1.1 PREMESSA ...... 2 1.2 PARTECIPAZIONE ...... 3 1.3 LA STRUTTURA DEL PGT ...... 5 2.1. IL DOCUMENTO DI PIANO...... 7 2.2. IL QUADRO CONOSCITIVO DEL TERRITORIO COMUNALE ...... 9 2.2.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE ...... 9

2.2.2 INQUADRAMENTO PAESAGGISTICO AMBIENTALE ...... 12

2.2.3 INQUADRAMENTO INFRASTRUTTURALE ...... 43

2.2.4 INQUADRAMENTO ECONOMICO - SOCIALE ...... 44

2.3. PREVISIONI CONTENUTE NEI PIANI SOVRACOMUNALI ...... 72 2.3.1. PIANIFICAZIONE REGIONALE ...... 72

2.3.2. PIANIFICAZIONE PROVINCIALE ...... 77

2.4. GLI OBIETTIVI STRATEGICI DI SVILUPPO, MIGLIORAMENTO E CONSERVAZIONE...... 86 2.4.1. CRITERI CHE SI INTENDONO ADOTTARE PER LA REDAZIONE DELLA VARIANTE GENERALE AL P.G.T. VIGENTE...... 87

2.5. STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO VIGENTE...... 89 2.6. AZIONI PREVISTE NELLA VARIANTE GENERALE AL PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO DEL DI ...... 94 2.7. VALUTAZIONE DELLA VARIANTE AL P.G.T...... 99 2.8. VALUTAZIONI DI COERENZA ...... 102 2.9. MITIGAZIONI ...... 105

1 1.1 PREMESSA Le Leggi di riforma urbanistica regionale, L.R. 12/2005 e L.R. 121/2009, e L.R. 31/2014, sono fondate sul principio di concertazione tra pubblico e privato, nonché sul concetto dell’urbanistica negoziata (come già avveniva dopo la L.R. 9/99 con i Programmi Integrati di Intervento). In particolare modo l’articolazione dei contenuti della L.R. 12/2005, art. 1 comma 2, si avvale di alcuni criteri fondamentali: • Sussidiarietà, intesa sia in senso verticale che orizzontale. La Legge, pertanto, in applicazione del principio costituzionale, prevede l’attribuzione ai Comuni della generalità delle funzioni amministrative in materia di governo del territorio, fatta eccezione per quelle di rilevanza regionale e provinciale; inoltre vengono valorizzati ed ampliati gli spazi di libertà e di responsabilità dei cittadini rispetto al ruolo delle istituzioni; • Sostenibilità delle scelte di pianificazione, intesa non solo sotto il profilo strettamente ambientale, ma anche sotto il profilo sociale ed economico. Ciò significa che ogni atto di programmazione o pianificazione territoriale deve poter contribuire a garantire una maggiore equità sociale, anche attraverso la diffusione di pari occasioni di sviluppo; • Flessibilità della pianificazione territoriale, intesa come confronto e verifica, continua e dinamica, fra i diversi strumenti di governo del territorio, superando l’eccessiva rigidità prodotta dal precedente modello di pianificazione gerarchico. • Partecipazione, intesa come possibilità per i cittadini di concorrere alla definizione delle scelte di governo del territorio. Risulta, quindi, dai principi sostenuti dall’ apparato normativo, l’elevato grado di flessibilità e facoltà pianificatoria nella costruzione dei nuovi assetti urbanistici. Tale facoltà pianificatoria viene normata e strutturata da tre strumenti urbanistici fondamentali:

1. Documento di piano 2. Piano dei servizi 3. Piano delle regole.

La legge urbanistica regionale 11 marzo 2005 n. 12, denominata Legge per il Governo del Territorio, muta radicalmente il quadro degli strumenti urbanistici a disposizione degli enti territoriali, andando incontro alle sempre maggiori esigenze di equità e flessibilità. Essa raccoglie in un testo unico un insieme complesso e frammentario di norme approvate nel corso delle ultime due legislature regionali (1995-2005), come modifiche e integrazioni della precedente legge urbanistica (51/1975). La pianificazione di livello comunale riscontra una radicale modifica, culturale prima che 2 normativa: viene abbandonato il sistema di pianificazione basato sull’unitarietà dello strumento di piano (PRG), ritenuto troppo rigido ed incapace di governare le trasformazioni territoriali, e di fatto già da tempo integrato da atti di “pianificazione negoziata”. Il PRG, secondo una percezione diffusa tra gli addetti ai lavori e tra molti cittadini, risultava essere uno strumento superato ed inadeguato a supportare la politica urbanistica delle amministrazioni locali nella società odierna. Il burocratico quadro normativo che ha regolato la materia fino ad ora ha creato un sistema rigido, incapace di adeguarsi ai mutamenti che si registrano nella realtà, diventando motivo di ostacolo anziché di crescita e sviluppo. Ad una pressante esigenza di flessibilità, risponde la Legge Regionale n°12/2005, che all’art. 7 specifica come il governo del territorio si attui mediante una pluralità di piani, tra loro coordinati e differenziati, che, nel loro insieme, costituiscono la pianificazione del territorio stesso. Gli atti di pianificazione “…si uniformano al criterio di sostenibilità, intensa come la garanzia di uguale possibilità di crescita del benessere dei cittadini e di crescita delle future generazioni” (art. 2 comma 3). Il Governo del territorio si caratterizza per la pubblicità e la trasparenza delle attività che conducono alla formazione degli strumenti di pianificazione, per la partecipazione diffusa dei cittadini e delle loro associazioni nell’elaborazione dei contenuti e nell’orientamento delle scelte operative. L’impostazione del PGT si articola su una tripartizione che utilizza uno strumento con contenuti di carattere prevalentemente strategico (DOCUMENTO DI PIANO), quale elemento “di regia” di una politica complessiva sul territorio, armonizzata rispetto agli obbiettivi ed alle procedure ma anche attenta a problemi di efficacia e di opportunità. Gli aspetti di regolamentazione e gli elementi di qualità del costruito, sono affidati ad uno strumento autonomo (PIANO DELLE REGOLE), mentre l’armonizzazione tra gli insediamenti e la “città pubblica e dei servizi” è affidata al PIANO DEI SERVIZI. I due strumenti di tipo “operativo”, pur strutturati in modo da avere autonomia di elaborazione, previsione ed attuazione, interagiscono costantemente con il DOCUMENTO DI PIANO.

1.2 PARTECIPAZIONE La progettazione partecipata del Piano di Governo del Territorio si inserisce nel quadro normativo regionale. É esplicita, infatti, la volontà della Regione Lombardia, chiaramente espressa nella l.r. 12/2005, di indirizzare la progettazione del territorio verso una condivisione delle scelte e dei progetti. Questo cambiamento culturale nella progettazione del piano si basa sulla consapevolezza che l’elaborazione del piano stesso è un lavoro

3 che non può e non deve essere svolto dai soli esperti, ma costituisce l’espressione di un’intera comunità locale, che attraverso il dialogo e il confronto definisce le proprie esigenze e i propri desideri. Per promuovere il coinvolgimento di Enti e cittadinanza, l’Amministrazione Comunale di Palazzo Pignano ha avviato le procedure di partecipazione previste dall’art. 13 della L.R. n. 12/2005, sollecitando i Cittadini, singoli ed associati, a presentare proprie istanze, contributi e suggerimenti, al fine di contribuire alla definizione di scelte urbanistiche il più possibile condivise. Le 13 istanze presentate sono state oggetto di una specifica valutazione di conformità delle stesse rispetto gli obiettivi di piano prefissati. Numerose sono state le occasioni di confronto che hanno visto il coinvolgimento della Giunta Comunale, consiglieri comunali di maggioranza e minoranza e di operatori locali. Durante tali incontri sono state raccolte domande, chiarimenti, suggerimenti e richieste; affrontando pubblicamente discussioni su temi e scelte rilevanti che interessano il territorio. Durante la fase di elaborazione progettuale del PGT, al fine di costruire un percorso partecipativo, di condivisone e coinvolgimento nel processo pianificatorio, sin dalle prime fasi preliminari del progetto, sono stati organizzati molteplici incontri con i tecnici incaricati.

Tali momenti di partecipazione si sono posti un duplice obiettivo: da un lato esplicitare da un punto di vista teorico la disciplina urbanistica regionale, al fine di chiarire i contenuti della legge e dei vari strumenti realizzati, dall’altro coinvolgere i rappresentanti della cittadinanza nella definizione e strutturazione del quadro conoscitivo del Documento di Piano e dei primi obiettivi sostenibili di carattere ambientale, economico e sociale ritenuti prioritari.

Durate tali incontri, erano presenti i Professionisti incaricati e gli amministratori comunali che hanno illustrato la nuova forma, i contenuti e l’impostazione dello strumento di pianificazione introdotte dalle L.R. 12/05 – 121/2009 e 31/2014, nonché la nuova dimensione ambientale e lo strumento della VAS raccogliendo indicazioni dei partecipanti, volte ad esplicitare la loro idea per l’assetto futuro del territorio di Palazzo Pignano.

In ottemperanza alle disposizioni legislative, è stato inoltre attivato un programma di Valutazione Ambientale Strategica che ha visto l’attuazione di un progetto condiviso finalizzato alla promozione di uno sviluppo sostenibile ed all'assicurazione di un elevato livello di tutela ambientale. La Valutazione Ambientale Strategica è stata sviluppata in parallelo agli obbiettivi definiti dal Documento di piano, in attuazione degli Indirizzi Generali per la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) approvati con D.C.R. 13/03/2007 n. VIII/351 e degli ulteriori adempimenti di disciplina approvati dalla Giunta Regionale con

4 Deliberazione n. 8/6420 del 27/12/2007.

L’atto di partecipazione specifico della VAS consiste nella convocazione della Conferenza di Valutazione, alla quale vengono invitati gli Enti territorialmente interessati e le Autorità con specifiche competenze in materia ambientale. Articolata in una seduta introduttiva (Conferenza di Scooping, tenutasi in data 05.10.2015), dove è illustrata l’Analisi ambientale del territorio, e una seduta finale nella quale vengono presentati il Documento di Piano nella forma prevista per l’adozione e gli esiti del processo di valutazione e il Rapporto Ambientale.

Per favorire l’instaurarsi di un proficuo rapporto di sussidiarietà, l’Amministrazione comunale ha altresì attivato le procedure di confronto con tutti gli Enti preposti alla pianificazione sovracomunale come specificato all’art. 13 della L.R. n. 12/2005, in particolare con la Provincia di e con il Parco del Tormo.

Attraverso la partecipazione ed il rapporto/confronto con i soggetti destinatari degli interventi di pianificazione, è stato possibile raccogliere tutta la progettualità diffusa, con informazioni e dati che hanno consentito l’elaborazione di un Piano di Governo del territorio in grado di rispondere ai reali bisogni dei cittadini, singoli o associati e degli operatori economici o sociali.

Altri strumenti di informazione sono: - divulgazione telematica della documentazione di supporto al processo di VAS mediante il portale comunale, accessibile dal sito e di volta in volta aggiornato con la nuova documentazione disponibile; - affissione avvisi relativi alle diverse pubblicazioni e agli incontri in programma presso l’Albo Pretorio.

1.3 LA STRUTTURA DEL PGT Nei Comuni con popolazione superiore ai 2.000 abitanti il Piano di Governo del Territorio è costituito da tre atti le cui previsioni hanno validità quinquennale, e sono sempre modificabili (commi 1-2 art. 10bis L.R. 12/2005). Il PGT è strutturato in tre articolazioni: • Documento di Piano (atto strategico) che ha il compito di dichiarare gli obiettivi generali dell’assetto del territorio comunale e definire le strategie e le azioni specifiche da attivare per il loro conseguimento • Piano delle Regole che ha il compito di disciplinare in base alla vigente legislazione statale e regionale, le parti del territorio comunali riguardanti il tessuto urbano consolidato, le aree destinate all’agricoltura; le aree di valore 5 ambientale ed ecologiche e le aree non soggette a trasformazione urbanistica • Piano dei Servizi che ha il compito di definire le azioni per l’adeguamento ed il potenziamento del sistema delle infrastrutture e delle attrezzature pubbliche alle esigenze dei cittadini Al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile ed assicurare un elevato livello di protezione dell’ambiente, la legge regionale, in ottemperanza alla direttiva 2001/42/CEE, sottopone il Documento di Piano alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS), intesa come un sistematico processo di valutazione delle conseguenze, sul piano ambientale, delle azioni proposte. Ogni atto di pianificazione necessita della “partecipazione diretta” di tutti i Cittadini e di un rapporto di effettiva sussidiarietà con gli altri Enti di Pianificazione in particolare con la Regione Lombardia e la Provincia di Cremona nell’ambito del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) nonché con gli operatori presenti sul territorio, per la ricerca di tutte le possibili soluzioni progettuali atte a migliorare la qualità complessiva del territorio.

6 2.1. IL DOCUMENTO DI PIANO

La caratteristica fondamentale del Documento di Piano (art. 8 e 10bis L.R. 12/2005) è quella di possedere contemporaneamente una dimensione strategica, che si traduce nella definizione di una visione complessiva del territorio comunale, ed una più direttamente operativa, contraddistinta dalla determinazione degli obiettivi specifici da attivare per le diverse destinazioni funzionali degli ambiti soggetti a trasformazione.

Il Documento di Piano definisce

• il quadro conoscitivo del territorio comunale, come risultante dalle trasformazioni avvenute, individua i grandi sistemi territoriali, il sistema della mobilità, le aree a rischio o vulnerabili, le aree di interesse archeologico e i beni di interesse paesaggistico o storico-monumentale e le relative aree di rispetto, gli aspetti socio-economici, culturali, rurali e di ecosistema, la struttura del paesaggio agrario e l’assetto tipologico del tessuto urbano e ogni altra emergenza del territorio che vincoli la trasformabilità del suolo e del sottosuolo; • il quadro conoscitivo dell’assetto geologico, idrogeologico e sismico • il quadro ricognitivo e programmatico di riferimento per lo sviluppo economico e sociale del comune, elaborato anche sulla base delle proposte dei cittadini singoli o associati, tenendo conto degli atti di programmazione provinciale e regionale • le modalità di recepimento delle previsioni contenute nei piani sovracomunali • gli obiettivi di sviluppo, miglioramento e conservazione che abbiano valore strategico per la politica territoriale • gli obiettivi quantitativi di sviluppo complessivo del PGT. Nella definizione di tali obiettivi il documento di piano tiene conto della riqualificazione del territorio, della minimizzazione del consumo del suolo in coerenza con l’utilizzazione ottimale delle risorse territoriali, della distribuzione dell’assetto viabilistico e della mobilità, nonché della possibilità di utilizzazione e miglioramento dei servizi pubblici e di interesse pubblico o generale, anche a livello sovracomunale • in coerenza con i predetti obiettivi e con le politiche per la mobilità, le politiche di intervento per la residenza, ivi comprese le eventuali politiche per l’edilizia residenziale pubblica, le attività produttive primarie, secondarie e terziarie, ivi comprese quelle della distribuzione commerciale

7 • la compatibilità degli interventi proposti con le risorse economiche attivabili dalla pubblica amministrazione • gli ambiti di trasformazione ed i relativi criteri di intervento, preordinati alla tutela ambientale, paesaggistica e storico-monumentale, ecologica, geologica, idrogeologica e sismica, laddove in tali ambiti siano comprese aree qualificate a tali fini nella documentazione conoscitiva; • i criteri di compensazione di perequazione e di incentivazione

Ortofoto del territorio comunale di Palazzo Pignano

8 2.2. IL QUADRO CONOSCITIVO DEL TERRITORIO COMUNALE 2.2.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE

Il comune di Palazzo Pignano è localizzato a nord-ovest della provincia di Cremona, delimitato dai limiti amministrativi dei comuni di ad ovest, a nord, ad est e e a sud.

Inquadramento territoriale del comune di Palazzo Pignano [Fonte: Rapporto sulla Qualità dell’aria di Cremona e Provincia, ARPA 2006]

La conformazione del territorio, che si estende per circa 8,9 kmq, è di natura prevalentemente pianeggiante, anche se da un punto di vista geomorfologico è caratterizzata dalla presenza di un orlo di scarpata, che attraversa parte del territorio comunale in direzione nord-sud. L’abitato di Palazzo Pignano è impostato quasi interamente sul livello fondamentale della pianura (l.f.d.p.) altimetricamente più rilevato e, solo nel settore meridionale, al piede della scarpata principale. Qui l’urbanizzazione e lo sviluppo dell’edificato ha ridotto sensibilmente i dislivelli e le pendenze al punto da rendere non sempre riconoscibile il tracciato della stessa scarpata. Nel settore settentrionale poi l’attività d’escavazione pregressa d’inerti (sabbia e ghiaia) ha determinato vistosi arretramenti della scarpata principale e conseguenti alterazioni delle locali caratteristiche geomorfologiche, pedologiche e litologiche. Alla luce di queste considerazioni appare evidente che, all’interno del territorio esaminato, la scarpata principale abbia perso completamente i suoi caratteri di naturalità essendo stata oggetto di numerosi interventi di rimaneggiamento antropico.

9 L’estratto della tavoletta IGM III S.O. Pandino - Foglio 046 (rilievo del 1889 con aggiornamento 1913-1931) evidenzia proprio la posizione e l’andamento della scarpata all’inizio del secolo scorso.

Il territorio comunale è inoltre solcato da alcune rogge tra cui le Rogge Tormo, Acquarossa e Cremasca, che attraversano il territorio comunale in direzione d’acqua nord-sud.Si tratta di corsi d’acqua di particolare d’importanza del territorio cremonese, in quanto hanno valenza esclusivamente irrigua.

Foto aerea del comune di Palazzo Pignano

Il nucleo abitato di Palazzo Pignano si è naturalmente sviluppato a sud delle emergenze architettoniche costituite dalla Pieve e da Palazzo Marazzi. La frazione Scannabue si è invece sviluppata in direzione nord-sud, mentre le frazioni costituite da Cascine Capri e Gandini non si sono fortunatamente sviluppate se non per pochi fenomeni di edilizia residenziale, anche se per la seconda decisamente superiore. La viabilità principale è rappresentata dalla ex S.S. 415 (via Paullese), a sud del territorio comunale, e dalla S.P. 35 che attraversa da ovest est il settore più settentrionale del territorio comunale lungo la direttrice Pandino - Trescore Cremasco,. Da un punto di vista altimetrico, le quote assolute maggiori si registrano nel settore nord- occidentale mentre quelle minori lungo il confine meridionale.

10 Estratto aereo fotogrammetrico del Comune di Palazzo Pignano

11 2.2.2 INQUADRAMENTO PAESAGGISTICO AMBIENTALE

Il territorio comunale di Palazzo Pignano è situato nella pianura di Crema, a nord-ovest della provincia di Cremona.La superficie complessiva del Comune è di circa kmq 8,9; oltre al capoluogo vi sono le frazioni abitate di Scannabue, Cascine Capri e Cascine Gandini. La superficie agricola utilizzata è pari al 80% del territorio comunale. L’area urbanizzata del comune si irradia dal centro urbano, come evidenziato dall’ortofoto seguente.

Tavola DP-6 Uso suolo- Fonte Dusaf 2009

L’estratto della Carta degli usi del suolo della variante del PGT di Palazzo Pignano, mette in evidenza gli elementi che compongono il territorio comunale di Palazzo Pignano dal punto di vista della composizione dei suoli, secondo i tematismi adottati dalla cartografia DUSAF. Su territorio extraurbano di Palazzo Pignano si riconoscono dalla precedente immagine, tematismi vegetazionali e ambientali, tra i quali ad esempio aree a seminativo semplice, 12 seminativo con presenza di filari, boschi di latifoglie e aree a frutteti. L’attività agricola è particolarmente vivace, anche se in queste zone è presente anche un’importante economia basata sul settore artigianale e produttivo. L’azzonamento del comune di Palazzo Pignano mette in evidenza che l’ambito urbano del capoluogo e della frazione Scannabue si sviluppa principalmente nella direzione nord-sud, mentre la presenza della SP 35 a nord del territorio comunale, si configura come asse infrastrutturale, cui è accorpata un’area produttivo-industriale di una certa consistenza, nella quale operano piccole imprese artigianali in vari settori.

Usi del suolo comune di Palazzo Pignano [Fonte: Elaborazione DUSAF; SIT Provincia di Cremona]

La copertura dell’intero territorio comunale di Palazzo Pignano secondo quanto individuato dall’ARPA Lombardia e dall’analisi cartografica del territorio, è ripartita nel seguente modo:

L’uso del suolo è il cardine della decisione di uno strumento urbanistico. Attorno al suolo ed alla sua destinazione d’uso ruota tutto il processo pianificatorio che include la tutela e la valorizzazione delle risorse naturali. La destinazione d’uso futura, rappresenta una decisione “sulla carta” che, se non ancora attuata non è riconoscibile da una vista dall’alto, la copertura del suolo e la sua rappresentazione naturale, ovvero ciò che è possibile accertare attraverso l’osservazione di una ripresa del territorio da aereo o da satellite, è la conclusione di decisioni prese che poi si sono tramutate nel reale utilizzo del suolo attuale. La banca dati del SIT regionale permette di visualizzare lo storico dell’utilizzo del suolo dal 2007 ad oggi, per cui è possibile attraverso una sovrapposizione

13 La componente ambientale “Suolo” ricopre un ruolo rilevante all’interno del sistema ambientale mondiale, tale componente è riconosciuta dalla Commissione Europea come risorsa strategica non rinnovabile, in grado di fornire cibo, biomassa, materie prime ed allo stesso tempo è caratteristica principale del paesaggio. Il progressivo depauperamento del suolo, costituisce una criticità allarmante, dovuta principalmente dal fenomeno di dispersione insediativa che si è andata affermando come forma di urbanizzazione prevalente nel nostro Paese, con la consapevolezza che rappresenta un modello poco sostenibile dal punto di vista sia ambientale che economico. Molti paesi europei stanno attuando specifiche politiche ed azioni per limitare il consumo di suolo, favorendo modelli di sviluppo sostenibile per arrestare il progressivo depauperamento della risorsa suolo ove non strettamente necessaria. La Regione Lombardia è molto sensibile a questo tema in quanto regione fortemente sviluppata e antropizzata che, negli ultimi decenni ha assistito ad un aumento esponenziale delle zone urbanizzate e che avverte ora la necessità di correggere le proprie fragilità territoriali e, contemporaneamente valorizzare le proprie potenzialità competitive. Alla luce di queste considerazioni, Regione Lombardia ha approvato la legge regionale n. 25 del 28/12/2011, entrata in vigore il 13/01/2012, la quale ha aggiornato il testo unico delle leggi regionali in materia di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale (legge regionale 5/12/2008, n. 31). In particolare la LR 25/2011 ha introdotto l’art. 4-quarter, il quale si apre con l’enunciazione “la Regione riconosce il suolo quale bene comune”. Per affrontare questa problematica rilevante la Regione Lombardia ha sottoscritto una agenda (Uso e valorizzazione del suolo – Deliberazione di Giunta Regionale n. IX/3074 del 28/02/2012) che coinvolge diverse Direzioni Generali per impegnarsi attivamente nella lotta al consumo di suolo determinando un impegno con uno specifico programma di obiettivi e risorse da attivare negli anni a venire. Tra le linee di lavoro individuate si evidenziano:

14 • la maggior cogenza degli strumenti urbanistici e nelle norme di settore (indirizzi sono già presenti ma occorre migliorare gli aspetti prescrittivi dell’impianto normativo che governa i processi di piano e sviluppare gli aspetti perequativi che mitigano gli effetti della rendita fondiaria); • l’attrattività del territorio e delle aree urbanizzate (lo sviluppo del settore edilizio deve progressivamente rendersi attraente sottoforma di rigenerazione urbana); • lo sviluppo del sistema delle conoscenze (la conoscenza del fenomeno in atto richiede monitoraggi costanti, diffusione delle informazioni e sempre maggior coerenza fra fabbisogni e previsioni con piena valorizzazione dei patrimoni edilizi esistenti); • la fiscalità locale e la valorizzazione delle aree dismesse (è da prevedere un progressivo disincentivo a trasformare le aree agricole o verdi ed al contempo facilitare gli operatori ad intervenire su aree dismesse sia sotto il profilo economico che procedurale); • la necessità in termini di semplificazione amministrativa anche per promuovere il riutilizzo e la riqualificazione territoriale consentendo una maggiore trasparenza, certezza e razionalizzazione delle procedure e assicurando la massima efficacia al processo complessivo; • la formazione culturale nell’ambito della valutazione ambientale strategica (forme partecipate di conoscenza in ambito VAS possono incrementare la consapevolezza fra i diversi attori coinvolti in ordine alla strategicità della risorsa suolo come bene e patrimonio comune).

Le criticità principali sono soprattutto le poche tutele e i troppi conflitti di interesse tra ruolo pubblico di tutela del bene comune (il suolo) e le necessità di consumarlo per incassare o per dare ascolto alle pressioni locali, questo avviene perché le autonomie locali sono sempre più sole e deboli verso gli interessi della rendita, non potendo contare su politiche sovra locali convincenti e decise che propongano un limite al consumo e la considerazione di uno strumento di VAS sempre più debole, si può dire praticamente inesistente. All’interno di questa prima fase valutativa si intende mettere in relazione i valori estrapolati dalle banche dati Dusaf dall’anno 1999-2000 al 2009 per confrontare le superfici relative alle macro classi d’uso del suolo. L’uso del suolo è il cardine della decisione di uno strumento urbanistico; attorno al suolo ed alla sua destinazione d’uso ruota tutto il processo pianificatorio che include la tutela e la valorizzazione delle risorse naturali. La destinazione d’uso rappresenta una decisione “sulla carta” che, se non ancora attuata non è riconoscibile da una vista dall’alto, la copertura del suolo e la sua rappresentazione naturale, ovvero ciò che è possibile accertare attraverso l’osservazione di una ripresa del territorio da aereo o da satellite.

15 1999 2009

COPERTURE DEL SUOLO 2009 INDICE DI 1999 INDICE TASSO COPERTURA % DI DI COPERT VARIAZI URA % ONE %

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Da un primo confronto tra le banche dati Dusaf dal 1999 al 2009 si evince che non ci sono stati particolari fenomeni di depauperamento del suolo, infatti, pur essendoci una minor differenziazione della caratterizzazione agricola pari a circa il 2% del territorio Comunale, data da un rispettivo aumento dell’area urbanizzata residenziale e produttiva vi è una diminuzione di aree degradate.

17 Un altro contenuto fondamentale del PTCP della provincia di Cremona, per ciò che attiene al tema degli ambiti agricoli, riguarda la definizione del valore agricolo del suolo. La Carta del valore agricolo del suolo è stata realizzata tramite la sovrapposizione dei tematismi capacità d’uso del suolo (Land Caapability Classification, LCC – figura 5.50) derivata dalla carta pedologica regionale riguardante i suoli fertili – e Destinazione d’uso dei suoli agricoli e forestali (DUSAF – figura 5.47) applicando il calcolo per punteggi del metodo Metland.

Carta capacità d’uso agricolo dei suoli [Fonte: PTCP Provincia di Cremona, aggiornamento 2008]

La sovrapposizione geografica dei due tematismi pota alla divisione del territorio agricolo in aree caratterizzate da diverse classi di valore agricolo: alto, medio e basso. Il comune di Palazzo Pignano è caratterizzato dalla presenza di due differenti classi: la maggior parte del territorio comunale presenta un valore agricolo medio ovvero si tratta si tratta di aree in cui sono presenti suoli adatti all’agricoltura e destinati a seminativo; l’altra parte del territorio comunale, al confine con il comune di Trescore Cremasco, è invece caratterizzata da valor agricolo alto, cioè si tratta di suoli ad alta capacità d’uso e/o caratterizzati dalla presenza di colture redditizie. Si riconoscono anche piccole aree con valore agricolo basso. Generalmente sono aree naturali o comunque aree senza attività agricola. La capacità d'uso dei suoli (“LCC” acronimo di Land Capability Classification) è una classificazione finalizzata a valutarne le potenzialità produttive - per utilizzazioni di tipo agro- silvopastorale - sulla base di una gestione sostenibile, cioè conservativa della risorsa suolo. La cartografia ad essa relativa è un documento indispensabile alla pianificazione del territorio in 18 quanto consente di operare le scelte più conformi alle caratteristiche dei suoli e dell'ambiente in cui si è chiamati ad operare.

Capacità d’uso dei suoli, Comune di Palazzo Pignano (fonte: LCC)

Suoli adatti all'agricoltura Suoli che presentano pochissimi fattori limitanti il loro uso e che sono quindi utilizzabili per 1 tutte le colture. Suoli che presentano moderate limitazioni che richiedono una opportuna scelta delle colture 2 e/o moderate pratiche conservative. Suoli che presentano severe limitazioni, tali da ridurre la scelta delle colture e da richiedere 3 speciali pratiche conservative. Suoli che presentano limitazioni molto severe, tali da ridurre drasticamente la scelta delle 4 colture e da richiedere accurate pratiche di coltivazione.

I suoli vengono classificati essenzialmente allo scopo di metterne in evidenza i rischi di degradazione derivanti da usi inappropriati. Tale interpretazione si basa sia sulle caratteristiche 19 intrinseche del suolo (profondità, pietrosità, fertilità), sia su quelle dell'ambiente (pendenza, rischio di erosione, inondabilità, limitazioni climatiche), ed ha come obiettivo l'individuazione dei suoli agronomicamente più pregiati, e quindi più adatti all'attività agricola consentendo. Il sistema prevede la ripartizione dei suoli in n.8 classi di capacità con limitazioni d'uso crescenti. Le prime n.4 classi sono compatibili con sia l'uso agricolo che forestale e zootecnico; le classi dalla quinta alla settima escludono l'uso agricolo intensivo, mentre nelle aree appartenenti all'ultima classe, l'ottava, non è possibile alcuna forma di utilizzazione produttiva.

2.2.2.1 CAPACITA’ PROTETTIVA DEI SUOLI NEI CONFRONTI DELLE ACQUE SOTTERRANEE Il suolo protegge l'ambiente, il sistema delle acque profonde e superficiali e le catene alimentari dall'inquinamento, agendo da filtro e da tampone e favorendo le trasformazioni biochimiche. Questa interpretazione esprime la capacità dei suoli di controllare il trasporto di inquinanti idrosolubili in profondità con le acque di percolazione in direzione delle risorse idriche sottosuperficiali. Le precipitazioni e, soprattutto l'irrigazione, sono considerate le principali fonti di acqua disponibile per la lisciviazione dei prodotti fitosanitari o dei loro metaboliti attraverso il suolo. La valutazione della capacità protettiva dei suoli assume pertanto una rilevanza particolare nelle aree ove vengono utilizzate tecniche irrigue a forte consumo di acqua.L'interpretazione proposta esprime la potenziale capacità del suolo di trattenere i fitofarmaci entro i limiti dello spessore interessato dagli apparati radicali delle piante e per un tempo sufficiente a permetterne la degradazione; non è invece riferita a specifici antiparassitari o famiglia di prodotti fitosanitari.Le proprietà pedologiche prese in considerazione nel modello interpretativo sono correlate con la capacità di attenuazione e il comportamento idrologico del suolo: tali proprietà sono permeabilità, profondità della falda, granulometria, proprietà chimiche (pH, CSC). Il modello prevede, in sintonia anche con criteri interpretativi analoghi utilizzati in Europa e negli Stati Uniti, la ripartizione dei suoli in tre classi di classi di capacità protettiva nei confronti delle acque profonde: elevata, moderata e bassa. Per la classificazione dei suoli vengono utilizzate le seguenti tre classi:

E Capacità Protettiva Elevata

M Capacità Protettiva Moderata

B Capacità Protettiva Bassa Classificazione del suolo, Comune di Palazzo Pignano (fonte: LCC)

20 Per la maggior parte del territorio di Palazzo Pignano, si registrano capacità alte - moderate.

2.2.2.2 CAPACITÀ' PROTETTIVA DEI SUOLI NEI CONFRONTI DELLE ACQUE SUPERFICIALI Questa interpretazione, complementare alla precedente, esprime la capacità dei suoli di controllare il trasporto di inquinanti con le acque di scorrimento superficiale in direzione delle risorse idriche di superficie (rogge, fontanili, ecc.). Gli inquinanti distribuiti sul suolo possono essere trasportati in soluzione oppure adsorbiti sulle particelle solide contenute nelle acque che scorrono sulla superficie del suolo stesso. Come la precedente, anche questa interpretazione ha carattere generale e consente la ripartizione dei suoli in tre classi a decrescente capacità protettiva. Molto spesso il comportamento idrologico dei suoli è tale che, a capacità protettive elevate, nei confronti delle acque superficiali corrispondono capacità protettive nei confronti delle acque profonde minori e viceversa. Infatti, solo suoli profondi, a granulometria equilibrata e che presentano orizzonti relativamente poco permeabili intorno al metro di profondità a giacitura pianeggiante, hanno contemporaneamente una buona capacità di accettazione delle acque meteoriche ed irrigue e una bassa infiltrabilità profonda. Le proprietà pedologiche prese in considerazione nel modello interpretativo sono correlate con la suscettività dei suoli a determinare scorrimenti superficiali e fenomeni erosivi: tali proprietà sono gruppo idrologico, indice di runoff superficiale, rischio d’inondabilità. Nelle aree di pianura non alluvionabili, dove la pendenza è molto modesta o addirittura inesistente, la capacità protettiva nei confronti delle acque superficiali è comunque prevalentemente correlata al tipo idrologico dei suoli, quale espressione sintetica delle modalità e dei tempi di deflusso delle acque di origine meteorica o irrigua. Per la classificazione dei suoli vengono utilizzate le seguenti tre classi:

E Capacità Protettiva Elevata M Capacità Protettiva Moderata B Capacità Protettiva Bassa Classificazione del suolo per le acque superficiali, Comune di Palazzo Pignano (fonte: LCC)

Per la maggior parte del territorio di Palazzo Pignano, si registrano capacità moderate.

Nel territorio comunale di Palazzo Pignano, infine, non sono presenti:

21 • siti contaminati ai sensi del D. Lgs.152/06 – parte quarta; • discariche, né attive, né chiuse; • impianti di depurazione; • cave attive; • industrie a rischio di incidente rilevante (RIR), così come definite dal D. Lgs. 334/99. All’interno del tessuto prevalentemente agricolo con aree urbanizzate sparse, gli elementi naturali sono costituiti prevalentemente da fasce marginali o ambientali a sviluppo nastriforme, quali le siepi arbustive e arboree e gli argini boscati e incolti, nonché dai prati permanenti e dagli ambienti umidi.

2.2.2.3 IL PLIS DEL TORMO E GLI ASPETTI E CARATTERI VEGETAZIONALI DEL TERRITORIO COMUNALE La marginalità territoriale delle aree naturali e la progressiva trasformazione del paesaggio rurale tradizionale, unita alle moderne tecniche agricole, limitano la diversità della fauna e della flora presente nell’intero territorio provinciale di Cremona. I corsi d’acqua e le aree umide hanno un elevato valore per il mantenimento della biodiversità. La struttura e la funzionalità dell’ecosistema fluviale tuttavia risultano in molti casi compromesse in seguito all’inquinamento delle acque superficiali, alle opere di regimentazione dei corsi d’acqua, all’eliminazione della vegetazione naturale e alla frammentazione delle successioni ecologiche lungo le rive. I lembi di vegetazione igrofila rimasti, sono i soli ambienti in cui l’avifauna acquatica stanziale e migratoria riesce a sostare e risiedere.

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22 Figura 5.58 – boschi e sistemi verdi, prati permanenti ed elementi naturali marginali e nastriformi [Fonte: PTCP Provincia di Cremona, aggiornamento 2008]

Il territorio comunale in oggetto non presenta particolari peculiarità rispetto alla componente naturalistica e vegetazionale: all’interno del territorio comunale vengono individuate ben 18 aree boscate di piccole dimensioni per una superficie totale di 143.705,59 mq suddivisi per le seguenti tipologie:

Non sono presenti SIC, né ZPS, ambienti umidi, fontanili o sorgenti. Il territorio comunale di Palazzo Pignano è invece caratterizzato, anche se in minima parte, dalla presenza del PLIS del fiume Tormo, a nord del territorio comunale, istituito ai sensi dell’art. 34 della L.R. 86/83. Il Tormo è un fiume che nasce presso alcuni fontanili (Tormo-Murata, Renga, Renghelletto, Lazzi e Signora), posti nel comune di Arzago d’Adda (Bg). Dopo aver attraversato in provincia di Cremona i comuni di , Pandino, Palazzo Pignano; e , entra in provincia di Lodi e attraversa i comuni di Crespiatica, Corte Palasio e Abbadia Cerreto prima di sfociare nell’Adda dopo circa 34 km. Il letto si trova interamente nella piana alluvionale dell’Adda, un tempo occupata dal Lago Gerundo: è considerato un fiume perché ne possiede le caratteristiche, quali il regime d’acqua

23 perenne, la larghezza ed il fondo variabili, il fondo piatto e ghiaioso, l’andamento sinuoso e meandriforme, sebbene alcuni tratti siano stati rettificati. Il Tormo attraversa una campagna intensamente coltivata: vi si produce soprattutto foraggio per gli allevamenti zootecnici, cosicché poche sono ormai le aree boscate: tuttavia non mancano zone con vegetazione di ripa, sia sul corso principale che sui canali derivati, soprattutto nei punti dove maggiormente si sono accumulati depositi di sabbia, punti che conferiscono al paesaggio un aspetto tipicamente fluviale. Per consentire la tutela dell’ambiente e dei beni storici ed architettonici quali l’area archeologica di Palazzo Pignano, e in previsione di uno sviluppo di percorsi ciclabili e ciclo-pedonali, l’area del Tormo è dal 2004 protetta da un PLIS (Parco Locale di Interesse sovracomunale) vasto 4.406 ettari, così suddivisi per Comune: Pandino 1.258 ettari, Arzago d'Adda 200 ettari, Agnadello 697 ettari, Palazzo Pignano 306 ettari, Dovera 1.214 ettari, Monte Cremasco 12 ettari, Crespiatica 129 ettari, Corte Palasio 389 ettari, Abbadia Cerreto 201 ettari. La sede si trova presso il Comune di Pandino.

Localizzazione Parco Fiume Tormo nel comune di Palazzo Pignano [Fonte: SIT Provincia di Cremona]

24 Il Parco si colloca in un'area di pianura dove emergono ancora evidenti i segni dell'antica orografia, rappresentata in questo caso dalle scarpate morfologiche del Fiume Adda, mentre la parte di territorio compresa tra il fiume e la scarpata principale è stata modificata nel corso dei secoli dall'uomo, che vi ha apportato materiali e ha bonificato i terreni per renderli adatti all’attività agricola. La caratteristica principale di questo Parco è legata all'estesa rete idrografica del Fiume Tormo oltre che dei numerosi altri corsi d'acqua di risorgiva, che partendo dal Comune di Arzago d'Adda con il fontanile di origine, sfocia nel Fiume Adda, individuando un ben preciso e omogeneo territorio irriguo. I fontanili sono la caratteristica che accompagna il fiume per tutta la sua lunghezza, solo nel territorio di Pandino ve ne sono almeno 16 dei quali ben 12 interessano l’area del PLIS. Il Parco riveste una notevole importanza come possibile nodo di congiunzione di corridoi ecologici, collegandosi al Parco Adda Sud nella sua parte più meridionale, al PLIS del Moso (di possibile prossima istituzione) e, per conseguenza, al Parco del Serio nel territorio cremasco.

Un elemento di particolare rilevanza geomorfologica è determinato dalla presenza degli “orli di scarpate” morfologiche, che caratterizzano la conformazione morfologica del territorio comunale di Palazzo Pignano, anche se l’urbanizzazione e lo sviluppo dell’edificato ha ridotto sensibilmente i dislivelli e le pendenze al punto da rendere non sempre riconoscibile il tracciato della stessa scarpata; in alcuni tratti si presenta squadrato e tagliato quasi ad angolo retto (con altezze di 3-5 m) a testimonianza degli interventi antropici. Alla luce di queste considerazioni appare evidente che, all’interno del territorio esaminato, la scarpata principale abbia perso completamente i suoi caratteri di naturalità essendo stata oggetto di numerosi interventi di rimaneggiamento antropico. Per gli orli di scarpata, sia principali che secondari non sono consentiti ulteriori interventi e trasformazioni che alterino i loro caratteri morfologici, paesaggistici e naturalistici.

2.2.2.4 IL GEOSITO DEL MOSO E I GRADI DI TUTELA

Il tematismo dei Geositi evidenzia, come chiave di lettura sintetica degli elementi strutturanti il territorio, alcune elementi prevalentemente morfo paesaggistici che conformano e modellano significativamente il paesaggio cremonese (es. la Valle dei Navigli) e che necessitano sia di essere ulteriormente studiati, sia di essere adeguatamente tutelati e valorizzati. I Geositi rappresentano aree di valore paesaggistico e ambientale a spiccata connotazione geologica. Essi costituiscono una risorsa che va considerata come componente del paesaggio da proteggere e salvaguardare, in quanto rappresentano beni naturali (di natura geologico – geomorfologica) non rinnovabili, intesi quali elementi di pregio scientifico e ambientale del patrimonio paesaggistico, che testimoniano alcuni dei processi che hanno formato e modellato il territorio. La D.G.R. n° 8/6421 “Criteri e indirizzi relativi ai contenuti paesaggistici dei Piani Territoriali di 25 Coordinamento Provinciali”, perseguendo obiettivi generali di tutela e valorizzazione, contempla i Geositi all’interno degli Ambiti di prevalente valore naturale, ossia:“ambiti di specifica attenzione per i caratteri di elevata naturalità e/o biodiversità di interesse sovracomunale, la cui configurazione e i cui caratteri geomorfologici sono ritenuti rilevanti di per sé; essi mettono in luce le componenti naturali permanenti o residue o ricostruite dall’uomo attraverso specifici interventi coerenti con i caratteri e i materiali della condizione naturale”. La Provincia, concorrendo alla definizione del quadro conoscitivo del territorio regionale in ordine alla tutela ambientale, all’assetto idrogeologico e alla difesa del suolo (sulla base dell’art. 15 della L.R. 12/05) ed in coerenza con i criteri definiti dalla D.G.R. n° 8/6421, individua e censisce i Geositi presenti sul proprio territorio attraverso la Carta degli indirizzi per il sistema paesistico-ambientale. La loro tutela, la loro conservazione e valorizzazione rappresentano un impegno di consapevolezza e di salvaguardia dell’identità territoriale che ogni comunità locale, come l’intera società civile provinciale, devono assumersi perché tali beni naturali non rinnovabili possano essere tramandati alle future generazioni come patrimonio territoriale e culturale di valore collettivo. I Geositi sinora individuati nel territorio provinciale riguardano particolari emergenze geomorfologiche che si distinguono dall’assetto generale della pianura per alcuni caratteri ben percepibili e cartografabili nella loro unitarietà, individuale o complessiva, la cui decodificazione concorre al riconoscimento di una parte significativa della storia naturale del territorio e del paesaggio cremonesi. Essi risultano sostanzialmente presenti in quasi tutti gli APTO, seppure con una distribuzione non omogenea che vede i Geositi essere più numerosi negli ambiti centrali ed occidentali del territorio provinciale (più precisamente negli ambiti di: Cremona, Soresinese e Soncinasco, Valle dell’Adda, Moso di Crema e della Valle del Serio, del terrazzo alluvionale dell’Adda).

I geositi finora individuati nella Carta degli indirizzi per il sistema paesistico-ambientale (cui se

26 ne potranno certamente aggiungere altri al momento rimasti ignoti) sono costituiti sia da emergenze positive, quali i dossi e il Pianalto di , sia da forme negative, ossia da avvallamenti del terreno, di origine essenzialmente fluviale. Viene qui di seguito riportata una sintetica descrizione dei geositi individuati, classificati tenendo conto delle categorie contenute nel progetto “Conservazione del Patrimonio Geologico Italiano” e dal correlato progetto per “Il censimento nazionale dei geositi”, avviato nell’anno 2000, a cura dell’Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT). Di prevalente interesse geomorfologico e naturalistico, sono presenti in tutti gli agli ambiti paesistico-territoriali omogenei, ad eccezione di quelli della Valle del e del Casalsco. Si tratta di tracce, di chiara origine fluviale, connesse all’evoluzione naturale nel corso del tempo del reticolo idrografico principale, in seguito a processi di diversa natura (idraulica, neotettonica e climatica), con la conseguente migrazione dei corsi d’acqua: abbandono degli alvei fluviali originari e creazione di nuovi percorsi fluviali. Tali elementi testimoniano pertanto l’evoluzione (anche in epoca storica) del territorio ed hanno in varia misura “guidato” l’uso del territorio, tra cui l’andamento dello stesso reticolo idraulico secondario realizzato dall’uomo. Una tipologia molto particolare di tali incisioni è costituita dalle cosiddette “vallecole”, localizzabili in corrispondenza degli ambiti omogenei della Valle dell’Adda e del Soresinese – Soncinasco. Esse derivano da processi di erosione regressiva che hanno intagliato il livello principale della pianura. L’indagine condotta dalla Variante 2013 del PTCP ha portato a inquadrare con più dettaglio i geositi segnalati, permettendo di individuare, ove possibile ed esistenti, tipologie, concordanze o elementi che permettessero accorpamenti o scissioni tra gli stessi, così da inquadrarli ed elencarli in modo più coerente. Analogamente, si è proceduto a definirne eventuali aumenti o riduzioni di superficie effettiva così da inglobare elementi caratterizzanti o eliminare porzioni non di interesse. L’area del Moso, estesa a nord-ovest di Crema, rappresenta il bacino residuo di ampie paludi impostate su un antico alveo fluviale abbandonato e alimentate dalle numerose acque sorgive scaturenti nelle aree poste a monte di questa depressione del suolo, di cui si riconosce con precisione il limite meridionale, segnato da una netta scarpata morfologica di consistenza variabile tra i 2 e i 4 metri circa, svolgentesi tra Crema e Scannabue. Mantenuta per secoli nel

27 suo stato di regione palustre, soprattutto per volere della Repubblica di Venezia che governò il Cremasco tra il 1449 e il 1797, quale impareggiabile elemento di difesa della città e come area di uso collettivo per le comunità rivierasche, fu bonificata quasi completamente solo verso la fine del XIX secolo. I vari livelli di tutela (1,2 e 3) evidenziano restrizioni operative crescenti a partire dall’ordine 1 sino al 3. Nel dettaglio l’intero geosito è da considerare in Livello 1 di tutela; gli eventuali ambiti di tutela 2 o 3 si sommano al precedente, così come sono da sommare le prescrizioni e le indicazioni a essi associate. Il geosito del Moso rientra nel livello di tutela 1, La tutela interessa la totalità del geosito, spesso di vasta estensione nel territorio provinciale. In essi si possono normalmente trovare aree ampiamente urbanizzate, piuttosto che aree naturali o coltivate. Gli ambiti interessati dal livello di tutela 1 rappresentano il geosito originario individuato dal PTCP vigente (a meno di rettifiche realizzate in sede della presente indagine) nella sua conformazione generale e complessiva. Al suo interno potrà poi contenere elementi (forme, processi, depositi ecc.) di interesse diversificato crescente (scientifico, didattico, naturalistico, storico, fruitivo ecc.) che, nel caso, saranno sottoposti a conservazione, tutela e valorizzazione di dettaglio vieppiù cogente. Gli ambiti interessati dal livello di tutela 1 risultano evidenziati a livello cartografico con una colorazione verde; gli elementi lineari interessati dal livello di tutela 1 risultano evidenziati a livello cartografico con una colorazione verde brillante.

Indirizzi di gestione È da perseguire la conservazione, la valorizzazione e il recupero di tutti gli elementi peculiari (scarpate, tratti di corsi d’acqua ad andamento naturale, forme relitte ecc.) costitutivi del paesaggio e la salvaguardia delle presenze significative della naturalità. Ogni tipo di attività o di intervento deve avvenire perseguendo la valorizzazione dei percorsi storici presenti, delle presenze edilizie e dei nuclei di antica formazione e di tutti gli elementi di rilevanza, avendo anche come riferimento per la loro individuazione e disciplina le indicazioni cartografiche allegate al presente elaborato. Le trasformazioni del territorio che prevedano modificazioni morfologiche e/o la predisposizione di elementi intrusivi permanenti sono consentite solo se previsti negli strumenti pianificatori di settore locali e/o sovralocali e, comunque, dovrà essere verificata la compatibilità paesisticoambientale (art. 20 comma 4 del PTCP). Eventuali trasformazioni quali bonifiche agricole, escavazioni per attività estrattiva, opere di canalizzazione ecc., dovranno prevedere assetti finali che possano modificare, senza snaturare, gli elementi predominanti del geosito, con particolare attenzione alla tutela delle scarpate di livello 1 e 2 nei loro punti di maggior evidenza, prevedendo la possibilità di modifica ma non di obliterazione delle stesse. In tali zone potranno essere ammessi interventi che prevedano trasformazioni edilizie e urbanistiche del territorio finalizzate alle attività necessarie per la conduzione agricola, 28 agrituristica e agro-silvo-pastorale, nonché alla manutenzione dei caratteri ambientali e paesistici, piuttosto che alla prevenzione del degrado delle componenti del territorio. L’attività agricola e ogni altra attività nei territori liberi interni al geosito dovranno tener conto della salvaguardia e della valorizzazione delle forme geologiche e geomorfologiche evidenziate nelle tavole allegate oltre ad eventuali ulteriori riscontri derivanti da successivi approfondimenti.

Per quanto attiene alla tutela dei vari elementi lineari segnalati nelle tavole (scarpate, paleoalvei, paleomeandri, corsi d’acqua) si specificano le norme di seguito esposte per il livello di tutela 2 e 3 caratterizzanti gli elementi lineari del geosito del Moso.

Livello di Tutela 2 Gli elementi lineari indicati con il Livello di tutela 2 sono da intendere come modificabili senza trasformarne la percettibilità complessiva, evitando, di conseguenza, la loro profonda alterazione (obliterazione scarpate, rettificazione corsi d’acqua ecc.).

Livello di Tutela 3 Gli elementi lineari indicati con il Livello di tutela 3, essendo oggetti caratterizzanti il geosito, sono da intendere come non modificabili né, tantomeno, obliterabili. Anzi, il livello di tutela vuole sottolineare la necessità di conservazione e preservazione dell’elemento stesso. Per i Livelli di tutela 2 e 3 degli elementi lineari, resta inteso che la realizzazione di opere di interesse pubblico dovrà prevedere opportuni accorgimenti tali da limitare la loro compromissione, mantenendone, nel limite del possibile, le peculiarità e la percettibilità.

29 2.2.2.5 RETE STRADALE STORICA PRINCIPALE E SECONDARIA Con la nominazione “rete stradale storica” si inserisce un concetto legato ai lunghi viaggi di collegamento tra località diverse legati al commercio o al baratto di prodotti tipici di frutti nati dalla produzione agricola o la produzione locale. L'approccio alla questione della viabilità storica nel comune di Palazzo Pignano assume caratteri decisamente differenti da quelli in grado di ispirare scenari di lunghi tragitti e memorie della cultura storica, nel nostro caso infatti non si tratta tanto di salvaguardare singole strade storicamente rilevanti, ma bensì di tutelare l'assetto viario così come si e' venuto a formare nel corso dei secoli; si tratta, in pratica, di assumere il reticolo stradale come elemento culturale e testimonianza storica dell'evoluzione del territorio e della società. Il progetto di tutela della viabilità storica fa parte di un più ampio programma di individuazione e conservazione del patrimonio storico—ambientale del territorio extra—urbano in quanto nel territorio padano gran parte del reticolo viario originario e' stato adeguato alle nuove esigenze e viene tuttora utilizzato in funzione della totale antropizzazione delle campagne. Di estremo interesse è la lettura della cartografia catastale storica che consente di individuare il tracciato dei percorsi carrabili che collegava le antiche frazioni tra loro e il territorio ai paesi limitrofi. Confrontando con il catasto napoleonico è possibile delineare le connessioni sia interne fra i vari nuclei di cui è composto il comune che esterne, di collegamento con i comuni limitrofi. All’interno del sistema viabilistico del Comune di Palazzo Pignano è possibile identificare tale maglia storica principale: via Madonna della Vittoria Via Torlino Via Cascine Capri Via Ugo Foscolo Via Marco Polo Via Guglielmo Marconi Via Turna Via Materna Via palazzo Pignano

Riguardo alla viabilità storica secondaria invece sono identificate: Viale Risorgimento Via luoghi vecchi

30  2.2.2.6 BENI STORICI CHIESA PROTOROMANICA parrocchia S.MARTINO

   L’edificio della pieve medioevale fu certamente costruito prima della definitiva distruzione di Palazzo nell’anno 1059, probabilmente nei primi decenni del sec. XI. La sua vastità sarebbe altrimenti sproporzionata alla dimensione del piccolo villaggio risorto dopo la catastrofe e ridotto, secondo le testimonianze storiche a non più di 200 abitanti. L’impianto originario rettangolare e diviso in tre navate absidate, presenta i caratteri dello stile protoromanico. La facciata a capanna, monocuspidata, con tre pinnacoli tondi, affiancata da spioventi laterali ribassati, è suddivisa in tre comparti da due contrafforti a sezione triangolare nel centro. Le linee appena accennate di un finto protiro legano in un unico motivo architettonico il rosone con il sottostante portale, presentando spiccate analogie con la fronte della basilica Aquileia. L’esistenza di questa chiesa, segnalata anche da altri pochi indizi, spiegherebbe il motivo anche della dedicazione della pieve medioevale a S. Martino, vescovo di Tours, che risale, con tutta probabilità all’epoca dei Franchi.

VILLA MARAZZI

  

Il complesso architettonico è costituito da un’antica torre e da due grandi corti, una agricola contornata da edifici rustici, l’altra d’onore con la villa vera e propria: il tutto completato a nord da un vasto parco di 15.000 metri quadrati. L’edificio più antico, anche se rimaneggiato più volte, è la torre la cui base databile agli inizi del 1400. Si trattava quasi sicuramente di una delle strutture difensive che Giorgio Benzoni, durante il breve periodo della signoria di Crema fece costruire a guardia del territorio. La villa risale invece al XVI secolo e venne costruita come dimora di villeggiatura da Sermone Vimercati che,. Sposatosi con Ippolita Sanseverino, diede origine alla nobile famiglia dei Vimercati-Sanseverino (1520 circa).

31 CHIESA PARROCCHIALE S. GIOVANNI DECOLLATO (FRAZ. SCANNABUE)

   

Parrocchia della diocesi di Crema; fino al 1580 appartenne alla diocesi di Piacenza. La prima attestazione di un insediamento religioso a Scannabue risale al secolo XVI, quando nel 1566, in occasione della visita pastorale del vescovo di Piacenza Bernardino Scotti, la chiesa di San Giovanni Battista di Scannabue fu censita come parrocchia nella diocesi di Piacenza (Visite Scotti 1566-1570). Nel 1579 la chiesa di San Giovanni fu visitata dal visitatore apostolico Gian Battista Castelli; la nomina del curato spettava ancora alla chiesa di Palazzo Pignano (Visita Castelli 1579). Nel 1580 la parrocchia di Scannabue fu smembrata dalla diocesi di Piacenza e unita alla diocesi di Crema, eretta con la bolla “Super Universas” di papa Gregorio XIII dell’11 aprile 1580 (Diocesi di Crema 1993): la chiesa di San Giovanni Battista fu visitata dal visitatore apostolico Gerolamo Regazzoni nel 1583 (Visita Regazzoni 1583). Alla prima suddivisione della diocesi di Crema in vicariati nel 1583, la parrocchia di Scannabue fu compresa nel vicariato di Bagnolo (Visita Diedo 1583; Visita Diedo III 1594); nel secolo successivo passò nel vicariato di ; nel 1611 la parrocchia contava 320 anime da comunione (Visita Diedo IX 1611). Nel 1752 il numero degli abitanti era di 579 anime (Status animarum diocesi di Crema, 1751-1752). Tra il 1815 e il 1820 venne abbattuta e ricostruita la chiesa parrocchiale (Degli Agosti, Piccolo, Raggi, Zoli 1988). Nel 1822 la rendita del beneficio parrocchiale in valuta italiana ammontava a 455.52; la parrocchia contava 678 anime (Stato parrocchie diocesi di Crema, 1822). La parrocchia di Scannabue appartenne nei secoli XVIII (Visite Lombardi 1752-1777), XIX (Visita Ferré 1859) e XX (Guida diocesi Crema 1963) al vicariato di . Con la revisione delle strutture territoriali della diocesi attuata nel 1970 (decreto 25 gennaio 1970), la parrocchia di Scannabue è stata inclusa nella zona pastorale ovest (Guida diocesi Crema 1981; Guida diocesi Crema 1985; Guida diocesi Crema 1988).

CHIESA S. MARIA (CASINE GANDINI)

   32 La prima attestazione della chiesa di Santa Maria risale al secolo XVI, quando in occasione dell’erezione della diocesi, l’oratorio di Santa Maria fu visitato dal visitatore apostolico Girolamo Regazzoni nel 1583 (Visita Regazzoni 1583). La chiesa della Beata Vergine Maria alla prima suddivisione della diocesi di Crema in vicariati nel 1583 era compresa nella parrocchia di Palazzo Pignano nel vicariato di Bagnolo (Visita Diedo 1583). La chiesa della Natività della Beata Vergine Maria fu eretta in parrocchia con decreto del vescovo di Crema Francesco Maria Franco il 27 marzo del 1936 (Parrocchie di recente erezione, Cascine Gandini, fasc. 360), nel vicariato di Bagnolo Cremasco (Guida diocesi Crema 1963). Con la revisione delle strutture territoriali della diocesi attuata nel 1970 (decreto 25 gennaio 1970), la parrocchia di Cascine Gandini e Capri è stata inclusa nella zona pastorale ovest (Guida diocesi Crema 1981; Guida diocesi Crema 1985; Guida diocesi Crema 1988).

CHIESA S. ANTONIO ABATE (CASCINE CAPRI) VILLA STAFFINI CON ANNESSO IARDINO(CASCINE GANDINI)

  PALAZZO PREMOLI (CASCINE GANDINI)



33 Nel Piano Regolatore Generale del 2004 veniva inserito tra i beni storico-artistici come “Villa ex-premoli (Cascine Gandini). Nel nostro rilievo e studiando il territorio a Cascine Gandini abbiamo trovato solo il Palazzo Premoli, mentre la villa che un tempo era “villa Premoli” ora si chiama “Villa Manzoni” situata però a Cascine Capri. Costruito dalla famiglia Premoli nella metà del seicento risulta essere di proprietà del conte Pietro, fratello di Agostino vescovo di Concordia. E’ un edificio secentesco a corpo compatto e a pianta rettangolare. VILLA MANZONI - EX PREMOLI (CASCINE CAPRI)

Lo caratterizzano quadrature a bugno che gli danno un aspetto serioso e quasi di fortificazione. Il palazzo è caratterizzato da paraste a bugne ai quattro angoli da un marcapiano aggettante e da una bella cornice sottogronda a mensole che corre tutt’intorno all’edificio. Nel piano superiore ci sono 4 finestre ed una porta balconata centrale. Dietro le tre aperture centrali si trova una loggia corrispondente al portico sottostante. Oltre la gronda spunta dalle coperture un campani letto che conteneva la campana di richiamo oggi scomparsa. Nell’intera villa non si trovano affreschi perché tutte le pareti sono state sbiancate. Interessante notare che l’edificio rustico a oriente del palazzotto presenta a nord un portico con una fila di colonne ioniche ottocentesche che da al tutto un tocco di eleganza classica. In questo palazzo nel 1692 morì il vescovo Premoli che è sepolto nella chiesa di Palazzo Pignano.

2.2.2.7 BENI ARCHEOLOGICI Dalla carta archeologica della Lombardia è possibile percepire come la provincia di Cremona sia quella che, allo stato attuale delle nostre conoscenze , presenta notevoli di testimonianze archeologiche. A parte le città di Crema e Cremona che presentano complessi archeologici di notorietà sovra locale, l’intero territorio è coperto di una rete di ritrovamenti, tanto di vecchia data, di cui resta notizia nelle pubblicazioni degli archivi ottocenteschi, quanto recenti. La carta archeologica è uno strumento che registra fedelmente località per località, ogni genere di persistenza con notizie rapide e bibliografia. Le NTA del DP e le NTA del PdR prevedono per gli interventi in prossimità o rientranti tra i siti individuati dalla Carta Archeologica della Lombardia, prima della realizzazione di opere e a spese della committenza, una indagine preventiva da concordarsi con la competente

34 Soprintendenza per i Beni Archeologici. In caso di ritrovamenti la Soprintendenza valuterà l’eventuale necessità di ulteriori indagini. il database tratto dalle Basi ambientali della pianura della regione Lombardia, individua i seguenti siti archeologici nel territorio comunale la variante 2013 del PTCP introduce il tematismo delle aree a rischio archeologico all’interno della tavola prescrittiva delle tutele e delle salvaguardie. Per il Comune di palazzo Pignano abbiamo ben otto aree a rischio archeologico, Gli strati informativi utilizzati derivano dagli studi condotti dai Nuclei Operativi Provinciali (1986-92) propedeutici alla redazione del Piano territoriale Paesistico Regionale; tali studi, volti alla redazione della mappa archeologica provinciale, hanno avuto fondamento da fonti sia letterarie (studi, riviste, documenti di archivio), che topografiche (foto aree, mappali, registrazioni della Sovrintendenza, dei vari archivi sia pubblici che privati). Le informazioni raccolte dai NOP hanno permesso, da un lato, di catalogare e localizzare i reperti e dall’altro di evidenziare la vocazione archeologica del territorio provinciale determinata dal passaggio di strade o dall’incrocio di cardi e decumani; studiando questi due aspetti, i NOP hanno individuato graficamente la aree archeologiche a rischio che, per motivi topografici storici ambientali, possono essere state soggette a frequentazioni passate. Tali aree costituiscono un ambito di prevalente valore storico e culturale in quanto possono caratterizzare l’organizzazione del paesaggio agrario tradizionale ai sensi della D.G.R. n° 8/6421. Nelle aree a rischio archeologico, non tutelate ai sensi dell’art. 142 del Codice dei beni culturali e del paesaggio (Dlgs. 42/2004 e s.m.i.), qualsiasi trasformazione di tipo urbanistico, edilizio, di bonifica agricola o che comporti qualunque altro genere di intervento nel sottosuolo deve essere sottoposta a controllo archeologico preventivo ed e subordinata al nullaosta della competente Soprintendenza archeologica della Lombardia ed al rispetto delle prescrizioni da essa eventualmente dettate, al fine di individuare di volta in volta le metodologie operative più appropriate a consentire il corretto soddisfacimento, entro livelli accettabili, delle diverse esigenze di sviluppo sociale ed economico e di tutela del bene archeologico. Ai Comuni e demandata la definizione di tali aree con miglior dettaglio, in accordo con la competente Soprintendenza, sulla base delle risultanze o delle testimonianze di precedenti rinvenimenti, della documentazione bibliografica o d’ufficio, dell’analisi dell’ambiente storico, della cartografia e di ogni altro elemento utile a precisarne i limiti, ivi compresa la foto

35 interpretazione e la ricognizione archeologica, inserendole nel Documento di Piano e individuando apposite norme di tutela nel Piano delle Regole che ne vietino la compromissione, prevedendone anche eventuali modificazioni areali a seguito di nuove risultanze. Nel caso della realizzazione di opere pubbliche che interessino aree a rischio archeologico si applicano le previsioni dell’art. 28, comma 4, del Dlgs. 42/2004 nonché degli artt. 95 e 96 del Dgls. 163/2006 e del relativo regolamento (DM beni culturali n.60 del 20/03/2009). Nella Variante al P.T.C.P. viene sostituita, a livello grafico, la simbologia areale con quella puntiforme maggiormente aderente alle segnalazioni dei rinvenimenti. Inoltre all’art.16 comma 9 è stato precisato il significato di “aree archeologiche non tutelate” indicando che si tratta di zone limitrofe al punto individuato dalla carta delle Tutele e delle Salvaguardie. Si precisa che tale tematismo potrà essere modificato in conseguenza di eventuali rettifiche areali a seguito di nuove rinvenimenti.

l’indagine scientifica globale dell’area archeologica fu iniziata nel 1963, in seguito ai restauri Ermentini che avevano lo scopo di risolvere grandi problemi statici della Pieve e la restituzione dell’edificio all’assetto e aspetto romanici originari. Gli scavi condotti tra il 1963 e il 1967 portarono alla luce un edificio denominato “rotonda”, si trattava di una costruzione a corpo circolare con abside ad est e porticato ad ovest. L’edificio a pianta centrale definito a carattere religioso aveva un diametro di 18 m, nella parte mediana del corpo centrale si trovava una serie di 6 pilastri a T, che servivano come supporto ad una cupola centrale. Dietro la Pieve romanica ad est, nei campi denominati Balzarina e Cioss, tra il 1969 ed il 1972 venne scoperta una straordinaria villa datata all’età tardo antica che ad ovest presentava un impianto incentrato attorno al peristilio ottagonale con viridarium interno, e tutto corredato da una serie di vani di forme varie. A sud est del peristilio è stata trovata una grande aula ad abside ad arco oltrepassato (a forma di ferro di cavallo) con andamento grossomodo nord sud e lato est colonnato. La tutela e la valorizzazione dell’area archeologica si attua tramite la dichiarazione pubblica dell’importanza dei resti (detta anche tecnicamente vincolo archeologico) che è regolata dalla legge n.1089 del 1 giugno 1939 con una dichiarazione specifica da parte del Ministero per i

36 Beni e le Attività Culturali. I dati concreti raccolti sulla presenza di resti archeologici hanno portato il Ministero a vincolare l’area.

2.2.2.8 LINEAMENTI IDROGRAFICI I contesti idrografico e idrogeolgico locali esprimono la complessità delle relazioni che legano il reticolo naturale alla fitta rete di canalizzazioni artificiali, ed entrambi alla falda idrica superficiale, in un rapporto reciproco di derivazione ed alimentazione.

L’idrografia principale è costituita dal fiume Tormo, che scorre lungo il confine occidentale, dal canale Vacchelli che passa per un breve tratto nella parte Sud del comune, e dalle Rogge che attraversano il territorio costruendo un fitto reticolo. Il Tormo è un fiume che origina da fontanili, e ne è alimentato anche durante il suo corso, noto per la qualità delle sue acque. Il Tormo si snoda attraversando da nord a sud l’intero territorio della Ghiara D’Adda; il suo percorso si svolge seguendo la lieve pendenza del piano di campagna, per circa 28 km., sino ad incontrare l’alveo dell’Adda in cui sfocia. Per quanto concerne il reticolo idrografico artificiale, anche se interessa una piccola parte del Comune di Palazzo Pignano, il canale Vacchelli costituisce uno degli elementi di maggior rilevanza. Per 34 km possiede un percorso quasi interamente rettilineo; grazie alla scelta del Consorzio Irrigazioni Cremonesi di limitare al minimo gli scarichi fognari che entrano nel canale, la acque hanno conservato una buona qualità e sono ricche di fauna ittica pregiata. Tra le principali rogge di Palazzo Pignano ritroviamo: l’Acqua Rossa e la Comuna. La roggia Comuna: inzia il suo percorso come roggia Cremasca presso un vasto sistema di resorgive denominato Fontanili dei Mosi. Dopo avere raccolto le acque della roggia Badessa denominata poi onomonimamente Cremasca, prende il nome di roggia Comuna. La roggia Acqua Rossa, e fra le più importanti rogge del cremasco aventi origine dai fontanili. Nasce nel territorio comunale di Torlino Vimercati ed è una tra le più importanti rogge cremasche ad uso irriguo. Dopo un percorso rettificato e parallelo alla Roggia Cremasca, scende verso sud con un percorso meandreggiante attraversando l'abitato di Torlino e proseguendo verso il cremasco meridionale. Con andamento maestoso, le sue rive sono spesso ombreggiate da piccoli boschetti; risulta uno degli ambienti più favorevoli alla vita

37 acquatica e allo sviluppo della vegetazione, per tal motivo è caratterizzata da una fauna del tutto particolare. Il suo nome deriverebbe da un alga, “Hildebrandia rivularis” che avviluppa le pietre giacenti nel letto della roggia e durante l’estate, in determinate condizioni atmosferiche, assume un colore rosso vivo e di tale colore fa apparire le acque.

2.2.2.9 FONTANILI I fontanili rappresentano uno degli elementi idrografici molto significativi per il comune di Palazzo Pignano , che oltre alla loro valenza in termini di risorsa idriche, originano degli importanti biotopi con vegetazione e fauna caratterizzanti il paesaggio. I fontanili sono formati dall’emergenza della falda freatica in depressioni nel terreno. Nel caso delle cosiddette risorgive, tale emergenza può avvenire naturalmente per affioramento della superficie freatica, oppure può essere indotta artificialmente tramite l’infissione di tubi forati che intercettano la falda. Il fontanile è caratterizzato da tre elementi distinti: la testa o “capofonte”, l’asta ed il canale drenante (in gergo denominato “riflesso”). La testa è una depressione scavata nel terreno, avente profondità sufficiente a raggiungere la superficie freatica. L’acqua scaturisce dal fondo della testa, da numerose polle che normalmente vengono incamiciate con cilindri di cemento o tini in rovere (diametro compreso fra 50 e 120 cm – tine). In alternativa vengono anche utilizzati tubi in ferro tubi norton) del diametro di 8- 15 cm e lunghezza di 10- 12 metri, infissi nel terreno. Ognuno dei tubi o delle tine rappresenta una “polla” o “scaturigine”. L’acqua vene poi convogliata nell’asta o “collo di fontana”, una breve strozzatura che mette in comunicazione la testa con il canale drenante. Le acque dei fontanili godono di un isolamento termico legato alla loro origine ipogea, che consente di mantenere temperature variabili dai 10- ai 15° C con escursioni di 3- 4° C nel corso dell’anno. Questo particolare regime termico è molto importante per la reazione di biotopi particolare e, nei tempi passati, per la pratica agricola della marcita. La loro disponibilità idrica, denominata portata, non è costante nel tempo ma è influenzata dalle condizioni di alimentazione della falda freatica. Risente quindi di tutti quei fattori che regolano le oscillazioni della superficie piezometrica, tra questi si ricordano i principali: le condizioni meteorologiche, le irrigazioni e i prelievi diretti dalla falda per i diversi scopi industriale, civile ed agricolo. Nel territorio di Palazzo Pignano i fontanili censiti dalla provincia nel 2005 risultano otto: essi sono dislocati ai margini orientali e occidentali del confine comunale, lungo il corso del fiume Tormo ad Ovest e accompagnando il tracciato della roggia Acqua Rossa ad Est.

38 Lungo il fiume Tormo ritroviamo rispettivamente proseguendo secondo la direzione dell’acqua il fontanile Rampada e il fontanile Lunetto; entrambi sono inseriti in un area depressa, che sono sedi delle principali linee di flusso delle risorgive, nel bacino idrico del Fiume Adda.

Sul lato opposto del confine comunale, verso nord, troviamo il fontanile Campazzi e poco più sotto seguendo il corso dell’Acqua Rossa: il Guado. Proseguendo lungo il percorso della roggia, ad est della frazione Scannabue, troviamo altri fontanili che vanno ad alimentarla: il fontanile Brunascani, Soldati, Chianoli, ed il cosiddetto fontanile della Provinciale.

Questi fontanili sono inseriti nel bacino idrico del fiume Serio e appartengono alla superficie denominata “il Moso”.

2.2.2.10 ANALISI PRELIMINARE DEL PAESAGGIO AGRICOLO Un paesaggio è una struttura dinamica che evolve costantemente nel tempo: la sua salvaguardia comporta la definizione di criteri di gestione e di uso che sappiano guidarne le trasformazioni in modo compatibile con la conservazione dei valori culturali e delle risorse ambientali. Il paesaggio deve dunque tornare ad essere il luogo specifico dell’abitare, in cui sia possibile riconoscere il significato dei luoghi, anche dove recenti trasformazioni ne abbiano

39 alterato l’assetto. Il paesaggio va quindi coinvolto in un processo conoscitivo complesso e articolato di didattica: centri visitatori, strutture museali diffuse, pubblicistica, percorsi guidati di visita ne possono costituire il supporto. Queste attività se opportunamente integrate tra loro sono in grado di incentivare anche da un punto di vista turistico singoli territori poiché spesso a un paesaggio agrario tradizionale è associata una produzione enogastronomica e artigianale di qualità, per questo motivo una valorizzazione paesistica può contribuire al rilancio di prodotti tipici e tradizionali e alla rivitalizzazione di zone o di attività economicamente marginali. Il paesaggio agricolo presenta una variabilità legata alla diversificazione delle attività agricole e delle tipologie colturali, il circondario del cremasco costituisce un’area a vocazione zootecnica, favorita dalla produzione di foraggi, mediante prati stabili e marcite, progressivamente soppiantata dalla presenza di colture a resa più elevata, quali il mais ed i prati avvicendati. Costituiscono l’elemento di connotazione principale del paesaggio della pianura. Sono ambiti territoriali di ampia estensione, caratterizzati da aspetti colturali, geo-pedologlci e ambientali differenziati (con riferimento alla pianura occidentale, mediana ed orientale), accomunati dalla compresenza delle strutture produttive agrarie, con livelli di produzione competitivi nell'ambito dell'economia regionale e nazionale. La trama delle strade interpoderali, della parcellizzazione agraria e del sistema dei canali d’irrigazione, costituiscono con taluni manufatti, gli elementi geometrici ordinatori dell’immagine paesistica della componente. L’architettura rurale La cascina ci appare oggi come un insieme spesso eterogeneo di attrezzature ed edifici leggibili prevalentemente come elementi esclusivamente funzionali e non di rado caratterizzati da estensivo degrado, immersi in una natura ordinata e suggestiva. Eppure la cascina ha rappresentato per secoli oltre che un forte centro di organizzazione produttiva, un elemento di organizzazione sociale e fisica del territori agricolo: essa è il deposito di modi di vita, tecniche produttive evolutesi nel tempo, ma anche nelle sue parti più antiche di tecniche costruttive edilizie, elaborazioni tipologiche e formali praticate dalla stessa cultura edilizia ed urbanistica che ha prodotto le nostre città e i nostri nuclei storici, portatrice di ordine, compiutezza, proprietà di linguaggi stilisti e metodiche costruttive. Vediamo quindi d’interpretare, attraverso l’analisi storica e tipologica, la sua evoluzione, per renderci conto che le cascine hanno bisogno di vivere come i nostri centri storici, perché noi abbiamo bisogno della loro presenza, delle loro qualità spaziali e valenze paesaggistiche, della cultura che esse rappresentano e tutto ciò oltre la doverosa curiosità per il dettaglio, l’attrezzo da lavoro, la suppellettile che possiamo ammirare nelle raccolte specifiche. Per la qualità degli spazi e di cultura materiale che esse presentano e, non ultimo, per il carattere identitario, che nella storia locale esse hanno generalmente mantenuto, rischiando di perderlo per incuria, disuso o semplice dimenticanza, è auspicabile siano oggetto delle più grandi attenzioni conservative.

40 La cascina lombarda è caratterizzata dall’essere, i vari edifici che la compongono, disposti attorno ad un unico spazio di distribuzione e lavoro, la corte; uno spazio, di forma per lo più rettangolare, circondato, in tutto o in parte, da edifici, generalmente risultato da aggregazioni, modificazioni e ristrutturazioni avvenute nel tempo. La cascina appare sempre costituita da un edificio a sviluppo lineare, in senso est-ovest, a destinazione parte residenziale, parte a stalla e fienile, quasi sempre porticato, affacciato sul lato nord dello spazio comune. L’accesso alla rete stradale è di norma laterale, mentre possono esservi una serie di altri accessi relazionati al rapporto fra parti di edificio e la conduzione agricola, per esempio accessi diretti dalla residenza agli orti, o dalle stalle al campo. Piccoli scostamenti dall’orientamento sono dovuti all’andamento della maglia stradale o alla presenza di un corso d’acqua. Definiamo questo edificio principale, a causa del carattere d’invarianza nel tempo sia nella destinazione, sia nel rapporto con la corte e gli accessi. È piuttosto raro il caso in cui l’edificio principale, a seguito di sostituzioni estensive pur fatte con caratteri tradizionali, sia rappresentato solo da stalla con fienile. Altro edificio di particolare interesse è la stalla-fienile, costituito normalmente da un fabbricato su due piani, a sviluppo lineare, con portico a doppia altezza, su uno o due lati. La stalla comunica, verso l’esterno dell’aia, con un portone posto in centro al muro laterale, in corrispondenza della corsia centrale. Fino alla metà del sec. XIX questi spazi presentano la caratteristica copertura a crocera con colonne in pietra centrale. Unitamente alle stalle la corte è completata da barchesse e corpi residenziali secondari, i primi adibiti a deposito e ricovero di attrezzi, i secondi ad ospitare le abitazioni dei braccianti. le tipologie insediative Nell’area lombarda, la corte rappresenta senza dubbio l’immagine più tipica e riconoscibile del paesaggio agricolo, nonostante quest’ultimo sia stato fortemente trasformato dalla meccanizzazione dell’attività produttiva primaria e dall’impiego di tecniche non tradizionali nella costruzione degli edifici. Una prima definizione tipologica di corte, può essere data a partire dalla disposizione planimetrica degli edifici che la compongono, edificati lungo i lati di uno spazio libero quadrilatero centrale: la corte vera e propria, polo organizzatore degli edifici che vi si affacciano e delle attività che attorno ad essa ruotano. La corte si identifica quindi, quale unità residenziale e produttiva, organismo elementare del tessuto insediativi: all’interno dei nuclei abitati viene denominata casa a corte, mentre quando si trova collocata in campagna diviene cascina. La tipologia a corte è propria dell’architettura rurale e configura spazialmente la risposta ad esigenze di tipo sociale ed economico-produttivo. A partire dal tipo base della casa a corte, si è andata progressivamente ad aumentare la complessità delle funzioni e delle relazioni che si instaurano tra gli elementi che la compongono, tanto da modificare l’assetto morfologico della corte stessa.

41 L’architettura rurale storica presente nel territorio provinciale è caratterizzata da un’importante varietà di tipologie, caratteristiche costruttive e materiali utilizzati, che identificano, di volta in volta, il contesto paesistico di riferimento così come si è venuto a definire in sede storica. L’evoluzione storica dei presidi produttivi ha modificato pesantemente la modalità della presenza umana e parzialmente dell’utilizzo dei manufatti. L’individuazione dei caratteri puntuali identificativi d’impianto tipologico, dimensionali, costruttivi e di rapporto con la rete infrastrutturale ed il contesto costituirà per le cascine, le maghe, le baite ed i rustici, la condizione fondamentale di tutela affidata all’approfondimento dei piani paesistici comunali. Per i nuclei rurali permanenti oltre a quanto previsto sopra dovranno essere evidenziate le peculiarità della morfologia urbana e del rapporto con il sito. Il PTCP individua 3 diverse tipologie presenti nel territorio comunale: cascine di pregio cascine di pregio cascine di pregio ambientale tipologico architettonico

Azienda agricola Cascina di via Roma Cascina Gandini Sangiovanni A. Azienda agricola Cascina Costa vecchia o Sangiovanni Vittoria Cascina Molino Azienda agricola Sangiovanni Azienda agricola Bertoni Azienda agricola Affri Azienda agricola Severgnini Azienda agricola Sangiovanni Cascina Costa Nuova Cascina Mulino Azienda agricola Inzoli

centuriazioni il significato intrinseco di questa componente viene espresso dalla necessità sempre più urgente di conservare, insieme al patrimonio monumentale e archeologico, anche altre preziose testimonianze storiche: in questo caso sarebbe fondamentale censire e mantenere (ricorrendo anche a eventuali accurati restauri tipologici) i resti della centuriazione romana 42 ancora presenti nel territorio provinciale. Tale modello strutturale di paesaggio coltivato, oltre a costituire una preziosa e minacciata testimonianza storica della trasformazione della Pianura Padana nell’ambiente interamente coltivato che oggi conosciamo, si presta infatti perfettamente – con la sua trama fitta di coltivi bordati da filari – all’incremento della biodiversità negli agroecosistemi. Inoltre non va sottovalutata l’importanza di tale recupero, anche dal punto di vista culturale e turistico. Tale componente caratterizza la parte di collegamento tra le frazioni Palazzo-Scannabue e Scannabue e Cascine. La Carta degli ambiti agricoli rappresenta le parti di territorio agricolo in cui le norme del PTCP hanno efficacia prevalente rispetto a quelle dei piani comunali (artt. 15 e 18 della L.R. 12/05): di fatto è un’estrazione dalla Carta delle Tutele e delle salvaguardie dei contenuti inerenti gli ambiti agricoli di interesse strategico del PTCP, per una maggiore leggibilità delle informazioni. Essa è una carta di carattere normativo i cui orientamenti e le cui prescrizioni tengono conto anche delle politiche, delle strategie e delle azioni di carattere territoriale e agricolo che la Provincia intende attivare. Pertanto, questa carta non rappresenta soltanto lo stato attuale del territorio agricolo, ma rappresenta anche le trasformazioni che il PTCP intende perseguire.

2.2.3 INQUADRAMENTO INFRASTRUTTURALE Il territorio del comune di Palazzo Pignano è situato nel settore Nord-Ovest della provincia di Cremona, l'intero territorio di Palazzo Pignano appartiene alla pianura padana irrigua, rispettivamente confina con il Comune di Agnadello, Bagnolo Cremasco, Monte Cremasco, Pandino, Torlino Vimercati,Trescore Cremasco e Vaiano Cremasco. Il comune di Palazzo Pignano ricade nell’ambito paesistico-territoriale (APO) del Moso di Crema, componente di interesse paesaggistico primario, caratterizzato dalla presenza di rilevanti elementi di interesse fisico-naturale immersi nel paesaggio agricolo cremasco. Il territorio comune è, altresì, interessato da una porzione del terrazzo alluvionale dell’Adda, prevalentemente utilizzato per attività agricole, che è attraversato dal fiume Tormo ed è caratterizato da diversi fenomeni di risorgenza idrica. Il Moso di Crema, che originariamente era un'area paludosa e la cui bonifica è terminata agli inizi del novecento, si contraddistingue per un elevato valore sia naturalistico, data la sua intrinseca vulnerabilità e la presenza di aree umide residue, che paesaggistico, poiché permangono le tracce delle opere di bonifica e il complesso sistema di regimentazione delle

43 acque irrigue. Per questo è stata proposta l’istituzione di un PLIS, che è oggetto di valutazione da parte della Provincia e dei Comuni interessati. Nell’area del Moso vi è la presenza di un sistema idraulico e canalizio di notevole pregio paesistico e ambientale, da cui emergono le rogge Acqua Rossa, Comuna e il canale Vacchelli. Quest'ultimo è oggetto di un progetto di valorizzazione imperniato sulla realizzazione di un percorso ciclabile provinciale. L'istituzione di un PLIS lungo la valle del fiume Tormo può essere l'occasione per la realizzazione di interventi di potenziamento naturalistico al fine di tutelare la permanenza di quegli elementi del paesaggio che costituiscono la testimonianza della storia del territorio e della cultura materiale.. I nuovi insediamenti dovranno essere localizzati nelle aree C5, mentre dovranno essere esclusi nell’area del Moso (A1i) e di rispetto del Moso (B4*s) e nel terrazzo alluvionale dell’Adda (B1k) (vedi Carta delle opportunità insediative). Le aree di espansione I3, I22, I27 e I29 risultano incompatibili sotto il profilo della componente fisico–naturale del suolo come evidenziato nella “tabella e” e l’area R3 presenta una criticità dovuta al vicino polo estrattivo. In particolare eventuali nuove previsioni dovranno disincentivare le espansioni insediative lineari lungo le arterie stradali esistenti e le conurbazioni diffuse lungo la “Paullese” (SP ex SS 415), evitando la saldatura tra quella cremasca, che da Monte Cremasco giunge fino a Ombriano di Crema e quella metropolitana che da Spino d’Adda, di fatto, si prolunga fino a Milano, al fine, anche, di non incrementare gli evidenti problemi di congestione e di sicurezza presenti lungo la direttrice stradale. Si segnala inoltre la presenza di una criticità territoriale e ambientale dovuta alla presenza di un’attività per la produzione di farine animali a margine del centro abitato di Monte Cremasco, ma nel territorio comunale di Palazzo Pignano.

2.2.4 INQUADRAMENTO ECONOMICO - SOCIALE Nella costruzione del quadro conoscitivo, le dinamiche socio demografiche forniscono lo scenario di riferimento, a carattere sociale, nel quale si è chiamati ad operare; esse rappresentano un valido strumento di riflessione rispetto allo scenario urbano esistente e di programmazione per quello futuro. La demografia non è quindi assimilabile ad un puro fenomeno naturale al quale far fronte, ma è necessario e doveroso comprendere, specialmente nella pianificazione urbanistica, come le variazioni della popolazione possano essere influenzate dal contesto socio economico di riferimento e dalla sue modalità di gestione e funzionamento, in un processo di iterazione continuo. Pensare al sistema demografico come ad uno degli strumenti di programmazione della città, in grado di determinare risposte immediate e coerenti al sistema sociale, economico e di crescita urbana.

2.2.4.1 ANDAMENTO DELLA POPOLAZIONE

La Provincia di Cremona presenta nel 2001 una popolazione complessiva di 335.700 abitanti 44 con un incremento del 2,4% rispetto al 1991. Il maggior polo è Cremona con quasi 71.500 abitanti nel 2001, ma con un decremento del 3,6% rispetto al 1991; il secondo polo provinciale è Crema con oltre 33.000 abitanti, rimasti costanti nell’ultimo decennio; il terzo polo è con quasi 14.000 abitanti nel 2001 ed un incremento del 4,5% rispetto al 1991 La distribuzione territoriale degli abitanti è molto caratterizzata: si riscontra una forte concentrazione di popolazione attorno a Crema, con significativi incrementi del numero di abitanti, in particolare nei Comuni più prossimi a Milano; attorno a Cremona la popolazione è molto più diffusa, con incrementi di popolazione che sembrano manifestare un fenomeno di decentramento dal Comune Capoluogo; Casalmaggiore risulta, invece, un polo insediativo senza la presenza di un hinterland significativo. Per quanto riguarda gli addetti, la Provincia di Cremona nel 1998 contava 85.850 addetti, con un decremento del 3,9% rispetto al 1992. Il maggiore polo risulta sempre Cremona con oltre 21.500 addetti nel 1998 ed una perdita del 6% rispetto al 1992; Crema presentava nel 1998 meno di 9.000 addetti con una perdita di quasi il 15% rispetto al 1992; Casalmaggiore presentava, invece, 4.500 addetti nel 1998 con un incremento dell’8% rispetto al 1992 . La distribuzione territoriale degli addetti rispecchia abbastanza la struttura distributiva degli abitanti; con una forte concentrazione attorno a Crema ed una distribuzione più diffusa attorno a Cremona. L’evoluzione storica degli addetti nei Comuni minori risulta complessivamente meno negativa di quella riscontrata a Crema ed a Cremona, con situazioni molto eterogenee attorno a Crema ed a Cremona di Comuni che perdono addetti e di Comuni che registrano elevati incrementi di addetti. Dalla carta estrapolata dal PTCP di Cremona ricreata utilizzando dati del censimento ISTAT del 2001 e rielaborati dall’ufficio statistica della provincia si evincono molteplici fenomeni in atto nella provincia che sono in grado di spiegare l’indicatore della dinamica demografica; in particolare è possibile notare come la popolazione del Capoluogo è in continuo decremento. Infatti si dimostra come la popolazione nell’ultimo decennio si è spostata all’esterno, cioè nei comuni limitrofi di minore dimensione i quali hanno offerto e, momentaneamente continuano ad offrire una qualità dell’abitare di più alto livello, una maggiore convenienza economica a fronte di una accessibilità accettabile al Capoluogo funzionale all’accesso dei servizi. Nell’area del Cremasco invece la popolazione è in continua crescita sia nei comuni limitrofi a Crema sia nella città stessa. Questo fenomeno ormai noto è dovuto al reiterarsi delle dinamiche di espulsione della popolazione dalla metropoli Milanese e dalla realtà endogena stessa, più avvantaggiata a livello economico per la vicinanza a realtà territoriali economicamente più dinamiche e orientate a processi di infrastrutturazione, urbanizzazione e industrializzazione in grado ancora di avvalersi delle economie di urbanizzazione a scala suburbana. I servizi di base alla popolazione rappresentano uno dei fattori per la valutazione del livello di polarità insediativa dei comuni, mentre i bacini territoriali di alcuni importanti servizi hanno costituito uno dei riferimenti per l’individuazione della proposta di aggregazione dei comuni per la formazione delle Aree di coordinamento intercomunale (ACI).

45 la provincia di Cremona è suddivisa in 14 Aree di coordinamento intercomunali (ACI) caratterizzate da forti relazioni socio-economiche e territoriali; ciascuna ACI è costruita in presenza di fenomeni di gravitazione rispetto a centri riconosciuti come gravitazionali perché dotati di maggiori servizi e con l’obiettivo di attivare forme di coordinamento e cooperazione. 

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46  Per rendere un po’ più leggibile l’andamento storico vengono presi in esame quali dati di confronto solo quelli del 2001 e del 2006. Dal punto di vista operativo, le ACI sono entità a carattere volontario e si definiscono rispetto all’interesse di ciascun Comune a parteciparvi tenendo conto delle relazioni esistenti e previste di carattere socioeconomico e territoriale. L’appartenenza ad un’ACI non è definitiva, per cui è sempre possibile cambiare raggruppamento di comuni, anche se questo non significa trascurare l’importanza di raggiungere aggregazioni di comuni radicate e durature, le quali anzi saranno favorite da parte della Provincia poiché esse costituirebbero degli interlocutori più affidabili ed autonomi dal punto di vista della gestione dei servizi e delle politiche territoriali.  

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48 Il comune di Palazzo Pignano è caratterizzato da una popolazione che al 31 Dicembre 2013 è composto da 3.865 abitanti, situato quindi in quella fascia di comuni al di sopra dei 2.000 abitanti. Valutando il trend di crescita si può notare come dal 1991 al 2001 il comune sia sottoposto ad un rilevante aumento della popolazione residente che lo porta ad un aumento di circa il 20% della popolazione, superando in questo senso anche comuni considerati delle polarità urbane come Crema e Cremona. Infatti, ricollegandoci al discorso precedente, l’incremento di popolazione si concentra maggiormente in quei comuni minori che subiscono l’influenza delle polarità urbane e si trovano a dover soddisfare tramite la dislocazione di servizi e opportunità insediativa bisogni di maggiore entità. Per questo motivo componenti come accessibilità, dinamicità,polifunzionalità e soprattutto la vivibilità dei centri urbani possono fare la differenza della scelta localizzativa e rivalutare così anche centri di minor dimensione quali Palazzo Pignano. Per analizzare il trend demografico della popolazione di Palazzo Pignano sono stati utilizzati i dati forniti dal sito DEMOISTAT in cui vengono racchiuse tutte le statistiche annuali dichiarate dai Comuni considerando numero di abitanti, nascite, morti, immigrazioni ed emigrazioni dal 2003 al 2013. Considerando l’andamento della popolazione, il numero dei residenti ha raggiunto l’apice nel 2009 con una popolazione di 3904 abitanti proseguendo con un lieve calo fino al 2012 con una ripresa nel 2013 con una popolazione di 3.865 abitanti.

49 Saldo Percent. Percentual POPOL Percentual Tasso naturale Immigrati e POPOLA AZION SALDO SALDO e saldo ANN MOR mortal SALDO (n/m) IMMIG rispetto EMIGR imm/emig ZIONE al E al 1 NATI imm/em popolazio sulla O TI ità n/m rispetto RATI alla ATI rispetto 31 GENNA ig ne popolazio annuo alla pop. popolazio alla pop. dicembre IO ne iniziale ne finale iniziale

2003 3681 23 18 0,49 5 0,14 120 3,26 138 -18 3,75 3708 27 0,73 2004 3732 28 36 0,96 -8 -0,21 175 4,69 147 28 3,94 3750 18 0,48 2005 3752 19 11 0,29 8 0,21 187 4,98 202 -15 5,38 3754 2 0,05 2006 3754 42 37 0,99 5 0,13 243 6,47 200 43 5,33 3792 38 1,00 2007 3802 21 22 0,58 -1 -0,03 231 6,08 192 39 5,05 3850 48 1,25

DATI DEMO ISTAT 2008 3857 46 30 0,78 16 0,41 192 4,98 161 31 4,17 3907 50 1,28 2009 3904 38 33 0,85 5 0,13 144 3,69 165 -21 4,23 3884 -20 -0,51 2010 3888 28 28 0,72 0 0,00 190 4,89 162 28 4,17 3914 26 0,66 2011 3916 31 23 0,59 8 0,20 175 4,47 153 22 3,91 3834 -82 -2,14 2012 3855 27 26 0,67 1 0,03 146 3,79 114 32 2,96 3840 -15 -0,39 2013 3888 27 25 0,64 2 0,05 58 1,49 40 18 1,03 3847 -41 -1,07

Somma 289 7,56 41,00 1,07 1861 48,78 187 43,91 51 1,34 Media 26,27 0,69 3,73 0,10 169,18 4,43 17 3,99 4,64 0,12

50 Dalla tabella e dal grafico qui sopra si può notare che il comune di Palazzo Pignano ha subito una leggera crescita negli anni scorsi mantenendo un numero di nascite e morti relativamente stabile, mentre i dati relativi alle migrazioni/ immigrazioni sono decisamente più significativi con un andamento negativo ma mantenendo sempre valori superiore degli immigrati .

51 Il bilancio della popolazione di Palazzo Pignano è positivo con valori in leggero aumento; si ha infatti una media di circa 51 nuove unità e un incremento percentuale abbastanza costante, intorno all’0,12% circa. I dati ottenuti da Palazzo Pignano non superano la media nazionale, dove il tasso d’incremento nel 20091 è stato dello 0.57%, ma è in linea con la crescita demografica alla quale si è assistito nel nostro paese negli ultimi anni. Famiglie residenti (Fonte: ISTAT - dati al 31 dicembre)

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 Tipo dato numero di famiglie (valori assoluti) Numero di 1 2 3 4 5 6 e più totale componenti Palazzo Pignano 405 438 384 264 59 10 1560

  Popolazione residente (Fonte: ISTAT - dati al 31 dicembre)

1 Valori estratti dal rapporto Istat, INDICATORI DEMOGRAFICI, pubblicato a febbraio 2010 in riferimento ai dati raccolti nel 2009. 52 QI%JV         :C:<

 Stranieri residenti (Fonte: ISTAT e Amministrazione Provinciale - dati al 31 dicembre)

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 Grazie agli elementi trovati finora, si è potuta fare un’estimazione approssimativa dell’incremento di popolazione previsto entro il 2033. Tale calcolo deriva dall’applicazione del tasso d’incremento medio annuo. In questo modo è stato possibile trovare stimare quanti abitanti avrà Palazzo Pignano entro la fine del 2014 , continuando in questo modo, anno per anno, fino al 2033. Per tale data si stima una popolazione di circa 4443 unità. Ovviamente il dato è approssimativo per eccesso perché non tiene conto di eventuali diminuzioni di popolazione, né di imprevisti come crescita zero o boom demografico (entrambi comunque poco probabili) che si possono verificare nel corso degli anni. 

INCREMENTO POPOLAZIONE al 1 ANNO POPOLAZIONE AL 31 gennaio DICEMBRE

2014 3883 3935 2015 3935 3988

2014 al 2033 2016 3961 4014 nel di COMUNE

POPOLAZIONE e 2017 3986 4039 PALAZZO PIGNANO 2018 4012 4065 DECESSI PREVISTI DAL DECESSI DAL PREVISTI 53 2019 4037 4091 2020 4063 4118 2021 4089 4144 2022 4115 4170 2023 4142 4197 2024 4168 4224 2025 4195 4251 2026 4222 4278 2027 4249 4306 2028 4276 4333 2029 4303 4361 2030 4331 4389 2031 4359 4417 2032 4387 4446 2033 4415 4474

Si considerano ora solo i dati relativi all’immigrazione arrivando ad un tasso d’immigrazione medio annuo del 4,43%. Anche questo dato risulta essere al di sotto della media nazionale calcolata per il 2009 intorno al 7% con cifre intorno al 9% nel nord-ovest2. Dal 2003 al 2014, nel comune in esame, si è assistito a fenomeni migratori per una media di 169 immigrati contro 152 emigrati. Anche in quest’ambito il saldo tra chi arriva e chi si trasferisce, risulta positivo in favore della crescita di popolazione con circa 17 abitanti in più ogni anno. Il peso dell’immigrazione diventa sempre più rilevante come fonte di crescita per il nostro paese e in particolare nei comuni del nord Italia come Palazzo Pignano, grazie ad un contributo nelle nascite piuttosto elevato a fronte di un peso irrilevante per la mortalità a causa della composizione per età particolarmente giovane degli stranieri rispetto alla popolazione autoctona .

Percentuale Percent. Immigrati rispetto SALDO imm/emig ANNO IMMIGRATI EMIGRATI alla popolazione finale imm/emig rispetto alla pop. iniziale

2003 120 3,26 138 -18 3,75 2004 175 4,69 147 28 3,94 2005 187 4,98 202 -15 5,38 2006 243 6,47 200 43 5,33 2007 231 6,08 192 39 5,05 2008 192 4,98 161 31 4,17 2009 144 3,69 165 -21 4,23 2010 190 4,89 162 28 4,17

54 2011 175 4,47 153 22 3,91 2012 146 3,79 114 32 2,96 2013 58 1,49 40 18 1,03

1861 48,78 1674 187 43,91 169,18 4,43 152,18 17 3,99  Anche in questo caso si è provveduto a fare una previsione del numero di unità relative alla popolazione straniera che sarà presente nel comune nei prossimi vent’anni. Secondo questa stima Palazzo Pignano nel 2033 avrà circa 205 abitanti stranieri, su una popolazione prevista di 4982 unità . INCREMENTO POPOLAZIONE IMMIGRATI ANNO AL 31 PREVISTI DICEMBRE 2014 3935 174 2015 3988 177 2016 4014 178 2017 4039 179 2018 4065 180 2019 4091 181 2020 4118 182 2021 4144 184 2022 4170 185 nel COMUNE 2023 4197 186 2024 4224 187 2025 4251 188 di PALAZZO PIGNANO 2026 4278 190 2027 4306 191 2028 4333 192 2029 4361 193 2030 4389 194 2031 4417 196 2032 4446 197 POPOLAZIONE DECESSI PREVISTI 2014 al DAL STRANIERA

2033 2033 4474 198        

55 SISTEMA OCCUPAZIONALE  Nell’abitato di Palazzo Pignano sono presenti ed in attività: JV`$1:5 QI%JV  101 ;I:J1`: %`1V`V $:! Q! `%<1QJ1 QIIV`H1Q CGV`$.1V %`:!]Q` 1V VV! `:<1QJVR1I1JV`:C1 V:H_%:   `1! Q`:J 1 HQI%J1H:<1QJ1 :C:<

Unità locali per sezione di attività economica al censimento del 2001 (Fonte: ISTAT - alla prima parte della stessa tavola) Unità locali per sezione di attività economica al censimento del 2001 Agricoltura Attività Alberghi e Trasporti e Comune e pesca manifatturiere Costruzioni Commercio ristoranti comunicazioni Palazzo Pignano2 47 44 54 12 23

Intermediaz. Immobiliari, Sanità e monetaria e noleggio servizi Altri servizi Comune finanziaria e ricerca Istruzione sociali pubblici Totale Palazzo Pignano1 32 1 2 11 229 Comune Tasso di disoccupazione totale (*) Tasso di disoccupazione giovanile (**)

Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Palazzo Pignano 3,1 5,8 4,1 10,1 14,4 12  Occupati per sezioni Comune Intermediaz. Immobiliari, P.A. e Istruzione Sanità e Altri Totale monetaria e Difesa servizi servizi finanziaria sociali pubblici noleggio (*) e ricerca Palazzo Pignano 40 118 49 47 65 57 1.690

56 Dalla lettura cartografica dei caratteri insediativi del territorio provinciale e dall’analisi degli indicatori di tipo demografico e socioeconomico, relativi ai servizi alle imprese e alla popolazione e ai flussi pendolari emerge il ruolo di Cremona, Crema e Casalmaggiore quali poli ordinatori della struttura insediativa provinciale. Tali polarità non sono assolutamente antagoniste poiché manifestano la loro capacità di attrazione solo a scala locale, attivando relazioni territoriali rilevanti essenzialmente con i comuni di corona. Il resto del territorio è costituito da comuni di medie e piccole dimensioni i cui centri capoluogo non hanno la capacità di innescare relazioni significative all’esterno del proprio territorio. Tra i tre comuni ordinatori della struttura insediativa provinciale è stata riconosciuta una differenziazione che ha portato a individuare Cremona quale polo di primo livello, essendo un centro portante del sistema territoriale provinciale e infraprovinciale e in cui si concentra l’offerta di alcune funzioni rare di valenza sovralocale. Al secondo livello si collocano i comuni di Crema e Casalmaggiore, poiché sono delle polarità di riferimento per il circondario di appartenenza nei quali sono localizzate attività e servizi di interesse sovracomunale che possono, in alcuni casi, assumere anche valenze di carattere provinciale. Al terzo livello di polarità sono collocati tutti gli altri comuni della provincia, le cui prestazioni sono generalmente connesse alla presenza di servizi di base e che sono caratterizzati da ambiti di gravitazione locale. Le polarità di terzo livello si articolano in tre categorie in funzione delle dimensioni e degli andamenti demografici (vedi punto 2.2) e del livello dei servizi di base alla popolazione. Alla prima categoria appartengono i comuni di maggiore rilevanza del terzo livello di polarità (indicati con la sigla 3a nella tabella seguente), i quali hanno una popolazione superiore ai 5.000 abitanti oppure sono caratterizzati da: • una popolazione superiore ai 2.500 abitanti; • una dinamica demografica stabile o in crescita; • un livello soddisfacente di servizi di base alla popolazione (classi da 1 a 3 riportate in tabella). Questi centri, in cui vi è la presenza di servizi di base e di alcuni servizi di livello superiore, assumono funzioni di supporto ai poli ordinatori di livello superiore, contribuendo così alla configurazione del sistema insediativo all’interno dei tre circondari in cui si suddivide il territorio provinciale. Alla seconda categoria appartengono i comuni di media rilevanza (indicati con la sigla 3b), i quali raggiungono due dei requisiti sopra indicati, mentre alla terza categoria (3c) appartengono tutti gli altri comuni. La maggior parte dei comuni appartiene al terzo livello di polarità e fa parte della classe 3c,

57 mentre dei restanti comuni 16 rappresentano le polarità di terzo livello di maggiore rilevanza, che si concentrano soprattutto nel Cremasco, e 10 rappresentano quelle di media rilevanza, che si localizzano attorno ai comuni di Crema e Cremona. G1 :J 1 JR:I8 10VCCQ 10VCCQ JR:I8 10VCCQ 10VCCQ QI%J1   RVIQ$`8 V`01<1 ]QC:`1 ; QI%J1 G1 :J 1  RVIQ$`8 V`01<1 ]QC:`1 ;   8 5   H ()*)   H   .) 5    G ()//0112    H 2) 5    H )11 ) 5   : )    H )(/    H 0 )) (8 5    : )*/2) 5    : 0)( *    H 3. )3)8 5    H 0) .))    H 3)32 ) 5    G ..     H 3.2) 5    : /) 5    H 3 *2).)*2() 5     G (2*) 5    H 3* )).8 5    H (3 ) (8     H 3**2 (8    H 3 2 5    H 32. 5    : 33/8    H 32 ) 5   H 33.328    H 32 2    H 3 0 5    H 32.)(2 5    H 32* *0/8.8 5   : 2)() 5    H * (8R2.8 5    H 322 7//) 5    : 3) 2). *//)8 5    H 2/2 5   H *//).2*8     H 2/)    H *//)8 5    H  2 ) 5    H *() ) 5    H  23/ 32    H */.2.)     H  23/ (* 5    G */ 002)     H  23/  2     H */) 5    :  2 )).  5     H */ . 5    G  2)/... 5    : */2*)/2     H  )0).) 2) 5   H ./2    H  )( ) 5    H 72 5    H *2 )     H 2) ))     H *0**) 5    H 2 2.0)//2 5    H *.23) 5    H ) /.) /*2 5   H * 2)228 5     H *( /2). ) /.1 /2 5   H 8     H  .  008 5    H *.)  8)8 5    H  ()*) 5    H *.)  8)8    H  )//...    H * ) 5    : (2 )*8     H **/).2/2 5    G . )      H *) )) 8    H .)  5   G *)2) 5    : . 2)    H *) *2 5    : 12*)     H *)*32 ) 5    : 1) (2   5    H *32.*) 5   H  002)/R028    H *32.     H  .*)R328.8 5     H *32)... 5     :

58 */ )  2)/ 5   H )(0 .) 5    H   .3 8    H /2 )     H  )(02/)    H /) 2)2( /2     H  )/ .) 5    H /) /     H  (8 (88 5    H /) .328 5    H  **) 5     G /) 2.38    H 2*).) * 5    H / *)  (8 5    H 2) 5     H / 2 )) 5     H (.2 ) 5    G 2) (*) 5    G ( 2) 5    H 2/ 5    : ( /2 .23) 5    H *)/) 5    : ()/ (*) 5    H )) )    H ()/).2 5    H     H   POPOLAZIONE SCOLASTICA

A Palazzo Pignano sono presenti cinque istituti comprensivi per il sistema dell’istruzione. Nel comune di Palazzo Pignano ritroviamo due scuole per l’infanzia, di cui una privata, e due scuole primarie. Le strutture sono così dislocate: una scuola statale per l’infanzia si trova nella frazione di Cascine Capri, Palazzo Pignano ospita una delle due scuole elementari, mentre l’altra è situata nella frazione di Scannabue, ove è presente anche la scuola per l’infanzia privata. La scuola secondaria di primo grado non è presente nel comune, ma è sita nel comune Pandino confinante. Le strutture scolastiche registrano rispettivamente il seguente numero di studenti per l’anno 2009/2010 : Tipo Nome Numero studenti scuole Scuola Materna "M.Montessori" 56 dell’infanzia Scuola Materna Parrocchiale 53 scuole primaria Scuola Elementare Statale “G.Pascoli” 81 scuola primaria Scuola Elementare Statale “O.Marazzi” 90 totale 280 Fonte: Dati ufficio anagrafe provinciale

59 Per gli istituti presenti nel territorio del comune si registrano i seguenti iscritti: Iscritti alle Scuole per l’infanzia A.S. 2009/2010 Nome scuola Alunni sezioni

Scuola Materna Parrocchiale 53 2 Scuola Materna"M. Montessori" 56 2 Totale 109

Iscritti alle scuole elementari A.S. 2009/2010 Nome scuola 1°anno 2°anno 3°anno 4°anno 5°anno TOTALE ''G. Pascoli'' 18 12 14 23 14 81 'O. Marazzi'' 12 20 19 16 23 90 Totale 30 32 33 39 37 171 Nel comune ci è la presenza di un Servizio Scuolabus per gli studenti della Scuola Primaria e per quelli della Scuola dell’Infanzia, oltre che per gli studenti frequentanti la scuola secondaria di primo grado del comune limitrofo di Pandino Scuole primarie:

Nome scuola 1°anno 2°anno 3°anno 4°anno 5°anno TOTALE ''G. Pascoli’' Palazzo 18 12 14 23 14 81 Pignano '’O. Marazzi'' 12 20 19 16 23 90 Scannabue Totale 30 32 33 39 37 171

60 DATI SOCIO- ECONOMICI

Anche il sistema socio-economico riveste un ruolo di notevole importanza in quanto permette di definire, oltre agli assetti relativi al sistema occupazione del territorio, la conformazione dei tessuti attivi in termini di commercio e produttività (industrie, capannoni, grandi centri di vendita, ecc.). Permette quindi di definire gli impatti del territorio sulla base di una modesta o congrua presenza di imprese e attività e tipologie merceologiche. Vengono considerati tre rami principali di attività: AGRICOLTURA, INDUSTRIA e tutte le ALTRE ATTIVITA’. A livello provinciale analizzando l’andamento del settore economico tra il 2002 e il 2005 si può constatare come il settore agricolo è quello caratterizzato dalle perdite più significative, un calo del 25,74% a favore di una crescita sostanziale nel settore industriale, (in particolare delle costruzioni), dove si registra un aumento del 12,54% e del settore terziario variazione pari al 11,97%. Di seguito vengono riportati i dati relativi a Palazzo Pignano riferiti al censimento del 2001. Occupati per attività economica - ISTAT 2001. Attività economica agricoltura industria altre Totale occupati attività Palazzo Pignano 68 743 855 1666 Provincia 9348 57146 75154 141648 Fonte: Dati ISTAT Censimento popolazione 2001

61 Occupati per classe di età - ISTAT 2001. Classe di età da 15 anni in poi 15-19 20-29 30-54 55 e più Totale Palazzo Pignano 44 386 1123 113 1666 Provincia 2370 30315 97143 11820 141648 Fonte: Dati ISTAT Censimento popolazione 2001

Il tasso di occupazione è’ dato dal rapporto percentuale avente al numeratore la popolazione di 15 anni e più occupata e al denominatore il totale della popolazione della stessa classe di età. Tasso di occupazione per sesso - ISTAT 2001. Sesso maschi femmine Totale Palazzo Pignano 68,07 40,6 54,5 Provincia 60,97 36,26 48,12 Fonte: Dati ISTAT Censimento popolazione 2001 Il tasso di disoccupazione è dato dal rapporto percentuale avente al numeratore la popolazione di 15 anni e più in cerca di occupazione e al denominatore le forze di lavoro della stessa classe di età. Tasso di disoccupazione per sesso - ISTAT 2001. Sesso maschi femmine Totale Palazzo Pignano 3,13 5,84 4,14 Provincia 2,77 6,2 4,14 Fonte: Dati ISTAT Censimento popolazione 2001 Il concetto di programmazione commerciale è stato introdotto dalla Legge 11 giugno 1971 n. 426, la quale prescriveva che i Comuni elaborassero un Piano di sviluppo e di adeguamento della rete di vendita al fine di favorire una più razionale evoluzione della struttura distributiva. Il Piano doveva prefiggersi alcuni obiettivi fondamentali: - determinare il limite massimo di superficie della rete di vendita per generi di largo e generale consumo (tabelle I, Ia, II, VI, VIII e IX); - determinare la superficie minima dei punti vendita in modo da tendere al graduale conseguimento di una più ampia dimensione media;

62 - promuovere e favorire lo sviluppo dei punti di vendita che adottino moderne tecniche di distribuzione. Dopo quasi 30 anni la Legge 426 è stata modificata dal D. Lgs. 31 marzo 1998 n. 114 “Riforma della disciplina del settore commercio”, che prevede: - riduzione da 14 tabelle a 2 soli settori merceologici: alimentare e non alimentare - 3 tipologie degli esercizi: vicinato, medie strutture e grandi strutture (in base a parametri di superficie di vendita variabili secondo la dimensione abitativa dei comuni) - semplice comunicazione al Comune di apertura, trasferimento e ampliamento per gli esercizi di vicinato - autorizzazione comunale per le medie strutture - conferenza di servizi (Regione, Provincia, Comune) per l'autorizzazione a grandi strutture - competenza delle Regioni a definire gli indirizzi generali per l'insediamento delle attività commerciali secondo particolari obiettivi - competenza delle Regioni a definire i criteri di pianificazione urbanistica commerciale (inserimento negli strumenti urbanistici comunali delle aree da destinare a insediamenti commerciali e in particolare a medie e grandi strutture di vendita; spazi per parcheggio, centri storici, arredo urbano...).

La Legge Costituzionale 18 ottobre 2001 n. 3 ha modificato il Titolo V della Costituzione trasferendo alle Regioni la potestà legislativa in materia di commercio. La Regione Lombardia ha emanato: Legge Regionale 23 luglio 1999 n. 14 “Norme in materia di commercio in attuazione del D.Lgs. 31 marzo 1998 n. 114” Regolamento Regionale 21 luglio 2000 n. 3 “Regolamento di attuazione della L.R. 23 luglio 1999 n. 14 per il settore del commercio” Regolamento Regionale 24 dicembre 2001 n. 9 “Modifiche al R.R. 21 luglio 2000 n. 3” Deliberazione Conferenza Permanente per i rapporti fra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome 12 ottobre 2000 n. 344 “Definizione dei contenuti di una modulistica univoca da utilizzare per le comunicazioni e le autorizzazioni” Legge Regionale 22 luglio 2002 n. 15 “Legge di semplificazione 2001. Semplificazione legislativa mediante abrogazione di leggi regionali. Interventi di semplificazione

63 amministrativa e di delegificazione” Deliberazione Giunta Regionale 18 dicembre 2003 n. 7/15716 “Programma triennale per lo sviluppo del settore commerciale 2003-2005: modalità applicative e criteri urbanistici...” Deliberazione Consiglio Regionale 2 ottobre 2006 n. VIII/215 “Programma triennale per lo sviluppo del settore commerciale 2006-2008” Deliberazione Consiglio Regionale 13 marzo 2007 n. VIII/351 “Indirizzi generali per la valutazione di piani e programmi” Deliberazione Consiglio Regionale 13 marzo 2007 n. VIII/352 “Indirizzi generali per la programmazione urbanistica del settore commerciale” Legge Regionale 2 aprile 2007 n. 8 “Disposizioni in materia di attività sanitarie e socio- sanitarie” Deliberazione Giunta Regionale 4 luglio 2007 n. 8/5054 “Modalità applicative del Programma triennale per lo sviluppo del settore commerciale 2006-2008” Deliberazione Giunta Regionale 21 novembre 2007 n. 8/5913 “Criteri urbanistici per l’attività di pianificazione e di gestione degli Enti Locali in materia commerciale” Deliberazione Giunta Regionale 5 dicembre 2007 n. 8/6024 “Medie strutture di vendita. Disposizioni attuative del Programma triennale per lo sviluppo del settore commerciale 2006-2008” Deliberazione Giunta Regionale 23 gennaio 2008 n. 8/6494 “Medie strutture di vendita. Integrazione alla D.G.R. n. 8/6024/2007” Deliberazione Consiglio Regionale 19 febbraio 2008 n. VIII/525 e n. VIII/527 Interventi per la qualificazione e lo sviluppo delle piccole e medie imprese commerciali “Programma triennale degli interventi 2008-2010”. Deliberazione Giunta Regionale 2 aprile 2008 n. 8/6919 “Semplificazione di procedimenti ed eliminazione di certificazioni per l’avvio di attività economiche”. Deliberazione Giunta Regionale 1 ottobre 2008 n. 8/8138 “PGT dei Comuni con popolazione compresa fra 2.001 e 15.000 abitanti” Il Decreto Legge 4 luglio 2006 n. 223 “Misure urgenti per lo sviluppo, la crescita e la promozione della concorrenza e della competitività, per la tutela dei consumatori e la liberalizzazione di settori produttivi”, convertito con modifiche nella Legge 4 agosto 2006 n. 248 ha dettato nuove regole nel settore della distribuzione commerciale eliminando i seguenti limiti e prescrizioni:

64 - iscrizioni a registri abilitanti o possesso di requisiti professionali soggettivi (tutela della salute e igienico-sanitaria degli alimenti esclusi) - rispetto di distanze minime fra esercizi - limitazioni quantitative all’assortimento merceologico - rispetto di quote di mercato o di vendita - divieti generali a vendite promozionali (se non prescritti dal diritto comunitario) - autorizzazioni preventive e limitazioni temporali a vendite promozionali, tranne che nei periodi immediatamente precedenti i saldi di fine stagione - divieto o autorizzazione preventiva per il consumo immediato dei prodotti di gastronomia in esercizi di vicinato - Commissione per gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande. Sono abrogate le disposizioni legislative e regolamentari “statali” incompatibili con le nuove norme. Le Regioni e gli Enti Locali devono adeguare e proprie disposizioni legislative e regolamentari alle nuove norme. Per attività economica si intende l’azione produttiva risultato di un concorso di mezzi (impianti, professioni, processi di fabbricazione, rete d’informazione, prodotti) che portano alla formazione di beni o servizi. Di seguito vengono riportati i dati riferiti alla Provincia di Cremona in relazione con l’ACI a cui appartiene il Comune di Palazzo Pignano, e nello specifico, i dati riferiti al comune stesso riguardanti le unità locali, le imprese e gli addetti.



65 V: 101 ;VHQJQI1H.VH.VH:`: V`1<<:JQ]`1JH1]:CIVJ V1CIV`H: QRVCC;HQJ1CRV :$C1QRV11J$QC1HQI%J1QJQ7 ATTIVITA’ PALAZZO AGNADELL RIVOLTA TORLINO PANDINO DOVERA SPINO D’ADDA PIGNANO O D’ADDA VIMERCATI

Agricoltura e caccia 29 67 40 65 111 8 39 Silvicoltura ed utilizzazione delle aree forestali e servizi ------connessi Pesca, piscicoltura e servizi connessi - 1 - 1 - - - Estraz. Di petrolio greggio, gas naturale e serv. Connessi ------Altre industrie estrattive - - - - 3 - 1 Industrie alimentari e delle bevande 10 21 6 11 15 1 18 Industrie tessili 2 3 - - - - 2 Confezione di articoli di vestiario preparazione e tinture di - - 1 1 2 - 4 pellicce Preparaz. E concia del cuoio fabbricazione di aticoli da - 2 - - 2 - - viaggio<; calzature Industria del legno e dei prodotti in legno, esclusi i mobili; 3 6 - 9 8 - 5 mat. Da intreccio Fabbricazione della pasta-carta, della carta e dei prodotti di - - 1 - 1 - 4 carta Editoria stampa e riproduzione di supporti registrati - 3 1 1 5 - 1 Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio, tratt. Dei ------combustibili nucleari Fabbricazione dei prodotti chimici e di fibre sintetiche ed 2 2 - - - - - artificiali Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 4 1 - 1 - - 2 Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non - 3 1 - 2 - 1 metalliferi Produzione di metalli e loro leghe - - - - - 1 - Fabbric e lavorazione dei prodotti in metallo escluse 14 14 11 10 12 2 19 macchine o impianti Fabbricazione di macc. Ed apparecchi meccanici (compr. 4 15 6 2 6 - 5 66 Install. Montaggio, ecc…) Fabbric. Di macchine per ufficio di elaboratori e sistemi - - 1 - 1 - 1 informatici Fabbric. Di macchine e apparecchi elettrici n.c.a. 5 184 1 3 6 - 6 Fabbricazione di apparecchi radio televisivi e per le - 2 - - - - 1 comunicazioni Fabbric. Di apparecchi medicali, di precisione, strumenti 2 1-5 - 2 2 - 3 ottici ed orologi Fabbricazione autoveicoli, rimorchi e semirimorchi ------Fabbricaz. Di altri mezzi di trasporto - 8------Fabbricazione di mobili; altre industrie manifatturiere 2 27 - 4 9 - 6 Recupero e preparazione del riciclaggio - -1 - 2 - - 1 Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas, vapore e - -2 - - 1 - - acqua calda Raccolta, depurazione e distribuzione di acqua - -1 - - - - - Costruzioni 51 111 45 36 123 5 79 Commercio e riparazione d’auto e moto; vendita al dettaglio 6 25 3 8 19 - 15 di carburante Commercio all’ingrosso e intermediari del commercio (escl. 18 62 23 19 34 2 33 Auto e moto) Commercio al dettaglio (escl. Auto e moto) riparazione dei 25 93 25 24 59 2 60 beni personali e della casa Alberghi e ristoranti 10 33 8 11 31 2 22 Trasporti terrestri; trasporti mediante condotte 22 21 13 10 25 - 19 Trasporti marittimi e per vie d’acqua ------Attività di supporto ausiliarie dei trasporti; agenzie di viaggio 1 3 1 - 2 - 1 Poste e telecomunicazioni ------Intermediazione monetaria e finanziaria (escluse le 1 - - 1 1 - - assicurazioni e i fondi pensione) Assicurazioni e fondi pensione, escluse le assicurazioni - 2 - - - - - sociali obbligatorie Attività ausiliarie dell’intermediazione finanziaria 4 20 2 4 11 1 6 67 Attività immobiliari 9 26 6 4 19 2 21 Noleggio di macc. E attrez. Senza operatore e di beni per uso 2 3 - - 3 - - personale e domestco Informatica ed attività connesse 1 13 - 6 4 - 3 Ricerca e sviluppo 1 ------Altre attività imprenditoriali e professionali 2 24 1 4 11 - 11 Istruzione - 1 - - 1 - 1 Sanità ed altri servizi sociali 1 - - - 3 - - Smaltimento dei rifiuti solidi, delle acque di scarico e simili ------Attività di organizzazioni associative n.c.a. ------Attività ricreative, culturali e sportive 1 3 1 2 2 - 2 Altre attività dei servizi 9 23 10 9 19 - 14 Imprese non classificate 1 ------TOTALE  Rilevando tutte le attività economiche presenti all’interno dell’ACI 1 divise per comuni appartenenti, abbiamo identificato la percentuale di attività presenti per ogni comune. 

68 All’interno dell’ACI il comune con attività economiche maggiori è Pandino, il quale trovandosi ad un livello di polarità superiore rispetto agli altri comuni appartenenti all’ACI 1, funziona un po’ da polo catalizzatore dei servizi e delle attività economiche necessarie a soddisfare i bisogno della popolazione residente all’interno dei comuni dell’ACI 1. Palazzo Pignano è direttamente connesso al Comune di Pandino tramite la sp 35 Strada della Melotta che permette piena accessibilità a tutte le unità commerciali presenti sul territorio in aggiunta a quelle di Palazzo Pignano che con il 18% di unità commerciale viene a trovarsi al terzo posto tra i comuni dell’ACI 1.

I macrosettori economici che maggiormente caratterizzano la vocazione economica del territorio dell’ACI 1 si possono tradurre nel grafico sovrastante e toccano principalmente il settore delle costruzioni (29%) dell’agricoltura e caccia (24%) e del commercio al dettaglio (19%). Confrontando ogni singolo settore calato sull’economia di ogni comune appartenete all’ACI1 ritroviamo sempre una predominanza del comune di Pandino (che va dal 19 al 90%) tranne per il settore agricolo dove il comune di Rivolta d’Adda presenta il 31% delle attività dell’ACI1.

Palazzo Pignano rispetto alle attività presenti nel’ACI di riferimento mantiene una situazione abbastanza equilibrata che va dall’otto all’undici per cento per quanto riguarda agricoltura, costruzioni e commercio al dettaglio e alberghi e ristoranti. L’apice della vocazione all’interno del territorio comunale la si trova riguardante il settore dei trasporti terrestri o mediante condotte, superato di poco solo dal comune di Rivolta d’Adda e superando di poco quello di Pandino.

69  

         70 71 

 

2.3. PREVISIONI CONTENUTE NEI PIANI SOVRACOMUNALI

2.3.1. PIANIFICAZIONE REGIONALE Il Consiglio Regionale ha recentemente approvato l’aggiornamento del PTR vigente al 2011 (pubblicazione sul BURL n.48 del 1/12/2011), il quale costituisce il quadro di riferimento per la programmazione e la pianificazione a livello regionale. Entrando nel merito dell’analisi degli strumenti sovra locali, il comune di Palazzo Pignano, risulta localizzato all’interno del Sistema Territoriale della Pianura Irrigua come definita dal PTR (Piano Territoriale Regionale), caratterizzato da una morfologia piatta per la presenza di suoli molto fertili e per l'abbondanza di acque sia superficiali sia di falda. Tali caratteristiche fisiche hanno determinato una ricca economia, basata sull'agricoltura e sull'allevamento intensivo, di grande valore che presenta una produttività elevata della zona, tra le maggiori in Europa. La campagna in queste zone si caratterizza per un'elevata qualità paesistica che corona la qualità storico artistica dei centri maggiori. Sebbene le tecniche colturali moderne abbiano inevitabilmente modificato il paesaggio, la struttura originaria, frutto di secolari bonifiche e sistemazioni idrauliche, è ancora nettamente percepibile. Inoltre non poche delle grandi cascine che furono il centro delle attività e della vita rurale presentano un rilevante valore storico- architettonico. Il tessuto sociale ed economico è ancora marcatamente rurale; l’agricoltura partecipa alla

72 formazione del reddito disponibile per circa il 6%, rispetto ad una media regionale di poco superiore all’1%. Caratteristica negativa di questo sistema è l’invecchiamento degli attivi agricoli con il conseguente ridotto ricambio generazionale: si sta assistendo, infatti, all’abbandono delle aree rurali da parte della popolazione giovane che si sposta nei centri urbani in cerca di alternative occupazionali, cosa che comporta la necessità di adattamento organizzativo del modello basato sulle grandi famiglie direttamente coltivatrici. Per sopperire a questa carenza di manodopera giovanile e all'invecchiamento degli addetti in agricoltura è sempre più frequente il ricorso a mano d'opera extracomunitaria che ben si adatta alle difficili condizioni del lavoro agricolo ma che rischia processi di marginalizzazione.

Polarità e poli di sviluppo Zone di preservazione e salvaguardia ambientale

Infrastrutture prioritarie per la Regione I sistemi territoriali del PTR Lombardia Cartografia del PTR (fonte: PTR Regione Lombardia agg. 2010) 73 Per il sistema dell’industria, pur non essendo l'attività principale di caratterizzazione dell'area, costituisce un'importante base occupazionale. Essa mostra segni di debolezza nel settore occidentale della Pianura Irrigua, mentre nelle aree orientali è di grande importanza e sta crescendo l'industria agroalimentare, che si appoggia alle produzioni agricole locali. La struttura industriale attuale non è però ancora in grado di offrire una varietà di occupazioni sufficiente a trattenere in loco la popolazione giovane, che cerca alternative fuori dell'area. Le forme intensive che caratterizzano questo tipo di sfruttamento agricolo stanno evidenziando alcuni problemi di sostenibilità del sistema. In particolare, si possono evidenziare problemi legati all’inquinamento prodotto dalle aziende agricole e dovuto alle sostanze chimiche utilizzate in agricoltura (pesticidi, fertilizzanti chimici, ecc.) che penetrano nel terreno e nella falda diventando una importante fonte di inquinamento dei suoli; inoltre, gli allevamenti intensivi di bestiame generano problemi ambientali in relazione, soprattutto, allo smaltimento dei reflui zootecnici, che ora sono fonte di attenzione per il recupero e l’utilizzo come fonte energetica ma che, se mal gestiti, possono essere fonte di inquinamento per aria (cattivi odori ed ammoniaca), suolo (accumulo nel terreno di elementi minerali poco solubili, metalli pesanti, fosforo), acque di superficie e di falda (rilascio di nutrienti solubili in eccesso, in particolare nitrati, con possibile compromissione della potabilità e aumento del grado di eutrofizzazione). L’attività agricola è inoltre una primaria fonte di consumo di risorse idriche per l’irrigazione: la ricchezza di acque della Pianura Irrigua non ha saputo reggere a tale utilizzo indiscriminato di acqua e negli ultimi anni durante la stagione estiva la richiesta di acqua ha superato la disponibilità provocando contese tra gli agricoltori e i gestori delle centrali idroelettriche che trattengono a monte parte dell'acqua dei fiumi. L'utilizzo delle acque per l'irrigazione è infatti nettamente più consistente degli altri usi: in Lombardia si impiega per l’irrigazione l’81% delle riserve idriche contro una media mondiale pari al 70%. Per questo motivo la crisi idrica manifestatasi negli ultimi anni si è riversata in modo particolare sulla scarsa disponibilità delle acque per l’irrigazione. Le trasformazioni avvenute negli ultimi anni sul territorio vedono una riduzione delle coperture vegetali naturali, con l'aumento delle aree destinate all’uso antropico e all’agricoltura in particolare, una diminuzione delle colture arborate ed una prevalenza dei seminativi monoculturali, la riduzione delle superfici coperte dall’acqua, con abbassamento dell’alveo dei fiumi; tranne che nelle aree a risaia, il mais è la coltura più importante. Ciò costituisce una banalizzazione del paesaggio planiziale, e contribuisce all'impoverimento naturalistico e della biodiversità. L'accorpamento di diverse proprietà ha inoltre determinato l'abbandono di molti centri aziendali, a cui non è seguito l’abbattimento dei manufatti di scarso pregio che pertanto rimangono a deturpare il paesaggio, al contrario, si evidenzia anche l'abbandono di manufatti e cascine di interesse e di centri rurali di pregio.

74 Il Documento di Piano del PTR evidenzia i punti di forza e delle opportunità da cogliere e valorizzare, delle debolezze e minacce da tenere in considerazione nella pianificazione locale, tali punti vengono di seguito elencati: PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA

   Unitarietà territoriale non frammentata  Sottrazione agli usi agricoli di aree pregiate e  Esistenza di stretti rapporti funzionali e di relazione disarticolazione delle maglie aziendali per con i territori limitrofi appartenenti ad altre regioni l’abbandono delle attività primarie  Presenza di una rete di città minori che forniscono  Presenza di insediamenti sparsi che comporta servizi all'area difficoltà di accesso ad alcune tipologie di servizi  Ricchezza di acque per irrigazione (sia di falda sia di dalle aree più periferiche rispetto ai centri urbani e, superficie) in generale, carente accessibilità locale  Presenza dei porti fluviali di Mantova e Cremona  Carenti i collegamenti capillari con il resto della regione e con l'area milanese in particolare       Realizzazione di impianti sperimentali per la    produzione di energie da fonti rinnovabili  Inquinamento del suolo, dell’aria, olfattivo delle  Rilevante consistenza di territori interessati da acque causato dagli allevamenti zootecnici e Parchi fluviali, dal Parco agricolo Sud Milano, da mancanza di una corretta gestione del processo di riserve regionali e da Siti di Importanza Comunitaria utilizzo degli effluenti (SIC)  Forte utilizzo della risorsa acqua per l’irrigazione e conflitti d’uso (agricolo, energetico)       Ricca rete di canali per l’irrigazione che caratterizza il paesaggio       Rete di città minori di grande interesse  Permanenza di manufatti aziendali abbandonati di storicoartistico scarso pregio che deturpano il paesaggio  Elevata qualità paesistica delle aree agricole  Abbandono di manufatti e cascine di interesse e dei  Presenza di centri che ospitano eventi culturali di centri rurali di pregio grande attrazione (Mantova, Cremona)  Perdita della coltura del prato, elemento   caratteristico del paesaggio lombardo, a favore della  Produttività agricola molto elevata, tra le più alte più redditizia monocultura del mais d'Europa ed elevata diversificazione produttiva, con   presenza di produzioni tipiche di rilievo nazionale e  Carenza di cooperazione e di associazionismo tra internazionale e di aziende leader nel campo agro- aziende cerealicole e zootecniche dell’area alimentare  Sistema imprenditoriale poco aperto all’innovazione  Presenza nei capoluoghi di provincia di sedi e ai mercati internazionali universitarie storiche (Pavia) o di nuova istituzione  Carente presenza di servizi alle imprese (Mantova, Cremona, Lodi) legate alla tradizione e alla produzione territoriale  Vocazione alle attività artigiane ed alla imprenditorialità    Presenza di importanti poli di ricerca e innovazione  Scarsità di alternative occupazionali rispetto   all'agricoltura con conseguente fenomeni di  Presenza di una forte componente di manodopera marginalizzazione e di abbandono immigrata  Elevata presenza di agricoltori anziani e ridotto  Elevato livello di qualità della vita ricambio generazionale  Presenza di grandi insediamenti commerciali che comporta una minore diffusione di piccoli punti vendita  Nei piccoli centri tendenza alla desertificazione commerciale e, in generale, scarsità di servizi e di sistemi di trasporto pubblico adeguati.

OPPORTUNITÀ MINACCE    Potenzialità di uso dei porti fluviali di Mantova e  Peggioramento dell’accessibilità dovuto alla Cremona come punto di appoggio per impianti crescente vetustà e congestione delle infrastrutture logistici e industriali che potrebbero richiedere la ferroviarie e viabilistiche realizzazione di infrastrutture ferroviarie a loro  Realizzazione di poli logistici e di centri servizio commerciali fuori scala e mancanti di mitigazioni  Attrazione di popolazione esterna nelle città grazie ambientali e di inserimento nel contesto

75 agli elevati livelli di qualità della vita presenti paesaggistico  Costanti pressioni insediative nei confronti del  territorio agricolo        Utilizzo degli effluenti di allevamento come fonte  Effetti del cambiamento climatico con riferimento energetica alternativa alla variazione del ciclo idrologico e con  Integrazione agricoltura/ambiente nelle aree conseguenti situazioni di crisi idrica particolarmente sensibili (es. parchi fluviali)  Rischio idraulico elevato in mancanza di un'attenta  Integrazione delle filiere agricole e zootecniche, pianificazione territoriale e di una maggiore tutela finalizzata a ridurne gli impatti ambientali della naturalità dei corsi d'acqua  Programma d’azione della regione Lombardia nelle  Potenziale impatto negativo sull’ambiente da parte zone vulnerabili ai nitrati e ampliamento delle aree delle tecniche agricole e zootecniche, in mancanza individuate del rispetto del codice di buone pratiche agricole  Effetti negativi sulla disponibilità della risorsa idrica generati dalla corsa alla produzione di bioenergia   Banalizzazione del paesaggio planiziale e della  biodiversità a causa dell’aumento delle aree  destinate a uso antropico e alla monocoltura agricola   Impatto ambientale negativo causato dalla  congestione viaria   Costruzione di infrastrutture di attraversamento di  grande impatto ambientale ma di scarso beneficio  per il territorio (corridoi europei) e insediamento di  funzioni a basso valore aggiunto e ad alto impatto  ambientale(es. logistica)            Capacità di attrazione turistica delle città per il loro  Compromissione del sistema irriguo dei canali con elevato valore storico-artistico e per gli eventi perdita di un’importante risorsa caratteristica del culturali organizzati territorio  Potenzialità dei paesaggi in termini di valorizzazione  Banalizzazione del paesaggio della pianura e attiva snaturamento delle identità a causa della ripetitività e standardizzazione degli interventi di urbanizzazione e di edificazione      Creazione del distretto del latte tra le province di  Crescente competizione internazionale per le Brescia, Cremona, Lodi e Mantova ed istituzione di imprese agricole, anche alla luce dei cambiamenti un soggetto di riferimento per il coordinamento delle della politica agricola comunitaria politiche del settore lattiero-caseario  Elevato valore storico-artistico unito all’organizzazione di eventi culturali migliora la  capacità di attrazione turistica delle città   Crescente interesse dei turisti verso una fruizione  integrata dei territori, ad esempio della filiera  cultura-enogastronomia-agriturismo   Accordi tra la grande e la piccola distribuzione per lo  sviluppo di sistemi commerciali innovativi di  piccola dimensione   Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 e relativi  strumenti attuativi fra cui, in particolare, PSL Leader  per lo sviluppo locale e progetti concordati (di filiera  e d’area) per lo sviluppo e l’integrazione delle filiere  produttive, la qualificazione e la diversificazione dei   territori  Crisi del modello della grande famiglia coltivatrice   anche a causa del ridotto ricambio generazionale  Interesse dei giovani verso l’agricoltura anche grazie  Gravitazione verso Milano, con difficoltà di a forme di incentivo e all’innovazione assorbimento all’interno del sistema del capitale umano presente

76 Gli elementi sopra esposti rappresentano la chiave territoriale di lettura comune per discutere le potenzialità e debolezze del territorio, quando si propongono misure per cogliere le opportunità o allontanare le minacce che emergono per lo sviluppo del territorio; rappresentano infine la geografia condivisa, o da condividere, con cui la Regione si propone nel contesto sovra regionale e europeo.

2.3.2. PIANIFICAZIONE PROVINCIALE A livello provinciale, il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (approvato con CDP n. 66 del 8/04/2009 e pubblicato sul BURL n. 20 del 20/05/2009) definisce gli obiettivi generali di tutela e assetto del territorio aventi carattere sovra comunale; esso definisce gli ambiti paesistico- territoriali omogenei (APTO) allo scopo di rappresentare delle porzioni di territorio che risultano omogenee rispetto ai caratteri paesistici, ambientali e insediativi e costituiscono il riferimento territoriale più adeguato per gli indirizzi che non possono essere ricondotti al solo contesto comunale. Gli APTO individuati nel territorio provinciale sono 8 e sono: il terrazzo alluvionale dell’Adda, il Moso di Crema, il soresinese-soncinasco, la valle dell’Adda, Cremona, la valle dell’Oglio, la valle del Po, il Casalasco.

Il territorio di Palazzo Pignano rientra nell’APTO dell’ Ambito del Moso di Crema e della Valle del Serio, questo ambito è caratterizzato dalla presenza di rilevanti elementi di interesse fisico-

77 naturale immersi nel paesaggio agricolo cremasco: nella porzione centrale vi è il Moso di Crema, mentre nella parte orientale vi sono la valle fluviale del Serio e la valle relitta del Serio Morto. Ai margini di tali elementi, dove inizia il livello fondamentale della pianura, si dispongono i principali insediamenti, tra i quali la città di Crema è quello di rilevanza maggiore. Le componenti di interesse paesaggistico primario presenti sono la valle fluviale del Serio e il Moso di Crema, mentre quelle di interesse secondario sono la fascia di alimentazione idrica del Moso, la valle relitta del Serio e i dossi di maggiori dimensioni. La valle fluviale del Serio, che è tutelata dal Parco regionale del Serio e al cui interno è presente la riserva naturale della Palata Menasciutto, presenta delle aree boscate di pregio. Il Moso di Crema, che originariamente era un'area paludosa e la cui bonifica è terminata agli inizi del novecento, si contraddistingue per un elevato valore sia naturalistico, data la sua intrinseca vulnerabilità e la presenza di aree umide residue, che paesaggistico, poiché permangono le tracce delle opere di bonifica e il complesso sistema di regimentazione delle acque irrigue. Per questo è stata proposta l’istituzione di un PLIS, che è oggetto di valutazione da parte della Provincia di Cremona e dei Comuni interessati. Nell’area del Moso vi è la presenza di un sistema idraulico e canalizio di notevole pregio paesistico e ambientale, da cui emergono le rogge Molinara, Comuna e Cresimiero e i canali Serio Morto e Vacchelli, di cui quest'ultimo è oggetto di un progetto di valorizzazione imperniato sulla realizzazione di un percorso ciclabile provinciale. I principali elementi di degrado paesistico sono costituiti dai numerosi poli estrattivi in attività, di cui nove nel solo Parco del Serio, da tre aree industriali di media criticità e da cinque di elevata criticità, di cui tre concentrate nel comune di , e dalla presenza di una strada ad elevata percorrenza, la Paullese, a ridosso del Moso di Crema. Il fronte di tale strada è interessato da numerosi insediamenti di tipo commerciale, artigianale e industriale che sono sorti in maniera disordinata lungo la strada. Così l'edificazione ha intaccato per ora parzialmente la visuale del paesaggio del Moso dalla strada. Infine, alcune zone del centro urbano di Crema, che si trovano in prossimità del fiume Serio, sono soggette a rischio alluvionale. Di seguito si richiamano i vari estratti che costituiscono la cartografia di Piano Provinciale, rispetto al territorio oggetto di analisi. Per una maggiore lettura, in particolare della legenda relativa, si rimanda all’allegato alla presente relazione contenente l’insieme delle cartografie del PTCP. La cartografia del PTCP corrisponde a quella approvata con Variante Generale 2013 e si suddivide in cartografia di carattere prescrittivo e di carattere orientativo come di seguito individuate: CARTOGRAFIA PRESCRITTIVA: • Carta delle tutele e salvaguardie;

78 CARTOGRAFIA ORIENTATIVA: • Sistema insediativo e infrastrutturale; • Opportunità insediative; • Degrado paesistico ambientale; • Gestione degli ambiti agricoli; • Usi del suolo.

3 CARTA DELLE TUTELE E SALVAGUARDIE (prescrittivo)

TAVOLA DELLE TUTELE E DELLE SALVAGUARDIE AREE SOGGETTE A REGIME DI TUTELA DI LEGGI NAZIONALI corso d'acqua individuato ai sensi dell'art.142 lett. c del D.Lgs. 22 gennaio 2004 "Codice dei beni culturali e del paesaggio" n. 42 iscritti nell'elenco di cui alla D.G.R. n°12028 del 25.07.1986 - Art. 14.1 area archeologica vincolata ai sensi dell'art.142 c.1 lett. m e dell'art.10 del D.Lgs 42/2004 - Art. 14.3 AREE SOGGETTE A REGIME DI TUTELA DI LEGGI REGIONALI Parco Locale di Interesse Sovracomunale riconosciuto (art.34 l.r. 86/83) - Art. 15.5 centro e nucleo storico ai sensi dell'art. 25 della Normativa del P.T.P.R. - Art. 15.6 AREE SOGGETTE A REGIME DI TUTELA DEL PTCP corso d'acqua naturale ed artificiale - Art. 16.2 orlo di scarpata - Art. 16.4 - 5.1.1 D.G.R. 6421/07 fontanile - Art. 16.5 - 5.1.1 D.G.R. 6421/07 rete ecologica provinciale - Art. 16.7 - 5.3.3 D.G.R. 6421/07 (corridoi)

79 rete ecologica provinciale - Art. 16.7 - 5.3.2 D.G.R. 6421/07 (areali) RETE ECOLOGICA REGIONALE (RER) – ART.16.14 elemento di primo livello della R.E.R. elemento di secondo livello della R.E.R. Varchi della R.E.R. da tenere ALTRI TEMI albero monumentale - Art. 16.8 area a rischio archeologico - Art. 16.9 - 3.2.1 D.G.R. 6421/07 rete stradale storica principale - Art. 16.10 rete stradale storica secondaria - Art. 16.10 Geosito Art. 14.9 - Art. 16.1 - Art. 22.c.3 Normativa P.P.R. AREE OGGETTO DI SALVAGUARDIA DELLE INFRASTRUTTURE DELLA MOBILITÀ - RIF. ART. NORMATIVA P.T.C.P. strada extraurbana secondaria - Art. 19.2.I.c strada extraurbana principale - Art. 19.2.I.b tracciato esistente della rete provinciale e di interesse sovracomunale dei percorsi ciclabili - Art. 19.6 AMBITI DESTINATI ALL'ATTIVITÀ AGRICOLA DI INTERESSE DEL PTCP (RIMANDO DI DETTAGLIO ALLA CARTA PER LA GESTIONE DEGLI AMBITI AGRICOLI STRATEGICI) RIF. ART. NORMATIVA P.T.C.P. ambito agricolo strategico - Art. 19 bis c.1

4 SISTEMA INSEDIATIVO E INFRASTRUTTURALE (orientativo)

TAVOLA DEGLI INDIRIZZI PER IL SISTEMA INSEDIATIVO E PER LE INFRASTRUTTURE SCARPATE MORFOLOGICHE Scarpate principali (>3m)

80 SISTEMA DELLE INFRASTRUTTURE E DELLA MOBILITA’ ESISTENTE Strade di interesse regionale Strade di interesse provinciale Strade di interesse locale RETE DEI PERCORSI CILOPEDONALI esistenti RETI E CORRIDOI TECNOLOGICI Fognature esistenti Acquedotti esistenti POLARITA’ URBANE Quarto livello

5 SISTEMA PAESISTICO AMBIENTALE (orientativo)

CARTA DEGLI INDIRIZZI PER IL SISTEMA PAESISITCO AMBIENTALE AREE SOGGETTE A REGIME DI TUTELA DI LEGGI NAZIONALI corso d'acqua individuato ai sensi dell'art.142 lett. c del D.Lgs. 22 gennaio 2004 "Codice dei beni culturali e del paesaggio" n. 42 iscritti nell'elenco di cui alla D.G.R. n°12028 del 25.07.1986 - Art. 14.1 area archeologica vincolata ai sensi dell'art.142 c.1 lett. m e dell'art.10 del D.Lgs 42/2004 - Art. 14.3 AREE SOGGETTE A REGIME DI TUTELA DI LEGGI REGIONALI Parco Locale di Interesse Sovracomunale riconosciuto (art.34 l.r. 86/83) - Art. 15.5 centro e nucleo storico ai sensi dell'art. 25 della Normativa del P.T.P.R. - Art. 15.6 AREE SOGGETTE A REGIME DI TUTELA DEL PTCP corso d'acqua naturale ed artificiale - Art. 16.2 orlo di scarpata - Art. 16.4 - 5.1.1 D.G.R. 6421/07 fontanile - Art. 16.5 - 5.1.1 D.G.R. 6421/07 rete ecologica provinciale - Art. 16.7 - 5.3.3 D.G.R. 6421/07 (corridoi)

81 rete ecologica provinciale - Art. 16.7 - 5.3.2 D.G.R. 6421/07 (areali) RETE ECOLOGICA REGIONALE (RER) – ART.16.14 elemento di primo livello della R.E.R. elemento di secondo livello della R.E.R. Varchi della R.E.R. da tenere ALTRI TEMI albero monumentale - Art. 16.8 area a rischio archeologico - Art. 16.9 - 3.2.1 D.G.R. 6421/07 rete stradale storica principale - Art. 16.10 rete stradale storica secondaria - Art. 16.10 Geosito Art. 14.9 - Art. 16.1 - Art. 22.c.3 Normativa P.P.R. AREE OGGETTO DI SALVAGUARDIA DELLE INFRASTRUTTURE DELLA MOBILITÀ - RIF. ART. NORMATIVA P.T.C.P. strada extraurbana secondaria - Art. 19.2.I.c strada extraurbana principale - Art. 19.2.I.b tracciato esistente della rete provinciale e di interesse sovracomunale dei percorsi ciclabili - Art. 19.6 AMBITI DESTINATI ALL'ATTIVITÀ AGRICOLA DI INTERESSE DEL PTCP (RIMANDO DI DETTAGLIO ALLA CARTA PER LA GESTIONE DEGLI AMBITI AGRICOLI STRATEGICI) RIF. ART. NORMATIVA P.T.C.P. ambito agricolo strategico - Art. 19 bis c.1

6 OPPORTUNITA’ INSEDIATIVE (orientativo)

CARTA DELLE OPPORTUNITA’ INSEDIATIVE AREE SOGGETTE A REGIME DI TUTELA DI LEGGI NAZIONALI corso d'acqua individuato ai sensi dell'art.142 lett. c del D.Lgs. 22 gennaio 2004 "Codice dei beni culturali e del paesaggio" n. 42 iscritti nell'elenco di cui alla D.G.R. n°12028 del 25.07.1986 - Art.

82 14.1 area archeologica vincolata ai sensi dell'art.142 c.1 lett. m e dell'art.10 del D.Lgs 42/2004 - Art. 14.3 AREE SOGGETTE A REGIME DI TUTELA DI LEGGI REGIONALI Parco Locale di Interesse Sovracomunale riconosciuto (art.34 l.r. 86/83) - Art. 15.5 centro e nucleo storico ai sensi dell'art. 25 della Normativa del P.T.P.R. - Art. 15.6 AREE SOGGETTE A REGIME DI TUTELA DEL PTCP corso d'acqua naturale ed artificiale - Art. 16.2 orlo di scarpata - Art. 16.4 - 5.1.1 D.G.R. 6421/07 fontanile - Art. 16.5 - 5.1.1 D.G.R. 6421/07 rete ecologica provinciale - Art. 16.7 - 5.3.3 D.G.R. 6421/07 (corridoi) rete ecologica provinciale - Art. 16.7 - 5.3.2 D.G.R. 6421/07 (areali) RETE ECOLOGICA REGIONALE (RER) – ART.16.14 elemento di primo livello della R.E.R. elemento di secondo livello della R.E.R. Varchi della R.E.R. da tenere ALTRI TEMI albero monumentale - Art. 16.8 area a rischio archeologico - Art. 16.9 - 3.2.1 D.G.R. 6421/07 rete stradale storica principale - Art. 16.10 rete stradale storica secondaria - Art. 16.10 Geosito Art. 14.9 - Art. 16.1 - Art. 22.c.3 Normativa P.P.R. AREE OGGETTO DI SALVAGUARDIA DELLE INFRASTRUTTURE DELLA MOBILITÀ - RIF. ART. NORMATIVA P.T.C.P. strada extraurbana secondaria - Art. 19.2.I.c strada extraurbana principale - Art. 19.2.I.b tracciato esistente della rete provinciale e di interesse sovracomunale dei percorsi ciclabili - Art. 19.6 AMBITI DESTINATI ALL'ATTIVITÀ AGRICOLA DI INTERESSE DEL PTCP (RIMANDO DI DETTAGLIO ALLA CARTA PER LA GESTIONE DEGLI AMBITI AGRICOLI STRATEGICI) RIF. ART. NORMATIVA P.T.C.P. ambito agricolo strategico - Art. 19 bis c.1

83 7 DEGRADO PAESISTICO AMBIENTALE (orientativo)

CARTA DELLE OPPORTUNITA’ INSEDIATIVE AREE SOGGETTE A REGIME DI TUTELA DI LEGGI NAZIONALI corso d'acqua individuato ai sensi dell'art.142 lett. c del D.Lgs. 22 gennaio 2004 "Codice dei beni culturali e del paesaggio" n. 42 iscritti nell'elenco di cui alla D.G.R. n°12028 del 25.07.1986 - Art. 14.1 area archeologica vincolata ai sensi dell'art.142 c.1 lett. m e dell'art.10 del D.Lgs 42/2004 - Art. 14.3 AREE SOGGETTE A REGIME DI TUTELA DI LEGGI REGIONALI Parco Locale di Interesse Sovracomunale riconosciuto (art.34 l.r. 86/83) - Art. 15.5 centro e nucleo storico ai sensi dell'art. 25 della Normativa del P.T.P.R. - Art. 15.6 AREE SOGGETTE A REGIME DI TUTELA DEL PTCP corso d'acqua naturale ed artificiale - Art. 16.2 orlo di scarpata - Art. 16.4 - 5.1.1 D.G.R. 6421/07 fontanile - Art. 16.5 - 5.1.1 D.G.R. 6421/07 rete ecologica provinciale - Art. 16.7 - 5.3.3 D.G.R. 6421/07 (corridoi) rete ecologica provinciale - Art. 16.7 - 5.3.2 D.G.R. 6421/07 (areali) RETE ECOLOGICA REGIONALE (RER) – ART.16.14 elemento di primo livello della R.E.R. elemento di secondo livello della R.E.R. Varchi della R.E.R. da tenere ALTRI TEMI albero monumentale - Art. 16.8 area a rischio archeologico - Art. 16.9 - 3.2.1 D.G.R. 6421/07 rete stradale storica principale - Art. 16.10 rete stradale storica secondaria - Art. 16.10 Geosito Art. 14.9 - Art. 16.1 - Art. 22.c.3 Normativa P.P.R. AREE OGGETTO DI SALVAGUARDIA DELLE INFRASTRUTTURE DELLA MOBILITÀ

84 - RIF. ART. NORMATIVA P.T.C.P. strada extraurbana secondaria - Art. 19.2.I.c strada extraurbana principale - Art. 19.2.I.b tracciato esistente della rete provinciale e di interesse sovracomunale dei percorsi ciclabili - Art. 19.6 AMBITI DESTINATI ALL'ATTIVITÀ AGRICOLA DI INTERESSE DEL PTCP (RIMANDO DI DETTAGLIO ALLA CARTA PER LA GESTIONE DEGLI AMBITI AGRICOLI STRATEGICI) RIF. ART. NORMATIVA P.T.C.P. ambito agricolo strategico - Art. 19 bis c.1

8 GESTIONE DEGLI AMBITI AGRICOLI (orientativo)

La Carta degli ambiti agricoli rappresenta le parti di territorio agricolo in cui le norme del PTCP hanno efficacia prevalente rispetto a quelle dei piani comunali (artt. 15 e 18 della L.R. 12/05): di fatto è un’estrazione dalla Carta delle Tutele e delle salvaguardie dei contenuti inerenti gli ambiti agricoli di interesse strategico del PTCP, per una maggiore leggibilità delle informazioni. Essa è una carta di carattere normativo i cui orientamenti e le cui prescrizioni tengono conto anche delle politiche, delle strategie e delle azioni di carattere territoriale e agricolo che la Provincia intende attivare. Pertanto, questa carta non rappresenta soltanto lo stato attuale del territorio agricolo, ma rappresenta anche le trasformazioni che il PTCP intende perseguire. Il PTCP nel stabilire le salvaguardie, di cui alla legislazione vigente, ha individuato gli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico del PTCP, denominati “ambiti agricoli” introducendo in Normativa un nuovo articolo ad essi dedicato: il 19bis “Salvaguardie territoriali: gli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico”. Tali salvaguardie riguardano tutte le aree che il PTCP ha caratterizzato come ambiti agricoli strategici e per le quali è previsto l’obiettivo di mantenere la destinazione agricola dei suoli; tali aree sono state individuate cartograficamente nella Carta delle tutele e delle salvaguardie e in

85 una apposita cartografica denominata “Carta degli ambiti agricoli”. Quest’ultima carta è stata realizzata per agevolare la consultazione e il recepimento nei Piani di Governo del Territorio comunali (vedi par. 9.7.4) degli ambiti agricoli del PTCP. Tali modalità sono state ampliamente menzionate anche nell’Appendice D della Normativa “Individuazione dei contenuti minimi dei PGT sugli aspetti sovracomunali”. Gli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico del PTCP occupano la maggior parte del sistema rurale del territorio della provincia di Cremona e operano quindi attraverso la salvaguardia della funzione all’uso agricolo del suolo.

2.4. GLI OBIETTIVI STRATEGICI DI SVILUPPO, MIGLIORAMENTO E CONSERVAZIONE Il Comune di Palazzo Pignano è dotato di un Piano di Governo del Territorio approvato con Delibera di Consiglio Comunale n° 52 del 19/11/2010, i cui atti hanno acquistato efficacia con la pubblicazione del B.U.R.L. della Regione Lombardia n°4 del 26/01/2011. Ai sensi dell’ art. 8 comma 4 della L.R. 12/2005 è scaduto il Documento di Piano che ha validità quinquennale e di conseguenza l’Amministrazione Comunale intende procedere all’approvazione della Variante Generale al Piano di Governo del Territorio ai sensi delle Leggi Regionali 11 marzo 2005, n.12 e 3 marzo 2009 n. 121 e 28 novembre 2014 n. 31. La variante generale si è resa necessaria anche a fronte dell’esigenza palesata dall’Amministrazione Comunale di ricondurre il P.G.T. Vigente, ritenuto sovradimensionato e per nulla correlato ancorché correlabile all’incremento demografico reale ed al movimento edilizio, alla realtà del territorio Comunale e di cogliere l’opportunità di sperimentazione di un nuovo modo di operare più coerente ai disposti normativi vigenti. In proposito la variante generale ricomprenderà l’adeguamento al Piano Paesistico Regionale, il recepimento dei contenuti della Rete Ecologica Regionale (RER) l’adeguamento al Piano di Indirizzo Forestale (PIF) l’adeguamento alla Variante del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) ed in generale alle normative successive all’approvazione del P.G.T. Vigente.

86 2.4.1. CRITERI CHE SI INTENDONO ADOTTARE PER LA REDAZIONE DELLA VARIANTE GENERALE AL P.G.T. VIGENTE. A fronte del deterioramento delle condizioni ambientali complessive i requisiti per una nuova politica del territorio si configurano: 1) La globalità della visione del territorio 2) La sollecitazione delle coscienze e delle conoscenze 3) L’interazione con i comuni contigui 4) La salvaguardia dell’ambiente 5) La riqualificazione dei nuclei edificati 6) L’individuazione e la realizzazione delle aree di uso pubblico La sintesi delle informazioni assunte e delle osservazioni dal vivo, permette di rilevare i fenomeni interagenti nel territorio, le criticità, le insufficienze, le disfunzioni, i punti di “fatica” e di valutarne i bisogni. Dal quadro complesso emergono i problemi e la conseguente possibilità di puntualizzare le basi tematiche per l’organizzazione del territorio comunale, e quindi, concludere nella formulazione delle ipotesi di Piano. I nodi principali della situazione insediativa riflettono la rete della viabilità, il riordino localizzativo delle zone di lavoro, la qualificazione delle strutture residenziali, i rapporti con il territorio negli aspetti dinamici. Ogni problema ha una sua dimensione, anche se tutti confluiscono in un insieme inscindibile; è perciò utile definire con chiarezza gli obiettivi e quindi i modi con i quali s’intende perseguirli. Gli obiettivi sono scelte fondamentalmente politiche, che si estrinsecano poi in contenuti tecnici, e la convinzione con cui vengono espressi e perseguiti, sono garanzie di risultato. Per poter procedere ad analizzare gli effetti significativi sull’ambiente, sul paesaggio, sul patrimonio culturale e sulla salute umana derivanti dall’attuazione della pianificazione comunale di Palazzo Pignano, è necessario descrivere i sistemi territoriali e gli andamenti demografici e sociali che attualmente agiscono e influenzano le linee di sviluppo che definiranno poi l’apporto reale alle scelte di Pianificazione maggiormente adeguate e calate sulle esigenze territoriali reali del Comune. La variante è un monitoraggio, una revisione totale di scelte fatte in tempi diversi in cui si prospettavano ancora possibili riprese del mercato immobiliare, tuttavia, ad ora risultano superfici per la trasformazione sovradimensionate rispetto alla reale domanda di alloggi presente sul territorio, risultando quindi grandi aree non attuate e senza previsioni a breve termine che ne implicano l’attuazione. Si adegua inoltre il P.G.T. vigente ad alcuni piani sovra ordinati successivi l’approvazione del P.G.T. ovvero il Piano Territoriale Regionale (PTR) con la Rete Ecologica Regionale (RER) ed il Piano di Indirizzo Forestale (PIF) della Provincia di Cremona. La Variante Generale del P.G.T di

87 Palazzo Pignano si propone quanto in appresso, più precisamente: 1. Rivalutazione della reale esigenza abitativa e ridimensionamento del Piano 2. Incentivazione del fenomeno di rigenerazione urbana tramite una politica che garantisca il recupero dell’esistente tramite l’eliminazione dei piani di recupero e la possibilità di intervenire in maniera diretta, nel rispetto della tutela dovuta agli edifici di rilevanza storico- culturale. 3. Individuazione ed incentivazione al recupero delle aree in stato di degrado dovuto a fenomeni di dismissione o sottoutilizzo. 4. Favorire il riempimento dei “VUOTI” urbani e delle aree già intercluse all’interno del centro abitato già servite dalle reti dei servizi del sottosuolo 5. Incentivare lo sviluppo del polo produttivo esistente 6. Adeguamento al Piano Paesistico Regionale: recepimento dei contenuti della RER 7. Adeguamento al Piano di Indirizzo Forestale (PIF) 8. Adeguamento alla Variante del Piano Territoriale Provinciale (PTCP). 9. Definizione delle aree di ampliamento cimiteriali come previste dal Piano Cimiteriale e recepimento delle fasce di rispetto. 10. Precisazione e modifica di alcune norme del Documento di Piano, del Piano delle Regole e del Piano dei Servizi derivate da istanze pervenute. 11. Rettifica di errori materiali, semplificazioni, integrazioni, chiari-menti ed adeguamenti per sopravvenute disposizioni normative. Premesso che le operazioni di pianificazione urbanistica devono intendere ovviamente ad elevare il livello della condizione umana, la variante generale al P.G.T. del Comune di Palazzo Pignano, assumerà per singoli ambiti le seguenti indicazioni programmatiche:

AMBITO URBANO EDIFICATO · La definizione della sua dimensione nella logica delle cose e nel rispetto delle disposizioni di legge. · Il recupero e ristrutturazione del patrimonio immobiliare esistente per consolidare e valorizzare l’identità storico culturale di Palazzo Pignano, promuovendo un’organizzazione urbana equilibrata capace di conservare un’immagine unitaria del paese . · Il miglioramento della fruibilità e la riqualificazione delle aree verdi · La riqualificazione dei servizi esistenti e la pianificazione dei nuovi, tramite la partecipazione dei cittadini al processo conoscitivo e progettuale · Favorire la concentrazione degli insediamenti produttivi in ambiti di valenza sovraccomunale, già dotati di adeguate infrastrutture. · Arricchimento del quadro paesaggistico attraverso la valorizzazione del patrimonio di interesse storico ed ambientale ed il potenziamento delle reti tecnologiche.

88 · Riqualificazione dei tessuti edificati per affermare la scelta di un insediamento di qualità e promuovere tipologie di alloggi coerenti con la nuova struttura della popolazione e più performanti sul piano ecologico. · Dimensionamento degli interventi di trasformazione e completamento in funzione del potenziamento della struttura urbana e per far fronte ai fabbisogni residenziali e di posti di lavoro soddisfacenti nel quinquennio consolidando il commercio di vicinato e le attività di servizio.

AMBITO NON URBANIZZATO · Il potenziamento delle connessioni con i parchi comunali e sovraccomunali limitrofi, al fine di valorizzare le aree di pregio naturalistico; · Interventi volti alla riqualificazione e al potenziamento del verde pubblico, al fine di dare concrete risposte alle richieste dei cittadini, sia giovani che anziani offrendo luoghi di aggregazione e svago di qualità. · Il potenziamento delle reti ciclo-pedonali per migliorare la relazione tra ambiente e costruito · Il recupero e valorizzazione dell’impianto geomorfologico ed ambientale del territorio al fine di rendere compatibile l’economia locale con le caratteristiche dell’ambiente agricolo. · Rigoroso risparmio del suolo salvaguardando il patrimonio delle aree agricole di valore sia paesistico che economico ed aprendo una fase in cui si valutano e si riconsiderano la vocazionalità e le potenzialità dell’esteso territorio agricolo comunale.

2.5. STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO VIGENTE La variante al Piano di Governo del Territorio è incentrata principalmente sull’obiettivo di ridimensionamento delle aree di trasformazione in maniera da ridurre il consumo di suolo. Il DdP vigente, prevedeva complessivamente nove ambiti di trasformazione a prevalente funzione residenziale, e due a funzione polifunzionale, contiguo alla zona produttiva esistente.

:`V::$$1%J 10Q :`V:`1HQJ`V`I: Q   R:C LL888IG1 1 ATR1 30.000,00 30.000,00 150 Q$$V 1: `:`Q`I:<1QJV HQJ `QCC: : ATR2 49.167,00 49.167,00 246 ATR3 12.954,00 12.954,00 65 ATR4 6.804,00 6.804,00 34 ATR5 2.601,00 2.601,00 13 ATR6 5.385,00 5.385,00 27 ATR7 3.617,00 3.617,00 18 ATR8 5.261,00 5.261,00 26 ATR 9 19.286,00 19.286,000 96

89 totale 94.654,00 40.421,00 135.075,00 675

L’azione principale intrapresa dalla Variante è il ridimensionamento delle previsioni di Piano sulle reali esigenze abitative attuali richieste sul territorio partendo da una valutazione dello stato di fatto degli ambiti di trasformazione previsti dal Piano e di seguito elencati con le relative superfici:

STATO DI AGGIUNTIVO RICONFERMATO VOLUME ABITANTI ATTUAZIONE ATR1 30.000,00 30.000,00 150 NON ATTUATO ATR2 49.167,00 49.167,00 246 CONVENZIONATO

ATR3 12.954,00 12.954,00 65 NON ATTUATO

ATR4 6.804,00 6.804,00 34 CONVENZIONATO

ATR5 2.601,00 2.601,00 13 CONVENZIONATO

ATR6 5.385,00 5.385,00 27 NON ATTUATO

ATR7 3.617,00 3.617,00 18 APPROVATO

ATR8 5.261,00 5.261,00 26 NON ATTUATO

ATR9 19.286,00 19.286,00 96 NON ATTUATO

TOTALE 94.654,00 40.421,00 135.075,00 675

La valutazione dello stato di attuazione degli ambiti di trasformazione vigenti, considerando l’andamento demografico del Comune negli ultimi 10 anni e le mutazioni delle condizioni economiche intervenute in questi anni, rivela una situazione sovrastimata, rispetto alla reale esigenza abitativa attuale, infatti dei 9 ambiti previsti, pari a 135.075 mq totali, solo 4 risultano appartenere a piani approvati, convenzionati o in fase di attuazione, per una superficie totale pari a 62.189 mq, corrispondente a meno della metà della superficie prevista. Due giorni dopo l’avvio del procedimento della Variante al P.G.T. del Comune di Palazzo Pignano è entrata in vigore la L.R. n.31/2014 recante “Disposizioni per la riduzione del consumo di suolo e per la riqualificazione del suolo degradato”. Tale normativa, all’art.5 comma 6 precisa la possibilità per i piani attuativi conformi o in variante ALLE PREVISIONI DEL P.G.T. VIGENTE di presentare istanza al Comune entro trenta mesi per la presentazione del piano attuativo. Pertanto, dopo aver sentito e recepito le intenzioni dei rispettivi proprietari interessati da aree di trasformazione non ancora partite alla data della suddetta legge regionale, si sintetizzano le previsioni della Variante al P.G.T.

90 MODIFICHE AL DOCUMENTO DI PIANO ATR1 - RICONFERMATO

TAV PR-P3 V2 Ambiti del tessuto urbano consolidato TAV PR1 Classificazione del territorio comunale ( Variante Futura (PGT VIGENTE) PGT)

ATR2 – IN FASE DI ATTUAZIONE

TAV PR-P3 V2 Ambiti del tessuto urbano consolidato TAV PR1 Classificazione del territorio comunale ( Variante Futura (PGT VIGENTE) PGT)

L’ATR2 viene recepito come consolidato e inserito come Ambito soggetto a Piano Attuativo (PA1). ATR3 – NON RICONFERMATO

TAV PR-P3 V2 Ambiti del tessuto urbano consolidato TAV PR1 Classificazione del territorio comunale ( Variante Futura (PGT VIGENTE) PGT) ATR4 – IN FASE DI ATTUAZIONE

TAV PR-P3 V2 Ambiti del tessuto urbano consolidato TAV PR1 Classificazione del territorio comunale ( Variante Futura (PGT VIGENTE) PGT)

91 L’ATR4 viene recepito come consolidato e inserito come Ambito soggetto a Piano Attuativo (PA4). ATR5 – IN FASE DI ATTUAZIONE

TAV PR-P3 V2 Ambiti del tessuto urbano consolidato TAV PR1 Classificazione del territorio comunale ( Variante Futura (PGT VIGENTE) PGT) L’ATR5 viene recepito come consolidato e inserito come Ambito soggetto a Piano Attuativo (PA3).

ATR6 – NON RICONFERMATO

TAV PR-P3 V2 Ambiti del tessuto urbano consolidato TAV PR1 Classificazione del territorio comunale ( Variante Futura (PGT VIGENTE) PGT) ATR7 – IN FASE DI ATTUAZIONE

TAV PR-P3 V2 Ambiti del tessuto urbano consolidato TAV PR1 Classificazione del territorio comunale ( Variante Futura (PGT VIGENTE) PGT) L’ATR7 viene recepito come consolidato e inserito come Ambito soggetto a Piano Attuativo (PA2).

92 ATR8 – RICONFERMATO

TAV PR-P3 V2 Ambiti del tessuto urbano consolidato TAV PR1 Classificazione del territorio comunale ( Variante Futura (PGT VIGENTE) PGT)

L’ATR8 viene riconfermato e soggetto a riorganizzazione plani volumetrica, morfologica, tipologica o progettuale della previsione già vigente, per la finalità di incentivarne ed accelerarne l’attuazione, come previsto dagli indirizzi applicativi della l.r. 31/2014, viene pertanto rinominato ATR2.

ATR9 – NON RICONFERMATO

TAV PR-P3 V2 Ambiti del tessuto urbano consolidato TAV PR1 Classificazione del territorio comunale ( Variante Futura (PGT VIGENTE) PGT) Attraverso la rivalutazione della reale esigenza abitativa, fatte salve le previsioni già approvate e convenzionate, la Variante al P.G.T. va a ridurre notevolmente il consumo di suolo delle previsioni vigenti tramite l’eliminazione di n. 3 ambiti di trasformazione (ATR3, ATR6, ATR9), per una superficie totale di 37.625,00 mq. Vengono riconfermati solamente n. 2 ambiti (ATR1 e ATR8, rinominati rispettivamente ATR1 e ATR2), per un totale di 35.261,00 mq.

93 2.6. AZIONI PREVISTE NELLA VARIANTE GENERALE AL PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO DEL COMUNE DI PALAZZO PIGNANO

MODIFICHE AL PIANO DELLE REGOLE

AMBITI DI RIQUALIFICAZIONE Viene individuato un ambito sul quale insiste una situazione di incongruità, dovuta alla presenza di attività agricola adiacente al tessuto urbano residenziale consolidato, tale azienda, composta da diverse strutture che risultano essere sottoutilizzate, presenta una situazione complessa che potrebbe comportare situazioni di degrado. L’ambito di riqualificazione è volto proprio allo studio dettagliato in grado di agevolare gli interventi volti alla bonifica ed al riutilizzo delle volumetrie ad altri fini ed usi.

94 RIDEFINIZIONE NUCLEO DI ANTICA FORMAZIONE La Variante al P.G.T. prevede l’eliminazione dei Piani Attuativi del Piano delle Regole in quanto nel tempo si sono dimostrati ostacolanti e inefficaci per agevolare interventi di riqualificazione del Nucleo di Antica Formazione. Pertanto vengono rivalutate le categorie di intervento anche all’interno dei Piani Attuativi con l’obiettivo di garantire una maggior tutela degli immobili storici meritevoli ed agevolare gli interventi migliorativi degli immobili inadeguati e in forte stato di abbandono.

AMBITI DI RILEVANTE VALORE STORICO ARTISTICO Nel territorio comunale vi è la presenza di due eccellenze storiche che raccontano le origini culturali ed abitative del luogo, si tratta di Cascine Capri e Cascine Gandini.

La Variante al P.G.T. non le pone sullo stesso piano del restante nucleo di antica formazione, ma le diversifica e le tutela, a fronte di una riconoscibilità che necessita di essere mantenuta ed affrontata attraverso una pianificazione più dettagliata e specifica per quegli edifici.

95 MODIFICHE AL PIANO DEI SERVIZI Contestualmente alle previsioni del Documento di Piano, anche il Piano dei Servizi è stato oggetto di valutazione riguardo allo stato di attuazione delle previsioni vigenti. Si recepisce l’attuazione della realizzazione della nuova scuola elementare di Scannabue adiacente a quella vigente e viene così modificato l’elaborato PS-01 “Ricognizione dei servizi esistenti” e PS-02 “Individuazione Servizi di Progetto”.

ATTUAZIONE NUOVO SERVIZIO SCOLASTICO

TAV PS-P V2 Ambiti del tessuto urbano consolidato TAV PR1 Classificazione del territorio comunale ( Variante Futura (PGT VIGENTE) PGT) ATTUAZIONE CICLABILI DI PROGETTO

TAV PR1 Classificazione del territorio comunale ( Variante Futura PGT)

Attuazione della pista ciclabile che collega Palazzo Pignano con Scannabue.

96 MIGLIORAMENTO CRITICITA’ DEL SISTEMA VIABILISTICO

TAV PR1 Classificazione del territorio comunale ( Variante Futura PGT)

Ampliamento e realizzazione di viabilità esterna di collegamento che permetta di sollevare il centro di Scannabue dal continuo passaggio di veicoli in condizioni di inadeguatezza, date dalle caratteristiche della rete stradale passante per il centro, aumentando le condizioni di sicurezza sia per i veicoli che per i pedoni.

97 AMPLIAMENTO PLIS DEL TORMO

Ampliamento del PLIS del Tormo ( Variante Futura PGT)

98 Proposta di ampliamento del PLIS del Tormo delimitato dalle aree poste a ovest della roggia Cremasca, in verde scuro si evidenziano le aree di nuovo inserimento all’interno del Parco. Tale previsione diventerà efficace soltanto dopo che tutti i Comuni ricadenti nel PLIS avranno deliberato tale ampliamento.

2.7. VALUTAZIONE DELLA VARIANTE AL P.G.T.

Al fine di procedere con la fase valutativa, è necessario introdurre i criteri di sostenibilità. Merita solo un breve richiamo il fatto che ogni processo valutativo produce risultati relativi agli obiettivi che ci si pone e che quindi la definizione di sostenibilità è relativa, piuttosto che assoluta. Solo per alcuni temi/obiettivi ambientali esistono infatti target (individuati sulla base del “Manuale per la valutazione ambientale dei Piani di Sviluppo Regionale e dei Programmi dei Fondi Strutturali dell’Unione Europea” (Commissione Europea, DGXI Ambiente, Sicurezza Nucleare e Protezione Civile, agosto 1998)) che possono guidare la definizione di soglia critica e stimolare le politiche per il raggiungimento del target stesso. In molti altri casi ci si orienta con la sostenibilità locale e sovralocale delle azioni di piano, evidenziando la capacità del sistema di assorbire gli impatti e di mitigare e compensare le azioni più impattanti.

99 Dieci criteri di sostenibilità dal Manuale UE (Fonte: Manuale UE, 1998)

All’interno del Rapporto Ambientale del P.G.T. del Comune di Palazzo Pignano questi obiettivi vengono rimodellati secondo la realtà comunale e vengono utilizzati come linee guida sulle quali misurare l’analisi di coerenza con gli obiettivi strategici fissati per la Variante. La verifica di assoggettabilità è chiamata a dimostrare la coerenza delle scelte introdotte dalla variante al DdP, PdS e al PdR sia con gli obiettivi strategici.

AMBITO URBANO EDIFICATO LA DEFINIZIONE DELLA SUA DIMENSIONE NELLA LOGICA DELLE COSE E NEL 1 RISPETTO DELLE DISPOSIZIONI DI LEGGE.

IL RECUPERO E RISTRUTTURAZIONE DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE ESISTENTE 2 PER CONSOLIDARE E VALORIZZARE L’IDENTITÀ STORICO-CULTURALE DI PALAZZO PIGNANO, PROMUOVENDO UN’ORGANIZZAZIONE URBANA EQUILIBRATA CAPACE DI CONSERVARE UN’IMMAGINE UNITARIA DEL PAESE .

RIGOROSO RISPARMIO DEL SUOLO SALVAGUARDANDO IL PATRIMONIO DELLE 3 AREE AGRICOLE DI VALORE SIA PAESISTICO CHE ECONOMICO ED APRENDO UNA FASE IN CUI SI VALUTANO E SI RICONSIDERANO LA VOCAZIONALITÀ E LE POTENZIALITÀ DELL’ESTESO TERRITORIO AGRICOLO COMUNALE

4 IL MIGLIORAMENTO DELLA FRUIBILITÀ E LA RIQUALIFICAZIONE DELLE AREE VERDI

LA RIQUALIFICAZIONE DEI SERVIZI ESISTENTI E LA PIANIFICAZIONE DEI NUOVI, 5 TRAMITE LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI AL PROCESSO CONOSCITIVO E PROGETTUALE

FAVORIRE LA CONCENTRAZIONE DEGLI INSEDIAMENTI PRODUTTIVI IN AMBITI DI 6 VALENZA SOVRACCOMUNALE, GIÀ DOTATI DI ADEGUATE INFRASTRUTTURE.

ARRICCHIMENTO DEL QUADRO PAESAGGISTICO ATTRAVERSO LA VALORIZZAZIONE 7 DEL PATRIMONIO DI INTERESSE STORICO ED AMBIENTALE ED IL POTENZIAMENTO DELLE RETI TECNOLOGICHE.

RIQUALIFICAZIONE DEI TESSUTI EDIFICATI PER AFFERMARE LA SCELTA DI UN 8 INSEDIAMENTO DI QUALITÀ E PROMUOVERE TIPOLOGIE DI ALLOGGI COERENTI CON LA NUOVA STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE E PIÙ PERFORMANTI SUL PIANO ECOLOGICO.

DIMENSIONAMENTO DEGLI INTERVENTI DI TRASFORMAZIONE E COMPLETAMENTO 9 IN FUNZIONE DEL POTENZIAMENTO DELLA STRUTTURA URBANA E PER FAR FRONTE AI FABBISOGNI RESIDENZIALI E DI POSTI DI LAVORO SODDISFACIBILI NEL QUINQUENNIO CONSOLIDANDO IL COMMERCIO DI VICINATO E LE ATTIVITÀ DI SERVIZIO

AMBITO NON URBANIZZATO IL POTENZIAMENTO DELLE CONNESSIONI CON I PARCHI COMUNALI E 1 SOVRACCOMUNALI LIMITROFI, AL FINE DI VALORIZZARE LE AREE DI PREGIO 100 NATURALISTICO;

INTERVENTI VOLTI ALLA RIQUALIFICAZIONE E AL POTENZIAMENTO DEL VERDE 2 PUBBLICO, AL FINE DI DARE CONCRETE RISPOSTE ALLE RICHIESTE DEI CITTADINI, SIA GIOVANI CHE ANZIANI OFFRENDO LUOGHI DI AGGREGAZIONE E SVAGO DI QUALITÀ.

IL POTENZIAMENTO DELLE RETI CICLO-PEDONALI PER MIGLIORARE LA RELAZIONE 3 TRA AMBIENTE E COSTRUITO

IL RECUPERO E VALORIZZAZIONE DELL’IMPIANTO GEOMORFOLOGICO ED 4 AMBIENTALE DEL TERRITORIO AL FINE DI RENDERE COMPATIBILE L’ECONOMIA LOCALE CON LE CARATTERISTICHE DELL’AMBIENTE AGRICOLO

LA REALIZZAZIONE DI UNA VIABILITÀ D’ORLO CHE SI CONFIGURI BORDER LINE CON 5 L’EDIFICATO CHE PERMETTA IL COLLEGAMENTO TRA LA ZONA NORD-EST E SUD- EST DELL’ABITATO DI SCANNABUE SENZA L’ATTRAVERSA- MENTO DELL’ABITATO. LA RIORGANIZZAZIONE DELLA RETE VIARIA LOCALE PER PERSEGUIRE UNA MOBILITÀ PIÙ SOSTENIBILE.

101 2.8 VALUTAZIONE DI COERENZA

OBIETTIVI STRATEGICI

SISTEMA URBANO RIVALUTA RIDEFINIZIO ATTUAZIONE ATTUAZIO AMPLIA RIDEFINIZI AMBITI DI AMBITI DI MIGLIORA ZIONE NE TESSUTO NUOVO NE MENTO ONE RILEVANT RIQUALIFI MENTO DELLA URBANO SERVIZIO CICLABILI PLIS NUCLEO DI E VALORE CAZIONE DELLE REALE CONSOLIDA SCOLASTICO DI DEL ANTICA STORICO CRITICITA’ ESIGENZA TO PROGETTO TORMO FORMAZIO ARTISTICO DEL ABITATIVA NE SISTEMA E VIABILISTI RIDIMENSI CO ONA- MENTO DEL PIANO               8              ;   R  5    ;      ;  8                                     ;        

      

       5           102            5   8                          8                                8                                        

103 OBIETTIVI STRATEGICI

SISTEMA NON RIVALUTA RIDEFINIZIO ATTUAZIONE ATTUAZIO AMPLIA RIDEFINIZI AMBITI DI AMBITI DI MIGLIORA ZIONE NE TESSUTO NUOVO NE MENTO ONE RILEVANT RIQUALIFI MENTO URBANIZZATO DELLA URBANO SERVIZIO CICLABILI PLIS NUCLEO DI E VALORE CAZIONE DELLE REALE CONSOLIDA SCOLASTICO DI DEL ANTICA STORICO CRITICITA’ ESIGENZA TO PROGETTO TORMO FORMAZIO ARTISTICO DEL ABITATIVA NE SISTEMA E VIABILISTI RIDIMENSI CO ONA- MENTO DEL PIANO               5     6        5      5         8     R             ;             ;      ;     ;      ;         R  R ;   ; R   ; 8     

 8

Gli interventi proposti dalla variante sono conformi con quanto sostenuto dai criteri di compatibilità ed in parte toccano anche il

104 raggiungimento di alcuni obiettivi strategici del piano urbanistico vigente.

2.9. MITIGAZIONI Nel presente paragrafo vengono illustrate una serie di azioni possibile per la mitigazione dei futuri impatti che gli interventi previsti possono far ricadere sul sistema ambientale. Tali opere di mitigazione, suddivise in due sistemi fondamentali, quello delle infrastrutture e quello urbano più generico, non sono prescrittive, vogliono comunque rappresentare azioni di buone pratiche per limitare il più possibile le ricadute sull’ecosistema ambientale.

SISTEMA INFRASTRUTTURALE Opere di deframmentazione Azioni di deframmentazione ambientale potranno esser sostenute attraverso la creazione di sotto o sovrappassi per la fauna, accompagnati da opportuni interventi naturalistici che ne permetteranno l’utilizzo effettivo, per l’attraversamento degli ostacoli, da parte delle varie specie animali. Si tratta di realizzare opere appositamente studiate oppure di adattare situazioni che si verranno a creare (viadotti) e di migliorare manufatti che saranno comunque realizzati, quali scatolari, sottopassi e tombini. Ai bordi dell’entrata del sottopasso vengono posti della vegetazione dei deflettori e che invitano la fauna ad entrare. Inoltre, lungo i bordi del sottopasso (asciutto) si devono porre dei materiali (ciottoli, rami, ecc.) che favoriscono il passaggio della fauna perché sono possibili luoghi di rifugio per essa. Occorre porre attenzione al fondo del sottopasso, se è uno scatolare adattato, perché dovrebbe essere di cemento ricoperto con materiale naturale (terreno). A tal proposito, si prevede l’applicazione di compensazioni e mitigazioni secondo quanto previsto dal D.d.g. 7 maggio 2007 n. 4517 “Criteri ed indirizzi tecnico-progettuali per il miglioramento del rapporto fra infrastrutture stradali ed ambiente naturale”, soprattutto riguardo la progettazione esecutiva dei nuovi tracciati e l’adeguamento di quelli esistenti, che potrebbero causare ulteriormente fenomeni di frammentazione alla continuità ecologica, le infrastrutture dovranno prevedere un’adeguata raccolta delle acque ed il trattamento delle stesse, onde evitare ulteriore inquinamento dei suoli. Fasce verdi filtro (barriere vegetali pluristratificate) Si considera necessario, già in fase di cantiere, la creazione di fasce verdi filtro pluristratificate, con funzioni di cattura delle polveri. La scelta delle specie vegetali si può basare sia su valenze strettamente ecologiche, sia su altre più legate al paesaggio di riferimento. L’individuazione delle essenze da utilizzare deve essere

105 preceduta da uno studio sulla vegetazione locale, in tal modo sarà possibile individuare quelle maggiormente congrue al tipo di suolo e alle caratteristiche bioclimatiche che caratterizzano l’area. Vista la fragilità delle biocenosi, bisogna evitare l’introduzione di essenze alloctone, prediligendo invece le specie autoctone. Le essenze da impiantare dovranno essere sia arbustive sia arboree, con una densità media pari a un albero e due arbusti per m2.

SISTEMA URBANO Riqualificazione sponde corsi d’acqua interferiti Nei corsi d’acqua interferiti si ritiene utile operare la riqualificazione delle loro sponde formando o migliorando fasce riparali o tratti di sponda utilizzando tecniche di ingegneria naturalistica. La ricostruzione di fasce riparali lungo i corsi d’acqua presenti, con essenze autoctone opportunamente combinate ed anche di interesse per la fauna (es. essenze in grado di produrre frutti) potranno costituire un’azione efficace, soprattutto se l’impianto delle fasce verdi incomincerà già durante le fasi di cantiere. Risulta importante anche la ricostituzione di siepi arboreo-arbustive contornanti gli appezzamenti coltivati o bordanti i corsi d’acqua attraversati dal tracciato in progetto. Fasce verdi filtro (barriere vegetali pluristratificate) Le barriere vegetate, inoltre, possono giocare un ruolo chiave in una razionale gestione idrologica. Se correttamente progettate, infatti, possono migliorare notevolmente le caratteristiche strutturali delle sponde, determinare una perdita di energia cinetica delle gocce d’acqua e una conseguente riduzione della capacità erosiva e di compattazione esercitata dalle stesse (intercettazione) e favorire l’infiltrazione delle acque e la permeabilità del terreno, grazie alla presenza di uno strato organico superficiale e sotterraneo. L’individuazione delle essenze da utilizzare deve essere preceduta da uno studio sulla vegetazione locale, in tal modo sarà possibile individuare quelle maggiormente congrue al tipo di suolo e alle caratteristiche bioclimatiche che caratterizzano l’area. Vista la fragilità delle biocenosi, bisogna evitare l’introduzione di essenze alloctone, prediligendo invece le specie autoctone. Le essenze da impiantare dovranno essere sia arbustive sia arboree, con una densità media pari a un albero e due arbusti per m2. Per ridurre il ruscellamento superficiale sarà necessario utilizzare anche delle specie erbacee. In questo caso, ancor più che nel caso precedente, sarà però difficile reperire sul mercato semi di tali specie, soprattutto di provenienza locale.

106 Trattamento delle polveri In fase di cantiere, inoltre, come ulteriore prevenzione per limitare la dispersione di polveri è da prevedere la bagnatura delle superfici non asfaltate, in particolare nei mesi maggiormente secchi. In più, dovranno essere adottate procedure di costruzione tali da impedire qualsiasi perdita o sversamento di liquidi e/o materiali nel terreno e/o nei corpi idrici adiacenti, che potrebbero inquinare e/o alterare gli ecosistemi presenti. In particolare, nelle aree di stoccaggio dovranno essere previste delle vasche di decantazione e di raccolta, trattamento e smaltimento delle sostanze potenzialmente inquinanti.

Illuminazione ecocompatibile Installazione di un’illuminazione, ove prevista, con lampade al sodio a bassa pressione o a led, con il posizionamento di lampioni con opportune lampade coperte sulla parte superiore, forme non troppo alte ed orientate verso il basso, per evitare fastidiosi incrementi dell’ Inquinamento luminoso locale.

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