamente di tanti bei soldini) , per essere riconoscenti del prestigioso ruolo a loro “concesso” non dal popolo ma, appunto, dai loro rispet- tivi “fari” che li hanno fatti eleggere con la famosa “legge porcata” (prima della legge però l’impressione era la stessa anche se non regolata). A tal proposito permettetemi di esprimere dei forti e seri dubbi di natura giuridica che il sistema così gestito possa configurarsi come democratico, vista la natura, la tipologia e le prerogative del mandato parlamentare previste nella nostra Costituzione che in questa maniera viene del tutto disattesa. Infine, nel nostro paese c’e’ una situazione paradossale e natura- le conseguenza dell’enorme intreccio che c’e’ fra una gran parte della popolazione e la politica. Pur essendo un paese decisamente di “organizzazione politica de- mocratica”, chiunque, oggi, in Italia ha la possibilità di essere “visi- bile” a un gran numero di cittadini e volesse uscire fuori dagli schemi preconfezionati dall’attuale classe Politica promuovendo una delle tante giuste cause che prolificano nel paese e che vengono disattese dall’attenzione dei politici, contro il volere quindi dei vari capi e capetti di riferimento, corre il reale rischio di “auto-distruggersi” in meno di dieci minuti. Un giornalista, un dirigente, uno scrittore o anche un semplice impiegato pubblico, un esponente locale di una formazione politica,

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un docente universitario o chiunque altro, correrebbe il serio rischio di “cancellare” la sua carriera, la sua professionalità, i suoi proventi, i suoi eventuali privilegi e il suo futuro personale e familiare, in un battito di ciglia senza avere nemmeno la possibilità di poter reagire. Ovviamente non e’ così palese come in altri stati (tipo in Russia ad esempio) ma, di fatto, la situazione e’ esattamente la stessa. Alcuni esempi sono i casi di Enzo Biagi e Michele Santoro ma quanti altri anonimi hanno dovuto pagare in qualche maniera la loro “indipendenza” da un sistema politico in questo modo concepito? Probabilmente tanti, troppi e tutti senza le possibilità di potersi al- meno difendersi. Anche questo ha poco a che fare con la democrazia. Mi viene in mente, in ordine di tempo, il caso di Alberto Crepaldi, ex esponente del Pd locale ed ex dirigente della Confesercenti di Mode- na che dopo una sua denuncia di infiltrazioni mafiose nella sua città sul suo Blog l’8 marzo 2009 (notare questa data…) dopo aver ricevu- to minacce, intimidazioni e due proiettili in una busta, per tutta risposta e’ diventato un ex sia nel suo partito che in Confesercenti. Il direttore generale di Confesercenti dove lavorava, sulla base di una norma deontologica sulle incompatibilità varata il 16 marzo (notare la data…) , lo invita a dimettersi dal Pd. Il dirigente esegue, ma ciò non gli evita la sospensione, poi revocata dopo frenetiche mediazioni istituzionali. In giugno però i vertici dell’associazione gli inviano la lettera di licenziamento, ribadendo che il suo articolo non c'entra. “La conte- stazione – spiega l’avvocato Fabrizio Fiorini, che sosterrà la tesi dell'ingiusta causa davanti al giudice del lavoro - riguarda un invito rivolto al ministro Zaia, e declinato da quest’ultimo, a un’iniziativa curata da Crepaldi senza che il presidente provinciale ne fosse a conoscenza: ma il mio assistito sostiene esattamente il contrario”. Anche sul fronte politico, Alberto Crepaldi non trova più spazio: la direzione del Pd, nonostante un’importante raccolta di firme a suo favore, decide di non candidarlo alle elezioni amministrative. "Al di là delle formali manifestazioni di solidarietà e della vicinanza umana del sindaco e del presidente della Provincia – conclude lui, amaro - negli attuali vertici modenesi del partito ho avvertito freddezza crescente attorno al mio caso”.

CAPITOLO 5 – LA LEGA NORD 37

Capitolo 5 – La Lega Nord

La Lega Nord, reduce da un ottimo successo alle ultime elezioni Europee 2009, superando il 10% dei voti su base nazionale, appare come chi ha saputo, negli ultimi anni, interpretare, meglio degli altri, le istanze dei propri elettori che al 90% si collocano al nord del paese. Le critiche alle quali maggiormente e’ esposta si configurano nel fatto che pur essendo forza di governo e l’unica ad essere in una posizione tale da poter decidere delle sue sorti (grazie all’accordo che ha con il PDL il quale senza di loro non avrebbe la maggioranza sufficiente per governare) , ha privilegiato politiche di natura populi- sta, demagogica e razzista (salvo puntualmente smentire quando l’esagerazione diventa ovvia e ha rasentato forme molto simili ad un “nazismo” moderno) come le ronde, i professori che sappiano parlare “dialetto” per eliminare il “fastidioso” problema che al nord del paese la categoria e’ composta per la maggior parte da docenti prove- nienti dal sud, le gabbie salariali con diminuzione degli stipendi al sud dove la vita costa meno, sottotitolare programmi RAI in dialetto, il tricolore con gli stemmi regionali e gli inni regionali, il dito medio sempre ben teso contro Roma e il sud («La Lega non è nata solo per vincere le elezioni ma per liberare la nostra gente dal centralismo romano. Non andrò in pensione fino a quando non avremo liberato la nostra gente da Roma ladrona» U. Bossi,14 agosto 2009. Bossi e’ attualmente ministro della Repubblica Italiana, e’ Parlamentare da molti anni e da altrettanti anni percepisce un sostanzioso stipendio e privilegi vari al pari di tutti i parlamentari italiani) ed altre basate tutte sul pilastro di un’ipotetica Repubblica del Nord (negli intenti, guidata ovviamente da loro e che conferma ancora una volta la loro

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ferma volontà di dividere il paese) che trova il suo fondamento sulla mala gestione della politica fin qui’ adottata da “Roma” (“Roma Ladrona”) e sulla storica indipendenza dal resto del paese delle regioni del Triveneto. Ma nei fatti e nella gestione interna al partito, la faccenda non e’ diversa dalle abitudini Romane. Innanzi tutto, ha monopolizzato a proprio vantaggio, molte delle istituzioni, degli enti e delle Società a partecipazione Statale presenti nel nord, con indubbio beneficio elettorale ma sopratutto finanziario. Ha inoltre incrementato il proprio parco mediatico con televisioni, radio e giornali locali (che ricevono, come altri, notevoli finanziamen- ti di natura statale, riempiendo ampiamente e continuamente le casse del partito) attraverso le quali svolge la sua propaganda sullo stile di Silvio (che molti giurano sia un leghista “doc” ma che per opportu- nismo abbia dovuto creato un partito diverso), dirottando l’attenzione dell’elettorato del nord verso l’avversione ai “terroni” e agli extra- comunitari, salvo lasciando approvare provvedimenti del tutto “sudi- sti” come per esempio i 4 miliardi dei fondi Fas liquidati alla Sicilia nel luglio 2009 per arginare l’avanzata del partito del Sud di Lombar- do e per ipotetiche infrastrutture, oppure prima i 140 milioni a Cata- nia e poi i 180 milioni a Palermo per evitarne il fallimento, oppure ancora il via libera del leghista Roberto Calderoli alla richiesta della Regione Siciliana di trattenere per se il gettito delle accise sui prodotti petroliferi (che frutteranno all’isola 8 miliardi di euro l’anno) che si aggiungono al 12.25% su tutte le giocate degli isolani ai giochi dei monopoli di stato, super enalotto compreso, (norma del 1993 mai messa in discussione e unica regione italiana che ne beneficia) e infine la sua totale “disattenzione” sui fondi comunitari destinati al nostro paese che per la maggior parte vanno nelle tasche delle mafie. Le stesse che investono centinaia di miliardi di euro al nord del paese sempre con l’assoluta “distrazione” del partito principale “locale”. La Lega in pratica pare voler sfruttare l’enorme potere di governo che ha nelle sue mani e che gli concederebbero mezzi illimitati per combattere fenomeni come la mafia o il malaffare, più per far pro- clami promozionali che per risolvere i problemi di tutto il paese, nord

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compreso, che tanto “sembrano” dargli preoccupazione ma che nella realtà utilizza e sfrutta nel modo migliore per arroccarsi nelle sue regioni di provenienza prendendo ovviamente in giro in primo luogo i suoi stessi elettori e poi il resto degli italiani. La Lega e’ la responsabile, al pari di altri, dell’aumento delle spese della politica, oltre che nel resto del paese (in quanto forza di gover- no) nelle regioni alle quali e’ al potere, aumentandole di anno in anno in maniera significativa (l’essere benestante non significa necessa- riamente disperdere risorse finanziarie importanti che hanno sempre un’utilità’ indiscussa) . Ha sottovalutato drammaticamente il proble- ma della sicurezza adducendone la colpa agli extra-comunitari, piuttosto che alle carenze dello stato (da loro stessi gestito) e cercan- do di porre per questo, rigidi paletti che non consentano più arrivi e aizzando l’odio razziale dei propri concittadini nei loro confronti dimenticando che molto del benessere del nord si e’ concretizzato proprio grazie alla presenza di extra-comunitari (basta fare una passeggiata negli immensi e meravigliosi vigneti del Veneto per rendersi conto di chi sono gli extra-comunitari per le regioni del nord) che hanno assorbito tutte quelle mansioni che i cittadini oggi rifiutano in seguito ad un benessere importante acquisito (benessere raggiunto grazie alla laboriosità dei cittadini e non certo grazie alla politica e ai suoi paladini). Come continua a sottovalutare questioni importantissime come la pressione fiscale che resta altissima al sud come al nord, il sostegno alle imprese, alla creazione di nuove oppor- tunità di mercato e quindi di lavoro, alle infrastrutture ancora necessa- rie che necessitato adeguamenti e miglioramenti non più rinviabili. Insomma, per molti la Lega non e’ assolutamente diversa dalla vecchia DC di una volta e, invece di risolvere i temi più importanti per il nord (e di conseguenza anche per il resto del paese verso il quale hanno un doveroso e imprescindibile “obbligo” assunto nel momento in cui hanno accettato di sedere in parlamento) si concentra esclusivamente sul potenziamento del proprio apparato politico, sfruttando le problematiche che essa stessa non riesce a risolvere in maniera soddisfacente e puntando nella “Devolution” che porterà sicuramente a termine ma che molti sospettano, con ragionevole certezza, serva solo ad accedere più facilmente alle risorse economi-

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che pubbliche da utilizzare, come nel Trentino Alto Adige o nel Veneto, per premiare politici e affini, con relativi sprechi enormi, questa volta però “certificati” dal popolo raggirato ancora una volta e lasciando al proprio destino importanti settori della società che già oggi non sono dalla loro parte e che già soffrono di problemi enormi e che ben presto ne saranno vittime. Infatti, questa era la preoccupazio- ne principale, prima dell’approvazione della Devolution, di partiti come l’UDC che chiedevano “chiarimenti” sull’entità’ finanziaria che scaturiva dall’approvazione della legge. Probabilmente il partito dovrà confrontarsi molto presto con qual- che serio problema non appena i suoi elettori di riferimento, dissolta l’aleatoria nube delle ipotetiche responsabilità di chi non e’ “locale” e non parla lo stesso dialetto, si renderanno conto dei risultati negativi che la politica così intesa inevitabilmente produce ….. se prima non succede qualcosa di più grave. E’, infatti, non più così raro vedere discriminazioni territoriali e insofferenza verso chi non e’ del “nord” o meglio e’ straniero o del “sud” , sia sul lavoro che nella vita di tutti giorni (a parte i vari cori e coretti che esponenti del partito di importante rilievo nazionale intonano nelle loro riunioni locali e che contribuiscono al gioioso intrattenimento dei commensali convenuti, basta ad esempio dare un’occhiata su Facebook dove non e’ difficile trovare gruppi aperti, ovviamente da ignoti, contro “i terroni”, “i napoletani” o “i sicilia- ni” con chiari incitamenti alla violenza pura oppure passare una giornata in un ufficio qualunque ed ascoltare il perfetto dialetto veneto o lombardo usato al posto della troppo scontata lingua “stra- niera” italiana, sia per dialoghi personali che per motivi di lavoro, con contorno di battutine definite “simpatiche” se e’ presente un napoletano o palermitano ), e questo e’ sicuramente un merito per la Lega ma con il passare del tempo, facendo breccia nei ceti medio - bassi (e non solo) di dubbia capacità culturale (caratteristica fisiolo- gica presente ovviamente non solo al nord ma anche al sud ed in tutto il resto del mondo) e decisamente di natura populista, potrebbe diventare un serio problema sociale con risvolti imprevedibili che potrebbero far passare da un’insofferenza “multinazionale” ad una concreta contrapposizione di natura tipicamente “nazionale”.

CAPITOLO 5 – LA LEGA NORD 41

Secondo il mio parere, non esiste il Veneto e il Campano o il Lom- bardo e il Pugliese ma esistono gli “Italiani” anche se difficile da credere. Certo, ci sono tradizioni e consuetudini di natura locale che vanno preservate e tramandate alle future generazioni ma quelli che di noi vivono al nord del nostro paese hanno le stesse abitudini, speranze, sogni e necessità di quelli che vivono al sud del paese. Entrambi hanno avuto gli stessi travagli, le stesse paure e hanno mischiato il loro sangue con gli altri così in guerre sanguinose come in amore procreando figli e futuro che li accomuna indissolubilmente. Entrambi vogliono il meglio dalla vita per loro e le loro famiglie e ognuno cerca di fare il meglio che può. Ovviamente e’ indiscutibile che al sud del paese ci siano problemi profondamente complessi e di natura delinquenziale nati dalla totale assenza della politica che si ripercuotono su tutto il resto del paese e si sono accresciuti anche per l’indiretta complicità di gran parte della popolazione ma questi stessi problemi hanno ormai invaso da molti anni non solo lo stesso nord ma il mondo intero, con la politica come semplice osservatore inerme e non e’ certo eliminando uno, cento o mille ”terroni” o “mandandoli a casa loro” che si risolve la questio- ne. L’indiretta complicità dei “terroni” e’ la stessa che puoi trovare nei cantieri del nord gestiti dalla Camorra o dalla Ndrangheta o dalla Mafia. E’ esattamente la stessa. Le mafie, il malaffare e il mal costume ci sono al sud come ci sono palesemente al nord e la responsabilità non e’ del mafioso del sud come quello del nord (perché anche al nord ci sono i mafiosi che hanno il “passaporto Padano” ma che capiscono perfettamente il casertano o il palermitano nei cantieri di oggi dove gestiscono migliaia di appartamenti come nelle discariche di ieri dove manda- vano i loro rifiuti) ma e’ di chi dovrebbe tutelare e proteggere i cittadini non del nord o del sud ma “italiani”. Compito questo della politica. Di tutta la politica. E’ fin troppo comodo guardare alle mafie del sud e ignorare quelle in casa propria che sono poi la stessa cosa. Verrebbero da fare, in questo caso, cattivi pensieri.

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Come troppo comodo e’ dire “tiriamo una bella linea di confine e chi se visto se visto”. Troppo comodo soprattutto dopo aver usufruito, per entrambi, delle stesse intelligenze, maestrie, competenze e visioni come delle stesse nefandezze. L’attività’ politica non e’ ancora prescritta da un medico ma dalla propria coscienza (anche se ormai solo dalla propria convenienza) . Molti dei politici, del sud esattamente come molti del nord, hanno costruito le loro fortune e il loro successo personale in nome della “Repubblica Italiana” e allora, chiunque sia sano di mente si aspetta da loro una visione ed un impegno generale sulle problematiche sociali da affrontare in un’unità nazionale che necessariamente coin- volga e coaguli tutto il paese, dal nord al sud, senza differenziazioni territoriali e in maniera non equivoca per costruire un fronte unico al malaffare e al malcostume per annientarlo definitivamente. Altrimenti il tutto corre il rischio di apparire terribilmente simile alle tante e diverse mafie disseminate in giro per il paese che hanno volti e nomi diversi e che non chiedono solo il pizzo (anche se rende ancora bene) ma che hanno affinato “culturalmente” tecniche ed azioni degne di essere racchiuse in un manuale di psicologia umana e che spaziano da un camice bianco ad un volto sorridente e rassicuran- te. Da un viso da “topo di biblioteca” (senza offesa per l’onesto mestiere di bibliotecario) al corpo attraente di un avvenente rappre- sentante aziendale, invadendo in questo modo ogni aspetto della vita sociale dell’intero paese in maniera ormai irriconoscibile ma altret- tanto manipolabile e confondibile restando nell’ombra oscura dell’oblio ma con effetti dannatamente reali e tangibili.

CAPITOLO 6 – PEZZI DI MERDA 43

Capitolo 6 – Pezzi di merda

Non credo di essere mai stato agli estremi, sia di destra che di sinistra e nemmeno, in particolare, di sinistra. Lo confesso. Pur conoscendo molto bene sia l’una che l’altra. Ho una visione della vita dove il ruolo della politica e dello Stato e’ di essenziale importanza attraverso il controllo dei cittadini assicu- rando loro libertà e democrazia ma imponendo regole che se pur civili devono essere di rigore e valide per tutti in quanto la storia dell’uomo ci insegna che quando i popoli sono messi nella situazione di poter liberamente agire senza controlli e regole ben delineate l’egoismo personale ha sempre prevalso sul benessere collettivo, creando, di fatto, situazioni di anarchia che instaurano di riflesso la legge del più forte che cancella ogni forma di democrazia. Se l’essere umano si e’ organizzato in Stati e’ lo Stato che deve dettare le regole e fare in modo che vengano rispettate da tutti per il benessere comune. Per via di questa mia visione, sono d’accordo con la Lega Nord di Bossi quando dice per esempio che bisogna regolarizzare i flussi d’ingresso degli stranieri nel nostro paese e limitarne l’accesso per quanto possibile. Ma le motivazioni che mi accomunano, almeno in questo aspet- to, alla Lega sono del tutto diverse da quelle propagandate da Bossi e i suoi fedeli e poco hanno a che fare con il mio essere non di sinistra. L’accesso indiscriminato nel nostro paese non ha creato alcun futuro per molte migliaia (forse qualche milione) di extra comunitari ma ha solo generato dolore e disperazione.

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Dietro i tanti fatti criminosi che accadono, imputabili a loro, in- fatti, non c’e’ sempre meschina cattiveria umana ma sempre più spesso i protagonisti assoluti sono solitudine, miseria, abbandono e disperazione nell’assoluta indifferenza della politica anche di quella stessa che ha permesso il loro arrivo nel nostro paese. Anzi. E’ la mancanza più grave degli ultimi anni imputabile alla sinistra italiana (ovviamente se qualcuno ricorda il fallimento della Bossi-Fini, rispondo subito che la sinistra poteva farla sparire in meno di un giorno) . L’Italia non e’ come la Gran Bretagna dove chi entra per la pri- ma volta nel paese trova una struttura statale organizzativa in grado di assicurare loro almeno una vita dignitosa. E l’isola Britannica ne ha tanti di stranieri nel proprio territorio (la maggioranza Indiani e Pachistani, eredi ingombranti del loro ex Impero ma i più numerosi sono per esempio i Polacchi che erano fino a qualche anno fa’ fuori dalla Comunità Europea). Appena arrivano sul suolo di Sua Maestà (quando ci riescono), gli extra comunitari vengono accolti in apposite case a loro destinate, in attesa del controllo dei documenti che hanno mostrato. Gli viene assicurato un alloggio pulito, con tutti i servizi primari (acqua, luce, mobili, bagno con doccia) che viene costantemente controllato e monitorato dalla Polizia. Inoltre ogni extra comunitario riceve dei “Voucher” (Buoni di acquisto) con i quali poter fare la spesa o acquistare beni per la cura personale e perfino sigarette. Infine, ognuno e’ obbligato a seguire, immediatamente, un corso di lingua Inglese, a prescindere se venga accolto o meno. Una volta controllati i documenti se vengono rifiutati, vengono rimpatriati altrimenti vengono accolti sul territorio, inviati ad un alloggio definitivo e al locale “Job Centre” (Ufficio del lavoro) nel quale vengono avviati al lavoro. Qualunque lavoro ma legale e con- trollato dalle autorità (questo vale per tutti, compreso gli stessi ingle- si) . Nel nostro paese l’unica certezza per un extra comunitario sono le “chiacchiere” fatte da proclami, intenti e visioni di solidarietà presunta che però non producono alcuna politica positiva di acco-

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glienza. Dalle mie parti dicono che “le chiacchiere se le porta via il vento” come quello che spinge i barconi della disperazione. La regolarizzazione delle badanti ad esempio e’ servita più per fare cassa (si stima almeno un miliardo di euro nelle casse dello stato) che per evitare una scontata e pericolosa sollevazione popolare ed una normale collocazione stabile di migliaia di lavoratrici e lavora- tori stranieri stabilmente nel nostro paese da anni. Riguardo all’integrazione, credo semplicemente che (da nato e residente in un paese estero) per le prime generazioni non sia possibi- le. In nessun modo. Questo perché anche noi italiani all’estero familiarizziamo di più con i nostri concittadini per condividerne le stesse abitudini e tradi- zioni (oltre alla stessa lingua) ed e’ molto difficile amalgamarsi con le popolazioni locali. Lo stesso vale per coloro che arrivano in Italia. Dopo qualche generazione ci sono più possibilità di integrazione perché i giovani nascono e crescono nella nostra cultura anche se però non abbandonano mai completamente quelle delle proprie origini. Ovviamente resta la convivenza civile fra popoli di diversa pro- venienza. Cosa che può accadere attraverso la possibilità di accedere ad una vita civile e democratica, fondata sul rispetto reciproco, sulla possibilità di esprimere le proprie ambizioni e le proprie esigenze culturali e religiose e sull’osservanza delle leggi che regolano il paese accogliente. Solo il tempo può provvedere (con i presupposti sopra stabiliti) ad una vera e propria integrazione. Naturalmente, indispensabile e’ l’attenzione e il controllo costante da parte della Politica. Ritornando al tema dell’accoglienza, la differenza fra i paesi stranieri come la Gran Bretagna e il nostro e’ sostanziale ed e’ sotto gli occhi di tutti. In Italia gli extra comunitari oltre a subire attacchi giornalieri di meschina convenienza politica (che producono altrettante ipocrite prese di posizione a loro difesa) che poco hanno a che fare con destra o sinistra, devono subire un abbandono totale da parte dello Stato che

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gli ha permesso l’ingresso. Fra le tante situazioni di disperazione che questo produce gior- nalmente nel nostro Paese, ho scelto di raccontarvi una storia che forse molti di voi già conoscono ma che, con lo stesso dubbio, altret- tanti di voi probabilmente ignorano. E’ una storia di ordinaria follia e di sofferenza assurda ed incivile che da anni si trascina sotto gli occhi totalmente indifferenti della Politica che quando sporadicamente e’ apparsa, lo ha fatto come al solito: per produrre affari e sperperare soldi. E’ una storia di dolore immenso e di solitudine dove sindacati (che abbiamo visto stracciarsi le vesti e mobilitare milioni di persone anche per situazioni senza senso come vedremo a pag. 311) e partiti di sinistra (come Rifondazione Comunista che amministra anche il comune della nostra storia) passano il 1 maggio (come nel 2007 per RC, periodo in cui era al potere di governo) , sproloquiando sui diritti degli uomini e delle bestie. Auspicando giustizia e libertà. Indignan- dosi mentre visita mostre fotografiche salvo poi ritornare a Roma e continuare a fare gli affari della Politica e la Politica degli affari. E’ una storia fatta di letame, di schiavi, di camorra, di infamia e di vergognosa crudeltà che dura da tanto e da troppo e che ricade sulle spalle di tutti. Nessuno escluso. E’ una storia di pezzi di merda. Quelli che trovi dovunque nel posto che stiamo per visitare. Per le strade sudice, nelle baracche, accantonata in cumuli che cre- scono a vista d’occhio e che riesci ad intravedere anche negli occhi e nelle anime ormai sottomesse al loro crudele destino di schiavi nel cuore dell’Italia del XXI secolo nella totale indifferenza della politi- ca, della cultura, delle fedi e del mondo intero, troppo intento a curare i propri che quelli degli altri. La storia e’ del maggio del 2008 ma ha radici lontane ed e’ ed drammaticamente reale. Si svolge in provincia di Salerno, ad Eboli, dove quel Cristo famoso ha piantato radici sempre più solide ma non nel cuore degli uomini ma solo nel volto della disperazione dei nostri protagonisti. Ad oggi (settembre 2009), nulla e’ cambiato.

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Vita e morte di San Nicola Varco - di Armando Voza - Fonte: http://ilgiornalieri.blogspot.com/2008/05/vita-e-morte-san-nicola- varco.html - Giovedi’ 22 maggio 2008. Il sogno del polo agroalimentare non è una novità di oggi. Se ne parlava già 35 anni fa quando si pensò di realizzare il “Mercato ortofrutticolo alla produzione” in località San Nicola Varco nel Comune di Eboli (Salerno) affidando i lavori alla S.G.I. SOGENE LAVORI Spa, dalla I.T. D’ANDREA Spa e i lavori nell’area di ampliamento del mercato dalla GENEROSO CORAGGIO di Salerno. La costruzione della Centrale Ortofrutta alla Produzione nel comprensorio del Comune di Eboli venne realizzata dall’Ente Regio- nale di Sviluppo Agricolo in (ERSAC) quale Concessiona- rio del Ministero dell’Agricoltura e Foreste e finanziata ai sensi dell’art. 10 della legge 27.10.1966, n. 910; il relativo progetto venne approvato dal Ministero con D.M. n. 12885 del 07.09.1975 e succes- sivi ed il Comune di Eboli concesse licenza edilizia n. 6262 del 19.05.1973; il Prefetto di Salerno con proprio decreto del 04.05.1976 (n. 1749-div. 4°) autorizzò l’Ente ad occupare, in via d’urgenza, i terreni interessati all’insediamento della Centrale, occupazione regolarizzata con successivo decreto prefettizio del 27.05.1986 (n. 578/IV) che sancì l’espropriazione definitiva dei terreni: l’intero progetto avrebbe riguardato un’area di 160.413,00 mq. Con gara d’appalto del 10.03.1977 le opere civili vennero aggiu- dicate all’impresa SIMONCINI Spa con un contratto datato 08.09.1977 per un importo di Lit. 1.767.241.143. I lavori ebbero inizio il 10.10.1977 ed avrebbero riguardato la costruzione dei seguenti edifici ed opere sussidiarie: sala lavorazione, mercato, centro direzionale, mensa e nido, alloggi, pesa, distributori, controlli, inceneritore, ricovero locomotive e raccordo ferroviario. Con atto aggiuntivo del 22.01.1980 l’importo del contratto lievitò a Lit. 2.855.779.260 e all’impresa aggiudicataria SIMONCINI Spa subentrò la S.G.I. SOGENE LAVORI Spa (poi fallita) per l’esecuzione dei lavori delle opere civili, degli impianti e dei lavori nell’area di ampliamento. In conseguenza degli eventi sismici del 23.11.1980, l’Ente di- spose la verifica delle strutture in cemento armato dalla quale scaturì

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una seconda perizia di variante e suppletiva (poteva essere diversa- mente?) che previde l’adeguamento delle strutture realizzate alla normativa antisismica derivante dalla legge 219/71 così che il secon- do importo contrattuale venne integrato di altre Lit. 583.886.250 così da arrivare ad un totale di Lit. 3.439.665.511. Per quel che riguarda invece la costruzione ed il montaggio degli impianti con contratto d’appalto n. 186866 del 29.07.1980 il Ministe- ro con D.M. n. 8238 del 05.05.1980 autorizzò l’impresa I.T. D’Andrea Spa di Napoli (poi fallita il 03.04.88) alla realizzazione dei lavori per un importo di Lit. 5.123.400.000 oltre le opere annesse per Lit. 453.255.238 e opere di raccordo ferroviario per Lit. 1.042.045.427. L’impresa Generoso Coraggio di Salerno con contratto del 31.07.1985 avrebbe realizzato i lavori di urbanizzazione dell’area di ampliamento del Mercato per un importo contrattuale di Lit. 473.068.350. L’importo complessivo di tutta l’opera assommava così a 10.105.734.526 delle vecchie lire che rivalutate a novembre 2007 corrispondono a 46.265.668.284 di vecchie lire, denaro quasi comple- tamente speso. Per un solo istante immaginiamo di tornare indietro nel tempo, nel mese di maggio del 1989, questo è quello che avremmo visto inoltrandoci nella struttura ancora non ultimata: Dall’ingresso esistente sulla strada provinciale per la stazione di San Nicola avremmo trovato un edificio in c.a., due piani con coper- tura a lastrico solare da adibire ad alloggi, al quale segue l’edificio adibito a mercato, composto da due strutture ad un piano disposte ad anello e costituito da una serie di box autonomi (in tutto circa 60); poco lontano si intravede l’impianto di depurazione costituito da una struttura con vasca di depurazione e locale ricovero compressore. Volgendo lo sguardo a destra avremmo intravisto la centrale i- drica con serbatoio di accumulo e cabina di manovra, l’edificio ad un piano adibito a sala mensa, asilo nido, locale sindacato e reparto ambulatorio quasi completo delle attrezzature e dei servizi, con portico decentrato, un edificio a due piani adibito a centro direzionale con attiguo edificio da adibire a sala convegno con tribuna; poco

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distante un casotto di ricovero per l’apparecchiatura adibita a pesa e bilico e la piattaforma della pesa esterna, il locale per la cabina elettrica, la struttura adibita a sala lavorazione con area refrigerazione e conservazione del prodotto e relativo atrio di accesso, un serbatoio per la riserva del carburante e torre evaporativi con vicina una struttu- ra ove effettuare il carico e lo scarico della merce e relativa zona da destinarsi a parcheggio dei mezzi, il tutto, come detto, su un’area di 160.413,00 mq. Esternamente sono ben distinguibili una serie di tracciati stradali, non ultimati, di collegamento tra gli edifici, oltre ad un piazzale principale mentre è ben visibile la realizzazione del tracciato fognario per le acque bianche (di risulta e pluviali) ed acque nere (fognarie), queste ultime dirette al depuratore, completamente abbandonati e non ultimati (valore complessivo all’epoca Lit. 3.439.665.511 – moltiplica per 4,6 per attualizzare il valore). Cosa avremmo trovato all’interno della struttura? Nell’area scoperta: la cabina elettrica, il gruppo cabina con pesa a bilico e piattaforma, il gruppo di captazione idrica, il gruppo serbato- io nafta di alimentazione della centrale elettrica, il gruppo condensa- tore del circuito fluido refrigerante per l’impianto ghiaccio e cella- frigo, il gruppo vasca idrica di compenso, aspirazione e distribuzione dell’acqua ai vari edifici, il gruppo impianto di depurazione delle acque reflue (con 2 compressori, un serbatoio in pvc e 2 quadri elettrici). Nell’edificio adibito a sala lavorazione: gruppo centrale termica (con generatore di vapore cilindrico completo di bruciatore, pompe di alimentazione e canna fumaria, un compressore munito di 2 pompe, un serbatoio di nafta, un addolcitore di acqua per la caldaia ed un quadro elettrico), gruppo elettrogeno (con generatore di corrente e quadro elettrico), gruppo di 5 raddrizzatori per ricarica batterie per altrettanti carrelli elettrici presenti sul posto, impianti linee di lavora- zione dei prodotti (fagiolini, verdure, cavoli e fragole da surgelare, cavoli e fragole fresche, spinaci, agrumi), gruppo centrale elettrica di trasformazione, gruppo centrale-frigo (con quadri elettrici, un com- pressore, un motore elettrico, un condensatore evaporativi, elettro- pompa, aerorefrigeratore, termostati, tubazioni, ecc.), gruppo tunnel

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di surgelazione (con tapis-rulant che dall’area di lavorazione porta alla surgelazione, ventilatori, gabbie di protezione), cella frigo ed apparecchiature connesse, macchine, attrezzature, mobili (valore complessivo all’epoca £ 6.666.069.015 – moltiplica per 4,6 per attualizzare il valore). Gli interni ad un primo controllo risultano per la maggior parte quasi completamente ultimati fatto salvo alcune strutture danneggiate dalle intemperie e dall’infiltrazione di acqua piovana. Dopo un sopralluogo di alcuni funzionari, che nell’ambito del fallimento delle due imprese esecutrici dovettero quantificare i lavori e la presenza degli impianti e macchinari, la struttura di fatto venne completamente abbandonata, nessuna precauzione venne presa per salvaguardare l’enorme patrimonio custodito all’interno della struttu- ra che presto divenne facile preda di ladri ed approfittatori: anche alla luce del sole, indisturbati, camion portarono via tutto, anche impianti enormi come i motori delle celle frigo che, qualcuno dice, oggi lavorano a pieno ritmo in qualche azienda nella zona industriale di Battipaglia, e questo senza che nessuno si accorgesse di nulla. Il tempo e il completo abbandono ha fatto il resto. Le domande che nascono spontanee, semplici, quasi innocenti sono: 1) perché nessuno provvide a vigilare sull’area per evitare che ve- nisse depredata? 2) perché San Nicola Varco non è mai decollata? Dopo un programma televisivo di qualche tempo fa i mass media si sono mobilitati tanto che oggi su internet si trovano notizie in abbondanza su questa realtà di disperati nel cuore della fertile Piana del Sele, a due passi da casa nostra. Dai primi anni ’90 cominciò ad arrivare nella nostra Piana ma- nodopera a basso costo che, non avendo la possibilità di spostarsi dai luoghi di lavoro, approfittò della presenza di questi edifici abbando- nati e probabilmente già spogliati delle attrezzature per rifugiarvisi così che oggi quest’inferno ospita in condizioni disumane circa 700 persone, quasi tutti nordafricani. “Chi entra è morto, chi esce è appena nato”, questa è la scritta, in arabo, che campeggia su una parete … e non ha bisogno di commenti.

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La notte è davvero notte da queste parti e la mancanza di energia elettrica rende il buio ancora più angosciante: ad alleviare le pene della fame e della lontananza dai propri cari, si leva leggera nell’aria la musica del cantante algerino Khaled mentre il fuoco di qualche falò o di qualche fiammella di un cucinino squarcia le viscere di quel nero d’inferno. In questo luogo di disperazioni si sono organizzati. Così che tro- viamo due barbieri ed un panificio mentre un silos è stato adibito a moschea orientata verso La Mecca. In 17 anni il comune ha speso 50 mila euro per costruire un solo bagno comune, con nove docce, che si sono intasate dopo un mese, una sola fontanella allacciata alla conduttura pubblica ed un faro neanche collegato alla rete elettrica e sapere che ad amministrare Eboli ci sia stato una colazione di sinistra (a maggioranza rifondarola) lascia davvero perplessi. Lo scorso autunno Medici Senza Frontiere ha lavorato per un paio di mesi dentro San Nicola, realizzando visite mediche su tutti gli schiavi del Nord Africa. "I braccianti – le conclusioni di MSF- ma- neggiano con disinvoltura e senza nessuna precauzione gli ortaggi trattati con pesticidi letali. In tanti hanno problemi respiratori e dermatologici" ma sono cose che già da molti anni l’associazione ebolitana L’Altritalia conosce bene perché ogni due settimane medici volontari si recano in quei posti per visitare gratuitamente chi sta male e sempre gli stessi volontari tengono, sempre gratuitamente, corsi di alfabetizzazione … nell’indifferenza assoluta delle istituzioni locali che preferiscono spendere soldi, rendendo un servizio sul quale ci sarebbe molto da dire sia in termini di qualità che di quantità. Secondo i dati dell’ufficio anagrafe del Comune di Eboli, in que- sti quattordici ettari vivono 576 persone di nazionalità marocchina. Sono tutti giovani. Tutti maschi. Le donne sono appena il 2% e si mantengono alla larga dalle favelas. Tra i 18 ed i 40 anni: ragazzi con braccia forti, essenziali, per le aziende della Piana del Sele. Il loro sudore alimenta l’economia agricola della provincia di Salerno. I numeri esposti in Prefettura dalla federazione della Cgil di Salerno parlano chiaro: il 60% della forza lavoro delle aziende agri- cole della Piana arrivano dal Marocco.

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Il 100% dei lavoratori degli allevamenti bufalini e bovini del sa- lernitano -zona di eccellenza di allevamento delle bufale- sono indiani e pachistani. Ma questa è un’altra storia, perché indiani e pachistani vivono direttamente nelle stalle. Almeno loro hanno un po’ di paglia ed un tetto per proteggersi dalle intemperie. I dati dell’ufficio anagrafe del Comune di Eboli sono al ribasso. Perché, secondo la Questura di Salerno, i numeri sono molto più alti: anche la Cgil concorda che nella Piana del Sele sarebbero almeno 700 i marocchini impegnati nelle aziende agricole. Tutti ammassati nelle capanne. Le tappe di questo commercio dei nuovi schiavi si ricostruiscono dai verbali, dalle denunce, dai documenti ufficiali delle istituzioni, depositati presso il Tribunale di Salerno. I 700 braccianti arrivano da due regioni agricole del Marocco, Bai Melal e Settath. Zone povere, dove un bracciante viene pagato dai 2 ai 5 euro per una giornata di lavoro. Vengono reclutati da affaristi marocchini senza scrupoli, che co- noscono la realtà salernitana, spesso collusi con le imprese locali. La polizia italiana ha in mano elementi sufficienti per ipotizzare che esiste una rete criminale marocchina che gestisce questo traffico, dal viaggio in Italia alle campagne di Eboli. In Marocco, a chi decide di partire per l’Italia, viene promesso un lavoro sicuro, una casa, un permesso di soggiorno stabile con tanto di contratto di lavoro in tasca. In cambio bisogna pagare. Mille euro in anticipo, con i quali gli affaristi riusciranno ad ot- tenere il visto per un permesso di soggiorno temporaneo, due o tre mesi, per consentire il viaggio in Italia. Prima dell’imbarco, si sborsano altri seimila euro. Ci sono marocchini che s’indebitano con le loro famiglie, spinti dalla speranza di una vita migliore. Di un cambiamento. Dopo il centro di accoglienza di Lampedusa, arrivano a Salerno, dove le promesse svaniscono e subentra l’angoscia. L’affarista scompare, diventa irrintracciabile, il lavoro non c’è. Si trovano a vagare per le campagne del salernitano, diventando preda dei caporali che li portano a San Nicola Varco, dove li "fanno allog-

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giare", poi li mettono in contatto con gli imprenditori agricoli del salernitano. E’ a questo punto che inizia la seconda truffa. Se fino a questo momento il business è maturato sui documenti, adesso si sfrutta la loro disperazione. L’unica soluzione è accettare quel che capita: contratti da stagionali, per 50, 100, nei casi migliori 150 giorni, a lavorare nei campi della Piana del Sele. Si parte all’alba, si lavora per dodici ore al giorno, per una paga fissa di 25 euro al giorno. Dovrebbero ricevere tra i 45 ed i 50 euro al giorno per 8 ore di lavoro. Ai 25 euro vanno sottratti altri 5 euro, che finiscono nelle tasche dei caporali per il trasporto nei campi a bordo di grossi pulmini. Non hanno diritti. Non sono lavoratori. Sono braccianti e schiavi. Solo questo. L’economia agricola salernitana si regge sul loro lavoro. Pochis- simi imprenditori offrono contratti in bianco regolari. A questi ragazzi del Marocco, dopo le 12 ore di lavoro nei cam- pi, sotto un sole cocente, non resta che restare chiusi nel loro rifugio, nell’inferno di San Nicola Varco, perché se la polizia li trova in giro, sprovvisti di contratto e quindi di permesso di soggiorno, rischiano l’arresto e l’espulsione. Non è difficile trovare tra questi disperati, persone di cultura. Alim ha trent’anni, una laurea in lingue, parla benissimo francese, italiano, spagnolo, tedesco, arabo, ed è finito anche lui in quest’inferno. Vuole parlare e raccontarci il suo di inferno: “Ti alzi alle 4 del mattino, mangi la prima cosa che capita, prendi la bicicletta, la statale, fai 30 km, fino al primo caporale. E’ lui che ti prende, che ti fa lavorare in cambio di una percentuale. Dodici ore con la schiena piegata, poi si ritorna qui dentro e si avanti sperando che cambi qualcosa”. Non tutti hanno il coraggio di parlare come Alim e in moltissimi preferiscono l’anonimato: “Sono qui dal 1999 – ci dice M.A. che arriva da Casablanca - i primi due anni ho dovuto pagare il debito di 7.000 euro, oggi mando a mia moglie e i miei figli non più di 150 euro al mese e vivo come un cane. Quando mi scade il permes- so di soggiorno, per otto mesi non riesco a rinnovarlo e vado nei campi come clandestino”. Nella Piana del Sele si raccoglie 10 mesi l’anno. La terra è ferti-

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le. “Se vai forte arrivi a 30 euro al giorno – spiega Aziz, 37 anni - ma solo nei periodi migliori, delle grandi raccolte. Il resto è fame”. I più fortunati o coloro che hanno deciso di non voler vivere in quelle condizioni accettano un posto letto a 150 euro al mese con acqua, energia elettrica e pulizia a loro carico: e i nostri imprenditori della Piana hanno subito subodorato l’affare tanto che qualcuno in vecchi capannoni fatiscenti, hanno realizzato piccole casette a schiera dove poter ospitare questi pochi fortunati. Da fuori tutto sembra regolare e dentro c’è la sorpresa che frutta a questi nuovi imprenditori centinaia di migliaia di euro all’anno (tutti rigorosamente a nero). Come quei signori perbene che di giorno gridano contro ogni immoralità e la sera frequentano certe signorine così accade nella nostra Piana: tutti vorrebbero maggiore sicurezza allontanando questi persone di razza inferiore ma di giorno li cercano per rimpinguare i loro loschi affari. Il futuro dell’area di San Nicola Varco è ancora un mistero. Nel periodo dell’emergenza rifiuti doveva essere utilizzata per stoccare le “ecoballe” prima di essere caricate sui vagoni ferroviari nella vicina stazione, poi doveva diventare la piattaforma per il Polo Agroalimentare, opportunamente recuperata da impiegarsi come alloggi per gli extracomunitari (la struttura è demaniale e quindi dello Stato, come può un altro Ente spendere denaro su un’opera non sua decidendo a chi destinarla?), doveva essere demolita per liberarsi definitivamente da quegli ospiti indesiderati, poi di nuovo è ritornata l’idea del Polo Agroalimentare Regionale (vedi deliberazione n. 252 dell’8/2/2008 che ha approvato i quattro grandi progetti del PASER 2006/2009, tra cui il Polo Agroalimentare Regionale di Eboli). Nella stessa area sempre nei disegni divini dei nostri amministra- tori è prevista la realizzazione di un centro commerciale di notevoli dimensioni che dovrebbe ridare dignità a questi luoghi e anche un po’ di lavoro. Non potendo fare diversamente … attenderemo fiduciosi.

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Capitolo 7 – L’U.D.C.

L’UDC di Pierferdinando Casini, oggi in una posizione centrale dello schieramento politico italiano, ha condiviso la responsabilità di governo con l’allora Forza Italia e Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini. Collaborazione che, secondo il parere di molti analisti, si e’ interrot- ta non solo per questioni politiche ma sopratutto perché Berlusconi pare abbia individuato come suo erede naturale Fini piuttosto che Pierferdinando il quale, per non correre il rischio di perdere la forza che politicamente lo tiene ancora in vita con sufficienti numeri (una buona parte del mondo cattolico) ha preferito posizionarsi in una situazione di indipendenza piuttosto che allearsi con il PD, in attesa di tempi migliori che pare si stiano avvicinando in occasione delle Regionali del 2010, dove i centristi sembrano determinanti in almeno sei regioni. Il Silvio e’ interessato in prima persona (facendo muovere Cicchitto e il fidato Frattini in contatti pre-estivi per organizzare il ritorno del figliol prodigo) ) anche perché avverte sempre di più l’esigenza di controbilanciare lo strapotere della Lega di Bossi. In ogni caso, l’U.D.C. ha contribuito alla politica del paese in maniera importante ed e’ quindi corresponsabile di ciò che e’ stato prodotto. Inoltre ha la pessima abitudine (che viene giustificata, con scarsa credibilità, dal fatto che nessuno e’ giuridicamente colpevole fino a prova contraria) di annoverare fra le sue fila, politici e candidati condannati o sotto inchiesta. Premettendo, con estrema chiarezza, che riguardo ai soli indagati

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non esiste alcuna colpevolezza di aver commesso un crimine se non prima sentenziato da un tribunale, la lista e’ comunque impressionan- te per un partito che e’ stato al potere per molto tempo e per giunta che si dichiara Cattolico convinto: Giuseppe Drago : Già vicepresidente nazionale del CCD, è stato presidente della Regione Siciliana nel 1998. Nel 2003 è stato condan- nato per reato di peculato dal Tribunale di Palermo, con sentenza della prima Sezione penale del 3/2 - 8/10/2003, alla pena di tre anni e tre mesi di reclusione, per essersi appropriato di fondi riservati della Regione Siciliana. Il 24 gennaio 2003 è stato condannato dalla Sezio- ne giurisdizionale per la Sicilia della Corte dei Conti "a restituire alla Regione Siciliana la somma di euro 123.123,00 per l'utilizzo impro- prio, anche dopo le dimissioni dalla carica, di tali fondi riservati" . Nel maggio del 2009 la Corte di Cassazione conferma la condanna a tre anni nei suoi confronti e nei confronti dell’ex presidente della Regione Siciliana Giuseppe Provenzano perché appunto si sono appropriati, senza fare rendiconti, dei fondi riservati della Presidenza della Regione. Per entrambi, la pena è condonata grazie al condono del governo di centro sinistra. La questione era stata sollevata dall'on. Angelo Capodicasa, Presidente della Regione Siciliana dopo di loro. A causa della sanzione dell'interdizione dai pubblici uffici Giuseppe Drago perderà il diritto ad occupare il seggio alla Camera dei Deputa- ti. Il segretario dell’UDC della regione Sicilia ha dichiarato però: L’UDC continuerà a sostenere Drago che non sara’ lasciato solo e avrà, di sicuro, un ruolo nel partito. Totò Cuffaro : Oggi Senatore UDC, Condannato in primo grado a 5 anni di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio a persone inquisite e condannate per mafia. Lorenzo Cesa : Segretario UDC. Indagato per abuso d’ufficio, con- dannato in primo grado per corruzione aggravata e poi graziato dalle leggi del governo Berlusconi e di nuovo indagato dalla Procura della Repubblica di Catanzaro che ipotizza il reato di truffa e associazione a delinquere nell’inchiesta “Poseidone” e nell’inchiesta SbP per i reati di associazione a delinquere e truffa. Vincenzo Lo Giudice : Ex Assessore regionale siciliano e noto con il

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nomignolo di «Mangialasagne» . Condannato nel 2008 in primo grado a 16 anni e 8 mesi di reclusione per associazione mafiosa. Antonio Borzacchelli : Ex carabiniere del ROS, ex consigliere regio- nale siciliano e arrestato e condannato nel 2009 in primo grado per concussione, favoreggiamento e rivelazioni di segreti d’indagine. Nino Dina : Deputato regionale, medico, accusato dal pentito Nino Giuffrè, è indagato per mafia. Onofrio Fratello : Ex deputato regionale Udc, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, secondo l’accusa avrebbe promesso alle cosche mafiose di Trapani denaro e posti di lavoro in cambio della sua elezione. Ha patteggiato la pena. Salvatore Cintola : Senatore UDC, assessore al bilancio nel preceden- te governo Cuffaro, e’ stato indagato per concorso in associazione mafiosa. Indagine archiviata nel 2007 dal Gip Donatella Puleo “ pur con indiscutibili e risalenti nel tempo i contatti con singoli uomini d'onore” . E' inoltre accusato dal pentito di mafia Massimo Ciancimi- no (figlio di Vito Ciancimino) di aver intascato tangenti, per questo è iscritto nel registro degli indagati della DDA di Palermo per concorso in corruzione aggravata dal favoreggiamento di Cosa Nostra assieme ai politici dell'Udc Totò Cuffaro e Saverio Romano e del Pdl Carlo Vizzini. Saverio Romano : Avvocato, sottosegretario al Welfare nel governo Berlusconi e componente della direzione nazionale del partito di Casini. Anche lui risulta indagato per concorso in associazione mafiosa, dopo esser stato tirato in ballo dal neo pentito Francesco Campanella. : Senatore, condannato a 5 anni e 4 mesi per associazione mafiosa esterna ma la cassazione ha annullato la senten- za e quindi il processo si deve rifare. Indagato anche per il reato di truffa all’Unione Europea. Giuseppa Savarino : Deputato regionale per la seconda legislatura risulta indagata dalla procura di Agrigento per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico in relazione ad un presunto concorso truccato. Insie- me a lei indagato anche il padre, direttore sanitario dimissionario dell’Asl di Agrigento. Gigi Tomasino : Condannato a due anni e 6 mesi di reclusione per

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turbativa d’asta e falso, con l’aggravante di avere avvantaggiato Cosa nostra, dal tribunale di Palermo. Giuseppe Salvatore Gambino : Sindaco di Roccamena ed eletto in una lista civica vicina all’Udc, Arrestato nel 7 febbraio 2006 per concorso in associazione mafiosa, è ritenuto dagli inquirenti il facto- tum del boss Bartolomeo Cascio. Vincenzo Giannone : Considerato dagli inquirenti “Organico a Cosa nostra” è considerato, in quota Udc e presidente del Consiglio comu- nale di Riesi (Caltanissetta), arrestato nel corso dell’operazione “Odessa”. Domenico Miceli : Ex assessore Udc nella giunta Cammarata a Pa- lermo, arrestato per associazione mafiosa condannato in primo grado a 8 anni. Mario Toscano : Aveva patteggiato un anno di reclusione. Secondo i giudici, il sindaco e gli altri amministratori hanno falsificato una delibera che concedeva ad una cooperativa, 600 milioni per la gestio- ne dei servizi di quattro asili nido. I condannati in Parlamento. Ma additare l’UDC come l’unico soggetto che accoglie persone condannate o semplicemente indagate, sarebbe sbagliato perché questa abitudine non e’ di sua esclusiva prerogativa. Nel nostro parlamento, infatti, oltre alla consuetudine di far lavorare collaborato- ri di molti Onorevoli pagati con meno di 1.000 euro al mese (quando va bene, pur percependone dallo Stato il triplo) e assolutamente “in nero” (all’interno quindi delle massime istituzioni del paese che dovrebbero essere l’indiscussa sede della legalità), c’e’ l’abitudine di far sedere persone che sono sì state elette (anche se con l’ultima legge elettorale e’ più esatto dire “scelti” dai capi partiti) ma che sono anche condannati in via definitiva. Nel 2009 siedono fra gli scranni del Parlamento Italiano, fra Sena- tori e Deputati, o come Eurodeputati, condannati in via definitiva i seguenti politici: Massimo Maria Berruti (Deputato PDL) Laurea in giurisprudenza, è stato inizialmente per un periodo capitano della Guardia di Finanza, nel nucleo speciale di polizia valutaria, incarico poi lasciato, dopo il 1985, anno in cui fu arrestato e indagato all’interno di una storia di

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tangenti (”scandalo Icomec”) ma che alla fine lo vide solo momenta- neamente assolto, lavorando prima come commercialista, in seguito come consulente nella Fininvest di Silvio Berlusconi, dove si occupò di società estere e del Milan. Per il lavoro svolto nel gruppo finanzia- rio nel 1994 subì un arresto, relativamente all’inchiesta sulle tangenti alla Guardia di Finanza, venne accusato di favoreggiamento, di aver tentato di depistare le indagini, cercando di non far parlare i finanzieri arrestati sul caso riguardante la Fininvest. Dal processo ne uscì con inflitta una condanna a 10 mesi in primo grado, successivamente ridotta e venendo quindi ad una condanna definitiva di 8 mesi di carcere per favoreggiamento. Vito Bonsignore ( Eurodeputato PDL ex-UDC) Due anni definitivi per tentata corruzione dell’appalto ospedale di Asti Mario Borghezio (Eurodeputato Lega Nord) Nel 1993 è stato con- dannato a pagare una multa di 750.000 lire perché responsabile di aver picchiato un bambino marocchino. Il 19 ottobre 2005 è stato condannato in via definitiva a due mesi e venti giorni di reclusione, commutati poi in una multa 3.040 euro, perché responsabile dell’incendio, aggravato da finalità di discriminazione, appiccato ai pagliericci di alcuni immigrati che dormivano sotto un ponte a Torino nel 2000. Tra le sue “azioni” anche un’incursione su un treno fermo in stazione, durante la quale, con il sostegno di alcuni militanti leghi- sti, ha spruzzato disinfettante sulle poltrone dove erano sedute delle donne extracomunitarie. Durante un intervento del Presidente della Repubblica al Parlamento Europeo si è reso protagonista, insieme ad altri parlamentari della Lega Nord, di una vivace contestazione contro l’introduzione dell’euro, (urlando la frase “Italia, Italia vaffanculo”) da lui considerata colpevole dello stato di crisi dell’economia italiana. Per questo motivo è stato fatto allontanare dall’aula. La sera del 17 dicembre del 2005 balza alle cronache per un’aggressione subita in treno sulla tratta Torino-Milano per iniziativa di alcuni no-global e simpatizzanti dei centri sociali; Borghezio e i no-global avevano preso parte a due distinte manifesta- zione NO-TAV in Val di Susa. I carabinieri avevano sconsigliato in precedenza a Borghezio di salire su quel treno, considerandolo, per lui, poco sicuro. A febbraio 2006 la situazione si ripete a Livorno,

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dove Borghezio stava tenendo un comizio organizzato dalla Lega Nord Toscana; fuori dalla sala civica si verifica un attacco congiunto di un centinaio di no-global e di frange estremiste degli ultrà livornesi respinto dalla forze dell’ordine. Un episodio molto simile si è verifi- cato anche il 3 marzo successivo a Padova. Il giorno 11 Settembre 2007 l’eurodeputato leghista è stato fermato dalla polizia prima di una manifestazione contro l’Islam a Bruxelles. Borghezio racconta di essere stato malmenato, prima di essere fermato insieme a un’altra ventina di persone. In realtà i fermati sono oltre 150, compresi il leghista, il leader e il presidente del partito fiammingo di estrema destra, il Vlaams Belang, Filip Dewinter e Frank Vanhecke. Tutti i fermati sono stati caricati su furgoni con i vetri oscurati e portati al Palazzo di Giustizia. Poco dopo le 18 Borghezio ha lasciato il palazzo di giustizia di Bruxelles. La manifestazione anti-Islam era stata vietata dal comune di Bruxelles, nonostante ciò gli organizzatori (riuniti dalla sigla “Stop the islamization of Europe”) avevano annunciato che l’avrebbero comunque attuata. Le autorità belghe hanno reagito con ampio utilizzo di forze dell’ordine, schierando agenti in assetto anti-sommossa e reparti a cavallo. Al contrario i manifestanti erano pochi, ancor meno i giovani, con indosso le ma- gliette del movimento anti-Islam. Umberto Bossi (Deputato e attuale Ministro, Lega Nord) Il 5 genna- io 1994, al processo Enimont Umberto Bossi ha riconosciuto la colpevolezza dell’amministratore del movimento Alessandro Patelli relativamente ad un finanziamento illecito ricevuto dallo stesso da parte di Carlo Sama della Montedison. Dopo aver restituito integral- mente la somma di 200 milioni di lire, raccolti dalla base leghista, e dopo l’allontanamento dal partito di Patelli, è stato condannato con sentenza definitiva dalla Cassazione a 8 mesi di reclusione per viola- zione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti. Bossi è stato in seguito condannato per il reato di vilipendio alla bandiera italiana per averla in più occasioni, il 26 luglio e il 14 settembre 1997, pubbli- camente offesa usando, nella prima occasione la frase “Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore l’uso per pulirmi il culo”, nel secondo caso, rivolto ad una signora che esponeva il tricolore “Il tricolore lo metta al cesso, signora”, nonché di aver chiosato “Ho

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ordinato un camion di carta igienica tricolore personalmente, visto che è un magistrato che dice che non posso avere la carta igienica tricolore”. Per la prima affermazione, Bossi è stato condannato il 23 maggio 2001 ad un anno e quattro mesi di reclusione, con la sospen- sione condizionale della pena; il 15 giugno 2007 la Prima sezione penale della Cassazione, respingendo il ricorso presentato dalla difesa, lo ha condannato in via definitiva. Per il secondo evento si è ricorso alla Camera, nel gennaio 2002, che non ha concesso l’autorizzazione a procedere nei confronti di Bossi (allora ministro delle Riforme) per l’accusa di vilipendio alla bandiera, ma la Consulta ha annullato la delibera di insindacabilità parlamentare, nella sentenza 249 del 28 giugno 2006. All’inizio del 2006 la pena prevista per il reato di opinione è stata modificata, dall’originaria detentiva (che prevedeva fino a tre anni di reclusione) , ad una pecuniaria (multa fino al massimo di 5000 euro). Bossi ha chiesto poi che anche la multa gli venisse tolta, in quanto europarlamentare, ma la Cassazione ha riget- tato il ricorso confermando la condanna a pagare 3 mila euro di multa. Il 29 Aprile 2008 Bossi ha dichiarato «Se la sinistra vuole scontri, io ho 300mila uomini. I fucili sono sempre caldi». Giampiero Carlo Cantoni (Senatore PDL) Inquisito per corruzione, bancarotta fraudolenta e altri reati, ha patteggiato pene per circa 2 anni di carcere e risarcito 800 milioni di lire. Enzo Carra (Deputato PD) Il 19 febbraio 1993 viene arrestato durante l’inchiesta Tangentopoli. Il 4 marzo viene introdotto in aula in catene, verrà poi condannato in via definitiva a un anno e quattro mesi per false dichiarazioni ai pubblici ministeri sulle tangenti Eni- mont. Giuseppe Ciarrapico (Senatore PDL) Ciarrapico è stato nel 1974 condannato dal pretore di Cassino, gli infligge una multa di 623.500 lire per aver violato per quattro volte la legge che tutela “il lavoro dei fanciulli e degli adolescenti”, sentenza confermata in Cassazione. Condannato a quattro anni e mezzo di reclusione, ridotti in cassazione a 3 anni, per gli sviluppi della vicenda «Casina Valadier». Inquisito anche per lo scandalo della Safim-Italsanità, il 18 marzo 1993 viene spiccato nei suoi confronti un mandato di custodia cautelare: entra a Regina Coeli il 21 marzo, insieme a Mauro Leone, figlio dell’ex

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Presidente della Repubblica e dirigente dell’AS Roma con la gestione Ciarrapico. I due vengono ricoverati nell’infermeria del carcere, mentre la società sportiva sprofonda nel caos. Il 24 aprile dello stesso anno a Ciarrapico vengono concessi gli arresti domiciliari. L’11 maggio viene revocato il mandato di custodia cautelare ma la libertà è breve perché Ciarrapico è di nuovo arrestato e trasferito a Milano, con l’accusa di finanziamento illecito ai partiti. Nel 2000, dopo sette anni, Ciarrapico viene condannato in via definitiva, tuttavia, in ragio- ne della sua età, viene affidato ai servizi sociali. Nel 1996 è condannato anche nel processo relativo al crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, in primo grado a 5 anni e mezzo di reclusione, ridotti in appello a 4 anni e mezzo. Successivamente gli sono stati condonati 4 anni, e condannato a scontare gli ultimi 6 mesi in “detenzione domiciliare” per motivi di salute. La condanna è stata confermata dalla Cassazione. Non ha mai risarcito i danni alle parti civili cambiando continuamente residenza. Marcello De Angelis (Deputato PDL/AN). Condannato in via defini- tiva a 5 anni di carcere per banda armata e associazione sovversiva come elemento di spicco del gruppo neofascista Terza Posizione. Marcello Dell’Utri (Senatore PDL). False fatture e frode fiscale. Condannato in via definitiva per false fatture e frode fiscale a due anni e tre mesi di reclusione (patteggiando la pena ed usufruendo dello sconto di pena pari ad un terzo) a Torino Tentata estorsione. È stato condannato in primo grado a Milano a due anni di reclusione per tentata estorsione ai danni di Vincenzo Garraffa (imprenditore trapanese) , con la complicità del boss Vin- cenzo Virga (trapanese anche lui). Il 15 maggio 2007 la terza corte d’appello di Milano conferma la condanna a due anni. Concorso esterno in associazione mafiosa * Le indagini iniziano nel 1994 con le prime rivelazioni che confluiscono nel fascicolo 6031/94 della Procura di Palermo. * Il 9 maggio 1997 il gip di Paler- mo rinvia a giudizio Dell’Utri, e il processo inizia il 5 novembre dello stesso anno. * In data 11 dicembre 2004, il tribunale di Palermo ha condannato Marcello Dell’Utri a nove anni di reclusione con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il senatore è stato anche condannato a due anni di libertà vigilata, oltre all’interdizione perpe-

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tua dai pubblici uffici e il risarcimento dei danni (per un totale di 70.000 euro ) alle parti civili, il Comune e la Provincia di Palermo. Calunnia pluriaggravata È stato imputato, e successivamente assolto, a Palermo per calunnia aggravata ai danni di alcuni pentiti. Secondo l’accusa avrebbe organizzato un complotto con dei falsi pentiti per screditare dei veri pentiti che accusavano lui ed altri imputati. Per questa accusa, il gip di Palermo dispose l’arresto di Dell’Utri nel 1999, ma il Parlamento lo bloccò. I giudici della quinta sezione di Palermo lo hanno assolto «per non avere commesso il fatto» in base all’art. 530, secondo comma del codice di procedura penale. Era stato condannato in primo grado a 9 anni. La Procura aveva chiesto una condanna di 7 anni. Renato Farina (Deputato PDL). La magistratura ha indagato sui rapporti da lui avuti con alcuni membri del Sismi (i servizi segreti militari). Farina ha confermato di fare parte del Sismi dal 1999. Nel giugno 2004, riceve da Pollari (l’allora direttore del Sismi) , tramite Pio Pompa, l’ordine di recuperare da Al Jazeera le immagini dell’esecuzione di Fabrizio Quattrocchi ed è proprio in questa opera- zione che nasce il suo nome in codice: Betulla. Con il suo operato inoltre fornisce ai servizi segreti informazioni nelle mani dei pubblici ministeri sul rapimento della giornalista de il manifesto Giuliana Sgrena, tenuta prigioniera in Iraq dall’Organizzazione della Jihad islamica. Il 2 ottobre 2006 l’ordine dei giornalisti lombardo lo so- spende per un anno per aver pubblicato notizie false in cambio di denaro dal Sismi. Nell’ottobre 2006 la Procura ne chiede la radiazio- ne dall’albo dei giornalisti. Farina a novembre 2006 viene messo sotto scorta delle forze di polizia in quanto oggetto di intimidazioni anonime. Riceve nello stesso mese anche un finto pacco bomba firmato Fronte Rivoluzionario per il Comunismo. Nel dicembre 2006 il sostituto procuratore di Milano, Armando Spataro, ne chiede il rinvio a giudizio assieme ad altre 34 persone, nell’ambito dell’inchiesta sul rapimento dell’ex imam di Milano, Abu Omar. Trentadue di esse sono accusate di concorso nel sequestro. Renato Farina (accusato di aver organizzato una falsa intervista con i magi- strati con il solo scopo di raccogliere informazioni sull’indagine) e i funzionari del Sismi, Pio Pompa e Luciano Seno, devono rispondere

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invece di favoreggiamento. Nel febbraio 2007 ha patteggiato la pena ed è stato condannato a sei mesi di reclusione. La pena è stata imme- diatamente commutata in una multa di 6.800 euro. Farina ha ricono- sciuto le accuse di favoreggiamento mosse a suo carico e, nel corso degli interrogatori, ha ammesso di essere stato pagato ripetutamente dal SISMI per le sue attività e di aver ricevuto pressioni da Pollari e Pompa per reperire informazioni sulle indagini in corso sul sequestro di Abu Omar. Giorgio La Malfa (Deputato PDL-PRI) Nell’ambito del “processo Enimont”, ha subito una condanna definitiva a 6 mesi e 20 giorni per finanziamento illecito. Roberto Maroni (Deputato e Ministro, Lega Nord) . È stato condan- nato in via definitiva a 4 mesi e 20 giorni per resistenza a pubblico ufficiale. Il reato contestato è stato commesso in Milano il 18 settem- bre 1996 durante una perquisizione disposta dal Procuratore della Repubblica di Verona nei confronti di tale Marchini Corinto, e poi estesa ad un locale ritenuto nella disponibilità del predetto presso la sede federale di Milano della Lega Nord per l’indipendenza della Padania. Maroni ha riportato ferite cercando di difendere col proprio corpo, assieme ad altri leghisti, i locali dalla perquisizione. Domenico Nania (Senatore PDL/AN). Condannato in via definitiva per lesioni volontarie personali, per scontri politici negli anni univer- sitari. Antonino Papania (Senatore PD). Nel 2002 è stato condannato per abuso d’ufficio, perché scambiava regali con assunzioni. Giuseppe Naro (Deputato UDC). Condannato in primo grado a 3 anni e in Cassazione a 6 mesi definitivi di reclusione per abuso d’ufficio nel processo per l’acquisto con denaro pubblico di 462 ingrandimenti fotografici, alla modica cifra di 800 milioni di lire. Salvatore Sciascia (Senatore PDL). Condannato definitivamente a 2 anni e 6 mesi per aver corrotto alcuni ufficiali e sottufficiali della Guardia di finanza. Antonio Tomassini (Senatore PDL). Medico chirurgo, condannato in via definitiva dalla Cassazione a 3 anni per falso. Camber Giulio (Senatore PDL) . Condannato a 8 mesi per millantato credito nell’ambito della Kreditna Banka.

CAPITOLO 8 – L’I.D.V. E L’AMICO “ BEPPE” 65

Capitolo 8 – L’I.D.V. e l’amico “Beppe”

L’Italia dei Valori di Antonio di Pietro ha dalla sua delle forti critiche soprattutto da parte del partito di Berlusconi, concentrate sulla persona di Tonino (pur avendogli offerto un posto da ministro nel suo governo ) in quanto oltre ad aver utilizzato metodi tutt’altro che democratici e di diritto nella famosa vicenda di “” sulle tangenti della politica (che si pensava avesse cambiato il paese per sempre ma purtroppo ci si e’ accorti che la situazione e’ pres- sappoco la stessa di allora) non ha mai spiegato le vere ragioni per le quali ha preferito lasciare la Magistratura per entrare in politica. Il partito, negli ultimi tempi, si e’ caratterizzato per essere stato l’unico soggetto politico a livello nazionale ad intercettare il malcon- tento di molti elettori sia di destra che di sinistra mettendo perfino a rischio la credibilità del PD come unico grande partito capace di intercettare l’opposizione di parte dei cittadini contro l’attuale mag- gioranza, di cui e’ ancora ufficialmente alleato ma che sta’ sfidando per la costruzione di un’alternativa all’attuale maggioranza che superi lo status di opposizione che attualmente entrambi ricoprono. L’IDV ha aperto le porte alla società civile, candidando molte donne e uomini “normali” e impegnati nel sociale che hanno subito riscosso l’appoggio di molti, compreso i sostenitori di Beppe Grillo (che si calcola siano circa il 4% in tutto il paese) e ai gruppi che si rifanno alla sua nota azione contro la politica Italiana. Il successo del partito alle europee del 2009 e’ stato impressionante ed e’ arrivato a raddoppiare i voti avuti solo l’anno precedente con l’elezione di ben 7 europarlamentari (prima ne aveva solo uno) e portando in Europa persone di indubbia onestà come Sonia Alfano,

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Presidente Nazionale dell’Associazione Vittime della Mafia. Ma oltre a questo, l’IDV ha portato all’attenzione nazionale anche un altro magistrato che e’ stato il primo eletto, in tutta Europa, al parlamento europeo con 450.000 voti (più delle preferenze avute dallo stesso Di Pietro) , Luigi De Magistris. Questo ha attirato critiche feroci da più parti che ipotizzano la struttura di un partito dei giudici, pericolosissimo per la democrazia italiana vista la concreta e oggettiva possibilità di un magistrato o di un giudice di poter decidere della libertà o meno di qualunque sogget- to da poter ipoteticamente usare per una sua eventuale carriera futura in politica. Lo stesso De Magistris, pur dichiarando prima delle elezioni che in caso di elezione si sarebbe congedato dalla Magistra- tura, ha optato per l’aspettativa, attirando ulteriori pesanti proteste. In Gran Bretagna per esempio, nessun magistrato o giudice rilascia mai interviste ai giornali o appare pubblicamente in video – e’, infatti, anche vietato usare telecamere o macchine fotografiche in aula – e nessuno di loro si occupa mai di politica, in nessun modo, come nessuno di loro si sognerebbe mai di entrare in politica, onorando, a parer loro, in questo modo il ruolo di imparzialità totale dalla politica che una donna o un uomo di legge assume nel momento in cui decide di intraprendere la sua carriera che e’ la massima garanzia di tutela della costituzione, della democrazia e delle leggi dello Stato. Gli interessati dell’IDV, ovviamente negano rispondendo che il vero pericolo per la democrazia sono le ambiguità e i provvedimenti legislativi che adotta l’attuale maggioranza e i procedimenti penali aperti nei confronti di Silvio Berlusconi. Resta inoltre, a dire di molti, da chiarire la discreta presenza nelle file del partito di personaggi alquanto discutibili e nettamente in contrasto con la politica di legalità che il partito pratica, per esempio in Campania ma non solo. A proposito di Beppe Grillo, negli ultimi anni, con l’utilizzo della rete Internet (il suo blog e i Meetup) e con l’abilità’, da tutti ricono- sciutagli, di grande comunicatore, ha saputo attirare l’attenzione di milioni di italiani su temi di importanza fondamentale che la politica non ha saputo affrontare come l’ambiente, la giustizia, le nuove tecnologie e l’organizzazione dello Stato. Ma non solo. Grillo ha

CAPITOLO 8 – L’I.D.V. E L’AMICO “ BEPPE” 67

anche reso pubblici: i giochi di potere dell’alta finanza (vedi il caso Telecom) che, con la complice “distrazione” della politica, hanno smembrato le grandi società di Stato con utili spaventosi per i pochi “fortunati” messi alla loro guida e con perdite enormi per il paese; i giochi di potere della politica nonché gli aspetti più nascosti dei personaggi politici, facendo nomi e cognomi. Questa opera, cresciuta costantemente negli anni, ha in maniera sostanziale risvegliato la volontà di seguire le cose di natura pubblica di milioni di cittadini e non solo dei più giovani che si sono ricono- sciuti nello sdegno e nella volontà mostrata da Grillo di volere la massima trasparenza nella gestione della politica. Gli avversari di Grillo gli imputano innanzitutto lo “sboccato” e “sfrontato” modo di porsi, con il suo ormai notissimo “Vaffanculo facile”, e inoltre lo accusano di strane trame, in accordo con perso- naggi come Di Pietro, per vendicarsi dell’estromissione, avvenuta tanti anni fa’, dalla Rai e dai circuiti televisivi da parte della politica e per continuare ad arricchirsi aizzando il popolo in maniera “demago- gica e populista” che, tradotto dal politichese, significa uno che va’ a ruota libera, tradito anche dai suoi amici “comunisti” e non capisce che in politica bisogna adeguarsi a chi prende più voti…… Non importa come. Altra accusa e’ l’inconsistenza delle sue iniziative delle quali nessuna e’ andata concretamente in porto pur mobilitando importanti masse di persone. Grillo, dal canto suo, va’ avanti, coadiuvato da molti e anche da un non meno caparbio e ben informato Marco Travaglio, attirando sempre più consensi che sono la dimostrazione che molti nel paese non sono più disponibili ad assistere passivamente ai soprusi spesso perpetrati dalla politica ai danni dei molti. La sua filosofia principale sta’ nel fatto che per cambiare bisogna partire dai Comuni e per questo motivo non si e’ impegnato in prima persona in altri tipi di elezioni (promuovendo però le candidature di Sonia Alfano e Luigi De Magistris alle europee 2009) ma ha promos- so la nascita di liste locali “a cinque stelle” per partecipare solo alle elezioni comunali per portare nei consigli idee e volti nuovi, non collegati ai giochi di potere dei partiti, con i quali ripartire, appunto dal basso, per rinnovare il paese. Parlamento senza condannati, una

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legge sul conflitto d’interessi, l’acqua pubblica, il no al nucleare, lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, massimo due legislature per i parlamentari, wi-fi gratuito e ritiro delle concessioni televisive di Stato ad ogni soggetto politico sono i punti principali del suo pro- gramma. Interessante sara’ vedere il tentativo di organizzare anche le liste a “Cinque Stelle” che si proporranno alle regionali del 2010 e che saranno il preludio alla nascita del “Nuovo movimento di liberazione nazionale” , progetto questo che, a dire di molti osservatori, dovrà fare comunque i conti con la sostanziosa diversità dei seguaci del “Grillo pensiero” dove ci sono anime profondamente diverse e dove molti hanno delle forti difficoltà ad accettare nei fatti una democrazia di base da dove far scaturire i futuri candidati da proporre nelle tornate elettorali e dove il fattore umano e personale ancora prevale sull’interesse generale. Questo lo si nota nell’attenta valutazione delle attività di molti “Meet-up” dei Grillini dove e’ chiara la netta preva- lenza di molti “Organizer” che gestiscono un potere di veto di poco chiara provenienza e dove sempre più spesso le discussioni interne vengono dirottate verso argomenti di palese convenienza individuale dei gestori se non distratte da argomentazioni per nulla attinenti ad un nuovo modo di intendere la politica ma che hanno la chiara intenzio- ne di selezionare i vari responsabili, a discapito delle reali intenzioni di tutti gli aderenti, e che nel momento della presentazione di future candidature potrebbero avere gioco facile nell’auto proporsi. Un po’ come il PD. Tutto dipenderà dall’abilità’ del Grillo nazionale di regolamentare in maniera democratica e con un’effettiva partecipazione che proven- ga dal basso un’operazione politica che coinvolge milioni di persone e dalla quale non può tirarsi più indietro (molti dicono, infatti “era ora che si decidesse”) ma che nasconde indubbie e spinose difficoltà. Un ruolo di vitale importanza per il movimento e’ auspicato da molti da parte di Sonia Alfano e da Luigi de Magistris che, in qualità di indipendenti nell’IDV, meglio coordinati con lo stesso Grillo, potrebbero coagulare attorno alla loro figura politica, la grande massa di aderenti e strutturare una vera e propria forza politica in grado di competere con gli avversari su scala nazionale.

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Capitolo 9 – I piccoli

Il PRC (Partito della Rifondazione Comunista) di Fausto Bertinotti (oggi di Paolo Ferrero), il Partito dei Comunisti Italiani di Oliviero Diliberto, i Verdi di Alfonso Pecoraro Scanio (oggi guidato da uno dei leader storici, Grazia Francescato) e l’UDEUR di Mastella hanno anch’essi partecipato alle politiche governative degli ultimi anni come protagonisti. Tutti con il risultato di essere però rimasti fuori dal Parlamento per motivazioni politiche e non solo. I partiti storicamente riconducibili alla sinistra estrema, una volta raggiunto il potere hanno in maniera sostanziale, deluso i propri elettori e, come e’ noto, gli elettori degli estremi sono sempre molto attenti alle cose di natura pubblica e alla politica in generale e non perdonano facilmente accomodamenti, compromessi e cedimenti, di nessun genere. L’UDEUR, in seguito ad indagini della magistratura e alla conse- guente incriminazione della signora Mastella (Presidente del Consi- glio Regionale della Campania) e del marito, Clemente, e’ stato praticamente decimato non avendo avuto nemmeno la possibilità di concorrere alle elezioni politiche del 2008, nonostante un accordo con il Silvio dal quale però lo stesso si e’ defilato vista l’impopolarità nella quale era caduto Clemente (che candidamente dichiarò: E adesso che faccio? Io so’ fare solo la politica!”) il quale però si e’ politicamente “riabilitato” candidandosi alle successive Europee sempre con il PDL di Silvio e riuscendo ad essere eletto con 112.311 preferenze. (e’ noto il suo sorpreso commento - “Ma questi lo sanno quanto guadagna un Deputato italiano? Cosi si corre il rischio di

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non arrivare alla fine del mese!” -, quando il primo giorno da Euro- parlamentare ha scoperto che gli Eurodeputati percepiscono dalla CEE “solo” poco più di Euro 250 al giorno di diaria) creando però una strana situazione interna familiare: Clemente e’ Europarlamentare PDL mentre la moglie e’ Presidente del Consiglio Regionale della Campania con il Centrosinistra (a testimonianza ed a riprova di quanto si affermava sopra, nel precedente capitolo 3) . Tutti questi soggetti politici minori, insieme, però, hanno raggiunto un ambito risultato (dovuto comunque per legge…) : quello di conti- nuare a percepire, ancora per i prossimi 4 anni, i rimborsi elettorali, riservati a chi raggiunge almeno l’1% alle elezioni per la Camera dei Deputati, ed oltre al “vitalizio” (pensione a vita) un’ottima buonuscita personale come ex – Parlamentari. Per esempio Mastella ha ricevuto un’indennità’ di fine mandato di 300.000 euro, Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi) e Teodoro Buontem- po (La Destra) 149.792 euro, (Sinistra democratica) 153.664 euro, Bertinotti (Prc), Oliviero Diliberto (Pdci) ed Enrico Boselli (Partito Socialista) 131.068, Franco Giordano (Prc) e Paolo Cento (Verdi) 112.344, Francesco Storace (La Destra) 19.208 e Daniela Santanché (candidata premier per La Destra) 65.534. Poco importa in fondo se poi nessuno di loro e’ stato rieletto.

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Capitolo 10 – Le eccellenze italiane

Da un’analisi dei risultati raggiunti dalla politica italiana negli ultimi decenni e la struttura sociale che ne e’ la diretta conseguenza, la cosa che salta immediatamente all’attenzione di chiunque e’ che entrambi sono indiscutibilmente insufficienti e assolutamente ineffi- cienti. Decisioni politiche che hanno provocato divisioni e spaccature profonde nella società civile (ma pare venga definito “confronto democratico”) e che sono state tutte di matrice “personalistica” tendenti cioè a tutelare, piccoli o grandi, interessi di parte, (più di qualcuno, infatti, e’ assolutamente certo che la politica, dal 1945 ad oggi, riesce costantemente a “comprare”, in vari modi, e non neces- sariamente quindi con denaro, i voti necessari alla sua sopravviven- za) che hanno, ovviamente, solo alimentato in maniera costante la crescita a dismisura del nostro primario problema che e’ il divario sempre più ampio fra il Prodotto Interno Lordo e il Debito Pubblico enorme che, solo nel 2009, e’ costato alla collettività circa 80 miliardi di euro solo di interessi e ci pone ai primi posti negativi del mondo, senza portare alcun beneficio alla società italiana. In pratica, nel 2008 tutti gli italiani hanno prodotto 100 e la politica ne ha speso 108. Tutti i settori del paese e i comparti delle amministrazioni pubbliche sono apertamente in crisi. Debito pubblico che deriva dalle deleterie e dispendiose politiche adottate a partire dagli anni 60 e seguenti, anche con il contributo notevole ed autorevole di personaggi che sono ancora sulla scena politica odierna come De Mita (“neo” europarlamentare con 56.510

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preferenze nelle file dell’UDC) , Scotti (che e’ parlamentare e sotto- segretario nel governo attuale) , Mastella (come già accennato, anche lui “neo” europarlamentare dopo 32 anni passati in parlamento ed eletto nelle file del PDL con 112.311) ed altri, non a caso tutti ex DC, degni eredi dei personaggi di allora. Personaggi che sono, dalla politica stessa, con una sintonia stupefacente, definiti spesso “padri della patria” e “uomini di stato di massima statura” ma dei quali si vedono molto chiaramente oggi gli effetti delle loro “politiche pa- triottiche” oltre alla classe politica che hanno formato e ci hanno tramandato. Infatti, pur non mettendo in dubbio l’esistenza di numerose eccel- lenze, che spaziano dalla meccanica alla cantieristica navale, dagli alimentari all’abbigliamento, dal vino al reparto calzaturiero, che esistono nel nostro paese e che rendono il “Made in ” unico, pregiato e il più ricercato al mondo e trainano l’economia nazionale, le imprese, le attività commerciali e di servizi, hanno delle enormi difficoltà di accesso al credito di impresa (pur essendo chiaro che e’ delle banche e degli istituti finanziari la responsabilità diretta della crisi economica e non certo delle imprese) e subiscono una pressione fiscale che nel 2009 si e’ assestata al 43,3%, non tenendo conto di altre imposte che, di fatto, portano la pressione fiscale ad oltre il 60%, che si affianca a quella Bancaria che aumenta di giorno in giorno ignorando totalmente l’indispensabile necessità di un adeguamento dei costi per l’utilizzo dei servizi bancari da parte delle imprese, vitali per le loro attività e crescita. La cassa integrazione aumenta (ci sono casi in cui alcuni dipendenti sono in cassa integrazione da oltre 30 anni, come in Calabria, ma questo fa’ parte degli sprechi più che del lavoro) . La produzione diminuisce (ad aprile 2009 la produzione industriale ha avuto un calo del 25,40% rispetto all’anno precedente) . La ricerca e’ pratica- mente ferma. I fondi per la sicurezza (nel nord del paese ti ammazza- no in casa invece che nel sud dove nemmeno si scomodano… lo fanno direttamente per strada e a caso…) diminuiscono costantemente come quelli per l’istruzione. Il mercato del lavoro e’ fermo (nel 2010 e’ attesa una disoccupazione al 10% con una perdita, in 2 anni di oltre 2 milioni di posti di lavoro) e la precarietà aumenta in maniera

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esponenziale dando solo la “sensazione” che ci sia un mercato del lavoro ancora in grado di assorbire nuovi profili. La modernizzazione e l’armonizzazione dei costi delle amministrazioni pubbliche e’ ancora una possibilità provata sulla carta (pur se con positivi risultati ottenuti dall’amministrazione Brunetta che ha aumentato la presenza e quindi la produzione dei dipendenti delle amministrazioni pubbli- che) ma difficilissima da realizzare concretamente per le enormi pressioni da parte delle forze sociali che tendono (caso anch’esso tutto italiano) a tutelare il lavoratore più che il lavoro. Le forze dell’ordine, con dei parchi mezzi di 100 possono usarne molto spesso solo il 20% per mancanza di fondi necessari al loro utilizzo. Sempre più difficile e’ la distinzione fra corrotti e corruttori (nonostante Mani Pulite) , caratteristica quest’ultima, in comune con altri paesi, dove la politica non e’ molto più attenta di quella nostrana. Infatti, nell’ultima ricerca, del giugno 2009, pubblicata dall’agenzia Transparency International Italia , effettuata in 69 nazioni e che ha coinvolto 73 mila persone, il nostro Paese ne esce nuovamente con le ossa rotte, consuetudine ormai consolidata da anni: Alla domanda su quale organizzazione sia in assoluto la più corrotta in Italia, il 44% ha risposto i partiti politici. Complessivamente settore privato, Parlamento, media e magistratu- ra non arrivano al 30%. In pratica, nessuno, è immune dalla corruzione. In una scala che va da zero (assenza di corruzione) a cinque (estre- mamente corrotto) , i partiti arrivano a 4,1; il privato a 3,2, i media a 3,4 e la magistratura a 3,5. A tutti è stato chiesto che tipo di percezione avessero della corru- zione e come questa influenzasse le loro vite. I risultati vedono il primato, tutt'altro che invidiabile, dei partiti politici. Per i cittadini sono loro l'istituzione più corrotta. Ma anche il privato ha poco da sorridere: rispetto a cinque anni fa, l'aumento è stato in Italia del 7% (a dispetto della media europea che è del 23% - +16% -, con picchi di oltre il 50% nel nord Europa). Più della metà degli intervistati considera la corruzione come un mezzo di pressione illecita ma praticato da parte dei privati per

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influenzare le politiche governative. In Italia, come la Corte di Cassazione ha più volte precisato la corruzione e’ un “balzello” annuale da 60 miliardi di euro. Altro aspetto e’ il paragone tra la ricerca fatta nel 2006 e quella odierna. L'aumento è generalizzato, in particolare quello che riguarda la giustizia dove c'è una crescita della corruzione di 6 punti percen- tuali. A tal proposito, c’e’ da notare che nel settore giustizia, in Italia, dei 615 magistrati solo 400 sono in realtà operativi perché il 30% risulta assorbito da altri incarichi, più o meno retribuiti, seminari, conferen- ze, consulenze ed alcuni magistrati sono anche fuori ruolo e ricevono lo stipendio da giudice ma fanno altro presso altre amministrazioni e autorità dello Stato con, ovviamente, un secondo stipendio in appan- naggio. Il Direttore Castelli, capo dell’organizzazione della giustizia, nel giugno 2008, faceva inoltre notare che ci sono 1.500 posti di magi- strati scoperti e manca quasi il 20% di personale amministrativo. A giustificazione di questi vuoti viene lamentata la carenza di finanziamenti per coprire debiti di 68 milioni. Ma e’ anche vero che ci sono crediti per pene pecuniarie e sanzioni processuali per 602 milioni, dei quali solo 43 milioni ricuperati. La Repubblica segnala, il 01.06.08, che presso i conti correnti dei tribu- nali giacciono, “dormienti” , importi per 1.600 milioni di euro che riguardano somme sequestrate per illeciti civili e penali e che si riferiscono anche a procedimenti conclusi già da anni e che l’amministrazione non ha mai mostrato di pensare di utilizzare. Tra i motivi del cattivo funzionamento della giustizia viene anche evidenziato l’eccessivo numero di sedi di tribunali ma le resistenze locali alla chiusura delle sedi minori sono molto forti e a molti ap- paiono come pretesto per rinviare o rinunciare ad una riforma dell’Amministrazione della giustizia. A fronte della ricerca effettuata da Transparency Internatio nal Italia , spicca un dato preoccupante. In Europa pochissimi decidono di denunciare. Tre quarti delle persone testimoni di comportamenti illeciti hanno tenuto la bocca chiusa.

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Una tendenza legata alla sfiducia nei confronti delle politiche governative contro la corruzione: solo il 31% le considera efficaci, contro un 56% che non le lega ad alcune risultato. In Italia solo il 16% reputa efficace il contrasto, mentre il 69% lo giudica totalmente inefficace. Una cifra ben al di sopra della media europea che vede il 24% soddisfatto (+8% rispetto all'Italia) e il 56% del tutto insoddisfatto (-13% rispetto all'Italia). Per il resto del mondo, l’Italia e’ al 45mo posto per affidabilità dietro a Malaysia, Mauritius, Giordania e Botswana. La corruzione, in Italia, brucia oltre 60 miliardi l’anno, per il 50% nell’area della Sanità, per un restante 35 % nell’area Appalti, fornitu- re e finanziamenti pubblici per i quali e’ abbastanza chiaro, come mette in evidenza l’Alto Commissario, il Prefetto Serra, che “Sono reati che non possono essere commessi senza l’attiva partecipazione di funzionari e dirigenti corrotti e corruttivi” .

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Capitolo 11 – La violenza selettiva

L’analisi della lenta e implacabile “violenza selettiva” che ha prodotto la politica italiana può proseguire con la continua strage delle “Morti Bianche” che ogni anno conta migliaia di lavoratori che muoiono sul posto di lavoro, il più alto numero in Europa. La giustificazione dello Stato e’ la mancanza di responsabilità dei datori di lavoro nonostante leggi ferree e la mancanza di fondi per un controllo capillare e territoriale efficiente ed e’ in parte vero. Solo in parte perché i fondi invece ci sarebbero e produrrebbero non solo controlli efficaci ma anche nuova e importante occupazione ma il problema vero e’ che vengono usati con altre finalità (come vedre- mo più avanti) . Non manca l’elemento elettoralistico nelle azioni di governo degli ultimi anni, con lo scopo di dimostrare la capacità di reperire nuove risorse finanziarie a discapito delle grandi problematiche sociali. Si possono citare ad esempio diversi interventi legislativi: - L’indulto del 2006, dove Mastella, Forza Italia, Democratici di Sinistra, Margherita, Verdi, Rifondazione Comunista e Udc votarono tutti a favore al contrario dell’Italia dei Valori, la Lega, una parte di Alleanza Nazionale e i Comunisti italiani che si astennero. A distanza di tre anni, il problema si e’ di nuovo ripresentato in maniera dram- matica con una carenza da emergenza di carceri mentre nel paese ci sono decine di strutture dello Stato abbandonate ed inutilizzate (frutto di sprechi enormi) che potrebbero essere riconvertite. - La depenalizzazione del falso in bilancio , voluta dal governo Berlusconi (senza alcuna convinta reazione da parte dell’opposizione), con la conseguenza che, con una semplice multa di

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natura amministrativa, qualunque azienda, impresa o attività com- merciale, può stilare un bilancio falso o commettere reati che in altri paesi vengono invece puniti severamente. Non mancano nemmeno provvedimenti adottati esclusivamente per la difesa della stessa politica e dei soggetti che la guidano: - La legge sulle intercettazioni (che in questo momento e’ in lettura al Senato dopo essere stata approvata alla Camera) che pone dei rigidi paletti per l’utilizzo delle intercettazioni, imponendo, per poterle effettuare, “evidenti indizi di colpevolezza” . Molti giuristi contrari, contestano il fatto che per avere “evidenti indizi di colpevolezza” significa già dover aver individuato il colpe- vole, cosa che si raggiungere però solo se, appunto, usi anche (oltre ad altri sistemi) le intercettazioni ambientali verso i sospettati. Limitando di fatto questo istituto, significa legare le mani alle investigazioni con benefici enormi a favore dei delinquenti, special- mente dei Mafiosi. Infatti, pur non essendo inclusi nella legge i reati di stampo mafio- so, nella quasi totalità dei casi per scoprire un reato di natura mafiosa, bisogna investigare su altre ipotesi di reato (come spaccio, usura, estorsioni, appalti truccati, ecc.) per il quale però entrano in gioco le restrizioni della nuova legge. In sostanza, con la nuova legge, se un inquirente ha solo il “ sospet- to” che Tizio attua azioni di tipo delinquenziali, non e’ sufficiente per autorizzare l’uso delle intercettazioni per scoprire se e’ vero o no che viola la legge perché bisogna avere “evidenti indizi di reato” . In pratica se sai per certo che uno e’ colpevole lo puoi intercettare altrimenti no ma se non intercetti un sospetto non potrai mai sapere se sta’ per commettere un reato o se lo ha commesso. La maggioranza che ha voluto questa legge però afferma, a sua volta, che questa legge si e’ resa necessaria per via dell’indiscriminato uso delle intercettazioni, come nel caso Genchi il quale però, in qualità di consulente di numerosi Tribunali, ha sempli- cemente svolto il suo mandato nel rispetto totale delle attuali leggi e dietro legale e regolare autorizzazione, tanto che la Corte di Cassa- zione ha sentenziato la restituzione immediata del vasto archivio sequestratogli a suo tempo dietro l’indignazione della politica, dichia-

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randone la legittimità. In effetti, negli ultimi anni, nel nostro Paese, il dibattito politico si e’ spostato dai temi politici e sociali a questioni ben diverse, come i comportamenti nella vita privata e le amicizie personali del Presiden- te del Consiglio e le frequentazioni personali, le abitudini e la vita privata di altri uomini politici, grazie proprio al rendere pubbliche alcune intercettazioni. La nuova legge si occupa anche del fatto che chiunque dovesse rendere pubbliche, con qualunque mezzo, intercettazioni di qualunque tipo, sarebbe soggetto ad una multa di notevole entità e anche in questo caso, si sono alzate forti critiche da parte dei giornalisti (che vedrebbero puniti non solo i propri editori ma anche loro stessi) che vedono in pericolo la loro libertà di informazione. Ma e’ anche vero che in un paese civile, nessuno e’ colpevole fino alla fine dell’iter giudiziario davanti alla legge (che in Italia si svolge in tre momenti diversi) e che quindi, non sarebbe opportuno pubblicare alcuna informazione dettagliata sullo svolgimento del processo (che e’ cosa diversa da dire “Tizio e’ sottoposto a processo”) per evitare giudizi sociali frettolosi e non competenti (uno dei motivi questo per i quali, appunto in Gran Bretagna, il giudice non appare in pubblico per fare dichiarazioni e gli atti sono secretati fino alla fine del processo) . - Una legge elettorale , voluta dal Governo Berlusconi con l’apporto determinante della Lega di Bossi e la latitanza del PD, che, di fatto, ha eliminato la possibilità di eleggere i rappresentanti al Parlamento tramite preferenza diretta da parte degli elettori. Questo ha messo in condizione i “Capi partiti” di monopolizzare la scelta delle candidature alle elezioni per la Camera e il Senato sottra- endo al “Popolo Sovrano ” (per Costituzione) la libertà di scelta. A questa interpretazione della questione elettorale, la Politica replica (come spesso confermato da numerosi “leader”, primo fra tutti, Gianfranco Fini) adducendo il fatto che il cittadino, votando per un partito o per una coalizione che presenta un programma di gover- no, esprime ancora liberamente la sua preferenza mentre la scelta dei candidati e’ di appannaggio della Politica che e’ il soggetto naturale preposto a tale scelta, per competenza e conoscenza e anche per sottrarre la possibilità alle organizzazioni malavitose di poter influire

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sui candidati e di conseguenza sui futuri eletti. Però, non si e’ evitato ad esempio il caso Cuffaro (che siede in Parlamento nonostante sia stato condannato, anche se per il momen- to in primo grado. Nel processo per le 'talpe' alla Direzione distret- tuale antimafia di Palermo, l’ex Presidente della Regione era imputato di favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto e la corte lo ha condannato a 5 anni riconoscendo una condotta colpevole di favoreggiamento a favore degli altri imputati - alcuni dei quali condannati per associazione di tipo mafioso -. A Cuffaro è stata applicata anche la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici) e tutti coloro che sono contrari al sistema elettora- le vigente, adducono ben altre motivazioni per la scelta fatta dalla maggioranza che e’ legata alla semplice necessità di assicurare una “immunità giudiziaria” ai molti parlamentari “amici” che siedono effettivamente nel Parlamento italiano senza dover rispondere alle inchieste giudiziarie alle quali sono sottoposti dalla Magistratura o addirittura evitare il carcere in seguito a condanne, passate in giudica- to, già inflitte dai tribunali Italiani (sopra già elencati). Inoltre, alle elezioni Europee il sistema elettorale e’ ancora ancorato alle preferenze (e quindi in netta contraddizione con la linea politica che la stessa maggioranza ha adottato per il Parlamento nazionale avendo introdotto, in comunione di intenti con il PD, solo un quorum del 4% su base nazionale per esprimere candidati eletti). - Il Lodo Alfano , "Disposizioni in materia di sospensione del pro- cesso penale nei confronti delle alte cariche dello Stato” , approvato nonostante la Corte Costituzionale aveva abrogato un articolo del cosiddetto “Lodo Schifani” che regolava la stessa materia con un impianto legislativo molto simile. Con questa legge approvata esclusivamente dalla sola maggioranza (171 si, 128 no, 6 astenuti) , e’ stata reintrodotta l’immunità’ per le alte cariche dello Stato – Il Presidente della Repubblica, i Presidenti del Senato e della Camera dei Deputati e il Presidente del Consiglio dei Ministri – escludendo il Presidente della Corte Costituzionale - apportando modifiche diverse al vecchio “Lodo”, tra cui il termine di legislatura per la sospensione dei processi e la possibilità di prosegui- re con le azioni civili di risarcimento.

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In pratica le persone che occupano una delle quattro cariche descrit- te, non possono essere soggetti a processi penali, che vengono sospesi come anche la prescrizione, fino alla fine del proprio mandato a meno che il soggetto stesso non rinunci spontaneamente a tale beneficio. Per i contrari a questo provvedimento la prima contestazione ri- guarda la violazione dell’articolo 1 della Costituzione che sancisce il diritto degli eletti dal popolo di esercitare la funzione governativa nei limiti previsti dalla costituzione stessa e l'art. 3, che stabilisce l'ugua- glianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e, in particolare per l’IDV, per il conflitto che si verrebbe a creare sempre con l’art. 3 della Costituzione, sottolineando in particolare come la Legge "co- pra" anche reati extrafunzionali, commessi prima dell'assunzione della carica, e in flagranza. L’altra e’, vista anche la rapidità con cui e’ stato approvata la legge, la chiara necessità da parte del Presidente Silvio (in tutta Europa, infatti, l’immunità’ spesso si concede ai Parlamentari e ai Capi di Stato per la durata del proprio mandato ma non per i componenti del governo) di “proteggersi” dalle conseguenze del processo ai danni dell’avvocato David Mills condannato in primo grado a 4 anni e 6 mesi di reclusione per aver ricevuto 600.000 dollari versati sul suo conto da Silvio Berlusconi, attraverso il manager Carlo Bernasconi, per testimoniare due volte il falso nell'ambito di due processi in cui era imputato lo stesso Silvio. Il provvedimento è stato giustificato dalla maggioranza direttamen- te dalla voce dello stesso Berlusconi che lo ha definito come “ Il minimo che una democrazia possa fare a difesa della propria libertà" e inoltre "necessario in un sistema giudiziario come il nostro, in cui operano alcuni magistrati che, invece di limitarsi ad applicare la legge, attribuiscono a sé stessi e al loro ruolo un preteso compito etico" , con la chiara intenzione di evitare il ripetersi di fenomeni come “Mani Pulite” che, in qualche caso, travolse anche chi non c’entrava assolutamente nulla. Il 7 ottobre 2009 la Corte Costituzionale si e’ pronunciata (9 contro 6) dichiarando il Lodo Alfano “illegittimo” per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione, in quanto il Lodo e’ stato approva- to come legge ordinaria pur necessitando di una legge Costituzionale

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e inoltre viola il principio Costituzionale di uguaglianza di tutti i Cittadini dinanzi alla legge, nonostante una cena, consumata una sera di maggio di quest’anno, fra lo stesso Silvio, il ministro Alfano, Gianni Letta e Carlo Vizzini, ospiti a casa del Giudice della Corte Costituzionale Luigi Mazzella con la presenza di un altro giudice dell’alta Corte, Paolo Maria Napolitano, (il primo ex-ministro del Governo Berlusconi II e il secondo ex stretto collaboratore di Gian- franco Fini) , abbia fatto presupporre a molti che la Costituzionalità fosse stata solo una formalità. Naturalmente il governo riproverà ad approvare nuovamente il Lodo, seguendo le procedure per una legge Costituzionale ma questa bocciatura riaprirà la strada ai processi contro Berlusconi che sono: - Diritti TV Mediaset - È il procedimento principale scaturito dalle indagini sulla compravendita dei diritti televisivi e cinematografici di società Usa per 470 milioni di euro, che sarebbe stata effettuata da Fininvest attraverso due società off-shore nel 1994-1999. La procura di Milano ipotizza che major americane abbiano venduto i diritti televisivi alle due società off- shore, le quali li avrebbero poi rivendu- ti con una forte maggiorazione di prezzo a Mediaset, allo scopo di aggirare il fisco italiano e creare fondi neri a disposizione di Silvio Berlusconi. Sia Mediaset sia tutti gli imputati hanno sempre respinto le accuse. All'inizio il processo vedeva imputate 12 persone, fra le quali Berlusconi, l'avvocato britannico David Mills e il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, con le ipotesi di reato, a vario titolo e per i diversi imputati, di falso in bilancio, frode fiscale, appropriazio- ne indebita, riciclaggio e ricettazione. Poi, nel gennaio 2007, la prima sezione penale del Tribunale di Milano, presso la quale si celebra il processo, prese atto dell'avvenuta prescrizione - ulteriormente amplia- ta nei termini dall'entrata in vigore della legge ex Cirielli - di una serie di ipotesi di reato. In particolare, per quel che riguarda Berlu- sconi venne stabilito il non luogo a procedere per prescrizione per tutte le appropriazioni indebite e per frode fiscale e falso in bilancio fino al 1999. Berlusconi al momento resta all'interno del processo per l'ipotesi di frode fiscale del 1999 e per quella del falso in bilancio che, con una contestazione suppletiva del pm, era stato "allungato" al 2001. Il processo è stato sospeso per tutti gli imputati nel settembre

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2008 in attesa della decisione della Consulta. - Corruzione Mills - Al termine del processo di primo grado, il 17 febbraio 2009, i giudici della decima sezione penale del Tribunale di Milano hanno condannato a quattro anni e sei mesi l'avvocato Mills per corruzione giudiziaria. Al centro del procedimento c'è l'accusa secondo cui Berlusconi nel 1997 avrebbe fatto inviare 600.000 dollari all'avvocato d'affari britannico come ricompensa per non aver rivelato in due processi, in qualità di testimone e quindi con l'obbligo di legge di dire il vero e non tacere nulla, le informazioni su due società off- shore usate da Mediaset per creare fondi neri. In questo caso i giudici, a differenza dei colleghi del processo principale sui diritti tv sospeso per tutti, una volta entrato in vigore il Lodo Alfano hanno deciso di stralciare e sospendere la posizione del coimputato Berlusconi, e di procedere per il solo Mills. I giudici, nelle motivazioni della sentenza, hanno sostenuto che l'avvocato "ha agito certamente da falso testimo- ne per consentire a Silvio Berlusconi e a Fininvest l'impunità dalle accuse o almeno il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso il compimento delle operazioni societarie e finanziarie illecite". Mills si è proclamato innocente, Mediaset ha sempre negato ogni addebito e Berlusconi ha definito la sentenza "scandalosa". Il processo d'appello a David Mills inizierà il prossimo 9 ottobre. - Mediatrade - È l'ultimo stralcio del procedimento principale sulla compravendita dei diritti tv. È ancora in fase di indagini preliminari: per la precisione, dicono fonti legali, si è in attesa del deposito dell'avviso chiusura indagini, il cosiddetto 415 bis, l'atto prodromico alle richieste di rinvio a giudizio. Berlusconi, insieme all'uomo d'affa- ri egiziano - statunitense Frank Agrama e cinque manager Mediaset è indagato per concorso in appropriazione indebita. La procura sostiene che fino al 2005 -- quando cioè era già da quattro anni premier -- Berlusconi sia stato il socio occulto di Agrama allo scopo di sottrarre denaro a Fininvest e poi a Mediaset per occultarlo all'estero ai danni di azionisti, fisco Usa e italiano. L'accusa ipotizza che Agrama acqui- stasse i diritti dalle major americane, li rivendesse a Fininvest e poi a Mediaset a prezzi gonfiati, e infine versasse gran parte del surplus delle vendita gonfiata in conti esteri nella disponibilità di manager Mediaset. «Un'accusa vecchia e masticata», l'ha definita in una

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intervista al Giornale l'avvocato Piero Longo, uno dei legali del presidente del Consiglio. - Compravendita Senatori - Si tratta di un procedimento in fase di indagini preliminari. Berlusconi è indagato per istigazione alla corru- zione nell'inchiesta in cui si ipotizza la compravendita di due senatori del centrosinistra, eletti all'estero, durante l'ultimo governo Prodi affinché passassero nelle file del centrodestra durante il voto sulla legge finanziaria. La procura di Roma aveva chiesto l'archiviazione e il gip Orlando Villoni aveva sospeso la sua pronuncia nel merito in attesa della decisione della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano. - La decisione di non appoggiare il referendum che si e’ svolto quest’anno sulla legge elettorale : Il Martedì sera seguente lo scruti- nio delle elezioni Europee, dietro precisa richiesta della Lega Nord enfatizzata dal suo successo (mentre aveva annunciato esattamente il contrario durante la campagna elettorale) il Silvio dichiara che votare al referendum non e’ più una necessità. Ovviamente e’ stato chiaro a tutti che la Lega di Bossi abbia “ricat- tato”, per sua esclusiva utilità, il Silvio di far cadere il governo se continuava la sua adesione al referendum che se veniva approvato dagli italiani, avrebbe permesso, (come per esempio in Gran Breta- gna dove da sempre il governo va’ il partito che prende più voti degli altri) al partito più votato nelle elezioni politiche (a prescindere dalla percentuale dei voti avuti) di avere una maggioranza automatica in Parlamento del 55%. A prescindere dal gradimento o meno di ognuno di noi e’ indubbio che questa sia la prova che non solo i cittadini non vogliono tutto sommato cambiare, e lasciano il delicato compito di adottare una legge elettorale ai politici, ma anche gli stessi politici non hanno la capacità e il coraggio necessario per cambiare il paese. In Italia molte cose stanno per arrivare alla resa dei conti, la prima fra tutte e’ la struttura della rappresentanza democratica che da sem- pre e’ stata frammentaria e improduttiva e che e’ la primaria conse- guenza degli atteggiamenti della politica. Con il referendum per la modifica dell’attuale legge elettorale, pur con la grave mancanza della reintroduzione delle preferenze, si sarebbe potuto assicurare al paese un’indiscutibile stabilità non

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ricattabile per i futuri governi. Molti politici presenti in Parlamento (tranne qualche rara eccezione come Gianfranco Fini che però non poteva prendere posizione per via del suo ruolo di Presidente della Camera) e nella loro totalità quelli dell’opposizione, hanno osteggiato con ampio successo, facen- dolo diventare come il più grande flop di tutti i suoi simili con un misero 21% di votanti, questo referendum ma solo perché il “cavallo forte” del momento e’ il partito di Berlusconi (che da una legge del genere sarebbe, al momento, l’unico ad avvantaggiarsene) ma uomi- ni di stato dovrebbero volgere lo sguardo al futuro e non al presente visto che spesso i governi passano di mano da una parte all’altra e che quindi si sarebbe potuta assicurare la governabilità a chiunque (e non quindi solo al PDL) . La cosa grave però e’ stato proprio l’atteggiamento del Silvio che, sottostando al ricatto Lega, non ha voluto affrontare con coraggio, appunto, la resa dei conti. La Lega ha vinto non solo le elezioni europee ma con il referendum ha rafforzato il suo ruolo di poter mettere il “veto” su qualunque decisione futura del governo. Si e’ talmente rafforzata tanto da far dichiarare a Maroni, nella sua funzione di Ministro degli Interni, nella dichiarazione usuale per le percentuali sul voto appena terminate le elezioni, che l’istituto del referendum va’ cambiato pensando per esempio di “Far pagare le spese agli organizzatori se non si raggiunge il quorum”. Il passo e’ quindi semplice: dal ricatto politico al governo al ricatto di stessa natura al popolo. Dimenticando però che 8.435.476 di cittadini hanno votato a favore del referendum che sarebbe il primo partito d’Italia (escludendo il PDL che, di fatto, non ha preso posizio- ne). Probabilmente con l’impegno attivo del Silvio e senza la spaccatura interna al PD (altro grave errore) il successo del referendum avrebbe prodotto elezioni anticipate (cosa comunque non scontata viste le probabili innumerevoli conseguenze, anche per la Lega per la quale sarebbe stato difficile spiegare al paese il vero motivo della rottura) ma avrebbe risolto una volta per tutte il problema, con il probabile successo proprio di Silvio che avrebbe solo dovuto spiegare agli

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italiani semplicemente la questione e affidarsi al suo enorme fedele elettorato. Ma questa strategia, era ovviamente pericolosa e quindi, nel dubbio, meglio tenersi amica la Lega ed evitare rischi inutili.

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Capitolo 12 – Stato e Mafie

Altra cosa nota e’ l’incapacità’ della Politica italiana di combattere il sistema delle organizzazioni malavitose che si sono, di fatto, impa- dronite del Paese. Camorra, Sacra Corona Unita, Ndrangheta e Mafia, spadroneggiano dal Sud al Nord del Paese liberamente, muovendo capitali enormi frutto delle attività malavitose che perpetrano ai danni dei cittadini e dello Stato e che le rendono le prime aziende d’Italia. La Mafia, da sola, ha aumentato il proprio fatturato dai 90 miliardi di euro del 2007 ai 130 miliardi di euro del 2008 costruito sul sangue di cittadini onesti e lasciati soli dalle istituzioni guidate dalla politica. Tutto questo con 630.000 operatori delle Forze dell’ordine (uno ogni 130 abitanti, numero nettamente superiore ad ogni altro paese europeo) che hanno al loro fianco anche le forze di Polizia Locale, Comunale, Provinciale e tutti i corpi di Vigilanza e Guardie Private. Meno noto ai cittadini (mentre lo e’ agli “addetti ai lavori” come politici, giornalisti, scrittori, uomini di cultura, di spettacolo ed altri) e’ il collegamento che si e’ probabilmente creato più volte fra la politica (e quindi lo stato) e le mafie perché ogni volta che un tribuna- le dimostra che un politico e’ colluso con le Mafie (ed e’ quindi Mafioso) , alle notizie stranamente non viene dato risalto come per le altre. Per esempio, non e mai stato dato rilievo sui giornali italiani alle motivazioni della sentenza che riguarda Marcello Dell’Utri (di cui abbiamo già parlato sopra) dell’11 dicembre 2004 dove il Dell’Utri (che ha già una condanna passata in giudicato a due anni per frode fiscale e false fatture) fondatore di Forza Italia insieme a Berlusconi e suo strettissimo collaboratore con poteri esecutivi e decisionali di primo piano all’interno del partito e quindi esponente

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politico di primo piano e molto influente su’ vicende sia di carattere nazionale che internazionale di notevole importanza, viene condanna- to in primo grado a 9 anni di carcere. Da uno stralcio di detta senten- za, leggiamo che i giudici Guarnotta, Di Marco e Sgadari sentenziano: "Vi è la prova che Dell’Utri aveva promesso alla mafia precisi vantaggi in campo politico e, di contro, vi è la prova che la mafia, in esecuzione di quella promessa, si era viepiù orientata a votare per Forza Italia nella prima competizione elettorale utile e, ancora dopo, si era impegnata a sostenere elettoralmente l’imputato in occasione della sua candidatura al Parlamento Europeo nelle fila dello stesso partito, mentre aveva grossi problemi da risolvere con la giustizia perché era in corso il dibattimento di questo processo penale.". Certo, e’ una condanna in primo grado e in Italia fino al terzo grado (Cassazione) sei sempre innocente ma e’ sconvolgente quello che dei giudici, citando prove e fatti, dichiarano a proposito di uno degli uomini più influenti d’Italia.Un altro esempio collegato al primo. Da mesi a Palermo è in corso un processo potenzialmente esplosivo di cui nessuno parla. Uno degli imputati è il generale Mario Mori, ex capo del Ros, oggi responsabile della sicurezza a Roma, accusato di aver favorito la fuga di Provenzano. Ma sullo sfondo c’è la morte del pentito che parlò di Dell’Utri (PDL) e Cosa Nostra. Pochi lo sanno, perché giornali e telegiornali non ne parlano. Il processo passa in rassegna le tappe fondamentali della storia della mafia e dell´antimafia degli ultimi vent´anni e potrebbe – se l´accusa venisse confermata – riscriverla da cima a fondo. Dalle stragi politi- co-mafiose del 1992-´93 con i loro mandanti esterni´ e le trattative fra Stato e mafia, alla `cattura´ (o consegna da parte di Provenzano?) di Totó Riina nel 1993, alla nascita di Forza Italia e della Seconda Repubblica, alla `cattura´ (o autoconsegna?) dell´ormai vecchio “Binnu´” nel 2006. Molti ritengono che questo processo sia molto importante perché il dibattimento sta puntando anche a far luce sul contesto più ampio della trattativa che é intercorsa fra Cosa Nostra e pezzi dello Stato nei primi anni novanta. L´esistenza di questa tratta- tiva é stata riconosciuta in via definitiva dalla sentenza “Borsellino Bis” relativa agli autori e ai mandanti della strage di via D´Amelio ed é stata ritenuta una delle cause acceleranti della fase esecutiva della

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strage stessa. I protagonisti del processo sono: Michele Riccio è il testimone che accusa ed è un colonnello dei carabinieri in pensione. Ha lavorato all'antiterrorismo con Carlo Alberto Dalla Chiesa. Esper- to di operazione sotto copertura è stato alla DIA (direzione investiga- tiva antimafia) e poi ai ROS. Il 28 marzo 2007 accusato di gestire in maniera illecita alcune operazioni antidroga è stato condannato a 9 anni e 6 mesi di reclusione. Sul banco degli imputati siedono due importanti ufficiali delle forze dell'ordine: il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu. Il primo è stato vice-capo operativo e poi comandante del ROS. Dall'ottobre del 2001 alla fine del 2006 ha diretto il Sisde, il servizio segreto civile. Oggi dirige l'ufficio per la sicurezza del comune di Roma. Accusato e poi assolto dal Tribunale di Palermo per la mancata perquisizione del covo di Salvatore Riina. Il secondo, anche lui del Ros, è un ufficiale di grande esperienza, molto noto negli ambienti dell'Arma. Mauro Obinu è il colonnello dei carabinieri, braccio destro del generale Mori prima ai ROS e poi al Sisde. Attualmente è sotto processo a Milano, insieme al generale Giampaolo Ganzer. L'accusa è di associazione a delinquere finalizza- ta al traffico e raffinazione di droga, al peculato e al falso. La procura di Palermo li accusa di un reato infamante: favoreggiamento dell'ex primula rossa di Cosa Nostra Bernardo Provenzano. Secondo la Procura, Mori e Obinu avrebbero omesso di catturarlo benché fossero stati informati dal colonnello Riccio della sua presenza a un summit che si tenne il 31 ottobre del 1995 in località Mezzojuso, trenta chilometri a sud di Palermo. La notizia era stata data al colonnello Riccio - che è il principale testimone dell’accusa - da Luigi Ilardo, un uomo d'onore della famiglia nissena dei Madonia che all’inizio del 1994 aveva deciso di collaborare con la giustizia ed era diventato un infiltrato «sotto copertura» . Agiva, cioè, per conto dello Stato. Il colonnello aveva subito riferito l'informazione a Mori il quale - è questa una delle più gravi accuse specifiche contro l'ex capo del Ros - «non mi permise di usare un segnalatore da mettere addosso a Ilardo in modo tale da scoprire dove si teneva il summit e arrestare Provenzano» . Questi i fatti di cui si discute nel «processo nascosto ». Fatti gravissimi che costituiscono un capitolo della storia mai chiarita del cosiddetto «papello», la trattativa tra Stato e Cosa Nostra. È,

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infatti, a quella trattativa che Riccio allude quando parla del «compito ben preciso» di Provenzano. Ma i temi più scabrosi sono altri ancora. Ed è là che probabilmente va cercata la causa dell’occultamento mediatico di questo processo: i rapporti tra Cosa Nostra e Marcello Dell’Utri, senatore di Forza Italia, uno dei più stretti collaboratori del presidente del Consiglio. Ilardo ne parlò poco dopo l'avvio della sua collaborazione - cominciata nel gennaio del 1994 sotto il nome di copertura “Oriente” - ma, sostiene Riccio, questa categoria di confi- denze fu subito messa da parte. Accantonata. E fu Mario Mori, all’epoca colonnello, a chiederlo. Di certo, il 10 maggio del 1996, alla vigilia del suo ingresso nel programma di protezione, Luigi Ilardo fu assassinato. Un colpo micidiale per la lotta contro Cosa Nostra. L’infiltrato aveva già dato ampia prova di essere affidabile. I suoi racconti avevano tra l'altro permesso la decapitazione dei vertici mafiosi delle province di Catania, Caltanissetta e Agrigento. Inoltre aveva fotografato in diretta l'organigramma di Cosa nostra dopo l'arresto di Riina, permettendo l'individuazione dei favoreggiatori della latitanza di Provenzano. Aveva persino iniziato a scambiare con lui alcune lettere, i famosi “pizzini”. È stato, infatti, Ilardo il primo a parlare dell'efficiente mezzo di comunicazione del padrino. Per il colonnello Riccio la morte del "suo" infiltrato fu la conferma definiti- va che Cosa Nostra avesse la possibilità di conoscere le mosse degli investigatori. Doveva esserci stata una fuga di notizie dall'interno. Solo una decina di persone sapevano di Ilardo. Queste considerazioni si sommarono al disappunto per il mancato arresto di Provenzano. Riccio decise di informare la magistratura. Scrisse un rapporto che venne inviato alle procure di Palermo, Catania, Caltanissetta e Messi- na. Le indagini non furono sviluppate. Non accadde nulla. Anzi qualcosa di importante successe. Al colonnello Riccio. Il 7 giugno 1997 fu arrestato assieme ai suoi più stretti collaboratori per una brutta storia di droga. La procura di Genova lo accusò di aver gestito illegalmente alcune infiltrazioni nei cartelli del narcotraffico. Per alcune di quelle operazioni Riccio era stato insignito della medaglia al valore della DEA americana e aveva ricevuto ben tre encomi. Tornato in libertà, Riccio riprese, ancora con maggior convinzione e rabbia di prima, a segnalare le confidenze ricevute da Ilardo. Nel

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1998 i giudici di Firenze lo sentirono a proposito delle stragi del '93 e della trattativa intercorsa nel 1992 tra Vito Ciancimino e Mario Mori. Poco dopo, Riccio fu chiamato a testimoniare al processo Dell'Utri. In quell'occasione, per la prima volta parlò in pubblico di tentativi volti a tenere fuori i politici dalle inchieste: «L'avvocato Taormina mi chiese di affermare che Ilardo non aveva mai fatto il nome di Dell'U- tri come persona vicina alla mafia» . Respinse l’invito ma, sostiene, ricevette altre pesanti pressioni. Il 31 ottobre del 2001 ripeté i suoi racconti alla procura di Palermo. Il generale Mori reagì con una denuncia per calunnia. I giudici, però, credettero alla versione del colonnello e il 14 aprile ottennero il rinvio a giudizio per Mori e Obinu. Siamo a oggi. Al processo nascosto. Riporto, a tal proposito, alcuni passaggi di uno straordinario artico- lo firmato da Andrea Cinquegrani e Rita Pennarola. “ Interessantis- sima la ricostruzione del Col. Riccio circa la collaborazione con il boss Luigi Ilardo e l’uccisione dello stesso avvenuta pochi giorni dopo il suo pentimento. Da lasciare senza fiato ciò che dice lo stesso Col. Riccio, in merito all’incontro tra Ilardo e Mori. Il Col. Riccio racconta: «Quando lo portai a Roma da Mori, Ilardo mi disse che in certi fatti la mafia non c’entra e che la responsabilità e’ delle istitu- zioni e voi lo sapete». Il colonnello prosegue dichiarando: «Io ragge- lai». Insomma ci sono veramente tanti elementi, dati di fatto che ancora una volta ci fanno sbattere la testa contro una dura e amara realtà: Lo Stato e la politica non hanno mai voluto combattere real- mente la Mafia e non hanno mai realmente operato per chiudere la partita. Dall’articolo di cui sopra: «Quando la notizia venne battuta per la prima volta dalle agenzie, non pochi addetti ai lavori stavano per saltare sulla sedia. Lui, Renato Farina, l’agente in codice Betulla dei servizi segreti militari, sarebbe stato candidato alla Camera col Popolo delle Libertà di Silvio Berlusconi». Dice un esperto come Falco Accame, ex presidente della Commissione Difesa al Senato e docente di strategia militare: «Da quando esiste questo Paese, sono stati sempre i Servizi a dettare la linea ai governi e non certo il contrario, come si vorrebbe far credere».La storia di Renato Farina, che oggi legifera in nome e per conto degli italiani, la dice lunga sul livello di infiltrazioni e di inquinamenti che, soprattutto grazie

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all’attività’ dei servizi segreti, e’ in atto già da tempo nel Paese. Un’altra vicenda che vi raccontiamo in queste pagine mostra fino a che punto si sia spinta la presenza di “infiltrati speciali” non solo nei livelli istituzionali, ma perfino nelle strutture deputate al contrasto dei poteri mafiosi. E ancora una volta a reggere le fila del meccani- smo perverso erano due giornalisti: Guglielmo Sasinini (arrestato nell’ambito delle inchieste sugli spionaggi illeciti di casa Telecom) ma soprattutto il suo collega e sodale Francesco Silvestri. Per anni corrispondente - come Sasinini - di Famiglia Cristiana, Silvestri e’ stato al tempo stesso collaboratore di lungo corso del periodico siciliano “Narcomafie”, che fa capo al gruppo Libera di don Luigi Ciotti. Su Narcomafie Silvestri pubblicava articoli scritti a quattro mani con Stefano Caselli, figlio dell’allora procuratore capo di Palermo Giancarlo Caselli. Una storia che, grazie ai collegamenti provati di Sasinini e Silvestri con il generale del Sisde Mario Mori, va terribilmente ad incrociarsi con quella mancata perquisizione del covo di Toto’ Riina dal quale sono spariti nomi, cognomi e trame degli ultimi trent’anni della storia d’Italia. Il 16 giugno e’ iniziato a Palermo il processo a carico del generale Mario Mori e del colonnel- lo Mauro Obinnu, accusati di favoreggiamento aggravato: non avrebbero arrestato il boss Bernardo Provenzano, nel 1995, pur avendone tutte le possibilità (lo stesso Mori ha per ora “schivato” un altro macigno pesantissimo, il non aver controllato per ben due settimane il covo di Toto’ Riina dopo la cattura, consentendone una perfetta “ripulitura”, carte bollenti comprese quella sui mandanti occulti degli omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino 16 anni fa). Cerchiamo di mettere insieme i tasselli d’un mosaico fatto di sangue e complicità. Provenzano e i carabinieri. Da un verbale d’interrogatorio rimasto finora inedito, possiamo avere informazioni utili sia sul mistero del covo di Riina che su Provenzano. E’ l’8 novembre 2002. A parlare davanti all’ex procuratore di Palermo Piero Grasso e a diversi altri inquirenti (Guido Lo Forte, Roberto Scarpinato, Domenico Gozzo, Antonio Ingroia, Antonino Di Matteo) e’ uno dei collaboratori di giustizia di maggior peso, Antonino Giuffre’. Su Provenzano dice: «Per anni e’ girata la voce, a Catania, che Provenzano fosse confi-

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dente dei Carabinieri e che, in particolare, i contatti fossero tenuti direttamente dalla moglie». «Circa la mancata perquisizione della casa di Toto’ Riina, subito dopo il suo arresto, in effetti, ricordo che venne commentata con Provenzano l’anomalia del ritardo della perquisizione e della possibilità concessa a Riina di ripulire il tutto». « Ritengo che il discorso sia stato pilotato a tavolino. Nel momento in cui si danno il tempo ai familiari di andarsene, di ripulire tutto, mi consenta, abbiamo ben capito un pochino tutti che il discorso era… tutto il discorso e’ stato perfettamente pilotato. Automaticamente già nel momento in cui io entro dentro la casa di Riina e mi impossesso, io ho un’arma già di ricatto nelle mani e per quanto riguarda Cosa Nostra e per quanto riguarda principalmente tutte le attività esterne politiche imprenditoriali e via dicendo». « Ci potevano stare (nel covo, ndr) delle tracce, degli appunti che potevano portare agli stessi… perfettamente… cioè a funzionari dello Stato, a ministri… cioè a discorsi, a discorsi ben in alto, cioè fatti e non chiacchiere, perciò c’era interesse, mi permetto di dire, un piano ben preciso». Ecco cosa verbalizza un altro pezzo da novanta di Cosa Nostra, Giovanni Brusca: «C’erano documenti, appunti, conteggi, atti notari- li». In un incontro, con un altro uomo di rispetto, Michelangelo La Barbera gli confida di «aver ripulito per bene il covo, bruciando biancheria, corredi e quant’altro, e di aver conservato argenteria, quadri e altro materiale in un garage». Ancora più circostanziata la testimonianza di Giusy Vitale, sorella di Vito, che per anni ha lavora- to spalla a spalla con lo stesso Brusca. «Mio fratello ha lasciato intendere - sottolinea - che c’erano delle cose che se venivano trova- te… addirittura mi ha fatto capire come se… saltava anche lo Stato in aria… succedeva un finimondo». E rammenta di aver sentito parlare il fratello con Brusca e altri mafiosi di «documenti che valevano più dell’oro», che «c’erano cose molto scottanti», che «succedeva un grande casino se veniva scoperto». Eppure quel covo non venne perquisito, ne’controllato. Nulla di nulla, per la bellezza di quindici, interminabili giorni. «Perché i militari erano stressati e sfiniti dopo tanti giorni di appostamento», e’ stata al processo la massima trincea difensiva eretta da Mori. «Perché Riina portava tutto nel suo borsello», La storia di Luigi Ilardo, L’incontro si svolge

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a Roma. Sono presenti, con Caselli (arrivato a Palermo il 1993 dopo l’arresto di Riina)), il procuratore capo di Caltanissetta, Giovanni Tinebra, e l’onnipresente Mori. Ad organizzare il summit e’ il Co- lonnello dei carabinieri, Michele Riccio - per anni collaboratore del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa -, autore di un paziente, lungo lavoro per arrivare alla cattura di Provenzano tramite la collabora- zione di Ilardo. «Quando lo portai a Roma da Mori - racconta Riccio - Ilardo gli disse: in certi fatti la mafia non c’entra, la responsabilità e’ delle istituzioni e voi lo sapete. Io raggelai». Esattamente otto giorni dopo quell’incontro, Ilardo viene ucciso a pochi metri dalla sua abitazione di Catania. Più volte Riccio ha cercato di trasmettere a Mori la “sostanza” dei minuziosi racconti di Ilardo. In particolare i rapporti con la politica, intessuti negli anni dallo stesso Ilardo e da Cosa Nostra più in generale. Un muro di gomma. «Tu non ti devi preoccupare di queste cose, pensa a Ilardo», l’immancabile, solita risposta di Mori, Obinnu e C. (o meglio, CC). Così scrive nel 2006 Riccio sulle colonne del battagliero periodico Antimafia Duemila: «Ilardo aveva fatto la sua scelta e avrebbe voluto parlare ai magistrati di delitti eccellenti quali quelli di Mattarella, Insalaco e La Torre, indicando quei mandanti esterni a Cosa Nostra ma in otto giorni fu’ fatto fuori». Il colonnello Michele Riccio ha comunicato con una lettera alla procura e al tribunale di avere ritrova- to tre floppy disc contenenti le sue relazioni di servizio sui rapporti intrattenuti dall'ufficiale con Luigi Ilardo, Riccio sostiene che i tre dischetti costituiscono il riscontro alle sue affermazioni (smentite da Mori e Obinu) secondo cui egli informò puntualmente i suoi superiori dei rapporti con i confidenti e delle indicazioni da questi ricevute. L'ufficiale ha ritrovato i floppy nella cornice di un quadro in cui aveva detto alla moglie di nasconderli perché il Ros non li trovasse. All'udienza del 20 luglio 2009 sono stati convocati come testimoni i procuratori di Torino e Reggio Calabria Giancarlo Caselli e Giuseppe Pignatone, ma non si sono presentati per impedimenti legati al loro lavoro. Dopo l'udienza del 25 settembre, il tribunale ha programmato una trasferta il 7 e 8 ottobre a Roma per ascoltare il pentito Nino Giuffre' e Massimo Ciancimino. Sara’ di indubbio interesse vedere come andrà a finire.

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Capitolo 13 – “L’italiano tipo”

Come si evince dalla semplice analisi degli interventi legislativi più significativi adottati dalla politica italiana negli ultimi anni, nulla ha a che fare con la risoluzione dei problemi reali che i cittadini sono costretti a subire e ad affrontare. Sicuramente questo deriva innanzi tutto dal fatto che i cittadini sono sempre più distanti dalla politica, lasciando quindi assoluto campo libero al sistema dei partiti di agire indisturbati in qualunque direzio- ne preferiscano in maniera tale da tutelare la loro sopravvivenza e l’intoccabilita’ dei suoi vertici. Ma e’ altrettanto chiaro che questa pessima abitudine degli italiani, non e’ addebitabile alla loro esclusiva volontà ma deriva da diversi fattori. Fra i più importanti e’ da ricordare la totale assenza di politiche di istruzione civica nel sistema scolastico nazionale che potrebbe au- mentare nei cittadini il grado di conoscenza del funzionamento dello Stato, delle sue istituzioni e dell’importanza primaria che ha la politi- ca in ogni aspetto della vita di un popolo (la maggioranza dei cittadi- ni per esempio, non sa’ quali sono i compiti e le funzioni del Parlamento, del Consiglio Regionale, di un Comune e dei suoi orga- ni) . La politica ha il compito di regolare ed organizzare, in ogni suo aspetto e nella sua completa totalità, tutta la vita dei propri cittadini e da essa dipendono le sorti degli stessi per i quali deve in ogni modo tentare di assicurarne la pace, la prosperità e il progresso. E la politica si dovrebbe giudicare dagli effetti e dai risultati che produce e non dal numero di apparizioni in televisioni o sui giornali o

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da quanto grande e’ il conto corrente bancario del politico di turno. Il pensiero corrente nel nostro paese e’: “Vai spesso in televisione o sui giornali? Oppure sei sfacciatamente ricco e amico dei potenti politici? In entrambi i casi, allora, sei anche tu potente e utile al Paese. Non importa ciò che dici e come fai ciò che fai. Non importa se sei al potere da quando si stava decisamente meglio e che c’e’ anche la tua responsabilità nei problemi di oggi. Non importa se le mie opportunità di una vita migliore non sono mai aumentate nonostante tutte le promesse che ho sentito. Questo non conta. Conta semplicemente il fatto che se riesco a conoscerti…... mi sono sistemato altrimenti, pazienza…aspetterò, cercando di conosce- re i tuoi amici sul territorio e nel frattempo… voto loro e voto te. Qualcosa di sicuro ne ricaverò! ”. Quello che in pratica e’ successo al Silvio sin dai tempi di Craxi, motivo per il quale molti lo ritengono, infatti “L’italiano tipo”. Questa mancanza fondamentale della conoscenza della politica produce un unico risultato certo e cioè che i politici possono diffonde- re ciò che e giusto e ciò che non lo e’, a loro discrezione, senza possibili alternative culturali attraverso le quali poter comprendere chi dice il vero e chi invece il falso. La diretta conseguenza e’ che nel paese si sono create innumerevoli gruppi corporativi che “credono”, con la sponsorizzazione convinta della politica, di difendere i propri interessi ma che, di fatto, nella stragrande maggioranza dei casi, permettono la sola tutela dei “loro” interessi primari. La maggior parte (per fortuna non tutti) di dipendenti pubblici, sindacati, della sterminata lista di Associazioni di ogni tipo (come quelle di imprese, commercianti, professionisti, culturali, sportive, ecc.), di categorie di cittadini di diversa natura (docenti, studenti, giornalisti, giocolieri, attori, cantanti, ricercatori, ecc.) e perfino di disoccupati, di diversamente abili e malati (che sono quelli che pagano più degli altri le omissioni della politica) , pur avendo legitti- me e sacrosante aspirazioni che attraverso la politica devono essere soddisfatte, fanno la fila per ricevere una contropartita per i propri ed esclusivi interessi senza però valutare gli effettivi risultati che la politica produce, continuando ad avvallare l’impegno politico di

CAPITOLO 13 – “L’ITALIANO TIPO” 97

uomini che hanno prodotto quello di cui ci siamo occupati fino ad ora e contribuendo ad una dispersione enorme di risorse finanziarie che, se diversamente impegnate, risolverebbero i problemi di tutti. I loro compresi. Penso ad esempio ai diversamente abili. In Italia sono circa 5 milioni raggruppati in diverse associazioni con vari capi e capetti. Se fossero tutti uniti sarebbero il primo partito d’Italia (5 milioni sono i diversamente abili ai quali vanno aggiunti familiari e amici) e potrebbero sopperire agli annosi problemi che li affliggono. Come pure i commercianti, gli agricoltori, le donne o perfino i cacciatori! Milioni di persone dispersi in migliaia di associazioni diverse ma che continuano a soffrire problemi enormi. Eppure ancora molti cittadini sono ancora legati al concetto di sussidiarietà e di riverenza nei confronti della politica e dei suoi personaggi, dai quali continuano ad aspettarsi interventi a loro favore senza accorgersi che se da un lato ricevono qualche “contentino”, dall’altro la nazione intera naviga verso una pericolosa deriva finan- ziaria e sociale, con danni che diventano sempre più irreparabili con il passare del tempo e che si ripercuoteranno immancabilmente sul futuro di tutti. Di questo, la responsabilità e’ principalmente di tutti i soggetti presenti in Parlamento e che guidano le Istituzioni dello Stato a livello centrale e locale. Nessuno escluso, Il principale problema italiano e’, infatti, di natura finanziaria ed economica perché se e’ vero che la politica si deve occupare di problemi come la difesa della Democrazia, delle leggi di indirizzo generale della gestione dello Stato, della libertà di parola e di pensie- ro, del diritto al lavoro, alla salute, alla sicurezza (tutti temi assoluta- mente elusi negli ultimi anni) e’ anche vero che si debba occupare principalmente della gestione delle risorse finanziarie del Paese. E come molti, i politici, ovviamente, non operano per il solo senso di civiltà e per onor di patria senza avere nulla in cambio. Anzi. La loro principale attività e’ la gestione delle enormi risorse finanzia- rie del paese cercando di utilizzarne il più possibile per i propri interessi politici e non solo.

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CAPITOLO 14 – I COSTI DELLA DEMOCR AZIA (ITALIANA)… 99

Capitolo 14 – I costi della Democrazia (Italiana)…

Se un ministro della Repubblica, un “capo partito” o un politico qualunque leggesse questo libro, si affretterebbe subito a negarne le affermazioni in esso contenute, adducendo come prova l’aumento di risorse di qui’ o di là o il diminuire di interventi di spesa, in tutti i settori, compreso quello dei costi della politica. Questo sicuramente potrebbe, in linea di massima, essere anche plausibile ma altrettanto chiaro e’ che tali interventi sono del tutto inutili ed ininfluenti (rappresentando, di fatto, un paravento debole e inconsistente – si parla di interventi nell’ordine massimo di meno dell’1% - dietro il quale nascondere l’enorme esigenza di fondi ben più ampi che potrebbero essere disponibili con politiche diverse) rispetto al problema principale che e’ la palese incapacità, da decenni, da parte della politica nazionale, di predisporre una gestione oculata e strutturata dei costi dello Stato e di quelli della politica che ne assorbe una parte notevole. Pur definendolo come un tema “populista” e “qualunquista” (lo abbiamo visto ultimamente con altre pubblicazioni con lo stesso tema di questa) , in un estremo tentativo di denigrazione contro chi prende le distanze dal loro intendimento e con il palese obiettivo di difendere esclusivamente i propri interessi personali, il tema dei costi della politica e’ molto più ampio e più serio e complesso di quanto si sia voluto far credere da parte dei molti che lo hanno dipinto spesso anche come parte del folklore tutto italiano, tanto da suscitare spesso anche nei dibatti pubblici e televisivi che ne sono scaturiti ilarità e risatine ampie e sicuramente fuori luogo, riuscendo ad allontanare in questo modo l’interesse delle masse per un più ampio e dettagliato

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approfondimento della questione. Decine di miliardi di euro, che verranno dettagliatamente descritti più avanti, ogni anno, nel nostro Paese, vanno a coprire lauti stipendi, privilegi e spese per i circa 135.000 cittadini Italiani (escludendo i consiglieri eletti dei piccoli comuni) che sono impegnati in politica e oltre 184 miliardi l’anno vengono distribuiti, sempre ogni anno, fra i partiti presenti in Parlamento. Considerando che una finanziaria annuale, nella sua totalità può arrivare a costare allo stato un impegno di poco più di 25 miliardi di euro, un intervento deciso di ristrutturazione degli emolumenti e rimborsi spese vari a favore della Politica, senza esagerazioni e senza sminuire un compito che resta delicato e prestigioso, potrebbe libera- re risorse importantissime e vitali per lo sviluppo dell’intero paese. Altri paesi molto simili al nostro vengono spesso, dalla politica italiana, considerati come termini di paragone in molti aspetti della vita sociale ma questi stessi paesi hanno, già da molti anni, risolto il problema dei costi della politica con interventi chiari, ben delineati, oculati e diretti ad evitare sprechi e privilegi inutili, a danno dell’intera collettività, pur assicurando stipendi equi e dignitosi e mezzi sufficienti all’espletamento dei mandati politici ricevuti dai cittadini che si occupano di politica. I costi della gestione della politica italiana (chiamati anche spesso “I costi della democrazia”) non conoscono e non hanno mai cono- sciuto alcun tipo di crisi pur se con qualche modesto aggiustamento (che, ripeto, non supera l’1%) che si possono definire esclusivamente di “facciata” e adottati esclusivamente per tacitare il numero sempre più crescente di cittadini che hanno la consapevolezza dell’entità’ e dell’importanza centrale del fenomeno. Su questo tema anzi la politica si prodiga a sviare l’attenzione dal problema “reale” , dirottando abilmente l’attenzione verso la presunta importanza di intervenire in tagli di Enti come per esempio le Provin- ce (salvo poi crearne, in ordine di tempo, delle nuove come Barletta- Andria-Trani, Fermo, Monza e Brianza ed altre) o le Prefetture mentre nel frattempo cerca sempre, con pieno e stupefacente succes- so, di aumentare, come vedremo di seguito, indennità e privilegi economici di vario tipo a suo vantaggio.

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Per esempio, l’utilità’ dell’abolizione di enti, come le province, e’ “presunta” perché se il loro funzionamento fosse razionalizzato, efficiente ed esclusivo, senza quindi sovrapposizioni con altri enti, la loro utilità sarebbe indiscussa anche per via della stretta vicinanza al cittadino di un’istituzione dello Stato, costituendo, di fatto, un inve- stimento, mentre l’aumento continuo di indennità e privilegi per la classe politica, porta utile solo ai diretti interessati e non ad altri. In ogni caso, il problema delle risorse economiche riservate ai politici e’ un problema di estremo peso, come vedremo nelle pagine seguenti, e strettamente collegato alla questione degli sprechi che continuano ad essere impressionanti.

L’ordine temporale degli articoli che troverete di seguito e che la stampa ha dedicato ai costi della politica e agli sprechi in tutte le istituzioni, enti locali e società di stato, e’ decrescente e si riferisce solo agli ultimi tre anni, partendo quindi dal 2007 fino al 2009, divisi per settore di appartenenza. Ovviamente la letteratura in merito e’ sterminata. Ho scelto questo periodo di tempo perché al governo delle istituzioni dello stato vi erano esattamente gli stessi partiti e personaggi di oggi, in periodi diversi e con ruoli invertiti, ma tutti perfettamente a cono- scenza di tutto quello che avete fin ora letto e di quello che leggerete.

Le fonti, citate in questo libro sono riportate di volta in volta. Sono comunque state utilizzate fonti da: Bilanci ufficiali, articoli della stampa nazionale quotidiana e setti- manale pubblicati sia sui giornali cartacei che sui rispettivi siti web e, in qualche caso, dal libro “Odissea dello Spreco” di CONFEDI- LIZIA del 2004.

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CAPITOLO 15 – LA SITUAZIONE GENERA LE ITALIANA 103

Capitolo 15 – La situazione generale italiana

La situazione generale Italiana

Il Prodotto Interno Lordo (denominato comunemente PIL in Italiano e GDP in inglese - Gross Domestic Product), è il valore totale dei beni e servizi prodotti all'interno di una nazione in un intervallo di tempo certo (solitamente un anno) e destinati ad usi finali (consumi finali, investimenti, esportazioni nette) . In esso non viene quindi conteggia- ta la produzione destinata ai consumi intermedi, che rappresentano il valore dei beni e servizi consumati e trasformati nel processo produt- tivo per ottenere nuovi beni e servizi. Nell’anno 2007 lo Stato italia- no ha avuto un Prodotto Interno Lordo annuo di Euro 1.289.893.000.000,00.- situandosi al 26mo posto nel mondo, pur facendo parte del gruppo degli otto più grandi paesi industrializzati, dietro a paesi come Paesi Bassi, Irlanda, Austria e di poco superiore a paesi come Spagna, Grecia, Slovenia e Cipro. Nell’anno 2008 invece e’ stato di Euro 1,276,438,000,000.00 con un evidente calo rispetto all’anno precedente. Nel solo primo trimestre del 2009 il calo (in misura percentuale) e’ stato del 6% rispetto all’anno precedente e del preoccupante calo del 2,6% rispetto al solo trimestre precedente (portando alla previsione per la fine del 2009 di un calo del 10.4% rispetto al 2008). Nel 2010 il PIL nazionale sara’ inferiore a quello del 2001. Il Debito Pubblico e’ il debito che uno Stato ha nei confron- ti di altri soggetti (persone fisiche, imprese, banche o soggetti stra- nieri) che hanno sottoscritto obbligazioni (come sono i BOT e CCT) destinate a coprire il fabbisogno finanziario del Paese (in pratica anticipazione di denaro su preciso impegno dello Stato di restituirli

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in un tempo determinato con degli interessi) altrimenti difficile da soddisfare per mancanza di risorse finanziarie. Il Debito Pubblico dello Stato Italiano nell’Ottobre 2007 era pari a Euro 1.629.700.000.000,00, nel Febbraio del 2009 e’ stato di Euro 1.707,410,000,000.00, a Maggio del 2009 e’ arrivato a Euro 1.752,200,000,000.00 (il 104% del PIL) , viaggiando al rialzo di oltre 15 miliardi al mese, occupando a pieno titolo il settimo posto mondia- le dietro lo Zimbabwe, il Libano, il Giappone, la Jamaica, il Sudan e l’Egitto ma vigorosamente davanti a stati come Grecia, Belgio, Bhutan, Ghana, Tunisia, Bolivia ed altri. Per la fine del 2009 la previsione e’ che il debito pubblico si porterà al 115% del PIL (dato del giugno 2009) . Per fare un paragone la Nigeria ha un debito pub- blico pari al’14,40% del PIL contro il nostro 104%. Su’ questo debito pubblico lo Stato Italiano pagherà nel solo 2009, circa 80 miliardi di interessi. Le spese dello Stato, annuali – anno 2007 – sono circa di Euro 650.000.000.000,00. Nel 2008 lo Stato italiano e’ arrivato a spendere l’8,30% in più di quanto abbia effettivamente incassato. A giugno 2009 l'indice della produzione industriale destagionalizzato ha segnato una diminuzione dell'1,2% rispetto a maggio mentre la variazione congiunturale della media degli ultimi tre mesi, a confron- to con quella dei tre mesi precedenti, è pari a -3,9%. Il risultato grezzo, rispetto allo stesso mese del 2008, registra un calo del 19,7%. Depurato dagli effetti di calendario il calo tendenziale segna -21,9%. Sempre nel confronto su base annua, l'indice grezzo relativo al primo semestre del 2009 risulta in diminuzione del -22,2% mentre quello al netto degli effetti di calendario del -21,5 per cento con pesantissime ripercussioni sulle esportazioni e sul sistema produttivo occupaziona- le del paese che meglio si evidenzierà in autunno 2009. In questo contesto, il 13,6% della popolazione, 8.078.000 di cittadi- ni Italiani e’ ufficialmente “Povera” (Dati ISTAT del Luglio 2009, riferiti al 2008) e cioè, vive con un’entrata economica mensile, assolutamente insufficiente alle sue esigenze primarie che e’ di Euro 997,67 al mese per famiglia (di due persone) mentre il 22,2% delle famiglie italiane, pari a 5,394,068, ha difficoltà a pagare bollette e affitti. I cittadini che vivono in povertà assoluta, cioè persone che non

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possono conseguire uno standard di vita minimamente accettabile, sono 2.893.000 (4,9% dell'intera popolazione) e vivono in 1.126.000 nuclei familiari (4,6%). Le Famiglie “povere” sono 2.737.000 e rappresentano l’11.3% delle famiglie Italiane. La CARITAS (noto- riamente altamente affidabile) dichiara invece che le persone povere in Italia sono oltre 15 milioni e che il 25% della popolazione vive con meno di Euro 500 al mese. Sul fronte opposto ci sono dieci milioni di famiglie (41,5%) che mostrano livelli inesistenti o minimi di disagio economico. Si tratta di famiglie con redditi alti e medio - alti, più diffuse nel nord del paese. Circa 8 milioni e 800mila (36,3%) vivono in condizioni di relativo benessere. Si tratta prevalentemente di famiglie formate da adulti e anziani a reddito medio e di altre più giovani a reddito medio e medio - alto, che hanno come problema quasi esclusivo il rimborso del mutuo. Riguardo alla disoccupazione, in Europa, nel primo trimestre e’ incrementata dello 0.8% con una perdita di 1.916.000 posti di lavoro, il doppio rispetto allo stesso trimestre del 2008. Il calo più evidente si e’ verificato in Spagna con un meno 6.4%. In Italia i disoccupati, nello stesso periodo, sono aumentati dello 0.8% (204.000 posti di lavoro persi, di cui 114.000 solo nel Sud del paese) , il più alto dal 2005, rispetto a 1.700.000 disoccupati del 2008, raggiungendo il 7.9% ( 1.982.000 sono oggi i disoccupati) con la preoccupante previsione ufficiale del Governatore della Banca d’Italia, Draghi, e della Comunità Europea, di superare il 10% della popolazione entro la fine del 2009. Da dati Istat si rileva che i disoccupati hanno superato il numero dei lavoratori e un’ampia parte di loro non cerca un’occupazione perché e’ convinta di non trovarla, inoltre, il 30% dei disoccupati sono persone giovani in cerca di prima occupazione. Un italiano su due dichiara al fisco meno di 15.000 euro di reddito (dati ISTAT, redditi 2007) mentre solo lo 0.2% della popolazione dichiara redditi superiori ai 200.000 euro mentre l’86% dei contribuenti dichiara non oltre i 26.000 euro. Altro dato preoccupante e’ l'ammontare dell'evasione fiscale in Italia che ogni anno costa oltre 300 miliardi di euro di imponibile che vengono sottratte all’erario e quindi alle casse dello stato. Di queste, l'evasione di imposte dirette è di 115 miliardi di euro, l'economia sommersa sottrae circa 105 miliardi, la criminalità organizzata produ-

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ce un danno di 40 miliardi e 25 miliardi e’ la cifra che evade chi ha il secondo o terzo lavoro (i dati provengono da una stima che è stata fatta da “Krls Network of Business Ethics” per conto di Contribuen- ti.it, Associazione contribuenti italiani, elaborando dati ministeriali e dell’Istat). Il valore aggiunto dell’economia sommersa italiana e’ quasi pari al 18% del PIL. I lavoratori in nero sono circa 2 milioni, di questi 800 mila sono dipendenti che fanno il secondo o il terzo lavoro (con un'evasione d’imposta appunto di 25 miliardi di euro) . Il giro di affari dell’economia criminale realizzata dalle grandi organizzazioni mafiose che, in almeno tre regioni del Mezzogiorno, controllano buona parte del territorio è di 120 miliardi di euro all’anno con un’imposta evasa di 40 miliardi di euro. Il 78% circa delle società di capitali italiane dichiara redditi negativi (52%) o meno di 10 mila euro (26%) . In pratica su un totale di circa 800 mila società di capitali il 78% non versa quanto dovuto di imposte dirette. Si stima un’evasione fiscale che stabilmente si aggira attorno ai 15 miliardi di euro l’anno. Riguardo alle “Big Company”, le grandi aziende, una su tre chiude il bilancio in perdita e non paga le tasse. Inoltre il 92% delle “Big Company” abusano del «Transfer Pricing» (o “Prezzi di trasferimen- to”, noto metodo di operazioni di scambio, di beni o servizi, fra imprese residenti in Paesi diversi ma appartenenti ad un medesimo gruppo che le controlla o, comunque, aventi connessioni economiche tali da far presupporre l’esercizio unitario della loro gestione) per spostare costi e ricavi tra le società del “Gruppo” trasferendo, in maniera “Fittizia” la tassazione nei Paesi dove, di fatto, non vi sono controlli fiscali sottraendo al fisco italiano 27 miliardi di euro.Poi, c’è l’evasione dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese, dovuta alla mancata di emissione di scontrini, di ricevute e di fatture fiscali che sottrae all’erario circa 8 miliardi di euro l’anno. E quando il lavoro e’ regolare, c’e’ la questione del carico fiscale. L'Italia è il paese Ue dove è più alto il carico fiscale sul lavoro: in base al con- fronto effettuato sui dati relativi al 2007, in Italia, (dati Eurostat), le tasse e i contributi sociali rappresentano il 44% del costo del lavoro contro il 42,3% della Svezia e il 42,3% del Belgio. Ma riguardo all’evasione fiscale, non e’ tutto.

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Capitolo 16 – 98 miliardi di euro spariti nel nulla

98 miliardi di euro spariti nel nulla …

Non molto è cambiato da quando il Censis iniziò la sua attività di ricerca sul settore alla fine degli anni '80. Nell'ultimo scorcio di anno del 2008 il mercato vede materializzarsi un nuovo segmento di gioco pubblico: lo “skill game” o “poker su piattaforma internet” . L'esi- stenza di canali virtuali per le scommesse sportive o per il “gratta e vinci” ha già introdotto una variabilità nei "canali di vendita" con incidenze comunque marginali se confrontate con i "canali tradizio- nali terrestri" . I primi dati del 2009 segnalano – rispetto alle previsioni – una crescita di gran lunga superiore alle attese: nei primi cinque mesi del 2009 gli skill game "telematici" muovono 850 milioni di euro, circa il 60% di quanto giocato via internet e quindi con una previsione alla fine dell’anno superiore ai 2 miliardi di euro. Si parla di un fenomeno estremamente esteso con circa 1,5 milioni di giocatori registrati nei vari siti. Esiste una linea di tendenza verso un modo di giocare sempre più "individualizzato" in contrapposizione con alcuna consuetudine di socializzazione "da gioco" espresse nel circuito del Bingo o nella ricerca collettiva dei "jackpot" o come accadeva molti anni fa con il Totocalcio. Gli ultimi anni - prosegue la ricerca del Censis - hanno rappresen- tato per il comparto del gioco pubblico in Italia un periodo di straor- dinario dinamismo sia in termini di offerta di prodotto che di volumi di gioco. Solo all'inizio del decennio precedente i prodotti esistenti erano pochi, con leadership fortemente sedimentate e con una cultura

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dell'innovazione e della competitività da parte dei concessionari certamente meno sostenuta in virtù proprio delle posizioni oligopoli- stiche che caratterizzavano il settore. Il panorama attuale, rispetto a dieci anni fa appare profondamente mutato: 1) le lotterie istantanee sembrano aver trovato una formula di succes- so che le ha portate ad aumentare di oltre sei volte il proprio volume di gioco dal 2005 al 2008; 2) le Scommesse Sportive hanno sostituito quasi completamente il Totocalcio nelle preferenze dei giocatori skill sullo sport; 3) il Lotto, dopo un picco di volumi nel 2004, sembra sostanzialmente in stato di stallo; 4) il Bingo, anche se probabilmente sotto le aspettative iniziali, si è ritagliato una fetta di mercato abbastanza stabile; 5) le Slot, vera novità dell'ultimo quinquennio, hanno velocemente conquistato il 46% del mercato in termini di volume di gioco (nel 1998 Lotto e Superenalotto insieme avevano il 67%) , confermando l'efficacia di una politica di regolamentazione di alcuni prodotti che, pur presenti sul panorama d'offerta, sfuggivano al controllo della Pubblica Amministrazione con un danno sia per le casse dell'erario che dei consumatori finali; 6) i giochi online - primo fra tutti il Poker - che, appena introdotti nell'offerta pubblica, lasciano intravedere un futuro di successo sia in termine di raccolta che di interesse e partecipazione dei giocatori. Un'indagine sui segmenti della filiera - quelli dei tradizionali canali di vendita (pubblici esercizi e tabaccai) - porta a stimare un'occupa- zione complessiva equivalente a circa 70.000-80.000 posti di lavoro nella mappa distributiva articolata in: - 60.000 bar - 14.000 punti vendita specializzati (agenzie e corner) - 4.000 circoli privati - 2.200 ristoranti - 1.500 sale giochi - 220 sale bingo - 70 stabilimenti balneari - 450 alberghi - 500 banchi lotto

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Di seguito solo elencati i tre giochi a più alto tasso di crescita nel futuro (in ordine decrescente) : 1 Apparecchi elettronici 1 Skill games (poker compreso) 3 Giochi telematici da casinò L'ultima indicazione dei concessionari è relativa all'individuazione dei fattori che maggiormente determineranno il futuro dei giochi pubblici in Italia. L'ampliamento dell'offerta è giudicato il principale fattore di svi- luppo del mercato. Altri fattori decisivi potranno essere lo sviluppo telematico e la crescita dei consumi legati al tempo libero ed all'in- trattenimento. Di seguito si riportano i fenomeni dell’illegalità’ elaborata dal Censis che rappresenta il quadro fenomenologico relativo ai fenomeni di illegalità nel settore dei giochi, alle illiceità e all'evasione fiscale. La preoccupazione primaria del legislatore sembra più quella di traghettare un'attività sensibile quale è il gioco d'alea verso sponde più tracciabili e controllabili (leggi il web) al fine di scongiurare evasioni tributarie e assicurare quindi un congruo gettito all'erario. Tuttavia non vi è dubbio che una regolamentazione chiara, definita e coerente possa costituire il baluardo più efficace contro le degenera- zioni e le perversioni del sistema e rappresentare un modello di sviluppo per tutto il settore produttivo del "leisure" del Paese. - Illegalità pura : Scommesse su eventi parasportivi (corse clandestine di automobili, moto, cavalli) - Combattimenti animali : 1,0 miliardi di euro [1] - Manomissione schede software degli apparecchi elettronici (Video poker, slot ‐machine, schede hardware): 2.995 sequestri [2] - Illiceità : Gioco on-line offerto da operatori esteri con licenza non italiana 1,0 miliardi di euro [3] - Evasione : Slot scollegate dal sistema centrale di controllo. - Riciclaggio : Offerte anomale per l'acquisto di concessioni per la gestione dei punti vendita. - Vulnerabilità del sistema : Utilizzo di prestanome nell'uso dei conti gioco on ‐line. Titolo al portatore nel betting terrestre, con possibilità di riciclaggio.

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[1] LAV:Rapporto Zoomafia 2009 - [2] Polizia dei giochi e delle scommesse: 2004-2008 - [3]Stime Aams. Nel 2008 le maggiori giocate pro-capite si sono avute soprattutto tra centro e nord Italia dove sono stati spesi in media tra gli 800 e i 1.000 euro. In Sicilia, Calabria e resto del sud i giochi che vanno per la maggiore sono quelli numerologici (Lotto e Super Enalotto) , seguiti dai Gratta e Vinci e da quelli a base sportiva, mentre tra centro e nord Italia i profili di gioco più richiesti sono quelli relativi ad ippica e Newslot. Nel 2008, infatti, le macchinette “comma 6” e quelle “comma 6A" hanno avuto una concentrazione superiore al 20% soprattutto nelle regioni settentrionali. La ricerca del Censis fa anche un’interessante analisi delle vincite e del giocato nelle varie regioni d'Italia. Tra le regioni del sud domina senza dubbio la Campania dove nel 2008 sono stati giocati 4.533 milioni di euro con una quota di mercato pari a 9.9% e un "volume di vinto" di oltre 3 miliardi. Sempre in Campania la provincia più fortu- nata è stata con un “pay out” dell'80%, mentre la meno fortunata è stata Napoli il cui pay out è stato pari al 65,9%. Dopo la regione partenopea il podio è occupato dalla Puglia che l'anno scorso ha fatto registrare giocate per oltre 2,7 miliardi e vincite pari a 1,8 miliardi di euro. In Puglia, Taranto (925 euro) è stata la città con il giocato pro-capite più alto mentre la più fortunata in termini di “pay out” è stata Foggia. La medaglia di bronzo spetta all'Abruzzo che nel 2008 ha registrato vincite per 856 milioni di euro e giocate per 1,2 miliardi. Tra le province Pescara è risultata la città con il giocato procapite più alto (1.252 euro), mentre quella con il “pay out” più alto è stata Teramo (68,6%). Quarto posto per la Cala- bria con un volume di giocato pari a oltre 1 miliardo e Cosenza come provincia più fortunata (80,6%). Infine, a margine delle giocate e delle vincite nelle regioni del sud, troviamo rispettivamente Basilicata (313 milioni di euro di giocato e 212 milioni di vinto) e Molise (231 milioni di euro di giocato e 158 milioni di vinto) . In questo contesto, due giornalisti del Secolo XIX di Genova, Menduni e Sansa, hanno denunciato pubblicamente attraverso una loro lunga inchiesta giornalistica, imposte non pagate dai Monopoli di Stato per un totale di 98 miliardi di euro.

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Dove sono finiti questi soldi? Di seguito la lettera di Menduni e Sansa spedita, nel 2008, al signor Giorgio Tino, direttore dei Monopoli di Stato e affidata al blog di Grillo. “Gentile Dott. Giorgio Tino, Ci piacerebbe porgerle queste domande a voce, ma parlarle sembra essere impossibile. Da mesi La cerchiamo inutilmente, cominciamo quasi a dubitare che Lei esista davvero. E dire che Lei avrebbe interesse a rispondere (oltre che il dovere). Secondo il rapporto di una commissione di inchiesta parlamentare e secondo gli uomini della Guardia di Finanza, infatti, tra imposte non pagate e multe non riscosse le società concessionarie delle “slot macchine” devono allo Stato 98 miliardi di euro. Sarebbe una delle più grandi evasioni della storia d’Italia. Secondo la commissione e gli investigatori, questo tesoro sarebbe stato regalato alle società che gestiscono il gioco d’azzardo legaliz- zato. Di più: nei consigli di amministrazione di alcune di queste società siedono uomini appartenenti a famiglie legate alla Mafia. Insomma, lo Stato italiano invece di combattere Cosa Nostra le avrebbe regalato decine di miliardi di euro. Con quel denaro si potrebbero costruire metropolitane in tutte le principali città d’Italia. Si potrebbero comprare 1.000 Canadair per spegnere gli incendi. Potremmo ammodernare cinquecento ospedali oppure organizzare quattro Olimpiadi. Si potrebbero realizzare impianti fotovoltaici capaci di fornire energia elettrica a milioni di persone oppure si potrebbe costruire la migliore rete di ferroviaria del mondo. Da mesi noi abbiamo riportato sul nostro giornale, Il Secolo XIX, i risultati dell’indagine. Decine di pagine di cronaca che non sono mai state smentite. Secondo la commissione d’inchiesta, i Monopoli di Stato hanno gravi responsabilità nella vicenda. Non solo: la Corte dei Conti ha chiesto alle società concessionarie di pagare decine di miliardi di euro per il risarcimento del danno ingiusto patito dallo Stato.

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E nei Suoi confronti, signor Tino, i magistrati hanno aperto un procedimento per chiedere il pagamento di 1,2 miliardi di euro di danni. Ma Lei che cosa fa? Tace e rimane al suo posto, come tutti i re- sponsabili dei Monopoli, dalla dottoressa Barbarito alla dottoressa Alemanno, sorella dell’ex ministro di Alleanza Nazionale, (attuale sindaco di Roma – ndr.). E, cosa ancora più incredibile, tace il vice-ministro dell’Economia, (che da mesi ha ricevuto il rapporto della commissio- ne di inchiesta), da cui Lei dipende. Può spiegarci per filo e per segno che fine hanno fatto quei 98 miliardi di euro che secondo la Finanza sono stati sottratti alle casse dello Stato? Finora Lei non ci ha mai voluto rispondere. Forse conta sul soste- gno del mondo politico. Del resto la Sua poltrona è una delle più ambite d’Italia. Pochi lo sanno, ma i Monopoli gestiscono il commer- cio del tabacco e del gioco d’azzardo legalizzato. Insomma, un tesoro, su cui i partiti si sono lanciati da anni: An ha suoi rappresentanti proprio nei consigli di amministrazione delle società concessionarie delle “slot machine”, mentre le federazioni dei Ds sono proprietarie di molte sale Bingo. Così Lei può permettersi di tacere. Ma chissà che cosa farebbe se a ripeterle queste domande fossero decine di migliaia di visitatori di questo blog (l’indirizzo dell’ufficio stampa è: ufficiostam- [email protected])? Marco Menduni e Ferruccio Sansa.” Ma cosa e’ successo veramente? Cosa rivela l’indagine Menduni-Sansa del Secolo XIX di Genova? Nel maggio del 2007, una supercommissione di esperti, guidata dal sottosegretario all’Economia Alfiero Grandi e dal generale della Finanza Castore Palmerini, consegna al viceministro Vincenzo Visco una relazione sconvolgente che riguarda solo il periodo dal 2004 al 2005: una cifra enorme, di quasi cento miliardi di euro, non e’ stata mai riscossa dallo Stato, nel mega business delle macchinette video- poker e dei giochi. Ma l’aspetto più allarmante è che, secondo il Gruppo antifrodi

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tecnologiche della Guardia di Finanza, parte di questo denaro è finito nelle tasche della criminalità organizzata come “Cosa Nostra” e soprattutto della cosca di Nitto Santapaola. Un’inchiesta che si riferisce soprattutto al periodo 2004 e 2005, ma che non è cambiata: «È da segnalare a tutt’oggi - scrive la Commis- sione - il permanere di una percentuale (anche questa “testimonia- ta”) di apparecchiature che dovrebbero essere in rete e che invece non vengono rilevate». Un’inchiesta svolta non senza pericoli, lascia- no intendere i finanzieri. Ma alla fine la tradizionale conferenza stampa non si fa. Bloccata «per ordini superiori» all’ultimo istante e uno dei commissari rivela al Secolo XIX: «Pensavamo che questa relazione fosse un’autentica scossa. Invece se n’è parlato pochissimo e la parte relativa alla criminalità organizzata è praticamente “scomparsa”» . Secondo la relazione della Commissione di Indagine (chiusa il 23 marzo 2008) il fiume di denaro esce dagli apparecchi che, per la legge, dovrebbero essere collegati via modem con il cervellone della Sogei (la Società Generale di Informatica che si occupa di controlli sul pagamento delle imposte) in una rete di controllo. Così dovrebbe essere possibile verificare l’ammontare delle entrate e chiedere il pagamento delle imposte. In teoria. In realtà il business, secondo la Commissione, nasconde- rebbe una delle più grandi evasioni d’imposta e di sanzioni non pagate della storia della Repubblica. Scrivono gli esperti: «Per il 2006, secondo i dati dei Monopoli, a fronte di un volume di affari (ovvero la “raccolta di gioco”) pari a circa 15,4 miliardi di euro (di cui la quasi totalità derivante da apparecchi con vincite di denaro), vi è stato un gettito fiscale pari a 2 miliardi e 72 milioni di euro con circa 200mila apparecchi attivati». «L’effettiva raccolta di gioco però sarebbe di molto superiore alla cifra citata. Secondo stime della Finanza (in sostanziale accordo con le testimonianze di vari operatori del settore), la predetta raccolta di gioco ammonterebbe a 43,5 miliardi di euro». Come dire: il trecento per cento della somma “ufficiale”. Possibile perché i due terzi delle macchinette non sono collegate alla rete di controllo, assicurano gli investigatori della Finanza, il Gat

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guidato dal colonnello Umberto Rapetto. L’esempio più clamoroso arriva dalla Sicilia. La legge dice che i videopoker non collegabili alla rete di controllo devono essere chiusi in un magazzino. Nel Comune di Riposto, in provincia di Catania (13.951 abitanti), risulta che nei locali di un solo bar di cinquanta metri quadrati sareb- bero state depositate, in un solo giorno, 26.858 macchinette. Secondo un’elaborazione della Finanza, accatastate una sull’altra raggiunge- rebbero l’altezza del vicino Etna. Il Secolo XIX ha visitato il bar di Riposto ed e’ logico pensare che gli apparecchi “scollegati” siano stati utilizzati altrove, al di fuori di ogni verifica. Scrive la Commissione: «Dai dati forniti dagli stessi Monopoli emerge un numero esorbitante di apparecchi collocati in magazzino (40 mila) che, in realtà, potrebbero essere in esercizio senza connes- sione alla rete». D’altra parte è difficile pensare che anche le verifiche siano state davvero incisive. Una “perla” di quel che è accaduto affiora dalla prima bozza della relazione, dove si racconta: «Nel corso degli accertamenti è risultato che, tra i funzionari verificatori “tecnici” fosse incaricato un “inge- gnere” che risulterebbe essere stato condannato per usurpazione di titolo». Ma la commissione guidata dal sottosegretario spara a zero su tutta la catena dei controlli. E non basta. Sul “malfunzionamento” del sistema «ha inciso anche la cattiva volontà di qualche concessionario scorretto, che, svolgendo contem- poraneamente la funzione di controllore e di controllato, non aveva alcun interesse a collegare le macchine alla rete». La relazione della Commissione ripercorre punto per punto il fiume di denaro. Indica tutte le possibili perdite. E usa parole certo non indulgenti nei confronti dell’Agenzia per i Monopoli di Stato. «Nel corso dell’indagine sono sorti alcuni interrogativi su specifici com- portamenti tenuti dai Monopoli in particolari occasioni» , è riportato nella bozza del documento. «Essi riguardano sia la fase di avvio delle reti telematiche e in

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particolare l’esito positivo dei collaudi allora condotti (sulle macchi- nette, ndr), subito dopo smentiti dall’esperienza applicativa, sia l’accelerato rilascio di nulla-osta di distribuzione per apparecchi nell’imminenza dell’entrata in vigore di una disciplina più stringente, sia infine l’omessa applicazione di sanzioni previste dalla legge e “l’invenzione” di regimi fiscali forfettari. A tali interrogativi i Mono- poli dovrebbero essere chiamati a rispondere puntualmente». Rivela ancora uno dei componenti della Commissione interpellato dal Secolo XIX: «I Monopoli hanno autorizzato persino macchinette apparentemente innocue, giochi di puro intrattenimento, senza scoprire che premendo un pulsante si trasformavano in slot- machine». Ancora: «L’applicazione di forfait ha permesso il dilagare di anomalie, perché la “cifra fissa” è assai più bassa di quella che potrebbe essere rilevata dalle macchine. Così in moltissimi casi sono state dichiarate avarie, guasti, difficoltà di collegamento dei modem solo per poter pagare di meno, con una perdita secca per lo Stato di miliardi di euro». Critiche, quindi, al vertice dei Monopoli. Ma dalla relazione emer- gono anche accuse di corruzione nei confronti dei semplici funzionari chiamati a verificare il funzionamento delle macchinette: c’è stata «una retrodatazione delle autorizzazioni... tale anomala procedura avrebbe consentito ad almeno 28 aziende (alcune delle quali oggetto di indagini da parte della magistratura per presunti reati di corru- zione nei confronti di dirigenti dei Monopoli) di eludere le disposi- zioni introdotte» successivamente dalla legge. Nel paragrafo “Difetti di sistema riscontrati”, la commissione rincara la dose: «I Monopoli hanno sostanzialmente tollerato che l’impianto predisposto» per regolare il gioco e ottenere il pagamento delle imposte «non entrasse a regime per più di un anno, rinunciando a qualunque forma di sanzionamento che avrebbe dovuto essere attuata». E ancora: perché i Monopoli non hanno preteso il pagamento delle somme dovute? «Con riferimento ai debiti dei concessionari, le azioni poste in essere dai Monopoli per il recupero del credito sono state improntate, per motivazioni che andrebbero approfondite, su

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soluzioni gestionali (per esempio dilazioni) piuttosto che amministra- tivo-contrattuali (per esempio applicazione di penali, escussione delle fideiussioni prestate dai concessionari debitori, revoca della concessione), che alla commissione sembrano atti dovuti e obbligato- ri». La relazione della Commissione spende molte parole per uno dei concessionari, la “Atlantis World Group of Companies”. È il 25 ottobre 2005 quando i Monopoli indirizzano una nota dispo- nendo che «ogni apparecchio dotato di nulla-osta ( cioè in regola, ndr ) ma non collegato alla rete telematica dovrà obbligatoriamente essere collocato in un magazzino». Ma gli investigatori ipotizzano che proprio qui si siano verificate le più considerevoli anomalie. Proprio come quella del bar di Riposto, dove l’Atlantis avrebbe stipato quasi 27 mila apparecchi. Ma a chi fa capo davvero Atlantis? Per ricostruirlo i finanzieri hanno utilizzato anche il risultato delle indagini della Procura di Potenza. È la stessa commissione che lo racconta: «Abbiamo tenuto conto dell’indagine avviata dalla magistratura di Potenza (quella, cioè, sul gioco d’azzardo che portò all’arresto del principe Vittorio Emanuele di Savoia, ndr) e degli elementi che questa ha fornito. E abbiamo stabilito rapporti anche con il magi- strato di Roma che ha ereditato per competenza il procedimento di Potenza contenente una lista di possibili imputati comprendenti il dottor Giorgio Tino (direttore dell’Agenzia dei Monopoli, ndr) e la dottoressa Anna Maria Barbarito (dirigente dei Monopoli , ndr)». Il nome della società - come ha raccontato anche Marco Lillo sull’Espresso in un’inchiesta all’indomani dell’arresto di Vittorio Emanuele - emerge quando Henry Woodcock, pm di Potenza, convo- ca nel suo ufficio Amedeo Laboccetta, un esponente storico di An a Napoli, amico personale di Gianfranco Fini. Laboccetta non si occupa, però, soltanto di politica, è (oggi …era) anche il rappresentante in Italia di Atlantis, cioè della principale società concessionaria dei Monopoli per il controllo delle slot machi- ne. Così i magistrati nel mare di intercettazioni che passa loro per le

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mani, ne trovano una in cui - nella primavera 2005 - Laboccetta parla con il segretario particolare di Gianfranco Fini, Francesco Proietti (eletto alla Camera nel 2006). E il pm di Potenza, nella richiesta di arresto nei confronti di Vittorio Emanuele, accusa Proietti di aver effettuato una sorta di baratto con Giorgio Tino, il direttore dei Monopoli di Stato, proprio il soggetto che avrebbe l’obbligo di vigilare sui giochi d’azzardo. Proietti e i suoi amici di An, secondo la ricostruzione del magistrato, evitano la revoca della concessione per Atlantis World e in cambio sostengono la scelta di Tino al vertice dei Monopoli. Il dirigente, nominato dall’ex ministro Giulio Tremonti, è stato riconfermato dal centrosinistra nonostante l’indagine di Potenza. Dalle telefonate si comprendono gli interessi in gioco: si parla di milioni di euro che i Monopoli dovrebbero incassare e che mancano all’appello. Atlantis è il leader del mercato, ma è in ritardo con il versamento della quota spettante allo Stato. E il rischio del ritiro della concessione avrebbe prodotto un danno di milioni di euro alla società guidata da Laboccetta, un’impresa con base alle Antille. Tra i soci di maggior peso ci sarebbe Francesco Corallo, figlio del pregiudicato Gaetano, condannato per associazione a delinquere. «Don Gaetano - ricostruisce Marco Lillo - ha scontato la sua pena, ma negli anni Ottanta fu arrestato per la scalata ai casinò di Cam- pione e Sanremo. In quella indagine emersero i rapporti di don Tano con il boss della mafia catanese Nitto Santapaola. Corallo junior non era indagato e oggi guida un impero che controlla tre casinò alle Antille». E nell’isola di Saint Marteen, Fini e la moglie vanno in vacanza nel 2004. «Il presidente, come è noto, è amante della pesca subacquea» , spiegano negli ambienti di An. Il PREU e’la tassa sui videopoker, che assegna allo Stato il 13,5 del giro d’affari delle macchinette. I Monopoli, spiega la commissione, invece di pretendere il paga- mento dell’imposta prevista dalla legge, si accontentano di un forfait. Ma non basta. Per evitare trucchi le norme prevedevano multe salate, salatissime: 50 euro per ogni ora di mancata connessione alla rete Sogei.

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Le macchinette collegate, però, per molti mesi sono rimaste una piccola minoranza. Gli stessi Monopoli, in un passo della relazione, ammettono: «Nel 2004 c’erano 95.767 macchine autorizzate, ma nessuna collegata alla rete». Dopo le rivelazioni degli esperti, qualcuno ha finalmente pensato di affrontare la questione. Gli uomini del Gat hanno provato a calcolare l’ammontare di tutte le sanzioni non riscosse. Poi a queste hanno aggiunto le imposte non pagate. Ne è venuta fuori una cifra talmente enorme che gli stessi finanzieri all’inizio stentavano a crederci: 98 miliardi di euro. Ma la faccenda nasconde aspetti ancora più complessi ed intrigati. Il generale Roberto Speciale, rimosso dalla guida della Guardia di Finanza, ribadisce le sue accuse al viceministro Vincenzo Visco. Dichiara, infatti: «È vero. Vincenzo Visco mi telefonò per avere notizie sull’indagine che riguardava Giorgio Tino, il direttore dei Monopoli di Stato che lui stima molto». Ma aggiunge un elemento di non poco peso, Spiega Speciale : «Visco mi chiedeva informazioni sulle inchieste della Guardia di Finanza. In particolare mi ricordo una telefonata in cui il viceministro era arrabbiatissimo» . La stessa che ha già fornito a Gianluigi Nuzzi del Giornale. E Speciale dice: «Era la sera del 16 giugno 2006. Molti ufficiali erano con me a Villa Spada per la tradizionale cena di chiusura del corso superiore di polizia tributaria. All’improvviso tra i commensali si diffonde la notizia dell’arresto di Vittorio Emanuele. E subito dopo squilla il mio telefonino. Era Visco, furente: “Lei non mi ha detto nulla”, esordì. Voleva avere immediate informazioni sulla situazione processuale di Giorgio Tino, il direttore generale dei Monopoli, indagato nell’inchiesta di John Henry Woodcock. Tino è un manager che Visco tiene in alta considerazione». Quali sono le informazioni che Visco avrebbe desiderato? «Voleva notizie sulla posizione di Tino». Ma il ministro Visco avrebbe richiesto informazioni soltanto sull’inchiesta di Potenza o, per esempio, anche sullo scandalo slot? «Non ricordo», sostiene Speciale. Che conclude: «Ho dimostrato anche ai magistrati, con documenti e testimonianze, che la mia

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ricostruzione dei fatti risponde alla verità». Fonti interne alla Guardia di Finanza confermano, però, al Secolo XIX che il viceministro dell’Economia sarebbe stato a conoscenza anche dell’inchiesta che le Fiamme Gialle stavano conducendo in gran segreto con la Corte dei Conti. Oggetto: il tesoro da 98 miliardi di euro. Un’inchiesta che ha puntato dritto anche su Tino, tanto che la magi- stratura contabile ha aperto un procedimento nei confronti del diretto- re dei Monopoli ipotizzando un ingiusto danno per l’erario di 1,2 miliardi di euro. Una somma che proprio Tino potrebbe essere chiamato a risarcire allo Stato. Il Secolo XIX chiede quindi chiarimenti a Giorgio Tino, ma non ottenendo nessuna risposta i suoi cronisti si sono rivolti direttamente a Visco, senza però ottenere una sola riga di chiarimento. In particolare: il Secolo XIX ha chiesto al vice-ministro perché Giorgio Tino (nominato dal centrodestra) sia stato confermato al vertice dei Monopoli dallo stesso Visco nonostante un mese prima fosse stato indagato dai magistrati di Potenza. Nessuna risposta. Il Secolo ha anche chiesto a Visco se ritenga possibile che il nume- ro uno dei Monopoli mantenga la sua posizione nonostante la Corte dei Conti e la commissione d’inchiesta (presieduta da Alfiero Grandi, sottosegretario di Visco) ipotizzino nei confronti dello stesso Tino pesanti responsabilità nelle falle della vigilanza. Ma da Visco ancora nessuna risposta. I cronisti cercando di avvicinare il viceministro per sapere come risponda alle pesanti accuse di Speciale, riceve la seguente risposta dal ministero: « Visco preferisce replicare al generale nelle sedi opportune» . Cioè quelle giudiziarie. Nella faccenda ovviamente viene tirato in ballo il Governo e Anto- nio Di Pietro che, in qualità di Ministro delle Infrastrutture, dichiara- va in un’intervista al Secolo XIX: « Non approviamo e non approveremo mai nessuna soluzione che non preveda il recupero per intero dei 98 miliardi di euro, la cifra che, secondo le stime della Corte dei Conti, le società concessionarie delle slot machine dovreb- bero allo Stato. È accaduto che abbiamo posto all’attenzione del

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governo la questione che il caso delle slot e di quella gigantesca evasione da 98 miliardi di euro poteva essere risolto soltanto in un modo: recuperandoli tutti quei soldi, fino all’ultimo euro. Perché vede, giorni fa, prima dell’approvazione del decreto, sono cominciate a circolare voci su un probabile sconto, un condono, un colpo di spugna, lo chiami come vuole. E noi abbiamo drizzato le orecchie» . Per adesso lo sconto è saltato, anche se, in Commissione Finanze alla Camera, giace una risoluzione firmata da Rolando Nannicini, deputato dell’Ulivo, che ripropone quella frase: «l’eventuale applica- zione di penali sia disposta nel rispetto dei principi di ragionevolezza e proporzionalità». I magistrati comunque sono andati avanti per la loro strada: nel gennaio 2008, respinte le deduzioni delle parti, la Procura decide di ribadire le proprie accuse e deposita le citazioni per l’udienza fissata per il 4 dicembre 2008 con la richiesta di risarcimento danni più grande della storia giudiziaria italiana. La difesa sarebbe stata impostata soprattutto seguendo due argo- mentazioni: primo, sostengono i legali delle società, non era tecnica- mente possibile collegare per tempo le slot machine alla rete che doveva monitorare gli apparecchi in servizio e calcolare quindi la somma da pagare allo Stato. Sarebbe ingiusto, sostiene la difesa, applicare la penale prevista dal contratto. Secondo, le penali, a parere della difesa, sarebbero state calcolate in modo sbagliato: la somma complessiva non sarebbe di 98 miliardi di euro come si era detto. Infine la Corte dei Conti non avrebbe competenza a occuparsi del rapporto tra Monopoli (un’Agenzia che dipende dal ministero dell’Economia) e società, perché si tratterebbe di un accordo di carattere privato. Ma le deduzioni non hanno convinto la Procura che le ha respinte completamente e ha notificato la citazione alle società concessionarie. Insomma, si e’ andati davanti al magistrato con una richiesta da far tremare i polsi. A colpire, però, è soprattutto il contenuto dell’atto della Procura che si basa essenzialmente su prove documentali. In particolare, sostengono i magistrati, non sarebbe vero che era impossibile collegare le macchinette alla rete, perché oltre il novanta per cento del territorio nazionale era coperto.

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La Procura ha sottolineato inoltre un’anomalia e si pone una domanda. Se non era possibile collegare le slot machine, perché, come risulte- rebbe dagli atti, alcune concessionarie pochi mesi dopo aver ottenuto la concessione avevano raddoppiato, triplicato o addirittura quadru- plicato le macchinette? In pratica, ribadisce la Procura, si è moltiplicata l’entità dell’inadempimento anche quando si sapeva che non si sarebbe potuto rispettare la convenzione. Se anche le prime violazioni non fossero state colpevoli, sostiene la Procura, quelle successive lo devono dunque essere per forza. Ecco poi il punto decisivo: gli uomini del Gat – Gruppo Speciale Frodi Telematiche della Guardia di Finanza – hanno ricalcolato macchinetta per macchinetta la penale che dovrebbe essere pagata secondo i criteri fissati dalla concessione. Il risultato e’ per difetto. E senza contare altre voci contestate, come il mancato pagamento di una parte del Preu (il prelievo fiscale che lo Stato dovrebbe incassare su ogni singola giocata). Ma la guerra è ancora lunga e seguirla sarà difficile, soprattutto per i non addetti ai lavori, perché ci si perde in un mare di ricorsi, di leggi e di regolamenti. “Una prima battaglia, scriveva il Secolo XIX il 23 gennaio 2008, si combatterà proprio oggi. Davanti al Tar del Lazio si svolgerà, infatti, l’udienza preliminare relativa al ricorso presentato da tre società concessionarie: Atlantis World, Gioco Legale, Gamenet e HBG”. Con il ricorso le società chiedono l’annullamento del provvedimen- to con il quale i Monopoli hanno predisposto il pagamento di penali per il ritardato versamento del canone di concessione. I giudici si sono già pronunciati in proposito disponendo la sospen- sione del provvedimento. Che cosa significa in concreto? Che la richiesta di pagamento da parte dei Monopoli potrebbe non essere dichiarata valida. Una deci- sione, però, che lascia intatta la richiesta principale, quella della Corte dei Conti. Anche il Consiglio di Stato si è pronunciato, seppure indirettamen- te, sulla vicenda.

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Come Il Secolo XIX ha più volte scritto, infatti, il Parlamento (considerata la somma enorme che le concessionarie dovrebbero allo Stato) ha chiesto ai Monopoli di stabilire nuove penali calcolate secondo i criteri della «proporzionalità e della ragionevolezza». In pratica che cosa significa? Per il futuro devono essere disposte nuove penali molto, molto ridotte. Così hanno fatto i Monopoli e le società concessionarie. La “Revisione della convenzione” è stata quindi sottoposta al parere del Consiglio di Stato che in sostanza ha detto: ben vengano i criteri indicati dal Parlamento circa il sistema delle penali, che devono essere applicate «secondo principi di autorevolezza, di proporzionali- tà e con diretto riferimento all’inadempimento accertato e al danno effettivamente arrecato» , ma tali principi devono essere coniugati «con quello di effettività nell’applicazione delle penali». Il Consiglio di Stato, quindi, dà il via libera alle nuove penali. Certo, parla del futuro. Ma si interessa anche del passato e dello scandalo slot machine: «È noto che il sistema attuale si caratterizza in termini di particolare rigore. A tale carattere, però, non ha corri- sposto un conseguente adeguato momento attuativo». Il Consiglio di Stato conclude: «Appare evidente che il tema dell’effettività attiene sia all’attuale momento della predisposizione della disciplina con- venzionale, sia ai comportamenti che seguiranno al completamento della stessa».” Ma il 14 maggio 2008 sempre il Secolo XIX deve pubblicare una sorpresa poco piacevole: “Silenzio generale. L’accordo è stato siglato, ma nessuno se n’è accorto. I Monopoli e le società concessionarie delle slot machine hanno firmato la nuova convenzione. Il punto chiave? Non è prevista alcuna penale in caso di tardato pagamento del Preu (Prelievo Erariale Unico), la tassa del 12 per cento sulle cifre incassate. In parole povere: se le società non pagheranno per tempo l’imposta prevista per ogni giocata... non succederà niente. È stata di fatto abolita la sanzione che aveva portato la Corte dei Conti a chiedere alle società concessionarie (ma anche ad alcuni funzionari dei Monopoli, tra cui il numero uno, Giorgio Tino) il pagamento di oltre 90 miliardi di

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euro. Per il futuro non sarà prevista alcuna sanzione, quindi. Proprio quello che desideravano le concessionarie. Ma questo, forse, è il meno. La nuova convenzione potrebbe privare lo Stato degli oltre novanta miliardi richiesti dalla Corte dei Conti. Una fonte del Secolo XIX lo aveva previsto chiaramente: «Se fosse abolita la sanzione per il futuro, probabilmente anche le somme richieste per il passato sareb- bero cancellate o almeno rimodulate». Che cosa significa? Quasi certamente decine di miliardi di incasso in meno per i Monopoli. Ma non basta. Le società segnano un altro punto a loro favore: Amedeo Laboccet- ta, figura di spicco di Alleanza Nazionale in Campania, è stato eletto alla Camera. Bene, Laboccetta è (oggi..era) il legale rappresentante dell’Atlantis, la società concessionaria di slot-machine che più di ogni altra sarebbe debitrice allo Stato: 31 miliardi e mezzo di euro, l’equivalente, per intendersi, di sei volte il Pil di una nazione come lo Zimbabwe. Ma partiamo dalla convenzione. Scrive l’agenzia di stampa Jamma, specializzata nelle notizie riguardanti il mondo del gioco: «Sono dieci le società convenzionate con l’Amministrazione dei Monopoli di Stato per la conduzione in rete delle “newslot”. Dieci sono quindi i con- tratti di convenzione tra queste imprese e l’ente di regolamentazione italiano per il gioco firmati a seguito della revisione delle concessio- ni disposta già nel luglio scorso e che prevede per l’applicazione delle penali per eventuali disservizi principi di ragionevolezza e proporzionalità». Il nuovo testo della convenzione è il risultato dell’intesa raggiunta tra Aams e i Concessionari ed è il frutto di un confronto tra le parti, sottoscritto nelle settimane scorse. Un accordo importante, importan- tissimo per il mondo del gioco, ma anche per le casse dei contribuen- ti. Eppure nessuno, o quasi, ne ha saputo nulla. Le modifiche introdotte riguardano in particolare la circostanza che le penali debbano essere applicate secondo i richiamati principi di ragionevolezza e proporzionalità. Che debbano essere “commisurate” al danno effettivamente arrecato all’Erario. Come? Prevedendo una

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graduazione delle penali stesse in caso di inadempimento del Conces- sionario agli obblighi relativi alla conduzione della rete. Proprio i punti nodali dell’inchiesta della Corte dei Conti, del rapporto della Commissione guidata dal sottosegretario Alfiero Grandi. E dell’inchiesta del Secolo XIX. Tutta la differenza tra 90 miliardi di euro e zero (o quasi) passa attraverso quelle due parole: «ragionevolezza» e «proporzionalità». Si ritiene, insomma, che le sanzioni previste dalla precedente convenzione (firmata, è bene ricordarlo, dai Monopoli e dalle stesse società interessate) erano eccessive. Ma non basta: con l’atto aggiuntivo della nuova convenzione è stata eliminata l’applicazione della penale nell’ipotesi di ritardato paga- mento del Preu. Un particolare questo sicuramente gradito alle società che solo un anno fa si erano viste recapitare provvedimenti sanzionatori per diversi milioni di euro annullati nelle settimane scorse dai giudici del Tribunale Amministrativo del Lazio. Ecco la lista delle sanzioni, di cui Il Secolo XIX aveva a lungo parlato: il record, appunto, era stato toccato da Atlantis con 31 miliar- di . Seguono: Cogetech (9,4 miliardi), Snai (8,1 miliardi) , Lottomatica (7,7 miliardi) , Cirsa (7 miliardi di euro) , Hbg (7 miliardi) , Codere (6,8 miliardi) , Sisal (4,5 miliardi) , Gmatica (3,1 miliardi) e Gamenet (2,9 miliardi) . Tutte sanzioni che verranno discusse l’8 dicembre davanti alla corte dei conti del Lazio. Con quale destino è ora difficile capirlo. Per un totale 98 miliardi di euro. Con la nuova convenzione le somme che potrebbero essere invece richieste alle concessionarie sono vicine allo zero. Adesso, visto che gli stessi Monopoli hanno rinegoziato le penali, le nuove convenzioni potrebbero spalancare le porte a un clamoroso colpo di spugna. Del resto l’ipotesi era emersa chiaramente quando molti protagoni- sti dello scandalo slot-machine erano sfilati davanti alle commissioni parlamentari. Maggioranza (allora centrosinistra) e opposizione (centrodestra) avevano sostenuto le ragioni delle concessionarie. L’ex vice-ministro dell’Economia, Vincenzo Visco, si era rifiutato di fornire una qualsi-

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voglia spiegazione dell’accaduto ai cronisti del Secolo XIX: «Con voi non parlo perché non mi siete simpatici» , aveva liquidato la questio- ne. O, almeno, si era illuso di farlo, perché poi centinaia di lettori scrissero a Prodi chiedendo una risposta. Poi intervennero anche Beppe Grillo e Striscia la Notizia. Alla fine il governo fu costretto a rispondere: «Non ci sarà alcun condono» , aveva promesso Romano Prodi. Dopo pochi mesi, ecco le audizioni in Parlamento. E la sensazione, chiara, che la storia dei 90 miliardi “dimenticati” dai Monopoli non appassionasse granché nessuno. Del resto, come dimostra chiaramen- te l’elezione di Amedeo Laboccetta, le società concessionarie hanno molti amici nel mondo politico. In entrambi gli schieramenti. Ma qualcuno, nel mondo politico, ha anche messo nero su bianco l’intenzione di “perdonare” le concessionarie. Chi? Angelo Piazza e Giovanni Crema, due deputati della Rosa nel pugno, prima della discussione in commissione, avevano inserito questa frase: «Appare necessario adottare iniziative legislative volte a rivedere, anche retroattivamente, le condizioni convenzionali e il termine del 31 ottobre 2004» . Che cosa vuol dire, tradotto dal politichese all’italiano? Che la convenzione, quella che prevedeva pesanti sanzioni, andava rivista anche per il passato. E che la data ultima sulla quale doveva essere operativo tutto il sistema telematico di controllo delle slot poteva essere “spostata” in avanti. Effetto finale? La sparizione dei 90 miliardi. Come adesso rischia davvero di succedere. Questo un anno fa’. Arrivando ai giorni nostri, il 25 giugno 2009, presso la Seconda Sezione del Tar Lazio, si è tenuta l'udienza relativa ai 23 ricorsi presentati contro gli altrettanti provvedimenti dell'Aams. I giudici hanno previsto la sentenza all'incirca entro 60 giorni e quindi all’inizio di Settembre 2009. Comunque vada a finire, sono in molti a porsi importanti domande. Tra AAMS (Monopoli) ed i raccoglitori ci sono degli intermediari autorevoli, incominciando dalla Sogei (Presidente l’ex On. Sandro Trevisanato e Amministratore Delegato Aldo Ricci) che ha l'obbligo

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di verificare la regolarità e la tempestività delle comunicazioni che gli pervengono dai 10 concessionari o “provider” che dir si voglia: Criga ( Presidente Mauro Chinea), Lottomatica (Presidente Lorenzo Pellicioli), Snai (Presidente Ughi Maurizio), Sisal (Presidente Tom- maso Di Tanno e Amministratore Delegato Emilio Petrone), Coge- tech (Presidente Giovanni Quaglia), Hbg, Gmatic, Atlantis World, Cirsa e Saparnet a cui affluiscono automaticamente i dati forniti dalle macchine abilitate. Di conseguenza tutti costoro, in caso di evasione, sono venuti meno all'obbligo della vigilanza e del controllo. Ma se i raccoglitori hanno versato le quote di spettanza altrui, questo danaro – di cui il PREU di spettanza statale – dove e' finito? E perché non sono iniziate le procedure ingiuntive per il loro recu- pero? Chi finora ne ha goduto il possesso? Sono i concessionari con le loro società partecipate (le scatolette cinesi) ad averle trattenute? E quale e' stato il ruolo della Sogei? E per quale motivo sono i concessionari a dover dare visibilità dei dati della raccolta a Sogei e non e' invece Sogei a dover accedere direttamente ai sistemi informativi dei concessionari? Ed AAMS quale potere aveva, anche propositivo, che non ha esercitato per consentire una costante e corretta visibilità dell'intera filiera affinché potesse funzionare visto che conosceva le difficoltà di Telecom e Tim nel fornire le linee necessarie ai collegamenti automa- tici? Ed il PREU che parte occupa nei 98 miliardi di euro? Sono tutti interrogativi ai quali non e' stata effettivamente data alcuna risposta nell'audizione della IV Commissione Finanze dell’11 ottobre 2007 e ancora tutt’oggi disattese e che, se tutto ciò e’ fondato (come pare sia a parte cavilli legali che nulla hanno a che fare con la palesi violazioni effettuate dimostrate dalla Finanza) hanno procurato un danno da 98 miliardi di euro a tutta la comunità nazionale a favore dei soliti pochi.

CAPITOLO 17 – FINANZIAMENTO AI PAR TITI 127

Capitolo 17 – Finanziamento ai Partiti

Il sistema del finanziamento dei Partiti Italiani

I finanziamenti pubblici attraverso i quali i Partiti italiani accedono ad un’imponente disponibilità finanziaria, e’ assicurato da una legge che ha raggirato il referendum svolto nel 1993 dove il 90,30% dei cittadini italiani ha chiaramente abolito tale privilegio, trasformando il finanziamento pubblico dei partiti di allora in “rimborsi elettorali” di oggi, dove basta prendere l’1% dei voti per avere diritto al rimbor- so. Nelle Elezioni Politiche del 2008, dalla relazione della Corte dei Conti depositata a Montecitorio, i partiti hanno speso circa 120 milioni di euro ma ne incasseranno quasi 500 di milioni, in poco meno di cinque anni. In particolare, per il solo 2008, i rimborsi spese sono stati: Per la Camera dei Deputati Euro 88.221.430,02. Per il Senato della Repubblica Euro 96.183.000,00. Per un totale, solo nel 2008, di Euro 184.404.430,02. Il costo complessivo a carico dei contribuenti, per il finanziamento dei Partiti, nel periodo 2008-2013, sara’ pari a circa 2 miliardi di euro considerando anche le elezioni europee del 2009, quelle regionali del 2010 e quelle politiche del 2013. Le elezioni nel nostro paese sono diventate un affare ed un investimento con utili altissimi, ovviamente esclusivamente a spese degli Italiani. Qualche esempio: il leader del partito dei pensionati, Carlo Fatuzzo, nella campagna elettorale del 2004 spese 16.435 euro per riceverne circa 3 milioni come rimborsi, oltre il 30.000% in più! Rifondazione Comunista, l’Udeur, i Verdi e

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tutti gli altri partiti non rientrati in parlamento con le elezioni del 2008 continueranno a ricevere fondi pubblici fino al 2011. I Comuni- sti Italiani nel 2006 hanno ottenuto un rimborso del 2.950,04% (duemilanovecentocinquanta %) con quasi 5.8 milioni su’ una spesa totale di 194,000 euro effettuata per la campagna elettorale. Da un’analisi più attenta, ci si rende conto meglio della questione. I costi dei partiti per la campagna elettorale del 2008: Il tesoriere di Forza Italia, Rocco Crimi, ha speso quasi la metà di quanto hanno sborsato tutti i partiti messi insieme, e cioè 50 milioni di euro. Il vecchio Ulivo (Ds e Margherita, che parteciparono separata- mente al Senato e uniti alla Camera) hanno speso circa la metà di FI, 28 milioni di euro. Gli incassi dei partiti per la campagna elettorale del 2008: Forza Italia potrà contare di un totale di rimborsi pari a 79 milioni di euro. A Ds e Margherita insieme verranno rimborsati oltre 130 milioni che si divideranno i due “Padri Fondatori” . Ad Alleanza Nazionale spetteranno oltre 59 milioni di euro. A Rifondazione Comunista oltre 33 milioni. All’Udc poco più di 24 milioni di euro. Alla Lega oltre 17 milioni di euro. In totale alle segreterie dei partiti sono fluiti oltre 381 milioni di euro. La media annuale dei fondi pubblici ai partiti è aumentata di circa del 600% rispetto al ‘93, ultimo anno di finanziamento pubblico. Tutto questo e’ inoltre possibile perché la legge sul rimborso eletto- rale ai partiti che partecipano alle elezioni prevede che, oltre al rag- giungimento esiguo dell’1% dei voti (anche se quindi non si esprime nessun eletto visto il quorum del 4%) , la ripartizione viene conteggia- ta sul numero degli iscritti, nelle liste elettorali, avente diritto al voto e non sull’effettivo numero dei votanti, pertanto, anche chi a votare non ci va’ e quindi si astiene, contribuisce involontariamente al rimborso elettorale ai partiti automaticamente.

CAP ITOLO 17 – FINANZIAM ENTO AI PARTITI 129

Tabella riassuntiva dei Contributi ai Partiti per le Elezioni del 2006 (Dati ufficiali Corte dei Conti)

CONTRIBUTO Differenza Contributo SPESE ANNUALE Camera e % di Partiti Politici Effettive Guadagni Senato in 5 entrate sulle CAMERA SENATO dei partiti in Euro anni spese

Forza Italia 12.343.500 13.413.965 128.787.333 50.033.744 78.753.588 157,40%

L’Ulivo 16.038.257 94.832 80.665.450 7.633.192 73.032.257 956,77%

Alleanza 6.327.567 6.777.688 65.526.280 6.234.198 59.292.082 951,08% Nazionale

Democratici 0,00 9.381.282 46.906.413 9.943.577 36.962.835 371,73% di Sinistra

Rifondazione 2.996.963 3.989.416 34.931.896 1.635.989 33.295.907 2.035,22% Comunista

UDC 3.524.482 3.793.563 36.590.227 12.389.160 24.201.067 195.34%

La Margheri- 0,00 6.153.995 30.769.978 10.441.231 20.328.746 194,70% ta

Lega Nord 2.351.496 2.139.616 22.455.560 5.132.473 17.323.087 337,52%

IDV 1.204.570, 940.641 10.726.060 2.223.522 8.502.538 382,39%

Insieme con

l’Unione 0,00 1.667.538 8.387.694 377.639 8.010.055 2.121,08% (Verdi)

Comunisti 0,00 1.188.490 5.942.450 194.831 5.747.619 2.950,04% Italiani

UDEUR 717.949 373.571 5,457.601 1.938.039 3.529.562 183,06%

La Rosa nel 1.331.743 0,00 6.658.715 3.935.682 2.723.033 69,19% Pugno

SVP –

Camera e 323.324 187.877 2.556.010 304.021 2.251.989 740,73% Senato TAA

L’Unione (DS,

Margherita, 366.169 0,00 1.830.848 230.815 1.600.033 692,21% Verdi) Estero

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e Trentino Alto Adige

L’Unione

SVP – Senato 0,00 316.856 1584.282 ** 1.584.282 ** TAA

Casa delle Libertà 0,00 280.051 1.400.258 19.598 1.380.660 7.044,90% Senato Trentino A.A.

Federazione 1.054.973 0,00 5.274.868 4.356.138 918.729 21.09% dei Verdi

Lista 0,00 113.676 568.382 ** 568.382 ** Consumatori

Associazioni Italiane in 63.766 64.347 640.567 100.624 539.943 536,59% Sud America – Estero

Per l’Italia nel mondo con 37.691 39.331 385.116 110.670 274.445 247,98% Tremaglia – Estero

Valle D’Aoste 0,00 69.387 346.938 143.150 203.787 142,36%

Forza Italia –

AN (Valle 0,00 33.863 169.318 * 169.318 * D’Aosta)

TOTALI 498.562.255 117.368.302 381.193.953 324,78%

* “ Le spese sostenute e le fonti di finanziamento utilizzate sono rendicontate nei consuntivi presentati ai Presidenti delle Camere dai partiti costituenti la coalizione”

** “Ha dichiarato di non aver sostenuto spese

CAPITOLO 19 – CAMERA DEI DEPUTATI 131

Capitolo 19 – Camera dei Deputati

Il Parlamento Italiano - La Camera dei Deputati

Costi politici Diretti

La Camera dei Deputati, è composta da 630 Deputati ( lo 0.00105% della Popolazione Italiana) eletti nei vari collegi elettorali del paese. Sul totale di spesa dell'istituzione – nel bilancio di previsione dell’anno 2008 – di Euro 1.796.532.525,88 – i costi “Politici Diretti” relativi ai Deputati, per spese di Indennità mensili e Diarie giornaliere (che per legge non sono pignorabili per nessun motivo) , Rapporto con gli Elettori, Rimborso spese, Indennità d’Ufficio e Altre Indenni- tà non classificate, e' di Euro 169.454.417,67. In questi costi non sono calcolati gli Assegni Vitalizi (Pensioni) dei Deputati non più in carica (mentre lo sono nei costi generali) e gli importi erogati a fine mandato ai non eletti nel 2008 che corrispondo- no all’80% dell’ultima indennità ricevuta per ogni anno di mandato o frazione non inferiore a 6 mesi. Gli Ex-Deputati, non più in carica, nel 2008, sono costati alle casse dello Stato Euro 140.343.455,79, in pratica quasi quanto costano le indennità annuali dei Deputati in Carica. Nei Costi dei Deputati vanno anche aggiunti i Contributi ai Gruppi Parlamentari e il rimborso ai partiti e movimenti politici per spese elettorali (sostituti del finanziamento pubblico ai partiti, cancellati con un referendum popolare del 1993 e che non corrispondono alle reali spese sostenute dei Partiti e movimenti politici) , che corrispon- dono, in ordine, a Euro 34.314.753,52 per i primi e Euro

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166.222.503,99 per i secondi. A queste spese vanno ancora aggiunte (in quanto dipendenti dall'entità degli emolumenti percepiti e a carico, in ogni caso, della spesa pubblica) le Ritenute Fiscali, Previdenziali e Assistenziali per i Deputati (sono escluse quelle per il personale) di Euro 62.500.000,00. Altri Costi attribuibili ai Deputati sono le spese per il Funzionamen- to Commissioni Varie e Diverse e per le Attività Interparlamentari che corrispondono alla cifra di Euro 7.060.033,80. In totale, i 630 Deputati eletti alla Camera dei Deputati, (lo 0.00105% della Popolazione Italiana) , hanno un “Costo Politico” di Euro 439.551.708,18 che corrispondono (solo di indennità e di rimborsi vari) a Euro 697.701,12 l'anno per ogni singolo Deputato ( Euro 1.911,51 al giorno per Deputato) .

Costi Politici Indiretti della Camera dei Deputati.

I Costi Politici Indiretti, sono quei costi che derivano da decisioni “dirette” della politica che incidono sull’amministrazione delle strutture Pubbliche dello Stato ma, spesso indirettamente, anche Private (più avanti vedremo il perché) . La Camera dei Deputati conta 1.850 Dipendenti retribuiti nella misura totale, su base annua, di Euro 279.957.531,68. In pratica, un solo dipendente della Camera dei Deputati, in media, costa allo stato Euro 12.610,69 al mese. E’ da notare un importante particolare. In questo costo mensile (al netto mensile per ogni dipendente) non sono incluse: Spese per Personale Non più in Servizio per vari motivi (Euro 180.137.168,55 annui) , le Pensioni Dirette (Euro 160.232.168,55 annui) , le Pensioni di Reversibilità (Euro 19.140.000 annui) e le Pensioni di "Grazia" (Euro 375.000 annui) .

CAPITOLO 19 – CAMERA DEI DEPUTATI 133

TABELLE RIASSUNTIVE (Fonte Bilancio di Previsione 2008 Camera)

CAMERA DEI DEPUTATI (Deputati 630 - ) - SPESE CAMERA DEI DEPUTATI ANNO 2008: EURO 1.796.532.525,88.-

Indennità lorda X 12 mesi x 630 Euro Euro 11.703,64 mensile Deputati 88.479.518,40

Indennità netta X 12 mesi x 630 Euro Euro 5.486,58 mensile Deputati 41.478.544,80

Diaria Giornaliera X 12 mesi x 630 Euro Euro 4.003,11 - mensile Deputati 30.263.511,60

Spese per il X 12 mesi x 630 rapporto con gli Euro 4.190,00 Euro 31.676.400 Deputati elettori mensile Assegno di fine mandato 80% importo mensile indennità per ogni anno di mandato o frazione non inferiore a 6 mesi. Assegno vitalizio Tra il 25% e l’80% indennità parlamentare. Spese anno 2008 Euro 140.343.455,79 Altri Rimborsi Spese, Esenzioni e privilegi dei Deputati Rimborso annuo spese telefoniche: €. 3.098,74 Pedaggio sulle autostrade italiane: NESSUNO Trasferimenti dal luogo di residenza all’aeroporto più vicino e da Fiumicino a Montecitorio (forfait trimestrale dimezzato per gli eletti nel collegio Lazio 1): €. 3.323,70. Trasferimenti aeroportuali per chi dista più di 100 km dall’aeroporto più vicino: €. 3.995,10. Circolazione sui treni in Italia: GRATUITA Circolazione marittima in Italia: GRATUITA Circolazione sugli aerei in Italia: GRATUITA Rimborso annuale per viaggi all’estero (per studio o attività connesse all’attività parlamentare) : Sospeso dal 23.07. 2007.

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ALCUNE VOCI IN PARTICOLARE DELLE SPESE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI (Fonte: Bilancio di Previsione 2008 Camera dei Deputati) INDENNITA’ DEI Euro Diviso Euro 12.017,20 al mese DEPUTATI 90.850.000,00 630 x deputato ALTRE INDENNITA’ Euro 90.000,00 RIMBORSO SPESE Euro Diviso Euro 9.884,21 al mese x DEPUTATI 74.724.579,68 630 deputato ( MANCANO SPESE PER PRESIDEN- INDENNITA’ TI – VICE-PRESIDENTI E SEGRETA- Euro D’UFFICIO RI DELLA COMMISSIONI – 3.789.837,99 DEPUTATI QUESTORI DELLA CAMERA ED ALTRE).

TOTALE INDENNITA’ & RIMBORSO SPESE DEPUTATI Euro 169.454.417,67 Euro 34.314.753,52.- Sono esclusi i Rimborsi elettorali di cui Spese per funzionamen- CONTRIBUTI AI to gruppi Euro Anno 2008 GRUPPI 11.870.000,00.- Personale 6 Gruppi PARLAMENTARI dipendente Euro 12.414.753,52.- Personale di segreteria dei gruppi Euro 10.030.000,00.- SPESE RIMBORSO SPESE AI PARTITI PER SPESE ELETTO- Euro 88.221.430,02

RALI PER IL RINNO- VO DELLA CAMERA DEI DEPUTATI SPESE RIMBORSO SPESE AI PARTITI PER SPESE ELETTORALI Euro 38.481,84

CAPITOLO 19 – CAMERA DEI DEPUTATI 135

PER LE ELEZIONI SUPPLITIVE CAMERA DEI DEPUTATI SPESE RIMBORSO AI PARTITI PER SPESE ELETTORALI PER IL Euro 39.024.799,30

RINNOVO DEL PARLAMENTO EUROPEO SPESE RIMBORSO SPESE AI PARTITI PER SPESE ELETTO- Euro 38.937.792,83 RALI PER IL RINNO- VO DEI CONSIGLI REGIONALI Totale Rimborso Spese Elettorali ai Partiti e Euro 166.222.503,99 Movimenti Politici alla Camera dei Deputati TOTALE PARZIALE COSTO DEI DEPUTATI Euro 369.991.675,18 TOTALI SPESE PER RITENUTE FISCALI, PREVIDENZIALI E ASSISTENZIALI A CARICO DELLA CAMERA per Indennità Deputati(Euro 29.000.000), Assegni Vitalizi, Euro 206.610.000,00 (Euro 32.000.000), Altre indennità dei Deputati (1.500.000), Personale (68.475.000), Pensioni (66.000.000) Prestazioni Rese (euro 4.635.000) Fondo Previdenza del Personale (5.000.000) TOTALE RITENUTE PER I SOLI Euro 62.500.000,00 DEPUTATI Altre spese per i deputati (Funzionamento Commissioni varie e speciali, Euro 7.060.033,80 Attività interparlamentari) EURO TOTALE COSTO Euro 697.701,12 all’anno 439.551.708,18 DEPUTATI per ogni deputato diviso 630 Deputati Diviso 365 giorni Euro 1.911.51 al giorno

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SPESE PER DEPUTATI CESSATI DALLA Euro 140.343.455,79 CARICA Di cui: ASSEGNI VITALIZI Euro 96.705.000 ASSEGNI VITALIZI DI REVERSIBILITA’ Euro 24.503.500,00 RIMBORSO QUOTA ASSEGNI VITALIZI Euro 17.000.000,00 SOSTENUTA DAL SENATO RIMBORSO SPESE SOSTENUTE DAI DEPUTA- Euro 2.134.955,79 TI CESSATI DAL MANDATO TOTALE COSTI PER DEPUTATI CESSATI EURO 140.343.455,79 DALLA CARICA l’anno

PERSONALE DIPENDENTE CAMERA DEI DEPUTATI

COSTO MEDIO PER UN SOLO SPESE PER PERSONA- 1.850 DIPEN- Euro LE IN SERVIZIO DIPENDENTI DENTE 279.957.531,68 Euro 12.610,69.- Netti al Mese (NON PIU’ IN SPESE PER PERSONA- SERVIZIO A Euro

LE IN QUIESCENZA VARIO 180.137.168,55 TITOLO) Euro PENSIONI DIRETTE 160.232.168,55 PENSIONI DI REVERSI- Euro

BILITA’ 19.140.000,00 Euro PENSIONE DI GRAZIA 375.000,00

CAPITOLO 19 – CAMERA DEI DEPUTATI 137

Alcune Spese Camera dei Deputati, in dettaglio:

- Spese per locazioni di Immobili: Euro 42.205.052,78. - Spese per manutenzioni ordinarie: Euro 20.130.153,24. - Spese per servizi di pulizia: Euro 10.123.297,47. - Spese per acqua, gas, elettricità’: Euro 7.475.277,42. - Spese telefoniche: Euro 3.034.082,51 di cui Euro 2.444.082,51 per rete fissa e Euro 590.000,00 per rete mobile (non sono inclusi i cellulari dei Deputati) - Spese postali Euro 1.172.490,71. - Spese per acquisti di beni: Euro 7.892.420,17 di cui Alimentari Euro 993.855,05 prodotti igienici Euro 86.868,00. - Spese per servizi stampa: Euro 10.105.265,78. - Spese per servizi vari: Euro 2.140.479,33. - Spese di trasporto (non incluse nei rimborsi per i Deputati): Euro 12.861.776,20 di cui, Trasporti Aerei Euro 8.387.089 – Trasporti Aerei Circo- scrizione Estero Euro 1.951.098,86.- Trasporti Marittimi Euro 11.825,42 Tra- sporti Ferroviari Euro 1.735.298,59 Pedaggi Autostradali Euro 1.521.414,07 Altre Spese Euro 30.000,00. - Spese di servizi di personale non Dipendente: Euro 24.924.471,24. - Spese per aggiornamento professionale: Euro 2.054.628,80 di cui, Euro 980.192,21 Per la formazione linguistica dei Deputati. - Spese per iniziative di comunicazione ed informazione: Euro 5.183.864,23. - Spese per accesso gratuito Internet agli Atti Parlamentari: Euro 2.522.571,61. - Spese per beni e servizi: Euro 237.744.305,22 di cui, Controllo rendi- conti dei partiti Euro 541.230,10 Noleggi Euro 8.611.690,95 Servizi di ristora- zione gestiti da terzi 8.611.690,95 Spese di trasferta personale di scorta Euro 780.000,00 Altre Euro 1.314.636,45 Spese di consulenza organi di tutela giuri- sdizionale interna Euro 100.000,00. - Spese per la verifica dei risultati elettorali: Euro 3.016.212,72. - Spese per la commissione sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa: Euro 321.206,50. - Spese commissione sul ciclo dei rifiuti: Euro 150.000,00. - Spese commissioni errori sanità: Euro 10.000,00. - Spese attività commissioni e giunte: Euro 738.767,31.

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- Spese commissioni bicamerali: (9 commissioni – 2 previste dalla Costituzione 7 di indirizzo, vigilanza e controllo) Euro 320.280,50. - Spese attività Interparlamentari ed Internazionali: Euro 3.384.899,79. - Spese di Missione: (non sono incluse quelle corrisposte ai Parlamenta- ri) Euro 1.247.314,85. - Spese per il cerimoniale: Euro 859.904,09. - Spese per imposte e tasse: Euro 37.660.549,87. - Fondo di riserva a disposizione per spese impreviste: Euro 23.840.000,00. - Spese per attrezzature informatiche: Euro 32.722.194,74. - Spese per opere d’arte: Euro 414.638,68. - Spese per patrimonio bibliotecario: Euro 1.648.106,62. - Spese patrimonio archivistico: Euro 613.904,91.

CAPITOLO 20 – SENATO DELLA REPUBBL ICA 139

Capitolo 20 – Senato della Repubblica

Il Parlamento Italiano – Il Senato della Repubblica

Costi politici Diretti

Il Senato, è composto da 329 Senatori (322 Eletti – 7 Senatori a Vita) che corrispondono allo 0.00055 % della Popolazione Italiana. Sul totale di spesa dell’istituzione – nel bilancio di previsione dell’anno 2008 – di Euro 594.500.000,88 i costi “Politici Diretti” relativi ai Senatori, per spese di Indennità, mensili e Diarie giornalie- re (che non sono per legge pignorabili, in nessun modo) , Rapporto con gli Elettori, Rimborso spese, Indennità d’Ufficio e Altre Indenni- tà non classificate, e' di Euro 112.257.000,00. In questi costi non sono calcolati gli Assegni Vitalizi (Pensioni) dei Senatori non più in carica (mentre lo sono nei costi generali) e gli importi erogati a fine mandato ai non eletti nel 2008 che corrispondo- no all’80% dell’ultima indennità ricevuta per ogni anno di mandato o frazione non inferiore a 6 mesi. Gli Ex- Senatori, non più in carica nel 2008, costeranno alle casse dello Stato Euro 81.700.000,00 (di cui Euro 1.415.000,00 per “Rim- borso Spese Senatori Cessati dal mandato”) . Nei “Costi Politici Diretti” dei Senatori vanno anche aggiunti i Contributi ai Gruppi Parlamentari e il rimborso ai partiti e movimenti politici per spese elettorali che corrispondono, in ordine, a Euro 40.100.000,00 (superiore alle stesse spese, di capitolo, per la Came- ra) per i primi e Euro 96.183.000,00 per i secondi. In totale, i 322 Senatori eletti, (lo 0.00055 % della Popolazione

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Italiana) , hanno un “Costo Politico” di Euro 248.540.000,00 che corrispondono a Euro 755.440,73 l’anno per ogni Senatore ( Euro 2.069,70 al giorno per Senatore, circa 180 euro in più dei Deputati che sono in un numero quasi doppio).

Costi Politici Indiretti Senato

Il Senato della Repubblica conta 1.013 dipendenti, retribuiti con Euro 299.200.000,00 (costo superiore alla Camera dei Deputati) . In pratica, un solo dipendente del Senato, costa, in media, alle casse dello Stato Euro 24.613,36 al mese (in pratica il doppio previsto per i Dipendenti della Camera dei Deputati) . Se calcoliamo solo Stipendi, Indennità ed emolumenti al Personale (senza considerare i costi per le ritenute Previdenziali e Fiscali) , un solo Dipendente del Senato, ha un costo mensile, netto, di Euro 11.488,16. E’ da evidenziare un importante particolare. In questo costo mensile (al netto mensile per ogni dipendente) non sono incluse: Spese per Personale Non più in Servizio, per vari motivi di Euro 82.290.000,00 annui, comprese le Pensioni Dirette – Euro 73.500.000,00 annui – e le Pensioni di Reversibilità – Euro 8.790.000,00 annui , e Spese per Personale Non Dipendente di Euro 20.845.000,00 annui.

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TABELLE RIASSUNTIVE SENATO (Fonte Bilancio di Previsione 2008 Senato) Spese anno 2008: Euro 594.500.000,00 SENATORI 329 (322+7 a vita) Dipendenti 1.013 CONTRIBUTI AI GRUPPI PARLAMENTARI IN SENATO Esclusi i Rimborsi elettorali. SPESE PER FUNZIONAMENTO DEI Anno 2008 GRUPPI PARLAMENTARI Euro Euro 40.100.000,00 6 Gruppi 8.300.000,00.-PERSONALE DIPENDENTE DEI GRUPPI Euro 13.600.000,00, Contribu- to per le attività di supporto ai senatori Euro 18.200.000,00.-. RIMBORSO SPESE AI PARTITI PER SPESE ELETTORALI Euro 96.183.000,00 PER IL RINNOVO DEL SENATO DELLA REPUBBLICA Totale Rimborso Spese Elettorali ai Partiti e Movimenti Politici al Senato della Repubblica (Incluse ritenute fiscali, previdenziali e Euro 136.283.000,00 varie) TOTALE COSTO SENATORI (Incluse Indennità, Rimborso spese, Contributi ai EURO 248.540.000 Euro 755.440,73 Gruppi Parlamentari e Rimborso Spese diviso 329 Senatori l’anno per ogni Senatore Elettorali per il rinnovo del Senato) Euro 2.069,70 diviso 365 giorni al giorno per ogni senatore SPESE PER SENATORI CESSATI DALLA CARICA Euro 81.700.000,00 DI CUI: ASSEGNI VITALIZI Euro 59.300.000,00 ASSEGNI VITALIZI DI REVERSIBILITA’ Euro 17.600.000,00 RIMBORSO QUOTA ASSEGNI VITALIZI SOSTENUTA DALLA Euro 4.100.000,00 CAMERA RIMBORSO SPESE SOSTENUTE DAI SENATORI CESSATI Euro 1.415.000,00 DAL MANDATO Ritenute previdenziali ai senatori CESSATI dal mandato per Euro 3.900.000 assistenza sanitaria per senatori e familiari

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Emolumenti Diretti ai Senatori di cui: Competenze Senatori Euro 50.392.000,00.- Diarie Euro 15.600.000,00.- diviso 329 Rimborsi spese di Euro 19.179,84 al Euro senatori e viaggio Euro mese x senatore per 75.722.000,00 diviso per 12 4.900.000,00.- emolumenti diretti. mesi all’anno Rimborsi spese per telefonia e dotazione strumenti informatici (laptop) Euro 3.000.000,00.- Altri rimborsi Euro 1.830.000,00.- diviso 329 e Trasferimenti al fondo Euro 2.152,99 al mese Euro 8.500.000 diviso per 12 di solidarietà x senatore mesi all’anno diviso 329 e Personale di segrete- Euro Euro 3.771,53 al mese diviso per 12 ria e consulenza 14.890.000 x senatore mesi all’anno diviso 329 e Ritenute previdenziali Euro 1.431,10 al mese Euro 5.650.000 diviso per 12 ai senatori x senatore mesi all’anno diviso 329 e Restituzione contribu- Euro 1.900.000 Euro 481,26 al mese x diviso per 12 ti per il vitalizio senatore mesi all’anno Trasporti per i diviso 329 e Euro 1.417,17 al mese senatori in carica Euro 5.595.000 diviso per 12 x senatore Euro mesi all’anno

TOTALE INDEN- Euro 28.433,89 NITA’ & RIMBOR- Euro Al mese x SO SPESE 112.257.000,00 Senatore (Euro 934,81 al SENATORI Annuali giorno)

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PERSONALE DIPENDENTE SENATO DELLA REPUBBLICA SPESE PER PERSO- NALE IN SERVIZIO di cui Stipendi del personale a ruolo e a contratto a tempo indeterminato Euro Costo medio 129.600.000,00.- per un solo Indennità di funzione e dipendente. 1.013 Euro di risultato Euro Netto al mese DIPENDENTI 5.100.000,00.- Altre 139.650.000 indennità e rimborsi Euro spese Euro 11.488,16 2.750.000,00.- Emolu- menti del personale a contratto a tempo determinato Euro 2.200.000,00.- SPESE PER PERSONALE IN QUIESCENZA (NON PIU’ IN Euro di cui Pensioni dirette SERVIZIO A 82.290.000 Euro 73.500.000,00.- VARIO TITOLO) Pensioni di reversibilità Euro 8.790.000,00.- di cui Personale addetto alle segreterie Particolari Euro

13.000.000,00.- Euro Spese Personale NON Consulenze per il 20.845.000 dipendente consiglio di presidenza e per I presidenti di commissioni e

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giunte parlamen- tari Euro 1.890.000,00.- Prestazioni professionali per l’amministrazione 2.935.000,00.- Personale di altre amministrazioni ed enti che forniscono servizi al Senato Euro 3.020.000,00 Ritenute previdenziali al Euro

Personale 14.200.000 Ritenute Fiscali e per Euro

IRAP 145.350.000 TOTALE GENERALE COSTO ANNUALE DEI 1.083 DIPENDENTI DEL SENATO E Euro DEI DIPENDENTI IN QUIESCENZA 402.335.000 (NON PIU’ IN SERVIZIO) All’anno TOTALE GENERALE COSTO ANNUALE Euro Euro DEI 1.083 DIPENDENTI DEL SENATO IN 295.360,32 299.200.000 SERVIZIO per ogni dipendente Euro Al mese, ogni dipendente del Senato costa allo Stato 24.613,36

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ALCUNE DELLE ALTRE SPESE DEL SENATO DELLA REPUB- BLICA ITALIANA

- Oneri di natura Previdenziale e assistenziale a carico dell’amministrazione Euro 30.119.034,49. - Quote di gratificazione di fine servizio TPFS Euro 14.512.441,52. - Cerimoniale e Rappresentanza Euro 3.457.000,00. - Comunicazione Istituzionale Euro 10.528.000,00. - Servizi di Ristorazione Euro 2.800.000,00.- di cui Ristorazione dei Senatori Euro 1.427.000,00.- Ristorazione del personale Euro 1.373.000,00. - Locazioni ed Utenze Euro 9.100.000,00. - Pulizie e Facchinaggio Euro 4.586.000,00. - Oneri non ripartibili Euro 26.622.000,00. - Patrimonio Biblioteca e Archivio storico del Senato Euro 1.188.000,00. - Servizi esterni gestione uffici senatori Euro 1.990.000,00. - Corsi di lingua straniera Senatori Euro 200.000,00. - Prodotti Igienico Sanitario Euro 180.000,00. - Biancheria, tende, guide e simili Euro 300.000,00. - Posate e stoviglie Euro 30.000,00. - Vestiario di servizio Euro 435.000,00. - Tessere di riconoscimento Euro 25.000,00. - Acquisto di oggetti non inventariati Euro 350.000,00. - Contributi all’unione interparlamentare Euro 310.000,00. - Contributi ad istituti di studi e ricerche parlamentari Euro 235.000,00. - Contributi a fondazioni culturali Euro 40.000,00. - Contributi al circolo di palazzo Madama Euro 130.000,00. - Contributi per spese funerarie Euro 160.000,00. - Contributi e sussidi disposti dai membri del consiglio di presidenza Euro 385.000,00. - Contributi e sussidi diversi Euro 270.000,00. - Fondo di riserva per spese impreviste Euro 4.500.215,51. - Acquisto Arredi e Tappezzerie Euro 900.000,00. - Opere d’arte 90.000,00. - Opere di manutenzione straordinaria arredi fissi e tappezzerie Euro 1.450.000,00.

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La stampa nazionale sulle spese del Parlamento e delle Istituzioni in generale

Terremoto Irpinia, tana liberatutti per gli ex ministri

Dicono che quel terremoto permise di costruire il potere di una nuova classe politica, garantendo carriere e fondi grazie alle tangenti della ricostruzione. Dicono che grazie agli oltre tremila morti provocati dalla scossa che il 23 novembre 1980 devastò Campania e Basilicata aprendo ferite sociali e urbanistiche mai risanate una nuova leva di uomini di partito si arricchì. Dicono che tutto venne deciso in base a mazzette e quote di partito, perchè non ci sarà mai una sentenza. Ventinove anni dopo quel sisma terribile, politici e imprenditori sono stati tutti assolti. E questo non perchè la corte li ha riconosciuti innocenti, accogliendo la loro difesa. No, l'assoluzione è scattata per prescrizione: è passato troppo tempo per giudicarli. Un colpo di spugna che segna ancora una volta la drammatica incapacità di assi- curare giustizia, garantendo assoluzioni o condanne in tempi umani. Nella lista degli imputati per corruzione c'erano tra gli altri gli ex ministri , Franco De Lorenzo e Enzo Scotti, attuale sottosegretario agli Esteri del governo Berlusconi; gli impren- ditori Eugenio Buontempo e Corrado Ferlaino, patron del Napoli di Maradona. Ma la Corte d'Appello ha potuto solo ribadire quanto deciso dal tribunale sette anni fa: tutti prescritti. Unica eccezione, l'ex presidente della Regione Antonio Fantini condannato a 34 mesi di reclusione. Ma anche questa sentenza non avrà effetti concreti e Fantini ha annunciato il ricorso per dimostrare la sua innocenza. La prescrizione, anche per lui, arriverà prima della giustizia. “Spreconi.it” – 6 luglio 2009

I costi della politica: più 100 milioni!

I Palazzi del potere hanno aumentato le spese dalle agende alle liquidazioni, sprechi e privilegi. Nelle bellissime agende da tavolo e agendine da tasca del Senato, appositamente disegnate per il 2009 dalla Fashion House Nazareno

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Gabrielli, tra i 365 giorni elegantemente annotati ne manca uno. Il giorno con il promemoria: «Tagli ai costi della politica». A partire, appunto, dal costo delle agendine: 260.000 euro. Mezzo miliardo di lire. Per dei taccuini personalizzati. Più di quanto costerebbero di stipendio lordo annuo dodici poliziotti da assumere e mandare nelle aree a rischio. Il doppio, il triplo o addirittura il quadruplo di quanto riesce a stanzia- re mediamente per ogni ricerca sulla leucemia infantile la Città della Speranza di Padova, la struttura che opera grazie a offerte private senza il becco di un quattrino pubblico e ospita la banca dati italiana dei bambini malati di tumore. Sentiamo già la lagna: uffa, questi attacchi alle istituzioni democra- tiche! Imbarazza il paragone coi finanziamenti alle fondazioni senza fini di lucro? Facciamone un altro. Stando a uno studio del professor Antonio Merlo dell'Università della Pennsylvania, che ha monitorato gli stipendi dei politici ameri- cani, quelle agendine costano da sole esattamente 28.000 euro (ab- bondanti) più dello stipendio annuale dei governatori del Colorado, del Tennessee, dell'Arkansas e del Maine messi insieme. È vero che quei quattro sono tra i meno pagati dei pari grado, ma per guidare la California che da sola ha il settimo Pil mondiale, lo stesso Arnold Schwarzenegger prende (e restituisce: «Sono già ricco») 162.598 euro lordi e cioè meno di un consigliere regionale abruzzese. Sono tutti i governatori statunitensi a ricevere relativamente poco: 88.523 euro in media l'anno. Lordi. Meno della metà, stando ai dati ufficiali pubblicati dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, degli emolumenti lordi d'un consigliere lombardo. Oppure, se volete, un quarto di quanto guadagna al mese il presi- dente della Provincia autonoma di Bolzano Luis Durnwalder, che porta a casa 320.496 euro lordi l'anno. Vale a dire quasi 36.000 euro più di quanto guadagna il presidente degli Stati Uniti. Se è vero che non saranno le agendine o i menu da dieci euro a

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portare alla rovina lo Stato italiano, è altrettanto vero però che non saranno le sforbiciatine date dopo il deflagrare delle polemiche a raddrizzare i bilanci d'un sistema mostruosamente costoso. Né tanto meno a salvare la cattiva coscienza del mondo politico. Certo, l'abolizione dell'insopportabile andazzo di un tempo, quando bastava denunciare la perdita o il furto di un oggetto per avere il risarcimento («Ho perso una giacca di Caraceni». «Prego onorevole, ne compri un'altra e ci porti lo scontrino»), è un'aggiustatina merito- ria. Come obbligati erano la soppressione a Palazzo Madama del privi- legio del barbiere gratuito e l'avvio di un nuovo tariffario (quasi) di mercato: taglio 15 euro, taglio con shampoo 18, barba 8, frizione 6... E così la cancellazione del finanziamento di 200.000 euro per i corsi di inglese che non frequentava nessuno. E tante altre cosette ancora. Un taglietto qua, una limatina là... Sul resto, però, buonanotte. L'andazzo degli ultimi venti anni è stato tale che, per forza d'inerzia, i costi hanno continuato a salire. Al punto che i tre questori Romano Comincioli (Pdl), Benedetto Adragna (Pd) e Paolo Franco (Lega Nord), nell'estate 2008, hanno ammesso una resa senza condizioni scrivendo amaramente nel bilan- cio: «Non è stato possibile conseguire l'obiettivo di inversione dell'andamento della spesa in proposito fissato dal documento sulle linee guida». Risultato: le spese correnti di Palazzo Madama, nel 2008, sono salite di quasi 13 milioni rispetto al 2007 per sfondare il tetto di 570 milioni e mezzo di euro. Un'enormità: un milione e 772.000 euro a senatore. Con un aumen- to del 2,20 per cento. Nettamente al di sopra dell'inflazione program- mata dell’1,7 per cento. Colpa di certe spese non facilmente comprensibili per un cittadino comune: 19.080 euro in sei mesi per noleggiare piante ornamentali, 8.200 euro per «calze e collant di servizio» (in soli tre mesi), 56.000 per «camicie di servizio » (sei mesi), 16.200 euro per «fornitura vestiario di servizio per motociclisti ». Ma soprattutto dei nuovi vitalizi ai 57 membri non rieletti e dei

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7.251.000 euro scuciti per pagare gli «assegni di solidarietà» ai senatori rimasti senza seggio. Come Clemente Mastella. Il cui «assegno di reinserimento nella vita sociale» (manco fosse un carcerato dimesso dalle patrie galere) scandalizzò anche Famiglia Cristiana che gli chiese di rinunciare a quei 307.328 euro e di darli in beneficenza. Sì, ciao: «La somma spetta per legge a tutti gli ex parlamentari». Fine. Grazie alle vecchie regole, il «reinserimento nella vita sociale» di Armando Cossutta è costato 345.600 euro, quello di 278.516 euro, quello di Francesco D'Onofrio 240.100 euro. Un pedaggio pagato, ovviamente, anche dalla Camera. Dove Ange- lo Sanza, per fare un esempio, ha trovato motivo di consolazione per l'addio a Montecitorio in un accredito bancario di 337.068 euro. Più una pensione mensile di 9.947 euro per dieci legislature. Pari a mezzo secolo di attività parlamentare. Teorici, si capisce: grazie alle continue elezioni anticipate, in realtà, di anni «onorevoli » ne aveva fatti quattordici di meno. Un dono ricevuto anche da larga parte dei neo-pensionati che erano entrati in Parlamento prima della riforma del 1997 e come abbiamo visto si erano tirati dietro il privilegio di versare con modica spesa i contributi pensionistici anche degli anni saltati per l'interruzione della legislatura. Come il verde Alfonso Pecoraro Scanio, andato a riposo a 49 anni appena compiuti con gli 8.836 euro al mese che spettano a chi ha fatto 5 legislature pur essendo stato eletto solo nel 1992: 16 anni invece di 25. Oppure il democratico Rino Piscitello: 7.958 euro per quattro legislature nonostante non sia rimasto alla Camera 20 anni ma solo 14. Esattamente come il forzista Antonio Martusciello. Che però, con i suoi 46 anni, non solo ha messo a segno il record dei baby pensionati di questa tornata ma ha trovato subito una «paghetta» supplementare come presidente del consiglio di amministrazione della Mistral Air: la compagnia aerea delle Poste italiane. C'è poi da stupirsi se, in un contesto così, le spese dei Palazzi hanno

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continuato a salire? Quirinale, Senato, Camera, Corte costituzionale, Cnel e Csm costavano, tutti insieme, nel 2001 un miliardo e 314 milioni di euro saliti in cinque anni a un miliardo e 774 milioni. Una somma mostruosa. Ma addirittura inferiore alla realtà, spiegò al primo rendiconto Tom- maso Padoa Schioppa: occorreva includere correttamente nel conto almeno altri duecento milioni di euro fino allora messi in carico ad altre amministrazioni dello Stato. Ed ecco che nel 2007 tutti gli organi istituzionali insieme avrebbero pesato sulle pubbliche casse per un miliardo e 945 milioni. Da aumentare nel 2008 fino a un miliardo e 998 milioni. A quel punto, ricorderete, nell'ottobre 2007 scoppiò un pandemo- nio: ma come, dopo tante promesse di tagli, il costo saliva di altri 53 milioni di euro, pari circa al bilancio annuale della monarchia britan- nica? Immediata retromarcia. Prima un ritocco al ribasso. Poi un altro. Fino a scendere a un miliar- do e 955 milioni. «Solo» dieci milioncini in più rispetto al 2007. Col Quirinale che comunicava gongolante di aver tagliato, partendo dai corazzieri (lo specchietto comunemente usato per far luccicare gli occhi delle anime semplici), il 3 per mille. Certo, era pochino rispetto ai tagli del 61 per cento decisi dalla regina Elisabetta, però era già una (piccola) svolta... Bene: non è andata così. Nell'assestamento di bilancio per il 2008 i numeri hanno continuato a salire e salire fino ad arrivare il 13 agosto a 2 miliardi e 55 milioni di euro. Cento milioni secchi più di quanto era stato annunciato in un tripu- dio di bandiere che sventolavano per festeggiare i «tagli». Risultato finale: l'aumento che sarebbe dovuto essere virtuosamente contenuto nello 0,5 per cento si è rivelato di almeno il 5,6: undici volte più alto. Corriere della Sera 12 novembre 2008

Roma ladrona. Lega sprecona.

Nel 2001, non appena insediato al dicastero di Grazia e Giustizia, il

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ministro Roberto Castelli aveva annunciato la sua opera di riforma del sistema giudiziario nazionale. Con il rigore imposto dalla sua professione. «Sono un ingegnere», disse, «e nel mio Dna c’è un’attenzione particolare all’organizzazione». Per onorare l’impegno, non ritenendo forse all’altezza le professio- nalità dei funzionari del ministero, preferì che il suo capo di gabinetto Settembrino Nebbioso e il suo vice Alfonso Papa (ora deputato Pdl) stipulassero due contratti di consulenza, uno nel dicembre 2001 e l’altro nel marzo 2003, con la Global Brain Partners di Alberto Uva, società che Castelli aveva scelto in base alle competenze dei suoi componenti. 86 mila euro nel primo caso (liquidati nonostante nessuno abbia mai visto la relazione sul lavoro svolto) e 200 mila nel secondo caso (liquidato il 40 per cento sulla fiducia). Pagamenti che ora la Corte dei Conti chiede indietro dopo aver scoperto che la Global Brain era una scatola vuota creata a novembre del 2001, appena un mese prima dell’incarico, e che il suo fondatore, Uva, è un compagno di partito di Castelli. L’idea di progettare il sistema, infatti, nacque nel luglio 2001 durante una serata di gala a Missaglia, nella villa Sormani Marzorati di Uva. La stessa che Castelli usava per gli incontri con i suoi fedelissimi. Roma ladrona grazie alla Lega sprecona? M. Po. Spreconi.it, 07 maggio 2009

Romeo e i politici: Quei soldi senza trasparenza

Perché i cittadini elettori non possono venire informati su chi finanzia le campagne elettorali e le associazioni dei politici? Perché nell'era del web non si può avere trasparenza almeno sulle sovvenzioni lecite? Solo ora, si viene a scoprire la lista dei fondi regolarmente concessi dalle società di Alfredo Romeo, imprenditore arrestato a Napoli per presunta corruzione e turbativa di appalti, la cui attività milionaria è interamente legata a contratti pubblici.

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Ecco l'articolo sul numero de L'espresso in edicola giovedì 30 aprile. Campagne e cene elettorali, fondazioni religiose e politiche, società di studi economici. Nella relazione depositata nei giorni scorsi dagli amministratori giudiziari delle aziende sequestrate ad Alfredo Romeo, compaiono centinaia di migliaia di euro di “contributo libero”, regolarmente contabilizzati nel biennio 2007-2008, a partiti politici, candidati, persino alla Fondazione Mezzogiorno Europa, evoluzione dell’associazione fondata nel 2000 dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Quindicimila euro in due trance sono andati a Nomisma, l’osservatorio economico vicino a Romano Prodi. Altri 32 mila alla Fondazione religiosa Sant’Egidio e 18mila all’associazione “A voce d’‘e criature” del prete anticamorra don Luigi Merola. Poi c’è la politica, con il Partito democratico a farla da padrone. Si va dai cinquemila euro per una cena al Palazzo dei Congressi di Roma organizzata dal “Comitato provvisorio del Pd” ai 50 mila per il “Comitato Rutelli Sindaco” e ai 30 mila per l’associazione Liberin- sieme, vicina all’ex leader della Margherita. Con 230 mila euro Romeo è stato anche uno dei maggiori contri- buenti della campagna elettorale di Nicola Zingaretti alla presidenza della Provincia di Roma: 110 mila li ha versati l’Isvafim spa, 60 mila ciascuna la Romeo Partecipazioni srl e la Romeo Alberghi srl. Spre- coni.it, 29 aprile 2009.

G8 un ripensamento da 300 milioni di euro.

La decisione del Consiglio dei Ministri di spostare il vertice del G8 dalla Maddalena all'Aquila lascia numerosi interrogativi aperti. Il primo è sulla necessità di organizzare in due mesi un vertice mondiale in un'area dove le priorità sono altre: trovare una sistema- zione dignitosa a 68 mila sfollati. Il secondo è sulla destinazione delle strutture in fase di completa- mento nell'arcipelago sardo.

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Alcune strutture, come i due hotel destinati a ospitare i capi di stato e le loro delegazioni (132 milioni di euro) potranno trovare forse una destinazione turistica, il centro conferenze da milioni verrà sfruttato per convegni meno blasonati (58 milioni) e le costruzioni sul lungo- mare (42 milioni) torneranno utili in futuro. Più difficile immaginare un sistema per riciclare il centro stampa da 26 milioni di euro. In un momento di crisi economica profonda, con le casse pubbliche vuote, ha senso archiviare un investimento simile e cercare nuovi fondi per reinventare l'accoglienza dei Grandi in A- bruzzo? O non si rischia di mettere in cantiere uno spreco doppio? Spreco- ni.it, 24 aprile 2009

Ma quanto ci costano i software di Sacconi? di Federico Ferrazza Chissà se fra i tre (ex) dicasteri che coordina (Lavoro, Salute e Politiche Sociali), il ministro Sacconi è riuscito a trovare il tempo per dare un'occhiata al bando per “l'affidamento dei servizi di consulenza direzionale per l’evoluzione del Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS) e per lo sviluppo di metodologie a supporto del Sistema nazionale di verifica e controllo dell’assistenza sanitaria (SiVeAS)”. Un avviso non proprio da quattro soldi. Tutt'altro: in palio c'è una somma astronomica; la cifra massima dell'asta è, infatti, 17,5 milioni di euro in tre anni. Come si legge sul sito Internet ufficiale, “il Nuovo Sistema Infor- mativo Sanitario, nato a valle dell'Accordo Quadro tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano del 22 febbraio 2001, rappresenta la base dati condivisa finalizzata allo sviluppo di misure necessarie al bilanciamento costi-qualità”. Il SiVeAS si è invece insediato ufficialmente a febbraio del 2007 e ha un'autorizzazione di spesa di otto milioni di euro (anche se al momento non ha prodotto granché). I due progetti informatici oggetto del bando, quindi, non sono da costruire da zero. E neanche da rifondare. A dirlo è lo stesso avviso del ministero visto che si parla solamente di “evoluzione”. Ciononostante sul piatto ci sono 17 milioni e mezzo

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di euro. Ma non è tanto la cifra – che secondo molti addetti ai lavori interpellati da L'espresso è davvero eccessiva – a destare le maggiori perplessità, quanto i calcoli che il personale del ministero ha fatto per arrivare a questi numeri. Andando a pagina 100 del capitolato tecnico, si può, infatti, notare che i giorni/persona richiesti per i due progetti sono in tutto 16.432. Facendo due conti e considerando che, in media, una persona lavora 200 giorni all'anno, le persone a tempo pieno necessarie, secondo i calcoli del ministero, sono una trentina. Che quindi avrebbero uno stipendio di oltre 16mila euro al mese per tre anni. Non male se si aggiunge che nel bando si dice esplicitamente che un terzo del lavoro potrebbe essere svolto da personale “junior”, termine aziendale che indica l'ultima ruota del carro. Che – nella migliore delle ipotesi – guadagna al massimo 2.000 euro al mese. Ma lo spreco non si ferma qui. Il bando – che taglia fuori la mag- gior parte delle piccole e medie imprese del settore visto che accetta solamente aziende con un fatturato minimo di 35milioni di euro nel triennio 2005-2007 e, nello stesso periodo, con un giro d'affari di 12milioni nei “servizi di consulenza strategica, organizzativa e ge- stionale nell'ambito del servizio sanitario nazionale” – non richiede, infatti, solo una consulenza informatica. Ma una vera e propria attivi- tà di ricerca medico-scientifica. Fra i servizi da offrire (riassunti in una tabella a pagina 70 del capitolato tecnico) ci sono: 1) Supporto strategico per l’evoluzione del NSIS, 2) Supporto alle analisi di qualità e completezza del patrimonio informativo NSIS, 3) Redazione degli studi di fattibilità NSIS, 4) Supporto nel governo del programma di attuazione del NSIS, 5) Sviluppo di metodologie per l’analisi dei fenomeni sanitari e 6) Monitoraggio dei Piani di rientro. E' dunque del tutto evidente che la consulenza sconfini in attività di pura ricerca, come quelle del punto 5, per le quali il dibattito nelle scienze cliniche, epidemiologiche, economiche è in corso e tutt’altro che concluso. Anche altre attività, pur potendosi configurare come consulenza, di fatto riguardano in larga misura l’analisi statistica

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(punto 2), e quella economico-giuridica (punto 6); viene poi naturale pensare che anche sul punto 3 l’expertise di statistici e ingegneri sia del tutto auspicabile. C'è chiedersi, poi, se la strada di affidare tutto all'esterno possa coniugare efficienza e risultati: non sarebbe meglio pensare che il ministero sviluppi, al suo interno, tali professionalità (il fatto che vadano a gara deve far pensare che non siano attualmente disponibi- li)? E anche se l’outsourcing fosse del tutto necessario e opportuno, è possibile che non esistano nell’ambito della Pa (e in particolare negli Enti tecnici del settore sanitario) professionalità adeguate che posso- no essere messe a disposizione del ministero? Istanze che se accolte porterebbero a risparmiare parecchi soldi allo Stato. Soprattutto considerando che sulla busta paga di un ricercatore pubblico – con 25 anni di anzianità - risultano al massimo circa 150 euro al giorno. E non 533, come quelli previsti dal bando ministeriale. Spreconi.it, 02 aprile 2009

Cento Milioni di debiti: Come e’ amaro il riso di Stato.

È una specie di incubo: un pentolone di riso che continua a bollire da sessant'anni. E che adesso rischia di esplodere facendo danni ai conti dello Stato. Perché questo mostro della finanza pubblica rischia di costare all'erario più di cento milioni di euro. Non è uno scherzo. Ancora una volta la Corte dei Conti lancia l'allarme sui debiti dell'En- te italiano risi, l'istituto che si occupa di controllare la produzione del cereale e di gestirne l'ammasso. Una situazione assurda: l'Ente deve gestire il riso più indigesto della storia mondiale. Ha, infatti, nella pancia i debiti contratti dallo Stato per fare fronte alla carenza di generi alimentari nel 1948-49. All'epoca il governo fece comprare sacchi dall'Ente per aiutare i contadini alle prese con la carestia. Un'operazione legata anche alla necessità di sostenere il consenso

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elettorale nell'anno chiave della Repubblica. La furbata fu’ ripetuta nel 1954 e nel 1961. E da allora nessuno ha pagato il conto. Per le banche è un ottimo affare: dal 1970 gli è viene riconosciuto un premio del 4,4 per cento oltre al tasso corrente. Insomma, quel riso di annata è diventato oro. Sapete adesso quale è il debito? La Corte dei conti lo elenca con esattezza: 103.666.091 euro. Il piatto più costoso di tutti i tempi: cento milioni di euro. Che l'anno prossimo crescerà ancora. Dal 1960 ogni anno la magistratura contabile scrive al ministro dell'Agricoltura in carica e chiede al governo di intervenire, per evitare che il peso degli interessi faccia scoppiare il pentolone. Adesso lancia l'appello direttamente al parlamento, chiedendo di porre fine a "una vicenda che per le dimensioni finanziarie raggiunte, è presumibile dovrà richiedere uno specifico intervento normativo". O forse il ministro Luca Zaia, che ha lodato la sicurezza del riso italiano garantita proprio dall'Ente in questione e inaugurato in prima persona la trebbiatura, riuscirà con decisionismo leghista a trovare una soluzione per il problema? Spreconi.it, 08 dicembre 2008

Se i giudici si danno l'aumento da soli.

Il caso degli arbitrati: un emendamento del Pdl fa tornare la «giusti- zia parallela» dove lo Stato perde. Più «amanti» per tutti. Ricordate come il giudice Aldo Quartulli definì gli arbitrati, che consentono ai magistrati amministrativi di guadagnare soldi extra? «Le sentenze sono la moglie, gli incarichi l'amante». Bene: dopo essere stati più volte aboliti e ripristinati, stanno per tornare alla grande. Grazie a un emendamento che andrà in discussio- ne proprio martedì. Il cuore dell'emendamento, firmato da tre senatori del Pdl, Massimo Baldini, Valter Zanetta e Luigi Grillo (il presidente della commissio- ne Lavori pubblici del Senato rinviato a giudizio per concorso in aggiotaggio per i suoi rapporti con Giampiero Fiorani) è racchiuso in una sola riga: «Sono abrogati i commi 19, 20, 21 e 22 dell'articolo 3

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della legge 24 dicembre 2007, n. 244». Arabo, per i non addetti ai lavori. Ma l'obiettivo è chiaro: vengono abolite le norme introdotte nell'ultima finanziaria del governo Prodi che vietavano alle pubbliche amministrazioni, senza eccezioni, di stipulare contratti contenenti la clausola del ricorso all'arbitrato in caso di disaccordo. Pena, l'intervento della Corte dei conti e pesanti sanzioni. Riassumiamo? Gli arbitrati (aboliti dal governo Ciampi, ripristinati da Berlusconi, ri-aboliti da Dini e via così…) sono una specie di corsia preferenziale parallela alle cause civili. Se l'ente pubblico che ha commissionato un lavoro e chi quel lavoro lo ha eseguito vanno a litigare sui soldi, possono chiedere che a stabilire le ragioni e i torti non sia la lentissima giustizia civile ma una specie di giurì. Un arbitro lo nomina un litigante, uno quell'altro e i due insieme nominano il presidente. Niente di male, apparentemente. Se non fosse per due nodi. Primo: gli «arbitri» sono spesso giudici chiamati a decidere «priva- tamente » su cose che a volte toccano lo stesso Comune, la stessa Provincia, la stessa Regione o lo stesso Ministero su cui possono essere delegati a decidere nelle vesti di membri dei Tar o del Consi- glio di Stato. Secondo nodo: stando ai dati del presidente dell'Autorità per la vigilanza dei lavori pubblici Luigi Giampaolino, lo Stato (guarda coincidenza…) perde sempre. O quasi sempre: in 279 arbitrati in due anni tra il luglio 2005 e il giugno 2007, ha vinto appena 15 volte. Sconfitto nel 94,6% dei casi, ha dovuto pagare alle imprese private 715 milioni di euro. Pari al costo del Passante di Mestre. Va da sé che, oltre ai privati, hanno esultato gli arbitri. Che si sono messi in tasca euro più euro meno, una cinquantina di milioni. Una cosa «indecorosa», diceva un tempo Franco Frattini invocando «l'incompatibilità totale fra lavoro istituzionale dei giudici e altri incarichi ». «Inaccettabile», concorda il Csm che da anni non consente ai giudici civili e penali di accettare arbitrati.

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«Indecente», insiste Antonio Di Pietro, che più di tutti ha spinto, da ministro delle Infrastrutture, per mettere fine all'andazzo. Macché: di proroga in proroga, è rimasto tutto come prima. E il divieto assoluto di ricorrere all'arbitrato non è mai entrato, di fatto, in vigore. Peggio: l'emendamento Grillo- Baldini-Zanetta non si limita a ripristinare gli arbitrati. Va oltre. E stabilisce una specie di percorso automatico: o l'ente pubblico e l'impresa privata che vanno in lite si accordano entro un mese oppure, senza più le procedure di prima, si va dritti alla composizione arbitrale. E dato che in questi casi lo Stato perde quasi sempre, va da sé che questo potrebbe spingere perfino le amministrazioni più riluttanti, per non subire oltre il danno la beffa di dover pagare avvocati e spese processuali, a rassegnarsi alla «proposta di accordo bonario». Cioè alle richieste delle imprese. Coscienti di spazzare via tre lustri di tentativi di moralizzazione avviati da Carlo Azeglio Ciampi, gli autori dell'emendamento hanno sciolto nella pozione uno zuccherino: il dimezzamento dei compensi minimi e massimi dovuti agli arbitri. Evviva! Fermi tutti: salvo la possibilità di aumentare del 25% le parcelle «in merito all’eccezionale complessità delle questioni tratta- te, alle specifiche competenze utilizzate e all'effettivo lavoro svolto». E chi decide l'aumento? Gli arbitri stessi. Non bastasse, la sconcertante manovra per rilanciare gli arbitrati mai aboliti arriva nella scia di altri due episodi, diciamo così, controversi, che riguardano gli stessi magistrati amministrativi, da sempre cooptati a decine in questo e quel governo, di sinistra o di destra, come capi di gabinetto o responsabili degli uffici legislativi. Incarichi che ricoprono continuando a progredire nella carriera giudiziaria come fossero quotidianamente presenti e cumulando i due stipendi. Il primo è la decisione di spostare la definizione delle norme che dovrebbero regolare gli incarichi pubblici. Abolito il tetto massimo di 289 mila euro fissato da Prodi, tetto che arginava alcuni stipendi stratosferici, il governo si era impegnato a fissare le nuove regole entro il 31 ottobre. Macché: tutto rinviato.

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Nel frattempo non solo tutto, resta come prima, ma alcune società pubbliche come il Poligrafico, la Fincantieri o l'Anas hanno rimosso dai loro siti l'elenco delle consulenze e il loro importo, vale a dire uno dei fiori all'occhiello rivendicato sia dal vecchio governo di sinistra sia da Renato Brunetta. Ma la seconda «eccentricità» è forse ancora più curiosa. Riguarda un concorso. Erano in palio 29 posti di «referendario» (traduzione: giudice) nei Tar. Presidente della Commissione: Pasquale De Lise, «aggiunto» del Consiglio di Stato e autore di una celebre battuta sugli arbitrati suoi: «Il guadagno legittimo di qualche soldo». Partecipanti: 415 candidati. Ammessi agli orali, svoltisi in queste settimane: 30. E chi c'è, tra questi promossi? Una è Paola Palmarini, docente alla Scuola Superiore dell'Econo- mia e delle Finanze di cui tempo fa era rettore il marito, Vincenzo Fortunato, capo di gabinetto di Giulio Tremonti nonché membro del Consiglio di Presidenza, cioè dell'organo di autogoverno delegato a nominare le commissioni d'esame. Un'altra è Anna Corrado, moglie di Salvatore Mezzacapo, giudice dei Tar e lui stesso membro dell'organo di autogoverno che sceglie le commissioni. Il terzo è Enrico Mattei fratello del magistrato del Tar Fabio Mattei, ammesso agli orali (dopo essere stato inizialmente scartato), grazie a una sentenza del Tar Lombardia firmata da Pier Maria Piacentini, il quale non molto tempo prima aveva avuto dal già citato organo di autogoverno l'autorizzazione ad assumere un incarico molto ben remunerato «di studio e approfondimento dei problemi concernenti concessioni di valorizzazione dei beni demaniali». Incarico «conferito dal Direttore dell'Agenzia del Demanio ». Cioè dalle Finanze. Sergio Rizzo - Gian Antonio Stella 17 novembre 2008

La «cura spagnola»: i partiti si auto tagliano. Misure anticrisi. Ridotti i finanziamenti di 17 milioni di euro. A noi

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costano più del doppio. Diciassette milioni di euro. Cioè 34 miliardi di lire. Davanti all’incalzare della crisi internazionale, in Spagna hanno deciso una cura dimagrante che noi ce la sogniamo. Partendo, col taglio citato, dai finanziamenti ai partiti. Prova prova- ta che i nostri cugini iberici non sono più svelti solo nel fare treni ad alta velocità, porti e autostrade. Eppure, i soldi pubblici stanziati a sostegno delle forze politiche spagnole erano già prima, nettamente più scarsi rispetto a quelli italiani. Nel 2009 erano previsti 136 milioni contro i nostri 295. Meno della metà. La riduzione a 119 milioni varata nella legge di bilancio accentua il divario. Confermato nel rapporto pro-capite: per mantenere i partiti ogni cittadino castigliano, andaluso o galiziano dovrà sborsare l'anno prossimo 2,58 euro. Ogni lombardo, pugliese o molisano 4 euro e 91 cent. Una sproporzione abissale. Dovuta anche a quella leggina sulla legislatura monca che inutilmente i Dipietristi hanno tentato (l'altro ieri) di cambiare con un emendamento che almeno dimezzasse le elargizioni. Leggina che per tutto il 2009, il 2010 e il 2011 continuerà a corri- spondere ai partiti (oltre ai finanziamenti per la legislatura corrente) anche i soldi dovuti per quella precedente, infartuata e defunta con la caduta del governo Prodi, come se dovesse arrivare alla normale scadenza del 2011. Di più: continueranno a intascare quattrini pure i partiti che il voto popolare, a torto o a ragione, ha messo fuori dal Parlamento. Due esempi? Rifondazione comunista incasserà ancora 20 milioni circa in tre anni, l'Udeur di Mastella 2,7 (sempre di milioni di euro). E altri soldi, per questa legislatura, finiranno nelle casse di quelle formazioni che avevano presentato una lista alle elezioni di aprile e, senza superare lo sbarramento elettorale, avevano comunque ottenuto la magica soglia che consentiva comunque di accedere ai rimborsi: l'1%. Come La Destra di Francesco Storace che, orfana di Daniela San-

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tanché, avrà circa 5,5 milioni in cinque anni o la Sinistra Arcobaleno che nel quinquennio ne avrà 7 e mezzo. Ma il confronto fra i costi della politica in Spagna e in Italia è sconfortante su tutti i fronti. A parte la differenza tra i bilanci del Quirinale e della Casa Reale spagnola, di cui abbiamo già dato conto l'altro ieri nella risposta alla lettera del segretario generale della Presidenza Donato Marra, spicca l'abisso tra i parlamenti. Anche la Spagna ha, come noi, un parlamento bicamerale (Cortes Generales) sia pure con un mandato di quattro invece che cinque anni. Anche lì ci sono una Camera (il Congreso de los Diputados) e un Senato. Ma le somiglianze si esauriscono qui. Il « Senado » madrileno, composto da 264 membri, costa agli spa- gnoli 60,5 milioni di euro, Palazzo Madama (dove siedono 315 rappresentanti eletti, volta per volta, più i senatori a vita che ora sono sei, per un totale di 321) pesa sulle tasche degli italiani per 570,6 milioni. Il che significa che ogni senatore costa ai cittadini spagnoli 229 mila euro e a noi un milione e 775 mila: quasi otto volte di più. Il rapporto, del resto, è più o meno lo stesso alla Camera. Il « Congreso de los Diputados », con 350 eletti, ha un bilancio di 98,4 milioni, Montecitorio (con 630 onorevoli) ne ha uno oltre dieci volte più alto: un miliardo e 27 milioni. Morale: ogni deputato spagnolo costa complessivamente alla collettività, tutto compreso. Dagli affitti allo stipendio dei commessi, dalle segreterie alle spese di rappresentanza, 281 mila euro e ogni italiano un milione e 630 mila. Sentiamo già le obiezioni: sono paesi diversi, storie diverse, tradi- zioni diverse... Giusto. Anche costi diversi. L'indennità dei parlamentari spagnoli è identica per tutti: 3.020,79 euro al mese. Cifra alla quale vanno sommati 1.762,18 euro mensili per i deputati con residenza fuori da Madrid ridotti a 841,12 per gli eletti nella capitale.

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Complessivamente, quindi, un onorevole «peon» (che non sia presidente dell'assemblea, vicepresidente o a capo di una commissio- ne), ha diritto a 4.783 euro al mese: lordi. A un collega italiano spetta un’indennità di 11.703 euro lordi al mese più 4.003 euro di diaria più 4.190 euro per il «portaborse» (se vuole prenderne uno e pagarlo, sennò può mettersi il denaro in tasca) per un totale di 19.896 euro lordi al mese: netti sono 13.709,69 euro. Più 3.098 euro l'anno per le spese telefoniche. Più, oltre a una «tessera» di libera circolazione autostradale, marittima, ferroviaria ed aerea su tutto il territorio nazionale, un rimborso fino a 3.995 euro per raggiungere l'aeroporto più vicino. Il sito internet del Congresso spagnolo precisa invece che lì i depu- tati hanno diritto, per i trasporti, ai seguenti benefit: una carta (come da noi) di libera circolazione su tutto il territorio nazionale e un rimborso chilometrico di 0,25 euro a chilometro nel caso di uso di auto privata e dietro precisa giustificazione. E se non hanno la macchina o comunque preferiscono non usarla? Dal maggio 2006 hanno una tessera di abbonamento al servizio taxi valida fino a un massimo di 250 euro al mese. Quanto ai gruppi parlamentari, il confronto è non meno imbaraz- zante: 9 milioni e mezzo di euro al congresso madrileno, 34 alla Camera romana. Ma è tutto l'insieme ad essere nei « Palacios » più virtuoso. Lo stipendio di Luis Zapatero è di 91.982 euro lordi annuali in dodici mensilità. Cifra che, sommando l'indennità parlamentare, lo porterebbe ad avere 149.377 euro ma per consuetudine il premier spagnolo (al quale spetta la casa e la totale copertura delle spese di servizio) rinuncia. Carte alla mano, il premier italiano, nonostante la riduzione del 30% disposta da Romano Prodi per gli stipendi dei componenti di governo, arriva a guadagnare, indennità e benefit parlamentari compresi, 324.854 euro lordi l'anno. Né la differenza è meno sensibile per i ministri. Si dirà: sono paragoni da prendere con le molle. E' vero. Ma, con una ricchezza nazionale pro-capite identica (26.100 euro l'anno) nei due paesi, non può non spiccare la distanza perfino tra gli emolumenti che

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spettano a chi sta ai vertici di alcune istituzioni parallele ai palazzi della politica. Solo un paio di esempi: a Madrid i presidenti del “Tribunal Supre- mo” (la nostra Cassazione) e del “ Tribunal Constitucional ” (parago- nabile alla nostra Consulta) hanno uno stipendio lordo annuo di 146.342,58 euro. I loro omologhi italiani ne ricevono rispettivamente, sempre al lordo, 274mila e 444mila. Quanto al “ Tribunal de Cuentas ”, la Corte dei conti spagnola, costerà, nel 2009, 60 milioni di euro: vale a dire un quinto della nostra, che l'anno prossimo peserà sui cittadini per 281 milioni. Consoliamoci: fino a quest'anno ne costava venti di più. Corriere della Sera 15 novembre 2008 Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo

Il Senatore con mazzette ma se millanta la scampa.

Da ieri c'è un altro parlamentare pregiudicato. La Cassazione ha, infatti, resa definitiva la condanna per Giulio Camber, esponente di punta della Pdl a Trieste. Il reato, anche se non fa scandalo, è di quelli che dovrebbero demo- lire l'immagine di un politico e spingerlo alle dimissioni: millantato credito. Avere cioè promesso cose illecite che non poteva realizzare. E cosa aveva promesso? Un intervento parlamentare? No, aveva offerto una bella corruzione. Camber nel 1994 si fece dare cento milioni di lire dalla banca Kreditna che era sull'orlo del fallimento. L'avvocato, all'epoca deputato di Forza Italia, aveva intascato la somma dicendo che gli serviva per «comprare il favore di pubblici ufficiali» negli «ambienti romani» ed evitare il commissariamento dell’istituto di credito. Perché credergli? Oltre che parlamentare, era già stato sottosegretario del governo Amato. Poiché la banca non si è salvata e non c'è prova di mazzette girate a terzi, l'accusa è stata solo di millantato credito.

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In appello si è beccato otto mesi di carcere e 300 euro di multa sospesi con la condizionale. Ora Camber può festeggiare. La sentenza è definitiva ma non avrà nessun effetto: non sconterà gli otto mesi, non pagherà la multina. Il reato è "derubricato" e quindi non verrà attivata la procedura per il decadimento dall'incarico parlamentare. Non dovrà nemmeno risarcire per danni morali la Presidenza del Consiglio e il Ministero delle Finanze, che si erano costituite parte civile. E questo perché il senatore non aveva specificato chi avrebbe voluto “ammorbidire” con i soldi presi alla Kreditna banca. Insomma, il reato paga. E così Camber, che a soli 55 anni è già arrivato alla sesta legislatura, potrà continuare a rappresentare gli italiani. A proposito: fa parte della Commissione lavori pubblici. Spreco- ni.it, 05 novembre 2008

Giustizia in crisi ma le ferie restano

Mentre tutto il paese considera la sicurezza il bene primario, mentre i tempi mostruosi della giustizia ci allontanano sempre di più dall'Eu- ropa e garantiscono una sostanziale impunità a qualunque crimine, il governo rinuncia anche a intervenire sull'elemento più banale dell'ar- retrato giudiziario. Anche il ministro Angelo Alfano, come molti dei suoi predecessori, si è arresto: le ferie dei tribunali italiani non verranno ridotte. Come si è spesso scritto, l'Italia è l'unico paese dove l'attività dei tribunali si ferma per 45 giorni: dal primo agosto al 15 settembre non ci sono udienze. In realtà, in molti palazzi di giustizia le vacanze cominciano addirit- tura dal 15 luglio. Una situazione assurda priva di motivazioni concrete. Che contribuisce ad aumentare la montagna di cause in sospeso, che marciscono senza arrivare a sentenza. A parole tutti sono pronti a tagliare queste ferie, limitando la chiu- sura al mese di agosto. E, come ha raccontato Peter Gomez in un'in-

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chiesta pubblicata ne “L'espresso” numero 38, sembrerebbe che la lunga sospensione faccia più comodo ai magistrati che agli avvocati. Attualmente però a perderci la faccia è soprattutto il ministro. Che a giugno aveva annunciato la riapertura per decreto dei tribunali sin dal primo settembre di quest'anno. Uno dei tanti proclami slogan di questo governo sul tema della sicurezza: il periodo di chiusura è rimasto intatto. E adesso si scopre che anche il tentativo di inserire la riduzione delle ferie in un disegno di legge, con tempi molto lunghi, è saltata. D'altronde, non sembra che rendere i processi più rapidi sia una priorità dell'esecutivo. Ecco cosa scriveva Peter Gomez nella conclusione della sua inchiesta: “Il governo Berlusconi, proprio mentre Alfano annunciava la sua rivoluzione, ha pianificato una serie di tagli alle spese (210 milioni di euro per il 2009, 250 per il 2010 e 442 per il 2011) difficilmente conciliabili con la celerità dei processi. Già oggi il personale ammini- strativo è gravemente sotto organico (meno 12,5 per cento) e da tempo non si pagano più gli straordinari. Per questo a Milano, Torino e Firenze, i tribunali monocratici penali, e in qualche caso le corti d'appello, sono costretti a chiudere alle 14. Senza cancellieri non si può far udienza. Il risultato? Decine di migliaia di processi in meno. Solo all'ombra della Madonnina è stato calcolato che se le dieci sezioni del tribunale potessero abbassare la saracinesca alle 17 ogni anno verrebbero celebrati 4000 dibattimenti in più. Due o tre settima- ne di lavoro "aggiuntive" potrebbero servire. Ma a questo punto se ne riparlerà nel settembre 2009. Sempre che prima d'allora la giustizia non abbia definitivamente chiuso i battenti. Non per ferie, ma per bancarotta.” Spreconi.it, 25 settembre 2008

I Regali nucleari di Berlusconi ai “poveri” Russi.

Ma è più povero il governo italiano o quello russo? Perché mentre le aziende statali di Mosca si arricchiscono, alimen- tando investimenti in tutto il mondo e finanziando la vita dorata dei nuovi boiardi tra megayacht e ville, i cittadini italiani continuano a finanziare il disarmo nucleare dell'ex Urss. I nostri governi faticano a trovare un posto per le scorie radioattive

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di Caorso e affini, ma sono prodighi di doni per aiutare il Cremlino nella pulizia atomica. In base agli accordi firmati da Putin e Berlusconi dal 2003 stiamo spendendo 360 milioni di euro per un piano decennale di bonifica dei sottomarini sovietici. Per questa caccia all'Ottobre rosso a carico del contribuente, la scorsa settimana il ministro Scajola ha firmato il contratto per la costruzione di una nave speciale, destinata al trasporto di combustibile nucleare. Costo? Oltre 70 milioni di euro, finanziati dal ministero dello Sviluppo economico. L'unica buona notizia è che sarà prodotta Fincantieri in Liguria, poi verrà consegnata ai russi. Domanda: ma siamo sicuri che non possano fare a meno del nostro soccorso? E che con quei fondi si possa fare qualcosa di più utile in casa nostra? Spreconi.it, 6 agosto 2008

Giudici, lavorate meno. E’ un ordine!

«Giudici, d'ora in poi dovete lavorare meno». Non si tratta di una battuta, né di una provocazione: Lo dispone la circolare inviata a tutti i magistrati dal presidente del Tribunale di Venezia. Non c'è personale nelle cancellerie e quindi è inutile convocare udienze che nessun segretario verbalizzerà. Per questo il presidente Attilio Passanante ha chiesto ai magistrati di ridurre la durata delle udienze, diminuire il numero di fascicoli per ciascuna udienza e di scegliere la data per processi e decisioni «non a breve termine». In pratica, ha consigliato di fare tutto ciò che serve per rendere più lenti i processi. E questo vale sia per i giudici penali che per quelli civili. Così ci sarà ancora meno giustizia e sempre più in ritardo. Passanante motiva la sua clamorosa decisione con la crisi negli organici del personale: a Venezia manca un quarto dei cancellieri. Per esempio ci sono solo 18 assistenti giudiziari contro i 28 previsti. Ma anche di quelli formalmente in servizio, molti sono in part-time o restano a casa per gravidanze, infortuni e distacchi.

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In più, scrive il presidente del Tribunale, mancano «adeguati stru- menti informatici»: non ci sono PC funzionanti. Anche il consorzio di stenotipisti che trascrive udienze e deposizioni attende da un anno di ricevere i pagamenti dal ministero: in molti processi adesso i verbali si redigono a penna. Una disfatta. Che avviene nel cuore del Nord Est. A ottobre L'espresso dedicò alle condizioni del tribunale di Venezia l'inchiesta di copertina, ma le cose sono ancora peggiorate. Chissà poi cosa accadrà quando bisognerà smaltire pure i processi per il nuovo reato di immigrazione clandestina. Spreconi.it, 21 maggio 2008

Il portafoglio dei perdenti è molto ricco.

Dal numero de L'espresso in edicola questa settimana ecco uno stralcio del testo di Francesca Schianchi sulle indennità che console- ranno, a spese dei contribuenti, i parlamentari sconfitti di destra, sinistra e centro. Pensione e liquidazione. Oltre 6 mila euro al mese più altri 131.068 una tantum: sono il vitali- zio e il Tfr del Rifondarolo Fausto Bertinotti che, lasciato lo scranno più alto di Montecitorio, si consola con un bell’ufficio e il diritto a quattro collaboratori e in più la presidenza della Fondazione Camera dei deputati (senza stipendio). Generosi vitalizi e assegni di fine mandato (“reinserimento nella vita sociale”) sono però la consolazione anche di altri illustri esclusi. Come Ciriaco De Mita: per 43 anni di Parlamento (prima con la Dc, poi con la Margherita, infine candidato ma non eletto con l’Udc) 9.947 euro al mese di pensione e 112.344 di Tfr, solo per gli ultimi 12 anni consecutivamente in carica. Stessa pensione per Angelo Sanza (anche lui ex Dc, Fi, non rieletto con l’Udc), 36 anni tra i banchi e buonuscita di 337.032 euro. Ottomila 828 euro al mese per Francesco D’Onofrio (22 anni, prima con la Dc poi con l’Udc) e fine mandato di 168.516 euro, solo per gli ultimi 18 anni. Per Gavino Angius (ex Ds, non rieletto con i socialisti), 21 anni,

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vitalizio di 8.641 e liquidazione di 196.602. Sedici anni di carriera per Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi) e Teodoro Buontempo (La Destra): 6.963 euro di pensione e 149.792 di liquidazione. Stesso assegno mensile per Cesare Salvi (Sinistra democratica) e 153.664 euro di Tfr. Con 14 anni Oliviero Diliberto (Pdci) ed Enrico Boselli (partito Socialista) hanno diritto a 6.217 euro al mese e 131.068 di fine mandato, come Bertinotti. Per Franco Giordano (Prc) e Paolo Cento (Verdi) 12 anni di Monte- citorio significano 5.471 euro di vitalizio e 112.344 di buonuscita. Otto anni per Francesco Storace (La Destra): 3.978 euro e 19.208 di fine mandato, per gli ultimi due anni. Infine, Daniela Santanché (candidata premier per La Destra) che, con sette anni, accumula 3.605 euro di pensione e 65.534 di Tfr. Spreconi.it, 24 aprile 2008

Forestali e “Rangers”

Ci sono gli 11.000 forestali calabresi che, secondo uno studio della task force antisprechi messa a punto dal Governo per ridurre gli eccessi di spesa nella pubblica amministrazione, costano all’Italia la metà di quanto pagano gli Usa l’intero corpo dei “Rangers”. Ci sono i cassintegrati a vita, quelli che rinunciano a sei, sette posti di lavoro per continuare a prendere il sussidio e semmai lavorare in nero. Ci sono le maxi spese dei Comuni, come quello veneziano, che mette in bilancio un milione di euro in consulenze l’anno. Ci sono poi una serie di aree di ipotetico risparmio attraverso anche il ricorso all’innovazione tecnologica. Si prenda il caso della trasmissione degli avvisi di reato. Oggi, secondo il dossier della task force, vengono consegnate a mano due milioni e mezzo di denunce, impiegando il tempo lavorativo di 1.600 persone l’anno. Informatizzando il processo, il risparmio per le casse statali sarebbe di 35 milioni di euro tra costi del personale e spese accessorie. Altro capitolo interessante è quello relativo all’archiviazione digita-

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le della documentazione. Le pubbliche amministrazioni, rivela il dossier, gestiscono circa 350 mila metri cubi di carta l’anno. La sola conservazione di questa mole cartacea, paragonabile per dimensioni al Duomo di Milano, costa alle casse statali un miliardo di euro l’anno, cifra che aumenta se si tiene conto dei costi di gestione. Libero, 20 gennaio 2005

L’esercito di esperti Enit L’Enit, Ente nazionale italiano per il turismo, istituito nel 1919, non bada a spese, in fatto di consulenze esterne. Secondo i risultati di controllo sulla gestione dell’Enit della Corte dei conti, nel biennio 2002-2003, l’ente per provvedere “alla promo- zione turistica dell’Italia all’estero” e per “l’assistenza alle imprese turistiche nazionali” ha speso oltre 265.000 euro. Eppure, si dovrebbe trattare di attività di ordinaria amministrazione per un ente che si occupa per l’appunto di turismo. Allora, perché spendere così ingenti somme per consulenze esterne? La scusa è sempre la stessa: “Per sopperire alla carenza di talune professionalità interne e poter egualmente fronteggiare proprie essen- ziali esigenze”. Che cos’hanno riguardato in particolare le consulenze in questione? Lo riferisce la Corte dei conti: assistenza legale (un consulente nel 2002 con compenso annuo di circa 31.000 euro; due consulenti nel 2003, con compensi annui di 20.000 euro ciascuno); consulenza del lavoro (compenso annuo di circa 31.000 nel 2002 e 27.450 euro nel 2003); assistenza fiscale (compenso annuo di circa 31.000 euro nel 2002 e di 28.641 euro nel 2003); sicurezza nei luoghi di lavoro (solo nel 2003, con compenso annuo di 8.100 euro); marketing (compenso annuo di circa 31.000 euro nel 2002 e di 37.184 nel 2003). Le diverse uscite, sommate, danno appunto la cifra di 265.735 euro. Una manica eccessivamente larga, secondo l’analisi della Corte dei conti, dal momento che sarebbero i dipendenti dell’Enit stesso a doversi occuparsi di tali questioni e che il ricorso alle consulenze esterne dovrebbe essere consentito solo ed esclusivamente in via eccezionale.

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La conclusione della Corte dei conti è che urge quindi una riforma dell’Enit o saranno necessari la sua soppressione e il trasferimento delle competenze ad altri soggetti. Intanto, in Parlamento, c’è chi propone la rinascita del Ministero per il turismo. Sarebbe già tanto se riuscissimo a far funzionare a dovere quello che già esiste ed evitare inutili spargimenti di denaro. Il Giornale, 25 agosto 2004

Accademia della Crusca Enti e Istituti culturali Non è certo una novità: l’Italia è il paese degli enti. Uno per studiare l’alto Medioevo, un altro per le ville vesuviane, un altro ancora per il diritto agrario internazionale. Si tratta, nello specifico, solo di alcuni dei tanti enti culturali, piccole strutture in fase di privatizzazione o privatizzate, sovvenzio- nate dai ministeri interessati, soprattutto Istruzione e Beni culturali. Fucine culturali iperspecializzate, sovente meritorie, ma anch’esse afflitte dal vizio delle consulenze esterne. La Corte dei conti, chiamata a fare come al solito le pulci ai bilanci, ha detto la sua: Troppo alte le spese per le collaborazioni esterne. In soli tre anni, dal 2000 al 2002, le spese sostenute per i nove enti sott’osservazione, sono lievitate dai 259.730 euro del 2000 ai 283.300 del 2001, fino ai 388.490 del 2002. Se da una parte è vero che le risorse destinate agli enti culturali sono complessivamente assai limitate, è pur vero che vige troppa disinvoltura per tali forme di collaborazione che dovrebbero essere contenute nei limiti in cui siano indispensabili per particolari esigenze. C’è addirittura chi ha speso di più per i consulenti che per i dipen- denti. E’ il caso dell’Istituto nazionale di studi verdiani, che nel 2002 ha sborsato 185.040 euro per i collaboratori e 113.430 per il persona- le. L’Accademia della Crusca, dal canto suo, a fronte di notevoli difficoltà finanziarie, causate anche da ridotti finanziamenti, ha continuato a fare ricorso a collaborazioni esterne anche per svolgere lavori del tutto ordinari: il prestigioso istituto ha speso in collabora- zioni il 61,4% della spesa totale per beni e servizi. Il Giornale, 22 agosto 2004

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Giro di vite fallito Consiglio Superiore della Magistratura Luigi Salvato, segretario generale del Consiglio Superiore della Magistratura, aveva un sogno: imporre al Csm una rigorosa politica del risparmio. Un’impresa epica, paragonabile a una delle dodici fatiche di Ercole. Entrato a palazzo dei Marescialli, il segretario ha letto attentamente il regolamento e ha imposto che tutti vi si attenessero. Facendo le pulci alle note spese del Consiglio Superiore della Magistratura, si è procurato un mucchio di nemici. Ma senza guardare in faccia nessuno ha tirato diritto, cominciando a controllare, blocca- re, limitare. Qualche esempio: No all’uso delle auto blu da parte degli autisti, che a fine di giornata rientravano a casa propria con l’auto di servizio, pretendendo che tutte le vetture ogni sera e nei weekend fossero riportate a palazzo. No ai rimborsi di cure dentarie e ai libri scolastici per i dipendenti e i loro figli. No, infine, agli orari ballerini dei consiglieri, agli assegni ‘integrativi’ per i loro assistenti e porta- borse, alle spese per “ricevere le delegazioni estere”. Se tutti tirano la cinghia, questo il motto del segretario generale, perché il Consiglio no? Gli oltre 200 dipendenti del Consiglio sono entrati in fibrillazio- ne, sono state convocate assemblee sindacali e si è arrivati a minac- ciare lo sciopero. E’ addirittura rinata per l’occasione una rappresentanza sindacale interna che per anni era rimasta sonnolenta. A cosa serviva, infatti, un sindacato a fronte di tutti i privilegi ricono- sciuti ai dipendenti? Promozioni, assegni, premi: tutto bloccato in attesa di verifica. Alla fine, pare che il segretario generale si sia dovuto arrendere all’impossibilità di agire in un ambiente così ostile, La sua avventura non è finita troppo bene. La strada, però, era quella giusta. Il Giornale, 9 agosto 2004

Cellulare blu

Sono circa 300.000 le persone che, nella pubblica amministrazione, a vario titolo, usufruiscono di un cellulare a spese dello Stato. Tutti i livelli istituzionali più alti hanno il proprio portatile blu. Si comincia dai parlamentari che hanno la “sim card” blu, d’ordinanza. Cellulari

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di Stato, ovviamente, anche per ministri, viceministri, sottosegretari, direttori generali, capiservizio e i capi di Gabinetto e di Segreterie particolari. E poi ancora, gli ufficiali di carriera o i dirigenti di Asl e ospedali. Tra le dotazioni più ricche c’è quella della Rai, che con un organico di 11.000 persone che godono di circa 3.000 linee gratuite a carico dell’azienda. Anche in Comuni, Province e Regioni si è scate- nata negli ultimi tempi la corsa al telefonino blu. Si dice che i cellula- ri blu negli enti locali raggiungano quota 130.000. Bisogna ancora considerare gli alti organi dello Stato (Presidenza della Repubblica, alte Corti, ecc…) e una lunga serie di pubblici dipendenti particolari, dai comandanti dei vigili urbani ai rettori e direttori delle università, dai diplomatici alla magistratura al completo, all’Avvocatura dello Stato. Libero, 10 luglio 2004

Caro sindacalista

Permessi e distacchi sindacali nella pubblica amministrazione costano allo Stato ogni anno 120 milioni di euro. Nel 2002, sono state un milione le giornate di distacchi sindacali retribuiti, 988.583 giorni per la precisione. Come dire che in un anno si sono assentati dal servizio per cui vengono pagati 2.708 dipendenti. Sono state 335.373, invece, le giornate di permessi sindacali retribuiti per l'espletamento del mandato, di cui 43.837 per le rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) corrispondenti all'assenza dal servizio per un anno di 1.518 dipendenti. Hanno utilizzato i permessi sindacali retribuiti 68.229 dipendenti. I tecnici della Funzione pubblica, inoltre, hanno calcolato, sulla base delle informazioni raccolte da tutte le amministrazioni, che sono state 99.787 le giornate di permessi sinda-cali retribuiti per le riunioni di organismi direttivi statutari. L'ultimo dato riguarda, inve- ce, le giornate di aspettative e permessi per funzioni pubbliche, corrispondenti all'assenza dal servizio per un anno di 2.388 dipenden- ti. Sono stati 15.171 i dipendenti che hanno usufruito dunque di aspettative e permessi per funzioni pubbliche. In questo caso, il costo per le aspettative e i permessi per funzioni pubbliche è valutabile in 60.432 euro. Libero, 23 settembre 2004

CAPITOLO 21 - ULTERIORI COSTI POLI TICI DIRETTI E INDIR ETTI 173 DELLO STATO

Capitolo 21 - Ulteriori Costi Politici Diretti e Indiretti dello Stato

Presidenza della Repubblica

Il personale complessivo del Quirinale è di 1930 dipendenti. Di questi, gli addetti di ruolo alla Presidenza ammontano a 911 unità. Il personale non di ruolo 74 unità in posizione di comando (38 civili e 36 militari, di cui 28 addetti all'Ufficio del Consigliere per gli affari militari e alla Segreteria del Consiglio supremo di difesa), 11 unità a contratto e 10 collaboratori a vario titolo. Il personale militare e addetti alla sicurezza delle forze di polizia, distaccati per esigenze di sicurezza ammonta a 924 unità - tra loro i 260 corazzieri -. Questo apparato - e la manutenzione del palazzo, nonché dei suoi giardini – e’ costato nel 2009 una spesa di Euro 238.570.000 di cui Euro 218.407,00 per il Presidente della Repubblica, rispetto ai 240.380.000 del 2008 con un risparmio dello 0.7% (non e’ un errore e’ proprio lo zero virgola sette per cento di risparmio), dato che il Quirinale ha provveduto a diffondere come un “ottimo” risultato. Nel periodo 2010/2012 sono previsti ulteriori 3 milioni di euro di risparmi.

Il Governo

Il Governo e’ un organo difficile da valutare. Non per qualche particolare motivo ma semplicemente perché non e’ dato di sapere, anche solo in parte, ufficialmente, le spese di gestione e di emolu- menti sostenuti da Palazzo Chigi. Il Governo e’ composto da 61 componenti di cui 22 ministri e 39

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sottosegretari (Situazione al Giugno del 2009). La Presidenza del Consiglio e’ composta da 38 Dipartimenti, 15 Comitati e 11 Strutture di missione. Alla Presidenza del Consiglio ci sono 27 Dirigenti di Prima Fascia e 229 Dirigenti di Seconda Fascia, con un bilancio autonomo e con 4.237 persone. Le spese classificabili in “Costi Politici”, oltre ovviamente a quelle “Classiche” di stipendi del personale che nel 2007 sono state oltre Euro 236.000.000,00, sono consulenze, missioni, studi e spese di rappresentanze che contribuiscono a un bilancio complessivo annuale di oltre Euro 3.700.000.000,00 (di cui 1 miliardo e 800 milioni circa destinati alla Protezione Civile per la quale, senza obiezione alcuna sulla professionalità umana disponibile, si spendono 18 milioni di euro per stipendi, oltre 500 milioni di euro per il pagamento dei mutui contratti dalle regioni colpite da calamità e il restante in vari interventi). Dal bilancio generale di spesa della Presidenza del Consiglio dei Ministri, (come nota Mario Sechi – Panorama 10 maggio 2008) , si evince la spesa di 400 milioni di euro per l'editoria che dimostrano quando il settore abbia necessità di essere riformato con una selezione anche dei soggetti destinatari di tali aiuti (spesa che qui’ ho configu- rato più come “Aiuti alle Imprese” che non come “Costo Politico” anche se nella realtà e’ più convincente la seconda alla prima) . Infine, Auto Blu, Voli di Stato e Spese per i Servizi Segreti, hanno un peso non secondario. Per i Servizi Segreti, per esempio, sono previste “buone uscite” che superano i 2 milioni di euro a persona e le pensioni dei nostri ex agenti, si aggirano intorno ai 30.000,00 euro al mese. Molto pubblicizzati sono stati i tagli voluti dal Governo in carica per il 2009 che si possono quantificare in circa Euro 10.000.000,00 ma purtroppo essi corrispondono a meno dello 0.3% del totale del Bilancio di Previsione 2008. Inoltre i Ministri e Sottosegretari, com- preso il Capo del Governo, se Parlamentari, percepiscono il doppio Stipendio anche senza mai partecipare ai lavori di aula.

CAPITOLO 21 - ULTERIORI COSTI POLI TICI DIRETTI E INDIR ETTI 175 DELLO STATO

Corte Costituzionale

La Corte Costituzionale e’ composta dal Presidente, dal Vice- Presidente e da 13 Giudici Costituzionali. Il Presidente percepisce Euro 440.000,00 lordi l’anno e gli altri membri percepiscono Euro 370.000,00 lordi annui, per un totale, solo per indennità (stipendi) al Collegio dei Giudici Costituzionali di Euro 5.250.000,00. Ovviamente a questo andrebbe aggiunto: Diarie, Indennità diverse, Rimborso Spese e di Soggiorno, Indennità di Carica, Strutture di Segreteria per tutti i 15 componenti, le Auto Blu con autista, l’utilizzo dei voli di Stato che per i componenti della Corte sono a loro comple- ta discrezione e senza limiti, Consulenze, Dipendenti, Spese Ammini- strative e Spese per gli immobili. Il Bilancio Ufficiale di Previsione 2008 della Corte ha previsto un totale di spese annue di Euro 47.189.235,92 di cui: Retribuzioni totali per giudici Euro 5.400.000,00 (costo medio euro 336.000,00.- a Giudice in un anno) , oneri sulle retribuzioni dei Giudici Euro 1.280.000,00, Viaggi e trasferte (pagate al Bilancio della Corte non da quello dello Stato che paga per esempio, i voli aerei) Euro 120.000,00, personale in Servizio Euro 22.428.550,48, personale non più in servizio Euro 12.560.000,00, acquisto di beni e servizi Euro 5.198.900.00, trasferimenti Euro 631.785.44 (in questa ultima voce e' curioso notare che e' composta da tre voci: Assistenza economica al personale – Interventi assistenziali a favore del perso- nale – Equo indennizzo al personale).

Corte di Cassazione

Il Presidente della Suprema Corte percepisce un’indennità di Euro 246.000 lordi l’anno. I magistrati hanno uno stipendio in linea con il resto dell’Europa ma al loro stipendio possono aggiungere il compen- so che prendono come Docenti Universitari. Infine, godono di due mesi e mezzo di ferie l’anno.

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Avvocatura dello Stato

Un’inchiesta del 2008, di Primo Di Nicola e’ stata fatta passare dai media nazionali in silenzio. L’inchiesta riguardava gli Avvocati di Stato (Avvocatura dello Stato, Avvocato Generale in carica Oscar Fiumara) , dipendenti pubblici che rappresentano e difendono l'amministrazione statale in tutti i tribunali. Nonostante le condizioni disastrose in cui versa l'amministrazione della giustizia i 370 Avvocati dello Stato (questo e’ il loro numero totale in tutta Italia) oltre a un ricco stipendio, oltre alla possibilità di ottenere incarichi esterni, docenze e arbitrati, questi dipendenti dello Stato si dividono una cifra notevole. Per svolgere il compito per cui vengono già pagati con lo stipendio, incassano personalmente un rimborso ma quando vincono le cause, incassano anche, sempre in prima persona, le spese legali che le loro controparti devono versare. Una somma enorme, considerando l’esiguo numero dei soggetti: Nel 2006, gli Avvocati di Stato si sono divisi 42 milioni e 405 mila euro, quasi 115.000 euro ciascuno in media, oltre a stipendio e rim- borsi, che poi vengono divisi secondo criteri territoriali. Questa gratifica viene chiamata "quadrimestre" , perché calcoli e spartizioni avvengono ogni quattro mesi. In media, per la spartizione territoriale applicata, nel 2006 ogni toga pubblica romana ha intascato 91 mila euro, che diventano 244 mila a Bari, 247 mila a Potenza, 261 mila a Venezia e ben 296 mila a Mes- sina: sempre oltre allo stipendio. Il capo di questa avvocatura a Messina nel 2006 ha ricevuto 222 mila euro di stipendio e quasi 300 mila dai "quadrimestri".

La Giustizia

Oltre a quanto evidenziato nel Capitolo 9 a pag. 62 , il problema Giustizia, tipicamente tutto italiano, si ripercuote inevitabilmente anche sui conti dello Stato (più avanti vedremo anche specifici esem- pi) .

CAPITOLO 21 - ULTERIORI COSTI POLI TICI DIRETTI E INDIR ETTI 177 DELLO STATO

Nel 2008 in Italia circa 200 mila reati sono caduti in prescrizione. Un esercito di imputati che, invece di essere puniti dalla legge, può tranquillamente essere libero di andare dove vuole. Si assiste all’aumento progressivo dei costi della legge Pinto , che stabilisce un risarcimento alle vittime dei processi “Lumaca”. Una spesa arrivata nel 2008 a 81 milioni di euro, mentre si sono celebrati 40 mila procedimenti per denunciare il ritardo di ulteriori processi. La prescrizione, infatti, risponde a un principio di economia dello Stato che, come spiegano i manuali di diritto, “rinuncia a perseguire l’autore di un reato, quando dalla sua commissione sia trascorso un periodo di tempo giudicato eccessivamente lungo e solitamente proporzionale alla gravità dello stesso” : minimo quattro anni per le contravvenzioni e sei per i delitti. Lo scorso anno, quindi, circa 200 mila reati si sono estinti per la lentezza dei processi. L’Italia è, infatti, il paese europeo con i tempi più lunghi nell’amministrazione della giustizia, triplicata negli ultimi vent’anni in ambito civile, e raddoppiata nel penale. Inoltre, gli ulteriori problemi da risolvere, denunciati dall’Associazione magistrati, sono: lo scarso numero di toghe in attività contro un elevato numero di avvocati (solo 11 magistrati per ogni 100 mila persone, a fronte dei 290 avvocati per lo stesso numero di abitanti. In tutto si contano 200 mila avvocati in Italia contro i 48 mila della Francia) , le condizioni di lavoro dei pm e dei giudici che sono pessime costringendoli spesso a lavorare in stanze senza misure di sicurezza, prive di fax o di scanner o di altri beni essenziali al funzionamento di qualunque ufficio o peggio ancora senza la dispo- nibilità di Cancellieri e personale vario, indispensabile per la prepara- zione documentale dei procedimenti e delle sentenze che ne derivano. Il ministro Brunetta, invece, lo scorso ottobre aveva dato un’altra spiegazione del fenomeno, puntando il dito contro i pm: “Lavorano poco, solo 2 o 3 giorni alla settimana” , aveva detto minacciando i tornelli anche in tribunale. Di diverso avviso i magistrati che dichia- rano di scrivere circa 700 sentenze l’anno, lavorando anche durante i periodi festivi e portandosi i fascicoli da studiare a casa.

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Authorities

Le Autorità di Vigilanza sono 11 e sono gestite da un organo colle- giale di 4 Commissari (incluso il Presidente). In ordine sono (con l’anno di Istituzione) : Commissione nazionale per le società e la Borsa (Consob) 1974 – Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo – ISVAP 1982 – Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust) 1990 – Centro nazionale per l’informatica nella pubblica amministrazione – Cnipa 1993 – Autorità per l’energia elettrica e il gas 1995 – Garante per la protezione dei dati personali 1996 – Commissione di vigilanza sui fondi pensione 1996 – Autorità per le garanzie nelle comunicazioni 1997 – Autorità di vigilanza sui lavori pubblici 1999 – Autorità garanti del contribuente per il fisco e la burocrazia (2000) – Agenzia per le organizzazioni senza scopo di lucro di utilità sociale 2001 – Si aggiungeranno presto le Autorità di vigilanza sulle fondazioni bancarie e l’Autorità’ per I trasporti . L’Autorità’ per l’energia elettrica e il gas, ha sovvenzioni pretta- mente private. Per l’ISVAP, le spese di funzionamento sono coperte dal contributo di vigilanza dovuto dalle imprese di assicurazione. L’autorità’ per le garanzie nelle comunicazioni e’ composta da un Presidente e 8 commissari nominati dal Parlamento e gestisce gli stanziamenti dello Stato nel settore (nel 1999 sono stati 82 miliardi di lire) , più un contributo dell’uno per mille sui ricavi della telecomuni- cazione. L’autorità’ di vigilanza sui lavori pubblici e’ composta da cinque componenti (Presidente incluso) . I semplici componenti guadagnano Euro 370.000,00 l’anno. I Presidenti Euro 444.000,00 l’anno. Calcolando i costi su 9 Autorità, con costi statali, moltiplican- do il numero di 4 Commissari e, ovviamente, 9 Presidenti, solo di Stipendi, si spendono Euro 17.316.000,00. Il resto delle spese non si conoscono.

Banca d’Italia (Fonte: Bilancio Banca D’Italia 2006)

Stipendi per Governatore, Direttore Generale e i due Vice-Direttori

CAPITOLO 21 - ULTERIORI COSTI POLI TICI DIRETTI E INDIR ETTI 179 DELLO STATO sono Segreti. I Funzionari percepiscono,lordi l’anno, Euro 110.000,00 e i Diretto- ri di Filiale (oltre 200) Euro 64.000,00 l’anno. Oltre allo stipendio, hanno diritto a: Premio presenza, come quattordicesima, per almeno 241 giorni di presenza all’anno. In Dicembre e’ prevista una gratifica di bilancio di Euro 18.000,00 per i direttori e Euro 6.000,00 per i funzionari. Indennità di rappresentanza semestrale di Euro 8.500,00 per i funzionari generali, Euro 4.000,00 per i direttori e Euro 1.200,00 per i funzionari. Stipendi e oneri accessori per il personale in servi- zio: Euro 633.760.000,00 (i dipendenti nel 2006 erano 7.834) . Altre spese relative al Personale (qualcuno considera tali somme come divise fra il Governatore, Direttore Generale e i due Vice-Presidenti) Euro 44.799.000,00. Pensioni e Indennità di fine rapporto corrisposte: Euro 367.992.000. Compensi per organi centrali e periferici Euro 1.826.000,00. Spese di Amministrazione Euro 402.894.000,00. Altre Spese Euro 20.199.000,00. Il Totale delle spese e degli oneri diversi della Banca d’Italia sono pari a Euro 1.767.996.000,00.

Consulenze

Stabilire i costi per le Consulenze e’ praticamente impossibile. Ci sono, ovviamente, consulenze di indiscussa utilità ma anche molte che, di fatto, hanno una forte dubbia utilità pubblica effettiva. Se la legge fissasse paletti rigidi e ben precisi entro i quali poter usufruire delle consulenze esterne, gli enti pubblici risparmierebbero oltre 1 miliardo di euro all’anno che, comunque, non inseriremo nei nostri conteggi.

Contingenti Militari Italiani all’Estero

Gli uomini impiegati nelle missioni, definite “Di Pace” , all’estero sono 7.700 per un costo annuale pari a Euro 1.040.500.000,00. Una sola base di 2500 persone (2000 militari e 500 civili) ha un costo di Euro 600.000 al giorno.

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Contributi pubblici per l’Editoria

Contributi indiretti, solo per le spese telefoniche, elettriche e posta- li, per la carta (a 495 «imprese editrici di quotidiani, periodici e libri») e per la riqualificazione professionale, lo Stato ha “rimborsa- to” in un solo anno 450 milioni di euro. Ne hanno beneficiato tutte le aziende editoriali, ma, di fatto, in misura più consistente i giornali a più alta tiratura. La FIEG calcolava in 270 milioni, nel 2006, la sola “compensazione” per le agevolazioni postali in abbonamento versata dallo Stato a Poste Italiane S.p.A., attribuendoli nella misura di 100 milioni alle pubblicazioni “no profit” di 48 ai quotidiani e di 120 ai periodici. In effetti, le agevolazioni postali sono costate 303 milioni nel 2005 e 299 nel 2006, secondo il calcolo ufficializzato nel luglio 2007 dal presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato Antonio Catricalà, rendendo pubblica un’indagine dell’Antitrust sul mercato dell’informazione (quotidiani, periodici, TV, nuovi media, ecc.) . 7.124 le testate complessivamente sostenute, compresi il settore no profit (104 milioni) e gli editori di libri (25 milioni) . Circa 80 milioni risultavano assegnati a soli dieci editori: 18 milioni e 887 mila alla Mondadori, 17 milioni e 822 mila al Sole 24 Ore, 13 milioni e 753 mila alla RCS, 6 milioni e 966 mila al San Paolo, 4 milioni e 689 mila al gruppo Espresso-Repubblica, 3 milioni e 603 mila all'Avveni- re, 2 milioni e 996 mila a Conquiste del Lavoro, 2 milioni e 581 mila alla De Agostini, 2 milioni e 536 mila all'Athesia Druck, 2 milioni e 415 mila alla Stampa. All'undicesimo posto l’Hachette Rusconi, con 2 milioni e 300 mila. Aliquota agevolata del 4% sulla vendita di libri, quotidiani e periodici, ma tale agevolazione viene estesa ad alcuni prodotti – libri, dvd, videocassette Vhs, giocattoli, ecc. – venduti in allegato alle pubblicazioni. La cifra dei contributi totali all'editoria, nell’anno 2007 e’ stata di Euro 700.000.000,00.

CAPITOLO 22 - REGIONI 181

Capitolo 22 - Regioni

Regioni

Costi Politici Diretti

Le 20 Regioni d’Italia hanno 1.089 Consiglieri Regionali eletti (lo 0.001815 % della Popolazione Italiana che in Sicilia assumono il nome di Deputati Regionali) e hanno un costo totale annuo solo per le Indennità mensili, Indennità di presenza e Rimborsi vari, “certi” e “una - tantum” , (che sono destinate personalmente ai Consiglieri Regionali e che costituiscono la retribuzione annuale netta), di oltre 205.640.190,86 euro (cifra stimata in ribasso perché di molte inden- nità le cifre non sono rese note in quanto manca l'accesso ai Bilanci particolareggiati). Ogni Consigliere Regionale viene quindi retribuito, in media e annualmente, con oltre Euro 188.833,00 (Euro 517,35 al giorno). Ovviamente la parte da protagonista viene svolta dai vertici dei Consigli Regionali dove, per esempio, un Presidente del Consiglio viene remunerato con oltre Euro 210.000,00 (comprese le indennità mensili, di presenza e rimborsi vari certi e una - tantum), mentre un Presidente di Giunta e’ di molto al di sopra in quanto: Presiede la Giunta (e quindi percepisce anche gettoni di presenza alle riunioni di Giunta oltre a quelle del Consiglio) e ha a totale disposizione un fondo speciale da usare a sua discrezione ed altre indennità.

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A queste spese vanno aggiunti i costi per le ritenute di legge che portano ad un totale, per le indennità e rimborso per spese varie, di Euro 288.000.000,00 circa. Altre spese da calcolare sono quelle destinate agli Organi delle Regioni e Uffici di Giunte, Consiglio e Commissioni varie che rag- giungono la cifra di Euro 773.034.233,79 (Anche in questo caso la cifra e' in netto ribasso rispetto alla realtà per le stesse difficoltà sopra descritte nel reperire dati diretti ed ufficiali) . In questa ultima cifra sono incluse spese come i Contributi per il funzionamento dei Gruppi Politici (che sono in totale 263 in tutte le Regioni e che hanno, singolarmente, un costo totale di circa Euro 45.000.000,00.), mentre, ovviamente, non sono incluse ogni tipo di indennità e rimborso, sopra descritte e calcolate. In totale, i Costi Politici Diretti delle Regioni possono essere quantificati in Euro 1.061.034.233,79. In questa stima non sono incluse le Pensioni e le Prerogative – che variano da Regione a Regione – per gli Ex-Consiglieri Regionali che pure fanno parte dei Costi Politici Diretti. Per esempio in Piemonte, guidato dal PD, al termine del mandato i consiglieri e gli assessori ricevono l’indennità di fine mandato che è fissata nella misura di due volte l’ultima mensilità lorda dell’indennità consiliare, percepita in carica, moltiplicata per ogni anno di effettivo esercizio del mandato o frazione di anno non inferio- re a sei mesi ed un giorno. Costi Politici Indiretti

Le protagoniste dei Costi Politici “Indiretti” delle Regioni sono le migliaia di Consulenze, spesso utilissime ma tantissime altre volte del tutto inutili (se non ai diretti interessati) . Non volendomi addentrare, per il momento, nel settore degli sprechi (di cui accenneremo più avanti ), possiamo semplicemente dire che tale costo non e' assolutamente quantificabile per la mancanza diretta e ufficiale di cifre. Un costo Indiretto della Politica nella gestione delle Regioni può essere considerato il Personale che però, a differenza del Senato

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(Euro 11.488,16 al mese per ogni Dipendente) e della Camera (Euro 12.610,00 al mese per ogni dipendente) , ha una retribuzione media di Euro 5.292,00 per Dipendente. Anche in questo caso, la Dirigenza ha emolumenti molto più alti dell'ultimo dei dipendenti in scala gerarchica. I Costi, individuali per dipendente, selezionati per le Regioni (Fonti: Bilancio di previsione ufficiali 2008 – tranne il Molise dove i dati si riferiscono al Bilancio del 2006) , sono i seguenti (migliaia di euro per dipendente in media al mese) : Campania Euro 6.166,00 – Puglia Euro 3.551,00 – Calabria Euro 3.550,00 – Sicilia Euro 6.861,00 – Basilicata Euro 4.383,00 – Abruz- zo Euro 4.720,00 – Lazio Euro 6.146,00 – Friuli Venezia Giulia Euro 4.041,00 – Veneto Euro 4.474,00 – Lombardia Euro 6.255,00 – Piemonte Euro 5.787,00 – Valle D’Aosta Euro 7.566,00. Le altre regioni non hanno pubblicato, in rete, i bilanci con le spese specifiche. La Spesa totale per i Dipendenti (che sono nella loro totalità 85.374), delle Regioni in Italia , nel 2008, e' stata di circa Euro 451.799.208,00. La Regione con più Dipendenti e’ la Sicilia con 18.236 alla quale seguono il Trentino Alto Adige con 15.949 (sono comprese le provin- ce autonome di Trento e Bolzano), la Campania con 6.685 e la Cala- bria con 4.044. Una curiosità e’ rappresentata dal fatto che il piccolo Molise (di cui non e’ possibile calcolare il costo medio di ogni dipendente) ha 901 dipendenti, la piccola Basilicata 1.222 e l’altrettanto piccola Valle D’Aosta 3.063. La regione più generosa e’ la Valle D’Aosta con uno stipendio medio di 7.566,00 al mese, per ogni dipendente. Segue la Sicilia con Euro 6.861,00, la Lombardia con Euro 6.255,00 e la Campania con Euro 6.166,00 per ogni dipendente. La più ”Virtuosa” e’ la Puglia che eroga uno stipendio medio, per ognuno dei suoi 3.341 dipendenti, sempre al mese, di Euro 3.551,00.

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Un tipico esempio di una Regione media italiana

In Veneto, a guida PDL, ai consiglieri regionali spettano, in ordine: Un’indennità pari al 65% di quella percepita dai componenti del Parlamento nazionale (che corrisponde a Euro 12.017,20). Un’ulteriore indennità aggiuntiva spetta al consigliere che svolge altre funzioni: Trentacinque per cento in più per i Presidenti del Consiglio e della Giunta regionale, venticinque per cento per i Vicepresidenti del Consiglio regionale e per il Vicepresidente della Giunta regionale, venti per cento per gli altri membri della Giunta regionale, quindici per cento per i Consiglieri Segretari del Consiglio regionale, per i Presidenti delle Commissioni consiliari permanenti, per i Presidenti delle Commissioni temporanee per lo studio di problemi speciali e i Presidenti delle speciali Commissioni e per i Presidenti dei Gruppi consiliari, dieci per cento per i Vicepresidenti e i Consiglieri Segretari delle Commissioni consiliari permanenti, temporanee e speciali, per i revisori dei conti del Consiglio regionale e per i Vicepresidenti dei gruppi consiliari. Ai consiglieri regionali è corrisposta una diaria, a titolo di rimborso spese, pari al sessantacinque per cento delle indennità corrispondenti spettanti ai componenti del Parlamento nazionale. Competono ai consiglieri regionali: a) un rimborso spese calcolato in base alle tariffe ACI secondo le modalità stabilite con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza con- nesso alla percorrenza determinato moltiplicando il doppio della distanza chilometrica tra il luogo di residenza e la sede della Regione; b) l'abbonamento autostradale sulla rete ricadente nell'ambito del territorio della Regione del Veneto e il parcheggio a Venezia, in autorimessa, dell’autovettura propria, con spese a carico dei fondi di bilancio per il funzionamento del Consiglio regionale. Il rimborso spese va’ liquidato forfettariamente su quindici presenze mensili. Sono esclusi dal rimborso i Presidenti del Consiglio regiona- le e della Giunta regionale, gli altri membri dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale e gli altri membri della Giunta regionale che per le loro funzioni usufruiscono in via permanente di mezzi di

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trasporto posti a loro disposizione dalla Regione. Al consigliere regionale, per missioni nel territorio regionale, per le quali è autorizzato di diritto, in funzione dell'espletamento del manda- to, è corrisposto mensilmente un rimborso spese onnicomprensivo pari al venticinque per cento dell'indennità. Al Presidente della Giunta regionale, agli altri membri della Giunta regionale e ai consiglieri regionali, sospesi di diritto dalla carica è corrisposto, per il periodo della sospensione, un assegno pari all'in- dennità ridotta di un quinto. Il trattamento indennitario dei consiglieri regionali, oltre alle inden- nità previste dalla legislazione regionale in vigore, è comprensivo dell'assegno vitalizio, dell'assegno di reversibilità e dell'assegno di fine mandato. Alle spese derivanti dal trattamento indennitario differito si provve- de con: a) una quota posta a carico dei consiglieri regionali pari al 30 per cento dell’indennità di carica, al netto delle ritenute fiscali erariali riferibili alla stessa, con ciò intendendosi quelle determinate esclusi- vamente su tale reddito, senza tener conto di eventuali altri redditi, deduzioni e detrazioni d’imposta, anche se conosciute dal sostituto d’imposta. Hanno diritto a conseguire l’assegno vitalizio: a) i consiglieri eletti fino alla quinta legislatura compresa, cessati dal mandato, che abbiano compiuto cinquantacinque anni di età, ed abbiano almeno cinque anni di contribuzione; b) i consiglieri eletti per la prima volta a partire dalla sesta legislatura fino all’ottava compresa, cessati dal mandato, alle seguenti condizio- ni: 1) abbiano compiuto sessanta anni di età, salvo quanto previsto dal comma 4; 2) abbiano esercitato il mandato per almeno dodici mesi elevato ad almeno trenta mesi per i consiglieri eletti per la prima volta nell’ottava legislatura; 3) abbiano versato i contributi per un periodo complessivo di almeno cinque anni; c) i consiglieri eletti per la prima volta a partire dalla nona legislatura,

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cessati dal mandato, alle seguenti condizioni 1) abbiano compiuto sessantacinque anni di età, salvo quanto previsto dal comma 4; 2) abbiano esercitato il mandato per almeno trenta mesi; 3) abbiano versato i contributi per un periodo complessivo di almeno cinque anni. Ai fini del computo degli anni di contribuzione e di anticipazione, la frazione di anno che sia pari almeno a sei mesi e un giorno si calcola come anno intero. I consiglieri, che al momento della cessazione del mandato, abbiano raggiunto il limite di età per il conseguimento dell'assegno vitalizio o lo raggiungano prima del periodo occorrente per il quinquennio contributivo per l’ottenimento dell’assegno vitalizio nella misura massima, hanno la facoltà di versare in unica soluzione il totale delle mensilità mancanti per il completamento del relativo periodo contri- butivo del quinquennio. Il consigliere, che cessi dal mandato, ha la facoltà di continuare a versare mensilmente i contributi mancanti per ottenere l’assegno vitalizio fino alla misura massima. L’assegno vitalizio spettante dopo cinque anni di contribuzione è commisurato al 30 per cento dell’indennità consiliare lorda. Ai soli fini della determinazione dell’assegno vitalizio e dell’assegno di fine mandato, l’indennità consiliare lorda è pari all’ottanta per cento dell’indennità parlamentare (quella percepita e’ invece pari al 65%...). Per ogni anno di contribuzione oltre il quinto anno l’assegno vitali- zio è aumentato del 4 per cento sino al raggiungimento del 70 per cento dell’indennità consiliare. Il Consigliere che subentri nel mandato nel corso della legislatura, ha la facoltà di versare i contributi afferenti il periodo precedente la data d’inizio del proprio mandato, con decorrenza dall’inizio della legislatura medesima. Il diritto all’assegno di reversibilità si consegue alla morte dell’iscritto, sempre che siano stati effettuati almeno cinque anni di contribuzione. Si prescinde da detto limite allorché la morte sia intervenuta nel

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corso del mandato consiliare. Hanno diritto a conseguire l’assegno di reversibilità: a) il coniuge cui non è stata addebitata la separazione o il con- vivente (n.b.: per la legge dei “cittadini”, il convivente non e’ compreso fra i beneficiari) . b) i figli legittimi, legittimati, adottivi, naturali riconosciuti o giudizialmente dichiarati, finché minorenni o fino al compi- mento del ventiseiesimo anno di età, se iscritti in regolare progressione di classe e non in posizione di fuori corso, a scuole statali o parificate o ad istituti universitari; c) i genitori, in mancanza del coniuge o del convivente e dei fi- gli, se abbiano oltre sessantacinque anni di età, oppure siano inabili al lavoro proficuo ed in condizioni di bisogno, e già a carico del Consigliere deceduto. L’assegno di reversibilità è commisurato all’assegno vitalizio liquidato o pertinente al Consigliere defunto, in base a percentuali variabili nel seguente modo: a) al coniuge avente diritto o al convivente, senza figli, il 60 per cento; b) al coniuge o al convivente, in concorso con un figlio avente diritto, l’80 per cento; al coniuge o al convivente, in concorso con due figli aventi diritto, l’85 per cento; al coniuge o al convivente, in concorso con tre o più figli aventi diritto, il 90 per cento; c) al figlio avente diritto il 60 per cento; a due figli aventi diritto l’80 per cento diviso in parti uguali; a tre o più figli aventi diritto il 90 per cento diviso in parti uguali; d) ad entrambi i genitori aventi diritto il 60 per cento; all’unico genitore superstite avente diritto il 50 per cento. L’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, è autorizzato ad erogare ai consiglieri regionali, cessati dal mandato, deceduti o dimissionari, un assegno pari ad una mensilità dell’indennità consilia- re per ogni anno di effettivo esercizio del mandato, il cui importo massimo non superi comunque le dieci mensilità.

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La stampa nazionale sulle spese delle Regioni

Se ti ammali a Roma la ricetta è d'oro di Alessandro Gilioli – “Spreconi.it” 18 agosto 2009 Ogni anno 8 milioni di euro versati dai contribuenti italiani vengono allegramente gettati dalle finestre della Regione Lazio. A sostenerlo non è qualche acerrimo nemico di Marrazzo, ma la Regione stessa, per la penna del direttore generale delle Risorse finanziarie del siste- ma sanitario, Paolo Artico. Che nell'aprile scorso ha rivelato l'incre- dibile sperpero in una nota interna che squarcia il velo su una nuova sprecopoli romana . La dilapidazione di soldi pubblici ha origini lontane ma effetti molto attuali e si riferisce a un servizio indispensa- bile in ogni regione: quello con cui vengono scansionate e controllate elettronicamente le ricette farmaceutiche. Nel 1990, nel Lazio, l'ap- palto fu dato con regolare gara a un consorzio di imprese che nel '93 ha preso il nome di Cosisan ed è controllato da Ennio Lucarelli, imprenditore classe 1939, fin dagli anni Settanta legato a commesse informatiche della pubblica amministrazione nella capitale e più tardi tra i vicepresidenti di Confindustria. Tra gli anni Novanta e Duemila in via Cristoforo Colombo cambiano diverse giunte, da Badaloni a Storace, ma Lucarelli conserva sempre la grassa commessa delle scansioni, aumentando però sempre di più il prezzo di ogni ricetta. Nel 1997 in Regione qualcuno si accorge che negli ultimi tempi si sta pagando un po' troppo (in quattro anni l'aumento era stato del 254 per cento) e si inizia a mettere in discussione l'appalto a Cosisan, che tuttavia continua a operare e ad aumentare i prezzi in regime di proroga. Nel 2005 scade anche la proroga, ma la Cosisan continua a scansionare le ricette e a mandare le fatture alla Regione. Il risultato è che al momento il Lazio paga ogni anno oltre 9 milioni di euro per un servizio che, secondo il direttore Artico, dovrebbe costarne meno di due. Del resto nelle altre regioni italiane la scansione di ogni ricetta viene pagata tra gli 0,04 euro (Toscana) e gli 0,06 (Piemonte), mentre nel Lazio costa 0,161: quattro volte tanto.Anche prima dell'outing di Artico, tuttavia, la sprecopoli laziale era piuttosto nota. Tanto che nel 2006 - quando già la Cosisan operava in proroga - la Regione aveva

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ipotizzato di non esternalizzare più il servizio e di assumere al suo interno i dipendenti Cosisan, il che avrebbe portato a un risparmio di circa 6-7 milioni di euro l'anno. Nonostante l'appoggio dei sindacati, alla fine non se ne riuscì a fare nulla. Sicché sempre nel 2006 la Regione ha indetto una nuova gara con una spesa prevista di un 1,6 milioni di euro l'anno, meno di un quarto di quello che veniva e che viene ancora versato. La gara si è tenuta e a vincerla è stata una società chiamata Ised, sempre di Ennio Lucarelli. In pratica, chi da anni chiedeva 10 milioni di euro, nel 2006 ammetteva che poteva fare lo stesso lavoro con uno sconto di circa il 75 per cento per cento. Ma siccome guadagnare meno non conviene, appena vinta la gara Luca- relli si è rifiutato di firmare il contratto per il quale aveva concorso. Il motivo? Molto semplice: prorogare il più in là possibile lo status quo. Manovra perfettamente riuscita, se nel 2009 Cosisan continua a scansionare ricette e a farsele pagare cifre spropositate. Seppur tra imbarazzi e lentezze burocratiche, a questo punto la giunta è interve- nuta di nuovo e ha deciso di indire un'altra gara, con un decreto del 19 giugno scorso, in cui Marrazzo specifica che la Cosisan deve smetterla di scansionare le ricette entro il 31 dicembre prossimo. Intanto però la gara non è stata ancora bandita. E siccome tra il bando, l'esame dei concorrenti e i probabilissimi ricorsi passerà un altro anno, in Regione si scommette ridacchiando che nel 2010 (e oltre) a fornire il servizio informatico più caro d'Italia continuerà a essere Lucarelli con la sua Ised. Al cui amministratore delegato Raffaele Giannetti, nel 2006 è stata saldata una parcella di 433 mila euro per la progettazione del sistema informatico. Il tutto mentre il Lazio è la regione d'Italia con l'addizionale regionale più alta d'Italia e con una spesa farmaceutica di gran lunga superiore alla media nazio- nale.

Natale Lombardo di Marcello Bellia – “Spreconi.it” 23 luglio 2009

Ridurre sprechi e spese eccessive, un oltraggio al pudore e al biso- gno della gente. Non può essere consentito sperperare risorse quando c'è chi ha bisogno dell'essenziale per vivere. È la vigilia del 2009,

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quando il presidente della Sicilia Raffaele Lombardo lancia il pro- clama del rigore di fronte alla stampa. Lo fa rivolgendosi proprio a quei giornalisti che un paio di giorni di prima hanno ricevuto il cadeau natalizio del governatore: un palmare di ultima generazione. Seicento i cellulari comprati dal cerimoniale del presidente. Ognuno è costato 390,83 euro più Iva. Inizia da qui la lista dei regali di Natale targati Raffaele Lombardo. Il conto finale ammonta a 1 milione e 250 mila euro. I documenti sono ora al vaglio della Corte dei conti che a marzo ha aperto l'inchiesta. Lombardo non è stato ancora chiamato in causa dai magistrati contabili. Nel mirino della Corte sono finite tutte le spese di "rappresentanza" effettuate tra agosto e dicembre dell'anno scorso. Per ora i magistrati chiedono conto e ragione dello 'shopping' seriale solo al dirigente che ha siglato gli ordini d'acquisto. Dalla stampa alla politica, il regalo di Natale secondo Lombardo è trasversale ed eguale per tutti: ai consiglieri regionali, senza distin- zione tra maggioranza e opposizione, così come agli assessori del suo governo, sono arrivati gemelli e orecchini in oro giallo. I monili recano lo stemma della Trinacria inciso in porcellana. La fissazione sicilianista è costata ai contribuenti siciliani 358 euro al pezzo. Gli uffici di Lombardo hanno comprato ben 300 esemplari, nonostante i consiglieri regionali siano 90. Soltanto il parlamentare del Pd Pino Apprendi ha rifiutato l'ingombrante omaggio, restituendo i gemelli con un cortese ma fermo "grazie, ma non posso accettare". Nella lista spiccano 1500 teste in ceramica dei discendenti della famiglia reale Borbone: quasi un atto di devozione da parte di Lom- bardo, di cui sono ben note le tesi revisioniste su unità d'Italia e regno delle due Sicilie. I testoni sono costati 115 euro l'uno. Sempre in ceramica sono le 1000 cupole comprate a 308 euro al pezzo. Ai dirigenti regionali sono giunti in omaggio cravatte (50 euro l'una) e sciarpe in seta (83,94 euro): accessori griffati con la trinacria. Il capitolo vini e prelibatezze comincia con le bottiglie pregiate regalate a questori e prefetti e rappresentanti delle istituzioni. Un brindisi non si nega a nessuno. Le bottiglie acquistate a 7,5 euro sarebbero state almeno 30 mila. Mille i cestini natalizi (da 210 euro), ricolmi di torroni, salami e conserve, hanno allietato le feste natalizie di "organi

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istituzionali a Roma e organi di stampa e tv" mentre 250 confezioni di prodotti tipici siciliani (90 euro) sono state distribuite al fedelissimo personale di Palazzo d'Orleans. A seguire un torrente di babbi Natale e presepi di cioccolata, panettoni e panettoncini (con costi unitari che variano da 13,35 a 3 euro), indumenti di prima necessità (calze, maglie e mutande distribuite a missioni, comunità e parrocchie). E si chiude, come tradizione comanda, con l'immancabile calza della befana, distribuita negli ospedali. Chiamato in causa, Lombardo difende l'operato dei suoi uffici. E rilancia, sostenendo che il suo 'Natale' è nulla rispetto al passato. Tanto che sarebbe rimasto in cassa un milione e mezzo di euro dei 5 disponibili. Ed è grazie a queste 'economie' che, alla vigilia delle elezioni europee, la presidenza della Regione siciliana ha acquistato e spedito in Sudamerica 10 mila dvd, spendendo altri 252 mila euro.

Fai finta di assumere un fesso e ruba milioni ai disabili.

«Addirittura ti ho messo pure un fesso, che poi non lo assumi. Però nel progetto dobbiamo metterlo questo. Quello che ti fa le pulizie può essere anche un disabile di tipo mentale. E ti aumenta la valutazione». Fesso? Sì, chiama così una persona diversamente abile. A parlarne nel 2003 era l'assessore pugliese alla formazione profes- sionale, il cattolicissimo Andrea Silvestri (Udc) che dal suo sito ancora oggi sfoggia foto con alti prelati e citazioni evangeliche. La telefonata sul "fesso" da inserire e poi non assumere è uno degli elementi di prova nel processo per la grande truffa in corso a Bari: L'ex assessore di centrodestra è accusato di avere dirottato verso società a lui legate quasi cinque milioni di fondi pubblici. Con quei soldi si sarebbero dovuti allestire 14 progetti per l'inseri- mento dei diversamente abili nel mondo del lavoro. il denaro è stato speso per comprare auto di lusso, megatelevisori al plasma e appar- tamenti. Non è l'unica contestazione mossa al pio Silvestri: venne arrestato nel 2003 con altre accuse minori come l'uso privato dell'auto blu e del telefonino di servizio, alberghi per viaggi di piacere rimborsati con

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denaro pubblico e qualche acquisto in salumeria messo in conto alla Regione. Volete sapere come è finita? Silvestri ha patteggiato una pena a tre anni di carcere, interamente vanificata grazie all'indulto varato dal governo Prodi. Il presidente della sua giunta regionale, Raffaele Fitto, nonostante sia imputato in un paio di processi, è diventato ministro con Berlu- sconi. Viene da chiedersi, chi sono i veri fessi? Spreconi.it, 04 giugno 2009 Disoccupati e assenteisti ma pagati dallo Stato. È uno scandalo solo all'inizio, che può smascherare un vulcano di ruberie. L'inchiesta di Napoli sulle ditte fantasma che dovevano riqualificare i disoccupati ha i contorni dell'ennesimo spreco. Più vergognoso degli altri, perché trasforma nel più bieco clienteli- smo un'occasione di riscatto. Il perimetro della vicenda è impressio- nante. La Digos vuole capire che fine hanno fatto sessanta milioni di euro stanziati da Stato e Regione Campania per finanziare i corsi destinati a fornire nuove competenze professionali a chi aveva perso il lavoro. Tutto è cominciato con una constatazione choc: una decina di corsisti, finiti in carcere, continuavano a percepire l'assegno di cin- quecento euro. Un assessore regionale ha segnalato l'anomalia alla polizia e sono scattati i controlli su sette aziende. In quel momento le sette avrebbero dovuto schierare mille "corsisti" ma gli agenti ne hanno trovati meno di cento, nonostante i nomi di molti altri risultassero sul registro delle presenze. Molte delle ditte, poi, avevano lo stesso indirizzo. E adesso gli investigatori sospettano che si trattasse di sigle fantasma, create ad arte solo per ingurgitare le sovvenzioni pubbliche. Ulteriori controlli, poi, hanno fatto scoprire che un'altra delle aziende finanziate era stata bandita dai rapporti con la pubblica amministrazione: i suoi titolari risultavano in contatto con camorristi. Possibile che tanto denaro pubblico venga buttato via senza nessuna

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verifica? O anche nei palazzi del potere c'è chi si è tagliato la sua fetta di torta? Spreconi.it, 24 febbraio 2009

Tra arresti e pentiti, l’incredibile resistenza del mastelliano Ferraro

Resistere, resistere, resistere. Un motto che Nicola Ferraro da Casal di Principe, consigliere regionale campano, ha trasformato in azione politica. Imprenditore attivo nel settore dei rifiuti e nella gestione delle discariche, ha venduto le aziende dopo la mancata concessione del certificato antimafia: una decisione provocata dalle sue parentele con elementi di spicco del clan dei casalesi. In passato tesserato con Forza Italia, nel 2005 ha trasportato il suo peso elettorale nell'Udeur di Clemente Mastella, diventando segreta- rio provinciale per Caserta e sfiorando l'elezione in Parlamento. Nel Consiglio Regionale presieduto da Sandra Lonardo Mastella ottiene però un incarico di prestigio: la presidenza della prima com- missione che gestisce tra l'altro il personale e i rapporti con i comuni. Un anno fa, nella retata che azzera l'Udeur nazionale, finisce agli arresti domiciliari con l'accusa di concussione. I giudici li revocano solo per imporgli l'obbligo di dimora a Casal di Principe, negandogli la possibilità di raggiungere il consiglio regiona- le e paralizzando così l'attività della commissione da lui presieduta. E Ferraro cosa fa? Si dimette? No, a giugno chiede formalmente che la commissione vada a riunirsi a casa sua. Poi a settembre "L'espresso" rivela che diversi pentiti di camorra hanno fatto il suo nome, indicandolo come un uomo legato al vertice dei Casalesi e attivo nello smaltimento illegale dei rifiuti. Ferraro respinge le accuse. Ma di dimissioni non si parla nemmeno in questo caso. La sua posizione appare comunque imbarazzante per il Pd che conti- nua a proclamare la svolta in Campania. Anche perché Ferraro e l'Udeur lì sono ancora determinanti nel garantire la maggioranza del governatore Antonio Bassolino. Visto che il presidente non molla, la scorsa settimana decidono di

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dimettersi in massa gli esponenti di centrosinistra della sua commis- sione. Una mossa voluta dal capogruppo Pd Pietro Ciarlo: cadendo la commissione, deve decadere anche il presidente Ferraro. Finora però la signora Mastella non ha ancora posto la questione all'ordine dei lavori. Intanto l'imprenditore di Casal di Principe ha ottenuto la revoca dell'obbligo di dimora: dal primo febbraio potrà tornare a Napoli e dopo un anno riprendere la sua attività politica. Come se nulla fosse. A proposito: in questo anno di assenza, lo stipendio mensile (11 mila euro tra busta paga e rimborsi) è stato bloccato? Spreconi.it, 27 gennaio 2009

Regione Veneto: I Supermanager beffano Brunetta.

Hanno fatto infuriare persino Brunetta. Proprio nel suo Veneto, proprio nella Regione amministrata dal suo centrodestra, hanno cercato di mettere i boiardi al riparo dalle leggi anti-fannulloni. Nel silenzio delle vacanze natalizie, una circolare ha esentato i top manager della Regione dalle nuove trattenute malattie. Da giugno, infatti, ai dipendenti pubblici che restano a letto nel periodo iniziale viene decurtato lo stipendio di ogni voce accessoria. Ma il Veneto ha aspettato fine anno prima di varare la norma, con il risultato di dovere chiedere un semestre di tagli arretrati a chi era già caduto vittima dei malanni. Poi dall'inizio del 2008 sono diventati operative le sottrazioni: per ogni giorno di malattia, un usciere del livello più basso perderà otto euro, un funzionario da dieci a 20, un dirigente da 64 fino a 77. Un salasso che dovrebbe dissuadere dalle assenze ingiustificate. Il problema è che i top manager, quei 70 amministratori che siedono nella stanza dei bottoni della Regione guidata da Giancarlo Galan, si sono auto-esentati: per loro non sono previste sanzioni né deterrenti. Il loro contratto garantisce stipendi da 100 mila euro l'anno in su’ e non segue le regole della pubblica amministrazione. Una scelta che ha fatto infuriare i sindacati. E che ha spinto Renato Brunetta a scrivere a Galan: «La legge vale per tutti».

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Ora la Regione cercherà di trovare una soluzione. Sperando che i supermanager non si ammalino prima. Spreconi.it, 20 gennaio 2009 I pendolari d’oro della Regione Campania: Anche 3000 euro al mese di rimborsi L'emigrazione è una piaga storica dell'Italia meridionale. Sarà forse per questo retaggio culturale che il Consiglio regionale della Campa- nia ha mantenuto una strana abitudine: quella del pendolarismo. Oggi 41 consiglieri su 60 abitano fuori Napoli. A parte i dubbi sulla loro assidua presenza ai lavori del "parlamento regionale", resta un problema molto più venale: quello dei rimborsi, che trasforma il fenomeno della mobilità politica nello scandalo dei "pendolari d'oro". Almeno 41 fuorisede percepiscono ricchi rimborsi extra: ogni anno fino a 370 mila euro. I dati di ottobre 2008 sono impressionanti. Il più lontano è Francesco Brusco, del Mpa di Lombardo: 2.978 euro di rimborso mensile. Dichiara di venire ogni volta da Vibonati, nel cuore del Cilento, al confine tra Campania, Calabria e Basilicata. Luca Colasanto del Nuovo Psi ottiene il risarcimento di 2.935 euro al mese, dichiarando un tran-tran di 296 chilometri tra casa e pubblico ufficio. Poi ci sono Fernando Errico dell'Udeur con 2.440 euro, Donato Pica del Pd con 2.207, Vittorio Insigne (processato e assolto in primo grado per i rapporti con i casalesi), ex Udeur ora gruppo misto con 1.478. E Gerardo Rosania di Rifondazione, per esempio, ne ottiene 1.068 per non fermarsi a Eboli. Tutto ciò per partecipare a 18 riunioni mensili del consiglio. Dopo le inchieste del Mattino, la procura di Napoli ha aperto un'inda- gine: il reato ipotizzato è truffa. Il governatore Antonio Bassolino e il presidente Sandra Lonardo Mastella hanno chiesto ai loro consiglieri di evitare spese inutili in un momento di recessione. Loro non hanno rimborsi: usano le 30 auto blu con autista in dotazione alla Regione. Spreconi.it, 17 novembre 2008

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Abruzzo: Portaborse assunti, grazie alla legge sulle fogne.

Da portaborse a dipendenti regionali, unico merito la fedeltà al politico che li ha designati. Da uomini di partito a funzionari delle istituzioni, con stipendio garantito fino alla pensione: senza concorso, senza dovere dimostrare qualifiche, titoli o professionalità. Vizio antico che ha trasformato molte pubbliche amministrazioni in serbatoi di nulla o poco facenti, esperti soprattutto nel decifrare il celebre manuale Cencelli delle spartizioni. Adesso alla vigilia delle elezioni anche in Abruzzo si è scatenata la corsa a far assumere i portaborse dalla Regione. Un premio fedeltà che trasformerà 70 segretari - ingaggiati dai consiglieri regionali e pagati temporaneamente dall'ente pubblico - in dipendenti stabili. Ovviamente, non si è scelta la via maestra della trasparenza ma è stata escogitata l'ennesima furbata. Un capitoletto all'interno di una maxisanatoria che prevede l'assun- zione di mille precari, molti in carico alle Asl: mossa di grande impatto nel pieno della campagna elettorale. L'infornata è stata votata dalla maggioranza di centrosinistra, orfana di Ottaviano Del Turco: nonostante gli arresti che hanno travolto la giunta, la questione morale è rimasta lettera morta. Il primo firmatario sarebbe stato il capogruppo dei Verdi. Ma anche molti esponenti del centrodestra avrebbero sostenuto il provvedimen- to, sollecitandone l'approvazione ai colleghi. Il tutto - racconta il "Centro" -, per non ricorrere alla maggioranza qualificata di 21 voti, inserito come emendamento in una legge sulle fogne. Un abbinamento a dir poco suggestivo. Spreconi.it 11 novem- bre 2008

Dal Veneto alla Sicilia: Impiegati comunali? Uno ogni 13 abitanti

E se è così a Roma , non diversamente va nel resto della Penisola. Dal Nord al Sud. Tutto come prima nel Veneto, dove un asse trasver- sale che andava dalla Lega Nord al Partito democratico, con l'isolata

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opposizione del governatore forzista Giancarlo Galan («È una leggina vergognosa») ha imposto contro il parere dell'Ufficio legislativo della giunta una sanatoria trasversale che fissa «un'apposita procedura selettiva riservata» per assumere i portaborse. Tutto come prima in Toscana, dove Monica Faenzi, la sindachessa di Castiglione della Pescaia che al debutto in Parlamento si era pre- sentata con un vestito bianco a chiazze nere da far schiattare d'invidia la Crudelia De Mon della Carica dei 101, ha risposto picche a chi contestava i suoi due stipendi da parlamentare del Pdl e da primo cittadino: «Ritengo di non essere una fannullona di Stato e di meri- tarmi l'indennità perché io svolgo appunto i due ruoli sacrificando anche gran parte della mia vita». Tutto come prima in Sicilia, nonostante nel 2008 a San Calogero sia venuto a mancare il pane. C'erano fedeli che, per rispettare un voto, potevano comprare anche cinquanta, settanta, cento chili di pane. Tutto finito. Il pane costa troppo. E così perfino i fedeli più fedeli del monaco nero hanno dovuto ridurre al massimo (se non proprio aboli- re) la loro scorta di «muffuletti». E prima hanno lanciato coriandoli e bigliettini alla processione di Agrigento, poi coriandoli e bigliettini a quella di Porto Empedocle. Bene: in una Sicilia così ridotta, dove il Comune di Catania a forza di invitare ballerine Carioche (pagate poi coi soldi dell'8 per mille) e fare piste da sci artificiali sulla discesa dei Cappuccini, è sprofondato in un abisso di un miliardo di debiti e dove secondo la Corte dei Conti la sanità è in agonia nonostante costi il 30 per cento in più che in Finlandia, gli stipendi degli assessori regionali hanno continuato a crescere, crescere, crescere... Al punto che, tra il 2005 e il 2007, scrivono i magistrati contabili, sono aumentati del 114,77 per cento. Insomma, dirà qualcuno, tutte le promesse lanciate per placare il grande fuoco purificatore divampato tra i cittadini che fine hanno fatto? Chissenefrega, ormai le elezioni sono passate... E i disastri nei conti pubblici dovuti a dissennate politiche clientelari? Boh... Qualche santo provvederà. Anche chi amministrava il Comune di Comitini, un paese di 978

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residenti a una dozzina di chilometri da Agrigento, si è ripetuto per anni «ci penserò domani ». E intanto, uno oggi e uno domani, ha continuato a incamerare lavoratori socialmente utili. Un po' in proprio e un po', diciamo così, riciclando quelli messi a disposizione dalla Regione. La quale, per alleviare il peso delle buste paga sui bilanci comunali, che comunque rischiano il dissesto, si fa carico del 90 per cento degli stipendi. Risultato: nell'autunno del 2008 il municipio di antiche tradizioni democristiane trasmutate nel centrodestra, si è ritrovato con 14 di- pendenti fissi più 17 parcheggiati a carico dell'Inps più 40 lavoratori socialmente utili. Totale: 71. Un impiegato comunale ogni 13,7 abitanti. Come se in Italia ne avessimo 4.379.000. Vi chiederete: ma cosa fanno? Vi risponderanno che c'è chi fa questo e chi fa quello, chi sta giù e chi sta su. Ma la risposta vera è un'altra. Cosa fanno? Votano. Corriere della Sera 12 novembre 2008

Regione Campania: Euro 200.000,00 per la gita americana.

Ma la Regione Campania non è quella con i conti in situazione disperata? Quella dove la gestione dei rifiuti è commissariata da un decennio? Quella dove la sanità pubblica solo nel 2008 ha prodotto un extrabuco di 300 milioni di euro che si sommano ai miliardi degli anni scorsi? L'ultimo degli assessori bassoliniani, quel Claudio Velardi chiamato a risollevare l'immagine di una terra travolta da immondizia e crimi- nalità, non deve essersi accorto della situazione finanziaria che lo circonda. Forse l'ex spin doctor dalemiano e fondatore di una lancia- tissima società di comunicazione è ancora rimasto ai fasti del rina- scimento partenopeo. Così per una trasferta ufficiale della Regione Campania a Washin- gton sono stati stanziati duecentomila euro. Certo, ben poca cosa rispetto allo sfarzo delle tournè transoceaniche di Sandra Lonardo Mastella, tutt'ora presidente del consiglio campano nonostante l'arresto e le accuse confermate da tutti i tribunali. Ma una cifra comunque elevata. Nel suo blog Velardi parla di "un persistente, sordo pregiudizio sui

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fondi impiegati nella promozione istituzionale". E fornisce la lista delle spese previste per la trasferta di 3 giorni. Onore alla trasparenza. L'elenco però aumenta le perplessità. Ci sono dieci voli, andata e ritorno, Roma - Washington: 25 mila euro. In pratica, 2500 euro a testa: biglietto di business senza sconti. Poi ben 1500 euro per i trasferimenti dall'aeroporto alla capitale americana: 150 euro a testa, una cifra molto alta per le tariffe delle Limousine con autista. Quindi 16.890 euro per l'albergo della delega- zione ufficiale, dello staff del ristorante Don Alfonso e per gli ospiti. Andiamo all'alimentazione. Sono previsti 36 mila euro per offrire una cena di gala: quanto basta a sfornare 500 menù da 72 euro l'uno. Poi c'è il dinner della Niaf, la potente organizzazione italo- americana: il tavolo richiede un contributo di 70 mila euro. Ma le due mangiate non bastano e così vengono stanziati altri 5000 euro di pasti per delegazione e ospiti: forse lo jet lag mette appetito... E pensare che Velardi nel blog lamenta di avere "le viscere che bofonchiano" per una recente indisposizione. Veniamo ai gadget. Per gli ospiti d'onore 50 cravatte e 25 foulard: 7500 euro. Fanno cento euro a pezzo. Si spera almeno che siano Marinella. E sorprende che la Regione non sia riuscita nemmeno a farsi fare uno sconticino. Prezzo da boutique anche per i 3.500 magneti omag- gio, costati 4 euro e mezzo cadauno. Ci sono poi 2.000 magliette da 5 euro a mezzo l'una, quelle sì economiche. Infine la pubblicità. Poteva un evento del genere non venire propa- gandato? Bene, altri 24 mila euro. Per comprare una pagina su una testata di Washington? Per far uscire qualcosa su un settimanale statunitense? No, i soldi vanno al quadrimestrale”Italy Italy”, edito da una società di Magliano Romano: un periodico in inglese, spesso distribuito come allegato nelle edicole italiane e venduto solo in abbonamento nel Nord America. Velardi, parlando delle missioni all'estero sul suo blog, parla di "esercizi gratuiti di cafoneria, imbarazzanti foto ricordo (ne ricordo una di Occhetto a Manhattan…), dichiarazioni fuori luogo.

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Insomma, il sospetto generale e preventivo, è comprensibile". Come dargli torto? Spreconi.it, 14 ottobre 2008

Il vizio del vitalizio resiste al nord-est.

Anche Riccardo Illy, ex governatore della Regione Friuli Venezia Giulia, ha fatto domanda per ottenere il vitalizio di circa 2 mila euro al mese spettante a chi ha fatto parte del Consiglio regionale per una sola legislatura e ha compiuto i 60 anni. Anzi, il “re del caffè” è stato fra i primi a presentare la richiesta, avanzata da altri 15 ex consiglieri trombati alle ultime elezioni antici- pate (e volute proprio dallo stesso Illy) . Poiché la legislatura non era terminata al momento del voto (mancavano circa due mesi ai cinque anni), per acquisire il diritto all’assegno i 16 richiedenti, in prevalen- za del centrosinistra, hanno dovuto sborsare di tasca loro i contributi dell’ultimo bimestre. Un sacrificio ben ricompensato. Un 17° ex, il verde Alessandro Metz, ha sostenuto di «essersi completamente disinteressato della vicenda»: se lascerà scadere il termine per dichiarare la propria volontà di versare i contributi man- canti, perderà il diritto al vitalizio e potrà solo consolarsi con il rimborso di quanto versato nei quasi cinque anni precedenti. In un paio di casi (Carlo Monai di Idv e Tamara Blazina del Pd) i beneficiari dell’assegno friulano hanno già conquistato un seggio nel Parlamento nazionale e quindi, a suo tempo, potranno aggiungere un altro vitalizio. Spreconi.it, 02 ottobre 2008

Ente porto Messina: Un presidente e 12 membri del Cda.

La festa è finita? Persino in Sicilia, l'isola felice degli sprechi eterni i fondi pubblici cominciano a scarseggiare. Così dopo le pressioni di Confindustria la Regione si prepara a sciogliere il consiglio d'amministrazione dell'Ente porto di Messina. Un CdA da primato: 12 membri per un ente con un solo dipendente. Il consiglio tra gettoni di presenza e indennità, intasca ogni anno 130 mila euro sui 225 mila stanziati dalla Regione mentre altri 45 mila finivano in studi e consulenze.

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Nonostante il nome, l'ente non si occupava del porto sullo Stretto ma di una zona franca istituita nel 1952 e mai realizzata: 56 anni di soldi buttati in pasto a Scilla e Cariddi. Ma lo spreco in Sicilia spesso va a braccetto con il potere clientela- re. A Palermo si combatte tra Pdl e Udc Cuffariano per i premi della Gesap, una società partecipata dal Comune. La Gesap perde mezzo milione di euro al mese ma vuole assegnare aumenti di produzione a pioggia a 70 dipendenti. Il solo CdA della Gesap, secondo una denuncia del Pd, costa 506 mila euro l'anno. E alcuni giardinieri assegnati agli spazi comunali sarebbero stati promossi: sono diventati autisti di dirigenti municipali palermitani. Dal verde pubblico all'auto blu. Spreconi.it, 24 luglio 2008

Blu come Burlando.

Burlando i bilanci o bilanci alla Burlando? Quando la Corte dei conti ha tentato di mettere sotto controllo i tagli della Regione Liguria , si e’ trovata davanti alcune voci molto discuti- bili . La prima e’ quella delle auto blu a disposizione della giunta e del suo presidente. Nel 2006 sono stati dichiarati 310 mila euro per il noleggio e il leasing delle vetture , 260 mila euro per carburante e manutenzione: quasi il doppio di quanto previsto. Certo, in Liguria le prodezze delle auto blu sono leggendarie: dall'intercettazione sull'assessore che l'avrebbe usata per accompa- gnare a scuola il figlio, al responsabile al Lavoro Enrico Vesco (Pdci) beccato a sfrecciare con autista a 170 orari fino al governatore Clau- dio Burlando rimasto senza patente per la guida contromano in autostrada. La Regione replica: “In quella somma e’ compreso l'uso dei veicoli del Corpo Forestale”. Per le auto blu sostengono di avere dimezzato i costi, riducendoli a solo 63 mila euro. Peccato che per la Corte dei Conti in questo modo ogni verifica diventi impossibile.

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Mentre e’ singolare notare l'unica altra voce sfuggita ai tagli: le spese di rappresentanza, sostenute da Burlando e la sua giunta. Solo nel 2006 risultano 375 mila euro: 80 mila in più rispetto ai loro predecessori di centrodestra. Spreconi.it, 16 luglio 2008

Sanità: I Manager Campani si danno l’aumento da soli.

Vado al massimo. Almeno nello stipendio, perché sui risultati è meglio stendere un velo molto pietoso. I grandi manager della Sanità campana si sono aumentati la paga: hanno portato la loro retribuzione fino al massimo previsto dalla legge ossia 154 mila euro lordi l'anno. Un aumento retroattivo, deciso ora con validità dal gennaio 2006: incasseranno anche gli arretrati. In pratica, 600 euro lordi in più al mese. A beneficiarne saranno i re- sponsabili sanitari e amministravi di tutte le strutture sanitarie e ospedaliere della Campania. Che hanno fatto tutto da soli, varando la gratifica in una riunione del coordinamento manager. L'assessore competente ha taciuto, finché la denuncia di An arrivata sulla prima pagina del "Mattino" ha spinto anche la Regione guidata da Antonio Bassolino a intervenire e promettere il blocco dell’aumento autocon- cesso. Di sicuro, lo stipendio di 140 mila euro lordi l'anno può essere limitante per primari e top manager che gestiscono policlinici colos- sali e reparti d'avanguardia. Ma quante sono queste figure in Campania? Stiamo parlando, infatti, di una regione dove il debito della sanità ha raggiunto 7,9 miliardi di euro. E che nonostante gli “advisor” nominati da Bassolino continua a crescere: un miliardo e mezzo in due anni. Meritano un premio i protagonisti di questa voragine? Spreconi.it, 11 luglio 2008

Dalla scuola materna al trapianto: Il File delle Raccomandazioni

La raccomandazione in Sicilia sembra diventata come il peccato originale: ti macchia sin dalla nascita. Appena una persona entra in contatto con le istituzioni, deve subito trovare una spintarella.

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A partire dall’iscrizione all’asilo. Il nuovo record nell’Italia delle scorciatoie è in una richiesta schedata secondo i dati anagrafici dell’interessato. Età? Poco meno di cinque anni. Favore domandato: ottenere la preiscrizione in una scuola materna, dove dominano le liste d’attesa. Il tutto inoltrato all'attenzione dell’uomo più potente della Provincia di Catania, Raffaele Lombardo, appena diventato governatore della Sicilia. Su “emule” un giornalista siciliano ha scoperto questo file impres- sionante, dove sono schedate centinaia e centinaia di richieste di favori: chi invoca un posto di lavoro, chi una promozione, chi un trasferimento e persino chi, situazione molto drammatica, un trapian- to di rene. Un archivio sistematico, destinato a trasformarsi in pacchetti di voti. Alle prime anticipazioni, diffuse dal “Corriere della Sera”, Lombardo ha reagito incaricando l’avvocato Antonio Fiumefreddo di querelare. Per il legale si tratta «dell’ultimo tentativo, in ordine di tempo, di screditare l’immagine e la dignità di Lombardo». Nulla, però, viene detto sulla veridicità di quei file, nonostante l’invito rivolto alla magistratura di fare chiarezza sulla vicenda. I dati spaziano nell’arco temporale che va dal 2006 all’inizio del 2007 e in quell’archivio c’è un po’ di tutto. Funzionari della Dia, finanzieri e carabinieri che chiedono il trasfe- rimento a Catania, giovani precari in cerca di un posto nei “call center ”. C’è il giardiniere che aspira a cambiare mansione e i giovani laurea- ti in economia e commercio che devono superare l’esame da com- mercialista. Nelle loro schede sono riportati anche i nomi degli esaminatori. Numerose anche le segnalazioni nel settore sanità. Complessivamente, alcune centinaia le suppliche per la ricerca di un posto di lavoro o di un qualche “accomodamento”. Il criterio di catalogazione è ferreo: per ogni scheda viene riportato il nominativo segnalato, il recapito telefonico, la qualifica professio- nale o gli studi. Nelle colonne a destra vengono riportati i nomi dei

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responsabili del “procedimento raccomandativo” e l’esito dello stesso. In molti casi viene riportata la dizione “negativo”. Ma chi sono gli uomini e le donne che, prendendo in carico l’esito dei vari “procedimenti”, avrebbero portato acqua al mulino elettorale di Lombardo? Si va da una nutrita schiera di deputati regionali di ogni partito agli ex manager regionali (tra loro anche Elio Rossitto, ex consulente dello scomparso Rino Nicolosi, presidente della Sicilia alla fine degli anni Ottanta) , per arrivare a un pittoresco quanto misterioso “Gino dei polli”. Insomma, adesso ci sono i computer ma rimane valida una sola regola: se vogliamo che tutto resti come è, bisogna che tutto cambi. Via Cuffaro, ecco Lombardo con il suo partito federalista meridionale Mpa: i metodi però non sembrano affatto nuovi. Spreconi.it, 16 maggio 2008

Consulenze in pompa magna e funebre

Il consulente ai funerali? Può sembrare assurdo, ma c'è anche questo incarico. E forse, alla luce della situazione politica in Campa- nia descritta nell'inchiesta di copertina de L'espresso, tra le tante consulenze assegnate dal Consiglio regionale questa è la più azzecca- ta. L'elenco comprende ben 152 nomine con la spesa di un milione di euro. L'avvocato che darà consigli sulla deontologia delle pompe funebri riceverà 3.000 euro. Per il sostegno e la valorizzazione delle piccole librerie interverrà un ingegnere, pagato con 7.000 euro. Altri 5.000 invece voleranno via per dare consigli sulla vigilanza delle spiagge libere. Notevole anche l'istituzione di una consulta delle confessioni religiose con consulenza da 4500 euro o i mille euro per un'analisi delle proposte normative sui biodisel. Sorprende poi che l'assessore all'Ambiente del Comune di Salerno si faccia versare 5 mila euro per pareri sulla legislazione ambientale: è un esponente dei Verdi, forse avrebbe potuto rinunciare al compen- so. Solo tredici incarichi non prevedono soldi. Ed è difficile pensare che una struttura sterminata come la Regione Campania non disponga di tecnici e professionisti interni a cui affidare le stesse mansioni. Ma al Corriere del Mezzogiorno, il presidente del Consiglio regionale ha difeso le scelte: «Abbiamo tagliato le spese del 30 per cento ». Di chi

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si tratta? Di Sandra Lonardo Mastella, tornata al suo posto dopo la scarcerazione. Spreconi.it, 9 maggio 2008

Regione Campania: Mazzette all’Americana

Spot con mazzetta? Anche sulle attività per promuovere l'immagine della Campania nel mondo spunta l'accusa di corruzione. A partire proprio da quella lussuosa sede di rappresentanza nel cuore di New York che è sempre apparsa come uno spreco: solo nel 2004 è venuta a costare un milione e centomila euro. I magistrati napoletani hanno arrestato Elio De Rosa, titolare della Cosmofilm: la società che ha vinto l'appalto per la promozione della Regione e ha realizzato i video per le campagne pubblicitarie destinate a sostenere l'immagine della Campania. Il mandato di cattura riguarda le iniziati- ve realizzate dalla Cosmofilm a New York: De Rosa sarebbe accusato di corruzione, associazione per delinquere e frode nelle pubbliche forniture. Con lui sono sotto inchiesta due dirigenti della Regione: l'ex responsabile della sede newyorchese, che si è dimesso dall'incari- co dopo l'apertura dell'istruttoria, e l'ex responsabile del settore stampa, entrambi nominati da Antonio Bassolino. Anche in questo caso, c'è da interrogarsi sul silenzio della politica e della così detta società civile di fronte a sprechi manifesti da anni: la Corte dei conti già nel 2005 aveva denunciato le spesi folli dell'ambasciata campana negli “States”. Eppure i viaggi di rappresentanza dell'assemblea erano proseguiti: nel'ultima delle sue trasferte transatlantiche Sandra Lonar- do Mastella riuscì a spendere ben 59 mila euro, vantandosi di averne risparmiati 6 mila rispetto al budget stanziato. Ma il capitolo più impressionante delle accuse riguarda le iniziative assurde finanziate con i soldi dei contribuenti. Spicca la mostra sulla "ceramica artistica di San Lorenzello e dell'intarsio sorrentino" allestita nella Grande Mela nel settembre 2005 con un investimento di 300 mila euro e nessun visitatore. Scrissero due ispettori, mandati dalla stessa Regio- ne: «È un fallimento, non è stata visitata da nessun operatore di settore né dal pubblico». Perché allora si continuava a consegnare la gestione di questi eventi alla stessa azienda? Una spiegazione secon- do i magistrati può venire da quelle consegne che venivano ritirate

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dall'allora numero uno della comunicazione regionale: «Quanto pattuito, una busta pallinata, tutto sigillato, anonimo». E dentro 10 mila euro in contanti. Spreconi.it, 17 marzo 2008

L’Ospedale che regala milioni di euro ai fornitori

Un ospedale che regala soldi. L'incredibile diventa realtà nella sanità romana, feudo di scandali antichi. Ma la notizia che il San Giovanni avrebbe riconosciuto ai fornitori 5 milioni e 700 mila euro più del dovuto, pare destinata a segnare una nuova frontiera dell'Italia sprecona. Dal 2002 al 2006, l'azienda pubblica avrebbe continuato a pagare molto più di quanto previsto dagli appalti, arricchendo le due ditte che fornivano pasti e servizio lavanderia. Adesso il direttore generale sta cercando di fermare i fondi stanziati per il 2005-6 e studiando un modo per recuperare i tre milioni di troppo versati negli anni precedenti. La colpa? È del computer, di un sistema informatico così generoso da regalare pacchi di euro: un virus nel software avreb- be cominciato a buttare via i soldi. Dopo il “millenium” bug, ecco il "magna - magna bug" che elargisce denaro a go-go: un'infezione ospedaliera che contagia il database e toglie al pubblico per arricchire il privato. Che dire? La versione ufficiale è difficile da digerire. Anche perché a scoprire la moltiplicazione dei piatti e dei lenzuoli non sono stati gli organismi di controllo della Asl o quelli della Regione, ma la commissione d'inchiesta del Senato. Nessuno si era accorto dei 5 milioni e 700 mila euro, forse perché sono una cifra infima rispetto al deficit mostruoso della sanità laziale, nato con le giunte di destra guidate da Francesco Storace e sopravvissuto ai piani di rientro evocati dal centrosinistra di Piero Marrazzo: 1.880 milioni nel 2006, un miliardo nel 2007 mentre per il 2008 si spera di conte- nerlo in mezzo miliardo di euro. Cosa volete che siano 5,7 milioni di euro rispetto a questa voragine? Spreconi.it, 4 febbraio 2008

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REGIONI ANNO 2008* *Valori medi tra le regioni, espressi in Euro.

Premessa

Ogni Regione adotta emolumenti diversi dalle altre Regioni, ho quindi preso una media, in ribasso, di emolumenti molto attendibili e realistici, fra tutte le Regioni. Del Piemonte abbiamo le cifre esatte, nette, perché pubblicate in rete sul sito della Regione. In qualche Regione gli emolumenti sono di fatto inferiori o superiori ma di poco e quindi non si discostano di molto dalla media qui’ adottata. Ovviamente i Consiglieri Regionali svolgono anche tutte le altre funzioni descritte e pertanto percepiscono le indennità di base più le indennità per le cariche eventualmente ricoperte (oltre quindi a quella di consigliere). Riguardo ai Vice-Presidenti di Regione, spesso (sempre…) sono anche Assessori e quindi percepiscono tre indennità. In merito agli Uffici di Presidenza dei Consigli Regionali, essi sono composti dal Presidente del Consiglio, da uno o più Vice-Presidente e da Consiglieri Segretari e/o Questori. Avendo riportato, per tale ufficio, l'indennità' del Presidente e del/i Vice-Presidente/i, ho aggiunto alla voce Ufficio di Presidenza Consi- glio i restanti Segretari e/o Questori ma non e' chiaro se i Presidenti e i loro Vice percepiscono anche la indennità di appartenenza all'Uffi- cio, come riportato da tutte le Regioni. Riguardo alle Commissioni non è elencato il numero dei membri e quindi gli eventuali gettoni di presenza.Sono escluse le Auto di Servizio (Auto Blu), che valuteremo in un capitolo a parte. Ultima nota: I gruppi consiliari politici, per ogni regione, percepisco- no, in media, un contributo per il proprio funzionamento di circa euro 2.200.000 per ogni regione (c’e’ chi ne prende 4.5 di milioni e chi ne prende solo 1.8 di milioni).

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Particolari delle Regioni:

Per meglio comprendere quanto i calcoli riportati siano di gran lunga inferiori alla realtà, di seguito si illustrano tre esempi “tipici” risalenti al 2004 (quindi quattro anni fa’) che, pur sembrando forse esagerati rispetto alle altre Regioni d’Italia, non sono così diversi come si potrebbe pensare e per come vengono spesso pubblicizzate. Inoltre, ovviamente, riportati ad oggi, le cifre presenti in questi esempi, sono notevolmente aumentate. La Regione Sardegna conta 85 consiglieri regionali, veri privilegiati in un’isola da sempre affetta da un elevato tasso di disoccupazione e dove, di fatto, manca un sistema ferroviario e stradale dignitoso. Gli stipendi dei consiglieri regionali sono, infatti, molto vicini a quelli del Parlamento nazionale, per l’esattezza l’80%, Un’indennità di carica di 9.263 euro mensili, che sale a 12.615 aggiungendovi i 3.352 euro del bonus previsto per i portaborse. In più, l’equivalente di altre due mensilità (circa 18.500 euro) viene concesso come rimborso per spese di rappresentanza e studio. Le entrate aumentano ulteriormente con le indennità di funzione spettanti a chi riveste un incarico istituzionale regionale, oltre a quello di consigliere. Altri 3.100 euro vanno a finire nelle buste paga di assessori, presi- denti di commissione e segretari del Consiglio. E, salendo di grado, 3.500 euro rappresentano il compenso aggiuntivo per i questori, 4.000 per i vicepresidenti e 4.500 per il presidente. Finita qui? Nemmeno per sogno. I consiglieri isolani possono godere anche di un ricco bagaglio di benefit e rimborsi vari: si va da una dozzina di biglietti aerei gratis, utilizzabili anche dai familiari, a una diaria di 260 euro il giorno per trasferte di lavoro in “Italia” e di 500 se all’estero. Ma il colmo del benefit è una voce senza eguali per entità economi- ca e per mostruosità semantica. L’hanno definita, infatti “indennità di reinserimento nella società civile” , in realtà altro non è che la liquidazione. Si tratta di 117.000 euro lordi, che è possibile scegliere se ricevere a fine mandato o in caso di mancata rielezione.

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Il clima favorevole dell’isola ha favorito enormemente la crescita di tale privilegio: nel 1999, era di 60 milioni delle vecchie lire. Sono bastati cinque anni a farla crescere fino alla cifra attuale. Una consistente voce in più, che a detta degli interessati non do- vrebbe destare scalpore dato che si ritrova anche nel trattamento dei parlamentari nazionali. I consiglieri della Regione Umbria, in fatto d’indennità e benefit , hanno poco da invidiare agli altri consiglieri d’Italia. Come indennità di fine mandato, ad esempio, si vedono accantonare 18.527 euro per ogni anno di consiliatura. Fra le voci più curiose della busta paga dei consiglieri umbri ci sono i 31.224,24 euro di “rimborso spese permanenza” , per far pernottare i consiglieri a Perugia. Peccato che l’intera Regione sia piuttosto piccola. Se poi il consigliere forma un gruppo monocratico, oltre agli spazi e a servizi come telefono e fax, gli vengono concessi altri contributi fissi: 1.549,37 euro mensili per il funzionamento, pari a 18.592,45 euro annui; più 4.274,40 euro mensili per il personale (portaborse) , che moltiplicati per tredici fanno ulteriori 55.567,20 euro. Moltiplicate tale cifra per 36 a tanto abbondano il numero dei consiglieri regionali umbri (prima dell’approvazione del nuovo statuto erano i consiglieri erano 30) e tirate le somme. La Regione Basilicata, ha adottato un legge regionale, denominata “Modifica e integrazione alla legge regionale 2 febbraio 1998”. Con la leggina in questione, i portaborse sono diventati a tutti gli effetti consulenti, collaboratori o addirittura dipendenti della Regione, con piena garanzia del loro posto di lavoro e del pagamento della retribuzione e relative assicurazioni. La nuova legge regionale, ad ogni modo, ha puntualizzato che “resta il divieto, per i consiglieri, di avere come collaboratore un proprio parente o affine entro il quarto grado” .

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QUADRO GENERALE DELLE SPESE REGIONALI PER i 1.089 CONSIGLIERI ELETTI

Indennità Indennità Mensile Indennità Numero Totale Annuale in Carica Mensile Netta Annuale Eletti Euro Lorda Euro (in media) Euro Netto Euro

Consigliere 9.948,09 7.461,07 89.532,84 1.089 97.501.262,76 Regionale Rimborsi In media 2.900,00 34.800,00 1.089 37.897.200,00 spese nett i In media Euro 0.50 per km. Percorso, autocertificato , per raggiungere le sedi Istituzionali, se non si usufruisce dell’auto di servizio. Se si calcola una media di 100 Km al giorno (andata/ritorno), moltiplicato Rimborsi per il numero dei consiglieri che devono raggiungere le sedi delle chilometrici Regioni (ma ci sono molti che superano questa soglia di Km.) abbiamo un rimborso chilometrico per Consigliere, al giorno, di Euro 50,00.- X 1.089 consiglieri = Euro 54.450 al giorno X 20 giorni al mese = Euro 1.089.000,00 x 12 mesi all’anno = Euro 13.068.000,00 In media Euro 120,00 al giorno, per ogni giorno di presenza a riunioni Istituzionali o a riunioni in cui I consiglieri partecipano in Veste Indennità di Istituzionale (autocertifi- 28.800,00 1.089 31.363.200,00 Presenza cate). 20 Presenze al mese di media (Consiglio Regionale o altre riunioni in veste di Consigliere Regionale), ulteriori Euro 2.400,00 mensili

CAPITOLO 22 - REGIONI 211

Indennità di Doppio dell’indennità’ lorda ultima mensile moltiplicata x il numero fine di anni di mandato per i consiglieri e per gli assessori. Mandato A 65 anni Consiglieri e Assessori hanno diritto al vitalizio (pensione) Vitalizio che varia dal 35% all’80% dell’indennità’ lorda + al loro decesso il (Pensione) 60% dell’importo del vitalizio (della Pensione) viene conferito al coniuge e/o ai figli (Reversibilità del 60%).o al Convivente. I Consiglieri Regionali Eletti, sopra elencati, si dividono le seguenti Cariche aggiuntive con le relative indennità nette: Presidente 3.700,00 44.000,00 20 888.000,00 Consiglio Presidente 3.700,00 44.400,00 20 888.000,00 Giunta Vice Presidente 2.000,00 24.000,00 40 960.000,00 Consiglio Vice Presidente 2.700,00 32.400,00 20 648.000,00 Giunta Assessore 1.800,00 21.600,00 203 4.384.800,00 Capigruppo 1.400,00 16.800,00 263 4.418.400,00 Ufficio di Presidenza 1.000,00 12.000,00 63 765.000,00 del Consiglio Presidenti commissioni permanenti, 1.000,00 12.000,00 196 2.352.000,00 speciali e giunte varie Vice Presidenti commissioni 450,00 5.400,00 392 2.116.800 permanenti, speciali e

212

giunte varie e Segretari SPESE TOTALI SOLO PER LE INDENNITA’ NETTE AI Euro 1.089 CONSIGLIERI REGIONALI 184.182.662,76 (Non inclusi rimborsi spese e indennità di presenza) Emolumenti NETTI Annuali, in media, per ogni Consigliere 169.130,085 Regionale I soli emolumenti dei consiglieri regionali costano in totale, 300.000.000,00 lordo, ai contribuenti Italiani, circa:

CAPITOLO 22 - REGIONI 213

REGIONI D’ITALIA IN DETTAGLIO (Media per difetto, relativa alla reale retribuzione dei Consiglieri)

VALLE D’AOSTA

Totale Totale Indennità Costi per le Indennità Netta, Annuale Indennità Nette Carica Netta di in Euro di Base Annuali in Euro Carica (Media) (Media) (Media) 36 Consiglieri 89.532,84 3.223.182,24 1 Presidente Consiglio 44.000,00 44.000,00 1 Presidente Giunta 44.400,00 44.400,00 2 Vice-Presidenti del Consiglio 24.000,00 48,000.00 1 Vice-Presidente della Giunta 32.400,00 32.400,00 8 Assessori 21.600,00 172.800,00 6 Capigruppo 16.800,00 100.800,00 2 Componenti dell’Ufficio di 12.000,00 24.000,00 Presidenza del Consiglio 6 Presidenti commissioni perma- 12.000,00 72.000,00 nenti, speciali e giunte varie. 6 Vice-Presidenti commissioni permanenti, speciali e giunte varie 5.400,00 64.800,00 e 6 Segretari. Rimborsi spese 36 Consiglieri 34.800,00 1.252.800,00 Rimborsi Kilometrici 36 Consiglieri 12.000,00 432.000,00 Indennità di Presenza 36 Consiglieri 28.800,00 1.036.800,00 TOTALE SPESE REGIONE VALLE D’AOSTA 6.547.582,24 (Per le SOLE indennità ai Consiglieri) SPESE TOTALI REGIONE ANNO 2008 1.321.000.000,00 (Fonte Bilancio di Previsione Ufficiale Regione 2007/2009) Di cui: ORGANI DELLA REGIONE (Consiglio, Giunta, Commissioni) 19.567.550 Personale della Regione ( Dati Ufficiali 2005: 3.063 di cui 129 Dirigenti) 278.098.565 Funzionamento (Acquisto Beni e Servizi) 34.763.370 TOTALE SPESE PER: ORGANI REGIONE – PERSONALE – 341.429.485 FUNZIONAMENTO

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PIEMONTE Totale Totale Costi per le Indennità Netta, Indennità Indennità Nette Carica Ricoperta Annuale in Netta di Annuali in Euro Euro di Base Carica (Media) (Media) (Media) 63 Consiglieri 89.532,84 5.640.568,92 1 Presidente Consiglio 44.000,00 44.000,00 1 Presidente Giunta 44.400,00 44.400,00 2 Vice-Presidenti del Consiglio 24.000,00 48.000,00 1 Vice-Presidente della Giunta 32.400,00 32.400,00 14 Assessori 21.600,00 302.400,00 17 Capigruppo 16.800,00 285.600,00 4 Componenti dell’Ufficio di 12.000,00 48.000,00 Presidenza del Consiglio 19 Presidenti commissioni 12.000,00 228.000,00 permanenti, speciali e giunte varie. 19 Vice- Presidenti commissioni permanenti, speciali e giunte varie 5.400,00 205.200,00 e 19 Segretari. Rimborsi spese 63 Consiglieri 34.800,00 2.192.400,00 Rimborsi Kilometrici 63 12.000,00 756.000,00 Consiglieri Indennità di Presenza 63 28.800,00 1.814.400,00 Consiglieri TOTALE SPESE REGIONE PIEMONTE 11.640.968.92 (Per le SOLE indennità ai Consiglieri) SPESE TOTALI REGIONE ANNO 2008 20.003.127.339,51 (Fonte Bilancio di Previsione Ufficiale Regione 2007/2008) Di cui: ORGANI DELLA REGIONE (Consiglio, Giunta, Commissioni) 33.699.326.50 Personale della Regione (Dati Ufficiali 2005:3.098 di cui 232 Dirigenti) 215.139.962,41 Funzionamento (Acquisto Beni e Servizi) 466.273.262,63 TOTALE SPESE PER: ORGANI REGIONE – PERSONALE – 715.112.551,54 FUNZIONAMENTO

CAPITOLO 22 - REGIONI 215

LOMBARDIA Totale Indennità Totale Indennità Costi per le Indennità Netta, Annuale in Carica Ricoperta Netta di Carica Nette Annuali in Euro Euro di Base (Media) (Media) (Media) 80 Consiglieri 89.532,84 7.162.627,20 1 Presidente Consiglio 44.000,00 44.000,00 1 Presidente Giunta 44.400,00 44.400,00 2 Vice-Presidenti del Consiglio 24.000,00 48.000,00 1 Vice-Presidente della Giunta 32.400,00 32.400,00 22 Assessori 21.600,00 475.200,00 16 Capigruppo 16.800,00 268.800,00 2 Componenti dell’Ufficio di 12.000,00 24.000,00 Presidenza del Consiglio 10 Presidenti commissioni permanenti, speciali e giunte 12.000,00 120.000,00 varie. 10 Vice- Presidenti commissio- ni permanenti, speciali e giunte 5.400,00 108.000,00 varie e 10 Segretari. Rimborsi spese 80 Consiglieri 34.800,00 2.784.000,00 Rimborsi Kilometrici 80 12.000,00 960.000,00 Consiglieri Indennità di Presenza 80 28.800,00 2.304.000,00 Consiglieri TOTALE SPESE REGIONE LOMBARDIA 14.375.027,20 (Per le SOLE indennità ai Consiglieri) SPESE TOTALI REGIONE ANNO 2008 23.913.000.000,00 (Fonte Bilancio Ufficiale Regione 2008) Di cui: ORGANI DELLA REGIONE (Consiglio, Giunta, Commissioni) 279.900.000,00 Personale della Regione( Dati Ufficiali 2005: 3.729 di cui 297 Dirigenti) Funzionamento 103.900.000,00 TOTALE SPESE PER: ORGANI REGIONE – PERSONALE – 383.800.000,00 FUNZIONAMENTO

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VENETO Totale Totale Indennità Indennità Costi per le Indennità Netta, Carica Ricoperta Netta di Nette Annuali in Euro Annuale in Carica (Media) Euro di Base (Media) (Media) 60 Consiglieri 89.532,84 4.951.970,40 1 Presidente Consiglio 44.000,00 44.000,00 1 Presidente Giunta 44.400,00 44.400,00 2 Vice-Presidenti del Consiglio 24.000,00 48.000,00 1 Vice-Presidente della Giunta 32.400,00 32.400,00 11 Assessori 21.600,00 237.600,00 15 Capigruppo 16.800,00 252.000,00 2 Componenti dell’Ufficio di 12.000,00 24.000,00 Presidenza del Consiglio 8 Presidenti commissioni permanen- 12.000,00 96.000,00 ti, speciali e giunte varie. 8 Vice- Presidenti commissioni permanenti, speciali e giunte varie e 5.400,00 86.400,00 8 Segretari. Rimborsi spese 60 Consiglieri 34.800,00 2.088.000,00 Rimborsi Kilometrici 60 Consiglieri 12.000,00 720.000,00 Indennità di Presenza 60 Consiglieri 28.800,00 1.728.000,00 TOTALE SPESE REGIONE VENETO 10.352.370,40 (Per le SOLE indennità ai Consiglieri) SPESE TOTALI REGIONE ANNO 2008 27.193.646.056,55 (Fonte Bilancio di Previsione Ufficiale Regione 2008) Di cui: ORGANI DELLA REGIONE (Consiglio, Giunta, Commissioni) 57.458.209,37 Di cui per le sole indennità totali dei Consiglieri e Assessori 26.388.996,00 Personale della Regione( Dati Ufficiali 2005: 2.811 di cui 225 Dirigenti) 150.910.000,00 Spese Generali di Funzionamento 96.924.250,00 TOTALE SPESE PER: ORGANI REGIONE – PERSONALE – 331.681.455,37 FUNZIONAMENTO

CAPITOLO 22 - REGIONI 217

FRIULI VENEZIA GIULIA Totale Totale Indennità Costi per le Indennità Netta, Annuale in Indennità Nette Carica Ricoperta Netta di Euro di Base Annuali in Euro Carica (Media) (Media) (Media) 60 Consiglieri 89.532,84 4.951.970,40 1 Presidente Consiglio 44.000,00 44.000,00 1 Presidente Giunta 44.400,00 44.400,00 2 Vice-Presidenti del Consiglio 24.000,00 48.000,00 1 Vice-Presidente della Giunta 32.400,00 32.400,00 10 Assessori 21.600,00 216.000,00 7 Capigruppo 16.800,00 117.600,00 4 Componenti dell’Ufficio di 12.000,00 48.000,00 Presidenza del Consiglio 6 Presidenti commissioni permanenti, speciali e giunte 12.000,00 72.000,00 varie. 6 Vice- Presidenti commissioni permanenti, speciali e giunte 5.400,00 64.800,00 varie e 6 Segretari. Rimborsi spese 60 Consiglieri 34.800,00 2.088.000,00 Rimborsi Kilometrici 60 12.000,00 720.000,00 Consiglieri Indennità di Presenza 60 28.800,00 1.728.000,00 Consiglieri TOTALE SPESE REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA 10.174.770,00 (Per le SOLE indennità ai Consiglieri) SPESE TOTALI REGIONE ANNO 2008 10.408.484.227,22 (Fonte Bilancio di Previsione Ufficiale Regione 2008/2010) Di cui: ORGANI DELLA REGIONE (Consiglio, Giunta, Commissioni) 31.735.600,00 Personale della Regione( Dati Ufficiali 2005: 3.391 di cui 135 Dirigenti) 164.410.849,61 Funzionamento (Acquisto Beni e Servizi) 88.439.813,24 TOTALE SPESE PER: ORGANI REGIONE – PERSONALE – 284.586.262,85 FUNZIONAMENTO

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TRENTINO ALTO ADIGE

Totale Costi per le Indennità Totale Indennità Netta Indennità Nette Carica Ricoperta Netta, Annuale di Carica (Media) Annuali in Euro in Euro di (Media) Base (Media) 69 Consiglieri 89.532,84 6.177.765,96 1 Presidente Consiglio 44.000,00 44.000,00 1 Presidente Giunta 44.400,00 44.400,00 2 Vice-Presidenti del 24.000,00 48.000,00 Consiglio 2 Vice-Presidenti della 32.400,00 64.800,00 Giunta 4 Assessori 21.600,00 86.400,00 15 Capigruppo 16.800,00 252.000,00 3 Componenti dell’Ufficio 12.000,00 36.000,00 di Presidenza del Consiglio 3 Presidenti commissioni permanenti, speciali e 12.000,00 36.000,00 giunte varie. 3 Vice- Presidenti commis- sioni permanenti, speciali e 5.400,00 32.400,00 giunte varie e 3 Segretari. Rimborsi spese 69 Consi- 34.800,00 2.401.200,00 glieri Rimborsi Kilometrici 69 12.000,00 828.000,00 Consiglieri Indennità di Presenza 69 28.800,00 1.987.200,00 Consiglieri TOTALE SPESE REGIONE TRENTINO ALTRO ADIGE 12.037.765,96 (Per le SOLE indennità ai Consiglieri) SPESE TOTALI REGIONE ANNO 2008 68.263.245,00* (Fonte: Bilancio di Previsione Ufficiale 2008)

CAPITOLO 22 - REGIONI 219

Segue Trentino Alto Adige Di cui: ORGANI DELLA REGIONE (Consiglio, Giunta, Commissioni) 38.733.245,00 Personale del Consiglio e Giunta Funzionamento Consiglio e Giunta (Acquisto Beni e Servizi) TOTALE SPESE PER: ORGANI REGIONE – PERSONALE – 38.733.245,00 FUNZIONAMENTO *N.B. Le Province della Regione Trentino, Trento e Bolzano, godono di Speciale Autonomia e pertanto le spese per il funzionamento generale vengono svolte dalle stesse per il territorio provinciale di competenza. Pertanto, le spese della Regione appaiono molto basse ma le province hanno spese come di seguito elencate: PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO (Fonte Bilancio di Previsione Ufficiale 2008) 4.940.700.000,00 PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO (Fonte Bilancio di Previsione Ufficiale 2008) 5.025.900.000,00

TOTALE SPESE REGIONE TRENTINO ALTO ADIGE 10.034.863.245,00

Personale totale della Regione con le Province ( Dati Ufficiali 2005: 15.949 di cui 799 Dirigenti)

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LIGURIA

Totale Totale Costi per le Indennità Netta, Indennità Indennità Nette Carica Ricoperta Annuale in Netta di Annuali in Euro di Base Carica Euro (Media) (Media) (Media) 40 Consiglieri 89.532,84 3.581.313,60 1 Presidente Consiglio 44.000,00 44.000,00 1 Presidente Giunta 44.400,00 44.400,00 2 Vice-Presidenti del Consiglio 24.000,00 48.000,00 1 Vice-Presidente della Giunta 32.400,00 32.400,00 11 Assessori 21.600,00 237.600,00 15 Capigruppo 16.800,00 252.000,00 2 Componenti dell’Ufficio di Presidenza del 12.000,00 24.000,00 Consiglio 9 Presidenti commissioni permanenti, 12.000,00 108.000,00 speciali e giunte varie. 9 Vice- Presidenti commissioni permanenti, 5.400,00 97.200,00 speciali e giunte varie e 9 Segretari. Rimborsi spese 40 Consiglieri 34.800,00 1.392.000,00 Rimborsi Kilometrici 40 Consiglieri 12.000,00 480.000,00 Indennità di Presenza 40 Consiglieri 28.800,00 1.152.000,00 TOTALE SPESE REGIONE LIGURIA 7.492.513,60 (Per le SOLE indennità ai Consiglieri) Ai bilanci della Regione Liguria si accede SPESE TOTALI REGIONE ANNO 2008 on-line solo con Password personalizzata, (Fonte Bilancio di Previsione nonostante si pubblicizzi la trasparenza, e non Ufficiale Regione 2007/2009) e’ spiegato come fare per aver la password o Personale della Regione - Dati Ufficiali 2005: almeno il sito della Regione recita che solo Enti 1.134 di cui 93 Dirigenti. Locali e Categorie Economiche Sociali (?) possono chiedere alla Regione tale password.

CAPITOLO 22 - REGIONI 221

EMILIA ROMAGNA

Totale Totale Indennità Indennità Costi per le Indennità Netta, Carica Ricoperta Netta di Nette Annuali in Euro Annuale in Carica (Media) Euro di Base (Media) (Media) 50 Consiglieri 89.532,84 4.476.642,00 1 Presidente Consiglio 44.000,00 44.000,00 1 Presidente Giunta 44.400,00 44.400,00 2 Vice-Presidenti del Consiglio 24.000,00 48.000,00 1 Vice-Presidente della Giunta 32.400,00 32.400,00 11 Assessori 21.600,00 237.600,00 12 Capigruppo 16.800,00 201.600,00 2 Componenti dell’Ufficio di 12.000,00 24.000,00 Presidenza del Consiglio 7 Presidenti commissioni permanen- 12.000,00 84.000,00 ti, speciali e giunte varie. 7 Vice- Presidenti commissioni permanenti, speciali e giunte varie e 5.400,00 75.600,00 7 Segretari. Rimborsi spese 50 Consiglieri 34.800,00 1.740.000,00 Rimborsi Kilometrici 50 Consiglieri 12.000,00 600.000,00 Indennità di Presenza 50 Consiglieri 28.800,00 1.440.000,00 TOTALE SPESE REGIONE EMILIA ROMAGNA 9.047.842,00 (Per le SOLE indennità ai Consiglieri) SPESE TOTALI REGIONE ANNO 2008 (Fonte Bilancio di Previsione 16.740.210.000,00 Ufficiale Regione 2008) Di cui: ORGANI DELLA REGIONE (Consiglio, Giunta, Commissioni) Personale della Regione ( Dati Ufficiali 2005: 2.667 di cui 221 Dirigenti) 332.420.000,00 Funzionamento (Acquisto Beni e Servizi) TOTALE SPESE PER: ORGANI REGIONE – PERSONALE – 332.420.000,00 FUNZIONAMENTO

222

TOSCANA Totale Indennità Totale Indennità Costi per le Indennità Netta, Annuale Carica Ricoperta Netta di Carica Nette Annuali in Euro in Euro di Base (Media) (Media) (Media) 65 Consiglieri 89.532,84 5.819.634,60 1 Presidente Consiglio 44.000,00 44.000,00 1 Presidente Giunta 44.400,00 44.400,00 2 Vice-Presidenti del Consiglio 24.000,00 48.000,00 1 Vice-Presidente della Giunta 32.400,00 32.400,00 12 Assessori 21.600,00 259.200,00 11 Capigruppo 16.800,00 184.800,00 4 Componenti dell’Ufficio di 12.000,00 48.000,00 Presidenza del Consiglio 15 Presidenti commissioni perma- 12.000,00 180.000,00 nenti, speciali e giunte varie 15 Vice- Presidenti commissioni permanenti, speciali e giunte varie e 5.400,00 162.000,00 15 Segretari. Rimborsi spese 65 Consiglieri 34.800,00 2.262.000,00 Rimborsi Kilometrici 65 Consiglieri 12.000,00 780.000,00 Indennità di Presenza 65 Consiglieri 28.800,00 1.872.000,00 TOTALE SPESE REGIONE TOSCANA 11.736.034,60 (Per le SOLE indennità ai Consiglieri) SPESE TOTALI REGIONE ANNO 2008 7.473.541.357,00 (Fonte Bilancio di Previsione Ufficiale Regione 2007/2009) Di cui: ORGANI del SOLO Consiglio Regionale (Consiglio, Commissioni) 21.353.000,00 Personale del SOLO Consiglio Regionale 644.500,00 Funzionamento dei SOLI Uffici del Consiglio Regionale 11.778.620,00 TOTALE SPESE SOLO PER CONSIGLIO REGIONALE: ORGANI – PERSONALE – FUNZIONAMENTO Non e’ consentito, al momento della stesura di questa pubblicazione, l’accesso al 33.776.120,00 sito del B.U.R.T. pertanto I dati in nostro possesso si riferiscono al SOLO funzionamento del Consiglio Regionale Personale totale della Regione ( Dati Ufficiali 2005: 2.572 di cui 178 Dirigenti)

CAPITOLO 22 - REGIONI 223

MARCHE Totale Indennità Totale Costi per le Netta, Annuale in Indennità Netta Indennità Nette Carica Ricoperta Euro di Base di Carica Annuali in Euro (Media) (Media) (Media) 40 Consiglieri 89.532,84 3.581.313,60 1 Presidente Consiglio 44.000,00 44.000,00 1 Presidente Giunta 44.400,00 44.400,00 2 Vice-Presidenti del Consiglio 24.000,00 48.000,00 1 Vice-Presidente della Giunta 32.400,00 32.400,00 9 Assessori 21.600,00 194.400,00 12 Capigruppo 16.800,00 201.600,00 2 Componenti dell’Ufficio di 12.000,00 24.000,00 Presidenza del Consiglio 6 Presidenti commissioni perma- 12.000,00 72.000,00 nenti, speciali e giunte varie. 6 Vice- Presidenti commissioni permanenti, speciali e giunte varie e 5.400,00 64.800,00 6 Segretari. Rimborsi spese 40 Consiglieri 34.800,00 1.392.000,00 Rimborsi Kilometrici 40 Consiglieri 12.000,00 480.000,00 Indennità di Presenza 40 Consiglieri 28.800,00 1.152.000,00 TOTALE SPESE REGIONE MARCHE 7.330.513,60 (Per le SOLE indennità ai Consiglieri) SPESE TOTALI REGIONE ANNO 2008 13.231.574.834,46 (Fonte Bilancio di Previsione Ufficiale Regione 2007)

NON Di cui: ORGANI DELLA REGIONE (Consiglio, Giunta, Commissioni) DISPONIBILI

Personale della Regione, dati Ufficiali 2005: 1.577 di cui 87 Dirigenti.)

Funzionamento (Acquisto Beni e Servizi)

TOTALE SPESE PER: ORGANI REGIONE – PERSONALE – FUNZIONAMENTO NON Sul sito della Regione Marche non e’ possibile accedere ad alcun documento contabile. Di DISPONIBILI fatto sono pubblicizzati I nomi dei Dirigenti degli uffici ma l’accesso agli atti pubblici di bilancio non e’ consentita.

224

UMBRIA

Totale Indennità Costi per le Totale Indennità Netta, Annuale in Indennità Nette Carica Ricoperta Netta di Carica Euro di Base Annuali in Euro (Media) (Media) (Media) 30 Consiglieri 89.532,84 2.685.985,20 1 Presidente Consiglio 44.000,00 44.000,00 1 Presidente Giunta 44.400,00 44.400,00 2 Vice-Presidenti del Consiglio 24.000,00 48.000,00 1 Vice-Presidente della Giunta 32.400,00 32.400,00 8 Assessori 21.600,00 172.800,00 10 Capigruppo 16.800,00 168.000,00 2 Componenti dell’Ufficio di 12.000,00 24.000,00 Presidenza del Consiglio 6 Presidenti commissioni permanenti, speciali e giunte 12.000,00 72.000,00 varie. 6 Vice- Presidenti commissioni permanenti, speciali e giunte 5.400,00 64.800,00 varie e 6 Segretari. Rimborsi spese 30 Consiglieri 34.800,00 1.044.000,00 Rimborsi Kilometrici 30 12.000,00 360.000,00 Consiglieri Indennità di Presenza 30 28.800,00 864.000,00 Consiglieri TOTALE SPESE REGIONE UMBRIA 5.623.985,20 (Per le SOLE indennità ai Consiglieri) SPESE TOTALI REGIONE ANNO 2008 4.494.835.638,23 (Fonte Bilancio di Previsione Ufficiale Regione 2008) Di cui: ORGANI DELLA REGIONE (Consiglio, Giunta, Commissioni) 21.724.506,98 Personale della Regione( Dati Ufficiali 2005: 1.487 di cui 112 Dirigenti) 130.436.410,89 Funzionamento (Acquisto Beni e Servizi) TOTALE SPESE PER: ORGANI REGIONE – PERSONALE – 152.160.917,87 FUNZIONAMENTO

CAPITOLO 22 - REGIONI 225

LAZIO

Totale Indennità Totale Costi per le Netta, Annuale in Indennità Netta Indennità Nette Carica Ricoperta Euro di Base di Carica Annuali in Euro (Media) (Media) (Media) 71 Consiglieri 89.532,84 6.356.831,64 1 Presidente Consiglio 44.000,00 44.000,00 1 Presidente Giunta 44.400,00 44.400,00 2 Vice-Presidenti del Consiglio 24.000,00 48.000,00 1 Vice-Presidente della Giunta 32.400,00 32.400,00 14 Assessori 21.600,00 302.400,00 18 Capigruppo 16.800,00 302.400,00 3 Componenti dell’Ufficio di 12.000,00 36.000,00 Presidenza del Consiglio 21 Presidenti commissioni permanenti, speciali e giunte 12.000,00 252.000,00 varie. 21 Vice- Presidenti commissio- ni permanenti, speciali e giunte 5.400,00 226.800,00 varie e 21 Segretari. Rimborsi spese 71 Consiglieri 34.800,00 2.470.800,00 Rimborsi Kilometrici 71 12.000,00 852.000,00 Consiglieri Indennità di Presenza 71 28.800,00 2.044.800,00 Consiglieri TOTALE SPESE REGIONE LAZIO 13.012.431,64 (Per le SOLE indennità ai Consiglieri) SPESE TOTALI REGIONE ANNO 2008 14.315.624.295,36 (Fonte Bilancio di Previsione Ufficiale Regione 2009) Di cui: ORGANI DELLA REGIONE (Consiglio, Giunta, Commissioni) 79.905.000,00 Personale della Regione( Dati Ufficiali 2005: 3.624 di cui 453 Dirigenti) 267.284.852,02 Funzionamento (Acquisto Beni e Servizi) 157.325.000,00 TOTALE SPESE PER: ORGANI REGIONE – PERSONALE – 504.514.852,02 FUNZIONAMENTO

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ABRUZZO Totale Indennità Totale Costi per le Netta, Annuale in Indennità Netta Indennità Nette Carica Ricoperta Euro di Base di Carica Annuali in Euro (Media) (Media) (Media) 40 Consiglieri 89.532,84 3.581.313,60 1 Presidente Consiglio 44.000,00 44.000,00 1 Presidente Giunta 44.400,00 44.400,00 2 Vice-Presidenti del Consiglio 24.000,00 48.000,00 1 Vice-Presidente della Giunta 32.400,00 32.400,00 6 Assessori 21.600,00 129.600,00 18 Capigruppo 16.800,00 302.400,00 2 Componenti dell’Ufficio di 12.000,00 24.000,00 Presidenza del Consiglio 14 Presidenti commissioni 12.000,00 168.000,00 permanenti, speciali e giunte varie. 14 Vice- Presidenti commissioni permanenti, speciali e giunte varie 5.400,00 151.200,00 e 14 Segretari. Rimborsi spese 40 Consiglieri 34.800,00 1.392.000,00 Rimborsi Kilometrici 40 12.000,00 480.000,00 Consiglieri Indennità di Presenza 40 28.800,00 1.152.000,00 Consiglieri TOTALE SPESE REGIONE ABRUZZO 7.548.913,50 (Per le SOLE indennità ai Consiglieri) SPESE TOTALI REGIONE ANNO 2008 7.066.882.670,00 (Fonte Bilancio di Previsione Ufficiale Regione 2008) Di cui: ORGANI DELLA REGIONE (Consiglio, Giunta, Commissioni) 28.090.000,00 Personale della Regione( Dati Ufficiali 2005: 1.699 di cui 119 Dirigenti) 96.239.293,00 Funzionamento (Acquisto Beni e Servizi) 11.462.853,00 TOTALE SPESE PER: ORGANI REGIONE – PERSONALE – FUNZIONAMENTO 135.792.146,00

SOLA AMMNINISTRAZIONE GENERALE 280.532.738,00

CAPITOLO 22 - REGIONI 227

MOLISE Totale Totale Costi per le Indennità Netta, Indennità Indennità Nette Carica Ricoperta Annuale in Netta di Annuali in Euro Euro di Base Carica (Media) (Media) (Media) 30 Consiglieri 89.532,84 2.685.985,20 1 Presidente Consiglio 44.000,00 44.000,00 1 Presidente Giunta 44.400,00 44.400,00 2 Vice-Presidenti del Consiglio 24.000,00 48.000,00 1 Vice-Presidente della Giunta 32.400,00 32.400,00 7 Assessori 21.600,00 151.200,00 15 Capigruppo 16.800,00 252.000,00 2 Componenti dell’Ufficio di 12.000,00 24.000,00 Presidenza del Consiglio 4 Presidenti commissioni 12.000,00 48.000,00 permanenti, speciali e giunte varie. 4 Vice- Presidenti commissioni permanenti, speciali e giunte varie 5.400,00 43.200,00 e 4 Segretari. Rimborsi spese 30 Consiglieri 34.800,00 1.044.000,00 Rimborsi Kilometrici 30 12.000,00 360.000,00 Consiglieri Indennità di Presenza 30 28.800,00 864.000,00 Consiglieri TOTALE SPESE REGIONE MOLISE 2006 (Per le SOLE indennità ai Consiglieri con altre indennità non incluse 6.418.714,00 sopra dato REALE dalla previsione bilancio 2006 regione Molise) SPESE TOTALI REGIONE ANNO 2006 4.031.211.344,21 (Fonte Bilancio di Previsione Ufficiale Regione 2006) Di cui: ORGANI DELLA REGIONE (Consiglio, Giunta, Commissioni) Personale della Regione ( Dati Ufficiali 2005: 901 di cui 93 Dirigenti) 31.490.177,41 Funzionamento (Acquisto Beni e Servizi) TOTALE SPESE PER: ORGANI REGIONE – PERSONALE – 31.490.177,41 FUNZIONAMENTO

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CAMPANIA Totale Totale Costi per le Indennità Netta, Indennità Indennità Nette Carica Ricoperta Annuale in Netta di Annuali in Euro Euro di Base Carica (Media) (Media) (Media) 60 Consiglieri 89.532,84 4.951.970,40 1 Presidente Consiglio 44.000,00 44.000,00 1 Presidente Giunta 44.400,00 44.400,00 2 Vice-Presidenti del Consiglio 24.000,00 48.000,00 1 Vice-Presidente della Giunta 32.400,00 32.400,00 10 Assessori 21.600,00 216.000,00 15 Capigruppo 16.800,00 252.000,00 4 Componenti dell’Ufficio di 12.000,00 48.000,00 Presidenza del Consiglio 12 Presidenti commissioni permanen- 12.000,00 144.000,00 ti, speciali e giunte varie. 12 Vice- Presidenti commissioni permanenti, speciali e giunte varie e 5.400,00 129.600,00 12 Segretari. Rimborsi spese 60 Consiglieri 34.800,00 2.088.000,00 Rimborsi Kilometrici 60 12.000,00 720.000,00 Consiglieri Indennità di Presenza 60 28.800,00 1.728.000,00 Consiglieri TOTALE SPESE REGIONE CAMPANIA 10.445.970,40 (Per le SOLE indennità ai Consiglieri) SPESE TOTALI REGIONE ANNO 2008 24.902.518.441,39 (Fonte: Bilancio Annuale Vigente Ufficiale Regione 2008) Di cui: ORGANI DELLA REGIONE (Consiglio, Giunta, Commissioni) 84.034.000,00 Personale della Regione( Dati Ufficiali 2005: 6.685 di cui 432 Dirigenti) 345.218.148,83 Uffici Regionali Spese Fisse 38.279.830,00 Spese Generali, Legali, Amministrative e Diverse 30.810.500,00 TOTALE SPESE PER: ORGANI REGIONE – PERSONALE – 498.342.478,83,00 FUNZIONAMENTO

CAPITOLO 22 - REGIONI 229

PUGLIA Totale Totale Costi per le Indennità Netta, Indennità Indennità Nette Carica Ricoperta Annuale in Netta di Annuali in Euro Euro di Base Carica (Media) (Media) (Media) 70 Consiglieri 89.532,84 6.267.298,80 1 Presidente Consiglio 44.000,00 44.000,00 1 Presidente Giunta 44.400,00 44.400,00 2 Vice-Presidenti del Consiglio 24.000,00 48.000,00 1 Vice-Presidente della Giunta 32.400,00 32.400,00 13 Assessori 21.600,00 280.800,00 20 Capigruppo 16.800,00 336.000,00 2 Componenti dell’Ufficio di 12.000,00 24.000,00 Presidenza del Consiglio 8 Presidenti commissioni 12.000,00 96.000,00 permanenti, speciali e giunte varie. 8 Vice- Presidenti commissioni permanenti, speciali e giunte varie 5.400,00 86.400,00 e 8 Segretari. Rimborsi spese 70 Consiglieri 34.800,00 2.436.000,00 Rimborsi Kilometrici 70 12.000,00 840.000,00 Consiglieri Indennità di Presenza 70 28.800,00 2.016.000,00 Consiglieri TOTALE SPESE REGIONE PUGLIA 12.550.898,80 (Per le SOLE indennità ai Consiglieri) SPESE TOTALI REGIONE ANNO 2008 31.764.424.191,4 0 (Fonte Bilancio di Previsione Ufficiale Regione 2007/2009) Di cui: ORGANI DELLA REGIONE (Consiglio, Giunta, Commissioni) 40.387.394,26 Personale della Regione( Dati Ufficiali 2005: 3.341 di cui 110 Dirigenti) 247.209.511,84 TOTALE SPESE SOLO PER: ORGANI REGIONE – PERSONALE 287.596.906,10

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BASILICATA Totale Totale Costi per le Indennità Netta, Indennità Netta Indennità Nette Carica Annuale in di Carica Annuali in Euro Ricoperta Euro di Base (Media) (Media) (Media) 30 Consiglieri 89.532,84 2.685.985,20 1 Presidente Consiglio 44.000,00 44.000,00 1 Presidente Giunta 44.400,00 44.400,00 2 Vice-Presidenti del Consiglio 24.000,00 48.000,00 1 Vice-Presidente della Giunta 32.400,00 32.400,00 6 Assessori 21.600,00 129.600,00 15 Capigruppo 16.800,00 252.000,00 2 Componenti dell’Ufficio di 12.000,00 24.000,00 Presidenza del Consiglio 7 Presidenti commissioni perma- 12.000,00 84.000,00 nenti, speciali e giunte varie. 7 Vice- Presidenti commissioni permanenti, speciali e giunte varie e 5.400,00 75.600,00 7 Segretari. Rimborsi spese 30 Consiglieri 34.800,00 1.044.000,00 Rimborsi Kilometrici 30 Consiglieri 12.000,00 360.000,00 Indennità di Presenza 30 28.800,00 864.000,00 Consiglieri TOTALE SPESE REGIONE BASILICATA (Per le SOLE indennità ai Consiglieri con altre spese non incluse sopra 9.425.000,00 Dati dal Bilancio di Previsione 2008 Regione Basilicata) SPESE TOTALI REGIONE ANNO 2008 5.857.826.703,41 (Fonte Bilancio di Previsione Ufficiale Regione 2008) Di cui: ORGANI DELLA REGIONE (Consiglio, Giunta, Commissioni) 22.561.038,23 Personale della Regione( Dati Ufficiali 2005: 1.222 di cui 89 Dirigenti) 64.285.192,39 Funzionamento (Acquisto Beni e Servizi) 34.135.553,44 TOTALE SPESE PER: ORGANI REGIONE – PERSONALE – 120.981.784,06 FUNZIONAMENTO

CAPITOLO 22 - REGIONI 231

CALABRIA Totale Totale Costi per le Indennità Netta, Indennità Indennità Nette Carica Ricoperta Annuale in Netta di Annuali in Euro Euro di Base Carica (Media) (Media) (Media) 51 Consiglieri 89.532,84 4.566.174,84 1 Presidente Consiglio 44.000,00 44.000,00 1 Presidente Giunta 44.400,00 44.000,00 2 Vice-Presidenti del Consiglio 24.000,00 48.000,00 1 Vice-Presidente della Giunta 32.400,00 32.400,00 11 Assessori 21.600,00 237.600,00 12 Capigruppo 16.800,00 201.600,00 2 Componenti dell’Ufficio di 12.000,00 24.000,00 Presidenza del Consiglio 12 Presidenti commissioni 12.000,00 144.000,00 permanenti, speciali e giunte varie. 12 Vice- Presidenti commissioni permanenti, speciali e giunte varie 5.400,00 129.600,00 e 12 Segretari. Rimborsi spese 51 Consiglieri 34.800,00 1.774.800,00 Rimborsi Kilometrici 51 12.000,00 612.000,00 Consiglieri Indennità di Presenza 51 28.800,00 1.468.800,00 Consiglieri TOTALE SPESE REGIONE CALABRIA 9.326.974,84 (Per le SOLE indennità ai Consiglieri) SPESE TOTALI REGIONE ANNO 2008 14.282.339.244,69 (Fonte Bilancio di Previsione Ufficiale Regione 2008) Di cui: ORGANI DELLA REGIONE (Consiglio, Giunta, Commissioni) 96.967.887,32 Personale della Regione( Dati Ufficiali 2005: 4.044 di cui 164 Dirigenti) 172.322.663,35 Funzionamento e Gestione finanziaria della Regione 322.586.753,93 TOTALE SPESE PER: ORGANI REGIONE – PERSONALE – 591.877.304,60 FUNZIONAMENTO

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SICILIA Totale Totale Costi per le Indennità Netta, Indennità Indennità Nette Carica Ricoperta Annuale in Netta di Annuali in Euro Euro di Base Carica (Media) (Media) (Media) 89 Consiglieri 89.532,84 7.968.422,76 1 Presidente Consiglio 44.000,00 44.000,00 1 Presidente Giunta 44.400,00 44.000,00 2 Vice-Presidente del Consiglio 24.000,00 48.000,00 1 Vice-Presidente della Giunta 32.400,00 32.400,00 12 Assessori 21.600,00 259.200,00 5 Capigruppo 16.800,00 84.000,00 6 Componenti dell’Ufficio di Presiden- 12.000,00 72.000,00 za del Consiglio 14 Presidenti commissioni permanenti, 12.000,00 168.000,00 speciali e giunte varie. 14 Vice- Presidenti commissioni permanenti, speciali e giunte varie e 14 5.400,00 151.200,00 Segretari. Rimborsi spese 89 Consiglieri 34.800,00 3.097.200,00 Rimborsi Kilometrici 89 Consiglieri 12.000,00 1.068.000,00 Indennità di Presenza 89 Consiglieri 28.800,00 2.563.200,00 TOTALE SPESE REGIONE SICILIA 15.599.622,76 (Per le SOLE indennità ai Consiglieri) SPESE TOTALI REGIONE ANNO 2008 26.199.447.811,65 (Fonte Bilancio di Previsione Ufficiale Regione 2008) Di cui: Spese Presidenza Giunta Regionale 1.643.017.836,85 Indennità di Missione e rimborso spese viaggi 10.338.807,21 ORGANI DELLA REGIONE (Consiglio, Commissioni, Comitati) 11.550.721,13 Personale della Regione( Dati Ufficiali 2006: 18.236 di cui 2200 Dirigenti) 1.501.318.272,51 Incarichi, Studi, Consulenze, Indagini 18.801.861,59

CAPITOLO 22 - REGIONI 233

SARDEGNA Totale Totale Costi per le Indennità Indennità Indennità Nette Carica Ricoperta Netta di in Euro di Annuali in Euro Carica Base (Media) (Media) (Media) 85 Consiglieri 89.532,84 7.610.291,40 1 Presidente Consiglio 44.000,00 44.000,00 1 Presidente Giunta 44.400,00 44.400,00 2 Vice-Presidenti del Consiglio 24.000,00 48.000,00 1 Vice-Presidente della Giunta 32.400,00 32.400,00 12 Assessori 21.600,00 259.200,00 9 Capigruppo 16.800,00 151.200,00 11 Componenti dell’Ufficio di 12.000,00 132.000,00 Presidenza del Consiglio 9 Presidenti commissioni permanenti, 12.000,00 108.000,00 speciali e giunte varie. 9 Vice- Presidenti commissioni permanenti, speciali e giunte varie e 5.400,00 97.200,00 9 Segretari. Rimborsi spese 85 Consiglieri 34.800,00 2.958.000,00 Rimborsi Kilometrici 85 Consiglieri 12.000,00 1.020.000,00 Indennità di Presenza 28.800,00 2.448.000,00 85 Consiglieri TOTALE SPESE REGIONE SARDEGNA 14.952.291,40 (Per le SOLE indennità ai Consiglieri) SPESE TOTALI REGIONE ANNO 2008 8.738.047.000,00 (Fonte Bilancio di Previsione Ufficiale Regione 2008) Di cui: Attività Istituzionali e Organizzazione Istituzionale 174.779.000,00 Personale della Regione( Dati Ufficiali 2005: 4.144 di cui 178 Dirigenti) 283.907.000,00 Funzionamento (Acquisto Beni e Servizi)

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CAPITOLO 23 – LE AUTO BLU 235

Capitolo 23 – Le Auto Blu

Le Auto Blu

La prima cosa da notare è che le Auto Blu (Autovetture di Servizio) sono un Costo Politico Diretto “Puro” perché servono esclusivamen- te le necessità legate all’incarico assunto da Eletti Politicamente e le esclusive necessità dei titolari di nomine attribuite loro dagli Eletti, come una delle loro prerogative. Del termine “auto blu”, naturalmente, non fanno parte gli automez- zi dello Stato, degli Enti e delle Amministrazioni Pubbliche che sono destinati al servizio svolto dai dipendenti, anche se e’ molto diffuso sull’intero territorio nazionale l’utilizzo di tali mezzi per esigenze che nulla hanno a che fare con il servizio pubblico svolto, pesando ov- viamente, in maniera importante, sui bilanci degli Enti e delle Ammi- nistrazioni Pubbliche. C’e’ però anche un’altra categoria che non rientra nelle due sopra descritte e che corrisponde a quella dei Magistrati – siano essi in pericolo o meno giustificato dal ministero degli Interni e dagli organi di polizia - e un’ultima che e' rappresentata da cittadini normali che corrono seri pericoli di vita per via della loro Professione o Collabo- razione con le Istituzioni dello Stato e con gli organi di Polizia Giudi- ziaria. Prima di passare all’analisi del settore Auto Blu, e’ necessario fare alcune considerazioni. Le Auto Blu sono considerate, per lo più, come Privilegi ma, come abbiamo spiegato, sono anche una necessità. Escludendo i Magistrati e le poche decine di Italiani ai quali e’ stata

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affidata un auto di servizio, con relativa scorta (per i quali tale esi- genza e' comprensibile senza alcun dubbio) , le necessità dei Politici sono legate all’Alta carica Istituzionale ricoperta – per ovvi motivi di sicurezza della persona che potrebbe essere soggetta a diversi tipi di rischi, prevedibili e non, proprio per l’alto incarico ricoper to – mentre per i soggetti di nomina Politica (Dirigenti di Ministeri, di Aziende di Stato, di Società a Partecipazione Statale sia di maggio- ranza che di minoranza -, Soggetti non eletti ma nominati direttamen- te dalla Politica – come Commissari Straordinari, Inviati Speciali, Consulenti Permanenti, Consiglieri di Stato e Ministeriali ed altri), o Politici Eletti normali, senza incarichi particolari, molti – quasi la totalità della popolazione a voler essere esatti – faticano a compren- derne l’utilità Istituzionale ma soprattutto la necessità (se non rien- tranti nei soggetti a rischio di vita) . Le Auto Blu, pubbliche e quindi pagate con i soldi dei contribuenti, vengono affidate dal Ministero degli Interni, dagli Enti Costituzionali e Istituzionali dello Stato, dalle Direzioni Generali dei Ministeri e dai Consigli di Amministrazione di Enti e Società a partecipazione Statale. Infine, è da chiarire che esistono tre tipi di Auto Blu (anche se nell'immaginario collettivo l'Auto Blu spesso e' una macchina blinda- ta con autista e scorta armata) : - Un’automobile assegnata ad un soggetto, di grossa cilindrata, blindata (antisfondamento e antiproiettile) con equipaggiamento completo e con uno o due autisti (se due, si avvicendano in due turni sulle 24 ore) . - Un’automobile come sopra ma con uno a più uomini ci scorta, in genere Carabinieri o Poliziotti (se però la scorta è composta da più di due persone, e' necessaria un'altra macchina normale in dotazione agli organi di Polizia) . - Un’automobile spesso di grande cilindrata, ma non necessa- riamente con autista. Le Auto Blu possono essere noleggiate (e spesso modificate dagli stessi noleggiatori) o sono di proprietà dell’Istituzione, Ministero, Ente o Società a partecipazione dello Stato. Secondo uno studio molto serio e approfondito dell’Associazione

CAPITOLO 23 – LE AUTO BLU 237

Contribuenti Italiani , considerando che solo le auto dell’apparato statale sono all’incirca 200 mila e a queste vanno aggiunte quelle usate dagli amministratori pubblici di Comuni, Province, Comunità Montane, Consorzi, Enti ed Aziende Pubbliche, si arriva ad una cifra di circa 574.215 “Auto Blu” , mentre negli Stati Uniti sono 73.000, in Francia 65.000, nel Regno Unito 58.000, in Germania 54.000, in Turchia 51.000, in Spagna 44.000, in Giappone 35.000, in Grecia 34.000 e in Portogallo 23.000. Queste Auto Blu’ appartengono al parco auto presso Stato, Regioni, Province, Comuni, Municipalità, Comunità Montane, Enti pubblici (come le ASL) , Enti pubblici non economici e Società pubbliche e misto pubblico-private. Naturalmente avere dati ufficiali e’ impossibile perché, pur essendo di natura pubblica e quindi soggetti ad essere pubblicati senza alcuna restrizione, non vengono diramati i dati ufficiali. Proviamo allora a fare dei calcoli molto realistici, partendo da un dato certo che invece di contare 573.215 auto blu (diciamo che all'As- sociazione Contribuenti Italiani quindi sono giunti dati in eccesso e mi scuso per questa provocazione ai danni dell’Associazione ma e’ necessario partire da questo presupposto per dimostrare quanto grande il fenomeno sia, nella realtà, di notevole importanza, senza voler mettere in alcun modo in dubbio la seria ricerca svolta dall’Associazione Contribuenti Italiani) siano la metà e cioè 286.607, in tutto il paese. Di queste, diciamo che ancora la metà disponga anche di un autista, abbiamo quindi: 1. 143.303 Auto Blu’ con autista (che però spesso sono due per auto perché, per avere a disposizione l’auto tutto il giorno, i turni di disponibilità sono due al giorno, 6 ore per turno). 2. 143.303 Auto Blu’ senza autista, a disposizione del soggetto. • Per le 143.303 Auto Blu con autista, se ipotizziamo un costo realistico (anche se decisamente in ribasso) medio annuo per un autista di circa Euro 20.000, tasse incluse, abbiamo: Euro 20.000 di costi per autista per anno, moltiplicato per 143.303 auto = Euro 2.866.060.000,00 solo per gli autisti. • Noleggio per un’auto normale, naturalmente di grande

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cilindrata ma NON blindata (molte lo sono e ovviamente non costano come un’auto normale ma molto di più) per un mese (dati veritieri perché ho prenotato personalmente un’auto MERCEDES E 220 via internet con la società Herts per 30 giorni) : Costo (con sconto per pagamenti via Internet) Euro 2.066,00 moltiplicato per 12 mesi = Euro 24.792,00 annui moltiplicato per 286.607 auto blu (143.303 con autista e 143.303 senza autista) = Euro 7.105.560.744,00. • Totale Costi: Auto Blu (286.607) + Autisti (143.303) = Euro 9.971.620.744,00 l'anno. • Per le auto con autista, visto che l’assicurazione e l’eventuale manutenzione e’ a carico della Società che le noleggia, calcolando ora un consumo giornaliero medio di benzina di 30 euro al giorno + 5 euro di pedaggi autostradali, sempre al giorno, (anche per i Parla- mentari perché per loro paga lo Stato) moltiplicati per 250 giorni in un anno (escluso quindi i giorni festivi) per le 143.303 autovetture, abbiamo le seguenti ulteriori spese: Per benzina Euro 1.074.772.500,00 e per pedaggi autostradali 179.128.750,00. per un costo totale di Euro 1.253.901.250,00. • Il restante delle Auto Blu, senza autista ma solo a disposizio- ne dei soggetti ai quali vengono date in uso (143.303), le consideria- mo di proprietà dei soggetti pubblici e solo la metà come utilizzate per scopi non prettamente lavorativi ma per esigenze di spostamento Personale dei Dirigenti. A parte i costi per Assicurazioni, manutenzione e varie (di cui non ne teniamo conto ma sono ulteriori ingenti costi pubblici) , calcolando Euro 10,00 a macchina, al giorno, per uso personale e non esclusiva- mente legato al servizio, abbiamo la spesa totale in un anno (250 giorni lavorativi) di Euro 358.257.500,00. Il totale generale dei costi per le 286.606 Auto Blu corrisponde a una cifra pari a Euro 11.225.521.994,00.

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Gli Aerei Blu – F. S. Corriere della Sera 1 luglio 2009

Il personale che si occupa dei voli di Stato sarà trasferito alle dipen- denze dirette dell’intelligence. In particolare sarà inserito nell’organico del Rud, l’ufficio che fa capo all’Aise — il servizio segreto militare — ed è addet-to alle mansioni di vigilanza degli obiettivi. La decisione è stata presa dal governo dopo la pub-blicazione delle foto del premier Silvio Berlusconi che imbarca a bordo degli aerei con la sigla «Repubblica Italiana» i suoi ospiti privati come il cantan- te Mariano Apicella, attori e ballerine. E dopo la circostanza, emersa durante gli accertamenti della Procu- ra di Bari, che anche Gianpaolo Tarantini - indagato per induzione alla prostituzione per aver portato ragazze a pagamento nelle residen- ze del premier - si spostava tra Roma e Milano a bordo di quei velivo- li. Nella richiesta di avvio della procedura, già trasmessa all’Aeronautica Militare e alle altre amministrazioni da cui dipende il personale, i trasferimenti vengono giustificati con motivi di «sicurez- za e riservatezza ». Finora le liste passeggeri e i piani di volo poteva- no essere acquisiti dall’autorità giudiziaria, sia pur con un provvedimento motivato. D’ora in avanti i documenti sa-ranno invece coperti dal segreto e dunque per poterli visionare si dovrà avviare un iter molto più com- plesso e soprattutto ci sarà la possibilità di opposizione alla consegna. Un mese fa Silvio Berlusconi si era rivolto al garante della Privacy e alla magistratura romana per chiedere il sequestro delle foto scattate dal reporter sardo Antonello Zappadu a Villa Certosa e all’aeroporto di Olbia. Migliaia di scatti che riprendevano gli ospiti della sua residenza estiva, ma anche quelli in arrivo o in partenza a bordo dei velivoli. L’Authority ha ritenuto «illecito» riprendere e diffondere «immagi- ni di persone all’interno di una privata dimora senza il loro consenso e utilizzando tecniche particolarmente invasive », mentre ha stabilito che «sono permesse quelle riprese in luoghi pubblici», come è per esempio un aeroporto. La Procura ha invece disposto il sequestro di tutti gli scatti e poi ha

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delegato i carabinieri all’acquisizione dei documenti relativi ai voli immortalati dal reporter. Due settimane sono bastate ai magistrati per chiedere al tribunale dei ministri l’archiviazione dell’inchiesta. I responsabili dell’apparato di sicurezza sono stati inseriti nei ranghi degli 007 e hanno ottenuto la nomina a caporeparto, ma questo non impedisce che le decisioni operative siano prese, di fatto, in piena autonomia. La collocazione nell’apparato di intelligence serve soprattutto a tutelare il vincolo di segretezza. La decisione sul trasferimento del personale addetto ai voli di Stato dovrà adesso essere comunicata al Copasir, il comitato di controllo parlamentare, che ha avviato un’indagine sulle misure di protezione del presidente del Consiglio e sull’utilizzo degli aerei dell’Aeronautica. Villa Certosa è, infatti «sede di governo alternativa in situazioni di emergenza » e come tale deve essere tutelata. Durante le audizioni della scorsa settimana i vertici degli 007 hanno però chia-rito che «è protetta secondo il massimo livello di sicurezza possibile rispetto alla sua loca-lizzazione » e anche tenendo conto del tenore di vita del premier. Durante feste e cene la lista degli ospiti è, infatti, affidata a vigilan- za privata e, come accade pure a Palazzo Grazioli, agli ingressi non viene effettuato alcun tipo di controllo.

Aerei Blu: La Lezione Britannica

Niente aerei speciali per la Regina e per il governo britannico. Alla luce della situazione economica, Gordon Brown ha deciso di rinunciare ai due nuovi jet governativi destinati ai voli internazionali. Per ridurre la spesa, si era deciso di prendere in leasing un paio di Airbus con un costo di circa 125 milioni di euro. Questo per evitare il ripetersi di situazioni giudicate non consone all'immagine dell'esecutivo, come l'arrivo al summit Ue a bordo di un jumbo con la pubblicità del turismo austriaco sulle fiancate. Ma la crisi bancaria, che ha già colpito pesantemente la Gran Bretagna, ha convinto Brown a una scelta parsimoniosa. Così ai ministri viene ribadito il consiglio di usare quanto più

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possibile, voli di linea. L'unica concessione riguarda la Corona, a cui è stato permesso l'acquisto di un piccolo jet da 10-15 posti per i voli a corto-medio raggio. E visto che in Italia le squadriglie vip dell'Aeronautica sono rimaste senza lavoro, forse potremmo offrire noi la vendita di un modernissi- mo Falcon. Le nuove regole introdotte da Palazzo Chigi dopo la "gita di Stato" di Mastella e Rutelli al Gran Premio di Monza hanno lasciato a terra ministri e sottosegretari. Così al 31mo stormo ci sono un paio di velivoli praticamente nuovi, con comfort regali, che ormai sono diventati surplus. A meno che il nuovo governo Berlusconi non voglia riprendere a moltiplicare i decolli a spese del contribuente. E ripristini quel via vai a sbafo nei cieli italiani che era la regola fino a un paio di anni fa. Spreconi.it, 16 aprile 2008

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Capitolo 24 – Le Province

Le Province

All’interno del dibattito sui Costi della Politica, forti polemiche hanno messo in discussione l’esistenza delle Province con la nascita all’interno di gruppi politici e di settori della Società, favorevoli alla loro eliminazione in quanto ritenute inutili e titolari di funzioni già svolte dalle Regioni, anche se la politica continua a istituirne delle nuove. In questa sede, nell’ottica generale dell’impostazione scelta, ho preferito non considerare la scomparsa di questi enti, per tentare di dimostrare che, anche senza un intervento estremo, e’ possibile intervenire con enormi vantaggi finanziari, per la comunità. In fondo, la Provincia, se utilizzata nel modo migliore, e’ la prima organizzazione istituzionale vicina ai cittadini, oltre ovviamente ai Comuni, anche se oggi e’, di fatto, semplicemente un costo e anch’essa, fucina di sprechi. Le Province in Italia sono diventate nel 2008, 110 e la spesa totale della loro gestione è stata calcolata, da molti analisti, in circa 17 miliardi di Euro l’anno. I Consiglieri Provinciali sono, nel 2008, 3.863 ma i nostri calcoli (come al solito in ribasso) si basano sul numero di 3.653 consiglieri (lo 0.006 % della Popolazione Italiana) per le 104 Province esistenti “Ufficialmente ” nel 2004, periodo al quale si riferiscono i dati ufficia- li descritti, anche perché per le Provincie, avere dati più recenti e'

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molto difficile in quanto, molte province ancora non hanno approvato i bilanci nel periodo stabilito dalla legge.

I bilanci consuntivi delle Amministrazioni Provinciali (Dati Istat 21 maggio 2009)

Nel 2007 l’ammontare complessivo degli accertamenti, al netto delle partite di giro, risulta pari a 13.857 milioni di euro, di poco superiore all’esercizio precedente (+0,1 per cento). La crescita delle entrate correnti, passate da 9.258 a 9.897 milioni di euro nel 2007, è dovuta all’andamento delle entrate da contributi e trasferimenti che aumentano del 12,0 per cento, dalle entrate extra- tributarie e da quelle tributarie che crescono rispettivamente del 7,3 e del 2,8 per cento. Le entrate in conto capitale accertate passano da 3.099 milioni di euro nel 2006 a 3.260 milioni di euro nel 2007. Diminuiscono notevolmente in termini percentuali, rispetto all’esercizio precedente, le alienazioni di immobili (-65,6 per cento), mentre aumentano le riscossioni dei crediti (+20,8 per cento) ed i trasferimenti (+8,4 per cento). Rispetto al 2006, in tutte le ripartizioni diminuisce il peso delle entrate tributarie con l’unica eccezione del Nord-est; aumenta, invece, l’incidenza dei contributi e trasferimenti, sempre con l’esclusione della ripartizione del Nord-est. Il peso delle entrate extra-tributarie cresce nelle province del Nord-est e del Centro, mentre diminuisce in quelle del Nord-ovest e del Mezzogiorno. A livello nazionale la struttura delle entrate correnti segnala una diminuzione del peso delle entrate tributarie, che rappresentano quasi la metà delle entrate cor- renti (-2,0 punti percentuali rispetto al 2006) e un pari incremento per quello dei contributi e trasferimenti (+2,0 punti percentuali). Il peso delle entrate extra-tributarie rimane invariato confermandosi al di sotto del 10 per cento per gli enti di tutte le ripartizioni geografiche. Il valore delle entrate correnti pro-capite assume il livello più elevato nelle province della Basilicata con 265,67 euro (+25,13 euro rispetto al 2006) seguono le province della Calabria con 232,02 euro

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(+55,54 euro) e quelle del Friuli-Venezia Giulia con 227,12 euro, (+11,89 euro) . I valori meno elevati si registrano nelle amministra- zioni provinciali della Sicilia, del Veneto e del Lazio con, rispettiva- mente, 126,07 (+4,17 euro rispetto all’esercizio precedente), 140,25 (+1,17 euro) e 145,76 euro pro-capite (+11,41 euro). Il valore pro- capite più alto per le entrate tributarie e le extra-tributarie si rileva per le amministrazioni provinciali della Toscana, quello più alto per le entrate per contributi e trasferimenti spetta alle province della Basili- cata. I valori pro-capite più bassi, invece, si registrano nelle province del Friuli-Venezia Giulia per le entrate tributarie, in quelle del Veneto per i contributi e trasferimenti e in quelle della Sicilia per le entrate extra tributarie. Gli impegni totali di spesa assunti nel corso dell’esercizio 2007 dalle Amministrazioni provinciali ammontano a 14.064 milioni di euro (-1,1 per cento rispetto all’anno precedente) . Gli impegni per le spese correnti crescono, rispetto al 2006, del 7,0 per cento passando da 8.244 a 8.819 milioni di euro, mentre diminuiscono in misura consistente (-13,1 per cento) gli impegni per le spese in conto capitale (da 5.267 a 4.576 milioni di euro). Diminuiscono anche gli impegni di spesa per rimborso di prestiti che passano da 703 a 669 milioni di euro (-4,9 per cento). Alla crescita degli impegni di parte corrente hanno contribuito, in diversa misura, tutte le voci economiche comprese nel titolo, in particolare le spese per l’acquisto di beni e servizi (+12,5 per cento) e quelle per gli interessi passivi (+13,1 per cento). Più contenuti risul- tano in questo settore gli aumenti delle spese per il personale (+3,3 per cento) e di quelle per i trasferimenti (+0,1 per cento). Anche la diminuzione degli impegni rispetto all’anno precedente nel settore degli investimenti è il risultato della flessione registrata in quasi tutte le voci economiche, soprattutto nelle spese per l’acquisto di mobili e attrezzature (-48,7 per cento), in quelle per i trasferimenti (-27,2 per cento) e nelle spese per le partecipazioni e conferimenti (-25,1 per cento). Unica voce economica d’investimento in aumento è risultata quella delle spese per la concessione di crediti (+21,5 per cento).

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La struttura degli impegni di spesa risulta modificata a livello nazionale: le spese correnti impegnano il 62,7 per cento del totale delle spese con un aumento di 4,7 punti percentuali rispetto al 2006, le spese in conto capitale impegnano un valore percentuale pari a 32,5, in diminuzione di 4,5 punti percentuali rispetto all’anno prece- dente, infine le spese per rimborso di prestiti con il 4,8 per cento del totale degli impegni mantengono praticamente inalterato il loro peso. Per quanto attiene la gestione di cassa, il valore totale dei pagamenti ha mantenuto il livello raggiunto nel 2006, attestandosi a 13.226 milioni di euro. Le spese correnti sono cresciute del 2,8 per cento (da 8.142 a 8.367 milioni di euro) , mentre le spese in conto capitale sono diminuite del 3,3 per cento (da 4.345 a 4.200 milioni di euro). I rimborsi di prestiti registrano una flessione dell’11,0 per cento, passando da 740 a 659 milioni di euro. Esaminando la composizione delle spese correnti a livello naziona- le, nel 2007 diminuisce, seppure moderatamente, l’incidenza della spesa per il personale (-0,9 punti percentuali) sul totale degli impegni correnti e quella delle altre spese correnti (-1,2 punti percentuali), mentre aumenta il peso delle spese per l’acquisto di beni e servizi (+2,2 punti percentuali). Tale comportamento nella struttura delle spese correnti non è omogeneo all’interno nelle diverse ripartizioni geografiche. Nel Nord-ovest diminuisce il peso delle spese di personale e per acquisto di beni e servizi, compensato dall’aumento di quello delle altre spese correnti. La struttura delle spese correnti nel Centro e nel Mezzogior- no mostra un comportamento omogeneo, con un aumento del peso delle spese per acquisto di beni e servizi e una diminuzione sia del peso delle spese di personale sia di quello delle altre spese correnti. Unica ripartizione a mostrare un aumento del peso delle spese per personale è quella del Nord-est, dove aumenta anche il peso delle spese per acquisto di beni e servizi ma diminuisce quello delle altre spese correnti. L’incidenza delle spese di personale, calcolata come il peso delle spese per il personale sul totale delle entrate correnti, raggiunge a livello nazionale un valore di 23,3 per cento ( - di 0,9 punti percen-

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tuali rispetto al 2006). Le amministrazioni provinciali che registrano le flessioni più significative sono quelle della Sardegna (-7,4 punti percentuali), seguite da quelle dell’Abruzzo (-4,4 punti percentuali) e della Lombardia (-2,3 punti percentuali). Le amministrazioni provin- ciali della Basilicata, della Puglia e dell’Umbria presentano tutte un livello di flessione simile (-2,4 punti percentuali per la Basilicata, - 2,2 per le altre). Le amministrazioni provinciali dell’Emilia-Romagna (2,2 punti percentuali), del Friuli-Venezia Giulia ( 1,0 punti percen- tuali) , delle Marche (0,6 punti percentuali) e della Liguria (0,3 punti percentuali) sono le uniche amministrazioni che presentano valori positivi nei confronti dell’anno precedente. Solo le province del Piemonte non presentano variazioni percentuali rispetto all’esercizio precedente. Tutte le ripartizioni geografiche confermano la tendenza alla diminuzione rilevata a livello nazionale, eccetto quella del Nord- est che cresce di 0,8 punti percentuali. Nel Mezzogiorno viene registrata la flessione maggiore (-1,7 punti percentuali) . Costi Politici Diretti

Nel loro totale, il costo politico “Diretto”, di Indennità annuali, Gettoni di Presenza medi dei Consiglieri e Gettoni di Presenza medi degli Assessori, è di Euro 223.538.400,00. In questi Costi non sono incluse spese per: Commissioni, Telefonini con schede, contratti di utenza con i gestori telefonici e telefonate, auto blu, rimborsi spese e varie. Un Consigliere Provinciale percepisce quindi, in media, Euro 5.100,00 il mese. Un Presidente della Giunta Provinciale, in media, Euro 12.500,00 il mese. Un Assessore percepisce, in media, Euro 7.850,00 il mese. Un Consigliere Provinciale costa, in media, Euro 61.193,00 l’anno, solo di Indennità. Ovviamente dipende dalla Provincia. Questa e’ una media.

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La stampa nazionale sulle spese delle Province:

Cesaro e la prima delibera alla Provincia di Napoli, più portabor- se per tutti. 14 Agosto 2009 - http://antefatto.ilcannocchiale.it/

Se pensava che ad agosto se la sarebbe cavata nella disattenzione generale del Palazzo che si svuota per le vacanze, il pidiellino Luigi Cesaro ha sbagliato i suoi calcoli. Il neo presidente della Provincia di Napoli e la sua giunta hanno emanato una delibera, la prima dall’insediamento, che non è passata inosservata. Avrebbero potuto battezzarla, mutuando con ironia uno slogan berlusconiano, “più portaborse per tutti”. E non solo. Trattasi di una manovrina finanzia- ria con la quale l’esecutivo provinciale guidato dall’avvocato- deputato di Sant’Antimo - noto per essere il generoso fornitore di mozzarelle di Silvio Berlusconi - ha disposto una variazione della relazione previsionale triennale 2009-11 per 343mila euro, e una variazione del bilancio di previsione 2009 per 287mila euro. Fondi che andranno a rimpinguare il capitolo per le assunzioni di “collabo- ratori esterni per gli uffici alle dirette dipendenze degli organi politi- ci”, ovvero gli staffisti del presidente e dei dodici assessori, nonché per “la nomina di dirigenti con contratto a tempo determinato” e per “l’attivazione del comando di personale di qualifica dirigenziale”. In pratica, il tesoretto servirà a finanziare un’infornata di gente da scegliere e imbarcare tramite decreti, senza selezione e senza concor- so. Una cuccagna, che tornerà utile per soddisfare qualche grande elettore di Cesaro e della sua composita coalizione di ben 14 liste, Udc compresa. E dire che pochi mesi prima del voto, la giunta di centrosinistra presieduta dal verde bassoliniano Dino Di Palma, che pure non ha brillato per morigeratezza, aveva deciso di sforbiciare un po’. Lasciando risorse per un solo staffista per assessore, aumentabili a due in caso di contratti part-time. Ora la delibera del centrodestra, approvata “in via d’urgenza e salvo ratifica consiliare”, ha ripristinato il vecchio schema: due staffisti full-time per assessore, che possono diventare tre (o quattro) frazionando un contratto a tempo pieno in due contratti part time, e sei staffisti per il presidente.

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Bolzano: Agli ex consiglieri 200 mila euro in dono.

Che pacchia essere alto-atesini! Merito della buona amministrazio- ne e forse anche della pioggia di quattrini statali. Ormai della dolce vita bolzanina se ne sono accorti persino gli abitanti delle Eolie: a Lipari, nella vulcanica Sicilia, hanno comincia- to a raccogliere firme per chiedere l'annessione all'Alto Adige. E se vivere tra Trento e il Brennero ha i suoi vantaggi, molti di più ne collezionano i politici locali. I consiglieri della Provincia di Bolzano, che essendo autonoma ha enormi poteri, si beccano una buonuscita di ben 200 mila euro. Un dono d'addio anche per chi è stato eletto per una sola legislazio- ne. Si tratta di 55 mila euro come liquidazione più altri 152 mila come restituzione dei contributi versati (sempre con soldi pubblici). Niente male. Per i contributi, si può scegliere anche la forma del vitalizio: trasformarli in una pensione che al compiere dei 65 anni dà diritto a 750 euro mensili. Quanto deve lavorare un operaio per ottenere lo stesso trattamento? E non è che i consiglieri in carica vengano pagati poco. Ogni mese in carica frutta 10.650 euro lordi di indennità più una diaria netta di altri 3.423 netti. In busta paga ne trovano circa 6.500 netti, più la quota accantonata per i contributi d'oro. «Sarebbe meglio che non ci fosse alcuna liqui- dazione e neanche il vitalizio. Sarebbe molto più chiaro, ma non vogliono perché si vedrebbe che i consiglieri prendono molto più di 6.500 euro netti al mese», ha dichiarato al quotidiano "Alto Adige" Mauro Bondi, ex consigliere ds. Spreconi.it, 10 febbraio 2009

Cerimoniale e famiglia Provincia di Roma Tra professionisti, sindacalisti, politologi e accademici di varia natura, la Provincia di Roma ha complessivamente speso in consulen- ze esterne, da luglio a dicembre 2003, la ragguardevole cifra di un milione e 560 mila euro. Sulla stessa linea i primi nove mesi del 2004, durante i quali sono stati spesi un milione e 300mila euro.

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L’elenco completo delle retribuzioni dei collaboratori provinciali è evidentemente lungo, ma una menzione particolare merita “l’esperto di politica della pace”, retribuito con 40.000 euro l’anno. Più di tutti guadagna il capo di Gabinetto del presidente, che si porta a casa 159.000 euro lordi l’anno, mentre il più “povero” fra i consulenti, con 10.000 euro l’anno, risulta essere un collaboratore dell’Ufficio del cerimoniale della Provincia. Quest’ultimo è figlio d’arte: suo padre lavora all’Ufficio del ceri- moniale, ma del Comune di Roma. Libero, 21 agosto 2004 . L’inceneritore in fumo Provincia autonoma di Bolzano A metà degli anni Ottanta, la Provincia di Bolzano decise di costrui- re un grande inceneritore, in grado di eliminare il problema dei rifiuti. Fu così finanziata la costruzione di un grande impianto di compo- staggio, ovvero una macchina capace di trattare biochimicamente i rifiuti e trasformarli in fertilizzante. I lavori cominciarono alla fine degli anni ‘80 e furono pagati inte- ramente dalla Provincia di Bolzano. Nel 1991, l’impianto era pronto e cominciava a funzionare. Costo dell’opera: cinquanta miliardi di vecchie lire. Ma subito tutto comincia ad andare storto. Come localizzazione fu scelta la zona oltre via Resia, verso sud, la stessa direzione di espan- sione della città. Cominciarono problemi per via dell’odore insoppor- tabile. Ma non era l’unico intoppo. Il prodotto che derivava dal trattamento dei rifiuti non era facilmen- te commercializzabile, perché non aveva il giusto grado di “maturità” e così gli agricoltori non lo volevano. Insomma, il fertilizzante era di scarsa qualità. In breve tempo apparve chiaro che l’impianto di compostaggio non aveva un gran futuro. Dopo appena quattro anni dalla sua inaugurazione, nel 1995, l’impianto fu chiuso definitivamente per non entrare mai più in funzione.

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Il futuro di questa struttura sembrava essere quello delle tante cattedrali dello spreco, destinate ad andare lentamente in malora. Se non ci avesse pensato l’inesauribile spirito imprenditoriale dei bolza- nini. Una trovata geniale. Perché non impacchettarlo e spedirlo il più lontano possibile? L’occasione, manco a farlo apposta, si è presentata nel marzo del 2003. Una delegazione di Città di Ho Chi Minh ha visitato il vecchio impianto e così sarà ceduto “a titolo gratuito” alla città vietnamita. Lo smontaggio e il trasporto, almeno quello, avverrà a spese dei vietnamiti. Tutto risolto? Macché, neanche gratis l’impianto é gradito: il governo vietnamita ci sta ripensando. il Giornale, 28 agosto 2004

Koda l’amico Orso Provincia di Trento Guardare i pesci: è una delle consulenze della Provincia di Trento, che ogni giorno spende 102.000 euro in incarichi esterni. A differenza di altri enti locali, la Provincia autonoma di Trento pubblica e mette a disposizione l’elenco delle consulenze: per il 2003, sono 167 pagine, 1.500 voci diverse. In tutto 37,4 milioni di euro. Ce n’è per tutti, architetti, psicologi, giuristi, geologi, grafici ed ingegneri. Nel caso dei pesci, la consulenza consiste nel “fotografare dalla palude di Roncegno alle foci dell’Avisio le specie ittiche protette presenti nelle acque del Trentino”. A svolgere il duro lavoro, chiaramente, è stato chiamato un consu- lente esterno, pagato con un compenso di 34.000 euro. Ma i pesci non sono tutto. C’è anche l’idrofauna acquatica, cioè gli uccelli che vivono in ambienti acquatici: 24.000 euro per un filmato che ne immortali il volo, 40.000 per monitorarne il transito e sosta in provincia. Dai pesci ai trasporti. “Fermate il mondo, voglio salire” è il titolo di una mostra dedicata al trasporto collettivo e alla mobilità sostenibile. Solo la pubblicazione è costata 30.000 euro. L’organizzazione della

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conferenza del traffico e della circolazione è costata 241.000 euro, 113.000 sono serviti a monitorare il progetto “mobilità integrata dei trasporti”. Altro giro, altra corsa. I soldi ci sono e si spendono come meglio, peggio, si crede. Ed ecco un altro elenco di consulenze: “Studi per migliorare la vita nelle piccole comunità periferiche”, 96.000 euro, “ricerche genealogiche sui trentini emigrati”, 35.000 euro, “indagine sulla realtà scientifica provinciale”, 107.000 euro. Dai trasporti al mondo del lavoro. La Provincia ha assoldato anche un consulente d’eccezione per studiare “interventi normativi in materia di collaborazioni coordinate e continuative e lavoro atipico”. Ma non è tanto la precarietà del lavoro a preoccupare i sonni dei trentini quanto la presenza degli orsi. Nel 2003, la Provincia ha deciso di consultare la popolazione trentina sul gradimento e sulle preoccupazioni legate alla presenza dell’orso. Sondaggio affidato alla prestigiosa società Doxa di Milano. Gli orsi in provincia di Trento sono 12. L’indagine è costata 30.000 euro. Risultato: il 96,5% dei trentini è consapevole della presenza dell’orso, un autentico primato rispetto al camoscio (94,8%), all’aquila (89,5%) e allo stambecco (80,3%). Domanda: lei vorrebbe che il numero dei 12 orsi aumentasse, diminuisse o restasse invariato: vince la terza opzione con il 52%. il Giornale, 31 agosto 2004

Caserta alla XXVIII Olimpiade Provincia di Caserta Ad Atene, nell’estate del 2004, è andata in scena la XXVIII Olim- piade. Gli atleti italiani hanno fatto incetta di medaglia. Sarà stato anche merito delle mozzarelle campane? Con la scusa di “promuovere l’immagine socio-economica della Provincia”, infatti, l’amministrazione ha organizzato la spedizione di

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tre quintali di mozzarelle di bufala in terra greca, per soddisfare i palati dei nove azzurri originari della Provincia di Caserta. E agli altri nulla? Il prezioso formaggio, però, deve essere rigoro- samente consumato entro 24 ore dalla produzione. E così per tutta la durata dell’Olimpiade, dal 13 al 26 agosto, un aereo ha trasportato quotidianamente le mozzarelle da Napoli ad Atene. Sicuramente si tratta di una bella trovata, ma le spese di spedizione hanno inciso pesantemente sul bilancio dell’amministrazione. Per il progetto “Caserta alla XXVIII Olimpiade” sono stati spesi complessivamente 35.000 euro. Libero, 21 agosto 2004

Lezione contro la sciatica Provincia autonoma di Bolzano La Provincia di Bolzano ha un numero incredibile di consulenti e se ne prende assai cura. Come? Nel 2003, un professore di Berlino, esperto in scienze sociali, è stato chiamato e pagato 3.600 euro per tenere un corso su “Come migliorare le proprie capacità di consulente”. Dunque, un esperto per addestrare nuovi consulenti. Tra architetti, ingegneri, designer e geometri è sempre un salasso. Tanto che, per controllare le parcelle dei consulenti, la Provincia ha addirittura ingaggiato un perito, una specie di revisore dei conti. L’anno scorso l’esperto ha verificato un centinaio di onorari di professionisti. E per questo la Provincia gli ha versato 184.000 euro. Ma non ci sono uffici provinciali appositi per fare questo? Altra nota dolente della ricca Provincia sono le spese relative all’arredamento degli ufficiali provinciali. Oltre a falegnami e architetti, ha previsto anche la figura del “coor- dinatore dell’arredamento”. Un incarico assai delicato e, a quanto risulta, ben retribuito: 361.000 euro per coordinare l’arredamento del Castel Trauttman- sdorff a Merano, 96.000 euro per quello dell’Università di Bolzano e 157.000 euro per il Museo ladino a San Martino in Badia.

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Per la “progettazione e direzione lavori arredamento della scuola professionale provinciale a Silandro”, la Provincia ha affidato una consulenza di 308.000 euro. Altri 9.400 per “collaudo falegnameria”, 11.300 per “collaudo elettrico”, 16.300 per “collaudi mobili di serie”, 18.000 per “collaudo officina metalli”. Fin qui gli incarichi professionali esterni. I lavori e i materiali sono a parte. Poi, una volta approntato l’edificio, la Provincia ha aggiunto 5.000 euro per una “presentazione digitale” della scuola. In Provincia non si tralascia nulla, anche le tematiche più nobili. Il programma televisivo “Donna femmina” è costato 55.000 euro. La Giornata del volontariato è stata sovvenzionata con 6.000 euro, più 130 euro ai comici intrattenitori, 400 euro per i distintivi, 900 euro per i fiori, 720 euro per un video, 8.000 per il meritato rinfresco e 2.000 ad un moderatore. Per chi volesse moderare in futuro, nessun problema. Anche per quello c’è un corso e un docente da 7.000 euro. Più economico, il professore del corso “Come lavorare senza sforzare la schiena”: 700 euro e passa la sciatica. il Giornale, 28 agosto 2004

Una stretta di mano all’Avana Provincia di Torino La Provincia di Torino, da tre anni a questa parte, si occupa stabil- mente dell’istruzione dei bambini della provincia dell’Avana. O almeno così sulla carta. Viaggi esplorativi a Cuba e iniziative culturali, finanziate con 20.000 euro, e progetti per la realizzazione di opere scolastiche, con uno stanziamento di 25.000 euro. Ma le cose non sono proprio andate così. I viaggi dovevano servire a definire i termini del gemellaggio. Le delegazioni erano composte da tre persone, un capo e due consiglieri. Una settimana di visite e colloqui con i par-tner cubani e grande risalto sulla stampa locale. E poi?

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Poi, al ritorno in Italia nessuno ne sa più nulla. Nessuno conosce i risultati delle iniziative. Non i consiglieri comunali, ai quali non sono mai stati comunicati né in commissione né in aula, non i partecipanti ai viaggi, non l’ufficio relazioni internazionali, nessuna traccia sul sito della Provincia. Restano solo vigorose strette di mano e vaghi protocolli d’intesa. Notizie delle aule, i banchi, gli alunni? Non pervenute. Qualcuno ha osato mettere in dubbio l’opportunità del rapporto, dopo l’ennesima stretta repressiva di Castro sui dissidenti politici ed intellettuali. Ai delegati torinesi in visita all’Avana era capitato di assistere all’elezione del sindaco di un paesino vicino alla capitale: unico candidato voluto dal partito, niente dibattito e plebiscito per alzata di mano. il Giornale, 14 agosto 2004

Un’ambulanza per Cuba Provincia di Roma La Provincia di Roma, nel 2004, ha organizzato un convegno dal titolo “Cuba, l’altra America che resiste”. Costo dell’operazione, 12.340 euro, iva inclusa. Il convegno, in realtà, nasceva come un’iniziativa nell’ambito di un progetto di solidarietà socio-sanitaria denominato “Un’ambulanza per Cuba” e avrebbe dovuto intitolarsi “Cuba, la solidarietà possibile”. Invece, in corso d’opera, si è avuta una brusca svolta e sui cartonci- ni di invito al convegno è apparso il titolo definitivo “Cuba, l’altra America che resiste”. Tra gli oratori, oltre a giornalisti, docenti di storia del movimento operaio e il segretario dell’ambasciata di Cuba in Italia, è apparso anche quello di un ex leader di Autonomia Operaia. Del progetto originariamente finanziato, insomma, l’unica traccia che rimaneva era nel programma serale, che, tra concerti di una cantautrice russo-cubana e l’ultima edizione di una “Breve storia di Cuba”, prevedeva anche la presentazione di progetti di solidarietà. il Giornale, 8 agosto 2004

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Il consulente periodico Provincia di Roma Maurizio Costanzo, anchorman, giornalista, professore alla Facoltà di Scienze delle comunicazioni dell’Università La Sapienza di Roma, nonché proprietario della “Fascino srl”, società produttrice di tutte le trasmissioni della moglie Maria de Filippi, è consulente della Provin- cia di Roma. In cambio di 72.000 euro l’anno, alla nota star televisiva si chiedo- no “periodiche consultazioni”, la “produzione di brevi elaborati scritti” e “due incontri mensili presso gli uffici della Provincia di Roma”. In fondo, non un grande impegno. In compenso, una parcella di tutto rispetto. il Giornale, 11 agosto 2004

Consulente della pace Provincia di Roma La Provincia di Roma, tra luglio e dicembre 2003, ha speso quasi 3 milioni di euro, mentre un milione e ottocentomila euro li ha spesi da dicembre 2003 a giugno 2004. In totale, più di 4 milioni 700 mila euro, che la Provincia di Roma ha speso in soli dodici mesi. Tale somma è servita per pagare i 139 consulenti e collaboratori assoldati dalla Provincia. E’ come se, a Palazzo Valentini, si bruciassero 9 euro il minuto per assicurarsi servizi più o meno ad alta professionalità. Tra i consulenti, anche quello “in materia di relazioni internazionali e politiche per la pace”, per un appannaggio di 40.000 euro l’anno. Di tutto rilievo anche la retribuzione del direttore generale della Provincia di Roma: 144.607,94 euro l’anno, con un contratto a tempo determinato. il Giornale, 11 agosto 2004

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Due studi spazzatura Provincia di Torino Siamo ben lontani dai paradossi campani, ma anche la sabauda Torino da qualche tempo a questa parte deve fare i conti con l’emergenza rifiuti. L’unica soluzione praticabile, a quanto sembra, è la costruzione di nuovo inceneritore, che consentirebbe di smaltire senza troppe diffi- coltà la maggior parte dell’immondizia. Molti cittadini, ovviamente, sono perplessi: tutti riconoscono l’importanza del nuovo inceneritore, ma a nessuno vorrebbe viverci vicino. Per questa ragione, già nel 1999, l’”Amiat”, l’Azienda municipaliz- zata per la raccolta dei rifiuti del Comune di Torino, ha realizzato uno studio sulle “strategie per creare con-senso in favore del termovalo- rizzatore”. Il costo, di 700 milioni delle vecchie lire, fu allora coperto con i finanziamenti dell’Unione Europea. Una volta “creato il consenso”, bisogna però passare alla fase più difficile, vale a dire la costruzione dell’impianto. Così, nel febbraio del 2000, la Provincia di Torino ha deciso di istituire una commissio- ne di esperti per scegliere i siti più idonei alla realizzazione del termovalorizzatore. Gran parte del lavoro consiste nello stilare una graduatoria, al fine di trovare il luogo più adatto sulla base di parametri ambientali e sociali. I lavori della commissione durano 17 mesi, durante i quali vengono svolti 200 incontri con amministratori locali, 35 riunioni della com- missione stessa e 6 numeri della newsletter informativa. Alla fine due siti vengono considerati “ottimali” (Volpino e Chivas- so 1), tre sono “praticabili” (Montanaro, Mirafiori e Chivasso 2), mentre un’altra decina di zone viene scartata. Per questo lavoro la Provincia ha pagato 175.000 euro in consulenze. Nel frattempo, il Comune di Torino ha commissionato alla “Trm spa” uno studio analogo, insieme ad una campagna di sensibilizza- zione “Non rifiutarti di scegliere”.

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La spesa complessiva dell’amministrazione comunale è stata di 500.000 euro. I risultati dello studio del Comune, però, sono stati diametralmente opposti rispetto a quelli della commissione provinciale: il sito prescel- to, Gerbido, è fra quelli bocciati dallo studio analogo. Risultato? Nonostante due indagini, profusamente pagate, non si è ancora riuscito ancora a trovare il bandolo della matassa e l’inceneritore, dopo 5 anni, deve ancora vedere la luce. Così, i 675.000 euro stanziati complessivamente da Comune e Provincia sono finiti, è proprio il caso di dirlo, nella spazzatura. Libero, 8 agosto 2004

Due portavoce per il presidente Provincia di Piacenza La Provincia di Piacenza ha assunto recentemente un portavoce per il suo presidente. S.C. dovrà collaborare con gli organi d’informazione, come prescrive l’art. 7 della legge 150/2000, che disciplina appunto le attività di informazione e di comunicazione nelle pubbliche amministrazioni. In realtà, la legge dice che l’organo di vertice dell’amministrazione può essere coadiuvato da un portavoce anche esterno all’amministrazione. Non è quindi una prescrizione ma una possibilità. Ed inoltre, la Provincia di Piacenza un’addetta stampa già ce l’aveva. Dunque, perché pagare due persone per fare lo stesso lavoro? Ancora, l’Ufficio stampa non può svolgere il lavoro di comunicazio- ne, in una piccola realtà provinciale come quella piacentina? La Cronaca di Piacenza, 29 settembre 2004

CAPITOLO 24 – LE PROVINCE 259

PROVINCE

Il costo totale delle Province italiane e’ stato valutato intorno ai 17 miliardi di euro all’anno.

Emolumenti e indennità per i Consiglieri, ed i membri dei Go- verni provinciali (anno 2004). Fonti: Bilanci Provinciali. Valori medi espressi in Euro.

Emolumento Emolumento Numero degli Carica Totale annuale mensile annuale eletti Presidente 104 giunta 9.000,00 108.000,00 11.232.000,00 (110 nel 2008) prov. le Vice- 6.750,00 81.000,00 104 8.424.000,00 presidente Pres. 5.850,00 70.200,00 104 7.300.800,00 Consiglio Assessore 5.850,00 70.200,00 1.036 72.727.200,00 Consigliere 400,00 4.800,00 3.653 17.534.400,00 Gettone di X 20 sedute al presenza Euro 100,00 Mensili mese X n. 3.653 87.672.000,00 medio a seduta 7.306.000,00 consiglieri Consiglieri Gettone di X 10 sedute al Presenza Euro 150,00 Mensili mese X 1.036 18.648.000,00 medio a seduta 1.554.000,00 consiglieri Assessori

TOTALE SOLE INDENNITA’ ANNUALI (Costi Politici) : Euro 223.538.400,00.-

Ogni consigliere Provinciale, in una media nazionale, costa alla comunità, solo per le indennità, circa Euro 61.193,10 all’anno.

(Nota Bene: Nei costi politici NON sono inclusi privilegi e spese come: Commissioni, Telefonini e Schede Telefoniche con Abbonamento ai Gestori telefonici e il costo delle telefonate, tutti a carico delle Amministrazioni Provinciali – Auto Blu di Servizio – Autisti e Costi di Gestione delle Auto di Servizio – Rimborsi Spese e varie).

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Spesa finale delle Amministrazioni provinciali per ripartizione geografica e funzione. Impegni. Anni 2006 e 2007 (in milioni di euro)

FUNZIONI NORD-OVEST NORD-EST CENTRO MEZZOGIORNO

2006 2007 2006 2007 2006 2007 2006 2007

Amministrazione, 990 1.196 795 710 810 765 1.095 1.090 gestione e controllo Istruzione 780 760 523 389 452 481 685 691 pubblica Cultura e beni 75 67 38 39 56 63 106 110 culturali Turismo, sport e 71 62 52 46 48 53 129 110 tempo libero Trasporti 290 306 256 266 302 319 372 398

Gestione del 782 813 560 486 488 530 1.092 1.156 territorio Tutela ambientale 280 264 112 131 228 208 339 346

Settore sociale 107 102 47 43 79 67 112 120 Sviluppo 266 310 205 161 217 216 672 520 economico TOTALE 3.641 3.879 2.588 2.272 2.679 2.702 4.603 4.542

CAPITOLO 24 – LE PROVINCE 261

Spese correnti delle Amministrazioni provinciali per categoria e regione. Impegni. Anno 2007 (valori assoluti in milioni di euro e valori pro-capite in euro)

SPESE DI ALTRE SPESE REGIONI ACQUISTI DI BENI E SERVIZI TOTALE PERSONALE CORRENTI

Valori Valori Valori Valori Valori Valori Valori Valori asso- pro- assoluti pro-capite pro-capite assoluti assoluti pro-capite luti capite

Piemonte 186,00 42,26 397,18 90,24 243,96 55,43 827,14 187,93

Lombardia 280,56 29,10 519,42 53,87 538,71 55,87 1.338,69 138,83

Veneto 123,23 25,50 228,44 47,27 216,95 44,90 568,62 117,67

Friuli- 44,13 36,11 154,41 126,35 51,00 41,73 249,54 204,19 Venezia Giulia

Liguria 75,58 46,95 152,74 94,88 48,30 30,00 276,62 171,83

Emilia- 182,93 42,78 212,13 49,61 226,38 52,94 621,44 145,34 Romagna

Toscana 183,25 49,84 341,42 92,85 195,40 53,14 720,07 195,83

Umbria 53,73 60,74 64,65 73,09 53,87 60,91 172,24 194,74

Marche 90,72 58,42 133,76 86,12 92,06 59,28 316,54 203,82

Lazio 210,97 37,94 303,06 54,50 212,64 38,24 726,67 130,67

Abruzzo 69,18 52,25 73,24 55,32 64,42 48,66 206,84 156,23

Molise 21,00 65,45 23,02 71,77 7,36 22,93 51,38 160,15

Campania 162,85 28,02 518,37 89,20 170,65 29,36 851,86 146,59

Puglia 120,03 29,45 204,14 50,08 136,17 33,40 460,33 112,92

Basilicata 44,66 75,56 83,60 141,45 19,44 32,90 147,70 249,91

Calabria 141,32 70,39 121,64 60,58 138,49 68,98 401,44 199,95

Sicilia 245,41 48,79 220,50 43,84 128,52 25,55 594,44 118,19

Sardegna 73,60 44,19 118,94 71,41 95,06 57,07 287,60 172,67

ITALIA 2.309,14 39,48 3.870,64 66,18 2.639,38 45,13 8.819,16 150,79

Nord-ovest 542,14 34,63 1.069,34 68,31 830,97 53,09 2.442,46 156,03

Nord-est 350,29 33,91 594,97 57,60 494,33 47,85 1.439,60 139,36

Centro 538,67 46,14 842,88 72,19 553,97 47,45 1.935,52 165,78

Mezzogior- 878,04 42,16 1.363,44 65,47 760,11 36,50 3.001,59 144,12 no

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CAPITOLO 25 – I COMUNI 263

Capitolo 25 – I Comuni

I Comuni Italiani

Costi Politici Diretti

I Comuni in Italia sono 8.102, di cui 5.828 inferiori ai 5.000 abitanti e 2.274 al di sopra. Le fonti usate si riferiscono all’anno 2004 e sono espressi in valori medi (per le indennità dei Sindaci per esempio, per i Comuni più piccoli sono previste indennità di Euro 1.500,00 mentre per quelli più grandi si può arrivare a cifre medie, mensili, anche di Euro 15.000,00 e oltre). I Consiglieri Comunali Italiani sono in totale 99.140 (lo 0.165 % della Popolazione Italiana) e percepiscono, solo per le indennità, un totale di Euro 2.625.338.800,00. Ovviamente, anche in questo caso, c’e’ una differenza consistente fra, gli amministratori dei Grandi Comuni e quelli dei piccoli Comuni e fra le varie cariche e quella di semplice Consigliere. Ci sono altre spese da aggiungere a quelle sopra, relative alle sole indennità. Un Gettone di presenza al Consiglio Comunale è, di Euro 35,00 per Consiglio, con un totale di spesa, l’anno, solo per i Consigli Comuna- li, calcolando un consiglio al mese per ogni comune (anche se sono spesso molti di più), di Euro 41.638.800,00. I Gettoni di presenza per le Giunte, sono in media di Euro 45.00. - per seduta. Moltiplicati per i 40.780 Assessori Comunali in carica,

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calcolando 2 sedute di Giunta al mese (calcolo molto generosamente in ribasso), determinano la spesa di Euro 44.042.400,00. In questi costi politici dei Comuni non sono incluse spese come: Commissioni, Telefonini e Schede Telefoniche con Abbonamento ai Gestori telefonici e il costo delle telefonate – Auto Blu di Servizio – soprattutto per i Comuni oltre i 50.000 abitanti – Autisti e Costi di Gestione delle Auto di Servizio – Rimborsi Spese varie. Infine molti Consiglieri percepiscono ulteriori indennità legate al loro diritto nomina nelle Comunità Montane. Il Costo Politico Diretto dei Comuni Italiani è di Euro 2.711.020.000,00 per un costo medio, di un solo Consigliere Comu- nale, di Euro 27.345,37 l’anno.

Costi Politici Indiretti

Nei Costi Politici Indiretti non sono calcolati i Dipendenti dei Comuni ma, oltre alle consulenze (incalcolabili e che qualcuno dice si aggirino ben oltre i 50 miliardi di euro in tutta Italia) prendiamo solo in considerazione una figura che è presente sia nei Comuni sia nelle Province e che si sovrappone alla figura del Segretario, di cui si conosce pochissimo: Il Direttore Generale. Il Direttore Generale, figura abbastanza giovane nel nostro ordina- mento, è una figura che è nominata direttamente dai Sindaci e dai Presidenti della Provincia e il compenso è stabilito in comune accor- do fra loro. I Segretari Comunali e Provinciali sono circa 6.400 in tutto il Paese e, nella stragrande maggioranza (oltre a coprire più Enti contempo- raneamente, in quanto i concorsi per nuove figure sono praticamente bloccati), svolgono anche il ruolo di Direttori Generali. Hanno delle retribuzioni stabilite dal Contratto Nazionale dei Segretari Comunali e Provinciali (fonte ufficiale dei nostri calcoli, riferiti all'anno 2001) , che prevede, in ordine e per ogni Segretario: Stipendio Tabellare, secondo la fascia di appartenenza che, in una media delle fasce, corrisponde a circa Euro 17.000,00 annui.

CAPITOLO 25 – I COMUNI 265

Indennità Integrativa Speciale. Retribuzione Individuale di Anziani- tà. Retribuzione di Posizione, che corrisponde, in media, a Euro 23.871,00 l’anno. Aggiungendo solo quest’ultima Retribuzione di Posizione (le altre non sono reperibili ufficialmente) alla prima, Stipendio Tabellare , si ottiene una media di retribuzione annuale, per Segretario, di Euro 40.871,00 (non sono incluse le Indennità' Integrative Speciali e la Retribuzione Individuale di Anzianità). Questi emolumenti, possono essere variati, in aumento, dagli Enti (Comuni e Province), a seconda delle risorse disponibili e nel rispetto della capacità di spesa, a esclusiva discrezione dei Sindaci. A queste cifre va' infine aggiunta una percentuale sui contratti e sui documenti legali prodotti dai Comuni e dalle Province (Certificati, Contratti ed altri). Una curiosità sul contratto dei Segretari: Fra le loro prerogative, per le trasferte è previsto l’alloggio, pagato dall’Ente (quindi dal Comune o Provincia dove lavorano), presso strutture Alberghiere NON al di sotto delle Quattro Stelle di categoria (come recitato testualmente nel Contratto Nazionale) . Vanno ancora aggiunte le retribuzioni per il ruolo di Direttore Generale. In media (media nazionale, in ribasso), il costo di un Direttore Generale e' di Euro 20.000,00 ma ci sono Direttori Generali che percepiscono anche oltre Euro 100.000,00 l’anno. Se questa media la moltiplichiamo per un numero di 6.000 unità (0.01% delle Popolazione), fra Comuni e Province (il numero reale e' di certo superiore) che utilizzano tale figura, il risultato e' di un costo annuale di Euro 120.000.000,00. Ma non finisce qui’. La Corte dei Conti si e’ interessata all’Ages, l’Agenzia dei Segretari Comunali. Quello che e’ definito da molti il “Club” di Melilli e’ un carrozzone che vale sempre di più: 120 milioni di euro l’anno. L’Ages è l’agenzia pubblica che cura l’albo dei segretari comunali e fornisce ai city manager corsi di formazione e aggiornamento.

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Un ruolo defilato e un’attività sottotraccia che in realtà nascondono un bilancio di spesa che arriva alla cifra record di 120 milioni di euro all’anno (dieci in più nell’ultimo resoconto). Il budget serve a foraggiare la sede nazionale, le 18 sezioni regiona- li, i “board” con oltre 160 consiglieri, le consulenze, i comitati strategici e le cinque scuole. Ad alimentare le casse dell’Ages sono i Comuni e le Province. Un meccanismo talmente strutturato e stratificato, che risponde a logiche “bipartisan”, a cui la politica nazionale e quella degli enti locali non intendono rinunciare. Il presidente è appunto Fabio Melilli. Centinaia di consiglieri, consulenze a pioggia, acquisti di immobili. E i bonus bocciati dai magistrati contabili . Un bell’aumento di 10 milioni di euro. Non è un caso. Un organismo abbastanza particolare. Lo scorso anno il consiglio di amministrazione in ben 12 occasioni ha deciso di modificare all’insù il bilancio di previsione 2008. L’importante in fondo è spendere. Con il risultato che rispetto ai 110 milioni iniziali il costo complessivo è salito a 120 milioni. Tant' è che per farla meno lunga nel bilancio previsionale di quest’anno è stato scritto direttamente che serviranno almeno 120 milioni. Nome chilometrico che viene riassunto nella sigla Ages. Destinataria di un fiume di soldi pubblici, già descritto da un articolo de “Il Mondo” nel luglio scorso, che ogni anno finisce disperso tra i rivoli delle attività di questa agenzia con 155 dipendenti strutturata con 18 sezioni regionali e altrettanti CDA (i consiglieri sono 162), un board nazionale di nove componenti, un comitato di controllo strate- gico, un collegio dei revisori per il controllo contabile, un altro collegio per la revisione dei conti, innumerevoli uffici regionali e una bella sede centrale a Roma. Una macchina tanto complessa e costosa che ha spinto, tra l’altro, la Corte dei conti a intervenire per bocciare i bonus e gli incentivi garantiti secondo i magistrati contabili arbitrariamente dall’Ages.

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Per il 2009 il bilancio di spesa dell’Agenzia equivale a quello di una città di 160 mila abitanti come Reggio Emilia, un budget che autoriz- za a immaginare un’attività insostituibile. Invece la montagna partorisce l’immancabile topolino. Il compito principale dell’Ages è verificare i titoli dei segretari comunali in occasione della loro nomina da parte dei sindaci. Una certificazione peraltro formale, perché in caso di irregolarità l’Agenzia non ha alcun potere di stoppare o intervenire nelle scelte dei primi cittadini. Oltre all’incombenza di gestire l’albo dei segretari comunali, l’Ages cura la formazione e l’aggiornamento dei cosiddetti city manager attraverso l’attività di cinque scuole che tra sedi, dipendenti e lezioni costano 35 milioni l’anno. Dal 2005 a tirare le fila di tutto è il presidente Fabio Melilli. Un ex dirigente dell’ANCI (Associazione nazionale comuni italiani) origi- nario di Rieti che a un certo punto ha deciso di buttarsi in politica. E Melilli ha fatto carriera. Lo scorso febbraio Dario Franceschini lo ha indicato tra gli otto membri della nuova e rifondata segreteria del Pd dopo l’uscita di Walter Veltroni. Un balzo sulla ribalta nazionale per Melilli, che nel frattempo dopo avere lasciato l’ANCI ha cumulato cariche e imparato a gestire il potere. Nell’Ages, oltre al presidente Melilli, in consiglio di amministra- zione si segnala la presenza di Adriana Vigneri, ex parlamentare Ds ed ex sottosegretario agli Interni. Il Pdl è rappresentato da Daniela Ruffino, sindaco forzista di Giaveno (Torino), il paese dove è stato primo cittadino il deputato Osvaldo Napoli che per il centrodestra è stato l’uomo forte a presidio degli enti locali, e da Ida Nicotra, consi- derata vicina al sindaco di Roma Gianni Alemanno. Con loro siedono in CDA anche Carlo Paolini, storico city manager di Firenze e sodale di Leonardo Domenici (sindaco uscente ed ex presidente dell’ANCI) , e Mauro Guerra, coordinatore nazionale dell’ANCI per la consulta dei piccoli Comuni.

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A tutti loro si deve, per esempio, la delibera che a dicembre scorso, due giorni prima di Natale, ha stabilito di formalizzare il ruolo dei docenti che tengono i brevi corsi nelle scuole targate Ages. Un bel gettone di 45 mila euro all’anno da distribuire a pochi fortunati. L’elenco dei consulenti beneficiari è pubblicato online e segnala che per il 2009 a incassare saranno anche Roberto Alesse (consigliere per le questioni politico istituzionale del presidente della Camera Gianfranco Fini), Harald Bonura (ex braccio destro al ministero degli Interni di Enzo Bianco) , Filippo Bernocchi (presidente della commissione ambiente dell’ANCI e consigliere comunale di An a Prato), Marco Marafini (dirigente della Provincia di Rieti, della quale Melilli è presidente) , Marcella Castronovo (ex capo del perso- nale ANCI e oggi alto dirigente della presidenza del Consiglio). Nel 2004 è stato eletto presidente della Provincia di Rieti, poi è stato indicato per la presidenza dell’Upi (Unione province italiane), per la vicepresidenza di Mecenate 90, l’associazione culturale presie- duta da Alain Elkann, e per la poltrona più alta dell’Ages. Nei mesi scorsi il CDA ha inoltre assunto la scelta di acquistare per 5,6 milioni un immobile diroccato a Fara in Sabina (Rieti), un paesino a dieci chilometri da dove è nato Melilli, per farne una nuova sede della scuola di formazione Ages. In base al bando di gara serviranno almeno altri 12 milioni di lavori di ristrutturazione per disporre dell’immobile. Totale di spesa quasi 18 milioni per un asset difficilmente rivendibile, è a quasi 100 chilo- metri da Roma, che rischia di pesare come piombo sul bilancio dell’Agenzia. Come se non bastasse, lo scorso 25 febbraio un’altra delibera del CDA è finita in un’interrogazione parlamentare del vicepresidente dell’Udc Michele Vietti. L’ex sottosegretario all’Economia contesta la scelta di assegnare una voce stipendiale aggiuntiva, sotto il nome di «diritti di segreteri- a», ai segretari comunali inattivi e senza sede che però vengano utilizzati nell’agenzia o nelle scuole.

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Una mossa su cui ha indagato anche la Corte dei conti visto che la delibera Ages assegna ai destinatari del provvedimento un bonus aggiuntivo pari al 30% dello stipendio. Il trattamento è quello identico riservato finora ai segretari comuna- li in attività che svolgano compiti notarili rogitando contratti per conto dei Comuni dove lavorano. Ma con la delibera Ages sarà possibile incassare il bonus del 30% non lavorando, ma semplicemente svolgendo un imprecisato servizio presso la stessa Agenzia. Secondo Vietti, si tratta del «perpetrarsi di un’indebita elargizione di denaro pubblico che si configura come danno erariale».

La stampa nazionale sulle spese dei Comuni:

Trasferte in comune di Vittorio Malagutti “Sperconi.it” – Giugno 2009

Per la giunta di Letizia Moratti ormai Zincar è il marchio di un incubo. Una storiaccia brutta, su cui ora indaga anche la Procura di Milano, scandita da affari sballati, consulenze agli amici, salti mortali contabili. Ma ancora non basta, perché adesso si apre anche un fronte bulgaro Secondo quanto “L’espresso” ha potuto accertare, la società comunale milanese appena travolta da un crack da 20 milioni, avrebbe speso decine di migliaia di euro per finan- ziare i viaggi in Bulgaria del suo presidente Vincenzo Giudice, consigliere comunale del Pdl, accompagnato da una pattuglia (tre o quattro persone) di consulenti o sedicenti tali. Tutti i costi erano a carico delle disastrate casse della Zincar. Le trasferte, forse una mezza dozzina in tutto, si sono svolte tra la fine del 2007 e i primi mesi del 2008. La meta finale era Plovdiv, seconda città della Bulgaria. Il fatto è che al momento non si capisce bene per quale motivo la delegazione milanese abbia fatto la spola con la Bulgaria. Il sito Internet della Zincar accenna alla “validazione di un progetto” per una centrale eolica da costruire su una montagna del Paese balcanico. Ma sembra difficile che per questo lavoro si sia mosso, e più di una volta, addirittura il presidente della società. Senza contare che dai primi accertamenti della Procura risulterebbe che anche una delegazione bulgara sarebbe approdata più volte a Milano, con tutte le spese sempre a carico dell’azienda municipale milanese. Al Comune di

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Milano c’è chi ricorda che nel maggio del 2008 anche il sindaco Moratti ha fatto visita a Plovdiv. Era una viaggio ufficiale e in quell’occasione, si disse all’epoca, vennero siglati accordi di collaborazione tra le due amministrazioni per lo sviluppo di tecnologie destinate alla “messa in sicurezza” della città bulgara. Tutta questione di diplomazia, allora? Gli uomini di Zincar facevano da apripista al sindaco e alla sua strategia del sorriso verso gli amici balcanici? Può darsi. Certo è che l’operazione Plovdiv, rimasta sin qui un segreto ben custodito, ha contribuito ad affossare i conti dell’azienda comunale. Insieme a Giudice prendeva abitualmente il volo per la Bulgaria un codazzo di consulen- ti, tutti ben pagati. Il gruppo comprendeva anche un ottantenne sottufficiale in pensione dell’esercito, tale Giuseppe Roselli, che amava presentarsi ai suoi interlocutori come un generale. Roselli è una vecchia conoscenza di Domeni- co Scarcella, a sua volta consulente a libro paga di Zincar. Scarcella, 59 anni, ingegnere, è un professionista che vanta agganci importanti nella politica milanese, ramo Pdl. Siede nel consiglio di amministrazione dell’Amsa, l’azienda municipale per la raccolta rifiuti e in passato è stato amministratore della Metropolitana milanese. I documenti all’esame della Procura rivelano che sotto la gestione di Giudice, cominciata a maggio 2007, Zincar ha pagato parcelle per decine di migliaia di euro a Scarcella, che disponeva di un ufficio tutto suo presso la sede della società milanese. Un trattamento simile è stato garantito anche a Calogero Casilli, un altro dei fortunati partecipanti alle trasferte a Plovdiv. Insomma, ricchi premi per tutti, mentre la Zincar andava a fondo. E i bilanci? No problem, come hanno scoperto i liquidatori Angelo Provasoli e Angelo Casò. Bastava truccare il valore degli appalti in corso di esecuzione, inserendo nei conti valori superiori a quelli reali. Così si nasconde- vano le perdite e la giostra delle consulenze agli amici degli amici poteva continuare. Eppure, almeno sulla carta, il Comune di Milano avrebbe dovuto vigilare sulla gestione della propria controllata. Ma, a quanto pare, nessuno per anni si è accorto di niente. Fino al crack di fine maggio. E allora addio consu- lenze d’oro. Addio gite a Plovdiv.

I cassonetti di Palermo con le misure sbagliate

Sembrava impossibile anche a loro, agli ingegneri, agli autisti e agli spazzini di lungo corso convocati in gran segreto sul piazzale della discarica di Bello-

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lampo. Spingi a destra, spingi a sinistra. Niente. Spingi da sotto, spingi da sopra. Niente. Riprova a destra, riprova da sopra. Niente, ma proprio niente da fare. I cassonetti comprati l’anno scorso per far partire a Palermo la raccolta differenziata non vanno bene. Misure sbagliate, sistema di aggancio incompa- tibile: i camion non li possono sollevare e svuotare. Se ne sono accorti diversi mesi fa quelli dell’Amia, l’azienda comunale che si occupa di rifiuti e di cui spesso si è occupata la magistratura. Visto il comprensibile imbarazzo, hanno provato a tenere nascosta la notizia. E pure i cassonetti, confinati in un piazzale fuori città. Li avevano comprati un anno fa, primo blocco da 1.500 esemplari a 500 euro l’uno per un totale di euro 750 mila a spese dell’ignaro contribuente. Dovevano consentire il recupero di carta, plastica e vetro, risollevando Palermo da quel misero 4 per cento di raccolta differenziata che spinge la quinta città d’Italia in fondo alla classifica nazionale. E invece si sono trasformati da contenitore per i rifiuti in rifiuti punto a basta. Mai utilizzati, nemmeno per un giorno. Inservibili anche per sostituire almeno una parte dei 5 mila cassonetti incendiati o danneggiati nelle ultime settimane in città, quando la raccolta si è fermata per mancanza di soldi e i palermitani hanno cominciato a dare fuoco ai cumuli di spazzatura che riempivano le strade. Ancora adesso sono fermi in quel piazzale di Bellolampo, la discarica cittadina vicina all’esaurimento (ovvio) visto che senza differenziata tutta la spazzatura finisce qui. Avvistarli non è cosa semplice: la discarica è recintata e sorvegliata. Bisogna prendere la strada che sale verso Torretta e poi tagliare per i rimboschimenti della forestale, armati di un buon teleobiettivo. Chi ha sbagliato? Non la ditta che ha costruito i cassonetti e li ha regolarmente consegnati. Era proprio l’ordine ad essere impreciso e adesso l’Amia non può rivalersi su nessuno. L’azienda ha pure provato a rivenderli come affarone di seconda mano. Ma il salvataggio in corner non è riuscito. Qualcuno aveva pensato di piazzarli negli Emirati Arabi, visto che lì l’Amia doveva partecipare ad un bando proprio per la raccolta differenziata. Ma nemmeno gli arabi ne hanno voluto sapere. Di quelle missio- ni a Dubai ed Abu Dhabi resta solo l’inchiesta aperta nelle settimane scorse dalla magistratura palermitana. In 22 viaggi la delegazione guidata dall’allora presidente del consiglio d’amministrazione, Vincenzo Galioto, ora senatore del Pdl, avrebbe speso almeno 300 mila euro. Più o meno la metà di quanto l’Amia ha pagato quei cassonetti ancora fermi sul piazzale. Cassonetti che adesso rischiano di fare la stessa (triste) fine degli ultimi camion per la raccolta

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comprati dall’Amia. Con un debito che supera i 150 milioni di euro, l’azienda non riesce a pagare l’assicurazione dei nuovi mezzi, che quindi restano chiusi in garage. Solo che l’Amia non riesce a comprare nemmeno i pezzi di ricam- bio necessari per i camion vecchi, gli unici che circolano ancora. Non resta che smontare i camion nuovi e prendere da lì i pezzi che servono per quelli vecchi. Anche per i cassonetti mancano i pezzi di ricambio: solo per rimettere a posto tutte le ruote danneggiate o sparite negli ultimi anni servirebbero 50 mila euro. Soldi che l’Amia non ha. Qualcuno in azienda ha pensato di riciclare le ruote di quei cassonetti fermi sul piazzale, che tanto non servono a niente, e rimontarli su quelli vecchi che zoppicano in strada. Un modo per limitare i danni ma attenzione: la compatibilità non è stata ancora verificata. Visti i precedenti, si raccomanda prudenza. Lorenzo Salvia - Corriere.it, 21 giugno 2009 L’auto sovvenzione allo Sceriffo della Lega di Treviso Le parole di Giancarlo Gentilini spesso sono materia da aula di giustizia. Proprio ieri è stato rinviato a giudizio per istigazione all'odio razziale per le sue frasi su rom, immigrati e musulmani. Ma nella deriva italiana ci siamo abituati a tutto. E così non scandalizza scoprire che il Comune di Treviso ha stan- ziato diecimila euro per fare stampare un volume sull'opera del più celebre "sceriffo" leghista. Un finanziamento deciso mentre lo stesso municipio taglia con la scure i fondi per assistenza sociale e per altre iniziative di più diretta utilità. Gentilini, ex primo cittadino per due mandati ora costretto a fare il vice sindaco ma, di fatto, dominus dell'amministrazione, ha difeso l'auto-sovvenzione: " È giusto che i cittadini sappiano cosa è stato fatto. E anche quelli di Treviso devono sapere, altrimenti si dimenti- cano del casino che c’era prima del mio arrivo, nel 1994. I soldi quindi li spendo prima per i miei cittadini, per far vedere loro cosa abbiamo fatto per la città. Per i servizi sociali e per gli immigrati, arriveranno altre somme più avanti". Il popolo è sovrano e in ben quattro elezioni consecutive i trevigiani hanno ribadito la loro fiducia a "Super G".

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Resta il dubbio: ma se il libro venisse messo in vendita, non si potrebbe fare a meno della sovvenzione pubblica? Una raccolta delle frasi di Gentilini, da quando voleva far "vestire gli extracomunitari da leprotti" per sparargli addosso o l'invito a "mandare e pregare e pisciare i musulmani nel deserto" o l'ultimissimo appello per "l'elimi- nazione” dei bambini rom che rubano agli anziani" potrebbe diventa- re un manuale di studio sull'era dell'intolleranza, di grandissima diffusione. Spreconi.it, 18 marzo 2009

Palermo, mogli e parenti sfrecciano con il pass.

Qual è il problema più grave che affligge la Sicilia? La piaga che la diffama nel mondo? Il traffico, certamente. Era la battuta chiave del film di Roberto Benigni "Johnny Stecchi- no". Ed è forse per questo che in tanti a Palermo si sono lanciati su uno dei privilegi più ambiti nell'Italietta delle scorciatoie: il permesso per le corsie preferenziali. Come la più celebre spedizione garibaldina, oggi sono a mille a fare breccia nei divieti alla circolazione e infilarsi in strade libere sfrec- ciando accanto a code consolidate. La cronaca cittadina di Repubblica ha reso noto l'elenco dei 1060 infiltrati. C'è ad esempio Vittorio Sgarbi, che fa il sindaco di Salemi (Trapani) ma ottenne il pass quando era commissario per il sito archeologico di Piazza Armerina (Enna): in entrambi i casi, incarichi che non dovreb- bero richiedere l'alta velocità nell'attraversare Palermo. Ma fa molto discutere anche il permesso concesso alla moglie di Angelo Alfano, ministro per la giustizia. Per carità, di sicuro oggi la signora Alfano ha sacrosanto diritto a scorta e corsie lampo. Il fatto è che il permesso venne concesso prima della nomina a Guardasigilli, quando il marito era il coordinatore regionale di Forza Italia: la signora Alfano lo chiese e ottenne come "titolare di uno studio legale", praticamente la sola con questa moti- vazione.

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Molti invece sono i parenti che circolano rapidamente grazie ad illustri rappresentati in Comune che hanno ottenuto pacchetti di autorizzazioni. C'è Massimo Collesano, funzionario municipale ed ex responsabile dei Grandi eventi cittadini, ne ha ottenuti otto: uno è andato alla compagna, uno a un 73 enne con utilitaria Ford e uno a una signora di 83 anni che lo usa per una potente Bmw. Otto permessi anche al dirigente del settore Verde, uno per la Fiat della sua consorte: ma si vede che i giardini impongono la fretta. Un esponente dell'Udc ne ha ottenuti tre, pur non avendo incarichi nell'amministrazione cittadina: ma la politica non può perdere tempo nel traffico normale. Altri invece hanno presentato motivazioni singolari. Lucio Tasca, patron della casa vinicola, ha ottenuto il lasciapassare come avvocato cassazionista. Per non parlare di una lista di raccomandati, beneficiati come esponenti di ONLUS, prive di telefono e di sito web, ma pronte a correre senza intoppi. Adesso il sindaco di centrodestra Diego Cammarata dovrà rinnova- re i permessi che la sua giunta ha regalato: chissà se userà maggior rigore. O se la logica del piccolo privilegio verrà premiata ancora una volta. Spreconi.it, 09 gennaio 2009

Scandalosa Firenze, ecco le buonuscita d'oro

La Firenze degli scandali offre nuovi tasselli di perplessità. Piccole tessere, forse, che compongono un mosaico carico di interrogativi sulla gestione della metropoli. L'ultima scoperta riguarda le buonuscita d'oro dell’Ataf, la munici- palizzata dei trasporti: cinque manager si sono portati via un ricco extra, in tutto un milione di euro. Un bel regalo, confezionato con soldi pubblici. La Guardia di Finanza è entrata in azione dopo un esposto dei Cobas e una polemica sollevata a Palazzo Vecchio dal capogruppo del Ps.

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L'Ataf, infatti, è un consorzio di nove municipi, ma il Comune di Firenze ovviamente è, di fatto, l'azionista più importante. E mentre l'opposizione si è rivolta al sindaco Leonardo Domenici chiedendo spiegazioni, gli investigatori hanno rifatto i calcoli e hanno presentato denuncia alla magistratura contabile. Secondo le Fiamme Gialle, la responsabilità per quei doni che valgono un milione è dell’assessore fiorentina Tea Albini, del presi- dente e di uno dei membri del Cda ed 'ex sindaco della confinante Campi Bisenzio: gli viene contestato di non avere esercitato il dovere di controllo sulle elargizioni. Solo nel caso del direttore generale Sassoli, sostituito con l'ex top manager della Trambus capitolina, l'azienda fiorentina ha rischiato di dovere regalare tre anni di stipendio: più di mezzo milione, solo per essersi scordata di dargli il preavviso. Spreconi.it, 19 dicembre 2008 Genova: Il Palazzo di zucchero:. L’Ateneo lo paga il doppio. Un palazzo di zucchero, il più goloso degli affari. Perché solo ora si scopre che l'Università di Genova nel 2001 ha comprato un edificio pagandolo una cifra insensata: il doppio esatto di quanto solo sette mesi prima aveva speso l'immobiliare che poi lo ha rifilato all'ateneo. Stiamo parlando dell'ex Palazzo Eridania che oggi ospita la facoltà di Scienza della formazione. Dopo sette anni la procura ha aperto un'inchiesta: il reato ipotizzato è la truffa. L'ateneo ha pagato 30,8 miliardi di lire, più altri cinque di ristruttura- zione, nel marzo 2001 per un immobili che a settembre 2000 l'Erida- nia aveva dato via per 17 miliardi e mezzo. Non solo. Nella stessa operazione l'università cedette in permuta un palazzo in una delle aree di maggior pregio di Genova: quattro piani e novanta vani, valutati 2,4 miliardi di lire. In questo caso, invece, la stima sarebbe stata fatta al ribasso e l'immobile praticamente svenduto. Non c'è che dire: le menti di questa compravendita sono state geniali. Hanno ceduto in saldo e acquistato a peso d'oro, tanto si trattava di denaro dei cittadini. A beneficiare di questo spreco di fondi pubblici è stata una misteriosa immobiliare, la “Cave di Yarm”.

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Secondo il "Secolo XIX" risulta intestata a un geometra, poco noto ma molto attivo in tutte le grandi transazioni condotte con enti pub- blici in quella stagione. Ora c'è da sperare che la procura capisca cosa è successo: se i vertici dell'ateneo sono stati collusi o semplicemente stolti. Il rettore dell'epoca era Sandro Pontremoli. A denunciare invece le anomalie del caso è stato il successore Gaetano Bignardi. Ma nei conti dell'ateneo adesso si sta materializzando una voragine, in continua espansione: un buco di decine di milioni di euro. Legato soprattutto a queste disastrose attività immobiliari. Spreconi.it, 25 novembre 2008

Palermo, consulenze ai principianti. Condannato il Sindaco.

Palermo è un'altra città che certamente non brilla per efficienza dei servizi comunali. Ma anche lì ogni occasione pare buona per buttare un po' di soldi. C'è un progetto da fare? Perché affidarsi ai tecnici del municipio se si possono ingaggiare dei consulenti esterni? Una soluzione accettabi- le solo nel caso di nomi di grido o problemi particolarissimi da affrontare. Il guaio è che quasi sempre gli incarichi finiscono invece a perso- naggi sconosciuti ai più e molto legati ai pochi che contano in comu- ne. L'ultimo caso riguarda Palermo dove la Corte dei Conti ha condannato il sindaco Diego Cammarata (Pdl) a risarcire 200 mila euro. Secondo i giudici, i dieci incarichi assegnati nel 2004 per il recupe- ro dell'area dei Mercati Generali e dell'ex Chimica Arenella erano assolutamente inutili. In sintesi, gli incarichi per un valore di 300 mila euro sarebbero stati assegnati senza rispettare criteri. Una pioggia di euro su figure che non avrebbero i requisiti minimi per occuparsi di questa materia: praticamente dei principianti. I giudici sostengono che sarebbe bastato dare un'occhiata ai curricu- lum per rendersene conto.

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Infatti, le consulenze sarebbero andate anche a ingegneri e architetti praticamente inesperti: la cui «durata minima dell'esperienza profes- sionale» è «insussistente». Alcuni, poi, non c'entravano nulla con l'opera inchiesta. Cammarata ha scaricato tutto su Federico Lazzaro, dirigente dell'ur- banistica. Ma i magistrati contabili non gli hanno creduto: il sindaco dovrà risarcire 200 mila euro, Lazzaro altri 100 mila. Il tutto per la «leggerezza gestionale e la condotta gravemente colposa». Speconi.it, 21 ottobre 2008

Finanza alla Milanese. Il Comune brucia 300 milioni di euro.

Chi è stato? Basterebbe rispondere a questa domanda per aiutare i cittadini milanesi e tutti gli italiani a capire come viene speso il denaro pubblico. Chi è stato nel 2005 a decidere di impegnare il Comune di Milano in un derivato, ossia in uno di quei prodotti finanziari che si sono trasformati in mostri divorando le casse di chi li aveva sottoscritti? Secondo le denunce del Pd, il derivato su un prestito obbligaziona- rio di 1.685 milioni di euro ha già provocato 300 milioni di euro di perdite. Invece le banche (Deutsche, Depfa, Ubs, JpMorgan ) si sarebbero assicurate - secondo la stessa fonte - tra i 73 e gli 85 milioni di com- missioni occulte. Ieri, dopo una lunga assenza, anche il sindaco Letizia Moratti si è presentata in consiglio comunale per rispondere alle interrogazioni sullo scandalo derivati. Ha detto che "i derivati sono utilizzati da centinaia di istituzioni". Giusto. Ma sindaci come quello di Marsala, che hanno suicidato le loro finanze a colpi di derivati, si sono potuti difendere con la scarsa competenza finanziaria dei loro uffici. Milano non disponeva di tecnici in grado di valutare in modo più accorto la situazione? Letizia Moratti ha dato sfoggio di competenza, sostenendo che non era giusto parlare di minusvalenze poiché i

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derivati scadono nel 2035. E annunciato che nominerà un collegio di consulenti legali per studiare come reagire al mostro derivato. Meglio tardi che mai. Le minusvalenze lo scorso anno erano di 170 milioni, quest'anno di 300. E il prossimo? E non sarebbe il caso di licenziare i responsabili di questa scelta disastrosa: tanto le quattro banche beneficiate difficilmente gli neghe- ranno la loro riconoscenza... Spreconi.it, 17 ottobre 2008.

L’uomo pagato per contare le rastrelliere

In un vecchio film, Totò truffava un disoccupato assumendolo per censire i piccioni di piazza San Marco. E forse è a quello che si sono ispirati i dirigenti di Palazzo della Signoria nell'assegnare una delle consulenze più folli degli ultimi anni. Il Comune di Firenze, guidato da Leonardo Domenici, ha pagato un professionista esterno per contare le rastrelliere delle biciclette. Avete letto bene: uno specialista per «il monitoraggio dello stato delle rastrelliere» dove si parcheggiano i velocipedi. Compenso per la missione: ben 12.600 euro. Possibile che tra tutti i dipendenti del municipio fiorentino non ci fosse nessuno per svolgere lo stesso lavoro? La vicenda, che risale al dicembre 2003 ed è stata rivelata dal "Corriere di Firenze", è emersa grazie a un'inchiesta della Finanza. Adesso la Corte dei Conti ha chiesto spiegazioni al dirigente del Comune: la magistratura vuole sapere come è possibile che nessun dipendente fosse in grado di portare a compimento lo stesso censi- mento. Il funzionario nel mirino non è un travet qualunque, ma l'ex presi- dente dell'ordine degli architetti. A proposito, la Guardia di Finanza ha trovato anche un'altra consu- lenza sorprendente: un dossier sullo stato dei bagni pubblici. Impresa per cui un professionista esterno ha ricevuto tremila euro. Almeno in questo caso, si può letteralmente parlare di soldi buttati nel gabinetto. Spreconi.it, 09 ottobre 2008

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Bologna, il ritocchino extra per le Auto Blu

Certo, le cifre sono piccole rispetto alla valanga dello sperpero italiano. Ma sono indicative dell’incapacità di tirare la cinghia, anche nelle città più vicine all'Europa. Così si scopre che a Bologna alla vigilia di Ferragosto il comune ha stanziato un fondo extra per le auto blu. Per tutto il 2007 era stato previsto di spendere 25 mila per le vetture con autista a noleggio destinate agli amministratori e i dirigenti del municipio, ma dopo otto mesi quei fondi sono finiti. È stato necessario un ritocchino di 10 mila euro che porta il totale a 35 mila euro. Bologna è di sicuro un esempio virtuoso. Ha scelto di rinunciare alle auto blu di proprietà e agli autisti assunti dal municipio ricorrendo al noleggio esterno. Si è scesi così dai 69 mila euro del 2003, epilogo della giunta Guazzaloca, a 45 mila nell'anno successivo, 36 mila nel 2005 e addirittura 29 mila nel 2006. Il sindaco Cofferati, per esempio, alterna la bicicletta alle trasferte con l'auto blindata della Digos, imposte come misura di protezione dopo le minacce di matrice terroristica. Ci si chiede però perché in una città dove i mezzi pubblici funzio- nano, c'è un nodo ferroviario per andare dovunque e tante piste ciclabili non si possa fare di più. E rimanere fedeli all'impegno iniziale, rinunciando ai 10 mila euro extra. I tanti cittadini che non riescono a fare fronte al caro benzina di sicuro lo apprezzerebbero. Spreconi.it, 27 agosto 2008

Canzonette in piazza tra truffe e fondi buttati via.

Il galà dello spreco è un classico d'agosto. Un moltiplicarsi di concerti, premi letterari per ogni gusto o improba- bili spettacoli teatrali prolifera sulle piazze di tutta la penisola o riesce persino a infilarsi nel tardo palinsesto Rai.

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Ma dietro questi affanni artistici c'è un fiume di denaro pubblico che viene bruciato nel modo più effimero, alimentando fortune priva- te e corti politiche. Adesso a Trieste una controversa inchiesta giudiziaria sta facendo affiorare molti dei meccanismi che mandano avanti questo show business dell'estate italiana. Indagine controversa, perché il manager arrestato con l'accusa di avere truffato 300 mila euro di denaro alle istituzioni è stato poi rimesso in libertà dal Tribunale del Riesame. Ma gli accertamenti della Guardia di Finanza ricostruiscono le rotte che permettono lo sperpero e i limiti del codice penale. Al centro c'è l'abuso di società no profit: società che godono di tasse agevolate perché fondamentali per fare beneficenza e attività social- mente rilevanti. L'impresario triestino - secondo l'accusa - avrebbe usato una società a guadagno zero presentandosi più volte a bussare cassa: lo stesso progetto veniva finanziato dal Comune, dalla Provincia, da privati così da no-profit diventava triplo-profit. E spesso le stesse fatture venivano fatte pagare due volte senza che municipio o provincia se ne accorgessero. Insomma, soldi due volte buttati via. Dalle carte dell'indagine si scopre il prezzo di questi show: 57 mila euro per una serata ispirata alla Dolce vita, cifre simili per un tributo a Lucio Battisti. E questo mentre tutte le amministrazioni piangono miseria. L'inchiesta però avrebbe fatto emergere anche i limiti della legisla- zione attuale sulle società no profit. Nel caso in questione, per esempio, i soci fondatori della sigla di beneficienza erano ignari dell'uso "commerciale" che ne veniva fatto. Ma secondo la tesi della difesa, accolta dal Tribunale del Riesame, per situazioni come queste alle no-profit non si può contestare il reato di truffa. Al massimo, si può formulare un'accusa penale più lieve, che non prevede l'arresto. Insomma, una doppia beffa. Che rischia di danneg-

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giare tutte le ditte che fanno seriamente attività no profit. E pensare che sono solo canzonette. Spreconi.it, 21 agosto 2008

La Bolletta di Napoli: 600.000 euro per i telefonini

L'incredibile non conosce confini. Perché le notizie sullo spreco nel Comune di Napoli superano ogni decenza. L'ultima riguarda le spese per i telefonini. Secondo l'ex assessore Donata Rizzo D'Abundo le bollette lo scorso anno sono arrivate a 600 mila euro. E quest'anno la situazione non è migliorata. In quattro mesi soltanto i 60 cellulari assegnati ai consiglieri comunali hanno consumato 57 mila euro di telefonate: una cifra sorprendente. Sindaco e assessori - che si ritiene abbiano una quantità maggiore di conversazioni legate al loro incarico - in due mesi ne hanno spesi soltanto 4.600, con una nota di merito sulla sobrietà personale di che si è fermata a 203 euro. Tra i consiglieri ci sono dei maratoneti del telefonino. Enzo Russo del Pd risulta avere fatto pagare 7.500 euro in due giorni: una cifra che non si riesce a spiegare e che l'interessato si è detto pronto a rimborsare. Il record stagionale è di Andrea Santoro di An: circa 9.000 euro di cellulare a carico del municipio in quattro mesi. Leonardo Impegno (Pd) lo segue con 7983, terzo Umberto Minopo- li (FI) con 4387. Ci sono anche casi virtuosi, o forse semplicemente normali: Massimo Paolucci (Pd) e Stanislao Lanzotti (Udc), che restano sui 10 euro al mese. Un segno di speranza in una palude che affonda la credibilità delle istituzioni. Spreconi.it, 18 giugno 2008

Sottopasso e sovraprezzo. Così a Firenze si gonfiano i costi.

Sotto-passo e sovra-prezzo.

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Così i metodi finanziari più moderni, nati per realizzare opere pubbli- che trasparenti e senza ritardi, sembrano essere diventati lo strumento per riproporre vecchi vizi. Come quello dei costi per i cantieri che lievitano di anno in anno, fino a sfiorare il raddoppio. La lezione arriva da Firenze, che ha scelto il project financing per una serie di interventi destinati a cambiare il volto della città. Tra queste il sottopasso di viale Strozzi pare destinato a diventare un monumento allo spreco. I costi sono passati da 5 milioni previsti ad oltre 8, tutti a carico del Comune. Secondo gli inquirenti, le spese in molti casi sono state gonfiate ad arte. La Guardia di Finanza, per esempio, ha calcolato che per il sottopasso sono state utilizzati 2.416 metri quadrati di pietra pregiata ma ne sono state fatturate al Comune 2.792. Stessa moltiplicazione virtuale per i cubetti di porfido. Così si arriva a un sovra-prezzo di 3 milioni 187 mila: oltre il 60% in più rispetto al contratto. Le Fiamme Gialle hanno segnalato questa e altre opere urbane alla Corte dei conti, sostenendo che quei soldi in più non andassero pagati: una responsabilità che ricadrebbe soprattutto sull'architetto Gaetano De Benedetto, numero uno della direzione urbanistica del Comune, ma che in seconda istanza coinvolgerebbe tutta la giunta di Palazzo Vecchio, sindaco incluso, accusata di avere pagato i milioni extra senza vigilare. Adesso scende in campo anche la Procura, che indaga sul sottopas- so per il reato di truffa: quattro persone sono sotto inchiesta, tra loro l'ingegnere che presiede Firenze Mobilità, designato dal colosso delle costruzioni Baldassini-Tognozzi-Pontello e che ha un ruolo in tutte le nuove iniziative urbanistiche cittadine. Spreconi.it, 19 febbraio 2008

I mezzi fantasmi della differenziata di Napoli

È uno scandalo nello scandalo, che nessuno riesce a spiegare.

CAPITOLO 25 – I COMUNI 283

Un enigma partenopeo, la cui soluzione è sepolta da montagne di spazzatura e malaffare. Nel 2000 in Campania sono stati spesi ottanta milioni di euro per acquistare mezzi destinati alla raccolta differenziata: strumenti fon- damentali per sconfiggere il mal di rifiuti che già allora aggrediva la regione. Questa armata di camion compattatori e veicoli speciali però è letteralmente sparita nel nulla: non si riesce a capire dove siano finiti i mezzi. Forse sono stati sabotati e distrutti. Forse sono stati consegnati alle aziende private a cui è stata appaltata la gestione della nettezza urbana in provincia grazie al famigerato sistema dei "consorzi di bonifica". Forse sono stati sottratti e vengono utilizzati con profitto dalle ditte campane che tengono lindi molti comuni del resto d'Italia. Ma di sicuro non compiono la missione strategica a cui erano assegnati. Dei mezzi fantasmi si discute dal 2004: risale ad allora la prima denuncia del Commissario Catenacci sul mistero napoletano. Dopo soli quattro anni la flotta degli ottanta milioni era già svanita. Catenacci spiegò alla Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti: “Ho la sensazione che molti di quei veicoli non siano mai stati usati, che abbiano preso una strada sbagliata”. Nemmeno il prefetto Berto- laso ha risolto il giallo: eppure non è semplice dissolvere tanti veicoli tutti insieme. Adesso c'è una triplice inchiesta in corso. Indagano procura, ispetto- ri della Protezione civile e “007” del Tesoro: basteranno per ricostrui- re la rotta dei camion? Finora ci è sembrato di rivedere quella scena dell'adattamento cinematografico de "La pelle" di Curzio Malaparte: un carro armato americano che nel 1943 viene portato in un cortile di Napoli e fatto sparire in un lampo smontandolo fino all'ultimo bullone. Che anche i compattatori della differenziata abbiano subìto la stessa sorte? Spreconi.it, 25 febbraio 2008

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Treviso, Le Case Popolari della Casta Padana

Case a prezzi popolari? Sì, ma ai leghisti che le hanno gestite. Quello che è accaduto nella Treviso del boom mostra che non ci sono grandi differenze tra nord e sud nella mala gestione pubblica. Per il "Progetto casa", un piano finanziato dall'Ater (l'ente che ha ereditato la gestione delle case popolari), politici e loro familiari si sono insediati in pole position. Il piano riguarda la costruzione di 30 appartamenti a prezzo con- venzionato: poco più di 100 metri quadrati per 160 mila euro. Palaz- zine eleganti di tre piani che sorgeranno nella prima periferia della Marca in un quartiere destinato a un grande sviluppo: vi è prevista la nascita della "cittadella delle istituzioni" disegnata da Mario Botta. Ma le graduatorie delle assegnazioni si sono rivelate sorprendenti. Chi si è classificato secondo per ottenere l'alloggio a prezzo agevola- to? Pierantonio Fanton, presidente proprio di Progetto casa, consigliere dell'Ater e consigliere comunale leghista nel municipio del celebre Giancarlo Gentilini. Fanton è stato tra i primissimi a depositare la domanda nel giorno stesso dell'apertura del bando. Anche il primo nella graduatoria di assegnazione è un nome noto in città. Si tratta di Giobatta Zampese: è il padre del consigliere comunale leghista Sandro, che presiede anche l'azienda pubblica di trasporto locale. Volete una chicca finale? Fanton e Zampese Junior sono soci nello stesso studio professionale di architettura. Il Carroccio si è difeso: le domande sono state valutate da una commissione. Ma in città la sinistra parla di "Casta padana". Ed è difficile darle torto. Spreconi.it, 4 aprile 2008

CAPITOLO 25 – I COMUNI 285

Comuni Italiani (8102 comuni di cui inferiori ai 5.000 abitanti 5.828) Emolumenti e indennità per i membri dei Consigli e delle Giunte comunali (anno 2004 media nazionale per difetto) Valori medi espressi in euro (fonte: Società libera) (N.B. Ci sono, per esempio, Sindaci che percepiscono Euro 1.000,00 al mese ma anche Sindaci che percepiscono Euro 15.000,00.- al mese, per cui abbiamo adottato una media per tutti)

Emolumento Emolumento Numero Totale mensile annuale degli eletti annuale Sindaco 6.000 72.000 8.102 583.334.000,00 Vice-Sindaco 3.000 36.000 8.102 291.672.000,00 Presidente Consiglio 2.700 32.400 8.102 262.504.800,00 Assessore 2.700 32.400 40.780 1.321.272.800,00 Consigliere 140 1.680 99.140 166.555.200,00

Totale Indennità Annuali: 2.625.338.800,00.-

• Gettone di presenza medio per i Consiglieri Comunali Euro 35,00 .- I 99 .140 consiglieri svolgono, in media, 12 consigli comunali all’anno che moltiplicati per Eu- ro 35,00.- a seduta di media, determina un totale di spesa di Euro 41.638.800,00.- all’anno per i gettoni di presenza al consiglio comunale. • Gettone di presenza medio per gli Assessori alle Giunte Comunali Euro 45,00 .- I 40.780 Assessori svolgono, in media, 24 sedute di giunta all’anno, che moltiplicate per Euro 45,00.- a seduta di media, determina un totale di spesa di Euro 44.042.400,00.- all’anno per I gettoni di presenza alle Giunte Comunali.

(Nota Bene: Nei costi politici NON sono inclusi privilegi e spese come: Commissioni, Telefonini e Schede Telefoniche con Abbonamento ai Gestori telefonici e il costo delle telefonate – Auto Blu di Servizio – soprattutto per I Comuni oltre I 50.000 abitanti – Autisti e Costi di Gestione delle Auto di Servizio – Rimborsi Spese varie. Infine molti Consiglieri percepiscono ulteriori indennità legate al loro diritto di essere nominati nelle Comunità Montane)

Totale costi politici dei Comuni italiani:

Euro 2.711.020.000,00

Costo annuale medio per un consigliere comunale – Euro 27.345,37 (costo medio, ma naturalmente i più avvantaggiati sono Sindaci e Assessori dei comuni superiori ai 5.000 abitanti.)

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CAPI TOLO 26 – LE CIRCOSCRIZIONI 287

Capitolo 26 – Le Circoscrizioni

Circoscrizioni di Decentramento Comunali (più semplicemente denominate “Circoscrizioni”)

Le Circoscrizioni sono Organi dei Comuni dotate di autonomia ma prive di personalità giuridica e, in pratica, possono essere istituite nei comuni che partono dai 30.000 abitanti in su'. In tutta Italia sono circa 600 che comprendono 12.541 (0.020% della Popolazione) consiglieri circoscrizionali. Fondamentalmente, hanno il solo potere di riferire al Consiglio Comunale o agli Assessori Comunali di competenza, le necessità del quartiere dove sono eletti e quindi non hanno alcun potere decisionale. Le Circoscrizioni, tramite liste elettorali collegate alle liste dei candidati al consiglio comunale, esprimono 12.541 consiglieri circo- scrizionali che formano un vero e' proprio consiglio comunale zonale, senza però alcun potere decisionale legale (ed e' questo il motivo per il quale molti cittadini ritengono inutili tali sub-consigli). Hanno ovviamente dei costi. Oltre alla sede con personale addetto, mobili e attrezzature di ufficio (sede che da qualche comune viene usata anche per offrire servizi generali, come certificazioni, uffici tecnici di zona ed altri, senza la necessità per il cittadino di dover andare nella sede centrale del Comune) , ci sono le indennità dei Consiglieri Circoscrizionali. Un Presidente di Circoscrizione percepisce in media, Euro 1.620,00 al mese e i consiglieri, in media, Euro 600,00, sempre al mese, per un costo totale nazionale, annuo e medio, di Euro 101.959.000,00.

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Ovviamente, anche in questi costi non sono inclusi: Commissioni, Telefonini e Schede Telefoniche con Abbonamento ai Gestori telefo- nici e il costo delle telefonate, Auto Blu di Servizio, Autisti e Costi di Gestione delle Auto di Servizio, Rimborsi Spese varie (anche questo aspetto e’ stato motivo di enormi critiche per i fautori dell'elimina- zione di tali organismi).

La stampa nazionale sulle spese delle Circoscrizioni:

Circoscrizioni: Una casta piccola piccola. Ma costosa. Antonio Rossitto - Panorama 24 marzo 2009

A Messina gli ingegnosissimi consiglieri di una circoscrizione a nord della città hanno escogitato la “seduta notturna”. Oberati da ordini del giorno impellenti e votazioni improcrastinabili, gli indefes- si si ritrovano sempre più spesso poco prima delle 23.30. Frementi, cominciano a dipanare questioni da cui dipendono vita e morte del quartiere, come i sopralluoghi per verificare eventuali discariche abusive. Incursioni lampo, che durano poco più di una mezz’ora. Nottambuli travolti dagli impegni civici? No, solo scaltri: intascano due gettoni di presenza e possono assentarsi dal lavoro per due giorni. Una doppia beffa per le già malconce casse comunali che pagano gli “impegni istituzionali” del devoto servitore e rimborsano pure il datore. Un caso limite? Mica tanto: in molte città d’Italia le circoscrizioni sono diventate un meccanismo che alimenta piccoli ma pervicaci potentati. Sono obbligatorie solo nei comuni con oltre 250 mila abitanti, però moltissimi capoluoghi di provincia non riescono a farne a meno. Creando situazioni paradossali. A Gorizia ci sono 10 zone, una più di Milano, e 132 consiglieri, tre meno che a Bari. Beati quindi i 36.110 cittadini della città friulana: possono contare su un eletto ogni 273 abitanti, praticamente un amministratore di condominio. Altrove non va meglio: a Perugia ci sono 13 assemblee e 208 rappre- sentanti. A Reggio Calabria le 15 circoscrizioni danno sostentamento a 315 persone. E in Italia complessivamente sono più di 10 mila

CAPITOLO 26 – LE CIRCOSCRIZIONI 289

quelli a cui viene pagata un’indennità per l’impegno profuso nel risollevare le sorti dei rioni. Un esercito indolente e disarmato, che costa almeno 120 milioni di euro soltanto di retribuzioni. Per questo Mario Valducci, deputato di Forza Italia, ha presentato una proposta per mantenere in vita solo quelle nelle 14 aree metropolitane. Pro- gramma che incontra resistenze tenaci e trasversali. Costano tanto le circoscrizioni? Dipende: al Nord normalmente vengono date ricompense simboliche, con l’eccezione di Trento e Rovereto. Nelle città meridionali, invece, spese strabilianti e retribu- zioni cospicue generano meccanismi ai limiti della legalità. Ma il punto è soprattutto un altro: sono utili? “Nella maggior parte dei casi non fanno nulla” sostiene l’ex senatore della Sinistra demo- cratica Massimo Villone, costituzionalista e coautore del libro Il costo della democrazia. “È solo il primo passo del professionismo politico. Sono organismi svuotati di potere ma costosissimi”. A Napoli ci sono dieci municipalità, altrettanti presidenti, 300 eletti e perfino 30 assessori. Sulla carta trottano tutti: in media due consigli, tre riunioni di giunta, nove commissioni e una conferenza di capi- gruppo a settimana. Ferie estive e natalizie comprese. Attivismo che permette di scansare ogni incombenza lavorativa. Per fare cosa, in cambio? Poco o niente, secondo Norberto Gallo, consigliere della V municipalità di Napoli, quella del Vomero. “Appena insediati abbia- mo scoperto che le scuole le gestisce la provincia, la cartellonistica è in appalto a una società privata, lo stadio è della regione, di strade si occupa il comune. A noi restano praticamente solo i vicoli ciechi”. In teoria il lavoro è frenetico: “Ma tutto è organizzato per ottenere il rimborso massimo” spiega Gallo. Nel 2007, l’ultimo dato disponibile, il comune ha pagato 5.669 gettoni di presenza ai 30 consiglieri del Vomero. Ognuno costa 54,10 euro: in totale sono 307 mila euro l’anno. Considerato che le municipalità sono dieci, il costo arriva a 3 milioni. Ma a Napoli, e in molte altre città del Sud, lo spreco è ben più sostan- zioso. Tutti i prodi hanno diritto al rimborso delle giornate lavorative, perlomeno quando risultano oberati da sedute e commissioni. Cioè sempre. Morale: nella V circoscrizione in un anno sono state rimbor-

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sate 6.231 ore di assenza dall’impiego. Vale a dire più di 600 mila euro. Anche qui i costi vanno moltiplicati per dieci. Così il conto del sistema napoletano arriva, per difetto, a 10 milioni di euro. In alcuni casi, ritiene Gallo, i consiglieri vanno oltre lo sfruttamento parassitario del meccanismo. “Molti colleghi sarebbero stati assunti da imprese compiacenti poco dopo l’elezione e non sono mai andati in ufficio. La magistratura aveva aperto un’inchiesta, ipotizzando la divisione dei rimborsi del comune fra loro e il datore”. Sprechi e illeciti quasi istituzionalizzati, reiterati e apparentemente irrimediabili. “Non c’è alcun controllo. Ognuno può fare quello che vuole” lamenta Ferdinando Pinto, che insegna diritto degli enti locali alla Federico II di Napoli. “L’indennizzo della giornata lavorativa è aberrante, ha prodotto uno stuolo di fannulloni. E di aspiranti tali: il più grande concorso pubblico fatto a Napoli sono state le elezioni nelle municipalità”. A Messina le cose non vanno diversamente. Il comune l’anno scorso ha pagato 1,6 milioni di euro di rimborsi. “Si dovrebbe indaga- re su un meccanismo che ormai sarebbe frequente: il neoeletto viene assunto da una cooperativa” spiega Alessandro Russo, 30 anni, presidente della V circoscrizione. “Firma la presenza alle sedute, poi va a lavorare. A fine mese l’amministrazione paga gli oneri previden- ziali per la sua assenza. Lui ha il gettone. E l’azienda gli oneri previ- denziali, che poi decide se dividere con il consigliere. Un gioco delle tre carte fatto in maniera lampante, che conviene a tutti. Tranne che ai contribuenti”. In Sicilia le circoscrizioni negli ultimi dieci anni si sono trasformate in stipendifici: luoghi dorati dove siedono capibastone di ogni schie- ramento. “Sono quelli che devono controllare il territorio. Portano il verbo dei vari potentati locali e assicurano che funzioni la macchina del consenso” sostiene Russo. Anche qui le incombenze sarebbero sterminate. Il Comune di Messina nel “Regolamento per il decentramento” dell’ottobre 2005 permette ai quartieri di intervenire su tutto: verde, manutenzioni, sport, spettacolo, piccole opere, servizi sociali. E nel 2008 ha passato alle circoscrizioni 110 mila euro. Somma considere-

CAPITOLO 26 – LE CIRCOSCRIZIONI 291

vole, soprattutto per un comune prossimo al dissesto finanziario. Ogni euro però è stato destinato ad “attività e manifestazioni ricreative e aggregative, culturali e di socializzazione del territorio”. Tutti soldi finiti ad associazioni ricreative o culturali più o meno vicine ai vari referenti politici. Per farne cosa? Saggi di danza, sagre della salsiccia, emolumenti per la banda musicale della parrocchia e panettoni alle famiglie a Natale. Consegnati personalmente dagli amministratori rionali, ovvio. E le attività istituzionali? Procedono, seppure un po’ a rilento. Come Penelope, capita di dover tessere e poi disfare. Due settimane fa un consiglio messinese si è riunito in fretta e furia per l’intitolazione di una via. Alla fine tutti d’accordo, chinati sui fogli a firmare la delibera. Peccato che la strada in questione fosse “area di cantiere” e quindi non intitolabile. Due sedute e quattro ore di discus- sione sul nulla. Lo stesso consiglio, qualche tempo prima, aveva ingaggiato una disputa su un cassonetto: va spostato di 30 metri? Segue dibattito: due ore di sudori freddi, mozioni e repliche. Ma si fatica anche sul campo. C’è una piccola buca in una strada? Gli amministratori partono in missione. Si dispongono attorno al pertugio e lo fissano per sei ore. E il giorno dopo si chiudono in aula per altre quattro, per discutere sul modo migliore per segnalare al comune di intervenire. Ovviamente a pagare sono i cittadini: ogni gettone di presenza costa. E pure salato: 60 euro a consigliere, 20 volte quanto veniva elargito solo otto anni fa. Un presidente può arrivare a guadagnare 1.805 euro al mese, un consigliere la metà. L’unica, rigidissima, prescrizione è che ci si ritrovi almeno una volta ogni 30 giorni. Del resto la Regione Siciliana alle circoscrizioni è sempre più ricono- scente. Il 16 dicembre 2008 ha approvato una legge dal titolo promet- tente: “Misure di contenimento della spesa pubblica sullo status dei componenti delle giunte esecutive degli enti locali”. Ma ai propositi è seguita un’applicazione sbalorditiva. Consiglieri e presidenti di Palermo, Messina e Catania si sono visti praticamente raddoppiare lo stipendio. A dire il vero, nella pratica si è distinta pure una regione del lembo opposto: il Trentino-Alto Adige. Anche qui una legge

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regionale ha moltiplicato per due i compensi. A Trento, dove ci sono 12 circoscrizioni e 195 consiglieri, il costo complessivo dei gettoni è salito a 1,5 milioni di euro. A Rovereto, che ha 37 mila abitanti e sette quartieri, a 800 mila euro. Un premio giustificato dall’aumento di beghe rionali da risolvere? Macché, tutto è rimasto uguale. Come a Palermo, dove nulla è cam- biato. “Facciamo perlopiù da passacarte. Abbiamo compiti solo propositivi” sintetizza Marco Frasca Polara, capogruppo del Pd dell’VIII circoscrizione. “Chiediamo di potare un albero, di invertire un senso di marcia, di sostituire una lampada fulminata o dei pali della luce. È avvilente. E la cosa peggiore è che a tutti va bene così: il consiglio comunale è il primo a non volere delegare niente, temendo di perdere potere”. Pure Palermo largheggia negli sperperi: fino a qualche mese fa tutti i presidenti avevano diritto all’auto blu, oggi invece si devono accon- tentare di uno stuolo di segretarie, del cellulare di servizio e di poter viaggiare nelle corsie preferenziali. Solo i capi rione l’anno scorso sono costati al comune 169 mila euro. Un’indennità in cambio della quale, anche loro, hanno l’insostenibile onere di convocare almeno una seduta al mese. Non va male nemmeno ai presidenti delle circoscrizioni di Reggio Calabria: guadagnano poco meno di 2 mila euro al mese, indipenden- temente dalla loro attività. Qui davvero non si lesina. La città ha 185 mila abitanti e 15 quartieri. Gli eletti sono 315. Strapuntini ambitis- simi: nel 2007, alle ultimi elezioni, si sono presentati in 3.400. In palio c’erano 600 euro al mese e pochi pensieri. “Non hanno nessun compito e uno stipendio spropositato” ammette Michele Marcianò, di Forza Italia, il consigliere comunale delegato al decentramento. “In più sono tanti, e ogni tentativo di ridurne il nume- ro incontra resistenze inaudite. Dietro di loro c’è sempre un referente politico di primo piano: li usano come galoppini elettorali e poi li ricompensano con una poltrona comoda e discretamente retribuita”. Anche nella città dello Stretto è previsto che il comune paghi le imprese pubbliche e private in cui lavorano consiglieri e presidenti alle prese con un tourbillon di sedute e commissioni. L’anno scorso

CAPITOLO 26 – LE CIRCOSCRIZIONI 293

l’amministrazione ha liquidato decine di migliaia di euro alle Ferrovie dello Stato, a banche, ad aziende sanitarie, ai policlinici, all’Enel e all’Unione coltivatori italiani. In cambio di cosa? Di disquisizioni sul nulla, nella maggior parte dei casi. Altre volte gli eletti del rione si risparmiano pure quelle. Lo scorso novembre la procura di Reggio Calabria ha rinviato a giudizio 17 persone, accusate di aver trescato per percepire illegalmente i gettoni di presenza nella zona di Ortì, nella periferia della città. I reati contestati sono eloquenti: “falsificazione dei verbali delle commissio- ni”, “contraffazione”, “false attestazioni”, occultamento”. I magistrati hanno scoperto consiglieri con il dono dell’ubiquità: capaci di parte- cipare contemporaneamente a diverse commissioni. Riunioni su riunioni, perfino ad agosto, per proporre, deliberare, richiedere. Non c’era tema su cui si astenessero. Uno sforzo di fantasia che non risparmia alcun quartiere. Una circoscrizione si è vista costretta a convocare una seduta con la massima urgenza. Argomento indifferibile: acquisto di gomme e matite per la segreteria della medesima circoscrizione.

Il Municipio su Internet 1° Municipio - Comune di Roma Piccolo Municipio, grande sito Internet. Questo il motto del presidente del I Municipio del Comune di Roma, il quale ha autorizzato le seguenti spese per la realizzazione e gestio- ne del sito: 2.880 euro alla Rcs pubblicità per reclamizzare la nuova veste in rete dell’amministrazione del centro storico della Capitale; 3.168 euro alla Metro pubblicità srl, rubricati alla voce “campagna pubblicitaria del sito Internet”; 4.790 euro per il compenso al respon- sabile del portale; 14.370 euro per pagare 50 sedute della commissio- ne per il portale istituzionale; 15.000 euro alla ditta Cavalleri Comunicazione srl per la “progettazione grafica ed editoriale e per la realizzazione del portale”. Tiriamo le somme? 35.418 euro per un sito web di un municipio. il Giornale, 31 agosto 2004

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Buon Natale 1° Municipio – Comune di Roma Buon Natale a tutti gli abitanti del Municipio. Firmato, il presiden- te. Costo della buona azione, 3.600 euro, a spese del Municipio, ovvia- mente, versati alla società Interclub spa, per la spedizione degli auguri. Bigliettini semplici, magari comprati all’ingrosso? Neanche per sogno. 5.136 euro versati dalle casse municipali alla ditta Cavalle- ri srl, per la realizza-zione grafica e la stampa dei biglietti di auguri. Un Buon Natale da 5.136 euro. E a Santo Stefano, già tutto finito. il Giornale, 29 agosto 2004

Umanità e politica 1° Municipio – Comune di Roma Un investimento editoriale che lascia perplessi. 2.000 euro spesi dal I Municipio del Co-mune di Roma per acquistare duemila copie di un mensile capitolino che ospitava una lunga intervista, con tanto di fotografie, del presidente del Municipio in questione. Il titolo dell’intervista “L’umanità prestata alla politica”, dove il presidente dice che servire gli altri è lo scopo della sua missione politica e che trasparenza e comunicazione servono a far avvicinare i cittadini al governo del loro territorio. il Giornale, 30 agosto 2004

CAPITOLO 26 – LE CIRCOSCRIZIONI 295

Circoscrizioni di decentramento Comunali (Organi dei Comuni dotate di autonomia ma prive di personalità giuridica)

Emolumenti e indennità per i membri dei consigli e dei Governi circoscrizionali anno 2004 Valori medi espressi in euro

Emolumento Emolumento Numero Totale mensile annuale degli eletti annuale

Presidente 1.620 19.440 600 11.664.000

Consigliere 600 7.200 12.541 90.295.200

(Nota Bene: Nei costi politici NON sono inclusi privilegi e spese come: Commissioni, Telefonini e Schede Telefoniche con Abbonamento ai Gestori telefonici e il costo delle telefonate – Auto Blu di Servizio – Autisti e Costi di Gestione delle Auto di Servizio – Rimborsi Spese varie).

Totale Costi Politici delle Circoscrizioni Annuali: Euro 101.959.200,00

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CAPITOLO 26 – LE COMUNITA’ MONTANE 297

Capitolo 26 – Le Comunita’ Montane

Comunità Montane (Fonti: Sito web ufficiale delle Comunità Montane UNCEM).

Le Comunità Montane in Italia sono 327 in confronto delle 363 del 2007 (comprendono 4.195 Comuni – oltre la metà dei Comuni Italia- ni – alcune Amministrazioni provinciali e altri Enti operanti in montagna, quali i Consorzi di Bacino Imbrifero, i Consorzi di bonifi- ca e i Consorzi forestali, per un territorio pari a circa il 54% di quello nazionale, ove risiedono oltre 10 milioni di abitanti) ed espri- mono un totale di 4.755 Consiglieri (0.0088% della popolazione) con un media di circa 15 Consiglieri per Comunità. I consiglieri delle Comunità Montane sono scelti fra i Consiglieri comunali dei Comuni appartenenti alla Comunità che, di solito, ne eleggono 2 (uno di maggioranza e uno di minoranza) , oltre al Sinda- co membro di diritto, per ogni Comune anche se dal calcolo generale (sull'elenco ufficiale presente nel sito delle Comunità Montane) risultano essere solo 5.295. Le indennità dei Consiglieri delle Comunità Montane (che si som- mano alle indennità percepite come Consiglieri Comunali, Sindaci o Assessori) sono in media (ma non sempre è così) la metà dei compen- si previsti per i Consiglieri Comunali e cioè Euro 13.672,00 l'anno (ovviamente come media, perché il Presidente della Giunta può guadagnare anche Euro 2.500,00 il mese mentre un consigliere semplice può guadagnare anche solo Euro 70,00 al mese per la presenza a due riunioni di Consiglio. Qui' si è preso quindi il costo

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medio di un Consigliere Comunale – Euro 27.345,37 l'anno – con le stesse motivazioni sopra indicate – e lo si e' diviso per due). Moltiplicando questa somma per il numero dei Consiglieri, si ottiene un Costo Politico Diretto, annuale, di Euro 65,010,360.00. Ancora una volta, in questi costi non sono inclusi: Commissioni, Telefonini e Schede Telefoniche con Abbonamento ai Gestori telefo- nici e il costo delle telefonate,Auto Blu di Servizio,Autisti e Costi di Gestione delle Auto di Servizio, Rimborsi Spese varie. COMUNITA’ MONTANE (Media Consiglieri 15 per ogni comunità montana – Media indennità: Le stesse dei comuni ridotte del 50% - Fonti dei dati statistici numerici: Sito Ufficiale delle Comunità Montane – UNCEM 2008 Fonti sui dati economici: Elaborazione, in media, dell’autore.

VALLE D’AOSTA 8 con 120 consiglieri PIEMONTE 48 con 720 consiglieri LOMBARDIA 30 con 450 consiglieri VENETO 19 con 285 consiglieri FRIULI VENEZIA GIULIA 6 con 90 consiglieri TRENTINO ALTO ADIGE 19 con 285 consiglieri LIGURIA 19 con 285 consiglieri EMILIA ROMAGNA 18 con 270 consiglieri TOSCANA 20 con 300 consiglieri MARCHE 13 con 195 consiglieri UMBRIA 9 con 135 consiglieri ABRUZZO 21 con 315 consiglieri LAZIO 22 con 330 consiglieri MOLISE 10 con 150 consiglieri CAMPANIA 20 con 300 consiglieri PUGLIA 6 con 90 consiglieri BASILICATA 14 con 210 consiglieri CALABRIA 26 con 390 consiglieri SICILIA - 0 – SARDEGNA 25 con 375 consiglieri Totale: 363 Comunità Montane con 5.295 consiglieri Costo Annuale: Euro 13.672,50 per ogni consigliere. Totale spese Indennità e Gettoni di presenza: Euro 72.395.887,50 (Esclusi privilegi, rimborsi spese di ogni genere, auto blu, telefoni e altro.)

CAPITOLO 28 – TOTALE DEI COST I POLITICI 299

Capitolo 28 – Totale dei Costi Politici

Totale dei costi della politica italiana.

Costi Indiretti

Questi costi si riferiscono solo ad Indennità di Carica (stipendi) per la funzione politica svolta dei soli “Eletti” e riguardano esclusiva- mente i seguenti soggetti: Parlamento Italiano, Regioni, Auto Blu, Province, Comuni, Circoscrizioni, Comunità Montane ed Enti e Società a Partecipazione Statale. In totale sono oltre Euro 19 miliardi (diciannove miliardi) l’anno. Un eletto (in tutte le Istituzioni sopra elencate) , in Italia, costa alla collettività, in media, oltre Euro 140.000,00 l’anno (Euro 385 al giorno). Ogni italiano paga all’anno Euro 316.00 per le indennità dei politici eletti e per i loro nominati che sono pari a 140.195 (lo 0,225 % della Popolazione Italiana) e che includono anche i 18.000 amministratori nominati negli Enti Pubblici e nelle Società a Partecipazione Statale e quindi sovvenzionate da denaro pubblico. Non sono incluse le altre spese collegate (come rimborsi spese, indennità di ufficio ed altre) e gli altri costi per gli altri soggetti presi in considerazione in questo testo.

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Costi Generali Totali

Il totale generale invece di tutti i costi della politica italiana, sia “Diretti” che “Indiretti” sono: Circa Euro 50 miliardi (cinquanta miliardi) l'anno per spese collegate alla funzione di politico. In pratica: Euro 137 milioni al giorno, Per ogni Cittadino Italiano: Euro 833.00 l’anno ed Euro 70 al mese.

Ovviamente, come evidenziato fino ad ora, non sono incluse in questi costi: Il Governo , la Corte Costituzionale , la Corte di Cassazione , le Authorities , la Banca d'Italia e le Consulenze , Commissioni , telefo- nini e schede telefoniche con abbonamento ai gestori telefonici e il costo delle telefonate, rimborsi e spese varie .

TOTALE GENERALE DEI COSTI DELLA POLITICA ITALIANA (Diretti ed Indiretti)

Euro 50.000.000.000,00 l’anno (cinquanta miliardi di euro)

CAPITOLO 29 – ENTI E SOCIETÀ PUBBL ICHE 301

Capitolo 29 – Enti e Società Pubbliche

Enti Pubblici e Società controllate dallo Stato

Il governo ha annunciato nel giugno 2009, che il riordino degli enti pubblici statali non economici dovrà avvenire «entro il termine improcrastinabile del 30 giugno 2010» . È quanto indica l'articolo 1 del decreto “mille proroghe” che estende, per l’ennesima volta, al 30 settembre 2009 l'individuazione da parte del Ministero per la sempli- ficazione normativa e il Ministro per la Pubblica Amministrazione di cosiddetti «enti inutili» . Eppure a più riprese la Corte dei Conti ha segnalato l’inutilità’ e la conseguente dispendiosità di oltre di cento Enti. Gli enti inutili individuati dalla Corte sono i seguenti: - Ispettorato Generale per la Liquidazione degli Enti Disciolti - Cassa mutua nazionale di malattia per i lavoratori addetti ai quoti- diani - Federazioni artigiani, commercianti e COLDIRETTI - Casse mutue artigiani, commercianti e COLDIRETTI - FASDAI (Fondo Assistenza sanitaria Dirigenti Aziende Industriali) - Cassa soccorso azienda tranvie autobus Comune di Roma (ATAC) - Opera nazionale combattenti (ONC) - Ente nazionale assistenza lavoratori - Ente nazionale per le tre Venezie - Cassa Malattia gente dell'aria - Fonda- zione figli degli Italiani all'estero - Gestione case lavoratori - Istituto nazionale per le case degli impiegati dello Stato - Istituto per lo sviluppo della edilizia sociale - N 31 Casse mutue provinciali malat- tia per gli esercenti attività commerciali - Ente giuliano autonomo di Sardegna (EGAS) - Ente nazionale biblioteche popolari e scolastiche

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(ENBPS) - Orfanotrofio militare di Napoli - Opera nazionale di assistenza all'infanzia delle regioni di confine (ONAIRC) - Orfano- trofio marina militare (Napoli) - Ente nazionale per l'assistenza agli orfani dei lavoratori italiani (ENAOLI) - Ente patronato Regina Margherita pro ciechi istituto "Paolo Colosimo" di Napoli - Istituto di credito per le piccole industrie e l'artigianato (ICPIA) - Istituto nazionale dei ciechi "Vittorio Emanuele II" di Firenze - Associazione nazionale controllo combustione (ANCC) - Ente nazionale prevenzio- ne infortuni (ENPI) - Opera nazionale per la protezione della mater- nità e dell'infanzia (ONMI) - Ente nazionale per l'addestramento dei lavoratori del commercio (ENALC) - Istituto nazionale per l'adde- stramento e il perfezionamento dei lavoratori dell'industria (INAPLI) - Istituto nazionale per l'istruzione e l'addestramento nel settore artigiano (INIASA) - Comitato di liquidazione dell'ente autonomo gestione aziende termali (EAGAT) - Ente nazionale lavoratori rimpa- triati e profughi (ENLRP) - Opera nazionale per i combattenti (ONC) - Utenti motori agricoli (UMA) - N. 32 Casse mutue provinciali malattia per i coltivatori diretti - Ente nazionale di previdenza dei dipendenti da enti di diritto pubblico (ENPDEDP): gestione sanitaria - Ente nazionale di previdenza e di assistenza alle ostetriche (ENPA- O): gestione previdenza - Ente nazionale di previdenza e di assisten- za agli statali (ENPAS): gestione sanitaria - Ente nazionale lavoro ciechi (ENLC) - Ente nazionale previdenza assistenza per impiegati nell'agricoltura (ENPAIA): gestione sanitaria - Gestione e servizi per l’assicurazione obbligatoria contro le malattie dell’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani "Giovanni Amendola"(INPGI): gestione sanitaria - Istituto nazionale gestione imposte di consumo (INGIC) - Istituto nazionale assistenza malattie (INAM) - Ufficio accertamenti e notifica sconti farmaceutici (UANSF) - Ente nazionale previdenza e assistenza lavoratori dello spettacolo (ENPALS): ge- stione sanitaria - Istituto nazionale assistenza dipendenti enti locali (INADEL): gestione sanitaria - Istituto nazionale assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro (INAIL): gestione sanitaria - Gestione e servizi per l'assicurazione obbligatoria contro le malattie della cassa nazionale previdenza ed assicurazione avvocati e procuratori -

CAPITOLO 29 – ENTI E SOCIETÀ PUBBL ICHE 303

Cassa mutua malattia per i dipendenti dell'Enel - N. 13 Casse soc- corso aziendale - Comitato di coordinamento e compensazione casse mutue aziendali per l'assistenza di malattia delle aziende municipa- lizzate del gas (COMUGAS) - Comitati di coordinamento e compen- sazione tra le casse mutue di malattia delle az. private del gas (ITALGAS) - Ente Colombo '92 - Opera nazionale invalidi di guerra (ONIG): gestione assistenza sociale - Opera nazionale invalidi di guerra (ONIG): gestione sanitaria - N. 21 Consorzi idraulici di terza categoria - Gestione e servizi di assicurazione sanitaria della cassa marittima adriatica per gli infortuni sul lavoro e le malattie - Gestio- ne e servizi di assicurazione sanitaria della cassa marittima meridio- nale per gli infortuni sul lavoro e le malattie - Cassa conguaglio zucchero - G.f.b. ministero beni culturali e ambientali "indennità di missioni eseguite per ragioni di ufficio a richiesta di privati e di enti non statali" - G.f.b. ministero grazia e giustizia "spese per i giudizi relativi ai diritti di usi civici" – Palermo - Gestione e servizi per l'assicurazione obbligatoria contro le malattie della cassa nazionale prev. ed assist. avvocati e procuratori - N. 33 Casse mutue provincia- li di malattia per gli artigiani. L’Autorità` per la vigilanza sui con- tratti pubblici di lavori, servizi e forniture La Commissione di vigilanza sui fondi pensione (COVIP), L’Autorità` per l’energia elettrica e il gas. Il Centro nazionale per l’informatica nella pubblica amministrazione (CNIPA), La Commissione per l’accesso agli atti amministrativi. L’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo (ISVAP), L’Istituto per la promozione indu- striale (IPI). Tutti Enti in pratica composti da personale, uffici e consigli di amministrazione ma inutilmente dispendiosi come affermato dalla Corte dei Conti. Riguardo alle società controllate dagli Enti Pubblici sono 3.211 (dati Unioncamere 2005) con 18.000 gettoni di presenza, pari a 18.000 amministratori – 6 per società - (di cui solo una minima parte, destinata agli enti con partecipazione pubblica inferiore al 50% è pagata dal settore privato) . Questi corrispondono allo 0.03% della Popolazione Italiana.

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Prendendo in considerazione il 90% del totale dei gettoni di presen- za, abbiamo un totale di gettoni di presenza di 16.200 che, in media, corrispondono a Euro 150 cadauno e quindi sommano un totale, per una sola seduta per tutti gli enti , di Euro 2.430.000 che moltiplicato per numero medio di 24 sedute l’anno (ma il numero e' molto più ampio nella realtà) porta alla spesa totale, dei soli gettoni di presen- za, di Euro 29.160.000. Inoltre, i 3.211 Enti, erogano stipendi diversi agli amministratori ma di notevole entità. Calcolando una media (molto generosamente in ribasso poiché molti ricevono compensi annuali di diversi milioni di euro) annua di Euro 100.000, come stipendio, per i Presidenti e di Euro 80.000 per i Vice-Presidenti, abbiamo la cifra totale di ulteriori Euro 577.980.000. A queste spese vanno aggiunti altre voci: Rimborsi Spese, macchine blu (di cui ci siamo già occupati sopra) , indennità varie, con i relativi costi, che però non si è in grado di quantificare esattamente e pertanto si valuta in un rimborso spese “ forfettario” , per ogni amministratore (ma nella realtà le cifre sono di molto superiori), di Euro 500 mensi- li, che raggiungono il totale di Euro 97.200.000 (sono sempre escluse le Auto Blu). Il costo quindi totale delle spese per le sole indennità previste negli Enti Pubblici e’ di Euro 704.340.000 su base annua. Altri soggetti erogatori di servizi pubblici locali (fonte Confservizi anno 2005) sono circa 1.720, con un numero di addetti di oltre 170.000 unità, di cui: 806 società di capitale, 297 gestioni in econo- mia, 261 aziende speciali e consortili, 130 aziende sanitarie e ospeda- liere, 114 enti autonomi e pubblici, 73 associazioni, fondazioni e istituzioni e 39 altre forme di gestione. In queste Società ed Enti pubblici gli amministratori sono in media 6 per ogni Società o Ente, per un totale di circa 10.320 amministratori (lo 0.017% della Popolazione Italiana) . Questi amministratori percepiscono uno stipendio annuale che ovviamente è pagato dalla collettività e che nella media non è diverso da quelli che amministrano gli Enti Pubblici .

CAPITOLO 29 – ENTI E SOCIETÀ PUBBL ICHE 305

Per i Presidenti dei soggetti erogatori di servizi pubblici, con una media di Euro 100.000 a stipendio, (ma, a dimostrazione della veridi- cità assoluta di quanto affermato in questo testo, per esempio, il Presidente dell’Agenzia Regionale Siciliana per l’acqua e Rifiuti percepisce uno stipendio di Euro 567.000 l’anno) le spese raggiun- gono la cifra di Euro 172.000.000 . Per il resto degli amministratori, con un media di Euro 40.000 l’anno d’indennità, si ottiene la cifra di Euro 344.000.000 e con una media di rimborsi spese e altri emolumenti pari a Euro 500 al mese, per ogni amministratore, qualunque sia la sua funzione, si raggiunge un'ulteriore cifra pari a Euro 61.920.000 per un totale complessivo dei Costi per i Soggetti erogatori di servizi pubblici pari a Euro 577.929.000. Il totale dei “costi politici” degli Enti Pubblici e dei Soggetti erogatori di Servizi Pubblici pertanto è di almeno Euro 1.282.260.000, ovviamente l'anno. Non mancano i casi di “doppi poltronisti” come il Deputato Lucio Stanca il quale, da quasi un anno percepisce il doppio stipendio da Parlamentare (nelle cifre e con i privilegi che abbiamo già visto) e da Amministratore Delegato della Società Expo 2015 spa che dovrà gestire i cantieri a Rho-Pero e i sei mesi di apertura dell´Esposizione universale, dove percepisce uno stipendio di 500.000 euro l’anno che può salire a 700.000 euro con indennità variabili. Visto il rifiuto di dimettersi da una delle due cariche, la giunta per le elezioni dovrà decidere se gli incarichi sono incompatibili ma e’ da aprile 2009 che si aspetta la decisione. Incompatibilità però prevista dalla legge numero 60 del 15 febbraio 1953. In più c’è la legge 1261 del 1965 che vieta la cumulabilità dei compensi di parlamentare e di AD di Società.

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CAPITOLO 30 – ALTRI COSTI POLITICI INDIRETTI 307

Capitolo 30 – Altri Costi Politici Indiretti

Altri costi politici indiretti Fonte: Relazione Generale sulla situazione Economica dello Stato 2007 – Ministero dell’Economia e delle Finanze

Sanità

Il costo annuale, nell’anno 2007 , della Sanità in Italia, nella sua totalità, e’ stato di Euro 110.000.000.000 (l’8,5% del PIL) destinato a lievitare di 10 miliardi di euro l’anno con una spesa aggiuntiva per i cittadini di 30 miliardi l’anno.

Università

Gli ultimi stanziamenti (2008) ammontano a Euro 7.119.000.000,00, l'1,5 per cento in più rispetto all'anno precedente. Le spese per gli stipendi di docenti e dipendenti tecnici o ammini- strativi sono di Euro 6.300.000.000, l'89 % del fondo di funzionamen- to ordinario (Ffo) stanziato dallo Stato. In Italia sono attivi 5.500 corsi di laurea, 37 dei quali attivi con un solo studente, 327 facoltà che non superano i 15 iscritti, 320 sedi distaccate per 94 atenei. Produciamo però meno laureati del Cile e non c'è un solo ateneo italiano tra i primi 150 al mondo. Le università indebitate sono 41.

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Ad esempio per L'Orientale di Napoli, ateneo da 10 mila studenti, che ha acquistato una nuova sede da 30 milioni di euro rilevando dall'Italgrani un enorme palazzo al centro della città. Qui’ l'esposizione è pari al 21,7 % dei fondi di funzionamento incassati nel 2006. Siena, dove è stata recentemente scoperta una voragine nei conti, è invece oberata da debiti per 93 milioni di euro. E non se la passano meglio a Firenze, dove per pagare le rate dei mutui, e contemporaneamente far quadrare i bilanci in disavanzo per oltre 22 milioni, hanno messo in vendita le storiche Ville Favard e Montalve. Anche il «virtuoso» Politecnico di Milano, uno degli atenei con il miglior rendimento economico (qui le spese del personale coprono “solo” il 66 per cento dei 191 milioni stanziati) , ha contratto debiti per quasi il 10 % delle proprie entrate governative. Nella graduatoria degli indebitati figurano poi università come il Piemonte Orientale, le siciliane Messina e Palermo, e la Statale di Milano, il cui 7,65 % di indebitamento va però tarato sui 272 milioni incassati nel 2006.

Sindacati (Fonte: Volume Bompiani di Stefano Livadiotti, firma del settimanale «L'Espresso»)

Il Sindacato, pur essendo del tutto autonomo, e’ collocabile come un Costo Politico “Indiretto” . La struttura Sindacale in Italia conta 700.000 delegati (sei volte di più di tutti i Carabinieri) che vengono pagati senza nessun obbligo d'orario: in altre parole, pagati per fare quello che vogliono e andare dove vogliono a spese dei lavoratori che li mantengono nel privilegio. I permessi sindacali da soli equivalgono a 1 milione di giorni lavorativi al mese e costano al nostro sistema 1 miliardo e 854 milioni di euro l'anno. Sono 20.000 i dipendenti diretti di Cgil, Cisl e Uil, Le quote versate dagli iscritti corrispondono all’1% della busta paga.

CAPITOLO 30 – ALTRI COSTI POLITICI INDIRETTI 309

I costi dell’esazione sono risparmiati perché ad essa devono pensare gli imprenditori con le trattenute sulle buste paga dei dipendenti (Stimati in un totale di Euro 2.111.580.000,00 . - l'anno). I pensionati fruttano circa 40 euro lordi l’anno, ovvero complessi- vamente 1 miliardo di euro l’anno. L’Inps gira inoltre ogni anno 110 milioni di euro alla Cgil, 70 alla Cisl e 18 all’Uil. I Caf, i centri di assistenza fiscale, che assistono lavoratori e pen- sionati per le dichiarazioni dei redditi, ricevono dall’Inps un contribu- to di 90 milioni di euro l'anno divisi tra le sigle sindacali. Altre entrate vengono dai patronati sindacali, le strutture di assi- stenza ai cittadini per le pratiche previdenziali, la cassa integrazione e i sussidi di disoccupazione: nel 2006 l’Inps ha girato ai sindacati 248 milioni e 914 mila euro tra Inca-Cgil, Inas-Cisl e Ital-Uil. Riguardo invece alla Formazione, ogni anno, l’Europa manda in Italia un miliardo e mezzo di euro per la formazione professionale, ebbene, 10 dei 14 enti che si spartiscono la somma sono partecipati dalla triplice sindacale. La forza immobiliare dei sindacati e’ un patrimonio sterminato: la Cgil conta 3 mila sedi di proprietà delle proprie strutture territoriali, la Cisl 5.000, mentre la Uil concentra gli investimenti in una società per azioni, la “Labour Uil”, con un bilancio di oltre 35 milioni di euro di immobili. A tal riguardo, noto e’ l’episodio del 1995 dove l’allora leader della Cisl, Sergio D’Antoni (oggi esponente politico eletto in Parlamento) fu pizzicato da “Affittopoli” come inquilino di un appartamento ai Parioli di 219 mq. con 2 vasche per idromassaggio per cui pagava di affitto appena 1 milione di lire al mese ( 600 euro di oggi) . In Italia ci sono 800 contratti collettivi di lavoro. Vista la diminuzione del potere d’acquisto, non si può certo dire che siano serviti ai lavoratori per migliorare le proprie condizioni di vita, ma ai sindacati sì, per aumentare influenza. In 18 mesi, tra il 2005 e il 2006, sono stati proclamati 2.621 scioperi, esattamente 4,8 al giorno, 27 volte in più della Germania, un record europeo, un danno econo- mico enorme per l’azienda Italia, persino difficilmente quantificabile.

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Un solo esempio: Un giorno di sciopero dei trasporti a Milano, costa 254 milioni di euro di mancati introiti, tanto per farvi un’idea. C'è un contratto nazionale per i tagliatori di sughero e uno per le imprese che producono ombrelloni, uno per i lavoratori di penne, differente da quello per i lavoratori di matite, uno per i fantini di cavalli da corsa e un altro per i cavalli da trotto. A chi servono? Ai lavoratori poco, ai sindacalisti molto. Perché mentre il potere d'acquisto dei salari cala, i poteri del sindaca- to non vengono minimamente scalfiti dall'insuccesso. Basta guardare il settore pubblico, il più sindacalizzato di tutti con percentuali bulgare di adesione tra i lavoratori. L’opera dei sindacati sembra finalizzata ad un solo scopo: far lavorare meno e con più privilegi i propri iscritti. I ferrovieri italiani, per esempio, scioperano in media due volte al mese, quelli svizzeri mai. A parte la situazione disastrosa delle linee ferroviarie secondarie e le condizioni pietose di igiene dei mezzi, (non solo al sud del paese, come la Sicilia e la Sardegna, ma avete mai provato ad andare da Bergamo a Brescia con il treno alle 20:00? Se no, fatelo. Sara’ un’esperienza indimenticabile) i nostri ferrovieri godono di un con- tratto che li premia quando mettono piede su un treno, quando ritar- dano un po’ meno del solito, o quando sono impiegati su convogli con cuccette e nessuno a mai compreso il perché. Ma lo stipendio di un ferroviere svizzero è due volte più alto di quello italiano, segno evidente che i sindacati elvetici hanno fatto meglio il loro lavoro rispetto agli omologhi italiani. In compenso, i nostri non li batte nessuno quando si tratta di far incrociare le braccia. I sindacati sono poi immuni dall’obbligo di rendere pubblici i loro bilanci. Riguardo agli iscritti: Quando contrattano col Governo i sindacati dichiarano di avere 11 milioni e 731 mila lavoratori iscritti, quando devono versare una piccola quota alla “Conferedation Europeenne des Syndacats”, improvvisamente gli aderenti scendono a 7 milioni e mezzo! Un esempio della disponibilità finanziaria dei Sindacati:

CAPITOLO 30 – ALTRI COSTI POLITICI INDIRETTI 311

Sono stati 50 milioni di euro (cioè oltre 100 miliardi di vecchie lire) le spese per portare in piazza i propri iscritti dalla CGL nel 2002 che ha organizzato e pagato la manifestazione oceanica dei suoi pensiona- ti a Roma, per difendere il famoso artico 18 (cioè il divieto di licen- ziare) che non riguardava affatto gli stessi manifestanti. Un terzo dei parlamentari della legislatura scorsa, hanno un passato di sindacalisti e non può certamente sorprendere che tutti questi benemeriti della nazione sostengano silenziosamente i privilegi dei sindacati, ivi compresa quello (unico e scandaloso) di non dover subire controlli di bilancio. I Sindacati, infatti, godono di un’immunità che li dispensa dall'ob- bligo di rendere pubblici i loro bilanci. Nel 1974 passò la cosiddetta legge Mosca, che riconosceva i contri- buti pensionistici a chi avesse prestato la propria opera in nero nel dopoguerra. Di sindacalisti in tenera età ne spuntarono come funghi. All’Inps arrivarono 19mila e 500 domande, poi altre 6mila. Il governo rispose prorogando la scadenza di legge, e bastò per farne piovere sull’Istituto di previdenza altre 15mila domande. Alla fine si scoprì che c’erano 40mila e 500 ex sindacalisti da mettere in regola. Tra di loro, manco a dirlo tutti i pezzi da novanta del sindacato. Oltre a Del Turco, gli ex Cisl (ex Presidente del Senato) , Sergio D’Antoni e Bruno Trentin, Fausto Bertinotti (ex Cgil) e Pietro Larizza (Uil), Armando Cossutta, Achille Occhetto e infine Giorgio Napolitano (l’attuale Presidente della Repubblica) . Pensioni che si sono andate ad accumulare a sostanziosi vitalizi parlamentari o ad altri trattamenti previdenziali. Accanto a questi personaggi noti, un esercito di funzionari più o meno oscuri. Chi è ricorso alla maxi-sanatoria previdenziale – perché di questo, in fin dei conti, si è trattato - sono stati soprattutto il Pci e la Cgil. Botteghe Oscure regolarizzò la situazione di circa 8mila funzionari, mentre il sindacato rosso sanò le posizioni dì ben 10mila dipendenti.

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Un’altra leggina, votata ai tempi dell’Ulivo, garantisce ad alcuni sindacalisti la possibilità di vedersi moltiplicare per due i contributi pensionistici e quindi, di fatto, di ottenere una pensione doppia. Lo statuto dei lavoratori prevede che ai dipendenti in aspettativa per lo svolgimento di incarichi sindacali siano versati, a carico dell’Inps, i soliti contributi figurativi, calcolati sulla base dello stipendio non più versato dall’azienda di provenienza. Lo steso privilegio è garantito ai sindacalisti distaccati: quelli, cioè, che continuano a percepire lo stipendio dell’azienda privata o dall’ente pubblico di provenienza pur lavorando esclusivamente per il sindacato. In base agli ultimi dati disponibili, a godere di questo regime speciale di doppio contributo – in vista di una pensione moltiplicata per lo stesso fattore – sono 1.793 sindacalisti, dei quali ben 1.278 fanno capo alla Cgil. Un decreto legislativo del ‘96, firmato dall’allora ministro del Lavoro , uomo vicino alla Cisl, prevede però che i sindacalisti in aspettativa possano godere di un ulteriore versamento da parte del sindacato. Alle organizzazioni sindacali, per citare l’esempio più clamoroso, non si applica l’obbligo di reintegro previsto dall’articolo 18 dello statuto dei lavoratori. In altre parole, i sindacati sono liberi di licenziare chi vogliono fra i loro 20.000 dipendenti senza correre il rischio di doverli riassumere se un giudice dovesse decidere che il licenziamento è avvenuto senza una giusta causa. Inutile ricordare che la Cgil e le altre sigle, in difesa di quell'articolo 18 che a loro non si applica, hanno scatenato una vera e propria guerra di religione. Nel 1995 si svolse un referendum per abolire il prelievo automatico dell’1% sulla busta paga dei lavoratori iscritti al sindacato. Gli italiani approvarono («vogliono ridurci alla colletta» sibilò Sergio Cofferati) . Ma fatta la legge, trovato l'inghippo. Il sindacato ha semplicemente aggirato la nuova regola inserendo la trattenuta nei contratti collettivi.

CAPITOLO 30 – ALTRI COSTI POLITICI INDIRETTI 313

Risultato: tutto come prima. Nel 1998 un deputato di Forza Italia convinse 160 colleghi a firmare una proposta di legge per rendere pubblici i bilanci dei sindacati. Ma la maggioranza di centrosinistra bocciò il testo. Oggi in Senato, dietro iniziativa del PDL e a cura del Presidente della Commissione Lavoro e Previdenza Sen. Pasquale Giuliano, c’e una proposta di legge (numero 1060) che punta ad imporre l’obbligatorietà dei bilanci e la loro pubblicità ai sindacati ma pochi scommettono sulla sua riuscita. In Italia non esiste solo la “Triplice” ma nel 1996, nasce anche un altro sindacato che ha un notevole peso nel settore pubblico, l’UGL. (Unione Generale dei Lavoratori), di area AN, che ovviamente non ha nulla da invidiare ai diretti concorrenti. Le entrate generali stimate dei Sindacati, l’anno sono di Euro 4.748.494.000,00.-

A proposito di Alitalia oggi CAI. L’articolo di stampa seguente spiega la filosofia delle società di stato: “Alitalia/Cai: Il figlio di Papà non resta a terra”. Qualcuno nasce con la camicia, qualcuno con le ali ai piedi. Federi- co Matteoli, figlio dell’Altero ministro alle Infrastrutture, può vantare di avere sia le ali, sia la camicia: almeno quella con i gradi di pilota della Cai di Roberto Colaninno & Company, che il giovane aviatore è riuscito a strappare di dosso a colleghi più titolati per anzianità azien- dale, età, esperienza e figli a carico. Come ha fatto? Matteoli junior era già stato graziato una volta: nella defunta compagnia di bandiera era entrato solo nel 2002, unico e ultimo assunto a tempo indetermi- nato, con le assunzioni chiuse da mesi. Il papà allora era ministro all’Ambiente. E il suo partito, An, nella vecchia Alitalia contava su Silvano Manera, poi nominato direttore generale dell’Ente per l’aviazione civile (Enac), e Luigi Martini, ex parlamentare, oggi consulente personale di Rocco Sabelli, l’ad della nuova compagnia. Questa volta però il Federico volante sembrava destinato alla cassa integrazione, anche perché l’aereo che guida, l’Md80, finirà in pen-

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sione. Invece ecco il colpo di scena: i manager di Colaninno-Sabelli- Martini hanno inventato una graduatoria di anzianità a parte a Milano, la città dove Matteoli junior era stato assunto. E così il figlio del ministro ha potuto scavalcare centinaia di colleghi davanti a lui. Un buon inizio per un’operazione che già ci costa 3 miliardi e 300 milio- ni: 55 euro di debiti per ciascun italiano, compresi i bambini. F. G. Spreconi.it, 30 gennaio 2009

Anche se e’ una vicenda che appare ormai conclusa, con l'Alitalia i sindacalisti sono riusciti nell'impossibile: dilatare il tempo. Un giorno di riposo per un pilota durava 33 ore o, a scelta, due notti. Tutto vero. Era scritto nel contratto. Miracoli della contrattazione sindacale. Del resto l'87% dei piloti era (o forse ancora lo è) iscritto al sindaca- to, adesione da Patto di Varsavia, perciò c'è poco da stupirsi. Privilegi che non erano tuttavia compensati da grandi fatiche. I piloti lavoravano 556 ore all'anno, cioè 93 minuti al giorno, hostess e steward 5 minuti in più, grazie all'opera dei sindacati, che in Alitalia comandavano. Sono loro che hanno deciso che piloti e hostess dovevano mangiare ogni sei ore, «per evitare decrementi nelle prestazioni». Sono loro ad aver inventato il «premio di puntualità», la «Banca dei riposi individuali», la commissione per la scelta degli alberghi del personale di volo, chissà perché più cari del 45% rispetto alle altre compagnie. O anche la franchigia di 24 ore al mese per le donne (che dovrebbe coincidere con le loro esigenze femminili mensili). Peccato che la chiedevano tutte tra il 31 dicembre e il primo gennaio. Inoltre, i 9 sindacati dell’Alitalia non hanno mai trattato direttamen- te con il consiglio di Amministrazione ma direttamente con il gover- no e, per questo, mentre in tutta Europa le compagnie aeree tagliavano il personale e riducevano i costi, in Alitalia sia personale che costi, sono sempre cresciuti in maniera esponenziale.

CAPITOLO 30 – ALTRI COSTI POLITICI INDIRETTI 315

Alitalia e’ stata una compagnia aerea che perdeva Euro 25.000 all’anno per ognuno dei suoi dipendenti. Aveva cinque aerei Cargo sui quali si alternavano 135 piloti. Il consiglio di amministrazione e’ arrivato ad avere 17 componenti, di cui tre per i sindacalisti, e uno al Provveditore Generale dello Stato (colui che e' incaricato di acquistare i beni primari di consumo uso ufficio - come prodotti di cancelleria, matite, lampadine, sedie ed altro – per i ministeri) . Alitalia aveva anche una commissione composta da otto componen- ti per decidere i nomi degli aeromobili. In 20 anni ha cambiato 10 Presidenti di cui nessuno ha mai portato a termine il suo mandato. Negli ultimi 10 anni di vita, Alitalia ha chiuso un solo bilancio in utile – grazie a un’enorme penale pagata da KLM per rinunciare alla partnership con Alitalia – e ha registrato oltre 3 miliardi di euro di perdite. Fra amministratori e dipendenti dell’Alitalia, ricordiamo, per esempio: Giuseppe Bonomi , ex presidente Alitalia, leghista, oggi presidente della SEA di Malpensa e che percepisce uno stipendio di 651.000 euro l’anno, che ha chiesto 1 miliardo e 200 milioni di euro per danni all’Alitalia da lui stesso amministrata (sponsorizzò generosamente i concorsi ippici di Assago e piazza di Siena con i soldi dell'Alitalia, dove partecipò di persona come concorrente). Luigi Martini , ex-calciatore della Lazio (scudetto 1974), il quale dopo la carriera sportiva, diventò pilota dell'Alitalia e poi parlamenta- re, responsabile dei trasporti di Alleanza Nazionale, ma senza mai smettere di volare. Per conservare il brevetto di pilota, gli fu' concesso di mantenere grado e stipendio, nonostante fosse, appunto, anche parlamentare. Effettuava tre decolli e tre atterraggi ogni 90 giorni, pilotando aerei di linea con 160 passeggeri a bordo che non sapevano che al comando dell'aereo vi era un parlamentare in carica. Nel 2002, con la vittoria alle elezioni politiche, con l’intervento del Ministro Claudio Scajola (attuale ministro per lo Sviluppo Economi-

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co nel Governo in carica) , venne istituita la tratta Fiumicino - Villa- nova d’Albenga (terra nativa appunto di Scajola) con il numero massimo di passeggeri 18. Dimesso il ministro, fu’ dismessa la linea. Ripristinato il ministero successivamente, fu’ ripristinato pure il volo (in quel caso con Air One ma con soldi pubblici). Il volo fu' soppresso di nuovo con la perdita delle elezioni e oggi e' stato di nuovo riaperto con la vittoria della compagine politica di Scajola. Nel 1991, dopo la guerra del Golfo, si decisero 2.600 prepensiona- menti. Poi arrivò Roberto Schisano , che diede un’altra strizzatina, e i dipen- denti scesero nel 1995 a 19.366. Armato di buone intenzioni, Domenico Cempella nel 1996 li portò a 18.850. Nel 1998 però erano già risaliti a 19.683. L’anno dopo a 20.770 e nel 2001, l’anno dell’attentato alle Torri gemelle di New York, si arrivò a 23.478. Ci si stupì anche che per 14 anni, fino al 1999, fosse stato tenuto in vita a Città del Messico, come denunciò l’Espresso, un ufficio dell’Alitalia con 15 dipendenti, nonostante gli aerei avessero smesso di atterrare lì nel lontano 1985. Come meraviglia destò il fatto che gli equipaggi in transito a Venezia venissero fatti alloggiare nel lussuoso “Hotel Des Bains del Lido”, con trasferimento in motoscafo. O che per un intero anno (il 2005) la compagnia avesse preso in affitto 600 stanze d’albergo, quasi sempre vuote, nei dintorni dell’aeroporto, per gli equipaggi composti da dipendenti con residenza a Roma ma luogo di lavoro a Malpensa. Per non parlare della guerra sui lettini per il riposo del personale di bordo montati sugli Jumbo, al termine della quale 350 piloti portarono a casa una indennità di 1.800 euro al mese anche se il lettino loro ce l’avevano. O dell’incredibile numero di dipendenti all’ufficio paghe del perso- nale navigante, che aveva raggiunto 89 unità. Incredibile soltanto per chi non sa che gli stipendi arrivavano a contare 505 voci diverse.

CONCLUSIONI – “AHHH…ITALIANO?...MA FIOSO!!!” 317

Conclusioni – “Ahhh…italiano?...Mafioso!!!”

Quando sono arrivato in Gran Bretagna, abbastanza anni fa’, molti degli inglesi che conoscevo quando capivano che ero italiano mi rispondevano con un largo sorriso, condito dalla solita gentilezza anglosassone: “Ahhh…italiano?... Mafioso!!!”. All’inizio non ci facevo caso ma dopo tanti anni visto che l’abitudine continua (anzi, ultimamente vi hanno aggiunto un sorrisi- no sarcastico), mi sono soffermato a riflettere sul significato di questo modo di presentarsi e mettendo insieme in questo libro tutti gli avvenimenti e le abitudini che ha prodotto la politica del nostro paese, ne ho finalmente capito il significato. Per un inglese (e probabilmente per la maggior parte dei popoli stranieri) il concetto di “Mafia” va’ oltre il suo significato etimologi- co (“associazione a carattere criminale che usa metodi di repressio- ne e di intimidazione in difesa di interessi particolaristici, facendo leva sulla paura e sui pregiudizi della popolazione”) o meglio e’ una sua estensione. Quando viene identificata la nazionalità italiana collegandola alla parola “Mafia” viene di fatto espressa un’opinione comune che tutti gli italiani sono in fondo dei mafiosi. Di certo non tutti feroci assassini e pistoleri ma sicuramente abituati ad aggirare le leggi e a vivere senza regole, sovvertendo sempre più spesso l’ordine naturale delle cose. Ovviamente non e’ che in Inghilterra o in altri paesi ci siano solo cittadini riuniti in congregazioni di santi devoti alle proprie leggi e ligi al dovere di cittadini integerrimi ma l’italiano e’ inteso,

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nell’immaginario collettivo, come un “inguaribile fuori legge” con un territorio immensamente meraviglioso e generoso ma dal quale bisogna in ogni momento diffidare per via della sua nota attitudine a raggirare chiunque gli capita a tiro. Un esempio e’ la nota faccenda dei pomodori che gli inglesi sono costretti ad importare e che non comprano più da noi perché in ogni cassetta dopo le prime due file in buone condizioni, il resto era tutto marcio, preferendo quelli spagnoli o olandesi che invece sono sempre tutti in perfetto stato di conservazione. Ecco. Per gli inglesi questo e’ un comportamento Mafioso . Come Mafioso e’ per esempio il vendere, in giro per l’Italia, ad un prezzo altissimo, stabili classificati come “stalle” e spacciati come “residenziali” dove poter costruire un’ipotetica casa vacanza, salvo accorgersene quando ormai e’ troppo tardi. E’ successo a tanti inglesi. Forse a troppi. Per loro la “Mafia” non ha un solo volto come spesso ci si illude da noi, ed e’ tutto ciò che produce danno, raggiro, spreco, sopraffazione, prepotenza, falsità, arrivismo e interesse personale ai danni degli altri anche senza sparare un solo colpo o far saltare per aria mezza auto- strada con la dinamite. Pur potendo eccepire in tantissimi modi a questo modo di giudicare il nostro popolo (siamo un popolo da una storia unica, dalle indubbie conquiste civili, abbiamo costruito mezzo mondo e ancora oggi insegniamo arti e mestieri con grande abilità ed unicità, inoltre ovviamente le mafie non esistono solo da noi anche se siamo stati i primi, insieme ai Cinesi, ad esportarla) analizzando con obiettività la nostra storia recente e’ molto difficile dargli torto. Forse c’e’ di peggio in giro per il nostro pianeta ma nel nostro paese e’ diffusissima l’abitudine ad un comportamento mafioso come gli inglesi intendono e sicuramente non e’ ciò che ci si aspetterebbe di trovare in una nazione come la nostra. Quale potrebbe essere però la soluzione per evitare tutti gli abusi e gli sprechi enormi che la politica permette in questo nostro “civile” paese dove se sei amico di un politico campi altrimenti, con molta probabilità, rischi di crepare? Quale può essere una soluzione alla difficoltà, da tutti riconosciuta,

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di trovare risorse finanziarie “nuove” e “fresche” che non taglino le risorse già destinate agli altri comparti dello Stato? Di certo non e’ semplice trovarla e io non sono forse la persona più adatta ad individuarla. Però, con un po’ di coraggio ci si potrebbe provare, se non altro per onorare il dovere di ogni cittadino di contribuire al bene del suo paese. Di certo non credo, con tutta obiettività, di poter considerare i vari provvedimenti intrapresi dai vari governi che si sono succeduti negli ultimi vent’anni, sufficienti, proprio perché non creano “ nuove ” risorse ma si limitano semplicemente a spostare da un capitolo all’altro del bilancio, somme già disponibili. Come non penso che provvedimenti del tipo “lo scudo fiscale”, approvato dal Governo in settembre 2009 (riedizione di quello propo- sto nel 2002 sempre dallo stesso Tremonti) , siano soluzioni che rientrino nella categoria della “straordinarietà della politica ” per delle semplici ed intuibili valutazioni. Lo “scudo fiscale 2009” di Tremonti (approvato il 2 ottobre con 20 voti in più e con 26 assenze in aula della minoranza. In pratica lo ha approvato l’opposizione. Gli assenti che hanno ne hanno permesso l’approvazione sono, in ordine: Del PD : Ileana Argentin, Paola Binetti, Gino Bucchino, Angelo Capodicasa, Enzo Carra, Lucia Coldurelli, Stefano Esposito, Giuseppe Fioroni, Antonio Gaglioni, Dario Ginefra, Oriano Giovanelli, Gero Grassi, Antonio La Forgia, Marianna Madia, Margherita Mastromauro, Massimo Pompili, Fabio Porta, Giamomo Portas, Sergio D'Antoni, Linda Lanzillotta, , Lapo Pistelli. Dell’Udc : Francesco Bosi, Ame- deo Ciccanti, Giuseppe Drago, Mauro Libè, Michele Pisacane, Salvatore Ruggeri. Dell’ IDV : Aurelio Misiti. Della maggioranza, tra gli assenti: Luca Barbareschi, Giulia Bongiorno, Manlio Contento, Manuela Di Centa, Elvira Savino, Maurizio Scelli, Denis Verdini) prevede che chiunque abbia dei capitali non dichiarati all’estero può farli rientrare in Italia pagando una penale del 5% e rilasciando una dichiarazione “segreta” alla banca dove dichiara che quei soldi provengono dall’estero. Chiunque può farlo e in maniera segreta rispetto al fisco anche se

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incorresse in reati come ad esempio il falso in bilancio. Gli unici esclusi sono quelli che alla data del 15 settembre 2009 sono già sottoposti a procedimenti giudiziari o ad accertamenti. A parte il fatto che con questo provvedimento, che e’ indubbiamen- te un vero e proprio condono a favore di evasori “puri”, si permette non solo il rientro di capitali di un semplice imprenditore che trovava alte le tasse in Italia e per questo ha portato i suoi profitti all’estero ma si crea anche la ghiotta opportunità’ per le varie Mafie (Mafia, Camorra, N’drangheta, Sacra Corona Unita), che gestiscono capitali enormi, di poter rendere legali somme provenienti da traffici illeciti (come spaccio di droga, traffico di armi ed altro) e quindi di “ripuli- re” (con la complicità dello Stato) i proventi delle loro attività crimi- nose (anche perché essendo l’operazione “scudo” segreta, sara’ molto difficile capire se questi capitali provengano effettivamente dall’estero o meno), la questione cruciale, dal punto di vista econo- mica, e’ che il “rientro” di utilità per lo Stato e’ sconosciuto su un potenziale di circa 300 miliardi di euro ma, come e’ già successo nel 2002, molti ritengono che rientrerà solo una cifra irrisoria e ininfluen- te dal punto di vista di utilità sociale (anche perché non rinnovabile ma unica) . Gli unici ad usufruirne saranno eventualmente appunto solo evasori ed organizzazioni malavitose. Io penso invece che per creare delle vere e proprie risorse finanzia- rie “fresche e nuove” innanzi tutto ci vorrebbe una “rivoluzione culturale” generale che esca al di fuori della regola che “finché i soldi sono dello Stato, va bene così”. Questo per l’ovvio e scontato motivo che i soldi dello Stato sono di tutti noi e spendi oggi, spendi domani, prima o poi si arriva alla resa dei conti perché non ci saranno più soldi per le necessità delle grandi masse (ed in effetti, in questa situazione, già ci siamo dentro fino al collo). Ma per ottenere questo risultato sarebbe compito della stessa politi- ca “educare” soprattutto le nuove generazioni ad una visione diversa delle Istituzioni e della gestione della politica. E’, infatti, suo, il compito di “impostare” l’evoluzione culturale e sociale del proprio territorio e del suo popolo per ovviare al problema che accompagna da sempre l’uomo (legittimamente) che e’ il rag-

CON CLUSIONI – “AHHH…ITA LIANO?...MAFIOSO!!!” 321

giungimento del suo maggiore benessere personale che nei tempi moderni per molti e’ ormai esclusivamente pura avidità. Ovviamente però anche i politici fanno parte dell’essere umano con gli stessi pregi e difetti. E quindi e’ in pratica un cane che si morde la coda, senza un’apparente via d’uscita. Dire che ci vorrebbero uomini e donne che nelle loro funzioni adottassero il massimo di trasparenza come regola generale ed indi- scutibile e che, nello stesso tempo, spiegassero a tutti i propri cittadi- ni, a partire dai bambini delle elementari, come funziona lo Stato, quali sono le regole principali sulle quali si fonda e quali sono le sue prerogative (compreso anche uno stipendio dignitoso e legittimo a coloro che lo guidano) , i suoi doveri e i suoi diritti, e’ dannatamente scontato e suona quasi come ironico e puerile nella sua candida illusione smontata dai fatti. Infine l’applicazione ferrea delle tante leggi che il parlamento produce quotidianamente con un altrettanto stretto ed efficace con- trollo delle stesse e’ altrettanto utopico visto la continua elusione giornaliera di ogni tipo di regola, scritta o meno. Dei punti dai quali si potrebbe però partire, non sono così improba- bili da trovare. Basterebbe forse, per esempio, cominciare a dare veri e pieni poteri, oltre che a mezzi idonei (come per esempio l’impugnabilità’ delle sanzioni adottate) , alla Corte dei Conti (con un sistema a rotazione periodica dei suoi membri) , per risolvere in gran parte il problema disastroso della gestione finanziaria dello Stato, definita la quale, molti altri problemi verrebbero, di riflesso, meno. Nello stesso tempo, confortato dal fatto che quasi tutti i politici danno l’impressione di concordare per azioni rivolte alla riduzione dei costi della gestione dello Stato, senza minimamente pensare di essere demagogico e populista (scusandomi per una discreta dose di presunzione, credo di averlo ampiamente dimostrato in questo testo) , 10,000,000,000.00 (dieci miliardi) di euro sarebbe la cifra minima annuale che potrebbe rappresentare il risparmio , a beneficio delle casse dello Stato, con l’abbattimento di solo 1/5 dei costi dedicati alla funzione di “Politico eletto” (di tutti i politici eletti e non solo quindi di alcuni come per esempio i soli parlamentari che pure dimezzando-

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ne il numero sono una parte infinitesimale del problema) continuan- do ad assicurarne comunque indennità dignitose, SENZA DECUR- TARE (e’ bene evidenziarlo…) gli altri costi che ho elencato e senza escludere anche tutti i benefits di cui godono, come i costi per le Commissioni, telefonini e schede telefoniche con abbonamento ai gestori telefonici e il relativo costo delle telefonate, rimborsi e le altre spese varie oltre ai costi relativi al Governo, alla Corte Costituziona- le, alla Corte di Cassazione, alle Authorities, alla Banca d'Italia e quelli dedicati alle Consulenze. Questo “sacrificio morale” e “materiale” , anche limitato nel tempo (per esempio in cinque anni) rimetterebbe in sesto una buona parte del paese e riconsegnerebbe alla politica un minimo di credibili- tà e dignità che dovrebbero esserne caratteristiche naturali e scontate. Ovviamente se la politica volesse includere in un’ipotetica riorga- nizzazione generale, tutti i costi in questo testo descritti, inclusi quelli non quantificabili, la cifra sarebbe enormemente superiore. Non e’ tanto una questione di uomini ma di “metodo civile” valido per tutti. La Politica Italiana però, continua, per recuperare risorse finanziarie urgenti, a porre la sua “attenzione” verso tutti i settori di spesa dello Stato “escludendo” anche la sola possibilità di discussione e di confronto su’ l’unica voce che, in controtendenza, aumenta in manie- ra costante di anno in anno: le sue indennità economiche. Il motivo e’ovviamente comprensibile ma e’ molto fuorviante sapere che donne e uomini che dovrebbero operare per il bene di decine di milioni di persone, prediligono operare in maniera primaria per i propri ed esclusivi interessi personali (effettivamente se non sei già ricco di tuo, dove lo trovi uno stipendio di oltre 9.000 euro al mese di questi tempi?). Ci sono stati dei tentativi, anche in un recente passato, di porre dei limiti alle onerose remunerazioni della Politica (come il caso del 10% dei consiglieri Regionali) o come gli ultimi in ordine di tempo, applicati alla Presidenza della Repubblica (che sono dello 0.7% ), al Senato della Repubblica e alla Camera dei Deputati che però produ- cono miseri risparmi che sono di meno dell’1%. Inoltre tali pochi e sporadici interventi, spesso vengono raggirati,

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soprattutto a livello locale, da varie leggine, regionali e provinciali, nate ad hoc, che sintetizzano la forte critica e la ferma obiezione degli amministratori locali che si sentono autorizzati a modificare le even- tuali variazioni ai loro stipendi e privilegi imposte da Roma, in quanto, naturalmente, secondo loro (probabilmente anche legittima- mente) “non si può intervenire solo su alcuni soggetti ma gli ade- guamenti vanno applicati in maniera generale a tutti i 135.382 eletti e nominati dalla politica, in tutta Italia” (esclusi gli eletti dei piccoli comuni che, di fatto, sono ininfluenti). Va da se che un intervento sostanziale sui costi della politica (e sugli sprechi che essa produce), oltre ad ottenere benefici economici enormi, si otterrebbe l’obiettivo, molto più importante , di fissare un concetto base che manca totalmente nel nostro paese. Il Pubblico non e’ e non può più essere elargitore di risorse econo- miche, a piene mani, verso pochi fortunati e dispensatore di benefici e fautore di sprechi ma deve materializzarsi come il mezzo principale per assicurare servizi efficienti e utili attraverso una gestione finan- ziaria basata su principi di oculatezza e di equità oltre che di saggez- za. Qualcuno di voi ricorderà che il presidente Bush, poco prima dello scadere del suo mandato, aveva deciso di sostituire gli elicotteri della Casa Bianca (con il presidente americano ne volano sempre tre contemporaneamente) con degli elicotteri di fabbricazione italiana. Il nuovo presidente Obama (preciso che chi scrive ammira molto di più l’uomo e il suo coraggio che il politico ) appena insediato, quando gli e’ stata sottoposta la questione, ha rivolto ai suoi collaboratori una domanda: “In che condizione sono i nostri attuali elicotteri?” . Gli e’ stato risposto “ In ottime condizioni” . Lui allora ha ribattuto “ Allora qual’e’ il problema? Perche dobbiamo spendere centinaia di milioni di dollari se abbiamo dei mezzi efficienti? Questi fondi saranno utili per altre cause”. Ecco. Questo e’ un esempio di tutte e tre le cose di cui la politica italiana necessita: oculatezza, equità e saggezza (anche se gli ameri- cani, come gli inglesi, farebbero bene ad allentare la loro dispendio- sa “morsa di ferro” in giro per il mondo prima di tutto per il loro personale bene anche se a discapito delle acciaierie e dei costruttori

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di armi di ogni genere, dando più spazio al dialogo – come Obama appare prediligere – piuttosto che ai proiettili). Queste tre cose cambierebbero radicalmente, in maniera civile e positiva, il modo di intendere e di volere della politica italiana e di tutti coloro che si avvicinano ad essa, anche per la prima volta, per svolgere una funzione di responsabilità pubblica. Una “Responsabilità Politica Soggettiva” dei titolari di cariche pubbliche, che e’ strettamente correlata con i temi in questa sede discussi, e’ urgente ed indispensabile in questo nostro martoriato paese. Inoltre, ad esempio, il ripulire una città dall’immondizia o assicura- re una sistemazione dignitosa a una parte di popolazione colpita da eventi naturali disastrosi, dovrebbero rappresentare la “quotidiana ovvietà’” della gestione politica di un paese, mentre risolvere pro- blemi di carattere generale come disoccupazione, sicurezza o stabilità finanziaria entrerebbe a pieno titolo nella “straordinaria capacità” di un’azione di governo. Purtroppo però la nostra politica fa’ esattamente il contrario, spac- ciando per “straordinario” la normalità nel tentativo di offuscare l’inefficienza della sua azione sulle grandi questioni generali. Negli ultimi anni la politica italiana si e’ anche sempre più “perso- nificata” preferendo alle ideologie dottrinali politiche di un tempo, che guidavano le azioni dei partiti , volti e nomi ben determinati che sminuiscono il significato di partito politico ed accentuano le caratte- ristiche soggettive dei vari individui che spesso dicono le stesse cose o il contrario di quanto affermato il giorno prima ma sono il punto di riferimento ed il simbolo di una parte piuttosto che di un'altra. Si parla sempre più spesso, infatti, di “Berlusconi” , di “D’Alema” , di “Veltroni”, di “Bossi” o di “Franceschini” e di “Bersani” per individuare un pensiero o una posizione politica e si parla sempre meno di PDL, PD, Lega ed altri. Questa abitudine sta’ alimentando la crescita nel paese di individua- lità soggettive anche fra i semplici cittadini. Moltissimi, infatti, si sentono potenzialmente Presidenti di qualcosa o di qualcuno a prescindere dalla loro effettiva condizione di capacità “concreta” di occuparsi di politica e questo li autorizza ad anteporsi

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alla politica in maniera pericolosamente anarchica e confusionaria. Inoltre il venir meno di filosofie politiche certe e contrapposte sta’ creando dei veri e propri “clan” di appartenenza (vedi l’esempio Grillo che pur non avendo un partito politico, ha un’entità “ibrida” ma concreta su cui poter contare politicamente a seconda di quello che il suo “personaggio” propone) dove si affrontano temi diversi l’uno dall’altro con soluzioni molto spesso anche politicamente incompatibili fra loro, con estrema facilità. Lo stesso vale per D’Alema, per Berlusconi e per chiunque altro può disporre di un’alta visibilità’ attraverso la quale mettere in luce la sua personalità. Personalità che per forza di cose, a seconda del periodo, si adegua appunto non più ad una filosofia politica ben determinata ma alla convenienza del momento. Questo ha portato di conseguenza alla creazione di una “rete” dalle complesse e fitte maglie in cui vengono “intrappolati” milioni di cittadini che, molto spesso anche inconsapevolmente, diventano “complici” della politica e dei personaggi di loro riferimento, alimen- tando anche una profonda confusione tra i diritti e doveri ed isolando, di riflesso un’altra ampia fascia di cittadini che, consapevoli di que- sto, si tengono a distanza dalla politica e dai politici (chi di voi non ha mai sentito la frase “una persona seria sta’ lontano dalla politica”) . Ecco perché, secondo il mio modesto parere, quindi, e’ molto difficile cambiare il nostro paese e perché non e’ “solo ” colpa di Silvio. Ed ecco anche perché, se non si interviene urgentemente, siamo in pieno “Naufragio della ragione” . Forse un’altra via percorribile per convincere i nostri politici ad intervenire, potrebbe essere il non andare a votare (anche se lo scri- vente non si e’ mai perso una sola votazione in vita sua). Il referendum dello scorso giugno (2009) ha dimostrato quello che dovrebbe apparire come logico: La preoccupazione della politica nel momento in cui il numero dei votanti diminuisce drammaticamente. Se, infatti, invece degli ormai soliti circa 20 milioni, fossero 40 i milioni di persone che non esprimessero il loro voto le cose proba- bilmente cambierebbero e di tanto.

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Nessun parlamento sarebbe, infatti, legittimato a governare con solo il 20% dei voti e a quel punto le cose dovrebbero cambiare necessariamente. Ma forse, per iniziare (oltre all’adeguamento delle risorse finanzia- rie destinate a tutti i politici italiani) la migliore in assoluto che dovrebbe essere largamente condivisa da tutti, potrebbe essere l’istituzione delle “primarie dei cittadini” (ideate, proposte e difese da sempre dal mio amico Guido De Simone) per la scelta dei candida- ti, di qualunque formazione politica, da proporre ai cittadini prima delle varie tornate elettorali. Questo importante istituto (che non ha nulla a che vedere con quello “falsato” utilizzato dal PD), semplificato al massimo rispetto ad una tornata elettorale per contenerne i costi, avrebbe molteplici benefici. Innanzi tutto permetterebbe ai cittadini di avere il doppio beneficio di poter scegliere direttamente i candidati alle elezioni di qualunque istituzione dello Stato e abolirebbe ogni tipo di alibi riguardo alla validità e affidabilità dei futuri candidati eletti. Inoltre libererebbe definitivamente gli stessi parlamentari e politici a tutti i livelli che oggi sono “ostaggio” ( come ho cercato di spiega- re in queste pagine) nelle mani dei pochi potenti della politica italia- na, pur avendo delle prerogative ben definite e chiaramente delineate dalla Costituzione Italiana ma che vengono continuamente eluse e raggirate, in maniera anti-democratica, dal ricatto dell’espulsione dal partito o peggio ancora dalla non futura ricandidabilita’, se non si adeguano alle direttive dei vertici. Infine sarebbe un alto esempio di civiltà democratica che sicura- mente stupirebbe ma farebbe scuola in tutto il resto del mondo. In ogni caso, qualunque soluzione si volesse provare, io sono certo che l’Italia deve trovarne una al più presto e può avere la possibilità di farlo solo se riesce trovare la forza e il coraggio che una nazione che si rispetti come tale deve dimostrare di possedere in momenti critici. Non può il nostro paese pretendere di continuare a tenere aperti gli occhi sulle vicende che accadono nel mondo mentre li teniamo chiusi per ciò che avviene in casa nostra.

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Questo cambio di rotta può avvenire innanzitutto attraverso l’impegno dei suoi cittadini migliori che non sono impigliati nella “rete” della politica italiana. Ce ne sono milioni. Gente onesta, preparata, valida, coraggiosa e soprattutto, libera che possono rappresentare l’alternativa necessaria sia per competenza che per buonsenso e per responsabilità. Possono e devono essere loro i protagonisti del futuro del nostro paese. Il futuro non può essere rappresentato da chi ha contribuito a creare il presente. Sarebbe come dire al “lupo”, “fai la guardia alle pecore per evitare che continuino ad essere mangiate” . Ma anche quelli che sono impigliati in quella “rete” possono contribuire a cambiare le cose, se non altro per ritornare ad essere liberi nelle loro individualità e nelle loro professionalità e soprattutto padroni del proprio destino. Non c’e’ bisogno necessariamente di prendere una posizione di parte. In un paese come il nostro e’ noto che meno del 5% della popola- zione ha veramente intenzione di impegnarsi in politica a tempo pieno. Sarebbe quindi sufficiente che con coraggio, la maggioranza dei cittadini decidano, per quanto loro possibile, di dare il proprio auto- nomo contributo alla possibilità del cambiamento, con obiettività e onestà non solo intellettuale, senza mettere a rischio la propria carrie- ra o la propria individualità. Se non altro, per non continuare ad essere complici, anche inconsapevoli, delle ingiustizie e degli abusi della politica che come compito primario deve invece promuovere, organizzare e proteggere il bene e il progresso di tutti i cittadini e che soprattutto deve amare, con il cuore e con i fatti, il proprio paese.

DIEGO PASCALE

Costituzione della Repubblica Italiana Art. 2

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Art. 3

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando, di fatto, la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Art. 36.

Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esi- stenza libera e dignitosa.

Art. 37

La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempi- mento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambi- no una speciale adeguata protezione.

Art. 54

Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.

La protesta “in musica”.

IO DICO BASTA (Testi e musica di Simone Avincola - www.myspace.com/simoneavincola)

Avete tolto la musica, avete tagliato l’erba, resta solo chi mastica la vostra politica di merda. C’avete tolto il coraggio e lo spirito per camminare, resta solo il miraggio di un gatto in mezzo al mare. Avete bloccato il respiro alla gente come noi, resta solo la pioggia che batte sui vostri eroi. Ma a tutto quel che resta.. io dico: basta Avete tolto il brusio e tutto quel che era suo, resta quel che è mio, resta quel che è tuo. Avete tolto i colori e la voglia di piangere ancora, restano solo i fiori ma anche loro andranno alla malora. Avete rimosso l’indignazione e trasformata in un ghigno, resta chi vive tutta la vita come fosse un eterno sbadiglio. Ma a tutto quel che resta.. io dico: basta Avete spazzato via la terra rubando le nostre armoniche, vi resta in tasca una guerra in cambio di bombe atomiche. Avete strappato gli alberi

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e piantato cartelli stradali, avete ucciso stranieri: gridano nel fango come maiali. Avete ridotto la dignità ad un cumulo di macerie, con il culo sui vostri sofà e gli schiavi nelle miniere. Ma a tutto quel che resta.. io dico: basta Avete mangiato mortadella e brindato alla faccia nostra, candidando quella più bella e giocando alla solita giostra. Avete succhiato dai buchi, cancellato i ricordi dagli occhi. Signori, siate i benvenuti nel regno dei balocchi. Avete chiuso, dimenticato disintegrato l’informazione. La vostra censura c’avete insegnato e noi vi spegniamo la televisione. E a tutto quel che resta.. diciamo: basta Avete stuprato città vomitando inceneritori, resta chi non sa di pagare i propri tumori. Avete scodinzolato sculettando e gridando: "vittoria" Tutti i fogli avete strappato cancellando la memoria. Venite un momento a guardare, noi siamo la gente che chiamate: "pazza" Avete ignorato chi vuole cambiare e mo vi beccate tutta la piazza! E a tutto quel che resta… diciamo: basta!

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Biografia

Diego Pascale e’ nato a Berna (Svizzera) nel 1963 da genitori Italiani emigrati (mamma Molisana e papà Campano). Sposato con tre figli. Ex allievo Salesiano da sempre impegnato nell’Associazionismo Sociale e appassionato di studi giuridici e politici. Non e’ e non e’ mai stato un Giornalista. Non e’ e non e’ mai stato uno Scrittore. Non e’ e non e’ mai stato un Docente. Non e’ e non e’ mai stato un Consulente o Collaboratore con struttu- re, uffici o organizzazioni dello Stato o ad esso collegate. Non ha e non ha mai avuto alcun incarico Politico Elettivo o di Nomina, sia Diretto che Indiretto. Non e’ iscritto ad alcun Partito o Formazione Politica. Non e’ amico di nessun Politico di Rilievo o con poteri decisionali a livello Internazionale, Nazionale o Locale. Parla, oltre all’Italiano, l’Inglese e il Francese, ama incondizionatamente la Rete Internet (come massima espressione di Libertà di pensiero) e ama definirsi “Cittadino del Mondo” e per esso cerca di contribuire, come può, alla costruzione di un futuro migliore, con umiltà (per quanto gli riesce) ma con determinazione e coerenza, riconoscendo, come punti di riferimento, la pacifica convivenza universale, il dialogo e il confronto continuo e la comprensione delle diversità. E’, di certo, un uomo qualunque, libero e non condizionabile, con i suoi pochi pregi e i tanti difetti che differenziano gli esseri umani l’uno dagli altri ma non ama e non ha mai amato ipocrisia, arrogan- za, presunzione e sopraffazione, nel privato come nel pubblico. Stima la competenza, la coerenza, la professionalità e l’amore per l’essere umano in generale e l’impegno per il proprio Paese, in tutte le sue forme. Ha scritto un altro libro dal titolo “La Rete D’Oro” di politica e attualità locale, dedicato al suo paese di origine.

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Grazie per la tua fiducia. Diego Pascale