La Radioattivita' Nelle Acque Potabili Della Provincia Di
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LA RADIOATTIVITA’ NELLE ACQUE POTABILI DELLA PROVINCIA DI LECCO Risultati della campagna di indagine Centro Regionale di Radioprotezione Anno 2016 ARPA LOMBARDIA Relazione predisposta da: Maurizio Forte (CRR Milano) con il contributo di: Stefania Costantino (CRR Milano) Giuseppina Gerosa, Maria Tarasi (Dip. ARPA di Lecco) Verificata da: Rosella Rusconi Responsabile CRR Approvata da: Maurizio Bassanino Responsabile U.O.C. Agenti Fisici e Radioprotezione Si ringraziano per la preziosa collaborazione Emanuela Ammoni (Regione Lombardia, Direzione Welfare) Angelo Ferraroli e Osvaldo Parolini (ATS Brianza) Paolo Lietti (Lario Reti Holding SpA) Emessa il 16 gennaio 2017 1 - Introduzione Questo rapporto riassume i risultati dell’indagine condotta sulle acque potabili nella provincia di Lecco, prima fase pilota della campagna regionale realizzata in ottemperanza alle richieste del D.Lgs. 28/2016. L’indagine è stata effettuata su mandato della Direzione Welfare di Regione Lombardia in stretta collaborazione con ATS Brianza. Scopo dell’indagine è la verifica della conformità delle acque rispetto ai parametri analitici individuati dal citato Decreto e riassunti nella tabella seguente (Tab. 1): Tab. 1: Parametri radiometrici riportati nel D. Lgs. 28/2016 1 Attività alfa totale 0,1 Bq/l Attività beta totale 0,5 Bq/l Radon 222 100 Bq/l ove l’attività alfa e beta totale sono parametri di screening impiegati per assicurare il rispetto del valore di dose totale fissato in 0,1 mSv/anno. La misura della concentrazione di trizio, per cui il succitato Decreto fissa un valore di parametro di 100 Bq/l, non è stata effettuata nel presente studio, sempre ai sensi del Decreto, in quanto non sono presenti nel territorio indagato fonti antropogeniche di questo elemento. Negli anni passati erano state già effettuate analisi radiometriche riguardanti le risorse idriche di questa provincia [2,3,4,5] come di altre zone della Lombardia; nella nuova campagna, pianificata secondo criteri e modalità aderenti al nuovo dettato legislativo, ci si è proposto in particolare quanto segue: - Aumentare la copertura demografica arrivando ad un minimo del 50%. - Effettuare per ogni punto di prelievo misure di attività alfa/beta totale e radon 222, con approfondimenti ove questi parametri superino i riferimenti di legge. - Effettuare, inoltre, misure di radio 226 su ogni prelievo per una migliore caratterizzazione della componente di attività alfa totale. - Tenere in considerazione le specificità geologiche ed idrogeologiche note. - Valutare le possibili fonti di pressione. - Verificare l’esistenza di industrie alimentari con approvvigionamento autonomo. 2 – Sistema di approvvigionamento delle acque e inquadramento idrogeologi co In provincia di Lecco il pubblico servizio di acquedotto fa riferimento ad un unico gestore del servizio integrato, Lario Reti Holding SpA, che distribuisce acque provenienti da diverse fonti. Approvvigionamento di acque superficiali Una fonte importante è costituita dalle acque superficiali del lago di Lecco, che viene derivato all’altezza del Comune di Valmadrera. Esiste un’unica captazione dal lago che alimenta l’acquedotto Brianteo che, a sua volta, serve diversi Comuni. L’acqua di questa rete può essere quindi considerata omogenea. 1 Non vengono effettuate specifiche misure di trizio (3H) in quanto non esistono in questa provincia fonti antropogeniche note (vedi D.Lgs.28/2016, All II) 1 Approvvigionamento di acque sotterranee Le acque sotterranee vengono captate attraverso numerose opere di presa da sorgenti (bottini, gallerie drenanti, trincee drenanti) e da falda (pozzi) la cui distribuzione è funzione anche delle caratteristiche idrogeologiche del territorio. Le caratteristiche idrogeologiche del territorio della Provincia di Lecco sono molto complesse e articolate ma dal punto di vista della nostra indagine possiamo individuare due settori con caratteristiche distinte: il settore lacuale, che comprende tutta la fascia dal limite settentrionale del territorio della Provincia fino ai laghi, e il settore sublacuale. Nel settore lacuale affiorano soprattutto rocce litoidi e prevalgono le opere di presa da sorgente, nel settore sublacuale affiorano prevalentemente rocce sciolte e prevalgono le opere di presa da falda. a) Settore lacuale Nella fascia lacuale gli acquiferi (rocce che immagazzinano l’acqua) sono rappresentati prevalentemente da rocce cristalline e carbonatiche appartenenti al dominio Sudalpino (Alpi Meridionali), mentre nella fascia sublacuale gli acquiferi sono rappresentati prevalentemente da rocce sciolte o da rocce sedimentarie detritiche cementate all’interno delle quali sono presenti livelli sabbioso-ghiaiosi sciolti (Ceppo dell’Adda) che ospitano una falda idrica. L’esistenza di due settori geografici con caratteristiche idrogeologiche diverse è evidente nella Figura 1 dove le rocce litoidi che affiorano nel settore lacuale sono rappresentate con diverse campiture mentre le aree dove affiorano le rocce sciolte del settore sublacuale vengono lasciate in bianco. Si fa presente che il radon è presente ovunque nelle rocce, sia sciolte, sia lapidee, sebbene in quantità variabili; alle rocce cristalline sono associate le quantità più alte, ma concentrazioni significative di radon possono essere associate anche alle rocce sedimentarie che contengono clasti di rocce cristalline; il radon sfugge dalle porosità delle rocce e si diffonde nell’acqua in contatto con le rocce e nell’aria presente nei pori e nelle fratture; la presenza di vuoti interconnessi ne consente la migrazione. Nel territorio lecchese le rocce cristalline affiorano nella fascia più a Nord e sono rappresentate prevalentemente da gneiss, paragneiss e micascisti (basamento cristallino) di età paleozoica (pre-permiano, fino a circa 299 milioni di anni fa - nella figura 1 sono indicate come rocce del “basamento”); le rocce del basamento cristallino sono messe in contatto con le rocce della copertura sedimentaria permo-triassica (da circa 299 a circa 201 milioni di anni) da una struttura tettonica nota come Linea Orobica che si sviluppa in direzione circa est-ovest e interessa il nostro territorio all’altezza dei comuni di Margno, Casargo e Premana (nella figura 1 la linea orobica è rappresentata dal “sovrascorrimento” che mette in contatto il basamento, a Nord, con le rocce della copertura sedimentaria, a Sud). Lungo questa struttura le rocce del basamento cristallino scorrono sopra quelle della copertura sedimentaria. Un precedente studio eseguito da ARPA Lombardia e dal Dipartimento di Statistica dell’Università di Milano-Bicocca [6] relativo alla presenza di radon negli edifici aveva evidenziato che in Provincia di Lecco lungo questa struttura si misurano le concentrazioni più alte di radon. Questa particolarità è già stata oggetto di attenzione da parte dell’ARPA [7] . → Nel nostro lavoro in questo settore è stato individua to il punto di campionamento “rubinetto funivia”, che riceve le acque delle sorgenti del Comune di Margno. 2 Le rocce della copertura sedimentaria che affiorano in Provincia di Lecco sono rappresentate da rocce prevalentemente detritiche nella parte basale (“permiano” nella figura 1) seguite da rocce prevalentemente carbonatiche (dolomie, calcari), marne e selci nella parte intermedia(Triassico-Giurassico –Cretacico, da circa 201 a 65 milioni di anni); la successione sedimentaria prosegue con rocce più giovani rappresentate da calcari, marne, arenarie (Paleogene in figura 1, da 65 a 23 milioni di anni). Procedendo da Nord verso Sud affiorano rocce sempre più giovani. La circolazione idrica sotterranea nel settore lacuale è caratterizzata dalla diffusa presenza di reti acquifere che alimentano sorgenti e dalla presenza subordinata di falde acquifere ospitate da conoidi alluvionali (es. Bellano, Colico), depositi di subalveo e depositi glaciali. In questo settore le captazioni di acque potabili destinate al consumo umano, come abbiamo già anticipato, sono costituite prevalentemente da sorgenti. Laddove la roccia è molto fratturata/fagliata o carsificata la circolazione è più attiva; laddove le fratture/faglie sono profonde possono risalire acque termali. Ad esempio nella zona di Taceno e dintorni la presenza di strutture tettoniche profonde rende possibile la risalita di acque termali (es. terme di Tartavalle), che non rivestono interesse dal punto di vista del servizio di pubblico acquedotto; fenomeni collegati alla risalita di acque termali sono stati rilevati anche nel letto del torrente Pioverna. → Allo scopo di verificare la presenza di eventuali criticità collegate ad apporti di acque termali, nel presente lavoro è stato campionato il pozzo Rimembranze del Comune di Bellano che potrebbe ricevere apporti di acque profonde attraverso la falda subalvea del torrente Pioverna. Le rocce della copertura sedimentaria sono interessate dalla presenza di ampie pieghe e sovrascorrimenti che si sviluppano in direzione circa Est-Ovest che non sono stati oggetto di approfondimenti come per la linea Orobica, risultata più critica. b) Settore sublacuale Nella fascia sublacuale l’ossatura rocciosa è costituita prevalentemente da arenarie, marne, conglomerati e calcari più giovani (cretacico/paleocene/eocene – da circa 145 a circa 34 milioni di anni). In affioramento prevalgono i depositi sedimentari sciolti rappresentati prevalentemente da depositi fluvioglaciali, depositi glaciali e glaciolacustri formatisi nel corso delle tre glaciazioni pleistoceniche (da 455000 a 10000 anni fa), da depositi lacustri e da depositi alluvionali anche recenti ed attuali