Non in Terra Né in Acqua

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Non in Terra Né in Acqua Non in terra né in acqua La laguna nord attraverso l’archeologia di un’isola: San Lorenzo di Ammiana Catalogo della mostra Inaugurazione 19 Maggio 2010 Isola di San Lazzaro degli Armeni, Venezia INTRODUZIONE Una nuova archeologia Ci sono almeno due buone ragioni perché l’isola dovizia di particolari e di documenti prodotti, è sta- di San Lorenzo d’Ammiana possa essere considera- ta sufficiente per supportare una solida linea inter- ta un contesto archeologico di particolare significato pretativa. Planimetrie e sezioni esemplate anche e valore. La prima ha relazione con il contenuto ar- nella grafica su quelle torcellane (équipe polacca cheologico in sé del luogo, con la sua spendibilità docet) sono sembrate dar corpo e fondamento ad nella ricostruzione dei quadri economico-insediativi una storia dell’isola che affondava le sue radici, an- della laguna nord tra antichità e medioevo. La secon- cora una volta, nella sospirata ‘romanità’ di laguna, da, invece, riguarda la storia dell’archeologia in lagu- ma che da qui si muoveva poi verso altri paradig- na. Per sua fortuna (o suo malgrado) San Lorenzo mi, quelli collegati alle fortificazioni bizantine, alla d’Ammiana è stato, verso la fine del secolo scorso, chiesa plebana e poi infine al monastero femminile. un involontario e prolungato laboratorio archeologi- Strutture murarie in mattoni, reperti lapidei e cera- co, temporalmente posizionato tra l’isolata stagione miche, anch’essi variamente pubblicati in più sedi, degli scavi italo-polacchi a Torcello e Murano e la offrivano infine sostanza cronologica alla sequenza. ripresa in grande stile (e con grande investimento Inserita in un quadro essenzialmente interessa- di risorse e di energie) che caratterizza l’attuale. to a rintracciare i segni della romanità lagunare, la Vediamo questi due aspetti più nel dettaglio. serie stratigrafica di San Lorenzo in Ammiana diven- Come è noto, l’isola è un fazzoletto di terra emersa ne esemplificativa delle tappe e dei modi attraverso (oggi poco più di 6000 metri quadrati) nella laguna i quali si sarebbe declinato l’insediamento lagunare nord, vicina alle isole di Santa Cristina e della Cura, nella lunga durata, fino naturalmente alla nascita e al un tempo parte di quello che veniva chiamato com- consolidamento di Venezia. Dunque, un luogo di alto prensorio di Ammiana: un luogo al centro di dinami- profilo simbolico, a maggior ragione in un momento che insediative piuttosto vivaci nella tarda antichità e in cui si cominciava a discutere in maniera più sor- nel medioevo, ma oggi ai margini quasi deserti della vegliata dei processi demico-insediativi della laguna laguna, al di fuori delle vie di comunicazione principali nell’antichità (meglio, nella tarda antichità); un luogo e molto difficile da raggiungere. Queste avverse con- dove era necessario ritornare, dunque, per testare la dizioni ambientali, tuttavia, non scoraggiano le ricer- correttezza della sequenza e la sua interpretazione. che che hanno inizio verso la fine degli anni ’60 del Le ricerche archeologiche condotte a partire dal secolo scorso e sono capitanate da Ernesto Canal, 007 hanno significato innanzitutto mettere ordine in un ispettore onorario della Soprintendenza Archeo- un vero e proprio ‘campo di macerie’, quale l’isola logica. Non si tratta di un intervento isolato: Canal, si presentava per essere stata a lungo l’oggetto del spesso aiutato da volontari, interviene su molti altri siti desiderio di molti archeologi (agli scavi dell’équipe abbandonati, alcuni dei quali in pericolo di distruzio- di Canal se ne sono aggiunti altri, nessuno dei quali ne per le tumultuose trasformazioni ambientali della però, e per motivi diversi, pubblicato). Un campo di laguna. Oggi, molti di quei luoghi sono scomparsi e macerie reale (l’area era piena di buche non richiu- definitivamente sommersi (e effettivamente inacces- se, di sezioni collassate, di muretti che affioravano a sibili, se non attraverso un’altra archeologia, quella pelo d’acqua, di teloni di nylon spesso eradicati), ma subacquea). L’attività è necessariamente frenetica e anche un campo di macerie metaforico, perché sot- porta al recupero di una mole immensa di dati (rilie- to l’apparente esattezza delle sezioni stratigrafiche vi, fotografie, materiali), molti dei quali (la comunità e la chiarezza delle planimetrie dei vari complessi scientifica lo sa bene) vennero poi utilizzati in una strutturali presenti sull’isola, si percepiva già la cre- forma critica più avvertita da Wladimiro Dorigo, nella pa della spiegazione che suona fessa, la debolezza sua opera monumentale sulla Venezia delle origini. dell’interpretazione ‘che non tiene’. E’ bastata una Tra i numerosi interventi di questo periodo, di seria, ed accurata revisione, anche solo dell’edito, cui quasi tutte le isolette abbandonate recano vi- per dimostrare come tali preoccupazioni fossero stose tracce, quello di San Lorenzo è stato l’unico pienamente attendibili. La possibilità di riandare sul ad essere pubblicato in una forma che non possia- luogo, poi, ed aprire altri sondaggi di scavo, ha con- mo certo definire conclusa ma che comunque, per fermato e meglio supportato quelle iniziali perples- sità. La sequenza dell’isola, almeno quella che oggi vo riconvertita in spazio abitato. Il ritorno ‘alla norma- siamo in grado di seguire e raccontare, si discosta lità’ originaria, ci porta a pensare che non ci sia stato in più punti, e anche in maniera del tutto significati- uno spostamento dell’habitat, ma semplicemente va, dalla vulgata che, intanto, si è fatta strada nella che un gruppo sociale (nuovo?) sia intervenuto sulla letteratura storico-archeologica sulla laguna. In que- destinazione d’uso, peraltro temporanea, degli spazi sta Mostra, e nei testi del relativo catalogo, si trove- abitati: si tratta peraltro di una situazione che cono- ranno tutte le spiegazioni e le argomentazioni che sce molti paralleli anche in Terraferma, sia in ambito ci hanno condotto a prospettare un diverso modo urbano che rurale, all’incirca nello stesso periodo. di raccontare l’esistente; e, nel contempo, ci hanno Per quanto la fase tardo-antica si prospetti come di portati a costruire di prima mano un documento ar- grande interesse, ancor più significativa è la verifica di cheologico che fosse finalmente capace di interlo- una cesura nella sequenza, contrariamente a quanto quire con un quadro teorico più maturo ed avvertito. finora indicato. Non ci sono tracce né di fantomatici La sequenza di cui finora disponiamo si dipana castelli, ma neppure, al momento, di stabili occupazio- lungo un percorso che conferma alcuni punti nodali ni dopo il secolo VII. Questo dato è certificato sia dal già messi in evidenza, ma evidenzia anche nuove diradarsi, fino a scomparire, degli indicatori materiali significative criticità. di VIII-IX secolo (che oggi cominciamo a conoscere Cerchiamo di ripercorrerle brevemente insieme. piuttosto bene), sia dalla non sovrapponibilità delle Le ricerche archeologiche hanno dimostrato che un antiche con le nuove strutture insediative costruite insediamento stabile, su questo isolotto (che proba- sull’isola: non solo le prime non vengono recupera- bilmente quasi sempre così è stato anche nel passa- te, ma cambia anche completamente l’orientamento. to), non iniziò prima del V secolo. Un dato che torna La storia, dunque, riprenderebbe con la fase ple- in sintonia con quanto si viene scoprendo negli ultimi bana e poi monastica, per un periodo anche con- anni un po’ in tutta la laguna, dove i fantasmi della temporanee. Non si tratta, ancora volta, di contesti classicità vengono giustamente risospinti verso altri facili da decodificare ed interpretare. La sovrappo- lidi. L’aspetto che caratterizza questa prima fase di nibilità delle funzioni svolte dell’edificio ecclesiastico occupazione si qualifica immediatamente come per- (la cui identificazione, peraltro, non è ancora certa), tinente ad una struttura abitativa di buona qualità, la scarsità (a volte anche assenza) dei contesti più articolata in più ambienti, che lo scavo ha tuttavia recenti (sistematicamente quasi ovunque cancellati), messo in evidenza solo in parte. Non esistono al condiziona, ma non certo preclude, la possibilità di momento solidi dati archeologici che chiariscano le conoscere più a fondo anche questa realtà insedia- funzioni di questo complesso, che dobbiamo pensa- tiva. É questo il periodo del comprensorio di Ammia- re, tuttavia, in relazione con le risorse del luogo (pe- na, come lo conosciamo attraverso le fonti scritte: sca, allevamento, comunicazioni e sale) e, nel quale un distretto amministrativo qualificato da un popola- dunque, vedere il centro residenziale e direzionale mento disperso sulle isole, che identifica nella pieve- di queste attività economiche. Se così è, possia- monastero di San Lorenzo il suo centro identitario. mo supporre che in questo periodo (siamo verso gli Rileggere le ‘sequenze’ di San Lorenzo a confron- inizi del V secolo) un’economia di laguna comincia to non indebolisce il contenuto archeologico dell’iso- a trovare una sua specifica identità, testimoniata la, solo perché alcune attrattive (la romanità della pri- sia da questo tipo di contesti sia dalla qualità del- mitiva occupazione, la bizantinità dell’alto-medioevo) la ”cultura materiale”, che essi stanno restituendo. vengono sradicate: la discontinuità e l’irregolarità sono La storia di questo complesso, almeno per quello spesso componenti ancora più intriganti, perché ci che possiamo capire dallo scavo di una sua porzione, guidano verso altre soluzioni ed altre
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